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In Questo Numero!
Dove va
l’informazione?
Ci sono limiti al diritto di informare ed al
corrispondente di essere informati? Il gior-
nalista è super partes o è invece la cassa
di risonanza di interessi di parte, o meglio
ancora di quelli politici? Di schieramento,
in breve sintesi. Sono, queste, le domande
che circolano da qualche tempo. Soprattutto dal momento in cui
l’informazione per motivi di audience o di tiratura sovente fuoriesce
Direttore Responsabile
dai suoi binari originari, dalle sue finalità di tenere aggiornato il
cittadino in maniera asettica, e assume la forma di uno spettacolo.
Mara Parmegiani Si piega al sensazionalismo. Gli spunti per arrivare a formulare i
citati interrogativi nascono da quei fatti di cronaca nera o di politica
Comitato scientifico che stimolano la curiosità, o la morbosità, umana. Le sue pruderie.
Gino Falleri Vice Presidente ordine dei giorna- Un tragico evento costituisce la molla, come quello di Cogne o di
listi, On. Paola Pelino, Avv. Nino Marazzita, Avetrana, per trasformare l’informazione in uno spettacolo. Ma può
Giudice Simonetta Matone, anche costituire l’effetto scatenante di richiamare folle di curiosi.
Principe Carlo Giovannelli, Tanto che potrebbe calare a pennello la famosa frase che Cicerone
ha rivolto a Catilina in Senato: o tempora o mores. Allora i giornali
Dott. Emilio Albertario, non c’erano e per far sapere quanto accadeva bisognava affidarsi
agli “Acta Diurna” e a quei personaggi che girovagavano intorno al
Segreteria di Redazione Foro per strillare le notizie di valenza pubblica. Da noi, come tutti
Marco Alfonsi sanno, l’informazione è un servizio di preminente interesse pubblico
Nicoletta Di Benedetto e il giornalista assolve nella società contemporanea un suo ruolo
Marina Bertucci sociale. Dovrebbe essere il “watch dog”, un cane da guardia come
appunto sostengono gli anglosassoni, che comunque quando c’è da
informare non vanno tanto per il sottile. Scandali, sesso e soldi i
Servizi fotografici di redazione temi più gettonati e si dedicano anche al “giornalismo spazzatura”.
Laura Camia, Giancarlo Sirolesi Si può ricordare a proposito Bob Wilson e la sua assistente Elizabeth
Collier. Rispetto a noi europei sono meno ossequienti con il Potere
Collaborano politico. Non sono al servizio di nessuno, se non del lettore. Di chi
Helène Blignaut, compera il giornale. Chi sgarra viene censurato ed invitato ad ac-
Marco Alfonsi, Costanza Cerìoli, comodarsi fuori. E fin qui può esserci condivisione. Le divergenze
Isabella De Martini, incominciano a sorgere quando si parla di limiti ed al riguardo è
opportuno ricordare che la Corte di Cassazione negli anni Ottanta
Nicoletta Di Benedetto, Andrea Di Capoterra, ha dato vita ad un decalogo e questo riguardava appunto il diritto di
Cristina Guerra, Rita Lena, cronaca. Non è servito a molto, anche per via dei tentennamenti del
Nino Marazzita, giudice disciplinare, più propenso ad archiviare che a censurare, so-
Gaetano Costa, spendere e radiare. Solo per i fatti di Avetrana si è fatta sentire una
Siderio, Josephine Alessio flebile voce dall’istituzione pubblica, il Consiglio nazionale dell’Ordi-
Valentina Cardile ne dei giornalisti. Un larvato richiamo alla continenza e questo dopo
Fotografo: Maurizio Righi che l’informazione non in maniera infrequente esce, e non da oggi,
dai suoi binari per assurgere, in non poche occasioni, a strumento di
spettacolo con un danno per il cittadino, che, secondo i doveri pre-
Via Piero Aloisi, 29 - 00158 Roma scritti dalla legge sull’Ordinamento della professione, ha diritto ad
Tel. 06.4500746 - Fax 06.4503358 avere una informazione veritiera. Priva di sensazionalismo poiché
www.chapeau.biz informare è una cosa seria ed i fatti debbono essere separati dalle
Aut. Trib. di Roma n. 529/2005 del 29/12/2005 opinioni. Anche sugli argomenti politici, che a loro volta sono oltre-
modo di interesse collettivo, il dibattito, specie quello televisivo, si
Edizioni e Stampa trasforma in uno spettacolo ed il dirimpettaio è sempre uno sprov-
veduto poiché la saggezza sta solo da una parte. Le istituzioni della
Rotoform s.r.l. categoria, Federazione nazionale della stampa e Consiglio naziona-
Via Ardeatina Km. 20,400 - S. Palomba (RM) le dell’Ordine, puntano molto sul servizio pubblico e lo sostengono
non poco. E’ costituito dalla Rai Radiotelevisione italiana e non può
Ideazione grafica ed impaginazione dirsi che sia un esempio di scrupolosa obiettività. Una qualità su cui
Daniele Furini tempo addietro ha richiamato l’attenzione Brent Cunningham, re-
dattore anziano della rivista di giornalismo della Columbia Universi-
Settore Pubblicità ty. E’ diviso in aree di riferimento. I programmi offerti dalle reti pun-
tano sovente sull’informazione spettacolo con interventi in studio di
Direzione: 00158 Roma - via Piero Aloisi, 29
esperti e con servizi, per alimentare il confronto, realizzati non di
Tel. 06.4500746 - Fax 06.4503358 rado da non giornalisti, che poi chiedono riconoscimenti all’Ordine
e-mail: info@chapeau.biz mentre la giurisprudenza li ritiene esercenti un abuso di professio-
ne. E’ la Cassazione a sostenerlo e si deve sempre aver fiducia della
magistratura. Sono questi programmi dove si “scontrano” opinio-
ni divergenti, sostenute anche con enfasi, a fare più spettacolo che
La responsabilità legale del contenuto degli articoli e dei informazione nuda e cruda. Poiché il servizio pubblico è sostenuto
contributi di tipo pubblicitario è a carico dei singoli auto- dai contribuenti, con le loro preferenze politiche, forse le istituzioni
ri. La collaborazione al mensile Chapeau è da ritenersi della categoria dovrebbero far sentire il loro innegabile peso. Ri-
del tutto gratuita e pertanto non retribuita, salvo accordi cordando che Lord Northcliffe, editore sul finire dell’Ottocento del
scritti o contratti di cessione di copyright. “Daily Mail” e “The Times”, sosteneva che la cronaca cattura l’atten-
È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi, grafici, zione dei lettori, ma sono gli approfondimenti che li tengono avvinti.
immagini e contributi pubblicitari realizzati da Chapeau. Contribuiscono a far crescere il consenso e a dare materia per le
scelte politiche.
Presidente Ordine dei giornalisti del Lazio
Gino Falleri
2
24 ROMPI PAOLO E
TROVI SOLANGE

25 SCIENZA
Campei Flegrei

26 Non si è mai troppo vecchi


per diventare Celiaci

27 CINEMA
L’attualità in uno
specchio gotico

INDICE
28 ARTE
I pittori del Risorgimento

L’AVVOCATO
29 RISPONDE
MODA 4
Natale 2010

30 IL NATALE È SERVITO
PARFUME 6
Da Rei Kawakubo a Chanel
Viaggio nei cotrasti olfattivi 31 RICETTA E OROSCOPO

PET MODE 8
Charlottenborg Eleganza e
Pet Aristocracy

LA GIARRETTIERA 10
Quella pericolosa striscia di
stoffa simbolo di seduzione

ROMA BY NIGHT 12
a cura di Giancarlo Tirolesi

CHARLES GENÈVIEVE LOUIS 14


Auguste André Thimothée
d’Eon de Beaumont
Il più famoso travestito della storia

SI PUÒ MARCIRE ALLA BASTIGLIA 16


CON I FAVORI DELLA POMPADOUR?

LA DOMUS AREA 18
e i Banchetti Imperiali

THE DOMUS AREA 20


and Banqueting in Imperial Rome

STORIA DEL CALCIO 23


Tra Violenza e Regole
NATALE
QUESTO INVERNO SEGNA IL GRANDE RITORNO DELLE LAVORAZIONI PREGIATE 2010
Si potrebbe parlare di un revival,
ALEXANDER MC QUEEN
tuttavia i pizzi e i ricami non sono

mai usciti di scena in tutta la se-

colare storia della moda.

L’inverno 2010/2011 però offre

spunti innovativi e ripresa di an-

tichi stilemi che rendono queste

lavorazioni ancora più attraenti e

ideali per un capo da indossare

durante le feste di fine anno.

Il ‘must have’ è decisamente

l’abito da sera firmato dall’indi-

menticabile Alexander Mc Queen

che ci ha lasciato un’eredità di sti-

le sontuoso eppure moderno con

una forte connotazione culturale

che riconduce alla moda ottocen-

tesca con i suoi pizzi pregiati lavo-

rati a mano.

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Gucci preferisce il pizzo nero a nudo sul busto, la gonna corta

e le calze che riprendono il motivo della blusa.

Blugirl, la linea giovane del marchio Blumarine, arricchisce il

materiale con un trionfo di paillettes; luccichii delle paillettes

presenti anche negli abiti da sera coloratissimi che da sempre

connotano l’immagine di Enrico Coveri. Ricami con cristalli

addolciscono le linee seducenti e leggerissime di Dior. Pie-

tre brillanti e Swarovski che ritroviamo anche negli accessori

dei principali designers: le pochette di Casadei e Baldinini da

abbinarsi alle scarpe elegantissime dal tacco vertiginoso sono

il complemento per un’eleganza attuale che ritrova il gusto

della festa e dei suoi bagliori. Non dimentichiamo i fiocchi,

altro elemento che ritorna con citazioni di mode mai dimen-

ticate: immensi fiocchi sulle scarpe di altissima gamma di

Giuseppe Zanotti Design o più semplicemente piccoli e grandi

fiocchi posticci da acquistare in profumeria o in negozietti di

merceria o i piccoli accessori che si possono applicare crea- colore ed ecco, come per magia, una stupenda mise anti-

tivamente su calzature, borse, bluse e abiti. Un tubino nero crisi per un Capodanno all’insegna dell’oculatezza.

che ogni donna ha già nell’armadio potrà essere rivisitato ed Valentina Cardile

apparire nuovo con il tocco di un fiocco nero, rosso o di altro

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PARFUME
DA REI KAWAKUBO A CHANEL
VIAGGIO
NEI CONTRASTI OLFATTIVI
Rei Kawakubo, virtuosa designer di moda giapponese che vive

ed opera a Parigi, il cui marchio “Comme des Garcons” fa so-

gnare i fashion addicted, si può dire che abbia inventato ogni

avanguardia di stile, idee e strategie commerciali.

Il noto concetto di comunicazione e marketing definito “Guer-

rilla” fu lanciato proprio da lei, con quei negozi aperti, anziché

nelle vie centrali del lusso, nelle periferie emarginate delle me-

tropoli, con il risultato virtuoso di riqualificare zone dimenticate

da benessere.

