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Domande:

Modello dell’intelligenza di Sternberg: Sternberg propone il modello triarchico e affronta l’analisi


dell’intelligenza non da un punto di vista strutturale mediante l’individuazione di fattori, ma da un
punto di vista procedurale, attraverso l’individuazione e l’analisi dei comportamenti. Individua 3 tipi
di comportamenti: 1. COMPORTAMENTO ESPERIENZALE INTELLIGENTE, basato sull’esperienza; 2.
COMPORTAMENTO CONTESTUALE INTELLIGENTE, basato sull’adattamento all’ambiente; 3.
COMPORTAMENTO COMPONENZIALE INTELLIGENTE, basato su 3 tipi di componenti che sono: 1.
METACOMPONENTI, ovvero il controllo di altre componenti; 2. COMPONENTE ESECUTIVA, ovvero i
processi coinvolti nell’esecuzione dei compiti; e 3. PROCESSI DI ACQUISIZIONE DELLE CONOSCENZE,
ovvero le capacità di apprendimento. Secondo la teoria triarchica, ciascuna delle componenti
presenta 3 aspetti misurabili, ovvero la durata, la difficoltà e la probabilità di esecuzione.
Intelligenza emotiva, cos’è e di cosa si compone: l’intelligenza emotiva è stata ampliamente
argomentata da Goleman, il quale la descrive individuando 5 importanti elementi: la capacità di
riconoscere le proprie emozioni; la capacità di gestire le emozioni; la motivazione di sé; la capacità
di riconoscere le emozioni altrui; la gestione delle relazioni. Le prime tre componenti (emozioni
proprie, capacità di gestione delle emozioni, motivazione di sé) fanno riferimento
all’autoconsapevolezza, mentre le restanti due (riconoscimento delle emozioni altrui, gestione delle
relazioni) sono legate alla vita sociale.

Teorie di Papez e LeDoux: La teoria di Papez, che si sviluppa direttamente da quella di Cannon-Bard,
cerca di dare una definizione più specifica della struttura e della funzione del sistema limbico. In
particolare Papez elabora una teoria detta “a due vie”. Troviamo, dunque, la via corticale e la via
sub-corticale. La prima è legata all’elaborazione cognitiva, in particolare in questa via viene coinvolta
in maniera intensa l’area visiva, e quindi si ha una percezione conscia dell’evento osservato. Mentre
la via sub-corticale è legata all’emozione emotiva. In questa via vengono anche attuati dei
meccanismi di feedback che permettono un’accurata regolazione delle emozioni. Inoltre Papez, per
confermare la sua teoria ha definito il cosidetto “Circuito di Papez”, che è l’insieme delle aree
cerebrali che elaborano gli stimoli emotivi. È un’asse formato da: talamo anteriore e ipotalamo, giro
cingolato, corteccia e ippocampo.
Mentre la Teoria di LeDoux, rappresenta un rafforzamento della teoria di Papez. Infatti, grazie ai
suoi studi ha individuato un’area del cervello che ricopre un ruolo centrale per quanto riguarda
l’elaborazione delle emozioni, in particolare della paura. Quest’area è l’amigdala, che viene
considerata la sede dell’elaborazione inconscia degli stimoli visivi che ci arrivano dall’esterno.
Modello cognitivo-attivazionale delle emozioni (o teoria bifattoriale): con la nascita del cognitivismo le
emozioni divennero il risultato dei processi cognitivi e non più risposte fisiologiche. Con questo si vennero a
creare una serie di revisioni delle ipotesi di James-Lang, tra cui troviamo l’ipotesi di Schachter. Schachter
sostiene una concezione psicologica delle emozioni attraverso la teoria cognitivo-attivazionale o teoria dei
due fattori. Secondo questo autore l’emozione è il risultato di due componenti distinte: 1. Componente di
attivazione fisiologica dell’organismo (arousal); 2. Componente cognitiva di percezione dello stato di
attivazione fisiologica. Inoltre, in questa teoria vengono individuate 2 modalità con cui un’emozione ha
origine: 1. Tipica (vita quotidiana), che è un processo rapido e quasi non consapevole, composto da:
valutazione della situazione, percezione, attivazione e attribuzione causale. 2. Arousal non spiegato, che è un
processo maggiormente consapevole e deliberato di attribuzione causale del proprio arousal a un
determinato evento.
Sensazione e percezione: I filosofi sono stati i primi a trattare la percezione e la considerano come
l’esperienza di avere consapevolezza riguardo qualcosa, mentre gli psicologi come l’elaborazione
dei dati sensoriali. La percezione è un processo psicologico automatico che favorisce
l’organizzazione coerente e la sintesi delle nostre sensazioni, dando senso ai dati raccolti dalla realtà.
Bisogna distinguere tra sensazione e percezione. La sensazione è l’insieme degli effetti del contatto
dei nostri recettori sensoriali con i segnali che provengono dall’esterno. Mentre la percezione è
l’organizzazione dei dati sensoriali, il prodotto finale di un processo di elaborazione mentale.
Gardner e la teoria delle intelligenze multiple: Gardner sostiene la presenza di diverse abilità
dell’intelligenza, ovvero linguistica, musicale, logico-matematica, spaziale, corporea-cinestetica,
personale e interpersonale. Secondo la teoria di Gardner, l’intelligenza è caratterizzata dalla
modularità. Egli ritiene che le diverse abilità intellettive si riferiscono a dei moduli costituiti da un
insieme di processi che lavorano indipendentemente e le diverse intelligenze sono governate da
attività in regioni diverse del cervello.
Pensiero produttivo e riproduttivo: La psicologia della Gestalt distingue due tipi di pensiero,
pensiero riproduttivo e pensiero produttivo. Con il primo, le conoscenze vengono utilizzate
correttamente ma senza essere creative. Mentre il pensiero produttivo è in grado di “creare” una
soluzione nuova e di modificare la struttura, percettiva o cognitiva, pre-esistente. Inoltre il pensiero
produttivo analizza il pensiero che consente di risolvere problemi.

Spiegazione di pensiero prevenuto, nevrotico e psicotico: Esistono diverse tipologie di pensiero,


tra cui troviamo il pensiero prevenuto, nevrotico e psicotico. Il pensiero prevenuto è costituito dalla
credenza e dall’oggetto della credenza, si esprime in stereotipi e pregiudizi; il pensiero nevrotico è
costituito dalla presenza massima di meccanismi difensivi primitivi e irrazionalità; infine, il pensiero
psicotico è costituito dalla deviazione del pensiero logico, deviazione così evidente da giustificare la
sua delimitazione al campo strettamente patologico.
