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GLI ATTI UMANI E LA LIBERTA’

Gli atti umani sono anche chiamati atti psichici e si differenziano in modo categorico dagli atti dell’Uomo
(anche chiamati atti non psichici).

Atti dell’uomo= atti legati alla vita vegetativa e sensitiva, non dipendenti dalla volontà più o meno deliberata,
in cui manca la responsabilità dell’agente;

Atti umani= atti che l’uomo compie in piena coscienza e più o meno deliberata volontà, utilizzando quindi
quelle facoltà intellettive tipicamente e autenticamente umane (ragione evolontà)

In ogni atto umano distinguiamo 3 elementi: -l’elemento CONOSCITIVO (in cui conosco)
-l’elemento VOLITIVO (in cui scelgo)
-l’elemento ESECUTIVO (in cui compio l’azione)

Da questi tre elementi, o meglio, da questo processo, tipicamente umano, emerge chiaramente,
-non solo la natura razionale dell’intelletto umano, ma anche
-l’innegabile presenza e fondamento della facoltà umana della LIBERTA’.

La LIBERTA’ è quella potenza radicata nella ragione e nella volontà che permette all’uomo di avere pieno
potere e quindi piena facoltà di scelta sui suoi atti (decide di agire o non agire), sull’oggetto (decide di volere o
non volere), sul fine da perseguire (in chi direzione volgersi).

L’uomo E’ libero, HA la libertà perché:

-l’uomo percepisce il senso di RESPONSABILITa’ delle sue scelte, ossia, si sente degno di lode o biasimo, a
seconda di ciò che compie; se non fosse libero in modo autentico, non si sentirebbe autore e colpevole delle sue
scelte.
- come abbiamo detto sopra, l’uomo non ha l’intuito degli angeli, né l’istinto degli animali eppure riesce
comunque ad orientare le sue scelte grazie al suo INTELLETTO RAZIONALE, infatti:

la volontà dell’uomo ha come fine il bene

il bene gli viene presentato dall’intelletto come bene parziale ed imperfetto, perché viene presentato sempre “in
comparazione” con gli altri beni, ossia, vengono sempre presentati i limiti e le mancanze del bene in questione
rispetto agli altri.

In questo senso, la volontà non si sente costretta a sceglierlo perché non vi riconosce la perfezione

Il bene viene sottoposto alla ragione, e se scelto, eseguito.

Vi sono tre tipi o aspirazioni di LIBERTA’: libertà di eseguire, orientare la propria scelta;
libertà da condizionamenti interni o esterni all’uomo;
libertà per eseguire un progetto di vita; è una libertà
che parte dalle altre due (sono libero di e da,
per orientarmi vs un fine, un progetto - vd.
beneficenza).
La massima forma di libertà è l’amore.
TRASCENDENZA E SPIRITUALITA’ NELL’UOMO – HOMO RELIGIOSUS

TRASCENDENZA= è l’attività spirituale per eccellenza dell’uomo; consiste nella sua capacità di scavalcarsi
continuamente in direzione di un Assoluto, e di un Bene Supremo.

La trascendenza non viene negata nemmeno dai materialisti (o per lo meno da alcuni) che fondano tutta la loro filosofia
sulla dimostrazione scientifica e ateistica dell’uomo e del mondo in cui vive. Per loro l’uomo è esclusivamente essere
DEL mondo, e in quanto tale ogni sua facoltà e peculiarità è da ricercarsi nella materialità e nell’empirismo. L’uomo
può trascendere, ma per raggiungere sempre e comunque sé stesso (un principio spirituale non esiste). Per i materialisti,
infatti parliamo di:

-Trascendenza egocentrica ( Feuerbach, Freud), quando l’uomo, riconoscendo il suo carattere di insufficienza e il suo
stato di infelicità, trascende sé stesso in vista di uno stato di felicità maggiore;
-Trascendenza filantropica, quando l’uomo trascende sé stesso per raggiungere uno stato sociale migliore (Marx);

Nel materialismo, così come in tutte le dottrine e teorie studiate in 5mila anni di storia umana, ci sono effettivamente dei
punti di luce (non è tutto da buttare): il materialismo, si fonda, abbiamo detto, sulla stretta appartenenza dell’uomo al suo
essere materiale, corporeo. Effettivamente l’uomo è intimamente connesso e dipendende dal suo corpo e dalla sua
dimensione corporea; la materia è parte sostanziale del suo essere e questo spiega come mai se si inceppa o rompe uniche
una piccolissima parte del suo organismo biologico, l’uomo può effettivamente cadere nel buio più completo.
Allo stesso modo “vitale” in cui pensiamo al collegamento dell’uomo al suo corpo, è necessario che pensiamo anche alla
stessa medesima importanza che anche lo SPIRITO ha nell’uomo.

L’uomo è un essere spirituale e questo lo riconosciamo in tutti i suoi atti e facoltà: possiamo portare altre prove di cui la
prima, tra l’altro, si fonda sul carattere corporeo-biologico:

1) l’uomo è un essere biologicamente insufficiente, sia dal p.d.v. morfologico, sia dal p.d.v. funzionale:
l’uomo è un essere assolutamente carente,
disastrato e incapace di adattamento all’ambiente;
l’uomo non ha l’istinto sviluppato degli animali
(vd. Il principio del filtro);

eppure è essere superiore poiché possiede facoltà superiori che gli sono date dal suo carattere spirituale; infatti:

1)supplisce alle carenze morfologiche con la cultura e la conoscenza: non si adatta all’ambiente, ma adatta l’ambiente
a sé;
2) attraverso la ragione e la volontà sostituisce e perfeziona le scelte che negli animali sono riservate all’istinto;

La seconda si ritrova nella struttura del pensiero umano, che è programmato per svincolarsi dalla materialità degli
oggetti percepiti, cogliendo il concetto delle cose. Ma può farlo, e quindi, può cogliere l’illimitato perchè lui per primo è
essere limitato che per natura può accedere all’illimitato.

