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Gli Arcani Supremi (Vox clamantis in deserto - Gothian): Tabella religioni principali e loro genealogia 29/07/18, 13+16

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Gli Arcani Supremi (Vox


clamantis in deserto - Gothian)
Blog di attualità, storia, letteratura ed estetica. Le immagini, le citazioni o altri contenuti del blog che facciano
riferimento ad opere artistiche, culturali o letterarie sono intesi come divulgazione scientifica. Qualora tuttavia
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domenica 7 maggio 2017

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▼ mag 07 (16)
Lo Gnosticismo Junghiano
La Gnosi esoterica
contemporanea
Il Sovrano Ordine Gnostico
Martinista
Ordo Templi Orientis e
Chiesa Gnostica
Simbologia religiosa
cristiana, eretica,
pagana e ...
Lo Gnosticismo Moderno
Ipostasi degli arconti
I Sacramenti Gnostici
I Catari
Relazione tra la Cabala
esoterica e lo
Gnosticismo...
Gli Ofiti
Storia dei Vangeli
I Barbelognostici
Tabella religioni principali e
loro genealogia
Chi era veramente Simon
Mago?
Il Cristo Gnostico

► mag 06 (11)
► mag 05 (16)
► mag 04 (1)

La religione è quell'insieme di credenze, vissuti, riti che coinvolgono l'essere umano, o una comunità, ► mag 03 (1)
nell'esperienza di ciò che viene considerato sacro, in modo speciale con la divinità, oppure è ► mag 02 (2)

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quell'insieme di contenuti, riti, rappresentazioni che, nell'insieme, entrano a far parte di un ► mag 01 (3)
determinato culto religioso[1].
► aprile (76)
Lo studio delle "religioni" è oggetto della "Scienza delle religioni" mentre lo sviluppo storico delle religioni ► marzo (73)
è oggetto della "Storia delle religioni".
► febbraio (73)
► gennaio (119)
Il dibattito sulla nozione di religione
► 2016 (876)
La nozione di "religione" è problematica e dibattuta.
► 2015 (1070)
Da un punto di vista fenomenologico-religioso il termine "religione" è collegato alla nozione di sacro: ► 2014 (2217)
« Secondo Nathan Söderblom, Rudolf Otto e Mircea Eliade, la religione è per l'uomo la percezione di un ► 2013 (485)
"totalmente Altro"; ciò ha come conseguenza un'esperienza del sacro che a sua volta dà luogo a un
► 2012 (281)
comportamento sui generis. Questa esperienza, non riconducibile ad altre, caratterizza l'homo
religiosus delle diverse culture storiche dell'umanità. In tale prospettiva, ogni religione è inseparabile
dall'homo religiosus, poiché essa sottende e traduce la sua Weltanschauung (Georges Dumézil). La Lettori fissi
religione elabora una spiegazione del destino umano (Geo Widengren) e conduce a un comportamento Follower (160) Avanti
che attraverso miti, riti e simboli attualizza l'esperienza del sacro. »
(Julien Ries. Le origini, le religioni. Milano, Jaca Book, 1992, pagg.7-23)

Da un punto di vista storico-religioso la "nozione" di "religione" è collegata al suo esprimersi storico:


« Ogni tentativo di definire il concetto di "religione", circoscrivendo l'area semantica che esso
comprende, non può prescindere dalla constatazione che esso, al pari di altri concetti fondamentali e
generali della storia delle religioni e della scienza della religione, ha una origine storica precisa e suoi
peculiari sviluppi, che ne condizionano l'estensione e l'utilizzo. [...] Considerata questa prospettiva, la
definizione della "religione" è per sua natura operativa e non reale: essa, cioè, non persegue lo scopo di
cogliere la "realtà" della religione, ma di definire in modo provvisorio, come work in progress, che cosa
sia "religione" in quelle società e in quelle tradizioni oggetto di indagine e che si differenziano nei loro
esiti e nelle loro manifestazioni dai modi a noi abituali. »
(Giovanni Filoramo. Religione in Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo). Torino, Einaudi, 1993, pag.620)

Da un punto di vista antropologico-religioso la "religione" corrisponde al suo modo peculiare di


Segui
manifestarsi nella cultura:
« Le concezioni religiose si esprimono in simboli, in miti, in forme rituali e rappresentazioni artistiche
che formano sistemi generali di orientamento del pensiero e di spiegazione del mondo, di valori ideali e Informazioni personali

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di modelli di riferimento »
(Enrico Comba. Antropologia delle religioni. Un'introduzione. Bari, Laterza, 2008, pag.3)

Anche se come evidenzia lo stesso Enrico Comba:


« Non è dunque possibile stabilire un criterio assoluto per distinguere i sistemi religiosi da quelli non
religiosi nel vasto repertorio delle culture umane » Richard Oakgreat
(Enrico Comba. Op.cit. pag.28) Segui 0

Quindi, come notano Carlo Tullio Altan e Marcello Massenzio, il fenomeno della religione: Visualizza il mio profilo completo

« come forma specifica della cultura umana, ovunque presente nella storia e nella geografia, è un
fenomeno estremamente complesso, che va studiato con molteplici procedure, mano a mano che
queste ci vengono offerte dal progresso degli studi delle scienze umane, senza pretendere di dire mai in
proposito l'ultima parola, come accade per un lavoro che sia costantemente in corso d'opera. »
(Carlo Tullio Altan e Marcello Massenzio. Religioni Simboli Società: Sul fondamento dell'esperienza religiosa. Milano,
Feltrinelli, 1998, pagg. 71-2)

Etimologia
Il termine religione deriva dal latino relìgio, la
cui etimologia non è del tutto chiarita.
Secondo Cicerone (106 a.C.-43 a.C.), la
parola originerebbe dal verbo relegere, ossia
"ripercorrere" o "rileggere", intendendo una
riconsiderazione diligente di ciò che riguarda il
culto degli dèi[2]:
(LA) (IT)
« qui autem omnia « invece coloro
quae ad cultum che
deorum pertinerent riconsideravano
Marco Tullio diligenter con cura e, per Lattanzio (250-327),
Cicerone (106 a.C.-43 retractarent et così dire, apologeta cristiano, criticò
a.C.), fu il primo autore a tamquam ripercorrevano l'etimologia di "religione"
proporre un relegerent, sunt tutto ciò che proposta da Cicerone,

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significato etimologico, dicti religiosi ex riguarda il culto ritenendo che questo


collegato all'attenzione relegendo, ut degli dei furono termine dovesse essere
verso ciò che riguardava elegantes ex detti religiosi riferito al "legame" tra
gli dèi, e una definizione eligendo, diligendo da relegere, come l'uomo e la divinità.
del diligentes, ex elegante deriva
termine religio (religione). intelligendo da eligere (sceglier
intelligentes » e), diligente
da diligere (prende
rsi cura di),
intelligente
da intelligere (com
prendere) »

(Cicerone. De natura deorum II, 28; traduzione


in italiano di Cesare Marco Calcante in
Cicerone. La natura divina. Milano, Rizzoli,
2007, pagg. 214-5)