Un anno e poi il negozio chiude, ma ormai quell’area ha meta-

bolizzato i benefici dell’essere diventata “di moda” e continua

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ad avvantaggiarsene. Dopo, se ne aprirà un altro ler deragliare dalla banalità, un voler dire che la

PARFUME
altrove, in un’altra area marginale con gli stessi realtà che ci circonda ci sovrasta, nel bene e nel

risultati. Con questo, Rei Kawakubo è diventa- male, con i suoi effluvi e non basterà un dolce

ta l’antesignana di quei negozi “temporary” che profumo convenzionale a coprirne la verità.

oggi invadono le città con repentine aperture, Avanguardie creative, ironia, interpretazione

chiusure, spostamenti di zona in zona. concettuale delle mode, operazioni di marketing

Un’altra operazione non convenzionale firmata sfrontate: Comme Des Garcons in qualche modo

dalla stilista è stata la creazione di quella linea di ci fa riflettere sul consumismo superfluo. Tutta-

essenze che non possiamo certo chiamare pro- via, perché rinunciare al mito di quella goccia di

fumi. “Odeur N° 30, Odeur N° 72…” ed ecco i fla- Chanel N° 5 che Marylin Monroe indossava come

coni che racchiudono odori di officina meccanica, camicia da notte quando andava a dormire? Tra

del bucato steso al sole… e altre “fragranze” di un’officina e un lavatoio continuiamo a sognare.

vita vissuta e di realtà urbana. Valentina Cardile

Un gioco, un divertissement provocatorio, un vo-

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PETMODE
CHARLOTTENBORG ELEGANZA E PET ARISTOCRACY
dame aristocratiche del XVIII° secolo, agli stilemi delle
divise degli alti ufficiali dell’esercito imperiale austro-
ungarico.
E’ una creatività affettiva, un disegno che somiglia
ad un abbraccio di seta e bambagia, linee dinamiche
che si accostano al corpo senza costringerlo, detta-
gli preziosi che suggeriscono un lusso senza eccessi,
perché Charlottenborg ha una genesi comunque amo-
rosa: Charlotte è il nome di una cagnolina chiuaua a
pelo lungo  di proprietà della fondatrice del marchio,
uno spirito felice che scorrazza nello showroon del-
la Maison tra le collezioni e gli specchi e che, quando
sente appena un po’ di freddo, sa prendere tra i denti
Si sa, sono i nostri amori. Parliamo di quei cagnolini, un po’ tre- con assoluta delicatezza un cappottino e portarlo alla
manti, certamente allegri e spesso chiassosi che ci tengono com- padrona perché lei glielo faccia indossare. Certamente
pagnia nel nostro quotidiano. Delicati, naturalmente eleganti, di Charlotte non si intende di stile, ma certamente se ne
razza oppure meticci, i pets soffrono il freddo. intende di comfort. Charlotte non fa moine, preferisce
Da questo assunto è nata l’idea di creare una linea di abbiglia- assecondare la sua primarie esigenze di benessere.
mento a loro dedicata, cappottini, impermeabili imbottitti, giac- Quale test migliore per una collezione di “pet’s-wear”?
cotti con colletto e cappuccio. Capi in sintonia perfetta con le giac-
che femminili che Charlottemborg crea ispirandosi allo stile delle Siamo a Roma e qui è arrivato l’inverno con i suoi ca-
pricci tempestosi, così ci voleva qualcosa di divertente
per esorcizzarlo: ci ha pensato Mara Parmegiani la mi-
tica giornalista di moda, ci ha pensato il Gilda, il locale
icona di quella che fu la ‘Dolce Vita’ ma anche il tempio
attuale delle serate all’insegna dello chic. Ed ecco in
dicembre, un dinner party dedicato proprio a Charlot-
tenborg con una sfilata di aristocratiche signore che
indossano le giacche elegantissime portando con sé,
in braccio o al guinzaglio, i loro cagnolini teneramente
abbigliati con le mise della stessa firma. Un sorriso, un
dono, un auspicio, un augurio di buone feste: Charlot-
tenborg è anche questo.

Valentina Cardile
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La Giarrettiera
quella pericolosa striscia di stoffa simbolo di seduzione

La giarrettiera, così vicina alla zona erogena del corpo umano, svolge una funzione importante dal punto di vista della co-

municazione erotica tra i due sessi. Una cosa è infatti l’erotismo, altra è la comunicazione erotica, cioè il trasmettere emo-

zioni e sensazioni che possano avvicinare i due sessi e sollecitare l’immaginario. Due concetti molto diversi a cui i sociologi

stanno dedicando sempre più attenzione. Dall’antica Roma sino ai giorni nostri la bianche- ria intima femminile, ma anche

quella maschile, ha svolto un ruolo determinante nella

comunicazione tra i due sessi, oltre i confini dell’ero-

tismo e della sessualità. Si pensi ad esempio, alla

funzione che ebbe la giarrettiera, al principio

del’900, per le ballerine di Can Can delle

Folies Berger.

La prima macchina per produrre in-

dustrialmente le calze, inaugurata

a Ruen nel 1660, diede il via al mercato delle

calze di cotone e di seta e che grazie ad un filo di rame, infilato

a spirale nel nastro che le sorreggeva, ottennero una prima elasticizzazione.

Poi con l’uso del caucciù, introdotto nel 1830, la giarrettiera divenne più ela-

stica, realizzata in merletto, arricchita di rubini diamanti e taffettas. Nel 1347, durante un fastoso

ballo alla corte di Edoardo III, una giarrettiera scivolò dalle vesti della contessa di Salisbury. Il Re,

raccolto l’intimo indumento, mettendose-

lo al braccio, pronunciò la celebre frase

“Honny soit qui mal pense”, “sia sver-

gognato chi ci maligna su”, che diven-

ne poi il motto dell’Ordine cavalle-

resco della Giarrettiera, approvato

da Papa Clemente VI e riservato a

ventiquattro massimi dignitari del

Regno e a pochi Capi di Stato stranieri. L’idea del reggicalze, è

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stata addirittura definita interclassista. Costituisce il simbolo della femme de

chambre delle famiglie piccolo borghesi degli anni’50, capace di comunicare

emozioni. Basti pensare a quando è stata lanciata per la prima volta sul

grande schermo dall’Angelo Azzurro Marlene Dietrich. Angelo della perdi-

zione che aveva colpito, tormentando la fantasia del Professor Unrat, un

anziano docente che perde addirittura se stesso nel feticistico abbaglio

del reggicalze. A partire dal XVIII secolo si attribuì alla giarrettiera un cul-

to speciale, adornandola di pietre preziose, gioielli a forma di piccoli luc-

chetti, nastri e pizzi, spesso con ritratti del proprio marito o compagno

(anche fuori dal matrimonio). Fece scalpore la richiesta della duchessa

d’Orleans quando, rimasta vedova nel 1445, ordinò al suo gioielliere di

ornare di ”lacrime e pensieri” le sedici monete d’oro della sua giarrettiera, pregando i favoriti

di piangere con lei e baciare le monete in ricordo del marito. Dando naturalmente la stura a ben altri baci, e non soltanto!

Una nota usanza matrimoniale delle famiglie nobili consisteva nel dividere fra gli invitati una giarrettiera in piccoli pezzi. Il

cosiddetto “don de la jarretière” (dono della giarrettiera), conosciuto e praticato in Francia, presso le popolazioni francofone

del Belgio, anche nei matrimoni fra contadini del Palatinato Superiore e dell’Alsazia. L’usanza si intreccia con altri costumi:

alcune sposine, infatti, non acquistano la giarrettiera, ma aspettano che venga loro regalata. Inoltre, spesso, le giarrettiere

per la sposa hanno all’interno un nastrino blu. In tal modo si rispettano due parti della tradizione che vuole che la sposa

indossi, nel giorno del matrimonio, qualcosa di blu, qualcosa di regalato, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato e qualco-

sa di vecchio. Anche se quasi tutte le spose indossano la giarrettiera, però, non tutte praticano il cosiddetto “lancio della

giarrettiera”, che può essere considerato un po’ come l’equivalente del lancio del bouquet al maschile: lo sposo lancia la

giarrettiera agli invitati maschi scapoli e colui che la prenderà sarà il prossimo

a sposarsi. Spesso l’accessorio cade rovinosamente a terra!

Alla giarrettiera si attribuivano poteri soprannaturali: si diceva, ad esempio,

che un fantasma non poteva attraversare una porta chiusa con una giar-

rettiera. Nel capodanno romano, sin dal 31 a.C. circa, le donne e gli uomi-

ni indossavano qualcosa di color rosso, poiché rappresentava il potere, il

cuore, la salute, quindi poteva essere di buon auspicio. Se il vestito che

avete scelto per festeggiare la fine dell’anno non è rosso potete comun-

que indossare il classico completino intimo, ma è imprescindbile la pro-

vocante giarrettiera rossa.

Mara Parmegiani

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Roberta Lanfranchi e il suo compagno Emanuele Flavio Insinna e Christiane Filangieri al
La bellissima Nataschia Stefanenko tra scarpe e cappelli del Greco alla prima di Maurizio Battista al Sistina cocktail del De Russie

Marco Nardo, organizzatore di eventi notturni,


Quando passa Alba Parietti si ferma il traffico L’ottimista astrologo  Paolo Fox in compagnia di due belle amiche

ROMA by NIGHT
a cura di Giancarlo Sirolesi Boy Gorge in concerto
Domitilla Quadrelli
all’inaugurazione del negozio di Giordano Torresi al Gay Village

Giovanna Gauss Gerauco La compagnia di Cantanapoli applaudita al teatro  Caterina Balivo e  Milo Infante
protagonista del “Romanzo Criminale” La quercia del Tasso conduttori di pomeriggio sul Due

Inaugurazione Rhome si balla! L’infortunio di Francesco Arca il Ferzen Ozpeteck


poliziotto di ”Ho sposato uno sbirro” Officine Farneto Il casual di Alessandro Preziosi
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Grande festa al Gilda per gli 80anni di Giancarlo Bornigia che ha ricevuto anche il Il grande regista Carlo Lizzani alla presentazione
riconoscimento dell’Osservatorio Parlamentare Europeo per lo Spettacolo della mostra pop in the city su Andy Warhol

Le amiche di cinema e teatro Conversazione sul caffè con Mariano Sabatini, arguto critico
Anna Ammirati e Michela Andreozzi Solvi Stubing ed Enzo De Caro televisivo del quotidiano Metro

Il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, presenta il programma di


