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Speciale NATALE
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In Questo Numero!
Dove va
l’informazione?
Ci sono limiti al diritto di informare ed al
corrispondente di essere informati? Il gior-
nalista è super partes o è invece la cassa
di risonanza di interessi di parte, o meglio
ancora di quelli politici? Di schieramento,
in breve sintesi. Sono, queste, le domande
che circolano da qualche tempo. Soprattutto dal momento in cui
l’informazione per motivi di audience o di tiratura sovente fuoriesce
Direttore Responsabile
dai suoi binari originari, dalle sue finalità di tenere aggiornato il
cittadino in maniera asettica, e assume la forma di uno spettacolo.
Mara Parmegiani Si piega al sensazionalismo. Gli spunti per arrivare a formulare i
citati interrogativi nascono da quei fatti di cronaca nera o di politica
Comitato scientifico che stimolano la curiosità, o la morbosità, umana. Le sue pruderie.
Gino Falleri Vice Presidente ordine dei giorna- Un tragico evento costituisce la molla, come quello di Cogne o di
listi, On. Paola Pelino, Avv. Nino Marazzita, Avetrana, per trasformare l’informazione in uno spettacolo. Ma può
Giudice Simonetta Matone, anche costituire l’effetto scatenante di richiamare folle di curiosi.
Principe Carlo Giovannelli, Tanto che potrebbe calare a pennello la famosa frase che Cicerone
ha rivolto a Catilina in Senato: o tempora o mores. Allora i giornali
Dott. Emilio Albertario, non c’erano e per far sapere quanto accadeva bisognava affidarsi
agli “Acta Diurna” e a quei personaggi che girovagavano intorno al
Segreteria di Redazione Foro per strillare le notizie di valenza pubblica. Da noi, come tutti
Marco Alfonsi sanno, l’informazione è un servizio di preminente interesse pubblico
Nicoletta Di Benedetto e il giornalista assolve nella società contemporanea un suo ruolo
Marina Bertucci sociale. Dovrebbe essere il “watch dog”, un cane da guardia come
appunto sostengono gli anglosassoni, che comunque quando c’è da
informare non vanno tanto per il sottile. Scandali, sesso e soldi i
Servizi fotografici di redazione temi più gettonati e si dedicano anche al “giornalismo spazzatura”.
Laura Camia, Giancarlo Sirolesi Si può ricordare a proposito Bob Wilson e la sua assistente Elizabeth
Collier. Rispetto a noi europei sono meno ossequienti con il Potere
Collaborano politico. Non sono al servizio di nessuno, se non del lettore. Di chi
Helène Blignaut, compera il giornale. Chi sgarra viene censurato ed invitato ad ac-
Marco Alfonsi, Costanza Cerìoli, comodarsi fuori. E fin qui può esserci condivisione. Le divergenze
Isabella De Martini, incominciano a sorgere quando si parla di limiti ed al riguardo è
opportuno ricordare che la Corte di Cassazione negli anni Ottanta
Nicoletta Di Benedetto, Andrea Di Capoterra, ha dato vita ad un decalogo e questo riguardava appunto il diritto di
Cristina Guerra, Rita Lena, cronaca. Non è servito a molto, anche per via dei tentennamenti del
Nino Marazzita, giudice disciplinare, più propenso ad archiviare che a censurare, so-
Gaetano Costa, spendere e radiare. Solo per i fatti di Avetrana si è fatta sentire una
Siderio, Josephine Alessio flebile voce dall’istituzione pubblica, il Consiglio nazionale dell’Ordi-
Valentina Cardile ne dei giornalisti. Un larvato richiamo alla continenza e questo dopo
Fotografo: Maurizio Righi che l’informazione non in maniera infrequente esce, e non da oggi,
dai suoi binari per assurgere, in non poche occasioni, a strumento di
spettacolo con un danno per il cittadino, che, secondo i doveri pre-
Via Piero Aloisi, 29 - 00158 Roma scritti dalla legge sull’Ordinamento della professione, ha diritto ad
Tel. 06.4500746 - Fax 06.4503358 avere una informazione veritiera. Priva di sensazionalismo poiché
www.chapeau.biz informare è una cosa seria ed i fatti debbono essere separati dalle
Aut. Trib. di Roma n. 529/2005 del 29/12/2005 opinioni. Anche sugli argomenti politici, che a loro volta sono oltre-
modo di interesse collettivo, il dibattito, specie quello televisivo, si
Edizioni e Stampa trasforma in uno spettacolo ed il dirimpettaio è sempre uno sprov-
veduto poiché la saggezza sta solo da una parte. Le istituzioni della
Rotoform s.r.l. categoria, Federazione nazionale della stampa e Consiglio naziona-
Via Ardeatina Km. 20,400 - S. Palomba (RM) le dell’Ordine, puntano molto sul servizio pubblico e lo sostengono
non poco. E’ costituito dalla Rai Radiotelevisione italiana e non può
Ideazione grafica ed impaginazione dirsi che sia un esempio di scrupolosa obiettività. Una qualità su cui
Daniele Furini tempo addietro ha richiamato l’attenzione Brent Cunningham, re-
dattore anziano della rivista di giornalismo della Columbia Universi-
Settore Pubblicità ty. E’ diviso in aree di riferimento. I programmi offerti dalle reti pun-
tano sovente sull’informazione spettacolo con interventi in studio di
Direzione: 00158 Roma - via Piero Aloisi, 29
esperti e con servizi, per alimentare il confronto, realizzati non di
Tel. 06.4500746 - Fax 06.4503358 rado da non giornalisti, che poi chiedono riconoscimenti all’Ordine
e-mail: info@chapeau.biz mentre la giurisprudenza li ritiene esercenti un abuso di professio-
ne. E’ la Cassazione a sostenerlo e si deve sempre aver fiducia della
magistratura. Sono questi programmi dove si “scontrano” opinio-
ni divergenti, sostenute anche con enfasi, a fare più spettacolo che
La responsabilità legale del contenuto degli articoli e dei informazione nuda e cruda. Poiché il servizio pubblico è sostenuto
contributi di tipo pubblicitario è a carico dei singoli auto- dai contribuenti, con le loro preferenze politiche, forse le istituzioni
ri. La collaborazione al mensile Chapeau è da ritenersi della categoria dovrebbero far sentire il loro innegabile peso. Ri-
del tutto gratuita e pertanto non retribuita, salvo accordi cordando che Lord Northcliffe, editore sul finire dell’Ottocento del
scritti o contratti di cessione di copyright. “Daily Mail” e “The Times”, sosteneva che la cronaca cattura l’atten-
È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi, grafici, zione dei lettori, ma sono gli approfondimenti che li tengono avvinti.
immagini e contributi pubblicitari realizzati da Chapeau. Contribuiscono a far crescere il consenso e a dare materia per le
scelte politiche.
Presidente Ordine dei giornalisti del Lazio
Gino Falleri
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24 ROMPI PAOLO E
TROVI SOLANGE
25 SCIENZA
Campei Flegrei
27 CINEMA
L’attualità in uno
specchio gotico
INDICE
28 ARTE
I pittori del Risorgimento
L’AVVOCATO
29 RISPONDE
MODA 4
Natale 2010
30 IL NATALE È SERVITO
PARFUME 6
Da Rei Kawakubo a Chanel
Viaggio nei cotrasti olfattivi 31 RICETTA E OROSCOPO
PET MODE 8
Charlottenborg Eleganza e
Pet Aristocracy
LA GIARRETTIERA 10
Quella pericolosa striscia di
stoffa simbolo di seduzione
ROMA BY NIGHT 12
a cura di Giancarlo Tirolesi
LA DOMUS AREA 18
e i Banchetti Imperiali
rati a mano.
