Giustificazione Prima Di Lutero

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Chi sono i cristiani evangelici? Cosa dice la Bibbia? Rispondono i moderatori >> Chi
sono e cosa credono i cristiani evangelici? >> Giustificazione per fede prima di Lutero
(Messaggio iniziato da: gowario il 16.10.2015 alle ore 22:10:42)
Titolo: Giustificazione per fede prima di Lutero
Post di gowario il 16.10.2015 alle ore 22:10:42
Ciao a tutti, riguardo alla teoria della giustificazione evangelica ho un dubbio, esiste
qualcuno che prima di Lutero ha espresso un concetto simile? So che voi vi basate
esclusivamente sulla Bibbia, ma mi sembrerebbe strano se qualcuno prima di Lutero
non avesse mai interpretato quei brani di Paolo come fanno le chiese evangeliche oggi.
Grazie in anticipo.
Titolo: Re: Giustificazione per fede prima di Lutero
Post di Asaf il 17.10.2015 alle ore 11:55:26
Devi considerare che da Lutero, o comunque dall'età rinascimentale (invenzione della
stampa e riscoperta del testo originale greco) s'inizia veramente a mettere le basi di una
teologia basata sul "Sola Scriptura" (solo sulle cose che son scritte), quindi sul Testo
Biblico e sulle sue lingue originali.
Anche se prima di Lutero ci sono stati altri "riformatori" che in un modo o nell'altro non
condividevano molte delle dottrine della chiesa cattolica romana, p.es. Wyclif, Hus, il
movimento valdese, ...
Detto questo, Lutero stesso descrive la scoperta sulla giustificazione per la sola fede
quando avendo fatto più esperienza nello studio della Scrittura, in particolare nelle
lettere di Paolo, e meditando sulla "Giustizia di Dio", trova conferma nella lettura di
"Spirito e Lettera", che anche Agostino d'Ippona aveva interpretato "la giustizia di Dio"
in modo simile a lui, anche se, aggiunge, non scende nei dettagli.
Grazie per la risposta, ma sembra incredibile che Paolo Apostolo rivela questo concetto
fondamentale che la salvezza è per la sola fede, tuttavia gli antichi testi cristiani come la
Didachè non ne parlano, poi nel corso dei secoli ci saranno tanti movimenti cristiani che
pretendono di seguire correttamente la Bibbia ma non sembra esserci nessuno che parli
di giustificazione per fede. Poi nel sedicesimo secolo Lutero capisce cosa intendeva dire
veramente Paolo e per molti cristiani è una realtà indiscussa. Non è più probabile che in
quei versetti che vengono presi per dimostrare la giustificazione per fede Paolo
intendesse dire che l'uomo può essere salvato senza le opere della legge, come la
circoincisione?
on 10/17/15 alle ore 22:49:31, gowario wrote:
Grazie per la risposta, ma sembra incredibile che Paolo Apostolo rivela questo concetto
fondamentale che la salvezza è per la sola fede, tuttavia gli antichi testi cristiani come la
Didachè non ne parlano, poi nel corso dei secoli ci saranno tanti movimenti cristiani che
pretendono di seguire correttamente la Bibbia ma non sembra esserci nessuno che parli di
giustificazione per fede.
Il ragionamento è fallace e sillogistico, perchè deduci una conclusione da una premessa
"assente":
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a) dovremmo andare tutti dietro alla cosidetta "teologia della maggioranza", per la serie
si è sempre detto e fatto così.
b) l'argomento del silenzio non ha valore.
Quote:
Poi nel sedicesimo secolo Lutero capisce cosa intendeva dire veramente Paolo e per molti
cristiani è una realtà indiscussa.
Lutero ha fatto una cosa che nessuno o pochissimi avevano tentato di fare, si è preso la
"briga" di studiare la Scrittura senza paraocchi e senza imposizioni preconfezionate da
qualche concilio, e l'ha fatta traducendo dal testo greco.
Fermo restando che secondo lui, già Agostino nel IV sec. era del suo medesimo
pensiero.
