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Un leader influenza il popolo in modo da fargli compiere la volontà di Dio. La vera leadership ha a
che fare con l’ influenza, non con la posizione.
Quando invece di lottare per diventare leader, ti impegni a valorizzare le persone intorno a te, allora
verrai considerato il loro leader.
I leader nel mondo derivano la loro autorità dalla posizione o dalla personalità, ma noi siamo
chiamati ad impostare un modello diverso
Ogni autorità per guidare viene da Dio.
Lc 7:1-10 Il centurione riconosce le autorità su di lui.
Dio ha stabilito delle autorità istituzionali: il governo civile (Rom 13:1-7 1 Pt 2:13-17) la famiglia
(Es 20:12 Ef 5:22-23 6:14) la chiesa (Eb 13:17)
Gesù è un modello di sottomissione al Padre nel suo ministero. (Gv 8:28-29)
I migliori leader sono anche buoni seguaci.
Essi seguono il loro Signore, non guidano in piena autonomia. Si rendono conto della responsabilità
che hanno, e quindi cercano la guida di Dio. Invece di affidarsi alla propria posizione, personalità,
potere, autorità; guardano a Dio che è la fonte di ogni autorità.
Un leader deve essere un umile servo.
Un leader è in primo luogo un servo. Nulla è più micidiale per lui dell’ orgoglio, che crea delle
barriere tra lui e i suoi seguaci, ed è tra le cose che Dio odia (Pr. 6:16-17)
Il leader non è colui che “regna” come un dittatore, ma colui che serve. (Fil 2:1-8)
Molti usano l’ arma dell’ intimidazione o del senso di superiorità per sottomettere, questo non è una
leader conforme ai principi biblici. (Mt 20:20-28 Gv 13:1-16 1 Pt 5:1-7)
Alcuni leader sono umili agli inizi, ma poi con l’arrivo dei successi si inorgogliscono.
Paolo più sviluppava il ministero più umile diventava.
All’ inizio si definì “il minimo tra gli apostoli” (1 Cor 15:9) in seguito “il minimo di tutti i santi”
(Ef 3:8) alla fine “il primo tra i peccatori” (1 Tim 1:15)
La leadership cristiana deve essere sviluppata con riflessione ed esercizio
La pratica della leadership cristiana va acquisita, perché va contro le nostre inclinazioni innate al
peccato.
Differenza di leadership naturale come è intesa nella società e quella cristiana.:
Leadership del mondo:
Fiducia in se stessi
Comprende l’ uomo
Decisioni autonome
Ambizioso
Sviluppa metodi propri
Gode nel dare ordini agli altri
E’ motivato da considerazioni personali
Indipendente
Leadership cristiana:
Fiducia in Dio
Comprende Dio e l’ uomo
Servo
Cerca e segue i modelli di Dio
Si diletta nell’ obbedire a Dio
E’ motivato dall’ amore per Dio e per l’ uomo
Dipende da Dio
La Bibbia descrive diversi stili di leadership
Nessun leader è identico ad un altro. Vari tipi di personalità e varie circostanze aggiungono
diversità agli stili di leadership.
Giosuè si pose in modo diverso nella sua leadership da Mosè, Davide.
Uno stile di leadership non è migliore di un altro, ma in particolari occasioni può essere più utile
uno stile piuttosto che un altro.
Se devi istruire hai bisogno di un leader portato all’ insegnamento non di un evangelista, se devi
curare mandi uno con lo stile pastorale, non certo profetico.
Diversi tipi di chiamata, sfere d’interesse, funzioni.
Apostolo – la visione - pioniere
Profeta – il peccato – predicare
Evangelista – la salvezza – raggiungere quelli di fuori
Pastore – curare – aiutare quelli di dentro
Insegnante – la verità – istruire.
Nell’ A.T. i sacerdoti svolgevano il servizio per il popolo.
Nel N.T. ogni credente è sacerdote e quindi tutti dobbiamo esercitare un ministero (servizio)
Un vero leader è un agevolatore: equipaggia, coinvolge, forma altri per l’ opera del ministero.Il suo
atteggiamento dovrebbe essere: “è meglio mettere 10 uomini all’ opera, che fare il lavoro di 10
uomini”.
