La Gemma Grigia di Gargath (1 Phex 9 d.H.

)
Di Luca Andena, liberamente tratto da “Vuoi scommettere?” di Margaret Weis e Tracy Hickman

Nonostante sul futuro degli avventurieri
incomba l’ombra della minaccia di Kith-
Kanan, i nostri eroi decidono che la priorità è
quella di portare il Calice nel suo nuovo
nascondiglio. Sarà affidato alla custodia del
monaco Elistan, che si trova a Mherwed, ai
margini del deserto di Khomù. Elistan conosce
i segreti di molti antichi artefatti. Rakorius
affida a Ludwig l’Amuleto della Verità, perché
sia possibile riconoscere con certezza il
monaco, che è al corrente della missione.
In città la guardia è ancora alta, dopo che il
gruppo ha sventato la minaccia dei Replicanti.
I cinque avventurieri sono ora visti con
riconoscenza, anche se è grande il dispiacere
per la morte di Sturm Brightblade, Derek
Crownguard e degli altri caduti. L’inverno è
avanzato, e i controlli alle porte (un sorso di
vino per tutti coloro entrino in città) ricordano
a tutti i pericoli del viaggiare.
Nel pomeriggio del giorno dell’esecuzione dei
Replicanti, in città iniziano a girare le notizie
di una carovana massacrata nella foresta, a
nord di Norburg. La notizia non riscuote
tuttavia di molto credito, anche perché se ne fa
latore Sigmund Heldstolz, un nano druido.
Sigmund unisce la scontrosità dei druidi al
carattere burbero dei nani, e decisamente non
è simpatico. È un viaggiatore solitario. È stato
nelle foreste del nord, ma non ha idea di cosa
possa avere squarciato i corpi dei viaggiatori
che ha scoperto. Alcuni presentavano ferite
più comuni. Ha anche notato i resti di
numerosi cavalli, apparentemente in numero
ben superiore agli uomini. La gente ha
attribuito il fatto ad un aggressione di orsi o
lupi, e non parla volentieri con Sigmund, che
sta per conto suo e se ne infischia. Potrebbe
essere opera di Kith-Kanan e del suo grifone,
che ha iniziato ad animare il suo esercito di
non morti.
Storrebrandt suggerisce agli eroi che si
mettano in contatto con Gunthar, un mercante
che sta organizzando un viaggio alla volta di
Baburin, nel territorio di Arania. L’uomo
alloggia alla locanda del Cervo Dorato, a
Norburg. Quando entrano nel locale, Gunthar
sta trattando la vendita di un’ultima partita di
stoffe, prima di partire alla volta della capitale
di Fontana. Mentre aspettano al banco, l’oste
li riconosce come gli avventurieri che hanno
fermato i Replicanti ed offre loro una birra. La
contrattazione si conclude poco dopo, e
Gunthar propone al gruppo di scortarlo sulla
via per Festum. In cambio, lui è ben disposto a
dar loro un passaggio via nave fino ad Arania.
Il viaggio a cavallo fino al mare richiede 9
giorni, e Gunthar ha bisogno di un altro giorno
per ultimare tutti i preparativi. Per arrivare in
nave fino a Baburin occorrono due settimane.
I nostri eroi, dopo aver controllato con
l’Amuleto della Verità la sincerità del
mercante, accettano, e si accordano con lui per
partire il mattino seguente, giorno 2 del mese
di Phex.
Prima di partire per Mherwed, AC ha una
visione. Nel sogno, l’elfo si trova in
prossimità de tumulo di Kith-Kanan, al
crepuscolo; il re non morto emerge
silenziosamente dalla boscaglia e lo ingaggia
in duello. AC è paralizzato dal terrore, e lo
spettro sferra pochi fendenti che lo feriscono
gravemente, senza che gli attacchi dell’elfo
riescano a fermarlo. AC arretra e cerca riparo
nel corridoio che ammette al tumulo, ma viene
straziato senza alcuna pietà dal Grifone, che lo
sorprende alle spalle. La ferita è mortale, ma
l’elfo continua a vedere la scena: Kith-Kanan
si avvicina e ne rialza il corpo con un gesto
della mano. Corpo di cui ormai il povero AC
non ha alcun controllo; la sua testa si volta, e
di fronte a lui vede i suoi compagni, anch’essi
ridotti a Zombi senz’anima. L’orribile ghigno
di Kith-Kanan risuona nelle sale ed AC si
risveglia in preda ad una grande angoscia.
Ludwig, in camera con lui al Cervo Dorato,
cerca di calmarlo, ma l’elfo non riesce a
togliersi dalla mente il vivido ricordo della
visione. Può ancora sentire il dolore della
ferita alla schiena, sebbene il suo corpo sia
intatto, e ricorda molti dettagli della scena,
dettagli che nella realtà non ha mai avuto
modo di cogliere… e tutto questo lo inquieta
profondamente.
I due si alzano all’alba, raccontando tutto agli
altri. Decidono di chiedere consiglio al Mago
Rakorius, consigliere di Storrebrandt: il saggio
considera la visione come cattivo presagio per
il futuro, non tanto per AC e i suoi compagni,
quanto per tutta la regione. Racconta loro
anche delle voci sulla carovana annientata
nelle foreste a nord di Norburg; Ludwig si
chiede se non sia il caso di indagare, ma
Rakorius è del parere che sia più importante
mettere al sicuro il Calice Fatato. Nel
frattempo si ripromette di fare luce sulla
vicenda.
Dopo aver ricevuto il Calice da Rakorius, i
nostri eroi raggiungono Gunthar e con lui
lasciano Norburg. Non ci sono inconvenienti
lungo il viaggio, e così arrivano a Festum, nel
giorno 10 del mese di Phex. Gli avventurieri
passano la serata in taverna con il mercante e
la ciurma della nave, la Freccia dei mari. I
marinai hanno lavorato duramente per stivare
la nave con il suo carico di ferro e carbone, e
si concedono una serata di baldoria. Ludwig e
compagni raccontano delle loro avventure, in
particolare del ritrovamento della Pergamena
Reale di Andergast, sottratta al mago Murgol
nella Foresta senza ritorno. Il giorno seguente
c’è l’imbarco; i nostri eroi decidono di portare
anche i cavalli. Durante la navigazione hanno
modo di apprendere qualcosa della regione
verso cui sono diretti.
Arania
Un esempio particolarmente pregnante della
debolezza dell’attuale Imperatore è costituito
dal principato di Arania (la cui capitale è
Zorgan), che si trova nella parte orientale
delle Terre di Mezzo e che dall’ascesa al trono
della Principessa Sybia ha tagliato i ponti con
l’Impero interrompendo il versamento di tutti i
tributi che fluivano regolarmente da Zorgan a
Gareth. Sino a questo momento l’Imperatore
non è riuscito a riportare all’ordine la
“Provincia di Arania” (come continuano a
chiamarla a Gareth). La compagine statale che
governa in Arania è più salda di quella
dell’Impero, anzitutto per le dimensioni più
compatte del paese e in secondo luogo grazie
all’indipendenza dalla Corte Imperiale. Dopo
la secessione Arania è assurta ad un certo
benessere economico, senz’altro riconducibile
all’emancipazione dal giogo dei tributi
imperiali e all’apertura di redditizi scambi
commerciali con l’Isola di Maraskan.
L’arrivo a Baburin
Il viaggio procede senza intoppi, e la nave
attracca nel porto di Baburin nel pomeriggio
del venticinquesimo giorno del mese di Phex.
Il clima è decisamente mite.
Si tratta di una vivace città di circa 7000
abitanti, situata nella parte sud-est del
territorio di Arania. È uno scalo commerciale
di una certa importanza; si respira l’apertura
tipica delle città portuali, testimoniata dai
numerosi templi di diverse fedi presenti:
Rondra, Hesinde, Boron, Rahja, Tsa, Peraine,
Ingerimm.
Gunthar saluta i nostri eroi e consiglia loro di
alloggiare al Fiocco Tagliato, una delle
migliori locande della città. Prima, però,
mostra loro la sua dimora, in un quartiere
adiacente a quello del porto, invitandoli a
cercarlo se avessero bisogno di lui per il
viaggio di ritorno. Sempre che non sia in giro
per mare…
Ludwig ha naturalmente con sé la propria
mappa di Atlantide, e studiandola Thaly
propone di raggiungere Kunchom, per poi
arrivare fino a Mherwed. Nel frattempo, però,
seguono il consiglio di Gunthar e si sistemano
al Fiocco Tagliato. Il locale è davvero
accogliente, l’oste è molto gentile ed attento.
L’atmosfera è allegra senza essere sguaiata, e
non si vedono le canaglie che frequentano
abitualmente le bettole nei porti. Con una
decina di ducati Thaly e compagni si
assicurano una lauta cena, una doppia e una
tripla per la notte e colazione e pranzo per il
giorno dopo; è incluso anche il ricovero dei
cavalli. I nostri cinque amici decidono di
girare per la città; Abraham nota che
sorprendentemente (per una città portuale) non
c’è alcun tempio dedicato ad Efferd, mentre
Ludwig visita il tempio di Hesinde. Sul far
della sera fanno ritorno alla taverna.
Ludwig, coinvolto dall’atmosfera del locale,
cerca di sedurre qualche ragazza. Al primo
tentativo rimedia un sonoro ceffone, mentre al
secondo, forte anche del fascino conferitogli
dall’anello magico che indossa, riesce a far
colpo su una procace fanciulla. I suoi amici lo
guardano divertiti mentre si ritira con lei in
stanza… e ne approfittano per discutere sul da
farsi. Mherwed dista circa sei giorni a cavallo
da Baburin; si trova ai margini del deserto di
Khomù, e ci si può arrivare seguendo una
strada percorsa da numerose carovane. Passare
da Kunchom (o Kushan, come dicono i locali)
allunga di un paio di giorni il viaggio.
Ad un tratto Abraham viene avvicinato da un
uomo che si presenta loro come Elistan. Di
statura media, sulla sessantina, indossa una
tunica candida; ha i capelli bianco-argentei, e
gli occhi di un azzurro chiarissimo. La sua
voce è melliflua, ed il suo atteggiamento
pacato, anche se evidentemente traspare in lui
una certa eccitazione. Dice di averli
riconosciuti come il gruppo inviato da
Storrebrandt; li attendeva con ansia ed
impazienza, perché ha bisogno del loro aiuto
per una faccenda ancora più importante dei
Calici… ma ogni cosa a suo tempo. Sostiene
di aver percepito con loro la magia del Calice,
e le sue parole sono confermate dall’Amuleto
della Verità.