Quote:
Non è più probabile che in quei versetti che vengono presi per dimostrare la giustificazione
per fede Paolo intendesse dire che l'uomo può essere salvato senza le opere della legge,
come la circoincisione?
Certo, ma è riduttivo perchè:
1) parlare di giustificazione per fede solo in relazione alle opere della legge giudaica,
quindi la circoncisione, non solo è riduttivo ma anche falso. Paolo parlava a giudei e
pagani senza distinzione.
2) "opere della legge" non è sempre sinonimo che Paolo stia parlando di circoncisione. Le
"opere della legge" per un ebreo sono anche tutte le opere a carattere morale e sociale
per es. Le.19; Es.23:19; De.24:522.
Ora, basta che apri una qualsiasi chiave biblica e trovare tutti i versi riguardo alla fede e
alla giustizia/giustificazione di Dio per rendertene conto.
Per es. Ef.2:110 qui le buone opere, dice Paolo, non possono produrre salvezza, ma ne
costituiscono i frutti.
Lo stesso fa Giacomo in 2:1426, le opere buone sono prova di una fede vivente, atta a
salvare, dice: "non morta a se stessa" (vs.17).
Al riguardo ti riporto il link su Giacomo: http://www.evangelici.net/cgi/forum/YaBB.pl?
board=altrefedi;action=display;num=1253448245
E ti lascio con Tito 3:15
Ricorda loro che siano sottomessi ai magistrati e alle autorità, che siano ubbidienti,
pronti a fare ogni opera buona,
che non dicano male di nessuno, che non siano litigiosi, che siano miti, mostrando
grande gentilezza verso tutti gli uomini. Perché anche noi un tempo eravamo insensati,
ribelli, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella cattiveria e
nell'invidia, odiosi e odiandoci a vicenda. Ma quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e
il suo amore per gli uomini sono stati manifestati, egli ci ha salvati non per opere giuste
da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del
rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha sparso abbondantemente su di noi per
mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore, affinché, giustificati dalla sua grazia,
diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna.
Siamo sinceri, qui per Paolo le opere buone e giuste, non sono nè la legge mosaica, nè la
circoncisione,
e la giustificazione dalla sua grazia è l'evangelo che ci ha donato che porta salvezza per
mezzo dello Spirito nel cuore dell'uomo che crede, che pone fiducia nel Figlio.
Non voglio creare polemiche. So che leggendo quei versetti di Paolo sembra che parli
proprio di salvezza per sola fede,ma nella Bibbia si trovano altri versetti in cui sembra
chiaro che la salvezza dipenda anche da opere.
Gesù stesso ha detto:"Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei
cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli(Matteo 7:21)", poi mi ha colpito
molto la parabola dei talenti, in cui sebbene il servo credeva nel suo padrone:"Signore,
io sapevo che tu sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non
hai sparso (Matteo 25:24), e il padrone non lo giustifica perché aveva creduto ma anzi
dice:"Quel servo inutile, gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei
denti(Matteo 25:30)".
Se Paolo avesse creduto che la sola fede giustifica ogni peccato allora perché
scrisse:"Non sapete che gl'ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non v'illudete; né
fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né
ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio(1 Corinzi 6:910)".
Inoltre anche Pietro disse che le lettere di Paolo presentano delle cose difficili da capire
(2Pietro 3:15)
on 10/18/15 alle ore 09:40:41, Asaf wrote:
Lutero ha fatto una cosa che nessuno o pochissimi avevano tentato di fare, si è preso la
"briga" di studiare la Scrittura senza paraocchi e senza imposizioni preconfezionate da
qualche concilio, e l'ha fatta traducendo dal testo greco.
Certo, ma credo che Lutero per diffondere la sua nuova religione sia scieso a
compromessi, in particolare la giustificazione per sola fede e la predestinazione sono
state formulate perchè piacevano ai principi tedeschi, stiamo parlando di persone che
prima spendevano un patrimonio pensando di andare in paradiso e Lutero invece gli
prometteva la salvezza gratuitamente. Senza la protezione dei principi non ci sarebbe
stata nessuna riforma protestante.