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Gucci preferisce il pizzo nero a nudo sul busto, la gonna corta
merceria o i piccoli accessori che si possono applicare crea- colore ed ecco, come per magia, una stupenda mise anti-
tivamente su calzature, borse, bluse e abiti. Un tubino nero crisi per un Capodanno all’insegna dell’oculatezza.
che ogni donna ha già nell’armadio potrà essere rivisitato ed Valentina Cardile
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PARFUME
DA REI KAWAKUBO A CHANEL
VIAGGIO
NEI CONTRASTI OLFATTIVI
Rei Kawakubo, virtuosa designer di moda giapponese che vive
nelle vie centrali del lusso, nelle periferie emarginate delle me-
da benessere.
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ad avvantaggiarsene. Dopo, se ne aprirà un altro ler deragliare dalla banalità, un voler dire che la
PARFUME
altrove, in un’altra area marginale con gli stessi realtà che ci circonda ci sovrasta, nel bene e nel
risultati. Con questo, Rei Kawakubo è diventa- male, con i suoi effluvi e non basterà un dolce
oggi invadono le città con repentine aperture, Avanguardie creative, ironia, interpretazione
Un’altra operazione non convenzionale firmata sfrontate: Comme Des Garcons in qualche modo
dalla stilista è stata la creazione di quella linea di ci fa riflettere sul consumismo superfluo. Tutta-
essenze che non possiamo certo chiamare pro- via, perché rinunciare al mito di quella goccia di
fumi. “Odeur N° 30, Odeur N° 72…” ed ecco i fla- Chanel N° 5 che Marylin Monroe indossava come
coni che racchiudono odori di officina meccanica, camicia da notte quando andava a dormire? Tra
del bucato steso al sole… e altre “fragranze” di un’officina e un lavatoio continuiamo a sognare.
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PETMODE
CHARLOTTENBORG ELEGANZA E PET ARISTOCRACY
dame aristocratiche del XVIII° secolo, agli stilemi delle
divise degli alti ufficiali dell’esercito imperiale austro-
ungarico.
E’ una creatività affettiva, un disegno che somiglia
ad un abbraccio di seta e bambagia, linee dinamiche
che si accostano al corpo senza costringerlo, detta-
gli preziosi che suggeriscono un lusso senza eccessi,
perché Charlottenborg ha una genesi comunque amo-
rosa: Charlotte è il nome di una cagnolina chiuaua a
pelo lungo di proprietà della fondatrice del marchio,
uno spirito felice che scorrazza nello showroon del-
la Maison tra le collezioni e gli specchi e che, quando
sente appena un po’ di freddo, sa prendere tra i denti
Si sa, sono i nostri amori. Parliamo di quei cagnolini, un po’ tre- con assoluta delicatezza un cappottino e portarlo alla
manti, certamente allegri e spesso chiassosi che ci tengono com- padrona perché lei glielo faccia indossare. Certamente
pagnia nel nostro quotidiano. Delicati, naturalmente eleganti, di Charlotte non si intende di stile, ma certamente se ne
razza oppure meticci, i pets soffrono il freddo. intende di comfort. Charlotte non fa moine, preferisce
Da questo assunto è nata l’idea di creare una linea di abbiglia- assecondare la sua primarie esigenze di benessere.
mento a loro dedicata, cappottini, impermeabili imbottitti, giac- Quale test migliore per una collezione di “pet’s-wear”?
cotti con colletto e cappuccio. Capi in sintonia perfetta con le giac-
che femminili che Charlottemborg crea ispirandosi allo stile delle Siamo a Roma e qui è arrivato l’inverno con i suoi ca-
pricci tempestosi, così ci voleva qualcosa di divertente
per esorcizzarlo: ci ha pensato Mara Parmegiani la mi-
tica giornalista di moda, ci ha pensato il Gilda, il locale
icona di quella che fu la ‘Dolce Vita’ ma anche il tempio
attuale delle serate all’insegna dello chic. Ed ecco in
dicembre, un dinner party dedicato proprio a Charlot-
tenborg con una sfilata di aristocratiche signore che
indossano le giacche elegantissime portando con sé,
in braccio o al guinzaglio, i loro cagnolini teneramente
abbigliati con le mise della stessa firma. Un sorriso, un
dono, un auspicio, un augurio di buone feste: Charlot-
tenborg è anche questo.
Valentina Cardile
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La Giarrettiera
quella pericolosa striscia di stoffa simbolo di seduzione
La giarrettiera, così vicina alla zona erogena del corpo umano, svolge una funzione importante dal punto di vista della co-
municazione erotica tra i due sessi. Una cosa è infatti l’erotismo, altra è la comunicazione erotica, cioè il trasmettere emo-
zioni e sensazioni che possano avvicinare i due sessi e sollecitare l’immaginario. Due concetti molto diversi a cui i sociologi
stanno dedicando sempre più attenzione. Dall’antica Roma sino ai giorni nostri la bianche- ria intima femminile, ma anche
Folies Berger.
Poi con l’uso del caucciù, introdotto nel 1830, la giarrettiera divenne più ela-
stica, realizzata in merletto, arricchita di rubini diamanti e taffettas. Nel 1347, durante un fastoso
ballo alla corte di Edoardo III, una giarrettiera scivolò dalle vesti della contessa di Salisbury. Il Re,
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stata addirittura definita interclassista. Costituisce il simbolo della femme de
emozioni. Basti pensare a quando è stata lanciata per la prima volta sul
del reggicalze. A partire dal XVIII secolo si attribuì alla giarrettiera un cul-
chetti, nastri e pizzi, spesso con ritratti del proprio marito o compagno
ornare di ”lacrime e pensieri” le sedici monete d’oro della sua giarrettiera, pregando i favoriti
di piangere con lei e baciare le monete in ricordo del marito. Dando naturalmente la stura a ben altri baci, e non soltanto!
