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MICOM
Comunicazione
integrata
INSULINA
L’Insulina
è
l’unico
ormone
ipoglicemizzante
,
mentre
esistono
molI
ormoni
iperglicemizzanI
(glucagone,
adrenalina,
corIsolo,
aldosterone
……)
L’insulina
è
un
ormone
che
viene
sinteIzzato
dalle
beta
cellule
del
pancreas
in
risposta
alla
glicemia
che
aumenta
Agisce
legandosi
ai
receQori
di
membrana
dei
tre
tessuI
maggiormente
coinvolI
nel
metabolismo
energeIco:
il
fegato,
il
tessuto
adiposo
e
il
muscolo
scheletrico
In
quesI
tessuI
sImola
i
processi
anabolici
e
blocca
quelli
catabolici
SINTESI
DELL’INSULINA
Meccanismo d’azione dell’insulina
Meccanismo
di
azione
dell’Insulina
INSULINA
Traslocazione
dei
rece<ori
dell’insulina
dalla
membrana
all’interno
della
cellula
in
seguito
ad
una
esposizione
prolungata
delle
cellule
all’insulina
COMPONENTI
GENETICHE
AMBIENTE GENETICA
SRI E DM2
40
33
30
20
20
≥ 102 cm (uomini)
10 20 ≥ 88 cm (donne)
in 8 anni
10
< 102 cm (uomini)
0 < 88 cm (donne)
≥ 30 < 30
BMI (kg/m2)
GLOBESITY!
aFord et al 2003; bAlvarez-Leon et al 2003; cOECI 2004;
dRuston et al 2004; eObepi 2003; fVisscher & Seidell 2004;
gLiese et al 2001
Che cosa è l’obesità addominale
• Accumulo di tessuto adiposo viscerale
– Grasso mesenterico e omentale (viscerale)
• Indicato da circonferenza addominale >102 cm
negli uomini e >88 cm nelle donne
• Il grasso viscerale è metabolicamente più attivo
rispetto al grasso sottocutaneo
– Maggiore attività endocrina
– Superiore effetto avverso sul metabolismo e superiore
rischio cardiovascolare
rispefvamente
non
più
102
cm
ma
94
cm
per
gli
uomini
e
non
più
88
cm
ma
80
cm
per
le
donne.
Gli
adipociI
ipertrofici
e
ipossici
producono
citochine
proinfiammatorie
(IL-‐6/
TNFa
)
che
• Inducono
la
sintesi
di
fibrinogeno
(nel
fegato)
favoriscono
l’azione
procoagulante,
anIfibrinoliIca,
e
pro
aggregante
piastrinica.
• Disafvano
il
receQore
insulinico
(IRS1)
promuovendo
l’
insulino
resistenza
• Aumento
FFA
in
circolo
• Riducono
la
produzione
di
adiponecIna*
(*promuove
l'ossidazione
degli
acidi
grassi
nei
muscoli,
né
riduce
l'apporto
al
fegato
e
il
contenuto
di
trigliceridi
e
diminuisce
la
produzione
di
glucosio
a
livello
epaIco).
SINDROME
METABOLICA
In sintesi
fattori
fattori
ambientali: obesità
sovralimentazion genetici:
e viscerale genotipo
no attività fisica risparmiatore
resistenza insulinica
iperinsulinemia
disfunzione endoteliale
EffeQo
dell’allenamento
sulla
%
di
ossidazione
di
FA
DaI
medi
±
SE.
*
P
<
0.001
vs
pre-‐allenamento.
Bruce
et
al.
2006
L’esercizio
fisico
determina
un
aumento
del
trasporto
del
glucosio
a
livello
della
membrana
del
muscolo
scheletrico
tramite
l’afvazione
di
un
processo
di
traslocazione
delle
GLUT4
non
insulino
dipendente
GLUT4
Sistemi
non
insulino
dipendenI
in
grado
di
potenziare
il
trasporto
e
il
metabolismo
del
glucosio
nel
muscolo
scheletrico
(AMP
Kinasi
e
MAP
Kinasi)
• L’esercizio
fisico
determina
un
aumento
del
trasporto
del
glucosio
a
livello
della
membrana
del
muscolo
scheletrico
tramite
l’afvazione
di
un
processo
di
traslocazione
delle
GLUT4
non
insulino
dipendente.
• Così
effef
immediaI
dell’esercizio
fisico
acuto
sulla
omeostasi
glucidica
avvengono
primiIvamente
a
livello
del
traffico
GLUT4
piuQosto
che
tramite
un’elevata
trasduzione
mediata
dal
meccanismo
insulinico
(IRS1
e
2,
PI
3-‐Kinasi).
