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Cause di non punibilità

concetto del diritto penale

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Le cause di non punibilità, nel diritto penale italiano, sono le cause che neutralizzano o
rendono non applicabile la sanzione associata a un precetto o norma penale, previste
dall'articolo 384 del codice penale.

Il concetto di punibilità costituisce il problema centrale di chi si interroga sugli elementi


costitutivi della norma penale e più in genere della norma punitiva.

La disposizione punitiva è tale se contiene precetto e sanzione (si dicono infatti


"imperfette" le disposizioni punitive prive di sanzione). Dalla sanzione discende infatti
l'effetto punitivo. Ne consegue che la norma punitiva prevede una condotta caratterizzata
dalla punibilità. La norma penale è norma punitiva per eccellenza sicché si può sostenere
che la punibilità è una caratteristica intrinseca della norma penale.

Elementi del reato e punibilità


Sono le cause che escludono la sussistenza del fatto, dell'antigiuridicità, della
colpevolezza.

Fanno parte dell'elemento oggettivo del reato:

l'azione/omissione (la condotta);


l'evento;
il nesso di causalità;
l'antigiuridicità;

Su questa base oggettiva si fonda la colpevolezza nella triplice forma del

Dolo,
Colpa,
Preterintenzione.
Che si utilizzi la sintetica teoria della bipartizione, ovvero che si usi la analitica
quadripartizione (Marinucci-Dolcini), il risultato non cambia: le cause di non punibilità,
definite come sopra, fanno venir meno uno degli elementi adesso menzionati.

Tuttavia, l'inquadramento nelle diverse teorie è causa di dibattito per alcune fattispecie di
esclusione della punibilità che colpiscono l'elemento oggettivo (antigiuridicità, qualità
dell'agente), ma che possono atteggiarsi come negativi dell'elemento soggettivo. A titolo
d'esempio può citarsi l'art.54, da taluni ritenuto causa di esclusione della colpevolezza, da
altri causa di non giustificazione (esclusione dell'antigiuridicità).

Le cause che escludono o neutralizzano la pena


La dottrina si chiede quali siano le cause che escludano o che neutralizzino la pena[1] e se
incidano sul reato o elementi ad esso estranei.

Posto ciò, si intende per punibilità il presupposto per l'irrogazione della sanzione. Perché
sussista, può essere necessario il verificarsi di condizioni

intrinseche perché il reato sia integrato in tutti i suoi effetti


estrinseche o ulteriori rispetto al reato (che invece risulta perfetto in tutti i suoi elementi).

La definizione della punibilità quale presupposto per l'irrogazione della sanzione raccoglie
consenso presso tutte le dottrine del reato, ed è punto d'incontro nelle diverse teorie
generali del reato (Teoria bipartita, Teoria tripartita, Teoria quadripartita, Teoria
quadripartita avanzata).

A partire dalla esposta duplice accezione del concetto di punibilità, problemi sorgono al
momento dell'inquadramento logico di questo elemento nella teoria generale del reato.

Ci si chiede infatti se la punibilità

intervenga dopo la consumazione del reato (Cause di non punibilità in senso lato: es.
amnistia)

oppure sia

elemento costitutivo del reato come realtà ontologico-formale e quindi intrinseco al


reato.

Secondo la tradizionale teoria bipartita del reato, le cause di non punibilità possono
attingere all'elemento oggettivo o all'elemento soggettivo del reato, e possono riguardare il
fatto, l'antigiuridicità, la colpevolezza. Aderendo alla teoria per la quale la punibilità è un
elemento costitutivo del reato, le cause di non punibilità sono le cause che fanno venire
meno uno degli elementi costituivi del reato, ovvero ne neutralizzano gli effetti (Cause di
non punibilità in senso stretto: es. cause di giustificazione).