Spiegare l’insight di kohler e spiegare l’esperimento: Spesso i problemi vengono affrontati con un
approccio chiamato “per prove ed errori” e in questo modo solo alcune volte gli individui riescono
a trovare la soluzione alla soluzione problematica. E una soluzione diversa a questo approccio è la
“soluzione di problemi per Insight” introdotto da Kohler. Esso si basa su un approccio creativo, sulla
capacità del solutore di cogliere nella situazione elementi nuovi e nuove relazioni tra gli elementi
del problema. La soluzione corretta, si comprende all’improvviso come conclusione di un pensiero
produttivo, senza ricorrere a strategie già utilizzate. ( Metcalfe e Wiebe hanno dimostrato
sperimentalmente l’esistenza di questa differenza, documentando come i problemi che richiedono una
soluzione creativa vengano risolti all’improvviso. Hanno valutato che i soggetti quando affrontano problemi
che possono essere risolti in maniera graduale, sono in grado di valutare i progressi che stanno svolgendo
verso la soluzione del compito. Altrettanto non riescono a fare quando sono posti di fronte a problemi che
potranno essere risolti solo con insight. Gli autori hanno inoltre studiato l’abilità degli individui a valutare le
loro capacità di soluzione dei problemi sulla base della stima delle conoscenze che ritengono di possedere
per affrontare con successo i problemi. Misurano cioè la sensazione di conoscenza. Osservarono che i
partecipanti erano molto accurati nel fornire stime in riferimento a problemi risolvibili senza insight, mentre
erano imprecisi nella valutazione di problemi per insight. Gli individui essendo consapevoli delle procedure
che possono essere utilizzate nei problemi che richiedono un processo di avvicinamento alla soluzione,
possono prevedere accuratamente se sono capaci o meno di risolvere i problemi sulla base delle conoscenze
possedute. Ciò non è possibile nei problemi la cui soluzione si manifesta all’improvviso.)
Pensiero in psicologia dei processi cognitivi: In psicologia dei processi cognitivi possiamo
contraddistinguere varie tipologie di pensiero tra i diversi autori. Secondo la Psicologia della Gestalt
il pensiero si distingue in pensiero riproduttivo e pensiero produttivo. Il primo è il pensiero con il
quale le conoscenze vengono utilizzate correttamente ma senza essere creative; mentre il pensiero
produttivo è in grado di “creare” una soluzione nuova e di modificare la struttura, percettiva o
cognitiva, pre-esistente. Guilford, invece, distingue pensiero divergente e pensiero convergente. Il
pensiero divergente è quel tipo di pensiero che ha la caratteristica di dividere i fenomeni per cogliere
alternative di significato e di uso degli stessi concetti ed oggetti; mentre il pensiero convergente è
quel tipo di pensiero che analizza e scopre gli elementi comuni e associabili fra loro nel portare verso
una sola direzione la soluzione. Un’altra tipo di distinzione è tra pensiero realistico e pensiero
autistico proposto da Blueler. Il pensiero realistico riguarda la capacità di essere in comunicazione
con sé stesso, con gli altri e con il mondo esterno; mentre il pensiero autistico è un tipo di pensiero
completamente egocentrico e caratterizzato dal completo o quasi completo distacco della realtà.
Infine, Freud fu il primo ad occuparsi del pensiero onirico, infatti, il sogno è una forma particolare di
pensiero in cui non ci sembra di pensare ma di vivere, accettando in buona fede delle allucinazioni.
Pensiero convergente e divergente: Guilford nel contesto del pensiero distingue tra pensiero
divergente e pensiero convergente. Il pensiero divergente è quel tipo di pensiero che ha la
caratteristica di dividere i fenomeni per cogliere alternative di significato e di uso degli stessi concetti
ed oggetti; mentre il pensiero convergente è quel tipo di pensiero che analizza e scopre gli elementi
comuni e associabili fra loro nel portare verso una sola direzione la soluzione.
I marcatori somatici: L’ipotesi del marcatore somatico estende la teoria di James-Lange sull’origine
somatica delle emozioni. Secondo Damasio le emozioni nascono dalla percezione dei mutamenti
degli stati corporei che costituiscono le reazioni primarie agli stimoli emotigeni. Queste reazioni
rimangono poi associate alle rappresentazioni degli stimoli stessi, diventandone marcatori somatici
che possono poi venire riattivati in presenza di situazioni simili a quelle che li hanno originati.
Quando un marcatore somatico è negativo, funziona come un campanello d’allarme, mentre
quando è positivo, ci incentiva.

Le componenti neurobiologiche delle emozioni: Le strutture anatomiche più strettamente


implicate nella produzione dei comportamenti emotivi sono situate nel sistema limbico. Esso è
costituito da un gruppo di strutture neurologiche situate tra il tronco encefalico e la corteccia
cerebrale. Oltre alle funzioni emotive, il sistema limbico è utile per molte altre attività cerebrali.
Infatti, ha un ruolo chiave nell’apprendimento e nella memoria. Poi troviamo l’amigdala che
rappresenta l’archivio della memoria emozionale del nostro cervello, definito anche come centro
neurale della paura. Lesioni all’amigdala provocano danni sulle abilità di riconoscere le espressioni
emozionali del volto, riportando deficit associati a paura, rabbia, tristezza e disgusto. Infine,
troviamo l’ipotalamo che è forse la parte più importante del sistema limbico. Esso funziona come
un anello di congiunzione tra il sistema nervoso e il sistema endocrino. Regolando dunque una
complessa attività ormonale, è anche strettamente legato alla manifestazione psicofisiologica delle
emozioni.
Approccio unitario e multiplo allo studio dell’intelligenza: Le teorie scientifiche dell’intelligenza ( o
teorie esplicite) distinguono due tipi di approcci: l’approccio unitario (di cui fanno parte le teorie
strutturaliste di tipo psicometrico e le teorie unitarie globali maturative, come la teoria di Piaget e
le teorie fattoriali di Spearman) e l’approccio multiplo (di cui fanno parte la teoria delle intelligenze
multiple di H. Gardner e la teoria Triarchica dell’intelligenza di R. Sternberg).

Per quanto riguarda le teorie dell’approccio unitario, Piaget identifica l’intelligenza come la capacità
crescente che ha la mente di ragionare su entità astratte e sull’adattamento. L’adattamento è la
modalità con cui ci “adattiamo” all’ambiente quando entriamo in contrasto con esso, e secondo
Piaget esso avviene attraverso due diversi atteggiamenti: 1. Lo sviluppo dell’individuo avviene
attraverso l’assimilazione di stimoli dall’ambiente; 2. Quando non assimiliamo, si verifica
l’accomodamento, e l’individuo modifica le sue strutture interne per adattarsi all’ambiente. Lo
sviluppo dell’intelligenza, secondo Piaget, corrisponde allo sviluppo della capacità di pensare
logicamente e procede da ciò che è concreto a ciò che è astratto.
