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Ricerche sull’arte a Napoli

in età moderna saggi e documenti 2016


FONDAZIONE GIUSEPPE E MARGARET DE VITO
PER LA STORIA DELL’ARTE MODERNA A NAPOLI

Ricerche sull’arte a Napoli


in età moderna saggi e documenti 2016
Ricerche sull’arte a Napoli referenze fotografiche
in età moderna Archivio dell’Arte / Luciano e
Marco Pedicini fotografi, pp. 6, 8-9,
coordinamento editoriale Comitato di redazione 16 (fig. 1), 26, 35, 40, 44-45, 52,
maria sapio Nadia Bastogi 57-58, 82, 113-117, 128
Riccardo Naldi Archivio fotografico della diocesi di
redazione Giuseppe Porzio Conversano-Monopoli, p. 107
paola rivazio Renato Ruotolo Archivio fotografico della
Soprintendenza ABAP della
art director Basilicata, p. 33
enrica d’aguanno Fondazione Giuseppe e Margaret Archivio fotografico della
De Vito Soprintendenza ABAP per il
impaginazione via della Casa al Vento, 1774 Comune di Napoli, pp. 32, 42-43
francesca aletto 50036 Vaglia (Firenze) Archivio fotografico delle Gallerie
www.fondazionedevito.it Nazionali Barberini Corsini, p. 37
fondazione@fondazionedevito.it (fig. 7)
Archivio fotografico Fondazione De
Comitato scientifico Vito, 78, 80-81, 85-86, 124, 126, 129
Gabriele Finaldi Archivio Longobardi editore, p. 109
Mina Gregori Archivio storico del Banco di
Renato Ruotolo Napoli-Fondazione / Michele De
Erich Schleier Filippo, p. 19
in copertina Sebastian Schütze Biblioteca Nazionale di Napoli
paolo de matteis “Vittorio Emanuele III”, p. 59
san gennaro intercede presso cristo Blindarte, Napoli, p. 46
per la città di napoli Bridgeman Images, Cincinnati (OH)
particolare p. 41
napoli, monastero di santa maria Gino Di Paolo, Pescara, pp. 102,
regina coeli (dalla cappella del 104-105
monte dei poveri vergognosi) Fototeca del Polo museale della
fotografia: archivio dell’arte Campania, p. 16 (fig. 2)
/ luciano e marco pedicini Fototeca Zeri, Bologna, pp. 22, 25, 27
fotografi Claudio Giusti, Firenze, p. 89
Pierangelo Laterza, Montescaglioso,
pp. 11 (fig. 7)-12
Marco Lauro, Ischia, p. 106
Alessandro Mancuso, Messina, p. 10
Raffaele Puce, Nardò, p. 108
Jozef Sedmak / Alamy Stock Photo,
p. 24
Soprintendenza Archeologia, Belle
Arti e Paesaggio dell’Abruzzo, p.
11 (fig. 6)
Fabio Speranza, pp. 34, 36-37 (fig.
6), 38
arte’m Franco Tanasi, Napoli, p. 111
è un marchio registrato di Massimo Velo, p. 47
prismi

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Sommario

6 Mauro Vincenzo Fontana 78 Giuseppina Medugno


Da Lauro alla porta di Giovan I mercanti veneziani Guglielmo e Vincenzo
Bernardo Lama. Un nuovo avvio Samuelli e la diffusione della pittura
per Giovan Tommaso Montella napoletana fuori dal Viceregno

Eduardo Nappi
15 102 Ugo Di Furia
Ancora su Ippolito Borghese: la cappella Paolo De Matteis per la confraternita
De Mari ai Camaldoli di Napoli e altri del Monte dei morti di Chieti: cronistoria
documenti per la sua attività di una committenza

21 Stefano Pierguidi Documenti e materiali
Napoli, Madrid e Salamanca: tre casi dalla Fondazione De Vito
di antologie delle scuole pittoriche 125 Nadia Bastogi
tra Spagna e Viceregno De Vito e l’Assunta di Nunzio Rossi

30 Roberto Carmine Leardi, Giuseppe Porzio 127 Giuseppe De Vito


Una nuova prospettiva per Andrea Maffei, Una nota per Nunzio Rossi
alias Del Po
130 Indice dei nomi
52 Luigi Abetti a cura di Luigi Abetti
Artificialia e naturalia nella casa-studio
di Francesco Antonio Picchiatti
6 MAURO VINCENZO FONTANA
Mauro Vincenzo Fontana
Da Lauro alla porta di Giovan Bernardo Lama.
Un nuovo avvio per Giovan Tommaso Montella