Jean Paulhan evidenzia come Lucrezio fece invece derivare religio dalla radice di re-ligare, nel
significato «dei legami che uniscono gli uomini a certe pratiche»[2] – derivazione che fu poi ritenuta tale
anche da Lattanzio e Servio (però col significato di «legarsi nei confronti degli dei»[3]). Secondo Michael
von Albrecht, da essa, poiché verbo contrario all'idea di liberazione, Lucrezio ne derivò il significato
negativo, del quale è: «molto grafica l'espressione religione refrenatus (5, 114), che rispecchia le
inibizioni al pensiero filosofico causate dal paganesimo: l'uomo è trattenuto, impedito, essendo le sue
mani letteralmente "legate dietro la schiena"». Inoltre «parla spesso dei “nodi stretti” [...] della religio, dai
quali Epicuro avrebbe liberato l'umanità».[4] [5] Un significato simile le aveva attribuito lo storico
greco Polibio, dando alla religione, ma con particolare riguardo alla tradizione e ai costumi dei Romani, il
senso di un instrumentum regni.[6] Nello specifico Lattanzio (250-327), che fu ripreso anche da Agostino
d'Ippona (354-430)[7], correggendo Cicerone, sostiene:
(LA) (IT)
« Hoc vinculo pietatis obstiicti Deo et religati « Con questo vincolo di pietà siamo stretti e legati
sumus ; unde ipsa religio nomen accepit, non ut (religati) a Dio: da ciò prese nome religio, e non
Cicero interpretatus est, a relegendo. » secondo l'interpretazione di Cicerone, da
relegendo. »

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(Lattanzio. Divinae institutiones IV, 28. Traduzione di Giovanni Filoramo. Le scienze delle religioni. Brescia, Morcelliana,
1997, pag.286)

Così lo studioso Luigi Alici (1950-) mette a confronto la lettura etimologica offerta da Agostino in De
civitate Dei X,3, che si richiama a Cicerone, con quella di Lattanzio il quale "preferisce insistere sull'idea
primitiva di 'ciò che lega' di fronte agli dèi":
« tale legame sarebbe pure indicato dall'uso simbolico delle vitae, cioè delle bende con cui si coprivano
il capo i sacerdoti »
(Luigi Alici. Nota 5 in Agostino. La città di Dio. Milano, Bompiani, 2004, pag.462)

Tuttavia lo storico delle religioni italiano Enrico Montanari (1942-) osserva che:
« Etimologicamente, religio non deriva da religare ('legarsi faccia a faccia con gli dèi'): questa
interpretazione, di fonte cristiana (Lattanzio), fu attribuita agli antichi, ma sulla base del nuovo culto
monoteistico. »
(Enrico Montanari. Roma. Il concetto di "religio" a Roma. In Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo). Torino,
Einaudi, 1993, pag.642)

Quindi, per Enrico Montanari, l'origine del termine "religione" è da ricercarsi nella coppia dei
termini religere/relegere intesi come "raccogliere nuovamente", "rileggere"[8] osservare "con scrupolo e
coscienziosità l'esecuzione di un atto"[9] e quindi eseguire con attenzione l'"atto religioso". Furono i primi
teologi cristiani, nel IV secolo, a rovesciare il significato originario del termine per collegarlo al nuovo
credo[10].
Allo stesso modo osservò Gerardus van der Leeuw (1890-1950) che coniando l'espressione homo
religiosus lo oppose all'homo negligens:
« Possiamo quindi intendere la definizione del giurista Masurio Sabino: religiosum est, quod propter
sanctitatem aliquam remotum ac sepositum a nobis est. Ecco precisamente in che cosa consiste
il sacro. Usargli sempre debiti riguardi: è questo l'elemento principale della relazione fra l'uomo e lo
straordinario. L'etimologia più verosimile fa derivare la parola religio da relegere, osservare, stare
attenti; homo religiosus è il contrario di homo negligens. »
(Gerardus van der Leeuw. Phanomenologie der Religion (1933). In italiano: Gerardus van der Leeuw. Fenomenologia
della religione. Torino, Boringhieri, 2002, pag.30)

Storia della definizione


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Storia della definizione e della nozione di "religione" in Occidente

Definizione e nozione di "religione" nella cultura religiosa greca


Il termine che nella lingua greca moderna indica la "religione" è θρησκεία (thrēskeia). Tale termine è
collegato a θρησκός (thrēskos; "pio", "timoroso di Dio"). Quindi anche se nella cultura religiosa greco-
antica non esisteva un termine che riassumesse quello che noi intendiamo oggi per
"religione"[11], thrēskeia[12] possedeva tuttavia un ruolo e un significato precisi[13]: indicava la modalità
formale con cui andava celebrato il culto a favore degli dèi[14]. Scopo del culto religioso greco era infatti
quello di mantenere la concordia con gli dèi: non celebrare loro il culto significava provocarne l'ira, da qui
il "timore della divinità" (θρησκός) che lo stesso culto provocava in quanto connesso con la dimensione
del sacro.

Definizione e nozione di "religione" nella cultura religiosa romana


La concezione romana di "religione" (religio) corrisponde alla cura nei
confronti dell'esecuzione del rito a favore degli dèi, rito che, per tradizione,
va ripetuto finché non risulti correttamente eseguito[15]. In questo senso i
romani collegavano al termine di "religione" un senso di timore nei confronti
della sfera del sacro, sfera propria del rito e quindi della religione stessa[16].
In un ambito più aperto i romani accoglievano comunque tutti i riti che non
contrastassero con il mos maiorum dei tradizionali riti religiosi, ovvero con il
costume degli antenati. Quando nuovi riti, e quindi novae religiones,
venivano a contrastare con il mos maiorum questi venivano proibiti: fu il
caso, ad esempio e di volta in volta, delle
religioni ebraica, cristiana, manichea e dei riti bacchanalia[17].
La prima definizione del termine "religione", ovvero del suo originario
Monaci manichei intenti termine latino religio, la dobbiamo a Cicerone il quale nel De
a copiare testi sacri, con inventione così la esprime:
un'iscrizione
in sogdiano (manoscritto (LA) (IT)
da Khocho, Bacino del « Religio est, quae superioris « Religio è tutto ciò che riguarda la
Tarim). Il manicheismo fu
naturae, quam divinam vocant, cura e la venerazione rivolti ad un
una religione perseguitata,
curam caerimoniamque effert » essere superiore la cui natura

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al pari di altre, nell'Impero definiamo divina »


romano in quanto
contrastava con il mos (Cicerone. De inventione. II,161)
maiorum. Con l'epicureo Lucrezio (98 a.C.-55 a.C.) si affaccia una prima critica alla
nozione di religione intesa qui come un elemento che sottomette l'uomo per
mezzo della paura e da cui il filosofo deve liberarsi[18]:
(LA) (IT)
« Humana ante oculos foede cum vita iacere / in « La vita umana giaceva sulla terra alla vista di tutti
terris oppressa gravi sub religione / quae caput a turpemente schiacciata dall'opprimente religione,
caeli regionibus ostendebat / horribili super che mostrava il capo dalle regioni celesti, con
aspectu mortalibus istans, / primum Graius homo orribile faccia incombendo dall'alto sui mortali. Un
mortalis tollere contra est / oculos ausus uomo greco[19] per la prima volta osò levare contro
primusque obsistere contra » di lei gli occhi mortali, e per primo resistere contro
di lei. »

(Lucrezio. De rerum natura I,62-7. Traduzione di Francesco Giancotti in Lucrezio. La natura. Milano, Garzanti, 2006, pagg.
4-5)

(LA) (IT)
« primum quod magnis doceo de rebus et artis « prima di tutto in quanto grandi cose insegno, e
religionum animum nodis exsolvere pergo » tento di sciogliere l'animo dai nodi stretti della
religione »

(Lucrezio. De rerum natura I,932)