IL PROFILO DI UN LEADER
SFERE DI LEADERSHIP
Una delle decisioni più difficili per un leader è l’ amministrazione del suo tempo. I bisogni sono
tanti. Cosa deve essere fatto e cosa può aspettare?
Bisogna addestrare nuovi leader, quali leader formare prima, e quanto tempo dedicare ad ognuno.
L’ esempio di Gesù.
Gesù spendeva il suo tempo con i tre(Pietro, Giacomo, Giovanni) che non a caso, divennero le
colonne della chiesa di Gerusalemme.
Con i 12, poi con gli altri discepoli che lo seguivano (70,120,500)
Infine con le folle.
Le sfere di leader nel fondare chiese.
Leader apprendista: quella persona, possono essere anche 2 o 3 con cui lavori nel modo più
intenso, per perepararli al ministero)
Team: persone con cui lavori, già attivamente nel ministero.
Potenziali leader: quelle persone che non fanno ancora parte di un team, ma in cui spiccano
caratteristiche di leader.
Altri: i credenti.
Occorre lavorare con tutte le sfere, perché non si è mai sicuri di chi diventerà un buon leader nel
futuro.
Mentre tu lavori con i più maturi, loro devono lavorare con i nuovi. (Ef 4:11-12)
I leader apprendisti probabilmente faranno parte del team, come Pietro, Giacomo, Giovanni che
facevano parte dei tre, ma erano anche nel gruppo dei dodici.
Se c’è qualche persona che non sai in quale sfera collocare(es: potenziale leader o nel team)
Prega, osservala, sviluppa un’ attività in cui puoi renderti conto del suo grado di fedeltà.
Se non trovi il tempo per moti, non preoccuparti Gesù era l’ addestratore per eccellenza, eppure
lavorò con soltanto 3 persone a stretto contatto.
Meglio 1 ben addestrato, che tanti in modo approssimativo.
Equipaggia e delega.
I leader che lavorano da soli, credono che l’ unico modo di guidare è di usare la loro influenza
personale e il proprio carisma per motivare, convincere le masse. In questo approccio il successo è
limitato al numero di persone che si riesce ad influenzare e al grado di abilità e creatività personale.
Il lavoro di gruppo presuppone l’ esistenza di un obbiettivo concordato. I membri usano i vari doni
e talenti, insieme al tempo ed energie che ognuno può contribuire.
Ci deve essere un leader riconosciuto del team, compiti e responsabilità precisi per ogni membro.
I ruoli e l’ obbiettivo sono così, chiaramente definiti e ognuno rende conto del suo lavoro.
I membri del gruppo devono essere disposti ad aprirsi l’ uno con l’ altro.
L’ intimità è uno stato che si conquista tramite l ‘accettazione reciproca, l’ esperienze condivise e il
tempo.
Il rispetto reciproco, la comprensione, l’incoraggiamento e l’ enfasi sul lavoro vicendevole sono tra
gli elementi chiave al lavoro di gruppo.
Per giungere a questo, bisogna fondare i rapporti del gruppo sull’ amore di Dio.
Un amore che non ama l’ altro in virtù della personalità, aspetto, abilità, intelligenza. (! Tes. 5:11)
Gesù è il modello per chi vuole imparare a considerare gli altri migliori di noi stessi. (Fil 2:1-8)
Una delle prove dell’amore è la capacità di gestire il conflitto.
Il conflitto è una cosa normale, ma bisogna saper riconoscere e discutere i punti di disaccordo.
RUOLI CHIARI E DIVERSIFICATI
Spesso i fondatori di chiese cercano come collaboratori delle fotocopie di sé stessi. Questo è un
grosso sbaglio.
Un corpo ha molte parti, con doni diversi. (1 Cor 12:12-31)
Un gruppo differenziato può affrontare lavori complessi con maggior efficacia.
Si può aver bisogno di persone responsabili in questi ruoli:
-nell’ evangelizzare
-nel discepolare
-adorazione
-finanze
-assimilazione di nuovi membri
-cellule
-addestramento per il ministero
-cura dei malati
-ospitalità
Una barriera principale che ostacola la buona comunicazione è la tendenza a valutare e giudicare
senza aver veramente ascoltato.