Secondo, invece, Spearman l’intelligenza è un’entità unica, che dipende da un fattore generale
(detto fattore G) che riguarda tutte le prestazioni cognitive e da un insieme di fattori specifici (detti
fattore S) responsabili dell’esecuzione di una specifica abilità mentale che egli chiamò FATTORE X.
Mentre per le teorie dell’approccio multiplo troviamo la teoria delle intelligenze multiple di Gardner
che sostiene la presenza di diverse abilitò dell’intelligenza, ovvero: linguistica, musicale, logico-
matematica, spaziale, corporea-cinestetica, personale e interpersonale. E secondo la sua teoria
l’intelligenza è caratterizzata dalla modularità. Infatti, egli ritiene che le diverse abilità intellettive si
riferiscono a dei moduli costituiti da un insieme di processi che lavorano indipendentemente e le
diverse intelligenze sono governate da attività in regioni diverse del cervello. Infine troviamo il
modello triarchico proposto da Sternberg che affronta l’analisi dell’intelligenza non da un punto di
vista strutturale mediante l’individuazione di fattori, ma da un punto di vista procedurale, attraverso
l’individuazione e l’analisi dei comportamenti. Individua 3 tipi di comportamenti: 1.
COMPORTAMENTO ESPERIENZALE INTELLIGENTE, basato sull’esperienza; 2. COMPORTAMENTO
CONTESTUALE INTELLIGENTE, basato sull’adattamento all’ambiente; 3. COMPORTAMENTO
COMPONENZIALE INTELLIGENTE, basato su 3 tipi di componenti che sono: 1. METACOMPONENTI,
ovvero il controllo di altre componenti; 2. COMPONENTE ESECUTIVA, ovvero i processi coinvolti
nell’esecuzione dei compiti; e 3. PROCESSI DI ACQUISIZIONE DELLE CONOSCENZE, ovvero le capacità
di apprendimento. Secondo la teoria triarchica, ciascuna delle componenti presenta 3 aspetti
misurabili, ovvero la durata, la difficoltà e la probabilità di esecuzione.
La creatività: La creatività ha a che fare con la produzione di prodotti nuovi e socialmente utili. In
questo contesto troviamo varie teorie. Secondo la teoria associazionista l’apprendimento è
associazione tra le cose. Infatti, gli associazionisti credono che agli oggetti vengano associate
molteplici risposte le quali sono strutturate in maniera gerarchica. Queste risposte corrispondono
alle azioni che noi riteniamo possibili in relazione all’oggetto considerato.
Koestler ha proposto un altro meccanismo volto a spiegare il processo creativo. Ciò che spessi si
dimostra necessario è una relazione che era stata trascurata precedentemente, e il processo che ci
porta a percepire la connessione tra idee in precedenza prive di rapporti reciproci è stato chiamato
da Koestler bisociazione.
Secondo Maier, la creatività dipende dalla capacità dell’individuo di interagire in maniera flessibile
con l’ambiente. Se l’integrazione è rigida, inflessibile e stereotipata, allora si può dire che l’individuo
si comporta in maniera meno creativa di colui che dimostra una maggiore flessibilità.
Getzels, ha osservato che la capacità di scoprire problemi può essere fatto con tre dimensioni: il
modo in cui il problema viene formulato, il metodo usato per risolvere il problema e la soluzione
stessa.
Mackworth, invece, è stato il primo a distinguere tra capacità di risolvere un problema, la quale
dipende dalla scelta tra programmi o regole mentali già esistenti, e la capacità di scoprire un
problema, la quale ha a che fare con il riconoscimento del bisogno di un nuovo programma e
dipende dalla scelta tra quelli che sono i programmi esistenti e quelli che ci si aspetta siano i
programmi futuri.
Inoltre, in questo contesto troviamo la scala di valori di Allport, Vernon e Lindzey che è stata uno
dei test utilizzati per scoprire se gli individui creativi sono più o meno diversi. Questo test ha 6
categorie di valore: valore teoretico, economico, estetico, sociale, politico e religioso.
Mentre secondo Campbell, il pensiero creativo può essere inteso come una sorta di variazione cieca
ad un livello simbolico.
Infine, troviamo Simonton che ha sottolineato tre punti chiave, ovvero: le soluzioni creative ai
problemi richiedono un processo di variazione; le variazioni sono selezionate sulla base di un
insieme di criteri; e, infine, le variazioni che soddisfano i criteri vengono conservate.
La creatività: Koestler ha proposto un altro meccanismo volto a spiegare il processo creativo. Ciò
che spessi si dimostra necessario è una relazione che era stata trascurata precedentemente, e il
processo che ci porta a percepire la connessione tra idee in precedenza prive di rapporti reciproci è
stato chiamato da Koestler bisociazione.
In questo contesto troviamo anche il Brainstorming, che è il mezzo più efficace per stimolare
l’atteggiamento creativo. Consiste in sedute strutturate in cui si favorisce, per tutti i partecipanti, la
possibilità di lasciare il cervello libero di creare idee, immagini e collegamenti. Le regole del
brainstorming sono: che tutto è possibile; non valutare, non giudicare, non criticare, non analizzare;
non escludere niente; tutti sono uguali.
Infine, troviamo anche la Soluzione del problema per insight.
Intervista neuropsicologica: essa non può avere una forma rigida e fissa, è strutturata per aree di
approfondimento. Inoltre, se è possibile va effettuata attraverso il colloquio diretto con il paziente, e se è
necessario va eseguito un secondo colloquio. L’intervista va effettuata anche ad un familiare, poiché bisogna
tener conto anche di quello che dicono i parenti, ed è un momento essenziale alla valutazione
neuropsicologica. Nel corso dell’intervista neuropsicologica bisogna mettere il paziente in condizioni
confortevoli ed a proprio agio, bisogna ridurre al minimo i dettagli irrilevanti; ottenere un resoconto
dettagliato dei disturbi con le parole stesse del paziente; scendere nei dettagli riguardo a fattori specifici che
possono essere significativi; cercare di capire quello che il paziente vuole dire con le sue parole; bisogna
cercare di evitare ambiguità; e infine stare attenti a non suggerire al paziente sintomi o diagnosi. Lo scopo
dell’intervista neuropsicologica è quello di rilevare le motivazioni della valutazione o la storia personale, la
descrizione soggettiva dei disturbi cognitivi e iniziare a costruire una collaborazione.
