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ART NOUVEAU

Il problema storiografico
Il fenomeno dell'Art Nouveau di fatto segna la linea della scena del moderno in Europa. In merito a
questo fenomeno sorge un problema storiografico, occorre dunque fare delle considerazioni simili a
quelle fatte per l’Impressionismo. Ci sono alcuni manuali importanti di storia dell’architettura
contemporanea che escludono dalle vicende del moderno l’Art Nouveau perché sostengono, con
argomentazioni condivisibili, che esso sia il fenomeno che chiude il ciclo, un fenomeno ancora
ottocentesco, che, nella logica come nelle sue manifestazioni ed esplicitazioni, di fatto appartiene più
alla cultura borghese dell’800 e, in sostanza, presenta un numero troppo alto di ambiguità e
contraddizioni. Per esempio il manuale di (…) che sono due storici italiani, uno dei due scomparso, non
fa dei ferimenti all'Art Nouveau, lo considera, in sostanza, come una delle premesse molto ambigue del
moderno. Si può considerare invece, come fanno molti altri storici, punto di avvio del movimento
moderno. Così come abbiamo fatto nei confronti dell’impressionismo, assumeremo una posizione
intermedia, cioè a dire, certamente l’Art Nouveau presenta tantissime contraddizioni e in molte
sue manifestazioni un approccio ancora tradizionale, ma è pur vero che gli elementi di novità e di
anticipazione di molti temi della modernità sono oggettivamente stati, non solo preannunciati e
teorizzati, ma poi completamente espressi in questo fenomeno.
Come per ogni fenomeno c'è una questione che riguarda anche la periodizzazione. Possiamo
individuare come data di nascita ufficiale il 1893, poiché a questa data si può far risalire la prima
manifestazione compiuta di un’architettura Art Nouvau, anche se, per la verità, nell'artigianato
artistico, nelle cosiddette arti applicate, per esempio per quanto riguarda la produzione di ceramica o
anche di mobili di legno, molti aspetti dell' Art Nouveau sono stati anticipati di quasi dieci anni, perché
la scuola di Nancy, che è appunto questa scuola di alto artigianato artistico, ha prodotto di fatto dei
pezzi d'arredo che sono ascrivibili alla linea dell’Art Nouveau già intorno alle metà degli anni ’80,
quindi sette/otto anni prima. L’ Art Nouveau è un fenomeno, quindi, che ha due centri propulsori,
Nancy, che è una cittadina nel nord della Francia e Bruxelles. Per quanto riguarda la data di
esaurimento di questo fenomeno il discorso è ancora più complesso, perchè potremmo scegliere, per
esempio, come data di fine il 1925, che è la data nella quale si tiene a Parigi una grande esposizione, si
tratta dell’Esposizione delle Arti Decorative. In quell'occasione, un fenomeno che era già emerso e che
in qualche aveva modo ereditato gli sviluppi dell’Art Nouveau, soprattutto dei primi anni 20, viene
sancito come il nuovo grande fenomeno che caratterizza soprattutto le arti applicate di mobili, di
suppellettili, di tessuti ecc. Nell’occasione della grande Esposizione nasce la cosiddetta Art Déco, che
per molti aspetti eredita i caratteri formali, decorativi e concettuali dell’Art Nouveau. Tuttavia bisogna
fare attenzione, nel 1925, infatti, è già in piedi da sei anni il Bauhaus. Vi è, dunque, una data di
nascita, 1893, e una data di fine, 1925, tuttavia si preferisce concentrare l’attenzione su quello che
è stato il periodo vitale dell’Art Nouvau, quello nel quale veramente questo fenomeno ha
proposto all'architetto, all'artista, dei temi davvero nuovi. Questo periodo vitale è proprio quello
che va dagli anni ’90 dell’ ‘800 grosso modo agli anni 10 del ‘900; ci si può anche fermare al 1914,
data di inizio del conflitto mondiale.
Le fonti e i protagonisti
L’ Art Nouveau è un fenomeno molto complesso, molto ampio, oltre che molto contradditorio perché
ha tante fonti che proveremo a raccontare.