Nel gruppo ci si deve comprendere, prima di dare consigli e opinioni.
Questo mostra amore e rispetto.
Quando sorgono problemi:
Bisogna fare domande per chiarire i pensieri.
Riconoscere e ammettere i propri desideri, intenzioni, ambizioni.
Mantenere un’ accettazione incondizionata anche quando non si è d’ accordo.
SVILUPPARE UN TEAM
Per molti versi il successo di un team dipende dal leader. E’ vero che il gruppo deve lavorare
insieme per decisioni, scopi, obbiettivi; ma ci deve essere una persona, “il leader” , responsabile di
aiutare tutti a tenere presente la visione e gli obbiettivi posti.
E’ auspicabile, ma non essenziale, che i potenziali membri del team abbiano tali caratteristiche. E’
possibile che crescano in essi, mentre si sta lavorando, in questo caso il ruolo del leader è di vitale
importanza. Dovrai prendere atto delle debolezze di queste persone e incoraggiarli regolarmente a
crescere.
Gesù non ha scelto uomini perfetti per essere suoi discepoli, ma è anche vero che ha passato tre anni
a cambiare le loro vite , prima che fosero pronti.
E’ importante prima di prendere decisioni, che tu valuti con cautela in preghiera sia la forza che le
debolezze di ogni potenziale membro.
La presenza di membri immaturi potrebbe causare danni con azioni o atteggiamenti errati.
Se hai già un team con membri mancanti in queste tre caratteristiche menzionate, devi avere come
priorità quella di aiutarli a maturare. Se ciò dovesse fallire, devi considerare di chiedere loro di
lasciare il team.
Consacrare al compito di fondare una chiesa.
L’ importanza di avere un obbedienza comune è da sottolineare con forza.
Es. In una squadra di calcio, i giocatori possono anche non sopportarsi, ma ciò che li aiuta a
superare le differenze è l’ obbiettivo comune di vincere la partita e di lavorare insieme per poterlo
fare.
La consacrazione alla visione, porterà comprensione e flessibilità nei rapporti. Come leader devi
insegnare ad avere questo tipo di consacrazione e a mantenerla.
Un carattere secondo la scrittura.
Quando scegli le persone, valuta il carattere.
Paolo scrive a Timoteo di scegliere persone fedeli (pistos) e capaci. (2 Tm 2:2)
Capaci: il termine greco è “ikanos” (spesso reso come capace, ma in realtà la traduzione migliore
sarebbe “degno”)
Giovanni usa la stessa parola: “non sono degno(ikanos) di sciogliere…”
Giovanni era capace di sciogliere i calzari a Gesù, ma non ne era degno.
Questo non vuol dire che l’ addestramento, capacità, esperienza, non hanno valore, ma che
paragonati ad una vita ripiena dello Spirito Santo, cadono tutti in secondo piano.(At 6:3)
Un accordo nell’ usare al massimo le doti di ognuno, stabilendo chiari ruoli.
Il team deve essere una miniatura della chiesa che il leader mira a fondare. Con capacità e doni
diversi. E’ opportuno che ci sia diversità di genere (uomini e donne), di età e di persone.
Considera questa diversità come un vantaggio, non una debolezza, perché questa porta equilibrio.
La diversità ha valore solo se guidata da un obbiettivo comune. L’ enfasi per il leader deve essere di
guidare i membri ad avere un ministero verso di loro, piuttosto che di “signoreggiare” su di loro.
Questo “essere capo” dovrebbe essere funzionale e non posizionale.
Le responsabilità di un leader:
Sviluppa il rapporto del team con Dio.
Devi essere innanzi tutto il loro pastore, offrirgli sostegno spirituale, quando sono spiritualmente
bisognosi. Passa del tempo con loro, domanda loro cose che riguardano il loro cammino con il
Signore e le lotte che stanno affrontando.
La loro salute e crescita spirituale dipende dalla conoscenza della parola e dalla loro capacità di
applicarla alla vita di ogni giorno.