Differenze tra la teoria psicoevoluzionistica e la teoria costruttivistica: Per quanto riguarda le teorie
psicoevoluzionistiche possiamo affermare che intorno agli anni 60 Tomkins riprende il pensiero di Charles
Darwin e conia una concezione psicoevoluzionista delle emozioni. Le emozioni sono strettamente associate
alla realizzazione di scopi universali, connessi alla sopravvivenza dell’individuo e della specie, come ad
esempio la fuga per la protezione di sé in relazione alla paura, l’accoppiarsi per la riproduzione in relazione
all’amore. I suoi allievi, Erkman e Izard, hanno dato particolare sviluppo a questa prospettiva teorica con la
tesi innatista dell’espressione facciale delle emozioni, che rafforza l’ipotesi dell’esistenza delle emozioni
primarie (gioia, collera, paura, disgusto, tristezza, sorpresa, disprezzo). Le altre emozioni sono considerate
miste o secondarie o complesse (miscela di diverse emozioni primarie discrete). Le teorie
psicoevoluzionistiche presuppongono una concezione categoriale delle emozioni, intese come categorie
distinte e separate. Nell'approccio psicoevoluzionistico, le emozioni primarie sono descritte come processi
neurofisiologici unitari e precodificati, geneticamente predeterminati, che non possono essere scomposti e
che non possono essere modificati una volta attivati. Sono totalità ben definite e categorie chiuse, non
ulteriormente analizzabili, fra loro separate. Secondo la concezione categoriale di Paul Ekman, per quanto
riguarda le emozioni primarie e fondamentali dell'uomo, le sei principali dimensioni emotive sono: rabbia,
disgusto, gioia, sorpresa, paura e tristezza. Egli sostiene che le espressioni facciali per queste sei dimensioni
sono universali, riconosciute da tutte le culture del mondo, da quelle più avanzate a quelle più arretrate,
comprese quelle non influenzate dal progresso. Esistono anche le emozioni secondarie che non sono così
facilmente identificabili come quelle primarie, come ad esempio la collera, la vergogna, il senso di colpa,
l'orgoglio, l'invidia; esse sono emozioni derivate che dipenderebbero maggiormente dalla cultura e
dall'apprendimento. Un altro studioso rappresentativo delle teorie psicoevoluzionistiche è Izard, il quale ha
proposto la teoria delle emozioni differenziali o discrete, secondo cui gli esseri umani possiedono un
repertorio pre-programmato di emozioni di base con un alto valore adattivo e funzionale alla sopravvivenza
della specie, indipendentemente dall'attività cognitiva. Ciò però non significa che la cultura non giochi
anch’essa un ruolo importante. Come largamente dimostrato da Paul Ekman esistono una serie di “display
rules”, regole di esibizione culturalmente apprese che prescrivono come manifestare le espressioni emotive
in base al contesto sociale: intensificandole, attenuandole, inibendole o mascherandole.

Teoria costruttivistica: Averill, Harrè e Mandler propongono una teoria costruttivistica secondo cui le
emozioni sono prodotti prevalentemente culturali e sociali. Sono più utili a regolare le interazioni che a
salvaguardare la sopravvivenza biologica dell'organismo come invece accade nella prospettiva psico-
evoluzionistica. Hanno origine dalle pratiche sociali e dalla condivisione di specifici sistemi di credenze e valori
per cui ogni cultura ha una sua caratterizzazione emotiva. Le emozioni sono sindromi rappresentati da ruoli
sociali transitori e in quanto disposizioni momentanee si manifestano secondo precise regole. Particolari tipi
di emozioni come gli script (assimilazione di valori e credenze, apprendimento delle regole delle emozioni),
orientano la cognizione, la condotta e la natura prescrittiva delle emozioni, che comprende un sistema
culturalmente prescritto di risposte e condotte adottate in un determinato contesto (determinismo
culturale). Pongono in rilievo le funzioni socioculturali delle emozioni, conferendo un significato funzionale
di un’emozione in riferimento al contesto socio-culturale. Il limite è che le emozioni sono riconducibili a
semplici abitudini sociali, negando loro il valore soggettivo nell'esperienza personale dell'individuo. Le
emozioni sono pertanto intesi come processi elaborati e multifattoriali, caratterizzati dalla valutazione della
situazione, dall'attivazione dell’organismo, dall'espressione e manifestazione delle risposte emotive, dalla
prontezza e preparazione all’azione. Per la loro elaborazione complessa è opportuno parlare di esperienza
emotiva. Particolare importanza assume in questo ambito il processo di valutazione dell'evento, ossia le
emozioni sono associate agli interessi dell'individuo in un processo di mediazione tra evento ed interessi.
Caratteristiche del linguaggio, citare almeno due autori: Il linguaggio è la capacità di utilizzare un
codice per esprimere i propri pensieri e comprenderli, per comunicare e rappresentare il mondo. Si
può affermare anche che insieme alla nascita del linguaggio si sono evolute nell’uomo aspetti
anatomici e cognitivi per la produzione e la comprensione. Il linguaggio è caratterizzato da differenti
componenti, ognuna di queste utile sia in caso di comprensione del linguaggio, sia in caso di
produzione di linguaggio. Le componenti del linguaggio sono: la fonetica (analizza e classifica i suoni
prodotti e percepiti dagli esseri umani dal punto di vista fisico) e fonologia (che studia il modo in cui
i suoni si comportano sistematicamente in una data lingua); la semantica (che studia il significato
delle parole); la morfologia (che studia la struttura della forma delle parole, esempio coniugazione
del verbo); la sintassi (che studia le regole che le parole seguono per formare le frasi di una lingua);
il lessico (che riguarda il vocabolario); la pragmatica (che studia la funzione comunicativa del
linguaggio e il modo in cui le persone usano il linguaggio nelle interazioni sociali); e infine le
metacomponenti (che sono le conoscenze che ognuno ha sulle varie componenti del linguaggio).
Inoltre, nel dibattito teorico sul linguaggio si sono contrapposte diverse teorie. Lo scontro principale
è tra le teorie empiriste e le teorie innatiste. Per quanto riguarda le teorie empiriste, tra cui quella
di Skinner, sostengono che il linguaggio si sviluppa a partire dagli stimoli che il bambino riceve fin
dalla sua prima infanzia. Quindi lo sviluppo dipende dalle associazioni stimolo-risposta rinforzate nel
tempo. Mentre per le teorie innatiste esse trovano, invece, come massimo esponente Chomsky, che
ipotizza l’esistenza di un dispositivo innato per l’acquisizione del linguaggio, detto LAD (language
acquisition device). In pratica i bambini hanno un innato programma biologico con una grammatica
universale, e non apprendono il linguaggio dagli adulti per imitazione, ma lo cominciano a imparare
grazie a questo programma innato e lo strutturano in modo creativo a seconda dell’ambiente in cui
si trovano.
