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KANT (1724-1804)

“il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”

Figlio di un artigiano, vive tutta la vita in Prussia,e va in collegio religioso, quindi riceve
un'educazione dura e severa, ed è costretto a seguire la corrente del Pietismo.
Il pietismo faceva parte della corrente del protestantesimo, predicando il ritorno
all’autenticità dell’inizio della fede, e valorizzava le sacre scritture.
Nonostante non sia mai uscito dalla Prussia aveva una mente molto aperta, dato dal fatto
che ha letto molti scritti di Rousseau, e nonostante abbia passato la vita a studiare era
attivo socialmente, aveva piacere nel ricevere ospiti in casa ecc.

OPERE
Si dividono in due fasi: fase pre-criticismo, e fase del criticismo.
Il criticismo è la principale teoria filosofica di kant,ed era basata appunto sul criticare (non
nel senso in cui lo intendiamo oggi, ma criticare inteso come giudicare, valutare, dare la
propria opinione), e durante la critica avere una valutazione della ragione, per mezzo della
ragione stessa. Si pone dunque “la ragione davanti al tribunale della ragione”; di
conseguenza quindi, la ragione giudica sé stessa e il suo operato.
OPERE PRE-CRITICISMO= Parlano di matematica e di scienze, etica, religione, ma
soprattutto dell’ottimismo radicale, una filosofia che prima sposa e poi se ne separa. Con
ottimismo radicale si intende la teoria che dice che “il mondo che esiste è il mondo
migliore che Dio ha creato per noi”. Un’altra opera importante della fase pre-criticismo è la
“Dissertazione del 1770”, opera che pone le base del Criticismo Kantiano, e ne contiene
le basi e le fondamenta.
OPERE DEL CRITICISMO= Durante questo periodo Kant scrive un saggio chiamato “Che
cos’è l'illuminismo?”, e un’altra opera chiamata “Della pace perpetua”, che parla di
politica. Le sue opere più importanti però sono 3: la “Critica della Ragion Pura”, la “Critica
della Ragion Pratica”, e la “Critica del Giudizio”.
In queste 3 opere Kant conduce una ricerca, identificabile in 3 domande fondamentali
(una per ogni opera): “Che cos’è il vero?”, “Che cos’è il giusto?”, “Che cos’è il bello?”.
La risposta a queste domande che Kant si occupa di cercare però è una risposta
universale, quindi valida indipendentemente da luogo, tempo e contesto sociale. Le giuste
domande diventano quindi: Che cos’è universalmente vero, giusto e bello?
Si può quindi dire che Kant con queste opere esce dal relativismo, distaccandosi da esso,
ma soprattutto creando la “filosofia del limite”. Con questa espressione si capisce quindi
che dalle sue 3 ricerche Kant vuole capire il limite delle cose che vuole analizzare, perché
capendone il limite si capisce dove iniziano e fino a dove arrivano, quindi anche cosa
comprendono.

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