La cultura britannica della metà dell’ 800, molte articolazione della cultura artistica oltre che
architettonica britannica, sono state alimento e premessa per l’Art Nouveau. Primo di queste
articolazioni è il movimento preraffaelita, un movimento inglese, artistico, che si concentra attorno a
poche figure, Edward Burne-Jones, Dante Gabriele Rossetti, di origini italiane, William Morris, e Jane
Burden, una bellissima donna, musa del movimento che poi sarà la compagna di Morris e l’amante di
Rossetti. Nel suo stilizzato linearismo, il movimento preraffaellita rappresenta un significativo
precedente dello stile Art Nouveau. Il movimento preraffaelita era un movimento che si opponeva alla
modernità, con grande violenza si opponeva all'industrializzazione, ai tempi moderni, esso si rifaceva
all’arte medioevale e a quella del primo rinascimento, soprattutto al periodo che va dal ‘200 al ‘400 e in
particolar modo all’arte italiana. L’Italia di quei secoli era considerato un mito assoluto, non soltanto
per via delle origini di Rossetti.
Di questo gruppo faceva parte William Morris, egli nasce pittore poi si sposta lentamente verso le arti
applicate, verso l’alto artigianato artistico e crea un fattore molto importante che è quello delle
Arts&Crafts, cioè delle arti e dell’artigianato. Per questa sola ragione, per aver posto come obiettivo
fondamentale la qualificazione estetica, artistica dell'oggetto d'uso, William Morris viene considerato
uno dei pionieri del moderno. Questa è una delle contraddizioni, questo movimento antimoderno
costituito attorno alla figura di Morris, viene individuato da molto storici come il seme della modernità
perché, come detto, William Morris nella sua polemica contro l’industria, che aveva motivazioni anche
politiche in quanto egli era un attivista socialista del tempo, attacca la produzione industriale
dell’oggetto. Egli afferma infatti che gli oggetti d’uso fatti in fabbrica sono di scadente qualità, pertanto
impegna tutto il suo lavoro nella qualificazione del prodotto d’uso. Ciò equivale a dire che il compito
dell’artista non è più dipingere un quadro, realizzare una scultura, ma mettere il proprio talento artistico
al servizio della produzione dell'oggetto. Anche in questo caso, ciò avviene in nome del medioevo, un
medioevo molto idealizzato, quasi stucchevole, fatto di epica cavalleresca, e questa è un’altra delle
contraddizioni. Non c’è dubbio, però, che William Morris crea una società che ha lo scopo di produrre
l’oggetto in modo artigianale attraverso il contributo degli artisti, tra l’altro si impegna a farlo non solo
riprendendo le forme del Medioevo, ma reinterpretandolo con una sensibilità moderna che è stata fonte
di ispirazione dell’Art Nouvau. Così come non si può negare che questo Arts&Crafts Moviment, fatto
di cooperative, di produttori e di artisti, abbia allettato l’Art Nouveau. Questa (1) è una sedia prodotta
per una di queste cooperative chiamata Century Guild of Artists, essa ha un sedile molto semplificato,
abbastanza tradizionale, ma nello schienale presenta un disegno, elemento assolutamente inedito e di
novità, perché è tutto giocato sull’idea di un fiore che si apre nelle sua morbidezza e sensualità. Ciò
anticipa le matrici formali dell’Art Nouveau. Queste società di produzione artigianale che creavano
mobili, tessuti, facevano anche grafica editoriale, copertine.
Altro personaggio fondamentale è Walter Crane, che oltre che a disegnare carte da parati ispirate alla
natura, una natura fatta di elementi sia vegetali che animali molto eleganti, molto lineari, scrive anche
dei testi teorici, in uno dei quali scrive questa frase “la linea è d'importanza assoluta”. Questo è un tema
centrale nell’Art Nouveau, nell’architettura e nelle arti applicate e con Crane il linearismo viene
teorizzato nel testo Lines and Outlines, ed inoltre egli lo pone come origine dell’arte. L’arte nasce nel
giorno in cui una caverna rischiarata dal fuoco un giovane innamorato tracciava con una pietra il
profilo della sua amata proiettato sfondo della caverna. Ecco, questo tracciare il profilo di un’ombra,
come anche tracciare il contorno della proprio ombra sul muro è linea; all’origine dell’arte c’è appunto
la linea.
