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Il Leviatano
• la sua filosofia politica diventa un tentativo di dare vita ad un nuovo sistema teorico-politico che
cerca di interpretare e risolvere le complesse fratture che percorrono l'Inghilterra del '600.
• Hobbes elabora una nuova concezione della natura delle istituzioni politiche e degli strumenti
teorici con i quali si giunge a questa nuova concezione – di fronte ai problemi che infliggevano il
paese (condizioni economico-sociali, conflitti tra monarchia e Parlamento che erano sfociati in
una guerra civile, tensioni religiose) elabora nuove nozioni di politica e di sovranità in modo tale
da concepire un potere in grado di porsi al di sopra dei conflitti – per questo è necessario
riformare i concetti base di questo sapere come la sovranità, l'obbligo politico, la giustizia e la
morale
Così facendo si nega un ordine sia interiore che esterno – manca in questo contesto una distinzione tra
bene e male e non esiste un principio di giustizia esterno e valido universalmente attraverso il quale
l'uomo può orientarsi (l'uomo si muove in rapporti privi di regole universali). Nonostante ciò l'uomo può
creare artificialmente questi criteri. Per fare ciò Hobbes parte da un'ipotesi: l'autore immagina la vita
degli uomini in assenza di un potere comune – in questa dimensione la natura degli uomini agisce
liberamente in assenza di norme o comandi che la disciplinino (viene definita ipotesi contro-fattuale).
• Status naturae, stato di natura → è la condizione secondo la quale gli uomini agiscono seguendo
la propria natura – in esso godono dello ius in omnia vale a dire il diritto che ciascun uomo ha di
usare il suo potere come egli vuole, per preservare la sua natura, cioè la sua vita, e di fare
perciò qualunque cosa egli crederà sia il mezzo più adatto per il suo scopo.
La ricerca del potere non ha limiti tranne laddove si scontra con altri poteri.
Il diritto su tutto determina una situazione conflittuale e caratterizzata da competizione – ciò
viene soprattutto aggravato dal fatto che nello stato di natura gli uomini di natura sono uguali,
nel senso si ha un'uguaglianza totale nella possibilità di agire, nei confronti della morte (“gli
uomini possono fare cose uguali l'uno contro l'altro”) → per questo motivo la vita nello stato di
natura è brutale e sgradevole – ciò porta a rivalità e diffidenza – l'animo degli uomini è colmo di
un forte senso di insicurezza per il pericolo e la paura di subire violenza.
• Per Hobbes quindi nasce la necessità di superare questo stato di “guerra di ogni uomo contro
ogni altro uomo” grazie alla legge naturale la quale vieta ad un uomo di fare ciò che è lesivo
della sua vita – da questo principio nascono delle leggi (seguono il giudizio ipotetico = se vuoi X
devi fare Y) che derivano proprio dal desiderio dell'uomo di pace le quali garantiscono la
possibilità all'uomo di realizzare accordi.
Quindi la teoria politica serve per produrre un effetto di realtà non producibile in altri modi se non
magari con immagini e rappresentazioni – la realtà politica, la grandezza politica a differenza ad
esempio con la pioggia non è esperibile
• Viene stipulato quindi un pactum → ciascuno di noi autorizza e rinuncia al suo diritto di
autogovernarsi e lo cede ad un uomo o ad una assemblea di uomini, ad una condizione: che
anche altri lo facciano (non deve esserci lo ius in omnia) – è un patto che comporta il consenso
di tutti – ciò determina che non ci governiamo più da soli ma verremo governati da un
sovrano – in questo modo è possibile uscire dallo stato di natura ed entrare nello stato
civile – ciò viene fatto per eliminare i conflitti tra gli uomini e ciò avviene perchè il sovrano
agisce attraverso leggi e dispensa punizioni – conferendogli autorità noi gli diamo il diritto di
governarsi e così obbediamo per paura delle punizioni – la deterrenza delle leggi ci impedirà così
di compiere reati → effetto di disciplinamento indotto dalla paura la quale si trasforma appunto
nello stato civile – i rapporti conflittuali diventano quindi pacifici – secondo Hobbes è
indispensabile che tutti abbiano una relazione reciproca disciplinata (spirito di collaborazione)
nella quale tutti stanno al loro posto e sono equidistanti dal centro.
• Tramite la cessione di questa facoltà da parte di tutti gli individui viene istituita la figura del
sovrano (ruolo conferitogli dai cittadini attraverso il patto) → non ha una volontà propria, è una
figura astratta, è una persona artificiale la quale rappresenta le parole e le azioni degli altri – la
sua caratterista è quella di essere come un attore di azioni di cui non è autore – la nostra volontà
viene ceduta al sovrano per aderire al patto (la volontà di autogovernarsi). La volontà del
sovrano è quindi quella che noi gli doniamo – è un attore perchè agisce facendo cose che solo lui
può fare (come ad esempio decidere di andare in guerra o imporre una tassa) ma le azioni che
compie derivano dalla volontà, dal potere che noi gli abbiamo conferito.
Secondo Hobbes la politica è quella dimensione nella quale entriamo per uscire dallo stato di guerra –
per eliminare lo stato di conflitto reciproco.
• I poteri attribuiti alla sovranità coesistono con l'emanare le leggi, di giudicare, di decidere la
pace e la guerra con gli altri stati, di scegliere consiglieri ministri.. → questi poteri per Hobbes
sono inseparabili e inalienabili
• Per quanto riguarda la religione nello stato da lui teorizzato la sola interpretazione corretta e
valida delle sacre scritture è quella del sovrano – le varie interpretazioni di essa hanno portato ai
conflitti religiosi – il sovrano quindi decide la confessione da seguire per la conservazione
dell'unità dello stato
• L'assolutismo dello stato hobbesiano implica quindi che il sovrano è l'unico interprete sia delle
leggi della natura sia delle Sacre Scritture.
• Il fondamento razionale dello stato implica l'istruzione del popolo per questo è contrario al
dovere del sovrano “lasciare il popolo ignorante o male informato di tali diritti – il sovrano in
questo caso non è chiamato ad ingannare dato che può spiegare razionalmente il suo potere e il
senso dell'obbedienza politica. Uno dei motivi del contratto è la sicurezza degli uomini
• Il sovrano in Hobbes non obbedisce alla legge ordinaria ma alla legge di natura – è assoluto in
quanto non esistono altre fonti di potere se non quella del sovrano – può essere un individuo o
un'assemblea quindi non c'entra il fatto che sia un singolo individuo.
• Hobbes insiste sul fatto che non esistono i corpi intermedi come ad esempio la nobiltà – l'idea
che nello stato ci sia qualcuno che non è un sovrano ma neanche un comune suddito è
inammissibile – la nobiltà creava il problema che in realtà indeboliva il legame tra sudditi e
sovrano così determinava conflitto in quanto magari i sudditi in parte obbedivano alla
sovranità – un altro esempio è il Papa, egli poteva legittimamente mettere i sudditi contro il
sovrano in quanto il suo potere era superiore a quello del sovrano → dunque gli attributi del
potere religioso sono destinati al sovrano politico – finché esiste una Chiesa con un potere
autonomo lo stato non funzionerà mai correttamente – il suo potere indebolisce il potere del
sovrano sui sudditi divenendo così inefficace e creando conflitto con il ritorno dello stato di
natura.
Dunque tutte gli altri poteri intermedi devono essere eliminati.