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STORIA DI UN FALSO: IL GANIMEDE DI MENGS STEFF! ROETTGEN Liatiresco raffigurante Giove ¢ Ganimede (fig. 1), ogai conservato nei depositi della Galleria Nazionale @Arte Antica a Roma, & tra le falsificazioni di ipinti antichi una delle pitt celebri. Gran parte Gella sua fama & dovuta al fatto che Winckelmann ne trattd esaurientemente nella prima edizione nella ‘sua Storia delle Arti del disegno del 1764 (v. app. XI1) e fino ai primi dell'Ottocento il dipinto costitul ‘un punto di attrazione e di curiosita, Per incarico i Luigi I di Baviera, Johann Martin von Wagner, Si interess® nel 1811 all'acquisto del dipinto che si trovava in quell'epoca nella Villa Albani (!). L’ae- ‘quisto non fu concluso e Yopera cadde in oblio fino al 1895 quando fu posta in asta dal Monte di Pieta i Roma e comprata per la Galleria Nazionale come copia anonima del XVI secolo da un affresco della Famesina. L'identificazione di questo dipinto con il falso di Mengs, documentato letterariamente, & do- vuta a Anna Maria Morghen-Tronti (’). La susse- ‘guente pubblicazione della corrispondenza completa i Winckelmann (curata da Hans Diepolder ¢ Walter Rehm) & poi venuta a chiarire e a documen- tare tutte le vicende legate al dipinto (*) Si deve supporre, come infatti& stato sempre fat che corra una zelazione tra la vieenda della falsif cazione e la rottura dell’'amicizia tra Winckelmann fe Mengs, avvenuta nel 1766, Non @ tuttavia posti- Bile ricostruire i singoli avvenimenti che precedet- tero la cessazione dei rapporti fra i due uomini in quanto da parte di Mengs mancano riferimenti al dipinto ed accenni alla sua relazione con Winckel- mann, se si eccettuano le rivelazioni che secondo il biografo Azara, Mengs avrebbe fatto in punto di morte: egli avrebbe confessato che il dipinto era i sua mano, incaricando la sorella Therese di ren- dere tutto noto dopo Ia sua morte. LiAzara afferma inoltre di sapere di un segno lascia to da Mengs per poter provare di essere stato lui a dipingere il quacro (v. app. XX). La versione degli avvenimenti fornita dall’Azara, ‘sulla quale si basa anche il diario di Goethe per la Signora von Stein (v. app. XXI), non mette mini- mamente in rapporto il falso di Mengs con i falst i Giovanni Casanova che Winckelmann riproduce fe descrive nella sua Storia delle Arti del disegno Come gpere autentiche e che costituivane Jo spunto per pdlemiche e chiarimenti sia da parte di Winckel mann sia da parte di Casanova (Gdttingische Ancei- gen von gelehrien Sachen 1766: v. app. XIII; Halli- sche Newe Gelehrte Zeitungen: v. app. XIV). In queste accuse reciproche non viene menzionato il Giove e Ganimede. 11 dipinto non @ citato neppure nelledizione francese della Storia delle Arti det disegno’ di Winckelmann, pubblicata nel 1781 a Lipsia, in cui Yeditore Huber parla diffusamente della controversia tra Winckelmann e Casanova (*) La stessa osservazione vale per I'edizione del Fea della Storia delle Arti del disegno, pubblicata nel 1783: in quello stesso anno il Fea poteva, forse, essere gia al corrente che il Mengs sul letto di morte aveva confessato di essere stato lui a dipin- gere il Giove e Ganimede dato che egli apparteneva alla stretta cerchia dell'Azara, assieme al quale curd nel 1787 la nuova edizione romana delle opere del Mengs. Tl Fea, perd, non menziona affatto il dipinto quando parla sulla controversia tra Winckelmann fe Casanova ('). L’Azara a sua volta riteneva che Winckelmann avesse sempre creduto autentivo Vaffresco