Gli
effef
dell’esercizio
fisico
sono
osservabili
anche
fino
a
16
ore
dopo.
• I
due
sistemi,
AMPK
e
MAPK,
vengono
afvaI
nel
muscolo
scheletrico
direQamente
dalla
contrazione
• l’AMP
Kinasi
è
una
proteina
afvata
dallo
stress
cellulare
associato
ad
una
deplezione
di
ATP
"DIABETES
PREVENTION
PROGRAM"
conferma
la
superiorità
degli
intervenI
sullo
sIle
di
vita
nei
confronI
dei
traQamenI
farmacologici:
sopratuQo
nei
soggef
in
sovrappeso
è
possibile
prevenire
il
diabete
nel
58%
dei
casi
riducendo
l'apporto
calorico
con
un'afvità
fisica
sefmanale
superiore
a
150
minuI.
3.234
partecipanI
allo
studio
erano
sovrappeso
e
avevano
glicemie
alterate
IFT
o
IGT
ALTERATA GLICEMIA A DIGIUNO
(Impaired Fasting Glucose, IFG)
glicemia a digiuno 100-125 mg/dl
RIDOTTA TOLLERANZA AI
CARBOIDRATI
(Impaired Glucose Tolerance, IGT)
Glicemia 2 ore dopo OGTT 140-199 mg/dl
Le
diete
fortemente
ipocaloriche
(<1000
kcal/die),
DEVONO
ESSERE
EVITATE
!
perché:
Ø Il
calo
ponderale
avviene
prevalentemente
a
carico
della
massa
magra
(FFM)
Ø I
deficit
sono
eccessivi
e
si
possono
verificare
carenze
nutrizionali
No
zuccheri
semplici
No
grassi
saturi
DMT2- PATOGENESI
obesità genetica
adipochine
età
INSULINORESISTENZA
ridotta capacità di agire sui tessuti bersaglio (fegato, muscolo,
t.adiposo)
hQp://sv.units.it/ppb/file_pdf/fisiologia%20clinica/diabete%20mellito.pdf
Meccanismo
di
azione
dell’Insulina
nel
fegato
IL
DEFICIT
PROVOCA
• GLICOGENOLISI
• GLUCONEOGENESI
(da
laQato
e
alanina
del
muscolo)
IPERTRIGLICERIDEMIA
Gruppo di studio ADI-AMD-SID “Nutrizione e diabete” Le raccomandazioni nutrizionali 2013-2014
Presentazione
valenza di “vera e propria terapia”, rappresentando uno strumento es-
senziale per ottenere e mantenere un compenso metabolico ottimale, per
ridurre il rischio cardiovascolare, per prevenire e trattare al meglio le com-
plicanze micro- e macro-vascolari del paziente diabetico.
La “cosiddetta dieta del diabetico”, impostata nel decennio scorso su pa-
rametri rigidi per quanto riguarda l’apporto di carboidrati, oggi deve es-
sere calibrata e individualizzata in base ad alcune esigenze come gli
obiettivi glicemici, il grado di compenso glicometabolico, i valori dei lipidi,
la funzione renale, la terapia farmacologia ipoglicemizzante, e non da ul-
timo il contesto sociale nel quale si trova il paziente diabetico.
La TMN deve rappresentare un elemento essenziale e irrinunciabile nella
La TerapiailMedi
strategia per ottenere ca Nutricontrollo
miglior zionale (TMN)metabolico
rappresentadel
un momento
paziente essenzi ale
diabe-
tico.
nella prevenzione e cura del Diabete Mellito, una delle malattia croniche
Queste raccomandazioni rappresentano uno strumento fondamentale di
Diabetes Control and Complication Trial
Relative Risk of Progression of
Diabetes Complications by Mean HbA1c
15
13
11 Retinop
Rischio relativo
9 Nefr
7 Neurop
5 Microalb
3
1
6 7 8 9 10 11 12
HbA1c
Skyler: Endo Met Cl N Am 1996
ENT 2 Una modesta perdita di peso produce un miglioramento del controllo
metabolico, una riduzione dell’uso di farmaci ipoglicemizzanti e può
essere facilmente mantenuta a lungo termine.
Bilancio Energetico
ENT 3 e Peso
La riduzione Corporeo
del peso corporeo porta ad un miglioramento di tutti i fat-
tori di rischio cardiovascolare presenti nei pazienti diabetici.
LaNeiriduzione
soggetti in sovrappeso
del(IMC>25 kg/m ), l’apporto
peso
2
corporeocalorico deve porta
es- ad un mi
sere di
tori ridotto e il dispendio cardiovascolare
rischio .
energetico incrementato al fine di portare
presenti nei paz
l’IMC nei limiti raccomandati.
