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Il Messia nascosto Armando Savini

ARMANDO SAVINI
Alla luce del Targum e della tradizione rabbinica, l’auto-
re individua più di cento profezie messianiche, immerse
nelle Sacre Scritture. Si tratta di passi biblici che presen-
tano un inequivocabile senso messianico, che, nel Testo
Masoretico, è spesso sottinteso se non (quasi) nascosto.
Dall’analisi svolta, emerge che molte profezie ineren-
ti alla venuta del Messia, alla sua incarnazione, morte
e risurrezione non sono interpretazioni esegetiche re-
trospettive, generate da una lettura cristiana dell’Antico
Testamento, ma sono proprio il frutto dell’esegesi rab-
binica. Ciò mostra chiaramente l’esistenza di una con-

IL MESSIA NASCOSTO
tinuità tra la tradizione rabbinica e quella cristiana, per
cui il cristianesimo non può prescindere dalle sue radici
ebraiche.

ARMANDO SAVINI è docente di economia e metodi di ricerca


Il Messia nascosto
per il business, già consigliere del Direttivo diocesano della
Gioventù Ardente Mariana di Roma e responsabile del Centro
Studi. Tra le sue pubblicazioni: Dall’impresa-macchina all’impresa- Profez ie bibliche
persona. Ripensare l’azienda nell’era della complessità (Mondadori,
2009); Risurrezione. Un viaggio tra fede e scienza (Paoline, 2016);
Maria di Nazaret dalla Genesi a Fatima (Fontana di Siloe, 2017).
alla luce della tradiz ione
ebraica e cristiana

€ 20,00 CANTAGALLI |
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IL MESSIA NASCOSTO
PROFEZIE BIBLICHE
ALLA LUCE DELLA TRADIZIONE EBRAICA E CRISTIANA
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ARMANDO SAVINI

Il Messia nascosto
Profezie bibliche
alla luce della tradizione ebraica e cristiana

Cantagalli | Chirico
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© 2019 Edizioni Cantagalli e Chirico Editore – Siena, Napoli


© 2018 Edizioni Cantagalli e Chirico Editore – Siena, Napoli
Grafica di copertina: Rinaldo Maria Chiesa
Grafica di copertina: Rinaldo Maria Chiesa
Impaginazione: Fernando Maria Chirico
Impaginazione: Fernando Maria Chirico
Edizione cartacea stampata nel febbraio 2019
Stampato da da Rotomail
Edizioni Italia S.p.A.
Cantagalli nel febbraio 2019
Edizione digitale (pdf) del marzo 2019
ISBN: 978-88-6879-654-9
ISBN: 978-88-6879-743-0
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“Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono”


(1Ts 5,21)

A mia moglie Jennifer


e ai miei figli Tommaso e Talya

A Maria
Madre della Divina Grazia
consacriamo questo libro,
con l’umile supplica che,
attraverso il suo Cuore Immacolato,
le anime possano conoscere e amare Gesù.
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Sigle

AT Antico Testamento
CCC Catechismo della Chiesa cattolica
CEI Conferenza Episcopale Italiana
LXX Septuaginta (Settanta) o Bibbia alessandrina
NT Nuovo Testamento
NVB Nuovissima Versione della Bibbia
Pes Pešittā (Bibbia siriaca)
Tg Targum (Bibbia aramaica)
TgCG Targum Geniza Cairo
TgF Targum Frammentario
TgNF Targum Neofiti (o Neophyti)
TgO Targum Onkelos
TgPJ Targum Pseudo-Jonathan
TgT Targum Tosefta
TM Testo Masoretico (Bibbia ebraica)
VC Vulgata Clementina