dal mo- mento che non lo cita mai in relazione ai falsi del Casanova. Nel trattato Versuch einer Allegorie besonders fir die Kunst, redatto nel 1764, Winckel mann si esprime prudentemente, usando la frase «da molti viene ritenuto antico™, Da cid si pud desumere che egli, pur a conoscenza delle falsifi cazioni del Casanova, credesse ancora nell'auter- ticita del Giove e Ganimede (*). B’ altrettanto certo, perd, che Winckelmann aveva comunque dei dubbi sul dipinto, "unico da lui personalmente visto delle sette opere di cui parla nella Storia delle Arti, Tnfat- ti in una sua lettera all'editore Walther (v. app. XIIT) insiste sull'abolizione di tutto il passo in cui aveva parlato della nuova scoperta (pag. 275-280 delfedizione del 1764), Sulla base di questo stato di cose sembra piutto- sto improbabile che la succitata rottura della corri- spondenza tra Winckelmann e Mengs (v. app. XVII) sia da mettere in rapporto con Ia scoperta del vero autore del falso da parte di Winckelmann, Si pud supporre, invece, che soltanto il fatto che Mengs ne fosse a conoscenza gli era gi sufficiente per troncare ogni rapporto con lui. Che quest'ultimo Fosse una delle poche persone «a parte del segre- to» risulta dalla relazione di Winckelmann del 15 novembre 1760 conservata a Perugia (v. app. 1) ¢ @a una sua lettera al Mengs del 16 dicembre 1761 (w. app. V) la quale ci informa inoltre che anche altri dipinti (i falsi del Casanova) erano passati per le mani del Mengs. A parte la questione della Teale esistenza degli altri dipinti, & chiaro che, fin @all'inizio, Winckelmann sapeva che Mengs era coinvolto nella faccenda. Quando fu chiaro che f dipinti da lui riprodotti nella Storia delle Arti cerano dei falsi, il rapporto col Mengs fu irrimedt: bilmente incrinato; a Winckelmann, estremamente [AR Mengs, Giove © Ganimade. Affroseo. Roma, Galleria Nazio- fale Sarde Antes. 2, Giovanni Caesnova, Tre denzaticl @ un suonstore i fleute (da J: Winkelmann, "Geschichte der Kunst das Alterthums 708. $-Giovannl Casanova, Favola di Evttonl (da J. Winckelmann, "esthichte der Kunst des Alterhums", 1764. ‘Antonio 8. Mengs, Apollo le muse (disegna 4i Vite" Aivan) Vienna, Alborina. ‘alfresco lita di artista in questo campo come fece anche nella relazione apparsa sulla Hallische Zeitung. 11 fatto di attribuirsi il Giove © Ganimede, che era il dipinto ritenuto pit: importante dal Winckelmann come afferma anche il Bianconi, tornava a suo vantaggio. Il Casanova, al contrario del Mengs, poteva accrescere la sua fama di pittore per mezzo di tali espedienti, dal momento che durante gli anni trascorsia Dresda non aveva prodotto molte opere. Gia nel suo scritto della Hallische Zeitung, ‘egli si era sobbarcato la responsabilita di tutta la faccenda, pur non citando il Giove e Ganimede. Per quel che riguarda V'esistenza di un suo disegno per il dipinto non si pud escludere 1a collabora- ione del Casanova nell’esecuzione dell'affresco dato che visse in casa del Mengs per molti anni, era quasi suo allievo ed era particolarmente dotato per assistere il maestro in questo lavoro, dal momen- to che aveva gid eseguito numerose_illustrazioni per incarico del Winckelmann (*). Tenendo pre- sente il comportamento alquanto sospetto assunto dal Casanova anche in un¥altra occasione (*) (v. app. XVII) non ci si dovrebbe meravigliare se egli ad un certo punto abbia voluto rivestire la sua collaborazione, (0, se si vuole, la corresponsabilita) di una importanza maggiore attribuendosi Yinven- ione © Tesecuzione del falso, sicuro