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Dionìso, dio amante del riso, con il suo esercito di Menadi, sileni,
va contro l’India. I principi indii, sugli elefanti, vedono questo buffo
esercito e ridono. Dietro all’edera di Dioniso c’è una punta di ferro e
vengono imprigionati
- “Spoudo – geloion” serve per parlare di γέλως = riso => legato a Dionìso, dio del teatro e
“Philogelos” = amante del riso. È un dio inquietante (cfr. Le Baccanti di Euripide, tragedia
terrificante), dio del vino è una divinità, quindi i mortali devono fare attenzione:
l’ebbrezza è qualcosa con cui gli uomini non possono scherzare è amante del vino e
dell’ebbrezza ma è pur sempre un dio e noi uomini non possiamo prenderlo alla leggera.
- Riso = frutto di una sinapsi umana ma è anche strumento di distruzione ( si mostrano i
denti, come le scimmie). Gli eroi omerici talvolta si ridono in faccia
- Sorriso = dimensione non aggressiva del riso (“Sub – riso” => attenuazione del riso)
inverso rispetto all’aggressività del riso, senza privarsi della dimensione bella del riso ma
attenuandone l’aggressività
- Poetica di Aristotele (Gr05 – Gr06) => Aristotele viene definito da Dante come “Il maestro
di color che sanno”.
Nella Poetica parla di letteratura, soprattutto di poesia parola memorabile, biotica (=
dentro alla vita). Aristotele è al principio della nascita della letteratura, inizia ad analizzare
lo studio delle lettere per la prima volta.
Aristotele va in due direzioni: parla di tragedia, di teatro = spettacolo multimediale con
l’azione attori che agiscono sulla scena teatro è rappresentazione del mondo noi
uomini siamo come degli animali e impariamo tramite mimèsi = principio
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dell’apprendimento, che è una delle cose che ci fanno più uomini e ci rende
contemporaneamente più simili agli animali
L’arte, che rappresenta la realtà, ci permette di imparare ci dà emozioni e genera sinapsi.
Inoltre l’arte può rappresentare tutto la tragedia rappresenta le istituzioni importanti, i
grandi eroi; la commedia rappresenta la vita più bassa, gli omiciattoli => la vita è
commistione di tutto. La commedia può mostrare un aspetto della vita che riequilibra il tutto
la letteratura è principio di vita, perché ti fa confrontare con una parte della vita stessa
L’arte è fatta sia di rappresentazioni alte (tragedia) che basse (commedia) e ambedue sono
importanti 1) Tragedia – epica (= Iliade)
2) Commedia – parodia (“Viliade” rovesciamento
“Batracomiomachia” di Omero)
La commedia mette sulla scena il quotidiano, gli aspetti più volgari e osceni della vita
umana ( tragedia: scene alte) le risorse del comico sono maggiori rispetto all’austero,
rinnovano la tradizione, spazzano via ciò che c’era prima, sconvolgono
Nel racconto O Bacco di Luciano c’è il termine Χένος = straniero, ciò che è diverso e
strano, come Dioniso e le figure che lo circondano, definite “Allokota” => alterità rispetto
all’ordine
Utopia = non luogo, oppure buon luogo => proiezione ideale di un mondo altro
che funge come paradigma da cercare per risolvere una difficoltà. Tommaso Moro
nel 1516, nell’opera Utopia, parla di un’omonima isola (Utopia, per l’appunto) dove
tutto funziona al contrario rispetto al mondo contemporaneo (es: la gente di Utopia
disprezza l’oro, lavora solo 6 ore al giorno e passa il resto della giornata leggendo
ecc.) cfr. Aristotele: la letteratura è finzione => è più della verità, è creazione
mentale che serve a confrontarsi con la realtà.
Un’utopia è qualcosa cui tendiamo ma non si può realizzare perché siamo uomini e
mortali non possiamo essere felici: se un uomo cerca di realizzare un’utopia, crea
una distopia (es: nazismo, comunismo).
Ulisse, dopo la guerra di Troia, cerca di tornare a casa per 10 anni νόστος =
ritorno, è una maledizione è un eroe vincitore ma dopo 10 anni del viaggio di
ritorno perde tutto, trofei, uomini: perde la sua identità (coloro che sono vincitori
sono i più infelici la guerra non porta bene nemmeno ai vincitori).
Ulisse vive 7 anni con Calipso in un’immortalità simile alla morte, da cui grazie agli
dei si libera (=> l’immortalità non compete agli uomini: a loro rimane solo la vita, la
cosa più bella). Calipso offre l’immortalità a Odisseo ma egli non accetta perché le
sue gesta si perderebbero noi uomini siamo tenuti a stare nella storia e per fare ciò
Ulisse rema per 17 giorni su una zattera ma Nettuno scatena una tempesta. Aveva
visto Scheria, che sembra uno scudo ombelicato = simbolo di protezione, è l’isola
dove si sarebbe salvato. All’isola arriva nudo, sporco di sabbia, e si getta in mezzo a
delle ragazze che giocano a palla sulla spiaggia.
Odisseo viene accolto da Nausicaa, che dice alle sue amiche che questo è un uomo,
non un nemico, quindi deve essere accolto. Lo portano alla reggia e viene accolto
con feste mentre viene chiamato il cantore Demodoco, che canta 3 canti su cose
recenti, tra cui la guerra di Troia, dove si parla anche dello stesso Ulisse. Il secondo
canto parla di dei, di cose imbarazzanti l’adulterio tra Ares e Artemide => qui si
possono dire cose imbarazzanti su Dio.
Dire tutto davanti a tutti => lat. “Licentia”: libertà d’espressione, uno dei
fondamenti della nostra società e della dimensione intellettuale e civica
Il suo fondamento sta nella “Isegoria” = parlare in pubblico da pari è
più antica => è la parola di una società nobiliare: i nobili parlano tra di
loro come pari nel consiglio è un principio antimonarchico e
antitirannico: i nobili non ammettono che qualcuno prenda il potere sopra
di loro
La Parrhesia è complessa ha bisogno di un contesto, di una determinata prospettiva o
situazione es: il canto di Demodoco (= accolto dal popolo, “Demo” – “dokos” =>
colui che appare tra il popolo: è come un divo –> il popolo lo guarda con
“Enthusiasmòs”); l’altro cantore è Phemios = “Pheme” => fama il canto dà fama al
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soggetto cantato e al cantore che ha fama attraverso il canto: le canzoni creano il nostro
immaginario collettivo
o Es: Pindaro canta Xieron, tiranno di Siracusa, che vince la gara a Olimpia nel
476 a.c => noi ancora oggi parliamo di lui la poesia è eternatrice: le muse
sono figlie di Mnemosyne (=Memoria) e i versi favoriscono la memoria
La Parrhesia nasce con la Democrazia ateniese nel V sec. a.c ci si riuniva in
assemblea e ognuno poteva dire ciò che pensava: ognuno si alzava in piedi e si prendeva
la responsabilità di mettere in gioco le proprie idee, una parola intelligente, logica e
retorica => ciò obbliga alla scelta della parola, “Tiranno potentissimo” (“Megas
dynastes”)
Coloro che hanno responsabilità particolari (anche se tutti i cittadini le hanno)
dovrebbero farsi carico del bene comune: la cultura serve a capire quello che è giusto o
sbagliato
o V. 351 del Canto I dell’Odissea a Itaca, Femio è sulla reggia di Ulisse assieme
ai pretendenti di Penelope. Il cantore, davanti ai pretendenti, canta il “maledetto
destino degli Achei”. Penelope è toccata da questo canto perché gli ricorda il
marito e dice a Femio di non cantare quest’argomento ma Telemaco,
dimostrando per la prima volta la propria indipendenza, le dice che è la Musa che
lo fa cantare, quindi lui è libero di cantare tutto, perché canta le storie che
riguardano il nostro presente e ne ha la libertà, anzi il dovere di cantare. Questa è
la libertà di raccontare la verità, quello che è avvenuto: segnale che anticipa la
parrhesia della democrazia (è però ancora una parola autorevole).