Quote:
Fermo restando che secondo lui, già Agostino nel IV sec. era del suo medesimo pensiero.
Sicuramente Agostino d'Ippona non credeva che le opere non erano necessarie alla
salvezza, tanto che scrisse:
Quote:
Ora dunque esaminiamo ciò che si deve sradicare dai cuori timorati di Dio perché non
perdano la loro salvezza a causa di una perversa sicurezza. Questo avverrebbe qualora
ritenessero che per ottenerla sia sufficiente la fede, e perciò trascurassero di vivere bene e di
seguire la via di Dio con le opere buone. Invero, anche al tempo degli Apostoli certuni, per
non aver compreso alcuni passi piuttosto oscuri dell'Apostolo Paolo, credettero che egli
dicesse: Facciamo il male, affinché ne venga il bene, perché aveva detto: È intervenuta la
legge, affinché l'errore fosse abbondante; ma dove abbondò l'errore, sovrabbondò la grazia. Il
che è vero, nel senso che, ricevendo la legge ma non chiedendo con retta fede l'aiuto divino
per vincere le perverse concupiscenze, uomini che presumevano molto superbamente delle
loro forze, si sono caricati di più numerosi e più gravi delitti, poiché vi aggiunsero anche la
trasgressione della legge. Ma così, sotto la spinta di una colpa tanto grande, si rifugiarono
nella fede, per mezzo della quale potessero meritare dal Signore, che ha fatto il cielo e la
terra, la misericordia della sua indulgenza e del suo aiuto, in modo che, diffusasi nei loro
cuori la carità attraverso lo Spirito Santo, potessero compiere con amore ciò che era loro
prescritto contro le concupiscenze di questo generazione, secondo quanto era stato predetto
nel Salmo: I loro mali si sono moltiplicati, allora si sono affrettati. Quando dunque l'Apostolo
dice che, a suo avviso, l'uomo è giustificato per mezzo della fede senza le opere della legge,
non lo sostiene perché, una volta accolta e professata la fede, le opere della giustizia siano
trascurate, ma perché ciascuno sappia che può essere giustificato per mezzo della fede,
anche senza aver prima compiuto le opere della legge. Queste infatti seguono la
giustificazione, non la precedono. Di questo argomento, però, non è necessario che ne
discuta più a lungo in questa opera, soprattutto perché su di esso ho di recente pubblicato
un libro assai esteso che si intitola Lo Spirito e la lettera. Poiché dunque questa convinzione
aveva visto la luce in quei tempi, altre lettere, quelle degli apostoli Pietro, Giovanni, Giacomo
e Giuda, si rivolgono principalmente contro di essa, per sostenere con energia che la fede
senza le opere non è di alcun giovamento. Anche Paolo, del resto, definì salvifica e
veramente evangelica non una fede qualunque con la quale si crede in Dio, ma quella le cui
opere procedono dalla carità: La fede, così dice, che opera per mezzo della carità. Da qui
l'affermazione che quella fede che ad alcuni sembra sufficiente per la salvezza, non giova a
nulla, di modo che dice: Se possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,
ma non avessi la carità, io sono un niente. Invece là dove opera una carità ispirata dalla fede,
senza dubbio si vive bene, perché Il compimento della legge è la carità. Paolo, come pure
tutti gli altri apostoli, è dell'opinione che la salvezza eterna è data solo a coloro che vivono
bene(La fede e le opere).
Voglio precisare che non sono di un "partito" specifico, leggo la Bibbia per cercare di
capire la parola di Dio, non vi scrivo perchè voglio convincervi di qualcosa, ma perchè
credo che il confronto possa servire a tutti ad arrivare alla verità.
Quote:
Non voglio creare polemiche. So che leggendo quei versetti di Paolo sembra che parli proprio
di salvezza per sola fede,ma nella Bibbia si trovano altri versetti in cui sembra chiaro che la
salvezza dipenda anche da opere. Gesù stesso ha detto:"Non chiunque mi dice: Signore,
Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli(Matteo
7:21)"
E qual'e la volontà del Padre?