Definizione e nozione di "religione" nell'Occidente cristiano


Le prime comunità cristiane non utilizzarono il termine religio per indicare le
proprie credenze e pratiche religiose[20]. Con il tempo, tuttavia,
diffusamente a partire dal IV secolo, il Cristianesimo adottò tale termine
nell'accezione indicata da Lattanzio, individuandone l'unicità in quanto la
"religione" era l'unica via di salvezza per l'uomo.
La relazione tra religio cristiana e quelle dei culti o delle "filosofie" Massacre saint
precedenti fu variamente interpretata dagli esegeti cristiani. Giustino (II Barthelemy di François
secolo)[21], ma anche Clemente Dubois (1529–1584)

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Alessandrino e Origene, sostennero che conservato presso il


partecipando tutti gli uomini al "Verbo" coloro Musée cantonal des
che tra questi vissero secondo "ragione" erano Beaux-Arts di Losanna. A
seguito dei massacri
comunque dei cristiani[22]. Con Tertulliano (III
provocati dalle Guerre di
secolo) la prospettiva cambiò e le differenze religione i pensatori
tra mondo "antico" e il mondo dopo la francesi del XVII secolo
"rivelazione" cristiana furono decisamente misero in dubbio la
accentuate. sovrapposizione delle
nozioni di civiltà e religione
Con Agostino d'Ippona (354-430), ma già
fino a quel momento in
precedentemente con Basilio, Gregorio
vigore.
Nazianzeno e Gregorio di Nissa, il
Ebrei in preghiera il pensiero platonico rappresentò per i teologi
giorno dello Yom Kippur,
cristiani un esempio della comprensibilità di cosa fosse la vera
opera di Maurycy
"religione"[23].
Gottlieb (1856–1879).
Nell'Occidente cristiano, Rispetto ai significati del termine "religione" nel mondo cristiano, lo storico
l'Ebraismo, come l'Islām, delle religioni svizzero Michel Despland osserva che:
verrà indicato come una
religione solo a partire dal « Diventato cristiano l'Impero, si trovano presso i cristiani tre accezioni
XVII secolo. della parola. La religione è un ordine pubblico mantenuto dall'imperatore
cristiano che instaura sulla terra la legislazione voluta da Dio (idea
imperiale). Può anche essere l'eros dell'anima individuale verso Dio
(idea mistica). Infine religio può designare la disciplina propria ai
battezzati che hanno fatto voto di perfezione e sono diventati eremiti o
cenobiti (Monachesimo). »
(Michel Despland. Religione. Storia dell'idea in Occidente, in Dictionnaire des
Religions (a cura di Jacques Vidal). Parigi, Presses universitaires de France, 1984. In
italiano: Dizionario delle religioni. Milano, Mondadori, 2007, pagg. 1539 e segg.)

Quindi se inizialmente il termine "religione" è assegnato esclusivamente agli ordini religiosi[24], a partire
dalla Francia il termine accoglie dapprima anche quei pellegrini o cavalieri che se ne mostrano degni
attraverso il mantenimento dei loro voti, poi i mercanti onesti e gli sposi fedeli, aprendo così il termine
all'intero mondo laicale che osserva con scrupolo i precetti della Chiesa.
Con la Scolastica la "religione" venne collocata tra le "virtù morali" inserite nella "giustizia" in quanto
essa rende a Dio l'onore e l'attenzione che gli sono "dovuti" esprimendosi con atti esteriori, come la

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liturgia o il voto, ed atti interiori, come la preghiera o la devozione[25].


Infine il termine "religione" diviene sinonimo di "civiltà". Con la Riforma protestante a partire dal XVI
secolo il termine "religione" è assegnato a due confessioni cristiane distinte, e solo con il XVII secolo
l'Ebraismo e l'Islām saranno considerate "religioni"[26].
Le Guerre di religione del XVI secolo provocarono in Francia l'abbandono dell'idea che il termine
"religione" potesse essere sovrapponibile a quello di civiltà e, ad incominciare dal XVII secolo, alcuni
intellettuali francesi avviarono una critica serrata al valore stesso della religione[26].
« Vive forze nazionali si risvegliano e insorgono contro l'adattamento compiuto dopo le guerre di
religione. Da allora la religione è vista come riguardante un'autorità oppressiva, la fede come una
credenza poco ragionevole, anzi quasi irragionevole. In Francia, le intelligenze cominciano a preferire la
civiltà alla religione. E c'è la tendenza a credere che quanto l'uomo più si civilizzerà tanto meno sarà
incline alla religione. »
(Michel Despland. Op.cit.)

"Razionalità" e "religione" nell'Occidente moderno e contemporaneo


A partire dal XVII secolo, la Modernità attribuisce valore supremo alla razionalità affrontando con questo
strumento conoscitivo anche l'alveo della religione che così viene sottoposto al suo esame.
Se da una parte autori come Gottfried Wilhelm von Leibniz (1645-1716) e Nicolas Malebranche (1638-
1715) dopo l'analisi razionale esaltarono i valori religiosi, altri, come ad esempio John Locke (1632-
1704) o Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), utilizzarono la "ragione" per spogliare la "religione" dei
suoi contenuti non giustificabili razionalmente.
Altri autori, come l'irlandese John Toland (1670-1722) o il francese Voltaire (1694-1778) furono
propugnatori del deismo, un lettura decisamente razionalista della religione.
Con David Hume (1711-1776) vi fu un rifiuto dei contenuti razionali della religione, nell'insieme
considerata un fenomeno del tutto irrazionale, nato dai timori propri dell'uomo nei confronti dell'universo.
Partendo dal giudizio di "irrazionalismo" della religione, in Occidente, con ad esempio Julien Offray de La
Mettrie (1709-1751) o Claude-Adrien Helvétius (1715-1771), si affacciarono le prime critiche radicali alla
religione che portarono all'affermazione dell'ateismo.
In questo ambito Paul Henri Thiry d'Holbach (1723-1789) giunse a sostenere che:
« L'idea di un Dio terribile, raffigurato come un despota, ha dovuto rendere inevitabilmente malvagi i

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suoi sudditi. La paura non crea che schiavi [...] che credono che tutto divenga lecito quando si tratta o di
guadagnarsi la benevolenza del loro Signore, o di sottrarsi ai suoi temuti castighi. La nozione di un Dio-
tiranno non può produrre che schiavi meschini, infelici, rissosi, intolleranti. »
(Holbach, Il buon senso, a cura di S. Timpanaro, Garzanti 1985, p.150)

Termini e definizioni di "religione" nelle culture non occidentali


Nelle culture non occidentali il termine "religione" viene reso con termini che non hanno la stessa
etimologia latina. Così, se in Occidente, fatto salvo la lingua greca, il termine "religione" ha ovunque
origine dal latino religio, l'etimologia del termine ebraico origina invece da un termine proprio dell'antico
persiano, allo stesso modo l'arabo dove il termine "religione" origina dall'avestico. Nelle lingue del
Subcontinente indiano invece il termine "religione" viene reso con termini di origine sanscrita e,
in Estremo Oriente, con termini di origine cinese.