La Parrhesia ha comunque dei freni inibitori nel rapporto tra persone noi siamo altri
gli uni rispetto agli altri quando parliamo, creiamo uno scontro, una discussione:
nessuno concorda con l’altro. Per questo, quando facciamo un’osservazione a un amico,
cerchiamo di usare tatto per evitare di creare uno scontro. In un contesto democratico la
Parrhesia può essere ancora più complicata (es: il caso della satira religiosa => “Charlie
Hebdo”)
o Canto VIII Odissea società di Scheria, società felice, utopica: al centro di tutto
c’è la cultura e la poesia, che si può permettere di cantare di dei (es: Inno di
Hermès, il patrono dei ladri, il principe delle parole, è il messaggero degli dei ed
è a cavallo tra i due mondi => psicopompo = accompagna la anime
nell’oltretomba; è un dio di cui si può parlare male es: i giambi di Ipponatte =
Hermès dammi delle babbucce, i soldi del mio vicino)
Altra parola chiave è “Aischrologia” = dire parolacce, cose turpi, usare linguaggio
estremamente basso (cfr. “Aischron” => brutto)
Canto VIII Odissea: gli dei vengono spesso a trovare i Feaci, li amano, ciononostante i
Feaci fanno blasfemia su di loro, parlando del trauma provocato da un adulterio però,
ciò non significa parlarne male, prenderli in giro ma parlare della vita quotidiana.
o Ares fa doni ad Afrodite e reca “oltraggio al letto” ed Elios (il sole) fa la spia
non è un bel gesto.
o Efesto, saputo ciò, medita vendetta e prepara una trappola => piccolo ingegno
presente nei racconti popolari. Sono catene invisibili, “magiche”. Inoltre Efesto
finge di partire per Lemno e Ares, saputo ciò, va da Afrodite e si danno da fare.
Capiscono di essere caduti in una trappola quando è ormai troppo tardi.
o Ira => elemento della quotidianità, dove le sbagliamo tutte Efesto, infatti, fa
un errore: chiama tutte le divinità a vedere i due amanti ridicoli e insopportabili,
ma le dee per pudore non vengono gli dei arrivano e ridono di un riso
inestinguibile (ἄσβεστος = senza fine) si tenta di fermarlo ma si ride ancora di
più, è un’esplosione crescente => inoltre gli dei ridono della loro quotidianità,
che non hanno.
o Efesto chiede indietro la dote, tutto quello che ha speso per il matrimonio con
Afrodite v.319 => Afrodite viene definita “faccia di cagna” (aischrologia): il
termine cane è un’offesa perché esso è un animale ambiguo, promiscuo, va con
tutte la promiscuità è un problema in una società patrilineare, gentilizia,
perché il valore di una persona si misura sulla sua ascendenza (es: nei duelli
omerici vince l’eroe che ha l’ascendenza più forte), non dà sicurezza => non si sa
di chi sia figlio una persona, quale sia la sua ascendenza
o Al verso 318 c’è un motto proverbiale: “il lento ha catturato il veloce” i
proverbi sono presenti nello Spoudogeloion: sono tra le cose più antiche =>
siamo nel cuore del testo epico
o Si parlano di cose della quotidianità: si usano codici prossemici => si abbassa ciò
che è alto, elevato, al quotidiano, alla corporeità, alla fisicità, al basso corporeo
dimensione ludica: fa ridere, è imbarazzante, pure gli dei lo fanno
Apollo chiede a Ermes cosa ne pensa in merito e lui risponde: “magari
mi tenessero catene tre volte tante, e che gli dei mi guardassero, pur di stare a
letto con Afrodite che è una meraviglia” cfr. Boccaccio = estrema libertà,
leggerezza, culto della vita, dell’eros, dell’amore, in tutte le loro sfaccettature,
nella loro quotidianità e anche nel basso corporeo.
o Poi si prosegue con l’organizzazione dei pagamenti per Efesto: Poseidone si offre
di pagare il debito qualora Ares si rifiutasse
o È un sistema narrativo legato alla quotidianità umana, con protagonisti gli dei
- Michail Bachtin
Studioso russo che si occupa di letteratura europea, concentrandosi soprattutto su F.
Rabelais, medico di Liòn, studioso di classici, anche di Luciano di Samosata, che scrive
nel 1531 Gargantua e Pantagruel dimensione del comico, corporeo che diventa testo
=> c’è di tutto
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Bachtin ci insegna che c’è una parte del mondo e della letteratura che va controcorrente,
legata alla natura e al corpo: la definisce “Spoudogeloion”; parlerà poi anche della satira
menippea.
- Canto I Iliade scontro Achille – Agamennone: ci si rende conto della rovina degli Achei a
causa dell’arroganza di Agamennone. Si apre l’assemblea e Achille dice ad Agamennone di
restituire Criseide al padre per il bene comune, il bene di tutta l’umanità. Agamennone
risponde di avere lui il potere e di poter fare quello che vuole
Achille fa un’invettiva contro l’autorità, attacca il potere Critica del potere
(“al re noi diamo le cose migliori”)
- Canto II Achille abbandona gli Achei, Agamennone decide di saggiare l’esercito
fingendo di dire che la guerra sia finita ma non è così: Agamennone sbaglia a dire e con
l’aiuto di Ulisse i soldati ritornano in assemblea. A questo punto prende la parola Tersite:
mette in discussione il potere di Agamennone con le stesse argomentazioni di Achille, però
egli è una parodia di Achille, gli fa il verso in tono popolare.
Fa una cosa sbagliata: sulla via che porta dall’Egeo alla Focide tende un agguato
a Latona, le salta addosso, le straccia la veste, tenta uno stupro.
Punizione: inchiodato al suolo e per l’eternità due avvoltoi gli divorano il cuore e
il fegato che ricrescono ogni volta Prometeo (pena ha una fine); qui la pena
dura per sempre se tu metti le mani addosso a una donna, verrai
implacabilmente punito
2) Tantalo => uno dei primi uomini sulla terra, dove gli dei erano partecipi dei loro
banchetti. Tantalo poteva bere l’ambrosia ma viola il confine (ὖβρις) è un
uomo, quindi deve mangiare cose mortali; invece, mette via parte del nettare, lo
nasconde per portarlo via. Inoltre invita gli dei a un banchetto e, siccome non ha
nulla, cuoce suo figlio. Demetra gli addenta la spalla e gli dei, quando lo riportano
in vita, ricostruiscono il pezzo mancante della spalla con dell’avorio
Punizione: messo in una sorgente purissima perennemente assetato, non appena si
avvicina all’acqua per bere, l’acqua si ritira; inoltre, sopra di lui c’è un pero e,
come si avvicina per coglierne i frutti, l’albero si allontana.
3) Sisifo => è l’eroe della sapienza (“Sisifo” raddoppiamento della radice *sof- =
sapienza). Per l’eternità deve spingere una pietra fino alla cima di una montagna,
che, arrivata alla cima, rotola giù costringendo Sisifo a ricominciare daccapo. È
una pena peggiore della morte: non c’è redenzione, è eterna.
