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Gli Arcani Supremi (Vox clamantis in deserto - Gothian): Tabella religioni principali e loro genealogia 29/07/18, 13+16
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▼ mag 07 (16)
Lo Gnosticismo Junghiano
La Gnosi esoterica
contemporanea
Il Sovrano Ordine Gnostico
Martinista
Ordo Templi Orientis e
Chiesa Gnostica
Simbologia religiosa
cristiana, eretica,
pagana e ...
Lo Gnosticismo Moderno
Ipostasi degli arconti
I Sacramenti Gnostici
I Catari
Relazione tra la Cabala
esoterica e lo
Gnosticismo...
Gli Ofiti
Storia dei Vangeli
I Barbelognostici
Tabella religioni principali e
loro genealogia
Chi era veramente Simon
Mago?
Il Cristo Gnostico
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La religione è quell'insieme di credenze, vissuti, riti che coinvolgono l'essere umano, o una comunità, ► mag 03 (1)
nell'esperienza di ciò che viene considerato sacro, in modo speciale con la divinità, oppure è ► mag 02 (2)
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quell'insieme di contenuti, riti, rappresentazioni che, nell'insieme, entrano a far parte di un ► mag 01 (3)
determinato culto religioso[1].
► aprile (76)
Lo studio delle "religioni" è oggetto della "Scienza delle religioni" mentre lo sviluppo storico delle religioni ► marzo (73)
è oggetto della "Storia delle religioni".
► febbraio (73)
► gennaio (119)
Il dibattito sulla nozione di religione
► 2016 (876)
La nozione di "religione" è problematica e dibattuta.
► 2015 (1070)
Da un punto di vista fenomenologico-religioso il termine "religione" è collegato alla nozione di sacro: ► 2014 (2217)
« Secondo Nathan Söderblom, Rudolf Otto e Mircea Eliade, la religione è per l'uomo la percezione di un ► 2013 (485)
"totalmente Altro"; ciò ha come conseguenza un'esperienza del sacro che a sua volta dà luogo a un
► 2012 (281)
comportamento sui generis. Questa esperienza, non riconducibile ad altre, caratterizza l'homo
religiosus delle diverse culture storiche dell'umanità. In tale prospettiva, ogni religione è inseparabile
dall'homo religiosus, poiché essa sottende e traduce la sua Weltanschauung (Georges Dumézil). La Lettori fissi
religione elabora una spiegazione del destino umano (Geo Widengren) e conduce a un comportamento Follower (160) Avanti
che attraverso miti, riti e simboli attualizza l'esperienza del sacro. »
(Julien Ries. Le origini, le religioni. Milano, Jaca Book, 1992, pagg.7-23)
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di modelli di riferimento »
(Enrico Comba. Antropologia delle religioni. Un'introduzione. Bari, Laterza, 2008, pag.3)
Quindi, come notano Carlo Tullio Altan e Marcello Massenzio, il fenomeno della religione: Visualizza il mio profilo completo
« come forma specifica della cultura umana, ovunque presente nella storia e nella geografia, è un
fenomeno estremamente complesso, che va studiato con molteplici procedure, mano a mano che
queste ci vengono offerte dal progresso degli studi delle scienze umane, senza pretendere di dire mai in
proposito l'ultima parola, come accade per un lavoro che sia costantemente in corso d'opera. »
(Carlo Tullio Altan e Marcello Massenzio. Religioni Simboli Società: Sul fondamento dell'esperienza religiosa. Milano,
Feltrinelli, 1998, pagg. 71-2)
Etimologia
Il termine religione deriva dal latino relìgio, la
cui etimologia non è del tutto chiarita.
