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Parco Trotter

Il verde storico in periferia

Arredo, Decoro Urbano e Verde


Turismo, Marketing Territoriale e Identità
Servizio di
Vigilanza Ecologica Volontaria

Consiglio di Zona 2
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Per tutte le strutture che ospita e le attività che vi si svolgono, il Parco
Trotter è quasi una piccola città. Caratterizzato da una storia decisamente
originale e da una ricchezza botanica. Il parco, chiamato così perché fino
al 1924 ha ospitato la sede della Società del Trotter, ha avuto una lunga
ed interessante storia: da giardino pedagogico affiancato a una scuola,
alla denominazione di “risorsa verde” negli anni ’60, ovvero un’area da
destinarsi a manifestazioni culturali per le vacanze dei milanesi. Su questa
scia negli anni ’70 viene realizzato un Teatrino per le rappresentazioni
della neonata associazione del Piccolo Teatro del Trotter che ruota intorno
alla scuola, ormai diventata una vera e propria scuola di quartiere.
L’area verde è una delle più importanti della Zona 2 ed è un punto di
riferimento per tutto il quartiere, anche grazie alle numerose attività
didattiche che vengono organizzate al suo interno.
Questa guida vuole essere uno strumento utile per tutti i visitatori del
parco per conoscere meglio le bellezze che possiede la nostra città, a
partire dal patrimonio arboreo.

Il verde innanzitutto. Come risposta allo stress quotidiano e come uno


degli indicatori più importanti del benessere cittadino. L’obiettivo
dell’Amministrazione Comunale è quello di valorizzare, potenziare e
qualificare il verde che già esiste, anche con iniziative e manifestazioni,
per coinvolgere e rendere maggiormente consapevole il cittadino del
valore ricreativo e educativo dello spazio pubblico.

Assessore all’Arredo, Decoro Urbano e Verde


Maurizio Cadeo

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Di tutte le aree verdi presenti in città, il Parco Trotter rappresenta una
delle realtà urbane più interessanti e affascinanti, capace di raccontare
l’identità e la storia della Zona 2. Sin dal suo nascere nel lontano 1924 il
parco è espressione dello sviluppo sociale, urbanistico e educativo di un
quartiere nato come periferia urbana e oggi parte integrante della città.

Ippodromo prima e verde pubblico oggi, il parco Trotter è capace di


racchiudere nella sua storia pagine importanti dell’evoluzione urbanistica
della nostra città, da quando oltre un secolo fa l’Amministrazione
Comunale rilevò l’area per insediarvi un innovativo progetto di scuola
all’aperto. La Regia Scuola Speciale “Umberto di Savoia”, la più grande
in Italia e fra le più grandi d’Europa, che con i suoi 1400 alunni era
destinata ad accogliere i bambini malati di tubercolosi di Milano, 160 dei
quali stabilmente residenti al Trotter presso il Convitto detto “Casa del
Sole”. Di quella importante esperienza educativa e del significativo
progetto architettonico che fu la Casa del Sole, ben poche sono le
testimonianze visibili oggi giorno, ad eccezione dell’antica pista ippica
trasformata nel principale viale alberato del parco, oltre ai profili
dell’antica colonia con il suo storico teatrino tornato, dopo un’accurata
opera di restauro e di riqualificazione, ad assolvere un ruolo importante
nel processo formativo e didattico dei giovani milanesi.

Valorizzare la conoscenza di questi luoghi e del loro rilevante patrimonio


botanico, attraverso la pubblicazione di guide come questa, equivale a
preservare e mantenere indelebile il ricordo di pagine fondamentali per
comprendere la storia e l’identità sia della Zona 2 che della nostra
Milano.

Assessore al Turismo, Marketing Territoriale, Identità


Massimiliano Orsatti

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Il Parco Trotter è sicuramente molto conosciuto e frequentato dai cittadini
milanesi residenti tra viale Monza e via Padova. Molti tuttavia non sanno che
anche nella periferia est della città si può ammirare un parco con un
patrimonio arboreo importante, che offre ospitalità e riposo all'ombra dei suoi
alberi secolari e che ogni stagione si colora puntualmente, seguendo i ritmi
della natura.
Per questo motivo la Commissione Ambiente del Consiglio di Zona 2 ha
voluto proporre la realizzazione di una guida botanica che sia un ausilio per
le visite guidate che le Guardie Ecologiche Volontarie, con competenza ed
entusiasmo, organizzano per le scuole di tutta la città. Il libro si inserisce nella
collana dedicata ai percorsi botanici nei parchi di Milano, che ha riscosso
nelle edizioni precedenti successo e grande interesse.
L'entusiasmo e l'ambizione che hanno accompagnato la realizzazione di
questa guida lascia sperare che, anche in questa occasione, i Milanesi
possano scoprire ed apprezzare un angolo verde della loro città che ha avuto
e continua ad avere un importante ruolo storico. sociale ed educativo.
Si ringraziano tutti coloro che con passione e pazienza hanno contribuito alla
realizzazione di questo libro: l'Assessore Maurizio Cadeo, l'Assessore
Massimiliano Orsatti, l'ing. Luigi Vigani, l'arch. Giovanni Crespi, il dott. Giorgio
Paltrinieri, il dott. Gianfranco Caimmi e tutte le Guardie Ecologiche Volontarie
della Zona 2, l'Associazione Amici del Parco Trotter

Il Presidente del Consiglio di Zona 2


Luca Lepore
Il Presidente della Commissione Ambiente,
Traffico e Viabilità del Consiglio di Zona 2
Renata Marotta

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Assessorato Arredo, Decoro Urbano e Verde
Assessore
Maurizio Cadeo

Assessorato Turismo, Marketing Territoriale, Identità


Assessore
Massimo Orsatti

Consiglio di Zona 2
Presidente
Luca Lepore
Presidente Commissione Ambiente, Traffico e Viabilità
Renata Marotta

Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde


Direttore
Luigi Vigani

Realizzazione grafica
Giovanni Crespi

Servizio Vigilanza Ecologica


Responsabile
Christian Giana

Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) che hanno operato

 Giorgio Paltrinieri: Testi delle schede botaniche


 Luciano Marabelli, Giuseppe Salvini: Percorso botanico
 Giorgio Paltrinieri, Luisa Tinelli: Fotografie:
 Paolo Laboranti: Storia e folclore, Azione ed impieghi medicinali
 Gianfranco Caimmi: Coordinamento
 Claudia Pietropolli, Laura Soubachakis: Collaborazione ai testi

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La storia
a cura di Renata Marotta

Verso la fine dell'Ottocento, quando si cominciò a progettare la costruzione della Stazione


Centrale nell'allora Piazza Doria, ora Piazza Duca d'Aosta, sorse l'esigenza di trasferire la
sede del Trotter milanese, situato proprio nell'area destinata alla nuova stazione ferroviaria.
Si pensò allo spazio boschivo di proprietà del Comune di Turro, tra la Via Militare dello
Spluga, ora Viale Monza, e la Via Postale Veneta, l'attuale via Padova. L’area aveva
un’estensione di 128.000 metri quadrati.
Il 19 dicembre 1903, al costo di 189.598 lire il terreno venne acquistato e, in due anni di
lavoro, l'ingegner Enrico Prevosti ricavò una pista per i cavalli lunga mille metri, tre tribune,
un maneggio coperto, le scuderie, un bar ed alcune palazzine.
Il 1 aprile 1906 il nuovo Trotter fu inaugurato alla presenza delle più stimate autorità
dell'epoca; nel 1919, quando il Comune di Turro fu annesso a quello di Milano, lo spazio fu
ceduto al costo rivalutato di 1.028.000 lire.
Già dall'anno precedente durante i mesi estivi, era stata istituita una colonia per bambini
gracili bisognosi di cure e vita all'aria aperta. Gli ottimi risultati ottenuti trasformarono
l'esperimento in una vera e propria scuola e decisero la scomparsa delle corse dei cavalli.
Nel 1924 infatti l'attività ippica fu trasferita a San Siro.
L'idea di una scuola all'aperto era nata negli Stati Uniti e nel nord Europa dove alcuni
eminenti pedagogisti (J.Dewey e O.Decroly, sostenitori della corrente di pensiero chiamata
“attivismo”) avevano osservato che l'esperienza del fare e dell'osservare erano i più potenti
fattori dell'apprendimento nei ragazzi che dovevano conquistare la propria fisionomia
cognitiva in modo autonomo.
Per poter meglio realizzare una proposta didattica attiva le scuole avevano necessità di
grandi spazi, di laboratori, dove i bambini fossero liberi di apprendere, giocare e socializzare.
Tutto ciò maturò il pensiero di aprire scuole all'aperto in cui fosse possibile recuperare e
rinforzare il rapporto con la natura che spesso gli adulti avevano smarrito.
Le palazzine del Trotter, rigorosamente distribuite nel verde, ospitarono prima una scuola
materna ed in seguito una scuola di avviamento con laboratori femminili per dare alle
ragazze la possibilità di imparare a gestire la propria casa e acquisire capacità professionali.
Furono poi istituiti anche corsi di qualificazione agraria ed industriale per i maschi.

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Dall’archivio del Comune di Milano – Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde

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Il Trotter si propose anche di salvaguardare la salute dei minori in età scolare dal contagio di
familiari affetti da tubercolosi e di offrire ai bambini un ambiente igienico con vita
all'aperto,un'alimentazione appropriata, la somministrazione di vitamine, in modo da
assicurare una buona profilassi antitubercolare. A tale proposito venne creato un convitto con
otto dormitori, sale di soggiorno, guardaroba, lavanderia, cucina, refettori, sala medica,
stanze di degenza e di isolamento. Durante l'estate la colonia elioterapica accolse i ragazzi
milanesi, provenienti da famiglie in difficoltà economiche, talvolta costrette ad abbandonare i
figli sulla strada, ed offerse loro assistenza ed aiuto. I bambini si recavano a scuola in tram
partendo da 10 capolinea dislocati in ogni parte della città.
All'interno del Trotter sorse anche un'azienda agricola con l'aiuto di alcune cooperative, che,
insieme ai ragazzi della scuola, gestivano l'allevamento di pollame, di conigli, fiori, ortaggi e
un piccolo e rudimentale caseificio, che trasformava il latte prodotto dalle mucche in latticini
freschi e genuini. La scuola all’aperto era la più grande d’Italia e una delle più grandi
d’Europa, gli alunni erano più di 1400, nel convitto i posti letto erano 160.
Nella scuola del Trotter, che era intitolata a Umberto di Savoia, anche durante gli anni del
regime fascista vennero conservati gli stessi indirizzi e principi pedagogici originari. Tutte le
attività didattiche continuarono ad essere svolte all'aperto, all'aria e al sole così poco
disponibili nella maggior parte delle misere ed affollate abitazioni dei ceti meno abbienti.
La Seconda Guerra Mondiale pose fine all'attività del Trotter, i bambini dovettero essere
trasferiti a Seregno e sulla scuola caddero le bombe che, nel 1944, rasero al suolo il
quartiere di Gorla.
Solo dopo la fine del conflitto la scuola, ora chiamata Casa del Sole, riprese lentamente a
funzionare, ma perse il suo ruolo igienico-sanitario e propose un progetto educativo
particolare in cui si valorizzavano le potenzialità espressive degli alunni, progetto che rese la
scuola famosa in Italia e all'estero.
Nel parco fu conservato il tracciato della pista ippica, che si può ancora riconoscere con il
viale circolare più largo e il piazzale che guarda l'ingresso di via Giacosa.
I padiglioni inseriti nell'area, che richiamano il tipo di costruzione a chalet, pensati per stare
con gli alberi, ben distanziati tra loro e mimetizzati tra il verde, sono ancor oggi utilizzati dalla
scuola omnicomprensiva Casa del Sole.
Il deterioramento degli anni passati è stato in parte recuperato con interventi radicali di
ristrutturazione. Tuttavia molto resta da fare: la piscina non è agibile e l'edificio ex-convitto, in
grave degrado, potrebbe ospitare, dopo opportuna sistemazione, un nuovo complesso
scolastico.
La situazione urbanistica e morfologica del Trotter sono sicuramente uniche in Italia, anche in
relazione all'uso e all'utilizzo per funzioni culturali, sociali e ricreative.

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Dal 1975 la scuola ha perduto la sua caratteristica di “scuola speciale”, divenendo scuola di
quartiere. Questo cambiamento ha inciso sull'utilizzo del Parco che, poco a poco, ha
modificato le caratteristiche originarie e la sua funzionalità specifica ed è divenuto fruibile in
parte anche dagli abitanti della zona.
Il Parco, circondato da un alto muro storico, che ne nasconde la vista dall'esterno, non era
mai stato, come altri giardini milanesi, luogo aperto al pubblico. Probabilmente questa sua
unicità e segretezza, con la sua funzione educativa alla natura per i ragazzi, ha
salvaguardato il patrimonio arboreo e le sue essenze.
Attualmente nel Parco vi sono 387 arbusti e 1093 alberi che comprendono 63 specie
arboree, tra cui 18 sempreverdi, che offrono il loro manto verde anche durante la stagione
invernale.
La prima fase della piantumazione risale ai primi anni del secolo scorso, quando era limitata
all'esterno dell'anello del Trotter. Piante di notevoli dimensioni erano, dunque, già presenti
all'apertura del galoppatoio e sicuramente era presente il filare delle robinie vicino alla
ferrovia.
Altre piantumazioni sono state effettuate con la realizzazione dell'ippodromo, come il filare
degli ippocastani, che portava alle scuderie, e i cedri e i tigli, che offrivano la loro ombra alle
tribune.
Tra il galoppatoio e le scuderie si trovavano altri gruppi di tigli, platani ed ippocastani e la
grande quercia, l'albero simbolo del parco con la sua folta e grande chioma.
Durante l'insediamento della scuola venne ampliata la piantumazione con filari di sofora e un
doppio filare di platani, che serviva da separazione tra la zona delle ragazze e la parte
riservata ai maschi. Verso l'ingresso e all'esterno dell'ellisse furono inseriti alcuni alberi di
tiglio. Negli anni seguenti si continuò ad ampliare il patrimonio arboreo del Parco, prestando
sempre molta attenzione alle necessità della Casa del Sole.
Nel 1969 l'apertura del Trotter ai cittadini del quartiere e a tutti i milanesi ha permesso di far
conoscere e valorizzare a pieno, accentuandone la preziosità, questa oasi di verde inserita in
un contesto urbano densamente costruito. Attualmente non tutte le piante e le essenze
esistenti nel Parco sono originarie della zona in cui sono state piantate, alcune sono
originarie della Cina e del Giappone come l'ailanto, il ginkgo, l'albero di Giuda, altre
dell'America del Nord come la quercia rossa ed il platano. Gli alberi di provenienza da aree
con caratteristiche ambientali diverse da quelle milanesi hanno sempre avuto problemi di
crescita e di salute, dovendo affrontare condizioni climatiche non favorevoli e vivere in un
ambiente inquinato come quello della città. La prima impressione, entrando nel Parco, è
sicuramente positiva per il visitatore, in quanto i viali fittamente alberati e le ricche fioriture
offrono una sensazione di frescura e di relax. Purtroppo l'occhio esperto dei botanici rileva,
osservando con attenzione le piante, una serie di sofferenze: alcuni rami secchi, foglie
ingiallite e macchiettate che testimoniano delle patologie in atto.

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Il viale dei platani

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Il sistema vegetale ha comunque una grande forza ambientale con il volume del suo verde,
che è dieci volte superiore a quello dell'area edificata e ha ben superato le incurie degli anni
e ha grandi possibilità di recupero con interventi mirati di ripristino, diradamento, nuove
piantumazioni.
Il disegno complessivo del Parco dunque è frutto della stratificazione di vari interventi:
a) quello originale dell'ippodromo (filari di platani sul lato ovest, doppio filare di ippocastani ad
arco sul lato nord, gruppi di tigli e platani a protezione delle stalle, filare di sofore lungo la
pista);
b) quello legato ad interventi che hanno modificato il parterre del Parco con piantumazioni
che hanno invaso gli spazi liberi a prato;
c) quello dell'incuria che ha in parte compromesso la qualità dei decori arbustivi, sostituiti da
pavimentazioni in cemento e da attrezzature poco congruenti con l'insieme del luogo.
Un'attenzione e una cura particolari, per rivalutare e riqualificare il Parco Trotter,dovrebbero
essere riservate al sistema dell'acqua in una zona ricca di rogge, che ha sempre avuto un
ruolo importante per le attività produttive, ma anche per quelle estetico-decorative.
L'acqua è una risorsa vitale che deve essere valorizzata, raccolta e utilizzata attraverso
impianti di riciclaggio dell'acqua piovana.
L'impiego dell'acqua sarebbe utile non solo per l'irrigazione delle aiuole e del manto erboso,
ma anche per la possibilità che canali e percorsi d'acqua ridisegnino il Parco, ridefinendo le
sue diverse zone funzionali. Anche l'inserimento di fontane, oltre al ruolo decorativo, avrebbe
una funzione ludica e ricreativa per i frequentatori del giardino.
Negli anni '90 la scuola del Trotter ha riproposto il progetto didattico che richiama il valore
dell'esperienza come base educativa, ritornando al pensiero deweyano dell'attivismo.
La Casa del Sole ha continuato a non essere una scuola staccata dalla vita e, utilizzando gli
orientamenti pedagogici più moderni, impostando la propria attività in modo che gli alunni
fossero protagonisti dei moduli operativi-progettuali.
Il Parco è l'ambiente naturale e sociale che, con le sue risorse, offre importante materiale di
ricerca,di studio e di verifica.
I laboratori ambientali rappresentano una scelta didattica aperta in cui la proposta educativa
non è solo quella di fornire conoscenze, ma di mettere i bambini al centro della costruzione
del loro sapere, indirizzandoli ai valori etici e sociali della collaborazione e della solidarietà.
Nel 2005 sono stati festeggiati gli ottantanni della nascita del Trotter. Alla manifestazione
hanno partecipato la Scuola Casa del Sole – Rinaldi, il Comitato dei Genitori, l'Associazione
Amici del Parco Trotter, che con entusiasmo e competenza hanno organizzato un Convegno
sul futuro del Parco e una mostra sulla storia della scuola.

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Il parco delle farfalle
A cura della Associazione “La Città del Sole, Amici del Parco Trotter”

Il farfallario del Parco Trotter, inaugurato il 5 aprile 2008, sorge all'interno dell'ex area glicine,
comprende un giardino (fiorito) con alberi da frutta per attirare le farfalle e una struttura in
metallo all'interno della quale sono presenti sia piante ricche di nettare per le farfalle adulte
sia piante nutrici per i loro bruchi. Grazie all'Associazione "Amici del Parco Trotter", all' I.S.C "
Casa del Sole-Rinaldi, il Ministero delle Pubblica Istruzione della Lombardia, che ha
finanziato parte del progetto, al Comune di Milano, al Settore Parchi e Giardini (ora Settore
Arredo Verde e Qualità Urbana), si è potuto realizzare il "Parco delle Farfalle".
Tale struttura rappresenta una piccola oasi naturale dove le farfalle possono nutrirsi e
riprodursi prima di poter essere liberate nel parco, oltre che essere un luogo ideale per
svolgere osservazioni naturalistiche e ricerche didattiche. Inoltre, attraverso la realizzazione
di laboratori rivolti a scuole di vario livello verranno svelati i misteri del loro ciclo vitale e
verranno sottolineati il valore e l'importanza, non solo di questi variopinti insetti, ma anche di
tutto ciò che ci circonda, col fine di diffondere una maggiore responsabilità collettiva nei
confronti dell'ambiente e sollecitare una maggiore attenzione agli avvenimenti legati ai
cambiamenti climatici.

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C'e anche l’orto !
Tra i padiglioni le piante d'alto fusto, le aiuole fiorite e i giochi per i bambini, ha trovato posto
anche un bellissimo orto, coltivato con metodi antichi e rispettosi dell'ambiente dai bambini
che frequentano le scuole del Trotter, coordinati dagli insegnanti, che hanno inserito questa
attività nel progetto di educazione ambientale, e con il prezioso e insostituibile contributo di
alcuni volontari, soci dell'Associazione “La Città del Sole, Amici del Parco Trotter, Onlus”.
L'attività, avviata da anni con il contributo determinante del Consiglio di Zona 2, permette ai
bambini della scuola di vivere i tempi lenti ma sorprendenti della natura "addomesticata" in
contrasto con la vita frenetica di tutti i giorni.
E così la semina autunnale dei cereali (frumento, avena, farro e riso), dopo l’inverno permette
di fare assistere al miracolo della germinazione e della crescita di piante antiche come
l'uomo, forse le prime ad essere coltivate dai nostri progenitori. In primavera, invece è il
momento degli ortaggi.
Ed è cosi che col passare dei mesi l'orto si colora del rosso dei pomodori e dei peperoncini,
del bel viola delle melanzane e, che meraviglia quando dalla terra emergono patate, carote,
porri, cipolle e aglio. E che dire dei verde smeraldo di insalata. Insomma un mondo di odori e
di colori che rimangono per sempre nel ricordo di chi li ha coltivati.
Ma c'è anche une spazio magico riservato alle essenze odorose culinarie: melissa, menta,
maggiorana, salvia e rosmarino, timo e finocchio selvatico destinati a passare dall'orto alla
cucina quando, in occasione delle feste organizzate dalla scuola e dall'associazione;, le
piantine vengono distribuite alle famiglie e ai fortunati che si trovano nei paraggi.
Il tutto con grande soddisfazione dei piccoli contadini milanesi.
Ma oltre al pane si pensa anche alle rose, infatti oltre all'orto vengono coltivate anche piante
ornamentali; dalle bulbose messe a dimora in autunno (iris, narcisi, giacinti-tulipani e
puschkinie) alle rose fino alle piante grasse.
Tutto questo seguendo il protocollo di coltivazione biologica, partendo dal compost creato in
loco dal riciclaggio delle foglie del parco utilizzando gli attrezzi manuali come facevano i
contadini di una volta.