- Connessione inferno – riso
A cosa serve scendere nell’aldilà? A conoscere, ad acquisire la conoscenza che ti
permette di vedere anche le figure del passato, di parlarci senza problemi
cronologici. È fondamentale avere esperienza con le figure presenti nell’aldilà.
o I grandi dannati in Omero soffrono di pene spettacolari, che devono essere viste
perché tutti se ne ricordino. Servono da paradigma => insegnamento da sapere
sul comportamento, sono modelli da non seguire.
o È un discorso simile alla satira = costruisce testi con paradigmi, modelli da non
seguire: dimensione etica, indica come comportarsi (sperimentazione del reale
cfr. fiabe – favole). È facile fare delle sciocchezze ma, se abbiamo dei
paradigmi morali, dei tabù, le evitiamo.
o I 3 paradigmi:
a) Tizio => desiderio sessuale violento: la pena più spietata, non si può
stuprare
b) Tantalo => ruba agli dei e si crede un dio ὔβρις
c) Sisifo => ci sono dei germi particolari: non si può sfidare la morte
Mito = rappresentazione della realtà gli eroi e le divinità non
sono figure tragiche, gigantesche, ma grandi figure che, tuttavia,
sono tutto il meglio e il peggio dell’umanità
Es: Eracle è l’eroe civilizzatore, fonda le città (“Eraclea”), è pieno
di virtù, virilità, porta la civiltà, è il benefattore dell’umanità. Va
nell’Ade per portare fuori Cerbero, poi rientra a Tebe dai suoi cari
ma viene colpito dalla follia, mandatagli da Era, e pensa che essi
siano mostri e uccide i suoi figli => azione irrimediabile: può
succedere che l’uomo faccia cose del genere, è la realtà.
Sisifo è il principe di Corinto, città meravigliosa, dai pini splendidi
(i cui aghi vengono usati come premio nelle gare sportive). Sposa
Merope, una delle Pleiadi, l’unica che ha il coraggio di sposare un
mortale. Zeus, il dio supremo, vede Agina, una figlia del fiume
Asolo, e la rapisce per sedurla. Sisifo, però, vede questa scena e lo
dice ad Asolo, che, in cambio, gli offre l’acqua per la città. Sisifo,
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2) Favola esopica: no fiaba, ha una morale etica => sono racconti brevi, popolari, che fanno
parte della nostra vita; ci fanno sorridere ma ci dicono anche qualcosa sulla vita.
3) Commedia (archaia): parla della vita, anche politica
4) Dramma satiresco: protagonisti sono i satiri, che vanno in giro per la scena con falli
giganteschi, mettendo in scherzo tutti i drammi della tetralogia
5) Satira menippea: nasce dai filosofi cinici, in particolare Menippo di Gadara. Sono dei
prosimetri, caratterizzati ovvero dalla mescolanza di prosa e versificazione.
a) Dialogo filosofico: impostazione quotidiana.
Es: i dialoghi socratici: Socrate incontra gli amici per la strada e li pungola, mettendo
tutto in dubbio
b) Diàtriba ( diatrìba => questione): è un genere letterario che consiste in un discorso
davanti alla gente su una questione particolare, è un’omelia filosofica, una predica.
6) “Satura”: mondo latino
Trionfa il romanzo: forma sperimentale e popolare di comunicazione
Es: Satyricon di Petronio => sconvolgente, tocca la realtà
L’asino d’oro di Apuleio
Fabula milesia = raccontino sagace, osceno (cfr. Decameron, Boccaccio)
Esiodo
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Poeta epico dell’VIII sec., forse più vecchio di Omero. Scrive poesia didascalica
- Teogonia: la genealogia degli dei
- Le opere e i giorni: i lavori degli uomini e i giorni in cui si possono fare. È ricco di proverbi.
All’inizio, Esiodo rivolge il testo al fratello Perses, destinatario primario è quasi
un dialogo, dove si rivolge al fratello rinfacciandogli un comportamento fraudolento
e consigliandogli, piuttosto, la “dike” che Zeus ha stabilito nei rapporti tra gli
uomini.
Si parla poi della storia dell’umanità.
o In principio dei e uomini vivevano insieme. Poi si decide la separazione e a
Micene Zeus decide di cambiare i modi di vita: si dividono gli dei olimpi
dagli uomini e si fondano regole nuove per il rapporto tra dei e uomini.
o Viene chiamato Prometeo, titano, appartenente alla vecchia generazione degli
dei (Prometeo => “pro” + “metis” = colui che sa progettare prima: dio
dell’intelligenza, paradigma dell’intelligenza). È un filantropo, amico degli
uomini. Si fa un banchetto per decidere le regole. Viene sacrificato l’animale,
un bue, e Prometeo deve decidere come dividere l’animale, scegliendo quale
parte va agli dei e quale agli uomini. Lo macella e divide le ossa, le budella e
il sangue avvolgendole nel grasso. Zeus vede il grasso e lo sceglie. Da quel
momento gli uomini bruciano il grasso degli animali e arrostiscono la carne
(il sacrificio degli animali è una vera e propria festa collettiva).
o Zeus per punizione fa in modo che gli uomini debbano ora conquistarsi il
pane col sudore della fronte. Prometeo allora ruba il fuoco dalla fucina di
Efesto e lo dona agli uomini => possono ora costruire la tecnologia
o Zeus si infuria: chiama tutti gli dei e decide di mandare loro una cosa strana,
la donna Pandora tutti gli dei contribuiscono alla sua creazione,
ognuno le dà doni e virtù (Pandora => “Pan” + “dora” = colei che riceve tutti
doni ma anche colei che è donata da tutti gli dei agli uomini). È una
meraviglia ma è anche il principio di tutti i mali degli uomini, con cui essi
devono confrontarsi giorno dopo giorno. Pandora viene donata a Epimeteo
paradigma dei mortali (“colui che pensa dopo”)
È un racconto misogino, la donna è altro da sé rispetto al potere
maschile. Inoltre Pandora apre il “pythos”, mandando tutti i mali nel
mondo, lasciando dentro la speranza è un illusione
Questa sorta di misoginia è tipica della commedia, dove le donne sono
messe in scena sempre in maniera critica. La donna è però anche un
dono: infatti, dopo Esiodo dice che “lento è l’uomo che si sposa a 30
anni”: stare insieme con una donna significa affrontare la vita.
È presente un “ainos”, la favola dello sparviero e dell’usignolo dove si dice io, se
sono il più forte, farò di te ciò che voglio è la legge del più forte, espressa con
una naturalezza che la rende simile a una tragedia => gli uomini dovrebbero vivere
secondo “dike”, giustizia, invece vivono secondo “bia” = violenza, forza
“Aedon” = cantore (“aoidos” ode): chi parla in questa favola è Esiodo, il cantore.
Se la favola ha funzione sapienziale, qui la morale è che chi è più forte ha sempre
ragione. Però contemporaneamente Esiodo dice che si vive nell’età del ferro, dove
non c’è più nulla di buono, non c’è rispetto tra i rapporti umani (genitori – figli,
fratelli – sorelle)
o Non bisogna, però, personalizzare: è “persona fitta” => maschera fittizia,
proiezione esemplare la questione familiare di Esiodo non ci interessa ma
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Nella prima parte de Le opere e i giorni è presente il mito delle cinque età:
1) Età dell’oro: tempo di Crono, prima della giustizia di Zeus. È simile all’Eden,
alla felicità utopica. Gli uomini sono giusti, felici, vivono senza fatica. La terra
produce spontaneamente i frutti;
2) Età dell’argento: gli uomini diventano violenti, è peggiore dell’era precedente;
3) Età del bronzo: uomini violenti, armi, guerra. La stirpe finisce per volontà degli
dei e a causa della malvagità umana (si sterminano tra di loro);
4) Età degli eroi (Eracle, Odisseo): ritorno a un’età migliore, caratterizzata dalla
comunione tra gli dei e gli uomini;
5) Età del ferro: la peggiore di tutte no rispetto dei giuramenti, guerre,
distruzione. Qui si inserisce l’ainos dell’usignolo e dello sparviero, con la
speranza che forse la giustizia potrebbe arrivare.
Iambe spinge Demetra a ridere con “Skomma” = presa in giro, tipica del giambo e
del “geloion” scommatico
Costringe Demetra (v. 204) a sorridere, a ridere e a diventare serena => sorriso =
riso irenico, pacifico; riso = festivo, sgangherato, trionfo della festa fa sentire
bene
- Nel giambo ci sono varie valenze
Collegamento con il mito e le religioni misteriche, che sconfiggono la morte =>
trionfa la vita sulla morte
Funzione censoria “momos” = biasimo, dio della satira
Ognuno dei tre grandi poeti giambici ha un vero e proprio nemico, forse un
bersaglio fittizio.