Altro personaggio importante è James McNeill Whistler. Egli è americano, arriva in Europa, in
Inghilterra e poi a Parigi e la sua Butterfly (2) potrebbe essere l'immagine dell’Art Nouveau; in essa vi
sono infatti tutti i temi del movimento: la stilizzazione, la semplificazione, la linea, il richiamo alla
natura, un modello assolutamente inedito. Poi c'è un altro elemento che non appartiene solo alla cultura
britannica ma anche a quella francese, si tratta di questo razionalismo strutturale, che prende corpo
nella seconda metà dell’800, che vuol dire concepire la costruzione non più come un sistema di
murature portanti, ovvero come sistemi continui, ma come sistemi discreti, discontinui, fatti da
elementi puntuali ed elementi di collegamento, il tutto però realizzato con i nuovi materiali, in
particolar modo non tanto col cemento armato, quanto più con i profili metallici.
Viollet le Duc, storico e teorico del restauro, padre del restauro contemporaneo, è anche uno dei primi
sperimentatori di queste intelaiature metalliche che alludono chiaramente a questo tipo di architettura
basata su azioni e reazioni dinamiche espresse, non più come faceva Sullivan attraverso l'ornamento,
ma esibendo la struttura e lasciandola a vista.
Choisy, un grande storico dell’architettura, scrive Histoire de L’Architecture, un’ opera orientata
proprio a sottolineare l’importanza strutturale.
Altra fonte d’ispirazione è il Giappone, del quale si è parlato a proposito degli impressionisti (ci
troviamo infatti nello stesso arco temporale) perché l’estetica giapponese, soprattutto pittori come
Hokusai, riesce ad esibire elementi fantastici, in realtà estratti dalla natura ma divenuti fantastici,
perché si riusciva a mettere in mostra quello che è un tratto tipico della natura, cioè la forza vitale degli
elementi naturali. Aldilà della loro forma, Hokusai, e in genere i pittori giapponesi, trasmetteva
l’energia che si cela nella natura.
Il lavoro teorico comincia ad interessare anche la cultura britannica degli anni ’60 e ’70, per esempio
Christopher Dresser, artista ma soprattutto teorico, che scrive dei testi dedicati all’estetica giapponese,
attraverso un’ indagine storiografica ed uno sguardo intelligente all’arte orientale, elabora una teoria di
ornamento basata sulla semplificazione e sulla geometrizzazione e sui temi legati al dinamismo, alla
linea, al movimento senza fine, ben rappresentato dall’onda, che esprimono la forza della natura.
Poi vi è tutto il contributo gigantesco che viene dato da una parte del postimpressionismo, quella che
fa capo ad Emile Bernard, a Gauguin, che si collega al simbolismo, una corrente non solo francese ma
di grande ampiezza; oppure da personaggi come Lautrec, che viene dal mondo impressionista. Altro
personaggio importante, ma poco noto, è Louis Anquetin, egli è il primo che ha introdotto nella cultura
francese il cloison. Nel Medioevo cloison era quel telaio di piombo che serviva per combinare insieme
i vetri colorati per le cattedrali gotiche che creava quindi delle linee scure marcate. Anquetin, in
controtendenza verso l’impressionismo, costruisce i suoi dipinti a partire dal cloison e questo
cloisonnisme, ovvero questo fenomeno pittorico, passa quasi immediatamente ad Emile Bernard e,
attraverso quest’ultimo, passerà a Gauguin. Ritorna inoltre l’allegoria ed il sogno, che gli
impressionisti, nascendo da un’esigenza di realtà, avevano escluso. Questa nuova esigenza di esprimere
il fantastico si manifesta, però, attraverso il simbolo, non sono ancora diffuse le teorie sull’inconscio,
pertanto la dimensione onirica risulta ancora esterna dal sé. Da ciò deriva il grandioso paradosso di
questo tipo di estetica: arte profondamente concettuale che tuttavia trae dalla natura, da quell’infinita
varietà e profondità della natura, gli strumenti del (…) Il colore è molto importante, si ritorna ad un
colore compatto, a blocchi, omogeneo. Lo spazio viene rappresentato come blocchi di oggetti in
giustapposizione più che in profondità. Qui (3) vi sono le zolle, le dune in primo piano, questa specie di
suolo di sabbia, e poi vi è questo grande campo azzurro, che in prima battuta sembra essere il cielo,
però osservando attentamente si nota una barca che ci fa capire che la fascia azzurra rappresenta il
mare. Questo è un sovrapporre uno sull’altro gli oggetti nello spazio.