Di particolare rilievo è la tendenza registrata nei periodi più recenti, per la quale il
legislatore, sull'onda dell'emergenza, tende sempre di più a fare uso della "non punibilità"
per garantire a taluni soggetti una condizione di privilegio, giustificato dal contributo
processuale o patrimoniale di soggetti altrimenti punibili (amnistie, pentitismo,
indulgenzialismo fiscale).

Cause di esclusione del fatto tipico

Cause interruttive del nesso causale …

Sul piano delle cause di non punibilità in senso stretto troviamo la problematica della
interruzione del nesso eziologico (art.40 1ºco. c.p.) e della esclusione dello stesso.

Sono note le diverse teorie che si contendono il campo:

teoria condizionalistica pura (condicio sine qua non)


teoria della causalità adeguata, e quale correttivo la
teoria della causalità umana.

La giurisprudenza affronta il tema della causalità sotto prospettive differenti e variegate,


così pervenendo a soluzioni differenti. Ad esempio, per taluni sono problemi legati alla
causalità quelli del caso fortuito e della forza maggiore. La giurisprudenza dominante,
spesso fondando i suoi assunti sul principio condizionalistico, sostiene che il caso fortuito
escluda la colpevolezza. Dottrina autorevole, d'altra parte, fondando i propri assunti su una
lettura costituzionalmente orientata alle norme che affonda le radici nella teoria
condizionalistica temperata dal criterio dell'adeguatezza, sostiene che il fortuito faccia
venir meno la punibilità sul piano della causalità. Sicché il fatto non sarebbe integrato già
sul piano oggettivo.

Cause di esclusione della suitas …

Come noto, si intende per suitas della condotta la coscienza e volontà del fatto ex art.42 1
co. c.p., intesa nel senso di attribuibilità della stessa all'autore. La stessa può mancare ove
una forza maggiore abbia costretto l'autore od ove il caso fortuito non ne consenta la
sussistenza.

Il caso fortuito è un evento che il soggetto agente non avrebbe potuto prevedere, e che
quindi da solo è risultato idoneo a provocare il danno. Si pensi a un'auto in corsa su
un'autostrada, a velocità sostenuta. Un piccione si schianta contro il parabrezza causando
una impulsiva sterzata del conducente con lesioni al conducente di un'altra utilitaria. In
questo caso sarà praticamente logico che l'evento, di per sé esterno dalla volontà
dell'agente (il conduttore), escluderà il nesso di causalità e quindi escluderà la sua
colpevolezza.

Alle cause di esclusione della suitas possono essere altresì ascritte:

forza maggiore;
caso fortuito;
costringimento fisico.

Tuttavia, alcuni autori inseriscono il caso fortuito nell'ambito dell'interruzione nel nesso
causale; tuttavia la dottrina più autorevole (Padovani) ascrivono il caso fortuito tra le cause
di esclusione della suitas.

Cause di giustificazione generali e speciali


Tali cause di non punibilità escludono l'offesa ovvero l'antigiuridicità, e tolgono tipicità al
fatto scriminato, sicché il reato non è integrato sul piano oggettivo. Taluni contestano
l'impostazione ora indicata talvolta drammaticamente, sostenendo agnosticamente la
mancanza del requisito dell'offensività nel nostro diritto penale. Ritenendo così assente
l'offesa dal quadro degli elementi costituitivi del reato essi finiscono per estendere l'ambito
dell'antigiuridicità e della colpevolezza. Alle ipotesi di parte generale previste dagli artt. 50-
54 c.p. si affiancano talune ipotesi di non punibilità previste dalla parte speciale.

Si tratta di cause che rendono il fatto non conforme alla fattispecie incriminatrice sulla
base di una valutazione che tiene conto anche dei principi che ispirano l'ordinamento. Esse
sono:

consenso dell'avente diritto


esercizio del diritto
adempimento del dovere
stato di necessità
legittima difesa
uso legittimo delle armi

Cause di esclusione della colpevolezza


Errore sul fatto (di fatto o di diritto), Errore sul precetto
Errore sulle cause di non punibilità
Art.59 c.p. e colpevolezza

Cause di non punibilità in senso stretto


Sono situazioni antecedenti o concomitanti al fatto di reato dalle quali deriva la non
applicazione della pena in virtù di un bilanciamento di interessi compiuto dal Legislatore.
Tali circostanze escludono la mera punibilità e non intaccano minimamente il fatto che
rimane reato (a differenza delle cosiddette scriminanti o cause di giustificazione, come ad
esempio la legittima difesa, che eliminano il reato ab origine).

