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Una nuova ipotesi sull’etimo del nome Antares

Angelo Adamo

Abstract – La debole spiegazione che da sempre si offre come etimo della parola Antares, una
spiegazione basata sulla semplice unione di una prepozione che indica qualcosa che si oppone (o che
somiglia) ad Ares, il pianeta Marte per i greci, può far sospettare che all’origine del nome dedicato alla
stella alfa della costellazione dello Scorpione possa esservi altro. In questo studio si cercherà di
proporre un’alternativa, si spera valida, all’origine di quel nome. Una ipotesi che tiene conto di fattori
mitologici, linguistici, antropologici e astronomici molto più caratterizzanti di quanto non siano quelli
che pretendono di connettere il cuore rosso dello scorpione astrale al pianeta rosso.

Keywords: etimo, trasformazioni fonetiche, mitologia, astrometria

Introduzione – 1. Storia ufficiale del nome - Nell’Almagesto di Tolomeo, la parola


Antàres compare per la prima volta nelle tabelle in cui l’astronomo alessandrino
riassume le stelle principali delle varie costellazioni. Nella traduzione latina, in
corrispondenza dello Scorpione, XXIX costellazione infatti si legge1: Media ipsarum
& subrussa quae uocantur Antares.

Un concetto che ovviamente si ritrova identico anche nella versione greca2, nella
quale si esprime anche in modo più chiaro che quella stella viene chiamata Antares:

Pur potendo essere valida per il passo precendente l’interpretazione “in questa
trattazione essa viene chiamata Antares”, essa appare una forzatura e costituirebbe un
modo troppo leggero di sottolineare l’eventuale paternità di Tolomeo del nome
Antàres. Una sua traduzione più lineare porta invece a interpretarla come “è noto che
essa viene indicata con quel nome”.

1
Toomer, G.J. (Translated an annotated by -), Ptolemy’s Almagest, Duckworth, 1984

2
Heiberg, J.L., Syntaxis Mathematica, Teubneri, Lipsia, 1903, pag. 110
2

A ben vedere, l’accettazione supina di molti della presunta paternità di Tolomeo di


quel neologismo è quindi solo debolmente giustificata, anche se comprensibile: prima
della sua comparsa nell’Almagesto, del nome Antàres sembra proprio non esservi
traccia alcuna in altri documenti. Ad esempio, cercando nel famoso Liddell-Scott3,
troviamo:
Αντάρης, ου, ό, the star α Scorpii, Heph.Astr.1.3, Ptol.Calend.p.214 W., Id.Alm.8.1
dove si fa riferimento all’opera dell’astrologo Efestione Tebano (Hephaestio
Astrologus, Heph.Astr.) che scrive sul finire del quarto secolo dopo Cristo e, in
quanto di molto successivo a Tolomeo, l’interesse di Efestione non ci dice nulla circa
l’origine del nome Antares.
Come si diceva, molti assumono che il nome sia stato coniato proprio da Tolomeo che
viene riguardato come colui il quale ha colmato una lacuna del testo Fenomeni e
Pronostici di Arato di Soli (315 a.C. circa – 240 a.C. circa) introducendo anche i nomi
di altre stelle che fino a quel momento non avevano ancora ricevuto battesimo: Aetus
(l’odierna Altair), Basilicos (Regolo) e Lira, oggi Vega, il cui nome anticamente
serviva a indicare anche l’intera costellazione (Cattabiani, 2007).
In realtà, leggendo l’opera di Arato, si scopre che, eccezion fatta per il Sole e Sirio, in
quel testo non si parla affatto di stelle singole alle quali vengono preferite le
costellazioni.
In ogni caso, il “vocatur” che si legge in corrispondenza della alfa dello Scorpione
nella traduzione latina e il καλούµενος della traduzione greca dell’Almagesto,
fondamentalmente una summa del sapere astronomico dell’epoca, fanno intuire come
Tolomeo non stesse facendo altro che riportare un nome all’epoca già in auge.
In fondo era preciso e dichiarato intento dell’astronomo alessandrino mettere ordine
tra tutte le tradizioni astronomiche riportando e riorganizzando in modo organico tutto
ciò che si sapeva e che solo in parte era stato messo per iscritto. Un intento che
potrebbe anche spiegare come mai il termine Antàres compaia per la prima volta in
quell’opera.