Il termine "religione" nelle culture del Vicino e Medio Oriente


In lingua ebraica il termine occidentale "religione" viene reso come ‫( דת‬alfabeto ebraico) traslitterato
in caratteri latini come dath.
Tale termine compare alcune volte nel Tanakh, così nel Libro di Ester
(HE) (IT)
« ‫ויאמר המלך להעשות כן ותנתן דת בשושן ואת‬ « Il re ordinò che così fosse fatto. Il decreto (dath)
‫» עשרת בני המן תלו‬ fu promulgato a Susa. I dieci figli di Amàn furono
appesi al palo. »

(Libro di Ester, IX,14)

In questo verso ‫( דת‬dath) sta per "editto", "legge", "decreto". L'ebraico dath deriva dall'avestico e
dall'antico persiano dāta[27].
Il termine avestico dāta possiede in quella lingua sempre il significato di "legge" o di "legge di Ahura
Mazdā"[28], ovvero legge del Dio unico e supremo dello Zoroastrismo.
(AE) (IT)
« ahmya zaothre baresmanaêca mãthrem « Con questo zaothra e baresman desidero
speñtem ashhvarenanghem âyese ýeshti, dâtem questo Yasna per il generoso Manthra, il più
vîdôyûm âyese ýeshti, dâtem zarathushtri âyese glorioso e lo desidero per Dāta, la Legge, la più

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ýeshti, darekhãm upayanãm âyese ýeshti, gloriosa, santificata Aša, istituita contro i daēva, e
daênãm vanguhîm mâzdayasnîm âyese ýeshti. » per la legge insegnata da Zarathuštra. Desidero,
questo Yasna, per Upayana, l'antica tradizione
mazdea, e per Daēna, la santa religione
mazdea. »

(Avestā II, 13. Traduzione di Arnaldo Alberti, in Avestā. Torino, UTET, 2008, pag.96)

In lingua araba il termine occidentale "religione" viene reso come ‫( دين‬alfabeto arabo) traslitterato in
caratteri latini come dīn.
(AR) (IT)
« ‫ضيتُ َل ُك ُم‬ ِ ‫ا ْليَ ْو َم أ َ ْك َم ْلتُ َل ُك ْم ِدين َ ُك ْم َوأَتْ َم ْمتُ َع َليْ ُك ْم ِن ْع َم ِتي َور‬ « Oggi ho perfezionato la vostra religione ( dīn)
َ
‫سالَ َم ِدينا‬ ِ ً»
ْ ‫اإل‬ compiendo per voi il mio beneficio e ho scelto per
voi l'Islām come religione ( dīn) »

(Corano V,3)

Il termine arabo dīn deriva dal medio persiano dēn[29].


In lingua persiana il termine occidentale "religione" viene reso come ‫( دین‬alfabeto arabo-persiano)
traslitterato in caratteri latini come dīn.
Tale termine deriva dal termine medio persiano dēn che, a sua volta, deriva dall'avestico daēnā che in
quella antica lingua significa "religione" intesa come splendore, luminosità di Ahura Mazdā. Daēnā a sua
volta proviene, nella medesima lingua, dalla radice dāy (vedere).
(AE) (IT)
« nivaêdhayemi hañkârayemi mãthrahe speñtahe « Annuncio e celebro in lode del benefico ed
ashaonô verezyanguhahe dâtahe vîdaêvahe efficace Manthra, ašavan, rivelazione contro i
dâtahe zarathushtrôish darekhayå upayanayå daēva; rivelazione che viene da Zarathuštra, e in
daênayå vanghuyå mâzdayasnôish » lode di Daēna, la buona religione mazdea, che ha
un'antica Tradizione »

(Avestā I, 13. Traduzione di Arnaldo Alberti, in Avestā. Torino, UTET, 2008, pag.92)

Il termine "religione" nelle culture del Subcontinente indiano


Nella lingua hindi, la lingua ufficiale e più diffusa dell'India, il termine occidentale "religione" viene reso
come धमर् (alfabeto devanāgarī) traslitterato in caratteri latini come Dharma.

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« È abbastanza difficile trovare un'unica parola nell'area dell'Asia


meridionale che denoti ciò che in italiano è definito "religione", un
termine effettivamente piuttosto vago e dall'ampio raggio semantico.
Forse il termine più appropriato potrebbe essere il sanscrito dharma,
traducibile in diversi modi, tutti pertinenti alle idee e alle pratiche
religiose indiane »
(William K. Mahony. Induismo, "Enciclopedia delle Religioni" vol. 9: "Dharma La bandiera dell'India.
induista". Milano, Jaca Book, 2006, pag.99) Al centro della bandiera è
Gianluca Magi precisa tuttavia che il termine Dharma collocato, raffigurato in blu,
il Cakra di Aśoka ovvero il
« è più ampio e complesso di quello cristiano di religione e, dall'altro, sigillo che compare negli
meno giuridico delle attuali concezioni occidentali di "dovere" o di editti promulgati
"norma", poiché privilegia la consapevolezza e la libertà piuttosto che il dall'imperatore
concetto di religio od obbligo » indiano Aśoka (304-232
(in Dharma, "Enciclopedia filosofica" vol.3. Milano, Bompiani, 2006, pag. 2786) a.C.) e che rappresenta
il Dharmacakra, la "Ruota
Il termine Dharma (धमर्) è usato nella maggior parte delle religioni di del Dharma".
origine indiana per indicare tali contesti religiosi: Induismo (सनातन
धमर् Sanātana Dharma), Buddhismo (बौद्ध धमर् Buddha Dharma), Jainismo (जैन
धमर् Jain Dharma) e Sikhismo (िसख धमर् Sikh Dharma).
Ma anche per indicare le religioni occidentali come l'Ebraismo (यहूदी धमर्, Dharma ebraico) o
il Cristianesimo (ईसाई धमर्, Dharma cristiano)
Il termine Dharma deriva dalla radice sanscrita dhṛ traducibile in italiano come "fornire una base", ovvero
come "fondamento della realtà", "verità", "obbligo morale", "giusto", "come le cose sono" oppure "come
le cose dovrebbero essere".
(SA) (IT)
« Ṛtasya gopāv adhi tiṣṭhatho rathaṃ « O guardiani dell'ordine cosmico (Ṛta), o Dei le
satyadharmāṇā parame vyomani cui leggi (Dharma) sono sempre realizzate, voi
yam atra mitrāvaruṇāvatho yuvaṃ tasmai vṛṣṭir salite sul vasto carro del cielo più alto; a chi, Mitra
madhumat pinvate divaḥ » e Varuṇa, mostrate il vostro favore, la pioggia del
cielo dona abbondanza di miele »

(Ṛgveda, V 63,1 a-c)

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Il termine "religione" nelle culture dell'Estremo Oriente


In lingua cinese il termine occidentale "religione" viene reso
come , traslitterato in caratteri latini in zōngjiào (Wade-
Giles tsung-chiao).
Da questa lingua il termine religione ( ) viene così reso nelle
altre lingue estremo-orientali in:
lingua giapponese shūkyō;
lingua coreana 종교 jonggyo
lingua vietnamita tôn giáo.
In lingua cinese (jiào) rende anche il khotanese deśanā a sua
volta resa del sanscrito deśayati (causativo del verbo di III
cl. diś: "mostrare", "assegnare", "esibire", "rivelare") e anche
il sanscrito śāsana (insegnamento).
Il carattere è formato da ( zǐ, bambino, dove la figura
stilizzata è avvolta in fasce e agita le braccia), ( lǎo, vecchio).
Mentre (zōng) indica "scuola", "tradizione acclarata",
"religione" quindi "insegnamento di una tradizione
sānjiào yījiào Tre religioni
acclarata/religione".
(insegnamenti) una religione
Il carattere cinese (zōng) è formato dai caratteri (mián, (insegnamento). Confucio ( Kǒng
tetto di un edificio) e ( shì "altare" oggi nel significato di Qiū) e Lǎozǐ ( ) proteggono
"mostrare") a sua volta composto da (altare primitivo) con ai il Buddha Śākyamuni (
lati (gocce di sangue o di libagioni); il tutto a significare Shìjiāmóuní) infante. Rotolo dipinto su
seta, Dinastia Ming (1368-1644)
"edificio che contiene un altare".
conservato presso il British
Le singole religioni vengono indicate dal nome che le Museum di Londra.
caratterizza seguite dal carattere (jiào): Buddhismo
(Fójiào da Fó Buddha), Confucianesimo (Rújiào, da
Rú, letterato confuciano), Daoismo (Dàojiào da Dào) Cristianesimo (Jīdūjiāo da
Jīdū Cristo), Ebraismo ( Yóutàijiào da Yóutài Giuda), Islām ( Yīsīlánjiāo da
Yīsīlán Islām).