I testi del Targum sono tratti da Hebrew Union College CAL (Comprehensive
Aramaic Lexicon) project; il TM dalla BHS (IV) Codex Leningradensis
(1008); il testo della LXX dalla LXX Septuaginta di Alfred Rahlfs (1935);
il NT da Nestle-Aland (28a); la Pešittā AT da The Leiden Pešittā Edition
(2012) e da G. M. Lamsa, Holy Bible (1985); Pešittā NT da BFBS (British
and Foreign Bible Society) Peshitto edition (1905). Gli scritti di S. Tommaso
d’Aquino sono tratti da www.corpusthomisticum.org; il Commento al
Tanakh di Rashi da www.chabad.org e i trattati del Talmud da Soncino
Babylonian Talmud (1947). I Midrash Rabbah ai vari libri dell’AT sono stati
presi da Freedman, H., Midrash Rabba, voll. 10, The Soncino Press, London,
1939. I testi dello Zohar sono generalmente tratti da Zohar, 2th edition,
Soncino Press Edition, 1984, quando non indicato diversamente. Per la tra-
duzione dei Targumim si è fatto riferimento in primo luogo ai volumi indicati
nella bibliografia essenziale, e per la traduzione italiana della Bibbia si è se-
guito generalmente il testo CEI 2008/1974 o la Nuovissima Versione della
Bibbia edita dalla San Paolo, con eventuali adattamenti dell’autore.
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E cominciando da Mosè

Il primo giorno della settimana, due discepoli facevano


strada verso un paese di nome Emmaus. Erano afflitti per tutto
ciò che era successo negli ultimi tre giorni, a partire da quel
tragico venerdì, quando crocifissero il loro Maestro. I due di-
scorrevano degli eventi accaduti, quando all’improvviso so-
praggiunse un misterioso viandante, che mostrò un certo
interesse per le loro parole, al punto da chiedere spiegazioni
al riguardo. I due discepoli, tristi e sorpresi da tale richiesta,
cominciarono a raccontare l’accaduto e le loro perplessità su
quanto avevano visto e detto alcune donne agli apostoli, di ri-
torno dal sepolcro. Era vivo! L’ignoto viaggiatore, dopo qual-
che parola di biasimo per la loro incredulità, «cominciando da
Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò
che si riferiva a lui» (Lc 24,27).
L’esegesi fatta da Gesù ai discepoli di Emmaus è un com-
mento cristocentrico all’Antico Testamento, è il Cristo che pre-
dica il Cristo, lo Jesus praedicans e il Christus praedicatus.
Per i cristiani, tutto l’Antico Testamento è cristocentrico ed è
orientato a Cristo, in Cristo trova la sua piena realizzazione e
il suo significato più profondo. Cristo è la chiave di lettura di
tutta la Scrittura. A quali passi dell’Antico Testamento avrà
fatto riferimento Gesù, lungo il cammino verso Emmaus?
Quali e quante sono le profezie messianiche contenute nell’An-
tico Testamento? Queste si rivolgono davvero al Messia o sono
per lo più interpretazioni esegetiche retrospettive? In altre pa-
role, le profezie messianiche che emergono da una lettura cri-
stiana dell’Antico Testamento, sono in parte condivise anche
dall’esegesi ebraica? Esiste una continuità tra la tradizione rab-
binica e quella cristiana? Quali sono le profezie messianiche a
cui fanno riferimento il Targum e la tradizione rabbinica?
Nel Targum di Michea si legge:

7
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IL MESSIA NASCOSTO

E tu, Messia di Israele, nascosto davanti ai peccati del popolo


di Sion, a te il regno futuro verrà e entrerà la regalità di un
tempo della casa di Israele (Tg Mi 4,8).

Dunque, il Messia rimane nascosto davanti ai peccati degli


uomini, in modo particolare davanti al peccato di incredulità,
che è il peccato per eccellenza, poiché genera tutti gli altri
(cfr. Gv 8,24). Ma per riconoscere il Messia, è necessario at-
tingere alla Legge e ai Profeti, come è scritto:

Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me;


perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai
suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?
(Gv 5,46-47).
E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò
loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui
(Lc 24,27).