(Livello di prova I, Forza della raccomandazione A)
In soggetto sovrappeso o obesi modes anche
tano
studio ADI-AMD-SID L’approccio
ad
“Nutrizione principale per ottenere eLemantenere
un miglioramento
e diabete” il calo
raccomandazioni ponderale
dell’insulino
resiste
nutrizionali è la
2013-2014
modificazione dello
(Livello di stile di vita che include
prova una modestadella
I, Forza riduzione del-raccomanda
l’apporto energetico (500-1000 Kcal/die) ed incremento del dispendio
Nei soggetti adulti con un IMC nei limiti della n
energetico.
non èdinecessario
(Livello specificare
prova I, Forza della raccomandazione A) l’apporto caloric
(Livello di prova III, Forza della raccomand
È utile limitare il consumo di alimenti ad alta densità energetica, in par-
Nei soggetti
ticolare in
di quelli ricchi in sovrappeso
grassi e zuccheri semplici, per (IMC>25
ridurre il peso kg/m2), l’a
sere
corporeo ridotto e il la
senza dover precisare dispendio
quota calorica. energetico increme
l’IMC nei limiti raccomandati.
(Livello di prova II, Forza della raccomandazione B)
(Livello di prova I, Forza della raccomanda
1 CARBOIDRATI
Gruppo di studio ADI-AMD-SID “Nutrizione e diabete”
La quantità ed il tipo di carboidrati (CHO) ingeriti sono il principale de-
terminante della glicemia postprandiale.
Le raccomandazioni nutrizionali 2013-2014
glucidi 46
Indice glicemico
(A
a/A
r
x
100)
180
170
160
150 pane
140 riso
130 spaghetti
120 patate
110
100
90
0 1 2 3
grassi saturi con la dieta è efficace sulla riduzione del rischio cardio-
vascolare nella popolazione generale.
LIPIDI
STATEMENT 2 Nella popolazione diabetica la riduzione dei livelli plasmatici di cole-
sterolo ha ottenuto una risposta sulla riduzione degli eventi cardiova-
scolari superiore rispetto a quella ottenuta nella popolazione generale.
RACCOMANDAZIONI L’apporto calorico dei grassi totali deve essere inferiore al 35% del-
l’apporto calorico totale giornaliero.
(Livello della prova III, Forza della raccomandazione B)
L’apporto di grassi saturi deve essere < 10% dell’apporto calorico gior-
naliero e un’ulteriore riduzione si raccomanda a pazienti che hanno
valori elevati di colesterolo LDL (< 8%).
(Livello della prova I, Forza della raccomandazione A)
Questo lavoro
Dietary Fat Acutely dimostra che
Increases Glucose pazienti con
diabete di tipo 1
Concentrations and Insulin richiedono più
Requirements in Patients insulina per pasti
With Type 1 Diabetes: ricchi in grassi
Implications for rispetto a pasti
con basso
carbohydrate-based bolus contenuto di
dose calculation and grassi e
intensive diabetes contenuto di
management. carboidrati
identico .
Diabetes Care. 2012 Nov 27.
Wolpert HA, Atakov-Castillo A,
Smith
SA,
Steil
GM
Metabolismo
dei
lipidi
e
Insulino-‐resistenza
Potenziali
interazioni
tra
intermedi
lipidici
e
segnale
dell’insulina
+
Uptake
FA
-‐
Ossidazione
FA
LE PROTEINE DELLA DIETA
T 1
NEL DIABETE
PROTEINE
Il contenuto proteico raccomandato nella dieta nel paziente diabetico
Paolo Tessari
NDAZIONI Un introito proteico effettivo tra gli 0.8 e i 1.0 g/kg è consigliato nei
pazienti diabetici con grado iniziale di nefropatia, mentre in pazienti
con nefropatia conclamata è indicato un introito proteico non supe-
riore a 0.8 g/kg al di.
(Livello della prova VI, Forza della raccomandazione B)
“Alimentazione
e
decadimento
cogniAvo”
V.
Marigliano
Le
Giornate
di
“Carlo
Cannella”
2^
Edizione
Dieta
>
65
anni
Mediterranea:
sostenibilità
di
un
modello
Sapienza,
Università
di
Roma
2013
Investire su operatori che promuo
è economicamente vantaggioso, a
Conclusione 2
D
Frazionamento
delle
calorie
nella
giornata
3 PASTI 5 PASTI
MERENDA 10%
Gli
inositoli
agiscono
da
precursori
di
numerose
molecole
che
entrano
afvamente
nei
processi
metabolici
dell’organismo.