Da tale definizione discendono almeno due corollari di fondamentale importanza: in primo


luogo, sembra opportuno precisare che la presenza di cause di non punibilità in senso
stretto non incide sulle conseguenze civili del fatto, legittimando pertanto la persona offesa
ad agire civilmente per ottenere il risarcimento del danno subito; in secondo luogo, queste
non si estendono ad eventuali concorrenti nel reato che pertanto resteranno responsabili
penalmente.

Condizioni obiettive di punibilità e cause di non punibilità


Le condizioni obiettive di punibilità, come si ricava dalla duplice definizione individuata,
consistono in quegli eventi estranei alla condotta illecita, da cui dipende la punibilità della
condotta stessa (art.44 c.p.). Per chi ritiene che la punibilità sia un elemento del reato,
l'avverarsi della condizione di punibilità è un presupposto per il perfezionamento del reato.
Per chi invece ritiene che la punibilità non sia un elemento del reato, la struttura del reato è
da ritenersi perfetta anche senza la punibilità e quindi a prescindere dalla successiva
irrogazione della sanzione.

Si distinguono le condizioni obiettive di punibilità:

improprie o intrinseche, che costituiscono un elemento del reato in progressione di


offensività (es. pubblico scandalo rispetto all'incesto)
proprie o estrinseche, che sono estranee all'offesa e che attengono al perfezionarsi del
reato (es. sorpresa in flagranza nel gioco d'azzardo ex art.720 c.p.)

Dalle condizioni di punibilità in senso sostanziale devono tenersi distinte le condizioni di


punibilità in senso processuale (es. reati procedibili a querela). In ordine infine alle
connessioni con gli aspetti della colpevolezza, la punibilità che discenda dal verificarsi di
una condizione obiettiva prescinde dalla volontà, e l'ordinamento imputa la responsabilità
all'autore della condotta criminosa.

Come è reso palese dal significato delle parole, le condizioni obiettive di punibilità e le
cause di non punibilità costituiscono il presupposto per l'"an" della sanzione. La differenza
fra le due discipline si ravvisa oggi, in seguito alla novella del 1990, nel regime
d'imputazione: obiettivo per le condizioni di punibilità, soggettivo per le condizioni di non
punibilità. Infatti, qualora l'agente si rappresenti un determinato fatto non rispondente alla
realtà oggettiva, le circostanze aggravanti che potrebbero essergli addebitate
oggettivamente non gli verranno contestate. Viceversa, nel caso egli si rappresenti la
sussistenza di aggravanti, ma queste non siano effettivamente esistenti, egli non verrà
punito per la semplice cogitatio.

Differenze con altri istituti


Le cause di non punibilità, comunque intese, non hanno niente a che vedere, sotto il profilo
dogmatico, con altri istituti del diritto penale, come le cause di estinzione del reato e le
cause di estinzione della pena.

Note
1. ^ Bellini Federico, Considerazioni sulle cause di non punibilità, in Rivista penale, 2015
fasc. 12, pp. 1051 - 1059.

Bibliografia
Tullio Padovani, Diritto penale
Caraccioli Ivo, Riflessioni sui reati di omissione propria e sulle cause di non punibilità
suscitate dalle Sezioni Unite della Cassazione, in Rivista di diritto tributario, 2013 fasc.
11, pt. 3, pp. 253 - 267
Doneddu Guido, La Candia Ignazio, Documentazione del "transfer pricing" come causa di
non punibilità, in Corriere tributario, 2012 fasc. 7, pp. 513 - 516

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