Sei sulla pagina 1di 112
Anno IX. ATENE & ROMA BULLETTINO DELLA SOCIETA ITALIANA PER LA DIFFUSIONE E L'INCORAGGIAMENTO DEGLI STUDI CLASSICI Gennaio-Febbraio 1906. N. 85-86. DIRERIONT Abbonamento annuale Firenze — 2, Plazza San Marco N. Hesta, ai letori 1 Plinio @ Savino? ee 3 Y. Ron 1, Dalla Giovanna, Ancora P'usignolo 6 [a Diresione, Postlla ai duo precedent) articat ° F. Romani, Sull ttiade : n Un fascicolo sepacato SOMMARIO AMOONISTRAZIONE Viale Principe Eugenio 27-A, Firenze G. Porreri, 1 Sordomuss api’ Antiohith % L, Cantarelli, Gli gerii vari di Teodor Momsen & Hilenco genrale dei Sock Bt Conteresze florentine e romane Notre 2 AI LETTORI | T/Alene ¢ Roma in questi ultimi tre anni, pit che al comitato direttivo indicato in calee ai singoli fascicoli, fu affidata all’opera illuminata e indefessa di Ermenegildo Pi. stelli, Ora questi ha dovute, bench’ con suo dispiacere, indursi 2 pregare i colleghi | di esonerarlo dalle cure e fatiche della re- dazione; e i soi argomenti sono stati cosi | yalidi che il Consiglio della SocietA non ha potnto non accogliere la sua domanda, In | pari tempo Ia diresione del giornale & stata affidata a me, che gid facevo parte del co- mitato direttive suddetto. Nell’accettare, provvisoriamente, il deli- «ato uificio, non ho traseurato di rendermi | conto di tutte Ie difficoltit dell’ impresa e | della responsabilita che mi addossavo di fronte ai soci e al pubblico. Ma, bench? Jontano dal ritenermi Puomo pitt adatto a rispondere alle ginste esigenve di un tale utlicio, ho pensato che per un certo con- corso di circostanze favorevoli mi sia per- tmesso contare sulla concorde collaborazione | di molti, colleghi e scolari, giovani e non gio- vani. Se questa non & (6 yoglio sperare che non sia) ana vana illusione, non occ preocenparsi troppo di tutto il resto, Supe rata la diffleolt® principale, sad meno ma- lageyolo vincere le altre, Lavoratori insigni ha il nostro paese in ogni campo, ma troppo spesso mauea un’ intesa, noneh® un senti- | re Atene ¢ Toma IX, 85-86, mento di fratellanza fra loro, che, inyece, tendono in generale all’isolamento 0 alla discord LAtene ¢ Roma fin dalle sue oigini ba yo- luto essere un organo di diffusione della ent- tnra classica, ¢ un tramite pel quale la cerehia ristretia dei cultori delle discipline filologi- che © storiche applicate alla conoseenza del mondo antieo possa mettersi in comunicazione con quella assai pitt larga delle persone colte in genere, che al sapere per se stesso annet- tono pregio e, senza potersi dedicare di pro- posito a certi studi, amano esserne di tempo in tempo informati da quelli cho li coltivano. Questia linea fondamentale del nostro pro gramma non pnd nd deve esser mutate, Pint tosto nell’attuazione si cercherd con ogni eyitare i due opposti pericoli che no i divulgatori, siano conferenzieri ja superficialitA da un lato, Posen. cura di | rtd e In pesantezza dalPaltro. B si avr enra interessant e pitt generali ni troppo partieo- A pit agevolmente, che i soggetti pi si preferiseano alle ques lari @ minnie. Cid rius se il nostro giornale avra, come nel_presentes fascicolo, la collaborazione dei enltori delle letterature moderne, Se la separazione tra Ia filologia classica © la filologia. moderna pro. duce gravi inconyenienti nel mondo scola- stico © professionale, dove essa @ fino a un certo segno inevitabile ; diviene addivittura assurda nel mondo della cultura, la quale, come elemento vitale, anzi come vita, dello spirito, non tollera tali distinzioni © barriere, 85-86. 