Prega per loro, aiutali ad avere disciplina nello studio e nella preghiera, a sviluppare i loro doni, e
cerca di provvedere loro l’ opportunità di esercitarli.
Sviluppa il rapporto dei membri del team l’uno con l’altro.
Il lavoro di gruppo richiede comprensione e fiducia reciproca. Se ci sono problemi di rapporti, il
ministero ne soffrirà.
Aiuta i membri a comprendere i propri temperamenti.
A comprendere le loro aree di forza e di debolezza.
A sviluppare atteggiamenti positivi verso le differenze.
Identifica aree di tensioni nei rapporti.
Sviluppa la visione per il ministero.
Anche se la visione è chiara si tende a perderla di vista, ricordala sempre.
Ci sono momenti di pausa, in questi casi il team deve vedere del progresso o si scoraggerà.
Sfidali a pensare in termini ambiziosi, senza accontentarsi e rimanere a un punto fermo.
Sviluppa nei membri del team le capacità al ministero.
La maggior parte delle persone evita il ministero, in quanto non sente di avere le capacità richieste.
Tu devi essere disposto a prendere del tempo per migliorare le capacità di cui il tuo team avrà
bisogno.
Quando si preparano persone al ministero non prendere per scontato che un buon esempio o delle
istruzioni generali siano sufficienti, ci sono persone che hanno bisogno di un contatto diretto e
personale. (1 Tes 5:14).
Nell’ insegnare le capacità di ministero ricorda:
Prima di consigliare, prepara il tuo cuore e la tua mente.
Passa del tempo in preghiera chiedendo a Dio di darti saggezza, metti insieme un piano concreto, e
pensa alle cose che ti hanno aiutato mentre imparavi.
Cerca i tempi di apertura all’ insegnamento.
Pr. 25:11 Una parola detta al tempo giusto.
E’ tempo d’ insegnare quando: le persone non si sentono minacciate, tu non sei arrabbiato o
frustrato, l ‘altra persona riconosce il suo bisogno di essere aiutata.
IL SERVO
“Il successo di un leader si misura dal successo nella vita di chi lo segue”
Egli sa che la sua autorità viene da Dio, non è libero di usarla come meglio crede, ma come servo di
coloro che guida.
DINAMICHE DI LEADERSHIP
“Un leader che non è disposto ad imparare raramente sarà capace di guidare con successo il suo
gruppo”
La leadership è un processo sociale. I leader hanno a che fare con le persone e i rapporti
interpersonali incidono molto sull’ efficacia del ministero.
Come fondatore di chiesa la tua efficacia sarà grandemente influenzata dalla tua capacità di capire
e di relazionarti con gli altri.
Dio ci ha fatti diversi l’ uno dall’ altro e ci chiama a svolgere compiti diversi.Ciò significa che non
tutti sono come te. Quando pretendiamo che tutti si comportino come noi, ci riduciamo ad avere
rapporti solo con persone che sono come noi. Il nostro fallimento si evidenzia nel non apprezzare
gli altri e spesso ci troviamo in situazioni di conflitto.
E’ importante guardare noi stessi in modo obbiettivo per capire il modo in cui influenziamo gli altri.
Forse siamo offensivi senza saperlo. Forse ci sentiamo incapaci di motivare gli altri e non sappiamo
perché.
Quando scopri il tuo stile di interazione puoi iniziare a fare i cambiamenti necessari per realizzare
gli aspetti positivi della tua persona e minimizzare quelli negativi. Questo può ridurre il conflitto
con gli altri e aiutarti ad essere più efficace.
Ci sono 4 stili principali di interazione:
Il facitore
“Prende il comando e affronta la sfida di cambiare le cose e di rendere più efficace il ministero”
Sono persone capaci, d’ azione, che non temono le sfide.
Chi è simile a te ti vede: decisivo, indipendente, efficace, pratico,determinato.
Chi è diverso da te può vederti: duro, aggressivo,autoritario,severo,rigoroso.
-impara ad ascoltare e ad essere paziente
-controlla meno gli altri
-sviluppa premura
-sii flessibile e sorreggi gli altri
-spiega perché le cose sono in un certo modo.
Lo stimolatore.
