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William Gaddis, considerato negli Stati Uniti uno dei maestri del romanzo postmoderno e

paragonato dai critici del “New York Times” a James Joyce, è morto a 75 anni il 17 dicembre 1998.
Nonostante l’alta considerazione di cui godeva presso la critica letteraria, fu pochissimo letto in
patria e all’estero.
Gaddis fu scrittore per scrittori, definito di solito “postmoderno” e per qualche anno considerato una
specie di prestanome di Thomas Pynchon. Me lo ha fatto conoscere Alice B. Toklas, la compagna
di Gertrude Stein, regalandomi nel 1955 la coppia staffetta, non ancora rilegata, di un libro che
sarebbe uscito in libreria qualche mese dopo: mi ha raccomandato di leggerlo subito perche’ lo
considerava il romanzo piu’ importante degli ultimi anni. Il romanzo era The recognitions (Le
perizie, 1967, Mondadori), di cui nel 1962 era uscita un’ edizione tascabile che aveva rotto il
silenzio dei critici, nonostante lo spavento provocato dalle 956 pagine del libro (in italiano oltre
1600): era diventato subito un libro di culto e Gaddis era diventato il Grande Maestro dei
postmoderni, soprattutto di Thomas Pynchon e Don De Lillo.
La tecnica di Gaddis, allora del tutto insolita, usava strutture frammentarie, parodia e satira, temi
sociali, artistici e culturali con conoscenza enciclopedica degli argomenti più disparati e intrecci
complicati come labirinti. Il suo tema base si era rivelato subito l’onnipresenza della menzogna,
della fraudolenza e dell’avidità nei rapporti umani. Le perizie era diventato subito una pietra
miliare della narrativa americana contemporanea, ma il suo insuccesso commerciale aveva condotto
Gaddis a un silenzio di vent’anni, durante il quale si era sottratto a interviste e riconoscimenti
pubblici proprio come più tardi avrebbe fatto Pynchon. Nel frattempo, subito dopo la pubblicazione
delle Perizie, aveva sposato Pat Black, una studentessa del Nord Carolina venuta a New York con
l’idea di affrontare la carriera teatrale, e dalla quale aveva avuto due bambini. In quel periodo aveva
vissuto in una fattoria restaurata, ma aveva dovuto rinunciare alla vita letteraria per lavorare in una
ditta farmaceutica, passando poi alla preparazione di film e documentari per l’esercito, un incarico
che aveva lasciato nel 1964 quando l’America si era impegnata nella guerra in Vietnam. Dopo una
decina d’anni, terminato il primo matrimonio, aveva sposato Judith Thompson ed era andato a
vivere in una vecchia casa nei pressi di New York, costruita nello stile gotico che avrebbe ispirato il
suo terzo romanzo. I suoi vent’anni di silenzio erano finiti nel 1975 quando Gaddis aveva
pubblicato un altro romanzo fiume, JR, 726 pagine quasi tutte di dialogo, che già si era potuto
chiamare un romanzo dell’entropia, teoria che Gaddis aveva usato come metafora del capitalismo
americano. Il libro aveva ricevuto il National Book Award da una giuria di cui faceva parte Mary
McCarthy e Gaddis aveva cominciato a ricevere riconoscimenti: tra gli altri, l’incarico di un corso
di creative writing. Nel 1985 era uscito il suo terzo romanzo, Carpenter’s Gothic (pubblicato in
Italia da Leonardo, nel 1990, con il titolo Gotico americano). Gaddis aveva già 63 anni e la sua
visione del mondo non era diventata più ottimista: pessimista, torvo e misantropo, il romanzo era il
ritratto del caos morale contemporaneo di cui Gaddis si era fatto cantore. Il libro era di sole 270
pagine. Astuto, strutturato alla perfezione, pieno di ironia, di humour nero e di provocazioni,
faulkneriano nel taglio dei dialoghi, intriso di giustapposizioni che riflettono il disordine della vita
privata dei protagonisti e quello della società circostante, impastata di menzogne grandi e piccole. Il
libro, attraverso dialoghi dissennati, racconta la paranoia politica, la corruzione religiosa, la
permissività sessuale, la confusione domestica e svolge la sua satira con inesorabilità. Vi si ritrova il
credo di Gaddis quale si era già rivelato nei romanzi precedenti: il caos di un mondo che ha
subordinato tutti i valori all’avidità e al profitto. Il suo ultimo libro è stato A frolic of his Own (il
titolo, carico di neologismi, è pressoché intraducibile in altra lingua). Gaddis viveva in una casa
comperata da Muriel Oxenberg Murphy con la quale conviveva. In occasione del National Book
Award, disse tra l’altro: “Appartengo ad una razza in via di estinzione, convinta che uno scrittore
debba essere non letto, non ascoltato e meno di tutto visto. Sono stato postumo per vent’anni”.

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Scritto da Fernanda Pivano

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