del silenzio del suo maestro, La tesi del Pelzel secondo la quale il Mengs non sarebbe mai stato il tipo da volere mettere in ridi- colo le tendenze omosessuali del Winckelmann, mentre il Casanova avrebbe per suo carattere cal- cato la mano, non & convincente. Anche il Mengs non poteva avere dubbi sulle tendenze omosessuali dell'amico, ma cid nondimeno @ improbabile che fosse stata sua intenzione di farsene beffa. La scelta del soggetto pote essere interpretata in questo mo- do, soltanto dopo che il dipinto si era rivelato falso. Molti clementi ci inducono invece a presu- mere che il Mengs, forse con il consiglio dell.allievo, sia partito dalla considerazione che la scelta di un soggetto di particolare suggestione per Winckel: mann avrebbe potuto influenzare il suo giudizio, nel senso che Ventusiasmo per il tema e Vaspetto androgino del Ganimede lo avrebbero reso cieco davanti ad eventuali dubbi sull'autenticita del di- Pinto, Questo 2 stato espresso per la prima volta da Car] Robert (#), Tl Pelzel ha giustamente osser- vato che i caratteri formali della figura di Gani- mecle concordano esattamente con le idee che Win- ckelmann aveva della bellezza canonica degli efebi nelf’arte antica, La relazione del Winckelmann con- servata a Perugia (®) in cui egli fa una meticolosa descrizione del dipinto dimostra quanto fosse stato esatto questo calcolo, Infatti l'entusiasmo dell’anti- ‘quario per il Ganimede. («La testa di Ganimede mi restera fissa nella mente, sé io avessi a campare gli anni nestorei ») offusca totalmente le sue capacita critiche riemerse soltanto nella parte finale della lettera, dove egli nota alcune imperfezioni del dise- gno e del colorito di Giove. Tuttavia @ sorprendente come Winckelmann sia inconsapevolmente arrivato permaloso in tutte le faccende personali, bastd {nfatti sapere che il pittore era implicato nella vicenda, Mentre in una lettera a Heinrich Flssli del 19 giugno 1765 definisce il Casanova quale un ‘. X= Lettera di Winckelmann Bianconi, 272.1762 (Rehm Diepolder, II, n. 467, p. 204), ‘Fra le ullime’scoperte Ercolano tengono st primato quattro pitture a tempera Je qual si lasciano addietro {utte Je altre, e se non fossero Comparse quelle i Roma, i cul ho dato ragguaglio oserei dire, che quelle sole pos- Sono dar idea di quelle opere de’ Pittori Greci di cut tante ‘meraviglle decantano ii autori antichi» 42, with! TBwente Di origine non antica @ il motivo del bacio: esso jnfatti non appare in nessuna delle raffiguraziont antiche finora note del tema che mostrano Giove € Ganimede in atteggiamento affettuoso. Nel dipinto 4 Ostia, nonostante il suo stato rovinoso — le due teste sono completamente distrutte — e tuttora riconoscibile che Ia mano di Giove toccava il viso i Ganimede; & quindi probabile che in origine lo atteggismento delle due figure espresse il legame affettivo in una simile maniera come lo vediamo nel rilievo conservato a Dresda. Ma non abbiamo nessuna prova che il motivo del bacio nel falso si basi se un'antica tradizione figurativa, mentre ovvio che Mengs qui si sia ispirato al gia citato gruppo di Giove ¢ Amore della Farnesina (fig. 8). che, nonostante il soggetto diferente, & I'unica precedente raffigurazione di un rapporto amoroso tra il padre degli dei ¢ un giovanetto. Che Mengs si sia principalmente basato sulle pitture della Far: nesina @ confermato anche dalla figura di Gani- mede che riprende, come abbiamo visto, il motivo dell/Amore dal Consiglio degli Dei (fig. 7). L’idea di rraffigurare il bacio tra Giove ¢ Ganimede, un moti ‘vo che non appare nemmeno nelle fonti letterarie antiche, pud provenire quindi dal dipinto della Far- nesina, certamente creduto da Mengs opera di Raf- faello, dato il quasi identico rapporto sentimentale tra lé due figure. E’ stato Otto Kurz(*) @ porre attenzione sul dramma Adone di Giambattista Ma- rino (®) dove appare il motivo del bacio tra Giove ¢ Ganimede: « Non gli reca il garzon giammai da bere / che pria nol baci il re, che I'cicl comanda / e trae da quel baciar maggior piacere / che da ta sua doleissima bevanda / Talvolta a studio e senza sete avere / per ribaciarla sol da ber comanda ». Come il Kurz ha giustamente osservato non pud essere casuale il fatto che Vaffresco del Mengs appaia come una illustrazione al testo del Marino. Si deve supporre che Mengs abla conosciuto il citato passo del dramma pitt famoso del poeta ita iano e che anche questi versi costituiscono uno dei riferimenti iconografici di cui si & servito il pittore. L’esame sulle possibili fonti sia tipologiche sia iconografiche del falso porta alla conclusione che il dipinto della cui autenticita Winckelmann era convinto si rivela oggi come una abile sintesi di tradizioni antiche e rinascimentali realizzata in tun linguaggio che tuttavia indica chiaramente i caratteri stilistiet del classicismo settecentesco. Per quanto sappiamo, il tema di Giove che bacia Ganimede @ stato raffigurato dopo Mengs soltanto dal pittore tedesco Wilhelm Bottner. Goethe cita questo quadro lodandolo in Winckelmann und sein Jahrhundert ®). I dipinto di Bdttner (fig. 12), fu eseguito a Roma intorno al 1780 ed inciso da J.A. Nahl; nel 1906 fu_venduto in un‘asta a Berlino, assieme alla collezione Léwenfeld (*) da allora se ne sono perse le tracce. Esso deriva chiaramente dal falso del Mengs che in quel tempo si trovava a Roma ed era accessibile a tutti. Il modo di rappre- sentare il soggetto @ perb completamente diverso e si adegua pital gusto della fine del XVIII secolo. Lespressione sdolcinata, quasi lasciva, contiene gia elementi che saranno tipici della pittura ottocen- tesca dei Salon, Dal confronto con questa deriva- zione risulta ancora pit evidente il carattere linea- re e anticheggiante del falso e si comprende meglio ill suo successo nel Settecento ¢ ancora agli inizi del- YOttocento. Oggi & indubbia la paternita mengsiana, ma il grado di adattamento alla pittura antica tanto pitt sorprendente se si tiene conto dei pochi dipinti antichi allora noti. L’affinita con Varte anti- ea alla quale Mengs aspirava sia in teoria che in pratica, lo predestinava pitt di ogni altro pittore contemporaneo — a parte dei falsari di mestiere — fa questa imitazione dell’antico, Dal momento che ‘mai quanto negli anni 17591761, l'assimilazione, nel- la propria opera all’antico interessa il Mengs, biso- gna considerare il Giove e Ganimede come la conse- guenza logica delle sue teorie artistiche che crano anche il risultato dell'amicizia ¢ dello scambio di idee col Winckelmann. APPENDICE Lerrung CETAZION RELATIVE AL FALSO ANTICO or NENGS 1 Lettera di Winckelmann ad un igaoto destinatario del 45 nov. 1760, (Perugia, Biblioteca Comunale, Ms. 3170/84) (wv, nota 2) ‘eNon presumo di voler descrivere In bellezza di questa figura di un glovanotto i sedici anni vi vorrebbe il subli- me peanello é la magia del colorito del Raftselle dei tem tece Voriginale: tutte queste cose mostrano die arte non pub andare pit fn Ih Per accredit Timpostura. Questa plttura come altresl Io altre due al Casanova. si fostravano in