Un fenomeno internazionale
L’impressionismo è un fenomeno fondamentalmente parigino, altri fenomeni hanno una tradizione
regionale, l’Art Nouveau, no. Ci sono dei dipinti o delle cartoline che fanno riferimento all’ Art
Nouveau in Germania, in Gran Bretagna, in Russia, (pensate fino a dove si estende questo fenomeno,
fino ad un paese quale la Russia, molto arretrata dal punto di vista artistico), il Belgio, dove è nata, la
Finlandia. Questi (4) sono alcuni dei nomi che ha preso il fenomeno dell’Art Nouveau, perché “Art
Nouveau” è il termine che noi comunemente adoperiamo, tuttavia esso è stato assunto con altre
denominazioni in ogni paese e, spesso, non con una sola. Ad esempio in Belgio, esso si chiama anche
Stile Horta, Stile colpo di frusta, Stile anguilla (dal fiammingo) perché fa riferimento alla linea che si
muove continuamente. Anche in Francia assume moltissimi nomi, in Germania invece si chiama
Jugendstil, che vuol dire stile della gioventù o stile nuovo. In Olanda, questo piccolo paese, si chiama
Nieuwe Kunst, letteralmente arte nuova. In Austria si chiama Sezessionstil oppure Secessione. In italia
ha due denominazioni, non è tanto chiamata Art Nouveau, ma più che altro Stile Liberty, però in
riferimento soprattutto agli oggetti (mobili, sedie, ecc). Quando ci si riferisce all’architettura, si parla di
Stile Floreale. Centri dell’architettura floreale in Italia sono stati: Milano, Torino, Roma, Napoli e
Palermo; si tratta quindi di un fenomeno che si irradia in tutta la Penisola. In Scozia si chiama Glasgow
Style, si riferisce quindi ad una città specifica, quella di Glasgow. In Inghilterra si chiama Modern
Style, stile moderno, ed infatti, in molti manuali di storia dell’arte e dell’architettura contemporanea
non si adopera Art Nouveau come termine, ma si dice Modernismo. Quando qualche volte capiterà di
trovare il termino Modernismo è importante sapere che quasi sicuramente ci si riferisce all’Art
Nouveau, anche se, così facendo, si può creare confusione con il Movimento Moderno. In Inghilterra si
chiama anche Studio Style, perché Studio era la rivista londinese che proponeva questi nuovi linguaggi.
Nei centri spagnoli si chiamerà Art Joven, mentre in Catalogna Modernismo.
Questo fenomeno nasce nel 1893 e si irradia in tutta l’Europa, non nel giro di qualche anno, bensì
di qualche mese, come mai è accaduto nella storia dell’arte. Quali sono le ragioni di questa
diffusione?
