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Storia dell’Origami

Origami (折 紙) è una parola di origine giapponese composta dall’unione delle due radici Oru (piegare)
e Kami (carta) che insieme prendono il significato di "piegare la carta" o "carta piegata", secondo il
contesto della frase in cui viene usata, e indica una tecnica che permette di realizzare figure e forme di
ogni tipo mediante la sola piegatura di uno o più fogli di carta seguendo rigide regole che escludono
l’uso di forbici o colla.

La storia dell’origami è controversa e tuttora in dibattito. A differenza di altre forme d’arte la carta si
degrada velocemente non lasciando così artefatti che possano suggerire dove sia nato l’origami e chi sia
stato ad inventarlo. Le informazioni qui di seguito contenute vogliono fornire una visione d’insieme
della materia ma non ne costituiscono un’analisi autorevole e definitiva.

L’origami comincia probabilmente con l’invenzione della carta, che si fa risalire ufficialmente al 105
d.C. in Cina quando venne ottenuta da Cai Lun con l'impiego della corteccia d'albero. Il nuovo
materiale aveva, fra i suoi innumerevoli pregi, quello di poter essere piegato e ripiegato senza strapparsi
e di "mantenere la piega". L’origami potrebbe essere nato allora, ma non esistono notizie precise. Nel
610 d.C. un monaco buddista portò la tecnica per la fabbricazione della carta in Giappone il cui popolo
contribuì a migliorarne la qualità rendendola più morbida e resistente aggiungendo il riso. Ma anche in
questo caso al “fare la carta” non segue necessariamente il “piegare la carta”. L’interesse dei buddisti
risiedeva principalmente nel candore del materiale, simbolo di purezza e quindi mezzo perfetto a cui
affidare le loro scritture. Si usava (e si usa tutt'ora) infatti rappresentare la presenza della divinità
all'interno dei recinti sacri dei templi con corde sospese, dalle quali pendevano strisce di carta bianca
piegate a zig-zag, dette go-hei, al cui interno monaci e fedeli scrivevano brevi preghiere.

Nonostante la rapida diffusione della fabbricazione della carta, quest’ultima rimase per anni un
materiale raro e pregiato, il cui uso era riservato alle cerimonie religiose o ad altre occasioni
importanti. La carta non veniva usata per realizzare "modelli" come li intendiamo oggi, bensì per
creare figure astratte aventi un significato simbolico e rituale, seguendo rigide regole formali note a
pochi specialisti.

E’ del periodo Heian (714 - 1185 d.C.) uno degli esemplari più antichi di origami: un foglio pieghettato,
il cui compito era quello di coprire la bottiglia del saké posta sull'altare, offerta propiziatoria durante le
cerimonie religiose. Del medesimo periodo sono i modelli stilizzati di una farfalla maschio (o-cho) e di
una farfalla femmina (me-cho), applicati al collo delle bottiglie di saké usate nel rito augurale durante le
cerimonie nuziali. Altro origami frequentemente usato era il sambo, una specie di scatola realizzata per
contenere le offerte di riso, sale e frutta disposte lungo le scalinate che conducevano ai templi.
Verso la metà del periodo Heian l'arte origami fece il suo ingresso nelle corti. La carta era usata come
pagamento per le tasse da parte del popolo, la sua qualità veniva attentamente vagliata da funzionari
dello Stato. Alla Corte Imperiale veniva ampiamente usata da nobili, favorite e supplici, essendo la
maggior parte delle comunicazioni diffuse per iscritto e considerato indice di buon gusto piegare con
raffinatezza una lettera. I messaggi prendevano così la forma di fiori, farfalle, forme stilizzate oppure
astratte, ma sempre in sintonia con il contenuto del messaggio, lo stato d'animo del mittente e la
stagione. I maestri di spada o della cerimonia del tè ricevevano i loro diplomi piegati in modo
particolare per prevenire un uso improprio nel caso fossero finiti in mani sbagliate, infatti una volta che
il documento fosse stato aperto non sarebbe stato possibile richiuderlo senza far sì che mostrasse
nuove pieghe (ancora oggi origami tsuki significa “certificato”, “garantito”).
Del periodo Kamakura (1185 - 1333 d.C.) è il noshi: tale parola è l'abbreviazione di noshi-awabi, una
striscia di carne di mollusco marino seccata al Sole, un alimento molto importante nel Giappone del
Medio Evo, la cui offerta era considerata un augurio di buona fortuna. L'innovazione apportata dal noshi
(il cui compito era quello di avvolgere tale alimento) risiede nel fatto che, per la sua realizzazione, non è
necessario ricorrere a tagli, contrariamente ai modelli tradizionali (questa tendenza, in seguito, diventerà
predominante nell’origami cosiddetto "moderno"). Sempre in questo periodo alcune famiglie inserirono
nel loro stemma degli origami, ne rimane traccia nelle rappresentazioni sui kimono.