Secondo Cicerone (106 a.C.-43 a.C.), la
parola originerebbe dal verbo relegere, ossia
"ripercorrere" o "rileggere", intendendo una
riconsiderazione diligente di ciò che riguarda il
culto degli dèi[2]:
(LA) (IT)
« qui autem omnia « invece coloro
quae ad cultum che
deorum pertinerent riconsideravano
Marco Tullio diligenter con cura e, per Lattanzio (250-327),
Cicerone (106 a.C.-43 retractarent et così dire, apologeta cristiano, criticò
a.C.), fu il primo autore a tamquam ripercorrevano l'etimologia di "religione"
proporre un relegerent, sunt tutto ciò che proposta da Cicerone,
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Jean Paulhan evidenzia come Lucrezio fece invece derivare religio dalla radice di re-ligare, nel
significato «dei legami che uniscono gli uomini a certe pratiche»[2] – derivazione che fu poi ritenuta tale
anche da Lattanzio e Servio (però col significato di «legarsi nei confronti degli dei»[3]). Secondo Michael
von Albrecht, da essa, poiché verbo contrario all'idea di liberazione, Lucrezio ne derivò il significato
negativo, del quale è: «molto grafica l'espressione religione refrenatus (5, 114), che rispecchia le
inibizioni al pensiero filosofico causate dal paganesimo: l'uomo è trattenuto, impedito, essendo le sue
mani letteralmente "legate dietro la schiena"». Inoltre «parla spesso dei “nodi stretti” [...] della religio, dai
quali Epicuro avrebbe liberato l'umanità».[4] [5] Un significato simile le aveva attribuito lo storico
greco Polibio, dando alla religione, ma con particolare riguardo alla tradizione e ai costumi dei Romani, il
senso di un instrumentum regni.[6] Nello specifico Lattanzio (250-327), che fu ripreso anche da Agostino
d'Ippona (354-430)[7], correggendo Cicerone, sostiene:
(LA) (IT)
« Hoc vinculo pietatis obstiicti Deo et religati « Con questo vincolo di pietà siamo stretti e legati
sumus ; unde ipsa religio nomen accepit, non ut (religati) a Dio: da ciò prese nome religio, e non
Cicero interpretatus est, a relegendo. » secondo l'interpretazione di Cicerone, da
relegendo. »
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(Lattanzio. Divinae institutiones IV, 28. Traduzione di Giovanni Filoramo. Le scienze delle religioni. Brescia, Morcelliana,
1997, pag.286)
Così lo studioso Luigi Alici (1950-) mette a confronto la lettura etimologica offerta da Agostino in De
civitate Dei X,3, che si richiama a Cicerone, con quella di Lattanzio il quale "preferisce insistere sull'idea
primitiva di 'ciò che lega' di fronte agli dèi":
« tale legame sarebbe pure indicato dall'uso simbolico delle vitae, cioè delle bende con cui si coprivano
il capo i sacerdoti »
(Luigi Alici. Nota 5 in Agostino. La città di Dio. Milano, Bompiani, 2004, pag.462)
Tuttavia lo storico delle religioni italiano Enrico Montanari (1942-) osserva che:
« Etimologicamente, religio non deriva da religare ('legarsi faccia a faccia con gli dèi'): questa
interpretazione, di fonte cristiana (Lattanzio), fu attribuita agli antichi, ma sulla base del nuovo culto
monoteistico. »
(Enrico Montanari. Roma. Il concetto di "religio" a Roma. In Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo). Torino,
Einaudi, 1993, pag.642)
Quindi, per Enrico Montanari, l'origine del termine "religione" è da ricercarsi nella coppia dei
termini religere/relegere intesi come "raccogliere nuovamente", "rileggere"[8] osservare "con scrupolo e
coscienziosità l'esecuzione di un atto"[9] e quindi eseguire con attenzione l'"atto religioso". Furono i primi
teologi cristiani, nel IV secolo, a rovesciare il significato originario del termine per collegarlo al nuovo
credo[10].
Allo stesso modo osservò Gerardus van der Leeuw (1890-1950) che coniando l'espressione homo
religiosus lo oppose all'homo negligens:
« Possiamo quindi intendere la definizione del giurista Masurio Sabino: religiosum est, quod propter
sanctitatem aliquam remotum ac sepositum a nobis est. Ecco precisamente in che cosa consiste
il sacro. Usargli sempre debiti riguardi: è questo l'elemento principale della relazione fra l'uomo e lo
straordinario. L'etimologia più verosimile fa derivare la parola religio da relegere, osservare, stare
attenti; homo religiosus è il contrario di homo negligens. »
(Gerardus van der Leeuw. Phanomenologie der Religion (1933). In italiano: Gerardus van der Leeuw. Fenomenologia
della religione. Torino, Boringhieri, 2002, pag.30)
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(Lucrezio. De rerum natura I,62-7. Traduzione di Francesco Giancotti in Lucrezio. La natura. Milano, Garzanti, 2006, pagg.