La valutazione neuropsicologica: La valutazione neuropsicologica consiste in un esame che fornisce
informazioni sul comportamento, la personalità, le capacità cognitive, le abilità apprese e il
potenziale riabilitativo di persone che hanno subito una lesione cerebrale. Il suo obiettivo è quello
di rilevare le manifestazioni comportamentali delle funzioni cerebrali, sia in pazienti sani che lesi. La
valutazione neuropsicologica può essere usata come strumento diagnostico e prognostico, per
pianificare l’assistenza e un progetto riabilitativo, in sede legale o assicurativa. L’esame tiene conto
di 3 dimensioni del comportamento, ovvero: la cognizione, le funzioni esecutive e le emozioni. Gli
strumenti della VNP sono: le interviste; l’osservazione; la valutazione clinica; e la somministrazione
di test standardizzati. Inoltre, l’esame neuropsicologico sarà preceduto da una preliminare
consultazione circa le condizioni mediche generali, le relazioni cliniche e i referti neuroradiologici
strumentali.
Lo stress e i suoi effetti sociali: Selye definisce lo stress come una risposta adattiva, utile e
necessaria messa a punto dall’evoluzione; una reazione che coinvolge tutto l’organismo, cioè tutte
le componenti necessarie ad attivare una risposta, che si attiva di fronte a situazioni valutate come
potenzialmente minacciose. In pratica lo stress è una reazione aspecifica dell’organismo ad alcune
sollecitazioni provenienti dall’esterno. Viene definito come sindrome generale di adattamento, e
rappresenta la capacità dell’organismo di adeguarsi alle pressioni ambientali, con l’obiettivo di
sopportarle e superarle. Ogni forza, evento e/o situazione che induce un cambiamento e uno stato
di stress viene detto stressor. Esistono due tipi di stressor: l’eustress, se il cambiamento è
positivo/vantaggioso per il soggetto; e il distress, se il cambiamento è negativo/svantaggioso per il
soggetto. Inoltre possiamo dire che il termine stress è entrato nel linguaggio psicologico intorno agli
anni 50, per indicare lo stato di tensione interna provato da individui esposti a situazioni negative
acute o prolungate. Per di più possiamo affermare che lo stress sarebbe all’origine delle malattie
coronariche e cardio-vascolari, delle ulcere allo stomaco, depressione nervosa ed altre patologie.
Oltre a ciò, in alcuni paesi lo stress può essere addirittura mortale. Infatti, è una malattia temibile,
provocata da esaurimento fisico e nervoso causato dal lavoro. Colpisce i lavoratori modello che
lavorano 24 ore su 24, eccessivamente coinvolti nei loro compiti, e che ad un certo punto
sprofondano nell’apatia fino addirittura, in alcuni casi, alla morte. Il prezzo pagato a causa dello
stress è molto alto; a partire dalle cure mediche, l’assenteismo sul lavoro e per il calo della
produttività. In realtà le figure professionali più stancanti e stressanti non sono i manager o gli
uomini d’affare come si sente spesso dire, ma quelle inserite in un ambiente rumoroso, ripetitivo
ed anche quei mestieri ad elevato coinvolgimento emotivo, come gli infermieri, gli insegnanti etc…
In riferimento a ciò possiamo parlare anche del burnout, che viene definito come sindrome da
esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e di ridotta realizzazione personale che insorge negli
individui che operano a contatto con altre persone. L’esaurimento emotivo rinvia al fatto che la
persona è “svuotata nervosamente”, cioè ha perso qualunque entusiasmo, non è più motivata dal
proprio lavoro. Esso è associato a fattori di tensione psicologica, di ansia e di fatica fisica. La
depersonalizzazione corrisponde a degli atteggiamenti negativi e cinici verso i clienti o i pazienti.
Mentre con la realizzazione personale ridotta, l’individuo valuta se stesso in modo negativo.
Teoria di Gibson: la teoria della percezione diretta di Gibson è una teoria che va a favore
dell’elaborazione bottom-up (dal basso verso l’alto), ovvero secondo questa elaborazione la
percezione parte dal dato sensoriale, che viene usato per creare un concetto. Secondo questa teoria
ogni stimolo possiede informazioni sensoriali sufficientemente specifiche da renderne possibile il
riconoscimento senza l’intervento dei processi cognitivi superiori. Non essendo, quindi, interessati
tali processi cognitivi, la percezione sarebbe “diretta” grazie ad un “ordine interno” dello stimolo.
L’ordine interno dà allo stimolo una diretta “disponibilità” al suo riconoscimento, che viene definita
da Gibson come “affordance”, che però non è costituita solo da caratteristiche fisiche dell’oggetto,
ma anche dallo stato psicologico e fisiologico dell’osservatore. Una delle principali critiche a questa
teoria è data dalla percezione delle illusioni ottiche, che non permettono una percezione di tipo
diretto, se non erronea e fuorviante. Tuttavia, Gibson si difende da questa critica sostenendo che le
illusioni ottiche sono un fenomeno quasi esclusivamente da laboratorio e che questa teoria funziona
solo in contesti naturali.
Top-down e bottom-up: sono due modalità di percezione che possono essere usate dal corpo
umano. Per l’elaborazione bottom-up (dal basso verso l’alto) la percezione parte dal dato sensoriale,
che viene usato per creare un concetto. Mentre per l’elaborazione top-down (dall’alto verso il
basso) la percezione parte da un concetto già appreso, che viene messo a confronto col dato
sensoriale che si è incontrato per categorizzarlo e riconoscerlo. La scelta della modalità può
dipendere dal contesto in cui è inserito l’oggetto percepito, dal grado di conoscenza dell’osservatore
e dalla teoria sulla percezione che si sceglie di seguire. Una teoria a favore dell’elaborazione bottom-
up è la teoria della percezione dirette di Gibson, secondo questa teoria ogni stimolo possiede
informazioni sensoriali sufficientemente specifiche da renderne possibile il riconoscimento senza
l’intervento dei processi cognitivi superiori. Non essendo, quindi, interessati tali processi cognitivi,
la percezione sarebbe “diretta” grazie ad un “ordine interno” dello stimolo. L’ordine interno dà allo
stimolo una diretta “disponibilità” al suo riconoscimento, che viene definita da Gibson come
“affordance”, che però non è costituita solo da caratteristiche fisiche dell’oggetto, ma anche dallo
stato psicologico e fisiologico dell’osservatore. Una delle principali critiche a questa teoria è data
dalla percezione delle illusioni ottiche, che non permettono una percezione di tipo diretto, se non
erronea e fuorviante. Tuttavia, Gibson si difende da questa critica sostenendo che le illusioni ottiche
sono un fenomeno quasi esclusivamente da laboratorio e che questa teoria funziona solo in contesti
naturali.