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Definizione e spiegazione del fenomeno religioso


nelle scienze delle religioni e nella filosofia

Natura problematica della definizione di "religione"


La definizione moderna del termine
"religione" è problematica e
controversa:
« Definire la religione è
compito tanto ineludibile
quanto improbo. È infatti
evidente che, se una
definizione non può prendere Scrittura oracolare su ossa,
il posto di una indagine, all'origine del carattere cinese ( zǐ,
quest'ultima non può avere bambino). Il carattere cinese che indica
luogo in assenza di una la singola "religione" è (jiào). Esso si
definizione. » compone del carattere di ( zǐ,
Max Weber (1864-
(Giovanni Filoramo. Op.cit 1993, bambino) e del carattere ( lǎo,
1920) sostenne che la
pag.621)
vecchio), il tutto ad indicare
definizione di "religione" si
l'insegnamento.
può declinare alla fine della
Già Max Weber aveva sostenuto
ricerca su di essa.
che:
« Una definizione di ciò che la religione
'è' non può trovarsi all'inizio, ma caso
mai, alla fine di un'indagine come quella
che segue. »
(Max Weber. Economia e società Milano,
Comunità, 1968, pag.411. (prima ed. 1922))

Melford E. Spiro (1920-)[30] e Benson Saler[31] obiettano in proposito che


quando non si definisce l'oggetto di indagine in modo esplicito si finisce per
definirlo in modo implicito.
Lo storico polacco Leszek Kołakowski (1927-2009) rileva invece che:

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« Studiando le attività umane nessuno dei concetti di cui disponiamo Leszek


può essere definito con assoluta precisione, e, sotto questo aspetto, Kołakowski (1927-2009) ha
'religione' non si trova in una situazione peggiore di "arte", "società", osservato che, come per
"storia", "politica", "scienza", "linguaggio" e innumerevoli altre parole. altri ambiti umanistici,
Ogni definizione della religione deve essere fino ad un certo punto, difficilmente si potrà
arbitraria, e, per quanto scrupolosamente tentiamo di far sì che si addivenire ad una
conformi all'impiego attuale della parola nel linguaggio comune, molte definizione condivisa del
persone riterranno che la nostra definizione comprenda troppo o troppo termine "religione".
poco. »
(Leszek Kołakowski. Se non esiste Dio. Bologna, Il Mulino, 1997)

Le spiegazioni sulla natura e le ragioni dell'esistenza dei credi religiosi

Il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach (1804-1872) sosteneva che: la religione consiste di idee e valori
prodotti dagli esseri umani, erroneamente proiettati su forze e personificazioni divine. Dio sarebbe quindi
la costruzione di un Super uomo (uomo potenziato con attribuiti ideali dati dall'uomo stesso). È una
forma di Alienazione (che non ha lo stesso significato attribuito da Marx), in quanto la religione estranea
l'uomo da sé stesso facendogli credere di non essere in prima persona: l'uomo è sottomesso da sé
stesso. La religione si trova ad essere dunque un rifugio dell'uomo di fronte alla durezza della realtà
quotidiana.
Karl Marx (1818-1883) affermò che: la Religione è «il gemito della creatura oppressa, l'animo di un
mondo senza cuore, così come è lo spirito d'una condizione di vita priva di spiritualità. Essa è l'oppio dei
popoli»[32].
Secondo l'ottica di Max Weber (1864-1920): le Religioni mondiali sarebbero capaci di raccogliere vaste
masse di credenti e di influenzare il corso della storia universale. Weber non crede che la religione sia
una forza conservatrice (Karl Marx), bensì crede che essa possa provocare enormi trasformazioni
sociali: La religione influisce sulla vita sociale ed economica. Il Puritanesimo e il protestantesimo, ad
esempio, furono all'origine del modo di pensare capitalistico. Ne ”L'etica protestante e lo spirito del
capitalismo” Weber discusse ampiamente l'influenza del cristianesimo sulla storia dell'Occidente
moderno. Weber scoprì che effettivamente alcune religioni sono caratterizzate da un ascetismo
ultramondano, che privilegia la fuga dai problemi terreni, distogliendo gli sforzi dallo sviluppo economico.
Il cristianesimo sarebbe una religione di salvezza per Weber, poiché è incentrata sulla convinzione che

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gli esseri umani possano essere salvati purché scelgano la fede e seguano le sue prescrizioni morali. Le
religioni di salvezza presentano un aspetto rivoluzionario perché sono caratterizzate da un ascetismo
intramondano, cioè uno spirito religioso che privilegia la condotta virtuosa in questo mondo. Le religioni
asiatiche invece avevano un atteggiamento di passività rispetto all'esistente.
Tra le riflessioni contemporanee, particolarmente interessante è la spiegazione del fenomeno religioso
proposta da Marcel Gauchet a iniziare dall'opera del 1985 Il Disincanto del mondo [33]: secondo lo
storico-filosofo francese, la religione non è né una tensione individuale verso il trascendente, né una
costruzione funzionale alla giustificazione del potere. La religione va invece intesa, in una prospettiva
storica e antropologica, come maniera particolare di strutturazione dello spazio sociale e umano. In
particolare la forma più pura di religione è da rintracciare negli animismi che caratterizzano quelle
società che Pierre Clastres definisce “contro lo Stato”. Nelle società di questo tipo, la legge viene cioè
fatta risalire a un tempo e a forze assolutamente altre rispetto al presente e nessun membro della
società può quindi rivendicare un rapporto privilegiato con il trascendente. La nascita di un'istanza
separata del potere è indisgiungibile da una trasformazione della religione: dopo tali trasformazioni, il
mondo terreno e la realtà trascendente entrano in rapporto. La religione, che nella sua forma più pura
era un disinnescamento totale dell'instabilità sociale, una rimozione assoluta della divisione attraverso
l'assolutizzazione della separazione terreno/trascendente, si apre a quella che Gauchet definisce l'uscita
dalla religione.

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Alcuni termini classificatori e descrittivi delle religioni


Animismo
"Animismo" (dall'inglese animism, a sua volta dal latino anĭma) è il termine introdotto nello studio delle
religioni primitive dall'antropologo inglese Edward Burnett Tylor (1832-1917) che, nel 1871 nel
suo Primitive Culture: Researches into the Development of Mythology, Philosophy, Religion, Language,
Art and Custom, lo utilizzò per indicare quella prima forma di credenza spirituale ("anima" o "forza
vitale") che viene riscontrata in oggetti o luoghi. In tal senso la teoria di Tylor si opponeva a quella

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di Herbert Spencer (1820-1903) che invece poneva nell'ateismo le convinzioni


degli uomini primitivi[34].
La teoria "animistica", già messa in discussione da Marcel Mauss (1872-1950) e
da James Frazer (1854-1941), è rifiutata oggi dalla maggior parte degli
antropologi.
Tuttavia, come nota Jacques Vidal[35]
« in mancanza di altre espressioni l'uso del termine rimane frequente. »

Carlo Prandi[36] nota anche come tale termine venga utilizzato per indicare le Edward Burnett
credenze religiose dell'Africa subsahariana, quelle afrobrasiliane e quelle attinenti Tylor introdusse,
alle culture dell'Oceania. nel 1871, la
nozione di
Deismo "animismo".