4-5)
(LA) (IT)
« primum quod magnis doceo de rebus et artis « prima di tutto in quanto grandi cose insegno, e
religionum animum nodis exsolvere pergo » tento di sciogliere l'animo dai nodi stretti della
religione »
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Gli Arcani Supremi (Vox clamantis in deserto - Gothian): Tabella religioni principali e loro genealogia 29/07/18, 13+16
Quindi se inizialmente il termine "religione" è assegnato esclusivamente agli ordini religiosi[24], a partire
dalla Francia il termine accoglie dapprima anche quei pellegrini o cavalieri che se ne mostrano degni
attraverso il mantenimento dei loro voti, poi i mercanti onesti e gli sposi fedeli, aprendo così il termine
all'intero mondo laicale che osserva con scrupolo i precetti della Chiesa.
Con la Scolastica la "religione" venne collocata tra le "virtù morali" inserite nella "giustizia" in quanto
essa rende a Dio l'onore e l'attenzione che gli sono "dovuti" esprimendosi con atti esteriori, come la
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suoi sudditi. La paura non crea che schiavi [...] che credono che tutto divenga lecito quando si tratta o di
guadagnarsi la benevolenza del loro Signore, o di sottrarsi ai suoi temuti castighi. La nozione di un Dio-
tiranno non può produrre che schiavi meschini, infelici, rissosi, intolleranti. »
(Holbach, Il buon senso, a cura di S. Timpanaro, Garzanti 1985, p.150)
In questo verso ( דתdath) sta per "editto", "legge", "decreto". L'ebraico dath deriva dall'avestico e
dall'antico persiano dāta[27].
Il termine avestico dāta possiede in quella lingua sempre il significato di "legge" o di "legge di Ahura
Mazdā"[28], ovvero legge del Dio unico e supremo dello Zoroastrismo.
(AE) (IT)
« ahmya zaothre baresmanaêca mãthrem « Con questo zaothra e baresman desidero
speñtem ashhvarenanghem âyese ýeshti, dâtem questo Yasna per il generoso Manthra, il più
vîdôyûm âyese ýeshti, dâtem zarathushtri âyese glorioso e lo desidero per Dāta, la Legge, la più
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ýeshti, darekhãm upayanãm âyese ýeshti, gloriosa, santificata Aša, istituita contro i daēva, e
daênãm vanguhîm mâzdayasnîm âyese ýeshti. » per la legge insegnata da Zarathuštra. Desidero,
questo Yasna, per Upayana, l'antica tradizione
mazdea, e per Daēna, la santa religione
mazdea. »
(Avestā II, 13. Traduzione di Arnaldo Alberti, in Avestā. Torino, UTET, 2008, pag.96)
In lingua araba il termine occidentale "religione" viene reso come ( دينalfabeto arabo) traslitterato in
caratteri latini come dīn.
(AR) (IT)
« ضيتُ َل ُك ُم ِ ا ْليَ ْو َم أ َ ْك َم ْلتُ َل ُك ْم ِدين َ ُك ْم َوأَتْ َم ْمتُ َع َليْ ُك ْم ِن ْع َم ِتي َور « Oggi ho perfezionato la vostra religione ( dīn)
َ
سالَ َم ِدينا ِ ً»
ْ اإل compiendo per voi il mio beneficio e ho scelto per
voi l'Islām come religione ( dīn) »
(Corano V,3)
(Avestā I, 13. Traduzione di Arnaldo Alberti, in Avestā. Torino, UTET, 2008, pag.92)
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Il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach (1804-1872) sosteneva che: la religione consiste di idee e valori
prodotti dagli esseri umani, erroneamente proiettati su forze e personificazioni divine. Dio sarebbe quindi
la costruzione di un Super uomo (uomo potenziato con attribuiti ideali dati dall'uomo stesso). È una
forma di Alienazione (che non ha lo stesso significato attribuito da Marx), in quanto la religione estranea
l'uomo da sé stesso facendogli credere di non essere in prima persona: l'uomo è sottomesso da sé
stesso. La religione si trova ad essere dunque un rifugio dell'uomo di fronte alla durezza della realtà
quotidiana.
