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OCCUPIAMO L’EMILIA

Un film prodotto e diretto da

Stefano Aurighi
Davide Lombardi
Paolo Tomassone

[Officine Tolau]

Foto di Roberto Brancolini

PRESSBOOK
occupiamolemilia.blogspot.com
Bossi: “Silvio accoltellato alle spalle dagli Stati Uniti”
di Marco Cremonesi - Da "Il Corriere della Sera" di mercoledì 1 dicembre 2010

MILANO - «Berlusconi non se lo meritava». Come sempre, come in ogni circostanza difficile, il
soccorso verde di Umberto Bossi non si fa attendere. I giudizi impietosi sul premier che
emergono dai dispacci diplomatici pubblicati da Wikileaks - dal «portavoce di Putin» alle
«destre selvagge» fino all’«incapace, vanitoso e inefficace» - fanno scattare l’immancabile
solidarietà del capo leghista.
Bossi non entra del merito della fuga di notizie e delle implicazioni per gli equilibri globali. Non
chiede, come invece fa il ministro degli Esteri Franco Frattini, di «catturare e interrogare»
Julian Assange «per capire che gioco fa e per capire chi c’è dietro di lui». Si limita ad annotare
che «in questo modo si mettono in allarme tutti i politici: quando parli con un ambasciatore
non sai mai che cosa riporta, cosa dice».
Ma per Umberto Bossi quel che conta davvero è il contenuto dei messaggi. E dunque,
l`atteggiamento poco amichevole che sembra trasparire dalle comunicazioni tra amba- sciata e
dipartimento di Stato: «Mi sembra che gli americani abbiano un po’ accoltellato alla schiena
Berlusconi».
Un fatto che per Bossi ha il colore dell’ingratitudine: «Lui, che si era battuto così tanto per
l’America dopo l’11 settembre, non meritava un trattamento così». Detto questo, Bossi ostenta
pragmatismo, e si dice convinto che i rapporti con gli Stati Uniti non cambieranno: «Berlusconi
è stimato e ha al suo fianco Tremonti che è unanimemente considerato uno dei migliori ministri
del Tesoro, soprattutto in America».
Difficile dire quale sia l’intimo pensiero del leader leghista riguardo all’alleato atlantico. Anche
perché, su questo come su parecchi altri argomenti, la linea di Bossi dopo l’11 settembre, è
stata sempre piuttosto ondivaga e dettata dal momento. Se di Roberto Maroni si conoscono gli
storici legami con l’amministrazione Usa, almeno fin dalla sua prima esperienza al Viminale del
1994, Bossi è sempre stato sulle sue. Anche se certamente il leader leghista è stato invitato a
cena nell’ambasciata di via Veneto fin dal primo governo Berlusconi.
Eppure, per gli americani, il capo padano resta sempre qualcosa di difficile da decifrare. Al
punto che il mese scorso il consolato di Milano ha invitato per uno scambio di vedute e una
proiezione riservata gli autori di «Occupiamo l’Emilia», il documentario sulla penetrazione del
verbo leghista nella roccaforte rossa. E non è raro vedere tra il pubblico dei comizi del capo
padano l’incaricato dell’ambasciata Usa.
La «dichiarazione dell‘indipendenza della Padania» del 1996 aveva come modello esplicito
l’analoga dichiarazione americana del 1776 ma, subito dopo quell’atto, il Carroccio si fece
sempre più ostile: «Il prossimo presidente della Repubblica - diceva Bossi nel 1999 - non deve
essere né massone né filoamericano».

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Docu-film: Registi fai-da-te che documentano l’Italia
di Stefania Berbenni - Da "Panorama online" di martedì 26 ottobre 2010

Per quasi quattro anni Marcello Sannino, classe 1971,


una macchina da presa in mano e voglia di capire
dentro, ha seguito Ciro, ragazzo nato nel posto
sbagliato, a Ventaglieri, quartiere difficile di Napoli, con
un sogno giusto: diventare un campione di boxe e
riscattare le origini.
Solo che è dura salire sul ring e vincere se ti puoi
allenare poco e dormire meno perché fai mille lavoretti.
Finisci per piangere e tirare di boxe senza crederci. Ma
poi riparte tutto, la passione, e arriva pure l amore.

In quattro anni a Ciro è cambiata la vita


e Corde racconta come.
Documentario narrativo: così si chiamano questi film
che non sono film né reportage, diventati di gran moda.
Ma forse il termine è inappropriato.
Diciamo che la realtà, uscita dalla porta del cinema, è
rientrata dalla finestra grazie a questo genere di
racconto per immagini sulla cui definizione si
accapigliano gli addetti ai lavori: docufilm, documentario
narrativo?


«È l antireportage, non è un racconto giornalistico
né un film fatto con pochi soldi. Il documentario
narrativo ha una scrittura, una sceneggiatura e,
soprattutto, uno sguardo. Sceglie il modo in cui
raccontare».
Parola di Giovanna Taviani, anima del Salina Docfest,
l unica rassegna specializzata in questo genere, regista e
frequentatrice del genere (alla Mostra di Venezia ha
presentato il suo Fughe e approdi).

«Con l 11 settembre è cambiato tutto, quando senti
le bombe che ti cadono sulla testa, allora la realtà si
impone con tutte le sue contraddizioni».

Basta guardare le liste dei docu-film in concorso al


Salina-DocFest, e di quelli in lavorazione o in uscita, per
capire che siamo di fronte al Nuovo Cinema Italia,
parafrasando il film Oscar di Giuseppe Tornatore.
Niente a che vedere con una riedizione tecnologica del
neorealismo anni Cinquanta, piuttosto un filone in cerca

di visibilità che ha per protagonista l Italia non da
prima pagina: la provincia, il Sud, le microstorie
personali, la memoria di una nazione.
Investendo 4 mila euro e molto tempo, il milanese Giuliano Ricci è andato in un paesino
siciliano, Villalba, un posto da cui «la gente scappa, se ne va, siamo tutti pensionati» dice uno
degli intervistati; mentre il fruttivendolo ammette, sorprendentemente: «Voto Lega perché a
Milano si fanno un culo così; qui invece quelli del comune timbrano e poi vanno a fare la
spesa».

Per girare il suo Non c è più una majorette a Villalba Ricci non ha aspettato i soldi pubblici:

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«Ho provato a cercare fondi, ma i tempi si dilatavano troppo. Così ho coinvolto degli

amici e l ho autoprodotto».

Tre giornalisti (Paolo Tomassone, Stefano Aurighi e Davide Lombardi) hanno battuto per
tre mesi l Emilia-Romagna per capire come abbia fatto la Lega a conquistare il cuore degli ex

comunisti. Risultato: Occupiamo l Emilia, documentario molto istruttivo sulla politica italiana.
Andrea Segre ha invece indagato sulla rivolta degli extracomunitari di Rosarno in Sangue
verde eSergio Basso ha fermato per immagini «l occupazione» dei cinesi a Milano in Giallo a
Milano; 15 ragazzi dell Accademia dell immagine dell Aquila si sono messi insieme per
realizzare Un anno dopo, testimonianza sugli effetti del terremoto; Elisabetta Sgarbi ha
voluto misurare il posto che la cultura ha nel cuore degli italiani, viaggiando da Nord a Sud,
raccogliendo materiale video fino a riorganizzare il tutto in Se hai una montagna di neve,

tienila all ombra; il critico Andrea Cortellessa con Luca Archibugi ha girato Senza
scrittori, pamphlet per immagini del mondo dell editoria.
Intenso Alisya nel paese delle meraviglie di Simone Amendola, viaggio fra gli extracomunitari
di seconda generazione. Il giovane regista è andato a Cinquina, quartiere derelitto di Roma, ha
intervistato i ragazzi, ha seguito un gruppo di rapper, si è sentito rispondere:

«Qui l integrazione va così, i marocchini con i marocchini, gli egiziani con gli egiziani, gli
italiani con gli italiani. I pischelli invece si amalgamano fra loro».

Amendola ricorda il primo impatto con il quartiere:

«Non è stato semplicissimo, mi consideravano un intruso anche se io ho 30 anni e loro


17. Il primo giorno di riprese mi volevano spaccare la telecamera».

Dal 28 ottobre, alla Festa del cinema di Roma, sugli schermi scorrerà, oltre alle
megaproduzioni, anche una serie di documentari. Il festival infatti ha una sezione dedicata; tre
gli italiani in concorso,Roberto Orazi, Bruno Bigoni e Gianni Celati.
Mario Sesti, il selezionatore, sottolinea:
«Tre italiani che parlano però del mondo, perché il documento narrativo non è

provinciale. Lo spazio di libertà ce l ha perché può usare qualsiasi linguaggio, per i
soggetti scelti e per i costi ridotti grazie alle nuove tecnologie».

Da 4 mila a 150 mila euro: è quanto può costare un documentario dignitoso. I fondi si
cercano presso le film-commission (gli enti regionali che promuovono il territorio), l Unione
Europea o il fondo per lo spettacolo. Oppure in famiglia, spaccando il salvadanaio.

Negli ultimi mesi molte factory dell elettronica hanno lanciato videocamere, degne di un
regista, valide per i filmini della prima comunione come per progetti più ambiziosi. I prezzi?
Bassi, se si pensa al risultato. In più serve solo un software per curare il montaggio.
Grazie alla tecnologia a basso costo, insomma, l esercito dei filmmaker di docu-film si fa
agguerrito.
È giovane (fra i 25 e i 40 anni), determinato, deciso a farsi sentire. Anzi, vedere: dei 304
documentari prodotti nel 2009 solo una cinquantina ha trovato un canale distributivo.
Pochi gli spazi in tv: Doc3 a notte fonda sulla terza rete Rai, oppure i canali Current e Cult di
Sky. Poche anche le sale, a meno che si abbia dietro un colosso come Cinecittà Luce che ha
presentato a Venezia, per esempio, Ma che storia  di Gianfranco Pannone, viaggio in 150
anni di storia d Italia.
Anche Fughe e approdi di Giovanna Taviani arriverà nelle sale digitali del Luce.

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Ma la più clamorosa imminente uscita è la Passione di John Turturro, dal 22 nelle sale:
l attore americano ha girato un film-documentario sulla canzone napoletana, studiata per due
anni, alternando spezzoni d epoca con sceneggiate riscritte e reinterpretate, e ha agganciato
ancheFiorello.
«Il documentario narrativo ha un linguaggio più forte e più libero del cinema»

Così dice Valerio Mastandrea, giurato al Salina Docfest. E a scoprirlo sono anche i nomi
pluripremiati. Pare che i fratelli Taviani vogliano girare un docu-film a Rebibbia,

mentre Giuseppe Tornatore sta lavorando a L ultimo Gattopardo, documentario dedicato
a Goffredo Lombardo, produttore del nostro cinema quando era un mito per il mondo (suo,
per l appunto, anche ilGattopardo di Luchino Visconti).
Il regista di Baarìa dice:
«Non volevo girare un documentario tradizionale su Lombardo, così ho sfruttato

l archivio della Titanus, forte di 400 film. Mi sono divertito a sperimentare, fare un film è
sempre più difficile».