… o così sembra. Si tratta in realtà della dea
Hesinde, celata sotto le spoglie del vecchio
monaco. Inutile dire che l’Amuleto non ha
alcun potere sulla dea… anzi gioca a suo
favore nell’ingannare i nostri eroi. Si è lasciata
sfuggire due parole sulla vera natura delle sue
intenzioni, ma immediatamente corregge il
tiro e torna a parlare del Calice Fatato.
Elistan chiede di poter vedere il Calice Fatato.
Gli avventurieri acconsentono, ed insieme a
lui salgono nell’altra stanza, aspettando la
conclusione delle evoluzioni erotiche di
Ludwig. Il monaco dice di avere già
predisposto un nascondiglio in un’isola del
Mar delle Perle. Un piccolo vascello, il
Miracolo, attende da giorni l’arrivo del Calice,
pronto a partire. Elistan vorrebbe che si
imbarcassero già il mattino seguente, e gli
avventurieri sono d’accordo sul non
tergiversare. Dopo che Ludwig li raggiunge
Elistan si congeda; il ritrovo è fissato per il
mattino successivo, ai moli.
I nostri eroi gioiscono della fortuna di aver
trovato Elistan così facilmente (in realtà è lui
che ha trovato loro…). Dedicano la notte al
riposo, dopo aver chiesto all’oste se può
preparar loro delle provviste per il viaggio. Il
giorno seguente, quando scoprono che il
Miracolo è troppo piccolo per ospitare anche
le cavalcature, decidono di lasciarle a
pensione nelle stalle di Gunthar, dopo aver
anticipato cinque Ducati agli stallieri.
L’equipaggio della nave non desta
un’impressione positiva: si tratta di brutti
ceffi, con un fare non molto rassicurante.
Sembra però che sappiano il fatto loro, ed
Elistan non è riuscito a trovare un’altra nave
per avventurarsi in mare aperto.
L’equipaggio del Miracolo non presta
particolare attenzione agli avventurieri; Elistan
ha offerto loro una cifra esorbitante per tenere
la nave ferma in attesa del loro arrivo, e poi
condurli ad est, all’isola di Gargath. Solo una
manica di disperati avrebbe accettato, ma
Elistan li ha ricoperti di Corone, promettendo
loro di raddoppiare la cifra al ritorno dalla
missione. Ha anche ingiunto ai marinai di non
fare parola con nessuno della meta del loro
viaggio, neppure con i cinque passeggeri. Su
questo è stato categorico.
In viaggio sul Miracolo
Il tempo di navigazione da Baburin all’isola di
Gargath è di una decina di giorni. Il monaco
parla con ciascuno degli eroi, desiderando
conoscerli meglio. Rivolge la sua attenzione a
Ludwig in particolare, ben sapendo che il
Mago è devoto alla dea Hesinde. Imtar,
invece, ne approfitta per chiedere ad Elistan se
può aiutarlo nella sua ricerca dello specchio
nero. Il druido apprende così che in Atlantide
esistono quattro di questi potenti artefatti;
quello custodito dalla sua famiglia era sempre
freddo, e questo particolare permette al
monaco di riconoscere quale fosse. Elistan
mette in guardia Imtar dall’inseguire
l’oggetto: si tratta di un portale dimensionale,
e chi lo ha rubato per servirsene deve certo
essere molto potente. I due vengono interrotti
dall’arrivo degli altri eroi, ma il monaco
promette che al ritorno dalla missione dirà ad
Imtar qualcosa di più.
Elistan non parla assolutamente del
nascondiglio scelto per il Calice nei primi
giorni di viaggio, nonostante gli avventurieri
gli chiedano cosa devono aspettarsi una volta
giunti a destinazione. Aspettano una
settimana, poi il monaco acconsente a parlare
con loro, e scendono sottocoperta.
Elistan sembra particolarmente eccitato.
Raduna il gruppo nella sua cabina, e poi
confida loro che in realtà l’isola verso cui sono
diretti non è il nascondiglio scelto per il
Calice, bensì l’isola di Gargath, e che lui vuole
che gli eroi lo aiutino a recuperare la
leggendaria Gemma Grigia; compito assai più
importante per il vecchio, che la vorrebbe
restituita ad Hesinde. Al Calice penserà in un
secondo tempo… Dice di essere riuscito a
scoprire dove si trovi la gemma, ma forse
prima è meglio che racconti loro cosa narrano
le leggende.
Elistan promette agli avventurieri che la
Gemma sarà riconsegnata alla dea Hesinde, e
anche che potranno vederla di persona. Ciò
vince l’iniziale scetticismo di Ludwig; Imtar è
attratto dalla possibilità di conoscere di più
sullo specchio nero, e anche AC è favorevole
ad accettare la proposta di aiutare il monaco.
Abraham vuole chiedere consiglio nella
preghiera e così Thaly, pur molto scettica, si
ritrova in minoranza.
La Gemma Grigia
Quando gli dei si risvegliarono dal caos ed
ottennero il controllo su di esso, l’Equilibrio
dell’Universo fu raggiunto e il caos
sottomesso. Il pendolo del tempo prese ad
oscillare tra il bene e il male, e fu in quel
periodo che gli spiriti delle razze
cominciarono a danzare fra le stelle, e che gli
dei decisero di creare un mondo perché
potessero abitarlo.
Il mondo in questione venne forgiato, ma poi
gli dei presero a lottare a causa degli spiriti
delle razze, perché il dio senza nome voleva
schiavizzarle e costringerle a piegarsi ai suoi
ordini malvagi. Nacquero così tutte le razze,
ciascuna più o meno influenzata dal dominio
del dio senza nome.
Non molto tempo dopo, il dio senza nome
indusse con un trucco Hesinde a prendere il
vasto potere del caos e racchiuderlo in una
gemma. Hesinde modellò la Gemma Grigia
incastonandola nel picco più alto del Brando
di Bronzo, ove risiedeva. Aveva protetto quel
luogo con potenti incantesimi, perché le forze
del male non potessero avvicinarvisi.
Ma prima che si potesse rendere conto
dell’accaduto, un uomo, assetato di
conoscenza, trovò la Gemma mentre cercava
di superare il Brando di Bronzo. La Gemma
però gli sfuggì subito di mano e si allontanò
verso sud, passando di mano in mano e
lasciandosi alle spalle una scia di caos, che
entrò nel mondo sotto forma di magia. Bestie
e creature furono trasformate dal passaggio
della gemma, diventando meravigliose o
orribili a seconda di ciò che essa preferiva.
Molti furono coloro che seguirono la Gemma
Grigia sul mare nella speranza di poterla
catturare, ma fu un uomo di nome Gargath a
catturare la pietra e rinchiuderla nel proprio
castello mediante certi nuovi mezzi magici da
lui acquisiti. Quando l’esercito degli
inseguitori raggiunse il castello poté vedere la
luce della Gemma Grigia che rischiarava tutta
la zona e chiese a Gargath di consegnare la
gemma. Allorché questi rifiutò essi
minacciarono di muovergli guerra, ma
Gargath non si lasciò intimidire e costruì
intorno al castello un alto muro per proteggere
la gemma. Dal momento che non avevano
modo di oltrepassare quel muro quegli uomini
se ne andarono, ma giurarono che sarebbero
tornati.
Nei mesi successivi il castello fu più volte
preso d’assedio, ma senza esito, finché un
giorno una potente macchina da guerra non
riuscì ad abbattere le sue mura. Nel momento
in cui l’esercito si lanciò alla carica attraverso
la breccia, però, dalla gemma scaturì una luce
grigia come l’acciaio che accecò tutti, e
quando fu di nuovo in grado di vedere Lord
Gargath scoprì con suo estremo stupore che
gli uomini stavano combattendo fra loro!
Durante tutta quella confusione la Gemma
Grigia fuggì e fu vista per l’ultima volta
mentre si dirigeva a sud, inseguita da Lord
Gargath e da un gruppo di altri uomini.
L’isola di Gargath
Durante l’ultima notte di navigazione, Ludwig
viene colto da una sensazione gelida che gli
serra il cuore con dita di ghiaccio e gli pervade
l’intero corpo di un freddo intenso. Intorno a
lui tutto vortica in maniera incontrollata e non
c’è nulla che possa fare per porvi un freno. Il
Mago si risveglia con un brivido, pallido come
un morto, ma non è certo della natura di ciò
che ha avvertito. Non si tratta tanto di un
pericolo quanto di una sensazione di vuoto e
di smarrimento, di impotenza. Se Ludwig fa
parola con Elistan dell’accaduto, questi gli
dirà che ha percepito il potere della gemma, e
adesso sa perché deve essere recuperata e
restituita alla custodia degli dei. AC teme un
collegamento con la propria visione di Kith-
Kanan.
Durante la notte Abraham si raccoglie in
preghiera, chiedendo al dio Efferd se
accogliere o meno la richiesta di Elistan; non
ottiene una risposta, e così entra in
comunicazione miracolosa con Metzelberger,
attuale capo del tempio di Efferd ad Havena.
Gli racconta tutto, ma non ottiene indicazioni
utili.
Il mattino seguente i PG sono svegliati da uno
schianto e dal rumore agghiacciante del legno
che si spacca: la nave si è incagliata su
un’altura, celata alla vista dei marinai dalla
fitta nebbia. Elistan, con aria soddisfatta,
accenna con un ampio gesto in direzione della
prua e annuncia l’arrivo nell’Isola di Gargath.
Il sole che sta sorgendo sparge la propria luce
intensa su una spiaggia sabbiosa che s’incurva
fuori dal campo visivo per poi svanire in una
chiazza di nebbia grigia; alberi dall’aspetto
strano, con il tronco sottile che si allarga alla
sommità in una massa di fogliame rigoglioso,
cingono la spiaggia, e al di là di quell’ampia
striscia sabbiosa, torreggiante al di sopra degli
alberi e dell’altura a ridosso della quale è ora
appoggiata la nave, si erge una montagna
gigantesca sovrastata da una nube di fumo
grigio che oscura anche la spiaggia, l’acqua e
la nave.
Elistan ricorda che Lord Gargath ha seguito la
Gemma Grigia quando è fuggita. Ha costruito
una nave e ha navigato al suo inseguimento
allorché essa è svanita oltre l’orizzonte, e
quella è stata l’ultima volta che qualcuno su
Atlantide ha sentito parlare di lui. La sua
famiglia ha pensato che fosse precipitato oltre
il limitare del mondo, ma qualche anno fa
Elistan ha aiutato un gruppo di avventurieri,
da cui ha ottenuto una mappa, che tira fuori da
una tasca e pone agli avventurieri.