Gesù Gv.3:16 "Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito
Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna".
Giovanni Gv.6:40 "Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla
il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno»".
Questa è la volontà e il piano del Padre.
Pietro 1Pt.1:89 Benché non l'abbiate visto, voi lo amate; credendo in lui, benché ora
non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa, ottenendo il fine della fede: la
salvezza delle anime.
Qui il fine della fede è la salvezza dell'anima.
Paolo Ro.5:12 "Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di
Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede,
l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi"
Paolo inizia il capitolo 5 con un affermazione perentoria.
La costruzione greca del periodo rende proprio l'idea di un decreto unico, non sono
ammessi altri tipi o modi di "giustificazioni" che non sia la sola fede in Cristo.
<<Giustificati per fede>> cioè resi giusti, dichiarati giusti [il termine è di tipo forense,
assolti per fede (senza opere meritorie)];
e per la quale fede abbiamo per l'appunto avuto accesso a questa grazia, cioè ad un
favore immeritato, raggiungendo così la pace con Dio.
Il peccatore per la fede in Cristo è dichiarato giusto, non più ostile a Dio (Cfr. Cl.1:21
22) ma riconciliato al Padre (vs.1011).
Ancora Paolo Ro.3:2326
"tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ma sono giustificati gratuitamente
per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito
come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua
giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, al tempo della
sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli
sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù".
Cfr. Giustificati per fede, senza opere meritorie che siano "buone, giuste e della legge":
Ef.2:89; Tt.3:37; Ro.3:20; Ro.11:6.
e potrei continuare ...
Ora come vedi alla base del N.T. c'è il "credere nel Figlio", cioè porre la propria personale
fede in Cristo. Questo è richiesto e null'altro!!!
Che la fede produce opere di carità ne è una conseguenza, ma non un criterio richiesto
per la salvezza.
Quote:
poi mi ha colpito molto la parabola dei talenti, in cui sebbene il servo credeva nel suo
padrone:"Signore, io sapevo che tu sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e
raccogli dove non hai sparso (Matteo 25:24), e il padrone non lo giustifica perché aveva
creduto ma anzi dice:"Quel servo inutile, gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo
stridor dei denti(Matteo 25:30)".
La parabola dei talenti non l'hai interpreti bene,
i due uomini con 5 e 2 talenti ricevono la stessa ricompensa, il che indica come essa si
basi sulla fedeltà più che sui risultati che ne conseguono. Questo ti dovrebbe già farti
riflettere.
L'uomo con 1 talento invece innanzitutto sente subito il bisogno di giustificarsi
(probabilmente la sua coscienza non è tranquilla), poi gettando discredito descrive il
"padrone" come:
<<uomo duro>>;
che <<miete dove non ha seminato>>;
e <<raccoglie dove non ha sparso>>.
Ti sembra che quest'uomo sia uno che ha creduto e che conosce il suo "padrone"? E'
questo davvero il carattere del "padrone"?
Se credi che Gesù non corrisponde a questa caratterizzazione di "padrone" duro,
ingiusto, opportunista e spietato, che miete e raccoglie ciò che non gli spetta,
allora converrai che quest'uomo non aveva una vera conoscenza del suo padrone.
Quote:
Se Paolo avesse creduto che la sola fede giustifica ogni peccato allora perché scrisse:"Non
sapete che gl'ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non v'illudete; né fornicatori, né
idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né
oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio(1 Corinzi 6:910)".
Un giorno Gesù disse: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei
cieli" (Mt.7:21).
Ecco, certo la fede in Cristo ci dona salvezza, e il sangue di Gesù ci purifica da ogni
peccato (1Gv.1:7), ma pensare di essere credente nato di nuovo (Gv.3:18) mentre nella
realtà si cammina da empi, o si continua a trasgredire ricadendo nei peccati di una
volta, è un illusione entrare nel regno di Dio dice l'apostolo.