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Alla conquista della Rossa
Cresce il potere del Carroccio in Emilia Romagna

di Rossana Malacart - Da "lettera43.it" di sabato 9 ottobre 2010

Alle ultime elezioni regionali in Emilia Romagna, la Lega Nord ha ottenuto oltre il 10% dei voti
in 308 su 384 comuni. Numeri impensabili, fino a pochi anni fa. Per questo, il fenomeno
dell'avanzata del Carroccio nella storica roccaforte dei «rossi» (prima Pci, poi Ds, infine Partito
Democratico) non è sfuggito agli americani.

A Milano, venerdì 1 ottobre, il console


statunitense per gli affari politici Benjamin
Wohlauer, la vice console con delega agli
affari politici ed economici Sonia Smythe
Tarantolo, alcuni analisti politici e il sociologo
della comunicazione Alessandro Amadori,
hanno assisitito alla proiezione del film-
inchiesta Occupiamo l'Emilia, realizzato tra la
primavera e l'estate da tre giornalisti:
Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo
Tomassone. Un viaggio che parte da Modena
e arriva a Pontida, luogo simbolo della Lega,
e documenta l'avanzata del Carroccio in
Emilia, rivelando umori e desideri di militanti,
giovani e gente comune.
«Il consolato statunitense ci ha chiamati
subito dopo la messa on-line del promo», ha
riferito Lombardi, uno dei realizzatori, a
Lettera43. Secondo l'autore, l'interesse degli
Stati Uniti si spiega sulla base di un
ragionamento semplice: «La "conquista"
dell'Emilia da parte del Caroccio potrebbe
saldare la regione a Veneto, Lombardia e
Piemonte, consolidando un modello di Italia a
due velocità e isolando definitivamente il Sud
in quel vagheggiato, ma chiaro, disegno
leghista di secessione.
È questo che, al di là dei proclami e della
richiesta del federalismo, vuole in realtà il
movimento». E il sogno comprende anche la
conquista di Bologna, baluardo per eccellenza
della sinistra ed equivalente, per la Romagna,
di ciò che la capitale rappresenta per i duri e
puri del nord: «Bologna ladrona» è lo slogan
dei romagnoli leghisti, con velleità
secessioniste (anche loro) dall'Emilia.

L'Emilia, tra il Carroccio e i grillini


Il film-documentario, che uscirà entro la
fine di ottobre, raccoglie 80 minuti di
interviste a militanti e dirigenti leghisti lungo
la via Emilia, da Piacenza a Rimini, passando
per i piccoli comuni nell'Appennino. Tra questi
anche Bettola, in provincia di Piacenza, paese
natale del segretario del Partito Democratico

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(Pd) Pierluigi Bersani, dove il Carroccio ha ottenuto il 35% dei voti alle ultime regionali.
«La nostra inchiesta giornalistica, realizzata con mezzi quasi artigianali e costata poco meno
di 2 mila euro», sottolinea Lombardi, «è nata dalla volontà di capire le ragioni del successo
della Lega in una regione tradizionalmente e storicamente "rossa", che ora si ritrova stretta a
destra dall'avanzata del Carroccio e a sinistra dal sempre crescente consenso dei grillini del
Movimento 5 stelle».
Il successo ottenuto alle ultime regionali in Emilia, lontano dall'essere derubricato come
fenomeno di costume o voto di protesta, in un futuro non molto lontano, potrebbero avere
ripercussioni importanti sullo scenario politico ed economico del Paese. Non stupisce, perciò,
l'interesse degli Stati Uniti per l'avanzata verde nella regione, quanto piuttosto l'atteggiamento
della sinistra. «A parte un certo interesse nei confronti del documentario», riferisce Lombardi,
che viene dal Veneto ma vive in Emilia da due anni, «ho l'impressione che il fenomeno sia
stato sottovalutato». In ogni caso, svela il giornalista, «abbiamo da poco ricevuto un cenno dai
vertici del Pd: forse vedremo il documentario con il segretario nazionale Bersani».

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Gli Usa studiano il boom leghista «In Emilia può
crescere ancora»
Il politologo Amadori: «Rotti gli equilibri, serve una proposta economica»

di Ettore Tazzioli - Da "Il resto del Carlino" di domenica 3 ottobre 2010

GLI Stati Uniti ‘studiano’ l’avanzata della Lega Nord in Emilia-Romagna, per valutarne gli
effetti. Il console americano per gli affari politici ed economici, Benjamin Wahlauer, ha ricevuto
in forma riservata a Milano, nella sede del consolato, Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo
Tomassone, autori del film-inchiesta ‘Occupiamo l’Emilia’, il documentario sull’avanzata del
Carroccio nella regione ‘rossa’ per eccellenza, in cui la Lega è andata oltre il 10% in 308 dei
348 comuni della regione alle ultime elezioni regionali. Il documentario è stato proiettato alla
presenza degli autori, del console, di una selezione di analisti politici e di funzionari del
consolato americano. E’ seguito un confronto in cui, spiegano gli autori, si è discusso della
possibilità che il progressivo consenso della Lega Nord in Emilia possa contribuire a consolidare
il modello di un’Italia a due velocità, determinando una sorta di secessione ‘di fatto’. Il
documentario è stato realizzato tra giugno e settembre 2010.

«GLI USA sono molto attenti a va-lutare i


fenomeni emergenti. Sono interessati a
seguire gli sviluppi del-la Lega Nord, certo,
ma anche di una regione-chiave come
l’Emilia Romagna». La spiega così Alessandro
Amadori, il politologo che ha partecipato,
assieme ad altri esperti, alla riunione presso
il Consolato Usa a Milano per visionare
«Occupiamo l’Emilia», il film-inchiesta
sull’avanzata leghista sotto il Po, realizzato
da tre giornalisti modenesi (Stefano Aurighi,
Davide Lombar- di e Paolo Tomassone).

Quindi agli Usa interessa l’Emilia?


«Voglio comprendere meglio non solo il
fenomeno leghista, ma la di- rezione di
marcia delle regioni del nord, locomotive
dell’economia italiana. La Lega Nord è forza
di governo in Lombardia, Piemonte, Veneto.
Se passa sotto il Po e si afferma in Emilia,
avviene una saldatura che avrebbe grandi
conseguenze. La Lega Nord non ha bisogno di conquistare il Paese: se sfonda anche in Emilia
ha in mano l’economia italiana».

Scenari prossimi? L’impressione è che ogni occasione sia buona per parlare bene
della Lega. «Non lo scopro io. C’è una sorta di conformismo per cui quella che fa la Lega va
tutto bene. Ma anche sfrondando da questo, resta il dato dello scatto impressionate che il
movimento ha fatto in Emilia Romagna: quasi ovunque è sopra al 10% e in alcune zone è già
oltre il 20 e il 30%. Una simile accelerazione segnala che un equilibrio si è rotto, anche in una
regione considerata tradizionalista come l’Emilia Romagna. Si è avviato un trend e ci si
interroga sugli approdi».

Ma per occupare l’Emilia, per dirla come il film, bisogna conquistare voti a sinistra.
«Non credo a una conversione di massa, però la Lega è l’unico movimento che può captare
consensi nella base storica della sinistra. E’ in atto un forte investimento emozionale verso la
Lega, un trasferimento dell’utopia. Se prima credevo nella terra promessa del Pci, ora posso
credere alla terra promessa della Lega».

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Che sarebbe? «E’ il proprio territorio, la comunità locale che si ritrova, esente dal pericolo
dell’«altro», dell’«alieno». La Lega marcia su un’utopia doppia: recuperare il proprio territorio,
sotto casa, e conquistare il federalismo. Se differisce troppo questa conquista, rischia di
cadere».

Ma fra l’emozione e il partito reale c’è una certo scarto. «Vero, so dei problemi interni che
travagliano i leghisti in Emilia. Ma la tendenza è ancora al positivo, perchè la Lega punta molto
sui giovani e sulla formazione per vie interne. Mentre il Pdl è un partito di transfughi, la Lega
ha fatto come il vecchio Pci, che formava la classe dirigente all’interno. In Veneto, ad esempio,
c’è riuscita e siamo già in pratica al dopo-Bossi. In Emilia sta agendo allo stesso modo: è un
punto di forza».

Per conquistare l’Emilia forse ci vuole altro. «La Lega Nord può convertire molti alla sua
utopia, ma in Emilia Romagna il consenso alla sinistra si basa anche su altro: su una
organizzazione della vita sociale ed economica che crea coesione. Qui non c’è l’individualismo
del Veneto: il modello emiliano, tanto studiato, tiene assieme efficienza e socialità, è un
capitalismo collaborativo, cui si aggiungono le radici e la forte presenza delle cooperative».

Insomma, per vincere non basta la protesta. «Per la conquista dell’Emilia-Romagna,


diciamola così, non basta la politica. La Lega Nord deve essere capace di una proposta
economica e sociale. Se il Pd regge, è perché presidia quel versante in modo convincente».

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Lega: Amadori, gli Usa la capiscono meglio di noi e
sono incuriositi da Bossi
Il direttore di Coesis Research racconta a 'La padania' come gli states studiano l'avanzata in
Emilia-Romagna e i suoi effetti sul federalismo

di Alessandro Montanari - Da "La Padania" di domenica 3 ottobre 2010

ADNKronos riporta alcuni stralci dell'intervista de La Padania al politologo Alessandro Amadori,


presente all'incontro al consolato americano di Milano in cui è stato presentato il docu-film
"Occupiamo l'Emilia"

Roma, 3 ott. (Adnkronos) - "Penso che gli americani


abbiamo molte meno difficoltà a capire il fenomeno Lega di
quelle che negli anni abbiamo avuto noi, perchè il modo di
fare politica del Carroccio assomiglia molto al loro", ovvero
"forse un po' kitsch" ma "che viene 'dal basso' e che genera
inclusività, capacità di ascolto e sintonia con la base".

Così Alessandro Amadori, direttore di Coesis Research,


racconta, in un'intervista pubblicata oggi su 'la Padania'
l'approccio con cui gli States hanno puntato i riflettori sulla
Lega, in particolare sulla sua avanzata in Emilia Romagna.
Un racconto da protagonista, dato che Amadori è uno degli
esperti chiamati venerdì scorso al Consolato Usa a Milano a
partecipare ad un focus proprio su questo argomento.

"Ciò che vogliono capire - spiega Amadori- è se l'Italia del


futuro potrà essere un paese federale più simile al modello
'forte' degli Stati Uniti o della Germania oppure al modello
'debole' del Belgio, che oggi e' di fatto un Paese spaccato.
Alla deriva secessionista comunque non crede nessuno,
tanto meno gli americani", da parte dei quali, aggiunge Amadori, "non ho percepito alcuna
preoccupazione, solo un genuino interesse scientifico".

Quanto allo specifico del focus al consolato Usa, l'avanzata in Emilia Romagna, all'incontro
"eravamo tutti abbastanza d'accordo nel ritenere che l'Emilia sia espugnabile da parte della
lega. Ci sono le condizioni perchè questo possa accadere", afferma Amadori che, infine, a
proposito della curiosità statunitense per i singoli personaggi della Lega, indica come oggetto di
maggiore interesse "senza ombra di dubbio Umberto Bossi, perchè è il fondatore e perché è un
leader carismatico. Come figura li incuriosisce molto".

