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_ Avvo IX. Agosto- Settembre 1906. ATENE & BULLEPTINO DELLA ROMA SOOIETA ITALIANA PER LA DIFFUSIONE E L'INCORAGGIAMENTO DEGLI STUDI CLASsICr Sedo contrale: FIRENZE, Piazza S. Marco, 2 Direzione del Bullttino Floma — Via Luciano Manars Abbonamento annuale 43 Un fascicolo separate . ] aaa ees Amministrazione v1 = | viate Principe Eugenio 27-A, Firenze == SoMMARIO A. Romi, Giovenale 6 VAriosto | 5X. Teraagh, Terea madre 28 1. Curcio, Figaro © paesaaei nelle Bucoliche di Vorgiio | 228 | E. Fone M, Fuocht, A propostodelia Scuola unica, |. 212 6, Ost, "Virgo « Melboo 246 | Roososioni: A, Bandsilatt, Saint Pautin, (A. Rows). . 277 © ParbagalioIpresst et geani nelle Tolonaiensooenlo Notise ee ah Ts ators scopert papitolopiche - ast | Atti dalla Soeietn — Necrstoais as GIOVENALE E LIAR | malvagia femmina ariostesca che non po- A LOSTO teva essere rappresentata con vivacitd pit ase schietta e pit piena nel suo falso dolore. aa (A Dos ext nsroria, lites, secondo Ovidio(A.an., TL Orlando Furioso di Ludovieo Ariosto i . presenta, qua e 1a, delle somiglianze con le Satire di Se anche qualehe coineidenza di pensiero | e di espressione & puramente fortuita, non % punto strano che l’Ariosto abbia in realta yolnto imitare il poeta di Aquino come gli altri pooti Iatini. Gli erano tanto familiari tutti quanti che, pur senza proporselo per fine, sia di frequente all’ uno o alPaltvo, non rinunziando tutt: quella padronanza della forma che To ren. deya originale persino nell’ imitazione. Quando si legge che Gabrina (XXT, tiovenale. nava, in mai a a di lagrime, tutte le sue voglie, Un nembo che dagli occhi al sen le piove, Si corre col pensiero alla donna di Giove- nale che, sinulando affanni, piange Uderibus | semper lacrimis semperque pavatis In statione sua’ atque expectantitns illam Quo éubeat ma- hare modo (V1, 273-275); qualeuno pnd an- luerimae che seor- gino (prositivai) a Gellia in un epigramma di Marviale (1, 34); ma quel nembo che piove daglé oochi al sen forma pitt specialmente e Pili fortemente Ia nostra attenzione sulla | tone ¢ oma 1X, 92-93. che rammentave le juseae. II, 155); e, quasi syolgendo tal concetto, Gio- venale aveva scritto (VI, 268-269): Semper haliet lites aiternaque iurgia lectns In quo nupta iacet: minimum dormitur in illo, L?Ariosto, imitando da par suo: «., rito e Ia mogliera Sempr detti > (V, 2, 3-4). Vottava rarsi come wn’ illustrazione del detto di Plante « Nihil est mixerins quam couseius » (Most., LI, 1, 13), & pure in aperta correlazione con il famoso passo di Giovenale otti rimorsi degli + si sente il ma- garrir dingiuriosi 22a del ¢, XXI, se pud conside- animus hominis sopra gli strazianti e ininte empi (XILE, 192-198). ‘Al castore, qui se Bunuchum ipse facit, sono paragonati Catnllo (XII, 34-36) e Orlando Tt, 57): ed eyidente 1a deri zione dei versi italiani dai latini che non ¢ & bisogno altro che di questa semplic cavione per chi desideri fare il riseontro. « Che ad Iberina basti nn uomo solo? Ohibd! Le potrai pit facilmente strappar di bocca che si contenta di un oechio solo, — Unus Therinao vir sugicit? Ocius illud extor- quebis, wt hace oculo contenta sit uno » (VI, 08 indi” 53-54). EB l'Ariosto fa seusare a Giocondo la colpa della moglie, perch « Non era colpa 92-93. sua pit che del sesso Che dun solo uomo mai non contentosse » (XXVIII, 36) e fa dire ad Astolfo (il tutto il gran femmineo stuolo Una non & che stia contenta