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Raffaele Mugnai
Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena - New Sant'Agostino Hospital, Modena, Italy
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TECNICHE NEUROMOTORIE
FISIOTERAPIA E MALATTIA
1
Scienze Riabilitative dell’Università
di Bologna
2
Università di Bologna - Sede formativa DI PARKINSON
di Bologna
3
Università di Bologna - Sede formativa
4
di Cesena INTRODUZIONE
Università di Bologna
La natura degenerativa della Malattia
5
Università di Bologna - Sede formativa
di Imola (BO)
di Parkinson prevede il progressivo declino
delle abilità motorie e funzionali. L’evolu-
zione clinica della malattia è eterogenea,
così come il conseguente grado di disabi-
lità. La maggior parte delle persone con la
Malattia di Parkinson ha crescenti diffi-
coltà nei trasferimenti, nelle posture, nel-
l’equilibrio, nel cammino e nelle attività di
vita quotidiana. Questo porta precoce-
mente alla perdita di indipendenza, con
conseguente restrizione alla partecipa-
zione della vita sociale. Le limitazioni mo-
torie difficilmente si riducono mediante le
terapie farmacologica o neurochirurgica
(1, 2) ed è spesso prescritta la fisioterapia
(3). Tuttavia, non vi sono attualmente
prove sufficienti per sostenere o smentire
l’efficacia delle differenti tecniche di fisio-
terapia nella Malattia di Parkinson. Gli
studi delle revisioni presenti in letteratura
dimostrano che è stata utilizzata da fisiote-
rapisti una vasta gamma di esercizi, ma le
carenze metodologiche di questi studi, così
come il ristretto numero di pazienti esami-
nati e la presenza di vari tipi di bias, non
hanno condotto a prove sufficienti per so-
stenerne la reale efficacia (4). Nonostante
AGGIORNAMENTI IN RIABILITAZIONE
Vol. 18, 2010. Pavia, I libri della Fondazione Maugeri 1
2 PILLASTRINI ET AL
Parkinson’s Disease
Lavoro Questionnaire
Restrizione (PDQ39) Oxford
della Integrazione sociale
Reintegration to
partecipazione Self-care Normal Living Index
Short form 3
Cadute
Falls Efficacy Scale
Rischio Lesioni da decubito
Braden Scale
Contratture
4 PILLASTRINI ET AL
IL PROCESSO TERAPEUTICO
Obiettivi terapeutici
La formulazione di obiettivi terapeutici è essenziale per impostare un cor-
retto progetto di fisioterapia. Essi definiscono lo scopo che si vuole raggiun-
gere e rappresentano inoltre il punto di riferimento principale nel progetto di
fisioterapia in tutte le fasi dell’intervento terapeutico. Nella Malattia di
Parkinson gli obiettivi di trattamento e gli interventi successivi sono indivi-
duati sulla base del quadro clinico, che diversi autori riconducono alle tre fasi
descritte nella classificazione modificata di Hoehn e Yahr (16) (vedi Tab. 2).
TABELLA 2. Obiettivi e strategie di trattamento secondo la stadiazione della Malattia di Parkinson.
Fase iniziale
I pazienti nella fase iniziale hanno limitazioni scarse o nulle. Secondo
la stadiazione modificata di Hoehn e Yahr, essi sono classificati da 1 a 2,5.
L’obiettivo dell’intervento terapeutico in questa fase è:
1. prevenire la limitazione delle attività
2. prevenire la paura di muoversi
3. mantenere o migliorare la capacità fisica (capacità aerobica, forza
muscolare e mobilità articolare)
4. migliorare la mimica facciale (17)
(vedi Fig. 1, Fig. 2, Fig. 3, Fig. 4, Fig. 5, Fig. 6 e Fig. 7).
FIGURA 1.
Obiettivo: stimolare l’adattabilità alla prensione in relazione alle caratteristiche intrinseche
dell’oggetto (affordance).
Materiale utilizzabile: cerchi di diverse dimensioni e diverso materiale (piatti di legno
liscio, tubiformi in plastica rigati).
Task: attività di automobilizzazione delle componenti assiali con svincolo dei cingoli.
FIGURA 2.