Innanzitutto c’è una premessa da fare, l’Art Nouveau si diffonde così rapidamente perché trova un
pubblico pronto ad accoglierlo e che non chiedeva altro, cioè la cultura ottocentesca desiderava
finalmente avere uno stile nuovo, uno stile moderno. Il gusto era stato già preparato e ciò è stato visto
attraverso l’analisi delle fonti, in Francia vi era stato un movimento molto articolato di preparazione,
ma non soltanto dell’intellettuale o dell’artista, ma proprio del pubblico, ad un qualcosa che sarebbe
stato per accadere, quindi quando accade, si diffonde rapidamente. L’ottocento è stato il secolo della
borghesia, la quale ottiene un peso politico, oltre a quello economico che già aveva, e vuole uno stile
che in qualche modo ne incarni i valori. L’Art Nouveau è lo stile borghese per eccellenza, per
l’accezione originale della parola “borghese”, che deriva da borgo, cioè, città. E’ uno stile
metropolitano, è il prodotto di una cultura urbana che era quella che, di fatto, era stata prodotta dalla
borghesia. Ormai la cultura nelle sue manifestazioni più alte, più popolari, era un fenomeno urbano e
anche l’arte aveva cominciato a misurarsi con questa questione nuova. I due nomi più diffusi del
fenomeno sono dovuti ad iniziative non di intellettuali, non di teorici, non di accademici, ma di
commercianti e questo è molto indicativo. Art Nouveau è, infatti, il nome di un negozio che era stato
creato da un imprenditore illuminato di nome Siegfried Bing che, a Parigi, aveva aperto un negozio
dove cominciava a vendere gli oggetti che si facevano a Nancy, i quali, per l’appunto, proponevano una
linea nuova, una linea moderna. Lo stesso vale per lo stile Liberty, che noi associamo all’idea di libertà,
quando, in realtà, Liberty era un cognome. Sir Arthur Lasenby Liberty era un commerciante che
importava oggetti, specie mobili, anche dal Giappone e che a Londra apre un negozio che chiama,
appunto, Liberty (attualmente esiste ancora, e vi si conservano molti tessuti originali, vestiti da donna e
cravatte il cui disegno è stato ideato da Morris, a conferma del legame molto stretto, specie a Londra,
tra questo movimento e le Arts&Crafts). In tutti e due i casi i nomi più famosi di questo fenomeno sono
nomi di negozi creati su iniziativa di questa nuova classe borghese.
Un altro elemento di diffusione sono le Esposizioni Universali, per l’Esposizione di Torino del 1902 si
ricorda il progetto di Raimondo d’Aronco, uno dei protagonisti del floreale, uno dei più importanti
architetti italiani del tempo.
Di grande rilievo sono le mostre d’arte come l’importantissima Kunstschau, che si tenne a Vienna nel
1908, organizzata da Gustav Klimt e Koloman Moser. Fondamentali anche le riviste, d’arte ma
soprattutto di design ed arti applicate; tra l’altro le loro stesse copertine sono dei capolavori di grafica
Art Nouveau. Questo (5) è il mitico numero 1 della rivista, di Londra, “Studio”, che era la rivista nella
quale vi erano i testi teorici ma anche le illustrazioni o le riproduzioni di mobili ed oggetti Art
Nouveau. Si può leggere il sommario, in cui il primo rigo recita “Artists as Craftsmen”, artisti come
artigiani, questo è, di fatto, il programma dell’Art Nouveau: l’artista deve produrre qualcosa e l’idea
dell’arte fine a se stessa sta perdendo consistenza. Poi si legge “un nuovo illustratore: Aubrey”, c’è solo
il nome di battesimo di colui che poi sarà forse il più grande esponente dell’Art Nouveau in Inghilterra,
amico di Oscar Wilde e morto a 27 anni, giovanissimo. Altra rivista importante è “The Chapbook”,
rivista di Boston, americana, a testimonianza del fatto che l’Art Nouveau, in pochissimi mesi, anche
grazie ai nuovi mezzi d’informazione, si diffonde. Da citare è anche “Emporium”, rivista mensile di
arte, letteratura, scienze. Avere queste riviste era un modo per rapportarsi alle nuove tendenze.
Un altro ruolo importantissimo è stato giocato dalle cooperative o dalle associazioni di produttori e
artisti. Arts&Crafts è un vasto movimento, esistono infatti numerose associazioni quali ad esempio
l’Art Workers Guild oppure la Century Guild. Queste associazioni avranno un ruolo importantissimo
soprattutto per “creare la moda” e quindi orientare il gusto e quindi permettere al grande pubblico di
ricevere questi nuovi messaggi. In Italia questo fenomeno è meno appariscente, però, ad esempio, vi è
l’Aemilia Ars, una cooperativa di questo tipo in cui falegnami e ceramisti collaborano con gli artisti. A
Vienna vi è la più importante di tutte, anche se non la più famosa, la Wiener Werkstaette. Il logo è una
doppia W intrecciata in bianco e nero sovrapposta su uno degli straordinari tessuti di Moser. Artisti
quali Moser ed Hoffmann sono così importanti non solo perché hanno introdotto dei sistemi
meccanizzati all’interno dei laboratori artigianali, ma anche, e soprattutto, perché nella Werkstaette
producono oggetti e tessuti che nella loro forma presentano una forte accentuazione del tratto
geometrico, che in qualche modo prefigura la nuova estetica della macchina che poi sarà l’industrial
design.