2. Etimo di Antares comunemente accettato – La spiegazione ufficiale dell’origine e


significato del nome Antares è quella che lo vede composto dalla preposizione anti-,
qui usata per indicare una opposizione quasi agonistica, e da –Ares, il pianeta che

3
Liddell-Scott Greek’s English Lexicon
3

condivide con la stella alfa dello Scorpione quel colore rossastro che tanto colpiva la
fantasia dei nostri antenati. L’unione di questi due termini fa così prendere al nome di
quella stella il significato di antagonista di Marte (Cattabiani, 2007, wikipedia), o alle
volte - interpretando in modo alquanto inappropriato anti- con “simile a” - con come
Marte, una traduzione addirittura da alcuni preferita (Allen, 1963; Ridpath, 2012).

3. Nuova ipotesi circa un etimo diverso per il nome Antares – L’occasionalità delle
congiunzioni Áres-Antàres può rendere alquanto bizzarro il confronto o la
contrapposizione tra la luce del pianeta Marte e quella della stella alfa dello
Scorpione. In alcuni periodi dell’anno, il transito del primo in prossimità della stella
non risulta osservabile a causa della vicinanza con il Sole che, con la sua luminosità,
rende difficile, se non addirittura impossibile, osservare i due corpi celesti nello stesso
campo stellare. Di contro, la corretta traduzione della preposizione greca antì-, ovvero
“di fronte a”, “invece di”, rende molto più verisimile la possibilità che con quel
nome si intendesse inizialmente mettere in evidenza il particolare entrare e uscire di
scena di due costellazioni che si fronteggiano - è proprio il caso di dire - da parti
opposte dell’eclittica: lo Scorpione e Orione. Il mito - che, come sappiamo, in
mancanza di una fisica davvero capace di fornire una spiegazione quanto più
oggettiva possibile delle relazioni tra i fenomeni osservati, fungeva da collante, da
spiegazione parziale e verbosa della natura e delle sue dinamiche e fini
interconnessioni - dava contezza dell’alternarsi sulla scena delle due costellazioni
motivandolo nel seguente modo:

Che Artemide me lo perdoni! C’è una leggenda dei nostri vecchi, che raccontarono com’egli (appunto)
la ferisse nella veste, allorché in Chio (egli), il forte Orione, uccideva con la sua poderosa clava gli
animali d’ogni specie, procacciandosi in tal modo grazia presso quel (suo) Enopione. Ma essa
all’improvviso gli inviò contro un’altra fiera (facendola uscire) dalle alture dell’isola che essa aveva
squarciate a mezzo da una parte all’altra: lo scorpione che invero lui, che pur era assai grande,
apparendogli innanzi più grande ancora (di lui), punse e uccise, perché aveva recato dolore ad
Artemide stessa. Per quato appunto narrano altresì che Orione, sorgendo lo Scorpione dalla parte
opposta del cielo, se ne fugge via all’altra estremità della Terra. (Arato di Soli, Fenomeni)

Una storia cui non si fa riferimento in altre culture (per gli arabi, Antàres era “il cuore
dello scorpione”) e che non compare neppure nell’Iliade e nell’Odissea (in essi, la
morte di Orione viene imputata a fattori diversi da quello citato da Arato). L’assenza
4

nei poemi omerici del riferimento a questa versione del mito forse ci dice che
all’epoca controversa in cui il poeta narrava la saga della città di Troia e i viaggi di
Ulisse non ci si era ancora resi conto del particolare sincronismo tra il sorgere e il
tramontare di quelle due costellazioni. La ritroviamo invece in Igino il quale,
rifacendosi ad Arato, narra che:

Dicono che il segno nel suo complesso sia stato format per questa causa: Quando Orione cacciava, era
talmente convinto della sua superiorità in questa attività che si vantò con Diana e Latona di poter
uccidere qualcunque creatura nata dalla Terra. Perciò la Terra indignata gli aizzò contro uno scorpione
che lo uccise. Giove ammirò il coraggio di entrambi e collocò lo Scorpione fra le stelle perché la sua
imagine ammonisse gli uomini a non avere troppa confidenza in se stessi. Diana poi, che condivideva
la passione di Orione, pregò GIove che esaudisse la sua richiesta facendole lo stesso favore che aveva
fatto spontaneamnte alla Terra. Così Orione fu collocate in maniera tale che tramonta qunado lo
scorpione sorge (Igino, libro II, Mitologia Astrale)

Un attento studio delle carte del cielo mostra come sarebbe stato più facile
considerare l’Ofiuco, piuttosto che lo Scorpione, nella veste di costellazione che si
alterna sulla scena a Orione: entrambe queste figure non zodiacali sono fuori
dall’eclittica (l’Ofiuco vi entra solo con un piede) e la gigante arancione Cebalrai, la
βOphiuchi di magnitudine 2,75 (AR: 17h 43m 28,35s, Dec +04° 34’ 02,30”) dista
angolarmente dalla luminosissima supergigante rossa Betelgeuse (AR: 05h 55m 10,3s,
DEC: +07° 24’ 25,42”), alfa Orionis, spalla sinistra del gigante Orione di
magnitudine 0,58, di:

Δ A.R. (Cebalrai – Betelgeuse) = 17h 43m 28,35s – 05h 55m 10,3s = 11h 48m 18s,
Δ Dec (Cebalrai – Betelgeuse) = +04° 34’ 02,30” – +07° 24’ 25,42” = -3° 10m 23,12”

Le due stelle sono quindi poste l’una di fronte all’altra, ma nessun mito fa riferimento
a questa loro particolare posizione reciproca. Il motivo di tutto ciò potrebbe risiedere
nel fatto che, oltre alla possibile inutilità di porre in connessione due costellazioni non
zodiacali diametralmente opposte4, il confronto tra le due stelle di colore abbastanza

4
In realtà, già nell’astronomia caldea si prestava molta attenzione al sorgere e al tramontare
contemporaneo di stelle singole e gruppi all’origine del concetto stesso di costellazione. Si potrebbe
addirittura dire che sia stato proprio lo studio di questi avvicendamenti a far nascere lo studio
sistematico degli astri alla ricerca di segnali naturali identificabili come importanti per l’interpretazione
astrologica della realtà (Pannekoek, 1961)
5

diverso e la loro differenza in luminosità pari a: LBetelgeuse = 6,3 LCebalrai fa sì che la


similitudine tra Betelgeuse e l’altra supergigante rossa Antares, alfa Scorpii (A.R.: 16h
29m 24,46s, DEC: -26° 25’ 55,209”) di magnitudine 1,07, nonostante la distanza
angolare minore di 12 ore che vi è tra le due e pari a:

Δ A.R. (Antares – Betelgeuse) = 16h 29m 24,46s – 05h 55m 10,3s = 10h 34m 14,1s
Δ Dec (Antares – Betelgeuse) = -26° 25’ 55,209” – (+07° 24’ 25,42”) = -33° 50' 15",
complice il colore molto più simile e la minore differenza di luminosità uguale a
LBetelgeuse = 3,98 LAntares5 sia molto più spiccata6.
L’idea che qui si propone è allora che a far connettere, tramite il mito, lo Scorpione e
la costellazione di Orione sia stata la presenza delle due stelle rosse a prima vista
molto simili Betelgeuse, alfa Orionis, spalla destra del gigante Orione, e Antares, alfa
Scorpii e cuore dell’insetto. Vedere sorgere Betelgeuse, di cui anche nell’Almagesto
ovviamente si parla come di una stella rossa,

consentiva di posizionare, con quella che all’epoca era una notevole precisione, la
stella Antares. Essa, nei periodi in cui il Sole stazionava nello Scorpione, non non era
osservabile ma la conoscenza per l’epoca precisa della sua distanza da Betelgeuse
consentiva di sapere cosa vi fosse in quella zona di cielo nascosta dai raggi solari
diurni: una consapevolezza che aiutava il popolo in tutta una serie di attività - come,
ad esempio, la redizione di previsioni astrologiche all’epoca importantissime -
dipendenti dalla posizione del Sole, a sua volta determinabile con una certa precisione
solo tramite la posizione delle stelle di sfondo.