L’uomo è un HOMO RELIGIOSUS= si chiede qual è il significato della sua vita.


Secondo Ortega y Gasset, “religioso” non deriva tanto da religio (=riunire), ma conserverebbe il significato dell’aggettivo
latino, che stava ad indicare l’essere scrupoloso, attento nelle scelte, non avventato, ma disposto all’ascolto e alla
ponderazione.
Già gli antichi magistrati romani, prima di compiere qualsiasi scelta, più o meno importante, interrogavano gli oracoli,o si
affidavano ai comportamenti scaramantici degli animali. Questo sta ad indicare come l’uomo, sin dall’inizio, ha sempre
avvertito la necessita di affidarsi a qualcuno o qualcosa di esterno a sé, superiore, che potesse consigliarlo o confortar,lo
nelle sue scelte. Questo probabilmente riporta sempre alla sua ricerca dell’infinito perché lui stesso è essere tale.
In questo senso l’uomo è necessariamente essere spirituale e religioso.
LA PERSONA UMANA

Il concetto di PERSONA non è una nozione scientifica, o biologica, ma filosofica. Non ha origine filosofica,
però, la parola PERSONA.
PERSONA deriva da PROSOPON (=maschera/megafono) ed indicava la maschera che gli attori greci
utilizzavano per far risuonare la propria voce, a mò di megafono. Prosopon, letteralmente significa davanti agli
occhi, che stà davanti, e, in questo senso, è stato utilizzato anche nella Bibbia, per indicare, però, il volto.
Il termine persona acquistò un significato più profondo nel contesto teologico, quando si è cominciato, con i
primi concili cristiani, a cercare di dare una spiegazione della trinità per evitare un significato che avrebbe
condotto al politeismo alla luce della rivelazione.
Si voleva sottolineare che Cristo fosse un'unica persona (=volto) che racchiudeva in sé anche altre due nature,
che fosse quindi, uno e trino.
Si è cominciato, quindi, a spostare, ma non cancellare, il significato di persona come manifestazione esteriore
(=volto), e a spostarsi verso la personalità o corporeità, ossia, quello che può essere il nucleo genetico
dell’uomo. Persona diventa, quindi, l’espressione di una realtà interiore, mediata dalla maschera
(esteriorità) (cfr. Damasceno).
Si comincia a parlare dunque di ipostasi o sostanza. Entrambi i termini significano, infatti che stà sotto (ipo-
stantuia; sub status). E arriviamo dunque alla definizione per eccellenza e che riassume tutto questo percorso, di
persona da parte di Boezio, secondo il quale:

persona substantiae individua naturae rationalis, ossia,

la persona è una sostanza individua di natura razionale che è capace di ragionare, e scegliere
e quindi è dotata di libertà
Che non si può separare, ciò e responsabilità
ciò che stà sotto, che è e non può essere
ciò che è in sé stessa diviso= esiste proprio perché
indiviso; indica il possesso
unitario del proprio atto
d’essere.

La persona quindi diventa colui che è una realtà sussistente, dotata di ragione e intelletto (= è autocosciente e
responsabile).

È una unità sostanziale di corpo e spirito, di materia e forma; è un eterno essere duale, un paradosso, una
perfetta contraddizione. Parliamo quindi di dottrina ILEMORFICA (= l’uomo come unità sostanziale di
anima e corpo). Essendo tale, (corpo e anima insieme) si presenta in uno stato di incomunicabilità ontologica
(possiede autonomamente il suo atto d’essere, non richiede la compartecipazione agli altri esseri) e di
comunicabilità razionale (nell’agire e nel conoscere), data dalla sua natura razionale. L’uomo è un
essere in sé e per sé.

In questa sua natura di incompiutezza, l’uomo ritrova il suo valore assoluto: l’uomo può scegliersi, può
determinarsi da sé, non è sottoposto a nessun vincolo con la materia e in questo si trova il suo essere
DIGNITOSO, il suo carattere di DIGNITA’della persona umana.

Ente= ciò che esiste, colui che è


Essere= esistere, esserci, tutte le cose hanno un essere
Essenza=modo di esistere, è quello che dà la forma all’essere e la rende lui.
Essenza negli enti fisici è sempre formata da materia (ciò che si tocca, che è sensibile) e forma (l’aspetto
attraverso cui riconosciamo le cose).
Sostanza= ciò che è perché è, ciò che sussiste (sub-sistere)
Accidente= ente con una propria essenza ma che può esistere soltanto in funzione della sostanza a cui fa
riferimento. Posso avere una sostanza senza accidente, ma nessun accidente senza sostanza.

LA CONOSCENZA UMANA
La conoscenza è ciò che l’uomo può ricavare dai sensi e dall’intelletto. Senza uno di questi due elementi non
posso conoscere nel senso proprio del termine.
Si divide in 2 momenti e da 5 fasi complessive :

a) conoscenza sensitiva: 1)sensazione esterna


2)percezione interna legate alla dimensione sensitiva

3)concettualizzazione
b) conoscenza intelletiva 4)giudizio legate alla dimensione intellettiva
5)ragionamento

la conoscenza sensitiva= la conoscenza di tutto ciò che è fisico e materiale e con cui vengo in contatto
attraverso i sensi esterni. E’ propria anche degli animali e non è penetrata dall’intelletto.
Si compone di sensazioni e percezioni.
Derivano dai 4 sensi interni e che servono ad elaborare le
Derivano dai 5 sensi esterni e riguardano sensazioni captate dai sensi esterni. La percezione è l’atto con cui
gli aspetti qualitativi e quantitativi dei si uniformano ed integrano le diverse sensazioni raccolte dai
corpi. E’ la conoscenza immediata di sensi esterni.
un aspetto quidditivo della realtà.