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L’ingresso da via Giacosa con la sede delle Guardie Ecologiche Volontarie

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Prefazione alle schede botaniche
Storia e folclore, Azione ed impieghi medicinali
a cura di Paolo Laboranti

All’elenco relativo agli alberi e arbusti oltre alla loro descrizione botanica, ho ritenuto interessante
aggiungere qualche nota relativa alla specie in oggetto, quale l’etimo del nome spesso di origine
latina, greca, celtica o sovente associata allo scopritore, al botanico o all’esploratore che per la
prima volta l’ha introdotta in Europa, oppure legata a personaggi di particolare importanza (ad
esempio la paulonia da Anna Paulowna figlia dello Zar Paolo I di Russia). Cenni storici legati alla
mitologia e al folclore con notizie e aneddoti a volte davvero curiosi.
Non meno importante è l’aspetto terapeutico. L’arte di curarsi con le piante è antica quanto la
comparsa dell’uomo e penso meriti di essere ripercorsa, pur cercando di essere sintetico,
rendendo merito agli innumerevoli studiosi che hanno dedicato la loro vita alla ricerca per alleviare
le altrui sofferenze.
Parallelamente all’uso di esse come cibo, l’uomo delle caverne sperimentò le loro proprietà
terapeutiche (o venefiche) innegabile quindi pensare che esse, abbiano fornito ai nostri antenati i
primi farmaci. Lungi da me introdurre un trattato di fitoterapia ma, solo un accenno storico per
amore d’informazione e conoscenza. Innumerevoli sono le leggende sul mondo vegetale ma,
leggenda non sempre è sinonimo di fandonia. Non dimentichiamo che nell’antichità l’erboristeria
era l’unica fonte terapeutica di quel remoto passato. Dal 3000 a.C. man mano che la civiltà crebbe
in Egitto, Medio Oriente, India e Cina, l’uso delle erbe divenne più sofisticato e furono redatti i
primi scritti sulle piante medicinali. Il papiro egiziano di Ebers del 1500 a.C. circa ne è il primo
esempio. In India i Veda, poemi epici scritti nel 1500 a.C. contengono un ricco materiale sulla
tradizione erboristica. Al seguito della filosofia aristotelica, fiorirono scienziati e medici anche nel
mondo Greco, Romano e non solo, Dopo Ippocrate (460-377 a.C.) il padre greco della medicina,
seguirono altri medici greci, Teofrasto noto per il suo trattato Istoria Plantarum, Galeno che
trasferitosi a Roma da Pergamo dove nacque nel 129 d.C. divenne medico di Marco Aurelio.
Discoride medico militare famoso per i suoi 5 libri De Materia Medica, Mitridate che sperimentò su
se stesso una gran quantità di veleni, Catone, Plinio il vecchio autore di Naturalis Historia opera in
37 volumi in gran parte dedicati alle piante medicinali. Arriviamo quindi al Medioevo con Carlo
Magno che impose di inserire nei capitolari anche le piante officinali. Nacquero diverse scuole di
pensiero e accanto ai “bestiari” e ai “lapidari” nei quali s' interpretavano le virtù magiche o
malefiche di animali o piante, comparvero i primi erbari con bellissime illustrazioni per lo più ad
opera dei monaci. A Bagdad e al Cairo si aprirono le prime farmacie.
Nel X secolo, la Scuola Medica di Salerno era il più antico e prestigioso centro culturale medico
italiano nell’allora regno normanno. Questa non solo accoglieva studenti di tutte le religioni ma
accoglieva anche le donne, fatto di straordinaria importanza per l’epoca. Trotula, una donna che
scrisse un libro di ostetricia, praticò e insegnò a Salerno nel 1050 circa.

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Tra il XIV e il XV secolo con Marco Polo sino a Cristoforo Colombo, gli itinerari del commercio si
espansero e ciò rese disponibile un’enorme quantità di erbe sino ad allora sconosciute in
Europa. Si conobbero lo zenzero, la noce moscata, la curcuma, la cassia ecc. Dall’America
centrale e meridionale arrivarono piante mai viste prima quali il guaiaco usato contro la sifilide e
la china, antimalarica, antipiretica, antibatterica ecc. ecc. Paracelso, definito il padre della
chimica, affermava nel XVI secolo, che “Dipende solo dalla dose se un veleno è mortale o
meno” mentre altri medici molto imprudenti abusando di quanto asseriva Ippocrate e cioè che i
casi disperati abbisognano dei farmaci più disperati, prescrivevano antimonio, arsenico e
calomelano (che altro non è che cloruro di mercurio) a dosi tali da provocare numerosi decessi.
Con la scoperta delle Indie Occidentali altre piante arrivarono in Europa. Si costruiranno i primi
orti botanici, famosissimo quello di Padova dove Gabriele Falloppio, scienziato e medico di fama
mondiale, coltivò quasi 2000 piante. A Pisa operarono Andrea Cesalpino e Giuseppe
Aldrovandi. Nel ‘700 comparve finalmente sulla scena dell’erboristeria il grande Linneo prefetto
del locale orto botanico e insegnante all’università di Upsala.
All’inizio del XIX secolo il laboratorio chimico iniziò a sostituire madre natura, nel 1803 gli
alcaloidi narcotici vennero isolati dal papavero dell’oppio e nel 1838 l’acido salicilico precursore
chimico dell’aspirina fu isolato dal salice bianco. I coloni europei durante le grandi migrazioni tra
il XVIII e il XIX secolo attinsero ad una fonte inesauribile di notizie sulle virtù medicinali delle
piante indigene, dagli indigeni dell’Africa ai Boscimani australiani, dalle popolazioni messicane
che ereditarono le loro conoscenze dagli Aztechi e dai Maya agli indiani d’America alla Cina che
fece loro conoscere le qualità toniche del ginseng usato da 5000 anni.
All’University of Middlesex di Londra iniziò nel 1994 il primo corso universitario in medicina
erboristica che punta ad un futuro dove i pazienti saranno in grado di scegliere tra approccio
convenzionale o erboristico.
Quando in qualità di G.E.V. durante le lezioni di Educazione Ambientale che spesso teniamo
presso le scuole della nostra zona chiediamo ai ragazzi cosa ci danno le piante ed essi
giustamente ci rispondono: l’ossigeno, l’ombra, i profumi, i frutti, la legna, quasi nessuno dice i
farmaci. Informiamoli che la natura sa offrirci quei presidi terapeutici che l’uomo usa dalla sua
comparsa sulla terra.
Jean Valnet, esperto in fitoterapia, racconta di un medico francese, che (abitando probabilmente
in campagna) si rivolgeva ai suoi compaesani dicendo: “Quando alla mattina aprite le finestre,
affacciatevi e vedrete attorno a voi una grande farmacia”.
Anche noi dalla nostra sede al Parco Trotter se ci affacciamo alla finestra vediamo la nostra
farmacia.

Note
Le indicazioni terapeutiche, relative ad alcune specie elencate, sono un compendio informativo alle schede
relative ad alberi e arbusti, non sono un invito ad abbandonare la medicina tradizionale e soprattutto non
devono indurre il lettore ad un uso improprio delle nostre amiche piante. Non si deve pensare, come molti
sostengono che i rimedi naturali, appunto perchè naturali, siano privi di effetti spiacevoli. Nulla di più
sbagliato!
L'utilizzo di tali sostanze deve essere consentito solo dopo aver consultato il Vostro medico o farmacista.
Vivamente sconsigliata l'automedicazione.

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ABETE DEL CAUCASO

Nome botanico Famiglia


Abies nordmanniana Pinaceae
Spach

Portamento Albero alto fino a 60 metri, tronco diritto e rami leggermente ascendenti; chioma
perfettamente piramidale, stretta, folta e scura con riflessi argentati.

Scorza Sottile ed appena ruvida, in seguito screpolata in placche rettangolari grigie e


solchi più scuri.

Foglie Sempreverdi, aghiformi appiattite, non pungenti; pagina superiore verde scura e
lucente, inferiore con due linee bianche ai lati della nervatura, inserite intorno al
ramo ma rivolte verso l’alto, di lunghezza differente in modo da risultare un profilo
appiattito.

Fiori Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i maschili, piccoli coni allungati
gialli, sparsi tra le foglie; i femminili, coni isolati ed eretti, colore verde giallognolo,
sui rami più alti.

Frutti Grosse pigne cilindriche, erette, lunghe 10-12 centimetri, le cui squame si
disarticolano sull’albero per lasciare uscire i semi alati.

Origine Dalla Crimea al Caucaso. Importato in Europa attorno al 1850.

Utilizzo e note Utilizzato in selvicoltura perché resistente ai climi particolarmente rigidi, ma


soprattutto in città, in parchi e giardini come albero ornamentale per la sua perfetta
forma. Il legname, analogamente a quello dell’abete bianco, viene utilizzato per
lavori correnti e per l’industria cartaria.

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ACERO AMERICANO

Nome botanico Famiglia


Acer negundo Aceraceae
Linnaeus

Portamento Albero alto generalmente intorno ai 10-15 metri; tronco diritto, a volte suddiviso in
più fusti; chioma irregolarmente globosa.

Scorza Di colore marrone-cinereo screpolata in piccole placche quasi rettangolari.

Foglie Decidue, composte, pennate, con 3-7 foglioline ovate, margine con pochi grossi
denti e contorno che, grossolanamente, ricorda la classica forma delle più comuni
foglie di acero palmate a 5 lobi, pagina superiore ed inferiore verde tenuo.

Fiori Unisessuali su alberi diversi: i maschili, in fascetti penduli di numerosi stami portati
da filamenti di diversa lunghezza e che sbocciano prima delle foglie; i femminili, in
piccoli grappoli poco appariscenti che appaiono con le foglie.
Fioritura: aprile.

Frutti Allungati in un’ala somigliante a quella di libellula con il seme racchiuso nella parte
basale, inseriti sul picciolo a due a due l’uno opposto all’altro in modo da formare
una specie di elica che, col vento, si avvita nell’aria per disseminare lontano.

Origine America settentrionale, dove forma boschi misti con altre latifoglie. Introdotto in
Europa nel 1688.

Utilizzo e note Ampiamente diffuso in Europa come albero ornamentale e per alberature stradali,
anche in varie cultivar con chioma a diverse sfumature di colore, ma mostra una
notevole tendenza a naturalizzarsi in ambienti abbandonati e umidi.

Storia e Il nome del genere Acer deriva dal latino acer = aspro, duro. Infatti il suo legno era
folclore usato per fare lance. Negundo dal sanscrito burgundi termine usato per indicare
un albero dalle foglie composte. Dalla corteccia incisa in primavera, si ottiene un
liquido zuccherino chiamato appunto sciroppo d’acero.

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ACERO RICCIO

Nome botanico Famiglia


Acer platanoides Aceraceae
Linnaeus

Portamento Albero che raggiunge i 30 metri di altezza; tronco diritto, rami ascendenti
regolarmente impalcati; chioma globosa-allungata densa.

Scorza Colore grigio-brunastro, dapprima liscia poi leggermente corrugata e, solo in età
avanzata, con rughe abbastanza rilevate che si intersecano l’un l’altra.

Foglie Decidue, palmate a 5 lobi acuminati, margine a grossi denti pure acuminati; pagina
superiore colore verde scuro, inferiore più chiara, inserzione sul ramo a 2 a 2, una
opposta all’altra, picciolo lungo.

Fiori Bisessuali, colore giallo, riuniti in piccoli grappoli eretti, compaiono prima della
fogliazione.
Fioritura: aprile-maggio.

Frutti Allungati in un’ala somigliante a quella delle libellule, con il seme racchiuso nella
parte basale, inseriti sul picciolo uno opposto all’altro, allineati quasi sullo stesso
piano.

Origine Europa fino agli Urali e Caucaso. Poco diffuso, lo si ritrova mescolato ad altre
latifoglie dalla pianura alla montagna fino a 1300 metri, con preferenza per le zone
a clima freddo.

Utilizzo e note Albero usato a scopo ornamentale, anche nelle varie cultivar a foglie rosso scuro,
nei parchi e, soprattutto, per alberature stradali. In autunno assume una bellissima
colorazione giallo-oro. Il legno, meno pregiato di quello dell’acero di monte, viene
utilizzato per svariati usi.

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ACERO DI MONTE

Nome botanico Famiglia


Acer pseudoplatanus Aceraceae
Linnaeus

Portamento Albero alto fino a 30 metri; tronco e ramificazioni robusti; chioma allungato-globosa,
densa.

Scorza Colore grigio, liscia in gioventù, in seguito a placche sottili, facilmente asportabili, su
sfondo rosa.

Foglie Decidue, palmate a 5 lobi, margine a dentelli con punta arrotondata; pagina
superiore colore verde opaca, inferiore verde più chiaro, a volte con sfumature
rossastre, inserite sul ramo una opposta all’altra, picciolo lungo.

Fiori Bisessuali, alternati ad altri unisessuali, colore giallo verdognolo, riuniti in grappoli
allungati penduli; compaiono a fogliazione avvenuta.
Fioritura: aprile-giugno.

Frutti Allungati in un’ala somigliante a quella delle libellule, con il seme racchiuso nella
parte basale, inseriti sul picciolo uno opposto all’altro in modo da formare una V.

Origine Europa centro-meridionale fino al Caucaso. Diffuso in Italia tra i 500 e i 1000 metri,
mescolato con altre latifoglie e conifere, con preferenza per un clima fresco e
sufficientemente umido.

Utilizzo e note Largamente utilizzato come albero ornamentale, anche nelle varie cultivar rosso-
violaceo, nei parchi e giardini o alberature stradali. In autunno la chioma assume
una splendida colorazione giallo-oro. Il legno, pregiato, viene utilizzato per svariati
usi, ed in particolare per mobili, botti da vino, strumenti musicali.

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ACERO ARGENTATO

Nome botanico Famiglia


Acer saccharinum Linnaeus Aceraceae

Portamento Albero alto fino a 30 metri; tronco diritto, spesso multiplo dalla base; chioma
elegante, leggera, irregolare, cangiante al soffiare del vento.

Scorza Dapprima liscia, colore grigio, in seguito con rade fessurazioni verticali che le
danno un aspetto a bande, colore grigio-marroncino.

Foglie Decidue, palmate, a 5 lobi da stretti a molto stretti e appuntiti, a motivo dei seni
molto profondi; pagina superiore verde-chiara, inferiore argentea.

Fiori Bisessuali e unisessuali, a volte distribuiti su alberi diversi, semplici e poco evidenti
se non per il colore rosso, riuniti in glomeruli, appressati ai rami; appaiono
precocissimi prima della fogliazione.
Fioritura: febbraio-marzo.

Frutti Allungati in un’ala somigliante a quella della libellula con il seme racchiuso nella
parte basale, inseriti a 2 a 2 sul picciolo l’uno opposto all’altro ma ripiegati fino ad
essere quasi paralleli allo stesso.

Origine America settentrionale, quasi ovunque nella parte orientale. Importato in Europa
nel 1725.

Utilizzo e note Molto usato a scopo ornamentale per la sua grande adattabilità a qualsiasi
ambiente, in parchi, giardini ed alberature stradali.

Storia e La linfa ricca di saccarosio insieme ad altre specie (A. saccharinum) è stata la
folclore principale fonte di zuccheri dei primi coloni dell’America settentrionale

Azione e Contiene saponosidi triterpenici che possiedono una azione irritante su tutte le
impieghi mucose. L’azione irritante dei saponosidi usati in piccole quantità è sfruttata nella
medicinali medicina popolare per ottenere effetti diuretici e purgativi.

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IPPOCASTANO

Nome botanico Famiglia


Aesculus hippocastanum Linnaeus Hippocastanaceae

Portamento Albero di notevole prestanza che può raggiungere i 30 metri di altezza; tronco
poderoso a grossi rami ascendenti ed altri tipicamente a bracci di candelabro;
chioma folta e scura.

Scorza In gioventù liscia grigio-piombo, in seguito abbondantemente rugosa con solchi


non molto profondi, colore marrone-scuro.

Foglie Decidue, composte, palmate, con 5-7 foglioline ovato-allungate, grandi, con la
massima larghezza nel tratto apicale, margine doppiamente dentato; pagina
superiore verde-scuro, pagina inferiore leggermente più chiara ed opaca, picciolo
molto lungo.

Fiori Bisessuali, a 5 petali asimmetrici, bianchi con una macchia gialla o rossa alla
base, riuniti in grosse pannocchie piramidali erette all’apice dei rami.
Fioritura: maggio.

Frutti A forma di grosse castagne globose e pesanti contenute in uno spesso riccio a
spine deboli e fragili.

Origine Penisola Balcanica e Caucaso, dove cresce in boschi freschi e umidi, in particolare
in valloncelli percorsi da torrenti. Introdotto in Europa nel 1576.

Utilizzo e note Viene ampiamente utilizzato come albero ornamentale nei parchi e nei viali per la
sua fioritura, l’ombra e per la severa e un po’ triste sagoma invernale, priva del
fogliame; i suoi frutti sono appetiti da alcuni animali ma tossici per l’uomo per la
presenza di escina.

Storia e Fu per la prima volta documentato come pianta medicinale nel 1565 nella
folclore traduzione dal De Materia Medica di Dioscoride (opera in cinque volumi scritta tra
il 60 e il 78 d.C. tradotta dagli arabi e fatta poi conoscere in Europa) a cura di
Pierandrea Mattioli.

Azione ed Le proprietà dei principi attivi in essa contenuti: escina, cumarina, tannini o flavoni,
impieghi oltre al glucoside esculoside ad azione analgesica, fanno dell’Ippocastano una
medicinali pianta un tempo molto usata come astringente e antinfiammatorio. Questa droga è
indicata nella terapia delle varici e particolarmente in quella delle emorroidi
calmando il dolore e facilitandone la costrizione. In Francia, l’olio estratto dai semi
è usato come trattamento esterno per i reumatismi. Negli Stati Uniti il decotto di
foglie viene usato in caso di pertosse. Potenzialmente tossica se ingerita. Usare
solo in lozione o pomata.

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AILANTO

Nome botanico Famiglia


Ailanthus altissima (Mill.) Swingle Simaurobaceae

Portamento Albero alto fino a 20 metri, slanciato ma anche espanso; tronco suddiviso, nella
parte alta, in grossi rami ascendenti, pollonante alla base; chioma mediamente
folta ed irregolare.

Scorza Liscia o poco rugosa, colore grigio-bruno chiaro prima liscia poi leggermente
screpolata in fitti solchi verticali.

Foglie Decidue, alterne, composte, pennate; il rachide è lungo 20-50 centimetri con 13-31
foglioline ovate-allungate in un apice acuto, margine con 1 dente per parte presso
la base, brevemente picciolate, pagina superiore colore verde medio, inferiore più
chiaro, la lunghezza totale col picciolo raggiunge gli 80-90 centimetri, emanano
odore sgradevole.

Fiori Sono piccoli di colore giallo verde, raccolti in grosse pannocchie erette, fortemente
profumati. L’Ailanto è prevalentemente una pianta dioica, con fiori maschili e
femminili su piante diverse, ma a volte può presentarsi con fiori ermafroditi sulla
stessa pianta.
Fioritura: maggio-giugno.

Frutti Appiattiti-allungati, a forma di elica, con seme centrale, in vistosi grappoli, colore
da giallo a rosso, persistenti a lungo sull’albero.

Origine Cina. Importato in Europa nel 1751 ed in Italia nel 1760, invadente ed opportunista
si adatta a qualsiasi ambiente si è diffuso ovunque, tanto da diventare infestante;
lo si può trovare dappertutto: nelle campagne, nei boschi, in città, dai tombini delle
strade ai tetti delle case.

Utilizzo e note Nel secolo scorso se ne tentò la coltura in Europa meridionale perché le sue foglie
sono cibo per la larva di una farfalla, la Philosamia cynthia che produce seta, ma i
risultati rimasero deludenti. Ora viene utilizzata per consolidare le scarpate franose
e per alberature stradali, apprezzato per la sua rapida crescita.

Storia e Il nome del genere ailanto significa “albero del cielo”così denominato dagli abitanti
folclore delle Molucche per la grande altezza che può raggiungere.

Azione e La corteccia contiene quassinoidi, alcaloidi, flavonoidi e tannini. Usata nella


impieghi medicina asiatica e australiana per contrastare vermi, gonorrea e malaria. Le
medicinali marcate proprietà antispastiche agiscono sull’organismo come inibitore cardiaco.
Ricercatori cinesi attualmente stanno studiando le proprietà antitumorali dei
quassinoidi in essa contenute.

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CIPRESSO DELLA CALIFORNIA

Nome botanico Famiglia


Calocedrus decurrens Cupressaceae
(Torrey) Florin

Portamento Albero alto fino a 40 metri in zona di origine; chioma strettamente piramidale-
colonnare con rami obliqui ed ascendenti.

