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L’ARTE FIAMMINGA ED OLANDESE

Bosh: la vera pronuncia è /bOss/. Arte fiamminga, arte delle Fiandre, la parte
settentrionale dell’attuale Belgio, con Bruges, Anversa e Gent, e può essere inclusa.
L’Olanda è solo una regione dei paesi bassi. Si comprende nell’arte olandese anche la
parte meridionale dei Paesi Bassi, il Brabante. Van Eyck (/fan aik/) è il capostipite
dei pittori primitivi fiamminghi. Vi è una capacità fortissima di rendere i dettagli,
andando sull’infinitesimamente piccolo. La brillantezza del colore ed il dettaglio è
molto amato dal collezionismo italiano del ‘600. Importantissima è l’arte del ritratto
nell’arte fiamminga: si veda il Ritratto di uomo di Hans Memmling. Michelangelo in
un dialogo con Vittoria colonna a lui attribuito ritiene che l’arte fiamminga può
piacere a chi è troppo giovane per capire o troppo vecchio. Infatti l’arte spinta fino al
grottesco, quella fiamminga, è priva di armonia. Il primo testo di pittura nordica è Il
Libro dei Pittori: l’autore riprende Vasari, l’arte fiamminga riprende la vita, la sua
descrizione. La grandissima attenzione alla resa del paesaggio è tipica della pittura
fiamminga. Bosh ha capacità di resa del paesaggio incredibile. I suoi volti rivelano un
pathos incredibile. Ma è famoso per un altro genere, una piccola parte della sua
produzione. Nasce a S’Hertogenbosch, ovvero bosco ducale: Bosh significa infatti
bosco. L’immagine dell’artista è quella di un uomo che è stato all’inferno ed ha
inventato un mondo mostruoso (Lampsonius). Ma lui non inventa, prende le
rappresentazioni mostruosi che decoravano tanto le cattedrali quanto i margini dei
manoscritti. La fantasia segue queste rappresentazioni verso una libertà espressiva
incredibile potendo portare al centro di un quadro ciò che si trovava ai margini. Nei
suoi trittici vediamo a volte nella parte destra l’inferno. Non c’è ancora totale
rappresentazione autonoma dell’inferno. La visione di Bosh può farci sorridere come
faceva sorridere i contemporanei. Ricordiamo che in quell’area e in quel periodo
Erasmo aveva scritto l’Elogio della Follia andando a trasportare ironicamente
messaggi di critica sociale. Così Bosh in queste rappresentazioni vuole trasmettere
forti messaggi. Il mondo è come un carro di fieno tutti cercano di arraffare ciò che
possono. È un proverbio che è ala base del Trittico del campo di fieno che
rappresenta l’Eden, la cacciata dei progenitori e gli inferi. Gli uomini si lasciano
andare a qualsiasi tipo di scelleratezza, Cristo è lontano: l’angelo e il diavolo sono in
profondissimo contrasto: l’angelo c’è ma nessuno gli dà minimamente ascolto. La sua
critica è molto più aspra quando riguarda il clero e gli ordini monastici, siamo nel
periodo che precede la Riforma. Bosh faceva parte della confraternita che
Confraternita di nostra Signora e faceva parte del movimento della devotio moderna,
una pre-riforma. Lui è profondamente anticlericale. Quando vediamo il Trittico del
giudizio vediamo un quasi totale inferno: il paradiso è quasi inesistente. Già
nell’Eden abbiamo la caduta dell’angelo ribelle. A Cristo fanno seguito un po’ di
beati, ma il resto è inferno. Confrontando le ante destre di questo trittico, di quello
precedente e quello del Trittico delle letizie, con mostri di tutti i tipi, con una
complessità intertestuale enorme. Non tutto Bosh si può spiegare e se fosse tutto
spiegabile verrebbe meno il suo messaggio: il diavolo è un grande ingannatore. Ci
tenta facendoci percepire e desiderare cose che in realtà non esistono. Ci tenta
facendoci vedere qualcosa che assomiglia a qualcosa che tuttavia non è. Ci tenta
qualcosa che in qualche modo ci sembra familiare, ma poi essendo demonica non
porta assolutamente qualcosa di buono. Il Trittico del giardino delle delizie, era
spesso chiamato la varietà del mondo. Lo schema è sempre lo stesso, l’uomo non si