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Nel consolato proiezione riservata di un documentario
Gli americani studiano l’effetto Lega sull’Emilia
Da "La Repubblica" di domenica 3 ottobre 2010

Roma. Gli Stati Uniti “studiano” l’avanzata della Lega


Nord in Emilia- Romagna per valutarne gli effetti
economici. Il console americano per gli affari politici,
Benjamin Wohlauer, due giorni fa ha ricevuto in forma
riservata a Milano, nella sede del consolato, Stefano
Aurighi, Davide Lombardi e Paolo Tomassone, gli autori
del film-inchiesta “Occupiamo l’Emilia”, il documentario
sull’avanzata del Carroccio nella regione dove, alle
ultime elezioni, ha preso il 10% in 308 dei 348 comuni.
Il documentario è stato proiettato alla presenza degli
autori, del console e della vice console e di una selezione di analisti politici. E’ seguito un
confronto sugli aspetti legati alla possibilità che il consenso della Lega Nord in Emilia possa
contribuire a consolidare il modello di un’Italia a due velocità.

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Aurighi , Tomassone e Lombardi imitati dal console americano
Gli Usa "studiano" la Lega Nord con il documentario
modenese
Da "La Gazzetta di Modena" di domenica 3 ottobre 2010

Gli Stati Uniti 'studiano' l'avanzata della Lega Nord


in Emilia-Romagna, per valutarne gli effetti. 11
console americano per gli affari politici ed
economici. Benjamin Wahlauer, ha ricevuto ieri in
forma riservata a Milano, nella sede del consolato.
Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo
Tomassone, autori del film-inchiesta 'Occupiamo
l'Emilia, il documentario sull'avanzata del
Carroccio nella regione 'rossa per eccellenza, in
cui la Lega è andata oltre al 10% in 308 dei 348
comuni della regione alle ultime elezioni regionali.

Il documentario è stato proiettato alla presenza


degli autori, del console, della vice console Sonia
Tarantolo, di una selezione di analisti politici e di
alcuni funzionari del consolato americano. Alla
proiezione eseguito un confronto sui temi messi in
evidenza dal. film. In particolare, spiegavo gli
autori, sud discusso degli aspetti legati alla
possibilità che il progressivo consenso della Lega
Nord in Emilia possa contribuire a consolidare il
modello di un'Italia a due velocità, determinando
una sorta di secessione «di fatto».

Ai lavori, nel Consolato americano, ha partecipato


il politologo Alessandro Amadori, secondo cui
'Occupiamo l’Emilia’ è «un lavoro rivelatore, che
non ha schemi ideologici, che non parte da idee
preconcette e che mostra con la concretezza della testimonianza documentale reale» gli
scenari politici. «Nuove forze politiche - ha commentato Amadori - stanno producendo
cambiamenti forti in Italia, e l'epicentro di questi cambiamenti dello scenario è proprio una
regione considerata tradizionalista dal punto di vista politico come l’Emilia-Romagna. La forza
della Lega sta nella capacità di ascoltare i problemi, nella formazione dei quadri e
nell'inclusione, cioè nella capacità di far sentire ‘a casa’ i propri militanti».

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Usa studiano avanzata leghista e conseguenze: focus
su inchiesta

Da agenzia "APcom" di sabato 2 ottobre 2010

Milano, 2 ott. (Apcom) - Gli Stati Uniti "studiano" l'avanzata della Lega Nord in Emilia-
Romagna, per valutarne gli effetti a livello nazionale e internazionale. Il Console americano per
gli affari politici ed economici, Benjamin Wahlauer, ha ricevuto ieri in forma riservata a Milano,
nella sede del consolato, Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo Tomassone, autori del film-
inchiesta "Occupiamo l'Emilia", il documentario sull'avanzata della Lega Nord nella regione
rossa per eccellenza, in cui il Carroccio è andato oltre il 10% in 308 dei 348 comuni della
regione alle ultime elezioni regionali.

Il documentario è stato proiettato alla


presenza degli autori, del Console, della
vice Console Sonia Tarantolo, di una
selezione di analisti politici e di alcuni
funzionari del consolato americano. Alla
proiezione è seguito un confronto sui
temi messi in evidenza dal film. In
particolare, si è discusso degli aspetti
legati alla possibilità che il progressivo
consenso della Lega Nord in Emilia possa
contribuire a consolidare il modello di
un'Italia a due velocità, determinando
una sorta di secessione "di fatto".

Ai lavori presso il Consolato americano di


Milano ha partecipato il
politologo Alessandro Amadori, secondo
cui "Occupiamo l'Emilia" è "un lavoro
rivelatore, che non ha schemi ideologici,
che non parte da idee preconcette e che
mostra con la concretezza della testimonianza documentale reale" gli scenari politici: "Nuove
forze politiche - ha commentato Amadori - stanno producendo cambiamenti forti in Italia, e
l'epicentro di questi cambiamenti dello scenario è proprio una regione considerata
tradizionalista dal punto di vista politico come l'Emilia-Romagna. La forza della Lega sta nella
capacità di ascoltare i problemi, nella formazione dei quadri e nell'inclusione, cioè nella
capacità di far sentire 'a casa' i propri militanti".

Un intervento di Alessandro Amadori, oltre ad una selezione di scene del film e altri materiali
relativi a "Occupiamo l'Emilia", sono disponibili sul blog occupiamolemilia.blogspot.com.
Il documentario dura 75 minuti ed è stato realizzato tra giugno e settembre 2010. Raccoglie
interviste di militanti e dirigenti leghisti emiliani e romagnoli, incontrati lungo la via Emilia, da
Piacenza a Rimini, passando anche da piccoli comuni nell'Appennino come Bettola il paese di
nascita del segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani, dove il Carroccio ha totalizzato il 35%
delle preferenze alle ultime elezioni regionali.

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Lega: Emilia 'verde'? La secessione possibile in un
docu-film
Da agenzia "ADNKronos" di martedì 21 settembre 2010

'Occupiamo l'Emilia' di Tomassone, Aurighi e Lombardi cerca di capire perche' il Carroccio


cresce nella regione rossa.

Bologna, 5 set. - (Adnkronos) - L'avanzata della Lega Nord in Emilia ha proporzioni che
nessuno da queste parti si sarebbe mai potuto immaginare. Eppure le ultime elezioni regionali
hanno segnato un successo per il partito di Umberto Bossi. Tanto che tre giornalisti, Paolo
Tomassone, Stefano Aurighi e Davide Lombardi, in un docu-film che promette di diventare un
vero e proprio caso editoriale, dal titolo 'Occupiamo l'Emilia' hanno cercato di chiarire il perché
l'Emilia potrebbe diventare 'verde' e indagato le ragioni che dunque avvallerebbero la
possibilità di una secessione 'di fatto'.

Il progetto nasce in una circostanza molto particolare: il funerale del giornalista Edmondo
Berselli. In quella occasione i tre si trovano a ragionare sulle capacità di analisi di Berselli e
quasi naturalmente il discorso passa su un soggetto che di analisi, effettivamente, ne
richiederebbe parecchia, soprattutto in Emilia, con i successi elettorali del Carroccio in una
regione rossa. Quindi decidono di armarsi di videocamera e iniziano un percorso nei luoghi
simbolo della Lega in Emilia Romagna. Interrogano, intervistano, propongono anche un punto
di vista differente, quello dell'opposizione, rappresentata dal segretario regionale Stefano
Bonaccini. E la tesi può, fondamentalmente, essere questa: la Lega è presente sui territori con
in suoi uomini che intercettano i bisogni della gente, soprattutto della classe operaia, che in
fabbrica si rivolge alla Fiom, ma nel segreto dell'urna vota Lega Nord. Prima tappa Bettola,
patria di Pier Luigi Bersani, che qui nasce il 29 settembre del 1951, dove quasi il 35% dei
cittadini nell'ultima tornata elettorale ha espresso preferenze per il Carroccio. Un dato che fa
riflettere.

"In Valmarecchia poi - raccontano Aurighi e Tomassone - la Lega, dopo tanti anni di battaglie,
è riuscita ad assicurare ai cittadini ciò che da tempo chiedevano", cioè che sette comuni
svenissero annessi (nel 2009) alla provincia di Rimini. "Un fatto che dà l'idea che la battaglia
per i territori sia appannaggio della Lega".

"Anche sul tema della legalità la strategia si dimostra vincente, laddove anche chi non vota, nè
mai lo farebbe, riconosce che la Lega sta con la gente". E questo perché, chiariscono, il segno
della presenza è tangibile. "Non significa in assoluto efficace, ma dove i vigili urbani sono per
strada, le denunce sono triplicate e gli arresti quadruplicati, allora è chiaro che la scelta
dell'amministrazione comunale a presidio del territorio infonde sicurezza". "Quello che abbiano
potuto constatare - raccontano ancora - è che spesso le motivazioni che portano al voto non
sono così chiare, nel senso che molti non le sanno spiegare. E' un voto di pancia, soprattutto
dove i ritardi del Pd sono stati eccessivi. La Lega non fa nulla di particolarmente importante,
ma cavalca le situazioni irrisolte lasciate dal Pd".

Insomma, armati della sola telecamera e di tanta curiosità e voglia di indagare, Tomassone,
Aurighi e Lombardi, autofinanziandosi, hanno percorso in lungo e in largo la regione per un
mese e mezzo, toccando Bettola, Parma, Medesano, Reggio Emilia, Brescello, Bibbiano,
Sassuolo, Modena, Bologna, Cento, Forlì, la Valmarecchia, fino a Pontida, per dimostrare che
"se davvero la Lega dovesse arrivare in Emilia, si tratterebbe di fatto di una secessione del
Nord". E tutto questo "sostanzialmente adottando - aggiungono - le regole del vecchio Pci,
ovvero stringendo le mani alla gente, anche nei posti più lontani e dimenticati".

Tutto è finito in un dvd, perché, spiega Aurighi, "la voglia di raccontare era così dirompente".
Rispetto allo scopo, "vorremmo che 'Occupiamo l'Emilia' diventasse un contributo al dibattito.
Pensate cosa significherebbe se lo proiettassero alla festa del Pd nazionale a Torino". Staremo
a vedere se la sfida verrà raccolta. (Mem/Gs/Adnkronos)

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L’avanzata della Lega Nord nell’Emilia rossa
Il Pd minimizza ma perde consensi
Il documentario "Occupiamo l'Emilia" raccconta il rafforzamento del partito di Bossi in una
regione che fino a pochi anni fa era considerata inespugnabile. Bonaccini: "Ma bisogna sfatare
il mito del radicamento leghista"

di Eleonora Bianchini - Da "Il Fatto Quotidiano online" di lunedì 6 settembre 2010

La regione della Bologna dotta, grassa, turrita


e, soprattutto, rossa, trema. “Una volta il Pci
prendeva i voti al nord e al sud vinceva
sempre la Dc. Anche allora dicevamo:
bisognerebbe costruire un muro da Firenze in
giù”, racconta al bar una militante della Lega
davanti alle telecamere di Stefano
Aurighi, Davide Lombardi e Paolo
Tomassone, i tre giornalisti autori di
“Occupiamo l’Emilia”, il film low budget che
percorre l’asse regionale da Rimini a Piacenza
per mostrare alla sinistra cosa sia diventata la
sua storica roccaforte. Quella, per intenderci,
che in piazza a Cavriago (Reggio Emilia)
esibisce il busto di Lenin, che a Costaferrata
ha visto la nascita della Brigate Rosse e ha
dato i natali, solo per citare gli ultimi virgulti
sull’asse storico, a Romano Prodi, Pierluigi
Bersani e Dario Franceschini.