La mappa, redatta da alcuni saggi del tempio
di Hesinde a Kuslik, indica, cerchiata di rosso,
una piccola isola accanto alla quale è scritta
una sola parola: “Gargath”. Disegnato vicino
all’isola c’è un simbolo dall’aspetto
minaccioso, un teschio.
Naturalmente Elistan vorrebbe che gli eroi si
precipitassero alla ricerca della Gemma, anche
se li mette in guardia contro i disastri che essa
può aver causato agli abitanti dell’isola
sventurata. Se gli avventurieri discutono tra
loro del da farsi, la Gemma Grigia esercita il
proprio potere ed inizia a corrompere i loro
animi: il volto di AC è contorto
dall’ambizione mentre pensa alla gloria del
ritrovamento di un artefatto così potente,
quello di Thaly abbrutito dall’avidità mentre
borbotta di tutte le ricchezze che potrebbero
ottenere. Cose di cui i due non vanno certo in
cerca… Ludwig, invece, sente il proprio cuore
battere violentemente, e si chiede di quali
poteri magici sia dotata la Gemma Grigia.
Pensa che potrebbe incrementare il suo potere,
e che potrebbe diventare un grande arcimago
soltanto toccando la pietra… Abraham scruta i
volti dei suoi compagni e sente il bisogno di
richiamarli, nel qual caso essi si riscuotono.
Incontro sulla spiaggia
Se gli eroi acconsentono ad esplorare l’isola,
Elistan ordina che sia calata in mare una
scialuppa che li traghetti a terra con lui.
Quando la barca si avvicina alla riva
scivolando fra le onde sulla spinta della marea,
gli occupanti notano un gruppo che li aspetta:
il sole nascente scintilla sulle lance e sugli
scudi branditi da una folla di uomini in attesa
del loro arrivo sulla spiaggia. Alti e muscolosi,
quegli uomini indossano ben poco vestiario
grazie al clima caldo dell’isola; la loro pelle è
di una lucente tonalità marrone, il corpo è
adorno di perline colorate e di piume, il volto
appare severo e risoluto. Gli scudi che essi
impugnano sono fatti di legno e dipinti con
disegni sgargianti, e anche le lance appaiono
fatte a mano… di legno con punta di pietra.
Sembrano ben affilate e appuntite, capaci di
attraversare la carne come un coltello
attraversa il burro. Elistan e gli eroi sono
numericamente inferiori nella misura di venti
contro uno, ma se qualcuno lo sottolinea
Elistan ribatte con disprezzo che sono dei
primitivi, anche se il suo volto è un po’
pallido. Dice che non appena vedranno il loro
acciaio si inchineranno e li adoreranno come
dei. Elistan ha con sé una piccola ascia.
Quando sbarcano i guerrieri li attendono in
silenzio, senza muoversi, osservandoli
avvicinarsi con volto inespressivo, ma quando
gli avventurieri si fanno più vicini Imtar nota
che di tanto in tanto uno di essi scocca
occhiate piene di disagio in direzione della
vicina giungla. I guerrieri sembrano
innervositi dalla presenza di ciò che c’è tra gli
alberi.
Se gli eroi non decidono di fare altro, Elistan
attraversa il tratto di spiaggia per fermarsi
davanti a un guerriero che, trovandosi
leggermente più avanti rispetto agli altri, dà
l’impressione di essere il capo. Il monaco
porge il proprio saluto agli abitanti dell’Isola
di Gargath, ma il guerriero ribatte con aria
tetra (parlando in maniera eccellente
l’Atlantidese) che i visitatori sono
probabilmente a caccia della Gemma Grigia,
ma non possono averla. Egli alza la lancia con
aria depressa e dice che lui e i suoi guerrieri
sono lì per fermarli. Gli uomini alle sue spalle
annuiscono senza entusiasmo, armeggiano con
le lance e si dispongono goffamente in una
sorta di irregolare schieramento di battaglia.
Di nuovo Imtar si accorge che molti di essi si
girano a guardare verso la giungla con aria
nervosa. Elistan esclama che invece prenderà
la gemma, e che se vogliono fermare lui e gli
eroi dovranno combattere. Il capo dei guerrieri
borbotta che lo faranno, spianando la lancia
con scarso entusiasmo. Abraham però si rende
conto che c’è qualcosa che non va: nei suoi
avversari non c’è alcuna animosità, alcun odio
feroce, nessuna cupa determinazione a morire
piuttosto che cedere. I guerrieri avanzano
lentamente, pungolandosi a vicenda.
Improvvisamente dalla giungla giunge un
grido seguito da un movimento e da un suono
frusciante, da altre grida e infine da uno strillo
di dolore, poi una figuretta saetta fuori dagli
alberi e spicca la corsa attraverso la sabbia. È
una bambina di non più di cinque anni, che
corre incontro al capo e gli circonda le
ginocchia con le braccia; il guerriero impreca
e getta a terra la lancia, mentre un altro
bambino più grande sopraggiunge lanciato
all’inseguimento. Ha sul braccio i segni
insanguinati di un morso, esibendo i quali si
giustifica dallo scatto di rimprovero del padre.
La bambina, fissando Thaly con roventi occhi
scuri, domanda “Non farai del male al mio
papà, vero?”. Elistan esclama con voce
meravigliata, nel vedere altri bambini di tutte
le età uscire di corsa dalla giungla, alcuni poco
più che neonati a stento in grado di
attraversare la spiaggia e altri ragazzi e
ragazze di almeno dieci o undici anni. L’aria è
pervasa di vocette acute.
“Mi sto annoiando, non possiamo andare a
casa?”
“Lasciami tenere la lancia!”
“No, è il mio turno! Papà ha detto…”
“Apu ha usato una brutta parola!”
“Non lo ho fatto!”
“Invece sì!”
“Papà, guarda quell’uomo pallido e magro e
con le orecchie a punta, non è brutto?”
Lanciando in direzione degli stranieri occhiate
pervase di un profondo imbarazzo, i guerrieri
abbandonano la formazione di battaglia per
discutere con i figli.
“Senti, tesoro, papà dovrà restare ancora per
un po’. Torna a casa a giocare, e…”
“Apu, porta via con te i tuoi fratelli e bada di
non farti sentire da me usare un linguaggio del
genere, altrimenti…”
 “No caro, adesso papà ha bisogno della più una sola donna in tutto il villaggio! Lo
lancia. Tu la potrai portare nel tornare a stesso è successo ad ogni altra tribù dell’isola.
casa…” Un tempo erano un popolo fiero e orgoglioso,
e le tribù erano costantemente in guerra. Lo
“Silenzio!” ruggisce Elistan, riuscendo con il
scopo della loro vita era conquistare onore e
suo grido stridulo ad interrompere quella
gloria in battaglia, morire combattendo era la
confusione, azzittendo al tempo stesso adulti e
fine più nobile a cui un uomo potesse aspirare!
bambini. “Sentite” aggiunge, riponendo
Adesso invece conducono un’esistenza fatta di
l’accetta e tingendosi di un rossore
lavori faticosi… Le loro mani sono immerse
imbarazzato, “non vogliamo combattere
nell’acqua dei piatti anziché nel sangue
contro di voi, soprattutto alla presenza dei
nemico e rammendano abiti invece di
vostri figli…”. “Lo so” ammette il capo dei
fracassare teste. Per non parlare di tutto il
guerrieri, con profonda irritazione. “Succede
resto di cui sentono la mancanza, senza le
sempre così, ed è da due anni che non
donne. Se qualcuno chiede loro perché non se
riusciamo a sostenere una bella battaglia! Hai
le riprendono, i guerrieri come un sol uomo si
mai… tentato di combattere con un
girano a fissarlo con manifesto orrore e molti
bambinetto in mezzo ai piedi?”.
di essi lanciano subito dopo un’occhiata da
Profondamente perplesso, Elistan scuote il
sopra la spalla in direzione del vulcano
capo. “Rovina tutto il divertimento” aggiunge
fumante, mostrandosi terrorizzati come se
un altro guerriero, con un bambino
temessero di essere stati sentiti. Nessuno osa
arrampicato sulla schiena e un altro che gli sta
attaccare il potente Lord Gargath, affrontare
picchiando lo scudo contro gli stinchi. “Allora
l’ira del padrone della Gemma Grigia; se non
lasciateli a casa con la madre, dov’è il loro
altro così ai loro bambini resta almeno un
posto” suggerisce Elistan, cupo. L’espressione
genitore. Se anche tutte le tribù si unissero per
dei guerrieri si fa ancora più tetra, e nel sentire
combattere, non leverebbero mai le armi
accennare alla madre parecchi bambini si
contro il padrone della Gemma Grigia. Lord
mettono a piangere. “Non possiamo farlo”
Gargath ha ordinato loro di combattere contro
dichiara il guerriero. “Perché no?” vuol sapere
chiunque cerchi di impossessarsi della Gemma
Elistan. “Perché le nostre mogli sono
Grigia, per questo hanno cercato di fermare
scomparse”.
Elistan e gli eroi invece che essere grati di
potersi liberare di essa.