cata of Mr. Del de Marly Francese. Ma Zia soa mort, fl Gove resto jn potere una. donna chia {aa Madame’ Smith, che vive con hi, allora glovane, Sadesso veechia e Jocandiera a strada dell Croce. Come oste sas resa-padrona dt questo quadro, fo non so: ella futtavia lo conserva, e Wi ha pretensiont grandi. Winckel. ann prese anche questa pttura per antic, ela descrisse on mblta erudizione nel sddetio suo Mb; né 10 VeEED Sheglt si querelasie dellinganno, come fece per quello di Gsanova, Forse perché cost exacerbo Tamor proprio dt Winckelmann, avendo lavorato 4 bella posta. per sorpren- ‘ere Ia sua perzia nallarte; 0 forse che & pit probable, Derche credete antico fin alla mote il quadro di Give. Toso che nellintemo dellntonaco del quadro Mengs lasc lun segno per dimostrare essere quelia opera di sua mano, Ma prima’ di morire pi venve lo serupolo davere atta Questa sovercieriaantiquara, © per darvi riparo,racco- Shand fervorosamente 2 sua’ sorella Ia Signore, Teresa Ioule del Signor Maron, che dichiorasse cep era Tauto- Prd eso quadro, XXL - Goethe, 18.11.1786, Diario epistelario per Charlotte on Stein (pubbileato per la: prima volia nel primo voli Ie del Vigo. ix Italia net 816, © cltato nel Schriften der Goethe tctlchaf, TI, pp. 22, 40h ‘Aicaat anai orsono fogglorS0 qu'un francese noto quale conotctore’e racoogitore. i cose Warte. Egh viene In possesso di una pifura antica su ealoe di provenienza Roonoscluta. Fece festauraze Uaipineo da Mengs e Jo pose tia s peal pit importants dela sua collezone, Winekelmana he parla con enlusiasmo da qualche parte descrivendo il Ganimede che porge una coppa di vino a Giove da cul eewe in camblo un Bacto. H francese mocendo lascl® il Gipinto alla sua locandiera come aultentico, Mengs morendo Aferma che eso non ® antico, ma cho tavece ¢ stat dipinto_da tal stesso, Ed ora ct una grande confusione! tins parte ritlone che sla Sato falto per scherao da Meng, alt aicono che eaii non ne sarebbe mal stato eapace ‘quanto sarebbe stato Superiore anche alle forze di Raffac- to. To Tho visto ett ¢ devo ammettere che anche fo non ho visto nulla di plu bello della figura del Ganitede, testa © spall in quanto il resto & in gran parte restaurato {ota" intanto il Sipinto & stato dseredtato.¢ In povera donna non riesce a Iiberarsi dst suo tesro,p. 408). Ho wna fla teora su come & nato questo dipito, al io in sept. Sia che fossa su tavolainvese che au calcetonterel di com: prario ora prima che aumenti del tio»). XXII - Carlo Giaseppe Ratti, Lettera ad un omico, Genova 2a (dopo il 1786), P72, Ano, 3 ‘Forse questo Ganimede fu molto Benemerito del Mengs in cert tempi critic! dele sue scadenth fortune. Della ‘uta del ciate Ganimede in pro del Mengs, nulla Atlerma di certo: slecome dele gran pretension, che dice Yantare la Donna ingluiata in questo tacconto, quanti- Que accolta, e rspetata sere dal Mengs. 11 "vero Se Ghe il di si Aliev, al quale si attibuiscono Te alte. due Ditture flsifiate sul gusto ansio, se pure mat seppe dipit- Bere, dove paris ds Roma tel Ponufcato of Clemente XML.» () ¥, W. von Polnit, Ludwig I. yon Bayern snd Johann Martin von Wagner, Monaco, 1929, p. 64 (©) AM. Morshen-Tronti, Un also antico, opera di Reffacle ‘Mengs, in Commentari {, 1950, p. 109411 (©) Winckelmano, Johann Joachim, Briefe (a cura di Walter Rehme Hans Diepoldes), FTV, Berlino 19521957, sara citato qui come Rehnm- Diepolder. v, soprattutta 11 (1954), p. 403, Ss. e TV (1957) p, 574 ss. feommenti di W. Rehm). () Histoire de Tart de Fantiquite par Wincketmarn, tre