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Il potere delle particelle

Le particelle, o marcatori, sono una parte importante del coreano, senza di essi non
si capirebbe nulla (anche se nel parlato vengono spesso omessi, ma e’ comprensibile
visto che nel parlato il contesto puo’ aiutarti a capire):

Io
저 친구 식당 먹었어요 Ho mangiato

Amico Ristorante

Io cosa? Che c’entra l’amico? E il ristorante? Che ho mangiato? Messa in questi


termini la frase non ha minimamente senso.
Analizziamo cosa succede se aggiungiamo i marcatori:

저는 친구하고 식당에서 먹었어요


Azione
compiuta
Cosa?

Con chi? Dove?

Io cosa? Ho mangiato.
Dove? Al ristorante.
Con chi? Con il mio amico.
Io ho mangiato al ristorante con il mio amico… ora si che ha senso!
Da questi due esempi emerge un’altra importante caratteristica dei marcatori, ossia
che vengono attaccati alla fine della parola che devono evidenziare, per questo
motivo alcuni libri le chiamano anche posposizioni.
Queste parti del discorso cosi’ importanti non possono essere scambiate a piacere
o usate a naso:

저는 친구를 식당에서 먹었어요


Azione
compiuta
Argomento

Luogo
Oggetto
dell’evento

In questo esempio abbiamo usato i marcatori d’argomento, oggetto e luogo


dell’evento, per cui, analizzando la frase io sono l’argomento, l’amico e’ l’oggetto su
cui si compie l’azione, il ristorante e’ il luogo in cui accade l’azione e “ho mangiato”,
il verbo, e’ l’azione compiuta. Traduzione logica: Io ho mangiato il mio amico al
ristorante.
Questa frase a senso solo se chi la pronuncia e’ un cannibale, ma anche in quel
caso perche’ dovrebbe mangiarsi l’amico?
Altro esempio:

저는 친구에서 식당을 먹었어요


Azione
Argomento compiuta

Luogo
dell’evento Oggetto
Argomento io, luogo dell’evento l’amico, oggetto il ristorante e azione compiuta “ho
mangiato”, di conseguenza la frase e’: Io ho mangiato il ristorante dall’amico.
Vorrei proprio vedere come fa!
Come avete potuto vedere cambiando i marcatori il significato della frase cambia,
per cui e’ importante capire come, quando e perche’ ognuno di essi va usato e
tenere ben a mente quello che si vuol dire.
Dagli esempi fatti si puo’ facilmente dedurre che la cosa che piu’ vicina ai
marcatori coreani che abbiamo in italiano sono articoli e preposizioni (che vengono
messi prima della parola), con cui frequentemente li traduciamo, ma attenzione:
spesso non e’ possibile tradurre la funzione del marcatore coreano visto che per
noi italiani e’ sott’intesa.

Il marcatore del soggetto: 이/가

Questa particella mette in evidenza una parte della frase che spesso corrisponde
al soggetto, per questo viene definito “del soggetto”, ma non viene usato solo per
indicare il soggetto, viene usato anche per descrivere qualcosa o lo stato di
qualcosa.

Se la parola finisce in consonante si usa 이, se finisce in vocale 가.


Di fatto, per distinguerlo piu’ facilmente si puo’ dire che viene usato per
descrivere:

1. 버섯이 맛있다. I funghi sono deliziosi.

2. 케이크가 달다. La torta e’ dolce.

3. 차가 비싸다. La macchina e’ costosa.

4. 엄마가 갔어 C’e’ andata mamma/Sono andato da mamma.

Tutte queste frasi descrivono qualcosa: il sapore del cibo, un’azione o il prezzo di
qualcosa.
Potevano avere caratteristiche diverse, ma hanno quelle che vedo e sento.

Il marcatore dell’argomento: 은/는

Questa particella mette in evidenza una parte della frase: l’argomento di cui si
parla.
Come per il marcatore del soggetto questa non e’ la sua unica funzione, viene
usato per introdurre se stessi o per comparare qualcosa ad un’altra mettendone
in evidenza una determinata caratteristica.

Quando la parola finisce con vocale si usa 는, quando finisce in consonante 은.


Di fatto, per distinguere piu’ facilmente questo marcatore, si puo’ dire che mette
in evidenza una caratteristica specifica:

1. 저는 미국 사람입니다. Sono Americano.

2. 한국어는 어렵다. Il coreano e’ difficile.

3. 선생님은 똑똑하다. L’insegnante e’ intelligente.

4. 지금은 뭐 할 거예요? Cosa farai ora?

La prima frase e’ un’introduzione di se stessi, ma si potrebbe benissimo dire che si


mette in evidenza la caratteristica che sono americano, oppure che l’insegnante ha
l’intelligenza che lo distingue (magari dal resto degli insegnanti) come avviene nella
terza frase. Nella seconda e quarta frase, abbiamo una vera e propria
comparazione: il coreano e’ difficile rispetto alle altre lingue che magari conosco o
di cui ho sentito parlare o rispetto alle lingue occidentali perche’ e’ diversa da
esse oppure ora in contrapposizione al resto del tempo che hai avuto prima.

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Non bisogna usare 은/는 due volte nella stessa frase, se ritieni di averne bisogno

due volte allora il secondo marcatore sara’, con tutta probabilita’, 이/가:
Mia caratteristica,

저는 차가 없어요.
A differenza di
ma anche descrizione
altri o tua
del mio stato: non la
ho anche se potrei
averla
Io non ho la macchina
Marcatore dell’oggetto: 을/를
Per questo marcatore, piu’ degli altri, e’ praticamente impossibile tradurne la
funzione in italiano perche’ noi, il complemento oggetto, lo deduciamo.
Infatti, questa particella, mette in evidenza l’oggetto della frase e risponde alla
domanda “cosa?”.
Viene usato quando si compie un’azione su qualcosa e quel qualcosa viene marcato

con 을 se la parola finisce in consonante e 를 se termina in vocale:

1. 차를 사다. Comprare una macchina.

2. 김밥을 먹다. Mangiare il kimbap.

3. 주스를 마시다. Bere del succo.

4. 영어를 하다. Parlare l’inglese.

5. 엄마를 사랑하다. Amare la mamma.

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