I SENSI ESTERNI, sono anche chiamati SENSI PROPRI in quanto ognuno è atto a cogliere un aspetto
specifico, proprio della realtà e sono tradizionalmente* 5 (vista, olfatto, udito, gusto, tatto). Sono chiamati così
perché si trovano all’estremità del nostro sistema nervoso e dunque sono anche i primi a essere stimolati.

I SENSI INTERNI hanno come oggetto non un dato reale, ma la sensazione raccolta dai sensi esterni e sono
tradizionalmente 4:

1)il SENSO COMUNE è il senso interno per eccellenza, che :

a) distingue le sensazioni raccolte dai vari sensi (il nero dal bollente) e

b) racchiude ed integra in un’unica percezione le molteplici sensazioni realizzate dai sensi esterni (quindi
grazie al senso comune non vedo un essere un liquido nero, caldo, amaro, e profumato, ma vedo un caffè);

2) L’IMMAGINAZIONE è la facoltà sensibile che forma immagini sensibili (fantasmi) che


rappresentano cose corporee anche se assenti (immagino un unicorno anche se non lo ho mai visto);
3) La MEMORIA è la facoltà di mantenere e ricordare le sensazioni passate ed eventualmente
riservarsene;
4) La COGITATIVA è la facoltà, in forma più perfetta, che negli animale è chiamata estimativa. E’ anche
chiamata ratio particularis o intelletto passivo e serve a raccogliere i dati assimilati, li valuta e li presenta
all’intelletto.

Gli STIMOLI, che vanno ad eccitare i nostri sensi esterni possono essere ADEGUATI, quando corrispondono
adeguatamente al senso esterno che li percepisce, o INADEGUATI, quando pur venendo sentiti da sensi
esterni che non sono corrispondenti, riescono cmq a innescare la reazione corrispondente (è il caso di una forte
pressione sull’occhio che provoca comunque una visione di luce).
* tradizionalmente perché alcuni studiosi discutono anch’era se gli aspetti quidditivi sensibili possano effettivamente ridurre a questi 5 o meno; inoltre il senso del tatto in realtà
dovrebbe/potrebbe essere distinguibile in senso termico(se caldo o freddo) e senso della resistenza (se è duro, molle…).

Per quanto riguarda i dati sensibili, invece, per poter essere percepiti o anche semplicemente sentiti devono
sottostare ad alcune leggi che decretano la soglia sotto o sopra la quale un dati non è più percepibile (legge del
limite massimo/minimo). Vi è inoltre la legge del limite differenziale che, invece, regola la quantità di
intensità dello stimolo attraverso la quale avvertiamo un effettivo cambiamento di intensità della sensazione.

I dati sensibili sono classificati in sensibili per sé= quando sono coglibili immediatamente dal senso

Sensibili comuni= Sensibili propri= quando


quando un dato può si tratta di un dato
essere percepito da più esclusivamente coglibile
sensi da un senso
Sensibili per accidens= sono dati non percepite immediatamente dai sensi, ma che sono strettamente connesse
alle percezioni sensoriali e, che quindi, riteniamo di percepire (giovanni ha sempre la maglia rossa, vedo una
maglia rossa seduta al suo posto: dico c’è seduto giovanni.).

Da questi elementi possiamo concludere dicendo che la conoscenza sensitiva è principalmente:


materiale; particolare; intenzionale; cosciente;

la conoscenza intellettiva = è la conoscenza dell’ente nel suo actus essendi, nel suo concetto
interno; è chiamata così da intus+legere, e si rifà alla facoltà di saper leggere dentro il dato raccolto dai
sensi, di astrarre il concetto (verbum mentis).Per questo, la conoscenza intellettiva è universale e astratta.

1)L’intelletto paziente riceve il fantasma elaborato dai sensi interni e lo passa all’intelletto agente, questo lo
trasforma in verbum mentis, ossia, in concetto. L’elaborazione del concettualizzare è il primo passaggio
della conoscenza intellettiva. L’intelletto forma i concetti rispondendo alla domanda “cos’è?” e spogliando,
quindi ulteriormente il dato percepito da tutte le sue quiddità e ne mantiene soltanto i caratteri essenziali. Da
questo momento riesco a riconoscere un dato oggetto in ogni sua forma e colore, poiché ne ho colto
l’essenza, il concetto.
2) L’insieme di concetti mi permettono di formulare un giudizio, di rispondere alla domanda “è vero o
falso?” sul quel dato concetto.
3)La risposta, indipendentemente dalla effettiva adesione alla realtà (questo non mi importa) mi porta alla
costruzione del ragionamento, alla ragione.

Sulla nascita dei concetti, vi sono 3 teorie: teoria empirista: l’uomo non ha conoscenze universali, ma
soltanto sensazioni. La sua conoscenza parte e si ferma alla realtà
e alla sua acquisizione immediata; se proprio non devo conoscere
teoria razionalista: l’uomo possiede attraverso i sensi, posso conoscere attraverso l’induzione o per
già dentro di sé tutta la conoscenza che abitudine (alla causa-effetto). S-R
gli serve, deve soltanto ricordarla. La
verità è innata ed è grazie a quella che
teoria realista ( o dottrina dell’astrazione) : il soggetto si pone a contatto
l’uomo riesce a conoscere.S-I-R
della realtà e attraverso l’immagine sensibile può estrarne il concetto e
conoscere integralmente. Senza immagine non può astrarre. S-R-I

N:B: La superiorità della conoscenza intellettiva su quella sensitiva sta in una gerarchia di merito e non di
onore: la conoscenza sensitiva essendo limitata dai cinque organi di senso può percepire una quantità
limitata di conoscenze; la conoscenza intellettiva, astraendo i concetti delle cose, e soprattutto, non essendo
legata a nessun organo fisico*, raggiunge una massa illimitata di conoscenze di oggetti. Non bisogna però
assolutamente dimenticare che senza le immagini sensitive l’intelletto è bloccato non può astrarre.