La storia fin qui
Il capo torna al villaggio, invitando Elistan e Le intenzioni di Elistan
gli eroi a seguirlo. Tutti notano il vulcano che
Si tratta di una manciata di capanne dal tetto
si leva in lontananza, con la sommità
di paglia che hanno visto giorni migliori. I
irregolare a stento visibile fra la mutevole
guerrieri si disperdono, alcuni per mettere a
massa di nubi grigie che lo avviluppano,
letto i bambini, altri per andare a controllare le
strinate di lampi biforcuti e percosse dal
pentole fumanti e altri ancora diretti al
tuono. Nel frattempo, racconta la storia degli
ruscello carichi di cesti di indumenti da lavare.
ultimi due anni. Lord Gargath ha mandato un
messaggero con la richiesta che gli fossero Elistan spiega che tutto questo è dovuto al
consegnate dieci fanciulle, altrimenti avrebbe potere della Gemma Grigia. Gli abitanti
scatenato il potere della Gemma Grigia. Il dell’isola sono talmente immersi nel suo
tributo è stato pagato, ma la cosa non è cessata incantesimo che non riescono a vedere più
lì. Il mese successivo il messaggero si è nulla in maniera razionale. È la Gemma Grigia
presentato di nuovo per richiedere altre dieci che sta impedendo loro di attaccare Lord
fanciulle, e poi ancora dieci il mese Gargath, ma gli eroi non sono sotto il suo
successivo. Ben presto gli abitanti sono incantesimo, non ancora, e di conseguenza
rimasti a corto di fanciulle e allora Lord hanno una possibilità di sconfiggere Lord
Gargath ha preteso le loro mogli. Poi ha Gargath. Elistan non crede che egli abbia a sua
voluto perfino le loro madri! Adesso non c’è disposizione un esercito, altrimenti avrebbe
semplicemente mandato le sue truppe ad
attaccare i villaggi in modo da uccidere gli
uomini e portare via le donne. Lord Gargath si
sta servendo del potere della Gemma Grigia
perché è tutto ciò di cui dispone, ma bisogna
comunque agire in fretta, perché l’effetto della
pietra andrà aumentando quanto più a lungo
resteranno vicini alla sua influenza. Elistan
vuole un aiuto per prendere la gemma, e poi
saprà come renderla innocua. Il monaco
sottolinea come quelle donne, prigioniere del
malvagio signore e assoggettate al suo perfido
volere, saranno senza dubbio grate a uomini
coraggiosi che arrivino a salvarle… e non solo
loro, anche i loro uomini e i loro figli. Si tratta
di un atto doveroso ed estremamente
virtuoso… ed i marinai impiegheranno
qualche giorno a riparare la nave.
Se gli eroi sono d’accordo, Elistan comunica
agli uomini del villaggio l’intenzione di
andare al castello di Lord Gargath per
prendere la Gemma Grigia, chiedendo se
qualcuno desidera accompagnarli. Essi si
guardano a vicenda e scuotono il capo; non
accettano nemmeno di guidare il gruppo fino
al castello. Il monaco dichiara che andranno
da soli, e in risposta ottiene cupe occhiate,
commenti borbottati e parecchi pugni agitati al
loro indirizzo.
Senza scelta
Lasciato il villaggio, i nostri eroi marciano per
tutto il giorno, procedendo senza difficoltà
attraverso la fitta giungla grazie ad una pista
che appare vecchia di anni; il problema
principale è costituito dal caldo intenso che
ben presto costringe tutti a togliersi le
armature e a riporle nello zaino e che infine li
induce a liberarsi degli abiti, anche se
qualcuno potrebbe resistere a lungo alla
prospettiva di essere costretto ad aggirarsi in
una giungla selvaggia seminudo come un
indigeno.
La giungla si fa sempre più torrida a mano a
mano che il sole si alza nel cielo e le
intermittenti scariche di pioggia, pur
rinfrescando momentaneamente gli
avventurieri, hanno a lungo andare l’effetto di
accentuare il livello di umidità. Si sente uno
strano suono i tamburi.
Nonostante tutto, Elistan rifiuta però di
togliersi la tunica, sostenendo che quel calore
non dà nessun fastidio e prendendo in giro i
nostri eroi per la loro debolezza. Sebbene il
sudore gli cola lungo la faccia fino a
gocciolargli dal mento, continua a camminare
con passo deciso, quasi a sfidare uno dei
compagni a dire qualcosa, e spesso si lamenta
sostenendo che gli altri lo stanno rallentando.
Più di una volta, però, Abraham lo vede
accasciarsi su una roccia e farsi aria o
asciugarsi la faccia con la tunica quando crede
che nessuno lo stia osservando.
Allorché arrivano infine al villaggio
successivo, che si trova a circa un giorno di
marcia attraverso la giungla, sono tutti così
sfiniti e spossati da avere a stento la forza di
rimettersi i vestiti e i corpetti in modo da fare
un’adeguata impressione al loro arrivo. La
notizia della loro presenza deve peraltro essere
stata trasmessa in qualche maniera misteriosa
perché gli uomini del villaggio vanno loro
incontro insieme ai figli, accogliendoli con un
atteggiamento freddo (anche se parecchi occhi
brillano alla vista delle armi e delle armature),
dando loro da mangiare e da bere e indicando
una capanna in cui possono trascorrere la
notte. Elistan pronuncia un vibrante discorso
per incitarli ad attaccare il castello di Gargath
e chiede dei volontari. Le sole reazioni che
ottiene sono occhiate in tralice, piedi che si
agitano a disagio e commenti borbottati sulla
cena da ultimare. Esattamente ciò che Elistan
si aspettava. Il monaco propone allora di
andare a letto e di concedersi un’ininterrotta
notte di riposo. Il sonno degli avventurieri
viene disturbato soltanto dalla necessità di
allontanare svolazzanti insetti carnivori che
prediligono la carne umana. Elistan si propone
per l’ultimo turno di guardia.
Il mattino successivo Thaly si sveglia con una
lancia puntata contro la gola e parecchi alti
guerrieri che la circondano; una rapida
occhiata le permette di stabilire che i suoi
compagni si trovano nella stessa situazione.
Elistan borbotta con aria vergognosa di essersi
addormentato durante il suo turno… I
guerrieri spogliano gli avventurieri delle armi
e delle corazze. Solo non vogliono avere nulla
a che fare con la bacchetta magica di Ludwig,
dalla quale sono spaventati.
Se a questo punto i nostri eroi volessero
tornare indietro, Elistan si oppone osservando
che la meta è vicina: il castello di Gargath
dista solo un giorno di marcia. Se nonostante
questo provano comunque ad andare via, si
trovano nuovamente di fronte un cerchio di
lance, a cui questa volta si aggiungono le loro
stesse spade, impugnate dai guerrieri del
villaggio.
Con le lance puntate alla schiena, il gruppo
viene scortato lungo la pista che solca la
giungla e ben presto il castello di Lord
Gargath si erge davanti a loro. Adesso possono
vederlo con chiarezza… un enorme edificio
deforme costituito di marmo grigio e lucente. I
nostri eroi avvertono l’aura di magia che lo
avviluppa, ma la meraviglia si mescola
all’impulso di scoppiare in una risata isterica.
Nessuno sarebbe in grado di descrivere il
castello di Gargath, perché l’aspetto della
costruzione muta di continuo. All’inizio essa
appare come una massiccia fortezza con
enormi torri sovrastate da bastioni, poi le torri
si allungano e si assottigliano fino a mutarsi in
aggraziati minareti che subito dopo si fondono
a creare una gigantesca cupola che torna a
separarsi in quattro torri squadrate; mentre
tutto questo si verifica, una miriade di torrette
più piccole sorge di continuo dalle mura come
funghi, finestre si aprono e scompaiono, un
ponte levatoio sul fossato si muta in un
pergolato di rose grigie che si affacciano su
una polla immota.
Elistan commenta che si tratta del potere della
Gemma Grigia, e dice di aver capito cosa sta
succedendo. A quanto pare gli indigeni non
vogliono lasciar loro raggiungere la gemma, e
tuttavia minacciano di ucciderli se cercano di
tornare indietro. Il monaco suggerisce che essi
sono sotto l’influenza della Gemma Grigia,
che è letteralmente l’incarnazione del caos:
pur odiando quella pietra più di ogni altra cosa
sono obbligati a proteggerla a costo della loro
stessa vita, e a causa di essa hanno perso tutte
le loro donne. Poi arrivano alcuni stranieri
decisi a prendere la Gemma Grigia e a salvare
le donne, che saranno senza dubbio grate
verso i loro soccorritori: da un lato i guerrieri
non vogliono che siano questi stranieri a
salvare le loro donne, ma d’altro canto sono
disposti a fare qualsiasi cosa pur di riaverle,
così come pur essendo costretti a proteggere la
gemma sarebbero pronti a tutto pur di
liberarsene. Così prendono gli stranieri e li
mandano al castello nudi e inermi, sapendo
che sono condannati ad essere sconfitti e
tuttavia sperando in cuor loro che possano
vincere. Ha senso, in una certa maniera
distorta – non rimane che tentare.
Il tramonto è ormai prossimo quando
raggiungono le mura esterne del Castello di
Gargath, mura il cui aspetto è altrettanto
mutevole quanto quello della costruzione che
racchiudono: in certi momenti sembrano fatte
di mattoni, ma a una successiva occhiata
appaiono fatte di siepi e subito dopo di sbarre
di ferro. I cambiamenti sono talmente rapidi
da indurre le vertigini in chi li osserva.
Arrivati alla base di quelle mutevoli pareti i
guerrieri li abbandonano, nonostante un altro
discorso di reclutamento da parte di Elistan,
che però costituisce un tentativo poco sentito.
Il discorso non ha il minimo effetto: nel
momento in cui l’ombra delle mutevoli pareti
del castello cade su di loro i guerrieri
indietreggiano sollevando lo sguardo verso
l’alto con espressione terrorizzata, poi
fuggono nella giungla scotendo il capo e
borbottando fra loro. Gli eroi erano pronti ad
aggredirli e così Thaly, AC e Imtar riescono a
strappare di mano tre lance con punta di selce
(1D6+2, -1/-4, CDR 4, peso 60) agli indigeni,
che ben si guardano dal fermarsi ed opporre
resistenza. Rimangono tra gli alberi, intenti a
guardare Elistan e gli eroi, decisi a non
muoversi finché non saranno certi che non
torneranno indietro.
La vegetazione della giungla si allarga fitta
intorno a loro: strani alberi di diversi tipi
coperti di viticci e di fiori dai colori vivaci
crescono fino a trenta centimetri di distanza
dalle mura, ma a quel punto si arrestano. Il
giorno si sta spegnendo lentamente, con la
luce che sbiadisce a poco a poco dal cielo
lasciandolo di un malsano colore grigiastro.
Con un coltello è possibile tagliare un po’ di
rami d’albero, procedendo ad appuntirli in
fretta in modo da ottenere alcune rozze lance
(1D6+1, -2/-5, CDR 6, peso 60) o randelli
(1D6, -1/-3, CDR 7, peso 50).
Elistan rifiuta di fabbricare o impugnare armi
di legno, sostenendo di non avere bisogno di
armi. È intento a massaggiarsi il mento e a
passeggiare avanti e indietro davanti alle
strane mura, che in quel momento sembrano
fatte di nero marmo lucente. Il monaco spiega
di non sapere nulla dell’attuale Lord Gargath a
parte ciò che ha potuto apprendere dai
guerrieri.