3 Axno IX. Chi non & nato « dalla queree o dalla rape » vive nei suoi brevi anni la vita dei sevoli, © senza useire dai confini della terra natin pud vivere la vita del mondo. In ogni campo delle letterature moderne si riflette il pen- siero e il genio di Atene e di Roma, Abbiamo dunque un campo comune, in cui possiamo gettare i semi per un fecondo studio della letteratura universule; studio che nel nostro paese & ancora poco o punto coltivato. Se il nostro giornale port fayo- rire questo movimento ¢ affratellare nel la- ‘voro i cultori del classicismo eon quelli di studi pitt o meno remoti, fark cosa certa- mente utile © nobile, ¢ in tutto conforme ai fini per i quali la nostra Soviet’ fu istituita, N. Festa. PLINIO 0 MARINO? Che a formare quella pagina dell’ Innocente dove il D’Annunzio deserive il canto del Vusignolo, abbia direttamente conforito, in- sieme coll’ impressione viva della realtd, un passo della Historia Naturalis citato dal prof. Vittorio Brugnola nel n.0 84 dell’Atene ¢ Roma, non mi pare probabile; tanto sono vaghe ed incerte le somiglianze fra i due testi, ivi sagacemente notate. Ma certo da quel passo muoye la pit minuta descrizione che del canto dellusignolo fosse stata fatta in poesia prima del D’Annunzio, Nella seconda delle Dicerie suere, pubbli- cate la prima volta nel 1614, il Marino se wera yalso, traducendolo quasi per intero letteralmente, per dir le lodi della « voce umana >; la quale « ora con ispirito « continoyato in lungo si trae, ora « con tortuoso si varia, ora con con « ciso si tronea; quando con delicati fal- « seggiamenti s’ammollisee, quando con certe © severe note vi distende; sposso da < monte a valle, a piombo 0 di salto o per « alquanti gradi o per tutta la seala de’ suo- ni si precipita, spesso dal basso al sommo « Wuna in altra consonanza s'estolle; quante « volte con gemina iterazione si copula, — N. 85-86, 4 « con improyyiso affondamento s’of- «fusea, con grazioso passaggio si ripi- «glia! quante con riposato sospiro s*ar « resta! quante prima che del tutto s’attolli, « s'interrompe ¢ finisee! quante in un punto « svanisee ¢ vola! talora spessa va ser- « pendo, talora estennata va declinand < qui languida ¢ fioea, cold gagliarda © so- « stenuta, cold tarda e restla, qui fuggitiva « @ veloce, altroye acuta e soitile, subli- «me mezzana e bassa ». Nell’Adone poi (1623), dov’d la deserizione eni alludo, restitm) la lode al canto dell’usignolo, ¢ re- strinse Ja non vana onda di parole in un’ot tava (VII, 33), che conserva anche il pli- niano « seenm ipse murmurat, plenus, gra- vis », diluito nella prosa delle Diverie: Udir musico mostro, oh meraviglia!, Che sfode 1, ma si diseerne appena, Come or tronea Ia voce, ox la ripigtia, Or Ja ferma, or ln toreey of seoma oF piena, Or In mormora grave, or Vaswottighia. Or fa di dolei groppi ampia catena, E sompre, 0 se la sparge 0 se Paceoglie, Con ognal melodia Ia lega e scioglie '). ‘Mx non pago di questo, i poeta napole- iano seguitd, rappresentando in una bella ed efficace analisi quel canto, che seduceva Ta sua anima di voluttuoso contemplatore del mondo esterno: Oh che vexsose, oh che pietoso rime Laseivetto cantor compone ¢ detia! Pria flebilmente i suo lamento Poi rompe in un sospir tn canzonetta, | Im tanto mate or languido or sublime | Varia stil, panso aftrena o fnghe aitrotta, Ch'imita insiome e ’nsieme in Ini sammira Cotra, flauto, Into, organo e lira, Fa de Ia yola lustu ‘Valor ben Innga articoluta sealns Quinei quell’armonia che Paura n Ondoggiando por gradi in alto esa: E poi ch’alquanto si sostiene ¢ folee, Procipitosa a piombo alfin si ealn. | Alzando » pious gorga indi Io seopp Forma di trilli nn contrapunto doppio. } 4) Questa | sto a risoontro della prosa mari Riseontri tra VAdono © te Dicerie Save di G Palermo, 1905, pp. 16 sge. le due oftave aegnenti git farono po- jana da G. Scora, BM. Quis} che le somiglianze colla deserizione del D’Annnnzio sono evidenti. Gid il poeta antico discerne nel canto le battute: musieali, varie di stile e Wespressione, che il moderno distinguera poi con maggior tinezza osser- yazione e