*L’intelletto non ha sede nel cervello, né in qualsiasi altro organi corporeo. Eppure, se il cervello per malattia, viene compromesso, viene
compromessa anche l’utilizzo della nostra facoltà. Questo perché l’intelletto per astrarre, deve cmq avvalersi di un organo corporeo. Il
cervello, dunque è condizione, non causa, per pensare.

IL VOLERE UMANO
Volere significa tendenza, o appetito (da ad+ petere)= dirigersi verso qualcosa.

Distinguiamo tendenze o appetiti NON PSICHICI = sono quelle prettamente legate alla vita vegetativa
e sensitiva, e non presuppongono atti di conoscenza;

tendenze o appetiti PSICHICi =presuppongono atti di conoscenza;

In base alla natura della conoscenza cui presuppongono possiamo effettuare la seguente classificazione di
appetiti: - appetiti o tendenze sensibili
- appetiti o tendenze superiori, intellettive

La conoscenza sensibile mi orienta verso un oggetto cui tendo sensibilmente e verso il quale posso provare
un appetito regolato dalla libido o dall’aggressività.
In particolare, parliamo di appetito :
se l’oggetto che voglio conseguire mi appare utile ai sensi e proverò
concupiscibile amore -GIOIA se posseggo il bene;
odio -DESIDERIO se non lo posseggo;

se voglio sfuggire un oggetto che mi appare nocivo ai sensi e proverò


-TRISTEZZA se non riesco a sfuggire;
-TIMORE se ne sento la minaccia;

( generalmente si tratta di beni facilmente raggiungibili o sfuggibili).

se sono spinto a lottare verso un bene che è difficile da raggiungere proverò


Irascibile -SPERANZA se vedo che riesco;
-DISPERAZIONE se non riesco;

se sono spinto a lottare per respingere un male proverò


-AUDACIA se vedo che riesco;
-TIMORE se non riesco;

(si tratta di tendenze o petiti verso i quali reagisco attraverso l’aggressività, perché difficili da raggiungere e
per cui è necessario lottare ed impegnarsi).

L’irascibile e il concupiscibile obbediscono alle tendenze superiori tipiche dell’intelletto (ragione e volontà)
e in particolare:
- obbediscono alla ragione in base ai loro stessi atti (negli animali, l’appetito è messo in moto
dall’estimativa, nell’uomo dalla cogitativa: se l’uomo vede il lupo, non scappa perché percepisce che è
nocivo, ma prima raccoglie e ragiona sui tanti lati della sua pericolosità e sulle condizioni per vedere se è il
caso di fuggire o meno).

- obbediscono alla volontà in base all’esecuzione: scelgo di compiere qualcosa solo dopo che prendo la
decisione (fuggo dal lupo solo quando voglio fuggirlo).
Innata
Vi sono poi altre tendenze: -innate e quindi non apprese e sono quelle legate all’istinto, facoltà Specifica
complessa
-acquisite, o abiti, che dipendono dall’esercizio e dall’educazione

LA CORPOREITA’
= è una delle dimensioni fondamentali dell’uomo, insieme alla storicità e alla relazionalità, e si riferiscono a
quelle dimensioni che partono e fanno riferimento all’essere incarnato, all’essere NEL mondo dell’uomo.
Ovviamente in ognuna di queste dimensioni emerge decisamente sempre e comunque anche il suo essere
contemporaneamente anche spirito.

Ad esempio, nella corporeità.


L’uomo ha un corpo, che gli appartiene, che occupa uno spazio, ha forma, colore ed una esteriorità bene
definita che lo contraddistingue tipicamente e autenticamente da ogni altro essere (anche i gemelli hanno
impronte digitali diverse).
Ma l’uomo E’ anche un corpo. In questo senso, è più corretto affermare che l’uomo ha una corporeità.

La differenza tra CORPO (KOERPER) e CORPOREITA’ (LEIB) è ben definita:

È tutto ciò che è composto È l’esteriorizzazione di ciò che è


da materia e forma intrinseco all’uomo: la persona è un
corpo che si manifesta,non che si
vede.

La corporeita’ è strettamente connessa alla sessualità: l’uomo è prima di tutto un corpo, ma distinguiamo tra
corpo maschile femminile.

Sesso, deriva da secare (=tagliare), in riferimento al mito di Platone che voleva, in origine, che gli uomini
fossero esseri perfetti, e possedessero sia il sesso maschile che quello femminile. Un giorno, per presunzione
hanno cercato di sfidare Zeus e, per punizione, sono stati divisi. Da quel giorno le due metà si cercano per
ritornare a formare quell’uno unico perfetto e completo.

Nel mito si ritrovano effettivamente i caratteri peculiari del corpo umano maschile e femminile e, in
particolare, la loro necessaria complementarietà.

L’uomo e la donna sono infatti profondamente differenti, non soltanto a livello organico-biologico, ma
anche a livello di essere e personalità: la donna è molto più istintiva, intuitiva, sensibile ed emotiva
dell’uomo; è inoltre allo centrica, mentre l’uomo è fortemente egocentrico. Ad ogni modo, queste
estremizzazioni dei modi di essere fanno sì che la loro unione porti a compromessi che permettano loro di
raggiungere stati ideali di “virtù”.