Importante è anche il ruolo della cartellonistica pubblicitaria. Alla fine dell’800 e agli inizi del 900,
infatti, si diffonde la pratica di pubblicizzare il prodotto, ma anche il negozio stesso, con dei cartelloni
pubblicitari, spesso affidandosi a grandi artisti, che sono aggiornati e utilizzano i nuovi canoni
dell’estetica, che sono poi quelli dell’Art Nouveau. Questi cartelloni pubblicitari hanno una potenza di
messaggio molto forte, considerato che all’epoca non esistevano il televisore, la radio o altri mezzi di
comunicazione di massa.

Interclassismo
L’Art Nouveau è un prodotto borghese, è il figlio di una civiltà urbana borghese che viene accolto
con gioia dalla borghesia in tutte le sue articolazioni, sia dalla borghesia dinamica con radici
progressiste, sia dalla piccola borghesia più conservatrice, che vi trova un elemento di solidità, sia
dall’alta borghesia che vuole qualcosa di prezioso e di nuovo da osteggiare. Il paradosso è che l’Art
Nouveau è anche lo stile del proletariato, della cultura antagonista; viene visto dall’una e
dall’altra classe come proprio. Questa (6) è una tavola assolutamente esemplificativa, abbiamo un
interno ed un esterno, due architetture progettate quasi nello stesso anno, dallo stesso architetto e nella
stessa città; a sinistra è la casa del grande industriale Solvay, monopolista europeo dell’industria della
soda, ricchissimo, a destra la casa del popolo, cioè la sede, il sindacato, di un partito socialista europeo.
Tanto la borghesia quanto il proletariato chiede allo stesso architetto, con lo stesso linguaggio, di
rappresentarlo. Questo è il motivo che spiega il successo popolare dell’Art Nouveau. Addirittura la
tessera del partito socialista italiano nel 1910 è, dal punto di vista grafico, in linea con l’Art Nouveau.
Henri Cazalis detto Jean Caselli e poi Jean Lahor, era un medico socialista che aveva fondato la Società
Internazionale per l’Arte Popolare e voleva creare un’azienda in grado di fornire agli operai, alle
famiglie proletarie, degli arredamenti di grande qualità artistica ma di basso costo. Scrive un testo
dedicato proprio all’Art Nuveau, in cui esprime questa sua proposta rivoluzionaria, nella quale Morris
aveva fallito. Proprio Morris, infatti, l’attivista socialista che legge Marx e Lennin, alla fine faceva
oggetti artigianali che, per il fatto di essere molto preziosi, con tessuti o materiali pregiati, e il fatto di
essere fatti a mano, avevano dei costi spaventosi. Gli oggetti che facevano nelle Arts&Crafts, pertanto,
alla fine erano appannaggio, non degli operai per i quali Morris combatteva e pensava, ma della classe
dominante, perché solo chi disponeva di grandi risorse di denaro poteva permettersi dei pezzi di lusso.
Ecco il paradosso di Morris: questa determinazione a rifiutare l’industrializzazione, che era l’unico
modo per abbassare il prezzo degli oggetti. Con Cazalis siamo ancora ad un artigianato appena appena
meccanizzato ma Art Nouveau viene individuato, da questo socialista, non come lo stile della borghesia
frivola, ma come il linguaggio della classe popolare. Egli così scrive “l’Art Nouveau dal punto di vista
sociale” e accanto “le abitazioni a basso costo”. Gustave Serrurier-Bovy mette in pratica questa idea e
arriva a creare degli arredi bellissimi, molto Liberty, perfettamente dentro la logica dell’Art Nouveau e
a basso costo.