descrivera con si bella copia di pa- role, dimmagini e di ritmi. Quello nota un flebile Iamento, che si rompe in un sospiro © Seflonde « in tante mute or Jangnido or Sublime »; questo ode cos) la quarta battuta del canto: « Una terza pausa, I canto di- < venne clegiaco, si svolse in un tono mi- « nore, si addolel came im sospiro, si aftie- < yol} come un gemito, espresse la tristenza « di un amante solitario, un desio a «< uiattesa vana; gittd un richiamo finale, « improvyiso, acuto come wn grido @ango- « scia; si spense ». Bil D’Annunzio conti. nua: « Uwaltra pausa, pit grave. Si udi «allora un accento nuovo, che non pareva « useire dalla stessa gola, tanto era umile, « timido, flebile, tanto somigliava al pigolo « delli uccelli appena nati, al cinguettio « Muna passeretta; poi, con una volubilita « mnirabile, quell'accento ingenno si mutd in «una progressione di note sempre pitt ra- « pide che brillarono in volate di trilli, vi < brarono in gorgheggi nitidi, si piegarono «in passaggi arditissimi, sminuirono, cred « bero, attinsero le altezze soprane ». De- Serizione magnifica, della quale par bene di entire qualche lontano pr articolata scala », nello « scoppio a piena gorga », nel « doppio contrapunto di trilli » del Marino. Notate altres) « Pampia catena di dolei groppi > che fa nel suo canto Pusi znolo ammirato da Adono, e il concerto di Stromenti vari che il suo poeta avverte in quel canto; e ricordate ancora una yolta Pusignolo che dal salice di Villalilla canta all’idillio troppo tardé rinnovato di ‘Tullio & Giuliana: « Un tema di tre note, con un «< sentimento interrogativo, passd per una « catena di variazioni leggere, ripetendo la « piceola domanda cinque o sei volte, mo- « dulato come su un tenne flanto di canne st una fistula pastorale ». Dunque, ebbe presente il D’Annunzio, mentre quella pagina gli fioriva nella fanta- agio nella «lunga — N. 85-86, ia, le ottave del Marino? O un’ ineonsape- vole reminiseenza di veechie letture s’ insi nud spontanea nelVespiessione yerbale del suo fantasma? Risolvano il dubbio a lor pia cere i lettori, senza dimenticare perd che & forse altrettanto probabile una terza ipotesi, quella cio® che univa fonte della deserizione dannunziana sia stato esso stesso il eanto delPusignolo. B curioso in ogni modo che ambedue i poeti.e forse essi soli, lo abbiano Si minutamente analizzato e con una inne- gabile affinita di modi deseritto. I noyello impetuoso creatore W immagini fresche © vive non ha certo che fare col freddo distillatore @ immagini stantie per i lambiechi della lo- gica. Ma il Marino non @ tutto qui; quando non mira a stupire i lettori colla novita delle sue troyate, ma esprime, con Ia sincerita © Peftieacia d’un vero poota, il godimento che gli viene dalla realta osseryata serenamente sine ira et studio, allora egli rivela altre in- time disposizioni della sua anima. Soprat- tmtto per queste, il Marino fn, se non m’ in: ganno, avvicinato al D’Annunzio, e forse non cosi «a torto e a sproposito », come altri ha aifermato. Vittorio Rovsi. ANGORA L' USIGNOLO ” HB daeché sono su questo argomento, vo- glio aggiungore che il Marino, il quale si vantaya di-leggere cot rampino ¢ di tirare al suo proposito cid che trovara di buono, non yeramente nella citata deserizione, ma piut tosto nella gara tra Pusignolo © Mercurio, che tien dietro alla deserizione, ha imitato, Philomelac ta Famiano a De Bello anzi pirateggiato la Concertatio ae Citharoedi del gesuita secer Strada), pitt noto per Ta sua stor Belgico. E pare che questi ginochi ingegno + 4) Da questo articolo favoritoci dal prof. Della Gio- vanna abbiamo tolto Ia prima parte dove anoh’egli istituiva il confronto tra i D'Annunsio ed fl Marino, *) Protusiones ete., lib. II, prol. VI, acend. 1, — MANGO. Le fonti dtt'Adone, pag. 12

Potrebbero piacerti anche