Roma Capitale 2010 Al “Talenti in corto” Rossella De Rossie e Serena Dandini

Biondissima vamp La sorridente Elda Albigini dei Defilè di abiti vintage nell’hangar di Pratica di Mare per la raccolta fondi
Alessandra Canale “Cesaroni” dell’Associazione Agrò per il reparto di pediatria dell’Ospedale Sant’Eugenio
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Charles Genèvieve Louis
Auguste André Thimothée
d’Eon de Beaumont
Il più famoso travestito della storia del
diciottesimo secol o.
Charles Genèvieve Louis Auguste André Thimothée d’Eon de Beaumont (1728-1810), figlio
di un avvocato e funzionario dell’Intendenza regia a Parigi e di Françoise de Chavanson, una
nobildonna di antica stirpe, fu una delle più celebri spie del Settecento.Considerato il più famoso ermafrodito, fino all’età
di sette anni vestì come una bambina, ma a 13 partì da casa come maschietto per frequentare il prestigioso Collège
Mazarin, dove si laureò in legge nel 1749. Era stato un bambino prodigio, con un talento precocissimo per le lingue e
con una memoria prodigiosa. Ma rivela, nelle sue memorie, che fino all’età di dieci anni era “sotto il giogo di un flusso
urinario involontario”. Divenne subito segretario di Monsieur de Sauvigny e gli fu affidato, dal re Luigi XV, l’amministrazione
del fisco parigino. “Tira divinamente di scherma, ma ha le spalle strette, i fianchi rotondi, un sorriso indecifrabile e la
carnagione delicata, con un seno pronunciato e gambe proporzionate alla sua complessione fisica”. Così ne parlavano
le cronache. Ha avuto una brillante carriera come diplomatico, soldato e massone, spadaccino e
giocatore di scacchi, suora e dama di compagnia. Anche perchè le curve del suo corpo, il
timbro della voce e la mancanza di barba non lasciavano dubbi. Un talento poliedrico,
condito di uno charme perturbante che, a corte, non poteva passare inosservato. La
sua prima apparizione pubblica vestito da donna, in un ballo mascherato, fu notata
dal principe de Conti e dall’allora re di Francia Luigi XV che intuendo le possibilità
delle ambigue sembianze, pensò di utilizzare le sue doti, trasformandolo in una
spia impegnata in affari diplomatici, in una rete segreta chiamata Le Secret du
Rioi. Nel 1755 fu inviato in Russia come mademoiselle ‘Lia de Beaumont’, dove
riuscì a diventare nientemeno che la confidente dell’imperatrice Elisabetta, moglie
di Pietro il Grande. L’anno dopo, di ritorno in Francia, riprese gli abiti maschili e
per i servizi resi fu ordinato da re Luigi “Capitano dei Dragoni” e decorato
con la croce di San Luigi, che tramuta il signor d’Eon in un cavaliere
aristocratico. Continuò, però, a lavorare per i servizi segreti e
nel 1763, in qualità di ministro plenipotenziario a Londra curò
le trattative di pace con gli inglesi trionfatori in Francia, e per
indagare segretamente sui punti della costa più adatti ad uno
sbarco. In questo periodo alcune voci lo definiscono donna  e
le scommesse salgono alle stelle e c’è chi arrivò ad offrire
come donna, e, come tale, ritornò in Inghilterra,
guadagnandosi da vivere come abile spadaccino,
dando dimostrazioni pubbliche delle sue doti, mentre
indossava vestiti femminili. Nel 1777 Voltaire, un po’
imbarazzato, accettò d’incontrare “quell’animale
anfibio che non è un uomo ne’ è donna”, che era
riuscito perfino ad ingannare gli occhi esperti di
Casanova al punto di fargli asserire: “malgrado
le sue maniere mascoline d’Eon è una donna”.
Sospesa l’indennità, pieno di debiti il Cavaliere,
probabilmente rimasto vergine nell’ambiente dei
più libertini della storia, fu costretto a dividere la
stanza con un’anziana vedova di un ammiraglio
inglese, Mrs Mary Cole, che ignorava la sua doppia
vocazione. A dissipare tutte le dicerie e le incertezze
fino a 600 sterline a chi ne avesse accertato il sesso. L’ostinato
fu la sua morte, in povertà, avvenuta il 21 maggio
rifiuto di una visita medica fece rischiare al cavaliere di essere
1810 ad ottantuno anni. Tutte le scommesse furono
rapito da chi aveva puntato forti capitali sulla sua femminilita.
allora saldate. L’autopsia stabilì la sua mascolinità:
Quattro anni più tardi Luigi XV muore e gli succede Luigi XVI che,
D’Eon era un vero uomo.
ansioso di cancellare l’imbarazzante capitolo della politica estera
del suo predecessore, gli concede una cospicua indennità di 12.000 Mara Parmegiani
livre annue e l’impunita’ in cambio della restituzione di importanti
documenti in suo possesso ma a condizione che dal quel momento
in poi si dichiarasse donna e vestisse solo abiti femminili. Charles
Genèvieve chiede allora al Re di finanziare il suo nuovo guardaroba
femminile fatto di corsetti e crinoline e sarà la stessa Maria
Antonietta, la regina delle brioche, a inviargli vestiti, parrucche e
una cameriera personale. Charles Genèvieve si affezionò talmente
alla parte che trascorse metà della sua vita vestito da donna e
l’altra metà a travestirsi da uomo fingendo di essere suo fratello.
Ma costretta ad indossare le gonne, per la parola data al Re, si
vendicava con un linguaggio da granatiere che mal contrastava
con lo strascico dell’abito. Mademoiselle “Charlotte D’Eon” fece la
sua prima apparizione pubblica nel 21 ottobre 1777, alla festa di S.
Orsola, ma a giugno 1778 stanco di essere donna, ritornò a vestirsi
come un Dragone, motivato anche dal fatto che nel frattempo,
a causa dei fermenti in corso, gli era stata sospesa l’indennità.
Ma per aver disubbidito e sfidato la parola data al re e per debiti
non pagati, nel marzo 1779, fu incarcerato. Fu successivamente
rilasciato, accettando di trascorrere il resto dei suoi giorni

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Si Può Marcire Alla Bastiglia
Ai tempi dello splendore, la Bastiglia era

una maestosissima costruzione, eretta per

difendere Parigi dagli assalti sul suo lato

orientale, ma anche un carcere destinato

di solito a personaggi di eccezione, al pari

della Torre di Londra. Ospitò prigionieri

come l’ancora sconosciuta “Maschera di

Ferro”, Voltaire, Fouquet, il Cardinale di

Rohane (dopo lo scandalo “dell’affaire du collier” che segnò l’inizio del precipitare della monarchia), il

Conte di Lally, solo per citarne alcuni.

Tra i tanti nomi celebri, il più rinomato tra i prigionieri della Bastiglia fu un ometto trascurabile per

intelligenza e per nascita, figlio di un padre sconosciuto e di una povera contadina, Jean Henry Latude,

nato a Montagnac, nell’Hérault, il 23 marzo del 1725. Il genitore, ignoto, pare fosse un visconte che

dovette provvedere alle necessità del giovane Latude, come gli studi e poi l’ammissione nell’armata

con il grado di “cerusico apprendista”. Tronfio di un origine nobile della quale non poteva ostentare il

blasone, avido di ambiziosi voli nel firmamento della vita parigina, l’intraprendente Latude, nell’ardore

dei suoi vent’anni, decise di arrivare sino alla favorita del re Luigi XV, Madame de Pompadour. Una

manovra che con ottimistica esaltazione riteneva infallibile.

All’interno di una specie di caleidoscopio di vetro accozzò alla

meglio della polvere pirica insieme con altri ingredienti, ne

fece un bel pacchetto avvolto in carta di seta e legato con nastri

dorati, inviandolo anonimo alla marchesa. Alla polizia del re

l’indagine dovette sembrare un gioco infantile perché nel giro

di una settimana l’ingegnoso giovanotto fu acciuffato e inviato

alla Bastiglia.

Qui venne gettato in un cachot, ovvero in una cella dai muri

gocciolanti salnitro, dall’aria mefitica, ove non esisteva

biancheria da cambiare non essendovi altro letto che qualche


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Con I Favori Della Pompadour?
manciata di paglia raramente rinnovata, la luce giungeva fioca persino nelle ore più luminose. Vi

restò diciotto mesi, poi fu trasferito in una cella più spaziosa. Nella nuova sistemazione strinse subito

amicizia con l’altro occupante, lo scapestrato Antoine Alègre.

I due, nel giro di poco tempo, tentarono la fuga calandosi lungo la scala di corda oscillante nel vuoto,

Latude arrivò a terra seguito dal suo amico di sventura. La rocambolesca fuga si rivelò purtroppo

subito inutile. Tre giorni dopo Latude fu riacciuffato e ricondotto alla Bastiglia.

Il 15 aprile del 1764 madame de Pompadour morì a Versailles, giudicata dai suoi detrattori, per la sua

condotta, tra le principali cause dell’ormai crollo della monarchia, e chi la considerò una consigliera

preziosa per il re, specie in politica interna.

Il povero Latude, che aveva osato farsi beffe di lei, si ritrovò libero soltanto nel 1777. Ma pare che la

vita da libero cittadino non gli si addicesse proprio, perché pochi mesi dopo fu riacciuffato per truffa e

questa volta rinchiuso a Bicêtre, una prigione spaventosa, dove vi rimase fino al 1784.

Ai fautori della Rivoluzione, la storia di questo imbroglioncello caduto in un ingranaggio

troppo potente che aveva stritolato altre persone di ben altra

statura morale e sociale, sembrò tanto bella da assurgere a

simbolo. Jean-Henri Latude morì nel 1805, oltre quarant’anni

dopo la sua persecutrice.

Nicoletta Di Benedetto

17
La DOMUS AUREA
E i Banchetti Imperiali
Che Roma fosse una città capace di stupire anche il più distratto dei suoi abitanti era cosa nota, ma la meraviglia e l’in-
teresse che hanno accompagnato gli ultimi scavi della più vasta delle dimore imperiali la “Domus Aurea”, vanno di pari
passo all’eccentricità ed alla megalomania di chi ne fu artefice e fautore, l’Imperatore Nerone. La “Domus Aurea” occupava
un’immensa area di un’ottantina di ettari compresa tra il Circo Massimo, San Pietro in Vincoli, Piazza Vittorio Emanuele II
ed il Celio e sostituì la “Domus Transitoria” edificata tra il 54 ed il 64 d.C., come collegamento tra i possedimenti imperiali
del Palatino e quelle sull’Esquilino, i cosiddetti “Orti di Mecenate” e distrutta in un gran¬de incendio. Gli architetti Severo e
Celere dovevano ben conoscere le esigenze del loro committente, perché Nerone, da Imperatore eccentrico e capriccioso,
dotò la sua immensa “Domus Aurea” di stanze, cortili e parchi, capaci di incantare e stordire per imponenza e bellezza an-
che gli ospiti più sofisticati. Sicuramente doveva essere un “padrone di casa” pronto a confortare i suoi invitati con trovate
degne delle più splendenti corti orientali. Negli ambienti meridionali si trovavano l’alcova imperiale e altre stanze private
affacciate sul sottostante lago, proprio dove ora si trova il Colosseo e la famosa sala dorata affacciata sul grande cortile
pentagonale poteva solo vagamente riflettere lo splendore e la sontuosità degli stucchi e dei ricchi affreschi che la carat-
terizzavano. Seneca descrive la costruzione come una “casa risplendente per lo scintillio d’oro, gli ornamenti di gemme e
madreperle” ed infatti Nerone aveva voluto la sua reggia, come la più grande e preziosa del mondo. Basti pensare che le
sale da pranzo erano dotate di soffitti coperte da lastre d’avorio mobili e forate, in modo da permettere la caduta di fiori sui
commensali, i quali erano allietati anche da colombe sulle cui ali venivano asperse gradevoli essenze profumate. Le sale
dell’alcova, quelle del triclinio ed i lunghi portici si estendevano a formare un immenso labirinto di stanze, la più importante
delle quali era circolare e ruotava continuamente “giorno e notte come la terra” e nelle sale da bagno scorrevano acqua
di mare e acqua sulfurea. Gli architetti, come riportava Svetonio, crearono una reggia che grazie ai suoi giochi di luce ben
rappresentavano l’aspirazione dell’Imperatore di incarnare il dio Sole. Il tempio della Fortuna facente parte della struttura,
venne realizzato con l’alabastro della Cappadocia, con l’intento, come racconta Plinio, di creare “grazie alla pietra, anche
quando le porte erano chiuse, un chiarore come di giorno”. Tutto
era un gioco di luci e di riflessi, fra marmi e stucchi dorati; anche
i giochi d’acqua non mancavano; sul lato del ninfeo si affacciava
la statua della musa della poesia Tersicore, che ricordava i gu-
sti grecizzanti dell’Imperatore. La costruzione della “Domus Au-
rea” divenne però motivo di invetti¬va ed aspre critiche da parte
del popolo, a causa dell’immenso dispen¬dio di denaro pubbli-
co, tanto che in città circolava un detto “Roma è ormai una sola
casa, migrate a Veio, o Quiriti, se questa casa non occuperà anche
Veio!” Alla morte di Nerone, avvenuta nel 68 d.C., solo gli impe-
ratori Otone e Vitellio abitarono per poco tempo la “Domus”; sotto
Traiano infatti l’immensa costruzione vide il suo declino e sul suo
suolo vennero edificate le Terme di Traiano e l’anfiteatro Flavio.
Si parla molto spesso in televisione e sui giornali di cibo genuino
e biologico o di slow food, enfatizzando sempre più la qualità sul-
la quantità, ma come si comportavano i romani a tavola duemila
anni fa e soprattutto cosa mangiavano? Roma si presentava come