L’Antico Testamento, secondo la visione cristiana, non può


esser compreso se non alla luce di Cristo. Allo stesso modo, il
Nuovo Testamento, essendo la realizzazione delle promesse
di Dio ad Abramo, Isacco e Giacobbe, non può ignorare l’an-
tico patto. Il cristianesimo non può prescindere dalle sue radici
ebraiche.
Leggendo il Targum, si ravvisa uno spiccato senso messia-
nico, in particolare nel Targum dei Profeti, tra cui Isaia, Zac-
caria, Osea, ma, anche, nel Targum del Cantico dei Cantici,
dove si trovano espliciti riferimenti alla venuta del Messia. Nel
Talmud, si legge che il Targum fu scritto da Jonathan per sve-
lare il significato nascosto della Scrittura, circa la venuta del
Messia:

Il Targum dei Profeti fu composto da Jonathan ben


Uzziel sotto la guida di Aggeo, Zaccaria e Malachia,
e la terra di Israele [subito dopo] tremò lungo un’area
di quattrocento parasang per quattrocento parasang,
e una Voce celeste si manifestò e disse: “Chi è che

8
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E COMINCIANDO DA MOSÈ...

ha rivelato i Miei segreti all’umanità?” Jonathan ben


Uzziel si alzò e rispose: “Sono io che ho rivelato i
Tuoi segreti all’umanità. Tu sai perfettamente che
non ho fatto questo per la mia gloria o per la gloria
della casa di mio padre, ma per la Tua gloria l’ho
fatto, affinché non crescessero le dispute in Israele”.
Egli voleva rivelare con un targum [il significato na-
scosto] degli Scritti, ma la Voce celeste proseguì e
disse: “Basta!”. Per quale ragione? – Perché in esso
era preannunciato il tempo del Messia. [...] Perché la
terra non tremò per la [traduzione della] Torah, men-
tre tremò per quella dei Profeti? Il significato della
Torah è espresso chiaramente, ma il significato dei
Profeti è in alcuni punti espresso in maniera chiara e
in altri in modo enigmatico.1

Secondo la Scrittura e la tradizione rabbinica, già al tempo


di Ezra, il Targum veniva impiegato per svelare il senso della
Scrittura:

Essi [i leviti] leggevano il libro della legge di Dio a


brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano
comprendere la lettura (Ne 8,8).
“Essi leggevano il libro della legge di Dio”: questo
indica il testo [ebraico]. “Con un’interpretazione”:
questo indica il Targum. “Spiegavano il senso”: ciò
indica che il versetto finisce qui; “E facevano loro
comprendere la lettura”: questo indica l’accentua-
zione o, secondo altre versioni, le note Masoretiche.2

Il senso messianico del Targum e di alcune parti del Talmud


mostrano chiaramente l’esistenza di una continuità tra la tra-

1
bMeghilla 3a. In Rabbi Dr. I. EPSTEIN, Soncino Babylonian Talmud,
The Soncino Press, London 1947.
2
Op. cit.

9
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IL MESSIA NASCOSTO

dizione rabbinica e quella cristiana. Quando Filippo incontra


Natanaele, gli dice: «Abbiamo trovato colui del quale hanno
scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giu-
seppe, di Nàzaret» (Gv 1,45). Ma a quali profezie fanno rife-
rimento i due apostoli? Lo stesso sommo sacerdote Caifa
«profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non sol-
tanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio
che erano dispersi» (Gv 11,51-52), richiamandosi proprio ad
alcuni passi del Targum di Isaia.
Nelle pagine che seguono, esamineremo molti passi biblici
messianici secondo una lettura ebraica e una lettura cristiana
della Bibbia, comparando il Testo Masoretico con il Targum
e, in alcuni casi, con la Settanta, ma soprattutto con i principali
testi della tradizione rabbinica, convinti che «la lettura ebraica
della Bibbia è una lettura possibile, che si trova in continuità
con le sacre Scritture ebraiche dall’epoca del secondo Tempio
ed è analoga alla lettura cristiana, che si è sviluppata paralle-
lamente ad essa»3.
Nella Scrittura, molti sono i riferimenti al Messia o ai tempi
messianici. Ogni volta che incontriamo espressioni del tipo:
«Verrano dei giorni...» o «Nel tempo che verrà...», il testo al-
lude al tempo o ai giorni del Messia. Tuttavia, in questo libro,
saranno portati all’attenzione del lettore, soprattutto, quei brani
che, nel Targum e nella tradizione rabbinica, presentano un
inequivocabile senso messianico, che, invece, nel Testo Ma-
soretico, sembra essere più velato, se non (quasi) nascosto.