Correvano gli anni Dieci del secolo scorso quando, alla finestra della storiografia artistica partenopea, si af-
facciava per la prima volta il nome di Giovan Tommaso Montella. A pronunciarlo fu la voce autorevole di
Giovan Battista D’Addosio, dagli spalti di quella che rimane un’insostituibile pietra angolare nelle ricognizioni
sulla cultura figurativa di area meridionale1. Scavando tra le carte d’archivio degli antichi banchi napoletani,
più in particolare, nel 1913 lo studioso dissotterrò un primo pagamento emesso all’indirizzo di “Gio[van]
Thomase Montella pittore”2. Un acconto di venti ducati che risaliva al maggio del 1611 e che, ricollegato al
retablo con la Visitazione e i Santi Onofrio e Carlo Borromeo (figg. 1-4) conservato ancora oggi nella chiesa
aversana di Santa Maria la Nova3, riusciva persino a dare un volto a una personalità sino a quel momento del
tutto negletta nei circuiti della ricerca partenopea. Dopo quel rinvenimento, poi, il D’Addosio ne inanellava a
stretto giro un secondo, una caparra relativa a un dipinto che ora risulta disperso e che, per conto del mona-
stero della Sapienza, nel 1607 il pittore fu chiamato a realizzare direttamente sulla piazza napoletana4.
Sebbene quelle precoci acquisizioni sembrassero poter davvero dare la stura a una progressiva riabilitazio-
ne moderna dell’artista, così come è accaduto per altri petit-maîtres attivi nella Napoli postridentina, una
svolta reale nel destino critico di questa personalità non mi pare si sia mai effettivamente concretizzata.
Certo, le concise voci biografiche redatte nell’Allgemeines Lexikon5 e da Maria Minicuci6, così come le
riflessioni portate da Eduardo Nappi7, da Giuseppina della Volpe8 e poi da Gérard Labrot9 e Aldo Pinto10,
hanno allargato l’angolo di visuale sul cammino di Giovan Tommaso che, al presente, risulta aver operato
per quasi un quarto di secolo, dal 1596 al 161911. Ma è pur vero, però, che al tavolo del dibattito storio-
grafico, un confronto serrato sul pittore non sembra essere mai stato avviato. Senza considerare, poi, che
l’unico altro autografo riemerso oltre al polittico aversano – e parlo della misconosciuta Immacolata (fig. 5)
custodita nell’Annunziata dei Catalani a Messina – ha seguito a lungo un binario critico del tutto parallelo,
essendo stato agganciato al percorso campano dell’artista non più di una quarantina di anni fa e senza una
circostanziata argomentazione di tipo stilistico12.
Se questo è il quadro che si prospetta a chi incrocia oggi la fisionomia del Montella, il fortunato ritrova-
mento di un nuovo dipinto sicuro incoraggia a riprendere il filo del discorso sul pittore. Sia per tentare
una lettura finalmente più organica di tutti gli elementi già noti, sia, più in generale, per precisarne
meglio la posizione all’interno del parterre artistico vicereale.
Chissà se legato da un vincolo di parentela agli intagliatori Francesco Antonio, Giovan Simone e Nicola
Montella, ripetutamente documentati a Napoli dal 1586 al 163513, Giovan Tommaso si formò sullo scorcio
del Cinquecento, sotto l’ala di una delle personalità più acclamate del tempo. Plausibilmente contendendo
i pennelli e la scena al giovane Pompeo Landulfo, infatti, il pittore fu introdotto al mestiere nel lanciatissi-
mo studio di Giovan Bernardo Lama. A provarlo, è una quietanza del 25 giugno del 1596, una carta che
la critica maneggia ormai da più di un secolo ma che, forse per la presenza dell’ingombrante nome del
caposcuola partenopeo, è stata associata al profilo del Montella appena un paio di anni fa14. Alludo, più in
particolare, al “finale pagam[en]to” girato al Lama per la ben nota Trinità e santi (fig. 6) di Caramanico15,
un’opera che viene da sempre conteggiata tra quelle condotte in proprio dal grande artista napoletano ma
per la quale, mi pare, gli elementi a nostra disposizione rivendicano a Giovan Tommaso un ruolo tutt’altro
che marginale16. Percepita la somma pattuita con il committente, infatti, Giovan Bernardo la stornò per
intero a “Gio[van] tomase montella de lauro suo creato”, riconoscendogli un compenso che mi sembra
parli abbastanza chiaro sull’effettiva responsabilità di quest’ultimo nell’impresa. E in effetti, avendo negli

DA LAURO ALLA PORTA DI GIOVAN BERNARDO LAMA 7


a pagina 6
1. Giovan Tommaso
Montella
Visitazione con
i santi Onofrio e
Carlo Borromeo
Aversa, chiesa di
Santa Maria la Nova

