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Stefano Aurighi
Davide Lombardi
Paolo Tomassone
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occupiamolemilia.blogspot.com
Bossi: “Silvio accoltellato alle spalle dagli Stati Uniti”
di Marco Cremonesi - Da "Il Corriere della Sera" di mercoledì 1 dicembre 2010
MILANO - «Berlusconi non se lo meritava». Come sempre, come in ogni circostanza difficile, il
soccorso verde di Umberto Bossi non si fa attendere. I giudizi impietosi sul premier che
emergono dai dispacci diplomatici pubblicati da Wikileaks - dal «portavoce di Putin» alle
«destre selvagge» fino all’«incapace, vanitoso e inefficace» - fanno scattare l’immancabile
solidarietà del capo leghista.
Bossi non entra del merito della fuga di notizie e delle implicazioni per gli equilibri globali. Non
chiede, come invece fa il ministro degli Esteri Franco Frattini, di «catturare e interrogare»
Julian Assange «per capire che gioco fa e per capire chi c’è dietro di lui». Si limita ad annotare
che «in questo modo si mettono in allarme tutti i politici: quando parli con un ambasciatore
non sai mai che cosa riporta, cosa dice».
Ma per Umberto Bossi quel che conta davvero è il contenuto dei messaggi. E dunque,
l`atteggiamento poco amichevole che sembra trasparire dalle comunicazioni tra amba- sciata e
dipartimento di Stato: «Mi sembra che gli americani abbiano un po’ accoltellato alla schiena
Berlusconi».
Un fatto che per Bossi ha il colore dell’ingratitudine: «Lui, che si era battuto così tanto per
l’America dopo l’11 settembre, non meritava un trattamento così». Detto questo, Bossi ostenta
pragmatismo, e si dice convinto che i rapporti con gli Stati Uniti non cambieranno: «Berlusconi
è stimato e ha al suo fianco Tremonti che è unanimemente considerato uno dei migliori ministri
del Tesoro, soprattutto in America».
Difficile dire quale sia l’intimo pensiero del leader leghista riguardo all’alleato atlantico. Anche
perché, su questo come su parecchi altri argomenti, la linea di Bossi dopo l’11 settembre, è
stata sempre piuttosto ondivaga e dettata dal momento. Se di Roberto Maroni si conoscono gli
storici legami con l’amministrazione Usa, almeno fin dalla sua prima esperienza al Viminale del
1994, Bossi è sempre stato sulle sue. Anche se certamente il leader leghista è stato invitato a
cena nell’ambasciata di via Veneto fin dal primo governo Berlusconi.
Eppure, per gli americani, il capo padano resta sempre qualcosa di difficile da decifrare. Al
punto che il mese scorso il consolato di Milano ha invitato per uno scambio di vedute e una
proiezione riservata gli autori di «Occupiamo l’Emilia», il documentario sulla penetrazione del
verbo leghista nella roccaforte rossa. E non è raro vedere tra il pubblico dei comizi del capo
padano l’incaricato dell’ambasciata Usa.
La «dichiarazione dell‘indipendenza della Padania» del 1996 aveva come modello esplicito
l’analoga dichiarazione americana del 1776 ma, subito dopo quell’atto, il Carroccio si fece
sempre più ostile: «Il prossimo presidente della Repubblica - diceva Bossi nel 1999 - non deve
essere né massone né filoamericano».
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Docu-film: Registi fai-da-te che documentano l’Italia
di Stefania Berbenni - Da "Panorama online" di martedì 26 ottobre 2010
«È l antireportage, non è un racconto giornalistico
né un film fatto con pochi soldi. Il documentario
narrativo ha una scrittura, una sceneggiatura e,
soprattutto, uno sguardo. Sceglie il modo in cui
raccontare».
Parola di Giovanna Taviani, anima del Salina Docfest,
l unica rassegna specializzata in questo genere, regista e
frequentatrice del genere (alla Mostra di Venezia ha
presentato il suo Fughe e approdi).
«Con l 11 settembre è cambiato tutto, quando senti
le bombe che ti cadono sulla testa, allora la realtà si
impone con tutte le sue contraddizioni».
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«Ho provato a cercare fondi, ma i tempi si dilatavano troppo. Così ho coinvolto degli
amici e l ho autoprodotto».
Tre giornalisti (Paolo Tomassone, Stefano Aurighi e Davide Lombardi) hanno battuto per
tre mesi l Emilia-Romagna per capire come abbia fatto la Lega a conquistare il cuore degli ex
comunisti. Risultato: Occupiamo l Emilia, documentario molto istruttivo sulla politica italiana.
Andrea Segre ha invece indagato sulla rivolta degli extracomunitari di Rosarno in Sangue
verde eSergio Basso ha fermato per immagini «l occupazione» dei cinesi a Milano in Giallo a
Milano; 15 ragazzi dell Accademia dell immagine dell Aquila si sono messi insieme per
realizzare Un anno dopo, testimonianza sugli effetti del terremoto; Elisabetta Sgarbi ha
voluto misurare il posto che la cultura ha nel cuore degli italiani, viaggiando da Nord a Sud,
raccogliendo materiale video fino a riorganizzare il tutto in Se hai una montagna di neve,
tienila all ombra; il critico Andrea Cortellessa con Luca Archibugi ha girato Senza
scrittori, pamphlet per immagini del mondo dell editoria.
Intenso Alisya nel paese delle meraviglie di Simone Amendola, viaggio fra gli extracomunitari
di seconda generazione. Il giovane regista è andato a Cinquina, quartiere derelitto di Roma, ha
intervistato i ragazzi, ha seguito un gruppo di rapper, si è sentito rispondere:
«Qui l integrazione va così, i marocchini con i marocchini, gli egiziani con gli egiziani, gli
italiani con gli italiani. I pischelli invece si amalgamano fra loro».
Dal 28 ottobre, alla Festa del cinema di Roma, sugli schermi scorrerà, oltre alle
megaproduzioni, anche una serie di documentari. Il festival infatti ha una sezione dedicata; tre
gli italiani in concorso,Roberto Orazi, Bruno Bigoni e Gianni Celati.