Loro dicono che lui è come ci si può aspettare
che sia un uomo dopo essere rimasto per anni
sotto l’influenza della Gemma Grigia. È un
pazzo, capace di compiere il bene più
grandioso o il male più perfido a seconda
dell’umore… o dell’influsso della gemma. È
un mago rinnegato che vive soltanto per se
stesso… e per la gemma. Elistan non sa che ne
abbia fatto delle donne… potrebbe averle
usate per i suoi piaceri o magari averle gettate
nel vulcano o sacrificate in qualche immondo
rito magico.
Quando il gruppo è pronto, le mura
continuano a cambiare aspetto con tale
frequenza e rapidità da dare le vertigini.
Elistan osserva che non serve a nulla cercare
una via di accesso segreta: nel tempo che
impiegherebbero ad individuarla di certo si
sarebbe già trasformata nella porta principale.
Secondo lui, se aspettano abbastanza a lungo,
prima o poi si presenterà un’apertura.
E accade esattamente così: il momento prima
stanno guardando una parete di solida pietra, e
quello successivo essa si trasforma in un muro
d’acqua che si riversa fragorosamente su di
loro scaturendo dal nulla e inzuppandoli dalla
testa ai piedi. AC crede che la si possa
attraversare: guardando attraverso, riesce a
vedere il castello dall’altra parte.
Se attraversano la cascata e si guardano
intorno nella grigia foschia, vedono che alle
loro spalle l’acqua è mutata di nuovo,
diventando questa volta una parete di bambù,
mentre davanti a loro si snoda un lungo prato
liscio che risale un pendio poco inclinato e
arriva fino al castello vero e proprio. Elistan
sottolinea che è erba, ma è probabile che si
muti in lava da un momento all’altro, e
suggerisce di mettersi a correre. Raggiungono
il castello appena prima che le ombre nere
della notte si chiudano su di loro, scoprendo di
essere ancora in piedi e illesi in mezzo all’erba
alta; devono far luce in qualche modo.
Il Castello di Gargath
Le pareti neutre e grigie del castello tremolano
e in esse appare una piccola porta di legno
completa di cardini di ferro e di una serratura
dello stesso metallo. È chiusa, e occorre
trovare un modo per aprirla. Gli eroi decidono
di perlustrare la zona, strappando una zolla dal
terreno per segnare questo posto nel timore
che cambi. In effetti la zona circostante muta
di continuo, senza che le mura del castello
mostrino alcuna particolarità: solo grigia e
solida roccia. Arrivati ad un angolo
dell’edificio, proseguono oltre, finché non si
imbattono in un muro di pietra. Thaly fa per
scavalcarlo, ma la parete scompare; in
compenso ne è apparsa una alle loro spalle…
Giunti all’angolo successivo devono fermarsi
di fronte ad un fossato. Provano ad avvicinarsi
all’acqua, ma scoprono che è bollente.
Ritornano sui loro passi, scoprendo che
addossata alla parete c’è una tettoia: Thaly si
arrampica, ma non vede nulla di nuovo. Più
avanti trovano una grossa botola di legno,
quadrata, naturalmente chiusa con un
chiavistello e piuttosto solida. Thaly impreca
contro il signore del castello, ma non ottiene
risposta. Oltrepassano la tettoia e svoltano
l’angolo, dove prima c’era la porta ora c’è un
ruscello che scompare in una griglia. Tornano
ancora sull’altro lato, e questa volta ritrovano
la porta, con la zolla strappata… c’è da
impazzire. Proseguono fino all’angolo ora
rischiarato da una forte luce: il fossato non c’è
più, ma a ridosso dell’altra parete c’è una
macchia di alberi in fiamme. Tornano
sull’angolo precedente, dove ora si trova una
massiccia scala di pietra, scavata nelle mura,
che conduce ad un pianerottolo con un
portone, chiuso a chiave. Girano ancora,
questa volta delle scale scendono in un
seminterrato… chiuso dalla solita porta. La
torcia finisce e il gruppo rimane al buio.
Meditano sul da farsi, poi AC fa luce con una
magia e scopre che accanto a loro è comparso
l’ingresso di una grotta naturale, chiusa a metà
da una parete di sbarre di ferro, con una porta.
Infine gli eroi si decidono a forzarla, i primi ad entrare nel castello, quindi
ricorrendo ad un incantesimo di Ludwig. probabilmente le donne non vedono più un
uomo da due anni!
In fondo alla grotta c’è un passaggio scavato,
con una stretta rampa di scale a spirale che si
snodano verso l’alto cinte da pareti che si
ergono tutt’intorno: la sola cosa visibile sono Sotto attacco
quelle scale che scompaiono nel buio. Se si
Circondati da centinaia di donne piene di
voltano, la luce si riflette su un muro
ammirazione che si protendono a toccarli e ad
uniforme: l’accesso è scomparso. Ogni volta
accarezzarli, i confusi e imbarazzati
in cui gli eroi provano a ritornare sui propri
“salvatori” vengono catturati con la
passi, scoprono che tutto cambia. Le scale si
gentilezza: ridendo e scherzando, le donne li
dividono, scendono, poi risalgono ancora.
guidano dalla vasta sala in cui erano in una
Sbucano in un corridoio cieco, in fondo al
stanza più piccola del castello, con le pareti
quale c’è però un’apertura nel soffitto, con una
rivestite da tendaggi di seta e arredata con
scala di ferro che risale la parete inclinata… al
ampi e comodi divani anch’essi coperti di seta.
gruppo non resta che proseguire, una volta nel
Prima che possano rendersi effettivamente
pozzo non possono tornare indietro
conto di cosa sta succedendo, gli uomini si
facilmente. Quando proseguono per alcuni
trovano ad essere spinti a sedere in mezzo ai
minuti, sbucano infine su un pianerottolo;
cuscini da una miriade di mani morbide,
hanno ormai desistito a scoprire una logica nel
mentre le donne offrono loro vino, cibi squisiti
caos assoluto che domina l’architettura di
e prelibatezze di ogni tipo… proprio di ogni
questo luogo. In cima trovano una porta,
tipo. Thaly non può che seguirli, rimanendo
celata in un angolo buio. Appena gli
un po’ in disparte.
avventurieri fanno un po’ di rumore, si sente
una voce allegra che arriva da oltre il battente “Ritengo che siate stati dolcissimi a fare tanta
e invita gli avventurieri ad aprire la porta e strada per venirci a salvare” sussurra in tono
scoprire cosa c’è dietro. La porta non è chiusa mieloso una di esse, appoggiandosi contro
a chiave. Abraham e lasciando vagare la propria mano
sulla sua spalla. Lunghi capelli biondi le
Quando i nostri eroi entrano sono accolti da un
ricadono sulle braccia nude, trattenuti dietro
coro di allegre risate; scoprono di essere
l’orecchio da un fiore, e il suo abito fatto di
letteralmente circondati da quelle che devono
una sostanza grigia e inconsistente lascia ben
essere centinaia di donne. Gli uomini sono
poco all’immaginazione. L’Iniziato però cerca
sconcertati di fronte a tanto.
di non cedere alle lusinghe delle splendide
Una donna di una bellezza incredibile, bruna bellezze.
di capelli e con gli occhi neri, si avvicina a
Ludwig si sente a disagio: il sangue gli brucia
Ludwig e posa la mano sulla bacchetta da lui
nelle vene e la testa gli ronza… situazione di
impugnata, spingendola di mano mentre il suo
certo tutt’altro che insolita in presenza di
sguardo indugia con manifesto apprezzamento
giovani donne così seducenti e adorabili… ma
sul Mago. “Guarda, guarda” commenta la
lui non avverte il minimo desiderio nei
giovane donna, con voce sensuale, “sapevate
confronti delle donne e le trova invece
che oggi è il mio compleanno?”. Altre risa
repellenti. No, ciò che sta avvertendo è la
echeggiano nella vasta sala di pietra come i
magia che brucia dentro di lui e ciò che vuole
rintocchi di molteplici campane. Se Ludwig la
è concentrarsi per percepire il suo crescente
allontana lei si ritrae, chiedendogli se è
potere.
veramente ciò che desidera. Le donne non
sembrano sotto incantesimo, non si percepisce Thaly si trova un po’ isolata dagli altri, ha il
alcun genere di magia a parte il potere della suo bel da fare per entrare nella piccola stanza
Gemma Grigia. Più forte, certo, per il fatto che nella quale anche le altre donne vorrebbero
gli eroi sono più vicini ad essa. entrare. È costretta ad estrarre il coltello e
minacciare le donne perché esse si facciano da
Elistan interviene allarmato, infilandosi in
parte. Imtar ed AC si trovano in una situazione
mezzo: secondo lui ci sono guai grossi… sono
simile a quella di Abraham, ma cedono ai
piaceri un paio di splendide brune che li
trascinano accanto a loro. Il monaco fa del suo
meglio per districarsi dalla situazione.
Abraham chiede alle donne se sono
prigioniere di Lord Gargath, ma esse
rispondono che è il Mago ad essere loro
prigioniero, lassù… non hanno nulla da
temere, dovrebbero invece pensare a distrarsi
un po’ con loro… Elistan e Thaly si
avvicinano, ascoltando queste parole.
Thaly cerca di riscuotere i due gaudenti, ma
viene immobilizzata da due donne dotate di
una forza sovrumana, sicuramente conferita
loro dalla gemma. È Ludwig che risolve la
situazione: il Mago si sente improvvisamente
pervaso da un incantesimo di grande potere, e
sente un nome risuonargli nella mente…
Braggu… dopo pochi secondi si sprigiona una
nube di fumo violaceo, nella quale appare una
maschera demoniaca di orrenda bruttezza, che
con il suo ruggito e l’aspetto tremendo
terrorizza le donne e chi si è abbandonato ai
loro piaceri. AC si rende immediatamente
conto che si tratta di un incantesimo di
Evocazione dei Demoni che Ludwig ha
cercato di imparare… ma ha dovuto rinunciare
perché non ancora in grado di padroneggiarlo!
Ora invece lo ha compiuto senza sforzo, ed ha
un aspetto così strano e sinistro…
Thaly vorrebbe costringere le donne a svelare
dove si trovi la gemma, ma il Mago può
tranquillamente leggere nella loro mente.