“Provvede agli altri la motivazione e li influenza in modo da farli lavorare insieme per ottenere
risultati importanti”
Sono perse ottimiste ed entusiaste, buoni comunicatori, sanno spiegare le idee e opportunità in un
modo che ispira gli altri a coinvolgersi.
La loro tendenza ad entusiasmarsi per cose nuove può creare problemi quando devono portare
avanti compiti lunghi.
Chi è simile a te ti vede: estroverso, alla mano.
Chi è diverso può vederti:reazionario,manipolativo,chiacchierone.
-meno impulsivo,valuta le idee
-orientati di più verso i risultati
-controlla le tue azioni ed emozioni
-focalizza di più sui dettagli e sui fatti
-rallenta,ascolta e parla di meno.
Il compagno di squadra.
“Collabora prontamente con altri per portare avanti la visione e i piani”
Grandi sostenitori,leali,sensibili,si può contare su di loro per il completamento di un lavoro
affidatogli.Non offenderanno nessuno con cui hanno preso un impegno.
Non lavorano bene da soli, mancano d’ iniziativa personale.
Chi è simile ti vede:di grande sostegno, disponibile, affidabile, conciliante.
Chi è diverso ti vede: conformista, dipendente ad altri, lento, reticente.
-si meno sensibile a ciò che gli altri pensano
-sii più diretto
-preoccupati di più con il compito stesso
-impara a dire di no
-fai più cose per promuovere l’ azione
Il pensatore.
“E’ motivato a perseguire visioni e piani con eccellenza e con attenzione ai dettagli”
Coscienzioso e ordinato. Sono logorati per i cambiamenti inattesi e l’ ambiguità.
Chi è simile ti vede: esauriente,persistente,serio,industrioso.
Chi è diverso ti vede:critico,noioso,cavilloso,indeciso,moralista
-focalizza sul fare le cose giuste,non solo sul modo di farle
-reagisci con più prontezza
-inizia a fidarti del tuo intuito e orientati meno sui fatti
-sii disposto a rischiare di più
-sii aperto e sensibile
-non aver paura di sviluppare rapporti.
CERCASI LEADER
“Senza leader non ci sarà futuro, ci sarà solo la ripetizione del presente”
L’ affermazione che la chiesa ha bisogno di leader trova tutti d’ accordo, ma spesso si trovano due
presupposti sbagliati.
Il primo è che i leader possono essere addestrati solo grazie a programmi specifici (scuole bibliche,
seminari).
Secondo, quando si parla di leadership si pensa a dei “pastori”.
Questo limita le opzioni e ostacola il reperimento di leader necessari.
Dio non ha mai inteso che il pastore sia l’ unico a portare avanti il ministero. Per adempiere il
grande mandato occorrono molti tipi di leader, oltre al pastore.
La leadership influenza gli altri a crescere in Cristo. Questo ci mostra l ‘importanza di un
addestramento ampio e generale, piuttosto che selezionare solo “alcuni eletti”.
Tenendo presente che non tutti hanno le stesse capacità e impatto.
Leader di piccoli gruppi o di cellule – i soldati.
Questi leader hanno il contatto più diretto con i perduti, i nuovi credenti e quelli più maturi.
La maggior parte del ministero della chiesa primitiva era svolto in piccoli gruppi sotto la guida di
questo tipo di leader (At 2:46,47).
I livelli più alti di leader esistono in realtà per addestrare, mobilitare, comunicare una visione a
questo gruppo.
Questo è un buon livello di ministero per credenti meno maturi, sarà per loro un’ esperienza che lì
aiuterà a crescere, nel maturare potranno ricevere ulteriori incarichi di responsabilità.
I leader di chiese locali – gli equipaggiatori.
I leader di chiese locali hanno la responsabilità di equipaggiare e di guidare tutta la congregazione
locale nel ministero.
Devono essere selezionati con cura, solo coloro che hanno un carattere provato e che vivono vite
coerenti dovrebbero essere considerati per questo livello di leadership ( anziani,pastori,diaconi).
I leader di chiese regionali – i mobilitatori.