Mario Sesti, il selezionatore, sottolinea:
«Tre italiani che parlano però del mondo, perché il documento narrativo non è
provinciale. Lo spazio di libertà ce l ha perché può usare qualsiasi linguaggio, per i
soggetti scelti e per i costi ridotti grazie alle nuove tecnologie».
Da 4 mila a 150 mila euro: è quanto può costare un documentario dignitoso. I fondi si
cercano presso le film-commission (gli enti regionali che promuovono il territorio), l Unione
Europea o il fondo per lo spettacolo. Oppure in famiglia, spaccando il salvadanaio.
Negli ultimi mesi molte factory dell elettronica hanno lanciato videocamere, degne di un
regista, valide per i filmini della prima comunione come per progetti più ambiziosi. I prezzi?
Bassi, se si pensa al risultato. In più serve solo un software per curare il montaggio.
Grazie alla tecnologia a basso costo, insomma, l esercito dei filmmaker di docu-film si fa
agguerrito.
È giovane (fra i 25 e i 40 anni), determinato, deciso a farsi sentire. Anzi, vedere: dei 304
documentari prodotti nel 2009 solo una cinquantina ha trovato un canale distributivo.
Pochi gli spazi in tv: Doc3 a notte fonda sulla terza rete Rai, oppure i canali Current e Cult di
Sky. Poche anche le sale, a meno che si abbia dietro un colosso come Cinecittà Luce che ha
presentato a Venezia, per esempio, Ma che storia di Gianfranco Pannone, viaggio in 150
anni di storia d Italia.
Anche Fughe e approdi di Giovanna Taviani arriverà nelle sale digitali del Luce.
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Ma la più clamorosa imminente uscita è la Passione di John Turturro, dal 22 nelle sale:
l attore americano ha girato un film-documentario sulla canzone napoletana, studiata per due
anni, alternando spezzoni d epoca con sceneggiate riscritte e reinterpretate, e ha agganciato
ancheFiorello.
«Il documentario narrativo ha un linguaggio più forte e più libero del cinema»
Così dice Valerio Mastandrea, giurato al Salina Docfest. E a scoprirlo sono anche i nomi
pluripremiati. Pare che i fratelli Taviani vogliano girare un docu-film a Rebibbia,
mentre Giuseppe Tornatore sta lavorando a L ultimo Gattopardo, documentario dedicato
a Goffredo Lombardo, produttore del nostro cinema quando era un mito per il mondo (suo,
per l appunto, anche ilGattopardo di Luchino Visconti).
Il regista di Baarìa dice:
«Non volevo girare un documentario tradizionale su Lombardo, così ho sfruttato
l archivio della Titanus, forte di 400 film. Mi sono divertito a sperimentare, fare un film è
sempre più difficile».
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Alla conquista della Rossa
Cresce il potere del Carroccio in Emilia Romagna
Alle ultime elezioni regionali in Emilia Romagna, la Lega Nord ha ottenuto oltre il 10% dei voti
in 308 su 384 comuni. Numeri impensabili, fino a pochi anni fa. Per questo, il fenomeno
dell'avanzata del Carroccio nella storica roccaforte dei «rossi» (prima Pci, poi Ds, infine Partito
Democratico) non è sfuggito agli americani.
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(Pd) Pierluigi Bersani, dove il Carroccio ha ottenuto il 35% dei voti alle ultime regionali.
«La nostra inchiesta giornalistica, realizzata con mezzi quasi artigianali e costata poco meno
di 2 mila euro», sottolinea Lombardi, «è nata dalla volontà di capire le ragioni del successo
della Lega in una regione tradizionalmente e storicamente "rossa", che ora si ritrova stretta a
destra dall'avanzata del Carroccio e a sinistra dal sempre crescente consenso dei grillini del
Movimento 5 stelle».
Il successo ottenuto alle ultime regionali in Emilia, lontano dall'essere derubricato come
fenomeno di costume o voto di protesta, in un futuro non molto lontano, potrebbero avere
ripercussioni importanti sullo scenario politico ed economico del Paese. Non stupisce, perciò,
l'interesse degli Stati Uniti per l'avanzata verde nella regione, quanto piuttosto l'atteggiamento
della sinistra. «A parte un certo interesse nei confronti del documentario», riferisce Lombardi,
che viene dal Veneto ma vive in Emilia da due anni, «ho l'impressione che il fenomeno sia
stato sottovalutato». In ogni caso, svela il giornalista, «abbiamo da poco ricevuto un cenno dai
vertici del Pd: forse vedremo il documentario con il segretario nazionale Bersani».
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Gli Usa studiano il boom leghista «In Emilia può
crescere ancora»
Il politologo Amadori: «Rotti gli equilibri, serve una proposta economica»
GLI Stati Uniti ‘studiano’ l’avanzata della Lega Nord in Emilia-Romagna, per valutarne gli
effetti. Il console americano per gli affari politici ed economici, Benjamin Wahlauer, ha ricevuto
in forma riservata a Milano, nella sede del consolato, Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo
Tomassone, autori del film-inchiesta ‘Occupiamo l’Emilia’, il documentario sull’avanzata del
Carroccio nella regione ‘rossa’ per eccellenza, in cui la Lega è andata oltre il 10% in 308 dei
348 comuni della regione alle ultime elezioni regionali. Il documentario è stato proiettato alla
presenza degli autori, del console, di una selezione di analisti politici e di funzionari del
consolato americano. E’ seguito un confronto in cui, spiegano gli autori, si è discusso della
possibilità che il progressivo consenso della Lega Nord in Emilia possa contribuire a consolidare
il modello di un’Italia a due velocità, determinando una sorta di secessione ‘di fatto’. Il
documentario è stato realizzato tra giugno e settembre 2010.