4. - Strumenti di misura e loro precisione - Tenendo conto poi del fatto che ancora
al tempo di Ipparco (200 a.C. – 120 a.C), con strumenti che riportavano tacche
5
Si tratta di una differenza di luminosità ottenuta dall’applicazione della nota legge detta di Weber-Fechner,
!!
∆𝑚 = −2,5 𝑙𝑜𝑔 . Corre qui l’obbligo di dire che tali differenze in luminosità così calcolate per entrambe le
!!
coppie Betelgeuse-Cebalrai e per Betelgeuse-Antares si collocano al limite della percettibilità del nostro occhio
nudo che, come inconsapevolmente strabilì Ipparco con le sue sei classi di luminosità, percepisce gli stimuli visivi
secondo un logaritmo in base 10, risultando così capace di apprezzare con relativa comodità differenze in
luminosità pari a dieci e non minori di tale valore.
6
Oltre a queste similitudini, c’è da notare che sia Antares che Betelgeuse sono di classe spettrale M.
Cebalrai è invece di classe K
6

posizionate a volte ogni quarto, a volte ogni sesto di grado, gli errori potevano
ammontare fino a 35 minuti d’arco in longitudine e 22 minuti in latitudine (Lankford,
1996, Høg, 2017), è plausibile teorizzare che al tempo di Arato, quindi almeno un
secolo prima, Antares e Betelgeuse potessero sembrare poste esattamente su lati
opposti del cielo.
Si tenga presente che i semplici calcoli su sviluppati per quelle stelle, sono stati
condotti con i valori delle coordinate oggi accettati; valori alquanto diversi da quelli
usati7 all’epoca di Tolomeo e a
quelle precedenti e non certo
precisi al livello del secondo
d’arco. Essi erano affetti da
errori così tanto grossolani da
poter far registrare per
Betelgeuse e Antares coordinate
che, se tradotte in termini di
coordinate moderne, potevano
divenire finanche posizioni in
Longitudine quando di circa 18 e 6 ore, quando di 16 e di 4, rispettivamente.
In coseguenza di ciò e tenendo conto del fatto che, date le loro diverse posizioni
rispetto all’eclittica, le due stelle non vengono mai viste contemporaneamente sulla
volta celeste così da poter attuare un raffronto visivo diretto, la differenza tra la
posizione di Betelgeuse e quella di Antàres poteva risultare molto vicina alle 12 ore.
L’aver notato quindi l’esistenza di una specie di asse, quasi un diametro termico,
capace di connettere da parti opposte del cielo il sorgere di due punti rossi
praticamente indistinguibili per colore e luminosità che si danno il cambio sulla volta
celeste, potrebbe aver stimolato l’esigenza di dare alla stella Antàres questo nome
che, però, in origine non avrebbe avuto questa forma. Esso, così stando le cose,
potrebbe essere un nome posteriore rispetto alla nascita del nome arabo Betelgeuse
nel quale invece non è contenuto alcun riferimento all’alternanza con la stella alfa
dello Scorpione che, come si è già detto, gli arabi indicavano col nome di
Calbalacrab; un’assenza di riferimento alla storia narrate da Arato che avrebbe il

7
Basti, a tal fine, dare un’occhiata alle immagini pubblicate a pagina 1 e tratte dall’Almagesto. Lì, pur
se con simboli non facilmente decifrabili, si vede chiaramente come vengano usati solo i gradi e i
minuti, ma non certo i secondi
7

pregio di tenere conto del mito secondo il quale è stato lo Scorpione a essersi opposto
al cacciatore astrale, e non viceversa.

