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Scuola della Spiritualità

Direttore: Pier Franco Marcenaro


Sedi Lunigiana – Val di Vara - La Spezia - Sarzana

Lettura del 3° Incontro


24-27 Gennaio 2019

“Amore, Servizio, distacco” del Maestro Pier Franco Marcenaro, dal


Notiziario Marzo 2000, pagg. 4-5-11-12]

Il regno verso il quale il Maestro ci chiama è il Regno dell’Amore.


Dobbiamo già imparare a vivere in quel regno mentre siamo ancora in
questo mondo apparentemente così imperfetto e pieno di conflitti, in
cui l’amore di cui si parla è ben diverso dall’amore divino che vengono
a distribuire e ad insegnare i grandi Maestri di tempo in tempo. Ma
poiché il Regno in cui il Maestro desidera farci pervenire è il Regno
dell’Amore, può essere raggiunto solo attraverso l’amore.
Tanti Maestri sono venuti sulla terra attraverso i tempi, ma i
Maestri autentici non hanno mai sottovalutato la caratteristica
fondamentale del cammino interiore. Dobbiamo svolgere la nostra
disciplina, le nostre pratiche spirituali, ma se non sviluppiamo
l’amore, anche queste pratiche diventano aride. E’ il concetto che
esprimeva S. Paolo: “Potrei avere le virtù dell’universo e compiere tutti
gli atti meritori possibili, però se non sono dotato di vero amore o
carità, sono soltanto un vuoto strumento, come un cembalo
senz’anima che suona.”
Quindi l’amore è come la chioma che abbellisce l’albero o come il
frutto con cui il viandante assetato si ciba durante un’estate calda,

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riparandosi sotto le fronde rinfrescanti. L’amore è una rinfrescante
aura che spegne ogni sete del mondo, ed è stata veramente la
caratteristica dei grandi Spiriti venuti di tempo in tempo. E’
un’infezione che essi trasmettono agli altri; non può essere appresa
attraverso i libri, né può essere comprata, diceva Kirpal Singh, ma
può essere presa solo come un’infezione d’amore da persone cariche
di questo straordinario Nettare divino; esso nasce dallo spirito, non
dalla carne, dalle amozioni, o dalla mente; è una vibrazione che nasce
da uno spirito amante e si volge verso i suoi amati. Chi ha assaggiato
un po’ di questa ebbrezza non desidera più assaggiare altro.
Venne sulle sponde del Mediterraneo un grande Maestro, inviato
da Dio. Egli riversò tutto il Suo amore ai propri discepoli e questi a
loro volta lo trasmisero, proprio come una malattia infettiva, in tutte
le parti del mondo. Aveva un discepolo prediletto, che era
estremamente giovane quando incominciò a seguire il suo Maestro;
questo discepolo era Giovanni, una persona istruita, di famiglia
agiata. Si dice che talvolta dormiva poggiandola propria testa sulle
ginocchia del Maestro, tanto era l’amore reciproco; il Maestro era per
lui il padre, la madre, il fratello, l’amico.
Giovanni fu quindi molto vicino al Cristo, assorbì molto del suo
amore e dei suoi insegnamenti, e poi scrisse molto su di Lui. Il
Vangelo più ricco di particolari e il più straordinario; poi alcune
Lettere, e, quando ormai era un uomo molto anziano, anche la famosa
Apocalisse, un libro meraviglioso ma di difficile interpretazione.
In questi ultimi decenni furono inoltre trovate delle pergamene in
aramaico dove è contenuto qualche frammento del suo Vangelo che
non è contemplato nei Vangeli generalmente conosciuti. Questi
frammenti sono stati tradotti e ormai diffusi sotto il nome Vangelo
Esseno o Vangelo della Pace. Quindi Giovanni fu veramente uno dei
meravigliosi specchi dell’amore e della sapienza che il Cristo riversò
nel suo tempo sui propri discepoli. Sentiamo, appunto dalle Lettere di
Giovanni, alcuni passi.
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio.
Chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio…perché Dio è Amore
1 Giovanni 4,7-8
Il grande frutto dell’Amore divino, è la conoscenza di Dio stesso.
Quando noi amiamo una persona, vogliamo unirci a lui, stare con lui,
sviluppare le sue stesse caratteristiche. Se noi sviluppiamo questo
amore spirituale dentro di noi, raggiungeremo la conoscenza divina e
questa conoscenza ci darà una pace, una beatitudine e una gioia non
realizzabili in alcun altro modo. Quali suoi veri figli, erediteremo le
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sue qualità e il suo stesso regno ed assaporeremo tutte le sue
caratteristiche

*****

Dice ancora Giovanni.

