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SHOENBERG 1874-1951

Shoemberg fa parte della seconda scuola di Vienna.

MOVIEMENTO ESPRESSIONISTA
-Nato in Germania e in Austria nel 1905 fino al 1925.
-Ad aprire questa strada fu la corrente del decadentismo.
-L’arte espressionista rappresentò il clima di crisi politica e sociale che stava invadendo il mondo
dopo il dopoguerra
-gli espressionisti non avevano un programma comune
-e la loro tendenza era quella di ridurre al minimo nell’opera artistica lo spazio occupato dagli
elementi formali ovvero si voleva mettere in risalto la rivelazione dell’inconscio.
-la tematica dominante dei drammi teatrali era l’esaltazione dell’irrazionale ovvero le follie le
nevrosi.
- le trame erano sempre svolte in un quadro simbolico di riferimeto
- linguaggio grottesco e aggressivo

in MUSICA l’espressionismo si individua nelle seconde scuole di vienna formata da SHOEMBERG


e dai suoi allievi BERG E WEBERN

CARATTERISTICHE COMPOSITIVE DI SHOEMBERG


- Egli raggiunse l’estremo limite di atonalità soprattutto in ERWARTUNG (l’attesa) dove non
ci sono quasi triadi perfette che identificano il ruolo di Tonica dominante ecc… nemmeno
tonalità maggiori o minori. Alcuni accordi sono utilizzati per avere dei momenti di stabilitài
maj7 che qui non viene intesa come dissonanza da risolvere ma un punto di breve riposo
senza mai arrivare alla stabilità assoluta.
- Fa molto uso del principio dell’elaborazione del motivo
- Da molta importanza al timbro, come fattore espressivo, soprattutto nei 5 pezzi per
orchestra.

OPERE DIDATTICHE
-manuale di armonia 1911 è un testo che spiega l’armonia tonale ma ne evidenzia i limiti e i
difetti e spinge alla conoscenza dell’atonalità che non ha una tonalità precisa ma ha la
consistenza di tutte.
- 5 pezzi per orchestra dove si accentuano i colori del suono e del timbro dell’orchestra.

OPERE DRAMMATICHE

Erwartung (Attesa), Op. 17, è un monodramma in un atto e quattro scene Composto nel 1909, non


fu presentato per la prima volta fino al 6 giugno 1924 a Praga,.

Può essere considerata la quinta essenza della musica espressionista


È la rappresentazione in forma drammatica della tragedia psichica di una donna solitaria senza
nome che vaga di notte in una foresta nella speranza dell’incontro con il suo amante.
TRAMA

Orario: Notte
Località: Una foresta

Una donna è in uno stato di apprensione mentre cerca il suo amante. Nell'oscurità incontra quello
che prima pensa che sia un corpo, ma poi capisce che è un tronco d'albero. È spaventata e diventa
più ansiosa perché non riesce a trovare l'uomo che sta cercando. Quindi trova un cadavere e vede
che è il suo amante. Chiede aiuto, ma non c'è risposta. Cerca di rianimarlo e si rivolge a lui come se
fosse ancora vivo, accusandolo rabbiosamente di essere infedele nei suoi confronti. Si chiede
quindi cosa abbia ormai più a che fare con la propria vita, dato che il suo amante è ora morto. Alla
fine, si allontana da sola nella notte.

L'opera prende la forma insolita di un monologo per soprano solista accompagnato da una grande
orchestra. In termini di prestazioni, dura circa mezz'ora. A volte viene abbinato all'opera Il castello
di Barbablù (1911) di Béla Bartók, poiché le due opere erano all'incirca contemporanee e
condividono temi psicologici simili.
In Erwartung lo scopo è quello di rappresentare al rallentatore tutto ciò che accade durante un
solo secondo di massima eccitazione spirituale, allungandolo di una mezz'ora.

Nella sua analisi della struttura, un'indicazione della complessità della musica è che la prima scena
di oltre 30 battute contiene 9 cambi di metro e 16 cambi di tempo.

Linea melodica = estremamente frantumata distribuita fra strumenti di timbro diverso

La struttura vocale= frastagliata caratterizzata da ampi salti

RITMO
-Si alternano le figure continuamente ripetute gli ostinati trattati come simboli della paura
-e materiali in continuo cambiamento

PIRROT LUNAIRE 1884 atonalità

È l’opera più famosa per la sua carica espressiva per la novità degli impasti timbrici e della
particolare tecnica vocale. È un ciclo di 21 brani su poesie che il compositore chiama melodramen
che sono raggruppati in 3 parti da comprendenti 7 poesie ciascuno. Ciascuna delle tre parti di
Pierrot è nettamente diversa.

Nella prima = l’antica maschera italiana si presenta nella veste di poeta della disperazione
incantato dal pallido chiarore della luna che evoca immagini seducenti ed erotiche ricche di
macabra ironia
Nella seconda parte = è pervasa da un tono angoscioso Pierrot ricompare nella notte in preda alla
follia vittima di fantasie paranoiche e visioni di morte

Nella terza parte = è permesso al clown di sfuggire da quest’incubo per abbandonarsi alla
buffoneria grottesca alla sdolcinata sentimentalità.

Il protagonista, il poeta virtuoso Pierrot, eroe malinconico e triste, si destreggia poeticamente


esprimendo sé stesso e il suo ambiguo carattere. L'immagine romantica è deformata in smorfie e
proiettata in immagini ora grottesche ora allucinate: canta alla luna che lo ispira, vive l'angoscia più
profonda, si immagina assassino, ed infine dopo tormenti e attimi di puro cinismo, torna alla sua
patria, Bergamo, invocando nell'ultimo brano «l'antico profumo dei tempi delle fiabe».