3
PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, Il Popolo Ebraico e le sue Sacre
Scritture nella Bibbia Cristiana, 22.

10
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Il Messia nel Pentateuco

In questa prima parte esamineremo tutti quei


passi messianici contenuti nel Pentateuco, soprat-
tutto in Genesi, Esodo, Numeri e Deuteronomio.
Scopriremo che il Messia è la Sapienza creatrice
del cosmo, la luce generata fin dall’inizio, che
porterà nella pienezza dei tempi la medicina per
il tallone ferito dal serpente antico.
La maggior parte di queste profezie preannun-
cia la venuta del Re Messia, evidenziandone la
filiazione davidica ma, anche, la forza del suo
dominio, un dominio eterno a cui tutti saranno
sottomessi. Il ritratto che ne esce fuori è quello
di un Messia-Re-Profeta, il cui spirito preesiste
alla creazione e che viene a instaurare il suo
regno con la sua sofferenza (Messia figlio di
Joseph) per poi trionfare in eterno (Messia figlio
di David).
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IL MESSIA NEL PENTATEUCO

1
Con la Sapienza creò il Signore...

TM In principio creò Dio i cieli e la terra (Gn 1,1).


TgNF Dal principio con sapienza il Signore creò e portò a compi-
mento i cieli e la terra (TgNF Gn 1,1).

In principio è la prima parola della Bibbia. In ebraico, il


termine bərēšīṯ (‫אשׁ ית‬ִ֖ ֵ‫)בְּר‬, generalmente reso con «in princi-
pio», è formato da due termini: la preposizione bə (ְּ‫)ב‬, che
significa, generalmente, «in» ma, anche, «per mezzo di»; e
il sostantivo rēšīṯ (‫אשׁ ית‬ ִ֖ ‫)ר‬,
ֵ che vuol dire inizio, principio,
ma, anche, primizia.
Nel Targum di Gerusalemme, la parola bərēšīṯ viene resa
in aramaico con bəḥūḵəmā (‫)בְּחוּכְמָא‬, che significa «con sa-
pienza». Nel Targum Neofiti, invece, alla parola bərēšīṯ corri-
sponde milqaḏmīn ḇəḥoḵmāh, dove milqaḏmīn (‫)מִלְקַדמִןי‬
significa dall’inizio, dal principio, e ḇəḥoḵmāh (‫)בחכמה‬, con
sapienza. Il termine milqaḏmīn, che significa «dall’oriente»,
«dall’inizio», «dall’antichità», e che risponde all’ebraico
qeḏem, lo ritroviamo nella profezia di Michea, riguardo al
Messia, le cui «origini sono dall’antichità (miqqeḏem/ mil-
qaḏmīn), dai giorni eterni» (Mi 5,1). Il termine qeḏem, accanto
al nome di Dio indica l’eternità, come, per esempio, in Dt
33,27: «Rifugio è il Dio dei tempi antichi (ʾĕlōhē qeḏem)»,
cioè, il Dio eterno. In Is 46,10, la parola rēšīṯ è messa in paral-
lelo con qeḏem: «Proclamo dal principio (mērēšīṯ) la fine (l’av-
venire), dall’antichità (miqqeḏem) ciò che non si è compiuto».

Nel Talmud, si legge, che quando i settantadue rabbi tra-


dussero la Bibbia in greco per il Re d’Egitto Tolomeo, essi, in-
dipendentemente l’uno dall’altro, tradussero tutti allo stesso
modo, scrivendo il nome di Dio all’inizio, cioè, «Dio creò in
principio» e non «In principio creò Dio», perché non si pen-

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IL MESSIA NASCOSTO

sasse che ci fossero due divinità4. Difatti, essendo Dio il Crea-


tore, doveva comparire all’inizio del versetto e non al terzo
posto, altrimenti si sarebbe potuto pensare che In principio
fosse una divinità.