Far parte di questo livello significa dedicare la maggior parte del tempo a motivare altri a fare
l’opera del ministero. In questo modo possono moltiplicare i loro sforzi e contribuire, con la loro
esperienza, a produrre il maggior impatto possibile (vescovo, sovrintendente..)
Questo livello presta maggiormente il fianco al peccato di orgoglio e quindi va considerato con
cautela.
I leader di chiese nazionali – i visionari.
Sono le persone in grado di aiutare altri a vedere il proprio potenziale.Passano il tempo a chiarire l’
obiettivo delle attività svolte dagli altri. Guidano verso l’ obiettivo di portare il vangelo ad ogni
nazione.
L’ unità e la collaborazione tra credenti è la chiave per adempiere il mandato. Gesù ha pregato che l
‘unità fosse la testimonianza al mondo del fatto che è stato mandato dal Padre e che ci ama (Gv
17:23). Ma il lavoro di mantenere quell’ unione senza compromettere la verità del vangelo è un
compito imponente. Pochi hanno la saggezza necessaria per adempiere questo ruolo di leadership.
Queste categorie rappresentano le funzioni primarie di ogni livello di leadership. In effetti, anche se
in misura minore, tutti dovrebbero assolvere anche gli altri ruoli.
Il pastore deve saper comunicare la visione, il leader di una cellule deve saper equipaggiare, ecc…
Per soddisfare il bisogno nei vari settori di leadership, c’è bisogno di una varietà di persone. In
molte situazioni serviranno uomini qualificati, in altre donne o giovani, in alcuni uomini e donne
non sposati avranno più occasione di dedicare tempo ed energie per espandere il movimento.
Questo fu il caso di Paolo che il Signore ha usato grandemente, come uomo allora solo. Non
sposato.
Paolo oltre a Timoteo aveva addestrato altri. Leggiamo di Sila, Giovanni Marco, Aquila e Priscilla,
Apollo, i quali tutti in qualche modo frequentarono la scuola di Paolo. L’ ultimo suo viaggio fu di
addestramento e discepolato ,con lui c’ erano sette persone (At 20:4).
Nella lettera ai romani, Paolo saluta 27 persone, molte delle quali avevano lavorato con lui o erano
stati addestrati da lui.
Anche tu dovresti usare il suo modello coinvolgendo per un periodo i potenziali leader in tutto ciò
che fai: incontri di gruppo, visite ai perduti, consulenze, preghiera, insegnamento.
Pur avendo una visione chiara dei bisogni di leadership dobbiamo fare attenzione a non imporre
ruoli mal abbinati. Quando troviamo persone fedeli che hanno capacità di leadership, non dobbiamo
addestrarli con un programma rigido e inflessibile.
Ogni potenziale leader ha una sua personalità, le sue capacità, dono spirituale, esperienze; che
devono essere prese in considerazione.
Lo faccio io.
Prima regola è di essere il tipo di leader che vuoi gli altri imitino.
Bisogna modellare il ministero, prima di richiederlo. Guidare con il proprio esempio.
Il discepolo deve vederti vivere quello che gli insegni.
Io lo faccio, tu guarda.
In questa fase il discepolo, è al corrente che tu lo stai preparando.
E’ importante che gli spieghi le tue azioni, i principi ministeriali che ti guidano.
Facciamolo insieme.
Dopo averli modellati, dai loro l’ occasione di esercitarsi, guidati da te per vedere e imparare dai
loro sbagli nel contesto di un ambiente sicuro.
La tua presenza dà loro fiducia, sanno che li aiuterai se hanno problemi.
Tu lo fai, io guardo.
Osserva il leader mentre svolge un ministero, non intervenire, permetti a lui di avere successo o di
fallire. In seguito e in privato, indica obbiettivamente i lati positivi e le debolezze che hai osservato.
Fallo tu.
Appena ritieni siano pronti, affida il compito interamente a loro.
Non avere fretta. Rimani come amico, tratta il leader come tuo pari.
Il processo non è finito, ora devi incoraggiarlo a iniziare a moltiplicare se stesso nella vita degli
altri.
Esempio: spesso a un giovane leader viene chiesto di predicare un sermone, senza aver mai avuto
un addestramento necessario. Egli prepara un sermone poco chiaro e tutti incluso se stesso, pensano
che non ha il dono di predicare.