2. Giovan Tommaso
Montella
Visitazione
particolare
Aversa, chiesa di
Santa Maria la Nova

occhi l’ovale immelanconito del viso dell’Immaco- conto di un altrimenti sconosciuto Felice Sirignano
lata (fig. 5) messinese, come non farsi venire un di Visciano18. A quattro anni di distanza da quel-
dubbio almeno al cospetto della Maria Maddalena la impresa, l’attività del Montella riaffiora con ben
collocata nel secondo piano della pala abruzzese. altra evidenza lontano dai circuiti convenzionali
Una figura di una castigatissima bellezza femmini- del mercato artistico napoletano. Appoggiandosi a
le che, per la studiata delicatezza dei tratti somati- un canale di relazioni che non mi è possibile met-
ci, per l’indole ritrosamente devota e per il fragile tere a fuoco nelle dinamiche precise ma che, no-
allungamento del collo rasato dal lume, mi pare nostante il passaggio di qualche decennio, sembra
davvero assai consentanea alla Vergine siciliana. essersi ancora avvantaggiato della rotta tracciata
Plausibilmente coinvolto nelle altre iniziative intra- nel secolo precedente da Deodato Guinaccia19, nel
prese dal Lama a cavallo tra i due secoli, il Montel- 1606 il pittore firma e data la già citata Immaco-
la compare sulla scena artistica meridionale come lata (fig. 5) messinese20, a conti fatti la più antica
maestro autonomo con un incarico risalente al testimonianza del suo profilo stilistico. Restituita
giugno del 1602. Una commessa, nota solo attra- all’Annunziata dei Catalani solo nel 1997, e dopo
verso un pagamento rintracciato da Nappi17, che un diuturno soggiorno nei depositi del Museo
lo vide alle prese con la “pittura e indoratura” di Regionale cominciato all’indomani del famigera-
una non meglio identificata “cona”, eseguita per to terremoto del 190821, la tela vanta una discreta

8 MAURO VINCENZO FONTANA


3. Giovan
Tommaso Montella
Sant’Onofrio
Aversa, chiesa di
Santa Maria la Nova

4. Giovan Tommaso
Montella
San Carlo Borromeo
Aversa, chiesa di
Santa Maria la Nova

fortuna nel giro dei periegeti peloritani dell’Otto- didascalica e teneramente accostante dalla marcata
cento22, una notorietà sicuramente alimentata dal- inflessione partenopea. All’orizzonte della pittura
la sua collocazione in una delle chiese più illustri riformata napoletana – e in particolare a quel filo-
della cittadina isolana23. Con il pertinente riferi- ne devoto che, sul primissimo Seicento, guardava
mento al Montella, la pala è stata quindi levata alle ancora al Lama come a uno degli interpreti più ac-
attenzioni della moderna critica locale da Maria Pia creditati –, rimanda innanzitutto l’allungata silhou-
Pavone Alajmo24 che, pur non cogliendo il nesso ette della Vergine, palesemente ispirata a un tipo
con le tracce dell’artista già emerse in area napole- compositivo che fu di larghissimo consumo nella
tana, la avvertiva giustamente come un prodotto di religiosità vicereale postridentina25. Di una gracile
importazione. E in effetti, al netto di una vicenda bellezza adolescenziale che, nella scrittura minuta
conservativa alquanto travagliata, il dipinto lascia del viso, pare essersi specchiata nei tipi femminili
intendere alla prima un carattere del tutto estra- del Landulfo maturo, la figura di Maria rivela un’a-
neo al panorama culturale messinese, una parlata ria innocentemente dimessa che, alla vis espressiva

DA LAURO ALLA PORTA DI GIOVAN BERNARDO LAMA 9


saldo a cui aggrapparsi per ricostruire i passi mossi
dal Montella dopo l’Immacolata (fig. 5) di Messina
rimane la già citata ancona di Aversa (figg. 1-4). Vi-
sibile sull’altare maggiore di Santa Maria la Nova
già nell’ottobre del 1611, così come ha determinato
la della Volpe sfogliando gli atti visitali di monsi-
gnor Filippo Spinelli26, l’opera incornicia ab origine
un’immagine mariana quattrocentesca, una Glyko-
philousa ripresa alla lettera dalla amatissima icona
della Madonna Bruna venerata nel Carmine Maggio-
re a Napoli. Composto oggi da soli tre scomparti,
ma impreziosito in antico anche da una cimasa con
l’Incoronazione della Vergine e da una predella con
i Santi Leonardo e Marco Evangelista27, il polittico fu
finanziato dal malnoto notaio Nunzio Carotenuto
che, per la scena della Visitazione28 (fig. 2), additò
al Montella un preciso modello a cui attenersi. A
guidare la mano del pittore, infatti, doveva essere la
“pictura” di identico soggetto custodita nella chiesa
dell’Annunziata a Giugliano29, un dipinto di cui le
carte d’archivio tacciono la paternità ma che al pre-
sente si è propensi a riconoscere in quello licenziato
nel 1577 da Giovan Angelo Criscuolo30.
Sotto il profilo stilistico, le tele aversane parlano
di una maturazione tangibile rispetto alla prece-
dente tappa messinese, un accrescimento che se
nella Visitazione sembra appena mitigato dalla
necessità di stare a un prototipo anteriore di oltre
trent’anni, nei pannelli laterali con i Santi Ono-
frio e Carlo Borromeo31 si palesa con piena chia-
rezza. Fermando la lente su queste due figure,
infatti, appare sin troppo evidente come l’artista
tenti di aggiornare il proprio bagaglio figurativo,
sondando la possibilità di un confronto con una
via formale alternativa a quella che aveva battuto
5. Giovan Tommaso di un Girolamo Imperato o di un Francesco Curia, solo qualche tempo addietro. In particolare, nel
Montella preferisce di slancio un sentimentalismo dai toni ricorso a un fondale grigio-bruno privo di qualsi-
Immacolata
più pacati. Ma è solo presupponendo un dialogo asi riferimento spaziale, così come nell’adozione
Concezione
Messina, chiesa con il primo Ippolito Borghese, e al contempo con i di un chiaroscuro bituminoso che punta a rin-
dell’Annunziata capifila dell’assortita colonia fiamminga di stanza a terzare le ombre, il Montella pare costeggiare
dei Catalani Napoli, che potranno intendersi a pieno alcuni pas- quel versante di temperato realismo luministico
saggi formali, dall’immaginosa veduta di paesaggio che, sul Dieci, imparentava gli esiti di Giovan
che si apre nel registro inferiore alla pelle di lucido Vincenzo Forlì, di Giovan Bernardo Azzolino,
realismo che riveste gli attributi mariani, dall’om- di Ippolito Borghese e di Giovanni Balducci.
bra ferma e regolare che fascia dal mento alla fronte Quattro personalità, queste ultime, che per il
il giovane profilo della Madonna ai riverberi metal- loro conclamato statuto di pittori devoti, Giovan
lici della sua veste vinata. Tommaso poté trovare assai vicine alle proprie
Perduta, come detto poco più sopra, la pala del 1607 corde espressive e che, pertanto, dovettero ve-
destinata a Santa Maria della Sapienza, l’appiglio più risimilmente apparirgli come le più adatte per

