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“Regalerò dolcezza a Lauro”: a cento anni dal sogno di Giovanni Santaniello

Cento anni sono passati dal 1919. A vedere le foto antiche si rimane incantati a scorgere
una Lauro tanto piccola, chiusa tra muro e muro, tra il Canalone e via Terra, quasi in
clausura se non fosse per quella Salita Castello che tutta petrosa si arrampica verso il
Castello rosicchiandone la roccia. Molti anni dovranno passare perchè il paese dai verdi
giardini valichi baldanzoso l’Arco di Fellino; per ora in quel 1919 oltre l’Arco ci sono
gli “interminati spazi”, segnati appena da una viuzza torta, sassosa, chiusa tra platani e
vitigni, la stessa da cui tornano i reduci della guerra o da cui partono i migranti in cerca
di fortuna.
Un anno difficile il 1919: i campi di battaglia non hanno restituito tutti i soldati e tanti
dei rimasti in paese sono periti decimati dalla spagnola mentre una misteriosa malattia
piega e brucia gli antichi vigneti. Non c’è spazio né per i sogni né per assaporare
dolcezza.
E’ questo lo scenario che un giovane tornato al suo paese dopo diversi anni trova
davanti agli occhi: gente amareggiata e sconfitta che a fatica intravede motivi di
speranza. Il quotidiano grigiore lo opprime mentre lui ha un carattere allegro, vivace,
quasi da personaggio teatrale.
E pensando e ripensando ecco l’idea, il tocco di genio: “regalerò dolcezza a Lauro”.
Sì, la regalerò proprio io, perché io sono la dolcezza: la conosco da anni, la assaporo
giorno per giorno… io so come fare!
E il sogno e la scommessa e il desiderio cullato e accarezzato hanno inizio allora, cento
anni fa, in quel 1919.
Lui, Giovanni Santaniello, ha ormai ventisei anni. Nella sua vita ha sempre rincorso i
sogni, fin da quando ragazzo sognava guardando le volte affrescate della casa paterna
lì alla Salita del Castello. E come ogni sognatore non gli mancava la buona dose di
ribellione a quanto già altri avevano deciso per lui.
Invano il padre Valentino, “l’industriante”, come ce lo descrivono i vecchi registri
anagrafici, cerca di fargli cambiare idea; inutili le buone parole della mamma,
Marianna Gautiello. A Giovanni il commercio della frutta secca non piace proprio; se
ne è accorto quando andando a Napoli con il padre per curare i trasporti di nocciuole
verso l’America, invece di sostare al porto a controllare che i carichi non si perdano,
corre sempre su a via Toledo, lì, tra Piazza San Ferdinando e il San Carlo, a vedere le
botteghe e le vetrine dei negozi di lusso.
Giovanni ama il bel vestire: le camicie di lino sopraffino, i borsalini, le redingote e i
velluti inglesi. E ama i colori: quelli delicati e tenui che vede in quelle stesse vetrine
napoletane… Le conosce tutte quelle vetrine … eppure una lo conquista… E’ la più
bella, la più affollata, la più odorosa di Napoli.
“… La folla era sempre lì: innanzi ai nuovi magazzini del dolciere Caflisch, tre
magazzini smaglianti di cristalli, di marmi, di bomboniere variopinte, di dolci d’ogni
specie; una folla che entrava ed usciva dalle due botteghe e risaliva nelle carrozze,
carica di cartocci, di bottiglie incartate, di canestrini, di cassette di legno greggio…”:
Giovanni Santaniello quelle parole di Matilde Serao le conosceva per bene, perché…
perché era lì, di fronte a quella vetrina che incantato si piazzava tutte le volte che
andava a Napoli.
E un giorno entrò, e chiese, e parlò: “Maestro, voglio lavorare con voi”. E Caflisch lo
prese: lì, tra i pasticcieri e tra i commessi svizzeri silenziosi e abituati a un lavoro pulito,
elegante, creativo. A fianco di Giovanni altri due allievi: Scaturchio e Calise: i tre futuri
prediletti ed eredi di Caflisch.
E da Caflisch Giovanni imparerà l’inventiva restando sempre fedele alla tradizione: i
suoi occhi, il suo olfatto diverranno sempre più esperti e meticolosi uniti a un ingegno
appassionato e audace.
Dopo gli anni di apprendistato Giovanni è ormai pronto. Sente il sogno realizzarsi e
non lo scoraggia il tempo torbido del dopoguerra. No: lui vuole regalare dolcezza, e la
regalerà davvero.
Con i risparmi messi da parte apre la sua bottega di dolci lì, al fianco del Municipio del
suo paese, a ridosso della piazza. La storia sembra ripetersi: in quella stessa zona, nella
metà del Settecento un altro lauretano, Nicola Maffettone, aveva aperto la sua
cioccolateria. Non doveva, non poteva mancare dolcezza a Lauro, e Giovanni
Santaniello lo sa…
In lui i segreti della sfogliatella che Pintauro aveva tramandato a tutti i pasticceri
napoletani riprendevano nuovo vigore; la magia dei mostaccioli duri all’apparenza ma
morbidissimi e quasi liquidi in bocca, con quella sorprendente conserva di frutti
ritornava a ogni Natale. E la pasta reale era messa in competizione con la pasticceria
francese che aveva appreso a Napoli e che ora si gustava anche a Lauro: pralines,
langues de chat, fondenti e ogni altra delicatezza dai mille colori e dalle cento forme
dove il rombo si alternava al rettangolo, al quadrato e al triangolo…
Fedele e innovatore della tradizione: Giovanni sa che a Napoli la coviglia, il dolce che
rapiva Leopardi, si prepara nel bicchiere di vetro; lui però decide di cambiare: d’ora in
poi sarà approntata in bicchieri di argento, in un leggero stile liberty, perché il
cioccolato venga meglio assaporato…
Gli anni passeranno ma il genio rimaneva e cresceva di notorietà e di fiuto. Sì: perché
a Giovanni Santaniello bastava sentire il solo odore per capire se il dolce avesse
raggiunto la perfezione che lui desiderava; e cresceva la magia di quel laboratorio, lì
dove il dolce prendeva forma, unico e irripetibile.
E venne il giorno in cui il borsalino di Giovanni non si affacciò più in piazza e la sua
figura alta ed elegante non attraversò più il laboratorio o le sale del restaurant.
La magia no: non è mai più finita. E’ passata per le mani di Valentino e di Nunzio, e
oggi vive con Valentino, Raffaella e Adelaide.
Cento anni fa iniziava il sogno di Giovanni Santaniello; “Io sarò la dolcezza di Lauro”:
una visione che ancora conquista e ancora si lascia gustare vestendo e profumando di
festa ogni mattinata lauretana.
(Severino Santorelli)

Legende foto
Foto 1.
Giovanni Santaniello negli ultimi anni di vita. Ringrazio Valentino Santaniello,
ispiratore di questo scritto per la collaborazione data.
Foto 2
L’atto di nascita di Giovanni Santaniello. Figlio di Valentino e Marianna Gautiello,
nasce a Lauro alle 11.50 del 25 gennaio 1893 in via Salita Castello. Testimoni dell’atto
sono Michele Frezzaroli e Giuseppe Mazzocca. (Archivio di Stato di Avellino, Fondo
Registri Anagrafici, Registro n. 692, Atti di nascita del Comune di Lauro, anno 1893,
n. 8)

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