salva a meno che non fugga dal mondo. Non salva andare contro il mare, ma resistere
e subire. Qui abbiamo la creazione degli animali, dell’uomo e della donna. Sono
scene legate al momento della creazione. Chiudendo il trittico vediamo il terzo giorno
della creazione, con la terra e le acque, con un mondo ancora vuoto e Dio
piccolissimo al lato sinistro. È rappresentato come una sfera di vetro. Quello era il
momento della scoperta di nuovi animali e qui ne abbiamo un riflesso. Gli animali
hanno un che di mostruoso, il male è iniziato. In primo piano nel paradiso abbiamo
infatti una pozza nera. La parte centrale abbiamo i discendenti di Adamo ed Eva che
ripropongono i loro peccati cogliendo mele. La lussuria invade il giardino. È
possibile che il giardino rappresenta la setta adamita, ritornata in auge in quel
periodo. Secondo altre interpretazioni sarebbe la rappresentazione dell’erotismo
allegorico e giocoso del Roman de la Rose. Adamo ed Eva con le loro figure sono
riproposti continuamente nel quadro. nella rappresentazione mostruosa abbiamo
un’enciclopedia dettagliata del mondo degli uccelli. Questo giardino ci avvicina e ci
allontana, siamo inquietati, ci fa avvicinare e ci perturba, vediamo cose familiari, ma
dietro vi è un abisso oscuro. La piscina della giovinezza è contornata da cavalieri. Le
rocce sono mostruose, il peccato ormai si è insidiato nel mondo e ne ha preso il
dominio. Dunque si procede verso l’infermo. L’inferno + rumorosissimo, con demoni
e personaggi che suonano. Sulle natiche di un dannato vi è uno spartito che è estato
riprodotto. Si tratta del diavolo in musica, il tritono, vi è una differenza di tre toni da
una nota e l’altra e non si capiva se fosse una quarta ed una quinta, ripetuta genera
qualcosa di disarmonico e lamentoso. Gli unici disegni sopravvissuti di Bosh sono del
demoniaco. Bosh si autoritrae come una creatura demoniaca, prende il tronco dal
trittico e lo traspone in modo autonomo. Il tema della civetta e del gufo come uccelli
del demonio è frequentissimo in Bosh. Il bosco nei disegni è dotato di occhi ed
orecchie. È un rebus autobiografico; Povera è la mente che usa sempre le invenzioni
degli altri e non inventa nulla da sé. È la critica dei suoi imitatori, copisti ed allievi,
che cavalcano l’onda di questo genere fantasmagorico cominciano ad usare il suo
nome e non il loro. Lui è il rappresentatore del male in un bosco di occhi ed orecchie
che cercano di rubare le sue idee. Lui si vuole autorappresentare come una civetta
perché simbolo del male. Nel Trittico di Sant’Antonio vediamo il suo grande
modello: fuggire il mondo. Vi sono delle tentazioni. La scema centrale è stata letta
come un episodio di stregoneria. La figura che quasi sostituisce il santo è una regina
diabolica che gli fa credere di essere una regina e lo porta in una città che non esiste
per sostituirlo. Qui lei si sostituisce al santo: non sappiamo se la mano dell’offerta del
vino sacro siano del santo oppure sua. Sant’Antonio ripete il gesto di Cristo
guardandoci. La fortuna di Bosh inizia nei mercati di arte. Ma alla sua fortuna è
legato Peter Brugel il Vecchio, che pubblica tutta una serie di stampe nel genere di
Bosh ma non legate a Bosh. Brugel è chiamato il nuovo Bosh. Crea una serie di
stampe chiamata I 7 peccati capitali. Il padre della stregoneria non è Bosh ma Brugel:
san Giacomo deve combattere contro un mago che vuole dimostrare l’esistenza del
demonio, ma alla fine si converte. Tutti i futuri scrittori di streghe devono rifarsi a
Brugel. Lui fu uno dei più geniali successori di Bosh. Lo vediamo nella tentazione di
Sant’Antonio, dove una bocca gigante rappresenta la bocca dell’inferno. Il successo
delle stampe di Brugel, dato che le stampe circolano molto di più. La bocca gigante è
ripresa dall’autoritratto da Craesberg. Il figlio di Peter Brugel è Jan Brugel. È
importantissimo autore sulla scia del padre e di Bosh. È detto il Brugel degli Inferni.