Uno stile capace di esprimersi in tutti i campi


L’Impressionismo è stato un fenomeno essenzialmente pittorico, questo è invece un fenomeno che si
è radicato in tutti i campi dell’espressione estetica, la pittura (Klimt), l’incisione, la stampa, la
scultura, l’architettura (austriaca con Hoffmann del quale ricordiamo Palazzo Stoclet a Bruxelles,
scozzese con la Scuola d’arte di Glasgow di Mackintosh, catalana con Gaudì, italiana con ad esempio il
Palazzo Mannajuolo a Via Filangieri n°7-Napoli, famoso per la scala elicoidale). Architetture molto
diverse tra loro ma tutte espressione di questo stesso fenomeno, L’art Nouveau è stato infatti un codice
molto forte ma anche con una grande flessibilità e una grande capacità di adattamento ai contesti
nazionali. Questo è uno dei motivi per cui tale fenomeno ha avuto successo: è riuscito a legarsi con la
specificità delle tradizioni regionali, dei contesti locali pur creando novità. L’Art Nouveau è
presente anche nel campo delle infrastrutture (la metropolitana che viene in qualche modo
addomesticata) oppure nel cosiddetto arredo urbano (i segnali, i lampioni, le insegne, i cestini..). Ecco
perché si può parlare di stile Art Nouveau, uno stile è infatti un ordinamento di gusto caratterizzato da
due fatti senza i quali non è stile: uno, un forte impianto teorico, non c’è nessuno stile che non abbia
una teoria, è l’impianto teorico che fa la differenza tra lo stile e la moda e due, si è di fronte ad uno stile
quando questo è in grado di esprimersi in tutti i campi.
Ernesto Basile è un grande architetto attivo a Palermo e con lui si può aprire il discorso che riguarda un
altro campo dell’Art Nouveau: l’architettura degli interni, che significa intervenire sugli spazi ma anche
sugli elementi che organizzano lo spazio, come i corrimano delle scale. Il mobile per secoli è stato un
pezzo a sé, l’Art Nouveau comincia ad elaborare dei pezzi d’arredo nuovissimi come concezione,
nascono i primi mobili asimmetrici. Questo fenomeno opera anche in campo tessile (numerosi gli
arazzi) e persino sulla produzione delle confezioni dei vari oggetti.
La fotografia Liberty si esprime perfettamente con Alfons Mucha, un artista boemo, originario della
Repubblica Ceca ma trasferito a Parigi, che diventerà il simbolo di un’epoca, emblema dell’Art
Nouveau francese, quella più frivola. Egli adopera la fotografia come modello per realizzare le sue
illustrazioni. Crea un manifesto teatrale per l’opera Gismonda (1894) (lo stile Liberty si impossessa
anche delle scenografie teatrali) interpretata dalla più famosa artista dell’epoca, Sarah Bernhardt, che
amava indossare i vestiti e gli accessori, sinuosi e preziosi, di Mucha.
Lallique è un altro protagonista di questa stagione, qui (7) a sinistra vi è il progetto di un fermacapelli
(non quello rappresentato a destra), fatto come un dipinto, dove si racconta la storia di alcune api che
vanno a succhiare il nettare da un fiore. Vi è una forte narratività in questo richiamarsi alla natura, in
questa estetica molto raffinata e molto concettuale dell’Art Nouveau.
Numerosi sono anche gli accessori, per le donne e per gli uomini, come fazzoletti, astucci per le
sigarette…
Di rilievo anche oggetti d’uso comune, come il porta toast d’argento di Christopher Dresser del 1878.
Questo sembra progettato da un designer minimalista di oggi, perché egli aveva saputo far tesoro della
lezione dell’ornamento, aveva studiato l’ornamento giapponese, quello orientale, quello egiziano ma
con spirito critico, cercando non di fermarsi sull’apparenza ma di arrivare al principio che governa lo
sviluppo della forma, poi purificato, anche sull’esempio degli oggetti giapponesi, tutti molto essenziali.
Un altro tratto fondamentale dell’Art Nouveau è la fine della gerarchia tra le arti alte e le alti basse, non
esiste più un’arte di serie A (dipinti e sculture) e un’arte di serie B (l’illustrazione, la
cartellonistica, la grafica editoriale), esse sono messe sullo stesso piano, tanto è che i grandi artisti
si esprimono con l’una e con l’altra indifferentemente.