Domus Area
18
Domus Area
una città caotica ed interculturale, splenden-
te nei suoi marmi e ricca di palazzi, ma nello
stesso tempo maleodorante nei bassi fondi,
dove il vivere quotidiano si svolgeva in modo
chiassoso ed incessante. Eppure il momen-
to del desinare rivestiva un ruolo importante
nello svolgimento della giornata; la possibi-
lità di importare dalle vaste parti dell’Impero
merce di vario genere aveva favorito la pre-
senza di aromi e spezie in gran quantità, che
assieme al miele ed alle verdure rendevano
il cibo più gustoso e saporito. I banchetti Im-
periali però, sono ricordati soprattutto per la
magnificenza, la ricchezza e la fantasia delle
portate, infatti l’inventiva si realizzava attraverso la particolarità dei cibi ed il modo di servirli a tavola, così dopo il III sec. a.C.
con l’allargamento dei confini dell’Impero arrivarono piatti ricercati a base di cacciagione ed animali esotici, quali fenicot-
teri, creste di volatili, pappagalli lessi, gru arrosto, tettine di scrofa o lingue di usignoli. Gli Imperatori ricorrevano ai cuochi
più famosi e capaci, uno di questi era Marco Gavio Apieio, il quale ha lasciato alle cronache un compendio di quasi cinque-
cento ricette raccolte nel “De re coquinaria”, comprendente piatti più elaborati e piatti comuni, quali: sformati di sogliola,
maiale farcito, arrosti in crosta ed altro ancora. Voler riproporre ai giorni nostri tali piatti sarebbe possibile solo in alcuni
casi, considerando infatti, che molti degli aromi utilizzati, che fanno parte della cucina mediterranea, sono ancora oggi
preparabili; altri sarebbero improponibili per il nostro palato e per gli ingredienti sicuramente insoliti e particolari, come il
ghiro (ora animale protetto) o le vulve di scrofa. Con tali ricette, i banchetti degli Imperatori e dei ceti più elevati sono passati
alla storia per grandiosità e abbondanza, ma soprattutto per l’opulenza e lo sfarzo; lo stesso Cesare per festeggiare il suo
trionfo in Gallia, offrì una cena luculliana per oltre duecentosessantamila Romani, rendendo così partecipe anche il popolo.
Nerone, che allietava i suoi inviati con la sua cetra, organizzava feste che duravano anche giorni. Pranzare comodamen-
te sdraiati sul triclinio, usando la mano destra per
mangiare era inoltre un lusso permesso solo agli
uomini. I banchetti serali finivano sovente orgiasti-
camente; infatti, quasi ad onorare il dio Bacco, ci
si ubriacava, bevendo in coppe ricavate da ambra
e pietre preziose dai riflessi luminosi, e si libera-
vano i freni inibitori. Anche il bon ton a tavola era
molto diverso rispetto ad oggi; il ruttare era segno
di apprezzamento del pasto ed era possibile anche
portarsi i resti del cibo a casa. E’ passato alla storia
l’uso nell’antica Roma di solleticare la gola con una
piuma per potersi liberare lo stomaco e poter così
ricominciare a banchettare, onorando l’anfitrione.
Silvia De Risio

19
The “Domus Aurea”
and banqueting in imperial Rome
It is a fact that the city of Rome neca described the complex as
has been able to impress at all a “house dazzling of glittering
times even the most distracted of gold and opulent ornaments
its inhabitant. However, the won- with semi-precious stones and
der and the interest following the mother of pearl”, reflecting the
recent excavations of the “Do- emperor’s Nero aspiration to
mus Aurea”, the largest of all build the most sumptuous and
the Roman Imperial residences, luxurious royal residence in the
are beyond one’s imagination. It world. Inside it included a di-
goes hand in hand with the ex- ning room, with an ivory coated
travagant and megalomaniac revolving and slotted ceilings,
personality of the man who was from where flower petals were
responsible for commissioning dropped on the assembled di-
the project and the making of it, ners, whilst they were also en-
the emperor Nero. The “Domus tertained by flying doves, whose
Aurea” or “Golden House” used wings had been sprayed with
to occupy a vast area of roughly exotic scents. The alcove, the
80 hectares, stretching from the triclinium halls and the long
Circus Maximus, to the present corridors were so prolific that
church of St Peter in Chains, they formed a vast labyrinth of
piazza Vittorio Emanuele II and rooms, the most outstanding of
the Coelian Hill. The building which was circular shaped and
was meant to replace the “Do- provided with an ingenious me-
mus Transitoria”, or “Temporary chanism that made the ceiling
House”, built between 54 and 64 rotate continuously night and
AD, to link together several im- day, to imitate the movement of
perial dwellings spreading on the the earth, and in the bathrooms
slopes of the Palatine and Esquiline Hills, the so called “Horti sea and sulphur water was piped in from the Mediterranean.
Maecenas”, burnt down during the great Fire of Rome. The ar- As reported by Svetonius, the designer architects conceived
chitects Severus and Celer, from whom the project was com- a royal residence that perfectly mirrored the emperor’s am-
missioned, must have been fully bition to incarnate the Sun god
aware of how demanding a client on earth. The complex also in-
the quirky and bizarre emperor corporated a temple dedicated
Nero was, since they provided the to the Fortune goddess, made
vast residence with a profusion of of alabaster from Cappadocia, a
reception rooms, porticoes and variety of stone that, according
parks that, for their magnificen- to Pliny the Elder, was meant to
ce and astonishing beauty, would recreate, when the doors were
have bewildered even the most shut, the same lightning effect
sophisticated guest. For the de- produced by the daylight. The
light of his guests, the emperor whole complex was a play of
Nero built a reception residence lights and reflections, created
which, unquestionably, was able by polychrome marbles, semi-
to rival the most lavish Orien- precious stones and golden-leaf
tal court. In the southern part stuccoes, with water games on
of the building were located the the outside. In the Nymphaeum
imperial alcove and other private there was a statue of the muse of
rooms overlooking a man-made the poetry, Euterpe, to symboli-
lake, occupying a vast marshy ze the emperor’s penchant for
bottomlands, the very spot where the Greek style. However, the
subsequently the Coliseum was lavishing project became a cau-
built on. However, the famous se of severe dissatisfaction and
golden-leaf decorated hall, surveying the large 5-side shaped criticisms among the people of Rome, because of the enor-
courtyard, could only vaguely reflect the magnificence and mous waste of public money: so that in Rome a joke was cir-
opulence of the richly decorated stuccoed ceilings and the culating according to which “the whole of the city was con-
mural frescoes that made the residence so memorable. Se- verging and merging in a sole residential building”, therefore

20
it advised the Romans (or Quiritis), “to relocate to the nei- the times: one of them was Marcus Gavius Apicius, who left
ghbouring Veius, as long as the royal residence, hadn’t spread to posterity a collection of nearly five hundred recipes in the
that far”. Legend has it that when this extravagant piece of volume “De re coquinaria”, possibly the first culinary book
self-indulgence was completed, Suetonius heard Nero saying ever written, including preparations ranging from very ela-
that: “He was at last beginning to be housed like a human borate to more simple dishes, such as sole flan, stuffed pork,
being”. After Nero’s roast meat in pastry
death in 68 AD only and many more. In the
his successors Otho present days it would
and Vitellius used the be possible to repro-
residence for a short duce only a small
while; in fact, under selection of these di-
the emperor Trajan, shes, considering that
the huge complex only some ingredients
was quickly decom- then used are still
missioned, then filled available in the Me-
with earth and buried diterranean cuisine.
beneath the Coliseum Some others would be
and the Trajan baths unlikely to be accep-
that were subsequen- ted by our contempo-
tly build over it. No- rary taste or because
wadays topics such of the rather unusual
as healthy, organic or and peculiar ingre-
slow food are regular dients used, such as
features on TV and in newspapers, and even more emphasis dormice (now a protected species) or sows vaginas. With
is placed upon the quality rather than the quantity of what such recipes, some banquets given by emperors and wealthy
we eat. But what were ancient Roman table manners like, aristocrats could have made history for their grandeur and
and beside what did they use to eat? Rome developed into a abundance, but chiefly for their opulence and excess. Cesar
busy and multicultural city, sheathed in dazzling multicolored himself to celebrate his triumph in Gallia offered a lavish
marbles and lavishing residences, but at the same time with meal for two hundred thousand Romans, also including the
smelly slums where everyday life used to carry on in a noisy plebeians. Nero used to throw parties lasting entire days, du-
and relentless fashion. Even in those conditions, meal times ring which he used to entertain his guests by playing his Chi-
used to play an important part in people’s everyday lives: the tara. Beside, the habit to eat while comfortably reclining on a
sheer size of the empire enabled it to import any type of goods triclinium, using only the right hand to eat was a luxury that
from within. Consequently, only men could afford. It
a vast amount of spices and wasn’t unusual for eve-
seasoning were available ning meals to end up with
in addition to honey and a orgies; another regular cu-
great variety of vegetables, stom was that guests used
which were used to make to end a meal by getting
food taste better and more drunk, while pretending to
flavoursome. However, the honour the god Bacchus
Roman imperial banquets and drinking from precious
will always be remembered cups made of shining am-
particularly for their ma- ber and precious stones
gnificence, opulence and and around the end of the
imaginative dishes, which meal they used to unleash
could only be made possible their inhibitions. Even the
thanks to the peculiarity of table etiquette was diffe-
the food and the way it was rent from today, burping
served. So that after the III was largely accepted, if
century A.C., following the used to express apprecia-
extension of its boundaries, more sophisticated and unusual tion for the meal and guests were even allowed to take lefto-
food was conveyed into the Empire from its more remote cor- ver food home. It has also made history the habit of tickling
ners, based on game and what were exotic ingredients at that the throat with a feather to empty the stomach and be ready
time, such as flamingos, fowl crests, stewed parrots, roasted to start eating over again, to properly give honour to the host
cranes, pigs tits or nightingale tongues. The emperors rival- throwing the party.
led in hiring the most famous and skilled chefs available at (English translation by Rita Di Benedetto)

21
ST RIA D E L CAL C I O
E G O L E “La
superiorità del

N Z A ER gioco della palla rispet-


to alle altre specialità non è mai
L E
A VIO
stata troppo analizzata…e io dico che il mi-
gliore di tutti gli sport è quello che non solo fa lavorare il