Scenari prossimi? L’impressione è che ogni occasione sia buona per parlare bene
della Lega. «Non lo scopro io. C’è una sorta di conformismo per cui quella che fa la Lega va
tutto bene. Ma anche sfrondando da questo, resta il dato dello scatto impressionate che il
movimento ha fatto in Emilia Romagna: quasi ovunque è sopra al 10% e in alcune zone è già
oltre il 20 e il 30%. Una simile accelerazione segnala che un equilibrio si è rotto, anche in una
regione considerata tradizionalista come l’Emilia Romagna. Si è avviato un trend e ci si
interroga sugli approdi».
Ma per occupare l’Emilia, per dirla come il film, bisogna conquistare voti a sinistra.
«Non credo a una conversione di massa, però la Lega è l’unico movimento che può captare
consensi nella base storica della sinistra. E’ in atto un forte investimento emozionale verso la
Lega, un trasferimento dell’utopia. Se prima credevo nella terra promessa del Pci, ora posso
credere alla terra promessa della Lega».
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Che sarebbe? «E’ il proprio territorio, la comunità locale che si ritrova, esente dal pericolo
dell’«altro», dell’«alieno». La Lega marcia su un’utopia doppia: recuperare il proprio territorio,
sotto casa, e conquistare il federalismo. Se differisce troppo questa conquista, rischia di
cadere».
Ma fra l’emozione e il partito reale c’è una certo scarto. «Vero, so dei problemi interni che
travagliano i leghisti in Emilia. Ma la tendenza è ancora al positivo, perchè la Lega punta molto
sui giovani e sulla formazione per vie interne. Mentre il Pdl è un partito di transfughi, la Lega
ha fatto come il vecchio Pci, che formava la classe dirigente all’interno. In Veneto, ad esempio,
c’è riuscita e siamo già in pratica al dopo-Bossi. In Emilia sta agendo allo stesso modo: è un
punto di forza».
Per conquistare l’Emilia forse ci vuole altro. «La Lega Nord può convertire molti alla sua
utopia, ma in Emilia Romagna il consenso alla sinistra si basa anche su altro: su una
organizzazione della vita sociale ed economica che crea coesione. Qui non c’è l’individualismo
del Veneto: il modello emiliano, tanto studiato, tiene assieme efficienza e socialità, è un
capitalismo collaborativo, cui si aggiungono le radici e la forte presenza delle cooperative».
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Lega: Amadori, gli Usa la capiscono meglio di noi e
sono incuriositi da Bossi
Il direttore di Coesis Research racconta a 'La padania' come gli states studiano l'avanzata in
Emilia-Romagna e i suoi effetti sul federalismo
Quanto allo specifico del focus al consolato Usa, l'avanzata in Emilia Romagna, all'incontro
"eravamo tutti abbastanza d'accordo nel ritenere che l'Emilia sia espugnabile da parte della
lega. Ci sono le condizioni perchè questo possa accadere", afferma Amadori che, infine, a
proposito della curiosità statunitense per i singoli personaggi della Lega, indica come oggetto di
maggiore interesse "senza ombra di dubbio Umberto Bossi, perchè è il fondatore e perché è un
leader carismatico. Come figura li incuriosisce molto".
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Nel consolato proiezione riservata di un documentario
Gli americani studiano l’effetto Lega sull’Emilia
Da "La Repubblica" di domenica 3 ottobre 2010
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Aurighi , Tomassone e Lombardi imitati dal console americano
Gli Usa "studiano" la Lega Nord con il documentario
modenese
Da "La Gazzetta di Modena" di domenica 3 ottobre 2010
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Usa studiano avanzata leghista e conseguenze: focus
su inchiesta
Milano, 2 ott. (Apcom) - Gli Stati Uniti "studiano" l'avanzata della Lega Nord in Emilia-
Romagna, per valutarne gli effetti a livello nazionale e internazionale. Il Console americano per
gli affari politici ed economici, Benjamin Wahlauer, ha ricevuto ieri in forma riservata a Milano,
nella sede del consolato, Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo Tomassone, autori del film-
inchiesta "Occupiamo l'Emilia", il documentario sull'avanzata della Lega Nord nella regione
rossa per eccellenza, in cui il Carroccio è andato oltre il 10% in 308 dei 348 comuni della
regione alle ultime elezioni regionali.
Un intervento di Alessandro Amadori, oltre ad una selezione di scene del film e altri materiali
relativi a "Occupiamo l'Emilia", sono disponibili sul blog occupiamolemilia.blogspot.com.
Il documentario dura 75 minuti ed è stato realizzato tra giugno e settembre 2010. Raccoglie
interviste di militanti e dirigenti leghisti emiliani e romagnoli, incontrati lungo la via Emilia, da
Piacenza a Rimini, passando anche da piccoli comuni nell'Appennino come Bettola il paese di
nascita del segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani, dove il Carroccio ha totalizzato il 35%
delle preferenze alle ultime elezioni regionali.
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Lega: Emilia 'verde'? La secessione possibile in un
docu-film
Da agenzia "ADNKronos" di martedì 21 settembre 2010
Bologna, 5 set. - (Adnkronos) - L'avanzata della Lega Nord in Emilia ha proporzioni che
nessuno da queste parti si sarebbe mai potuto immaginare. Eppure le ultime elezioni regionali
hanno segnato un successo per il partito di Umberto Bossi. Tanto che tre giornalisti, Paolo
Tomassone, Stefano Aurighi e Davide Lombardi, in un docu-film che promette di diventare un
vero e proprio caso editoriale, dal titolo 'Occupiamo l'Emilia' hanno cercato di chiarire il perché
l'Emilia potrebbe diventare 'verde' e indagato le ragioni che dunque avvallerebbero la
possibilità di una secessione 'di fatto'.