In effetti aveva bisogno di osservare di più e di ricevere maggiore guida nel come preparare
sermoni.
Dispensare significa che gli permettiamo di funzionare come leader senza il nostro controllo.
Prendono decisioni e progettano le loro attività. In altre parole significa che gli diamo il permesso di
portare avanti il ministero in modo autonomo, non più per “aiutare” il nostro ministero.
Come fondatori di chiese l’ obiettivo non è centrare il ministero intorno a sé, ma a discepolare ed
addestrare altri, con l’ obiettivo finale che svolgano un ministero autonomo.
L’ esempio di Giovanni Battista.
Egli ebbe un folto gruppo di seguaci (Mr 1:5) ebbe il privilegio di indirizzare i primi discepoli a
Gesù (Gv 1:35-36).
Quando Gesù iniziò a battezzare e la gente accorreva a lui, alcuni discepoli si preoccupavano ed
erano gelosi, parlarono a Giovanni. Ma lui riconosceva la sua posizione inferiore a quella di Cristo e
disse che doveva diminuire, mentre Cristo crescere (Gv 3:22-30).
La reazione di Giovanni è diversa dall’ atteggiamento normale di leader cristiani quando vedono e
sentono che il ministero di qualcuno sta superando il proprio.
Giovanni era entusiasta del successo di Gesù, perché sapeva che non avrebbe commesso errori.
Ma quando noi dispensiamo qualcuno al ministero, abbiamo sempre la preoccupazione che non
faccia un lavoro “perfetto” come il nostro.
L’ esempio di Paolo.
Il Nuovo Testamento contiene una lunga lista di nomi di persone che avevano imparato da Paolo e
che poi avevano continuato l’opera della chiesa.
Paolo passava poco tempo nelle chiese che fondava: da un minimo di una settimana a un massimo
di due anni.
Com’ era possibile che in così breve tempo lasciasse l’ opera nelle loro mani? Non si preoccupava
di eventuali problemi? Certo, infatti i problemi non mancarono, basta pensare alla chiesa di Corinto.
Ma cerano due fattori che sembravano aiutare Paolo a gestire i suoi timori.
La priorità di raggiungere le nazioni con il vangelo.
Per lui era più importante raggiungere il mondo con il vangelo, che preoccuparsi che altri leader
non sarebbero stati in grado di fare le cose nel modo che lui preferiva.
Filippesi 1:15-18 Non si sta dicendo che è legittimo predicare con motivi sbagliati, Paolo non dice
questo, anzi ai galati rende chiaro che si deve predicare il vangelo di salvezza per grazia e non un
falso vangelo. Agli occhi di Paolo, altre questioni erano secondarie all’ importanza di predicare il
vangelo.
La chiesa appartiene al Signore.
La chiesa appartiene a Lui, ed Egli ha promesso di edificarla (Mt 16:18).
Noi non abbiamo la responsabilità finale per la crescita della chiesa.
1 Corinzi 3:5-7 Dio può usare varie persone per portare la chiesa alla maturità.
Questa fiducia non ci esonera dal fare il nostro meglio come leader fedeli, ma ci assolve dalla
responsabilità di giudicare il ministero degli altri(1 Cor 4:5).
Questo fatto deve permetterci di dispensare coloro che abbiamo addestrato per il ministero, e poi
riposare nel fatto che il Signore li guiderà e li userà come Lui vuole.
Nelle fasi di delegazione, mentre il leader lavorava, tu lo valutavi e lo guidavi: tuttavia il controllo
della maggior parte delle cose rimaneva a te.
Dispensare è il passo successivo al delegare. Premesso che abbia dimostrato fedeltà e capacità, e
giunto il tempo di abituarlo a trovare il “suo” ministero.
Quando dispensi un nuovo leader, può succedere che gli affidi semplicemente una parte del
ministero che era tuo. Solo che, in contrasto con la fase di delegazione, ora egli è responsabile per
quel ministero davanti a Dio, e non deve più rendere conto a te.
Il processo di dispensare non è facile. Affidare l’opera nella vita delle persone a Dio, va contro la
natura umana e offre due gravi sfide per ogni leader.