Scorza Inizialmente si desquama in lunghe placche cartacee, in seguito profondamente


solcata verticalmente.

Foglie Sempreverdi, a squame piccole ed appressate ai rametti che assumono una


sezione appiattita; colore verde-giallino.

Fiori Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i maschili piccoli a forma di barilotto,
gialli; i femminili poco evidenti all’apice dei rametti, colore verde-giallino.
Fioritura: marzo-aprile.

Frutti Piccole pigne ovoidi verdi che, ad essiccazione avvenuta, si apriranno


longitudinalmente per liberare i piccoli semi alati.

Origine America settentrionale dove forma foreste miste con altre conifere e latifoglie in
territori montani. Introdotto in Europa nel 1853.

Utilizzo e note Ampiamente utilizzato come albero ornamentale in parchi, giardini, alberature
stradali e nei cimiteri, particolarmente in Italia settentrionale, dove sostituisce i
cipressi mediterranei perché molto resistente alle avversità climatiche. Il legno,
resistente e profumato, viene utilizzato nella sua zona di origine per la costruzione
di mobili.

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CARPINO BIANCO

Nome botanico Famiglia


Carpinus betulus Betulaceae
Linnaeus

Portamento Albero che può arrivare fino a 25 metri, con tronco diritto più o meno costoluto a
seconda dell’età, con rami ascendenti che formano una chioma folta e globosa,
molto compatta.

Scorza Liscia, colore grigio-scuro a fiammature verticali più chiare.

Foglie Decidue, di media grandezza, ovato-ellittiche appuntite, margine doppiamente


dentato, lamina con nervature secondarie numerose e parallele da rendere la
superficie ondulata tipo “carta crespata”, colore verde-scuro, lungamente
persistenti sull’albero anche essiccate.

Fiori Unisessuali sullo stesso albero: i maschili raggruppati in infiorescenze cilindriche


non molto lunghe, pendule; i femminili, poco evidenti, riuniti in brevi spighe verdi e
pelose all’apice dei nuovi getti.
Fioritura: febbraio-aprile.

Frutti A forma di ala trilobata, con seme racchiuso nella parte basale, in grappoli
allungati penduli.

Origine Europa, fino al Caucaso. Diffuso in boschi misti dalla pianura fino alla media
montagna.

Utilizzo e note Albero ornamentale di pregio per il portamento suscettibile persino delle più ardite
potature e per il tronco che può rivelare, oltre al bel colore, anche una superficie
modellata da costolature, tipo “canne d’organo”, che si espandono a livello del
terreno creando una sorta di zampa di grande effetto estetico. Molto usata è la
cultivar ‘Fastigiata’ con rami che partono già dalla base del tronco, con il risultato
di una chioma strettamente ovato-piramidale.

Storia e Il nome del genere risale al celtico car (legno) e pin (testa). Il legno è molto duro
folclore per cui viene impiegato per fare bocce, martelli, pulegge, ruote per pattini e per
fare i gioghi.

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CEDRO DELL’HIMALAYA

Nome botanico Famiglia


Cedrus deodara G. Don Pinaceae

Portamento Albero maestoso alto fino a 60 metri; tronco diritto e possente, largo alla base,
rami di primo e secondo ordine orizzontali lunghi e poderosi soprattutto in basso,
con l’estremità dei rametti penduli; chioma conica ad apice ricadente ed incurvato
anche negli esemplari giovani, appiattita in età avanzata.

Scorza A placchette lisce e screpolature poco profonde, colore grigio-marrone scuro.

Foglie Sempreverdi, aghiformi, sottili e flessibili, lunghe due volte quelle del Cedrus
atlantica, singole e disposte a spirale sui nuovi rametti, mentre sono a fascetti di
20-30 sui brevissimi rametti (brachiblasti) degli anni precedenti; colore verde
scuro.

Fiori Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i maschili, coni eretti verdi, poi
flaccidi colore giallo-bruno; i femminili, piccoli coni ovali verdastri.
Fioritura: in autunno i maschili, in un secondo tempo i femminili.

Frutti Grosse pigne ovoidali che giungono a maturazione in due anni, quando le squame
si disarticoleranno sull’albero per lasciar uscire i semi alati.

Origine Monti dell’Himalaya, dove vive tra i 1300 e i 3000 metri, in boschi puri o misti con
altre conifere e latifoglie. Introdotto in Italia nel 1822.

Utilizzo e note Albero di primissimo valore ornamentale, viene utilizzato in parchi, giardini e
cimiteri. In Italia settentrionale è il cedro che meglio si adatta al nostro clima,
anche a quello cittadino. Nei luoghi d’origine è considerato un albero sacro tanto
che l’aggettivo specifico deodara significa “albero degli dei”. Il suo legno profumato
ed incorruttibile viene usato ancora oggi in India per la costruzione di templi e
oggetti sacri.

Azione ed Nella medicina erboristica indiana, le foglie di cedro dell’Himalaya vengono usate
impieghi per trattare la tubercolosi. Il durame (parte interna del legno) viene dato come
medicinali decotto per i disturbi febbrili di origine toracica come la bronchite acuta, per
l’insonnia e il diabete.

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CEDRO DEL LIBANO

Nome botanico Famiglia


Cedrus libani Pinaceae
A. Richard

Portamento Imponente albero alto da 20 a 40 metri; tronco suddiviso fin dalla base in grossi
rami verticali che, a loro volta, portano rami orizzontali; chioma inizialmente conica
poi molto allargata ed appiattita all’apice ed al vertice dei grossi rami, dove forma
spesso falde orizzontali.

Scorza A placche allungate colore grigio chiaro separate da screpolature non molto
profonde grigio scure.

Foglie Sempreverdi, aghiformi, brevi e rigide con apice appuntito e chiaro, riunite in
fascetti di 30-40 su brevissimi rametti, colore da verde scuro a grigio azzurro.

Fiori Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i maschili, coni inizialmente eretti,
verdi, poi flaccidi di colore giallo bruno; i femminili, piccoli coni verdastri.
Fioritura in autunno i maschili, in un secondo tempo i femminili.

Frutti Grosse pigne ovoidali ad apice appiattito che giungono a maturazione in due anni
allorché le squame si disarticolano sull’albero per liberare i semi alati.

Origine Monti dell’Asia Minore dove forma boschi puri aperti tra i 1300 e i 3000 metri.
Introdotto in Europa nel 1638.

Utilizzo e note Albero ornamentale di prim’ordine per la sua imponenza, bellezza e longevità.
Richiede grandi spazi per essere appieno apprezzato. Esso è denso di significati
storici e religiosi; più volte citato nella Bibbia, viene spesso utilizzato in grandi
parchi o luoghi religiosi.

Storia e Sembra che con il suo legno sia stato costruito il tempio di Salomone nel X secolo
folclore a.C. e i giardini pensili di Babilonia. L’olio è usato da migliaia di anni come incenso
e per l’imbalsamazione.

Azione e Antisettico ed espettorante grazie all’azione disinfettante sul tratto respiratorio


impieghi
medicinali

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BAGOLARO

Nome botanico Famiglia


Celtis australis Ulmaceae
Linnaeus

Portamento Albero alto fino a 25 metri; tronco diritto cilindrico, con ramificazione poderosa;
chioma globosa ed espansa non molto densa.

Scorza Liscia con qualche rugosità sparsa, colore grigio-topo.

Foglie Decidue, ovato-allungate con lunga punta, 3 nervature principali, margine


seghettato, pagina superiore verde, pagina inferiore più chiara.

Fiori Bisessuali o unisessuali, poco appariscenti: i maschili, semplici stami; i femminili a


forma di due caratteristici “baffi” piumosi.
Fioritura: aprile.

Frutti Simili a ciliegine con grosso seme e scarsissima polpa, peduncolati; colore
dapprima verde, poi giallo ed infine nero.

Origine Bacino mediterraneo ed Asia occidentale; diffuso dalla pianura alla collina,
soprattutto come componente della macchia mediterranea, nei luoghi caldi e aridi.
Coltivato in tutta Europa.

Utilizzo e note Utilizzato come ornamentale per parchi, giardini e alberature stradali perché molto
resistente alle malattie ed all’inquinamento cittadino. È di crescita rapida: a 50 anni
è già un albero maestoso. I frutti sono commestibili ma avari di contenuto, appetiti
dagli uccelli nella stagione invernale, quando il cibo scarseggia. Il legno viene
utilizzato per costruire attrezzi che richiedono grande resistenza come ruote,
manici, remi, fruste e, un tempo, per fare bastoni da passeggio chiamati appunto
“bagole”.

Storia e II nome già usato da Plinio per un albero di origine africana, fu ripreso da Linneo.
folclore L’aggettivo australis fa riferimento ai luoghi di origine.
Un’antica ricetta egiziana per fare il “grasso di bue profumato” richiedeva 2 Kg di
semi di bagolaro per ogni Kg di grasso di bue.

Azione e Grazie alle loro proprietà astringenti, frutti e foglie possono essere usate
impieghi nell’ulcera peptica, nella diarrea e dissenteria.
medicinali

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BAGOLARO OCCIDENTALE

Nome botanico Famiglia


Celtis occidentalis Ulmaceae
Linnaeus

Portamento Albero alto fino a 12 metri; tronco leggermente inclinato, ramificazione poderosa;
chioma globosa ed espansa non molto densa.

Scorza Colore grigio con proturberanze grossolane, squamose e solcate.

Foglie Decidue, ovate, affusolate alla punta, dentellate, lisce o rugose nella parte
superiore, con tre nervature spesso oblique alla base, tomentose lungo la
nervatura centrale nella pagina inferiore.

Fiori Verdi e piccoli senza petali, singoli o in piccoli grappoli all’ascella delle foglie,
separati sulla stessa pianta.

Frutti Rotondi simili a bacche, eduli, dal colore che varia da arancio-rosso a viola a
maturazione, larghi 1 centimetri.

Origine America del Nord.

Utilizzo e note Utilizzato come ornamentale per parchi ma in misura inferiore del Celtis australis e
non nelle alberate cittadine.

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ALBERO DI GIUDA

Nome botanico Famiglia


Cercis siliquastrum Leguminosae
Linnaeus

Portamento Albero di grandezza medio-piccola, può raggiungere gli 8 metri, oppure arbusto;
tronco e rami contorti ed estremamente irregolari; chioma espansa, rada ed
elegante.

Scorza Marrone-nera finemente rugosa.

Foglie Decidue, quasi rotonde con base rientrante a cuore, colore verde-glauco su
entrambe le pagine, picciolo piuttosto lungo.

Fiori Bisessuali, asimmetrici, colore rosa-purpureo, a 5 petali, di cui due uniti per
racchiudere gli stami, in gruppi foltissimi sui rami ma pure sul tronco prima della
fogliazione.
Fioritura: marzo-aprile.

Frutti Legumi appiattiti lunghi 6-10 centimetri colore marrone-scuro, con le bozze dei
semi in evidenza, persistenti a lungo sull’albero.

Origine Coste del Mediterraneo orientale fino al Mar Nero, da dove si è diffuso in tutto il
Mediterraneo fino all’Atlantico.

Utilizzo e note Molto usato a scopo ornamentale, soprattutto per la strepitosa fioritura e l’eleganza
del fogliame, a gruppi nei parchi o in filari nei viali. Il legno è di un certo interesse
per l’ebanisteria.

Storia e Una leggenda medioevale spiega l’apparire dei fiori sulla corteccia ancora prima
folclore delle foglie. Sotto quest’albero Giuda Iscariota diede il bacio a Gesù, poi tradito dal
rimorso vi si impiccò. I fiori, rappresenterebbero le lacrime di Cristo ed il loro colore
ricorderebbe la vergogna per la cattiveria di Giuda. Un’altra spiegazione, forse più
valida, sembra dovuta alla grande diffusione di questo albero nell’attuale stato di
Israele, quindi albero della Giudea.

Azione e I fiori contengono Vitamina C e vengono usati per insalate, frittelle e frittate.
impieghi L’uso è stato importato da emigranti in Canada dove veniva usata una specie a
medicinali fiori bianchi, il Cercis canadensis, per gli stessi usi.

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CIPRESSO DI LAWSON

Nome botanico Famiglia


Chamaecyparis lawsoniana Cupressaceae
(Murray) Parl.

Portamento Albero alto fino a 65 metri in zona di origine, solo la metà in Europa; chioma
strettamente piramidale con apice pendulo, rami e rametti pure leggermente
penduli.

Scorza Inizialmente a placche che si desquamano longitudinalmente, in seguito


profondamente solcata e sfibrata, colore marrone-rossiccio.

Foglie Sempreverdi, a squame piccole ed appressate ai rametti che assumono una


sezione appiattita, colore verde-azzurrognolo carico.

Fiori Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i maschili piccoli, a forma di
barilotto, rossi poi gialli; i femminili, poco evidenti all’apice dei rametti, colore
verde.
Fioritura: marzo-aprile.

Frutti Piccole pigne sferiche, del diametro di 1 centimetro, colore verde; ad essiccazione
avvenuta si apriranno per lasciare uscire i piccoli semi alati.

Origine America settentrionale, dove forma foreste miste con altre conifere e latifoglie sui
monti che si affacciano sulla costa del Pacifico. Introdotto in Europa nel 1854.

Utilizzo e note Ampiamente utilizzato come superbo albero ornamentale per parchi, giardini ed
alberature stradali. Da questa specie sono state ottenute numerose cultivar con
diverse colorazioni del fogliame e vari portamenti, comprese le forme nane.

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FAGGIO

Nome botanico Famiglia


Fagus sylvatica Fagaceae
Linnaeus

Portamento Albero alto fino a 30 metri ed oltre; tronco possente, impalcatura dei rami superba,
chioma molto espansa se isolato; nei boschi fusto colonnare e chioma che si
espande nella parte alta.

Scorza Appena ruvida, colore grigio metallico.

Foglie Decidue, di media grandezza, ellittiche, un po’ appuntite, coriacee, lucide, colore
verde brillante, margine intero un po’ ondulato con peli bianchi in gioventù.

Fiori Unisessuali sullo stesso albero: i maschili riuniti in un piccolo glomerulo pendulo
con lungo picciolo; i femminili racchiusi in una struttura ovata ricoperta da aculei
deboli ed arricciati.
Fioritura: aprile-maggio.

Frutti Chiamate faggiole, trattasi di frutti composti, paragonabili a capsule legnose che si
aprono in quattro valve e liberano 1-2 frutticini simili ad acheni a tre spigoli con le
facce concave.

Origine Europa. Distribuito quasi ovunque nelle Alpi ed Appennini ad altezza di media
montagna, dove forma vasti boschi puri o anche misti con altre latifoglie e conifere.

Utilizzo e note Albero forestale per eccellenza che dà un legno di pregio adatto per le più svariate
lavorazioni, come pure da ardere. È stato per secoli l’unica fonte di energia nel
territorio italiano. Importantissimo per l’equilibrio idrogeologico grazie
all’estesissimo apparato radicale ed alla folta chioma, capace di frenare i più forti
rovesci di pioggia. Prestigioso albero ornamentale anche nelle sue varie cultivar:
‘Asplenifolia’, ‘Pendula’, ‘Purpurea’.

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FRASSINO

Nome botanico Famiglia


Fraxinus excelsior Oleaceae
Linnaeus

Portamento Albero alto fino a 40 metri, slanciato ed in seguito espanso; rami ascendenti;
chioma ovato-globosa, mediamente folta.

Scorza Inizialmente liscia, grigia, con scarse rugosità più scure, in seguito regolarmente
percorsa da rilievi ondulati che si intersecano a formare un reticolo a maglie
strette, colore grigio-brunastro.

Foglie Decidue, composte, pennate con 7-15 foglioline ellittiche più o meno allungate in
un apice acuto, prive di picciolo, margine seghettato, pagina superiore verde
scura, inferiore più chiara, inserite sul ramo una opposta all’altra. Le gemme
fogliari hanno il caratteristico colore nero fumo.

Fiori Gli organi fiorali maschili e femminili possono trovarsi in infiorescenze


separate,sulla stessa pianta o su alberi separati, oppure anche nello stesso fiore. I
giovani grappoli di fiori maschili sono di colore porporino e volgono al giallo nel
periodo in cui viene liberato il polline. Le infiorescenze femminili sono più leggere e
di colore verde pallido. Compaiono prima delle foglie.
Fioritura: marzo-aprile.

Frutti Allungati in una stretta ala ellittica con il seme racchiuso nella parte basale,
raggruppati in ricchi grappoli penduli.

Origine Europa dall’Atlantico al Mar Caspio, dove vive dalla collina alla media montagna,
associato a varie latifoglie, tipicamente nelle valli in vicinanza di corsi d’acqua.

Utilizzo e note Prezioso albero da legname utilizzato per i più svariati usi, sempre presente
presso le case dei montanari ai quali dona ombra, legno e foraggio per gli animali.
Utilizzato pure come albero ornamentale per parchi e giardini.

Storia e E’ l’albero del mondo secondo la mitologia norvegese poiché le sue radici si
folclore estendono dal dominio degli dei e i suoi rami verso i più remoti angoli dell’universo.
Nel mito norvegese, il primo uomo venne intagliato da un pezzo di frassino. Nelle
Highlands della Scozia, si usava dare un cucchiaino di succo di frassino ai neonati.
Il nome deriva dal greco frasso (difendo) perchè è resistente al vento. Viene
spesso usata nelle alberature cittadine in quanto resistente allo smog. Le prime
ruote di legno delle automobili erano di frassino.

Azione e La corteccia è tonica e astringente e, anche se attualmente poco impiegata, viene


impieghi comunque usata per combattere le febbre. Le foglie astringenti, lassative e
medicinali diuretiche vengono impiegate come blando sostituto della senna. Lo sciroppo di
semi (più ricco in principi attivi) è indicato nella gotta.

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GINKGO

Nome botanico Famiglia


Ginkgo biloba Linnaeus Ginkgoaceae

Portamento Albero molto vicino alle conifere, a foglia larga e caduca, alto fino a 35 metri,
slanciato e, in seguito, espanso, con tronco suddiviso in alto in grosse branche
ascendenti, chioma mediamente fitta ed aspetto decisamente singolare.

Scorza Grigio-bruna, solcata con rilievi sempre più evidenti con l’età che si intersecano
l’un l’altro.

Foglie Decidue, alterne, lungamente picciolate, coriacee, a forma di ventaglio con un


intaglio al margine, cuneate alla base, larghe 6-9 centimetri, con venature
simulanti un andamento parallelo, colore verde intenso che in autunno vira al
giallo.

Fiori Molto primitivi, unisessuali su alberi diversi (pianta dioica): i maschili a forma di
brevi grappoli cilindrici, verdi; i femminili semplici piccoli ovuli riuniti a due a due,
l’uno opposto all’altro all’apice di un lungo picciolo simulanti un martello a battute
appuntite.
Fioritura: in aprile contemporaneamente alla comparsa delle foglie.

Frutti Carnosi della dimensione di una grossa ciliegia, di odore sgradevole a


maturazione, contenenti un grosso seme duro.

Origine Cina, dove esiste coltivato a memoria d’uomo, ma non in natura, pur essendo
conosciuto in reperti fossili di 150 milioni di anni fa. Introdotto in Europa nel 1754.

Utilizzo e note Importante e diffusissimo albero ornamentale in parchi oltre che per il portamento
anche per la straordinaria colorazione giallo-oro autunnale; unico neo la notevole
produzione di frutti maleodoranti degli individui femminili. In Cina viene mangiato il
seme abbrustolito ed inoltre, recentemente, il ginkgo ha avuto una riscoperta dal
punto di vista terapeutico.
Storia e Il nome sembra sia un’inesatta trascrizione dell’antico e ora non più usato nome
folclore giapponese “gin kyo” albicocco d’argento. Uno dei primi rappresentanti conosciuti
di Ginkgo primigenia apparve sulla terra già nel periodo permiano (280-230 milioni
di anni fa). Esemplari di Ginkgo, ancora oggi si possono ammirare risorti come
l’Araba Fenice dalle proprie ceneri dopo l’esplosione nucleare del 1946 a
Hiroshima. Nell’orto botanico di Padova si può ammirare un’esemplare risalente al
XVII secolo.

Azione e Da sempre usato nella medicina cinese. Una massiccia azione di ricerca iniziata
impieghi nel 1960 ha stabilito l’importanza del Ginkgo per migliorare la circolazione
medicinali cerebrale sufficiente ad aumentare la memoria, la concentrazione e dare soccorso
nei casi di demenza. Principi attivi fondamentali: flavonoidi, gingkolidi, bilobalidi.
Stimolante, tonico del sistema circolatorio, antispasmodico, antiallergenico,
antinfiammatorio il Ginkgo è la medicina erboristica più nota in Francia e
Germania.

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SPINO DI GIUDA

Nome botanico Famiglia


Gleditsia triacanthos Leguminosae
Linnaeus

Portamento Albero alto fino a 30 metri, slanciato ed espanso nella parte alta; chioma leggera e
luminosa; caratteristiche le grosse spine composte sul tronco e sui rami.

Scorza Liscia, con lenticelle e sfumature verdastre in gioventù, in seguito un po’ corrugata
con qualche squama che si solleva, colore bruno più o meno scuro.