Una nota usanza matrimoniale delle famiglie nobili consisteva nel dividere fra gli invitati una giarrettiera in piccoli pezzi. Il
cosiddetto “don de la jarretière” (dono della giarrettiera), conosciuto e praticato in Francia, presso le popolazioni francofone
del Belgio, anche nei matrimoni fra contadini del Palatinato Superiore e dell’Alsazia. L’usanza si intreccia con altri costumi:
alcune sposine, infatti, non acquistano la giarrettiera, ma aspettano che venga loro regalata. Inoltre, spesso, le giarrettiere
per la sposa hanno all’interno un nastrino blu. In tal modo si rispettano due parti della tradizione che vuole che la sposa
indossi, nel giorno del matrimonio, qualcosa di blu, qualcosa di regalato, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato e qualco-
sa di vecchio. Anche se quasi tutte le spose indossano la giarrettiera, però, non tutte praticano il cosiddetto “lancio della
giarrettiera”, che può essere considerato un po’ come l’equivalente del lancio del bouquet al maschile: lo sposo lancia la
giarrettiera agli invitati maschi scapoli e colui che la prenderà sarà il prossimo
che un fantasma non poteva attraversare una porta chiusa con una giar-
rettiera. Nel capodanno romano, sin dal 31 a.C. circa, le donne e gli uomi-
avete scelto per festeggiare la fine dell’anno non è rosso potete comun-
Mara Parmegiani
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Roberta Lanfranchi e il suo compagno Emanuele Flavio Insinna e Christiane Filangieri al
La bellissima Nataschia Stefanenko tra scarpe e cappelli del Greco alla prima di Maurizio Battista al Sistina cocktail del De Russie
ROMA by NIGHT
a cura di Giancarlo Sirolesi Boy Gorge in concerto
Domitilla Quadrelli
all’inaugurazione del negozio di Giordano Torresi al Gay Village
Giovanna Gauss Gerauco La compagnia di Cantanapoli applaudita al teatro Caterina Balivo e Milo Infante
protagonista del “Romanzo Criminale” La quercia del Tasso conduttori di pomeriggio sul Due
Le amiche di cinema e teatro Conversazione sul caffè con Mariano Sabatini, arguto critico
Anna Ammirati e Michela Andreozzi Solvi Stubing ed Enzo De Caro televisivo del quotidiano Metro
Biondissima vamp La sorridente Elda Albigini dei Defilè di abiti vintage nell’hangar di Pratica di Mare per la raccolta fondi
Alessandra Canale “Cesaroni” dell’Associazione Agrò per il reparto di pediatria dell’Ospedale Sant’Eugenio
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Charles Genèvieve Louis
Auguste André Thimothée
d’Eon de Beaumont
Il più famoso travestito della storia del
diciottesimo secol o.
Charles Genèvieve Louis Auguste André Thimothée d’Eon de Beaumont (1728-1810), figlio
di un avvocato e funzionario dell’Intendenza regia a Parigi e di Françoise de Chavanson, una
nobildonna di antica stirpe, fu una delle più celebri spie del Settecento.Considerato il più famoso ermafrodito, fino all’età
di sette anni vestì come una bambina, ma a 13 partì da casa come maschietto per frequentare il prestigioso Collège
Mazarin, dove si laureò in legge nel 1749. Era stato un bambino prodigio, con un talento precocissimo per le lingue e
con una memoria prodigiosa. Ma rivela, nelle sue memorie, che fino all’età di dieci anni era “sotto il giogo di un flusso
urinario involontario”. Divenne subito segretario di Monsieur de Sauvigny e gli fu affidato, dal re Luigi XV, l’amministrazione
del fisco parigino. “Tira divinamente di scherma, ma ha le spalle strette, i fianchi rotondi, un sorriso indecifrabile e la
carnagione delicata, con un seno pronunciato e gambe proporzionate alla sua complessione fisica”. Così ne parlavano
le cronache. Ha avuto una brillante carriera come diplomatico, soldato e massone, spadaccino e
giocatore di scacchi, suora e dama di compagnia. Anche perchè le curve del suo corpo, il
timbro della voce e la mancanza di barba non lasciavano dubbi. Un talento poliedrico,
condito di uno charme perturbante che, a corte, non poteva passare inosservato. La
sua prima apparizione pubblica vestito da donna, in un ballo mascherato, fu notata
dal principe de Conti e dall’allora re di Francia Luigi XV che intuendo le possibilità
delle ambigue sembianze, pensò di utilizzare le sue doti, trasformandolo in una
spia impegnata in affari diplomatici, in una rete segreta chiamata Le Secret du
Rioi. Nel 1755 fu inviato in Russia come mademoiselle ‘Lia de Beaumont’, dove
riuscì a diventare nientemeno che la confidente dell’imperatrice Elisabetta, moglie
di Pietro il Grande. L’anno dopo, di ritorno in Francia, riprese gli abiti maschili e
per i servizi resi fu ordinato da re Luigi “Capitano dei Dragoni” e decorato
con la croce di San Luigi, che tramuta il signor d’Eon in un cavaliere
aristocratico. Continuò, però, a lavorare per i servizi segreti e
nel 1763, in qualità di ministro plenipotenziario a Londra curò
le trattative di pace con gli inglesi trionfatori in Francia, e per
indagare segretamente sui punti della costa più adatti ad uno
sbarco. In questo periodo alcune voci lo definiscono donna e
le scommesse salgono alle stelle e c’è chi arrivò ad offrire
come donna, e, come tale, ritornò in Inghilterra,
guadagnandosi da vivere come abile spadaccino,
dando dimostrazioni pubbliche delle sue doti, mentre
indossava vestiti femminili. Nel 1777 Voltaire, un po’
imbarazzato, accettò d’incontrare “quell’animale
anfibio che non è un uomo ne’ è donna”, che era
riuscito perfino ad ingannare gli occhi esperti di
Casanova al punto di fargli asserire: “malgrado
le sue maniere mascoline d’Eon è una donna”.
Sospesa l’indennità, pieno di debiti il Cavaliere,
probabilmente rimasto vergine nell’ambiente dei
più libertini della storia, fu costretto a dividere la
stanza con un’anziana vedova di un ammiraglio
inglese, Mrs Mary Cole, che ignorava la sua doppia
vocazione. A dissipare tutte le dicerie e le incertezze
fino a 600 sterline a chi ne avesse accertato il sesso. L’ostinato
fu la sua morte, in povertà, avvenuta il 21 maggio
rifiuto di una visita medica fece rischiare al cavaliere di essere
1810 ad ottantuno anni. Tutte le scommesse furono
rapito da chi aveva puntato forti capitali sulla sua femminilita.
allora saldate. L’autopsia stabilì la sua mascolinità:
Quattro anni più tardi Luigi XV muore e gli succede Luigi XVI che,
D’Eon era un vero uomo.
ansioso di cancellare l’imbarazzante capitolo della politica estera
del suo predecessore, gli concede una cospicua indennità di 12.000 Mara Parmegiani
livre annue e l’impunita’ in cambio della restituzione di importanti
documenti in suo possesso ma a condizione che dal quel momento
in poi si dichiarasse donna e vestisse solo abiti femminili. Charles
Genèvieve chiede allora al Re di finanziare il suo nuovo guardaroba
femminile fatto di corsetti e crinoline e sarà la stessa Maria
Antonietta, la regina delle brioche, a inviargli vestiti, parrucche e
una cameriera personale. Charles Genèvieve si affezionò talmente
alla parte che trascorse metà della sua vita vestito da donna e
l’altra metà a travestirsi da uomo fingendo di essere suo fratello.
Ma costretta ad indossare le gonne, per la parola data al Re, si
vendicava con un linguaggio da granatiere che mal contrastava
con lo strascico dell’abito. Mademoiselle “Charlotte D’Eon” fece la
sua prima apparizione pubblica nel 21 ottobre 1777, alla festa di S.
Orsola, ma a giugno 1778 stanco di essere donna, ritornò a vestirsi
come un Dragone, motivato anche dal fatto che nel frattempo,
a causa dei fermenti in corso, gli era stata sospesa l’indennità.