Apprende così che “quel vecchio mago
rinsecchito” è davvero prigioniero da due anni
nella torre, rinchiuso con la gemma. Era
troppo noioso e invadente…
Ludwig si sente colto da febbre e vertigine,
pieno di potere… Leggendo le menti delle
donne apprende come sono andate le cose:
sono state loro a continuare a chiedere ostaggi
femminili durante tutti quei mesi. Questa è
una vita meravigliosa! La Gemma Grigia
fornisce loro tutto quello di cui hanno bisogno
e vivono nel lusso, senza dover lavorare,
cucinare, rammendare… niente bambini che
strillano… niente mariti che tornano dalla
battaglia sporchi e insanguinati… niente abiti
da lavare al ruscello un giorno dopo l’altro…
niente incessanti discorsi di guerra e vanterie
di grandi imprese… Leggono libri, il mago ne
ha molti nella sua biblioteca e loro li hanno
usati per istruirsi, scoprendo che non sono più
obbligate a condurre quel genere di vita. Dal
momento che volevano che le loro madri e le
loro sorelle venissero a condividere la loro
gradevole sistemazione hanno mantenuto la
finzione, continuando a richiedere ostaggi da
condurre al castello fino ad essere tutte lì.
Tutto ciò che manca loro sono un po’ di
uomini gentili che di notte non le facciano
sentire sole, ma adesso la Gemma Grigia ha
provveduto anche a questo. Scopre anche che
c’è una porta, in un angolo della sala, da cui si
può accedere alla torre di Lord Gargath.
Ora però tutti sono preoccupati per le
condizioni di Ludwig: il mago vorrebbe che
andassero immediatamente a prendere la
gemma. Thaly prova a fermarlo, con
Elistan…. Il Mago si rende conto che la
Gemma Grigia sta potenziando la sua magia, e
che se possedesse la gemma diventerebbe un
arcimago potente come Rakorius, e anche di
più! Pensieri e visioni del futuro gli si snodano
davanti agli occhi in un vortice di colori così
intensi e reali da farlo letteralmente barcollare,
mentre mormora quanto sarebbe facile riunire
i Calici e sconfiggere sia Kith-Kanan che i
Demoni…
“Calma, ragazzo” consiglia Elistan “stai
volando alto, troppo alto”. Ludwig cerca di
divincolarsi, pensa che lui voglia soltanto la
gemma per sé, e forse anche gli altri lo
pensano. Elistan vuole fermarlo, esclamando
che sta cadendo vittima dell’incantesimo.
Ludwig lo fissa con un sogghigno
provocatorio, sta per lanciare un incantesimo.
Thaly fa per stordirlo, ma Elistan la ferma; il
monaco rimane immobile dove si trova,
fissando il mago con espressione grave. A
Ludwig pare invece che sia una donna…
Hesinde… a fissarlo con espressione grave…
e piena di triste delusione. In quel momento si
rende conto delle proprie parole e si riprende.
Elistan si avvia verso gli altri: quelle donne
sono tenute sotto incantesimo, proprio come
Ludwig. È il potere della Gemma Grigia che
cerca di impossessarsi degli eroi, sfruttando le
loro debolezze come ha fatto con le donne, e
dando loro ciò che vogliono. Quanto più a
lungo resteranno lì, diventeranno schiavi della
Gemma Grigia, che le donne proteggono
dall’interno del castello con la stessa efficacia
con cui gli uomini la proteggono dall’esterno.
È per questo che dentro non c’è nulla che
cambi, la gemma mantiene l’ambiente stabile
per loro!
Intanto le donne si stanno avvicinando di
nuovo, con le mani protese verso di loro. “Ci
annoiamo terribilmente… non ve ne andate…
non ci lasciate… quello stupido sasso”. Imtar
ed AC vorrebbero davvero restare, tentennano
un po’, ma alla fine seguono gli altri fuori
dalla sala.
Lord Gargath
La porta conduce a un’altra stretta rampa di
scale intagliata nella pietra delle mura del
castello e immersa nel buio più totale. Elistan
può prendere una torcia dalla sala. Al termine
della lunga ascesa, questa volta senza
sorprese, i sei giungono a una grossa porta di
legno. Davanti alla porta è piazzato un
meccanismo incredibile: a stento visibile
nell’ombra, è fatto di ferro e ha un
assortimento di braccia metalliche, di
ingranaggi, i pulegge e di carrucole che si
stendono dal pavimento di pietra al soffitto. Al
centro c’è qualcosa, circondato da un mucchio
di… specchi.
Se si accosta una luce al congegno, la stanza è
improvvisamente illuminata come da un
centinaio di soli, tanto che tutti sono accecati.
Se si interrogano sulla natura del congegno,
guardando con attenzione al centro della
stanza, gli avventurieri più arguti (Prova di
Intelligenza +5) comprenderanno che si tratta
di una specie di meridiana, circondata di
specchi: l’intero sistema è una serratura a
tempo. Si aspetta che la meridiana proietti
l’ombra del sole sull’ora esatta, facendo aprire
la serratura… ma il caos si è impadronito di
questo luogo, e ora non ci sono finestre da cui
la luce possa colpire il congegno, né la selva
di specchi potrà mai dare origine ad ombre di
sorta!
Imtar prova ad attraversare la sala con gli
occhi chiusi, ma inciampa negli specchi e ne
rompe uno. Thaly propone di romperli tutti;
Elistan dice che potrebbe essere pericoloso,
ma Abraham osserva giustamente che non
hanno idea di quanto tempo ci voglia prima
che il potere della Gemma Grigia si
impossessi anche di loro.
Qualunque azione decidano di intraprendere,
un attimo prima da oltre la porta chiusa giunge
una voce: “Ritengo che tutto ciò che dovete
fare sia abbassare la maniglia. La porta non è
chiusa a chiave”. Per arrivare alla maniglia
occorre rimuovere parecchi bracci meccanici
collegati fra loro e sciogliere un paio di funi.
Imtar ci prova ed attraversa la stanza, ruotando
gli specchi attorno alla meridiana. “Allora?”
incalza la voce; gli eroi chiedono che la porta
venga aperta, ma non giunge alcuna risposta.
Decidono di rompere un po’ di specchi, e
questo permette a chi porta la torcia di
attraversare la stanza senza accecare tutti
quanti. Elistan e Thaly raggiungono Imtar di
fronte alla porta, gli altri rimangono un po’ più
indietro, perché in alcuni punti si può passare
solo uno alla volta e non c’è molto spazio. Il
druido gira la maniglia; c’è uno scatto e il
battente si apre su cardini scricchiolanti.
Entrando nella camera, ci si trova in una
stanza che ha la forma di un cono… rotonda in
basso e sovrastata da un soffitto a punta… e
che è rischiarata da lampade ad olio poste ad
intervalli lungo il pavimento circolare, le cui
tremolanti fiammelle generano una luce
intensa quanto quella del giorno. La visione
desta meraviglia. Per terra, ad occupare quasi
tutta la superficie della stanza, c’è un
pentacolo, disegnato dal cerchio formato dalle
lampade. Sopra di esso, verso la sommità
estrema del soffitto, si trova la Gemma Grigia!
Il gioiello è però opaco, e Imtar non lo
distingue. Il druido è fermo sulla porta, ed
Elistan lo mette in guardia dall’entrare nel
pentacolo, non facile da individuare
(Riconoscere pericoli). Imtar chiama e una
voce lo invita ad avvicinarsi, ma in quel
momento si accorge della Gemma Grigia di
Gargath: sospesa nell’aria appena sotto la
punta estrema del cono c’è una gemma di
colore grigio di cui è impossibile determinare
la forma e le dimensioni perché cambiano di
continuo mentre la si guarda… dapprima
appare rotonda e grande quanto il pugno di un
uomo, poi prismatica e grande quanto un
uomo intero, poi cubica e delle dimensioni di
un gioiello femminile, poi di nuovo rotonda.
Al momento dell’ingresso degli avventurieri
nella stanza il gioiello era stato opaco al punto
da non riflettere neppure la luce delle
lampade, ma adesso sta cominciando ad
emanare una tenue luce grigia. Ludwig si
sente vibrare di energia magica e la sua mente
è pervasa da un incantesimo di incredibile
potere; sente di poter dominare il mondo, i
cieli, l’Abisso… Il Mago chiede aiuto ad
Elistan, che gli dice di farsi forza; AC ed
Abraham gli stanno vicini.
In ogni caso, la voce che hanno sentito
attraverso la porta commenta, con triste
rassegnazione: “Non serve, non potete
combatterla e alla fine ne sarete consumati,
come è successo a me”. Gli eroi che hanno
oltrepassato la soglia distolgono lo sguardo
dalla luce grigia che li sta progressivamente
abbagliando con il proprio fulgore, e sbirciano
intorno nella stanza conica. Nel punto opposto
a quello in cui si trovano scorgono un’alta
sedia dallo schienale rigido addossata a una
parete adorna di arazzi: sullo schienale della
sedia sono intagliate rune e iscrizioni magiche
di vario tipo, apparentemente nell’intento di
proteggere il mago che vi si sieda da qualsiasi
essere lui abbia evocato per sottometterlo ai
suoi ordini. La voce sembra provenire dalla
sedia, ma su di essa non si vede nessuno:
“Avvicinatevi lungo il perimetro, altrimenti
subirete l’influsso caotico della Gemma!”
Se qualcuno si avvicina con cautela lungo il
perimetro della stanza, avendo cura di non
entrare nel circolo delle tremolanti lampade ad
olio, scopre con orrore che accoccolato sul
morbido cuscino della sedia c’è un riccio che
sta abbozzando con una zampa un gesto
aggraziato anche se pieno di disperazione. “Sì,
io sono Lord Gargath, l’infelice Lord Gargath!
Benvenuti nella mia casa”. Sopra di loro il
bagliore della Gemma Grigia si va facendo
sempre più intenso. Imtar, superata la
sorpresa, parla con lui: gli chiede se si
trasforma di continuo… il druido lancia
improvvisamente un grido e si ritrae allarmato
incespicando allorché in risposta si trova
dinanzi uno spaventoso e gigantesco demone
nero ed alato, che lo fissa con rossi occhi
infuocati! Le sue grandi ali occupano tutta
l’ampiezza della stanza, la coda sferza sul
pavimento con tonfi tremendi. Il suo urlo fa sì
che gli altri si precipitino all’interno, e così
AC mette piede nel pentacolo, subito avvolto
dal grigio bagliore della gemma.