10 MAURO VINCENZO FONTANA


approssimarsi alle nuove mode dettate dall’avan- basso a destra (“io[hannes] thoma[s] | mo[n]tella 6. Giovan Bernardo
zata del naturalismo di area caravaggesca. p[ingebat]”), posso ricondurre senza esitazione al Lama e Giovan
Tommaso Montella
Mancando ancora all’appello sia la “cona con l’Im- catalogo del pittore. Da conteggiarsi tra gli arrivi
Trinità con santi
magine di Santa Maria di Costantinopoli” realizza- più schiettamente partenopei che, nel secondo de- Caramanico
ta nel 1615 per Carlo Morvillo32, sia la “Madonna cennio del XVII secolo, dalla capitale giunsero a Terme, chiesa della
Assunta” dipinta nel 1619 per uno sfuggente abate vivacizzare il polifonico milieu artistico lucano35, Santissima Trinità
di nome Lelio Palmieri33, l’unica pista percorribile la pala è sfuggita alle ricerche che sinora si sono
7. Giovan Tommaso
per inquadrare la fisionomia di Giovan Tommaso strette intorno alla pittura in Basilicata nel primo
Montella
a valle dell’impresa di Aversa sembra, almeno per Seicento. Al presente, infatti, essa può contare solo Immacolata
il momento, quella che conduce alla chiesa dei fra- una menzione recente assai fugace, priva, peraltro, Concezione con
ti cappuccini a Montescaglioso (fig. 8). Aperto al di qualsiasi riflessione di natura stilistica36. i santi Francesco
culto nel 1612 a ridosso di una casa conventuale Da raccordarsi alla figura del Dio Padre che, d’Assisi e Girolamo,
Montescaglioso,
ultimata già nel 160834, l’edificio ospita infatti que- dopo la realizzazione nel XVIII secolo di una
chiesa dei cappuccini
sta misconosciuta Immacolata Concezione con i fine mostra in stucco, si ammira oggi in posi-
santi Francesco d’Assisi e Girolamo (fig. 7), un di- zione apicale nella cimasa, l’opera rivela senza
pinto che occupa la posizione d’onore sull’altare filtri un primario intento educativo, scoperta-
maggiore e che, recuperando la firma vergata in mente allineato alle strategie comunicative della