Ma per aver disubbidito e sfidato la parola data al re e per debiti
non pagati, nel marzo 1779, fu incarcerato. Fu successivamente
rilasciato, accettando di trascorrere il resto dei suoi giorni
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Si Può Marcire Alla Bastiglia
Ai tempi dello splendore, la Bastiglia era
Rohane (dopo lo scandalo “dell’affaire du collier” che segnò l’inizio del precipitare della monarchia), il
Tra i tanti nomi celebri, il più rinomato tra i prigionieri della Bastiglia fu un ometto trascurabile per
intelligenza e per nascita, figlio di un padre sconosciuto e di una povera contadina, Jean Henry Latude,
nato a Montagnac, nell’Hérault, il 23 marzo del 1725. Il genitore, ignoto, pare fosse un visconte che
dovette provvedere alle necessità del giovane Latude, come gli studi e poi l’ammissione nell’armata
con il grado di “cerusico apprendista”. Tronfio di un origine nobile della quale non poteva ostentare il
blasone, avido di ambiziosi voli nel firmamento della vita parigina, l’intraprendente Latude, nell’ardore
dei suoi vent’anni, decise di arrivare sino alla favorita del re Luigi XV, Madame de Pompadour. Una
alla Bastiglia.
restò diciotto mesi, poi fu trasferito in una cella più spaziosa. Nella nuova sistemazione strinse subito
I due, nel giro di poco tempo, tentarono la fuga calandosi lungo la scala di corda oscillante nel vuoto,
Latude arrivò a terra seguito dal suo amico di sventura. La rocambolesca fuga si rivelò purtroppo
subito inutile. Tre giorni dopo Latude fu riacciuffato e ricondotto alla Bastiglia.
Il 15 aprile del 1764 madame de Pompadour morì a Versailles, giudicata dai suoi detrattori, per la sua
condotta, tra le principali cause dell’ormai crollo della monarchia, e chi la considerò una consigliera
Il povero Latude, che aveva osato farsi beffe di lei, si ritrovò libero soltanto nel 1777. Ma pare che la
vita da libero cittadino non gli si addicesse proprio, perché pochi mesi dopo fu riacciuffato per truffa e
questa volta rinchiuso a Bicêtre, una prigione spaventosa, dove vi rimase fino al 1784.
Nicoletta Di Benedetto
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La DOMUS AUREA
E i Banchetti Imperiali
Che Roma fosse una città capace di stupire anche il più distratto dei suoi abitanti era cosa nota, ma la meraviglia e l’in-
teresse che hanno accompagnato gli ultimi scavi della più vasta delle dimore imperiali la “Domus Aurea”, vanno di pari
passo all’eccentricità ed alla megalomania di chi ne fu artefice e fautore, l’Imperatore Nerone. La “Domus Aurea” occupava
un’immensa area di un’ottantina di ettari compresa tra il Circo Massimo, San Pietro in Vincoli, Piazza Vittorio Emanuele II
ed il Celio e sostituì la “Domus Transitoria” edificata tra il 54 ed il 64 d.C., come collegamento tra i possedimenti imperiali
del Palatino e quelle sull’Esquilino, i cosiddetti “Orti di Mecenate” e distrutta in un gran¬de incendio. Gli architetti Severo e
Celere dovevano ben conoscere le esigenze del loro committente, perché Nerone, da Imperatore eccentrico e capriccioso,
dotò la sua immensa “Domus Aurea” di stanze, cortili e parchi, capaci di incantare e stordire per imponenza e bellezza an-
che gli ospiti più sofisticati. Sicuramente doveva essere un “padrone di casa” pronto a confortare i suoi invitati con trovate
degne delle più splendenti corti orientali. Negli ambienti meridionali si trovavano l’alcova imperiale e altre stanze private
affacciate sul sottostante lago, proprio dove ora si trova il Colosseo e la famosa sala dorata affacciata sul grande cortile
pentagonale poteva solo vagamente riflettere lo splendore e la sontuosità degli stucchi e dei ricchi affreschi che la carat-
terizzavano. Seneca descrive la costruzione come una “casa risplendente per lo scintillio d’oro, gli ornamenti di gemme e
madreperle” ed infatti Nerone aveva voluto la sua reggia, come la più grande e preziosa del mondo. Basti pensare che le
sale da pranzo erano dotate di soffitti coperte da lastre d’avorio mobili e forate, in modo da permettere la caduta di fiori sui
commensali, i quali erano allietati anche da colombe sulle cui ali venivano asperse gradevoli essenze profumate. Le sale
dell’alcova, quelle del triclinio ed i lunghi portici si estendevano a formare un immenso labirinto di stanze, la più importante
delle quali era circolare e ruotava continuamente “giorno e notte come la terra” e nelle sale da bagno scorrevano acqua
di mare e acqua sulfurea. Gli architetti, come riportava Svetonio, crearono una reggia che grazie ai suoi giochi di luce ben
rappresentavano l’aspirazione dell’Imperatore di incarnare il dio Sole. Il tempio della Fortuna facente parte della struttura,
venne realizzato con l’alabastro della Cappadocia, con l’intento, come racconta Plinio, di creare “grazie alla pietra, anche
quando le porte erano chiuse, un chiarore come di giorno”. Tutto
era un gioco di luci e di riflessi, fra marmi e stucchi dorati; anche
i giochi d’acqua non mancavano; sul lato del ninfeo si affacciava
la statua della musa della poesia Tersicore, che ricordava i gu-
sti grecizzanti dell’Imperatore. La costruzione della “Domus Au-
rea” divenne però motivo di invetti¬va ed aspre critiche da parte
del popolo, a causa dell’immenso dispen¬dio di denaro pubbli-
co, tanto che in città circolava un detto “Roma è ormai una sola
casa, migrate a Veio, o Quiriti, se questa casa non occuperà anche
Veio!” Alla morte di Nerone, avvenuta nel 68 d.C., solo gli impe-
ratori Otone e Vitellio abitarono per poco tempo la “Domus”; sotto
Traiano infatti l’immensa costruzione vide il suo declino e sul suo
suolo vennero edificate le Terme di Traiano e l’anfiteatro Flavio.
Si parla molto spesso in televisione e sui giornali di cibo genuino
e biologico o di slow food, enfatizzando sempre più la qualità sul-
la quantità, ma come si comportavano i romani a tavola duemila
anni fa e soprattutto cosa mangiavano? Roma si presentava come
Domus Area
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Domus Area
una città caotica ed interculturale, splenden-
te nei suoi marmi e ricca di palazzi, ma nello
stesso tempo maleodorante nei bassi fondi,
dove il vivere quotidiano si svolgeva in modo
chiassoso ed incessante. Eppure il momen-
to del desinare rivestiva un ruolo importante
nello svolgimento della giornata; la possibi-
lità di importare dalle vaste parti dell’Impero
merce di vario genere aveva favorito la pre-
senza di aromi e spezie in gran quantità, che
assieme al miele ed alle verdure rendevano
il cibo più gustoso e saporito. I banchetti Im-
periali però, sono ricordati soprattutto per la
magnificenza, la ricchezza e la fantasia delle
portate, infatti l’inventiva si realizzava attraverso la particolarità dei cibi ed il modo di servirli a tavola, così dopo il III sec. a.C.
con l’allargamento dei confini dell’Impero arrivarono piatti ricercati a base di cacciagione ed animali esotici, quali fenicot-
teri, creste di volatili, pappagalli lessi, gru arrosto, tettine di scrofa o lingue di usignoli. Gli Imperatori ricorrevano ai cuochi
più famosi e capaci, uno di questi era Marco Gavio Apieio, il quale ha lasciato alle cronache un compendio di quasi cinque-
cento ricette raccolte nel “De re coquinaria”, comprendente piatti più elaborati e piatti comuni, quali: sformati di sogliola,
maiale farcito, arrosti in crosta ed altro ancora. Voler riproporre ai giorni nostri tali piatti sarebbe possibile solo in alcuni
casi, considerando infatti, che molti degli aromi utilizzati, che fanno parte della cucina mediterranea, sono ancora oggi
preparabili; altri sarebbero improponibili per il nostro palato e per gli ingredienti sicuramente insoliti e particolari, come il
ghiro (ora animale protetto) o le vulve di scrofa. Con tali ricette, i banchetti degli Imperatori e dei ceti più elevati sono passati
alla storia per grandiosità e abbondanza, ma soprattutto per l’opulenza e lo sfarzo; lo stesso Cesare per festeggiare il suo
trionfo in Gallia, offrì una cena luculliana per oltre duecentosessantamila Romani, rendendo così partecipe anche il popolo.