Nello
specifico
il
D-‐Chiro-‐Inositolo
è
un
importante
secondo
messaggero
dell’insulina
per
questo,
situazioni
carenziali
di
questo
principio
afvo
sono
connesse
ad
alcune
importanI
patologie
quali:
lo
sviluppo
d’insulino-‐resistenza,
il
diabete
mellito
di
Ipo
II
e
la
policistosi
ovarica.
Santamaria
A,
Giordano
D,
Corrado
F,
Pintaudi
B,
Interdonato
ML,
Di
Vieste
G
et
al.
One-‐year
effects
of
myo-‐inositol
supplementaCon
in
postmenopausal
women
with
metabolic
syndrome.
Climacteric
2012;15:490-‐5.
Giordano
D,
Corrado
F,
Santamaria
A,
QuaQrone
S,
Pintaudi
B,
Di
BenedeQo
A
et
al.
Effects
of
myo-‐inositol
supplementaCon
in
postmenopausal
women
with
metabolic
syndrome:
A
perspec-‐
Cve,
randomized,
placebo-‐controlled
study.
Menopause
2011;
18:102-‐4.
L’inositolo
è
una
molecola
presente
in
natura
soQo
molteplici
forme
ma
la
conformazione
più
comune
è
quella
del
mioinositolo,
è
classificabile
come
carboidrato,
anche
se
in
realtà
il
potere
dolcificante
è
quasi
nullo.
L’inositolo
sembra
inoltre
che
possa
essere
prodoQo
autonomamente
dal
corpo
umano
a
parIre
dal
glucosio,
ma
si
trova
anche
in
molI
alimenI
(cereali,
noci,
nella
fruQa
come
meloni
ed
arance,
oltre
che
nelle
carni).
D-‐Chiro-‐
Inositolo
• Non
bisogna
peraltro
dimenIcare
nella
terapia
della
sindrome
metabolica,
soQo
il
cui
teQo
convivano
l'associazione
obesità-‐diabete,
la
correzione
degli
altri
faQori
di
rischio
come
in
parIcolare
l'iperlipidemia
e
l'ipertensione
arteriosa.
Proprio
la
riduzione
dei
lipidi
e
in
parIcolare
del
colesterolo
e
dei
valori
pressori,
ha
oQenuto
i
risultaI
più
probanI
nella
prevenzione
delle
complicanze
cardiovascolari
nella
popolazione
diabeIca.
La
prevenzione
del
diabete
nei
soggef
in
sovrappeso
o
affef
da
obesità
dovrà
comunque
essere
aQuata
mediante
la
modificazione
dello
sIle
di
vita
imperniata
nell'afvità
fisica,
nella
riduzione
dell'introito
calorico
e
sopraQuQo
dei
grassi.
Esercizio
e
sensibilità
all’insulina
Aumento
della
sensibilità
all’insulina
post-‐esercizio
hQp://sv.units.it/ppb/file_pdf/fisiologia%20clinica/diabete%20mellito.pdf
DMT2 – EPIDEMIOLOGIA
hQp://sv.units.it/ppb/file_pdf/fisiologia%20clinica/diabete%20mellito.pdf
DMT2 – EPIDEMIOLOGIA
Prevalenza per aree geografiche
hQp://sv.units.it/ppb/file_pdf/fisiologia%20clinica/diabete%20mellito.pdf
DMT2- EPIDEMIOLOGIA
Incidenza per età
hQp://sv.units.it/ppb/file_pdf/fisiologia%20clinica/diabete%20mellito.pdf
DM 2 - PATOGENESI
Declino funzione ß cellulare
hQp://sv.units.it/ppb/file_pdf/fisiologia%20clinica/diabete%20mellito.pdf
Carico Glicemico
• Il Carico Glicemico si calcola moltiplicando
l’Indice Glicemico di un alimento per il suo
contenuto in carboidrati. Diviso
100
• Esempio: Carote:
– IG = 131
– Carico glicemico molto basso in quanto nelle
carote ci sono in media 7 g di carboidrati per
porzione
DMT2 - PATOGENESI
Combinazione di insulinoresistenza e defict insulinico
hQp://sv.units.it/ppb/file_pdf/fisiologia%20clinica/diabete%20mellito.pdf
ALCOOL
ALCOOL
ENT 1 Studi osservazionali suggeriscono che il consumo moderato di alcool
può ridurre il rischio per il diabete. In uno studio prospettico condotto
su adulti non diabetici è stata osservata un’incidenza minore di diabete
di tipo 2 nelle sole donne che consumavano alcool rispetto alle non
consumatrici sebbene la relazione dose-risposta fosse debole e non
fosse confermata per i maschi.