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LA RIVOLUZIONE RUSSA

La Russia nella seconda metà dell’800 era un paese estremamente arretrato, L’agricoltura era
organizzata sul modello del mir, la comunità di villaggio. Nell’impero russo, inoltre, non c’era alcun tipo
di istituzione rappresentativa.

A fronte di questo la vita intellettuale era molto sviluppata (secolo d’oro della letteratura russa: Tolstoj
e Dostoevskij) e inoltre tra le élite intellettuali: discussione su temi come liberalismo, democrazia ecc.

Nel 1861 Alessandro II abolisce la servitù della gleba. Il suo governo fu comunque caratterizzato dal
ritorno ad un regime autoritario e poliziesco.

Alla morte di Alessandro II la Russia vede, con Alessandro III e Nicola II, il tramonto delle speranze
riformiste ed il ritorno ad un deciso centralismo politico.

Nonostante un’iniziale industrializzazione, all’inizio del ‘900 la Russia aveva il più basso tasso di
alfabetizzazione e il più alto di mortalità infantile.

Il malcontento si tradusse allora in un moto rivoluzionario: nel gennaio del 1905 un corteo di 200000
persone si dirige al Palazzo d’inverno (residenza invernale dello zar) a San Pietroburgo, per richiedere
maggiori libertà politiche.

La repressione della rivolta provoca agitazioni e moti in tutta la Russia, compreso l’ammutinamento
delle truppe delle basi navali di Kronstadt (Russia, Golfo di Finlandia), Sebastopoli (attuale Crimea) e
Odessa (attuale Ucraina, Mar Nero) (guidata questa dai marinai della corazzata Potemkin)1.

A Pietroburgo e in altre città vennero creati i primi soviet, ovvero consigli popolari elettivi che davano
vita a un consiglio cittadino.

Alla fine lo zar Nicola II si risolse a passare alla controffensiva con arresti di massa e repressioni.

Lo zar sia era però impegnato a convocare una assemblea rappresentativa (Duma) che doveva essere
nelle speranze dei liberali russi e anche dei socialisti menscevichi. I bolscevichi2 di Vladimir Il’ic
Ul’janov, detto Nikolaj Lenin, invece, avversavano la Duma, in quanto concepivano la rivoluzione come
un processo radicale e dal basso.

1
Il regista Sergej M. Ejzenstejn racconterà l'ammutinamento dei marinai dell'incrociatore corazzato Potemkin, a Odessa, il 27 giugno 1905,
ne La corazzata Potemkin (Bronenosec Potëmkin), capolavoro del cinema sovietico, che fu proiettato per la prima volta nel 1925 al teatro Bolsoj
di Mosca.

2
Il bolscevismo nacque all’interno del Partito operaio socialdemocratico russo, durante il secondo congresso, che si tenne a Londra nel 1903. I
bolscevichi (dal russo bol´ševik «maggioritario») rappresentavano la corrente più rivoluzionaria, che si opponeva alla minoranza dei menscevichi
(dal russo menʹševik «minoritario»). Guidati da Lenin, che sviluppò la sua concezione organizzativa nel Che fare? (1902), i bolscevichi erano
convinti della necessità di costruire un partito formato da rivoluzionari di professione.
Nel 1906 venne eletta la Duma, a suffragio universale, con privilegi riservati ai proprietari terrieri. Nel
1907 venne rieletta, con il risultato di enfatizzare ulteriormente le divisioni tra fazioni.

Nel 1907 venne modificata la legge elettorale, in maniera spudoratamente classista, tale che
l’assemblea diventava uno strumento nelle mani dell’assolutismo dello zar.

Allo scoppiare della prima guerra mondiale. lo zar Nicola II decise per l’entrata della Russia nel conflitto
accanto all’Intesa e contro Germania e Austria, convinto che il conflitto si sarebbe risolto rapidamente.
Questa decisione incontrò una vasta opposizione popolare che non venne presa in considerazione.

L’8 marzo 1917 (23 febbraio secondo il calendario russo) scoppiò la rivolta degli operai di Pietrogrado. Il
controllo venne assunto da un governo provvisorio liberale, costituito per iniziativa della Duma,
presieduto da un aristocratico, Georgij L’vov.

Il 15 marzo il governo indusse lo zar ad abdicare. Il governo provvisorio iniziò a mostrare la sua
debolezza, anche perché accanto ad esso si facevano sentire i soviet (i consigli popolari elettivi, formati
da operai, soldati e contadini), soprattutto quello di Pietrogrado, che agiva come un vero e proprio
parlamento proletario opponendosi spesso alle decisioni del governo.

Nel frattempo si diffondeva tra la popolazione il disfattismo, ovvero l’idea di una uscita dalla guerra a
qualunque costo.

Nel corso della guerra il movimento socialista si era spaccato tra coloro che avevano appoggiato la
guerra (ad es. la SPD tedesca) e coloro che avevano preso posizione contro la guerra (posizioni espresse
nei congressi di Zimmerwald (1915) e Kienthal (1916).

Nel congresso di Zimmerwald, Lenin aveva espresso l’idea di sfruttare la crisi provocata dalla guerra per
accelerare il crollo dei regimi capitalistici portando alla sconfitta del proprio paese, tesi ribadita in
L’imperialismo, fase suprema del capitalismo del 1916. Si trattava del disfattismo rivoluzionario.

Nell’aprile del 1917, Lenin tornò dalla Svizzera dove era in esilio ed enunciò le Tesi di aprile, in cui
prospettava la necessità di una rivoluzione immediata che doveva abbattere il governo provvisorio
conquistando la maggioranza nei soviet e instaurare la rivoluzione socialista, mirante alla socializzazione
della terra, alla pace, al controllo sociale della produzione.

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