E’molto importante distinguere la sessualità (che conferisce all’essere umano, carattere maschile o
femminile, non solo a livello corporeo, ma anche e soprattutto a livello psichico e sociale) dalla genitalità.
La sessualità comprende la genialità: se questa se ne scardinasse, diverrebbe disumana e patologica.

Che l’uomo, a differenza dell’animale, sia decisamente svincolato dalla genialità, lo vediamo in 3
caratteristiche particolari:
1) mancata sincronia nelle curve di eccitazione dell’uomo e della donna: questo fa sì che i due soggetti si
aspettino e, quindi, rispettino, e, soprattutto, che possano scegliere il momento dell’atto sessuale.
2) Assenza di periodi di estro: non è la natura a decidere in modo automatico quando deve avvenire il
momento di accoppiamento.
3) Nell’uomo l’eccitazione è accompagnata dall’emozione: non c’è solo un cambiamento fisico a
provocare l’atto sessuale, ma nell’uomo anche l’emozione, sentimento e quindi atto psichico tipicamente
umano, non serve all’atto sessuale, ma può avere lo stesso risultato.

Questo pone l’accento sull’irriducibilità della sessualità alla genialità, dovuta all’essere spirituale
dell’uomo, che lo rende aperto all’altro, capace di scegliere e di ragionare.
Se la genitalità ha il predominio sulla sessualità, allora, ci troviamo di fronte a comportamenti patologici e
fuorvianti, certamente disumani. Possiamo pensare, ad esempio alla
-omosessualità (si divide in tendenza omosessuale e comportamento sessuale) = non ha cause genetiche, ma
ormonali o psichiche (se il bambino, nelle primissime fasi di vita non riesce a identificarsi con la figura di
riferimento appropriata);
-ermafroditismo= quando c’è compresenza di tessuto ovario e testicolare nell’apparato interno ;
-pseudoermafroditismo= quando si presenza discordanza tra i genitali e caratteri gonadici (una donna con il
pene);
-transessualismo= quando si presenta discordanza tra il sesso biologico e quello psichico
-travestitismo= quando il soggetto deve indossare abbigliamento del sesso opposto per raggiungere
l’eccitazione.

In realtà queste “realtà” sono accettate, in funzione dell’IDEOLOGIA GENDER che vige oggi nell’intera
società.
In base all’ideologia gender, appoggiata anche dall’ONU (1995), l’uomo ha diritto di scegliere a che sesso
appartenere tra 5 pubblicamente riconosciuti (ma che in realtà sarebbero 12 e comunque sempre accettati),
ossia maschile, femminile, bisessuale, omosessuale, transessuale.
Eventualmente l’uomo può anche decidere di cambiare genere (ideologia transgender); tutto questo in
funzione di una liberalizzazione sessuale, di eliminazione della discriminazione, dell’annullamento della
legge naturale.

LA STORICITA’

= è la dimensione storica dell’uomo che è chiamato a realizzarsi e progettarsi su coordinate temporali che
trascendono l’hic et nunc, ma che lo vedono partire da un passato, realizzare un presente in vista della
miriade di possibilità che gli permette il futuro*.

Ancora una volta, questo suo relazionarsi all’interno di tutte le coordinate temporali che costituisco la storia,
sottolinea il suo essere spirito incarnato, ossia il suo essere spirito ancorato in una dimensione spazio-
temporale che può trascendere per usarla a sua vantaggio e costruirsi (ennesima prova della libertà
dell’uomo).

LA RELAZIONALITA’

= l’uomo è un essere sociale per natura. Anche per Platone, lo Stato si forma perché nessun uomo basta a sé
stesso.
A livello metafisico, sappiamo che l’uomo è spirito incarnato e, in quanto tale, per natura tende ad un bene
comune (=felicità) e possiede una natura limitata ben specifica per ogni individuo.

Lo spirito però ha capacità superiori alla materia (poiché tende all’Assoluto), ma è incarnato e, quindi
capace di agire soltanto in base alla sua specifica particolarità. E’ necessario che si ponga in relazione con
l’alterità per trovare complementi che lo aiutino a realizzarsi.

Riconosciamo 3 modi di porsi in relazione interoggettivo =rapporto unilaterale con oggetti (la pietra
mi è pietra, ma io non sono niente per lei);

intersoggettivo =rapporto bilaterale e dialogico in cui


emerge un TU e un IO;

interpersonale =relazioni che costruisco deliberatamente


costruendo un NOI;
SOCIALE ANONIMO= relazionalità in forma anonima, regolata dall’utilità piuttosto che dall’amore e non
sempre deliberata ( si fa perché la gente lo fa: lingua, opinioni, educazione..)
L’AFFETTIVITA’

=riguarda l’aspetto puramente soggettivo della vita psichica, in quanto riferiscono dell’impressione più o
meno gradevole che si produce nel momento in cui il soggetto appetisce o conosce.E’ il modo in cui il
soggetto pensa di mettere in relazionel’oggetto appettito con la propria felicità; dunque non è l’oggetto o
l’avvenimento che causa l’emozione, ma la relazione che il soggetto imposta.
Il sentimento (o l’emozione), quindi, indicano solamente il soggetto;

ad es. se mi pungo con uno spillo:

-sotto l’aspetto sensibile, avverto la punta che lede il tessuto;


-sotto l’aspetto intellettivo, allontano la mano o la porto alla bocca;
-sotto l’aspetto affettivo, provo dolore e spavento, ma sono IO, è una sofferenza che riguarda solo me.

Tutti gli atti conoscitivi sono accompagnati da sentimenti ed emozioni.