Il termine "Deismo" (dal francese déisme, a sua volta dal latino deus[37]) fu coniato
dal teologo calvinista svizzero di lingua francese Pierre Viret (1511-1571) che
nella sua Instruction chrétienne del 1564 lo utilizzò per indicare un gruppo che si
opponeva agli "ateisti". Ma Viret descrisse questo "gruppo" come di coloro che pur
credendo in un Dio unico e creatore rigettavano la fede in Gesù Cristo.
Il poeta inglese John Dryden (1631-1700), in Religio Laici del 1682 definì il
"Deismo" come la credenza in un Dio creatore rifiutando qualsivoglia dottrina
propugnata dalla tradizione e dalla rivelazione.
Con la pubblicazione, nel 1697 del Dictionnaire historique et critique di Pierre Il teologo
calvinista
Bayle (1647-1706), che riprese la nozione di Déisme suggerita da Viret, il termine
svizzero Pierre
fu ampiamente diffuso nella cultura europea.
Viret (1511-1571)
Tuttavia il significato di "Deismo" ha posseduto, di volta in volta, connotazioni che, nel
diverse. Allen W. Wood[38] ne ha identificate quattro: suo Instruction
chrétienne del 1564
1. credenza in un Essere supremo privo di tutti gli attributi di personalità introdusse il
(come intelletto e volontà); termine "deismo".
2. credenza in un Dio, ma rifiuto di qualsiasi cura provvidenziale da parte di
questi per il mondo;
3. fede in un Dio, ma negazione di ogni vita futura;

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4. credenza in un Dio, ma rifiuto di tutti gli altri articoli di fede religiosa.


Molti filosofi e scienziati, per lo più illuministi del Settecento, sostennero tali
posizioni; varianti istituzionalizzate del "Deismo" sono il Culto dell'Essere
supremo durante la Rivoluzione Francese e la spiritualità della Massoneria.

Enoteismo
"Enoteismo" (dal tedesco henotheismus, a sua volta dal greco εἷς eîs +
θεός theós "un dio") fu il termine coniato dal Friedrich Schelling (1775-1854)
in Philosophie der Mythologie und der Offenbarung (1842) per indicare un Friedrich
"monoteismo " rudimentale sorto durante la preistoria della coscienza e Schelling nel 1842
precedente al "monoteismo evoluto" e al politeismo. introdusse per
primo il termine
Successivamente, l'indologo tedesco Friedrich Max Müller (1823-1900) utilizzò
"enoteismo" poi
questo termine[39] per indicare una pratica propria del Ṛgveda consistente
ripreso e diffuso
nell'isolare una divinità rispetto alle altre durante le invocazioni rituali. dall'indologo Friedri
Nel suo significato storico-religioso, "enoteismo" occorre ad indicare quella forma ch Max
di culto per cui una divinità viene, durante il rito, momentaneamente isolata e Müller (1823-1900).
privilegiata rispetto alle altre, assurgendo così a divinità principale.

Monoteismo
Il termine Monoteismo (neologismo greco, dal greco μόνος, mónos = unico, solo
e θεός theós = dio) caratterizza quelle religioni che propugnano l'esistenza di una
singola divinità.
André Lalande (1867-1963) ha così descritto, nel suo Vocabulaire technique et
critique de la philosophie, revu par MM. les membres et correspondants de la
Société française de philosophie et publié, avec leurs corrections et observations
par André Lalande, membre de l'Institut, professeur à la Sorbonne, secrétaire John
général de la Société (2 volumi) Parigi, 1927, il termine "monoteismo": Toland (1670-1722)
« Dottrina filosofica o religiosa che ammette un solo Dio, distinto dal mondo » nel
suo Socinianism
Il tema, controverso, è quali possano essere le religioni ascrivibili a questo Truly Stated. By a
contesto. pantheist (1705)

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Dopo una disamina di tale problema, Paolo Scarpi così chiosa: utilizzò per primo la
nozione di
« In questa prospettiva, pertanto conviene limitare l'uso del termine "panteismo".
monoteismo alle forme religiose che storicamente si sono affermate come tali e
che hanno elaborato una speculazione teologica finalizzata alla dimostrazione
dell'unicità di Dio »

Intendendo in questa prospettiva sostanzialmente l'Ebraismo, il Cristianesimo e l'Islām. Di tutt'altro


avviso è invece, ad esempio, Theodore M. Ludwig che nella Encyclopedia of Religion nata dal progetto
internazionale proposto da Mircea Eliade include, sia nell'edizione del 1987 che nella seconda edizione
del 2005, nella voce Monotheism[40], altre religioni oltre quelle qui sopra citate come lo Zoroastrismo,
la Religione greca nella forma di alcuni culti e nel pensiero di alcuni teologi greci, la Religione egizia del
culto di Aton, il Buddhismo nella forma della Terra Pura, l'Induismo in alcune sue particolari
manifestazioni e il Sikhismo.

Panteismo
Il termine Panteismo (dall'inglese pantheism a sua volta dal greco παν pan + θεός theós = tutto Dio)
letteralmente significa "tutto è Dio". Tale termine fu derivato da analogo termine, pantheistic, utilizzato dal
filosofo irlandese John Toland (1670-1722) nel suo Socinianism Truly Stated. By a pantheist (1705), ed
ebbe larga diffusione in Europa durante le polemiche inerenti al Deismo.
Oggi il termine "Panteismo" occorre come termine tecnico-descrittivo per individuare quei credi religiosi,
o filosofico-religiosi, che individuano una divinità che abbraccia ogni cosa, ovvero Dio che compenetra
ogni aspetto e luogo dell'universo rendendo così sacro ogni aspetto dell'esistente, anche quello
naturale[41].

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Politeismo
Il termine "politeismo" è attestato nelle lingue moderne per la prima volta nella lingua francese

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(polythéisme) a partire dal XVI secolo[42]. Il termine polythéisme fu coniato dal giurista e filosofo
francese Jean Bodin, e quindi utilizzato per la prima volta nel suo De la démonomanie des
sorciers (Parigi, 1580), per poi finire nei dizionari come il Dictionnaire universel françois et latin (Nancy
1740), il Dictionnaire philosophique di Voltaire (Londra 1764) e, l'Encyclopédie di D'Alembert e Diredot
(seconda metà del XVIII secolo), la cui voce polytheisme è curata dallo stesso Voltaire. Utilizzato in
ambito teologico in opposizione a quello di "monoteismo"; entra nella lingua italiana nel XVIII secolo[43].
Il termine polythéisme, quindi "politeismo", è formato da termini derivati dal greco antico: πολύς (polys) +
θεοί (theoi) ad indicare "molti dèi"; quindi da polytheia, termine coniato dal filosofo giudaico di lingua
greca Filone di Alessandria (20 a.C.-50 d.C.) per indicare la differenza tra l'unicità di Dio nell'Ebraismo
rispetto alla nozione pluralistica dello stesso propria delle religioni antiche[44], tale termine fu poi ripreso
dagli scrittori cristiani (ad esempio da Origene in Contra Celsum).
Tale termine indica quelle religioni che ammettono l'esistenza di più dèi a cui destinare dei culti.