Il progetto nasce in una circostanza molto particolare: il funerale del giornalista Edmondo
Berselli. In quella occasione i tre si trovano a ragionare sulle capacità di analisi di Berselli e
quasi naturalmente il discorso passa su un soggetto che di analisi, effettivamente, ne
richiederebbe parecchia, soprattutto in Emilia, con i successi elettorali del Carroccio in una
regione rossa. Quindi decidono di armarsi di videocamera e iniziano un percorso nei luoghi
simbolo della Lega in Emilia Romagna. Interrogano, intervistano, propongono anche un punto
di vista differente, quello dell'opposizione, rappresentata dal segretario regionale Stefano
Bonaccini. E la tesi può, fondamentalmente, essere questa: la Lega è presente sui territori con
in suoi uomini che intercettano i bisogni della gente, soprattutto della classe operaia, che in
fabbrica si rivolge alla Fiom, ma nel segreto dell'urna vota Lega Nord. Prima tappa Bettola,
patria di Pier Luigi Bersani, che qui nasce il 29 settembre del 1951, dove quasi il 35% dei
cittadini nell'ultima tornata elettorale ha espresso preferenze per il Carroccio. Un dato che fa
riflettere.
"In Valmarecchia poi - raccontano Aurighi e Tomassone - la Lega, dopo tanti anni di battaglie,
è riuscita ad assicurare ai cittadini ciò che da tempo chiedevano", cioè che sette comuni
svenissero annessi (nel 2009) alla provincia di Rimini. "Un fatto che dà l'idea che la battaglia
per i territori sia appannaggio della Lega".
"Anche sul tema della legalità la strategia si dimostra vincente, laddove anche chi non vota, nè
mai lo farebbe, riconosce che la Lega sta con la gente". E questo perché, chiariscono, il segno
della presenza è tangibile. "Non significa in assoluto efficace, ma dove i vigili urbani sono per
strada, le denunce sono triplicate e gli arresti quadruplicati, allora è chiaro che la scelta
dell'amministrazione comunale a presidio del territorio infonde sicurezza". "Quello che abbiano
potuto constatare - raccontano ancora - è che spesso le motivazioni che portano al voto non
sono così chiare, nel senso che molti non le sanno spiegare. E' un voto di pancia, soprattutto
dove i ritardi del Pd sono stati eccessivi. La Lega non fa nulla di particolarmente importante,
ma cavalca le situazioni irrisolte lasciate dal Pd".
Insomma, armati della sola telecamera e di tanta curiosità e voglia di indagare, Tomassone,
Aurighi e Lombardi, autofinanziandosi, hanno percorso in lungo e in largo la regione per un
mese e mezzo, toccando Bettola, Parma, Medesano, Reggio Emilia, Brescello, Bibbiano,
Sassuolo, Modena, Bologna, Cento, Forlì, la Valmarecchia, fino a Pontida, per dimostrare che
"se davvero la Lega dovesse arrivare in Emilia, si tratterebbe di fatto di una secessione del
Nord". E tutto questo "sostanzialmente adottando - aggiungono - le regole del vecchio Pci,
ovvero stringendo le mani alla gente, anche nei posti più lontani e dimenticati".
Tutto è finito in un dvd, perché, spiega Aurighi, "la voglia di raccontare era così dirompente".
Rispetto allo scopo, "vorremmo che 'Occupiamo l'Emilia' diventasse un contributo al dibattito.
Pensate cosa significherebbe se lo proiettassero alla festa del Pd nazionale a Torino". Staremo
a vedere se la sfida verrà raccolta. (Mem/Gs/Adnkronos)
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L’avanzata della Lega Nord nell’Emilia rossa
Il Pd minimizza ma perde consensi
Il documentario "Occupiamo l'Emilia" raccconta il rafforzamento del partito di Bossi in una
regione che fino a pochi anni fa era considerata inespugnabile. Bonaccini: "Ma bisogna sfatare
il mito del radicamento leghista"
“Siamo partiti senza pregiudizi, i numeri parlavano chiaro”, attacca Stefano Aurighi, poco
prima di un’intervista alla radio australiana Sbs, che descrive il carattere della base verde in
salsa emiliano-romagnola. “Tanti militanti manifestano un’adesione di pancia, per cui basta la
buca per strada per farti arrabbiare e convincerti a cambiar parito. Poi ce ne sono altri, seppur
pochissimi, consapevoli e istruiti, convinti che l’Emilia Romagna non sia altro che il tassello
mancante per la conquista del nord”. Stefano racconta anche le prime reazioni a seguito di
quanto innescato dai giornali locali: “Finora dal Pd abbiamo ricevuto reazioni ambivalenti.
Alcuni amministratori, come i circoli, ci hanno chiesto di vedere il film, per altri abbiamo
toccato nervi scoperti. Ma non puoi arrabbiarti con il medico perché ti ha detto che qualcosa
non funziona”. A Davide Lombardi, trasferito in Emilia da soli due anni, “colpisce la scarsa
consapevolezza del fenomeno, anche da parte degli stessi leghisti”. Secondo Paolo Tomassone,
però, il film dovrebbe fare riflettere anche altri poteri forti: “E’ giusto che il Pd sia il più
preoccupato, ma anche la Chiesa, dovrebbe essere pronta ad accusare il colpo”. In che senso?
“E’ ora che esca dal silenzio dietro cui si è trincerata a fronte delle imbarazzanti dichiarazioni
della Lega su sicurezza e immigrazione, lontane anni luce dal solidarismo cattolico. Purtroppo
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nel film non ne abbiamo parlato, ma sarebbe un’ottima provocazione per una prossima
inchiesta. Nei comuni emiliani, in campagna elettorale, non era infrequente durante le omelie
che il parroco desse qualche indicazione di voto. E non passavano inosservati gli annunci a fine
messa per ringraziare il politico leghista che aveva ristrutturato l’oratorio, ad esempio”.
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E se la Lega prende l'Emilia la secessione diventa
realtà
Un docu-film dei giornalisti Aurighi Tomassone e Lombardi: da Parma a Pontida e ritorno
E la tesi può, fondamentalmente, essere questa: la Lega è presente sui territori con in suoi
uomini che intercettano i bisogni della gente, soprattutto della classe operaia, che in fabbrica si
rivolge alla Fiom, ma nel segreto dell'urna vota Lega Nord. Prima tappa Bettola, patria di Pier
Luigi Bersani, che qui nasce il 29 settembre del 1951, dove quasi il 35% dei cittadini
nell'ultima tornata elettorale ha espresso preferenze per il Carroccio. Un dato che fa riflettere.