TR corpo, ma serve anche a divertire…”. Sacrosante parole quelle di


Galeno, medico personale dell’imperatore romano Marco Aurelio (II sec d.C.)
che commentava così la carica emotiva e fisica dei legionari quando giocavano all’harpa-
stum. Questo sport era un misto tra calcio e rugby, in cui due squadre si affrontavano su un campo
quadrato, diviso a metà da una linea, colpendo il pallone con le mani e con i piedi. Lo scopo era quello di riu-
scire a poggiare la palla sulla linea di fondo del campo avversario. Il gioco rimase popolare per 7-800 anni, grazie
ai legionari che lo praticavano e lo diffusero in tutta Europa. Galeno aveva colto pienamente il succo del problema:
il calcio, come ogni sport, deve soprattutto far divertire. Ma i recenti – e non solo – fatti dimostrano che spesso si
perde di vista questa finalità e il calcio diventa piuttosto strumento e occasione di rivedicazione delle proprie fru-
strazioni, personali o collettive che siano. Ripercorrendo la storia del calcio vedremo che la violenza, che a volte
accompagna questo sport, purtroppo non è caratteristica solo dei giorni nostri. Il calcio a dire il vero ha una storia
antichissima. Sembra che uno sport simile venisse già praticato prima in Giappone e poi in Cina nell’ XI secolo a.C.
In Giappone si chiamava Kemari: i giocatori dovevano passarsi una specie di palla fatta di cuoio, al cui interno vi era
una vescica di animale gonfiata, senza che questa toccasse terra. In Cina era molto diffuso il Tsu-chu (ovvero “palla
di cuoio sospinta dal pie- de): i giocatori dovevano infilare il pallone in un buco sostenuto da due canne di
bambu, usando soltanto i piedi. La palla era fatta di piume e capelli femminili.
Ovviamente si tratta di giochi molto diversi da quello attuale del calcio, eppure
suggeriscono quanto il concetto del pallone sia antico e universale.In Grecia, il
gioco con il pallone si diffuse intorno al IV secolo a.C., stando alle testimonian-
ze ritrovate. Si chiamava Episkyros, ma non venne mai inserito nelle disci-
pline olimpiche. Omero ci tramanda però la prima cronaca di una par-
tita giocata con il pallone in un paese mediterraneo. E al Museo di
Atene si trova sul basamento di una statua, un bassorilievo che
mostra un giovane greco palleggiare con il ginocchio, come un
calciatore moderno. E proprio dal greco “arpazo”, che signifi-
ca “afferrare, strappare con forza”, nacque nell’Urbe l’Har-
pastum, l’antenato del calcio tra i romani. Le regole del
gioco però non sono conosciute con certezza, di certo non
erano le stesse di oggi. Diversi sono i tipi di pallone usati
all’epoca: il follis (o folliculus, più piccolo) fatto di cuoio e
con una camera d’aria costituita da una vescica; la pila
paganica (palla campestre), fatta di cuoio e piena di
piume, e usata soprattutto dai contadini. Ma vi
erano anche palloni pieni di crini o di sabbia. Se
l’attuale gioco del calcio ha ben poco a che fare
con i suoi illustri antenati, di certo però il mo-
derno tifo deriva dalla passione della popolazio-
ne di Roma antica per la corsa delle bighe nei cir-
chi e negli anfiteatri. E allora, come oggi, una folla
immensa seguiva l’esito delle gare “trattenendo il
respiro”, come scrive Ammiano Marcellino. Così la città
si divise in fazioni – le moderne squadre – ciascuna caratteriz-
zata da un colore. E i tifosi dell’epoca - come i nostri tifosi - non
perdevano mai un gara: l’amore per la propria squadra era in cima
ad ogni pensiero. In realtà il tifo aveva un senso, rientrava in una
sorta di ritualità necessaria, era quasi codificato, voluto. Era - detta
in parole semplici - una sorta di sfogo, utile per ridurre il peso delle
frustrazioni e delle insoddisfazioni quotidiane; un canale dove river-
sare la propria rabbia, le proprie emozioni, il proprio istinto normal-
mente tenuti sotto controllo, quando non proprio repressi, per le
esigenze del vivere civile. Era uno spazio protetto dove lasciare i
freni inibitori per poi rietrare nei ranghi un po’ più leggeri, un po’
più liberi. Era anche un modo per ridurre le potenzialità di una ri-
volta cittadina. E in qualche modo tutto ciò vale anche oggi, forse
con qualche argine rotto di troppo. Ma la violenza – dicevamo –
non è solo storia dei nostri giorni. Proprio in Ighilterra, dove nac-
que il moderno gioco del calcio, tale sport fu bollato nel Medioe-
vo come violento e perfino proibito. All’epoca i giochi con il
pallone erano soprattutto espressione dell’antagonismo tra i
villaggi o tra le fazioni di uno stesso villaggio. Questo antagoni-
smo però cominciò a caricarsi di odio e così già nel 1175 una
cronaca londinese parla dei timori del popolo per la violenza
con cui si giocava a pallone durante il carnevale. Per questo
di lì a poco il gioco fu prima regolato, poi proibito e infine
22
messo al bando nel 1388 dal re Enri-
co V. Ma il gioco aveva già varcato i confini in-
glesi per approdare in Scozia e Francia e non ultimo in
Italia. Qui il calcio ebbe il massimo fulgore nella Firenze Medicea
(XV secolo). Il calcio fiorentino si giocava soprattutto durante la grandi ricor-
renze e vedeva opporsi il partito dei verdi e quello dei bianchi (rispettivamente della riva
sinistra e destra dell’Arno), composti in due squadre di 27 giocatori ciascuna. Il campo da gioco era
Piazza Santa Croce e il partito che vinceva si appropriava delle insegne dell’altro. Attualmente quell’an-
tico gioco è ricordato ogni anno, a Firenze, con una fedele ricostruzione in costume. Il calcio venne riabi-
litato in Inghilterra nel 1617 da Giacomo Stuart ed era praticato soprattutto dai giovani che frequentavano
i college e le università. Cominciarono ad essere scritte le prime regole. Il gioco, che vedeva affron-
tarsi due squadre di 11 o 22 giocatori, inizialmente era un misto di calcio e rugby, preve-
dendo l’uso sia dei piedi che delle mani. Nel 1857 venne fondato il primo club
di football al mondo, lo Sheffield Football Club. Ma è il 26 ottobre del
1863 che nasce ufficialmente il calcio moderno. In quella data
infatti i rappresentanti degli undici club e associazioni sportive
londinesi si riunirono per dare vita ad una struttura ordinaria
che prese il nome di Football Association, il cui scopo principale
era codificare in maniera organica e omogena il nuovo gioco, sia
pure ancora frutto del compromesso con il football vero e proprio
(ovvero il rugby), sport per eccellenza nel mondo anglosassone.
Ma quella commistione calcio-football a molti non andava giù, tan-
to che un mese dopo, il 24 novembre, i membri della Football As-
sociation si riunirono nuovamente per discutere della questione:
mantenere o meno la matrice rugbistica nel nuovo gioco. Prevalse
l’impostazione del segretario dell’associazione il quale voleva elimi-
nare tale matrice e così l’8 dicembre vennero apportate sostanziali
modifiche al regolamento per cui nessun giocatore avrebbe più potu-
to correre con la palla tra le mani e caricare l’avversario. Da quel mo-
mento i due giochi si distinsero definitivamente. All’inizio i giocatori
non avevano ruoli ben precisi. Questi vennero codificati negli anni,
distinguendo inizialmente solo tra attaccanti e difensori, per poi
arrivare nel 1870 alla formazione, ben presto diffusa in tutto il
mondo, di portiere, terzini, mediani e attaccanti (oggi su-
perata dalla formazione: portiere, difensori centrali,
esterni, centrocampisti e attaccanti). Nel 1871
vennero stabilite le dimensioni del pallone e fu
concesso per la prima volta al portiere di pren-
dere la palla con le mani; nel 1875 furono defi-
nite le misure delle porte (dotate di reti solo
15 anni più tardi) e si stabilirono le dimensioni
del campo. Venne istituita la regola del “fuori-
gioco” per mettere ordine e favorire un gioco
leale. Nel frattempo nascevano altre Federazio-
ni, come quella scozzese, gallese e più tardi quella
irlandese. Nel 1878 un arbitro utilizzerà per la prima
volta un fischietto per dirigere una gara. Intanto si fecero
importanti progressi nell’uso dei materiali per costruire il
pallone. La vera rivoluzione si ebbe con l’avvento del cauc-
ciù, che gli inglesi trapiantarono dalle foreste sudamericane
nelle loro colonie dell’Oceano Indiano; e con l’invenzione della
camera d’aria per il controllo e la mobilità della sfera. Un’altra
data importante è il 1886: venne fondato l’International Football
Association Board (IFAB), costituito dalle quattro federazioni britan-
niche con il compito di far rispettare le regole del gioco e, se necessario
di apportarvi modifiche. In quello stesso anno venne riconosciuto il profes-
sionismo sportivo: nasceva cioè il calcio come professione. I giocatori dunque
venivano equiparati alle altre categorie di lavoratori e dovevano percepire un
compenso per l’opera prestata. Infine venne codificata la tattica calcistica. Tre
anni dopo si svolse, In Inghilterra, il primo campionato, con partite di andata e
ritorno e punteggi per la classifica. Sin dalla sua nascita il calcio ebbe un grande successo sia per la semplicità delle
sue regole sia per il dinamismo insito nel gioco stesso. E ben presto si consacrò come fenomeno sportivo e sociale,
capace di attrarre migliaia di spettatori. Il salto ulteriore si ebbe quando cominciò a coinvolgere non più solo gli stu-
denti, ma anche gli imprenditori che contribuirono alla formazione degli stadi, al finanziamento dei club e alla nasci-
ta del mecenatismo sportivo. Dal Regno Unito il calcio era ormai pronto a spiccare il volo oltre La Manica e a diffon-
dersi in tutta Europa e poi nel resto del mondo. Nel 1904 nacque a Parigi la FIFA (Federation Internationale de
Football Association), per iniziativa di sette diverse associazioni nazionali: Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Dani-
marca, Svezia e Spagna. Non vi erano gli Inglesi che vennero affiliati l’anno successivo. E’ la più importante lega
calcistica esistente al mondo, nata con l’obiettivo di rendere unico il calcio, tramite il riconoscimento e l’attuazione
dello stesso regolamento nei vari paesi. La FIFA diventa così l’unico ente in grado di modificare le regole del gio-
co. Con la nascita della FIFA fu possibile organizzare partite tra squadre di nazioni diverse: all’inizio
furono solo amichevoli, poi competizioni di maggiore interesse, fino ad arrivare alle varie
Coppe Internazionali e ai Mondiali che si disputano ogni quattro anni. Ma, a dire il
vero, la prima partita ufficiale tra Nazionali, fuori dai confini inglesi, fu rra
disputata tra la nazionale austriaca e quella ungherese il 12 r i st i n a Gue I TG1
C A
ista R
ottobre 1902: vinsero i primi per 5-0.
G iornal
Il resto è storia dei nostri giorni.