Il suo potere è tale che chi entra nel cerchio
viene alterato: esiste una possibilità che ogni
sua caratteristica cambi permanentemente
(uguale probabilità che ciascuna Qualità,
l’Attacco e la Parata, l’ Energia Vitale, Astrale
e il Karma aumentino, diminuiscano o
rimangano invariati; per PV, PA e PK la
variazione è di 1D6, per le altre di un punto –
PA e PK variano solo se già posseduti, se un
Personaggio arriva a 0 in qualche punteggio
può morire!). È anche possibile che chi entra
sia trasformato in una persona del sesso
opposto… o in qualche strana creatura. AC è
fortunato: perde un po’ di Energia Astrale e un
pizzico di Fascino, ma guadagna Energia
Vitale, Forza e Abilità; quest’ultima Qualità
raggiunge in lui un livello eccezionale (18!).
Quando però il demone parla agli avventurieri
paralizzati dal terrore, la sua voce esprime lo
stesso dolore che permeava quella del riccio.
“Vi siete spaventati” commenta con
malinconia. “Vi ringrazio per il complimento,
ma non c’è bisogno che vi spaventiate: nel
tempo che impiegherei ad attaccarvi
probabilmente mi sarei trasformato in uno
scarafaggio… ah, ecco, visto come funziona?”
continua Lord Gargath, ora nelle sembianze di
un’adorabile giovane fanciulla che si nasconde
il volto fra le mani e scoppia in pianto.
“Cambio continuamente, senza posa, e non so
mai cosa sarò il momento successivo” spiega,
ora nei panni di un feroce e ringhiante
Minotauro. “È sstata la Gemma Grigia a farmi
questo” sibila un serpente, arrotolandosi su se
stesso in un’agonia di angoscia.
Il racconto di Lord Gargath proseguirebbe,
narrando di come egli un tempo fosse un mago
come Ludwig; era potente e ricco, e l’isola e la
sua gente gli appartenevano. Il suo avo seguì
quella dannata cosa, secoli fa, nella speranza
di recuperarla. E lo fece, per un certo tempo,
ma poi il suo potere si affievolì a mano a
mano che invecchiava e la Gemma Grigia gli
sfuggì. Nessuno sa dove andò, spargendo il
caos per il mondo, ma Lord Gargath ha
sempre saputo che… un giorno… sarebbe
venuta fra le sue mani. E che sarebbe stato
pronto a riceverla. Studiò lunghi e lunghi anni,
preparando il pentacolo, e poi la Gemma
arrivò, e lui la prese e la intrappolò. Non
poteva più sfuggirgli! Finalmente tutta la
magia del mondo sarebbe stata sua, l’avrebbe
avuta sulla punta delle dita! E così fu. Poteva
avere tutto quello che voleva. Così richiese
dieci fanciulle… ecco, si sentiva solo. E la
Gemma Grigia assunse il controllo delle
donne! E poi le usò contro di lui. Le ha istruite
e ha dato loro il palazzo. Il suo palazzo!
Concede loro tutto. Non devono mai lavorare,
il cibo appare quando hanno fame, hanno vino
e quant’altro desiderano… tutto quello che
devono fare è oziare perennemente leggendo
poesia elfica e discutendo di filosofia. Lord
Gargath detesta la poesia elfica! Ha cercato di
parlare con loro, di indurle a dare uno scopo
alla loro vita. E per tutta risposta lo hanno
rinchiuso qui insieme alla pietra! Adesso però
le donne cominciano a essere irrequiete. La
poesia elfica è tollerabile solo fino a un certo
punto. Sono in cerca di un diversivo… di
uomini, ma non dei loro mariti. No, questo
non andrebbe bene per niente alla Gemma
Grigia, perché le servono guerrieri che la
proteggano dall’esterno mentre le donne la
custodiscono dall’interno. Così, per appagare
le donne ha portato qui… gli eroi! Durante il
racconto Lord Gargath assume le forme più
svariate: un coniglio, un Goblin, un vecchio
rinsecchito, un ratto dagli occhi rossi, un
ragno, un cavallo, un uomo calvo di mezza
età, un tricheco…
Lord Gargath, però, non ha modo di
raccontare la sua triste ed incredibile vicenda,
perché non appena assume la forma di un
giovane distinto viene afferrato da Imtar. Il
druido vorrebbe trascinarlo fuori dalla
stanza… Lord Gargath si tramuta in un rospo
che gorgoglia in tono infelice che la Gemma
non permetterà che lui sia liberato. Il druido lo
colpisce con uno schiaffo e riesce a catturare
l’anfibio.
La sfida alla gemma
A questo punto, però, l’aspetto mago cambia:
il demone torna a riapparire, obliterando Imtar
con il proprio corpo enorme e riempiendo con
le ali la stanza conica. Con un calcio
scaraventa il druido contro la parete (infligge
3D6 PImp). Gli eroi vedono un bagliore
febbrile che comincia ad apparire nei suoi
occhi rossi, mentre gli artigli brillano alla luce
delle lampade. Allargando le ali, il demone si
libra in aria. Imtar fugge nel pentacolo, e viene
mutato dalla Gemma: guadagna Coraggio e
Forza, ma perde in Intelligenza, Attacco ed
Energia Astrale.
“Basta così!” urla Elistan; il demone sembra
fermarsi, sorpreso, e torna a terra. “Vedete
qual è il potere della gemma?” prosegue il
monaco, interrogando gli eroi: “Non ha certo
bisogno di tutte le difese che abbiamo dovuto
superare per proteggersi. Secondo voi, di chi
può avere paura?”. Se nessuno si illumina,
scocca un’occhiata in tralice a Ludwig e
prosegue: “Dell’unica persona che ha
continuato a cercarla per migliaia e migliaia di
anni. La persona che l’aveva creata e l’aveva
persa sottovalutando la sete di conoscenza
infusa negli uomini. E per tutti questi secoli si
è tenuta lontana da lei restando in qualche
posto fino a quando era troppo vicina e poi
scomparendo ancora. Adesso però è stata
intrappolata da questo mago e non può più
fuggire, qualsiasi cosa faccia, quindi ha posto
intorno a sé queste guardie. Io però sapevo che
le donne erano infelici, sapevo che la Gemma
Grigia doveva concedere loro di avere ciò che
desideravano… degli avventurieri
interessanti… la Gemma Grigia non avrebbe
permesso a nessun altro di entrare nel castello.
E se mi è concesso dirlo noi rispondiamo
esattamente alle sue esigenze”.
Se nessuno degli eroi ha ancora capito, Lord
Gargath, ora trasformato in un coboldo che
prende a saltare su e giù dalla sedia, grida: “Io
lo so! Io lo so!”. “Lasciatelo dire a me!
Lasciatelo dire a me!” strilla, balzando giù
dalla sedia e correndo ad abbracciare il
monaco. “Grande Hesinde! Tenetelo lontano
da me!” ruggisce Elistan; “Lo hai detto tu!”
protesta il coboldo, imbronciandosi.
“Sì” proclama Elistan, con una maestosa voce
femminile. “Io sono Esinde, dea della magia e
della sapienza, e sono venuta a reclamare ciò
che è mio!”. Improvvisamente consapevole
della presenza della dea e del pericolo che
questa comporta, la gemma si accende di
un’intensa luce grigia. Intrappolata dalla
magia del simbolo tracciato dal mago sul
pavimento, essa non può muoversi ma
comincia a ruotare freneticamente, cambiando
forma tanto in fretta da diventare quasi una
macchia indistinta all’occhio umano. Il
demone torna a farsi minaccioso.
Gli eroi però sono troppo concentrati sulle
proprie lotte interiori per interessarsi alla
creatura. La Gemma Grigia esercita su di loro
tutto il proprio potere, offrendo ogni e
qualsiasi cosa possano aver mai desiderato. Le
immagini si susseguono nelle loro menti…
Ludwig si vede a capo del Conclave dei
Maghi, AC re degli elfi, Imtar signore degli
specchi neri, Thaly a capo dell’impero,
Abraham sommo sacerdote della chiesa di
Efferd… tutto quello che devono fare è
uccidere il monaco… Io ti concederò il potere
di uccidere una dea! È la voce che la Gemma
Grigia fa risuonare nelle loro menti, mentre
Elistan li osserva senza dire una sola parola.
Ciascuno vede i proprio compagni madidi di
sudore, con uno sguardo selvaggio negli occhi
e i pugni serrati, pallidissimi e intenti a
contemplare qualche immagine di gloria
visibile solo a loro.
Ma è proprio il pensiero di Efferd che apre la
mente di Abraham ad altre parole. Sii padrone
di te stesso! Inchinati a me con reverenza e
rispetto, mio Iniziato, ma non essere schiavo
di niente e di nessuno! Abbi fede in me!
Abraham si risveglia dallo stato di
stordimento: con quelle parole nel cuore
adesso è in grado di opporre un secco rifiuto
alla Gemma Grigia… e si sta anche
accorgendo che il demone alle sue spalle sta
soffrendo di una simile tortura. “Ma io non
voglio strappare loro la carne dalle ossa!”
piagnucola il demone. “Sì, certo, non mi
dispiacerebbe riavere la mia isola così
com’era, insieme a dieci fanciulle che si
comportino da fanciulle e non si trasformino
in poetesse”. Abraham cerca di riscuotere
Thaly, ma la guerriera sposta lentamente lo
sguardo su di lui senza mostrare di
riconoscerlo. “Aiutami, iniziato!” sibila poi.
“Aiutami ad uccidere il monaco!”. Imtar ed
AC si muovono per attaccare il monaco,
insieme al demone.
Elistan continua a fissare la Gemma Grigia,
con calma. In quel momento la porta della
stanza si spalanca con tanta violenza da andare
a sbattere contro il muro. “Siamo qui, Gemma
Grigia, come ci hai ordinato!” grida una voce.
È quella della splendida bruna, alle cui spalle
c’è la bionda seducente e tutto il resto delle
donne, giovani e vecchie. Adesso però gli abiti
diafani e i sorrisi seducenti sono scomparsi ed
esse sono vestite di pelli di tigre, hanno piume
legate nei capelli e brandiscono lance dalla
punta di pietra. “Me lo prometti?” dice con
impazienza il demone nero, con la lingua
biforcuta che scatta dentro e fuori la bocca
gocciolante. “Niente più goblin? Il resto non
mi dava tanto fastidio, ma non intendo essere
trasformato di nuovo in un goblin”. Abraham
vede le donne schierarsi per la battaglia e ode
il demone sbattere le sue grandi ali e sguainare
gli artigli. “Fermati!” tuona una voce. “Ti
ordino di fermarti!”
Il caos vortica selvaggiamente per un istante
ancora, poi rallenta e infine scema
progressivamente fino a lasciare silenzio e
immobilità nella stanza in cui poco prima
c’era un turbinoso susseguirsi di suoni e di
movimenti. Fermo sul pentacolo e al centro
della stanza, con il viso rosso per l’ira, Elistan
solleva le braccia verso il soffitto a punta.