Foglie Decidue, composte, pennate o bipennate, cioè con le foglioline piccole e strette
inserite sul rachide una opposta all’altra, oppure tali segmenti a loro volta inseriti,
uno opposto all’altro, su di un lungo picciolo, colore inizialmente quasi giallo poi
verde chiaro.

Fiori Bisessuali ed unisessuali poco appariscenti, colore giallo-verdognolo, riuniti in


brevi infiorescenze cilindriche emergenti dai rami e dal tronco.
Fioritura: maggio-giugno.

Frutti Grossi e lunghi legumi, appiattiti e scarni, penduli, colore bruno-rossastro scuro
con numerosi semi appiattiti e duri, lungamente persistenti sull’albero.

Origine America settentrionale, dove prende parte a boschi misti con altre latifoglie.
Introdotto in Italia nel 1712.

Utilizzo e note Largamente utilizzato a scopo ornamentale in parchi e giardini. I legumi sono
appetiti dagli animali ed il legno trova qualche utilizzazione in falegnameria.

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AGRIFOGLIO

Nome botanico Famiglia


Ilex aquifolium Aquifoliaceae
Linnaeus

Portamento Arbusto o piccolo albero, sempre verde, alto fino 10 metri, tronco diritto e rami
eretti, chioma densa piramidale.

Scorza Quasi liscia, colore grigio opaco nel tronco, verde-oliva nei rami.

Foglie Sempreverdi, di media grandezza, ellittiche, coriacee; pagina superiore verde


scuro in genere lucente, inferiore verde chiaro; generalmente a margine
irregolarmente dentato e spinoso nelle parti basse, intero e senza spine nella parti
alte.

Fiori La pianta è dioica (fiori unisessuali su piante diverse). I fiori sono riuniti in piccoli
gruppi ascellari: quelli maschili con 4 petali, bianchi talvolta marginati di rosso,
profumati; i femminili bianchi, con vistoso ovario centrale verde scuro.
Fioritura: aprile-maggio.

Frutti Piccole drupe, carnose, contenenti 4 semi, di colore rosso vistoso lucente,
persistenti sull’albero tutto l’inverno, appetiti dagli uccelli, ma velenosi per l’uomo.

Origine Dall’Europa atlantica e mediterranea al Nord Africa fino ai confini della Cina. Vive
sporadica nei boschi di latifoglie, frequentemente nelle faggete, dalla collina alla
media montagna.

Utilizzo e note Diffusa in coltivazione come ornamentale di pregio, anche in numerose cultivar,
per la bellezza della chioma e per la notevole e ricca fruttificazione che perdura
tutto l’inverno, da ciò è derivato l’uso di omaggio bene augurante per il nuovo
anno. Il legno è apprezzato, per la sua durezza e compattezza, per lavori
particolari. Curiosamente le foglie spinose si trovano nella parte bassa della
chioma, come per volersi difendere dagli animali erbivori. Con le sue fronde
spinose si proteggeva la carne salata dai topi, ed è per questo motivo che la pianta
è anche chiamata “pungitopo”.

Storia e Gli antichi popoli d’Europa tra cui i Druidi adornavano le loro case con foglie e
folclore bacche di agrifoglio. In dicembre, i Romani durante le feste chiamate Saturnalia, si
scambiavano rami di agrifoglio; un’usanza adottata dai primi cristiani. L’agrifoglio
era considerata una pianta utile per proteggersi dai sortilegi e dagli incantesimi.
Nel XIX secolo alcuni medici constatarono che la corteccia uguagliava o superava
le proprietà della china.

Azione e Oggi poco usato. Le foglie sono diuretiche, febbrifughe e lassative. Le bacche
impieghi lassative ed emetiche, ma tossiche.
medicinali

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NOCE

Nome botanico Famiglia


Juglans regia Juglandaceae
Linnaeus

Portamento Albero maestoso e severo, che raggiunge un’altezza di 15-20 metri, dal tronco
diritto, con chioma globosa-espansa, non molto folta.

Scorza Dapprima liscia, in seguito a larghi solchi e rilievi piatti, colore grigio chiaro.

Foglie Decidue, grandi, lunghe, composte, pennate a 5-7 foglioline ovato-ellittiche, colore
verde chiaro, lucide, pagina inferiore opaca, la terminale più grande.

Fiori Unisessuali sullo stesso albero, non vistosi: i maschili raggruppati in infiorescenze
cilindriche lunghe e pendule di colore verde; i femminili, a forma di due
caratteristici “baffi” arricciati di colore giallognolo, raggruppati in numero da 2 a 5
sui nuovi getti primaverili.

Frutti Pseudo drupe, con la parte esterna carnosa verde (il mallo), che contengono un
guscio legnoso (il pericarpo) di colore bianco crema poi marrone, formato da due
metà saldate lungo un bordo sporgente, con all’interno il seme commestibile (il
gheriglio).

Origine Europa sud-orientale fino all’Asia centrale, dove vive ancora spontaneo, diffuso
dall’uomo in tutta Europa.

Utilizzo e note Prezioso albero coltivato per i sui frutti commestibili di alto tenore nutritivo essendo
ricchi di olio (tra cui gli omega 3) e zuccheri; impiegato anche nell’industria
cosmetica e farmaceutica. Il legname pregevolissimo per la fabbricazione dei
mobili, grazie alla sua grana fine, al colorito bruno-rosato e alla facilità di
lavorazione. Utilizzato pure per alberature stradali e come ornamento per parchi e
giardini.

Storia e Il noce era un albero considerato sacro nelle tradizioni celtiche, greche-romane,
folclore germaniche e dalla tradizione feerica (delle fate) considerata una pianta ricca di
saggezza. Le noci che ricordano la forma del cervello venivano mangiate nelle
feste per propiziare la fecondità. Dai greci l’albero era considerato una seconda
madre. Le sue foglie producono un veleno (juglandina) che con la pioggia si
diffonde al suolo. Da questo deriva la leggenda secondo la quale l’ombra del noce
sia nefasta. Per questo motivo, le streghe sceglievano il noce come luogo di
eccellenza per i loro sabba.

Azione e Tra le specie correlate Juglans cinerea lassativo e tonico, abbassa i livelli di
impieghi colesterolo e promuove la liberazione di prodotti di scarto del fegato. La corteccia
medicinali della Juglans nigra: è usata come blando purgante ed è applicata in caso di
patologie cutanee. La noce è usata nella medicina erboristica cinese come tonico
renale. Entrambe le varietà di noci sono altamente nutrienti e riducono i livelli di
colesterolo.

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ALBERO DEI TULIPANI

Nome botanico Famiglia


Liriodendron tulipifera Magnoliaceae
Linnaeus

Portamento Albero alto fino a 30 metri; tronco diritto e robusto; chioma piramidale arrotondata
all’apice, un po’ espansa, abbastanza rada, chiara e luminosa.

Scorza Elegantemente solcata e reticolata ben in rilievo, colore bruno in varie tonalità con
gradevole effetto chiaro-scuro.

Foglie Decidue, grandi a 4 lobi, prive di apice centrale sostituito da una rientranza più o
meno profonda (ricordano il profilo di una testa di gatto).

Fiori A forma e grandezza di un tulipano, colore giallo-arancio-verdastro.


Fioritura: maggio-giugno.

Frutti Legnosetti, allungati in un’ala a forma di punta di lancia e con il seme racchiuso
nella parte basale, aggregati in una sorta di pigna dalla quale si staccheranno ad
essiccazione avvenuta per essere disseminati dal vento.

Origine America settentrionale dove forma boschi puri o misti con altre latifoglie. Introdotto
in Europa nel 1748.

Utilizzo e note Apprezzato nei luoghi di origine per la produzione di legname, grazie alla sua
rapidità di crescita, in Europa venne subito apprezzato e diffuso, come albero
ornamentale di grande pregio, per parchi, giardini e alberature stradali.

Storia e l nome deriva dal greco leirion (giglio) e dendron (albero).


folclore I bellissimi fiori di questo albero, simili ai tulipani, gli hanno fatto guadagnare
l’aggettivo tulipifera cioè “portatrice di tulipani” Gli indiani dell’America
settentrionale chiamavano quest’albero “legno da canoa” poiché da esso si
ricavavano canoe capaci di trasportare sino a 20 persone.

Azione e La corteccia possiede proprietà simili al chinino.


impieghi
medicinali

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MAGNOLIA

Nome botanico Famiglia


Magnolia grandiflora Magnoliaceae
Linnaeus

Portamento Albero prestante, sempreverde, alto fino a 25 metri, a forma di cono largo,
ramificato fin dalla base; chioma largamente piramidale-globosa, densa al punto di
non lasciar vedere il tronco e i rami.

Scorza Colore grigio-bruno scuro, liscia; solo in età avanzata si desquama in sottili
placche rettangolari.

Foglie Coriacee, sempreverdi, alterne, da ellittiche a lanceolate, acuminate, grandi,


lunghe fino a 25 centimetri, margine revoluto; pagina superiore di colore verde
lucente scuro, inferiore pubescente di color ruggine.

Fiori Bisessuali, a forma di coppa, larghi fino a 30 centimetri, a 6 o più petali carnosi,
colore bianco crema, molto profumati.
Fioritura: continua da maggio a settembre.

Frutti Sono delle infruttescenze ovali, lunghe 7-10 centimetri, simili ad una pigna eretta,
con squame pubescenti brune, che a maturità si dischiudono mostrando numerosi
semi rossi profumati, penzolanti da un filo sottile. Il frutto della magnolia si chiama
cocceto.

Origine America settentrionale, dove vive in boschi misti della fascia costiera. Importata in
Europa nel 1837.

Utilizzo e note Albero di grandissimo pregio ornamentale, viene largamente utilizzato per la sua
superba bellezza, dovuta all’imponenza del perenne e lucente fogliame e ai
bellissimi fiori. Non vi è parco che non ne possieda almeno uno; è comunque
presente anche in viali e giardini anche piccoli; resiste bene al clima freddo.

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GELSO

Nome botanico Famiglia


Morus alba Linnaeus Moraceae

Portamento Albero alto fino a 15 metri; tronco tozzo e robusto; normalmente lo si trova in
coltivazione capitozzato, cioè a tronco mozzato, per favorire una copiosa
ramificazione che gli conferisce un portamento globoso espanso.

Scorza In gioventù grigia-opaca e rigata, in seguito bruno-nocciola con evidenti solchi più
chiari.

Foglie Decidue, cuoriformi, ben appuntite all’apice, margine irregolarmente dentato, a


volte con 2 intagli laterali che le rendono trilobate (tipo foglia di fico); pagina
superiore di colore verde-chiaro e lucente, pagina inferiore opaca.

Fiori Unisessuali sullo stesso albero, colore verde-giallognolo, piccoli, poco


appariscenti, entrambi in brevi infiorescenze cilindriche.
Fioritura: aprile-maggio.

Frutti Piccolissimi, succosi, aggregati in un’infruttescenza a forma di mora; colore


bianco-avorio, molto dolci e commestibili.

Origine Asia centro-orientale. Arriva in Europa, già in tempi remoti, in maniera avventurosa
insieme al baco da seta, che trae alimento dalle sue foglie. Ampiamente coltivato
in Asia ed Europa, in particolare nell’Italia settentrionale in lunghi filari nelle
campagne.

Utilizzo e note La coltivazione del gelso risale a circa 4500 anni fa in Cina, dove veniva prodotta
la preziosa seta ricavata dal bozzolo del bombice del moro. Pure il legno trova
utilizzo a motivo della sua durezza e resistenza in acqua.

Storia e Il nome del genere era già in uso ai Romani da loro conosciuto durante le
folclore conquiste in Asia. Etimologicamente risale al celtico mor (nero).
Si narra che Ludovico Sforza duca di Milano, venne soprannominato il Moro
perché promosse la diffusione di questa specie in tutta la Lombardia.

Azione e Le sue foglie (Sang ye in cinese) che sono il cibo preferito dai bachi da seta,
impieghi contengono le Vitamine A-B1-B2-C. Esse vengono utilizzate quali espettoranti in
medicinali caso di tosse e catarro, oltre che a curare febbri, mal di gola, di testa, vertigini e
capogiri. Il succo del frutto per gargarismi quale collutorio. La corteccia come
lassativo. I rami combattono la ritenzione idrica e il dolore articolare.

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72
PAULONIA

Nome botanico Famiglia


Paulownia tomentosa Scrophulariaceae
(Thunberg) Steudel

Portamento Albero alto fino a 20 metri; tronco da diritto a variamente contorto ed inclinato,
grossi rami ascendenti ed espansi; chioma ampia, arrotondata, espansa
irregolarmente.

Scorza Da poco a molto rugosa e screpolata, colore grigio-bruno più o meno scuro.

Foglie Decidue, molto grandi, a forma di cuore, apice acuto, qualche volta altri due apici
uno per lato al margine; inserite a 2 a 2 una opposta all’altra, coperte da una
ruvida pelosità, colore verde scuro, confondibili con le foglie di catalpa.

Fiori Bisessuali, grandi, tubolari-campanulati con 5 lobi, colore violetto, presenti in


boccioli color camoscio fin dall’estate precedente, riuniti in grandi pannocchie
erette.
Fioritura: maggio.

Frutti Capsule simili a noci per forma e grandezza, che si aprono longitudinalmente per
liberare numerosi piccoli semi alati.

Origine Cina centrale. Importato in Europa nel 1834. Albero che si adatta a qualsiasi
ambiente.

Utilizzo e note Largamente utilizzato quale albero ornamentale in parchi e giardini. Degno di nota
il suo portamento invernale per la fantasiosa disposizione dei rami e la
contemporanea presenza dei frutti, tardi a cadere e dei boccioli dei fiori dell’anno a
venire.

Storia e Albero dedicato alla principessa Anna Paulowna, figlia dello zar Paolo I di Russia
folclore nel 1835.

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ABETE ROSSO

Nome botanico Famiglia


Picea abies (Linnaeus) Karsten Pinaceae
Sin. Abies excelsa (Linnaeus)

Portamento Albero sempreverde, alto fino a 60 metri a forma di cono stretto; tronco colonnare
perfettamente diritto, cilindrico, che può raggiungere fino a 2 metri di diametro;
chioma verde-scura strettamente piramidale; rami principali orientati verso l’alto e
rami secondari penduli.

Scorza Rosso-bruna, divisa in placche irregolari negli esemplari adulti.

Foglie Aghiformi, appuntite, a sezione quadrangolare, inserite a spirale tutt’intorno ai


rametti, lunghe fino a 2,5 centimetri, persistenti.

Fiori Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i fiori maschili sono riuniti in piccole
infiorescenze ovali, di colore giallastro, poste all’apice dei rametti dell’anno
precedente; le infiorescenze femminili sono coni eretti, di colore rosso porpora,
isolati.
Fioritura: maggio-giugno.

Frutti Pigne legnose, fusiformi e pendule, di colore brunastro, lunghe 10-15 centimetri e
larghe fino a 3, persistenti a lungo sull’albero, che a maturazione aprono le loro
squame per lasciar uscire i piccoli semi alati.

Origine Europa centrale e settentrionale. Diffuso, sia allo stato spontaneo che coltivato,
dalla pianura alla montagna. Si trova sulle Alpi ad altitudini comprese tra gli 800 e i
2300 metri per formare estesi boschi che contraddistinguono la vegetazione
forestale di tali montagne.

Utilizzo e note Albero forestale di prim’ordine per il suo legno, leggero e resistente che risulta
facilmente lavorabile. Trova utilizzo nelle più svariate lavorazioni, ma soprattutto
per la fabbricazione della pasta di cellulosa per l’industria cartaria. Molto usato
come albero ornamentale nei parchi, viali, filari e come albero di Natale.

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ABETE DELLE MONTAGNE ROCCIOSE

Nome botanico Famiglia


Picea pungens Pinaceae
Engelmann

Portamento Albero alto dai 25 ai 50 metri, in coltura molto meno; chioma piramidale regolare,
molto densa, colore da verde-bluastro a grigio-azzurro nella forma “glauca”.

Scorza Da giovane squamosa, colore grigio più o meno scuro, in seguito profondamente
solcata con rilievi arrotondati.

Foglie Sempreverdi, aghiformi, a sezione pressoché quadrangolare, lunghe e ricurve,


appuntite, pungenti, resinose, disposte tutt’intorno al ramo, colore da verde a grigio
azzurro.

Fiori Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i maschili, coni allungati di colore
giallo-rossastro, sparsi tra le foglie; i femminili, coni eretti di colore giallastro,
all’apice dei rami.

Frutti Pigne cilindriche, pendule, lunghe da 7 a 13 centimetri, con squame che terminano
in 2 punte acute, che si aprono a maturità per liberare i semi alati.

Origine America settentrionale, nelle Montagne Rocciose, dove vive dai 1800 ai 3000
metri. Introdotto in Europa nel 1863.

Utilizzo e note Sperimentato in culture forestali a motivo del legno di un certo pregio, ma viene
soprattutto utilizzato come albero ornamentale in parchi e giardini, anche cittadini,
per la sua grande resistenza e per la bellezza della sua chioma.

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PINO NERO

Nome botanico Famiglia


Pinus nigra Pinaceae
Arnold

Portamento Albero alto fino a 20 metri; tronco diritto, ramificazione a palchi regolari, chioma
piramidale, con l’età espansa ed appiattita al vertice, densa e scurissima.

Scorza A grandi placche grigie più o meno chiare o scure e solchi profondi (grigio-
biancastre nella sottospecie laricio).

Foglie Sempreverdi, aghiformi, lunghe e rigide, riunite a fascetti di 2, colore verde scuro.

Fiori Molto primitivi, unisessuali: i maschili a piccoli coni gialli allungati, con squame
orlate di un colore bruno-rossiccio, riuniti in dense spighe alla base dei nuovi getti
dell’annata; i femminili a cono quasi privi di picciolo, colore rosso-vinoso, all’apice
dei nuovi getti.
Fioritura: aprile-giugno.

Frutti Pigne coniche di media grandezza a superficie lucida, prive di picciolo, che,
quando essiccate, si apriranno per liberare i semi alati, mostrando l’interno delle
squame colore nero-fumo.

Origine In quasi tutti i rilievi mediterranei fino all’Austria per cui prende il nome di austriaca;
forma, sui ripidi pendii calcarei, forma insediamenti puri o mescolandosi con altre
conifere e latifoglie. La sottospecie laricio che è invece presente in Calabria,
Corsica e Sicilia, forma boschi puri arrivando a sfiorare, con esemplari isolati, i
2000 metri di altitudine.

Utilizzo e note Attualmente la specie si trova diffusa in tutta Italia grazie alla sua frugalità e
rusticità. Viene usata, oltre che per forestazione e legname, anche per uso
ornamentale a motivo del suo bel portamento.

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PINO DELL’HIMALAYA

Nome botanico Famiglia


Pinus wallichiana Pinaceae
Jackson

Portamento Alto fino a 50 metri, ramificazione a palchi regolari, chioma piramidale con aghi
lunghi e pendenti, non molto densa, colore verde-azzurro.

Scorza In gioventù liscia verde-grigio lucente, in seguito a placche longitudinali colore


grigio opaco, profondamente fessurata.

Foglie Sempreverdi, aghiformi, riunite a fascetti di 5, lunghe, sottili e pendenti, colore


decisamente grigio-azzurrognolo.

Fiori Molto primitivi, unisessuali: i maschili a piccoli coni allungati, gialli, riuniti in spighe
alla base dei nuovi getti dell’annata; i femminili a coni verde-giallo-rosati sorretti da
un lungo peduncolo al vertice dei nuovi getti.
Fioritura: maggio-giugno.

Frutti Grosse pigne a forma di banana, pendule, lunghe fino a 30 centimetri, molto
impregnate di resina che, quando essiccate, apriranno le squame per far uscire i
semi alati; in seguito cadranno intere dalla pianta.

Origine Asia centrale sulla catena himalayana occidentale, in boschi misti, fino ad
un’altitudine di 2500 metri.

Utilizzo e note Frequentemente utilizzato come superba pianta ornamentale in spazi ampi. È
stata anche sperimentata per rimboschimenti, a motivo del suo rapido
accrescimento. Introdotto in Europa nel 1839.

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PLATANO

Nome botanico Famiglia


Platanus x hybrida Platanaceae
Broterus

Portamento Maestoso albero dalle grandi ramificazioni ascendenti, alto fino a 35 metri; chioma
globosa-espansa, mediamente folta e luminosa. Tronco eretto, massiccio, presto
diviso in grossi rami.

Scorza Liscia, coperta di squame sottili, di diversa grandezza, dai colori che sfumano dal
grigio chiaro, al bruno, che si stacca per lasciare scoperta la nuova scorza di
colore più chiaro.

Foglie Decidue, alterne, ampie, lunghe fino a 20 centimetri e larghe 25, palmato-lobate,
divise in 5 lobi, larghi e appuntiti, dai denti irregolari, di consistenza coriacea,
lucide, di colore verde medio nella pagina superiore e verde più chiaro con peluria
quella inferiore, la base è a cuneo o rientrante all’attacco del picciolo.

Fiori Unisessuali, portati sulla medesima pianta, riuniti in capolini tipicamente


tondeggianti: quelli maschili giallo pallido, ascellari, che si disfano in polline; quelli
femminili rosseggianti con lungo peduncolo che dopo fecondazione si trasformano
in infruttescenze globose.
Fioritura: aprile-maggio.