a un solo ». H del eon- « So ben eh’ in @un solo amore I’Ariosto stesso fa tentiar merito a quelle cortesi donne alle quali nel principio del c. XXIT domandava seusa di essere stato ardente nel biasimar Gabrina, Natura inchina al male; © viene a farsi Labito poi dificil Lo ayeya asserito unche il Boiardo (0. c. Hi, 19, 43): « pud star dal male ond? ® nutrito ». Ma prima dell’ Ariosto ¢ del Boiardo yenale:... Ad mores natura recurrit Damnu tos, fira ot mutari nescia (STI, 240). Mutari nescia si risente, con forma un po’ at- tenuata, in difficile @ mutarsi. Per la troppa etd nociva alla mente (XLIV, 46, 4), piuttosto che di un Inogo di Ovidio (Met., VI, 37-38), deve ’Aviosto essersi ram. mentato di Giovenale che, dese1 +. L’nomo malyagio fon si aveva s ritto Gio- ‘vendo i molti danni della vecehiaia, dice superiore ad ogni scapito nelPorganismo fisico la dementia (X, 232-233). Hi fl v. 244 della Sat, VITT (Roma patrem patriae Ciceronem libera divit) risuona nell’ ultimo della st. 95 del ¢, XLVI. Quanto alla contrapposizione dei corvi alle colombe (TIT, 11, 4), essa 2 cos) naturale e cosi comune anche nel fayellare ordin non si puo segnarne Porigine nel verso di Giovenale (I, 63): Dat veniam corvis, vexat censura columbas. Forse nient’ altro pass dalle Satire del- PAquinate nel poema dell’Ariosto. I poco rio che i notato come di certa fonte giovenalesca s’incontra introdotto con tanta opportunita © usato con tanto garbo che non si direbbe neppure tolto a prestito, parendo proprio ve- nuto fuori di getto. Augusto Romizi. we Be FIGURE E PAESAGGI NELLE BUCOLICHE DI VERGILIO Con aleune delle sue ecloghe Vergilio si provi nel bozzetto della vita eampestre, com- ponimento difficile a trattare con suc saro nella letteratura latina, Non ricerehiamo se il motivo della rarith di tale componi- mento stia nella difficolti di esso, 0 nel poco to che i romani ebbero dei campi negli wh tii tempi della Repubblica © durante Pim pero, Constatiamo il fatto che in tutto il pe- riodo repubblieano @ ricordato un solo serit: tore di idilli campestri, Sueius, di eni non abbiamo se non pochi v¢ Mucrobio (IIL, 18, 11) '); nel tempo di Augu sto, oltre ad alcune ecloghe di Vergilio, fn. ron seritti i due i capolavoro del genere quest’ ultimo © insu: perato in tutta Ia poesia latina; nel tempo di Adriano fior Settimio Sereno, autore di Opuserta vuratia, i eni frammenti non afi- dano che siano appartemuti a vere opere di axte®), Tutto sommato, tre autori conoseinti, e ue anonimi, nel corso di eirea tre secoli. Vergilio era senza dubbio un artista pre destinato @ idilli campestri. A lui che sen- tiva il fascino della tranquillita operosa dei mpi, in eni, Iugi dal corrotto inyidioso ere della cittd, Panimo ¢ batte e si commuove con lo scrosciare delle 80, © i conseryatici da i Copa e Moretum, vero v enore umano piogeie, col rinverdire del prato, col. giocondo estivo raccolto, col vario volutinoso autunno, forni colori vivi la vita dei campi. Ma se sia riuscito a comporre il bozzetto, e in tutte Te sue parti, 0 soltanto in qualenna & cid che ci proponiamo di ricercare. Le ecloghe in eni il poeta si provd a creare 0 a riprodurre tipi di pastori e paesaggi campestri son cin- que, € ci porgono in maggioranza scene di gare poetiche e musicali, la TI, V, VII, TX; 2) Barmexs, Fragmi. poet. rom., pag. 285. 