23
“ROMPI PAOLO E
TROVI SOLANGE”
“Rompi Paolo “Ditelo a Solange” o “Sabato 4”, qualche puntatina nel cine-
e trovi Solan- ma con attori di calibro e al suo lavoro di scrittore, di poeta
ge”, è il suo e cantante, è ormai conosciutissimo. “La televisione – dice
primo libro Solange – mi ha permesso di farmi conoscere, ma anche di
scritto nel amare la gente e, nel mio piccolo, di poterla aiutare . Nel
1997, il suo mondo dello spettacolo ho tanti amici, ma devo confessa-
luogo ideale per raccontarsi re che preferisco leggere la mano alle persone comuni, a
e per scoprire, gradualmente tra le righe, la sua identità di chi ha più difficoltà. La gente ha bisogno di ottimismo e di
persona speciale. Di persona che “sente” la gente, ne fiuta essere rassicurata e quando sto in televisione il mio primo
i sentimenti più profondi, i dolori, le gioie e li racconta. Pa- discorso è un applauso della vita a chi è solo. Sembra poco,
olo Bucinelli-Solange è un sensitivo fin da bambino, fin da ma non è così”.
quando ne era inconsapevole e riusciva ad “indovinare”, in
modo del tutto naturale, una visita, un evento e financo la Sono tante le persone del cinema e della televisione che
pioggia imminente. E’ solo alla morte della sua amatissi- Paolo-Solange conosce, ma i veri amici non sono molti, con-
ma nonna Matilde che Paolo scopre di essere un sensitivo. fessa. “Massimo Boldi è tra gli amici più cari, mi è stato vi-
Un’eredità che la nonna gli ha lasciato tra le mani ancora cino quando è morta mia madre ed ha scritto la prefazione
molto giovani raccomandandogli di aprirsi alla gente. “Non del mio libro “Orsacchiotto Corallina mamma Solange” . Tra
venire al mio funerale, ma vai in giro per Collesalvetti”, rac- le persone più vicine ci sono anche Manuela Aureli, Giorgio
conta a Chapeau Solange ricordando le ultime parole della Panariello, Caterina Balivo , Andrea Buscemi, Sandra Milo,
nonna, “e, stringendomi le mani, mi disse: ti accorgerai, in- “tutte persone meravigliose che ho potuto incontrare grazie
contrando le persone, che capirai qualcosa di loro, prendigli al mio lavoro”, dice. Gli piace ricordare anche Monica Bel-
la mano e ti verrà spontaneo leggergliela, ma non prendere lucci alla quale rivelò con un anno di anticipo, che avrebbe
mai soldi da nessuno”. avuto un altro figlio e non si contano i personaggi dello spet-
tacolo, della cultura e anche della politica ai quali ha letto
“Feci come mi disse . Cominciai con una signora – ricorda - la mano.
che era venuta a fare le condoglianze, gli lessi la mano e un Ma questo mondo non lo distoglie dalla realtà , appena può,
po’ guardando le linee della mano, un po’ per le sensazioni ci ha confessato con pudore, va a visitare le persone più
che mi trasmetteva, cominciai a dirle un sacco di cose sulla anziane o i bambini negli orfanotrofi, è un modo per essere
sua vita che lei confermò. Fu la mia prima esperienza e devo più vicino a Dio. “Non sono un bigotto – ci confessa - ma
dire che rimasi molto scioccato”. credo in Dio e quando vado in una città che non conosco mi
piace andare a scovare una chiesa, e lì dico una preghiera,
Da lì è cominciato tutto. “Mi basta sentire la voce di una una preghiera che è alla fine un mio pensiero che rivolgo al
persona – spiega - per capire tutto di lei. Se è una persona Signore.
positiva mi sento bene, manifesto allegria; al contrario se Ascoltandolo parlare con la sua voce morbida e allegra si in-
c’è qualcosa che non va, mi vengono i brividi e sento una tuisce che viene da una famiglia unita e meravigliosa, come
grande stanchezza. Riferisco solo cose belle e non parlo lui la ricorda, con la mamma Corallina, il papà Gino, la zia
mai della salute. E’ una questione che riguarda i medici. Io Vera e il cane Baccellino. Una famiglia che gli ha dato tanto e
mi limito all’amore, al lavoro, ai soldi, ai viaggi”. gli è rimasta nella voce e nel cuore insieme alla luminosità
delle giornate della sua infanzia vissute in campagna.
Ha cominciato 15 anni fa con “Buona domenica” ed ora,
dopo anni di frequentazioni televisive e programmi come, Rita Perazzini

24
Scienza
Campei Flegrei:
un pozzo per studiare l’area vulcanica
più pericolosa del mondo
Le aree vulcaniche come i Campi Fle-
grei, chiamate ‘caldere di collasso’, rap-
presentano la categoria di vulcani più
esplosivi al Mondo. Sebbene la maggior
parte delle eruzioni da queste aree sia di
piccola o moderata entità, le eruzioni più
forti dette ‘ignimbritiche’, fortunatamen-
te molto rare, sono le uniche capaci di
generare catastrofi globali, ed alcune di
loro, nel passato, hanno probabilmente
generato estinzioni di massa. Le aree più
note di questo tipo, oltre ai Campi Fle-
grei, sono ad esempio Yellowstone (USA),
Santorini (GR), Ywo Jima (J).

Il Progetto (CFDDP) dovrebbe cominciare


in questi ultimi mesi del 2010, con la per-
forazione del ‘pozzo pilota’ che raggiun-
Campi Flegrei Deep Drilling Project (CFDDP) è la sigla di gerà i 500 m di profondità, e, successivamente, con la suc-
un grande esperimento scientifico Internazionale, probabil- cessiva perforazione di un pozzo profondo 4 km, che studierà
mente il più importante esperimento al Mondo nel campo da vicino la parte più importante dell’apparato vulcanico. La
della Vulcanologia. Il Progetto, elaborato in cinque anni, ha perforazione profonda è la parte cruciale dell’esperimento:
l’obiettivo di studiare in maniera diretta, anche attraverso verranno perforate rocce con temperature che possono su-
perforazioni crostali, l’area vulcanica a più alto rischio al perare anche i 500°C e dal gradiente delle temperature rile-
Mondo data l’alta urbanizzazione, ossia i Campi Flegrei, lo- vate man mano che si scende, sarà possibile determinare a
calizzati ad Ovest del centro urbano di Napoli, che compren- quale profondità si trova il magma.
dono i quartieri di Fuorigrotta, Bagnoli ed Agnano.
L’importanza del progetto CFDDP sarà enorme, non solo
Il fine ultimo dell’ esperimento è quello di diminuire dra- per la mitigazione del rischio vulcanico nell’area, ma anche
sticamente il rischio vulcanico nell’area, attraverso la cono- per il salto di qualità nella conoscenza del vulcanismo più
scenza dettagliata della struttura profonda e lo studio diretto esplosivo sulla Terra, quello delle caldere di collasso. Inol-
dei meccanismi che generano sia le eruzioni, che i fenomeni tre, lo studio dettagliato di quest’area particolare costituisce
di bradisisma, ovvero ‘sisma lento’ o ‘terremoto lento’, pa- un’incredibile opportunità per studiare le potenzialità e le
rola coniata per definire i fenomeni di intenso sollevamento migliori tecnologie di sfruttamento di quella che, special-
ed abbassamento del suolo che caratterizzano quest’area mente in Italia, potrà essere l’energia del futuro, pulita, rin-
da almeno due millenni. Anche recentemente, tra il 1969 ed novabile e capace di sostituire, anche in termini quantitativi,
il 1985, il livello del suolo nel porto di Pozzuoli salì di 3.5 me- i combustibili fossili ed il nucleare.
tri, con punte nel tasso di sollevamento, raggiunte nel 1984,
Rita Lena
di alcune decine di centimetri al mese. Fonte: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
25
Scienza
Non si è mai troppo vecchi
per diventare celiaci
Una Malattia Che Si Sviluppa Sempre Più Spesso In Età Adulta
Non si è mai troppo vecchi per diventare celiaci. Pane, pasta e pizza
possono diventare nostri “nemici” anche da anziani perché la celiachia
si sviluppa sempre più spesso in età adulta o perfino avanzata: lo dimo-
strano i risultati di un ampio studio epidemiologico condotto da ricerca-
tori italiani del Center for Celiac Research dell’università di Baltimora,
negli Stati Uniti, in collaborazione con l’università Politecnica delle Mar-
che di Ancona, la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di
Baltimora, il Women & Children’s Hospital di Buffalo ed il Quest Diagno-
stics Inc. di San Juan Capistrano in California. I dati, pubblicati sulla ri-
vista Annals of Medicine, sono stati ottenuti con un’indagine condotta su
campioni di sangue prelevati nel 1974 a 3500 americani entrati nell’età
adulta e confrontati con altrettanti campioni prelevati dagli stessi sog-
getti a quindici anni di distanza, nel 1989. Secondo il coordinatore della
ricerca Alessio Fasano, direttore dell’University of Maryland’s Mucosal
Biology Research Center e del Celiac Research Center, il numero di
persone con marcatori sierologici positivi per celiachia è raddoppiato
in quindici anni, passando da un caso su 501 nel 1974 a uno ogni 219
nel 1989. Quindi, i soggetti che al primo test erano risultati negativi
alla celiachia, negli anni successivi avevano sviluppato l’intolleranza al
glutine. Questo dimostra che la frequenza della celiachia è in costante
aumento: nel 2003 il numero di pazienti con intolleranza al glutine è salito a un caso ogni 133. La celiachia è una patologia
autoimmune scatenata dal glutine, una proteina presente nel grano, orzo e segale. I sintomi classici sono la diarrea, il gon-
fiore intestinale e i dolori addominali, ma si può anche manifestare con sintomi atipici come, dolori articolari, stanchezza
cronica e depressione rendendo difficoltosa la diagnosi. Se non riconosciuta, l’intolleranza al glutine può causare malassor-
bimento dei nutrienti, danno dell’intestino e altre complicanze anche gravi. “I nostri dati mostrano che all’aumentare dell’e-
tà l’incidenza di celiachia cresce in parallelo” , sottolinea Carlo Catassi dell’Università Politecnica delle Marche ad Ancona,
e membro della Fondazione Celiachia. I risultati confermano anche dati raccolti precedentemente in Finlandia, secondo i
quali la frequenza di celiachia negli anziani è almeno due volte e mezzo superiore a quella della popolazione generale.
Questo – spiega ancora Catassi - ribalta il concetto secondo cui la perdita di tolleranza nei confronti del glutine avvenga per
lo più nell’infanzia: non si nasce necessariamente celiaci, la malattia può manifestarsi a qualsiasi età”. Non è detto, dicono
inoltre gli scienziati, che essere portatore dei geni che predispongono alla celiachia, porti ineluttabilmente allo sviluppo
della malattia autoimmune. Infatti, lo studio italiano evidenzia come alcuni fattori ambientali possano alterare la risposta
immunitaria causando la perdita della tolleranza al glutine anche in tarda età. “I fattori ambientali che potrebbero avere un
ruolo nella comparsa dell’intolleranza al glutine sono numerosi –spiega
Catassi – è probabile che sia implicato il miglioramento delle condizioni
igieniche nei Paesi sviluppati, che potrebbe alterare la capacità di risposta
immunitaria dell’organismo. In alternativa, potrebbe avere un ruolo l’au-
mento del consumo di prodotti contenenti glutine; l’ipotesi più probabile,
al momento, pare però la presenza sul mercato di cereali molto ricchi di
frammenti tossici di glutine. Negli anni il numero di varietà di grano di-
sponibili sul mercato è molto diminuito, per di più il frumento è stato an-
che modificato per migliorarne la resa: è possibile che tutto questo abbia
dato luogo a varietà di grano più tossiche, oggi di fatto preponderanti sul
mercato”. Identificare i fattori ambientali che hanno un ruolo nello svilup-
po dell’intolleranza al glutine e poterli “manipolare” è importante perché
apre la strada a nuove strategie di trattamento e prevenzione della celia-
chia e di altre patologie autoimmuni come il diabete di tipo uno, l’artrite
reumatoide e la sclerosi multipla. I nuovi dati gettano una nuova luce sulla
celiachia, una malattia complessa che continua a rappresentare una sfida
per il medico e per il paziente e indicano chiaramente che non bisogna
abbassare mai la guardia facendo screening di celiachia soprattutto nel-
le persone anziane, perché come ha aggiunto Elisabetta Tosi, Presidente
dell’Associazione Italiana Celiachia, un test negativo non dà la certezza
che non si svilupperà la celiachia per tutta la vita. Soprattutto nei casi a
rischio, ad esempio chi ha in famiglia casi di celiachia o soffre di diabete
di tipo uno, è opportuno ripetere il test ogni due o tre anni.
Rita Lena
26
CINEMA

