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La Psicologia dello Sport è lo studio dei fattori mentali e psicologici che influenzano e sono
influenzati dalla partecipazione e dalla prestazione nello sport, nell'esercizio e nell'attività fisica e
la applicazione delle conoscenze acquisite attraverso questo studio che ogni giorno viene
effettuato.
La Psicologia dello Sport professionale è interessata a come la partecipazione allo sport,
all'esercizio e all'attività fisica possa accrescere lo sviluppo personale ed il benessere durante
l'intero arco della vita.
Che la mente possa influire significativamente su ogni attività umana e, quindi, anche su quella
sportiva è stato certamente chiaro fin dai primi Giochi Olimpici ateniesi; molti sono i manoscritti
giunti fino a noi (Omero, Euripide, Pindaro, Pausania, ecc) che narrano come, fin da allora, il
destino di una competizione sportiva non dipendeva esclusivamente dalla prestanza fisico-atletica,
ma anche dall'astuzia, dalla strategia, dal coraggio, dallo stato d'animo, caratteristiche,
quest'ultime, strettamente legate all'attività mentale dell'atleta. Nonostante ciò solamente intorno al
1890 alcuni educatori hanno espresso le loro opinioni sugli aspetti psicologici dell'educazione
fisica. Norman Triplett nel 1897 effettuò i primi studi sulla performance in situazioni di agonismo.
Fino al 1920 la letteratura esistente in merito comprendeva in prevalenza articoli isolati. Coleman
Griffit (1925) istituì il primo laboratorio di Psicologia dello Sport presso l'Università dell'Illinois.
Nel 1965 a Roma si è svolto il primo Congresso Mondiale di psicologia dello sport fortemente
voluto da uno psichiatra italiano, Ferruccio Antonelli, che ebbe il merito di riunire molti esperti del
settore. Nello stesso anno sempre a Roma si fondò l'International Society of Sport Psychology.
La squadra
La squadra è uno specifico tipo di gruppo che, a sua volta, può essere definito come un insieme
dinamico costituito da individui che si percepiscono più o meno interdipendenti per qualche
aspetto. I gruppi ristretti, da un punto di vista descrittivo, si possono dividere in:
· gruppi primari, nei quali lo scopo dell'aggregazione è di soddisfare i bisogni emotivi e sociali
dei membri. Sono i "gruppi di fatto", ai quali si appartiene senza obblighi (es. la famiglia) oppure i
gruppi spontanei, ai quali si partecipa per adesione spontanea (es. associazioni varie);
· gruppi secondari, nei quali lo scopo è di raggiungere degli obiettivi specifici e limitati
vincolando le persone ad un ruolo ben definito. Si distinguono in "gruppi imposti", nei quali la
partecipazione è imposta da una coazione esterna (es. gruppi militari); "gruppi contrattuali", a cui
si aderisce in forma volontaria accettandone le norme in vista di scopi utilitaristici.
La coesione
La coesione del gruppo è determinata dal campo di forze che agisce sui membri per farli restare
insieme. Consiste nel grado di unione o nella resistenza del gruppo alla sua distruzione: è
un processo dinamico che riflette la tendenza a stare/lavorare insieme e a rimanere uniti per
raggiungere gli obiettivi stabiliti.
Come aumentare la coesione. Verranno adesso elencare alcune tecniche utili nell'incrementare la
coesione di un gruppo che possono essere praticate da un personale esperto, qualificato e
specializzato. E' doveroso, però, evidenziare che, a prescindere dalla metodologia prescelta,
può aumentare la coesione di un gruppo solo chi possiede tale concetto (coesione) al proprio
interno ed utilizza quotidianamente tale valore come parte integrante della propria persona.
Essendo la coesione uno stile di vita, più che un semplice aspetto sociologico, è alquanto difficile
che un professionista, anche tecnicamente preparato, ma che non possieda questo stile, possa "tirar
fuori" in un insieme di altri individui ciò che personalmente non ha.
La leadership
Per leadership si intende un processo di influenza interpersonale, orientato al raggiungimento di
particolari obiettivi che uno o più membri del gruppo esplicano nei confronti degli altri in virtù di
qualità "polarizzanti".
Nello sport l'allenatore svolge tale ruolo che è influenzato dal proprio "stile" pur mantenendo i
medesimi compiti (dirigere, decidere, organizzare, pianificare, istruire, formare, sviluppare,
supportare, motivare, valutare).
La leadership di un allenatore è influenzata dal suo stile decisionale che esprime, tra l'altro, alcuni
tratti della sua personalità. I 5 principali stili decisionali secondo Vroom e Jago (1978):
1. Autocratico I: prende personalmente le decisioni basandosi sulle informazioni ottenibili;
2. Autocratico II: ottiene le informazioni necessarie dai membri e decide da solo;
3. Consultivo I: condivide i problemi con i membri più influenti del gruppo consultandoli
individualmente, tiene in considerazione le loro idee e prende da solo le decisioni;
4. Consultivo II: condivide i problemi con tutti i membri riuniti, tiene in considerazione le loro
idee e prende da solo le decisioni;
5. Stile di gruppo: condivide i problemi con il gruppo, lascia che questo generi ed esamini delle
soluzioni alternative e giunge a una soluzione consensuale