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Thomas Hobbes (1588-1679)

Il Leviatano
• la sua filosofia politica diventa un tentativo di dare vita ad un nuovo sistema teorico-politico che
cerca di interpretare e risolvere le complesse fratture che percorrono l'Inghilterra del '600.
• Hobbes elabora una nuova concezione della natura delle istituzioni politiche e degli strumenti
teorici con i quali si giunge a questa nuova concezione – di fronte ai problemi che infliggevano il
paese (condizioni economico-sociali, conflitti tra monarchia e Parlamento che erano sfociati in
una guerra civile, tensioni religiose) elabora nuove nozioni di politica e di sovranità in modo tale
da concepire un potere in grado di porsi al di sopra dei conflitti – per questo è necessario
riformare i concetti base di questo sapere come la sovranità, l'obbligo politico, la giustizia e la
morale

Antropologia e stato di natura


• uomo → corpo tra altri corpi esposto ai condizionamenti esterni ed inserito nel movimento
meccanico della natura – le sue sensazioni sono prodotte dai movimenti delle cose esterne e
dagli organi di senso, l'immaginazione è ciò che deriva dalle sensazioni mentre l'intelletto è la
capacità, tramite l'esercizio, di formare un linguaggio ed elaborare connessioni
• il comportamento dell'uomo si orienta verso i beni sensibili che rispondono alle sue necessità ed
alle sue passioni orientate mediante le impressioni di piacere e dolore
• il potere viene inteso come la capacità umana di potersi autoconservare tanto nel presente
quanto nel futuro il quale l'uomo riesce però soltanto ad immaginare

Così facendo si nega un ordine sia interiore che esterno – manca in questo contesto una distinzione tra
bene e male e non esiste un principio di giustizia esterno e valido universalmente attraverso il quale
l'uomo può orientarsi (l'uomo si muove in rapporti privi di regole universali). Nonostante ciò l'uomo può
creare artificialmente questi criteri. Per fare ciò Hobbes parte da un'ipotesi: l'autore immagina la vita
degli uomini in assenza di un potere comune – in questa dimensione la natura degli uomini agisce
liberamente in assenza di norme o comandi che la disciplinino (viene definita ipotesi contro-fattuale).

• Status naturae, stato di natura → è la condizione secondo la quale gli uomini agiscono seguendo
la propria natura – in esso godono dello ius in omnia vale a dire il diritto che ciascun uomo ha di
usare il suo potere come egli vuole, per preservare la sua natura, cioè la sua vita, e di fare
perciò qualunque cosa egli crederà sia il mezzo più adatto per il suo scopo.
La ricerca del potere non ha limiti tranne laddove si scontra con altri poteri.
Il diritto su tutto determina una situazione conflittuale e caratterizzata da competizione – ciò
viene soprattutto aggravato dal fatto che nello stato di natura gli uomini di natura sono uguali,
nel senso si ha un'uguaglianza totale nella possibilità di agire, nei confronti della morte (“gli
uomini possono fare cose uguali l'uno contro l'altro”) → per questo motivo la vita nello stato di
natura è brutale e sgradevole – ciò porta a rivalità e diffidenza – l'animo degli uomini è colmo di
un forte senso di insicurezza per il pericolo e la paura di subire violenza.

• Per Hobbes quindi nasce la necessità di superare questo stato di “guerra di ogni uomo contro
ogni altro uomo” grazie alla legge naturale la quale vieta ad un uomo di fare ciò che è lesivo
della sua vita – da questo principio nascono delle leggi (seguono il giudizio ipotetico = se vuoi X
devi fare Y) che derivano proprio dal desiderio dell'uomo di pace le quali garantiscono la
possibilità all'uomo di realizzare accordi.