uite de Tallemand par Michel Huber, Lipsis, 178 ©) Winckelmana, Storia delie Arti det disegno presso gli antichi, a curs di Carlo Fes, Roma, 178384, 1, p. LIL (OM 25 ‘dieembre 1764 Winckelmann communica all'sditore Watther a Dresda di aver portato i termine il manoscritto del trattato (v. Rehm- Diepolder, TIT, n. 688 a, p. 75) che fu finito di stampare soltanto il i marzo 1766, come risul- ta da unvaltra lettera ai Winckelmana alleditore (v. Rehm. Diepolder, 1. n. 762, p. 163). () ¥. Rehm. Diepolder, 11, n, 710, p, 13, Nel. postscriptum a questa lettera’ Winkelmann scrive: ‘«Lamicizia con il mio Mengs attraverso la sua moglie non Soltanto si & completamente ristabilita, ma & giunta anche al massimo grado di confidenza (() v. Rehm Diepolder, TH, m. 689, p. 77, () ¥. Rehim- Diepolder, ITT, n. 742, p. 34. (2) %. Rehm Diepolder, 1, 1. 63, p. 1 (©) ¥. Rehm Diepolder, IIL, n. 766, p. 173, (2) ¥. Rehm: Diepolder, IIT, n. 913, p. 37. (0) Haathaus, Auf Goethes Spuren, Lipsia, 1897, 11, p. 89. (@) Storia dele Arti del disegno... Dresds, 1764, p. 278, NatVedizions di Donaueschingen dal 1825 manca la descr: zione dei falsi dol Casanova, mentre non & cancllato il asso, riguardante il Giove e'Genimede. (2) Thomas Pelze, Winckelmann Mengs and Casanova, A reappraisal of « famous eighteenth century forgery, in The ‘Art Bulletin, LIV, 1972, 3, pp. 301315, (2) Deutsche Bibliothek,’ a cura del Klotz, tomo IV, pp. 290, 740. (0) Heinecken, Nachrichten von Kiinstlerm und Kunstsa- hen, Lipsia, 1969, TI, p. XI (9) Wincketmann’s Werke, a cura di CL. Fernow, Dresda, 1783, T, p. LI. Winckétmann’'s Werke, a cura di Eiselein, Donaueschingen, 1825, V, p. 488 ss, Winckelmann, Opere, prima edizione Italiana, Prato, 1830- 1834, I1, pp. 95758. (*) ‘Cost ‘ad esemplo nella letiera allo scultore Etienne Falconet del 25 luglio 1776: «I motivo priacipale, che mi imuove a scriverl, & cid, che ella dice del defunto iio amiz €0 Wiackelmana; il che mi stato molto sensible, poicbé Sembra, che il di lel sdegno contro ai lui non provenga Gg altra causa, che dallimprudente eloglo, che quegli fa a me> (Azare- Fea, Opere di AR Mangs, Roma, 1787, , 352) (2) Tn origine il Casanova era stato coeditore e illustratore per la pubblicazione dei Moruomenct antichi inediti, Si veda questo proposito la lettera ai Winckelmana a FUSl del 19 giugno’ 1763 (Rehm. Diepolder, TH, a. 710, p. 103), Nel- VYediaione viennese della Storia dee arté del disegno (1776) fin qualla in francese ai Lipsia (1781) si legge che le il Strazioni fornite dal Casanova per i Momomensi siano sta te'la causa per la controversia. Infatii nella succitata letters 4 Fi Winckelmann dice di aver eliminate tutti § disegni ‘det Casanova sostituendoli con alts. Una dettagliata descr- tione della controversia tra Winekelmann e Casanova & fornita dal Fea nella sua edizione della Storia delle arti del divegno (¥. nota 5). (C9 Lettera di Winckelmann a Muzell Stosch del 7 dicem- bre 1764 (Rehm- Diepolder, TIT, n. 683, p. 68). Nel suo com> ‘mento Rehm, p. 452) avanza potest che le accuse miosse 4s Winckelmann 2 Casanova che questi avesse falsificato ‘cambial, erano Ia conseguenza ‘del sospett! che Winckel ‘mann gin notriva sulla sincerith del Casanova per la fac- cenda delle pitture contraftatt, (*) Carl Robert, Archdotogische Hermeneutit, Berlino, 1919, p, 382 (*) Con molta probabilitt i destinatario della letters con servata a Perugia & Gian Ludovico Blanconi, Sono tre gli Indizt che danno appoggio a questa ipotesi: 1) Ia lettera @'scrita In italiano; 