Nerone, che allietava i suoi inviati con la sua cetra, organizzava feste che duravano anche giorni. Pranzare comodamen-
te sdraiati sul triclinio, usando la mano destra per
mangiare era inoltre un lusso permesso solo agli
uomini. I banchetti serali finivano sovente orgiasti-
camente; infatti, quasi ad onorare il dio Bacco, ci
si ubriacava, bevendo in coppe ricavate da ambra
e pietre preziose dai riflessi luminosi, e si libera-
vano i freni inibitori. Anche il bon ton a tavola era
molto diverso rispetto ad oggi; il ruttare era segno
di apprezzamento del pasto ed era possibile anche
portarsi i resti del cibo a casa. E’ passato alla storia
l’uso nell’antica Roma di solleticare la gola con una
piuma per potersi liberare lo stomaco e poter così
ricominciare a banchettare, onorando l’anfitrione.
Silvia De Risio
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The “Domus Aurea”
and banqueting in imperial Rome
It is a fact that the city of Rome neca described the complex as
has been able to impress at all a “house dazzling of glittering
times even the most distracted of gold and opulent ornaments
its inhabitant. However, the won- with semi-precious stones and
der and the interest following the mother of pearl”, reflecting the
recent excavations of the “Do- emperor’s Nero aspiration to
mus Aurea”, the largest of all build the most sumptuous and
the Roman Imperial residences, luxurious royal residence in the
are beyond one’s imagination. It world. Inside it included a di-
goes hand in hand with the ex- ning room, with an ivory coated
travagant and megalomaniac revolving and slotted ceilings,
personality of the man who was from where flower petals were
responsible for commissioning dropped on the assembled di-
the project and the making of it, ners, whilst they were also en-
the emperor Nero. The “Domus tertained by flying doves, whose
Aurea” or “Golden House” used wings had been sprayed with
to occupy a vast area of roughly exotic scents. The alcove, the
80 hectares, stretching from the triclinium halls and the long
Circus Maximus, to the present corridors were so prolific that
church of St Peter in Chains, they formed a vast labyrinth of
piazza Vittorio Emanuele II and rooms, the most outstanding of
the Coelian Hill. The building which was circular shaped and
was meant to replace the “Do- provided with an ingenious me-
mus Transitoria”, or “Temporary chanism that made the ceiling
House”, built between 54 and 64 rotate continuously night and
AD, to link together several im- day, to imitate the movement of
perial dwellings spreading on the the earth, and in the bathrooms
slopes of the Palatine and Esquiline Hills, the so called “Horti sea and sulphur water was piped in from the Mediterranean.
Maecenas”, burnt down during the great Fire of Rome. The ar- As reported by Svetonius, the designer architects conceived
chitects Severus and Celer, from whom the project was com- a royal residence that perfectly mirrored the emperor’s am-
missioned, must have been fully bition to incarnate the Sun god
aware of how demanding a client on earth. The complex also in-
the quirky and bizarre emperor corporated a temple dedicated
Nero was, since they provided the to the Fortune goddess, made
vast residence with a profusion of of alabaster from Cappadocia, a
reception rooms, porticoes and variety of stone that, according
parks that, for their magnificen- to Pliny the Elder, was meant to
ce and astonishing beauty, would recreate, when the doors were
have bewildered even the most shut, the same lightning effect
sophisticated guest. For the de- produced by the daylight. The
light of his guests, the emperor whole complex was a play of
Nero built a reception residence lights and reflections, created
which, unquestionably, was able by polychrome marbles, semi-
to rival the most lavish Orien- precious stones and golden-leaf
tal court. In the southern part stuccoes, with water games on
of the building were located the the outside. In the Nymphaeum
imperial alcove and other private there was a statue of the muse of
rooms overlooking a man-made the poetry, Euterpe, to symboli-
lake, occupying a vast marshy ze the emperor’s penchant for
bottomlands, the very spot where the Greek style. However, the
subsequently the Coliseum was lavishing project became a cau-
built on. However, the famous se of severe dissatisfaction and
golden-leaf decorated hall, surveying the large 5-side shaped criticisms among the people of Rome, because of the enor-
courtyard, could only vaguely reflect the magnificence and mous waste of public money: so that in Rome a joke was cir-
opulence of the richly decorated stuccoed ceilings and the culating according to which “the whole of the city was con-
mural frescoes that made the residence so memorable. Se- verging and merging in a sole residential building”, therefore
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it advised the Romans (or Quiritis), “to relocate to the nei- the times: one of them was Marcus Gavius Apicius, who left
ghbouring Veius, as long as the royal residence, hadn’t spread to posterity a collection of nearly five hundred recipes in the
that far”. Legend has it that when this extravagant piece of volume “De re coquinaria”, possibly the first culinary book
self-indulgence was completed, Suetonius heard Nero saying ever written, including preparations ranging from very ela-
that: “He was at last beginning to be housed like a human borate to more simple dishes, such as sole flan, stuffed pork,
being”. After Nero’s roast meat in pastry
death in 68 AD only and many more. In the
his successors Otho present days it would
and Vitellius used the be possible to repro-
residence for a short duce only a small
while; in fact, under selection of these di-
the emperor Trajan, shes, considering that
the huge complex only some ingredients
was quickly decom- then used are still
missioned, then filled available in the Me-
with earth and buried diterranean cuisine.
beneath the Coliseum Some others would be
and the Trajan baths unlikely to be accep-
that were subsequen- ted by our contempo-
tly build over it. No- rary taste or because
wadays topics such of the rather unusual
as healthy, organic or and peculiar ingre-
slow food are regular dients used, such as
features on TV and in newspapers, and even more emphasis dormice (now a protected species) or sows vaginas. With
is placed upon the quality rather than the quantity of what such recipes, some banquets given by emperors and wealthy
we eat. But what were ancient Roman table manners like, aristocrats could have made history for their grandeur and
and beside what did they use to eat? Rome developed into a abundance, but chiefly for their opulence and excess. Cesar
busy and multicultural city, sheathed in dazzling multicolored himself to celebrate his triumph in Gallia offered a lavish
marbles and lavishing residences, but at the same time with meal for two hundred thousand Romans, also including the
smelly slums where everyday life used to carry on in a noisy plebeians. Nero used to throw parties lasting entire days, du-
and relentless fashion. Even in those conditions, meal times ring which he used to entertain his guests by playing his Chi-
used to play an important part in people’s everyday lives: the tara. Beside, the habit to eat while comfortably reclining on a
sheer size of the empire enabled it to import any type of goods triclinium, using only the right hand to eat was a luxury that
from within. Consequently, only men could afford. It
a vast amount of spices and wasn’t unusual for eve-
seasoning were available ning meals to end up with
in addition to honey and a orgies; another regular cu-
great variety of vegetables, stom was that guests used
which were used to make to end a meal by getting
food taste better and more drunk, while pretending to
flavoursome. However, the honour the god Bacchus
Roman imperial banquets and drinking from precious
will always be remembered cups made of shining am-
particularly for their ma- ber and precious stones
gnificence, opulence and and around the end of the
imaginative dishes, which meal they used to unleash
could only be made possible their inhibitions. Even the
thanks to the peculiarity of table etiquette was diffe-
the food and the way it was rent from today, burping
served. So that after the III was largely accepted, if
century A.C., following the used to express apprecia-
extension of its boundaries, more sophisticated and unusual tion for the meal and guests were even allowed to take lefto-
food was conveyed into the Empire from its more remote cor- ver food home. It has also made history the habit of tickling
ners, based on game and what were exotic ingredients at that the throat with a feather to empty the stomach and be ready
time, such as flamingos, fowl crests, stewed parrots, roasted to start eating over again, to properly give honour to the host
cranes, pigs tits or nightingale tongues. The emperors rival- throwing the party.