Quote:
Inoltre anche Pietro disse che le lettere di Paolo presentano delle cose difficili da capire
(2Pietro 3:15)
Qui il soggetto è escatologico, falsi dottori ne torcevano il senso a proprio vantaggio,
nondimeno però, Pietro cita Paolo a sostegno del suo insegnamento.
Quote:
Sicuramente Agostino d'Ippona non credeva che le opere non erano necessarie alla salvezza,
tanto che scrisse:
Non m'interessa più di tanto entrare nel merito di Lutero o Agostino, ma il monaco
agostiniano Lutero parlando proprio della "Giustificazione per sola Fede" dice: <<Scoprii
che anch’egli aveva interpretato “la giustizia di Dio” in modo simile, ossia, come quella
con cui Dio ci riveste quando ci giustifica>>.
In effetti, leggendo Agostino, anche se il soggetto è fede e opere della legge ebraica,
Agostino conclude come un evangelico,
Quote:
Quando dunque l'Apostolo dice che, a suo avviso, l'uomo è giustificato per mezzo della fede
senza le opere della legge, non lo sostiene perché, una volta accolta e professata la fede, le
opere della giustizia siano trascurate, ma perché ciascuno sappia che può essere giustificato
per mezzo della fede, anche senza aver prima compiuto le opere della legge. Queste infatti
seguono la giustificazione, non la precedono.
Anche quando dice
Quote:
che la fede salvifica e veramente evangelica non una fede qualunque con la quale si crede in
Dio, ma quella le cui opere procedono dalla carità: La fede, così dice, che opera per mezzo
della carità.
Questo è quello che pensano gli evangelici. Alla fede seguono le cosiddette
"opere della fede", quest'ultime seguono e non precedono la fede, nascono
dalla fede, sono il prodotto, il risultato della fede, non l'inverso.
Al riguardo ti avevo riportato il link su Giacomo:
http://www.evangelici.net/cgi/forum/YaBB.pl?
board=altrefedi;action=display;num=1253448245
Post di elovzu il 20.10.2015 alle ore 13:02:17
Asaf ti ha risposto in modo egregio, ma vorrei ancora di più sottolineare che il problema
non è tanto opere sì/opere no quanto cosa salva l'uomo. Tutti noi siamo pienamente
convinti che ci debbano essere dei frutti visibili e tangibili conseguenti (come dice
Agostino) alla fede in Cristo, ma la Bibbia ripete più e più volte che ciò che salva è la
fede, non le opere e ne dà anche una chiara ragione: "affinché nessuno se ne vanti".
Il punto è che se la mia salvezza dipende anche solo in maniera marginale da un
qualcosa che io posso fare per guadagnarmela, non è più per grazia, quindi non è più un
dono ma un merito e di conseguenza al centro non c'è più l'opera d'amore di Dio per la
creatura, ma l'opera della creatura per Dio che è esattamente ciò che la Bibbia nega.
"Che diremo dunque? Diremo che degli stranieri, i quali non ricercavano la giustizia,
hanno conseguito la giustizia, però la giustizia che deriva dalla fede; mentre Israele, che
ricercava una legge di giustizia, non ha raggiunto questa legge. Perché? Perché l'ha
ricercata non per fede ma per opere. Essi hanno urtato nella pietra d'inciampo, 33 come
è scritto:
«Ecco, io metto in Sion un sasso d'inciampo e una pietra di scandalo; ma chi crede in lui
non sarà deluso».
Romani 9:3033
Cristo è pietra di inciampo proprio perché ha aperto una via basata sulla fede in Lui,
contrapposta a una via di opere e regole. Lui sulla croce ha compiuto pienamente la
legge, per questo chi cerca di raggiungere Dio tramite i propri orgogliosi sforzi fallisce,
mentre chi si arrende umilmente al Suo amore vive. La gratuità è parte integrante del
concetto di salvezza cristiana, negarla è negare l'opera di Cristo per noi.