"In Valmarecchia poi - raccontano Aurighi e Tomassone - la Lega, dopo tanti anni di battaglie,
è riuscita ad assicurare ai cittadini ciò che da tempo chiedevano", cioè che sette comuni
venissero annessi (nel 2009) alla provincia di Rimini. "Un fatto che dà l'idea che la battaglia
per i territori sia appannaggio della Lega".
"Anche sul tema della legalità la strategia si dimostra vincente, laddove anche chi non vota, nè
mai lo farebbe, riconosce che la Lega 'sta con la gente'". E questo perchè, chiariscono, il segno
della presenza è tangibile. "Non significa in assoluto efficace, ma dove i vigili urbani sono per
strada, le denunce sono triplicate e gli arresti quadruplicati, allora è chiaro che la scelta
dell'amministrazione comunale a presidio del territiorio infonde sicurezza". "Quello che
abbiano potuto constatare - raccontano ancora - è che spesso le motivazioni che portano al
voto non sono così chiare, nel senso che molti non le sanno spiegare. E' un voto di pancia,
soprattutto dove i ritardi del Pd sono stati eccessivi. La Lega non fa nulla di particolarmente
importante, ma cavalca le situazioni irrisolte lasciate dal Pd".
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Insomma, armati della sola telecamera e di tanta curiosità e voglia di indagare, Tomassone,
Aurighi e Lombardi, autofinanziandosi, hanno percorso in lungo e in largo la regione per un
mese e mezzo, toccando Bettola, Parma, Medesano, Reggio Emilia, Brescello, Bibbiano,
Sassuolo, Modena, Bologna, Cento, Forlì, la Valmarecchia, fino a Pontida, per dimostrare che
"se davvero la Lega dovesse arrivare in Emilia, si tratterebbe di fatto di una secessione del
Nord". E tutto questo "sostanzilmente adottando - aggiungono - le regole del vecchio Pci,
ovvero stringendo le mani alla gente, anche nei posti più lontani e dimenticati".
Tutto è finito in un dvd, perchè, spiega Aurighi, "la voglia di raccontare era così dirompente e
ora vorremmo che 'Occupiamo l'Emilia' diventasse un contributo al dibattito. Pensate cosa
significherebbe se lo proiettassero alla festa del Pd nazionale a Torino".
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“Lega, il partito che parla al popolo”
Parlano gli autori del film “Occupiamo l’Emilia”sull’exploit Carroccio
«Il travaso dei voti è dal Pdl,ma il modello è da partito di sinistra»
Un bello smacco per il bettolese Bersani, al quale forse questa sera fischieranno le orecchie.
Molta della gente potenzialmente di sinistra, in- vece di andare ad ascoltare questa sera il
segretario nazionale alla festa del Pd, sceglierà forse di recarsi al castello di Sarmato e
ascoltare i vari Cota e Calderoli. «A Piacenza, come nelle altre realtà della regione, la gente
vota Lega perché individua in essa le risposte ad esigenze quotidiane - spiegano ancora gli
autori - sicurezza e benessere, con quest’ultimo inteso come risposta ad istanze anche banali
co- me possono essere la copertura di una buca nella strada. Più degli altri partiti la Lega
dimostra di avere maggiore capacità di ascolto». Gli autori poi smentiscono l’equazione che «la
base leghista viene dal Pd». «Nossignori, il vero travaso oggi è dal Pdl alla Lega. Ciò non toglie
che, in particolar modo a livello organizzativo, i leghisti si rifanno chiaramente al Pci degli anni
Settanta, quella era una macchina efficacissima». Ma la Lega viene percepita come un
fenomeno ancora di passaggio, oggi giunta forse al suo limite fisiologico? «Abbiamo provato a
dare una risposta anche a questo quesito, ma è difficile. La cosa certa - concludono - è che
oggi nessuna forza politica può prescindere dalla Lega». E questa certezza, oggi ai padani,
basta e avanza.
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“Occupiamo l’Emilia”, il documentario che racconta
l’avanzata leghista nella regione “rossa”
Da "Blitz Quotidiano" di giovedì 2 settembre 2010
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L' avanzata della Lega in Emilia diventa un film
di Elsa Muschella - Da "Il Corriere della Sera" di giovedì 2 settembre 2010
Ma perché la sinistra è scomparsa, assieme alla sacralità della sua ideologia, e qualcun altro ha
preso il suo posto? «Ciò che un tempo facevano i comunisti, stringere le mani e informarsi a
tappeto delle esigenze di ognuno, anche nei paesini più sperduti, oggi lo fa la Lega - spiegano i
tre autori -. Noi abbiamo attraversato Comuni dimenticati da tutto: "Qui non c' era niente da
fare", ti dicono, "ora organizziamo fiaccolate e sagre per il partito che ci ripara le buche in
strada e ci invita pure alle feste, ci divertiamo". Oggi non è rimasto nessuno a tramandare l'
ideologia e quella della Lega è pre-politica: i militanti sono una famiglia e Bossi è uno di loro».
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"Occupiamo l'Emilia", il film sull'avanzata leghista
Ottanta minuti ad alto tasso politico, film inchiesta che descrive il Carroccio nella roccaforte
della sinistra. Tre giornalisti di Modena — Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo Tomassone
— hanno viaggiato da Piacenza a Rimini intervistando dirigenti, militanti ed elettori del
Carroccio
Grazie alla collaborazione con il centro culturale della sinistra cattolica Ferrari di Modena e allo
studio Slow Motion hanno montato immagini e audio in una video inchiesta (il trailer sul sito di
Repubblica Bologna) il cui titolo è una citazione di Tremonti. Alla festa della zucca di Pecorara i
piacentini avevano accolto il Senatùr invocando la secessione in favore della Lombardia.