Es: Archiloco Licambe, che non gli concede la figlia, Neobule. I suoi
attacchi lo hanno portato addirittura al suicidio, assieme alle sue figlie: è
indice del fatto che l’invettiva possa essere terrificante. L’attacco rimane come
una bolla, che intacca per sempre il “kleos”, la fama del bersaglio.
È una risata nei confronti di qualcuno di estraneo al gruppo: nemico.
2) Amichevole: si prende in giro un amico, un membro del nostro gruppo, magari triste, per
normalizzare, per sdrammatizzare la tensione => la collettività cura le sue ferite: lo
attacchiamo per riaccoglierlo nella comunità è un’invettiva che consolida la
comunità: il riso scioglie la tensione
3) Contro un bersaglio altro: si può ridere di qualcuno che è altro rispetto a noi, che ci è
indifferente è la satira contro determinate categorie o classi sociali (es: i carabinieri, il
potere generico), tra cui le donne => è una società maschile dove si ride e si scherza: le
donne sono facile bersaglio perché altro rispetto a loro nel bene e nel male. È un “ludus”.
Archiloco: le figlie di Licambe, in particolare la sposa promessa Neobule, nome
parlante la poesia è proiezione del reale, sperimentazione del reale: nasce
dalla nostra vita ma narra eventi spesso inventati.
L’aggressività ha due valenze:
1) Critica
2) Piacere: funzione libidica => aggredire qualcuno dà piacere: libido
dell’aggressività provocata anche dalla trasgressione, dal fare qualcosa
che non si potrebbe fare.
Inoltre quando si fa satira, giambo o commedia, e si attacca qualcuno, bisogna stare
in guardia.
o È necessario avere 1) Autoriflessività
2) Autoironia
- Intorno alla dimensione bassa e popolare del giambo, il riso a cosa serve?
Tradizionalmente il riso della satira e di ogni genere poetico sembra aggressivo,
invece esso ha una funzione conservatrice.
Es: il cristianesimo abolisce il riso, il teatro, soprattutto quello comico, che però
rientra in un’altra maniera
Carnevale => festa cristiana con reminiscenze pagane, dove si può fare
tutto ciò che è proibito. In esso sono presenti forme di riso che
coinvolgono le istituzioni es: “missa asinorum” = messa dove c’era
un asino con il mitra, vestito da vescovo con un coro di ragli.
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Il riso sdrammatizza le cose, funziona come una valvola di sfogo a un potere, alla
repressione, garantisce la solidità del sistema.
- Autori:
Archiloco
o Vive durante il VII sec. l’epoca la conosciamo con una certa precisione
perché lo stesso Archiloco parla di un’eclisse totale del sole, verificatasi con
assoluta certezza nel 648 a.c
o Viene considerato il primo dei giambografi nel bene e nel male: dice il
peggio di se stesso, non a caso viene definito come il figlio della schiava
Enipò = nome parlante che significa “ingiuriona”
o Si dice che abbia gettato lo scudo: segno di intelligenza (sopravvivenza) ma
è anche una bestemmia (prima forma di preghiera. La prova della vita,
qualcosa di profondamente religioso) per il mondo greco.
o È il principe della poesia dionisiaca
o È autoironico => abbandona lo scudo; parla dei generali dicendo di preferire
un generale tracagnotto ma coraggioso, a quello alto dalla belle chiome
o La poesia giambica è riso, condivisione della quotidianità
o Principio della “klemosyne” = resistenza di fronte alle difficoltà
o Ha un nemico: Licambe e la figlia, Neobule
Semonide
o Nasce nel VII sec. a Samo, da cui, a causa di un periodo di grandi
sconvolgimenti, si trasferisce ad Amorgo
o Ha un nemico: Orodocide
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Ipponatte
o Seconda metà del VI sec.
o Nome aristocratico ma davanti agli amici si presenta come un pitocco,
squattrinato, ladro
o Nemico: Bupalo
o Satira contro gli dei molto esplicita: parodia delle preghiere
o Gioca con i modelli: sono parodie simili ai proemi dei canti epici è poesia
che parte dal basso ma al tempo stesso raffinatissima, erudita,
intellettualmente potente creatività estrema: sono generi profondamente
rivoluzionari, alla base dello sviluppo della letteratura europea
Se nell’epica c’è rigidezza, qui ci sono neologismi, aberrazioni e
forestierismi => si trova anche dal punto di vista linguistico quello
che non si potrebbe dire.
Per esempio, ci sono degli esametri che suonano come proemi epici
ma che hanno dei composti mostruosi. C’è un patronimico (“figlio di
Euridimonte”) dove il soggetto in questione viene poi paragonato a
Cariddi, mostro ingordo il figlio di Euridimonte, quindi, viene
definito ingordo (“coltello che inghiotte oltre misura”). Il poeta
utilizza dei versi ridondanti per deridere un compagno di banchetto.
o La poesia giambica è caratterizzata da una fortissima sperimentazione
poetica, in particolare nella parodia epica e nelle preghiere rivolte alle
divinità, caratterizzate da forme epiclettiche (es: “Padre nostro”, “o Ermes”
ecc.).
Es: “batte i denti”: forma onomatopeica che indica il freddo => basso
corporeo: in una preghiera è imbarazzante
Parla anche del furto definendo Pluto, un dio, vigliacco
o Le sperimentazioni toccano anche il campo metrico
Inventa il coliambo (da “kolòs” = zoppo): giambo zoppo o scazonte,
incespicante (da “skazo” = zampettare). A differenza del trimetro
giambico normale, semplice e popolare, caratterizzato da una certa
regolarità, nel coliambo c’è una zeppa nella parte finale: è un errore
metrico fatto apposta per dare inquietudine e certezza ma è anche il
germe per creare un mondo nuovo è esplorazione semantica
È una violazione ritmica sulla penultima sillaba, dove era più
facile memorizzare => è uno stravolgimento tecnico
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1) “ainos”
Favola 2) “mythos”
3) “logos”
Esopo
- Figura mitica, come Omero.
- È uno schiavo che vive a Samo, di fronte alla costa anatolica.
- È strano: è deforme, balbuziente ma si trasforma in un filosofo, sapendone più del padrone.
- È una figura molto marginale, in basso della società, fa ridere però è l’unica persona che
dice qualcosa di vero. Scardina i principi della società.
È il clichè dei filosofi antichi dopo Socrate.
Socrate fa la figura dell’”idiotes” = colui che non sa, ma sa di non sapere e, a partire
da questa consapevolezza, mette in dubbio le certezze degli altri
Fondamento della ricerca occidentale: dice “io non ho mai preteso di essere il
maestro di nessuno, se poi gli altri mi ascoltano, noi dialoghiamo
- No verità assoluta => dialogo socratico = si forma uno scontro
dialettico, superiore alle idee dei contendenti
- “la vita senza ricerca non . vale la pena di essere vissuta”
Spaventoso
1) È il fondamento della nostra ricerca
2) Significa vivere di incertezza => infelicità
perenne
Senofane di Colofone
- La Persia invade le coste dell’Anatolia, lui si reca in occidente a Velia (Elea), dove per
mantenersi fa il rapsodo e il filosofo, studiando con Anassimandro
- Cantava i canti di Omero per mantenersi, però è anche filosofo e poeta in proprio.
Solitamente, dopo aver cantato Omero, cantava qualcosa di suo dicendo che i canti di
Omero erano solo “canzonette”.