led in hiring the most famous and skilled chefs available at (English translation by Rita Di Benedetto)
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ST RIA D E L CAL C I O
E G O L E “La
superiorità del
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“ROMPI PAOLO E
TROVI SOLANGE”
“Rompi Paolo “Ditelo a Solange” o “Sabato 4”, qualche puntatina nel cine-
e trovi Solan- ma con attori di calibro e al suo lavoro di scrittore, di poeta
ge”, è il suo e cantante, è ormai conosciutissimo. “La televisione – dice
primo libro Solange – mi ha permesso di farmi conoscere, ma anche di
scritto nel amare la gente e, nel mio piccolo, di poterla aiutare . Nel
1997, il suo mondo dello spettacolo ho tanti amici, ma devo confessa-
luogo ideale per raccontarsi re che preferisco leggere la mano alle persone comuni, a
e per scoprire, gradualmente tra le righe, la sua identità di chi ha più difficoltà. La gente ha bisogno di ottimismo e di
persona speciale. Di persona che “sente” la gente, ne fiuta essere rassicurata e quando sto in televisione il mio primo
i sentimenti più profondi, i dolori, le gioie e li racconta. Pa- discorso è un applauso della vita a chi è solo. Sembra poco,
olo Bucinelli-Solange è un sensitivo fin da bambino, fin da ma non è così”.
quando ne era inconsapevole e riusciva ad “indovinare”, in
modo del tutto naturale, una visita, un evento e financo la Sono tante le persone del cinema e della televisione che
pioggia imminente. E’ solo alla morte della sua amatissi- Paolo-Solange conosce, ma i veri amici non sono molti, con-
ma nonna Matilde che Paolo scopre di essere un sensitivo. fessa. “Massimo Boldi è tra gli amici più cari, mi è stato vi-
Un’eredità che la nonna gli ha lasciato tra le mani ancora cino quando è morta mia madre ed ha scritto la prefazione
molto giovani raccomandandogli di aprirsi alla gente. “Non del mio libro “Orsacchiotto Corallina mamma Solange” . Tra
venire al mio funerale, ma vai in giro per Collesalvetti”, rac- le persone più vicine ci sono anche Manuela Aureli, Giorgio
conta a Chapeau Solange ricordando le ultime parole della Panariello, Caterina Balivo , Andrea Buscemi, Sandra Milo,
nonna, “e, stringendomi le mani, mi disse: ti accorgerai, in- “tutte persone meravigliose che ho potuto incontrare grazie
contrando le persone, che capirai qualcosa di loro, prendigli al mio lavoro”, dice. Gli piace ricordare anche Monica Bel-
la mano e ti verrà spontaneo leggergliela, ma non prendere lucci alla quale rivelò con un anno di anticipo, che avrebbe
mai soldi da nessuno”. avuto un altro figlio e non si contano i personaggi dello spet-
tacolo, della cultura e anche della politica ai quali ha letto
“Feci come mi disse . Cominciai con una signora – ricorda - la mano.
che era venuta a fare le condoglianze, gli lessi la mano e un Ma questo mondo non lo distoglie dalla realtà , appena può,
po’ guardando le linee della mano, un po’ per le sensazioni ci ha confessato con pudore, va a visitare le persone più
che mi trasmetteva, cominciai a dirle un sacco di cose sulla anziane o i bambini negli orfanotrofi, è un modo per essere
sua vita che lei confermò. Fu la mia prima esperienza e devo più vicino a Dio. “Non sono un bigotto – ci confessa - ma
dire che rimasi molto scioccato”. credo in Dio e quando vado in una città che non conosco mi
piace andare a scovare una chiesa, e lì dico una preghiera,
Da lì è cominciato tutto. “Mi basta sentire la voce di una una preghiera che è alla fine un mio pensiero che rivolgo al
persona – spiega - per capire tutto di lei. Se è una persona Signore.
positiva mi sento bene, manifesto allegria; al contrario se Ascoltandolo parlare con la sua voce morbida e allegra si in-
c’è qualcosa che non va, mi vengono i brividi e sento una tuisce che viene da una famiglia unita e meravigliosa, come
grande stanchezza. Riferisco solo cose belle e non parlo lui la ricorda, con la mamma Corallina, il papà Gino, la zia
mai della salute. E’ una questione che riguarda i medici. Io Vera e il cane Baccellino. Una famiglia che gli ha dato tanto e
mi limito all’amore, al lavoro, ai soldi, ai viaggi”. gli è rimasta nella voce e nel cuore insieme alla luminosità
delle giornate della sua infanzia vissute in campagna.
Ha cominciato 15 anni fa con “Buona domenica” ed ora,
dopo anni di frequentazioni televisive e programmi come, Rita Perazzini
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Scienza
Campei Flegrei:
un pozzo per studiare l’area vulcanica
più pericolosa del mondo
Le aree vulcaniche come i Campi Fle-
grei, chiamate ‘caldere di collasso’, rap-
presentano la categoria di vulcani più
esplosivi al Mondo. Sebbene la maggior
parte delle eruzioni da queste aree sia di
piccola o moderata entità, le eruzioni più
forti dette ‘ignimbritiche’, fortunatamen-
te molto rare, sono le uniche capaci di
generare catastrofi globali, ed alcune di
loro, nel passato, hanno probabilmente
generato estinzioni di massa. Le aree più
note di questo tipo, oltre ai Campi Fle-
grei, sono ad esempio Yellowstone (USA),
Santorini (GR), Ywo Jima (J).