Karl Marx (1818-1883) affermò che: la Religione è «il gemito della creatura oppressa, l'animo di un
mondo senza cuore, così come è lo spirito d'una condizione di vita priva di spiritualità. Essa è l'oppio dei
popoli»[32].
Secondo l'ottica di Max Weber (1864-1920): le Religioni mondiali sarebbero capaci di raccogliere vaste
masse di credenti e di influenzare il corso della storia universale. Weber non crede che la religione sia
una forza conservatrice (Karl Marx), bensì crede che essa possa provocare enormi trasformazioni
sociali: La religione influisce sulla vita sociale ed economica. Il Puritanesimo e il protestantesimo, ad
esempio, furono all'origine del modo di pensare capitalistico. Ne ”L'etica protestante e lo spirito del
capitalismo” Weber discusse ampiamente l'influenza del cristianesimo sulla storia dell'Occidente
moderno. Weber scoprì che effettivamente alcune religioni sono caratterizzate da un ascetismo
ultramondano, che privilegia la fuga dai problemi terreni, distogliendo gli sforzi dallo sviluppo economico.
Il cristianesimo sarebbe una religione di salvezza per Weber, poiché è incentrata sulla convinzione che
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gli esseri umani possano essere salvati purché scelgano la fede e seguano le sue prescrizioni morali. Le
religioni di salvezza presentano un aspetto rivoluzionario perché sono caratterizzate da un ascetismo
intramondano, cioè uno spirito religioso che privilegia la condotta virtuosa in questo mondo. Le religioni
asiatiche invece avevano un atteggiamento di passività rispetto all'esistente.
Tra le riflessioni contemporanee, particolarmente interessante è la spiegazione del fenomeno religioso
proposta da Marcel Gauchet a iniziare dall'opera del 1985 Il Disincanto del mondo [33]: secondo lo
storico-filosofo francese, la religione non è né una tensione individuale verso il trascendente, né una
costruzione funzionale alla giustificazione del potere. La religione va invece intesa, in una prospettiva
storica e antropologica, come maniera particolare di strutturazione dello spazio sociale e umano. In
particolare la forma più pura di religione è da rintracciare negli animismi che caratterizzano quelle
società che Pierre Clastres definisce “contro lo Stato”. Nelle società di questo tipo, la legge viene cioè
fatta risalire a un tempo e a forze assolutamente altre rispetto al presente e nessun membro della
società può quindi rivendicare un rapporto privilegiato con il trascendente. La nascita di un'istanza
separata del potere è indisgiungibile da una trasformazione della religione: dopo tali trasformazioni, il
mondo terreno e la realtà trascendente entrano in rapporto. La religione, che nella sua forma più pura
era un disinnescamento totale dell'instabilità sociale, una rimozione assoluta della divisione attraverso
l'assolutizzazione della separazione terreno/trascendente, si apre a quella che Gauchet definisce l'uscita
dalla religione.
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Carlo Prandi[36] nota anche come tale termine venga utilizzato per indicare le Edward Burnett
credenze religiose dell'Africa subsahariana, quelle afrobrasiliane e quelle attinenti Tylor introdusse,
alle culture dell'Oceania. nel 1871, la
nozione di
Deismo "animismo".
Il termine "Deismo" (dal francese déisme, a sua volta dal latino deus[37]) fu coniato
dal teologo calvinista svizzero di lingua francese Pierre Viret (1511-1571) che
nella sua Instruction chrétienne del 1564 lo utilizzò per indicare un gruppo che si
opponeva agli "ateisti". Ma Viret descrisse questo "gruppo" come di coloro che pur
credendo in un Dio unico e creatore rigettavano la fede in Gesù Cristo.
Il poeta inglese John Dryden (1631-1700), in Religio Laici del 1682 definì il
"Deismo" come la credenza in un Dio creatore rifiutando qualsivoglia dottrina
propugnata dalla tradizione e dalla rivelazione.