DA LAURO ALLA PORTA DI GIOVAN BERNARDO LAMA 11


8. Montescaglioso
chiesa dei cappuccini
veduta d’insieme
dell’altare maggiore

predicazione cappuccina. Benché sul piano com- del 1618 destinò ai frati cappuccini la considerevo-
positivo non si fatichi ad avvistare la ripresa di le somma di cento ducati39. Dalle sue ultime volon-
soluzioni adottate già nella più antica Concezione tà, però, si ricava con chiarezza come sia stato un
siciliana (fig. 5) – e penso, in particolare, al modo altro soggetto a interpellare Giovan Tommaso e, di
in cui la luce stira sul ginocchio sinistro di Maria conseguenza, ad accordarsi con questi sul tema che
le lunghe falcature dell’abito –, è solo ammetten- avrebbe dovuto rappresentare l’opera. Attenen-
do un infittirsi del dialogo con i più avanzati testi dosi a una consuetudine piuttosto ricorrente nelle
napoletani del Borghese che possono spiegarsi province vicereali del tempo, infatti, il De Rinaldo
alcuni raggiungimenti formali37. Rispetto alle sue rimise l’intera scelta alla volontà del padre guardia-
altre due prove accertate, infatti, Giovan Tom- no, una figura di cui nel testamento non viene spe-
maso sembra qui maneggiare con molta più con- cificata l’identità precisa ma che, date alla mano, va
fidenza i mezzi espressivi tipici del luminismo necessariamente riconosciuta in uno tra Francesco
naturalistico del maestro umbro. E basterebbe, Da Taurisano – alla guida del convento montese
per rendersene conto, appuntare lo sguardo sui proprio sino al 1618 – e il subentrante Giovanni
corpicini dei putti che si librano ai fianchi della Dalla Piana (1618-1625)40. Chi tra i due, poi, si sia
Vergine, rassodati da un gioco chiaroscurale che, effettivamente messo sulle tracce del Montella, al
come mai prima, mira a contrastare i passaggi to- momento resta difficile stabilirlo. Di sicuro, però,
nali e a levigare le superfici. nel realismo devoto proposto dall’artista, entrambi
Un ragionamento a parte, poi, andrà fatto sulla vi- poterono riconoscere una formula particolarmen-
cenda della committenza, un argomento che con- te adatta alle esigenze espressive dell’ordine. Una
verrà abbordare rileggendo una carta d’archivio già formula piana ed efficace sotto l’aspetto didattico,
nota ma che, a tutt’oggi, attende ancora di essere che riusciva a tradurre in un’immagine concreta
allacciata al nome del pittore38. Si tratta del lega- una disputatissima questione teologica come quella
to di Giovanni Francesco De Rinaldo, un notabile sull’Immacolata Concezione41 e che, nello scenario
montese che, per la realizzazione di una cona da regionale, avrebbe aperto la strada alle esperienze
issare “al altare magiore” della chiesa, il 4 giugno di Francesco Da Martina e di Giacomo San Vito42.