Tremonti li aveva invitati a un'operazione diversa, appunto l'occupazione dell'Emilia. Ci stanno
riuscendo? "I dati delle ultime regionali dicono di sì, ma ancora di più le parole dei nuovi
leghisti, operai, studenti, cassaintegrati, pensionati, persone che chiedono legalità e sicurezza
e che credono che la Lega possa garantirle". Un sindacalista della Ferrari di fronte alle
telecamere ammette: "Dentro la fabbrica si rivolgono alla Fiom, ma una volta fuori alla Lega
nord". Contraddizione da non sottovalutare, anzi... "Anche a Bologna l'impressione è che si stia
sottovalutando la Lega e con le elezioni amministrative alle porte - conclude Tomassone -
potrebbe essere un errore".
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Occupiamo l'Emilia: la Lega si scopre di sinistra
Video tutto modenese ne dimostra l'origine 'rossa'
Il titolo del film deriva dall'invito che Giulio Tremanti, con Umberto Bossi alla Festa della Zucca
di Pecorara il Si ottobre scorso, ha fatto tra gli applausi dei militanti che invocavano la
secessione dall'Emilia a favore della regione lombarda: «Ho sentito 'Passiamo in Lombardia':
no, occupiamo Per chi invece è un nostalgico dell'Emilia Rossa, c'è un altro documentario,
realizzato lo scorso anno dagli studenti della scuola di giornalismo di Roma: “Finchè l'Emilia
va”.
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L’exploit elettorale diventa un film
I rossi operai dell’Emilia innamorati pazzi di Bossi
Da "L’Opinione" di giovedì 2 settembre 2010
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L’Emilia leghista in un video
Da Forlì a Piacenza, viaggio in un popolo “ancora di sinistra”
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Ecco perché qui Bossi fa il pieno di voti a sinistra
Un film-inchiesta racconta la conquista leghista dell’Emilia-Romagna
MA COSA spinge il popolo emiliano, tradizionalmente schierato a sinistra, prima col Pci, poi con
i partiti che ne hanno raccolto l'eredità, tra le braccia della Lega? «Molti — spiega — trovano
nelle idee dei lumbard' una richiesta di legalità e un'incitazione al rispetto delle regole che un
tempo erano parole d'ordine del Pci. Inoltre, questi pochi concetti, espressi in maniera
semplice e chiara, esercitano una forte attrattiva sulle moltitudini di delusi».
Sembra quindi emergere una sorta di continuità a livello di valori di base tra il vecchio partito
comu-nista e la più recente Lega, secondo gli autori. «Il Carroccio — affermano — garantisce
oggi un forte senso di identità, un tempo garantita dal Pci, che attira facilmente a sè chi è
stanco della 'nebulosità' degli altri partiti». E infatti, secondo i giornalisti, il partito del
`senatur' ha la forza di calamitare una vasta gamma di elettori, «dal vecchio militante
comunista deluso ai giovani che chiedono certezze per il futuro e di rico-noscersi in un'identità
più solida».
SENZA pretese di voler fare 'fan-tapolitica', viene da chiedersi se, alla luce di questa
situazione, sia possibile una futura alleanza tra il Pd e la Lega. «A questa domanda — risponde
Lombardi — replico con una vecchia frase di D'Alema, che poi si rimangiò: 'La Lega è una
costola del Pci'. A livello nazionale questa equazione non è valida, ma in Emilia Romagna non è
uno scenario da escludere, senza contare che, da qualche parte, a livello locale, si è già
realizzato». Gli autori concludono con un avvertimento ai politici del Pd, che stanno
affrontando questa 'fuga' di voti: «Non crediate che le cose continuino ad andare bene perché
sono andate bene per 50 anni. Guai adagiarsi sugli allori».
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Un viaggio nei problemi della regione rossa
E l’ex comunista sale sul Carroccio
Film inchiesta di tre modenesi racconta il fenomeno Lega Nord in Emilia
“Sono sempre stato di sinistra come penso la maggior parte degli operai, ma adesso non esiste
più. Per questo mi sono avvicinato alla Lega. Che chiede rispetto delle regole e legalità”. Poche
parole che testimoniano i possibili motivi dell’avanzata della Lega Nord in Emilia-Romagna,
regione rossa per antonomasia, in una delle interviste del film-inchiesta “Occupiamo l’Emilia”,
realizzato dai giornalisti modenesi Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo Tomassone.
”A Reggio Emilia tutti abbiamo parenti di sinistra e veniamo da un mondo di sinistra. La Lega
infatti, non è di destra”, spiega uno degli intervistati. “Una volta il Pci prendeva i voti al nord e
al sud vinceva sempre la Dc - dice una militante sempre nel film – “Anche allora dicevamo:
bisognerebbe costruire un muro da Firenze in giu. E' la stessa cosa”. E un sindacalista della
Ferrari sottolinea: “in fabbrica si rivolgono alla Fiom, ma fuori votano Lega”.
Gli intervistati parlano tranquillamente di secessione e, nel caso della Romagna, vogliono
l'autonomia rispetto all'Emilia. “Sono favorevole alla secessione così i soldi rimangono in casa
nostra”, e' la spiegazione. “Con il federalismo fiscale - dice il capogruppo in Regione Mauro
Manfredini, anche lui ex comunista - la secessione sarà automatica: vogliamo l'Italia unita, con
il portafoglio diviso'.
E, riferendosi ai risultati a due cifre delle ultime regionali della Lega in Emilia-Romagna - con
l'eccezione di Bologna, mentre la punta massima (34%) ha riguardato Bettola, paese del
leader Pd Pier Lugi Bersani - il segretario regionale Angelo Alessandri, grida dal palco di
Pontida che ormai “l' Emilia non e' comunista ma ha un popolo padano”.
Il titolo del film (a cui è dedicato il blog 'Occupiamo l'Emilia' che contiene anche il trailer) è
ricavato dall' invito che il ministro Giulio Tremonti - con Umberto Bossi alla Festa della Zucca di
Pecorara (Piacenza) il 31 ottobre scorso - ha fatto ai leghisti piacentini che avevano accolto il
Senatùr invocando la secessione dall' Emilia a favore della regione lombarda. ”Ho sentito
'passiamo in Lombardia: no, occupiamo l' Emilia”, ha suggerito Tremonti tra gli applausi.