2) WineKelmann corrispondeva conti- hnuamente con Bianconi,allora residente s Dresda, sul nuovi ritrovament! archeologici a Roma (v. ad es. Rehm- Diepol- dee, T, nn, 442, 467, 482 ecc.); 3) nella sua lettera al Bian- oni del 24 luglio 1761 (¥. appendice VII) il Winekelmana i riferisce ad una lettera precedente ma non conosciuta ai curatori delle letere in cui aveva git dato notizia della Scoperta del Giove e Ganimode, ("MCF Prange, Des Rittars Anton Rephact Mengs. hinterlgpne, Werks, ITI, Halle, 1786 (2) Ne eriste wna incisione (non invertita) di C.A. Schwerd- eburth tratta da un disegno 4i Heinrich Meyer, 1 quale 2X - Lettera di Winckelmann a Volkmana, 33.1762. (RehemDiepolder, 11, n. 47, p. 210). ‘Sono state scoperte qui 2 Roma, o plutiosto sono apper- Se, delle pitture antiche in grandezza natutale © sono di tuna fale Bellezza quale il mondo non ha ancora visto. Cin ‘que di esse sono state mandate in Inghllterra © ne ho potuto vedere solo i disegni, Lultimo dei dipinti con Quattro figure & stato yeoduio per 4000 scudi. Uno di Guestl & ancora in lalla, precisamente Giove che bacia Ganimede, Vintera vita deiletebo di una mirabile bellezza Sembra essere racchiusa in questo bacio. Dard di questo esauriente potiza nella mia’ Storia del’Arte Antica. Si fgnora ancora dave sia stato scogerto perché il suo pro- prictario, celibe, ® morto e con lui il suo segreto: era mio Buon amico, ms non a tal punto». XII - Winckelmann, Storia delle Arti det disegno presso {li antich, libro VET, cap. 11, Prima edizione italiana com- Pleta. Il, Prato, 1830, p. S57 “Dope che da tempo’ assai lungo non si era pitt scoperta rné in Roma, né pelle sue vicinanze veruna antica pietara ‘bea conservata, ¢ poca speranza si poieva pure aver di Sscoprirae, tornd alla luce del giorno nel. settembre del- anno 1760 una pittura, che non era mai fino a quel tem- po stata veduta, ¢ che anzi oscurava tulte le pitture Erco- Tamensi allora “conosciute. Reppresenta. essa_un Giove sedente, incoronato d'lloro (ad Ellde egli aveva una coro za di fori), In atto di baclar Ganimede, i quale porta nella ‘mano destra una taza ornata di un bassorlievo, e nel Slnistra un vaso, dal quale eall versava Yambrosia agli dei. Ti quedro otto palm alto, e largo sti, ¢ le duc figure sono i grandezza naturale, avendo pero Ganimede quella dun giovinetto di sedici anni, Quest & intieramente nudo, f Giove lo & fino al bass0 ventre, che ha coperto con un fpanno bianco; questo tiene i piedi sopra un suppedaneo, Tameto di Giove @ sicuramente una delle pitt straordina- riamente belle figure, che ci siano rimaste dalffantico, ed jo non saprel teovar nulla da paragonare col di lui volto; Spira da eato tanta volutta, che tutta la di lul anima sem- ‘bra portarsi tutta in quel bacio», «Quasto quadro fu scoperto da un forestiere i cavaliere Diel de Marsilly di Normandia, una volta Inogotenente dei ‘pranatieri della guardia del re di Francia, e che aveva cir- ‘Ea quattro anni precedentemente stabilia in Roma la sua ‘dimora, Egll volle portarlo via dal luogo in cul si trovava, fe perché In segretezza di questa scoperta non permetieva Gitar segare it muro, e di conservar col medesimo tutta fntiera Ia. pittura, cos egli staced peaz> per pezz0 Tinto- nmaco superiore det muro, ed in tal maniera porto via da Roma in molti pezat questo rare tesoro. Operava in tal guisa per timore di esser tradito, e per evitare qualunque Yeclamo di un muratore, che lavorava nella di lui casa, © ‘dal quale egll aveva fatto distendere uno strato di gesso ‘ella grandezza del quadro, sul quale egli medesimo dispo- neva poscia tutti { pezel Tuno accanto alfaltro ». XII - Lettera di Winckelmana a Heyne, 4.11766. (RehmDiepolder, 111, n. 753, p. 151). (pubblicato in Gattingische Anzeigen fllr getehrte Sachen, vol. 14, 121760, p. 10811). 