Obiettivo: mantenere la libertà dei fulcri prossimali del cingolo superiore, ottimizzando le
funzioni dell’arto superiore: reaching-grasping.
Materiale utilizzabile: oggetti di uso quotidiano (capi di abbigliamento, oggetti per la cura
personale, attaccapanni).
Task: attività di auto-mobilizzazione del cingolo superiore con introduzione del gesto funzionale.
6 PILLASTRINI ET AL
FIGURA 3.
Obiettivo: evocare l’automatismo della marcia in presenza di ostacoli.
Materiali utilizzabili: stringhe bastoni, sbarramenti di altezze diverse, posizionate all’in-
terno o all’esterno delle parallele, con uno, due o nessun appoggio. Utilizzo di superfici
(terreni) di diversa consistenza (lisci, ghiaiosi, morbidi, ecc.).
Task: training del cammino attraverso visual cueing.
FIGURA 4.
Obiettivo: integrare l’uso della voce al movimento.
Materiali utilizzabili: specchio, bolle di sapone, candela, ecc.
Task: esercizi per mantenere una mimica facciale espressiva ed agevolare la comuni-
cazione verbale.
TECNICHE NEUROMOTORIE 7
FIGURA 5.
Obiettivo: migliorare l’attività respiratoria, indispensabile per la comunicazione verbale.
Materiali utilizzabili: foglio ampio, lavagna, pennarelli, gessi.
Task: esercizi per mantenere e visualizzare l’ampiezza del movimento respiratorio.
FIGURA 6.
Obiettivo: evocare le reazioni posturali attraverso ancoraggi ritmici (metronomo-musica) e guiding.
Materiali utilizzabili: partnership e musica.
Task: danze di coordinamento in coppia/danze di eutonia/danze con variazioni ritmiche/danze
di fluidità.
FIGURA 7.
Obiettivo: apprendere l’esecuzione di attività
di coordinazione e selezionare programmi
motori finalizzati a gesti di precisione (coor-
dinazione oculo-manuale / coordinazione di-
sto-distale), per contrapporsi alla presenza di
segni extra-piramidali: quali, ad esempio, la
micrografia.
Materiali utilizzabili: cartelloni con traccia-
ti elicoidali in superficie, lavagna a fogli mo-
bili, pennarelli.
Task: seguire con la mano aperta o con le
singole unità funzionali i percorsi tracciati
su ampi cartelloni, o tracciare con pennarel-
li il percorso indicato su ampie superfici.
8 PILLASTRINI ET AL
a) b)
c) d)
FIGURA 8.
a) 1 - posizione di partenza
b) 2 - arretrare i piedi
c) 3 - inclinare il tronco e capo in avanti
d) 4 - in piedi
Obiettivo: evocare i pre-patterns motori.
Materiali utilizzabili: sedie di diversa altezza con o senza braccioli.
Task: trasferimento dal clino-ortostatismo, attraverso prompts verbali che contengano istru-
zioni essenziali e di immediata comprensione (1 = posizione di partenza; 2 = arretrare i
piedi; 3 = inclinare il tronco e capo in avanti; 4 = in piedi).
TECNICHE NEUROMOTORIE 9
FIGURA 9.
Obiettivo: evocare lo schema crociato ricercando adattabilità nello steppage.
Materiale utilizzabile: mattoni colorati di diversa altezza, metronomo.
Task: attività di auto-mobilizzazione del cingolo inferiore con introduzione del gesto funzionale.
Fase avanzata
Nella fase avanzata della malattia, i pazienti sono costretti in carroz-
zina o a letto. Essi sono classificati a livello 5 secondo la stadiazione di
Hoehn e Yahr. Gli obiettivi di trattamento in questa fase sono quelli di:
1. preservare le funzioni vitali
2. prevenire le complicazioni, quali le lesioni da decubito e le contratture.