• Come dobbiamo considerare la definizione hobbesiana dello stato di natura? – la sua


spiegazione non ha un carattere storico, è una descrizione genealogica o “genetica” di cosa è la
politica. In che senso genetica e non storica? Il nostro patrimonio genetico spiega come siamo
fatti ma non spiega la nostra storia di esseri umani – la spiegazione di com'è fatto l'essere
umano è la genetica e quindi la spiegazione che Hobbes ci fornisce nel Leviatano è analoga
perchè ci vuole spiegare il suo funzionamento ma non la sua storia. Ciò significa che se il senso
della sua spiegazione è questo, chiedere a Hobbes la storia dei principati non è illegittimo ma è
necessario essere consapevoli che il suo pensiero non ha come obbiettivo quello di descrivere
come un principe ha assunto un potere ma come funziona la politica, senza un interesse per le
sue origini storiche
• Lo stato di natura è un tipo particolare di finzione: logica, filosofica. Il suo carattere finzionale
non implica falsità. Un esempio simile è l'invenzione della prospettiva, ritenuta da alcuni come
una forma di inganno perchè non ti fa vedere le cose come realmente sono, ad esempio in base
a dove è collocato l'oggetto nello spazio – dunque la prospettiva è una finzione, perchè non
rappresenta le cose per come le misuri nella realtà materiale però produce un effetto di
realtà – serve per rappresentare sul foglio la terza dimensione che in realtà non può contenere.
E' quindi una strategia di rappresentazione che modifica le dimensioni reali allo scopo di
ottenere un effetto di realtà → Tutta la cultura moderna si basa sull'idea che la realtà in quanto
tale, così com'è, non è direttamente accessibile se non tramite rappresentazioni che ci danno
l'impressione di essere più vere della realtà – qual'è la realtà vera? Non lo sappiamo in quanto
essa non è accessibile nel suo complesso ne tanto meno riproducibile → dunque si ha una
separazione tra ciò che è reale e ciò che è idea, le teorie e le ipotesi servono quindi per produrre
effetti di realtà – le ipotesi hobbesiane quindi possono essere considerate finzioni ma per 500
anni sono state considerate verità.

Quindi la teoria politica serve per produrre un effetto di realtà non producibile in altri modi se non
magari con immagini e rappresentazioni – la realtà politica, la grandezza politica a differenza ad
esempio con la pioggia non è esperibile

• Viene stipulato quindi un pactum → ciascuno di noi autorizza e rinuncia al suo diritto di
autogovernarsi e lo cede ad un uomo o ad una assemblea di uomini, ad una condizione: che
anche altri lo facciano (non deve esserci lo ius in omnia) – è un patto che comporta il consenso
di tutti – ciò determina che non ci governiamo più da soli ma verremo governati da un
sovrano – in questo modo è possibile uscire dallo stato di natura ed entrare nello stato
civile – ciò viene fatto per eliminare i conflitti tra gli uomini e ciò avviene perchè il sovrano
agisce attraverso leggi e dispensa punizioni – conferendogli autorità noi gli diamo il diritto di
governarsi e così obbediamo per paura delle punizioni – la deterrenza delle leggi ci impedirà così
di compiere reati → effetto di disciplinamento indotto dalla paura la quale si trasforma appunto
nello stato civile – i rapporti conflittuali diventano quindi pacifici – secondo Hobbes è
indispensabile che tutti abbiano una relazione reciproca disciplinata (spirito di collaborazione)
nella quale tutti stanno al loro posto e sono equidistanti dal centro.

• Tramite la cessione di questa facoltà da parte di tutti gli individui viene istituita la figura del
sovrano (ruolo conferitogli dai cittadini attraverso il patto) → non ha una volontà propria, è una
figura astratta, è una persona artificiale la quale rappresenta le parole e le azioni degli altri – la
sua caratterista è quella di essere come un attore di azioni di cui non è autore – la nostra volontà
viene ceduta al sovrano per aderire al patto (la volontà di autogovernarsi). La volontà del
sovrano è quindi quella che noi gli doniamo – è un attore perchè agisce facendo cose che solo lui
può fare (come ad esempio decidere di andare in guerra o imporre una tassa) ma le azioni che
compie derivano dalla volontà, dal potere che noi gli abbiamo conferito.