Con la pubblicazione, nel 1697 del Dictionnaire historique et critique di Pierre Il teologo
calvinista
Bayle (1647-1706), che riprese la nozione di Déisme suggerita da Viret, il termine
svizzero Pierre
fu ampiamente diffuso nella cultura europea.
Viret (1511-1571)
Tuttavia il significato di "Deismo" ha posseduto, di volta in volta, connotazioni che, nel
diverse. Allen W. Wood[38] ne ha identificate quattro: suo Instruction
chrétienne del 1564
1. credenza in un Essere supremo privo di tutti gli attributi di personalità introdusse il
(come intelletto e volontà); termine "deismo".
2. credenza in un Dio, ma rifiuto di qualsiasi cura provvidenziale da parte di
questi per il mondo;
3. fede in un Dio, ma negazione di ogni vita futura;
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Enoteismo
"Enoteismo" (dal tedesco henotheismus, a sua volta dal greco εἷς eîs +
θεός theós "un dio") fu il termine coniato dal Friedrich Schelling (1775-1854)
in Philosophie der Mythologie und der Offenbarung (1842) per indicare un Friedrich
"monoteismo " rudimentale sorto durante la preistoria della coscienza e Schelling nel 1842
precedente al "monoteismo evoluto" e al politeismo. introdusse per
primo il termine
Successivamente, l'indologo tedesco Friedrich Max Müller (1823-1900) utilizzò
"enoteismo" poi
questo termine[39] per indicare una pratica propria del Ṛgveda consistente
ripreso e diffuso
nell'isolare una divinità rispetto alle altre durante le invocazioni rituali. dall'indologo Friedri
Nel suo significato storico-religioso, "enoteismo" occorre ad indicare quella forma ch Max
di culto per cui una divinità viene, durante il rito, momentaneamente isolata e Müller (1823-1900).
privilegiata rispetto alle altre, assurgendo così a divinità principale.
Monoteismo
Il termine Monoteismo (neologismo greco, dal greco μόνος, mónos = unico, solo
e θεός theós = dio) caratterizza quelle religioni che propugnano l'esistenza di una
singola divinità.
André Lalande (1867-1963) ha così descritto, nel suo Vocabulaire technique et
critique de la philosophie, revu par MM. les membres et correspondants de la
Société française de philosophie et publié, avec leurs corrections et observations
par André Lalande, membre de l'Institut, professeur à la Sorbonne, secrétaire John
général de la Société (2 volumi) Parigi, 1927, il termine "monoteismo": Toland (1670-1722)
« Dottrina filosofica o religiosa che ammette un solo Dio, distinto dal mondo » nel
suo Socinianism
Il tema, controverso, è quali possano essere le religioni ascrivibili a questo Truly Stated. By a
contesto. pantheist (1705)
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Dopo una disamina di tale problema, Paolo Scarpi così chiosa: utilizzò per primo la
nozione di
« In questa prospettiva, pertanto conviene limitare l'uso del termine "panteismo".
monoteismo alle forme religiose che storicamente si sono affermate come tali e
che hanno elaborato una speculazione teologica finalizzata alla dimostrazione
dell'unicità di Dio »
Panteismo
Il termine Panteismo (dall'inglese pantheism a sua volta dal greco παν pan + θεός theós = tutto Dio)
letteralmente significa "tutto è Dio". Tale termine fu derivato da analogo termine, pantheistic, utilizzato dal
filosofo irlandese John Toland (1670-1722) nel suo Socinianism Truly Stated. By a pantheist (1705), ed
ebbe larga diffusione in Europa durante le polemiche inerenti al Deismo.
Oggi il termine "Panteismo" occorre come termine tecnico-descrittivo per individuare quei credi religiosi,
o filosofico-religiosi, che individuano una divinità che abbraccia ogni cosa, ovvero Dio che compenetra
ogni aspetto e luogo dell'universo rendendo così sacro ogni aspetto dell'esistente, anche quello
naturale[41].