Religioni (in ordine alfabetico) con maggior numero di fedeli


Buddhismo
Il Buddhismo è una religione che comprende una varietà di
tradizioni, credenze e pratiche, in gran parte basata sugli
insegnamenti attribuiti a Siddhārtha Gautama, vissuto nel Nepal
intorno al VI secolo a.C., comunemente appellato come
il Buddha, ossia "il Risvegliato".
Le numerose scuole dottrinarie afferenti a questa religione si
fondano e si differenziano in base alle raccolte scritturali Il Buddhismo nel mondo
riportare nei Canoni buddhisti e agli insegnamenti tradizionali
trasmessi all'interno delle stesse scuole.
Le due grandi differenziazioni all'interno del Buddhismo riguardano le correnti Theravāda, presente
prevalentemente in Sri Lanka, Thailandia, Cambogia, Myanmar e Laos, e Mahāyāna, presente invece
prevalentemente in Cina, Tibet, Giappone, Corea, Vietnam e Mongolia.

Cristianesimo

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Il Cristianesimo è la religione più diffusa nel mondo, in


particolare in Occidente (Europa, Americhe, Oceania). Le forme
storiche del cristianesimo sono molteplici, ma è possibile
indicare tre principali suddivisioni: il Cattolicesimo,
il Protestantesimo, l'Ortodossia. Oltre a queste tre suddivisioni,
esistono alcuni credi che si riallacciano al Cristianesimo ma non
I cristiani nel mondo per nazione
sono classificati nelle tre categorie principali, tra
cui Mormonismo e i Testimoni di Geova.
Tutte queste tradizioni cristiane riconoscono, seppure con
piccole varianti, che il loro fondatore, Gesù di Nazaret, è il Figlio di Dio, e lo riconoscono come Signore.
Credono altresì, a parte i Testimoni di Geova, i Mormoni ed i Protestanti Unitari, che Dio è uno in tre
persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Inoltre, seppure con qualche differenziazione sul numero dei libri, considerano la Bibbia un testo ispirato
da Dio. La Bibbia dei cristiani è composta dall'Antico Testamento, il quale corrisponde alla Septuaginta,
versione e adattamento in lingua greca della Bibbia ebraica con l'aggiunta di ulteriori libri[45], e dal Nuovo
Testamento: quest'ultimo ruota interamente sulla figura di Gesù Cristo e del suo "lieto annuncio"
(Vangelo).

Induismo
L'Induismo è un insieme di dottrine, credenze e pratiche
religiose e filosofico-religiose che hanno avuto origine in India,
luogo dove risiede la maggioranza dei suoi fedeli. Secondo la
tradizione, questa religione è eterna (Sanātana dharma,
religione eterna) non avendo né un principio né una fine.
L'Induismo fa riferimento ad un insieme di testi sacri che per
Induismo nel mondo tradizione suddivide in Śruti e in Smṛti. Tra questi testi occorre
ricordare in particolar modo i Veda, le Upaniṣad e
la Bhagavadgītā.

Islam
L'Islām è la più recente delle tre principali religioni monoteiste originarie del Vicino Oriente. Ha come

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principale riferimento il Corano considerato libro sacro. Il testo


in lingua araba, una raccolta di predicazioni orali, è
relativamente breve rispetto ai testi sacri ebraici o hindū. Il
termine Islām significa letteralmente "sottomissione", intesa
come fedeltà alla parola di Dio. L'Islām condivide con
l'Ebraismo e il Cristianesimo gran parte della tradizione
dell'Antico Testamento, legittimando il Presenza musulmana nel mondo
riferimento biblico secondo cui Isacco/Israele (progenitore degli
ebrei) e Ismaele (progenitore degli arabi) erano entrambi figli
di Abramo. Riconosce la vita e le opere di Gesù ritenendolo però un profeta. La figura di riferimento
dell'Islām è Muhammad (Maometto), vissuto nel VII secolo nella penisola arabica, di cui
la Sunna raccoglie gli aneddoti. Le due suddivisioni principali di questa religione sono l'Islām sunnita e
l'Islām sciita.

Altre religioni
Altre importanti religioni, diffuse soprattutto in Asia sono:
Bahá'í
Confucianesimo
Ebraismo
Shintoismo
Sikhismo
Taoismo
Zoroastrismo

Nuovi movimenti religiosi


Bambini di Dio
Chiesa dell'unificazione
Meditazione trascendentale
Movimento raeliano
Neopaganesimo
Organizzazione Sathya Sai

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Pastafarianesimo
Rajneeshismo
Rastafarianesimo
Sahaja Yoga
Scientology
Testimoni di Geova
Wicca

Note
1. ^ Cfr. Enciclopedia Treccani
2. ^ a b Jean Paulhan, Il segreto delle parole, a cura di Paolo Bagni, postfazione di Adriano Marchetti,
Firenze, Alinea editrice, 1999, p. 45, ISBN 88-8125-300-3.
3. ^
« «le fait de se lier vis-à-vis des dieux», symbolisé par l'emploi des uittæ et des στέμματα dans le culte. »
((FR) Alfred Ernout e Antoine Meillet, Dictionnaire étymologique de la langue latine - Histoire des mots (PDF), ristampa della
IV edizione, in nuovo formato, aggiornata e corretta da Jacques André (1985), Parigi, Klincksieck, 2001 [15/01/1932],
p. 569, ISBN 2-252-03359-2. URL consultato il 24 luglio 2013.)

4. ^ Michael von Albrecht, Terror et pavor: politica e religione in Lucrezio (PDF), fondazionecanussio.org,
2005, pp. 238-239. URL consultato il 22 luglio 2013.
5. ^ cfr. anche (EN) Robert Schilling, The Roman Religion , in Claas Jouco Bleeker e Geo Widengren (a
cura di), Historia Religionum I - religions of the past, vol. 1, 2ª ed., Leiden, E. J. Brill, 1988 [1969],
p. 443, ISBN 978-90-04-08928-0. URL consultato il 24 luglio 2013.
6. ^ Polibio, Storie, VI 56.
7. ^ Retractationes I, 13. Anche se in De civitate Dei X,3 Agostino segue invece l'etimologia offerta da
Cicerone:
« Eleggendo quindi Dio, o piuttosto rieleggendolo (da cui verrebbe il termine religione) avendolo perduto
per nostra negligenza »
(Agostino. La città di Dio. Milano, Bompiani, 2004, pag.462)

8. ^ Cfr. anche Giovanni Filoramo. Che cos'è la religione. Torino, Einaudi, 2004, pag.81-2.
9. ^ Giovanni Filoramo. Op.cit. 1993.
10. ^ Giovanni Filoramo. Op.cit 2004 pag.82 nota 2; Op.cit. 1993, pag. 624; Le scienze delle religioni.
Brescia, Morcelliana, 1997, pag.286
11. ^ Cfr., ad esempio, Paolo Scarpi. Grecia (religione) in Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni
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11. ^ Cfr., ad esempio, Paolo Scarpi. Grecia (religione) in Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni
Filoramo). Torino, Einaudi, 1993, p. 350.
12. ^ Dialetto ionico.
13. ^ Questo tuttavia al di fuori del dialetto attico, cfr. in tal senso e per una più approfondita disamina dei
termini Walter Burkert, Op. cit. pp. 491 e sgg.
14. ^ «Tutti questi dati si intrecciano e completano la nozione che la parola thrēskeia evoca di per sé stessa:
quella di 'osservanza, regola della pratica religiosa'. La parola si ricollega a un tema verbale che denota
l'attenzione al rito, la preoccupazione di restare fedeli a una regola.» Émile Benveniste. Il vocabolario
delle istituzioni indoeuropee, voll. II. Torino, Einaudi, 1976, p.487.
15. ^
« Per i Romani religio stava a indicare una serie di precetti e di proibizioni e, in senso lato, precisione,
rigida osservanza, sollecitudine, venerazione e timore degli dèi. »
(Mircea Eliade. Religione in Enciclopedia del novecento. Istituto enciclopedico italiano, 1982, pag.121)