7G sono stato'jngannato con notisie di antichi dipinti da ‘un furfante ben noto a Roma e che in tempi passail potera ‘vantarsi della mia amicizia, anai proprio nelfepoca in cut Ja degnavo della massima confidenza questa malevola per- sona mi ba trasmesso notize inventate: mi ha dato i fiegn! inventati da Iii dt questi dipintl e due di essi si frovano incisi su rame nelledizione della mia Storia del- Tarte Antica. Mi sono reso costo di questo inganno solo dopo Ia parienza di questo vile Individuo per Dresda © flaora non ho trovato tiaa occasions acconcia per rivelare ‘questo inganno » XIV - Chiarimento di Gioy. Casanova pubblicato in H ‘sche Gelehrte Neue Zeitung, vol. 8%, luted 20 ottobre 1766. (Reha Diepolder, IV, n. 285, p, 402). ‘Pec porte fine alle ‘sue macchinazionl e convincerto della Sua ignoranza mi sono divertito a fare delle copie che lui ‘Gd i suoi amici, 7 suol protettori tutta gente che parla ‘xeathedra a Roma riconabbero per vere antichita, Vole- No, oltre che per mio divertimento, convalidare le mie {dee ¢ nescuno mi pote accusare di aver venduto " pastic. ci". Cid che succede tutti i gioral a Roma ed il modo di degli artisti e la suo volere, dovevo parare al pubblico; certamente si ricor. era quanto spesso mi ha messo in eroce perché gli facessi ‘questi disegni che gli servivano per chiarire 1 punt oscuri di vari autor e mostravano al contempo la stia profonda eradizione..». XV - Winckelmann Versuch einer Allegorie, besonders fiir Giz Kunst.. (1766), ed. Donaveschinges, 1825, Bd. 9, p. 136 “Abbiamo 9a di un dipinta, ritenuto ‘da molti autentico, tua Giove che vuole batiare Ganimede e di cui fu accen- fhato nolla Storia. dellArte. » XVI Lettera di Winckelmaan a Walther, 181.176, (RehmDiepolder, UL, a. 754, p. 154). Vi prego: 1) ei distruggere le due incisioni in rame al aw 262 e263 in quanto false; TE) di cancellare tutto cid Ehe ho seritto allo stesso proposito da pag. 275 a pag. 280 Gioe'a pagina 275 dalle parole: a Roma stessa.. flno a pagina 240" alle parole: ela figura pitt giovane’sarebbe Fetide. E' infatti nevessario che questo Inganno sia trattato e-svelata in pli di un mio serltto, come diverra noto a Vot.» XVII - Lettera di Winckelmann a MuzellStosch, 15.11.1766 (Rehm Diepolder, 111, n. 812, p. 219), Casanova on merita ad essere nominato né da me né da Voi. Era qui fino a poco tempo fa, ¢ se fosse presente ‘ora sarebbe condannato a dieci anni di galera quale fal- Sario, Non ho nulla pit a che fare con tule da due anni ‘non ne £0 nulla, Clo che altrimenti avrei da dire sarebbe Tango da raccontare: bast! dire che lui e Mengs si erano tunity_per fendermiridicolo agli occhi del mondo ed Sospetto st questultimo & stato Ia causa della rottura defi- nitiva». XVIII - Neue Bibliothek der sehnen Wissenschajten und der jreyen Riinste, XIU (1), Lipsia, 1772, p. 130 © seg. SA disegno del Giove che bacia il’ Ganimede per it dipin to che sollevd Ia nota inimicizia tra Casanova e Winckel Imana, e di eai Casanova si ricondbbe quale autore...». XIX - Lettera di Gian Ludovico Bianconi a Giuseppe Ben Senuto Venuti (2), terminus ante quem, 43.1780-1781, pub- Dlicata in Antologia Romana, XVIII (17912), N. XXV, Dic 1791, p. 199200. ‘

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