Scritto per
VOCE FEMMINILE
E un piccolo complesso strumentale piano flauto clarinetto violino violoncello

CARATTERISTICHE

In questa composizione l'autore utilizza per la prima volta la tecnica dello Sprechgesang, ovvero
"canto parlato": uno stile vocale in cui si fondono le caratteristiche proprie del suono parlato e del
suono cantato.
L'autore stesso spiega che il cantante-recitante, pur mantenendo rigorosamente il ritmo notato,
deve appena intonare la nota vera e propria e poi subito abbandonarla.
Lo Sprechgesang deve essere a metà strada tra la parola cantata e quella parlata.

Definite con estremo rigore le norme dell'interpretazione, sin dalla prefazione alla partitura,
l'orchestrazione è assai varia e movimentata. Solo 6 dei 21 brani in cui l'opera si articola
presentano l'organico completo, mentre negli altri brani gli strumenti sono impiegati a gruppi di 2,
3, 4; addirittura, nel settimo tempo (La luna malata) la voce dialoga solo con un flauto.

L'instabilità tonale estrema, dovuta alla mancanza di qualsiasi centro di attrazione armonica, è


utilizzata come specchio dell'estrema instabilità psicologica, ovvero dell'illogicità propria della
dimensione onirica.

Il principio è dunque quello di escludere qualsiasi gravitazione tonale e ciò si ottiene evitando
l'uso delle scale diatoniche per servirsi il più liberamente possibile dell'intera gamma dei dodici
suoni cromatici.

LA DODECAFONIA E SHOEMBERG

La dodecafonia è una tecnica di composizione musicale ideata da SCHOEMBERG esposta in un


articolo del 1923, basata sull'equivalenza, dal punto di vista armonico, dei 12 semitoni della scala
temperata, attorno alla quale gravitino gli altri suoni senza che si formino funzioni tonali.

Dagli accordi di tredicesima, nei quali le sette note della tonalità sono tutte presenti, si passò a
introdurre note estranee alla tonalità stessa, dapprima giustificate attraverso artifici armonici noti
(le modulazioni) - ma combinati tra loro in maniera sempre più massiccia e imprevedibile
Caratteristiche del metodo compositivo
È a partire da questa situazione storica che Schönberg teorizza e applica il suo «Metodo di
composizione con 12 note imparentate solo le une con le altre»

La legge fondamentale della dodecafonia può riassumersi nel principio seguente:


tutta una composizione musicale è basata su una determinata serie comprendente i 12 suoni
della scala cromatica.
Una serie, denominata serie fondamentale, dà origine a 3 altre da essa derivanti:
a) Al suo moto retrogrado (che si ottiene procedendo dall'ultima nota verso la prima);
b) Al suo moto contrario (che risulta dal capovolgimento degli intervalli della serie fondamentale:
così una terza minore ascendente diventerà terza minore discendente e così via);
c) Al moto contrario del moto retrogrado.

non è da escludersi il rivolto degli intervalli, procedimento per cui la seconda minore può
diventare settima maggiore, la seconda maggiore, settima minore, etc.
Il compositore sceglie la serie a seconda del suo gusto e della sua fantasia. Se una delle
caratteristiche della musica classica è che in essa i motivi ritmici, negli sviluppi, vengono variati
melodicamente, nella musica dodecafonica ciò non avviene. La serie ha importanza  formale,
indipendentemente dal suo ritmo: la serie è il materiale grezzo da cui dovrà venir estratta la linea
melodica per mezzo del ritmo e dell'articolazione. Se nel  sistema tonale l'elemento verticale
(armonico) è esattamente codificato, nel sistema dodecafonico l'armonia è affidata di volta in volta
alla sensibilità, all'orecchio, al gusto dell'autore. L'armonia nasce così dal gioco  polifonico,
analogamente a quanto avvenne nella musica fiamminga. Se nella musica classica l'unità era
assicurata alla composizione dal rapporto armonico  tonica-dominante, nella musica dodecafonica
questa è ottenuta con la serie; in modo non dissimile da quanto  Guillaume de Machaut intuì
quando, componendo la Messa (la prima composizione di vaste proporzioni che si conosca nella
nostra musica occidentale), usò un cantus firmus unico, per legare fra loro le varie parti della
composizione e per ergervi sopra la sua costruzione contrappuntistica
Dal suo primo sorgere a oggi, la musica dodecafonica ha ampliato le proprie basi: esistono esempi
di tale musica fondati su più serie, non sempre derivate del tutto dalla fondamentale.

Gli sviluppi della dodecafonia


La prima composizione basata parzialmente sul metodo dodecafonico fu  5 Pezzi per pianoforte op.
23 di Schönberg, così come parzialmente venne utilizzata per la  Serenata op. 24 per 7 strumenti;
l'utilizzo completo all'interno di un pezzo musicale si avrà nella  Suite op. 25 per pianoforte.
Concepì un'intera opera con questa tecnica:  Moses und Aaron (1930-1932) rimasta incompiuta. In
seguito Schönberg scrisse molte composizioni dodecafoniche, ma in genere la sua tecnica seriale
non era troppo rigida, e negli ultimi lavori egli si allontanò ulteriormente dal metodo.
Tra gli esponenti di rilievo della dodecafonia vanno citati i due allievi di Schönberg,  Alban
Berg e Anton Webern, l'uno con una sua visione personale del metodo dodecafonico l'altro con una
propensione all'utilizzo ferreo della tecnica seriale.

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