Tra i commenti, tutti positivi, del pubblico ristretto che ha assistito all'anteprima del film,
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anche quello di un elettore del Pd: “Fossi nei dirigenti del partito lo proietterei alle feste
dell'Unita'...”.
“L’idea del film – spiegano i tre autori – è nata nell’aprile di quest’anno, immediatamente dopo
le elezioni regionali. Abbiamo deciso di ripercorrere la via Emilia da est a ovest, senza
pregiudizi e preconcetti, cercando di capire se e come sta cambiando la ‘sensibilità politica’
nella regione rossa per eccellenza. Quel che ne è uscito è un’inchiesta che fotografa una terra
in profondo cambiamento, che si allontana sempre più dagli stereotipi che da sempre
l’accompagnano. L’eventuale conquista dell’Emilia da parte della Lega Nord – possibilità che
non ci pare più fantascientifica in un futuro nemmeno troppo lontano – è una questione
tutt’altro che emiliana, ma è vicenda di respiro nazionale. L’Emilia infatti, unica tra le
locomotive economiche (Veneto, Lombardia e Piemonte) di fatto non nelle mani della Lega, è
‘la linea rossa’ che oggi tiene ancorato il Nord al resto del Paese: la sua caduta potrebbe
comportare una ‘saldatura padana’ dalle conseguenze dirompenti per tutti. Come dice in uno
spezzone del film Mauro Manfredini – aggiungono i 3 giornalisti – anche solo il federalismo
comporterebbe ‘una secessione di fatto’. Il concetto è chiaro, una volta agguantata l’Emilia
l’intero portafoglio sarebbe in mano alla Lega”.
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E l’ondata padana nell’ex feudo PCI diventa un film
Da "Il Giornale.it" di giovedì 2 settembre 2010
«Sono sempre stato di sinistra, ma adesso non esiste più. Per questo mi sono avvicinato alla
Lega. Che in fondo cosa chiede: rispetto delle regole e legalità». Emilia-Romagna, estate 2010:
con disarmante chiarezza un operaio spiega i motivi per cui il Carroccio sta dilagando in quella
che un tempo era la regione rossa
per antonomasia. A raccogliere
questa e tante altre testimonianze
tre giornalisti emiliani, che hanno
realizzato un documentario dal titolo
«Occupiamo l’Emilia», il video-diario
di un viaggio, telecamera in mano,
tra Piacenza e Rimini per capire le
motivazioni alla base dell’onda
verde nell’ex feudo del Pci. E la tesi
implicita nell’inchiesta è che vi sia
una sorta di continuità tra la Lega e
il vecchio Pci. «Una volta il Pci
prendeva i voti al Nord - spiega un
intervistato - mentre al sud vinceva
la Dc. Anche allora dicevamo:
bisognerebbe costruire un muro da
Firenze in giù».
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La Lega alla conquista del feudo rosso
Un film racconta l'avanzata in Emilia
La tesi: il Carroccio è l'unico erede del vecchio Pci
Il documentario - di 80 minuti -
è stato presentato in anteprima
a Modena e gli autori sono in
contatto con alcuni editori per
distribuirlo in dvd. La tesi
implicita dell'inchiesta è che in
Emilia-Romagna la Lega ormai è
sul territorio e c'è una sorta di
continuità tra vecchio Pci e Carroccio. «A Reggio Emilia tutti abbiamo parenti di sinistra e
veniamo da un mondo di sinistra. La Lega, infatti, non è di destra», spiega uno degli
intervistati. «Una volta il Pci prendeva i voti al nord mentre al sud vinceva sempre la Dc - dice
una militante - Anche allora dicevamo: bisognerebbe costruire un muro da Firenze in giù». E
un sindacalista sottolinea: «In fabbrica si rivolgono alla Fiom, ma fuori votano Lega». Il titolo
del film (a cui è dedicato il blog «occupiamolemilia.blogspot.com» che contiene anche il trailer)
è ricavato dall'invito che Giulio Tremonti - con Umberto Bossi alla Festa della Zucca di Pecorara
(Piacenza) il 31 ottobre scorso - ha fatto ai militanti che invocavano la secessione dall'Emilia a
favore della regione lombarda. «Ho sentito "passiamo in Lombardia": no, occupiamo l'Emilia»,
ha suggerito tra gli applausi.
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"Occupiamo l'Emilia", Bossi e la Lega conquistano i
rossi: 80 minuti in the road (nel segno del Pci)
di Eleonora Bianchini - Da "Blogosfere" di mercoledì 1 settembre 2010
Girato tra maggio e giugno, dal documentario low budget (costato 1.500 euro e realizzato con
l'aiuto dello studio Slow Motion e del centro della sinistra cattolica Francesco Luigi Ferrari di
Modena) emerge l'indifferenza di un centrosinistra che per troppi anni ha ignorato le istanze
dei cittadini, dal desiderio di secessione della Valmarecchia al bisogno di sicurezza dei sassolesi
e all'ondata d'immigrazione del comparto ceramiche, assimilando la consistenza granitica di un
governo reazionario, forte della sua tradizione, nostalgico e refrattario ai problemi reali. Un
establishment, quello della sinistra emiliana, che paga la politica del maglioncino di cachemire
e si trova ora a fronteggiare un partito in cui la militanza ha capacità di penetrazione negli
organi locali e di scardinamento dei poteri antichi. E poco importa che i concetti di federalismo
fiscale e secessione siano nebulosi per il dirigente locale e la tabaccaia leghista, offuscati dalla
demagogia strillata dai comizi di Pontida, dove Angelo Alessandri, segretario regionale, parla
della crociata di conquista dei rossi, mai più comunisti. E punta direttamente a Bologna.