In Olanda lavora con Rubens. Si occupa di inferni solo quando è in Italia. Si lega al
nipote di San Carlo Borromeo. Per adattare il genere nordico all’Italia predilige delle
scene tratte dalla mitologia, con Orfeo ed Enea che scende agli inferi, con la
narrazione che è tipica di Ovidio. Vediamo anche un Cristo nel limbo. Ciò che
interessava ai collezionisti era la grandissima capacità di rendere l’infinitamente
piccolo ed interessava anche Federico Borromeo. Uno degli esercizi spirituali di
Ignazio da Loyola era l’immaginazione dell’inferno fino a sentire il sapore amaro
delle anime. Nell’Enea e la Sibilla inserisce dettagli pittorici che sono citazione del
Tintoretto.
i principali rappresentanti della stregoneria: De Gheyn II. Si sposta nelle fiandre
settentrionali, molto più liberali. È un grandissimo disegnatore, come notiamo nella
Cucina delle Streghe. Citazione di Peter Brugel è il caminetto, la mano della gloria, il
fuoco. Lui inserisce una trilogia di donne che entrano nel sabba con un vassoio con
una testa mozzata, quella di Salomè, la cui madre era legata agli inferi, Diana,
Proserpina ed Ecate, e si diceva che queste avessero tutte tre facce. Lui si vede
profondamente colto, con molti contatti con l’università di Leiden. In Italia non si era
liberi di esporre e comporre stregoneria. I professori pubblicano in quegli stessi anni
la traduzione di un’opera di stregoneria, con un testo di introduzione in cui i
professori si dichiarano contrari alla prova dell’acqua. Nei paesi Bassi molti sono i
testi contro questo tipo di credenza. Anche i più liberi e tolleranti dicono che se c’è
qualcosa di demonico significa che sono donne fragili con credenze discutibili da
curare, da guarire, non da uccidere. Il mondo della stregoneria di De Gheyn è onirico,
vi è la visione di una mente annebbiata. Studia molto l’ombra mostruosa delle
streghe. Le donne streghe vengono rappresentate talvolta con la mano sotto il mento
ed il braccio che la regge nello stato della melanconia che era già stato indagato da
Durer. Vi è il problema della realtà di quello che dipinge: sono visioni delle streghe o
realtà. Rappresenta anche stregoni, uno ha un crocifisso in mano. Ma non si tratta di
una messa nera. Le streghe scrivendo sul terreno potevano creare una furia
metereologica. In Italia trattare di stregoneria non era uno scherzo. Da Leiden viene
Swanenburg in Italia e sarà vittima dell’Inquisizione per aver dipinto la stregoneria.
Sappiamo che fece molti quadri di stregoneria: ce ne è arrivato solo uno. Dirà le
stesse cose di Tintoretto processato per la Cena a Casa di Levi, dicendo che il pittore
si piglia le licenze del poeta e dei matti. Agli artisti Olando-fiamminghi si ispira
l’Italiano Salvator Rosa. Domenicus Van Wijen attivo in Italia si avvicina alla pittura
della stregoneria. Le inserisce nelle citazioni letterarie. Rappresenta dalla Tebaide di
Stazio gli indovini Tiresia e sua figlia Manto che interrogano un morto sulle sorti di
Tebe. Tiresia riecheggia i Profeti della Sistina di Michelangelo. La Ctesifone sul
drago ricorda gli affreschi a Palazzo Doria. Ci costringe a mettere in gioco tutte le
conoscenze. Il tema piace, ma lo arricchisce di dettagli atti a renderlo ancora più
allettante. L’ambientazione è proprio romana. Il Colosseo è alle spalle fi una strga
che assomiglia molto ad una baccante. Si diceva che fuori dal colosseo avvenissero
riti negromantici. Rivede i 7 peccati capitali in una chiave moderna. Il peccato
centrale è la gola rappresentata da un moderno Bacco che cavalca una botte e
concorda con le notizie che dà sull’autore il suo biografo.

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