Il marchio Tiffany, che tutti conosciamo, è nato in questo periodo. Louis Comfort Tiffany disegnava
oggetti e sperimentava, non solo nuove forme, ma anche nuovi materiali come la pasta vetrata e dei
metalli modernissimi.

La rottura con la storia


Non c’è stata in epoca moderna nessuna corrente di gusto che, con tanta forza, abbia reciso il legame
col passato come l’Art Nouveau; le sue forme colpiscono perché non hanno riferimenti con la storia, in
un epoca (di 100 anni quasi) di Neo Revivals. Finalmente una corrente che con grande forza non si rifà
a niente. Quando viene a mancare il riferimento con la storia, l’altro polo a cui ancorarsi diventa la
natura, che in qualche modo svolge quella funzione comunicativa tra l’artista e il pubblico che aveva la
storia. Questo spiega il ricorso, certe volte rarefatto e sofisticato, certe volte chiaro e diretto, alla natura,
alla ripresa delle forme naturali.
Henry Van de Velde ha una formazione di artista, nasce come pittore di accademia, diventa poi
architetto e successivamente designer giungendo infine all’industrial design, giungendo, cioè, a
disegnare oggetti che non sono prodotti a mano ma in serie. Dal punto di vista storico quindi l’Art
Nouveau fa da ponte tra quella concezione dell’oggetto ancora prodotto a mano, e di qualità, ed una
concezione dell’oggetto prodotto in serie ma sempre di qualità, ovvero assiste il processo di
qualificazione del prodotto industriale, per cui questo non è solo un prodotto di quantità ma anche di
qualità. Questa qualificazione, che porterà alla nascita dell’industrial design, ha avuto un grande
influsso grazie a questi personaggi dell’Art Nouveau.
La rottura con la storia spiega anche il grande successo dei mobili Thonet (fratelli prussiani), anche se
sono di epoca precedente. Rottura con la storia significa, infatti, adozioni di nuovi materiali, come fece
Tiffany, ma anche uso di materiali classici lavorati, però, secondo procedimenti modernissimi. Ad
esempio i mobili Thonet erano prodotti col materiale più antico per eccellenza, il legno, ma sottoposto
a procedimenti nuovissimi quali la curvatura a vapore. Rottura con la storia significa pertanto
riferirsi alla natura con nuovi materiali oppure con materiali antichi concepiti in maniera
inedita.
Modernità vuol dire anche rottura del modo con cui gli oggetti, una volta fatti, venivano venduti. Ad
esempio si diffonde il catalogo, con un abbattimento dei prezzi poiché si produce ciò che viene chiesto
evitando invenduti, e la vendita separata dei pezzi, che verranno assemblati successivamente dal
compratore.
Il buon Art Nouveau si rifà alla natura, ma non la imita. L’artista Art Nouveau, quando osserva le
forme naturali, guarda al principio strutturale che governa, ad esempio, il funzionamento di una foglia,
guarda alla natura come campo di forza dinamiche, è interessato all’energia che diventa “cosa” e che
può quindi diventare anche opera d’arte, ricamo o architettura. Una celebre frase di Horta recita “Io
lascio il fiore e la foglia e prendo lo stelo” e da questo si nota come egli non sia interessato
all’appariscenza seduttiva dei petali colorati ma, in quanto artista Art Nouveau, sia più attratto dallo
stelo, perché è dentro lo stelo che scorre la linfa vitale per il fiore. Gran parte dell’architettura floreale
italiana è di livello medio-basso proprio perché l’architetto di provincia fa un gesso e pone per decorare
dei fiori, che sono realistici, mentre il vero architetto Art Nouveau avrebbe creato un fiore stilizzato che
puntava a mettere in luce la forza della natura, più che ricalcarne la forma.
Frequenti i riferimenti al pavone, animale molto elegante, perché con il suo fare la ruota diviene
simbolo di qualcosa di cangiante, luminoso, colorato e sempre mutevole.

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