Mentre una teoria a favore del top-down è la teoria costruttivista. Questa teoria sostiene che poiché
non vediamo delle semplici configurazioni ma vediamo oggetti complessi, perché questo sia
possibile è sempre necessaria la migliore interpretazione da parte della nostra mente. Secondo
Gregori, tale interpretazione, definita controllo delle ipotesi, non può che avvenire con un approccio
top-down, grazie al quale costruiamo le nostre percezioni attraverso i nostri processi cognitivi.
Modello di Baddley della memoria: Secondo Baddley, attraverso la tecnica della ripetizione e del
chunking, (riunendo i singoli item in gruppi di ordine superiore) è possibile portare gli elementi legati
alla MBT in quella della MLT. La MBT p detta anche memoria di lavoro poiché è il magazzino di
memoria atto al ragionamento. Essa è costituita da 3 strutture principali: il loop articolatorio, che è
la struttura che si occupa dell’immagazzinamento dell’informazione uditiva e del linguaggio; il
taccuino visuospaziale, è la struttura che si occupa dell’immagazzinamento dell’informazione visiva
e spaziale; e dal sistema esecutivo centrale, che controlla l’intero processo di elaborazione delle
informazioni e regola l’abilità delle due strutture precedenti. È inoltre coinvolto nello svolgimento
di una molteplicità di compiti cognitivi superiori, come la pianificazione, il problem solving e il
decision making.
Problem solving: Il problem solving è l’insieme dei processi atti ad analizzare, affermare e risolvere
positivamente soluzioni problematiche. Va però precisato che il problem solving è solo una parte di
quello che è l’intero processo di risoluzione di un problema vero e proprio. Infatti, le fasi di
risoluzione di un problema sono il problem finding e il problem shaping o framing. Il problem finding,
che letteralmente significa “scoperta di un problema”, e rappresenta l’individuazione di una
soluzione problematica a partire proprio dalla decisione di fermarsi a pensare. Nell’ambito delle
ricerche cognitive sulla risoluzione dei problemi, si teorizza che la capacità di scoprire un problema
richieda sia apertura intellettuale ed intuizione che pensiero critico. Mentre il problem shaping o
framing, che significa “dare forma al problema” e “inquadrare il problema”, e quindi ha lo scopo di
delineare meglio e definire il problema per poterlo affrontare al meglio. Anche esso richiede
l’applicazione del pensiero critico. Inoltre, Polya ha messo a fuoco un processo per il problem solving
a 4 fasi: la prima riguarda l’identificazione del problema/obiettivo (e viene detta fase osservativa),
dove il solutore cerca di comprendere il problema raccogliendo tutte le informazioni possibili
(identificazione dell’ostacolo); la seconda fase riguarda il generare le soluzioni (e riguarda la fase
creativa), qui il solutore tenta di escogitare un piano che gli consenta di risolvere il problema; la
terza fase riguarda il valutare, scegliere e pianificare (fase critico-realistica), dove il solutore valuta
e simula la messa in atto del piano, cercando di capire cosa si può migliorare. La valutazione si
distingue in: valutazione di efficacia, valutazione di fattibilità e valutazione delle conseguenze
ecologiche; infine, l’ultima fase riguarda il mettere in pratica (fase esecutiva), qui viene presa una
decisione e il piano viene messo in atto. Inoltre, le principali insidie che pssono influire sulla nostra
capacità di risolvere i problemi sono: la mancanza di tempo; essere di fronte ad un problema che
peggiora velocemente; e l’incapacità di gestire le proprie emozioni.

Il brainstorming: è il mezzo più efficace per stimolare l’atteggiamento creativo. Consiste in sedute
strutturate in cui si favorisce, per tutti i partecipanti, la possibilità di lasciare il cervello libero di
creare idee, immagini e collegamenti. Del regole del brainstorming sono che tutto è possibile; non
valutare, non giudicare, non criticare, non analizzare; non escludere niente; e tutti sono uguali. Il
processo di brainstorming è suddiviso in 4 punti: bisogna creare una prima mappa libera, cioè
procurarsi una lavagna in cui tutti possano scrivere partecipando da un obbiettivo scritto
centralmente e diverse ramificazioni di soluzioni; poi bisogna creare delle mappe personali;
successivamente bisogna costruire una mappa comune integrata, che costituirebbe una revisione
della prima. In questa fase le idee sono organizzate secondo alcuni principi, ovvero:
dell’alternativa (si operano delle scelte tra idee incompatibili); della ramificazione (le idee si
sviluppano in altre sottoidee); dell’integrazione (le idee si combinano e si rinforzano tra loro ); e
dei collegamenti (le idee sono collegate tra loro da una sequenza o da altri fattori). Infine l’ultima
fase riguarda il trasformare le idee in soluzioni.
Ragionamento deduttivo e induttivo: Il pensiero è ritenuto come l’attività mentale per eccellenza,
che fa si che l’individuo possa elaborare e sviluppare le relazioni fra le informazioni codificate
precedentemente in memoria. L’informazione può essere una rappresentazione mentale di
esperienze passate, una particolare percezione del mondo o uno stato possibile del mondo. Queste
rappresentazioni rappresentano i contenuti del pensiero. Possiamo dire che una particolare
caratterizzazione del pensiero è quella di manifestarsi come capacità di ragionamento, e possiamo
distinguere due tipi di ragionamento, quello deduttivo (che va dal generale al particolare) e quello
induttivo (che va dal particolare al generale). Per quanto riguarda il ragionamento deduttivo si parte
da un insieme di assunzioni (cioè le premesse) cui devono seguire necessariamente determinate
conclusioni. La conclusione non aggiunge nuova informazione perché l’informazione è già presente
nelle premesse. In questo contesto è possibile ottenere conclusioni valide. La forma più semplice di
ragionamento deduttivo è il sillogismo, che è appunto una particolare forma di logica deduttiva in
cui due proposizioni sono combinate in maniera da produrre una proposizione finale. Inoltre,
troviamo anche il sillogismo condizionale che è una forma di ragionamento fondata su due
premesse, ovvero: un’asserzione condizionale (premessa maggiore); e l’affermazione o negazione
dell’antecedente o del conseguente (premessa minore). Per determinare se una conclusione tratta
da un argomento condizionale sia vera o meno bisogna ricorrere alla “tavola della verità”, che valuta
se un enunciato è valido o no a partire dai valori di verità contenuti nelle singole proposizioni
costituenti. Esistono 2 schemi di sillogismo condizionale, il modus ponens (in cui si ha
un’affermazione dell’antecedente, da cui inferisce l’affermazione del conseguente) e il modus
tollens (in cui si ha una negazione del conseguente, da cui si inferisce la negazione dell’antecedente).