12 MAURO VINCENZO FONTANA


Nel licenziare questo contributo, natione per la Madonna con quello 1608. Tale fuorviante indicazione cont[ant]i d[ucati] 70” (ripubbli-
mi corre l’obbligo di ricordare bisogna, et nel scabello di bascio ha ha in seguito ingenerato un equivo- cato da A. Pinto, op. cit., p. 3316).
con gratitudine Gioacchino Bar- da pintare doi Santi, S[anc]to Mar- co negli studi, inducendo inoppor- 16
M. Pasculli Ferrara, Un Silvestro
bera, Nadia Bastogi, Giuseppina co Evangelista et S[anc]to Lonardo tunamente sia M. Minicuci, voce Buono sopravvissuto ai ‘moderni’
della Volpe, Barbara Dell’Orso, et ornare la d[et]ta Cona come si Montella, Giovanni Tommaso, in restauri architettonici e un Gio. Ber-
Stefano De Mieri, Sabrina Iorio, conviene cioè di aria et tutte d[et] Dizionario enciclopedico Bolaffi dei nardo Lama da salvare, in “Napoli
Pierangelo Laterza, Roberto Car- te picture ha da esse[re] di laudabi- pittori e degli incisori italiani, VII, nobilissima”, IV s., XXVIII, 1989,
mine Leardi, Alessandro Man- le magisterio et con colori fini et il 1975 Torino, p. 452, che G. del- pp. 166-168, 172, note 54-58; Ead.,
cuso, Silvia Padula, Luciano e disegno de detta Visitazione si cava la Volpe, Pittura del Cinquecento Silvestro Buono, Gio. Bernardo
Marco Pedicini, Patrizia Perna, dalla pictura esiste nel Annunziata e del Seicento in diocesi di Aversa Lama, Fra’ Angelo da Chieti ed al-
Luca Pezzuto, Giuseppe Porzio, di Aversa”. (1495-1656), tesi di dottorato, Se- tri episodi artistici in Caramanico,
Ernesto Rascato, Massimo Spina, 3
Già noto nell’Ottocento all’eru- conda Università di Napoli, XVII in La valle dell’Orte (ambiente-
Vito Terrin e Andrea Zezza. dito G. Parente, Origine e vicende ciclo, 2003-2004, p. 317, a suppor- cultura-società), atti del convegno
ecclesiastiche della città di Aversa, re l’esistenza sul suolo messinese di (Caramanico Terme, 1991), s.l.
1
Spalmato su diversi numeri del- II (1858), Napoli 1857-1858, ben due pezzi del Montella. 1992, pp. 355, 366-369, 381, fig.
l’“Archivio storico per le provin- pp. 359-360, che lo ripartiva tra 6
M. Minicuci, op. cit., p. 452. 10, 382, fig. 11; R. Cannatà, Pittura
cie napoletane” usciti tra il 1912 le mani di Scipione Pulzone e la 7
E. Nappi, Catalogo delle pub- meridionale del tardo Cinquecen-
e il 1921, il lavoro del D’Addosio “scuola” di Giovan Bernardo Az- blicazioni edite dal 1883 al 1990, to in Abruzzo. Dipinti di Teodoro
trovò una prima sistematizzazio- zolino, il polittico di Aversa ha riguardante le opere di architetti, d’Errico, Silvestro Buono, Giovan
ne organica nel volume Documen- viaggiato nella periegetica locale pittori scultori, marmorari ed in- Bernardo Lama, Aert Mytens e Giu-
ti inediti di artisti napoletani dei con questo duplice riferimen- tagliatori per i secoli XVI e XVII, seppe Cesari, in “Bollettino d’Ar-
secoli XVI e XVII dalle polizze to sino al 1991. In quell’anno, pagate tramite gli antichi banchi te”, 78, 1993, pp. 81, fig. 4, 89, nota
dei Banchi, Napoli 1920. Ormai infatti, recependo finalmente la pubblici napoletani, in Ricerche 7; P. Leone de Castris, Pittura del
una trentina d’anni fa, poi, il notizia recuperata dal d’Addosio, sul ’600 napoletano, 1992, p. 89. Cinquecento a Napoli. 1540-1573.
compianto F. Strazzullo, Catalo- F. Angelillo, Itinerari aversani, 8
G. della Volpe, op. cit., pp. 314- Fasto e devozione, Napoli 1996, pp.
go dei documenti inediti di artisti Aversa 1991, p. 153, riusciva a ri- 317. 267, 278, nota 34.
napoletani dei secoli XVI-XVII sarcire alla mano del Montella la 9
G. Labrot, Peinture et société à 17
E. Nappi, op. cit., p. 89.
pubblicati da Giovanni Battista scena della Visitazione. Naples: XVIe-XVIIIe siècles, com- 18
“A dì 17 giugno 1602. Da
D’Addosio, in “Atti dell’Accade- 4
G.B. D’Addosio, Documenti mandes, collections, marchés, Seys- G[iovan] Batt[ist]a Fontanarossa
mia Pontaniana”, 35, 1986, pp. inediti di artisti napoletani dei se- sel 2010, pp. 89, 150-152. D[uca]ti 10 e per lui a Gio[van]
89-108, ha finalmente restituito coli XVI e XVII dalle polizze dei 10