4. Trasformazioni fonetiche - A questo punto, l’origine del nome Antares verrebbe a


essere non quella comunemente accettata e assunta da molti come introdotta da
Tolomeo nel suo Almagesto, ma un’altra di molto precedente, forse collocabile nel
lasso di tempo lungo circa due secoli intercorso tra i poemi omerici e i Fenomeni di
Arato.
Partita come Antì-Orìonos8 (la preposizione antì regge il genitivo che, nel caso del
termine Ὠρῑ́ων di origine accadica e appartenente alla terza declinazione greca è,
appunto, Ὠρῑ́ωνος), avrebbe perso subito, come sempre accade, la iota finale
divenendo così AntOrìonos. Questa forma potrebbe col tempo essersi mutata, nell’uso
popolare, in AntArìonos, privilegiando così la consonanza tra la prima e la seconda
sillaba per il tramite dell’assimilazione dell’omega della seconda all’alfa iniziale nella
prima.
Qualcuno propone anche una variazione possibile del nome greco contenente una alfa
dopo la omega con cui il nome principia: Ὠαρίων, Ὠαρίωνος. In questo caso, ci
troveremmo una volta di più di fronte alla parola AntOArìonos: una forma ulteriore
per la quale è ancora più probabile che sia avvenuto quanto teorizzato poche righe più
in alto per la forma AntOrìonos.
La trasformazione di AntArìonos in AntÁres diventa difficile da spiegare con le regole
della fonetica, regole ovviamente non così rigide come quelle che dominano, ad
esempio, le trasformazioni nucleari. Le trasformazioni fonetiche, piuttosto che
riflettere un aprioristico ordine naturale, non fanno altro che cogliere molto a
posteriori le variazioni spontanee generate dall’uso continuo della lingua, per così
dire, ufficiale e dai suoi incontri con le variazioni portate dalle inflessioni e dai gerghi
delle varie regioni. A questo proposito, si tenga presente che, pur essendoci, come già
detto, il sospetto che il termine sia nato in periodo ellenico, la sua trasformazione
definitiva potrebbe anche essere intervenuta in periodo ellenistico, allorché le diverse
forme dialettali nel frattempo nate, in particolare la cosiddetta koiné del periodo

8
Anche qui, come già successo per altre costellazioni, la stella Betelgeuse, punto di riferimento
importante per l’individuazione di Orione, potrebbe avere riassunto la costellazione intera divenendo
l’Orione cui la stella rossa dello Scorpione di oppone: davvero un lungo legame di sangue.
8

ellenistico-alessandrino per ovvi motivi nota a Tolomeo, potrebbero aver agito


rendendone più facile la pronuncia.
Simili motivazioni sociologiche e antropologiche, fino al secondo secolo dopo Cristo,
epoca in cui scrive Tolomeo, avrebbero dunque avuto tutto il tempo di agire
sostituendo –ìono- prima con l’ –eo- dell’AntÁreos composto da Antì- e dal genitivo
Áreos di Áres, e poi, con la sparizione della omicron finale, con –e-.
Qui non si propone quindi un difficile e contorto processo di progressiva erosione di
lettere e sillabe, ma piuttosto un’inesorabile sostituzione della forma Antàres alla più
complessa AntArìonos. Una sostituzione che sembra possa essere ascritta a motivi
astrologici cui lo stesso Tolomeo fa cenno nel suo Tetrabiblos. Lì infatti riferisce che:

9. Le stelle luminose sulla fronte dello Scorpione producono gli stessi effetti di Marte e parzialmente di
Saturno; le tre sul corpo (la stella centrale, rossiccia e più luminosa, è chiamata Antares), si
comportano come Marte e in minor misura come Giove, quelle sulle vertebre come Saturno e in parte
come Venere, quelle sul pungiglione come Mercurio e Marte, l’agglomerato a forma di nuvola situato
ad ovest come Marte e la Luna. (Tolomeo, Previsioni astrologiche, I, 9, 9)