Ottanta minuti di inchiesta in cui i tre autori


incontrano operai in uscita dalla Maserati che ormai “in fabbrica si rivolgono alla Fiom, ma fuori
votano Lega”. E ancora, militanti che da Mirandola e dalla Romagna festeggiano a Pontida,
specificando con orgoglio che “tutti abbiamo parenti di sinistra e veniamo da un mondo di
sinistra”. Oppure giovani leghiste di Faenza che, avvolte nell’impermeabile verde, spiegano:
“Mio babbo mi ha dato la vita, Bossi le ha dato un senso”. Sarà la semplicità di linguaggio
di Angelo Alessandri, segretario nazionale della Lega e del consigliereMauro Manfredini, o
forse la permeabilità della classe dirigente rispetto al Pd, ma la conquista di oltre il 10% dei
voti in 308 dei 348 comuni dell’Emilia Romagna ha confermato la breccia aperta dal Carroccio
nella terra rossa. Un’inchiesta che evidenzia un evidente potere in ascesa e in cui gli elettori,
prima di centrosinistra o del Pci poi passati alla Lega, accusano lo schieramento rosso di avere
trascurato sicurezza, lavoro e immigrati.

“Siamo partiti senza pregiudizi, i numeri parlavano chiaro”, attacca Stefano Aurighi, poco
prima di un’intervista alla radio australiana Sbs, che descrive il carattere della base verde in
salsa emiliano-romagnola. “Tanti militanti manifestano un’adesione di pancia, per cui basta la
buca per strada per farti arrabbiare e convincerti a cambiar parito. Poi ce ne sono altri, seppur
pochissimi, consapevoli e istruiti, convinti che l’Emilia Romagna non sia altro che il tassello
mancante per la conquista del nord”. Stefano racconta anche le prime reazioni a seguito di
quanto innescato dai giornali locali: “Finora dal Pd abbiamo ricevuto reazioni ambivalenti.
Alcuni amministratori, come i circoli, ci hanno chiesto di vedere il film, per altri abbiamo
toccato nervi scoperti. Ma non puoi arrabbiarti con il medico perché ti ha detto che qualcosa
non funziona”. A Davide Lombardi, trasferito in Emilia da soli due anni, “colpisce la scarsa
consapevolezza del fenomeno, anche da parte degli stessi leghisti”. Secondo Paolo Tomassone,
però, il film dovrebbe fare riflettere anche altri poteri forti: “E’ giusto che il Pd sia il più
preoccupato, ma anche la Chiesa, dovrebbe essere pronta ad accusare il colpo”. In che senso?
“E’ ora che esca dal silenzio dietro cui si è trincerata a fronte delle imbarazzanti dichiarazioni
della Lega su sicurezza e immigrazione, lontane anni luce dal solidarismo cattolico. Purtroppo

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nel film non ne abbiamo parlato, ma sarebbe un’ottima provocazione per una prossima
inchiesta. Nei comuni emiliani, in campagna elettorale, non era infrequente durante le omelie
che il parroco desse qualche indicazione di voto. E non passavano inosservati gli annunci a fine
messa per ringraziare il politico leghista che aveva ristrutturato l’oratorio, ad esempio”.

Nell’establishment emiliano romagnolo, Matteo Richetti, presidente dell’Assemblea legislativa


regionale ed ex esponente della Margherita, minimizza la portata di “Occupiamo l’Emilia”: “Non
ho capito quale sia l’obiettivo dei giornali che lo hanno ripreso. Non l’ho visto e il dibattito non
mi appassiona”. Sarà mica il risentimento da nervo scoperto? “Non c’è dubbio che la Lega stia
riempendo un vuoto, che non va però letto nei termini di destra o sinistra. A meno che non si
voglia continuare a perdere”. E su questo il Pd, anche alle ultime regionali, non ha calato le
carte migliori. “Il Carroccio – continua Richetti – paga meno lo scotto di altri grandi partiti che
non riescono ad aggiornare la loro proposta politica. E la Lega era radicata anche quando era al
4% sul territorio”. Ma l’indice di gradimento è più che raddoppiato. Un motivo ci sarà. “Il Pd si
è impigrito. Ci lamentiamo della legge porcellum ma le liste per le primarie sono bloccate e la
classe dirigente non si rinnova”. Ha ragione Matteo Renzi? “Non dico tutti a casa. Ma, come ci
chiedono alle feste del Pd, è ora che i quarantenni vadano avanti”.

Se su Bologna incombe l’ombra verde, a razionalizzare è il segretario regionale Stefano


Bonaccini, che risponde mentre salta tra riunioni e feste democratiche:“ Occupiamo l’Emilia ci
mostra quello che già conosciamo, ma bisogna sfatare il mito del radicamento della Lega”.
Prego? “Ci sono comuni in cui ha preso molti voti senza fare volantinaggio e senza sede di
partito. La verità è che in Europa sta crescendo una destra regressiva e populista, a tratti
xenofoba, per difendersi dalla globalizzazione. Dobbiamo affrontarla a testa alta e sfidarla con
un linguaggio semplice”. E se Bossi vince Bologna? “Bologna è già stata persa nel ’99”. Di
nuovo pronti alla sconfitta? “Sono fiducioso, lì vinceremo. Ma senza puzza sotto il naso”. Il
linguaggio chiaro, cristallino è quello che manca al Pd e ciò che desiderano i protagonisti di
Occupiamo l’Emilia, dal piccolo imprenditore ignorato dal Pd fino alla tabaccaia in guardia
appena “un marocchino” varca la soglia del negozio. Se l’azione sul territorio è la punta di
diamante del partito di Bossi, dall’osservatorio del Comune di Modena, dove è consigliere del
Pd, Stefano Rimini parla più chiaro di tutti: “Basta il trailer per capire cosa sta succedendo in
Emilia. Il partito non ha una identità chiara, è tormentato dalla mediazione delle correnti e
delle diverse anime, sia a livello locale che nazionale. Anziché parlare di nuovo Ulivo o sistema
alla tedesca, i dirigenti dovrebbero guardare da vicino gli elettori.” Per fare cosa? “Per smettere
di inseguire la Lega e, peraltro, di arrivare pure in ritardo. Se propongono le stesse ricette e si
limitano a imitarla con gli slogan ‘più agenti, più telecamere’, la gente alla copia preferisce
l’originale”.

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E se la Lega prende l'Emilia la secessione diventa
realtà
Un docu-film dei giornalisti Aurighi Tomassone e Lombardi: da Parma a Pontida e ritorno

Da "La Repubblica di Parma" di domenica 5 settembre 2010

L'avanzata della Lega Nord in Emilia ha


porporzioni che nessuno da queste parti si
sarebbe mai potuto immaginare. Eppure le
ultime elezioni regionali hanno segnato un
successo per il partito di Umberto Bossi.
Tanto che tre giornalisti, Paolo
Tomassone, Stefano Aurighi e Davide
Lombardi, in un docu-film dal titolo
'Occupiamo l'Emilia', che promette di
diventare un vero e proprio caso editorale,
hanno cercato di chiarire il perchè l'Emilia
potrebbe diventare 'verde' e indagato le
ragioni che dunque avvallerebbero la
possibilità di una secessione 'di fatto'. Il
libro di fatto prosegue il reportage del libro
"Avanti Po".

Il progetto nasce in una circostanza molto


particolare: il funerale del giornalista
Edmondo Berselli. In quella occasione i tre
si trovano a ragionare sulle capacità di
analisi di Berselli e quasi naturalmente il
discorso passa su un soggetto che di
analisi, effettivamente, ne richiederebbe
parecchia, soprattutto in Emilia, con i
successi elettorali del Carroccio in una
regione rossa. Quindi decidono di armarsi
di videocamera e iniziano un percorso nei luoghi simbolo della Lega in Emilia Romagna.
Interrogano, intervistano, propongono anche un punto di vista differente, quello
dell'opposizione, rappresentata dal segretario regionale Stefano Bonaccini.

E la tesi può, fondamentalmente, essere questa: la Lega è presente sui territori con in suoi
uomini che intercettano i bisogni della gente, soprattutto della classe operaia, che in fabbrica si
rivolge alla Fiom, ma nel segreto dell'urna vota Lega Nord. Prima tappa Bettola, patria di Pier
Luigi Bersani, che qui nasce il 29 settembre del 1951, dove quasi il 35% dei cittadini
nell'ultima tornata elettorale ha espresso preferenze per il Carroccio. Un dato che fa riflettere.
"In Valmarecchia poi - raccontano Aurighi e Tomassone - la Lega, dopo tanti anni di battaglie,
è riuscita ad assicurare ai cittadini ciò che da tempo chiedevano", cioè che sette comuni
venissero annessi (nel 2009) alla provincia di Rimini. "Un fatto che dà l'idea che la battaglia
per i territori sia appannaggio della Lega".

"Anche sul tema della legalità la strategia si dimostra vincente, laddove anche chi non vota, nè
mai lo farebbe, riconosce che la Lega 'sta con la gente'". E questo perchè, chiariscono, il segno
della presenza è tangibile. "Non significa in assoluto efficace, ma dove i vigili urbani sono per
strada, le denunce sono triplicate e gli arresti quadruplicati, allora è chiaro che la scelta
dell'amministrazione comunale a presidio del territiorio infonde sicurezza". "Quello che
abbiano potuto constatare - raccontano ancora - è che spesso le motivazioni che portano al
voto non sono così chiare, nel senso che molti non le sanno spiegare. E' un voto di pancia,
soprattutto dove i ritardi del Pd sono stati eccessivi. La Lega non fa nulla di particolarmente
importante, ma cavalca le situazioni irrisolte lasciate dal Pd".

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Insomma, armati della sola telecamera e di tanta curiosità e voglia di indagare, Tomassone,
Aurighi e Lombardi, autofinanziandosi, hanno percorso in lungo e in largo la regione per un
mese e mezzo, toccando Bettola, Parma, Medesano, Reggio Emilia, Brescello, Bibbiano,
Sassuolo, Modena, Bologna, Cento, Forlì, la Valmarecchia, fino a Pontida, per dimostrare che
"se davvero la Lega dovesse arrivare in Emilia, si tratterebbe di fatto di una secessione del
Nord". E tutto questo "sostanzilmente adottando - aggiungono - le regole del vecchio Pci,
ovvero stringendo le mani alla gente, anche nei posti più lontani e dimenticati".

Tutto è finito in un dvd, perchè, spiega Aurighi, "la voglia di raccontare era così dirompente e
ora vorremmo che 'Occupiamo l'Emilia' diventasse un contributo al dibattito. Pensate cosa
significherebbe se lo proiettassero alla festa del Pd nazionale a Torino".