Scocca un lampo di luce azzurra, e la dea
appare nel suo vero aspetto, una bellissima
donna con gli occhi scuri e scintillanti. “Sì”
esclama, sollevando lo sguardo sulla
fiammeggiante Gemma Grigia. “Io conosco il
tuo potere meglio di chiunque altro! Dopo
tutto, sei una mia creazione! Puoi mantenere
questo caos in eterno e sai che non te lo posso
impedire, ma al tempo stesso sei a tua volta
eternamente intrappolata e non sarai mai
libera!”
La luce della Gemma Grigia tremola per un
istante, come se essa stia riflettendo sulle
affermazioni di Esinde, poi torna a pulsare più
intensa di prima. “Aspetta!” esclama ancora
Hesinde, sollevando una mano. “Ti offro…
una sfida!”
La Gemma Grigia pare riflettere, mentre la sua
luce pulsa più lentamente. “Una sfida?”
mormorano le donne, abbassando le lance.
“Una sfida?” commenta il demone, in tono
compiaciuto, tornando ad accoccolarsi sul
pavimento. “Noi siamo d’accordo” acconsente
la bruna, venendo avanti e battendo l’asta
della lancia per terra mentre cammina. “Quale prima dell’assalto, la Gemma Grigia si
sarà la posta?” illumina incredibilmente mentre il demone
sembra diventare ancora più forte… “Ora,
Per un momento Hesinde si accarezza
Abraham!” urla Hesinde. È il momento di
pensosamente il mento. “Questi uomini per
scagliare contro la gemma la lancia, la cui
voi” risponde quindi, indicando verso gli eroi,
punta prende a brillare di un azzurro intenso: il
“e la libertà per la Gemma Grigia”. Gli eroi
tocco di Hesinde fa sì che l’arma sia attratta
ritornano alla realtà e fissano la stanza come
dalla sua magia come una ragazza che si stia
se la stessero vedendo per la prima volta. Se
gettando fra le braccia del suo amante. Il
qualcuno di loro scatta, alcune donne lo
demone rimane esterrefatto, mentre Hesinde
afferrano e lo trattengono con la forza data
fissa la scena con un ampio sorriso sul volto, e
loro dalla Gemma Grigia, legandogli le mani
le mani placidamente intrecciate sul ventre. La
dietro la schiena per quanto si dibatta. “Se
luce della Gemma Grigia prende a tremolare
perderò la sfida” continua Hesinde
come per un improvviso timore; essa cerca
imperturbabile, “questi uomini resteranno qui
disperatamente di attenuarla, rendendosi forse
come vostri schiavi e io infrangerò
conto che è il proprio potere ad attirare verso
l’incantesimo che tiene bloccata qui la Gemma
di lei la lancia. C’è poi un rumore di una
Grigia, mettendola di nuovo in condizione di
violenza devastante accompagnato da un
vagare per il mondo. Se vincerò la Gemma
accecante scoppio di luce grigia e azzurra, così
Grigia sarà mia e questi uomini saranno
intenso da costringere persino Hesinde a
liberi”. “Accettiamo la posta” dichiara la
ripararsi gli occhi e da accecare
bruna, dopo aver scoccato un’occhiata alla
momentaneamente tutti gli altri con il suo
Gemma Grigia. “Qual è la sfida?”
bagliore. Per un momento le due energie
Hesinde pare riflettere, arricciandosi i capelli paiono lottare una contro l’altra, la luce
attorno a un dito, poi il suo sguardo si posa su azzurra e quella grigia, quindi la luce grigia
Abraham e sorride. “Che questo uomo” prende ad attenuarsi. Nonostante gli occhi
risponde, indicando l’iniziato, “sconfiggerà il pieni di lacrime a causa della luce intensa,
demone in duello, armato solo di questa Abraham e gli altri hanno l’impressione di
lancia!”. “Quest’uomo?” chiede la bruna, con intravedere un gioiello grigio e scintillante che
aria sospettosa. “Ma è un iniziato…”. sta precipitando dall’alto per andare a cadere
“Soltanto da poco” si affretta a precisare nella mano di Hesinde, ma non possono
Hesinde “e comunque non si servirà dei suoi esserne certi perché proprio allora anche il
poteri miracolosi, non è vero, Abraham?”. demone ricade dall’alto, esattamente sopra di
Inutili sono eventuali proteste dei compagni loro! Si sente un deciso tonfo, seguito da una
dell’Iniziato; se questi manifesta la sua voce dolorante: “Sono tornato!”
perplessità, Hesinde lo ammonisce severa: “È
Il demone è sparito e al suo posto, accoccolato
tutta qui la tua fede, ragazzo?”. La bruna
per terra con le mani sopra la testa, c’è un
dichiara che accettano la sfida. Il demone si
mago magro e di mezz’età avvolto in una
solleva di nuovo in volo, pronto alla lotta.
tunica nera; poi il mago si solleva a sedere e si
“Devi solo prestare attenzione a tirare sul
guarda intorno con incredulità. “Sono
bersaglio giusto” sussurra Hesinde ad
tornato!” esclama ancora in tono gioioso,
Abraham, strizzandogli un occhio; la dea
tastandosi la testa, il collo e le spalle. “Niente
sfiora la punta della sua lancia, che l’Iniziato
orecchi di coniglio o testa di demone o
vede illuminarsi di un tenue riflesso azzurro.
muscoli di Minotauro! Sono di nuovo io!”. E
Poi Hesinde gli prende l’altra mano e
scoppia in pianto. Imtar è un po’ sconcertato, e
aggiunge: “Datti da fare, avanti. Conosco
Hesinde lascia che Lord Gargath finisca la sua
qualcuno che sarà orgoglioso di te…”.
storia per chiarire a tutti le idee.
Abraham chiede se il bersaglio giusto sia il
demone… Hesinde scuote il capo. La dea solleva ancora le braccia e assume
un’espressione severa e solenne, gli occhi neri
La dea si fa da parte e incrocia le braccia sul
pervasi da un bagliore azzurro quanto quello
petto, mentre le donne lasciano campo libero
della lancia di Abraham; poi si rivolge alle
allo scontro. Abraham non ha molta scelta…
donne. “Ascoltatemi! Il potere della Gemma
Grigia adesso è infranto. Ricordate i vostri
figli e i vostri mariti, i vostri padri e i vostri
fratelli! Ricordate le vostre case e coloro che
vi amano e che hanno bisogno di voi!”. A una
a una le donne si guardano intorno con aria
stordita, alcune portandosi le mani alla testa e
altre sbattendo le palpebre in preda alla
confusione. Soltanto la bruna appare triste.
“Mi manca la mia famiglia” sospira, scotendo
il capo, “e ricordo l’uomo che amo e che devo
sposare, ma adesso ricomincerà tutto daccapo:
le eterne guerre, i combattimenti, gli
spargimenti di sangue, le uccisioni…” e si gira
verso la dea. Hesinde le rivolge un sorriso
pieno di comprensione:”Rifletti per un
momento, ragazza. Hai letto tutti quei libri,
ricordi? E lo hanno fatto anche loro”
aggiunge, indicando le altre. “Adesso
possedete il sapere, qualcosa che nessuno vi
può togliere. Usatelo saggiamente e potrete
porre fine a queste guerre insensate. Tu e le
altre, con l’aiuto dei vostri uomini e dei vostri
bambini, potrete trasformare quest’isola in un
paradiso”. “Non so chi sei, ma parli con
saggezza” afferma la donna bruna, fissando la
dea con espressione meravigliata; Hesinde le
svela il proprio nome. “Faremo come dici, e ti
onoreremo sempre nel nostro cuore e nelle
nostre preghiere”. La donna abbraccia la dea,
che si scioglie in uno splendido sorriso, e le
incita “Coraggio, ora andate!”
Tenendosi per mano e ridendo allegramente, le
donne corrono fuori della stanza e ben presto
si possono udire le loro voci gioiose
echeggiare oltre le mura del castello. “Quanto
a te…” comincia Hesinde, girandosi verso il
mago dalle vesti nere. “Non mi rimproverare!”
implora Lord Gargath. “Ho imparato la
lezione, davvero, e non voglio più avere a che
fare con gemme di qualsiasi tipo finché avrò
vita. Mi puoi credere!” aggiunge, scoccando
con un brivido un’occhiata in direzione del
soffitto ora vuoto.
Conclusione
Dopo aver ammonito severamente Lord
Gargath, la dea teletrasporta gli avventurieri
all’esterno del castello, fin dove erano stati
accompagnati dai guerrieri; ora è mattina, e le
donne sono scomparse. Hesinde saluta gli
avventurieri e li ringrazia per il loro aiuto. Se
gli eroi le chiedono una ricompensa, la dea
risponde che provvederà… non appena si
decideranno a frequentare un po’ di più i suoi
templi. Hesinde non vuole ricevere il Calice,
preferisce che sia affidato ad Elistan,
suggerendo a Imtar di parlare con lui per
proseguire nella sua cerca. Ludwig la
interroga sul futuro del gruppo, in particolare
sul re non-morto Kith-Kanan: Hesinde dice
che in futuro dovranno affrontarlo, ma prima
saranno molto impegnati altrove. Poi svanisce
con un sorriso. La dea appare in sogno al vero
Elistan, svelandogli notizie importanti sullo
specchio nero cercato da Imtar.
I guerrieri sono così contenti di riavere le loro
donne e di vedere le loro famiglie finalmente
riunite che restituiscono agli eroi tutto
l’equipaggiamento sottratto loro; danno loro
anche un sacchetto con 20 Corone, lasciato per
loro da Elistan. Si tratta del compenso dei
marinai, che nel frattempo hanno riparato i
danni riportati dalla nave, e sono riusciti a
rimetterla in mare. La nebbia è scomparsa. I
Personaggi partecipano ai festeggiamenti, e
Ludwig ha anche modo di intrattenersi con
una giovane molto bella.
Gli eroi possono fare ritorno a Baburin, dopo
essere stati protagonisti di una vicenda al
limite dell’incredibile. Un’altra esperienza da
ricordare… (100 PAvv da dividere tra i
Personaggi che si sono ben comportati nella
cerca della Gemma, che si vanno ad
aggiungere a quelli guadagnati durante
l’avventura). Si sono trovati a subire eventi al
di fuori del loro controllo, ma non è da tutti i
giorni avere a che fare con uno dei Dodici
Dei…