Il continuo ricorrere nel testo greco originale del termine Ἄρεως, genitivo di Ἄρης, un
ricorrere che sottolinea il persistere del carattere astrologico di sicuro molto noto al
popolo e, per così dire, marziale delle stelle di quella costellazione, potrebbe dunque
essere la spiegazione della preferenza accordata alla forma Antàres che a questo punto
sarebbe giunta a Tolomeo come importante acquisizione culturale già avvenuta in
passato e capace, per questo, di aver cristallizzato il termine nel suo significato di
Oppositore di Marte o di Simile a Marte piuttosto che di Posto di fronte a Orione: un
significato, quest’ultimo, che disegna una situazione geometrica e astronomica
sempre valida, da confrontare con quella invece occasionale, passeggera, quindi
temporanea che vede il rossore della stella Antàres rivaleggiare sulla scena del cielo
con quello del pianeta Áres. In alcuni periodi il pianeta rosso ingaggia - e, forte di una
luminosità apparente maggiore di quasi diciassette volte rispetto a quella della stella,
vince - una singolar tenzone con la stella alfa dello Scorpione per accaparrarsi
l’attenzione degli osservatori: la sua maggiore luminosità e, soprattutto, la sua valenza
astrologica, potrebbero aver decretato anche la vittoria sul piano linguistico del
pianeta Marte sul cacciatore celeste Orione.
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Conclusioni – É probabile che i nomi di stelle e costellazioni riflettano qualcosa di


più di ciò che la tradizione ci consegna. A causa delle innumerevoli difficoltà nella
registrazione delle informazioni storiche – c’è forse da ritenere che in buona parte
esse ancora non siano state rinvenute - risalenti a un’epoca di molto precedente
l’invenzione della stampa, nonché dell’irreversibile deteriorarsi di tanti documenti
antichi, non ci sono pervenute molte delle antiche consapevolezze. Un rischio
connesso con questa selezione del materiale storico è che non spesso non possiamo
fare di meglio che convincerci della validità di ciò che sostengono i testi di più
recente fattura che per questo si sono salvati e che probabilmente sono frutto di
interpretazioni e di errori fonetici e/o di trascrizione compiuti dai moltissimi
amanuensi che si sono alternati nel fissare su carta le informazioni di cui siamo
ghiotti. É quindi molto probabile che in tutti i termini e nomi dell’astronomia antica,
ma non solo, vi siano contenute consapevolezze fisiche, geometriche, mitologiche...
degne di essere riguardate alla stregua di una ghematria occidentale che, piuttosto che
basata sul numero, potrebbe essere basata sulle poche consapevolezze fisiche e
astronomiche dell’epoca in cui i singoli vocaboli sono nati. Una ghematria da
indagare all’intersezione tra astronomia, mitologia, linguistica, geografia,
antropologia, laddove il grande fiume della storia umana e tutti i suoi più o meno
grandi affluenti hanno creato insenature, porti, spiagge, estuari poi disfatti, smussati o
sostituiti dallo scorrere del tempo e dal suo immenso, sempre più grande delta.

Biblografia

-Allen, R.H., Star Names: Their Lore and Meaning, Dover Publications, (1963).
-Arato di Soli, Fenomeni e Pronostici, a cura di G. Zannoni, Sansoni, 1948
-Cattabiani, Alfredo, Planetario, Mondadori, 2007
-Lankford, John (a cura di-), History of Astronomy: An Encyclopaedia, Garland
Encyclopedias in the History of Science, 1996
-Heiberg, J.L., Syntaxis Mathematica, Teubneri, Lipsia, 1903
-Høg, Erik, Astrometric accouracy during the past 2000 years, Contribution to the
history of astrometry No. 7, 2017
-Igino, Mitologia Astrale, Biblioteca Adelphi 539, 2009
Pannekoek, Anton, A history of Astronomy, Dover1961
-Ridpath, Ian, Mitologia delle Costellazioni, Franco Muzzio Editore, 2012
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-Tolomeo, Claudio, a cura di S.Feraboli, Le previsioni astrologiche (Tetrabiblos), -


Fondazione Lorenzo Valla / Arnoldo Mondadori Editore, 2010
-Toomer, G.J. (a cura di-), Ptolemy’s Almagest, Duckworth, 1984

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