Inoltre, ci sono 2 tipi di fallacia, ovvero: la fallacia della negazione dell’antecedente e la fallacia
dell’affermazione della conseguente. Mentre per quanto riguarda il ragionamento induttivo,
possiamo dire che ragionare in maniera induttiva non consente di provare che una conclusione o
un’ipotesi siano logicamente valide, tutt’al più un’ipotesi specifica può essere logicamente
confutata. In psicologia sono stati messi a punto vari compiti per capire i meccanismi alla base
dell’incapacità della gente di generare ipotesi che possano essere sottoposte a prove e di tentare di
falsificarle. Infatti, la tendenza errata è quella di confermare le ipotesi.
Spiegare il concetto di categorizzazione: La rappresentazione dei significati rappresenta la capacità
di creare concetti e di riunirli in categorie, ma la capacità di creare categorie e le loro caratteristiche
fanno parte di un’altra abilità cognitiva, cioè quella della categorizzazione. Gli studiosi più importanti
di questa abilità furono Bruner (che fu uno dei primi a sostenere che la nostra mente procedesse a
una riunione dei concetti in categorie) e Rosh (autore della differenziazione e dei due più importanti
principi delle categorie). Gleitman ha suggerito che tutte le categorie sono rappresentate
mentalmente in base a due meccanismi, ovvero: il nucleo concettuale, cioè l’insieme dei principi
necessari e sufficienti per la definizione di un concetto; e la funzione di identificazione, che permette
di classificare gli elementi in base agli attributi percettivi e funzionali e stabilire facilmente e
velocemente l’appartenenza categoriale di un concetto.
L’expertise: Secondo i risultati degli esperimenti di McCloskey, implicano che l’expertise non
dipende soltanto dall’acquisizione di nuove conoscenze. Quindi l’inesperienza non corrisponde
soltanto alla mancanza di conoscenze appropriate, ma anche alla presenza di credenze sbagliate.
Per acquisire il punto di vista corretto è necessario innanzitutto abbandonare il punto di vista
sbagliato. Infatti, i novizi non devono soltanto acquisire nuove conoscenze ma anche essere
consapevoli delle false credenze che posseggono.
Teoria del doppio codice (Paivio): Paivio ha proposto la teoria della doppia codifica (o del doppio
codice), ipotizzando l’esistenza di due sistemi simbolici interconnessi che codificano, organizzano,
trasformano, immagazzinano e recuperano le rappresentazioni. Questi due sistemi sono: le images,
che elabora le immagini non verbali e serve per selezionare o generare le immagini mentali. Questo
tipo di rappresentazione opera in maniera sincrona o in parallelo, perciò tutti i contenuti di
un’immagine sono disponibili nello stesso momento; e poi abbiamo le logones, che elabora le
informazioni di tipo linguistico e opera in maniera sequenziale. I due sistemi sono appunto
interconnessi, perché una descrizione verbale di un oggetto può generare un’immagine mentale e
viceversa.
Le emozioni e le principali teorie: Le emozioni sono processi cognitivi complessi e multifattoriali
con cambiamenti somatici, comportamentali, fisici, cognitivi, composti da valutazione della
situazione, attivazione dell’organismo, espressioni e manifestazioni delle risposte emotive,
prontezza e preparazione dell’azione. L’insieme delle emozioni è l’esperienza emotiva. Interessati
sono il sistema limbico (giro cingolato corticale, ippocampo, amigdala, talamo anteriore, corteccia),
s.n.a. e cortecia. Le principali teorie delle emozioni sono: la teoria periferica di James Lange, dove
l’aspetto centrale di questa teoria riguarda il fatto che gli individui manifestano le azioni fisiche a
eventi che si verificano nel mondo o nella mente, e solo quando acquistano consapevolezza dei
cambiamenti avvenuti nel corpo, a livello neurovegetativo del sistema nervoso periferico,
percepiscono un’emozione. James propone una radicazione biologica viscerale dell’emozione,
ovvero che ogni emozione corrisponde ad una distinta e specifica configurazione di attivazione
neurofisiologiche. Poi troviamo la teoria centrale delle emozioni di Cannon-Bard, che si basa su un
sistema a tre livelli, livello corticale, sistema limbico, sistema nervoso autonomo. Cannon concentrò
i suoi studi sulla reazione di emergenza, dettata dal talamo, centrale, scoprendo che con tali reazioni
a livello limbico, si attivano una serie di risposte neurofisiologiche a livello di sistema nervoso
autonomo, che compaiono simultaneamente: battito cardiaco accelerato, respirazione accelerata,
sudorazione, vasocostrizione gastroenterica e cutanea, incremento dei valori glicemici, diminuzione
della salivazione, dilatazione delle pupille, piloerezione. Da quest’ultima teoria si sviluppa la teoria
di Papez (circuito di papez), che propone una teoria a due vie, una via corticale, legata
all’elaborazione cognitiva, coinvolta l’area visiva con percezione conscia dell’evento e una Via
subcorticale, legata all’elaborazione emotiva. In questa via vengono anche attuati dei meccanismi
di feedback, che permettono una accurata regolazione delle emozioni. Il circuito è l’insieme delle
aree cerebrali che elaborano gli stimoli emotivi. È un asse formato da talamo anteriore, ipotalamo,
giro cingolato, corteccia, ippocampo. Mclean integra l’amigdala. Un rafforzamento della teoria di
Papez viene fatto tramite la Teoria di Lesdoux, Individua un’area del cervello che ha un ruolo
centrale nell’elaborazione, centralina delle emozioni, l’amigdala. Essa è considerata la sede
dell’elaborazione inconscia degli stimoli visivi che ci arrivano dall’esterno. Tale elaborazione avviene
in maniera istantanea e gioco un ruolo fondamentale nei processi decisionali e sulle reazioni
emotive.