Frutti Infruttescenze sferiche, pendule, in gruppi di 2-4, della larghezza di circa 2,5
centimetri di diametro, di colore bruno, appese in numero di 2-4, che giungono a
maturazione in ottobre e persistono sull’albero per tutto l’inverno e a febbraio-
marzo si sfaldano in una miriade di piccoli frutti piumosi che vengono dispersi dal
vento. Questi ultimi sono dei piccoli acheni.

Origine Europa; probabilmente ibrido tra Platanus orientalis e Platanus occidentalis.

Utilizzo e note É l’albero più usato a scopo ornamentale nei larghi viali e piazze cittadine per la
sua maestosità e per la sua resistenza alle potature e all’inquinamento
atmosferico.

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PIOPPO NERO

Nome botanico Famiglia


Populus nigra Salicaceae
Linnaeus

Portamento Albero che può raggiungere i 37 metri, la chioma è densa e arrotondata.

Scorza Spessa, profondamente solcata, ricoperta di protuberanze allungate che si


intersecano sulla superficie del tronco; colore bruno-scuro.

Foglie Decidue, alterne portate su piccioli appiattiti; hanno forma triangolare più lunga che
larga, con apice appuntito e base abbastanza acuta, margine finemente dentellato
ad esclusione della base; pagina superiore colore verde-scuro, inferiore più chiara,
entrambe glabre.

Fiori Pianta dioica ha i fiori portati in amenti penduli: quelli maschili sono cilindri
rossastri, quelli femminili verdi e lunghi anche 12 centimetri.
Fioritura: marzo, prima della fogliazione.

Frutti Capsule non pelose che liberano in giugno numerosi semi piumosi che vengono
trasportati dal vento.

Origine Europa settentrionale. Cresce su terreni umidi e ricchi di sali in particolare ai


fluoruri.

Utilizzo e note Viene piantato nei parchi, nei giardini e lungo i viali. La denominazione botanica fa
riferimento alla colorazione della scorza che a maturità diventa scura. Il suo legno
tenero e biancastro viene usato per la produzione della carta. Nel nostro parco è
presente la varietà ‘Italica’ a struttura colonnare e ramificata sin dalla base, che è
tipica del paesaggio lombardo.

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PIOPPO IBRIDO

Nome botanico Famiglia


Populus x canadensis Salicaceae
Moench

Portamento Albero che può raggiungere i 20-25 metri di altezza; rami ascendenti; chioma
ovato-espansa, dal colore verde luminoso.

Scorza Colore grigio-verdognolo chiaro, dapprima liscia poi rugosa a rilievi frastagliati ed
allungati e dal colore più scuro.

Foglie Decidue, grandi, a forma di “picche” (seme delle carte da gioco) con margine
basale intero e quasi diritto, perpendicolare all’asse della nervatura centrale, per il
resto finemente dentellato, colore verde, più chiaro nella pagina inferiore; in
primavera, quando appaiono, sono di colore rosso-verdognolo. Ai lati del picciolo,
presso l’attacco della lamina fogliare, sono presenti una o due piccole ghiandole.

Fiori Unisessuali su alberi diversi: i maschili riuniti in infiorescenze cilindriche compatte


color porpora; i femminili in infiorescenze più rade e più lunghe.
Fioritura: marzo-aprile.

Frutti Capsule ovali che si fendono a maturità per liberare piccolissimi semi avvolti da
pappi cotonosi bianchi che li dissemineranno grazie al vento.

Origine Colturale, ottenuto per ibridazione tra Populus nigra europeo e Populus deltoides
canadese. Viene largamente coltivato perché più resistente alle malattie e più
redditizio per la produzione di legname.

Utilizzo e note Viene coltivato, con cicli di circa 15 anni e disposto in file regolarmente distanziate,
soprattutto nelle zone vicine ai grandi fiumi della pianura padana o anche in filari
lungo viali, viottoli campestri, sponde di canali e confini di proprietà; lo si può
inoltre trovare spontaneizzato perfino nelle città. Il legno ha come destinazione
esclusiva l’industria cartaria.

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CILIEGIO SELVATICO

Nome botanico Famiglia


Prunus avium Rosaceae
Linnaeus

Portamento Albero alto sino a 25 metri, tronco diritto con rami ascendenti nella parte alta,
chioma non molto fitta e stretta, globosa-espansa in coltivazione.

Scorza Liscia, colore grigio-rossastro, tipicamente decorata da sottili rughe orizzontali, si


lacera trasversalmente in sottili strisce di consistenza cartacea.

Foglie Decidue, di media grandezza, ellittico-allungate con apice acuto, margine


seghettato, pendenti, bronzee da giovani poi verde scuro e opache nella pagina
superiore, inferiore poco più chiara; picciolo ornato da 2 piccole ghiandole rosse,
presso la base della lamina.

Fiori Bisessuali, larghi circa 3 centimetri, bianchi con 5 petali, portati in corimbi con
lunghi piccioli, che appaiono abbondantissimi prima delle foglie.
Fioritura: aprile-maggio.

Frutti Drupe carnose di colore da rosso-giallognolo a rosso-nero,con nocciolo duro e


liscio all’interno.

Origine Asia Minore e Caucaso, da dove si è irradiato già da tempi remotissimi. In Italia è
diffuso ovunque, dalla collina alla media montagna, in boschi misti di latifoglie.

Storia e Dioscoride, medico del I secolo d.C., sosteneva che le ciliegie curano le flatulenze.
folclore John Gerard, erborista del ‘600, notò l’usanza francese di appendere in casa le
ciliegie per tener lontana la febbre.

Azione e I piccioli sono usati per la loro azione diuretica e astringente, prescritti in caso di
impieghi cistite, nefrite, ritenzione urinaria, artrosi e gotta.
medicinali Le ciliegie per l’alto contenuto in zucchero,hanno una leggera azione lassativa.

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MIRABOLANO, CILIEGIO - SUSINO

Nome botanico Famiglia


Prunus cerasifera Rosaceae
Ehrhart

Portamento Albero di piccole dimensioni, alto al massimo 8 metri o arbusto; ramificazione


leggera ed espansa; chioma abbastanza fitta, globosa, colore verde-luminoso
(rosso-violaceo nella cultivar ‘Pissardii’); tronco eretto, presto ramificato.

Scorza In gioventù parzialmente rugosa, ricca di lenticelle colore grigio, a maturità molto
rugosa , fessurata e squamata, colore bruno-scuro.

Foglie Decidue, piccole, ovato-ellittiche, appuntite, con breve picciolo, margine finemente
dentellato, colore verde scuro nella pagina superiore, più chiara, con peli, lungo le
nervature della pagina inferiore (rosso-violaceo nella cultivar ‘Pissardii’).

Fiori Bisessuali, isolati, abbondantissimi, a 5 petali bianchi o leggermente rosati (varie


sfumature di rosa nelle diverse cultivar) portati singolarmente su corti piccioli.
Fioritura: marzo-aprile prima o assieme alle foglie.

Frutti Drupe, rotonde, del diametro di 2-3 centimetri, di colore giallo o rosso cupo, simili
alle prugne, commestibili (rosso opaco nella cultivar ‘Pissardii’).

Origine Asia occidentale, Caucaso. Introdotto in Europa in epoca pre-romana, è


diffusamente coltivato ed inselvatichito. Allo stato selvatico è componente della
boscaglia appenninica, soprattutto quella localizzata ai margini di radure luminose,
sponde e siepi, mescolato con amareni, nespoli, ciliegi, peri e meli selvatici, ed
altro.

Utilizzo e note É il progenitore delle infinite cultivar di pruno domestico diffuse in tutto il mondo.
Viene usato come portainnesto per altre specie di Prunus da frutto (albicocco,
pruno, ecc.). Molto impiegata come pianta ornamentale di pregio per parchi e
giardini è la varietà ‘Pissardii’ a motivo della sua stupenda fioritura precoce e per il
rimarchevole colore del fogliame, di un bel colore rosso cupo.

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PADO

Nome botanico Famiglia


Prunus padus Rosaceae
Linnaeus

Portamento Albero generalmente piccolo ma può arrivare fino a 15 metri di altezza, oppure
arbusto; rami ascendenti-espansi; chioma globosa-espansa, irregolare, leggera.

Scorza Colore grigio-bruno scura, leggermente fessurata, si sfalda in bande orizzontali.

Foglie Decidue, grandezza media, ovato-ellittiche appuntite, superficie ruvida, colore


verde opaca, margine dentellato, picciolo ornato di 2 piccole ghiandole presso la
base della lamina.

Fiori Bisessuali, piccoli, profumati, a 5 petali bianchi riuniti in grappoli penduli stretti e
lunghi.
Fioritura: maggio.

Frutti Piccoli, carnosi, con nocciolo duro e ruvido, simili a piccole ciliegie, sapore
amarognolo, colore nero, disposti in grappoli, maturano a fine primavera-inizio
estate.

Origine Europa ed Asia, diffuso, ma non molto frequente, dalla pianura alla media
montagna in ambienti freschi e sufficientemente umidi, preferibilmente lungo i corsi
d’acqua, mescolato ad altre latifoglie quali pioppi, salici, olmi, ontani.

Utilizzo e note La sua fioritura, abbondante e profumata, ed i frutti appetiti dai piccoli uccelli, ne
fanno un albero di utilizzo ornamentale in parchi e giardini. Viene anche utilizzato
per alberature stradali e di riva.

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ABETE DI DOUGLAS

Nome botanico Famiglia


Pseudotsuga menziesii Pinaceae
(Mirbel) Franco

Portamento Magnifico ed importante albero alto sino a 100 metri (in coltura raggiunge un
massimo di 60) tronco diritto, rami primari eretti, i secondari a lungo andare rivolti
verso il basso, rigidi; chioma piramidale a vertice acuto, abbastanza folta, scura.

Scorza Rugosa a larghe placche con solchi vieppiù numerosi e profondi, colore grigio-
verdognolo, man mano sempre più scuro fino a grigio-marrone.

Foglie Sempreverdi, aghifoglie appiattite, lunghe fino a 3,5 centimetri, colore verde scuro
nella pagina superiore, con due righe chiare ai lati della nervatura della pagina
inferiore, inserite prevalentemente orizzontali ai due lati opposti del rametto.

Fiori Molto primitivi, unisessuali sullo stesso albero: i maschili coni allungati, portati da
breve picciolo nella parte bassa del ramo, colore giallo-ocraceo; i femminili, coni
eretti in grappoli sull’apice del ramo, con squame sottili lungamente sporgenti,
colore rosso-vinoso.
Fioritura: maggio-giugno.

Frutti Pigne di media grandezza, lunghe circa 7-10 centimetri, affusolate ed appuntite,
colore verde prato, decorate da squame tridentate a dente centrale molto
allungato, colore arancio-bruno, pendule, dopo l’essiccazione si apriranno per
liberare i semi alati, per poi cadere a loro volta tutte intere dopo un certo tempo.

Origine America settentrionale, dove vive tra i 2000 e i 2900 metri sui monti verso la costa
dell’Oceano Pacifico. Importato in Europa nel 1827.

Utilizzo e note Importante albero forestale a rapida crescita che dà un legno pregiato per mobili e
serramenti. Viene estesamente coltivato anche in Europa dove non dà un legno
altrettanto pregiato. Utilizzato anche come albero ornamentale in parchi; ne sono
state create parecchie cultivar ornamentali anche nane.

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QUERCIA SCARLATTA

Nome botanico Famiglia


Quercus coccinea Fagaceae
Münchhausen

Portamento Albero alto fino a 25 metri, dall’aspetto elegante e maestoso, con chioma espansa;
il tronco, che tende ad allargarsi al colletto, si presenta diritto e possente.

Scorza Grigia, liscia e lucente da giovane, poi grigio-marrone poco incisa verticalmente in
età adulta.

Foglie Decidue, alterne, ellittiche, lunghe 15 centimetri e larghe 10, molto lobate con
l’incisione che arriva sin quasi alla nervatura mediana, dentate, di colore giallo vivo
alla loro comparsa, poi lucide, lisce e di colore verde scuro sulla pagina superiore,
più pallide e lucide con piccoli ciuffi di peli all’ascella delle nervature della pagina
inferiore, rosso brillanti in autunno.

Fiori I fiori maschili sono disposti in amenti giallo-verdi penduli; quelli femminili sono
singoli o a coppie con un brevissimo peduncolo alle ascelle delle giovani foglie.
Fioritura a tarda primavera.

Frutti Ghiande che maturano in due anni, lunghe 2,5 centimetri, per metà racchiuse nella
cupola lucida, larga 10 -15 millimetri.

Origine America nord-orientale.

Utilizzo e note Impiegato come albero ornamentale per parchi e giardini per la caratteristica del
suo fogliame che passa dal giallo vivo primaverile al verde scuro estivo, sino al
rosso vivo autunnale.

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FARNIA

Nome botanico Famiglia


Quercus robur Fagaceae
Linnaeus

Portamento Albero maestoso, alto fino a 40 metri ed oltre; tronco diritto, ramificato già ad
altezza medio-bassa in rami massicci ed espansi; chioma irregolarmente ovale più
espansa verso l’alto.

Scorza Abbastanza liscia e grigia in gioventù, in seguito profondamente solcata con rilievi
acuti che si intersecano in una bellissima trama, colore marrone scuro.

Foglie Decidue, ovato-ellittiche con la massima larghezza oltre la metà della lamina,
margine asimmetrico con lobi arrotondati, consistenza quasi erbacea, colore verde
opaco, picciolo brevissimo nascosto dai due piccoli lobi basali della lamina.

Fiori Unisessuali sullo stesso albero, non vistosi: i maschili raggruppati in infiorescenze
cilindriche pendule; i femminili a piccoli globi di squame verdi-brunastre, in numero
di 2-5 su lunghi peduncoli.

Frutti Simili a castagne sostenuti da una sorta di scodellina legnosetta attaccata ad un


lungo picciolo pendulo: le cosiddette ghiande.

Origine Europa e Caucaso dove vive consorziata ad altre latifoglie, dalla pianura alla
media montagna fino ad un limite di 1000 metri.

Utilizzo e note Viene utilizzato per rimboschimenti, per filari lungo canali e confini di campi o per
ornamento di pregio in parchi, giardini, viali per la sua imponente bellezza. È’ di
notevole longevità: può arrivare ai 1000 anni di età. Il suo legno è tra i più pregiati
per qualsiasi tipo di lavorazione, in particolare per le botti di invecchiamento del
vino, ed è conosciuto come rovere di Slavonia.

Storia e Sacra ai Druidi, era apprezzata nella medicina erboristica per la corteccia, le foglie
folclore e le glandole astringenti. La corteccia è impiegata per conciare il cuoio e
affumicare il pesce.

Azione e Il decotto di corteccia viene usato per curare mal di gola e tonsilliti. In piccole dosi
impieghi per diarrea e dissenteria. Le galle di corteccia per gli stessi usi, ma in piccole
medicinali quantità in quanto molto ricche di tannini.

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QUERCIA ROSSA

Nome botanico Famiglia


Quercus rubra Fagaceae
Linnaeus

Portamento Albero alto fino a 25 metri, elegante, possente e maestoso; tronco diritto e forti
ramificazioni aperte; chioma ampiamente globosa.

Scorza Liscia e grigia da giovane; in seguito irregolarmente fessurata verticalmente e più


scura.

Foglie Decidue, grandi, ellittiche a margine lobato, con lobi acuti ed appuntiti, seni
arrotondati, colore giallo appena spuntate, poi verdi e, prima di cadere, rosso
cupo.

Fiori Unisessuali sullo stesso albero, non vistosi: i maschili, raggruppati in infiorescenze
cilindriche pendule; i femminili, piccoli globuli di squame verdi-brune, solitari o
accoppiati, inseriti sui rami con un brevissimo peduncolo.
Fioritura: aprile-maggio.

Frutti Sono delle ghiande cilindrico-ovali di 2-3 centimetri, contenuti in una cupola poco
avvolgente.

Origine America settentrionale, dove forma boschi misti insieme ad altre latifoglie.
Introdotto in Europa nel 1691.

Utilizzo e note Diffusamente utilizzato come albero ornamentale per parchi, giardini e viali
alberati, per la sua crescita più rapida rispetto alle altre querce e per la
colorazione autunnale che va dall’arancio, al rosso, al bronzo. Il legno serve per
svariati usi: mobili, imbarcazioni ed utensili. L’albero nella foto, esemplare
maestoso, è divenuto uno dei simboli del Parco Trotter.

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102
ROBINIA

Nome botanico Famiglia


Robinia pseudoacacia Leguminosae
Linnaeus

Portamento Albero alto fino a 25 metri, slanciato; rami fortemente spinosi; chioma irregolare,
mediamente folta.

Scorza Profondamente solcata verticalmente, con rilievi che si intersecano per formare un
reticolo a maglie allungate; colore marrone.

Foglie Decidue, composte, pennate, con 7-21 foglioline ellittiche ad apice arrotondato;
pagina superiore colore verde, pagina inferiore verde-glauco.

Fiori Bisessuali, asimmetrici, a 5 petali, di cui 2 uniti per racchiudere gli stami, bianchi,
numerosi in grappoli penduli, profumati.

Frutti Legumi appiattiti, colore marrone-scuro, lunghi 5-10 centimetri persistenti


sull’albero fino ad inverno inoltrato.

Origine America settentrionale, ora diffuso in coltivazione in tutto il mondo. In Italia


coltivato dalla pianura alla collina in boschi artificiali, filari lungo i campi, le strade, i
canali; tende a spontaneizzarsi. Introdotta in Europa nel 1601 da Robin (da cui il
nome), viene coltivata solamente dalla fine del 1800.

Utilizzo e note Utilizzato quale albero forestale per legname da lavoro e da ardere, per
consolidamento di versanti franosi, per alberature stradali e, nei parchi e giardini,
come ornamentale, soprattutto per la strepitosa e profumata fioritura. I fiori sono
molto ricercati dalle api per produrre un ottimo miele. Pianta un po’ tossica nel
legno e nei semi mentre i fiori possono essere mangiati cucinati come frittelle.

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104
SOFORA

Nome botanico Famiglia


Sophora japonica Leguminosae
Linnaeus

Portamento Albero alto fino a 25 metri, maestoso, tronco diritto, con grosse ramificazioni in
alto, chioma espansa ed irregolarmente densa.

Scorza Grigiastra, solcata con lunghi rilievi sinuosi ben in risalto.

Foglie Decidue, composte, pennate, con 7-13 foglioline ovato-ellittiche ad apice


appuntito; pagina superiore colore verde-scuro lucida, pagina inferiore verde-
glauco.

Fiori Bisessuali, piccoli, bianco-giallognoli, asimmetrici, a 5 petali di cui 2 uniti per


racchiudere gli stami, in grandi grappoli eretti.
Fioritura: luglio-agosto.

Frutti Legumi marroni, lunghi 5-8 centimetri con profonde strozzature, tra seme e seme,
che non si aprono per far uscire il seme ma si rompono all’altezza delle
strozzature.

Origine Cina e Giappone, dove vive a bassa quota in boschi misti di latifoglie. Introdotto in
Europa nel 1747.

Utilizzo e note Utilizzato ampiamente quale albero ornamentale in parchi, giardini, viali anche
nella cultivar ‘Pendula’. Pianta non molto alta ma di grande effetto per la notevole
tortuosità dei grandi rami ed il portamento ricadente degli altri, evidenti anche
quando l ‘albero è spoglio.

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TAMERICE

Nome botanico Famiglia


Tamarix gallica Tamaricaceae
Linnaeus

Portamento Piccolo albero alto non più di 6 metri, molto ramificato, con rami flessibili e
incurvati, dalla chioma espansa ed irregolare.

Scorza Colore grigio cenere, liscia e ornata di lenticelle.

Foglie Decidue di colore verde-azzurro, piccole, squamiformi, ad apice acuto, disposte ad


embrice sui rametti (sovrapposte come le tegole).

Fiori Ermafroditi, piccoli, numerosissimi, raccolti in infiorescenze a racemi cilindrici,


addensati all’estremità dei giovani rami, formando lunghi pennacchi di colore rosa,
che compaiono a maggio-giugno prima delle foglie.

Frutti Piccole capsule di forma piramidale a base triangolare, contenenti pochi semi
pelosi di colore giallo.

Origine Il nome deriva secondo alcuni, dal fiume Tamarix oggi Tambro che scende dai
Pirenei; altri dall’ebraico tamarix, cioè scopa, poiché i sui rami legati venivano usati
per questo attrezzo domestico.

Utilizzo e note È’ una pianta che predilige i terreni umidi e sabbiosi e resiste bene al clima
salmastro e assolato, tanto che viene usata per formare barriere frangivento sulle
rive marine. Può essere piantata in un giardino isolata per esaltarne la delicata
fioritura in primavera inoltrata. Gabriele D’Annunzio ricorda questa pianta nella
poesia La pioggia nel pineto: “Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove sulle
tamerici salmastre ed arse…”

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TASSO

Nome botanico Famiglia


Taxus baccata Taxaceae
Linnaeus

Portamento Albero, che può sfiorare i 20 metri di altezza, o anche grosso arbusto, tronco
costoluto, spesso suddiviso già alla base; chioma piramidale arrotondata al vertice
o anche globosa, rametti penduli, colore verde-scuro.

Scorza Che si desquama verticalmente in placche sottili, colore rosso-bruno.

Foglie Sempreverdi, aghiformi, appiattite, disposte a doppio pettine, pagina superiore


verde-cupo, pagina inferiore verde-giallognolo.