Stato d’animo che suscita una


reazione più o meno tranquilla ma
che non altera i miei ritmi Stato d’animo intenso che porta con sé un’alterazione somatica e
fisiologici organica particolare.
Nello specifico, provoca:
- reazioni viscerali (sistema respiratorio, circolatorio, digerente);
distinguiamo i distinguiamo i - muscolari (muscoli in tensione per difendersi);
sentimenti sentimenti - espressive (gesti, mimica facciale, tono della voce).
in base alla in base alla
TENDENZA in CONOSCENZA in
piacevoli o spiacevoli e intellettuali ( se
in l’oggetto si presente Il meccanismo dell’emozione si articola in 4 fasi:
egocentrici (se si come vero), estetici
riferiscono alla stessa ( se si presenta come -occasione =qualsiasi avvenimento può provocare
persona in cui si bello), o morali ( se l’emozione;
verificano), o altruistici l’oggetto si presenta -disposizione= ossia, lo stato d’animo in cui mi
(se si orientano vs come buono). trovo al momento dell’atto conoscitivo (se sono di
persone diverse). cattivo umore, interpreto gli avvenimenti in modo
diverso);
-causa=in che modo relaziono l’oggetto con la
propria felicità;
-effetto= il sistema nervosi mette in tensione
l’organismo per difendere la felicità.

I sentimenti per eccellenza sono il DOLORE e il PIACERE, ed inquadrano l’aspetto gradevole e sgradevole
di ogni tipo di appetito o conoscenza e sono governati dalle seguenti leggi:

1) legge del contrasto= vuole che l’intensità del piacere o del dolore sia INVERSAMENTE proporzionale
alla frequenza ( ci si abitua al dolore o al piacere);
2) legge delle circostanze= se corro in un bosco e sono inseguito non mi accorgo se mi graffio fino q aundo
non sono in salvo;
3) legge di saturazione = se troppo ripetuto, il dolore o il piacere tende alla sazietà: è necessario aumentarlo
per provare ancora le stesse sensazioni.
Intelligenza e volontà manifestano la natura razionale, specifica dell’uomo.
Tuttavia non si può dimenticare che l’uomo non è riducibile alla sola razionalità; la nostra intelligenza e la
nostra volontà sono incarnate in un corpo dotato di strutture ed operazioni che, in varia misura, entrano in
sinergia con le facoltà di ordine spirituale e razionale.
Pertanto, quando ci poniamo di fronte al bene da fare o al male da evitare, non entrano in gioco soltanto
l’intelligenza e la volontà, ma anche la nostra affettività, con i sentimenti e le emozioni.

Pensiamo ad una decisione come quella presa da una mamma che, malata di miofibroma uterino, rinuncia a
curarsi per non danneggiare la bimba che porta in grembo, e muore poco tempo dopo aver partorito.
Si può umanamente compiere una scelta del genere unicamente sulla base di considerazioni di ordine razionale?
Probabilmente no, poichè entra in gioco una componente emotiva, sensibile, direi quasi “viscerale” nel senso
nobile del termine, di amore verso il bimbo portato in grembo, di desiderio che egli sia.
Anche se, certamente, non è solo questa componente a determinare il comportamento.
Si possono fare anche degli esempi più comuni: la scelta di sposare questa persona, può essere dettata
esclusivamente da considerazioni razionali? Evidentemente la componente sentimentale gioca un ruolo
importante! Così l’atto di difendere la propria vita o la vita delle persone care, è motivato solo dal ragionamento
o non anche dalla paura, che è - appunto - un’emozione?

Sentimenti ed emozioni riguardano il modo in cui il soggetto mette in relazione l’oggetto e la felicità a cui
tendo.
Emozioni, sentimenti e moti della sensibilità sono molteplici e di varia natura.
Possono essere comandati dalla volontà:
fa uso di materiale pornografico, che cosa vuole se non procurarsi un’eccitazione sessuale?
Certamente l’eccitazione, in sé, è un moto della sensibilità involontario; tuttavia, nella misura in cui viene
ricercata, diventa volontaria. Ancora: quando si adoperano luci “psichedeliche”, musica oltre un certo numero
di decibel, con ritmi frenetici e danze (e, spesso, con uso di alcol o altre “sostanze”), che cosa si cerca se non
l’emozione? Gli esempi si potrebbero moltiplicare a piacere.
Ma facciamo anche l’esempio di passioni a cui la volontà non vuole resistere:
quando avverto che in me sta montando la collera ed io la lascio crescere, senza fermarmi a ragionare, e la
lascio “sfogare” senza reprimerla… la collera stessa, in origine, non era volontaria, ma il mio comportamento
collerico risulta volontario perché io non mi sono opposto ad essa.

In che modo le emozioni, i sentimenti ed i moti della sensibilità influenzano il comportamento volontario?
Ad esempio come nel caso di prima, della madre che rinuncia a curarsi per la figlia.
Ma ci sono anche casi in cui, quando questi stati d’animo insorgono senza la volontà o addirittura contro di
essa, possono sminuire la volontarietà dell’atto, fino a toglierla del tutto.
Pensiamo ad un soldato che ha deciso di obbedire agli ordini e di difendere la postazione; ma, quando si vede
assalito dai nemici, viene colto da una crisi di panico e, in preda al terrore, fugge: la sua fuga è “volontaria”?

La maturità umana richiede il discernimento ed il controllo delle proprie emozioni e dei propri sentimenti, ma
non certo la loro repressione indiscriminata.
Non si comporta in maniera degna della propria umanità un individuo che si lascia guidare ciecamente dalle
passioni, ma non è neanche umano un comportamento di fredda razionalità, privo di sentimenti.
È necessario selezionare e distinguere emozioni e sentimenti che spingono ad un comportamento degno
dell’uomo da emozioni e sentimenti contrari, per promuovere ed orientare i primi al vero bene della persona.
CREAZIONE DELL’ANIMA UMANA, ANIMAZIONE O OMINIZZAZIONE DELLA MATERIA

Dimostrata l'esistenza e la spiritualità dell'anima, comprensibilmente si presentano


due problemi da risolvere.
1: Come ha origine l'anima spirituale?
2: Come si unisce l'anima spirituale al corpo materiale?