Chi ama suo fratello dimora nella luce e non v’è in lui occasione di
inciampo
1 Giovanni 2,1

Per tenere viva questa Luce dentro di noi dobbiamo quindi


amare il nostro fratello. E chi sono i nostri fratelli? Sono innanzi tutto
i miliardi di uomini che popolano la terra: neri, gialli, olivastri, rossi,
qualunque pelle essi abbiano. Per dimorare nella Luce dobbiamo
amarli tutti, indipendentemente da quello che fanno o che dicono.
Gesù sulla croce ha detto di perdonare i suoi aguzzini perché
non sapevano quello che facevano. Il mondo è bambino, l’umanità è ai
primordi del proprio cammino spirituale, quindi è degna della nostra
comprensione. Anche nell’Islam noi abbiamo: “Chi perdona colui che
l’ha offeso acquista meriti presso Dio (Allah).”
Sono le stesse parole del Cristo che raccomandò di amare i
propri nemici. E nel sikismo c’è che “Solo coloro che hanno amato
hanno raggiunto il Signore.” Tutti sono d’accordo sulla necessità che
questa Luce che il Maestro ha risvegliato in noi aprendo il nostro
occhio interiore venga tenuta viva attraverso l’amore. Quando noi
amiamo c’è armonia, quando non amiamo siamo come alberi separati
dalla radice e quindi il nostro progresso viene immediatamente
arrestato, non possiamo progredire. La nostra mente va a criticare
questo o quello, a vedere questo o quel difetto, a lamentarsi col
Maestro e con Dio; allora tutte queste cose diventano come una fitta
coltre fra noi e la Luce di Dio e quindi il progresso viene arrestato.
Compagni dell’amore sono l’umiltà e il servizio, perché non
dobbiamo amare gli altri solo a parole: innanzi tutto coi nostri
pensieri, perché i pensieri sono le radici delle parole e delle azioni; poi
attraverso le nostre parole, perché le parole gentili non costano nulla
e rendono tanto; infine attraverso le nostre azioni, attraverso il
servizio.

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I primi cristiani si servivano gli uni gli altri, avevano le proprie
famiglie, il proprio lavoro, davano veramente un esempio di comunità
lieta e operosa. L’amore implica quindi servizio e sacrificio. Se amiamo
veramente dobbiamo essere disposti a sacrificarci, proprio come la
madre che è disposta talvolta a dare anche la vita per il proprio figlio.
Quindi il vero amore implica servizio.
Una volta S. Basilio, che era un grande vescovo della Cristianità,
andò a visitare un eremo e disse: “Voglio mettere alla prova il distacco
di questo eremita.” Quando arrivò là l’eremita era in meditazione, in
preghiera. Immediatamente lo scosse e gli disse: “Vai subito alla fonte
a prendermi dell’acqua.”; l’eremita immediatamente, con grande
sollecitudine, allegramente, prese un recipiente e andò a raccogliere
dell’acqua. Disse S, Basilio: “Com’è veloce e contento, pieno di gioia
nell’andare ad eseguire gli ordini del proprio vescovo. Vediamo se è
altrettanto distaccato anche dagli onori.” Perché a volte possiamo
essere capaci di dare, ma non capaci di ricevere; è più difficile ricevere
con distacco, talvolta, che non dare.
Quando questo eremita rientrò dalla fonte con una brocca
d’acqua il vescovo gli disse: “Siediti.” Era il tempo di Pasqua e
cominciò a lavargli i piedi con quell’acqua. L’eremita allegramente si
fece lavare i piedi. S. Basilio disse: “Questo eremita ha veramente
raggiunto la perfezione, è identico nel servizio, è identico negli onori.
L’espressione del suo volto, la sua sollecitudine, non è cambiata
assolutamente.”

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