Con l’uscita di “Harry Potter e i doni della morte”,


il 19 novembre inizia la fine della saga di Harry
Potter. Un fenomeno globale senza precedenti che
ha appassionato il pubblico di ogni ceto sociale e
di ogni età.
La prima volta che Daniel Radcliff arrivò sul set di “Harry
Potter e la Pietra Filosofale” nell’ottobre del 2000 le Torri Ge-
melle erano ancora in piedi, non c’era nessuna guerra né in
Afghanistan, né tantomeno in Iraq. L’avatar era solo un so-
stantivo maschile e il cinema in 3 D era ancora da venire. 10
anni e molte cose sono cambiate. La saga tratta dai libri di
J.K Rowling ha superato negli incassi perfino Guerre Stellari.
Harry Potter è diventato un’icona degli anni Dieci entrando
nell’immaginario collettivo. Un successo senza precedenti
che il prossimo 19 novembre, però, inizierà a finire con l’arri-
vo nelle sale di “Harry Potter e il doni della morte – Parte I^”
in 3 D, novità assoluta che prelude alla conclusione definitiva
del 15 luglio 2011 quando arriverà anche “Harry Potter e i
doni della morte - Parte II^”.
Un commiato già iniziato con lo smantellamento dei set e
gli abbracci dei componenti del cast cresciuto insieme: un
tempo undicenni, ora maggiorenni passando dall’innocenza
alla mediaticità, sbattuti sui tabloid e quindi utilizzati com-
mercialmente.
Personaggi abbigliati in panni ricchi di significati: cravatte in
stile regimental, camicie bianche con colletti alti e importan-
ti, golf scuri a v tipici del look inglese e il lugubre stemma
della scuola sulla seria divisa blu. Gli arredi sono tipici dello
stile britannico, tende patchwork che vestono bifore di pietra
attraversate dai venti della triste campagna che li circonda,
librerie polverose inserite perfettamente in un’ architettura
gotica, fredda e umida. Moda essenziale che ci rimanda al ri-
gore minimale di alcune mode dei giorni nostri. Abiti e arredi
che raccontano un’epoca, un pensiero, uno stile preciso, che
parlano di un’eleganza fredda come la cupezza opprimente
del tetro castello britannico e le sue torri enormi, altissime e
tozze “senza via d’uscita”, in cui i protagonisti sono immersi.
Abiti e cornice di nuovo attuali, specchio di quello che siamo
diventati: anche la nostra innocenza, anno dopo anno, è stata
offuscata dall’avanzata del “diavolo”.
Ora Harry indossa scarpe da ginnastica, jeans e maglietta,
comodamente seduto su un caldo divano del Claridge’s di
Londra e sorride: “Ogni giorno che ho passato sul set è stato
bellissimo e quindi dire addio a quel mondo mi dispiace un
po’… E poi sono curioso di vedere il 3D.”
Valentina Cardile
27
Arte
I Pittori del
Risorgimento

E’ stata inaugurata lo scorso 5 ottobre presso gli spazi per i suoi dipinti. Tutti sono stati non solo soldati ma anche
delle Scuderie del Quirinale la mostra “1861 - I pittori del quelli reporter, testimoni diretti di fatti raccontati fedeli alla
Risorgimento”. La mostra si inserisce nel calendario delle realtà, senza retorica, sempre attenti ai risvolti umani.
celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Tra le tante Il fulcro della mostra è rappresentato dalle opere delle grandi
iniziative in programma questa rassegna sicuramente battaglie come “La battaglia di Cernaia” di Gerolamo Induno,
rappresenta i più alti ideali patriottici del Risorgimento, che che per impostazione e azione dei personaggi diventò un
portarono all’unificazione del territorio italiano. modello per la pittura di quel periodo. Un’arte rivoluzionaria
In mostra si legge il confronto tra la pittura italiana e gli anche nella forma che si distaccava dalla tradizione
avvenimenti cruenti che si svolsero tra il 1859 e il 1860, accademica, che non era celebrativa, anche se la committenza
come la II Guerra d’Indipendenza e la Spedizione dei Mille. era di alto rango perché destinata alle residenze reali oppure
Avvenimenti che segnarono la conquista della libertà da parte ai grandi palazzi pubblici. Queste tele raccontano non le grandi
di alcune zone italiane ancora assoggettate allo straniero. manovre tattiche e nemmeno celebrano i grandi ufficiali,
Questa rassegna si basa proprio sui racconti dei protagonisti di ma si soffermano sulle retrovie, sul dopo, sui primi soccorsi
quel periodo, i cosiddetti pittori soldati, prettamente lombardi, ai soldati, a prescindere se sono anche nemici. In mostra si
toscani e napoletani, che assieme alla baionetta portavano possono ammirare anche opere non legate prettamente a
con se tavolozza e pennelli. Tra questi ricordiamo Gerolamo questo periodo ma che evocano la vittoria e il desiderio di
Induno, Eleuterio Pagliaro, Federico Faruffini, Michele libertà.
Cammarano, Silvestro Lega, Odoardo Borrani e Giovanni INFO: Roma - Scuderie del Quirinale
Fattori. Quest’ultimo anche se non prese parte alle battaglie si Tel. 06 39967500
recò sui luoghi degli scontri per cogliere la giusta drammaticità Nicoletta Di Benedetto