Quella emiliano-bossiana è una galassia che va dalle donne organizzate della Lega in rosa,
minicollettivo della femmina padana, ai giovani che raggiungono Pontida sui pullman insieme a
militanti della generazione dei loro padri e nonni, ex Pci che hanno trovato nel Senatùr il fil
rouge di continuità nel travaglio della globalizzazione. Poi Miss Padania e le velleità di arrivare
a Mediaset, i Giovani padani romagnoli, fino al mormorio del bar che pensa fiero alla
secessione dell'Emilia dalla Romagna e dove Bologna è la Roma ladrona in salsa rossa. "Mio
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padre mi ha dato la vita, Bossi le ha dato un senso", dice la letterina leghista nel video. Ecco
fino a che punto è arrivato il fallimento della sinistra.
(Ho visto Occupiamo l'Emilia in anteprima. Dopo la proiezione, quasi tutti emiliani e tutti
entusiasti del film, ci domandavamo come fosse possibile che l'eredità del vecchio Partito
comunista fosse stata raccolta dalle camice verdi. I tre giornalisti di Occupiamo l'Emilia sono in
contatto con alcuni editori per la distribuzione in dvd. Di certo sentiremo parlare del film sia
dagli uomini della Lega che da quelli del Partito democratico, mentre salirà il mea culpa con
qualche venatura da De profundis dal centrosinistra regionale. Per ora, continuiamo a goderci il
trailer e seguiamo gli aggiornamenti sul blog).
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Delusi dalla sinistra, vogliamo che i soldi restino qua
di Luisa Gallignani - Agenzia "Ansa" di mercoledì 1 settembre 2010
(ANSA) - MODENA, 1 SET - 'Sono sempre stato di sinistra, come penso la maggior parte degli
operai, ma adesso non esiste piu', per questo mi sono avvicinato alla Lega. Che in fondo cosa
chiede: rispetto delle regole e legalita''. Poche parole che testimoniano i motivi dell' avanzata
della Lega Nord in Emilia-Romagna, regione rossa per antonomasia, in una delle tante
interviste del film inchiesta 'Occupiamo l' Emilia', realizzato tra maggio e giugno da tre
giornalisti modenesi, Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo Tomassone.
Tutti lontani politicamente dalla Lega, hanno girato il film in pratica a costo zero (1.500 euro di
spese a loro carico, con l' aiuto dello studio Slow Motion e del centro culturale della sinistra
cattolica F.L. Ferrari di Modena), con un viaggio da Piacenza a Rimini e anche una puntata a
Pontida, il 20 giugno, con il pullman dei leghisti modenesi. Il film - di 80 minuti - e' stato
presentato in anteprima a Modena e ora gli autori sono in contatto con alcuni editori per
poterlo distribuire in dvd.
La tesi implicita nell' inchiesta - sottolineata dalla colonna sonora con 'Bella Ciao',
'Internazionale', 'Bandiera Rossa' che fanno da contrappunto alle dichiarazioni di consenso
leghista - e' che anche in Emilia-Romagna la Lega e' davvero sul territorio, i suoi dirigenti
parlano lo stesso linguaggio dei suoi elettori e ormai c'e' una sorta di continuita' tra vecchio Pci
e Carroccio.
'A Reggio Emilia tutti abbiamo parenti di sinistra e veniamo da un mondo di sinistra. La Lega
infatti, non e' di destra', spiega uno degli intervistati. 'Una volta il Pci prendeva i voti al nord e
al sud vinceva sempre la Dc - dice una militante - Anche allora dicevamo: bisognerebbe
costruire un muro da Firenze in giu'. E' la stessa cosa'. E un sindacalista della Ferrari
sottolinea: 'in fabbrica si rivolgono alla Fiom, ma fuori votano Lega'.
Gli intervistati parlano tranquillamente di secessione e, nel caso della Romagna, vogliono l'
autonomia rispetto all'Emilia. 'Sono favorevole alla secessione cosi' i soldi rimangono in casa
nostra', e' la spiegazione. 'Con il federalismo fiscale - dice il capogruppo in Regione Mauro
Manfredini, anche lui ex comunista - la secessione sara' automatica: vogliamo l' Italia divisa,
con il portafoglio diviso'.
E, riferendosi ai risultati a due cifre delle ultime regionali della Lega in Emilia-Romagna - con l'
eccezione di Bologna, mentre la punta massima (34%) ha riguardato Bettola, paese del leader
Pd Pier Lugi Bersani - il segretario regionale Angelo Alessandri, grida dal palco di Pontida che
ormai 'l' Emilia non e' comunista ma ha un popolo padano'.
Il titolo del film (a cui e' dedicato il blog 'Occupiamo l'Emilia' che contiene anche il trailer) e'
ricavato dall' invito che il ministro Giulio Tremonti - con Umberto Bossi alla Festa della Zucca di
Pecorara (Piacenza) il 31 ottobre scorso - ha fatto ai leghisti piacentini che avevano accolto il
Senatur invocando la secessione dall' Emilia a favore della regione lombarda.
'Ho sentito 'passiamo in Lombardia: no, occupiamo l' Eimilia', ha suggerito Tremonti tra gli
applausi.
Tra i commenti, tutti positivi, del pubblico ristretto che ha assistito all'anteprima del film,
anche quello di un elettore del Pd: 'Fossi nei dirigenti del partito lo proietterei alle feste
dell'Unita'...'.
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La resistibile ascesa della Lega in Emilia
di Riccardo Staglianò - Da "repubblica.it" di mercoledì 1 settembre 2010
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La Lega e i 4 punti «Giusto provare Ma non sono
ottimista»
La preoccupazione Il leader leghista: le cose che ha fatto Fini non lasciano tranquilli né noi né
Berlusconi
Materiale utile per Paolo Tomassone, che insieme a due colleghi sta realizzando un
documentario sulla crescita padana nella roccaforte rossa. Il titolo è significativo: "Occupiamo
l' Emilia". L' autore allarga le braccia: "Non volevamo farne qualcosa di agiografico. Pero, il
clima è quello... ".
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