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Politeismo
Il termine "politeismo" è attestato nelle lingue moderne per la prima volta nella lingua francese
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(polythéisme) a partire dal XVI secolo[42]. Il termine polythéisme fu coniato dal giurista e filosofo
francese Jean Bodin, e quindi utilizzato per la prima volta nel suo De la démonomanie des
sorciers (Parigi, 1580), per poi finire nei dizionari come il Dictionnaire universel françois et latin (Nancy
1740), il Dictionnaire philosophique di Voltaire (Londra 1764) e, l'Encyclopédie di D'Alembert e Diredot
(seconda metà del XVIII secolo), la cui voce polytheisme è curata dallo stesso Voltaire. Utilizzato in
ambito teologico in opposizione a quello di "monoteismo"; entra nella lingua italiana nel XVIII secolo[43].
Il termine polythéisme, quindi "politeismo", è formato da termini derivati dal greco antico: πολύς (polys) +
θεοί (theoi) ad indicare "molti dèi"; quindi da polytheia, termine coniato dal filosofo giudaico di lingua
greca Filone di Alessandria (20 a.C.-50 d.C.) per indicare la differenza tra l'unicità di Dio nell'Ebraismo
rispetto alla nozione pluralistica dello stesso propria delle religioni antiche[44], tale termine fu poi ripreso
dagli scrittori cristiani (ad esempio da Origene in Contra Celsum).
Tale termine indica quelle religioni che ammettono l'esistenza di più dèi a cui destinare dei culti.
Cristianesimo
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Induismo
L'Induismo è un insieme di dottrine, credenze e pratiche
religiose e filosofico-religiose che hanno avuto origine in India,
luogo dove risiede la maggioranza dei suoi fedeli. Secondo la
tradizione, questa religione è eterna (Sanātana dharma,
religione eterna) non avendo né un principio né una fine.
L'Induismo fa riferimento ad un insieme di testi sacri che per
Induismo nel mondo tradizione suddivide in Śruti e in Smṛti. Tra questi testi occorre
ricordare in particolar modo i Veda, le Upaniṣad e
la Bhagavadgītā.
Islam
L'Islām è la più recente delle tre principali religioni monoteiste originarie del Vicino Oriente. Ha come
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Altre religioni
Altre importanti religioni, diffuse soprattutto in Asia sono:
Bahá'í
Confucianesimo
Ebraismo
Shintoismo
Sikhismo
Taoismo
Zoroastrismo
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Pastafarianesimo
Rajneeshismo
Rastafarianesimo
Sahaja Yoga
Scientology
Testimoni di Geova
Wicca
Note
1. ^ Cfr. Enciclopedia Treccani
2. ^ a b Jean Paulhan, Il segreto delle parole, a cura di Paolo Bagni, postfazione di Adriano Marchetti,
Firenze, Alinea editrice, 1999, p. 45, ISBN 88-8125-300-3.
3. ^
« «le fait de se lier vis-à-vis des dieux», symbolisé par l'emploi des uittæ et des στέμματα dans le culte. »
((FR) Alfred Ernout e Antoine Meillet, Dictionnaire étymologique de la langue latine - Histoire des mots (PDF), ristampa della
IV edizione, in nuovo formato, aggiornata e corretta da Jacques André (1985), Parigi, Klincksieck, 2001 [15/01/1932],
p. 569, ISBN 2-252-03359-2. URL consultato il 24 luglio 2013.)
4. ^ Michael von Albrecht, Terror et pavor: politica e religione in Lucrezio (PDF), fondazionecanussio.org,
2005, pp. 238-239. URL consultato il 22 luglio 2013.
5. ^ cfr. anche (EN) Robert Schilling, The Roman Religion , in Claas Jouco Bleeker e Geo Widengren (a
cura di), Historia Religionum I - religions of the past, vol. 1, 2ª ed., Leiden, E. J. Brill, 1988 [1969],
p. 443, ISBN 978-90-04-08928-0. URL consultato il 24 luglio 2013.
6. ^ Polibio, Storie, VI 56.
7. ^ Retractationes I, 13. Anche se in De civitate Dei X,3 Agostino segue invece l'etimologia offerta da
Cicerone:
« Eleggendo quindi Dio, o piuttosto rieleggendolo (da cui verrebbe il termine religione) avendolo perduto
per nostra negligenza »
(Agostino. La città di Dio. Milano, Bompiani, 2004, pag.462)
8. ^ Cfr. anche Giovanni Filoramo. Che cos'è la religione. Torino, Einaudi, 2004, pag.81-2.