- Temi:
1) Teologia: canta le guerre di successione degli dei e dei loro peccati, dicendo che la
divinità è altro, qualcosa di onnipresente => mette in dubbio la tradizione religiosa;
2) Etica del simposio:
o Simposio = momento del pensiero: condivisione, ricerca della bellezza
o Inserisce tutti gli elementi che rendono il simposio un momento utopico:
Spensieratezza e l’attenzione a trasformare il simposio in qualcosa di
assoluto: deve essere una delle cose più belle in assoluto
Tutto costruito all’insegna del piacere e della bellezza: le parole
vengono misurate, non si parla di delitti e violenza, che deve essere
esclusa
Si versa il vino: si rimuove ogni fatica “automatos” = le cose
vengano in automatico
- Opere: Silloi = satire, invettive, attacchi
Batracomiomachia
- Poemetto di grande successo, inserito dopo la trascrizione dell’Iliade e dell’Odissea. È il
rovesciamento di Omero, l’abbassamento della materia elevata: gli eroi sono topolini e
ranocchi, è la dimensione quotidiana
- È una parodia => cfr. Ulysses di Joyce
- Il testo inizia con l’assemblea degli dei. I topi dichiarano guerra ai ranocchi, iniziano gli
armamenti. Gli dei guardano e decidono chi aiutare. Zeus manda degli aiutanti magici, dei
granchi giganteschi. Finisce la guerra che dura solo un giorno
Commedia
- Κωμῳδια κῶμος
- Coro: ragione collettiva, più importante del singolo
- Orazio, Satire I,4,1: “Eupolis atque Cratinos Aristophanesque poetae” => i tre grandi autori
della commedia antica, da cui deriva la potenza e la sapienza della satira di Orazio, che
vengono da lui definiti “multa cum libertate notabant” questi poeti definivano con grande
libertà (parrhesia) colui che aveva qualche vizio, lo notavano subito.
- La commedia era fondata sulla “licentia” – “parrhesia”, che è diversa dalla libertà
democratica e da quella del pensiero di stampo filosofico, ma si intreccia con esse il
poeta ha la libertà di dire quello che vuole senza moralismi o interessi politici da difendere.
Nella democrazia non c’è censura eccetto alcuni casi. Per esempio ad Atene, tra il
440 e il 415 a.c, furono banditi degli editti che limitavano la libertà della commedia:
è la crisi della guerra.
Aristofane a 19 anni mette in scena I babilonesi, dove attacca Cleone, che lo
querela. Aristofane vince la causa perché la libertà di parola è più importante.
- La commedia è oltre gli schemi. È tradizionalmente ritenuta di carattere frivolo, in realtà
può dire cose anche serie.
- Periodi della commedia antica:
1) “Archaia”: dalla nascita, nel V sec., fino al 388 a.c.
È commedia politica: critica e satira sono la regola, il suo fondamento la libertà di
parola è fondamentale
2) “Commedia di mezzo”: dal 388 fino al 321 a.c., morte di Alessandro Magno. Mescola
le carte, tendendo ai nuovi filoni.
3) “Commedia nuova”: dopo il 321. Muore Alessandro Magno, non ci sono più le πολείς
e Atene assume un ruolo marginale. Nasce il concetto moderno di commedia con
Menandro => racconta delle storie, degli individui. È una commedia “borghese”, con
protagonisti individui privati e le loro questioni (soprattutto l’amore). Avrà successo
nella letteratura europea, in particolare a partire da Terenzio.
Tutti questi nuovi filoni, così come il romanzo moderno, nascono dal genio di
Euripide: guarda dentro agli uomini, come sono dentro gli uomini.
- La commedia “Archaia” è satira politica, sociale e culturale. Mette in scena la città, il
quotidiano e, diversamente dalla tragedia, mette in gioco una visione straniante della città di
Atene nella sua quotidianità si parla di attualità, di concretezza, dati reali, mostrando una
critica, un qualche errore.
Il “geloion” fa i conti con la realtà concreta, quotidiana. Però questo porta con sé dei
problemi: se faccio della satira contro un potente, passato un po’ di tempo, essa non
ha più valore
- È poesia biotica, per un pubblico, per gli ateniesi
C’erano due feste
1) Grandi Dionisie (486): grande festa di Dioniso
2) Lenee, in onore di Dioniso Leneo: a partire dal 482
a.c. prevedono le rappresentazioni comiche, mentre
prima solo tragiche
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Vengono messe in scena tre commedie che a gara si contendono il favore del
pubblico. Raramente le commedie e le tragedie vengono replicate le
manifestazioni sono un “unicuum”. Dopo la morte dei tre grandi tragediografi, le
tragedie che avevano avuto più successo iniziano a essere ripetute. Le commedie no
sono legate al quotidiano, funzionano al momento e poi muoiono
- Le strutture della commedia sono più difficili di quelle della tragedia: fa fatica a trovare una
sua natura
Sia tragedia che commedia sono i due grandi generi della πόλις la poesia è
spettacolo perché noi, ascoltando il poeta, condividiamo un pensiero e ci uniamo
attorno a esso => la spettacolarità è collegata alla memorabilità
Teatro: da θεἀω = guardare luogo dove si guarda
Quando viene inventato, si crea una σκενή = tenda dove recitavano gli attori. Il
teatro deriva dalla lirica corale (canto, danza e musica). Nel teatro si aggiunge
l’azione (δρᾶμα) le storie mitiche diventano azione nella tragedia
- Commedia deriva dalla parola “komos” = ultima parte del simposio, durante la quale si
urlava in città e si andava di casa in casa ubriachi, dopo il simposio vero e proprio. In uno
dei “komoi” in onore di Dioniso, si portavano in processione dei giganteschi falli, talvolta si
andava in giro travestiti da animali “komos” = processione
- La commedia si costruisce nel tempo e gli attori diventano tre, anche se con molta fluidità.
Attorno agli attori, nell’orchestra (“luogo della danza”), sotto la σκενή, entrano 24 coreuti
che cantano e danzano a ritmo di musica coro = vertice dell’espressività artistica del
poeta e dell’espressione corale e condivisa della città
- Struttura della commedia:
1) Prologo: già un primo episodio. Inizio “in media res”
2) Parodo (“entrata dal fianco”): coro entra sulla scena. Inizia il dialogo tra le azioni del
coro e degli attori
3) Agone: gara, lotta tra l’eroe comico e i suoi antagonisti (es: La pace, scontro tra
Trigeo e Polemos)
4) Parabasi (“sfilata”): dal punto di vista metapoetico e metaletterario, è il cuore della
commedia. Il coro sfila davanti al pubblico con degli anapesti di marcia e dice il
pensiero e l’intento del commediografo, riflettendo sulle dinamiche e i problemi della
commedia costanti segnali metaletterari: riflessione su quello che si sta facendo
5) Episodi: al centro c’è l’eroe comico e degli incontri con alcuni personaggi
6) Intermezzi corali: in mezzo agli episodi la voce della collettività
7) Esodo: gran finale
- Secondo Aristotele, la commedia può derivare anche da κόμη = villaggio, contrario della
città. È correlato alle feste agrarie, processioni tutto questo è presente nella commedia
C’è dimensione politica ma anche scherzo, riso, gioia in una dimensione di evasione: pace e
sfarzo mostrati in una società che, magari, sta vivendo una pesante carestia.
- Cratino: “forzuto”
Dionisalessandro (Dioniso – Paride) del 430 a.c. Dioniso fa la parte di Paride,
portando via le donne degli altri.
Il termine “Dionisalessandro” è un composto: la commedia ne inventa di tutti i
colori
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È satira contro Pericle, all’inizio della guerra del Peloponneso. Come Paride se ne
ritorna nella città assediata
Gli uccelli (414 a.c.), una delle commedie più complesse e formidabili.