Ciao, dopo averci pensato, deve essere come dite voi, ma secondo voi la dottrina
cattolica della giustificazione è così sbagliata? A me sembra che nella pratica sembra
uguale, perchè lasciando perdere le differenze teologiche le opere e la fede ci vogliono
da tutte due le parti.
Ne parlavo ieri l'altro con una coppia cattolica e credo che in parte sia vero, nella pratica
delle opere non cambia poi molto, anzi spesso i cattolici sono più attivi di molti
evangelici, ma quello che cambia è l'atteggiamento che ognuno di noi ha verso Dio.
Secondo la visione cattolica non vi è mai totale certezza di salvezza fino alla morte
perché questa dipende anche da ciò che uno fa, mentre per un cristiano la certezza vera
e assoluta c'è dal primo momento che accetta Cristo a capo della propria vita. Non
perché ce lo meritiamo (che meriti ha un peccatore appena convertito?), ma perché Dio,
in Cristo, ha fatto tutto ciò che era necessario per salvarci.
L'insegnamento cattolico sulle opere può portare o a un atteggiamento o di timore
continuo (sarò stato abbastanza buono?) o a un'impostazione addirittura autoflagellante
della vita cristiana (più soffro e mi umilio, più sono santo). Queste cose sono in aperto
contrasto con il messaggio di liberazione dalla paura, dai pesi e dalla necessità di
sembrare ciò che non si è che è presente in tutta la Bibbia.
Come vedi il problema è un po' più profondo di quello che sembra...
Romani 8:15
E voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete
ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: «Abbà! Padre!» (papà!)
Ebrei 10:22
...avviciniamoci con cuore sincero e con piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi di
quell'aspersione che li purifica da una cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.
Galati 3:26
...perché siete tutti figli di Dio per la fede in Cristo Gesù. (coloro che lo hanno accettato
ndr)
Ebrei 2:14
Poiché dunque i figli hanno in comune sangue e carne, egli pure vi ha similmente
partecipato, per distruggere, con la sua morte, colui che aveva il potere sulla morte, cioè
il diavolo, 15 e liberare tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per
tutta la loro vita.
Ciao a tutti, vorrei che mi spiegaste un'altro versetto:
1Corinzi 13:2
"E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e
possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la
carità, non sono nulla"
Questo versetto seppure in maniera indiretta sembra che dica che è possibile avere
tanta fede da spostare le montagne e allo stesso tempo mancare di opere (in questo
caso l'amore).
Sembrerebbe che per Paolo l'amore non sia una conseguenza inevitabile della fede.
1 Corinzi 13:13
"Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è
l'amore."
Fede, speranza e amore sono eterne, tutto il resto no. L'amore non è un'opera (la
traduzione "carità" tende a dare questa impressione) ma il compimento della legge.
Mt 22:37 Gesù gli disse: «"Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua
anima e con tutta la tua mente". 38 Questo è il grande e il primo comandamento. 39 Il
secondo, simile a questo, è: "Ama il tuo prossimo come te stesso". 40 Da questi due
comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti».
Se questo è vero qui non stiamo parlando di un' "opera d'amore" ma della perfetta
soddisfazione della volontà di Dio. La fede è lo strumento che ci apre le porte a questo
tipo d'amore.
Ebrei 11:6
Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è,
e che ricompensa tutti quelli che lo cercano.
Non c'è e non può esserci contrasto o alternativa fra i due perché sono uno conseguenza
dell'altro. L'iperbole della montagna sta a indicare che nessuna opera, neppure prodotta
dalla fede, sostituisce l'amore. Infatti nel versetto dopo dice: "Se distribuissi tutti i miei
beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi
gioverebbe a niente."
Il senso paradossalmente è l'opposto di quello che dici. Non c'è nulla che io possa fare,
nessuna opera può sostituire l'amore. Non un sentimento, non un'opera ma il il
compimento della volontà di Dio.
Galati 5:6
Infatti, in Cristo Gesù non ha valore né la circoncisione né l'incirconcisione; quello che
vale è la fede che opera per mezzo dell'amore.
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