Fiori Molto primitivi, unisessuali su individui diversi: i maschili a forma di piccoli


ombrellini inseriti lungo i rametti tra le foglie; i femminili piccoli ovali verdi pure tra
le foglie.
Fioritura: gennaio-aprile.
Frutti Consistenti in un seme duro circondato da una sorta di tazza carnosa colore rosso
vivo, chiamata arillo. Purtroppo il piccolo seme che si trova all’interno è molto
tossico poiché contiene alcuni alcaloidi tra cui il taxolo.

Origine Europa, Asia occidentale, Nord-Africa. É diffuso dalla collina alla media montagna,
particolarmente in siti rupestri e nelle forre ombrose.

Utilizzo e note Molto usato a scopo ornamentale in parchi, giardini, siepi, cimiteri ed anche in
ritagli ombrosi tra le case perché rustico e resistente a qualsiasi clima, malattia,
inquinamento e potatura. Ne esistono numerose cultivar che variano in colore fino
al giallo dorato e, nel portamento, anche colonnare. Ha una crescita molto lenta ed
è molto longevo, potendo arrivare fino ai 2000 anni di età. Il legno è ricercato per
particolari lavori di ebanisteria e, anticamente, veniva utilizzato per la fabbricazione
di archi da tiro. Pianta velenosa ad esclusione della polpa dell’arillo.

Storia e Il nome del genere, deriva dal greco taxis = fila, perché le foglie sono disposte
folclore regolarmente in due file opposte, mentre l’aggettivo baccata è di origine latina e
significa simile a una bacca. E’ una pianta molto longeva, infatti una leggenda
narra che nelle colline scozzesi a Fortingall vi sia un tasso sul quale il figlio di
Ponzio Pilato, funzionario imperiale in quelle regioni, abbia inciso le proprie iniziali
nel 15 a.C.
L’albero era sacro ai Druidi che si pensava lo considerassero simbolo
dell’immortalità. I Druidi piantavano i tassi nei luoghi sacri, usanza che continuò
anche con l’avvento del cristianesimo. Con il legno si fabbricavano oltre agli
archi….anche le bacchette magiche.

Azione e Non più usato nella medicina erboristica data la sua estrema tossicità, dagli anni
impieghi ‘80, viene studiato in maniera approfondita per le potenzialità di farmaco
medicinali antitumorale poiché il taxolo in esso contenuto inibisce la divisione cellulare.

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TIGLIO DALLE FOGLIE GRANDI

Nome botanico Famiglia


Tilia platiphyllos Tiliaceae
Scopoli

Portamento Albero alto sino a 40 metri, slanciato, tronco robusto, diritto con grossi rami
ascendenti; chioma maestosa, da ovata a cupoliforme.

Scorza Dapprima liscia e grigia, in seguito fessurata e più scura.

Foglie Decidue, grandi, a forma di cuore con apice allungato, lamina con base
asimmetrica, margine seghettato; colore verde di uguale intensità su entrambe le
pagine, sparsa pelosità bianca nella pagina inferiore, particolarmente all’ascella
delle nervature.

Fiori Bisessuali, giallognoli, profumati, con 5 petali, larghi 2 centimetri, raccolti in piccoli
grappoli all’estremità di un lungo peduncolo, munito di una lunga ala colore verde
pallido, chiamata brattea.
Fioritura: giugno, prima degli altri tigli.

Frutti Piccole noci globose, legnose, grigio-verdi, con 5 costolature in rilievo sulla
superficie, raccolte in grappoli penduli, che vengono dispersi con l’intera
infruttescenza, grazie alla brattea.

Origine Europa, dove lo si trova in boschi misti di latifoglie, dalla pianura alla media
montagna, dove il clima sufficientemente fresco ed umido lo permette.

Utilizzo e note Tradizionalmente usato come grande albero da ombra in parchi, giardini, viali e
cortili. E’ molto longevo e può vivere parecchi secoli, diversamente dalle piante
congeneri, non produce polloni alla base. I fiori, abbondanti e profumati, sono
ricercati dalle api per produrre un ottimo miele.

Storia e Nella mitologia greca si narra che la ninfa Fillira rapita dal dio Saturno
folclore trasformatosi in cavallo, diede alla luce il centauro Chirone. Fillira sconvolta pregò
gli dei di non lasciarla tra i mortali. Gli dei accolsero il suo desiderio trasformandola
in un tiglio. Il centauro ebbe come allievo Achille e a lui insegnò tra le diverse arti,
anche quella dell’erboristeria. La tradizione vuole che il Pelide, per curare le ferite
dei compagni durante l’assedio di Troia usasse questa pianta dal forte potere
cicatrizzante.

Azione e Il tiglio è antispastico, sudorifero e sedativo, pertanto allevia la tensione, il mal di


impieghi testa, facilita il sonno e la digestione. Usato come rimedio contro stress e panico,
medicinali palpitazioni nervose. I fiori alleviano raffreddori, influenza, riducono il catarro
nasale ed abbassano la febbre. Usato nei trattamenti a lunga durata contro
l’ipertensione sistolica associata ad arteriosclerosi. I fiori sono usati in Francia in
lozioni contro il prurito cutaneo.

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OLMO COMUNE

Nome botanico Famiglia


Ulmus carpinifolia G. Suckuw Ulmaceae
Sin. Ulmus minor Miller

Portamento Albero alto fino a 30 metri, slanciato, a colonna espansa, con rami eretti che
formano una folta chioma.

Scorza Bruno grigiastra, con lunghe e profonde solcature.

Foglie Decidue, lunghe 12 centimetri e larghe 6, dalla forma che varia da ellittica ad
obovata, con apice appuntito, margine con doppia dentellatura, dalla lamina
superiore di colore verde vivo, brillante e dalla pagina inferiore più chiara,
leggermente pelosa alle ascelle delle nervature; le foglie sono portate da corti
piccioli villosi.

Fiori Piccoli, bisessuali, di colore rosso, raccolti in densi grappoli sui giovani rami
ancora privi di foglie.
Fioritura ad inizio primavera.

Frutti Piccoli semi alati a forma di disco, del diametro di circa 1,8 centimetri, con il seme
in posizione eccentrica, prossimo all’apice che risulta incavo; i frutti sono raccolti in
una infruttescenza a grappolo.

Origine Africa del nord, Asia sud occidentale, Europa, ed è frequente in Italia.

Utilizzo e note È uno degli alberi più diffusi in città come albero ornamentale in viali, parchi e
giardini, per il suo notevole portamento e statura.

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CRESPINO

Nome botanico Famiglia


Berberis vulgaris Linnaeus Berberidaceae

Portamento Arbustivo eretto, compatto, con rami muniti di spine che raggiunge un’altezza di 2-
3 metri e una larghezza di 1,5–2 metri.

Foglie Decidue, ovali, rigide, cigliate, dentate, verde opaco, lunghe 3-5 centimetri, a fasci.

Fiori Gialli, riuniti in racemi, lunghi 5-6 centimetri.


Fioritura a maggio.

Frutti Bacche rosse, ovoidali.

Origine Europa, Nordafrica e zone temperate dell’Asia. In Italia è indigeno nelle Alpi e
nell’Appennino settentrionale e centrale. Esiste anche la sottospecie calabrica che
si trova sul monte Pollino e che raggiunge un’altezza di 6 metri.

Utilizzo e note Generalmente viene usato per siepi ma anche come macchia. Per quest’ultimo
impiego viene usata di preferenza la varietà ‘Purpurea’ con foglie dal colore
porpora scuro.
Il Berberis è un tipo di arbusto, se pur modesto, considerato a ciclo completo,
ossia che in ogni momento dell’anno ha qualcosa da offrire: hanno un bel fogliame
folto, gradevoli fiori in primavera, bei frutti in estate che posso essere usati per
realizzare confetture.

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BOSSO

Nome botanico Famiglia


Buxus sempervirens Linnaeus Buxaceae

Portamento Arbusto, rustico, a crescita lenta, adatto ad essere foggiato a siepe in diverse
forme; ad alberello può raggiungere l’altezza di 5-6 metri.

Foglie Sempreverdi, opposte, semplici, ellittiche-oblunghe, a margine intero, di colore


verde scuro lucido, nella pagina superiore, leggermente più chiara la pagina
inferiore, lunghe da 1,5 a 2,5 centimetri.

Fiori Gialli chiari, raggruppati in un mazzetto strettamente aderente all’ascella della


foglia che fioriscono da aprile a maggio.

Frutti Capsule secche, divise in tre parti, di lunghezza inferiori a 1 centimetro, che
terminano con tre punte, che maturano in estate.

Origine Europa, in cui occupa un ampia area geografica, che va dalle coste atlantiche
della Penisola lberica fino alla Penisola Balcanica.

Utilizzo e note E' molto diffuso come siepe ornamentale nei parchi e soprattutto nei giardini
all'italiana, sopportando bene la potatura e conservando la forma obbligata per
molto tempo, data la lentezza della crescita. Purtroppo le foglie presentano una
certa tossicità a causa del loro contenuto di alcuni alcaloidi che all’uomo possono
provocare dermatiti da contatto.

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CALICANTO D’INVERNO

Nome botanico Famiglia


Chimonanthus praecox Calycanthaceae
Linnaeus (Link)

Portamento Arbustivo, rustico, molto ramificato e denso di rametti brevi, che può raggiungere
i 4 metri d'altezza.

Scorza Grigio marrone, profumata.

Foglie Decidue, lanceolate, semplici, opposte, a margine intero, verde chiaro nella
pagina superiore e leggermente glabre in quella inferiore.

Fiori Gialli, profumati, a forma di coppa, pendenti, larghi 2-2,5 centimetri, con petali
esterni gialli e quelli interni più corti, che presentano una colorazione amaranto al
centro.
Sbocciano sui rami nudi, in gennaio febbraio.

Frutti False noci di colore verde.

Origine Cina.

Utilizzo e note Coltivata prevalentemente per i fiori invernali appariscenti ed assai profumati.

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SANGUINELLA

Nome botanico Famiglia


Cornus sanguinea Linnaeus Cornaceae

Portamento Arbustivo, rigido, eretto, alto sino a 8 metri, molto ramificato.

Scorza Opaca, rosso scura, fittamente fessurata che si sfalda a maturità.

Foglie Decidue, opposte, ovate acuminate, tomentose su entrambe le pagine, con


nervature ben evidenti, arcuate verso l’apice e tipicamente rosse in autunno.

Fiori Bianchi, ermafroditi, riuniti in infiorescenze a corimbo di diametro di 4-5 centimetri,


che fioriscono tra maggio e luglio, poco profumati.

Frutti Drupe, prima rosse poi nerastre, di 5-6 millimetri, di sapore amaro e sgradevole,
con effetto lassativo che maturano tra agosto e settembre, molto graditi dai tordi.

Origine Italia ed Europa; predilige i terreni calcarei. Tende a colonizzare boscaglie, i


margini delle strade, i terreni incolti purché freschi.

Utilizzo e note Coltivato soprattutto per il colore della corteccia rosso vivo, che permane
d’inverno, risultando particolarmente d’effetto quando la pianta si spoglia delle
foglie. Particolarmente apprezzata, nella sua veste estiva, è la varietà ‘Variegata’.

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NOCCIOLO

Nome botanico Famiglia


Corylus avellana Linnaeus Corylaceae

Portamento Cespuglioso–arbustivo, che può raggiunge a maturità l'altezza di 5-7 metri. La


varietà ‘Contorta’ è la più decorativa per i rami decombenti fino a terra, che
formano un groviglio intricato dalle forme bizzarre; questa varietà ha una crescita
più lenta e non supera i 3 metri di altezza.

Scorza Lucida, grigio-bruno, liscia in gioventù, per presentare lunghe fessure longitudinali
a maturità; sul fusto si notano piccole lenticelle che aumentano con l’età.

Foglie Semplici, alterne, decidue, obovate, margine dentato, apice acuto, base cordata.

Fiori Unisessuali, raggruppati in infiorescenze: quelli maschili in amenti penduli di colore


giallo dorato, molto decorativi, che si formano sin dall’autunno, quelli femminili
simili a una gemma di piccole dimensioni difficili da riconoscere.
Fioritura: febbraio-marzo.

Frutti Nocciole, riunite in gruppi di 2-5, avvolte da brattee sfrangiate, dalle quali si
liberano a maturazione.

Origine Europa e Asia occidentale.

Utilizzo e note Viene ampiamente coltivato in Piemonte, Campania e Sicilia, per la produzione
delle nocciole. Il nome dei genere deriva dal greco kóris = elmo, per la forma
dell'involucro membranoso e duro,che ricopre il frutto e avellana in quanto diffuso,
fin da epoca remota, nella zona di Avellino.

Azione ed Astringente e antidiarroico. L’olio è nutriente e può essere usato per trattare i vermi
impieghi nei bambini.
medicinali

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BIANCOSPINO

Nome botanico Famiglia


Crataegus monogyna Rosaceae
Jacquin

Portamento Arbustivo, ma talvolta può raggiungere dimensioni di albero.

Scorza Grigio-bruna, che tende a fessurarsi, rami glabri, con numerose spine lunghe e
diritte.

Foglie Decidue,alterne, ovate, con 3-7 lobi, profondamente divisi e seghettati solo alla
sommità, con stipole appaiate alla base di ciascuna foglia.

Fiori Con 5 petali bianchi e antere gialle, larghi sino a 1,5 centimetri, riuniti in corimbi
terminali.
Fioritura: aprile-maggio.

Frutti Drupe, rosse, quasi sferiche, larghe sino a 1,2 centimetri, contenenti un solo seme,
commestibili.

Origine Europa. L'areale dei biancospino comprende tutta l'Europa, ma s’inoltra fino
all’Himalaya, dove cresce spontaneo lungo le strade, nelle siepi e nei boschi. Offre
ottimo rifugio agli uccelli siepaioli che vi costruiscono il loro nido.

Utilizzo e note Per siepi ornamentale, ma anche come alberello. L'etimologia del termine
Crataegus rivela una radice ellenica, cratos = forza e robustezza, con riferimento
alla durezza del legno; il nome specifico monogyna indica la presenza di un solo
stimma ed ovario. Usato in erboristeria per I fiori ad azione sedativa e cardiotonica.

Storia e Il biancospino ha una lunga tradizione in Europa come erba per i disturbi renali e
folclore vescicali. Gli erbari del XVI e XVIII secolo di Gerard Culpeper e K’Eoch elencano
tutti questi usi, ma l’uso corrente per i problemi circolatori e cardiaci fu attuato per
la prima volta da un medico irlandese alla fine del XIX secolo.

Azione e Il suo utilizzo in medicina è dovuto principalmente ad alcuni costituenti


impieghi (bioflavonoidi) i quali, rilassano e dilatano le arterie, specialmente le coronarie.
medicinali Una ricerca portata avanti nel 1994 in Germania ha dimostrato che il biancospino
migliora il battito cardiaco e abbassa la pressione sanguigna.

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DEUTZIA SCABRA

Nome botanico Famiglia


Deutzia scabra Saxifragaceae
Thunberg

Portamento Arbustivo medio, a rami rigidi ed eretti, che raggiunge un’altezza massima di 3
metri, molto ornamentale.

Scorza Bruna, leggermente pelosa sui rami giovani, che a maturità tende a desquamare.

Foglie Opposte, decidue, ovate - lanceolate, lunghe 8-9 centimetri e larghe la metà,
ruvide al tatto, tanto che in passato venivano utilizzate per pulire le pentole.

Fiori Bianchi, leggermente rosati, a 5 petali, profumati, raccolti in vistose pannocchie


cilindriche erette, lunghe 15 centimetri.
Epoca della fioritura giugno e luglio.

Frutti Capsule secche, a forma di coppa.

Origine Giappone e Cina; fu importata in Europa nel 1822.

Utilizzo e note Coltivata nei giardini per la sua notevole robustezza e rusticità. La varietà presente
al Trotter è la ‘Magnifica’, un ibrido tra la Deutzia scabra e la Deutzia vilmorinae.

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FORSIZIA

Nome botanico Famiglia


Forsythia viridissima Lindley Saxifragaceae

Portamento Arbusto rustico, con rami verdi, a portamento eretto, che può raggiunge l’altezza di
3 metri.

Foglie Decidue, semplici, decussate, lanceolate, margine finemente seghettato nella


parte superiore, lunghe da 7 a 15 centimetri, di colore verde medio, che in autunno
si colorano di violetto.

Fiori Gialli, lunghi circa 2-3 centimetri, con peduncoli lunghi, in gruppi molto fitti
appariscenti e spettacolari, che avvolgono tutto il ramo, precedono l'emissione
delle foglie.
Fioritura: febbraio, marzo.

Frutti Piccole capsule insignificanti.

Origine Cina.

Utilizzo e note Come pianta ornamentale, particolarmente apprezzata per la vigoria, la rusticità e
l’adattabilità ai vari ambienti.

Storia e Specie correlata Forsythia suspensa (Lian Quiao). La pianta è la prima elencata
folclore nel Divine “Husbandman’s Classic” (Shen’nong Becaojing) del primo secolo d.C.

Azione ed Usata principalmente per curare foruncoli e vesciche, linfoadenomegalie del collo
impieghi e paraotiti, mal di gola, raffreddori e nelle prime fasi delle malattie febbrili. Ricerche
medicinali compiute in Cina, rivelano che la pianta svolge un’importante azione antimicrobica
e riduce nausea e vomito.

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IBISCO

Nome botanico Famiglia


Hibiscus syriacus Linnaeus Malvaceae

Portamento Arbustivo, perenne, rustico, eretto, molto ramificato ed aperto, alto 2-4 metri e
diametro di 1-2,5 metri. Può essere coltivato anche come piccolo albero.

Foglie Decidue, ovate, sovente trilobate, dentate ai margini, di misura variabile da 5 a 10


centimetri, di colore verde chiaro.

Fiori Ermafroditi, a 5 larghi petali, solitari e numerosi, semplici o doppi, grandi dagli 8 ai
12 centimetri, con colori che variano dal bianco al rosa-rosso al violetto.
Sbocciano all’ascella delle foglie superiori da giugno a ottobre.

Frutti Capsule ovoidali.

Origine India, Cina. Conosciuto e coltivato in Europa sin dal XVI sec. Il nome syriacus
deriva dal fatto che si credeva fosse originario del Medio Oriente.

Utilizzo e note In Italia trova utilizzo come pianta ornamentale, impiegata singolarmente o a
gruppi, sfruttando la caratteristica di essere specie rifiorente durante tutta l'estate.
Viene utilizzata anche per formare delle siepi o delle barriere, data la sua
adattabilità alle potature. Esistono molte varietà con fiori che variano dal cremisi al
blu intenso.

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ORTENSIA

Nome botanico Famiglia


Hydrangea macrophylla (Thunberg) D.C. Saxifragaceae

Portamento Arbustivo, tondeggiante, che raggiunge notevoli dimensioni sia in altezza che in
larghezza, fino a 4 metri.

Foglie Decidue, ovali, grossolanamente dentate, di colore verde chiaro, che in alcuni casi
raggiungono la lunghezza di 20 centimetri. Generalmente le foglie dei rami più
giovani che partono dal ceppo sono più grandi.

Fiori Sterili, formati da soli sepali colorati, in numero di 4, contenuti in un gigantesco


corimbo di 15-20 centimetri di diametro. A seconda della qualità del terreno hanno
colore diverso e variano dall’azzurro al rosa. Le infiorescenze durano sino
all’inverno sulla pianta e, anche secche, hanno una loro bellezza.

Origine Giappone. Il nome Hortensia fu dato dal botanico Commerson, in omaggio alla
figlia del principe di Nassau, M.lle Hortense, come ringraziamento per averlo
accompagnato in un viaggio attorno al mondo nel 1766.

Utilizzo e note Particolarmente indicate come piante da giardino di cui si conoscono circa 370
varietà orticole, intensamente colorate.

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GELSOMINO

Nome botanico Famiglia


Jasminum spp. Oleaceae

Portamento Cespuglioso o sarmentoso, sempre verde, con fusti sottili e flessibili che si
sviluppano a tralcio, potendo raggiungere, con opportuni sostegni, un’altezza di 3-
4 metri.

Foglie Opposte, di solito sono pennate e composte, trifogliate a lamina ellittica, lunghe 1
centimetro circa, di colore verde scuro, persistenti o decidue, rustiche,
semirustiche o delicate a seconda della specie.

Fiori Bianchi, gialli o rosati a seconda della specie, sempre numerosi, tubulosi alla base
e aperti all’estremità in quattro o più lobi, molto profumati.
La fioritura può essere, secondo la specie, invernale, primaverile o estiva.

Origine Medio ed Estremo Oriente, nonché dell'America Meridionale; fu importato in


Europa dai navigatori spagnoli all’inizio del ‘500.

Utilizzo e note Adatto per ricoprire recinzioni e pergolati o rivestire muri.


Coltivato anche per uso in profumeria. Comprende circa 300 specie.
In Italia il primo ad averne qualche esemplare fu Cosimo de' Medici, il quale
volendo esserne l'unico possessore, proibì severamente ai suoi giardinieri di
regalarne anche una sola pianta.

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LAGERSTROEMIA

Nome botanico Famiglia


Lagerstroemia indica Linnaeus Lythraceae

Portamento Piccolo albero, alto da 5 a 8 metri o anche arbusto; dal tronco diritto e spoglio,
pollonante alla base; chioma a corona nella parte alta mediamente densa.