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“Lega, il partito che parla al popolo”
Parlano gli autori del film “Occupiamo l’Emilia”sull’exploit Carroccio
«Il travaso dei voti è dal Pdl,ma il modello è da partito di sinistra»

di Marco Pollastri - Da "La cronaca cittadina" di venerdì 3 settembre 2010

Beh, che il paese nativo del segretario nazionale del


Pd, Pierluigi Bersani, sia il più leghista dell’Emilia...
troppo appetitoso per non iniziare da lì». Si apre con
le immagini di Bettola il film inchiesta sul fenomeno
Lega Nord in Emilia dal titolo “Occupiamo l’Emilia”. Il
documentario, realizzato tra maggio e giugno a loro
spese da tre giornalisti modenesi - Stefano Aurighi,
Davide Lombardi e Paolo Tomassone - cerca di
sviscerare le ragioni che stanno alla base del boom di
consensi fatto registrare dal Carroccio in una regione
storicamente rossa come l’Emilia Romagna. Basti
osservare l’andamento del voto negli ultimi anni.
Un’esplosione di consensi, soprattutto dopo le ultime
Regionali, che ha indotto di recente il segretario
regionale Angelo Alessandri ad alzare, e non di poco,
l’asticella del futuro: «Stiamo lavorando anche per
una classe dirigente locale che sia all’altezza delle
aspettative della gente - ha detto Alessandri - non
sogno se dico che ora dobbiamo puntare al 20% e
diventare la quarta gamba della Padania. Ora la sfida
è di non sedersi ma continuare a correre, al fianco
della gente».

Le testimonianze raccolte nel film - che è stato


presentato nei giorni scorsi in ante- prima a Modena e
che tra una decina di giorni sarà in distribuzione in
dvd - tendono a confermare una tesi sempre più diffusa: e cioé quella che la Lega Nord ha in
gran parte raccolto l’eredità di una sinistra che non c’è più. Quella sinistra di Enrico Berlinguer,
quella che entrava nelle fabbriche, che si faceva interlocutrice privilegiata della classe operaia
e della classe media, punto di riferimento di un elettorato che oggi sen- te di aver smarrito la
strada e che non si riconosce nel nuovo Pd. Sulla collocazione politica della Lega, se sia un
movimento più di centrodestra o di centrosinistra, dopo il reportage i tre giornalisti non hanno
dubbi: «Certo non si può fare un di- scorso di blocchi granitici - spiegano gli autori del film -
ma la Lega è un movimento chiaramente orientato più a sinistra. Ha una base popolare che il
centrodestra non ha e non ha mai avuto».

Un bello smacco per il bettolese Bersani, al quale forse questa sera fischieranno le orecchie.
Molta della gente potenzialmente di sinistra, in- vece di andare ad ascoltare questa sera il
segretario nazionale alla festa del Pd, sceglierà forse di recarsi al castello di Sarmato e
ascoltare i vari Cota e Calderoli. «A Piacenza, come nelle altre realtà della regione, la gente
vota Lega perché individua in essa le risposte ad esigenze quotidiane - spiegano ancora gli
autori - sicurezza e benessere, con quest’ultimo inteso come risposta ad istanze anche banali
co- me possono essere la copertura di una buca nella strada. Più degli altri partiti la Lega
dimostra di avere maggiore capacità di ascolto». Gli autori poi smentiscono l’equazione che «la
base leghista viene dal Pd». «Nossignori, il vero travaso oggi è dal Pdl alla Lega. Ciò non toglie
che, in particolar modo a livello organizzativo, i leghisti si rifanno chiaramente al Pci degli anni
Settanta, quella era una macchina efficacissima». Ma la Lega viene percepita come un
fenomeno ancora di passaggio, oggi giunta forse al suo limite fisiologico? «Abbiamo provato a
dare una risposta anche a questo quesito, ma è difficile. La cosa certa - concludono - è che
oggi nessuna forza politica può prescindere dalla Lega». E questa certezza, oggi ai padani,
basta e avanza.
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“Occupiamo l’Emilia”, il documentario che racconta
l’avanzata leghista nella regione “rossa”
Da "Blitz Quotidiano" di giovedì 2 settembre 2010

La Lega va alla conquista della “rossa” Emilia. Col


passare degli anni l’avanzata del Carroccio appare
sempre più inarrestabile amche nella storica
roccaforte della sinistra italiana e tre giornalisti
modenesi hanno deciso di raccontare il fenomeno
con un documentario, intitolato appunto “Occupiamo
l’Emilia”. Il titolo prende spunto da una frase
utilizzata da Tremonti durante un comizio a Pecorara
(Piacenza): i militanti invocavano la secessione dalla
regione e il passaggio alla Lombardia e il ministro
rispose invece di occupare appunto l’Emilia.
Il documentario è stato realizzato da Stefano Aurighi,
Davide Lombardi e Paolo Tomassone. Una frase
contenuta nell’opera, è emblematica del cambio di
rotta tra i lavoratori emiliani: ”Sono sempre stato di
sinistra, come penso la maggior parte degli operai,
ma adesso non esiste più, per questo mi sono
avvicinato alla Lega. Che in fondo cosa chiede:
rispetto delle regole e legalità”.

Gli autori sono tutti lontani politicamente dalla Lega


ma curiosi di capirne di più, hanno girato il film a loro
spese (1.500 euro con l’ aiuto dello studio Slow
Motion e del centro della sinistra cattolica Ferrari di Modena) con un viaggio da Piacenza a
Rimini e anche una puntata a Pontida, il 20 giugno. Il documentario, di 80 minuti, è stato
presentato in anteprima a Modena e gli autori sono in contatto con alcuni editori per
distribuirlo in dvd. La tesi implicita nell’inchiesta è che in Emilia-Romagna la Lega ormai è sul
territorio e c’è una sorta di continuità tra vecchio Pci e Carroccio.
”A Reggio Emilia tutti abbiamo parenti di sinistra e veniamo da un mondo di sinistra. La Lega,
infatti, non è di destra”, ha spiegato uno degli intervistati. ”Una volta il Pci prendeva i voti al
nord mentre al sud vinceva sempre la Dc – ha ribadito una militante – Anche allora dicevamo:
bisognerebbe costruire un muro da Firenze in giù”. Anche un sindacalista ha sottolineato: ”In
fabbrica si rivolgono alla Fiom, ma fuori votano Lega”.

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L' avanzata della Lega in Emilia diventa un film
di Elsa Muschella - Da "Il Corriere della Sera" di giovedì 2 settembre 2010

MILANO - Addio alla bocciofila, al dopolavoro


ferroviario, alle case del popolo. Nella rossa Emilia
Romagna la nuova militanza giura fedeltà assoluta
alla Lega. E cede voti - tantissimi: più del 10% in 308
dei 348 Comuni alle ultime Regionali - all' inflessibile
strategia lùmbard del porta a porta. La metamorfosi
del più iconografico avamposto italico di sinistra è
fissata in digitale nel documentario Occupiamo l'
Emilia di Paolo Tomassone, Stefano Aurighi e Davide
Lombardi.

I tre giornalisti hanno viaggiato per tre mesi in


macchina da Piacenza a Rimini, con una sola
deviazione a Pontida, per capire come il partito di
Umberto Bossi sia riuscito a conquistare la classe
operaia tanto da far proclamare il nuovo corso al
ministro Tremonti, davanti al popolo del Carroccio che
invocava la secessione nel bel mezzo della Festa della
zucca di Pecorara: «Ho sentito "passiamo in
Lombardia". No, occupiamo l'Emilia!». Nel film-
inchiesta - autofinanziato, realizzato con l'aiuto del
centro culturale della sinistra cattolica «Ferrari» di
Modena, in uscita a settembre e con il blog
occupiamolemilia.blogspot.com già attivo - scorrono
le facce dell' onda verde: c' è l' operaio di sinistra che certifica la morte del riformismo
scegliendo il Senatùr perché «in fondo che cosa chiede? Rispetto delle regole e legalità»; la
ragazzina con il sole delle Alpi sulla t-shirt che sorride al suo credo: «Mio padre mi ha dato la
vita e Bossi le ha dato un senso»; il sindacalista che ammette: «In fabbrica si rivolgono alla
Fiom, fuori votano Lega».

Ma perché la sinistra è scomparsa, assieme alla sacralità della sua ideologia, e qualcun altro ha
preso il suo posto? «Ciò che un tempo facevano i comunisti, stringere le mani e informarsi a
tappeto delle esigenze di ognuno, anche nei paesini più sperduti, oggi lo fa la Lega - spiegano i
tre autori -. Noi abbiamo attraversato Comuni dimenticati da tutto: "Qui non c' era niente da
fare", ti dicono, "ora organizziamo fiaccolate e sagre per il partito che ci ripara le buche in
strada e ci invita pure alle feste, ci divertiamo". Oggi non è rimasto nessuno a tramandare l'
ideologia e quella della Lega è pre-politica: i militanti sono una famiglia e Bossi è uno di loro».

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"Occupiamo l'Emilia", il film sull'avanzata leghista
Ottanta minuti ad alto tasso politico, film inchiesta che descrive il Carroccio nella roccaforte
della sinistra. Tre giornalisti di Modena — Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo Tomassone
— hanno viaggiato da Piacenza a Rimini intervistando dirigenti, militanti ed elettori del
Carroccio

di Stefania Parmegianni - Da "La Repubblica di Bologna" di venerdì 3 settembre 2010

C'è la giovanissima militante grata al padre per


averle dato la vita e a Bossi per averla riempita di
senso. C'è l'operaio ex comunista che fuori dalla
fabbrica non trova più nessuno che lo ascolti. C'è
il dirigente che stringe mani e dispensa pacche
sulle note immaginarie di "Avanti Po", ci sono le
Due Torri, baluardo di una Emilia sempre meno
rossa e sempre più verde. C'è il popolo della Lega
Nord, proletario e agguerrito, nel film
documentario "Occupiamo l'Emilia". Ottanta
minuti ad alto tasso politico, firmate da tre
giornalisti di Modena - Stefano Aurighi, Davide
Lombardi e Paolo Tomassone - che si dicono
immuni dal culto di Alberto da Giussano ma che,
incuriositi dall'avanzata leghista, hanno deciso di
indagare.

"L'idea del film - spiega Tomassone - è nata ad


aprile, subito dopo le elezioni regionali. Volevamo
capire come il Carroccio avesse fatto incetta di voti", conquistando risultati a due cifre un po'
ovunque, compreso a Bettola, paese del leader Pd Pier Luigi Bersani dove ha sfiorato il 34%. I
giornalisti, 1500 euro in tasca, hanno percorso la via Emilia per tornare a casa con trenta ore
di girato e più di cinquanta interviste. Colonna sonora, di contrappunto e provocatoria, "Bella
ciao", "Internazionale" e "Bandiera rossa".

Grazie alla collaborazione con il centro culturale della sinistra cattolica Ferrari di Modena e allo
studio Slow Motion hanno montato immagini e audio in una video inchiesta (il trailer sul sito di
Repubblica Bologna) il cui titolo è una citazione di Tremonti. Alla festa della zucca di Pecorara i
piacentini avevano accolto il Senatùr invocando la secessione in favore della Lombardia.
Tremonti li aveva invitati a un'operazione diversa, appunto l'occupazione dell'Emilia. Ci stanno
riuscendo? "I dati delle ultime regionali dicono di sì, ma ancora di più le parole dei nuovi
leghisti, operai, studenti, cassaintegrati, pensionati, persone che chiedono legalità e sicurezza
e che credono che la Lega possa garantirle". Un sindacalista della Ferrari di fronte alle
telecamere ammette: "Dentro la fabbrica si rivolgono alla Fiom, ma una volta fuori alla Lega
nord". Contraddizione da non sottovalutare, anzi... "Anche a Bologna l'impressione è che si stia
sottovalutando la Lega e con le elezioni amministrative alle porte - conclude Tomassone -
potrebbe essere un errore".