A. Pinto, Raccolta notizie per la tomase montella pittore, disse
plasticamente i termini dell’ap- Banchi, in “Archivio storico per storia, arte, architettura di Napoli sono in parte di d[uca]ti quaran-
porto dell’archivista barese agli le province napoletane”, XLV, e contorni. Parte I: artisti e artigia- tacinque per il prezo della pittu-
studi sulla cultura artistica del 1920, p. 181: “A dì 14 novembre ni, Napoli 2014, pp. 3316-3317. ra et indoratura, che ha da fare a
meridione d’Italia. 1607. All’Abate Achille di Monte 11
Ibid. una cona de felice sirignano de
2
G.B. D’Addosio, Documenti D[uca]ti 55,25 e per lui al Mona- 12
M. Minicuci, op. cit., p. 452. bisciano, declar[an]do che l’oro
inediti di artisti napoletani dei stero della Sapienza. E per esso 13
Su queste tre personalità, cfr. nge’ volerà l’abbia da ponere il
secoli XVI e XVII dalle polizze a Gio[van] Tomaso Montella in da ultimo S. De Mieri, Scultori, detto felice a lui contanti d[uca]
dei Banchi, in “Archivio stori- conto d’un quadro dell’Angeli che intagliatori, squadratori e ‘mastri ti dieci” (pubblicato in E. Nappi,
co per le province napoletane”, li haverà da fare per servitio suo”. d’ascia’ operanti a Napoli tra Cin- op. cit., p. 89).
XXXVII, 1913, p. 258: “A dì 6 Segnalato ancora in situ da G.B. que e Seicento. Regesto documen- 19
Sull’iter del Guinaccia, di cui
maggio 1611. Notar Nuntio Ca- D’Addosio, op. cit., 1920, p. 181, tario, in S. De Mieri, L. Gaeta, In- si ignorano le circostanze precise
rotenuto paga D[uca]ti 20, in il dipinto è forse caduto vittima di tagliatori, incisori, scultori sodalizi della nascita ma che si firma ri-
conto di D[uca]ti 80, a Gio[van] uno dei tanti furti che negli ultimi e società nella Napoli dei viceré. petutamente con l’appellativo di
Thomase Montella pittore per il sessant’anni hanno impoverito il Ritorno all’Annunziata, Galatina “Neapolitanus”, cfr. il contribu-
preczo [sic] fra noi agiustato de patrimonio della Sapienza. 2015, pp. 180-181. to di sintesi di M. Viveros, voce
la pictura che ha da fare in una 5
F. Becker, U. Thieme, voce Mon- 14
A. Pinto, op. cit., p. 3316. Ap- Guinaccia, Deodato, in Diziona-
Cona per servitio de la Chiesa di tella, Tommaso, in Allgemeines pena riesaminato da Pinto, il do- rio Biografico degli Italiani, LXI,
S[anc]ta Maria la Nova de Aversa, Lexikon der bildenden Künstler cumento è tra quelli che vennero Roma 2004, pp. 498-500.
de la quale sono Maestro, quale von der Antike bis zur Gegenwart, pubblicati dal D’Addosio nel 20
In basso a destra: “jo[hanne]
ne ha da dare completa per tutto Leipzig 1931, p. 86. Credibilmente 1913 (op. cit., p. 240). s thomas | montella | pingebat
lo intrante mese di Giugno: quale equivocando una notizia riferita 15
“A dì 25 giugno 1596. A Ber- 1606”. L’opera, che misura cm
pictura consiste la Visitatione de la da G. La Farina, Messina e i suoi nardo di Colonna d[ucati] sittan- 320 x 210, fu restaurata alla metà
Madonna cioè S[anc]to Gioseph, monumenti, Messina 1840, p. 102, ta E per lui a Gio[van] Bernardo degli anni Novanta del Novecen-
la Madonna, S[anc]to Ioachim, che accostava al pittore l’Imma- lama pittore disse se li pagano to da Ernesto Geraci (cfr. G. Mo-
S[anc]ta Elisabetta, et le due fan- colata del 1606 nell’Annunziata per ultimo et finale pagam[en]to lonia, L’Immacolata del Montella,
tesche con li Patriarchi sopra la dei Catalani a Messina (fig. 5), di un quatro de pittura fatto alla in Il crocifisso e l’Immacolata della
testa et viene sopra il nicchio; nel l’estensore del profilo biografico Confraternita de la Sant[issi]ma chiesa dei Catalani. Un’acquisi-
Quadro ha da pintare S[anc]to riferiva all’artista, nella medesima Trinità de Caramanico. E per lui zione e un ritorno, catalogo della
Onofrio et S[anc]to Carlo Borro- chiesa peloritana, una fantomatica a Gio[van] tomase montella de mostra (Messina, 1997), a cura di
meo, ed alto nelle Cimase la Coro- Annunciazione firmata e datata al lauro suo creato per altritanti a lui G. Molonia, Messina 1997, p. 16).