Quando la carta cominciò a essere meno costosa e accessibile a molti, gli origami assunsero un nuovo
ruolo cerimoniale, divennero infatti simbolo della stratificazione sociale. Durante il periodo Muramachi
(dal 1333 al 1573 d.C.) gli stili degli origami servivano a distinguere gli aristocratici samurai (che
piegavano alla cosiddetta maniera Ise) dai contadini (seguaci della scuola Ogasawara).

Il mantenimento della tradizione dell'origami venne preservato tramandando oralmente le tecniche di


generazione in generazione fino al periodo Togukawa (dal 1603 al 1867) quando vennero realizzati i
primi libri sull'argomento e l'origami perse pian piano la caratteristica di essere un' arte riservata a pochi
e divenne un passatempo popolare.
Il repertorio, però, non variava molto: i modelli presentati erano quelli appartenenti alla tradizione orale
(bamboline, decorazioni, gru, scatole, stelle) riportandone gli schemi di piegatura senza alcuna
innovazione. Le pieghe, relativamente semplici e facili da memorizzare, permettevano la realizzazione di
soggetti stilizzati ed essenziali. E’ di questo periodo la nascita della gru e della rana che conferiscono
all’origami un ulteriore uso cerimoniale: infatti leggenda vuole che piegare 1000 gru conduca a una
lunga vita e in giapponese la parola rana e il verbo tornare sono pronunciati allo stesso modo per cui far
dono di una rana implica la speranza di un rivedersi.

Il primo contatto dell'origami con l'Occidente avvenne tra il XVI ed il XVII secolo, trovando entusiasti
piegatori in Italia e Spagna, anche se sembra che l’origami possa essere arrivato in Europa nel Medio
Evo tramite i Mori o attraverso la Via della Seta. Il primo origami completamente europeo fu spagnolo:
la pajarita, un passerotto che batte le ali se la sua coda viene tirata. Nel nostro paese in quegli anni si
sviluppò un tipo di plissettatura particolare impiegata nella piegatura di salviette e tovaglioli per
impreziosire le tavole del Rinascimento. I prestigiatori ricorrevano all'origami per stupire il pubblico:
nel 1700 gli illusionisti con "Il Ventaglio Magico", composto da una larga striscia di carta piegata a
fisarmonica, incantavano il pubblico grazie alla sua versatilità nell'ottenere vari tipi di figure.

Ma è nel XIX secolo e soprattutto dopo la seconda Guerra Mondiale che l’origami ha un rapido
sviluppo sia in termini creativi che divulgativi: il maestro Akira Yoshizawa iniziò a proporre modelli
nuovi e svincolati dalla tradizione sempre più raffinati e complessi e sviluppò insieme a Sam Randlett
un set standard di simboli per descrivere come realizzare i modelli; Friedrich Froebel, il grande
pedagogo tedesco creatore del primo asilo infantile, propose l'origami come mezzo creativo per
sviluppare la coordinazione psicomotoria dei bambini e come mezzo didattico per insegnare semplici
regole di geometria; nel 1958 Lillian Oppenheimer fondò a New York l'Origami Center e dopo 10 anni
nacque la British Origami Society. In Italia nel 1978 nasce il Centro Diffusione Origami che si propone
di propagandare la conoscenza e la pratica di questa arte, riconoscendo in essa uno strumento educativo
di grande efficacia per sviluppare il senso estetico, la precisione e l’abilità manuale.

Attualmente ci sono migliaia di pubblicazioni in materia e l’origami continua a evolversi per stili e
tecniche, si parla così di origami tradizionale, origami modulare, tessellation, wet-folding, dollar bill
origami...

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