Protagonisti sono Piseltero (“colui che convince l’amico”) ed Evelpide (“colui che è
di buona speranza”), due cittadini ateniesi, stanchi della guerra e dei numerosi
processi e cause che andavano in voga al tempo [la commedia mostra la realtà della
città, mostra che la democrazia ateniese è un grande laboratorio, dove si sperimenta
di tutto]. I due viaggiano e incontrano, tra le montagne e i boschi, un’upupa e
decidono di vivere tra gli uccelli, stanchi di vivere tra gli uomini dicono che ora
gli uomini comandano sulla terra e gli dei in cielo ma in principio comandavano gli
uccelli. Decidono di fondare l’impero degli uccelli con capitale “Nephelokokkygia”
= città delle nuvole e dei cuculi. Piseltero si proclama re degli uccelli e fonda una
città utopica, tra le nuvole. C’è una muraglia che impedisce il passaggio del fumo
dei sacrifici dagli uomini agli dei, che giungono affamati, in particolare Eracle, da
Piseltero, che risponde che questo è il nuovo potere. A un certo punto Piseltero
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chiede se qualcuno sia d’accordo con le sue idee e alcuni uccelletti rispondono di
no. Piseltero in risposta li fa grigliare, in quanto ribelli.
Lisistrata (411 a.c.): “colei che scioglie l’esercito” è il femminile che entra in
guerra contro la guerra, contro l’universo maschile bellicoso, in favore della pace. È
una commedia utopica, paradossale ma per la prima volta si dicono determinate
cose: Lisistrata è stata usata come paradigma pure nelle guerre tribali africane.
C’è una guerra fratricida tra Atene e Sparta, greci contro greci, la peggiore.
Lisistrata vede questo e chiama la sua amica spartana per mettersi d’accordo. Fanno
lo sciopero del sesso li facciamo morire di desiderio fino a quando non ci sarà la
pace => Aristofane sta dicendo che spartani e ateniesi sono tutti fratelli.
Il coro è formato dalle donne ai margini della società, quindi hanno il potere di
dire qualcosa che non va.
Le rane (405 a.c.): incredibile la potenza metapoetica, metaletteraria, si parla del
teatro di Atene. Protagonista è Dioniso, che viene a sapere della morte di Euripide.
Non ci sono più tragedie e decide di sentire alcuni suoi versi. Ad Atene c’era il
teatro di Dioniso, dove nell’orchestra si trovava la statua del dio, accanto alla quale
vi erano i posti riservati ai sacerdoti del dio e alle grandi personalità. Aristofane
mette in scena Dioniso, il dio del teatro, che ha voglia di teatro, che vuole teatro
buono. Decide allora di andare a recuperare nell’aldilà un grande poeta, che dica la
verità delle cose (“una parola di un poeta potrà salvare questa città disgraziata”)
Atene è crollata perché non c’è un poeta che dica la verità delle cose.
Coro: rane che accolgono Dioniso nell’aldilà, dicendo “Brekekex koax koax”,
prendendo in giro il dio, che risponde loro a tono.
Ecclesiazuse (392 a.c.): le donne prendono il potere ad Atene e fondano la loro
assemblea, creando un ordine nuovo
Pluto (388 a.c.): Plutos è il dio della ricchezza maschile. È un dio grande, vecchio e
cieco, errante. Un padre è preoccupato per il figlio e decide di commettere un atto
criminale: decide di curare la cecità di Pluto.
Problema la vita facile è un principio della ὕβϱις, fonte di rovina e di “penia”
(povertà). La povertà è un bene perché nella ricchezza non si vive più.
- Eroe comico
Nella commedia c’è un protagonista che comincia in una realtà ostile.
È un ometto, una figura marginale, una persona comune che si inventa qualcosa, che,
per mezzo di un’invenzione fantastica, diventa un eroe (cfr. Micromegàs di Voltaire:
un personaggio strano, paradossale, gigantesco arriva sulla terra da Sirio e osserva i
comportamenti umani. Si stupisce del fatto che, nonostante abbiano inventato cose
meravigliose, siano schiavi del tempo, dell’orologio). Sono questioni legate alla
quotidianità, è il comune che vuol fare l’eroe.
Questi eroi cercano di risolvere un’aporia = cosa irrisolvibile (es: guerra, presenza
del male). Inventano un’impresa fantastica con l’obiettivo di creare un nuovo ordine
universale => inventare mondi fantastici e nuovi, anche con conseguenze strane e
problematiche la commedia può trasformarsi in una distopia = contrario
dell’utopia la commedia insegna a vedere le complessità del mondo, formato
anche da cose aberranti. Bisogna fare attenzione quando si legge o si interpreta: è
commedia politica
Nella commedia elemento ricorrente è il banchetto comico, c’è un gioco di
travestimento, mutamento delle forme la commedia è il regno della
sperimentazione poetica e intellettuale (parodia, giochi di parole, sperimentazione
musicale, gioco col realismo, sesso e basso corporeo)
La commedia ha funzione paideutica, didattica, ti insegna a vivere => sdrammatizza
il reale, senza nascondere nulla
Caratteristiche dell’eroe:
1) “Polymetheis” = dai molti pensieri
2) “Polytlas” = chi sopporta molte cose
3) “Tlemosyne” = avere il coraggio di resistere
4) “Polytropos” = colui che viaggia molto, sperimentando molte realtà.
“Onomastì komodein” = attaccare, prendere in giro qualcuno per nome problemi:
dire una verità, una critica scomoda è difficile. È una cosa che va studiata.
3 regole
1) Verità: dimostrare la verità delle accuse
2) “Continentia”: non si deve esagerare con l’ingiuria, bisogna
mostrare dominio delle parole no parolacce, no accuse
esagerate
3) Bene comune: bisogna usare determinati modi
1) Σοφός = saggio
2) Nobile
3) Coraggioso
4) Sa resistere a tutte le difficoltà
Positive 5) È abile: sa trovare soluzioni
6) Metamorfico: si trasforma, ha esuberanza
fisica, può ringiovanire il vecchio diventa
giovane
7) Esuberanza, sia dal punto di vista alimentare,
che fisico - sessuale
e) L’eroe può anche diventare un “tyrannos”: gli eroi fanno di tutto per la gloria,
per essere ricordati nel tempo ( il problema più grande per i mortali: noi
viviamo per il κλέος) => l’eroe suscita sensazione collettiva di ammirazione e
riconoscenza (es: Trigeo riconosciuto come benefattore da tutti per aver
riportato la pace)
Le gesta, gli “erga” degli eroi comici sono:
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Satira
- Deriva dalla commedia, giambo ecc.
- Bisogna tenere conto della figura di Socrate
Socrate dice che il pensiero si confronta con la realtà, smonta le nostre convinzioni e
convenzioni sociali. Socrate mette in gioco il suo pensiero contro tutto e tutti. Non
scrive una parola. Attraverso la dialettica mette in discussione qualsiasi cosa
Alcibiade dice di lui che sembra un “sileno”. Non fa filosofia come i sofisti “non
sono mai stato maestro di nessuno”, se qualcuno mi ascolta, bene: “la vita senza
ricerca non è vita”
Socrate è paradigma dello “spoudo – geloion”: rivela qualcosa partendo da una
dimensione opposta.
L’arte di Socrate è dialettica => cercare la verità non attraverso dei dogmi la
verità per i greci non è assoluta e fissa ma qualsiasi verità è discutibile. Solo gli dei
possiedono la verità, non gli uomini. tutto questo nasce con la democrazia: tante
teste, tanti pensieri; si mettono insieme più opinioni.
Socrate in tutte le descrizioni viene mostrato come un emarginato, un ibrido
pseudocomico è straniante, sconcertante, non ha vestiti belli, non è bello
(καλοκαγαθία ateniese), si disinteressa della bellezza, è fuori dalle regole. Inoltre è
vecchio, pelato, un sileno. Suscita anche inquietudine e timore. È un po’
controcorrente => non si lava, è scalzo, usa sempre gli stessi vestiti ed è indifferente
alle cose esterne principio del dominio di sé.
Socrate è uno che guarda il mondo e la realtà associa, capisce e interpreta con i
suoi occhi sporgenti (“oxyderkes”).