Essi [i rabbi] tradussero: «Dio creò in principio» ... an-


ziché «In principio creò Dio». L’intento di tale varia-
zione era apparentemente di far sì che, leggendo il
testo, non si avesse l’idea che ci fossero due Potenze,
cioè, «In principio» e «Dio».5

Ma se il termine ʾělōhīm (‫)אֱל ִׂ֑ה ים‬, Dio, deve stare al primo


posto nel versetto, perché sta dopo il verbo bārā (‫) ָבּ ָ֣רא‬, creò?
Che cosa vuol dire, realmente, bərēšīṯ?
Nel Genesi Rabbah (1,1) è scritto che rēšīṯ è la Torah, cioè,
la Legge, l’insegnamento di Dio, dunque, la sua Sapienza. Per
cui bərēšīṯ vuol dire che Dio fece il mondo per mezzo della
sua Torah, che è, anche, la sua Sapienza:

R. Oshaya commentò: «Allora io ero con lui come ar-


chitetto (amon) ed ero la sua delizia ogni giorno (Pr
8,30). [...] Dio consultò la Torah e creò il mondo, come
dice la Torah: In principio Dio creò (Gn 1,1). Principio
(rēšīṯ) si riferisce alla Torah, come è scritto: YHWH
mi possedette all’inizio della sua via (Pr 8,22).

Il testo di Pr 8,22 sopra citato, dice letteralmente: «YHWH


mi costituì principio (rēšīṯ) della sua via», cioè, principio della
sua opera, della sua creazione.
Nello Zohar (1,8a), il libro dello Splendore, il commentario
mistico dei principali passi della Torah, si legge:

4
Effettivamente, come riportato in nota anche nello stesso Talmud, non
ci sono giunte versioni greche che confermino tale traduzione.
5
bMegillah 9a. In Rabbi Dr. I. EPSTEIN, Soncino Babylonian Talmud,
The Soncino Press, London 1947.

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IL MESSIA NEL PENTATEUCO

La prima porta verso la Sapienza celeste è il timore di


YHWH. Questo è ‫( ראשית‬reshit), principio; ‫( ב‬bet) – due
uniti insieme come unità. Questi sono due punti: uno
nascosto e celato, uno che vive in modo manifesto. Poi-
ché essi sono inseparabili, sono chiamati ‫( ראשית‬reshit),
principio, che è uno, non due. Chiunque raggiunge
uno, raggiunge l’altro. Tutto è uno, poiché Egli e il
Suo Nome sono uno, come è scritto: «Essi sapranno
che Tu, YHWH, solo sei il Tuo nome» (Sal 83,19).

Di seguito la spiegazione in nota, a cura di Matt:

Questo è ‫( ראשית‬reshit), principio; ‫( ב‬bet) – due ...


La parola di apertura della Torah, ‫( בראשית‬bərēšīṯ), In
principio, allude sia alla Sapienza (Ḥochmah) che alla
Shekhinah. La lettera ‫( ב‬bet), la seconda lettera del-
l’alfabeto, significa due, e entrambe queste due sefirot
[emanazioni] sono chiamate ‫( ראשית‬reshit).
Due punti ... Sono Ḥochmah e Shekhinah. Raggiun-
gendo la Shekhinah, che è la Sapienza in basso, si in-
contra la Sapienza in alto, riflessa in Lei.6

In un altro passo dello Zohar (1,31b), è scritto:

Dunque, ‫( בראשית‬bə-rēšīṯ), In principio – ‫( ב ראשית‬bet,


rēšīṯ), [indica] «due, principio», poiché, nonostante sia
secondo nel conteggio, è chiamato principio. Questo
perché la Corona celeste, nascosta, è la prima ma, poi-
ché non è inclusa nel conteggio, principio è il secondo.
Così ‫( ב ראשית‬bet, rēšīṯ), «due, principio».
‫( ברא‬bārāʾ), Creò, come è scritto: «Un fiume esce
da Eden per irrigare il giardino» (Gn 2,10), irrigarlo
e mantenerlo, curando tutti i suoi bisogni. [...] Così, il
significato di ‫( בראשית ברא אלהים‬Be-reshit bara Elohim),

6
MATT, D.C., The Zohar. Pritzker Edition, 1, Stanford (California):
Stanford University Press, 2004, p. 50.

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IL MESSIA NASCOSTO

In principio Dio creò, è certamente: Per mezzo di quel


fiume che genera e satura tutto. [...] Dunque, ‫בראשית‬
(Be-reshit), Per mezzo del Principio, infatti, Dio creò:
per mezzo di questo Egli creò il mondo in basso, per
mezzo di esso Egli irradiò la luce, per mezzo di esso
vivificò ogni cosa.