• Il sovrano rappresenta i cittadini secondo appunto questa idea dell'attore (nella


rappresentanza c'è un elemento di rappresentazione) – Ma in che senso rappresenta i
sudditi? - non va intesa come rappresentanza politica nelle istituzioni democratiche – Il sovrano li
rappresenta nel senso che adesso la molteplicità degli individui trova rappresentazione in
un'unica figura → è infatti solo grazie al sovrano che i sudditi si vedono come un corpo politico,
un insieme e non più come un aggregato di individui in conflitto – realizzano quindi un corpo
unitario artificiale in quanto i loro voleri sono ricondotti a un volere solo, quello del sovrano (si
riconoscono e si identificano nei suoi atti) → grazie a lui quindi noi riusciamo a rappresentarci
come comunità – il sovrano ha quindi un potere superiore a quello di tutti gli altri, svincolato
dalla legge ma che in qualche modo sottosta a ciò che noi precedentemente abbiamo
immaginato.
Il sovrano deve garantire la pace sociale e la sicurezza (uscita dall'insicurezza che caratterizza lo
stato di natura) degli individui – è dunque necessario che il popolo sappia i suoi diritti e il modo
in cui è disciplinata la comunità e il modo in cui il sovrano agisce – devono sapere quali azioni
sono vincolate e quali no

Secondo Hobbes la politica è quella dimensione nella quale entriamo per uscire dallo stato di guerra –
per eliminare lo stato di conflitto reciproco.

• I poteri attribuiti alla sovranità coesistono con l'emanare le leggi, di giudicare, di decidere la
pace e la guerra con gli altri stati, di scegliere consiglieri ministri.. → questi poteri per Hobbes
sono inseparabili e inalienabili
• Per quanto riguarda la religione nello stato da lui teorizzato la sola interpretazione corretta e
valida delle sacre scritture è quella del sovrano – le varie interpretazioni di essa hanno portato ai
conflitti religiosi – il sovrano quindi decide la confessione da seguire per la conservazione
dell'unità dello stato
• L'assolutismo dello stato hobbesiano implica quindi che il sovrano è l'unico interprete sia delle
leggi della natura sia delle Sacre Scritture.

• Il fondamento razionale dello stato implica l'istruzione del popolo per questo è contrario al
dovere del sovrano “lasciare il popolo ignorante o male informato di tali diritti – il sovrano in
questo caso non è chiamato ad ingannare dato che può spiegare razionalmente il suo potere e il
senso dell'obbedienza politica. Uno dei motivi del contratto è la sicurezza degli uomini

• Il sovrano in Hobbes non obbedisce alla legge ordinaria ma alla legge di natura – è assoluto in
quanto non esistono altre fonti di potere se non quella del sovrano – può essere un individuo o
un'assemblea quindi non c'entra il fatto che sia un singolo individuo.
• Hobbes insiste sul fatto che non esistono i corpi intermedi come ad esempio la nobiltà – l'idea
che nello stato ci sia qualcuno che non è un sovrano ma neanche un comune suddito è
inammissibile – la nobiltà creava il problema che in realtà indeboliva il legame tra sudditi e
sovrano così determinava conflitto in quanto magari i sudditi in parte obbedivano alla
sovranità – un altro esempio è il Papa, egli poteva legittimamente mettere i sudditi contro il
sovrano in quanto il suo potere era superiore a quello del sovrano → dunque gli attributi del
potere religioso sono destinati al sovrano politico – finché esiste una Chiesa con un potere
autonomo lo stato non funzionerà mai correttamente – il suo potere indebolisce il potere del
sovrano sui sudditi divenendo così inefficace e creando conflitto con il ritorno dello stato di
natura.
Dunque tutte gli altri poteri intermedi devono essere eliminati.

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