Dal carattere spirituale nasce una difficoltà che riguarda l'origine dell'anima umana.
Essa infatti non può essersi prodotta per evoluzione né per generazione materiale, ma deve sorgere in modo
diverso.
Per risolvere questa questione sono stati proposti sistemi ed elaborate teorie, quali:

1) L'emanatismo panteista, che afferma essere l’anima una parte di Dio, un frammento della divinità. Dottrina
evidentemente assurda, perché contraddice tutti gli attributi di Dio, e distrugge la natura stessa dell'uomo.
2) Il traducianismo, che afferma l'anima umana avere origine da un germe spirituale che si stacca dall'anima dei
genitori, allo stesso modo che il corpo ha origine da un germe o seme materiale. Dottrina anch'essa falsa perché
in contrasto con la natura dell'anima spirituale, che è semplice e non ha parti; essa non può dunque avere origine
per scissione.
3) Il creazionismo, unica necessaria spiegazione. Esso afferma che l'anima di ciascun uomo è
immediatamente creata da Dio nel momento stesso in cui essa è infusa e unita al corpo per costituire con
esso un nuovo individuo umano.

A proposito dell'origine dell'anima umana è tuttora discussa la questione del quando l'anima viene creata da
Dio e infusa nel corpo.

1)Secondo S. Tommaso, seguito da non pochi autori antichi e moderni, il feto umano non sarebbe subito
informato dall'anima spirituale, ma da un principio vitale inferiore, e solo dopo un certo tempo, quando sia
sufficientemente organizzato e preparato, Dio creerebbe e infonderebbe l'anima spirituale (DOTTRINA
DELLE FORME SUCCESSIVE); oggi, chi appoggia questa teoria, parla di “ominizzazione” successiva
all’atto del concepimento dell’embrione e sostiene che l’organismo segue una fase pre-embrionale, l’individuo
non può essere considerato individuo perché non completamente formato.
Eppure, bisogna attendere non solo il tempo della gestazione e della nascita necessari per lo sviluppo completo
di organi del corpo umano, e, se dobbiamo dar retta alla psicologia dell’età evolutiva, un bambino comincia a
divenire responsabile delle proprie azioni ad una età relativamente tarda ( intorno al settimo anno di età ) e
capace di pensiero logico-formale astratto addirittura ancora più avanti ( dopo il dodicesimo anno di età ).

2) Sulla base della teoria di Platone, i sostenitori della TEORIA DELLA PRE-ESISTENZA DELL’ANIMA
affermano che questa esista da sempre nella sua forma più completa e perfetta e, al momento della nascita del
corpo vi viene infusa.
In realtà non è ammissibile, poiché non si spiegherebbe come mai, l’anima regredirebbe, perdendo tutta la sua
conoscenza e, soprattutto, perché, se l’anima esiste già in uno stato di perfezione, dovrebbe essere unito alla
materia facendogli perdere la perfezione.

Noi appoggiamo la TEORIA DELLA FORMA UNICA, che vede che lo spirito comincia ad esistere in
unione con il nuovo organismo e, più precisamente, alla momento della nascita del primo zigote (uovo
fecondato = unione tra ovulo e spermatozoo).

Lo zigote, appena avvenuta la fecondazione, presenta queste particolari caratteristiche:

a) È AUTONOMO E INDIVIDUALE= possiede già tutte le informazioni genetiche patrimonio del nuovo
organismo (diverso , quindi da quello della madre); ogni individuo ha un genoma diverso da quello di un altro,
se questo altro non è un suo gemello monozigote; quindi può essere identificato sicuramente come appartenente
alla specie umana, essendone garantita l’identità genetica, fin dal momento della fecondazione.
E’ vero che identità genetica ed identità individuale non sono condizioni sovrapponibili (infatti due individui
distinti possono condividere lo stesso patrimonio genetico, - vd. il caso dei gemelli monozigoti*).
b) E’ AUTOREFERENZIALE= E’ già in fase di sviluppo: ha già cominciato la segmentazione consiste nella
rapida successione di divisioni mitotiche; certo, è possibile che in corso di segmentazione possa evolvere in
maniera tale da trasformarsi in struttura tumorale.

Quindi, considerando che:


- il corredo genetico di 46 cromosomi garantisce l’identità umana dello zigote fin dal primo istante e la
sua differenziazione individuale rispetto all’organismo dei genitori.
- Inoltre lo zigote e l’embrione sono un prodotto che “si progetta” e “si produce” in continuum, ed è per
cui in grado di generare da se stesso l’informazione necessaria a guidare adattivamente, finalisticamente,
i passi dello sviluppo dell’organismo a cui appartiene.
- Questo carattere “autopoietico” evidenzia l’autonomia individuale dello zigote rispetto al corpo
materno di cui è ospite”;

emerge chiaramente che, a livello scientifico, il tentativo di declassificare l’embrione a pre-embrione è,


dunque, una violazione della verità oggettiva.
Nello stesso tempo, sul piano filosofico, invece, dunque, se l’anima è forma sostanziale dell’individuo, è
chiaro che non appena l’individuo umano manifesta le caratteristiche innanzitutto biologiche
dell’umanità già si deve parlare di presenza in esso della sua forma sostanziale, della forma che
organizza, distingue, attualizza la sua materia, dunque dell’anima.
*Il punto da chiarire è questo: il fatto della eventuale divisione non smentisce quanto appena detto, anzi lo comprova. La divisione, infatti
prevede l’intervento di una causa interferente nel progetto: non avviene cioè in forza di un meccanismoevolutivo ma contro di esso. Inoltre il
risultato è ancora conforme allo sviluppo descritto nel genoma e tale sviluppo (autocostruttivo e determinato) si ripete in ognuna delle porzioni
divise. La natura di queste porzioni di zigote è ancora un progetto umano.
LA MORTE UMANA E L’IMMORTALITà DELL’ANIMA

L’uomo è un essere finito e come tale deve prima o poi sottostare alle legge organiche che,così come
prevedono una nascita e una crescita, prevedono anche un momento finale di corruzione e distruzione della
parte materiale che lo compone.
L’uomo però, a differenza dell’animale, non perisce, ma muore e questo grazie all’autocoscienza: l’uomo sa
di morire. Ma non può averne esperienza.