Scorza Sottile, a lunghe placche appena accennate, colore prevalentemente ocra ma con
varie sfumature che vanno dal verde chiaro al bruno.

Foglie Decidue, mediamente piccole, ellittiche ad apice ottuso, un po’ ricurve, inserite sul
ramo una opposta all’altra o, a volte, quasi alterne; pagina superiore di colore
verde scuro, inferiore più chiara, picciolo brevissimo.

Fiori Bisessuali, vistosissimi, con 6 petali a forma di ventaglio, ondulati ed arricciati, con
lunga e sottile inserzione, colore rosa-violaceo intenso, in grandi e ricche
pannocchie all’apice dei rami dell’annata.
Fioritura: luglio-agosto.

Frutti Piccole capsule globose e spigolose che, ad essiccazione avvenuta, si fenderanno


longitudinalmente per liberare i minuti semi.

Origine Dalla Cina al sud-est asiatico, fino all’Australia; diffuso nelle boscaglie di latifoglie
di clima temperato. Importato in Europa dalla Cina intorno al 1750.

Utilizzo e note Largamente utilizzato come pregevole alberello ornamentale per giardini e viali, a
motivo della straordinaria fioritura estiva ed anche per l’eleganza del fusto quando,
in inverno, l’albero è spoglio.

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LIGUSTRO GIAPPONESE

Nome botanico Famiglia


Ligustrum japonicum Thunberg Oleaceae

Portamento Arbusto eretto medio denso, compatto, che può raggiungere i 4 metri, con chioma
largamente globosa, fitta e scura.

Foglie Sempreverdi, opposte, ellittiche-ovate, apice acuto, spesse e dure, lunghe fino a
10 centimetri.

Fiori Bisessuali, molto piccoli, tubolosi con 4 lobi, bianchi, profumati, riuniti in
pannocchie piramidali all’apice dei rami.
Fioritura: luglio-agosto.

Frutti Piccole bacche nere, lucide, ovali, persistenti sull’albero durante l’inverno,
velenose per l’uomo.

Origine Corea e Giappone. Importato in Europa nel 1800.

Utilizzo e note Utilizzato come siepe ornamentale, in parchi e giardini.

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LIGUSTRO LUCIDO

Nome botanico Famiglia


Ligustrum lucidum Aiton fil. Oleaceae

Portamento Arbusto o alberello che può raggiungere i 10 metri di altezza, dal tronco gibboso e
contorto con ramificazione abbondante; chioma largamente globosa, fitta e scura.

Scorza Colore grigio scuro, opaca, leggermente ruvida, in seguito con rade screpolature.

Foglie Sempreverdi o semidecidue, di media grandezza, ellittiche ad apice acuto, spesse


e dure, opposte, dal picciolo molto breve, pagina superiore verde scuro, lucida,
inferiore verde chiaro-gialliccia, opaca, lamina incurvata verso l’alto.

Fiori Bisessuali, molto piccoli, tubolosi, con 4 lobi, bianchi, profumati, riuniti in grosse
pannocchie piramidali, all’apice dei rami.
Fioritura: luglio-agosto.

Frutti Piccole bacche nere, lucide, ovali, persistenti sull’albero durante l’inverno,
velenose per l’uomo.

Origine Cina, Corea e Giappone. Importato in Europa alle soglie del 1800.

Utilizzo e note Largamente utilizzato per formare siepi folte e slanciate, o come albero
ornamentale nelle zone a clima temperato.

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LIGUSTRO

Nome botanico Famiglia


Ligustrum vulgare Linnaeus Oleaceae

Portamento Arbusto spogliante, alto fino a 5 metri dalla chioma densa e dai rami eretti e
flessibili, che da giovani risultano pubescenti.

Scorza Di colore da grigio-verdastro a marrone chiaro da giovane, grigio scuro in età


avanzata con rade lenticelle.

Foglie Opposte, brevemente picciolate, consistenti, lanceolate, lunghe circa 6 centimetri e


larghe 2, acute all'apice e a margine liscio; color verde intenso lucido
superiormente, un po' più chiare ed opache di sotto; generalmente sono caduche,
ma in ambiente a clima mediterraneo persistenti.

Fiori Bianchi, piccoli, profumati, raccolti in pannocchie terminali erette, lunghe fino a 5
centimetri.
Fioritura: maggio-giugno.

Frutti Bacche nero-bluastre, lucide, dalla forma ovoidale di diametro di 5-7 millimetri, non
commestibili.

Origine Diffuso nell’Europa settentrionale, nel Mediterraneo, nel Nordafrica e nell’Asia


Minore.

Utilizzo e note Il nome del genere deriva dal latino ligare, per la flessibilità dei rami. Viene
frequentemente utilizzato nei giardini a scopo ornamentale, per formare siepi fitte e
protettive molto efficaci. Nelle varietà cultivar a foglie dorate o argentee è molto
ornamentale.

Storia e Specie correlata Levisticum officinale. L’erborista irlandese K’Eagh scrisse che
folclore questa pianta espelle la flatulenza, aiuta la digestione, provoca la minzione,
chiarifica la vista, elimina i brufoli, le lentiggini e il rossore al volto (1735).

Azione ed Il ligustro officinale è riscaldante, tonico per l’ apparato digerente e respiratorio,


impieghi digestivo e cura l’inappetenza. Il Ligusticum Chuanxiong e il Ligusticum sinense
medicinali (Gao Ben) sono usati nella medicina cinese per alleviare il dolore mestruale e
indurre il ciclo assente.

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OLEANDRO

Nome botanico Famiglia


Nerium oleander Linnaeus Apocynaceae

Portamento Arbustivo, a chioma espansa o ad alberello, sempreverde, può raggiungere


un’altezza e un diametro di 4-6 metri.

Scorza Liscia, verde - grigiastra da giovane, grigia a maturità, irregolarmente screpolata.

Foglie Lanceolate, opposte o riunite in verticilli di 3, coriacee, sempreverdi di un colore


verde opaco, strette ed allungate con apice acuto, lunghe 6-12 centimetri.

Fiori Ermafroditi, grandi, imbutiformi, con 5 lobi aperti all’esterno, riuniti in racemi
terminali, eretti, decorativi, comunemente bianchi o rosa. Il colore dei fiori del
Nerium oleander può variare dal bianco al cremisi, al porpora, al salmone, al giallo,
al rame, al lilla, con forme anche variegate.
La fioritura inizia da giugno e continua per tutta l'estate.

Frutti Grosse capsule allungate, simili a legumi, che si aprono longitudinalmente per
lasciare uscire i semi piumosi.

Origine Regioni mediterranee, dove cresce di preferenza sui lati asciutti dei fiumi.

Utilizzo e note Diffusa come pianta ornamentale, per la sua facilità di cultura e per la sua lunga
fioritura; si trova sia in città, nei giardini e nelle aiuole, che lungo le strade ed
autostrade dove contrasta la monotonia del colore dell’asfalto, con la sua
abbondante fioritura e con il verde scuro del suo fogliame. Purtroppo è una pianta
molto velenosa, poiché contiene in tutte le sue parti due sostanze quali: la
oleandrina e la nerioside che sono estremamente tossiche.

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FIORI D’ANGIOLO

Nome botanico Famiglia


Philadelphus coronarius Saxifragaceae
Linnaeus

Portamento Arbusto eretto, leggermente rigido e compatto.

Scorza Marrone scuro, che ogni 2 anni si stacca spontaneamente, per avvolgersi in rotoli.
I rami giovani sono o lisci o leggermente pelosi.

Foglie Decidue, ovato-allungate a punta, lunghe 4-8 centimetri, a seghettatura rada.

Fiori Piuttosto piccoli, riuniti in racemi terminali, con un diametro di 3-3,5 centimetri.
Fioritura: da maggio a giugno.

Origine Italia, Austria, Romania e nei boschi submediterranei.

Utilizzo e note Spesso coltivato a spalliera.

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FOTINIA

Nome botanico Famiglia


Photinia serrulata Lindley Rosaceae

Portamento Arbusto, sempreverde, eretto, compatto, con molti getti dal medesimo tronco che
formano un cespuglio composito; può raggiunge l’altezza di 5-6 metri, assumendo
l’aspetto di alberello.

Foglie A lamina lanceolata, oblunghe, lucide, coriacee, con margine finemente


seghettato, verdi scuro quelle adulte, color rosso bronzo acceso per tutta la durata
della crescita.

Fiori Piccoli, con cinque petali bianchi, riuniti in infiorescenza a corimbo.


Fioritura: aprile.

Frutti Piccole bacche che in autunno assumono colore rossastro.

Origine Cina e Giappone.

Utilizzo e note Coltivata come siepe per il fogliame rosso quando è ancora giovane, il cui effetto è
prolungato con la cimatura.

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PITTOSFORO

Nome botanico Famiglia


Pittosporum tobira (Thunberg) Aiton Fil. Pittosporaceae

Portamento Grosso arbusto, alto sino a 5 metri che, se governato, può assumere anche la
forma di alberello. Dal tronco si dipartono rami contorti che formano una chioma
globosa, fitta e scura.

Scorza Appena ruvida, colore grigio - nera, con sottili rugosità orizzontali.

Foglie Sempreverdi, semplici, coriacee, grandezza media, ovali allungate o oblunghe, un


po’ ripiegate verso il basso, inserite irregolarmente sui rami, pagina superiore
verde scuro lucida, inferiore un po’ più chiara.

Fiori Bisessuali, di media grandezza, a 5 petali, inizialmente bianchi, in seguito giallo


panna, raggruppati in piccole ombrelle o isolati all’apice dei rami, copiosi e
profumatissimi.
Fioritura da marzo a maggio.

Frutti Capsule di 1 centimetro, dal colore verde giallastro, che si aprono per mostrare i
semi di colore rosso aranciato.

Origine Estremo oriente.

Utilizzo e note Molto usato a scopo ornamentale, per formare siepi nei giardini, per la sua crescita
lenta, ma soprattutto per i suoi profumatissimi fiori. Per la sua resistenza alla
salinità viene impiegato lungo i litorali esposti al vento e sabbiosi, dove altre piante
non vivrebbero.

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MELOGRANO

Nome botanico Famiglia


Punica granatum Linnaeus Punicaceae

Portamento Albero di medie dimensioni, a volte cespuglioso, con il fusto che è più o meno
eretto e porta rami rigidi e spinosi.

Scorza Grigia e liscia.

Foglie Oblunghe od obovate, opposte, ottuse, intere, glabre, generalmente lucide.

Fiori Semplici, solitari, ascellari, di 2 centimetri di diametro, oppure in grappoli di due o


tre, che appaiono alle estremità dei rami giovani; ogni singolo fiore è ermafrodito,
di colore rosso arancio, con il calice tubolare, diviso in 5-9 incisioni (lacinie) rosso
corallo; la corolla ha 5-8 petali obovali, rosso scarlatto.
Fioritura: giugno – luglio.

Frutti A forma di grande bacca, simile ad una mela, divisa in diverse celle, contenenti
semi succosi e dolci, di colore granata, che costituiscono la parte commestibile del
frutto.

Origine Si trova in un'ampia zona che va dai Balcani all'Himalaya. In tempi antichi, fu
coltivata in tutto il sud-est Mediterraneo, in particolare nella penisola iberica, che
ebbe il monopolio del suo frutto per molti anni.

Utilizzo e note Non è solo il frutto ad essere particolarmente apprezzato, ma trova applicazione
anche in medicina.

Storia e Si ritiene che nel 1500 a.C. il faraone Tuthmosis importò il melograno in Egitto
folclore dall’Asia. Apprezzato come frutto, fu in seguito stimato come rimedio per i vermi
intestinali. Discoride nel I secolo d.C. conosceva le capacità della pianta di
espellere i vermi. Al principio del XIX secolo un’erborista indiano usò il melograno
per guarire un’inglese dai parassiti. I medici inglesi operanti in India si
interessarono al melograno e ne studiarono le proprietà medicinali.

Azione ed La buccia e la corteccia vengono usati quali rimedi contro i vermi piatti. Gli alcaloidi
impieghi presenti “pelletierina” (un potente antielmintico) fanno si che i parassiti lascino la
medicinali presa sulle pareti intestinali. In Spagna il succo e la polpa vengono utilizzati per
risolvere i disordini gastrici.
Avvertenze: gli alcaloidi pelletierinici sono estremamente tossici. Non usare
scorza o corteccia.

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154
ROSA ANTICA

Nome botanico Famiglia


Rosa spp. Rosaceae

Portamento Arbustivo i cui rami lunghi e flessibili, crescono fino a 3-4 metri di altezza.

Scorza Costellata di aculei protettivi formatisi dall’epidermide, comunemente chiamate


spine, con la punta rivolta verso il basso.

Foglie Decidue, composte, imparipennate, costituite da un numero dispari di foglioline (da


5 a 7) di forma ovale, a margine seghettato.

Fiori La corolla del fiore delle specie antiche è costituita da 5 petali. All’interno della
corolla risultano ben visibili numerosi stami, disposti intorno al pistillo centrale. Il
ricettacolo è formato da 5 sepali di colore verde, che protegge il fiore. La fioritura
ha luogo una sola volta, in primavera nelle varietà non rifiorenti e più volte, dalla
primavera all’autunno inoltrato, in quelle rifiorenti.

Frutti Il frutto composto, chiamato cinorrodio, deriva dalla trasformazione e


dall’ingrossamento degli ovari e di tutto il ricettacolo. I semi, numerosi, sono
ricoperti di una fitta peluria, e protetti da una parete carnosa. Il cinorrodio è un
frutto commestibile, particolarmente ricco di vitamina C (10 volte superiore a quella
degli agrumi).

Origine La rosa è una pianta d’origine nordica, la cui nascita risale ad una trentina di
milioni d’anni fa.

Utilizzo e note Le rose antiche comprendono circa 250 specie, mentre sono innumerevoli le
varietà coltivate; le prime sono particolarmente apprezzate per la bellezza e il
profumo dei fiori. Le rose più note tra le varietà antiche sono: la Rosa canina, la
Rosa gallica, la Rosa sempervirens.

Storia e Specie correlate: Rosa Gallica o Rosa dei farmacisti o Rosa rossa
folclore Proveniva originariamente dall’Iran dove à stata coltivata sin dall’antichità. Saffo
poetessa greca del VI secolo a.C. descriveva la Rosa rossa come la regina dei
fiori. A Roma i fiori venivano consumati come cibo. L’acqua di rose è stata messa
a punto dal medico arabo Avicenna (990 – 1037 d.C.)

Azione ed L’olio essenziale viene usato in aromaterapia come blando rimedio sedativo,
impieghi antidepressivo e antinfiammatorio. I petali hanno azione simile e possono ridurre i
medicinali livelli elevati di colesterolo. L’acqua di rose è astringente, fornisce una valida
lozione per occhi infiammati e dolenti.
Rosa canina: i cinorrodi erano l’ingrediente di un dolce popolare nel medioevo. I
cinorrodi possiedono livelli estremamente elevati di vitamine sulle quali spicca la
Vit. C 550 mg per 100 gr (il succo di limone ne contiene circa 50 mg). Se
consumati freschi vengono prontamente assorbiti dall’organismo. Riducono la sete
e le infiammazioni gastriche.

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SPIREA ARGUTA

Nome botanico Famiglia


Spiraea x arguta Zabel. Rosaceae

Portamento Arbusto a forma rotonda e compatta, molto ramificato, con rami sottili ed eretti, che
può raggiungere un’altezza di 2,5 metri.

Foglie Decidue, oblunghe-lanceolate, lievemente dentate.

Fiori Bianchi, portati su peduncoli di 1,5 centimetri di lunghezza nella parte superiore
dei rami dell’anno precedente, per tutta la loro lunghezza, formando un getto di
fiori lungo 30-35 centimetri.
Fioritura: marzo-aprile.

Origine Probabile ibrido tra S.thumbergii e S. hypericifolia.

Utilizzo e note Nelle aiuole ornamentali dei parchi e giardini per la sua abbondante fioritura
primaverile.

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158
SPIREA JAPONICA

Nome botanico Famiglia


Spiraea japonica Linnaeus fil. Rosaceae
Sin. S. reevesiana - cantoniensis

Portamento Arbusto eretto, rigido, poco compatto, alto fino a 1,8 metri; la corteccia dei fusti è
lucida.

Foglie Semplici, alterne, caduche, strettamente ovali , a margine dentato, lunghe 7-10
centimetri e larghe 2,5 – 4; colore verde scuro e glauche nella pagina inferiore.

Fiori Piccolissimi di un colore rosa-rosso intenso, raccolti in infiorescenze a corimbi


piatti e densi, larghi circa 15 centimetri, ramificati (in realtà si tratta di diversi
corimbi riuniti insieme).
Fioritura: giugno–luglio.

Frutti Follicoli secchi di colore bruno, che si mantengono durante l’inverno.

Origine Cina e Giappone. In Italia si è naturalizzata specialmente nelle colline della


Lombardia e del Piemonte.

Utilizzo e note Nelle aiuole ornamentali. Esistono diverse varietà, tra cui quella alba a fiori
bianchi, bumalda a fiori rosa carminio e foglie gialle , ‘Antony Waterer’ a fiori di un
intenso rosa carminio e la ‘Little Princess’ dai fiori bianco rosa.

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SERENELLA

Nome botanico Famiglia


Syringa vulgaris Thunberg Oleaceae

Portamento Arbustivo o piccolo albero molto ramificato, che può raggiungere i 5 metri
d’altezza.

Foglie Decidue, semplici , opposte, lamina ovale ad apice acuminato, margine intero.

Fiori Piccoli, riuniti in vistose pannocchie apicali, delicatamente profumate, di colore lilla
o bianco.
Fioritura nel mese di aprile.

Frutti Capsule ovaliformi.

Origine Europa.

Utilizzo e note Arbusto rustico diffuso a scopo ornamentale in parchi e giardini.

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GLICINE

Nome botanico Famiglia


Wisteria sinensis Sweet Leguminosae

Portamento Arbusto rampicante, legnoso, che si attorciglia ad un sostegno e può raggiungere


l’altezza di 40 metri.

Foglie Composte da 7-13 foglioline, decidue, ovate-allungate od ovate-lanceolate,


acuminate, lunghe 4-8 centimetri.

Fiori Tipici delle papilionaceae, blu violetti, lunghi 2,5 centimetri, raccolti in numerosi
grappoli, fitti, lunghi fino a 30 centimetri, profumatissimi.
Fioritura: aprile.

Frutti Racchiusi in baccelli tipici della famiglia delle leguminose.

Origine Cina.

Utilizzo e note Decorativo, per realizzare pergolati e ornare le facciate dei palazzi.