9. ^ Giovanni Filoramo. Op.cit. 1993.
10. ^ Giovanni Filoramo. Op.cit 2004 pag.82 nota 2; Op.cit. 1993, pag. 624; Le scienze delle religioni.
Brescia, Morcelliana, 1997, pag.286
11. ^ Cfr., ad esempio, Paolo Scarpi. Grecia (religione) in Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni
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11. ^ Cfr., ad esempio, Paolo Scarpi. Grecia (religione) in Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni
Filoramo). Torino, Einaudi, 1993, p. 350.
12. ^ Dialetto ionico.
13. ^ Questo tuttavia al di fuori del dialetto attico, cfr. in tal senso e per una più approfondita disamina dei
termini Walter Burkert, Op. cit. pp. 491 e sgg.
14. ^ «Tutti questi dati si intrecciano e completano la nozione che la parola thrēskeia evoca di per sé stessa:
quella di 'osservanza, regola della pratica religiosa'. La parola si ricollega a un tema verbale che denota
l'attenzione al rito, la preoccupazione di restare fedeli a una regola.» Émile Benveniste. Il vocabolario
delle istituzioni indoeuropee, voll. II. Torino, Einaudi, 1976, p.487.
15. ^
« Per i Romani religio stava a indicare una serie di precetti e di proibizioni e, in senso lato, precisione,
rigida osservanza, sollecitudine, venerazione e timore degli dèi. »
(Mircea Eliade. Religione in Enciclopedia del novecento. Istituto enciclopedico italiano, 1982, pag.121)
16. ^ Enrico Montanari. Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo. Torino, Einaudi, 1993, pag.
642-4
17. ^ Enrico Montanari. Op.cit., pag. 642-4
18. ^ Va precisato tuttavia che gli epicurei non negavano l'esistenza delle divinità quanto piuttosto
affermavano la loro lontananza e il loro disinteresse nei confronti degli uomini.
19. ^ Si riferisce ad Epicuro.
20. ^ Michel Despland. Religione. Storia dell'idea in Occidente, in Dictionnaire des Religions (a cura
di Jacques Vidal). Parigi, Presses universitaires de France, 1984. In italiano: Dizionario delle religioni.
Milano, Mondadori, 2007, pagg. 1539 e segg.
21. ^ I Apologeticum XLVI, 3 e 4.
22. ^ Tra questi Giustino cita esplicitamente Socrate ed Eraclito:
« Coloro che hanno vissuto secondo il Logos sono cristiani, anche se sono stati considerati atei, come,
tra i Greci, Socrate ed Eraclito, ad altri simili, e tra i barbari, Abramo, Anania, Azaria, Misael, Elia, e molti
altri ancora, dei quali ora non elenchiamo le opere e i nomi, sapendo che sarebbe troppo lungo. Di
conseguenza coloro che hanno vissuto prima di Cristo, ma non secondo il Logos, sono stati malvagi,
nemici di Cristo e assassini di quelli che vivevano secondo il Logos; al contrario coloro, quelli che hanno
vissuto e vivono secondo il Logos sono cristiani, non soggetti a paure e turbamenti »
(Giustino. Apologia I, 47,3 e 4. Traduzione di Giuseppe Girgenti in Giustino Apologie. Milano, Rusconi, 1995, pagg. 125-7)
.
23. ^ Cfr. a titolo esemplificativo Agostino d'Ippona. De vera religione 1-3.
24. ^
« Nel XIII sec. una religione è un Ordine religioso »
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25. ^ Antonin-Dalmace Sertillanges. La philosophie morale de saint Thomas d'Aquin. Parigi, 1947.
26. ^ a b Michel Despland. Op.cit..
27. ^ F. Brown, S. R. Driver, Ch. A. Briggs. A Hebrew and English Lexicon of the Old Testament. Oxford,
Clarendon Press, 1968
28. ^ Dāta' nella Encyclopaedia Iranica.