28
L’avvocato risponde
Nino Marazzita
Caro Avvocato, Abito in una villetta a schiera ed il mio vicino di casa ha piantato,
vorrei distaccarmi dall’impianto di riscaldamento centralizzato e vicinissimo alla rete metallica di confine, degli alberi ad alto fusto.
mettermi in proprio. Per farlo, secondo l’amministratore dello sta- Ho 85 anni, i vicini giovani non rispettano più gli anziani, posso fare
bile in cui risiedo, è necessaria l’unanimità di tutti i condomini. qualcosa per costringerlo a togliere tutte queste piante che invado-
E’ così? Stefano da Catania no il mio terreno? Laura da Torino
Effettivamente l’art. 892 c.c. pretende che chiunque voglia piantare
No. La Corte di Cassazione con la sentenza n. 26822/2008 ha messo alberi presso il confine, debba osservare le distanze stabilite dai
la parola fine sulle tante battaglie legali insorte tra i condomini ogni- regolamenti ovvero dagli usi locali. In assenza di questi devono os-
qualvolta si è posta la necessità per alcuni di staccarsi dall’impianto servarsi le distanze previste dal codice civile:
centralizzato e di mettere un impianto di riscaldamento autonomo. - 3 metri per gli alberi ad alto fusto, ovvero quelli il cui fusto sempli-
Secondo la Corte, infatti, per “mettersi in proprio” non c’è bisogno ce o diviso in rami, sorga ad altezza notevole, tipo o noci, i castagni,
di una delibera unanime dell’assemblea condominiale ma basta la i pioppi, i cipressi, i pini;
maggioranza. La maggioranza millesimale determina una decisio- - 1 metro e mezzo per gli alberi di non altro fusto, ovvero quelli il cui
ne alla quale deve sottostare anche il condomino dissenziente. fusto, sorto ad altezza non superiore a tre metri, si diffonde in rami;
Egregio Avvocato, - mezzo metro per le viti, gli arbusti, le piante da frutto di altezza
nel 2001 ho acquistato un appartamento e lo scorso anno l’ammi- non superiore a due metri e mezzo.
nistratore mi ha richiesto l’importo di euro 1.600 per le spese legali Quindi, ai sensi dell’art. 894 c.c., Laura può pretendere, rivolgendosi
sostenute per una causa persa risalente al 2000. al giudice civile, che il vicino sia costretto ad estirpare gli alberi o le
Mi rifiuto di pagare in quanto all’epoca non ero proprietaria. A cosa siepi che non rispettino le distanze suddette.
vado incontro se non pago? L’amministratore non dovrebbe rivol- Gentile Avvocato,
gersi al precedente proprietario? mio marito alcuni anni fa ha sottoscritto con un tizio un compro-
Chiara da Roma messo di vendita. Per motivi urbanistici non è stato possibile fare il
Non necessariamente. rogito immediatamente, pertanto abbiamo rimandato. Ora però che
Chi subentra nella proprietà di un immobile ubicato in un condo- il problema è stato risolto, mio marito purtroppo è venuto a manca-
minio è, infatti, tenuto in solido con il precedente proprietario al re e l’acquirente non intende più fare il rogito per non sostenere le
pagamento dei contributi relativi all’anno in corso ed a quello pre- spese notarili. Cosa posso fare? Tatiana da Bergamo
cedente all’acquisto. In qualità di erede del de cuius Tatiana, subentrando nella mede-
Ciò, secondo quanto previsto dall’art. 63, comma 2, delle disposi- sima posizione nella quale si trovava il marito quando era in vita,
zioni di attuazione del Codice civile che dispone: “chi subentra nei potrà dare esecuzione al contratto preliminare, in particolare agire
diritti di un condominio e obbligato, solidalmente con questo al ai sensi dell’art. 2932 c.c. “esecuzione specifica dell’obbligo di con-
pagamento dei contributi relativi all’anno in corso e a quello pre- cludere un contratto” che stabilisce:
cedente”. Naturalmente è sempre salva l’azione di regresso nei “Se colui che è obbligato a concludere un contratto non adempie l
confronti del debitore (vecchio proprietario) da parte di chi (nuovo obbligazione, l’altra parte, qualora sia possibile e non sia escluso
proprietario) abbia versato tali contributi relativamente ad un perio- dal titolo, può ottenere una sentenza che produca gli effetti del con-
do nel quale non aveva il godimento dell’immobile. tratto non concluso”
Egregio avvocato, In tal modo, potrà ottenere una sentenza che produrrà i medesimi
come ogni anno mia moglie, dalla quale sono separato ormai da effetti che si volevano produrre mediante la stipula del contratto
tempo, ostacola i miei rapporti con il nostro bambino di soli 6 anni. preliminare di compravendita ed obbligare il promissario acquiren-
Quest’anno per Natale ho pensato di portarlo con me a Parigi nel te a stipulare il rogito.
noto parco di divertimenti, ma lei mi ha già detto che mi impedirà
Egregio avvocato,
di trascorrere le vacanze con mio figlio, perché, dice, che io non mi
lo scorso mese ho subìto un furto nel mio appartamento. I ladri non
occupo abbastanza di lui durante l’anno. Premetto che le condizioni
hanno fatto molta fatica ad entrare, visto che il condominio in cui
della separazione prevedono che mio figlio trascorra con me una
abito è in ristrutturazione, quindi le impalcature hanno di certo age-
settimana durante il periodo natalizio. Può farlo?
volato l’ingresso dei malintenzionati. Posso chiedere il risarcimento
Arnaldo da Foggia
dei danni alla impresa che stava eseguendo i lavori?
In realtà la ex moglie, pur se affidataria del minore, non può im- Carmelo da Salerno
pedire all’altro genitore di trascorrere del tempo con il bambino,
Si, effettivamente Carmelo potrebbe citare in giudizio per danni l’im-
secondo quanto stabilito dal giudice nella separazione.
presa che ha eretto i ponteggi per eseguire i lavori nel condominio.
Anzi, la ex-moglie, qualora rifiuti di concedere al padre il bambino
Difatti di recente la Cassazione Civile, Sezione III, 27 maggio 2009 n
per il tempo prestabilito, rischia di incorrere nel reato di cui all’art.
12274, ha affermato come in seguito ai danni subiti in conseguenza
388 c.p. “mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudi-
di un furto in un appartamento la cui esecuzione sia stata agevolata
ce” che punisce, nello specifico al secondo comma, chiunque “elu-
dall’impalcatura eretta da un’impresa incaricata dal condominio di
de l’esecuzione di un provvedimento del giudice civile che concerna
effettuare alcuni lavori di manutenzione, sussiste la responsabilità
l’affidamento di minori”, con la pena della reclusione fino a 3 anni o
dell’impresa stessa, non essendo sufficiente che questa contesti la
la multa da 103 a 1032 Euro. Di recente la Cassazione, con senten-
propria responsabilità addossandola ad altro soggetto.
za n. 27995/2009 ha infatti confermato la condanna nei confronti di
In quel caso l’impresa non aveva contestato che il furto fosse stato
una madre che si era rifiutata di far trascorrere al figlio minore le
commesso attraverso il ponteggio installato, ma si era difesa so-
vacanze con il padre, anche se la stessa si era giustificata dicendo
stenendo che i ladri, con ogni probabilità, avevano utilizzato anche
“di agire nell’esclusivo interesse del minore”. Tale giustificazione
un altro ponteggio collocato su una proprietà attigua per passare
però non è stata sufficiente: difatti la Corte ha precisato che “rien-
poi al ponteggio da lei installato fino allo stabile in cui era situata
tra nei doveri del genitore affidatario quello di favorire, a meno che
l’abitazione del derubato.
sussistano contrarie indicazioni di particolare gravità, il rapporto
E’ importante precisare come la responsabilità dell’impresa non
del figlio con l’altro genitore e ciò proprio perché entrambe le figure
potrà essere esclusa solo mediante generici richiami a responsabi-
genitoriali sono centrali e determinanti per la crescita equilibrata
lità altrui, dovendo anzi l’impresa spiegare i motivi per cui, ad esem-
del minore”.
pio, non abbia provveduto ad installare idoneo impianto antifurto sul
Quindi “ostacolare gli incontri tra padre e figlio, rendere gli stessi
proprio ponteggio, allarmandolo e collegandolo con la Centrale di
difficoltosi o reciderli del tutto, può avere effetti deleteri sul mino-
Polizia o Carabinieri, o, quanto meno, a istituire un servizio continuo
re, minando il suo equilibrio psico-fisico e la formazione della sua
di vigilanza, anche notturna.
personalità”.
29
I l Natale
è Servito!
Poveri, in piccole case, ma felici,
il Natale si trasformava in una vera festa d’amore e fratellanza.
Di decorazioni natalizie neanche a parlarne.
Niente per le strade e poca cosa specialità sono giunte a
nelle case. Si utilizzava qualche noi addirittura con il nome
vecchio oggetto, per inserirlo del Convento e dell’Abba-
in un presepio il cui senso delle zia che li ha resi celebri.
proporzioni, oltre che un lusso, Per i ricchi la tavola im-
poteva quasi sembrare un insul- bandita è da sempre sta-
to alla miseria. La tombola, anzi ta il simbolo di potere ed
la “tombolata” era una vera e eleganza, espressa nei
propria istituzione. La messa di metalli nobili ed inaltera-
mezzanotte, il rito dei riti, era se- bili come l’oro e l’argento,
guitissima. Un appuntamento al insieme alle porcellane, per decorare le mense più raffinate.
quale era impossibile mancare, Nell’800 Parigi fa moda e i ricchi borghesi hanno nelle loro
vissuto con semplicità ed emozio- case un ben stipendiato cuoco che dirige le cucine. Si chia-
ne. Ma la vera festa si celebrava a tavola. La gastronomia o ma “Monsù” e a lui è affidato il compito del godimento per
l’arte della cucina è tra le più antiche e certamente tra le più l’occhio e per il palato.
piacevoli forme d’arte a cui l’uomo si è dedicato. C’è un sot-
tilissimo filo conduttore che lega gli uomini al cibo e quasi PAROLA D’ORDINE È STUPIRE.
miracolosamente alcune abitudini sono rimaste intatte nei Stupire con la ricchezza delle portate, con l’uso di carissi-
riti conviviali. Ed ecco dunque che già qualche giorno prima me e rare spezie, con le fastose argenterie della credenza.
ci si mette in movimento per il gran pranzo di Natale e per La frutta utilizzata per
quello della vigilia considerato il “cenone”. Un’occasione di dolci e sorbetti proveni-
trasgressione e di riscatto dalla povertà. Chi rinuncerebbe va da tutto il Regno e il
all’anguilla, marinata o in gustoso guazzetto, legata come sistema di conservazio-
tradizione in tutte le regioni italiane, così come il brodo e ne, anche se artigiana-
le numerose paste ripiene. Peccato per il cappone, difficile le, era avanzatissimo.
oggi da trovare e sostituito con il meno saporito tacchino. Per la preparazione del
Ma il re della tavola natalizia è il dolce. L’uso di servire il Natale il servizio di can-
dolce al termine di ogni pasto risale a tempi remoti ed è già diteria della duchessa
documentato nell’antichità classica, ma assai più antica è Maria Luigia lavorava a pieno ritmo da giugno a settembre
la consuetudine di preparare dolci legati a riti religiosi. Di- per la trasformazione e la conservazione della frutta. Per
scende dall’antico pane votivo, proprio fare un esempio, dai registri del 1822 risulta che le cucine
delle civiltà primitive, il pane melatos, ducali furono rifornite di 7.642 kg di confetture, comprensive
arricchito di frutta secca e miele, uvet- di gelatine, sciroppi e marmellate. Serviti nei saloni risplen-
ta e canditi, che la massaia aveva inciso, denti di candele, tra bevande rinfrescanti, durante le feste
fin dai tempi antichi, con la vera nuziale per gli auguri di Natale. I cuochi erano: per la duchessa di
e fatto lievitare nel posto più caldo della Parma, Vincenzo Agnoletti; Francesco Chapusot lavorava
casa. Di quell’antico pane troviamo trac- presso l’ambasciatore inglese a Torino e Giovanni Vialardi
cia nell’attuale pan-giallo o pan-pepato. come aiuto cuoco presso la corte dei Savoia. Compito della
Accanto a questo sopravvivono i piccoli padrona di casa era quello di sovrintendere alle finanze..”lo
dolcetti secchi, una volta fiori all’oc- cambiare faccia alle vivande avanzate da tavola il giorno
chiello delle monache pasticcere degli antecedente, perchè all’indomani facciano figura di pietan-
antichi monasteri che sfornavano dolci, ze nuove”. Una festa imprescindibile quella dell’abete o dei
quasi sempre piccoli, rappresentanti im- rami di ginepro da bruciare o da appendere, secondo l’uso
magini sacre, per offrirli ai pellegrini di contadino, ieri nelle stalle come portafortuna, oggi sulle
passaggio, come ricordo. Molte di queste porte per impedire alle streghe di entrare nelle case.

M.P.

30
RICETTA DEL MESE
Insalata dI fagiolini
con triglie rosse e
tartufo bianchetto

Ingredienti per 4 persone: Preparazione:


• Triglie rosse: 4 da 200g cad. In un pentolino lessate i fagiolini con poco sale e raf-
• Fagiolini: 2 etti freddateli in acqua e ghiaccio, in modo da mantenere il
• Tartufo bianchetto: 40g loro verde brillante. Nel frattempo squamate,sfilettate
• Misticanza: 50g e deliscate le triglie al punto di ottenere dei filetti inte-
• Burro vegetale: 50g ramente commestibili. Per la preparazione della salsa,
• Crema di latte fresca: 200ml lasciate sciogliere a fuoco moderato 50g di burro, 200ml
• Sale e pepe: qb di crema di latte fresca e unitevi metà del tartufo grat-
A questo punto possiamo procedere al servizio: tugiato a disposizione.
aiutandovi con uno stampino bardate le pareti con i fagiolini precedentemente conditi con un po’ di sal-
sa al tartufo, ottenuto quindi una forma a “pozzetto”, inserite un piccolo bouquet di misticanza all’interno
di esso e posizionatelo direttamente al centro del vostro piatto. In una padella versate un filo d’ olio extra-
vergine di oliva e scottate appena i vostri filetti di triglia, dopo di che, adagiateli nel piatto, guarniteli con la
salsa e lamellate il tartufo rimanente. Il piatto è pronto. A cura dello Chef Gaetano Costa
SAGITTARIO 22 NOVEMBRE - 21 DICEMBRE
I nati sotto il segno del Sagittario sono persone leali, sono generose e indipendenti, energiche e combattive; ambisco-
no a posizioni di prestigio e potere, ma sono anche generosi con gli oppressi. La loro principale caratteristica mentale
è l’autocontrollo e la capacità di comandare. Amano essere ammirati e conoscere una gran varietà di persone. Hanno
predisposizione per l’arte, la musica, la danza.
PER LA DONNA SAGITTARIO Gli uomini preferiscono le donne un po’ misteriose. Non ti “raccontare” troppo in fretta.
Distilla il piacere, goccia a goccia, e per far questo adopera i silenzi, che la sanno lunga. Serviti dei tuo tono di voce
molto particolare per modulare gli effetti che desideri creare. Non ti manca niente per saper sedurre… Tu appartieni
a uno dei quattro segni sociali e sei la più ambivalente nelle tue relazioni. Valuti la tua libertà e la tua autoespressione molto di più degli
altri segni di Fuoco e per questo puoi andare incontro a problemi nel dover accettare quei limiti e quelle restrizioni che la società forza-
tamente impone. La gemma mistica di questo segno è il turchese, un talismano di grande potenza per i nati in questo segno. Il giorno
fortunato è il giovedì e il  numero nove. Il colore favorevole di questo segno è il porpora. I luoghi più propizi per il successo sono i grandi
spazi all’aperto.
LE CELEBRITÀ NATE NEL SEGNO Woody Allen - Ludvig van Beethoven - Frank Sinatra - Steven Spielberg - Giacomo Puccini - Gianni Versace

...il libro del Mese!


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Previsioni astrologiche per il 2011 da consultare in ogni momento dell’anno per


disporre di tanti consigli utili. Un libro che offre un fedele sostegno per attuare un
percorso di vita autentico, avviandosi verso le decisioni e le scelte che sono in ar-
monia con la propria natura. L’astrologia in questa sede non intende esprimere un
messaggio categorico, ne’ sostenere il concetto di destino da subire passivamente
per motivi pressoche’ ignoti. Essa diventa invece uno strumento per interpretare gli
eventi come dei segnali e interagire con essi in maniera ottimale. In questa prospet-
tiva le previsioni astrologiche aiutano l’individuo a riconoscere le sue potenzialita’
per accrescerle e indirizzarle verso quello che desidera. Dunque un libro per tutti,
prezioso per decifrare il senso di alcuni eventi ma anche per godere un momento di
reale benessere o prepararsi ad affrontare con vigore e positivita’ una fase critica.

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Cinturino in cordura idrorepellente
Fibbia personalizzata
Corona a vite impermeabile 50 metri

CARBONDIVER

Movimento automatico
con datario ore 3
Cassa in policarbonato nera
Lunetta in acciaio girevole
trattata in PVD nero
Vetro minerale
Quadrante in carbonio
Lancette in Superluminova
Cinturino cordura pelle +39 0761. 304760
Fibbia personalizzata 3hitalia@email.it

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Corona a vite impermeabile 50 metri

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