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Occupiamo l'Emilia: la Lega si scopre di sinistra
Video tutto modenese ne dimostra l'origine 'rossa'

Da "Modena Qui" di giovedì 2 settembre 2010

'Occupiamo l'Emilia' è il titolo di un documentario in cui tre giornalisti modenesi cercano di


dare una risposta al quesito emblematico: «La Lega Nord è di sinistra o di destra?.. Secondo i
modenesi Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo Tomassone, sarebbe di sinistra. I tre, che
fra maggio e giugno, hanno realizzato un documentario, dal costo di 1.500 euro, (con l'aiuto
dello studio Slow Motion e del centro della sinistra cattolica F.L. Ferrari di Modena), hanno fatto
un viaggio da Piacenza a Rimini, con una incursione a Pontida il 20 giugno. Il documentario di
80 minuti è stato presentato in anteprima a Modena e gli autori sono in contatto con alcuni
editori per distribuirlo in dvd.

La tesi dell'inchiesta è che in Emilia Romagna


la Lega è sul territorio e c'è una sorta di
continuità tra il vecchio Pci e il Carroccio. Le
persone intervistate dai tre novelli registi,
sembrano confermarlo. Ecco tre esempi:
«Sono sempre stato di sinistra, come penso la
maggior parte degli operai,ma adesso non
esiste più, per questo mi sono avvicinato alla
Lega. Che in fondo cosa chiede? Rispetto delle
regole e legalità». E continua: «A Reggio
Emilia tutti abbiamo parenti di sinistra e
veniamo da un mondo di sinistra. La Lega,
infatti, non è di destra. Una volta il Pci
prendeva i voti al nord mentre al sud vinceva
sempre la Dc. Anche allora dicevamo che
bisognerebbe costruire un muro da Firenze in
giù».

Il titolo del film deriva dall'invito che Giulio Tremanti, con Umberto Bossi alla Festa della Zucca
di Pecorara il Si ottobre scorso, ha fatto tra gli applausi dei militanti che invocavano la
secessione dall'Emilia a favore della regione lombarda: «Ho sentito 'Passiamo in Lombardia':
no, occupiamo Per chi invece è un nostalgico dell'Emilia Rossa, c'è un altro documentario,
realizzato lo scorso anno dagli studenti della scuola di giornalismo di Roma: “Finchè l'Emilia
va”.

23
L’exploit elettorale diventa un film
I rossi operai dell’Emilia innamorati pazzi di Bossi
Da "L’Opinione" di giovedì 2 settembre 2010

Se c’è un dato politico che fa


realmente impressione, è quello
dell’avanzata della Lega in Emilia
Romagna. Fa talmente
impressione che per spiegare il
fenomeno è stato girato un film,
che seppur non è stato presentato
alla Mostra del Cinema di Venezia,
ma è stato presentato in
anteprima a Modena, è comunque
molto interessante.
“Sono sempre stato di sinistra,
come penso la maggior parte degli
operai, ma adesso non esiste più,
per questo mi sono avvicinato alla
Lega. Che in fondo cosa chiede:
rispetto delle regole e legalità”.
Poche parole che testimoniano i
motivi dell’avanzata della Lega
Nord in Emilia Romagna, regione
rossa per antonomasia, in una
delle tante interviste del film
inchiesta “Occupiamo l’Emilia”,
realizzato tra maggio e giugno da
tre giornalisti modenesi, Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo Tomassone.
Il documentario - di 80 minuti - è stato presentato in anteprima a Modena e gli autori sono in
contatto con alcuni editori per distribuirlo in dvd. La tesi implicita nell’inchiesta è che in Emilia-
Romagna la Lega ormai è sul territorio e c’é una sorta di continuità tra vecchio Pci e Carroccio.
“A Reggio Emilia tutti abbiamo parenti di sinistra e veniamo da un mondo di sinistra. La Lega,
infatti, non è di destra”, spiega uno degli intervistati. “Una volta il Pci prendeva i voti al nord
mentre al sud vinceva sempre la Dc - dice una militante - Anche allora dicevamo:
bisognerebbe costruire un muro da Firenze in giù”.
E un sindacalista sottolinea: “in fabbrica si rivolgono alla Fiom, ma fuori votano Lega”. Il titolo
del film (a cui è dedicato il blog “occupiamolemilia.blogspot.com” che contiene anche il trailer)
é ricavato dall’invito che Giulio Tremonti - con Umberto Bossi alla Festa della Zucca di Pecorara
(Piacenza) il 31 ottobre scorso - ha fatto ai militanti che invocavano la secessione dall’Emilia a
favore della regione lombarda.
“Ho sentito ’passiamo in Lombardia’: no, occupiamo l’Emilia”, ha suggerito tra gli applausi. E al
di là delle provocazioni come la “secessione” e l“occupazione” ci sono dei dati che parlano
chiaro. Alle regionali dello scorso 28 marzo la Lega è divenuta il terzo partito dell’Emilia
Romagna arrivando al 13,68%.
Una quota che desta impressione se rapportata alle precedenti regionali del 2005 quando il
Carroccio non arrivo al 5%. Una quota che fa addirittura “paura” se si considera che solo due
anni prima, per le politiche, il partito di Bossi si attestò - tra Camera e Senato - al di sotto
dell’8%.

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L’Emilia leghista in un video
Da Forlì a Piacenza, viaggio in un popolo “ancora di sinistra”

di Luca Gardinale - Da "L’Informazione di Modena" di giovedì 2 settembre 2010

“Beh, ma guardi che la Lega


mica è di destra...” Se lo
sono sentiti ripetere
parecchie volte durante il
lungo viaggio che li ha
portati dai colli piacentini alla
campagna ferrarese ai
castelli follivesi. Un viaggio
lungo due mesi, che ha
portato i tre giornalisti
modenesi Stefano Aurighi,
Davide Lombardi e Paolo
Tomassone a entrare nelle
pieghe di una regione
sempre più... verde.

E' il fenomeno Lega nord,


magari atteso nel fronte
Piemonte-Lombardia-Veneto,
ma un po' meno nella
regione 'rossa' per
eccellenza, con l'exploit delle scorse Regionali, ad aver spinto i nostri tre concittadini a
indagare sulle origini del fenomeno direttamente sul campo. Un lavoro che si è concretizzato
tra maggio e giugno con un viaggio che ha toccato le nove province emiliane, ma soprattutto
l'entroterra e i piccoli centri, dove il Carroccio ha raggiunto anche il 30% dei consensi, con
interviste a sindaci e assessori, ma soprattutto con una serie di dialoghi con elettori e
simpatizzanti.

Dal progetto è nato 'Occupiamo un video-documentario di 80 minuti che a breve sarà


disponibile in dvd, mentre il blog (www.occupiamolemilia.blogspot com) avrà il compito di
'svelare' giorno per giorno un frammento del video. “Uno degli aspetti più interessanti tra quelli
che sono emersi - spiegano gli autori - è il non riconoscimento degli elettori leghisti nel
centrodestra. Molti dei cittadini che abbiamo intervistato, infatti, hanno detto di essere sempre
stati di sinistra e di sentire una certa continuità tra il Pci e la Lega nord” Un video realizzato
guasta costo zero (con il sostegno di 'Slow Motion' e del centro culturale Ferrari di Modena) per
un viaggio terminato il 20 giugno sul pullman leghista, ovviamente diretto…a Pontida.

25
Ecco perché qui Bossi fa il pieno di voti a sinistra
Un film-inchiesta racconta la conquista leghista dell’Emilia-Romagna

di Federico Malavasi - Da "Il Resto del Carlino" di giovedì 2 settembre 2010

«ANDANDO avanti di questo passo, nel


giro di tre o quattro anni, la Lega
conquisterà l'Emilia Romagna». E' questa
la tesi di fondo del film inchiesta
Occupiamo l'Emilia, realizzato da tre
giornalisti modenesi, Stefano Aurighi,
Davide Lombardi e Paolo Tomassone e
presentato in anteprima a Modena.
L'avanzata della Lega in Emilia Romagna,
secondo i tre, è inarrestabile, e il partito
di Bossi sta facendo incetta dei voti che
un tempo andavano alla sinistra.

«Abbiamo girato l'intera regione,


provincia per provincia, da Rimini a
Piacenza — racconta Davide Lombardi —
e abbiamo così potuto capire come sia
cambiata la sensibilità delle persone in
una terra dalla fortissima tradizione di
sinistra». I numeri parlano da soli. «Dei
348 comuni emiliano romagnoli —
prosegue Lombardi — 308 vedono il Carroccio superare il 10%, mentre in un centinaio supera
il 20% delle preferenze. Questo dato è qualcosa su cui rifletterei a fondo se fossi un dirigente
del Pd». Il viaggio che ha condotto i tre autori a visitare ogni angolo della no-stra regione (con
una puntata a Pontida), è iniziato ad aprile e si è concluso a giugno, portandoli in contatto con
una realtà in profondo mutamento, come emerge chiaramente dalle interviste fatte a persone
di ogni età, militanti, politici e non. Emblematico anche il titolo del film, che trae origine da
un'affermazione di Giulio Tremonti di alcuni mesi fa. Il ministro, in occa-sione della festa della
zucca di Pecorara, in provincia di Piacenza, a quanti invocavano un passaggio dell'ultima
provincia emiliana in Lombardia, rispose: «No, occupiamo l'Emilia».

MA COSA spinge il popolo emiliano, tradizionalmente schierato a sinistra, prima col Pci, poi con
i partiti che ne hanno raccolto l'eredità, tra le braccia della Lega? «Molti — spiega — trovano
nelle idee dei lumbard' una richiesta di legalità e un'incitazione al rispetto delle regole che un
tempo erano parole d'ordine del Pci. Inoltre, questi pochi concetti, espressi in maniera
semplice e chiara, esercitano una forte attrattiva sulle moltitudini di delusi».

Sembra quindi emergere una sorta di continuità a livello di valori di base tra il vecchio partito
comu-nista e la più recente Lega, secondo gli autori. «Il Carroccio — affermano — garantisce
oggi un forte senso di identità, un tempo garantita dal Pci, che attira facilmente a sè chi è
stanco della 'nebulosità' degli altri partiti». E infatti, secondo i giornalisti, il partito del
`senatur' ha la forza di calamitare una vasta gamma di elettori, «dal vecchio militante
comunista deluso ai giovani che chiedono certezze per il futuro e di rico-noscersi in un'identità
più solida».

