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vi è senso, vi è un ordine perfetto, quindi c'è un ordine perfetto
anche nella più vaga delle proposizioni.
Ma neanche sulla base di questo nuovo concetto del linguaggio
Wittgenstein riuscì a trovare una legittimazione della filosofia.
Il compito "terapeutico" che aveva attribuito ad essa nel Tractus,
cioè quello di guarire il linguaggio dai non sensi e dalle assurdità
derivanti dal tentativo di esprimere in esso i problemi della vita e
del mondo, non fu mai modificato o posto in dubbio nella sue
meditazioni successive. Tuttavia, già in quest'opera Wittgenstein
non negava che i problemi concernenti Dio, il mondo, la vita, il
bene e il male potessero essere "sentiti" o "compresi" in qualche
sorta di esperienza intimamente vissuta, cioè "mistica". Negava solo
che potessero dar luogo a problemi autentici cioè suscettibili di
risposta e concludeva l'opera dicendo "Di ciò di cui non si può
parlare si deve tacere."
Questo silenzio però non equivaleva a negare l'esistenza
dell'inesprimibile. L'inesprimibilità è propria di ogni esistenza in
quanto tale. La scienza stessa (cioè il linguaggio autentico) rivela
bensì come il mondo è fatto, ma non che esso esista. Che il mondo
ci sia è testimoniato soltanto dall'esperienza "mistica". Poiché
questa esperienza costituisce l'intera vita dell'uomo, tra la vita e il
pensiero filosofico c'è un constrasto insanabile.