Proviene da una buona famiglia, appartiene a un clan potente, prende e rivolta le
condizioni sociali “atopia” = fuori luogo. È un paradigma di comportamento
mette in dubbio gli aspetti convenzionali della città: essere intellettuali significa, di
conseguenza, aderire alla realtà.
Questa alterità è importante dal punto di vista intellettuale: serve a guardare la realtà
da una prospettiva diversa. Si definisce “idiotes” = colui che non sa ma proprio per
questo sa indagare le aporie => per la Pizia è il più sapiente di tutti gli uomini perché
sa di non sapere sulla porta del santuario di Delfi c’è scritto γνῶθι σαυτόν.
Fondamenti del pensiero socratico:
1) Γνῶθι σαυτόν: sapere riconoscere i propri limiti, sapere di non sapere in
quanto mortali, noi non possediamo la verità assoluta, il dogma.
Peccheremmo, altrimenti, di ὕβϱις = oltraggio. Secondo Socrate, infatti,
nessuno può permettersi di ritenere di possedere la verità, di sapere tutto.
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d) L’ambizione
Menippo di Gadara
Viene dalla Palestina
III sec., Alessandro Magno ellenizzazione
Menippo è il filosofo cinico che inventa il cosiddetto
“prosimetrum” = la mescolanza di prosa e versi nel sistema
intellettuale greco la mescolanza non era contemplata.
Mescolare la poesia, il solenne, con la prosa, il basso, era
qualcosa di aberrante.
Menippo diventa un paradigma: mette in gioco il concetto dello
“spoudogeloion” è “il cane che morde ridendo” (Orazio:
ridendo si può dire la verità)
Grande successo a Roma e nella cultura europea
- II sec. d.c impero greco – romano Roma ha conquistato la Grecia. Tuttavia la cultura
romana si fonda su quella greca
Seconda sofistica: culto della parola in una società dove tutto è studiato, curato
Luciano di Samosata
- Nasce nei confini orientali della Turchia, lungo il fiume Tigri
- Il nome Luciano è un nome latino grecizzato
- È figlio di un impiegato dell’impero romano e di una donna aramaica. È un bastardo, una
specie di extracomunitario. Va a scuola e impara il greco, innamorandosi della letteratura.
Ha fin da subito uno sguardo differente.
- Diventa avvocato e retore ad Antiochia e comincia a tenere delle conferenze pubbliche, non
come Erode Attico e altri, molto inquadrati (=> sistema spettacolarizzato della cultura), ma
criticando, invece, la spettacolarizzazione, superficializzazione della cultura e usa i suoi
stessi strumenti per criticare ciò.
- Riprende gli strumenti dei cinici, scrive dei dialoghi di tipo socratico, con particolare
attenzione alle tecniche della retorica. Vive ai margini della società ed entra in critica con
essa è scomodo ma è anche molto conosciuto (tant’è vero che l’imperatore Giuliano
l’Apostata scrive dei dialoghi ispirati a Luciano)
- Fa performances dei suoi testi ma le sue opere sono strane, fuori da ogni schema.
Costruisce una testualità strana, imbarazzante. Sono quasi tutte opere satiriche, che mettono
in dubbio gli elementi della cultura antica tramite la “mixis” di elementi che normalmente
non starebbero insieme.
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Mette insieme
1) Retorica
2) Dialogo filosofico
3) Commedia
4) Dramma satiresco
5) Giambo
6) Menippo di Gadara con il suo prosimetro e il suo “mordere
ridendo” spoudogeloion = sembra ridere ma in realtà attacca
7) Tragedia
8) Epica
- Storia vera
All’inizio l’autore dice che, quando si fa letteratura, è necessario un periodo di
relax. Dice delle cose non solenni e che proporrà una storia che non è vera, che
non esiste. Non mente come fa Odisseo alla corte dei Feaci, o Erodoto, che dice
molte fandonie. Però, poi, dice che saranno guai a chi non crederà a quello che
racconta.
Inizia il racconto dicendo di essere giunto con 52 compagni presso le colonne
d’Ercole, per conoscere cose nuove… (v. riassunto del libro)
È un’opera paradigmatica per la letteratura europea
È un miscuglio di verità e finzione: non dobbiamo avere fede su quello che ci
racconta, però si può sperimentare il reale.
- Queste opere vengono messe da parte con il cristianesimo e nell’epoca bizantina. Nel 1453,
crollo dell’impero Bizantino, arriva in Europa Bessarione con molti codici, tra cui le opere
di Luciano, che diventano bandiera del rinscimento europeo. Erasmo da Rotterdam studia il
greco sui suoi testi.
- Negromanzia
Protagonista è Menippo, alias dell’autore, protagonista dell’impresa satirica
C’è un’aporia = problema, crisi che non si riesce a risolvere, problema
collettivo. Menippo decide egli da solo di trovare la soluzione, andando, prima
dai filosofi caldei seguaci di Zoroastro, e poi nell’aldilà per chiedere a Tiresia il
miglior modo di vivere la vita.
Andare nell’aldilà è un’impresa impossibile obiettivo: conoscere una cosa e
tornare a vedere il mondo in maniera diversa => criticare la realtà fare
satira.
b) Incorruttibile
c) Libero e indipendente
d) Amico della parola libera e della verità
e) Pronto a chiamare le cose col proprio nome
f) Imparziale nella ricerca della verità
g) Essere autocritico (“straniero nei propri libri”)
h) Espositore delle cose così come stanno
Luciano nella sua La vita dei filosofi all’asta mette alla berlina i filosofi
fingendo di venderli come schiavi. Subisce la critica intellettuale delle scuole
filosofiche.
Finge allora, nell’opera Il pescatore, di chiamarsi “Parrhesiades” => l’uomo
della libertà di parola, figlio di “Alethion” (= veritiero) e nipote di “Elenxikles”
(= la gloria dell’attacco satirico, della confutazione).
Ha varie caratteristiche, le stesse dell’eroe satirico
È contro le convenzioni (“paracharattein to nomisma”)
È soggetto a minacce, a rischi (gli cavano gli occhi e gli tagliano la
lingua) perché mette in dubbio il potere, incluso le opinioni della folla
in democrazia. Rischia il rogo dei suoi libri controcorrenti
È ambiguo, sembra un nemico, dice cose controcorrente apparendo
come un nemico pubblico. Sembra malefico, blasfemo, che ingiuria chi
è più potente di lui
È “filaletes” = amante della libertà, che odia i cialtroni, chi si dà arie,
boria e chi inganna
3 virtù fondamentali 1) Parrhesia
2) Aletheia
3) Elenchos = confutazione,
smascheramento
La parrhesia non è solo dire tutto davanti a tutti. Infatti, la parola satirica deve
essere progettata in modo da essere comprensibile a tutti, da dare un risultato. Il
riso produce consenso pubblico, tramite la risata collettiva, e può essere
talvolta un principio sovversivo smaschera l’arroganza del potere
Se si deve dire qualcosa, bisogna creare discorsi che producano effetti, che
producano risultati, che siano efficaci (“retorica” = arte del discorso “rhesis”
= discorso come creare discorsi efficaci)
Quando si dice qualcosa, si deve prendere la responsabilità di quello che si
dicembre
Chi si prende a cuore la responsabilità di dire tutto davanti a tutti è “evergetes”
= benefattore
Satira latina
- La satira latina in realtà non nasce dai satiri ma nasce a Roma
- Quintiliano nella sua Istitutio oratoria, dove parla dell’origine dei vari generi letterari e della
loro derivazione greca, dice a un certo punto che “satura tota nostra est”. Quintiliano è il
primo professore di oratoria dell’impero romano.
- La parola satira deriva da “satur” = pieno
2 valenze
- La satira a Roma mantiene i paradigmi della commedia, del giambo e della diàtriba
filosofica stoico – cinica diàtriba = passatempo intellettuale per riflettere sulle cose:
filosofia che fa discorso di condanna sulla società.