Commenta, ancora, Matt:


Un fiume sgorga da Eden... L’atto della Creazione
descritto nel primo versetto di Genesi è il flusso di
emanazione dalla Ḥochmah (cioè, Eden) attraverso
Binah.
Per mezzo di quel fiume ... La parola che apre la
Torah ‫( בראשית‬Be-reshit) è intesa come significato non
di In principio ma Con il principio, «per mezzo del
fiume primordiale che emana dalla Ḥochmah, cono-
sciuta come principio».7

Ancora, nello Zohar (1,3b; 1,16b) leggiamo:

Bereshit (In principio). Disse R. Yudai: «Quale è il si-


gnificato di Bereshit? Esso significa “con la Sa-
pienza”, la Sapienza sulla quale è fondato il mondo e
per mezzo della quale esso ci introduce ai misteri pro-
fondi e reconditi.
Bereshit è una parola (maamar) creativa.

Anche secondo Rashi, il primo versetto della Genesi non


sarebbe da tradurre con «In principio Dio creò», poiché in tal
caso si sarebbe dovuto scrivere bārišōnāh (‫ )בָּרִ אשׁוֹנָה‬e non
bərēšīṯ:

In principio della creazione di Dio dei cieli e della


terra. La Scrittura non viene ad insegnarci la sequenza

7
Ibidem, pp. 190-191.

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IL MESSIA NEL PENTATEUCO

della Creazione, a dire che questi [i cieli] vengono prima,


poiché se venisse ad insegnarci questo, sarebbe stato
scritto: “Dapprima (‫[ בּ ָרִ א שׁוֹ נ ָה‬bārišōnāh]) Egli creò i
cieli e la terra”, poiché non c’è alcun ‫[ ראשית‬rēšīṯ]
nella Scrittura che non sia collegato alla parola se-
guente, come (Ger 27,1): “All’inizio del (‫)בראשית‬
regno di Jehoiakim”.8

Tuttavia, Rashi mantiene il valore temporale di bərēšīṯ, ri-


ferendosi all’uso che ne fa il profeta Geremia, quando inquadra
il contesto storico del suo racconto. Nelle espressioni bərēšīṯ,
mamləḵūṯ (‫אשׁית מַמְלְכ֛ וּת‬ ִ֗ ‫( )בּ ְֵר‬Ger 26,1; 27,1; 28,1), e bərēšīṯ,
malḵūṯ (‫אשׁית ַמל ְ֛כוּת‬
ִ֗ ‫( ) ּב ְֵר‬Ger 49,34), all’inizio del regno, alla pa-
rola bərēšīṯ segue un sostantivo e non un verbo. Inoltre, in tutti
questi casi, il Targum traduce con ḇərēš malḵuwṯ (‫)בְרֵ ישׁ מַלכֻות‬,
all’inizio del regno, mentre in Gn 1,1, rende bəḥōḵmāh
(‫)בחכמה‬, nella/per mezzo della Sapienza, oppure milqaḏmīn,
che vuol dire, anche, “dai tempi antichi”, “dall’eternità”. Nel
libro dei Proverbi è scritto: «Il Signore ha fondato la terra con
sapienza (bəḥōḵmāh), ha consolidato i cieli con intelligenza»
(Pr 3,18), e in Sal 104,24 si legge: «Quanto numerose le tue
opere Signore, tutte con sapienza (bəḥōḵmāh) le hai fatte».
Da quanto abbiamo appena letto, si comprende che nelle
prime parole della Genesi è adombrato un mistero. In principio
non è da intendersi tanto in senso temporale ma indica un
agente, per mezzo del quale Dio crea il mondo. Di chi si tratta?