29. ^
« DlN, I. Definition and general notion. It is usual to emphasize three distinct senses of din: (i) judgment,
retribution; (2) custom, sage; (3) religion. The first refers to the Hebraeo-Aramaic root, the second to the
Arabic root ddna, dayn (debt, money owing), the third to the Pehlevi dēn (revelation, religion). This third
etymology has been exploited by Noldeke and Vollers. »
(Louis Gardet. Encyclopedia of Islam, vol.2. Leiden, Brill, 1991, pag.253)
30. ^ Melford E. Spiro. Religion: problems of definition and explanation, in M. Banton (a cura
di) Anthropological Approaches to the study of Religion. London, Tavistock, 1966, pag. 90-1.
31. ^ Benson Saler. Conceptualizing Religion: Immanent Anthropologist, Trascendent Natives, and
Unbounded Categories. Leiden, Brill, 1993, pagg. 28-9.
32. ^ Karl Marx, "Introduzione" alla Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico, in Opere filosofiche
giovanili, Torino, Einaudi 1969.
33. ^ (traduzione italiana Einaudi 1992)
34. ^ Kees W. Bolle. Animism and Animatism. Encyclopedia of Religion vo.1. NY, Macmillan, 2005 (1987)
pagg. 362 e segg.
35. ^ Dictionnaire des Religions (a cura di Jacques Vidal). Parigi, Presses universitaires de France, 1984. In
italiano: Dizionario delle religioni. Milano, Mondadori, 2007, pag. 60.
36. ^ Carlo Prandi. Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo). Torino, Einaudi, 1993, pag.37
37. ^ La sua etimologia è del tutto simile a quello di "Teismo" derivando quest'ultimo dal greco théos e il primo
dal latino deus.
38. ^ Encyclopedia of Religion, vol.4. NY, Macmillan, 2005, pag. 2251-2
39. ^ Friedrich Max Müller. Selected Essays on Language, Mythology and Religion, vol. 2, Londra, 1881.
40. ^ Theodore M. Ludwig. Monotheism, in Encyclopedia of Religion vol.9. NY, Macmillan, 2005, pagg. 6155
e segg.
41. ^ H. P. Owen. Concepts of Deity. Londra, Macmillan, 1971.
42. ^ Paolo Scarpi, Politeismo in Dizionario delle religioni, Torino, Einaudi, 1993, p. 573.
43. ^ Alberto Nocerini, L'Etimologico, Firenze, Le Monnier, edizione elettronica
44. ^ Gabriella Pironti. Il "linguaggio" del politeismo in Grecia: mito e religione vol.6 della Grande Storia
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44. ^ Gabriella Pironti. Il "linguaggio" del politeismo in Grecia: mito e religione vol.6 della Grande Storia
dell'antichità (a cura di Umberto Eco). Milano, Encyclomedia Publishers/RCS, 2011, pag.22.
45. ^ Da tener presente che la Bibbia protestante conserva una differente raccolta di libri rispetto a quella, ad
esempio, cattolica.
Bibliografia
Angelo Brelich, Introduzione alla storia delle religioni, Roma-Bari, Editori Laterza, 1991.
Walter Burkert, La creazione del sacro, Milano, Adelphi, 2003.
Yves Coppens, Origines de l'homme - De la matière à la conscience, Paris, De Vive Voix, 2010.
Yves Coppens, La preistoria dell'uomo, Milano, Jaca Book, 2011.
Alfonso Maria Di Nola, Attraverso la storia delle religioni, Roma, Di Renzo Editore, 1996.
Ambrogio Donini, Lineamenti di storia delle religioni, Roma, Editori Riuniti, 1959.
Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, Torino, Bollati Boringhieri, 1999.
Giovanni Filoramo, Storia delle religioni, Roma-Bari, Editori Laterza, 1994.
John Michael Greer, After Progress: Reason and Religion at the End of the Industrial Age,
0865717915, 9780865717916 New Society Publishers 2015
Voci correlate
Antropologia delle religioni
Credenza religiosa
Culto
Dio
Divinità
Fenomenologia della religione
Filosofia della religione
Fede
Homo religiosus
Importanza della religione per stato
Preghiera
Psicologia della religione
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