Il timore che il nuovo leader non lavorerà bene.
A volte gli allievi possono evidenziare doni e talenti maggiori del leader, oppure acquisiscono una
comprensione più profonda della visione e vogliono apportare dei cambiamenti.
Questa perdita di controllo può rappresentare una minaccia per il leader che teme per la sua
reputazione, o per la posizione.
Egli deve rimuovere questa pietra d’ intoppo sia per amor della crescita spirituale, sia per la crescita
della chiesa. Questa può essere rimossa solo con la fede in Dio.Un leader che è sicuro della sua
identità in Cristo può confidare che, così come Dio opera nella sua vita, lo fa anche nelle vite di
coloro che guida. Deve riposare nel fatto che cammina in obbedienza equipaggiando altri. Le
ansietà, per la propria reputazione e posizione vanno affidati al Signore (Fil 4:6-7 , 1 Pt 5:7).
La nostra ambizione come cristiani non deve essere per noi stessi, ma che Dio venga glorificato
nelle nostre vite, ministeri, e nel mondo. Piuttosto che essere invidiosi, i leader devono gioire che
Dio chiama persone a far progredire la sua causa in modo più ampio di quanto non possono fare da
soli.
Barnaba è un ottimo esempio di leader sicuro della sua identità. Quando era ad Antiochia, si rese
conto che i doni di Paolo potevano essere utili per la chiesa, poteva tacere e non fare nulla. Invece si
recò a Tarso per condurre con sé Paolo (At 11:25-26).
A Barnaba non interessava proteggere il “suo territorio”, ma rischiò nell’ includere Paolo al suo
fianco. Infatti successivamente Paolo lo superò in termini di fama nel ministero, ma tutto contribuì
alla gloria maggiore di Dio e al progresso del suo regno.
Il timore che il nuovo leader commetterà degli errori.
E’ anche vero che persone dispensate nel ministero possono essere meno competenti del leader e
non fare le cose nel modo che ci si aspettava. Ma il fallimento è una parte necessaria nell’ imparare
e crescere.
Esempio: il bambino cadrà diverse volte prima di riuscire a camminare da solo. Quando cade il
genitore lo rialza, incoraggia e gli fornisce una nuova occasione di provare.
Quando Gesù addestrò i discepoli, spesso usava i loro fallimenti come un’ opportunità per
insegnargli qualcosa.
Nel processo di addestramento, Dio si è servito di te per correggere ed incoraggiare il futuro leader.
Il Signore continuerà a lavorare in lui, con o senza la tua partecipazione.Devi confidare che il
Signore completerà l’ opera che ha iniziato (Fil 1:6).
Si deve mantenere il contatto per dare loro ispirazione e qualcuno a cui rendere conto. Continua con
loro un rapporto permanente che duri nel tempo con incontri settimanali o mensili.
Durante i quali:
-discutono le capacità, nozioni, questioni caratteriali con le quali lottano attualmente.
-riesamina con loro i rapporti significativi(famiglia,ministero)
-discuti cosa è successo nel ministero dal vostro ultimo incontro
-come sta andando il ministero e qual è la visione del gruppo che guidano
-chiedi se c’è qualcosa che puoi fare per aiutarlo a raggiungere la visione.
Quindi non li controlli più, ma devono sapere che ci sei, se hanno bisogno di te.
Anche se tutti operano in modi diversi e a livelli differenti, hanno una cosa in comune: sono
strumenti di Dio, che usano l’ influenza datagli da Dio per mobilitare la chiesa verso l’
adempimento del grande mandato.
Sono mobilitatori.
Portano le persone ad essere pronti all’ azione in base alle loro abilità e in vista di una causa
comune. Per mobilitare chiese c’è bisogno di persone spirituali.Per saper cosa Dio vuole, bisogna
conoscere Dio.
Un leader di movimenti sa discernere i tempi e sentire la guida dello Spirito in modo da sapere cosa
la chiesa deve fare. Per sviluppare questa maturità spirituale, passano tempo nello studio della
Parola, in preghiera, digiuni, comunione; con l’ edificatore della chiesa, il numero uno del
movimento: il Signore Gesù.