DA LAURO ALLA PORTA DI GIOVAN BERNARDO LAMA 13


21
Cfr. A. Salinas, G.M. Columbia, 33
“A dì 26 agosto 1619. All’Aba- Notai del XVII secolo, notaio Au-
Terremoto di Messina (28 dicem- te Lelio Palmieri D[ucati] 9 e per relio De Mitis, 1618, c. 57v: “[…]
bre 1908). Opere d’arte recuperate lui a Giovan Tommaso Montella item lassa et lega esso testatore
dalle RR. Soprintendenze dei Mo- pittore dissero sono a compi- alla ecclesia del venerabile con-
numenti, dei Musei e delle Galle- mento di D[ucati] 70 et sono per vento di Santo Francesco di patri
rie di Palermo, Palermo 1915, p. l’intiero prezzo di una cona di capuccini docati cento che ne fac-
15; G. Molonia, op. cit., p. 16. pittura dell’Assunzione della Ma- cia uno quatro al altare magiore di
22
G. La Farina, op. cit., p. 102: donna” (pubblicato in “Rassegna detta ecclesia, morendo però esso
“In chiesa è una tela di Tomma- Economica del Banco di Napoli”, testatore cqui in Montescaglioso.
so Montilla [sic], rappresentante IX, 1939, p. 560). Et per far fare detto quatro vi ha-
una Vergine Immacolata”; G. 34
Cfr. A. Di Napoli, A. Santoro, bia pensiero il padre guardiano
Fiumara, Guida per la città di Il convento cappuccino di Monte- che in quel tempo sarà in detto
Messina, Messina 1841, p. 50: scaglioso nel IV centenario della convento, et li denari si paghino
“[…] finalmente in una tela, ma- fondazione (1608-2008), Terlizzi subito da detta heredità, sequuta
gistrevolmente si vede dipinta 2011, pp. 23-36. Innalzato ai mar- seuis morete, in potere di chi or-
un’Immacolata, opera unica di un gini del centro abitato in un’area dinarà quel padre guardiano che
Tommaso Montella, che vi lasciò che, a partire dal secondo dopo- li tenga loco depositi sintanto che
scritto il suo nome”. guerra, ha poi trovato un largo si pagaranno per detto effetto”
23
Relativamente all’Annunziata sviluppo edilizio, il convento fu (pubblicato da A. Di Napoli, A.
dei Catalani, ben nota nell’ambito costruito dietro il coinvolgimento Santoro, op. cit., pp. 37-38).
degli studi sulla pittura meridio- diretto delle locali autorità muni- 40
Ivi, p. 34, nota 50.
nale per aver ospitato ab origine la cipali che, ancora in pieno Sette- 41
Sull’argomento, cfr. la recente
straordinaria Andata al Calvario cento, non avevano smesso di ga- voce enciclopedica di P. Broggio,
di Polidoro da Caravaggio, si ve- rantire alla comunità religiosa una Immacolata Concezione, in “Bru-
dano M. Lo Curzio, L’Annunziata piccola rendita di sussistenza (cfr. niana e Campanelliana. Ricerche
dei Catalani a Messina. Vicende di Di Napoli, Santoro op. cit., p. 35). filosofiche e materiali storico-te-
un monumento e dei suoi restauri, 35
Sul periodo in questione, oltre stuali”, XVII, 2011, pp. 233-243.
in “Archivio storico messinese”, alle indicazioni d’apertura offerte 42
Sul profilo di questi due artisti,
XXXI, 1980, pp. 215-250; D. Per- da A. Grelle Iusco in Arte in Ba- formatisi nel ventre dell’ordine
rone, L’Annunziata dei Catalani a silicata. Rinvenimenti e restauri, francescano, cfr. E. Acanfora, op.
Messina e il suo contesto urbano, catalogo della mostra (Matera, cit., pp. 171-172 e M.V. Fontana,
in “Materia e geometria”, XI, aprile 1979), a cura di A. Grelle Da Antonio Stabile a Giacomo da
2002, pp. 907-912. Iusco, Roma 1981, passim; e da San Vito. La politica delle immagi-
24
M.P. Pavone Alajmo, in Espo- N. Barbone Pugliese, Contributo ni della famiglia francescana alta-
sizione alla chiesa di S. Maria alla pittura napoletana del Seicen- murana nell’età della Controrifor-
della Annunziata, catalogo della to in Basilicata, in “Napoli nobi- ma, in “Studi Bitontini”, in corso
mostra (Messina, 1994), Messina lissima”, III s., XXII, 1983, pp. di stampa.
1994, pp. 13-14. 81-99; cfr. il più recente quadro
25
Sull’estesa fortuna della Santis- mosaicato da E. Acanfora, Sguar-
sima Concezione a Napoli e nel di sul confine: arte a Matera e nel
Viceregno in epoca controrifor- materano 1520-1620, in La Pu-
mata, cfr. in breve A. Laneri, L’i- glia: il manierismo e la controrifor-
conografia dell’Immacolata Conce- ma, catalogo della mostra (Lecce-
zione a Napoli tra ’500 e ’600, in Bitonto, 2012-2013) a cura di
“Arte Cristiana”, 744, 1991, pp. A. Cassiano e F. Vona, Galatina
195-206 e, più di recente, il volu- 2012, pp. 163-174.
me curato da A. Anselmi, L’Im- 36
A. Di Napoli, A. Santoro, op.
macolata nei rapporti tra l’Italia e cit., p. 37.
la Spagna, Roma 2008, passim. 37
E penso, in particolare, all’Imma-
26
G. della Volpe, op. cit., pp. 315- colata borghesiana sull’altare Amo-
316, 654. dio in Santa Maria la Nova (cfr. in
27
Ivi, p. 315. ultimo N. Cleopazzo, Nuovi docu-
28
La tela misura cm 250 x 230. menti (e qualche ipotesi) per le arti a
29
G.B. D’Addosio, op. cit. 1913, Napoli agli inizi del Seicento: l’ora-
p. 258 e qui nota 2. torio del Monte dei Poveri e l’altare
30
G. della Volpe, op. cit., pp. 316- Amodeo in Santa Maria la Nova,
317. in “Napoli nobilissima”, VII s., I,
31
Interessati da un recente inter- 2015, in particolare pp. 50-52).
vento di restauro, i dipinti misu- 38
A. Di Napoli, A. Santoro, op.
rano cm 148 x 64. cit., pp. 37-38.
32
Cfr. E. Nappi, op. cit., p. 89. 39
Archivio di Stato di Matera,

14 MAURO VINCENZO FONTANA


Mauro Vincenzo Fontana, Da Lauro alla porta Luigi Abetti, Artificialia e naturalia nella casa-studio
di Giovan Bernardo Lama. Un nuovo avvio per di Francesco Antonio Picchiatti
Giovan Tommaso Montella
Giuseppina Medugno, I mercanti veneziani
Eduardo Nappi, Ancora su Ippolito Borghese: Guglielmo e Vincenzo Samuelli e la diffusione della
la cappella De Mari ai Camaldoli di Napoli e altri pittura napoletana fuori dal Viceregno
documenti per la sua attività
Ugo Di Furia, Paolo De Matteis per la confraternita
Stefano Pierguidi, Napoli, Madrid e Salamanca: del Monte dei morti di Chieti: cronistoria di una
tre casi di antologie delle scuole pittoriche tra committenza
Spagna e Viceregno
Nadia Bastogi, De Vito e l’Assunta di Nunzio Rossi
Roberto Carmine Leardi, Giuseppe Porzio, Una
nuova prospettiva per Andrea Maffei, alias Del Po Giuseppe De Vito, Una nota per Nunzio Rossi

ISBN 978-88-569-0578-6
€ 33,00

9 788856 905786

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