E’ stata inaugurata lo scorso 5 ottobre presso gli spazi per i suoi dipinti. Tutti sono stati non solo soldati ma anche
delle Scuderie del Quirinale la mostra “1861 - I pittori del quelli reporter, testimoni diretti di fatti raccontati fedeli alla
Risorgimento”. La mostra si inserisce nel calendario delle realtà, senza retorica, sempre attenti ai risvolti umani.
celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Tra le tante Il fulcro della mostra è rappresentato dalle opere delle grandi
iniziative in programma questa rassegna sicuramente battaglie come “La battaglia di Cernaia” di Gerolamo Induno,
rappresenta i più alti ideali patriottici del Risorgimento, che che per impostazione e azione dei personaggi diventò un
portarono all’unificazione del territorio italiano. modello per la pittura di quel periodo. Un’arte rivoluzionaria
In mostra si legge il confronto tra la pittura italiana e gli anche nella forma che si distaccava dalla tradizione
avvenimenti cruenti che si svolsero tra il 1859 e il 1860, accademica, che non era celebrativa, anche se la committenza
come la II Guerra d’Indipendenza e la Spedizione dei Mille. era di alto rango perché destinata alle residenze reali oppure
Avvenimenti che segnarono la conquista della libertà da parte ai grandi palazzi pubblici. Queste tele raccontano non le grandi
di alcune zone italiane ancora assoggettate allo straniero. manovre tattiche e nemmeno celebrano i grandi ufficiali,
Questa rassegna si basa proprio sui racconti dei protagonisti di ma si soffermano sulle retrovie, sul dopo, sui primi soccorsi
quel periodo, i cosiddetti pittori soldati, prettamente lombardi, ai soldati, a prescindere se sono anche nemici. In mostra si
toscani e napoletani, che assieme alla baionetta portavano possono ammirare anche opere non legate prettamente a
con se tavolozza e pennelli. Tra questi ricordiamo Gerolamo questo periodo ma che evocano la vittoria e il desiderio di
Induno, Eleuterio Pagliaro, Federico Faruffini, Michele libertà.
Cammarano, Silvestro Lega, Odoardo Borrani e Giovanni INFO: Roma - Scuderie del Quirinale
Fattori. Quest’ultimo anche se non prese parte alle battaglie si Tel. 06 39967500
recò sui luoghi degli scontri per cogliere la giusta drammaticità Nicoletta Di Benedetto
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L’avvocato risponde
Nino Marazzita
Caro Avvocato, Abito in una villetta a schiera ed il mio vicino di casa ha piantato,
vorrei distaccarmi dall’impianto di riscaldamento centralizzato e vicinissimo alla rete metallica di confine, degli alberi ad alto fusto.
mettermi in proprio. Per farlo, secondo l’amministratore dello sta- Ho 85 anni, i vicini giovani non rispettano più gli anziani, posso fare
bile in cui risiedo, è necessaria l’unanimità di tutti i condomini. qualcosa per costringerlo a togliere tutte queste piante che invado-
E’ così? Stefano da Catania no il mio terreno? Laura da Torino
Effettivamente l’art. 892 c.c. pretende che chiunque voglia piantare
No. La Corte di Cassazione con la sentenza n. 26822/2008 ha messo alberi presso il confine, debba osservare le distanze stabilite dai
la parola fine sulle tante battaglie legali insorte tra i condomini ogni- regolamenti ovvero dagli usi locali. In assenza di questi devono os-
qualvolta si è posta la necessità per alcuni di staccarsi dall’impianto servarsi le distanze previste dal codice civile:
centralizzato e di mettere un impianto di riscaldamento autonomo. - 3 metri per gli alberi ad alto fusto, ovvero quelli il cui fusto sempli-
Secondo la Corte, infatti, per “mettersi in proprio” non c’è bisogno ce o diviso in rami, sorga ad altezza notevole, tipo o noci, i castagni,
di una delibera unanime dell’assemblea condominiale ma basta la i pioppi, i cipressi, i pini;
maggioranza. La maggioranza millesimale determina una decisio- - 1 metro e mezzo per gli alberi di non altro fusto, ovvero quelli il cui
ne alla quale deve sottostare anche il condomino dissenziente. fusto, sorto ad altezza non superiore a tre metri, si diffonde in rami;
Egregio Avvocato, - mezzo metro per le viti, gli arbusti, le piante da frutto di altezza
nel 2001 ho acquistato un appartamento e lo scorso anno l’ammi- non superiore a due metri e mezzo.
nistratore mi ha richiesto l’importo di euro 1.600 per le spese legali Quindi, ai sensi dell’art. 894 c.c., Laura può pretendere, rivolgendosi
sostenute per una causa persa risalente al 2000. al giudice civile, che il vicino sia costretto ad estirpare gli alberi o le
Mi rifiuto di pagare in quanto all’epoca non ero proprietaria. A cosa siepi che non rispettino le distanze suddette.
vado incontro se non pago? L’amministratore non dovrebbe rivol- Gentile Avvocato,
gersi al precedente proprietario? mio marito alcuni anni fa ha sottoscritto con un tizio un compro-
Chiara da Roma messo di vendita. Per motivi urbanistici non è stato possibile fare il
Non necessariamente. rogito immediatamente, pertanto abbiamo rimandato. Ora però che
Chi subentra nella proprietà di un immobile ubicato in un condo- il problema è stato risolto, mio marito purtroppo è venuto a manca-
minio è, infatti, tenuto in solido con il precedente proprietario al re e l’acquirente non intende più fare il rogito per non sostenere le
pagamento dei contributi relativi all’anno in corso ed a quello pre- spese notarili. Cosa posso fare? Tatiana da Bergamo
cedente all’acquisto. In qualità di erede del de cuius Tatiana, subentrando nella mede-
Ciò, secondo quanto previsto dall’art. 63, comma 2, delle disposi- sima posizione nella quale si trovava il marito quando era in vita,
zioni di attuazione del Codice civile che dispone: “chi subentra nei potrà dare esecuzione al contratto preliminare, in particolare agire
diritti di un condominio e obbligato, solidalmente con questo al ai sensi dell’art. 2932 c.c. “esecuzione specifica dell’obbligo di con-
pagamento dei contributi relativi all’anno in corso e a quello pre- cludere un contratto” che stabilisce:
cedente”. Naturalmente è sempre salva l’azione di regresso nei “Se colui che è obbligato a concludere un contratto non adempie l
confronti del debitore (vecchio proprietario) da parte di chi (nuovo obbligazione, l’altra parte, qualora sia possibile e non sia escluso
proprietario) abbia versato tali contributi relativamente ad un perio- dal titolo, può ottenere una sentenza che produca gli effetti del con-
do nel quale non aveva il godimento dell’immobile. tratto non concluso”
Egregio avvocato, In tal modo, potrà ottenere una sentenza che produrrà i medesimi
come ogni anno mia moglie, dalla quale sono separato ormai da effetti che si volevano produrre mediante la stipula del contratto
tempo, ostacola i miei rapporti con il nostro bambino di soli 6 anni. preliminare di compravendita ed obbligare il promissario acquiren-
Quest’anno per Natale ho pensato di portarlo con me a Parigi nel te a stipulare il rogito.
noto parco di divertimenti, ma lei mi ha già detto che mi impedirà
Egregio avvocato,
di trascorrere le vacanze con mio figlio, perché, dice, che io non mi
lo scorso mese ho subìto un furto nel mio appartamento. I ladri non
occupo abbastanza di lui durante l’anno. Premetto che le condizioni
hanno fatto molta fatica ad entrare, visto che il condominio in cui
della separazione prevedono che mio figlio trascorra con me una
abito è in ristrutturazione, quindi le impalcature hanno di certo age-
settimana durante il periodo natalizio. Può farlo?
volato l’ingresso dei malintenzionati. Posso chiedere il risarcimento
Arnaldo da Foggia
dei danni alla impresa che stava eseguendo i lavori?
In realtà la ex moglie, pur se affidataria del minore, non può im- Carmelo da Salerno
pedire all’altro genitore di trascorrere del tempo con il bambino,
Si, effettivamente Carmelo potrebbe citare in giudizio per danni l’im-
secondo quanto stabilito dal giudice nella separazione.
presa che ha eretto i ponteggi per eseguire i lavori nel condominio.