Abbiamo però l’esperienza della morte degli altri: la morte di una persona cara può farci entrare in una
dimensione di morte che non è fisica o biologica, ma affettiva e spirituale

Si piomba in uno stato di incapacità di reazione;


non sappiamo più cosa volere; non scegliamo e non
conosciamo più. Siamo in preda alla tristezza, che
per san Tommaso, è il sentimento bloccante, perché
blocca la capacità dell’irascibile e del
concupiscibile.

Per affrontare il problema della morte,ipotizziamo che non esista e che potessimo vivere in eterno: la vita
non avrebbe senso. Allora la morte ha un senso. Il suo senso è da ricercarsi nel compimento della vita
(telos= fine o compimento). Il senso della morte è la realizzazione e il compimento ultimo dell’essere
umano.

Al momento della morte avviene ciò che viene chiamata crisi dell’unione sostanziale: il corpo, in quanto
fatto di materia deteriorabile si corrompe e, insieme a lui, si corrompono anche tutte le facoltà ad esso
collegato (sensibilità). Ma l'uomo non muore tutto. La sua parte principale, che è l’anima, sopravvive.
L’uomo dunque sopravvive, ma in modo imperfetto, poiché ci fa entrare in una dimensione che ci
impoverisce, ma che non ci distrugge completamente.

Le prove dell’immortalità.
1) Argomento ontologico. L'anima umana è naturalmente indistruttibile; dunque è naturalmente immortale.
La distruzione infatti potrebbe avvenire: a) per dissoluzione o disgregazione di parti Un oggetto qualsiasi
cessa di esistere come tale se lo si scompone negli elementi
costituenti, un organismo vivente muore quando le sostanze che lo
compongono non possono più stare insieme; (come si distrugge un
edificio, un corpo, un minerale, un composto chimico).

Ma l'anima umana non può venir meno:


perché non ha parti, è semplice e spirituale

b) per la distruzione di un altro essere da cui intrinsecamente dipende;

Nessuna
Ma l'anima forza naturale
è intrinsecamente può annichilirla.
indipendente dal In natura nulla si crea,
nulla
corpo, cioè si distrugge.
spirituale
Creare, cioè produrre dal nulla, e annichilire, cioè ridurre al
c) per annichilazione (annullazione) nulla, è opera di Dio solo. Dio dunque parlando in termini
assoluti, potrebbe annichilire l'anima (quel Dio che i negatori
dell'immortalità non ammettono); ma siamo certissimi che Dio
non lo farà, perché Dio non distrugge le leggi della natura che
Egli stesso ha creato.
2) Argomento fenomenologico. Presso tutti i popoli e in tutte le religioni, troviamo il culto delle tombe, dei
sepolcri, del deporre gli oggetti più necessari alla vita (cibi, vestiti, monete, armi); tutto questo stà ad
attestare la credenza ferma in una vita futura.

3)Argomento morale. L’etica stessa presuppone una vita ultraterrena, altrimenti sarebbe indifferente agire
bene o male.

4) Argomento psicologico. Gli affetti e, in particolare, l’amore, non muoiono mai. Lo stesso desiderio di
felicità presuppone che sia soddisfatto solo in una vita senza fine.

3Alcune obiezioni.
Però sappiamo che un essere finito non può essere infinito (Strauss) e ciò che esiste nel tempo, quale essere
finito, passa col tempo” (Biedermann).
Rispondiamo che certamente ne segue che l'anima non può avere l'immortalità propria dell'essere che è infinito
e fuori del tempo (eterno nel senso proprio) cioè l'immortalità essenziale o assoluta propria di Dio; ma noi
parliamo dell'immortalità naturale che è possibile all'essere finito e che solo impropriamente si dice eternità.
L'anima, nelle sue operazioni dipende dal corpo; se sopravvivesse al corpo non potrebbe operare, rimarrebbe in
una completa inazione.
L'anima senza il corpo non può certamente né vegetare né sentire, ma può esercitare la sua attività principale,
cioè l’attività spirituale (intendere e volere) per la quale solo estrinsecamente dipende dal corpo finché ad esso è
unita.
ANTROPOLOGIA FILOSOFICA E MATERIALISMO

L’antropologia filosofica, o filosofia dell’uomo= cerca di capire chi è l’uomo alla sola luce della ragione, come
soggetto personale e nella sua globalità.
Lo si fa attraverso l’analisi, l’osservazione oggettiva degli atti umani e l’introspezione, ossia, la riflessione
critica sugli stessi.

Antropologia materialista= sorge dalla constatazione della finitezza umana; l’uomo è un essere materiale, è il
prodotto, sicuramente più elevato e perfetto in tutta l’evoluzione della materia, ma è sempre e solo materia.
L’uomo è un essere DEL mondo.

Esponenti materialisti:
FEUERBACH solo il razionale è reale, tutto quello che non è percepito dai sensi non è reale, quindi
nemmeno Dio può esistere, e il genere umano è l’unico essere assoluto e infinito. Feuerbach, infatti,

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