2) Td., ibid., pag. 984 ANNO IX, = "la TF soltanto contiene un dialogo tra due pa- ‘stori senza la tenzone. Cominciamo intanto Ta disumina da due fra quelle di tipo ame- eo, la eui preponderanza numerica ® gid in- dizio che noi ci troviamo di fronte ad un "poeta che attinge pit spesso dalla letteratura - poetiea, anziche direttamente dalla vita dei ‘campi nei quali, ai tempi di Vergilio ¢ nella campagna mantoyana, poteya sentirsi spesso il suono della zampogna, ma non spesso Ia - yoee dei pastori ammaestrata al canto, 0 al- ‘meno allarte del verso. Non anticipiamo tat- tayia gindizi, e guardiamo pinttosto diretta- nie © da vicino questi piccoli quadri; la tica non @ grave, e il risultato non incerto. fa pascolare il gregge di suo padre; dungue una posizione mggnardevole nel ecto, perehd non ® amo schiavo e nem- 9 wn salariato, © con una cert? arin di riorita avvicinatosi a Dameta, un pastore sta al servizio di altri, gli domanda di chi sia il gregge che pascola. Questi risponde ‘Fgone’, H allora qnegli: ‘ povero greg- il padrone non pensa che ad acearezzare perch® teme che lo piantie se ne da me; frattanto il servo munge per ito suo’. Cos) Menalea ha dato del geloso feme, all’assente, del ladvo a chi gli sta nai, il quale naturalmente rimbecen e pid: ‘A me dovresti parlare pit caus ite, tit che cou quel tale fosii in quella wm’, §Gid, quando taglinvi le viti di ’ risponde alludendo a una brieco- i Dameta, “0 anche qui stesso, sog- “questi, presso quei yeechi faggi, ri- di... quando t'ingelosisti che io aveva alate mm aren al ragazzo Dafn ‘Ma ho visto io portarti un capro rubato a = N, 92.93, 230 ayea yinto in una scommessa a chi meglio cantasse’, “fu vincere al canto? © quando mai pos- sedesti_ nna zampogna, o sapesti strapazzare un verso?’ gli dice Menalea, ¢ Dameta : ‘Possiamo far prova se ne so pid di te, € scommetto una giovenea ’. ‘ Una giovenca’ no? dice quegli ‘pereh® mio padre e la mia madrigna sopratntto le conta ogni sera; ma ho due artistici vasi’, ‘1 due artistici asi ho anche io, ma una giovenca bisogna gino- carci’, {E yada pure per essa’ cosi strettu, si decide Menalea, Trattanto si 2 avvieinato Palemone, che giunge a proposito, perch? era buon giudiee; @ invitato ed accettas si sie- dono sull’erba, si di principio alla gara, ayendo disposto Palemone che primo comin. ciasse i motiyi Dameta, ¢ rispondesse quindi Menalea, Gli avversari son forti_ ambedue, pastori pereh® ce lo dice Vergilio, ma uomini di let- tore diremo noi, giacch® si pongono sotto la protezione di Giove e di Apollo, conoscono: i cattivi poeti del tempo, ¢ 1a mitologia. Pa- Jemone non riesee a troyare chi dei due valga di pid, tutti © due sono degni del preimio; frattanto si accorge che ® gid entrata nel suo prato tanta aequa quanto basta, per dire ai soi servi: ‘Clandite iam riyos, pueri: sat prata biberunt ’. Cosi finisce Vecloga. In cui vediamo sul prineipio due figure poste di fronte, in contrasto forte, con carat: teri ben disegnat comineia a sentire di valer qualeosa per le donne, e vorrebbe anche valere, proprietario di gregge, verso chi sta al servizio di altri; ® aggressivo, si pianta burbanzoso di fronte a Dameta, gli dd del Indro, ¢ div dell imbe- cille al suo padrone. Dameta non To teme, sa di essere uomo, ¢ sa che quelValtro ® nn ci- neflo; @ con una certa noncnranza lo invita a parlar meglio, mentre gli ricorda quei tali fatti. Tl diverbio inealza, le ingiurie si se- guono, attendiamo la sfida, ¢ 1a sfida viene; ma di che specie! una prova poctica. Ki vada Menalea giovine pastore

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