Anzi, la ex-moglie, qualora rifiuti di concedere al padre il bambino
Difatti di recente la Cassazione Civile, Sezione III, 27 maggio 2009 n
per il tempo prestabilito, rischia di incorrere nel reato di cui all’art.
12274, ha affermato come in seguito ai danni subiti in conseguenza
388 c.p. “mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudi-
di un furto in un appartamento la cui esecuzione sia stata agevolata
ce” che punisce, nello specifico al secondo comma, chiunque “elu-
dall’impalcatura eretta da un’impresa incaricata dal condominio di
de l’esecuzione di un provvedimento del giudice civile che concerna
effettuare alcuni lavori di manutenzione, sussiste la responsabilità
l’affidamento di minori”, con la pena della reclusione fino a 3 anni o
dell’impresa stessa, non essendo sufficiente che questa contesti la
la multa da 103 a 1032 Euro. Di recente la Cassazione, con senten-
propria responsabilità addossandola ad altro soggetto.
za n. 27995/2009 ha infatti confermato la condanna nei confronti di
In quel caso l’impresa non aveva contestato che il furto fosse stato
una madre che si era rifiutata di far trascorrere al figlio minore le
commesso attraverso il ponteggio installato, ma si era difesa so-
vacanze con il padre, anche se la stessa si era giustificata dicendo
stenendo che i ladri, con ogni probabilità, avevano utilizzato anche
“di agire nell’esclusivo interesse del minore”. Tale giustificazione
un altro ponteggio collocato su una proprietà attigua per passare
però non è stata sufficiente: difatti la Corte ha precisato che “rien-
poi al ponteggio da lei installato fino allo stabile in cui era situata
tra nei doveri del genitore affidatario quello di favorire, a meno che
l’abitazione del derubato.
sussistano contrarie indicazioni di particolare gravità, il rapporto
E’ importante precisare come la responsabilità dell’impresa non
del figlio con l’altro genitore e ciò proprio perché entrambe le figure
potrà essere esclusa solo mediante generici richiami a responsabi-
genitoriali sono centrali e determinanti per la crescita equilibrata
lità altrui, dovendo anzi l’impresa spiegare i motivi per cui, ad esem-
del minore”.
pio, non abbia provveduto ad installare idoneo impianto antifurto sul
Quindi “ostacolare gli incontri tra padre e figlio, rendere gli stessi
proprio ponteggio, allarmandolo e collegandolo con la Centrale di
difficoltosi o reciderli del tutto, può avere effetti deleteri sul mino-
Polizia o Carabinieri, o, quanto meno, a istituire un servizio continuo
re, minando il suo equilibrio psico-fisico e la formazione della sua
di vigilanza, anche notturna.
personalità”.
29
I l Natale
è Servito!
Poveri, in piccole case, ma felici,
il Natale si trasformava in una vera festa d’amore e fratellanza.
Di decorazioni natalizie neanche a parlarne.
Niente per le strade e poca cosa specialità sono giunte a
nelle case. Si utilizzava qualche noi addirittura con il nome
vecchio oggetto, per inserirlo del Convento e dell’Abba-
in un presepio il cui senso delle zia che li ha resi celebri.
proporzioni, oltre che un lusso, Per i ricchi la tavola im-
poteva quasi sembrare un insul- bandita è da sempre sta-
to alla miseria. La tombola, anzi ta il simbolo di potere ed
la “tombolata” era una vera e eleganza, espressa nei
propria istituzione. La messa di metalli nobili ed inaltera-
mezzanotte, il rito dei riti, era se- bili come l’oro e l’argento,
guitissima. Un appuntamento al insieme alle porcellane, per decorare le mense più raffinate.
quale era impossibile mancare, Nell’800 Parigi fa moda e i ricchi borghesi hanno nelle loro
vissuto con semplicità ed emozio- case un ben stipendiato cuoco che dirige le cucine. Si chia-
ne. Ma la vera festa si celebrava a tavola. La gastronomia o ma “Monsù” e a lui è affidato il compito del godimento per
l’arte della cucina è tra le più antiche e certamente tra le più l’occhio e per il palato.
piacevoli forme d’arte a cui l’uomo si è dedicato. C’è un sot-
tilissimo filo conduttore che lega gli uomini al cibo e quasi PAROLA D’ORDINE È STUPIRE.
miracolosamente alcune abitudini sono rimaste intatte nei Stupire con la ricchezza delle portate, con l’uso di carissi-
riti conviviali. Ed ecco dunque che già qualche giorno prima me e rare spezie, con le fastose argenterie della credenza.
ci si mette in movimento per il gran pranzo di Natale e per La frutta utilizzata per
quello della vigilia considerato il “cenone”. Un’occasione di dolci e sorbetti proveni-
trasgressione e di riscatto dalla povertà. Chi rinuncerebbe va da tutto il Regno e il
all’anguilla, marinata o in gustoso guazzetto, legata come sistema di conservazio-
tradizione in tutte le regioni italiane, così come il brodo e ne, anche se artigiana-
le numerose paste ripiene. Peccato per il cappone, difficile le, era avanzatissimo.
oggi da trovare e sostituito con il meno saporito tacchino. Per la preparazione del
Ma il re della tavola natalizia è il dolce. L’uso di servire il Natale il servizio di can-
dolce al termine di ogni pasto risale a tempi remoti ed è già diteria della duchessa
documentato nell’antichità classica, ma assai più antica è Maria Luigia lavorava a pieno ritmo da giugno a settembre
la consuetudine di preparare dolci legati a riti religiosi. Di- per la trasformazione e la conservazione della frutta. Per
scende dall’antico pane votivo, proprio fare un esempio, dai registri del 1822 risulta che le cucine
delle civiltà primitive, il pane melatos, ducali furono rifornite di 7.642 kg di confetture, comprensive
arricchito di frutta secca e miele, uvet- di gelatine, sciroppi e marmellate. Serviti nei saloni risplen-
ta e canditi, che la massaia aveva inciso, denti di candele, tra bevande rinfrescanti, durante le feste
fin dai tempi antichi, con la vera nuziale per gli auguri di Natale. I cuochi erano: per la duchessa di
e fatto lievitare nel posto più caldo della Parma, Vincenzo Agnoletti; Francesco Chapusot lavorava
casa. Di quell’antico pane troviamo trac- presso l’ambasciatore inglese a Torino e Giovanni Vialardi
cia nell’attuale pan-giallo o pan-pepato. come aiuto cuoco presso la corte dei Savoia. Compito della
Accanto a questo sopravvivono i piccoli padrona di casa era quello di sovrintendere alle finanze..”lo
dolcetti secchi, una volta fiori all’oc- cambiare faccia alle vivande avanzate da tavola il giorno
chiello delle monache pasticcere degli antecedente, perchè all’indomani facciano figura di pietan-
antichi monasteri che sfornavano dolci, ze nuove”. Una festa imprescindibile quella dell’abete o dei
quasi sempre piccoli, rappresentanti im- rami di ginepro da bruciare o da appendere, secondo l’uso
magini sacre, per offrirli ai pellegrini di contadino, ieri nelle stalle come portafortuna, oggi sulle
passaggio, come ricordo. Molte di queste porte per impedire alle streghe di entrare nelle case.
M.P.
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