Nella tradizione rabbinica, si parla di tre gradi della divi-


nità, che rispondono alle tre emanazioni (o sefirot) dell’unica
sostanza divina: Keter Elyon (Corona suprema) o En-Sof (Infi-
nito); Ḥochma (Saggezza, Principio); Binah (Prudenza). Reshit
è, dunque, sia Ḥochma, la Sapienza divina, sia Shekhinah, la
divina Presenza di Dio, cioè, «Dio visto in termini spazio-tempo-

8
RASHI, Commento al Tanakh.

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IL MESSIA NASCOSTO

rali come presenza, in modo particolare in questo contesto ter-


reno»9. Ora, benché la Sapienza sia la seconda emanazione di
Dio, secondo lo Zohar, è chiamata Principio, poiché è la ma-
nifestazione di Dio al mondo, mentre la Corona suprema ri-
mane nascosta agli occhi degli uomini. Il Principio o Sapienza
di Dio, dunque, crea il mondo mediante la terza emanazione
(Binah), che è la Prudenza. È per questo che il Targum traduce:
«Con la Sapienza creò il Signore». Secondo la tradizione tar-
gumica, la Sapienza di Dio si identifica con la Parola
(Mēmərāh) di Dio10. La Sapienza di Dio è la stessa Parola di
Dio, che si rende presente tra gli uomini (Shekhinah). La Pa-
rola (Mēmərāh), la Sapienza (Ḥochma) e la divina Presenza
(Shekhinah) sono la medesima realtà. È scritto, infatti, nel libro
della Sapienza: «Tutto hai creato con la tua parola, e con la tua
sapienza hai formato l’uomo» (Sap 9,1-2).

Riguardo al primo versetto della Genesi, il TgF, a diffe-


renza del TM, non usa la parola ʾĕlōhīm (‫ ֭) ֱא ׂל ֑הִים‬, Dio, bensì Si-
gnore, cioè, il Nome stesso di Dio, YHWH, il quale però, nella
Bibbia aramaica (TgPJ, TgNF), viene indicato generalmente
con tre yod (‫ )ייי‬o con tre yod e qametz (‫)ייָי‬, a volte inscritti in
un cerchio11. Le tre lettere yod indicano le tre emanazioni di-
vine mentre qamets (il segno vocalico a forma di T) rappre-
senta l’unione dei tre punti e, dunque, l’unità della sostanza
divina, simboleggiata altrove, anche, dalla lettera shin (‫)ש‬, co-
stituita da tre punti o tre yod (‫)ייי‬, ancorati a un trattino in
basso. Nel TgO, il nome di Dio, invece, viene rappresentato
con le lettere yod waw yod (‫)יוי‬. Le due yod indicano la Corona

9
UNTERMAN, A., Shekhinah, Encyclopaedia Judaica, Second Edition,
Volme 18, Thomson Gale, Farmington Hills (Mi), p. 440.
10
Vedi prossimo capitolo.
11
Alcuni esempi con varianti si possono esaminare in Klein M.L.,
Targumic Manuscripts in the Cambridge Genizh Collections, Cambridge
University Press, Cambridge 1992, pp. 41-46.

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IL MESSIA NEL PENTATEUCO

Suprema e la Sapienza mentre la waw rappresenta la Prudenza


(Binah) che discende sulla terra e che congiunge la Corona Su-
prema alla Sapienza, facendo dei due una sola cosa. Le lettere
yod waw yod (‫ )יוי‬sono, inoltre, gli elementi costitutivi della
lettera aleph (‫)א‬12, che ha valore pari a uno, e con cui comincia
la parola ʾeḥāḏ (‫)א ֶׇחֽד‬, uno, termine usato per definire l’unità e
unicità di Dio, e che contiene, a sua volta, tre puntini (segol)
e un qametz. L’aleph (‫ )א‬è, anche, la lettera iniziale delle tre
parole con cui Dio rivela il Suo nome a Mosè (Es 3,14): ʾɛhyɛh
ʾăšɛr ʾɛhyɛh (‫)אֶ ֽהְיֶ֖ה אֲשֶׁ֣ר אֶ ֽהְיֶ֑ה‬, «Io sono colui che sono», che,
secondo l’Esodo Rabbah (3,6), vuol dire «Io sono ora ciò che
sempre sono stato e sempre sarò» e che la LXX traduce con
«Io sono l’essente (ἐγώ εἰμι ὁ ὤν)».
Riguardo all’unità sostanziale operata dalla Prudenza, che
congiunge la Corona Suprema e la Sapienza, commentando
Dt 6,4, lo Zohar (2,43b; 3,162a) spiega:

«Ascolta o Israele! YHWH è il nostro Dio YHWH è


uno». Essi sono un tutt’uno, perciò Egli è chiamato
l’Unico. Ma ci sono tre nomi! Come possono essere
uno? Anche se diciamo «Uno», come sono uno? Me-
diante la visione dello Spirito santo è saputo. Nella vi-
sione dell’occhio chiuso questi tre sono rivelati come
uno. [...] «YHWH, nostro Dio, YHWH» sono uno. Tre
colori e sono uno.
Essi sono due; uno è congiunto ad essi ed essi sono
tre. Quando diventano tre, essi sono uno. [...] Questi
sono i due nomi nello Shema: “YHWH, YHWH”.
“Nostro Dio” li congiunge ... Quando essi si congiun-
gono insieme, sono una cosa sola.13

12
La waw corrisponde al trattino obliquo, che scende da sinistra verso
destra, a cui si congiungono le due yod, disposte l’una alla parte opposta
dell’altra.
13
MATT, D.C., Zohar, the Book of Enlightenment, Paulist Press, Mahwah
(New Jersey) 1983, pp. 21-22.

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SAVINI Messia nascosto x.qxp_CHR CNT 08/02/19 16:42 Pagina 20

IL MESSIA NASCOSTO

Il primo YHWH (‫ )י‬si riferisce alla Corona Suprema, il se-


condo YHWH (‫ )י‬alla Sapienza e Nostro Dio (‫ )ו‬alla Prudenza,
la quale fa dei due una sola cosa, cioè, l’unità di Dio (‫)יוי‬.
Dei tre gradi della divinità parla, anche, il Salmo 63,2.
Al riguardo, lo Zohar (2,140a) spiega:

O Dio, Tu sei il mio Dio. Ecco qui i tre gradi: Dio, mio
Dio, Tu. Benché siano tre, non è che un grado unico
nel mistero del Dio vivente.

Il TgF Gn 1,1 presenta una variante molto interessante, in


cui il nome di Dio viene indicato con la lettera he (‫)ה‬. Nel Tal-
mud, riguardo alla creazione del cielo e della terra (Gn 2,10),
si legge:

Queste sono le origini del cielo e della terra quando


furono creati. Non leggere be-hibare’am, «quando fu-
rono creati», ma be-he bera’am, «Egli li creò con la
he». Dunque, posso dire che questo mondo fu creato
con la he e il mondo futuro sarà creato con la yod.14

Che cosa significa che Dio creò con la he? È necessario,


qui, ritornare al nome di Dio che, nel TM, è indicato con il
cosiddetto tetragramma sacro, cioè, le quattro lettere YHWH
(‫)יהוה‬. Leggendo da destra verso sinistra, vediamo che dopo
la yod (‫)י‬, compaiono la he (‫)ה‬, la waw (‫ )ו‬e, di nuovo la he
(‫)ה‬. La yod è la Corona Suprema, la prima he è la Sapienza,
la waw è la Prudenza e l’ultima he è la Shekhinah. Riferendo,
dunque, l’azione creatrice alla lettera he, il Talmud ci dice
che a creare è la seconda emanazione di Dio, cioè, la Sa-
pienza-Shekhinah.
Nello Zohar (1,50b), si legge che «il mio Signore» del
Salmo 110 è Dio stesso, la Shekhinah:

14
bMenakoth 29b. In Rabbi Dr. I. EPSTEIN, Soncino Babylonian Talmud.

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