Sei sulla pagina 1di 2

PRENOTA UNA PRESTAZIONE

IL NOSTRO BLOG

Ricerca scientifica
La sindrome dell’anziano fragile: quando il corpo non riesce a
fronteggiare le s de della vita

Gli anziani non sono tutti uguali.

Dr.ssa Vono Rosa

A fronte di un innalzamento delle aspettative di vita molti anziani si ammalano di patologie croniche che compromettono
pesantemente la qualità della loro vita. Esistono poi anziani perfettamente in buona salute sia sica che mentale. E poi esiste
una fetta di soggetti anziani altrimenti sani, nei quali si assiste ad un rapido declino sico e psicologico e all’incapacità di
affrontare lo stress e i cambiamenti.
Questi anziani vengono de niti “fragili” in quanto, come descritto nella gura, in seguito al manifestarsi di un fattore di stress
come una patologia non grave o un evento traumatico un anziano non fragile (linea verde) subisce l’insulto per poi ritornare
alla condizione di benessere iniziale mantenendo al contempo, la sua condizione di indipendenza nella gestione della
quotidianità. Lo stesso fattore di stress sul soggetto anziano fragile (linea rossa) induce un effetto più marcato e al cessare
dell’evento scatenante, il suo recupero è più lento e mai del tutto completo. Il soggetto infatti non recupera la condizione di
benessere iniziale e perde anche la sua indipendenza nella gestione della quotidianità. Esiste poi una distinzione tra fragilità
primaria, non legata alla presenza di patologie e una fragilità secondaria legata a patologie, le più delle quali comuni sono il
diabete e le patologie osteoarticolari.

Quali sono le cause della fragilità?


Attualmente non si sa bene quale sia la causa primaria della fragilità e l’invecchiamento di per se non giusti ca appieno
l’insorgenza di questa sindrome. D’altronde non tutti gli anziani sono fragili. Ciò che è noto è che da un punto di vista clinico
questa sindrome coinvolge contemporaneamente più organi in particolare l’apparato locomotore, il sistema neuroendocrino, il
sistema immunitario e il sistema ematopoietico. Le conseguenze di questo coinvolgimento sono facili da immaginare:
debolezza, ridotta mobilità, aumentato rischio di fratture, anemia, rallentamento nella guarigione delle ferite, predisposizione
alle infezioni e declino cognitivo. Tuttavia un ruolo causale potrebbe averlo il midollo osseo. Tale tessuto è infatti il “centro
riparazioni e ricambi” dell’intero organismo da cui ogni giorno nuove cellule vengono immesse nel circolo sanguigno per
raggiungere i tessuti e favorire il ricambio cellulare. Per qualche motivo, nei soggetti fragili il midollo esaurisce i suoi “pezzi di
ricambio” e gli altri organi, non venendo più e cacemente riparati, si inceppano.

Ed è proprio questo meccanismo di esaurimento delle scorte di ricambio che il nostro gruppo vuole investigare nel progetto “Il
midollo osseo come organo chiave nella fragilità dell’anziano” nanziato dalla Fondazione Cariplo.

Come viene effettuata la diagnosi?


Ad oggi, l’unico protocollo accettato per la diagnosi della fragilità si basa sulla somministrazione di un “questionario di
fragilità” che permette di valutare in modo scrupoloso lo stato sico, sociale cognitivo e nutrizionale del soggetto anziano. Le
risposte al questionario vengono convertite in un punteggio che quanti ca il grado di fragilità in tre livelli: lieve, moderata e
grave. Tuttavia una semplice classi cazione non basta! Il nostro gruppo si sta muovendo anche in tal senso per cercare di
trovare dei marcatori di fragilità che possano essere rivelati con un semplice esame del sangue.

È possibile curare l’anziano fragile?

Potrebbero piacerti anche