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1. Ugo Grozio
Fondare il diritto su dio non è più praticabile dal momento che in
Europa è venuta meno l'unità religiosa. L'impossibilità di
conservare il giusnaturalismo classico, divenuto inservibile, non
conduce però all'abbandono del giusnaturalismo, ma alla sua
riforma in una forma completamente nuova. Secondo Bobbio,
l'attribuzione a Grozio della qualità di fondatore della scuola del
diritto naturale non è corretta; egli segue la diversa opinione di chi
attribuisce questo ruolo a Pufendorf, un importante pensatore
successivo, in sostanza perchè solo con Pufendorf si avrà il
definitivo affrancamento del giurista dal metodo dei teologi, anche
con l'intento di costruire una scienza del diritto della morale
strutturata secondo il ragionamento razionale e caratterizzata da un
elevato grado di autosufficienza e di autonomia. Secondo certi,
Grozio non avrebbe fatto altro che prendere in prestito la tradizione
del diritto naturale dagli ultimi Scolastici. Sebbene Grozio non
abbandoni il metodo delle costruzioni argomentative teologiche, è
però un fatto che la sua teoria del diritto e della legittimità è
strutturata per funzionare in maniera indipendente dall'adesione a
una particolare religione. Inoltre, la sequenza a tre stadi (stato di
natura-patto societario-società civile) si deve proprio a Grozio, che
la teorizzerà nella sua opere più celebre. Lo stesso Pufendorf
riconosce a Grozio il ruolo di iniziatore della scuola moderna del
diritto naturale, attribuendogli il merito di aver liberato la teoria
giuridica dall'oscurità nella quale essa era giaciuta per secoli.