SENZA pretese di voler fare 'fan-tapolitica', viene da chiedersi se, alla luce di questa
situazione, sia possibile una futura alleanza tra il Pd e la Lega. «A questa domanda — risponde
Lombardi — replico con una vecchia frase di D'Alema, che poi si rimangiò: 'La Lega è una
costola del Pci'. A livello nazionale questa equazione non è valida, ma in Emilia Romagna non è
uno scenario da escludere, senza contare che, da qualche parte, a livello locale, si è già
realizzato». Gli autori concludono con un avvertimento ai politici del Pd, che stanno
affrontando questa 'fuga' di voti: «Non crediate che le cose continuino ad andare bene perché
sono andate bene per 50 anni. Guai adagiarsi sugli allori».
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Un viaggio nei problemi della regione rossa
E l’ex comunista sale sul Carroccio
Film inchiesta di tre modenesi racconta il fenomeno Lega Nord in Emilia

Da "La Gazzetta di Modena" di giovedì 2 settembre 2010

“Sono sempre stato di sinistra come penso la maggior parte degli operai, ma adesso non esiste
più. Per questo mi sono avvicinato alla Lega. Che chiede rispetto delle regole e legalità”. Poche
parole che testimoniano i possibili motivi dell’avanzata della Lega Nord in Emilia-Romagna,
regione rossa per antonomasia, in una delle interviste del film-inchiesta “Occupiamo l’Emilia”,
realizzato dai giornalisti modenesi Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo Tomassone.

Tutti lontani politicamente dalla Lega


hanno girato il film in pratica a costo
zero (1.500 euro di spese a loro carico,
con l’aiuto dello Studio Slow Motion e
del Centro culturale della sinistra
cattolica F.L. Ferrari di Modena) con un
viaggio da Piacenza a Rimini e anche
una puntata a Pontida. Il film - di 80
minuti - e' stato presentato in
anteprima a Modena e ora gli autori
sono in contatto con alcuni editori per
poterlo distribuire in dvd.

La tesi implicita nell'inchiesta -


sottolineata dalla colonna sonora con
'Bella Ciao', 'Internazionale', 'Bandiera
Rossa' che fanno da contrappunto alle
dichiarazioni di consenso leghista - è
che anche in Emilia-Romagna la Lega è
davvero sul territorio, i suoi dirigenti
parlano lo stesso linguaggio dei suoi
elettori e ormai c'è una sorta di continuità tra vecchio Pci e Carroccio.

”A Reggio Emilia tutti abbiamo parenti di sinistra e veniamo da un mondo di sinistra. La Lega
infatti, non è di destra”, spiega uno degli intervistati. “Una volta il Pci prendeva i voti al nord e
al sud vinceva sempre la Dc - dice una militante sempre nel film – “Anche allora dicevamo:
bisognerebbe costruire un muro da Firenze in giu. E' la stessa cosa”. E un sindacalista della
Ferrari sottolinea: “in fabbrica si rivolgono alla Fiom, ma fuori votano Lega”.

Gli intervistati parlano tranquillamente di secessione e, nel caso della Romagna, vogliono
l'autonomia rispetto all'Emilia. “Sono favorevole alla secessione così i soldi rimangono in casa
nostra”, e' la spiegazione. “Con il federalismo fiscale - dice il capogruppo in Regione Mauro
Manfredini, anche lui ex comunista - la secessione sarà automatica: vogliamo l'Italia unita, con
il portafoglio diviso'.

E, riferendosi ai risultati a due cifre delle ultime regionali della Lega in Emilia-Romagna - con
l'eccezione di Bologna, mentre la punta massima (34%) ha riguardato Bettola, paese del
leader Pd Pier Lugi Bersani - il segretario regionale Angelo Alessandri, grida dal palco di
Pontida che ormai “l' Emilia non e' comunista ma ha un popolo padano”.

Il titolo del film (a cui è dedicato il blog 'Occupiamo l'Emilia' che contiene anche il trailer) è
ricavato dall' invito che il ministro Giulio Tremonti - con Umberto Bossi alla Festa della Zucca di
Pecorara (Piacenza) il 31 ottobre scorso - ha fatto ai leghisti piacentini che avevano accolto il
Senatùr invocando la secessione dall' Emilia a favore della regione lombarda. ”Ho sentito
'passiamo in Lombardia: no, occupiamo l' Emilia”, ha suggerito Tremonti tra gli applausi.
Tra i commenti, tutti positivi, del pubblico ristretto che ha assistito all'anteprima del film,
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anche quello di un elettore del Pd: “Fossi nei dirigenti del partito lo proietterei alle feste
dell'Unita'...”.

“L’idea del film – spiegano i tre autori – è nata nell’aprile di quest’anno, immediatamente dopo
le elezioni regionali. Abbiamo deciso di ripercorrere la via Emilia da est a ovest, senza
pregiudizi e preconcetti, cercando di capire se e come sta cambiando la ‘sensibilità politica’
nella regione rossa per eccellenza. Quel che ne è uscito è un’inchiesta che fotografa una terra
in profondo cambiamento, che si allontana sempre più dagli stereotipi che da sempre
l’accompagnano. L’eventuale conquista dell’Emilia da parte della Lega Nord – possibilità che
non ci pare più fantascientifica in un futuro nemmeno troppo lontano – è una questione
tutt’altro che emiliana, ma è vicenda di respiro nazionale. L’Emilia infatti, unica tra le
locomotive economiche (Veneto, Lombardia e Piemonte) di fatto non nelle mani della Lega, è
‘la linea rossa’ che oggi tiene ancorato il Nord al resto del Paese: la sua caduta potrebbe
comportare una ‘saldatura padana’ dalle conseguenze dirompenti per tutti. Come dice in uno
spezzone del film Mauro Manfredini – aggiungono i 3 giornalisti – anche solo il federalismo
comporterebbe ‘una secessione di fatto’. Il concetto è chiaro, una volta agguantata l’Emilia
l’intero portafoglio sarebbe in mano alla Lega”.

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E l’ondata padana nell’ex feudo PCI diventa un film
Da "Il Giornale.it" di giovedì 2 settembre 2010

«Sono sempre stato di sinistra, ma adesso non esiste più. Per questo mi sono avvicinato alla
Lega. Che in fondo cosa chiede: rispetto delle regole e legalità». Emilia-Romagna, estate 2010:
con disarmante chiarezza un operaio spiega i motivi per cui il Carroccio sta dilagando in quella
che un tempo era la regione rossa
per antonomasia. A raccogliere
questa e tante altre testimonianze
tre giornalisti emiliani, che hanno
realizzato un documentario dal titolo
«Occupiamo l’Emilia», il video-diario
di un viaggio, telecamera in mano,
tra Piacenza e Rimini per capire le
motivazioni alla base dell’onda
verde nell’ex feudo del Pci. E la tesi
implicita nell’inchiesta è che vi sia
una sorta di continuità tra la Lega e
il vecchio Pci. «Una volta il Pci
prendeva i voti al Nord - spiega un
intervistato - mentre al sud vinceva
la Dc. Anche allora dicevamo:
bisognerebbe costruire un muro da
Firenze in giù».

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La Lega alla conquista del feudo rosso
Un film racconta l'avanzata in Emilia
La tesi: il Carroccio è l'unico erede del vecchio Pci

Da "Corriere.it" di giovedì 2 settembre 2010

MILANO - «Sono sempre stato di


sinistra, come penso la maggior
parte degli operai, ma adesso
non esiste più, per questo mi
sono avvicinato alla Lega. Che in
fondo cosa chiede: rispetto delle
regole e legalità». Poche parole
che testimoniano i motivi
dell'avanzata della Lega Nord in
Emilia Romagna, regione rossa
per antonomasia, in una delle
tante interviste del film inchiesta
«Occupiamo l'Emilia», realizzato
tra maggio e giugno da tre
giornalisti modenesi, Stefano
Aurighi, Davide Lombardi e
Paolo Tomassone. Tutti lontani
politicamente dalla Lega ma
curiosi di capirne di più, hanno
girato il film a loro spese (1.500
euro con l'aiuto dello
studio Slow Motion e del centro
della sinistra cattolica F.L.
Ferrari di Modena) con un
viaggio da Piacenza a Rimini e
anche una puntata a Pontida, il
20 giugno.

Il documentario - di 80 minuti -
è stato presentato in anteprima
a Modena e gli autori sono in
contatto con alcuni editori per
distribuirlo in dvd. La tesi
implicita dell'inchiesta è che in
Emilia-Romagna la Lega ormai è
sul territorio e c'è una sorta di
continuità tra vecchio Pci e Carroccio. «A Reggio Emilia tutti abbiamo parenti di sinistra e
veniamo da un mondo di sinistra. La Lega, infatti, non è di destra», spiega uno degli
intervistati. «Una volta il Pci prendeva i voti al nord mentre al sud vinceva sempre la Dc - dice
una militante - Anche allora dicevamo: bisognerebbe costruire un muro da Firenze in giù». E
un sindacalista sottolinea: «In fabbrica si rivolgono alla Fiom, ma fuori votano Lega». Il titolo
del film (a cui è dedicato il blog «occupiamolemilia.blogspot.com» che contiene anche il trailer)
è ricavato dall'invito che Giulio Tremonti - con Umberto Bossi alla Festa della Zucca di Pecorara
(Piacenza) il 31 ottobre scorso - ha fatto ai militanti che invocavano la secessione dall'Emilia a
favore della regione lombarda. «Ho sentito "passiamo in Lombardia": no, occupiamo l'Emilia»,
ha suggerito tra gli applausi.

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"Occupiamo l'Emilia", Bossi e la Lega conquistano i
rossi: 80 minuti in the road (nel segno del Pci)
di Eleonora Bianchini - Da "Blogosfere" di mercoledì 1 settembre 2010

Se prendono Bologna è finita. E chi


dovrebbe prenderla? Umberto Bossi.
La regione roccaforte del
centrosinistra, rossa nel cuore e nella
tradizione politica, si tinge di verde.
Dall'Appennino alla pianura, in Emilia
Romagna alle ultime regionali il
Carroccio ha guadagnato oltre il 10%
in 308 dei 348 comuni. Un risultato
strabiliante, davanti al quale il Partito
democratico non riesce a dare
risposte. Vagheggia, abbozza, ignora,
mentre sono gli stessi elettori -
peraltro tutti ex convintissimi di
centrosinistra- a spiegare ai dirigenti
che Matteo Renzi vorrebbe rottamare
le ragioni del cambio di voto: la Lega
di oggi è come il Pci di ieri. Per gli
emiliani scegliere il Carroccio è un
segno di rottura politica e di
continuità pragmatica.

E' quanto emerge chiaramente in


Occupiamo l'Emilia (qui il blog del film) il documentario di Stefano Aurighi, Davide Lombardi e
Paolo Tomassone, tre giornalisti alla ricerca del successo leghista da Rimini a Piacenza. 80
minuti on the road - incalzanti nei ritmi, trasversali sul territorio e ruspanti coi suoi
protagonisti- nella terra che, ribaltando il concetto di Roberto Calderoli riguardo l'eventuale
ipotesi di un governo tecnico, sta diventando rossa fuori e verde dentro. Emblematico anche il
titolo ispirato a una dichiarazione di Giulio Tremonti che il 31 ottobre scorso alla Festa della
Zucca di Pecorara (Piacenza) rispondendo ai leghisti piacentini che invocavano la secessione
dalla Romagna aveva detto: "Ho sentito 'passiamo in Lombardia': no, occupiamo l' Emilia".
Detto, fatto.