- Lucilio è colui che per primo scrive testi satirici che “strappano la pelle”, che tirano via la
maschera dei vizi, che perseguitano la città la satira ha valore civile e politico
Giovenale, “l’indignazione mi fa scrivere versi”, è dovere del poeta parlare di quello che
vede, anche se non si otterrà nulla.
- Le satire di Orazio sono chiamate anche “Sermònes” = discorsi morali, etici e filosofici di
carattere basso e quotidiano (“sermo” = parola di tutti i giorno) Orazio, anche se usa
l’esametro, dice che la propria poesia è più vicina alla parola di tutti i giorni, alla parola in
34
prosa. Orazio definisce la propria poesia “sermo humilis” “musa pedestris” = deriva da
Callimaco, che definisce così il giambo. È la musa che va a piedi, mentre l’epica va in alto.
La poesia di Orazio non è nemmeno poesia, non viene composta per avere successo ma
viene composta per esporre i difetti e i vizi.
- Orazio è il vertice della poesia antica parla di cose quotidiane usando l’esametro,
mantenendo una certa eleganza
- Persio
È un giovane nobile romano, legato per parentela anche a Seneca. È protagonista
della scena romana degli anni 50 => epoca di Nerone, caratterizzato da un folle
narcisismo (“faccio quello che voglio”)
Ci sono giunte solo 6 Saturae
Riprende la tradizione oraziana usando però delle arditezze stilistiche ( Orazio:
“aurea mediocritas” = parla di cose quotidiane mantenendo, però, l’eleganza
dell’esametro).
Satira I critica la letteratura contemporanea, attaccando la ricerca del successo
letterario indipendentemente dal contenuto dell’opera
In una breve satira, critica il rapporto tra gli uomini e gli dei, caratterizzato dal “do
ut des” Persio è poeta filosofo, legato allo stoicismo rigoroso filosofia che ha
più successo a Roma. È basata sulla razionalità del λόγος. Il loro dio è assoluto e
onnipresente, simile alle realtà monoteiste cristiane. È divinità della mente e della
ragione, non dice bugie come le divinità pagane: è divino filosofico che si distingue
dalla mera superstizione.
Persio critica la religione tradizionale tutte le offerte che gli uomini
recano agli dei sono un “fare mercato delle religioni”.
Il linguaggio di Persio assume arditezza per programma
La satira è fatta per la comunicazione l’adozione, infatti, da parte di
Orazio del “sermo humilis” serve a renderla comprensibile a tutti.
In realtà il messaggio satirico è di difficile comprensione. La satira critica il
potere, rappresentato dall’impero o dalla collettività in un regime
democratico. È qualcosa di pericoloso e talvolta deve nascondersi, ricorrere
all’allusione dice Persio: “seppelirò il mio riso, nascosto in questo
libretto”, lo legga chi ha studiato Eupoli e Cratino.
A Roma la parrhesia è detta “licentia” o “libertas” libertà di dire quello
che si pensa.
- Giovenale
Nasce nel 50 d.c as Aquino.
È celebre perché lascia le prospettive di Orazio, praticando una satira aggressiva,
caratterizzata da una spietatissima invettiva
Celeberrima la satira contro le donne (cfr. Semonide di Amorgo)
Nella sua satira è presente uno spirito fortissimo di critica con un tono quasi
predicatorio Principio fondamentale della sua satira è: “non si può tacere la
verità”, provocata dall’indignazione.
C’è deformazione concettuale, toni sinistri, mostruosi. All’indignazione si
accompagna anche un totale nichilismo nessuna speranza per gli uomini. In
Giovenale l’attacco è frontale ed è ispirato da un totale scetticismo e disillusione
( Orazio no attacco frontale, pura e semplice riflessione sui vizi).
2 satire
1) Satira programmatica - “difficile est saturam non scribere” di
fronte al mondo, se uno ha la forza critica
per guardare le cose, non può tacere, deve
scrivere satira
- “facit indignatio versum” l’indignazione
produce versi travolgenti, pieni di “pathos”
sarcastico => attacco violento, critico
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- Accanto alla satira in esametri, abbiamo anche altri generi caratterizzati da una certa forza
satirica
Epodi: schemi ritmici di tipo giambico, caratterizzati da una grande scurrilità,
presenti in Orazio ma anche in Catullo.
Epigramma: Marziale ne fa una composizione di tipo satirico. È una
composizione breve ed elegante, caratterizzata spesso dalla presenza del “fulmen
in clausola” = colpo o sorpresa sul finale
Marziale dice “hominem pagina nostra sapit” => le nostre pagine parlano
di come è fatto concretamente l’uomo
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vaso sfondato non c’è niente di peggio della conflittualità, che non
genera mai niente => per contrappasso la pena deve essere il paradigma del
vuoto e del nulla.
Claudio è condannato per l’eternità a giocare a dadi con un bussolotto
sfondato. Inoltre deve essere al servizio per l’eternità di un liberto, Eaco,
giudice infernale, e sbrigargli le sue carte.
È un testo straordinario per la mescolanza di lingue, generi letterari, motti
proverbiali, basso corporeo “me concacavi”) e quotidiano (volgarità più spiccia).
Inoltre, essendo una satira menippea, è un prosimetro.
- Satyricon
Forse un’opera di quello che viene chiamato “Petronius arbiter” Tacito lo
definisce come “arbiter elegentiae” alla corte di Nerone.
È forse l’opera più impressionante di tutta la letteratura antica
L’autore può essere definito come il maggior narratore ≃ Ulysses di James Joyce
Ha i tratti di un romanzo con dentro di tutto. È un grande racconto con tratti
spietatamente realistici, con uno stile leggero ricco di ironia, mescolando le cose
più alte alle cose più basse.
Questo Petronio, come Seneca, finisce suicida perché coinvolto nella congiura dei
Pisoni ma a differenza di Seneca, il suo suicidio è beffardo, una sorta di parodia
della morte stoica
È un romanzo di viaggi e di avventure erotiche.
A partire dal III sec a.c. si diffondono dei romanzi cosiddetti di consumo,
rosa , d’avventura. Solitamente storie d’amore di due giovani che, separati
da varie vicissitudini, poi si ritrovano.
Protagonista è Eumolpo, termine che significa “averlo nel ventre”. Eumolpo è
anche il narratore, similmente a Odisseo. Encolpio è perseguitato da Priapo: è
impotente proprio quando non dovrebbe. Si crea un triangolo erotico omosessuale
con un ragazzetto. I 3 viaggiano per il mediterraneo. Arrivano a Pozzuoli dove
incontrano un maestro di scuola, Agamennone, che critica la società contemporanea
(non ci sono più i maestri di una volta).
“Cena di Trimalchione”: cena organizzata da un parvenu, ex liberto, che
ostenta le sue ricchezze. Critica a una società che si impolsisice con la sua
ricchezza e arroganza, vanità.
Intertestualità
1) C’è paradigma dell’Odissea: viaggi, avventure, peripezie, persecuzione
divina
2) Parodia e rovesciamento del romanzo greco d’amore: triangolo d’amore
omosessuale ricco di tradimenti
3) “fabula milesia”: racconto osceno e divertente
4) Satira menippea: prosimetro e “spoudogeloion”
5) Sperimentalismo poetico: poemetti poemetto sulla caduta della città di
Troia (pura provocazione)
6) Parodia del simposio come incontro filosofico (“Cena di Trimalchione”)
7) Viaggio filosofico alla ricerca della verità, inutile, fatta per un riso
sconvolgente
8) Eros realistico
9) Mondo del basso corporeo
- Leggerezza cristallina
- “Varietas” stilistica e metrica: grecismi, volgarismi, “sermo
plebeus”, sgrammaticature fatti apposta per produrre degli effetti
straordinari.
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Stile