16. ^ Enrico Montanari. Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo. Torino, Einaudi, 1993, pag.
642-4
17. ^ Enrico Montanari. Op.cit., pag. 642-4
18. ^ Va precisato tuttavia che gli epicurei non negavano l'esistenza delle divinità quanto piuttosto
affermavano la loro lontananza e il loro disinteresse nei confronti degli uomini.
19. ^ Si riferisce ad Epicuro.
20. ^ Michel Despland. Religione. Storia dell'idea in Occidente, in Dictionnaire des Religions (a cura
di Jacques Vidal). Parigi, Presses universitaires de France, 1984. In italiano: Dizionario delle religioni.
Milano, Mondadori, 2007, pagg. 1539 e segg.
21. ^ I Apologeticum XLVI, 3 e 4.
22. ^ Tra questi Giustino cita esplicitamente Socrate ed Eraclito:
« Coloro che hanno vissuto secondo il Logos sono cristiani, anche se sono stati considerati atei, come,
tra i Greci, Socrate ed Eraclito, ad altri simili, e tra i barbari, Abramo, Anania, Azaria, Misael, Elia, e molti
altri ancora, dei quali ora non elenchiamo le opere e i nomi, sapendo che sarebbe troppo lungo. Di
conseguenza coloro che hanno vissuto prima di Cristo, ma non secondo il Logos, sono stati malvagi,
nemici di Cristo e assassini di quelli che vivevano secondo il Logos; al contrario coloro, quelli che hanno
vissuto e vivono secondo il Logos sono cristiani, non soggetti a paure e turbamenti »
(Giustino. Apologia I, 47,3 e 4. Traduzione di Giuseppe Girgenti in Giustino Apologie. Milano, Rusconi, 1995, pagg. 125-7)

.
23. ^ Cfr. a titolo esemplificativo Agostino d'Ippona. De vera religione 1-3.
24. ^
« Nel XIII sec. una religione è un Ordine religioso »

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« Nel XIII sec. una religione è un Ordine religioso »


(Michel Despland. Op.cit..)

25. ^ Antonin-Dalmace Sertillanges. La philosophie morale de saint Thomas d'Aquin. Parigi, 1947.
26. ^ a b Michel Despland. Op.cit..
27. ^ F. Brown, S. R. Driver, Ch. A. Briggs. A Hebrew and English Lexicon of the Old Testament. Oxford,
Clarendon Press, 1968
28. ^ Dāta' nella Encyclopaedia Iranica.
29. ^
« DlN, I. Definition and general notion. It is usual to emphasize three distinct senses of din: (i) judgment,
retribution; (2) custom, sage; (3) religion. The first refers to the Hebraeo-Aramaic root, the second to the
Arabic root ddna, dayn (debt, money owing), the third to the Pehlevi dēn (revelation, religion). This third
etymology has been exploited by Noldeke and Vollers. »
(Louis Gardet. Encyclopedia of Islam, vol.2. Leiden, Brill, 1991, pag.253)

30. ^ Melford E. Spiro. Religion: problems of definition and explanation, in M. Banton (a cura
di) Anthropological Approaches to the study of Religion. London, Tavistock, 1966, pag. 90-1.
31. ^ Benson Saler. Conceptualizing Religion: Immanent Anthropologist, Trascendent Natives, and
Unbounded Categories. Leiden, Brill, 1993, pagg. 28-9.
32. ^ Karl Marx, "Introduzione" alla Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico, in Opere filosofiche
giovanili, Torino, Einaudi 1969.
33. ^ (traduzione italiana Einaudi 1992)
34. ^ Kees W. Bolle. Animism and Animatism. Encyclopedia of Religion vo.1. NY, Macmillan, 2005 (1987)
pagg. 362 e segg.
35. ^ Dictionnaire des Religions (a cura di Jacques Vidal). Parigi, Presses universitaires de France, 1984. In
italiano: Dizionario delle religioni. Milano, Mondadori, 2007, pag. 60.
36. ^ Carlo Prandi. Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo). Torino, Einaudi, 1993, pag.37
37. ^ La sua etimologia è del tutto simile a quello di "Teismo" derivando quest'ultimo dal greco théos e il primo
dal latino deus.
38. ^ Encyclopedia of Religion, vol.4. NY, Macmillan, 2005, pag. 2251-2
39. ^ Friedrich Max Müller. Selected Essays on Language, Mythology and Religion, vol. 2, Londra, 1881.
40. ^ Theodore M. Ludwig. Monotheism, in Encyclopedia of Religion vol.9. NY, Macmillan, 2005, pagg. 6155
e segg.
41. ^ H. P. Owen. Concepts of Deity. Londra, Macmillan, 1971.
42. ^ Paolo Scarpi, Politeismo in Dizionario delle religioni, Torino, Einaudi, 1993, p. 573.
43. ^ Alberto Nocerini, L'Etimologico, Firenze, Le Monnier, edizione elettronica
44. ^ Gabriella Pironti. Il "linguaggio" del politeismo in Grecia: mito e religione vol.6 della Grande Storia

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44. ^ Gabriella Pironti. Il "linguaggio" del politeismo in Grecia: mito e religione vol.6 della Grande Storia
dell'antichità (a cura di Umberto Eco). Milano, Encyclomedia Publishers/RCS, 2011, pag.22.
45. ^ Da tener presente che la Bibbia protestante conserva una differente raccolta di libri rispetto a quella, ad
esempio, cattolica.

Bibliografia
Angelo Brelich, Introduzione alla storia delle religioni, Roma-Bari, Editori Laterza, 1991.
Walter Burkert, La creazione del sacro, Milano, Adelphi, 2003.
Yves Coppens, Origines de l'homme - De la matière à la conscience, Paris, De Vive Voix, 2010.
Yves Coppens, La preistoria dell'uomo, Milano, Jaca Book, 2011.
Alfonso Maria Di Nola, Attraverso la storia delle religioni, Roma, Di Renzo Editore, 1996.
Ambrogio Donini, Lineamenti di storia delle religioni, Roma, Editori Riuniti, 1959.
Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, Torino, Bollati Boringhieri, 1999.
Giovanni Filoramo, Storia delle religioni, Roma-Bari, Editori Laterza, 1994.
John Michael Greer, After Progress: Reason and Religion at the End of the Industrial Age,
0865717915, 9780865717916 New Society Publishers 2015

Voci correlate
Antropologia delle religioni
Credenza religiosa
Culto
Dio
Divinità
Fenomenologia della religione
Filosofia della religione
Fede
Homo religiosus
Importanza della religione per stato
Preghiera
Psicologia della religione
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Psicologia della religione


Religione di Stato
Religioni maggiori
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Rivelazione
Rito
Santuario
Sacrificio
Scienza delle religioni
Storia delle religioni
Sacro
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Teologia
Uscita dalla religione

Pubblicato da Richard Oakgreat a 09:30

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