Stereotipo e pregiudizio: L’utilizzo di stereotipi e pregiudizi riguardano soprattutto l’ostilità verso
gruppi etnici diversi o minoranze, causando spesso fenomeni di razzismo e discriminazione. Il
pregiudizio è un giudizio emesso in assenza di dati sufficienti, solitamente non si riferisce tanto a
dati o eventi, ma a specifici gruppi sociali e solitamente è sfavorevole. Mentre il termine stereotipo
è stato introdotto da Lippman, sostenendo che il nostro rapporto conoscitivo con la realtà esterna
non è mai diretto, ma sempre mediato dalle immagini mentali che ciascuno si forma. Queste sono
delle semplificazioni grossolane rigide, stabilite dalla nostra cultura. Lo stereotipo rappresenta il
nucleo cognitivo del pregiudizio, cioè l’insieme degli elementi di informazione in grado di sostenere
e riprodurre il pregiudizio. Gli stereotipi si differenziano in base al grado di condivisione sociale,
livello di generalizzazione e al grado di rigidità. Inoltre, possiamo dire che sono tre le questioni
intorno alle quali si discute quando si parla di stereotipo e pregiudizio, ovvero: il livello di specificità
dei concetti, cioè il fatto che essi possano essere usati per descrivere fenomeni diversi; nocciolo di
verità, ovvero l’errato giudizio è nell’esagerazione di alcuni tratti, ma effettivamente presenti nel
gruppo sociale; e infine, il complesso delle variabili di tipo sociale, storico, economico, politico alla
base della discriminazione delle ostilità. Le manifestazioni degli stereotipi e pregiudizi possono
essere: questione femminile, tali pregiudizi tendono a discriminare le donne rispetto agli uomini.
Ciò lo si può osservare da struttura dell'occupazione, pubblicità dove spesso le donne viene vista nel
ruolo di gestione della casa, famiglia o sollecitazioni erotica. Omosessualità e tossicodipendenza.
Tale pregiudizio deriva dal fatto che i comportamenti adottati vanno contro sia le norme sociali che
morali e religiose. Il fenomeno del AIDS ha contribuito ed aumentare tale pregiudizio, portando
anche alla sovrapposizione di due fenomeni.
Decision Making: Edwards definisce la decision making (la presa di decisione) come un processo
complesso che coinvolge diverse strutture cognitive, in cui l’individuo deve valutare e interpretare
gli eventi al fine di scegliere tra corsi di azione tra loro alternative. Le fasi del processo decisionale
sono otto, ovvero: definizione del problema; definizione degli obiettivi; raccolta delle informazioni;
valutazione delle informazioni; definizione delle alternative possibili; valutazione delle alternative
possibili; scelta delle alternative; e valutazione dei risultati. Le teorie sul decision making sono:
Teoria Della Scelta Razionale, Blume Easly si fonda sull'idea che ogni individuo è capace di
ordinare razionalmente le sue preferenze, essere perfettamente informato sullo stato del mondo
attuale e su tutti i possibili futuri stati, agire seguendo rigorosamente obiettivi di massimizzazione dei
benefici o minimizzare i costi.
Teoria Dell'utilità Attesa, Norman Morgeinstein Individua alla base della scelta razionale due
fondamentali principi, coerenza, è il sistema di preferenza del soggetto che può dirsi coerente se ha
una serie di norme che costituiscono gli assiomi della razionalità strumentale, massimizzazione,
riguarda le strategie del decisore, che sono razionali poiché volte ad ottenere il migliore risultato
possibile. Il risultato si misura in base all'utilità, un’immaginaria unità di misura che dà il nome alla
teoria.
Teoria Della Razionalità Limitata, Simon il decisore non ha a disposizione la gamma
completa di azioni possibili per un fine, ma solo un ventaglio ristretto di comportamenti e quali
ricorrere che gli deriva dall'esperienza, da convinzioni radicate e valori.
Teoria Della Razionalità Ecologica, Gigerenzer parla di razionalità ecologica, intendendo che la
mente nell’ effettuare stime, giudizi non si affida a formule matematiche, ma dà importanza ai
dati dell'ambiente
Ipotesi Dei Marcatori Somatici, Damasio ipotizza che le nostre scelte sono guidate da marcatori
Somatici che funzionano come un campanello di allarme avvertendoci di evitare quella decisione,
mentre quando è positivo ci incentiva a quell'azione.
Teoria Degli effetti Positivi, Isen e Mean hanno dimostrato che gli effetti positivi ci portano a
prendere decisioni in modo più accurato e veloce rispetto agli effetti negativi.
Psicolinguistica di Chomsky: la teoria psicolinguistica di Chomsky fa parte delle teorie innatiste. Essa
ipotizzava l’esistenza di un dispositivo innato per l’acquisizione del linguaggio, detto LAD (language
acquisition device). In pratica i bambini hanno un innato programma biologico con una grammatica
universale, e non apprendono il linguaggio dagli adulti per imitazione, ma lo cominciano a imparare
grazie a questo programma innato e lo strutturano in modo creativo a seconda dell’ambiente in cui
si trovano. Distingue una struttura superficiale della lingua e una profonda. Inoltre, prevede due
tipologie di regole, le regole di struttura sintagmatica e le regole trasformazionali.
L’attenzione: L'attenzione è un processo in cui si opera una selezione di tutte le informazioni che
colpiscono in un dato istante i nostri sensi o i nostri ricordi, consentendo soltanto ad alcuni
di accedere ai successivi stati di lavorazione. i modelli dell'attenzione sono: Processamento
preattentivo (Treisner) l'elaborazione degli stimoli non sempre richiede l'Impiego di risorse
attentive, non risente di distrattori. Tutto ciò che viene rilevato senza l'intervento
dell'attenzione e detto stimolo preattentivo; l’Attenzione focalizzata, ci permette di localizzare
un singolo stimolo e rispetto ad altri. Gli elementi sono elaborati singolarmente, cioè in serie.
Essa è utile per riconoscere un oggetto, risente di distrattori, ma per percepirlo nella sua
interezza si devono attraversare due fasi: 1. fase identificazione della qualità primarie di tutti
gli oggetti presenti nel nostro campo visivo; 2. fase di integrazione delle caratteristiche. Poi
troviamo l'attenzione divisa è la capacità di dividere l'attenzione su più stimoli nello stesso
tempo detto anche multitasking; e infine abbiamo l'attenzione selettiva che serve per limitare
la quantità di informazioni da elaborare, proteggendo il sistema da sovraccarichi e
interferenze. Permettendo quindi il filtraggio spaziale degli stimoli. Esistono due tesi
sull'attenzione selettiva. la tesi della selezione precoce, la selezione avviene nei primi stadi
della percezione. La selezione tardiva, la selezione avviene a livello più centrale

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