Girato tra maggio e giugno, dal documentario low budget (costato 1.500 euro e realizzato con
l'aiuto dello studio Slow Motion e del centro della sinistra cattolica Francesco Luigi Ferrari di
Modena) emerge l'indifferenza di un centrosinistra che per troppi anni ha ignorato le istanze
dei cittadini, dal desiderio di secessione della Valmarecchia al bisogno di sicurezza dei sassolesi
e all'ondata d'immigrazione del comparto ceramiche, assimilando la consistenza granitica di un
governo reazionario, forte della sua tradizione, nostalgico e refrattario ai problemi reali. Un
establishment, quello della sinistra emiliana, che paga la politica del maglioncino di cachemire
e si trova ora a fronteggiare un partito in cui la militanza ha capacità di penetrazione negli
organi locali e di scardinamento dei poteri antichi. E poco importa che i concetti di federalismo
fiscale e secessione siano nebulosi per il dirigente locale e la tabaccaia leghista, offuscati dalla
demagogia strillata dai comizi di Pontida, dove Angelo Alessandri, segretario regionale, parla
della crociata di conquista dei rossi, mai più comunisti. E punta direttamente a Bologna.

Quella emiliano-bossiana è una galassia che va dalle donne organizzate della Lega in rosa,
minicollettivo della femmina padana, ai giovani che raggiungono Pontida sui pullman insieme a
militanti della generazione dei loro padri e nonni, ex Pci che hanno trovato nel Senatùr il fil
rouge di continuità nel travaglio della globalizzazione. Poi Miss Padania e le velleità di arrivare
a Mediaset, i Giovani padani romagnoli, fino al mormorio del bar che pensa fiero alla
secessione dell'Emilia dalla Romagna e dove Bologna è la Roma ladrona in salsa rossa. "Mio

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padre mi ha dato la vita, Bossi le ha dato un senso", dice la letterina leghista nel video. Ecco
fino a che punto è arrivato il fallimento della sinistra.

(Ho visto Occupiamo l'Emilia in anteprima. Dopo la proiezione, quasi tutti emiliani e tutti
entusiasti del film, ci domandavamo come fosse possibile che l'eredità del vecchio Partito
comunista fosse stata raccolta dalle camice verdi. I tre giornalisti di Occupiamo l'Emilia sono in
contatto con alcuni editori per la distribuzione in dvd. Di certo sentiremo parlare del film sia
dagli uomini della Lega che da quelli del Partito democratico, mentre salirà il mea culpa con
qualche venatura da De profundis dal centrosinistra regionale. Per ora, continuiamo a goderci il
trailer e seguiamo gli aggiornamenti sul blog).

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Delusi dalla sinistra, vogliamo che i soldi restino qua
di Luisa Gallignani - Agenzia "Ansa" di mercoledì 1 settembre 2010

(ANSA) - MODENA, 1 SET - 'Sono sempre stato di sinistra, come penso la maggior parte degli
operai, ma adesso non esiste piu', per questo mi sono avvicinato alla Lega. Che in fondo cosa
chiede: rispetto delle regole e legalita''. Poche parole che testimoniano i motivi dell' avanzata
della Lega Nord in Emilia-Romagna, regione rossa per antonomasia, in una delle tante
interviste del film inchiesta 'Occupiamo l' Emilia', realizzato tra maggio e giugno da tre
giornalisti modenesi, Stefano Aurighi, Davide Lombardi e Paolo Tomassone.

Tutti lontani politicamente dalla Lega, hanno girato il film in pratica a costo zero (1.500 euro di
spese a loro carico, con l' aiuto dello studio Slow Motion e del centro culturale della sinistra
cattolica F.L. Ferrari di Modena), con un viaggio da Piacenza a Rimini e anche una puntata a
Pontida, il 20 giugno, con il pullman dei leghisti modenesi. Il film - di 80 minuti - e' stato
presentato in anteprima a Modena e ora gli autori sono in contatto con alcuni editori per
poterlo distribuire in dvd.

La tesi implicita nell' inchiesta - sottolineata dalla colonna sonora con 'Bella Ciao',
'Internazionale', 'Bandiera Rossa' che fanno da contrappunto alle dichiarazioni di consenso
leghista - e' che anche in Emilia-Romagna la Lega e' davvero sul territorio, i suoi dirigenti
parlano lo stesso linguaggio dei suoi elettori e ormai c'e' una sorta di continuita' tra vecchio Pci
e Carroccio.

'A Reggio Emilia tutti abbiamo parenti di sinistra e veniamo da un mondo di sinistra. La Lega
infatti, non e' di destra', spiega uno degli intervistati. 'Una volta il Pci prendeva i voti al nord e
al sud vinceva sempre la Dc - dice una militante - Anche allora dicevamo: bisognerebbe
costruire un muro da Firenze in giu'. E' la stessa cosa'. E un sindacalista della Ferrari
sottolinea: 'in fabbrica si rivolgono alla Fiom, ma fuori votano Lega'.

Gli intervistati parlano tranquillamente di secessione e, nel caso della Romagna, vogliono l'
autonomia rispetto all'Emilia. 'Sono favorevole alla secessione cosi' i soldi rimangono in casa
nostra', e' la spiegazione. 'Con il federalismo fiscale - dice il capogruppo in Regione Mauro
Manfredini, anche lui ex comunista - la secessione sara' automatica: vogliamo l' Italia divisa,
con il portafoglio diviso'.

E, riferendosi ai risultati a due cifre delle ultime regionali della Lega in Emilia-Romagna - con l'
eccezione di Bologna, mentre la punta massima (34%) ha riguardato Bettola, paese del leader
Pd Pier Lugi Bersani - il segretario regionale Angelo Alessandri, grida dal palco di Pontida che
ormai 'l' Emilia non e' comunista ma ha un popolo padano'.

Il titolo del film (a cui e' dedicato il blog 'Occupiamo l'Emilia' che contiene anche il trailer) e'
ricavato dall' invito che il ministro Giulio Tremonti - con Umberto Bossi alla Festa della Zucca di
Pecorara (Piacenza) il 31 ottobre scorso - ha fatto ai leghisti piacentini che avevano accolto il
Senatur invocando la secessione dall' Emilia a favore della regione lombarda.

'Ho sentito 'passiamo in Lombardia: no, occupiamo l' Eimilia', ha suggerito Tremonti tra gli
applausi.
Tra i commenti, tutti positivi, del pubblico ristretto che ha assistito all'anteprima del film,
anche quello di un elettore del Pd: 'Fossi nei dirigenti del partito lo proietterei alle feste
dell'Unita'...'.

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La resistibile ascesa della Lega in Emilia
di Riccardo Staglianò - Da "repubblica.it" di mercoledì 1 settembre 2010

Un uomo: «Io son sempre stato di sinistra, come penso la


maggior parte degli operai, però a un certo punto non è esistita
più, e per questo mi sono avvicinato alla Lega. Che del resto cosa
chiede? rispetto delle regole e legalità…». Una donna: «La donna
padana è l’angelo del focolare». Un ministro (Tremonti) alla festa
della zucca di Pecorara, Piacenza: «Sfondiamo in Lombardia? No,
occupiamo l’Emilia». Ed è questo (Occupiamo l’Emilia) il titolo del
documentario di Paolo Tomassone, Davide Lombardi e Stefano
Aurighi che cerca di capire perché alle ultime regionali, nella
regione rossa per antonomasia, in 308 comuni su 348 il Carroccio
ha preso oltre il 10% dei voti. Una visione altamente consigliata
per i leader del centrosinistra.

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La Lega e i 4 punti «Giusto provare Ma non sono
ottimista»
La preoccupazione Il leader leghista: le cose che ha fatto Fini non lasciano tranquilli né noi né
Berlusconi

di Marco Cremonesi - Da "Il Corriere della Sera" di domenica 8 agosto 2010

CASTELLARANO (Reggio Emilia) - «I quattro punti del


programma? Non lo so, possono essere un tentativo in
extremis... ma io sono poco ottimista». Umberto Bossi arriva in
Emilia, nuova terra promessa del leghismo, e leva il pugno come
negli anni d' oro. Ma, appunto, sulle sorti del governo, i pensieri
non sono rosei. «Se cade, inevitabilmente si va al voto con
grande rottura da parte degli italiani. Novembre o marzo? Non lo
so, si possono fare anche a novembre».

Le quattro riforme che Silvio Berlusconi ha messo in cantiere per


l' autunno, su cui porre la fiducia, per il leader padano sono
importanti. Eppure, il contesto è quello che è. E Bossi non vuole
far finta di nulla: «Ciò che Gianfranco Fini ha detto e ha fatto, di
certo non lascia tranquillo Silvio Berlusconi». Si ferma un attimo
e aggiunge: «E neanche noi». Il fatto è, secondo Bossi, che «Fini
vorrebbe tenere il piede in due o tre scarpe. Ma in politica è
molto difficile... ». Soprattutto, il leader leghista non ritiene che
Berlusconi sia disponibile a farsi rosolare dal parlamento: «Se
tutte le volte che Berlusconi va in aula, fosse costretto a chiedere
i voti, la strada diventa stretta davvero». Poi, però, una nuova considerazione sembra
attraversare il cervello del capo leghista: «Bisogna dire che sia la sinistra che Fini sanno bene
che non pigliano i voti. E quindi, in realtà non gli interessa andare alle elezioni». Insomma:
«Sarà la realtà che farà ragionare Fini e la sinistra».
E tra l' altro, aggiunge, «alla gente romperebbe parecchio le scatole il tornare a votare. Perché
tutti sanno perfettamente che alla fine non cambierebbe nulla. Che cosa potrebbe cambiare?
Che noi e Berlusconi prendiamo di nuovo un sacco di voti». Poi, Bossi torna all' altro
tormentone degli ultimi giorni: la possibilità di un governo di transizione. «Un governo tecnico?
Sarebbe impopolare. Peggio, sarebbe il popolo che viene espropriato del diritto democratico del
voto. A quel punto sì, che la gente chiederebbe di votare. A quel punto le persone
scenderebbero in piazza per chiederlo...».
Ciò che invece a Bossi sembra piacere pochissimo è il piano straordinario per il sud da 80
miliardi di euro, che starebbero preparando i ministri Tremonti e Fitto: «Non credo, detta così
non mi piace. L' unico piano vero per il sud è il federalismo». Anche perché «si è visto cosa
sono serviti fino ad oggi tutti i soldi che sono stati mandati al sud...».
Ma per Bossi, in ogni caso, quello di ieri sera è stato un tonificante bagno di folla. In una
location per lui insolita come un golf club, il San Valentino di Castellarano, il capo leghista ha
potuto misurare concretamente la crescita del suo movimento in Emilia: ad agosto inoltrato,
lontano dalle direttrici turistiche, centinaia di persone hanno affollato la Country house per
ascoltare la sue parole, e inneggiato anche al figlio Renzo che lo accompagnava. Il segretario
della Lega emiliana, Angelo Alessandri, gli ha regalato un librone su Raimondo da
Montecuccoli, condottiero modenese che difese Vienna dagli ottomani prima del più noto Marco
d' Aviano.

Materiale utile per Paolo Tomassone, che insieme a due colleghi sta realizzando un
documentario sulla crescita padana nella roccaforte rossa. Il titolo è significativo: "Occupiamo
l' Emilia". L' autore allarga le braccia: "Non volevamo farne qualcosa di agiografico. Pero, il
clima è quello... ".

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