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163
epoca di
ELENCO DELLE SPECIE ARBOREE (IN ORDINE ALFABETICO PER NOME BOTANICO)

nome botanico nome comune pag


fioritura
Abies nordmanniana Abete del Caucaso IV-V 25
Acer negundo Acero americano IV 27
Acer platanoides Acero riccio IV-V 29
Acer pseudoplatanus Acero di monte IV-VI 31
Acer saccharinum Acero argentato II-III 33
Aesculus hippocastanum Ippocastano IV-V 35
Ailanthus altissima Ailanto V-VI 37
Calocedrus decurrens Cipresso della California III-IV 39
Carpinus betulus Carpino bianco II-IV 41
Cedrus deodara Cedro dell’Himalaya IX-XI 43
Cedrus libani Cedro del Libano IX-XI 45
Celtis australis Bagolaro IV 47
Celtis occidentalis Bagolaro occidentale IV-V 49
Cercis siliquastrum Albero di Giuda III-IV 51
Chamaecyparis lawsoniana Cipresso di Lawson III-IV 53
Fagus sylvatica Faggio IV-V 55
Fraxinus excelsior Frassino III-IV 57
Ginkgo biloba Ginkgo IV 59
Gleditsia triacanthos Spino di Giuda V-VI 61
Ilex aquifolium Agrifoglio IV-V 63
Juglans regia Noce IV-V 65
Liriodendron tulipifera Liriodendron V-VI 67
Magnolia grandiflora Magnolia V-IX 69
Morus alba Gelso IV-V 71
Paulownia tomentosa Paulonia V 73
Picea abies sin. Abies excelsa Abete rosso V-VI 75
Picea pungens Abete delle Montagne Rocciose III-VII 77
Pinus nigra Pino nero IV-VI 79
Pinus wallichiana Pino dell’Himalaya V-VI 81
Platanus x hybrida Platano IV-V 83
Populus nigra Pioppo nero III 85
Populus x canadensis Pioppo ibrido III-IV 87
Prunus avium Ciliegio selvatico IV-V 89
Prunus cerasifera Mirabolano – Ciliegio - Susino III-IV 91
Prunus padus Pado V 93
Pseudotsuga menziesii Abete di Douglas V-VI 95
Quercus coccinea Quercia scarlatta V-VI 97
Quercus robur Farnia IV-V 99
Quercus rubra Quercia rossa IV-V 101
Robinia pseudoacacia Robinia V-VI 103
Sophora japonica Sofora VI-VII 105
Tamarix gallica Tamerice V-VI 107
Taxus baccata Tasso I-IV 109
Tilia platyphyllos Tiglio dalle foglie grandi V-VI 111
Ulmus carpinifolia sin. Ulmus minor Olmo comune III 113

164
epoca di

ELENCO DELLE SPECIE ARBOREE (IN ORDINE ALFABETICO PER NOME COMUNE)
nome comune nome botanico pag
fioritura
Abete del Caucaso Abies nordmanniana IV-V 25
Abete delle Montagne Rocciose Picea pungens III-VII 77
Abete di Douglas Pseudotsuga menziesii V-VI 95
Abete rosso Picea abies sin. Abies excelsa V-VI 75
Acero americano Acer negundo IV 27
Acero argentato Acer saccharinum II-III 33
Acero di monte Acer pseudoplatanus IV-VI 31
Acero riccio Acer platanoides IV-V 29
Agrifoglio Ilex aquifolium IV-V 63
Ailanto Ailanthus altissima V-VI 37
Albero dei tulipani Liriodendron tulipifera V-VI 67
Albero di Giuda Cercis siliquastrum III-IV 51
Bagolaro Celtis australis IV 47
Bagolaro occidentale Celtis occidentalis IV-V 49
Carpino bianco Carpinus betulus II-IV 41
Cedro del Libano Cedrus libani IX-XI 45
Cedro dell’Himalaya Cedrus deodara IX-XI 43
Ciliegio selvatico Prunus avium IV-V 89
Cipresso della California Calocedrus decurrens III-IV 39
Cipresso di Lawson Chamaecyparis lawsoniana III-IV 53
Faggio Fagus sylvatica IV-V 55
Farnia Quercus robur IV-V 99
Frassino Fraxinus excelsior III-IV 57
Gelso Morus alba IV-V 71
Ginkgo Ginkgo biloba IV 59
Ippocastano Aesculus hippocastanum IV-V 35
Liriodendron Liriodendron tulipifera V-VI 67
Magnolia Magnolia grandiflora V-IX 69
Mirabolano – Ciliegio - Susino Prunus cerasifera III-IV 91
Noce Juglans regia IV-V 65
Olmo comune Ulmus carpinifolia sin. Ulmus minor III 113
Pado Prunus padus V 93
Paulonia Paulownia tomentosa V 73
Pino dell’Himalaya Pinus wallichiana V-VI 81
Pino nero Pinus nigra IV-VI 79
Pioppo ibrido Populus x canadensis III-IV 87
Pioppo nero Populus nigra III 85
Platano Platanus x hybrida IV-V 83
Quercia rossa Quercus rubra IV-V 101
Quercia scarlatta Quercus coccinea V-VI 97
Robinia Robinia pseudoacacia V-VI 103
Sofora Sophora japonica VI-VII 105
Spino di Giuda Gleditsia triacanthos V-VI 61
Tamerice Tamarix gallica V-VI 107
Tasso Taxus baccata I-IV 109
Tiglio dalle foglie grandi Tilia platyphyllos V-VI 111

165
epoca di
nome botanico nome comune pag
fioritura
Berberis vulgaris Crespino V 115
ELENCO DELLE SPECIE ARBUSTIVE (IN ORDINE ALFABETICO PER NOME BOTANICO)

Buxus sempervirens Bosso IV-V 117


Chimonanthus praecox Calicanto d’inverno I-II 119
Cornus sanguinea Sanguinella V-VI 121
Corylus avellana Nocciolo II-III 123
Crataegus monogyna Biancospino IV-V 125
Deutzia scabra Deutzia scabra VI-VII 127
Forsythia viridissima Forsizia II-III 129
Hibiscus syriacus Ibisco VI-X 131
Hydrangea macrophylla Ortensia VI-X 133
Jasminum spp. Gelsomino XII,III,VIII 135
Lagerstroemia indica Lagerstroemia VII-VIII 137
Ligustrum japonicum Ligustro giapponese VII-VIII 139
Ligustrum lucidum Ligustro lucido VII-VIII 141
Ligustrum vulgare Ligustro V-VI 143
Nerium oleander Oleandro VI-IX 145
Philadelphus coronarius Fiori d’angiolo V-VI 147
Photinia serrulata Fotinia IV 149
Pittosporum tobira Pittosforo III-V 151
Punica granatum Melograno VI-VII 153
Rosa spp. Rosa antica V-X 155
Spiraea x arguta Spirea arguta III-IV 157
Spiraea japonica Spirea japonica VI-VII 159
Syringa vulgaris Serenella IV 161
Wisteria sinensis Glicine IV 163

166
epoca di

ELENCO DELLE SPECIE ARBUSTIVE (IN ORDINE ALFABETICO PER NOME COMUNE)
nome comune nome botanico pag
fioritura
Biancospino Crataegus monogyna IV-V 125
Bosso Buxus sempervirens IV-V 117
Calicanto d’inverno Chimonanthus praecox I-II 119
Crespino Berberis vulgaris V 115
Deutzia scabra Deutzia scabra VI-VII 127
Fiori d’angiolo Philadelphus coronarius V-VI 147
Forsizia Forsythia viridissima II-III 129
Fotinia Photinia serrulata IV 149
Gelsomino Jasminum spp. XII, III, VIII 135
Glicine Wisteria sinensis IV 163
Ibisco Hibiscus syriacus VI-X 131
Lagerstroemia Lagerstroemia indica VII-VIII 137
Ligustro giapponese Ligustrum japonicum VII-VIII 139
Ligustro Ligustrum vulgare V-VI 143
Ligustro lucido Ligustrum lucidum VII-VIII 141
Melograno Punica granatum VI-VII 153
Nocciolo Corylus avellana II-III 123
Oleandro Nerium oleander VI-IX 145
Ortensia Hydrangea macrophylla VI-X 133
Pittosforo Pittosporum tobira III-V 151
Rosa antica Rosa spp. V-X 155
Sanguinella Cornus sanguinea V-VI 121
Serenella Syringa vulgaris IV 161
Spirea arguta Spiraea x arguta III-IV 157
Spirea japonica Spiraea japonica VI-VII 159

167
168
GLOSSARIO

Aghifoglie
Si dice delle piante le cui foglie hanno la forma di ago, come nelle conifere.

Alterni
Si dice di organi, rami o foglie che si inseriscono sul fusto alternativamente.

Amento
Detto anche gattino, è un’infiorescenza con asse allungato a forma di spiga pendula, costituita da fiori unisessuali.

Appressate
Di foglie che crescono quasi parallele al fusto aderendo per quasi tutta la loro lunghezza.

Arillo
Falso frutto formatosi dalla proliferazione dei tessuti ovulari che avvolgono parzialmente o totalmente il seme, tipico quello
del tasso.

Bacca
Frutto carnoso che avvolge più semi. Sono bacche il frutto del mirtillo, uva, ribes. Variante più voluminosa della bacca è il
peponide, della zucca, cetriolo, melone, cocomero.

Brattea
Foglia modificata che accompagna fiori o infiorescenza con funzioni protettive.

Chioma
L’insieme dei rami e delle foglie di un albero.

Corimbo
Inflorescenza ombrelliforme con peduncoli fiorali di diversa lunghezza, ma tutti terminanti allo stesso livello.

Corteccia
S'intende l'insieme dei tessuti periferici deputati al trasporto della linfa.

Costoluto
Riferito prevalentemente al carpino adulto che presenta delle accentuate prominenze del tronco che partono dalla base e
proseguano lungo il dorso fino all’inizio della ramificazione, che assomigliano a “canne d’organo”.

Cultivar
Termine con cui si indicano le varietà coltivate di una specie botanica, dall’inglese Cultivated variety.

Deciduo
Termine usato per le foglie che cadono in autunno ed è sinonimo di caducifoglia ed il contrario di sempreverde.

Decombente
Di ramo che reclina o si adagia sul terreno.

Decussate (incrociate a forma di X)


Due foglie opposte che formano croce con il paio precedente e seguente.

Dioico
Detto di pianta i cui fiori maschili e femminili sono portati su due diversi alberi.

Drupa
Frutto che ha il seme racchiuso in un nocciolo legnoso, a sua volta contenuto in una parte carnosa e da una buccia esterna.
Sono drupe il frutto del ciliegio, pesca e albicocca

169
Ermafrodito
Detto anche bisessuale di fiore che porta sia gli organi maschili che femminili.

Fastigiato
Portamento di un albero eretto con rami diretti verso l'alto e addossati al tronco.

Latifoglie
S’intendono tutte le piante che hanno lamina della foglia più o meno espansa.

Monoico
Si riferisce alla pianta che porta sullo stesso individuo sia i fiori maschili che femminili.

Nervature
Fasci vascolari, evidenti nelle pagine inferiori delle foglie, con la funzione di trasporto della linfa grezza e di quella elaborata,
oltre ad avere funzione di sostegno per la foglia stessa.

Petali
Foglie modificate di svariati colori che costituiscono la corolla del fiore e che hanno funzione vessillifera essenziale quando
l’impollinazione avviene per mezzo degli insetti. A fecondazione avvenuta i petali avvizziscono e cadono.

Pigna
O strobilo è l’infruttescenza delle conifere.

Pollonante
Pianta che forma alla base del fusto i polloni.

Pollone
Ramo che si forma alla base del tronco di un albero.

Portamento
Aspetto tipico assunto da una pianta o da un arbusto una volta completato lo sviluppo.

Racemo
Infiorescenza costituita da un asse allungato sul quale si inseriscono fiori peduncolati a formare un grappolo.

Sarmentosa
Detto di pianta arbustiva, fornita di rami lunghi, flessibili e ricadenti, detti sarmenti.

Scorza
Strato di tessuti morti che costituisce il rivestimento esterno della corteccia.

Sempreverde
Detto di pianta che mantiene le foglie per più di un anno.

Sepali
Foglie che si sono trasformate in calice del fiore e possono essere saldati tra loro alla base o completamente liberi. Sono
generalmente verdi, ma possono assumere anche variazioni colorate.

Spp.
Specie plurime

Squama
È una foglia che ha subito una metamorfosi e che può avvolge a scopo protettivo le gemme o i frutti.

Stipola
Piccola struttura simile ad una fogliolina, spesso accoppiata, portata alla base del picciolo.

Tepali
Nome col quale si designa l’insieme dei petali e sepali.

Unisessuale
È il fiore o l’infiorescenza con solo elementi riproduttivi femminile o maschili

170
BIBLIOGRAFIA

Per le schede botaniche

 Giorgio Ceffali, Felice Raposso; Gli alberi di MIlano, edito in proprio, 2006
 Allen J. Coombes, Guarda e scopri. Alberi, Fabbri, Milano, 1995
 Antonio Testi, Nuovo atlante degli alberi d’Italia, Demetra, Milano, 2000
 Eliana Ferioli, Atlante degli alberi d’Italia, Giorgio Mondadori, Milano, 1989

Per impieghi ed usi medicinali

 Andrew Chevallier; Enciclopedia delle piante medicinali, Idea Libri, 1997


 Marzio Pedretti, Chimica e farmacologia delle piante medicinali,
Erboristeria Domani Libri Milano
 G. Penso, Piante medicinali nella terapia medica. Formulario pratico per medici e farmacisti
Organizzazione Editoriale Medico-Farmaceutica
 Michel Pierre-Francoise, Ginkgo biloba. L’arbre qui a vaincu le temps. L’Art du vivant.
Editions du Félin
 Jean Valnet, Cura delle malattie con le piante, Giunti Martello Editore
 Merck Sharp & Dohme, Manuale Merck di diagnosi e terapia, Stampa Medica Milano, 1990
 G. De Maria, Le nostre erbe e piante medicinali, Fratelli Melita, 1988
 N.D. Sapeika, Farmacologia e tossicologia degli alimenti, Tamburini Editore

171
172
INDICE

LA STORIA pag. 9
a cura di Renata Marotta

IL PARCO DELLE FARFALLE pag. 17


a cura Associazione “La Città del Sole, Amici del Parco Trotter”

PREFAZIONE ALLE SCHEDE BOTANICHE pag. 21


a cura di Paolo Laboranti

SCHEDE BOTANICHE pag. 25

ELENCHI DELLE SPECIE ARBOREE E ARBUSTIVE pag.164

GLOSSARIO pag.169

BIBLIOGRAFIA pag.171

173
174
Della stessa collana:

1.
Parco Sempione
Alla scoperta degli alberi, due percorsi
1° edizione Dicembre 2003
2° edizione Aprile 2004

2.
Villa Reale
Un giardino da esplorare
1° edizione Giugno 2004

3.
Parco Lambro
Un parco da vivere
1° edizione Dicembre 2004

4.
Giardino della Guastalla
L’antica magia delle piante
1° edizione Ottobre 2005

5.
Parco Sempione
Un giardino botanico nel centro di Milano
1° edizione Aprile 2007

6.
Parco Solari – Don Giussani
Un giardino da vivere
1° edizione Gennaio 2008

175
Dispensa realizzata in proprio, non in vendita, ad uso esclusivo delle GEV come ausilio per lo
svolgimento del servizio di educazione ambientale.

Foto di: Paolo Laboranti, Giorgio Paltrinieri, Luisa Tinelli


©2009 Comune di Milano – Consiglio di Zona 2

Prima Edizione: Gennaio 2009

176
Consiglio di Zona 2 Percorso botanico a cura di Giovanni Crespi, Giorgio Paltrinieri, Giuseppe Salvini
Servizio di Vigilanza Ecologica Volontaria Renata Marotta
Presidente Commissione Verde e Identità
Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde
Christian Giana Luca Lepore
Arredo, Decoro Urbano e Verde Responsabile Presidente
Servizio di Vigilanza Ecologica Volontaria Consiglio di Zona 2
Il verde storico in periferia
Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde e le Guardie Ecologiche Volontarie del Comune di Milano
Parco Trotter Brochure realizzata del Consiglio di Zona 2 in collaborazione con il
e.mail: aduv.gev2@comune.milano.it (direzione Sesto S.G.)
Tel. 02.2619755 - fax 02.26895265 MM2 Loreto indi Mm1
Via Giacosa, 46 - 20127 Milano (Viale Monza, Via Rovereto)
Gruppo 2 - Guardie Ecologiche Volontarie del Comune di Milano MM1 Rovereto
Come si raggiunge
e.mail: aduv.gev@comune.milano.it
tel. 02.884.64.456 - fax 02.884.64.467 Via Padova, 69 - 20127 Milano
Via S.Pellico, 8 - 20121 Milano Via Giacosa, 46 - 20127 Milano
A cura delle Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) del Comune di Milano
Visite guidate (gratuite) Parco Trotter
Il Parco Trotter, circondato da un alto muro storico, che all'esterno dell'ellisse furono inseriti alcuni alberi di Il sistema vegetale ha comunque una grande forza Renata Marotta
ne nasconde la vista dall'esterno, non era mai stato, tiglio. Negli anni seguenti si continuò ad ampliare il ambientale con il volume del suo verde, che è dieci volte
come altri giardini milanesi, luogo aperto al pubblico. patrimonio arboreo del Parco, prestando sempre molta superiore a quello dell'area edificata e ha ben superato
Probabilmente questa sua unicità e segretezza, con la attenzione alle necessità della Casa del Sole. le incurie degli anni e ha grandi possibilità di recupero
sua funzione educativa alla natura per i ragazzi, ha con interventi mirati di ripristino, diradamento, nuove
salvaguardato il patrimonio arboreo e le sue essenze. Nel 1969 l'apertura del Trotter ai cittadini del quartiere piantumazioni.
e a tutti i milanesi ha permesso di far conoscere e
Attualmente nel Parco vi sono 387 arbusti e 1093 alberi valorizzare a pieno, accentuandone la preziosità, Il disegno complessivo del Parco dunque è frutto della
che comprendono 63 specie arboree, tra cui 18 questa oasi di verde inserita in un contesto urbano stratificazione di vari interventi. Quello originale
sempreverdi, che offrono il loro manto verde anche densamente costruito. dell'ippodromo era costituito da filari di platani sul lato
durante la stagione invernale. ovest, da un doppio filare di ippocastani ad arco sul lato
Non tutte le piante e le essenze esistenti nel Parco sono nord, da gruppi di tigli e platani a protezione delle stalle
La prima fase della piantumazione risale ai primi anni originarie della zona in cui sono state piantate, alcune e dal filare di sofore lungo la pista. Quello legato ad
del secolo scorso, quando era limitata all'esterno sono originarie della Cina e del Giappone come interventi che nel corso del tempo hanno modificato il
dell'anello del Trotter. Piante di notevoli dimensioni l'ailanto, il ginco, l'albero di Giuda, altre dell'America parterre con piantumazioni che hanno invaso gli spazi
erano, dunque, già presenti all'apertura del del Nord come la quercia rossa ed il platano. Gli alberi di liberi a prato. Infine quello dell'incuria che ha in parte
galoppatoio e sicuramente era presente il filare delle provenienza da aree con caratteristiche ambientali compromesso la qualità dei decori arbustivi, sostituiti da
robinie vicino alla ferrovia. Altre piantumazioni sono diverse da quelle milanesi hanno sempre avuto pavimentazioni in cemento e da attrezzature poco
state effettuate con la realizzazione dell'ippodromo, problemi di crescita e di salute, dovendo affrontare congruenti con l'insieme del luogo.
come il filare degli ippocastani, che portava alle condizioni climatiche non favorevoli e vivere in un
scuderie, cedri e tigli, che offrivano la loro ombra alle ambiente inquinato come quello della città. Il Parco Trotter è sicuramente molto conosciuto e
tribune. Tra il galoppatoio e le scuderie si trovavano altri frequentato dai cittadini milanesi residenti tra viale
gruppi di tigli, platani e ippocastani e la grande quercia, La prima impressione, entrando nel Parco, è Monza e via Padova. Molti tuttavia non sanno che anche
l'albero simbolo del parco con la sua folta e grande sicuramente positiva per il visitatore, in quanto i viali nella periferia est della città si può ammirare un parco
chioma. fittamente alberati e le ricche fioriture offrono una con un patrimonio arboreo importante, che offre
sensazione di frescura e di relax. ospitalità e riposo all'ombra dei suoi alberi secolari e che
Durante l'insediamento della scuola venne ampliata la ogni stagione si colora puntualmente ,seguendo i ritmi
piantumazione con filari di sofore e un doppio filare di Purtroppo l'occhio esperto dei botanici rileva, della natura.
platani, che serviva da separazione tra la zona delle osservando con attenzione le piante, una serie di
ragazze e la parte riservata ai maschi. Verso l'ingresso e sofferenze: alcuni rami secchi, foglie ingiallite e
Percorso botanico
N
27 M
1 Ligustrum lucidum*
26 2 Fraxinus excelsior

V
Q
3 Fagus sylvatica 'Purpurea'

I
25 28

A
E 29 4 Jasminum nudiflorum*
N S

P
U 30 5 Cercis siliquastrum

A
Padiglione
O M
24 Gabelli 31 6 Cedrus deodara

D
35
7 Tilia platiphyllos

O
V
33

V
34 8 Hibiscus syriacus*
S.

A
C 32 9 Photinia serrulata*
S

H INGRESSO
23 I VIA PADOVA, 69
10 Platanus acerifolia
.

Padiglione
F F

Quaroni C Z 11 Aesculus hippocastanum


A 21 12 Acer platanoides
Padiglione 36
20 Grioli
13 Ulmus carpinifolia
37 14 Prunus cerasifera 'Pissardii'
22 O 15 Ligustrum japonicum*
38
G 16 Magnolia grandiflora
B 17 Cedrus libani
18 Calocedrus decurrens
39 L C 19 Syringa vulgaris*
19
Padiglione 20 Morus alba
18 Tommaseo 21 Berberis vulgaris*
C Padiglione
16 Grazioli 22 Taxus baccata
B 15 13 12 23 Deutzia spp.*
ex 17 Padiglione 42
Biblioteca Arquati 24 Fagus sylvatica 'Pendula'
43 25 Paulownia tomentosa
B 14 40
26 Pseudotsuga menziesii
Padiglione T 41 44 27 Lagerstroemia indica
Bongiovanni
28 Corylus avellana*
P 45 29 Quercus rubra
11 F Padiglione
48 30 Prunus laurocerasus*
Martini
A Direzione-Segreteria-Sala Medica 31 Wisteria sinensis*
49
B Scuola Media D 32 Acer negundo
C Scuola Elementare 33 Ginkgo biloba
50 34 Sophora japonica
D Scuola Materna
E Tempo per le Famiglie 35 Nerium oleander*
10 D
F Direzione e segreteria Scuola Materna Padiglione Tarra 36 Calycanthus praecox*
G Teatrino 51 47 37 Pinus nigra
46
E 38 Celtis occidentalis
H Stanza delle scoperte 9 D
I Custodia ingressi Padiglione 39 Celtis australis
7 Lambruschini
J Guardie Ecologiche 40 Juglans regia
K ex Acqua Potabile 8 41 Populus nigra
L ex Piscina C 42 Carpinus betulus
6
A 43 Picea pungens
M ex Convitto
C O S
N ex Chiesetta del Parco A 44 Philadelphus virginalis*
Padiglione
A G I
5 2 52 45 Punica granatum*
O ex Fattoria Da Feltre
3 1 K V I
P ex Solarium 4 46 Picea abies
Q ex Frutteto J 47 Pittosporum tobira*
R L’Italia in miniatura INGRESSO 48 Liriodendron tulipifera
VIA GIACOSA, 46 49 Thuja occidentalis
S Laghetto I
T Cucine 50 Quercus robur
U Orto 51 Tamarix gallica
V Farfallario 52 Ailanthus altissima
Z Associazione “La Città del Sole-Amici del Parco Trotter” * specie arbustive

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