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TECNICHE NEUROMOTORIE 11
INTRODUZIONE
A tutt’oggi non è nota alcuna cura realmente efficace che conduca alla
risoluzione dei sintomi della Sclerosi Laterale Amiotrofica. Ciò che si co-
nosce e che viene attualmente praticato è un intervento riabilitativo mul-
tidisciplinare, allo scopo di preservare la funzionalità più a lungo possi-
bile, evitare danni secondari e terziari, migliorare la qualità della vita dei
malati ed, in alcuni casi, rallentare l’evoluzione della malattia, garantendo
anche una più lunga sopravvivenza. La fisioterapia ha pertanto il compito
di seguire la persona durante lo sviluppo della patologia, modificando i
propri obiettivi e le proposte terapeutiche in ogni sua fase, al fine di ri-
tardare l’evoluzione dei sintomi (19). In questo capitolo verranno illustrati
gli interventi principali che il fisioterapista attualmente somministra a
persone con Sclerosi Laterale Amiotrofica.
OBIETTIVI TERAPEUTICI
Gli obiettivi terapeutici si differenziano relativamente alla fase della
malattia. Per semplificare l’osservazione, la valutazione e le conseguenti
scelte per la pratica clinica, Dal Bello-Hass et al. (2) hanno utilizzato la
classificazione della Sclerosi Laterale Amiotrofica in sei fasi di Sinaki and
Mulder (9, 10), aggiungendo ad essa il criterio della indipendenza/dipen-
denza funzionale e consigliando per ciascuna fase l’intervento terapeutico
più indicato.
Fase 1
Indipendenza funzionale. È ancora mantenuta l’indipendenza, anche
se è presente debolezza muscolare. In questa fase sono raccomandati il
mantenimento continuativo delle normali attività e mobilizzazioni attive
(vedi Fig. 1 e Fig. 2).
TECNICHE NEUROMOTORIE 13
FIGURA 1.
Obiettivo: mantenere l’indipendenza funzionale (mantenimento e/o miglioramento dell’equilibrio).
Materiale utilizzabile: tappeto antiscivolo, parallelepipedi di diversa dimensione.
Task: esercizi di pointing da eseguire con l’arto inferiore.
14 PILLASTRINI ET AL
FIGURA 2.
Obiettivo: mantenere l’indipendenza funzionale (rinforzo muscolare e mantenimento dell’equilibrio).
Materiale utilizzabile: lettino, tappeto antiscivolo.
Task: esercizi di sollevamento del bacino a difficoltà crescente.
Fase 2
Coinvolgimento della muscolatura distale con l’uso, in alcuni casi, di
ortesi. Viene mantenuta la stessa gestione della fase 1, ma si aggiungono
il training condizionante funzionale cardiopolmonare e neuromuscolare
(vedi Fig. 3, Fig. 4, Fig. 5 e Fig. 6).
FIGURA 3.
Obiettivo: stimolare l’adattabilità alla prensione in relazione alle caratteristiche intrinseche dell’oggetto.
Materiale utilizzabile: oggetti di diversa consistenza e dimensione.
Task: attività di auto-mobilizzazione, sfruttando le diverse modalità di presa della mano.
FIGURA 4.
Obiettivo: mantenere l’attività della scrittura.
Materiali utilizzabili: foglio di carta, penne di grosso calibro.
Task: insegnare la strategia più efficace per la scrittura.
TECNICHE NEUROMOTORIE 15
FIGURA 5. FIGURA 6.
Obiettivo: migliorare la funzionalità respi- Obiettivo: migliorare la funzionalità respi-
ratoria. ratoria.
Materiali utilizzabili: coach. Materiali utilizzabili: flutter.
Task: far scorrere l’indicatore sul lato dell’ap- Task: far compiere alla persona alcuni atti
parecchio fino al livello del volume prescritto respiratori normali, quindi dopo un’inspi-
dal medico/fisioterapista; quindi espirare nor- razione forzata, portare il flutter alla
malmente, poi stringere con forza fra le labbra bocca cercando di far aderire bene il boc-
il boccaglio e inspirare lentamente (3-5 sec), caglio alle labbra. Dopo un’apnea di 3 se-
per far salire lo stantuffo fino al target. A obiet- condi, la persona deve espirare lentamente
tivo raggiunto rimanere in apnea teleinspira- e in modo completo. Si eseguono cicli di
toria per 3-5 sec. Quando l’inspirazione è stata 5-10 atti respiratori seguiti da una pausa
completata, togliere il boccaglio dalla bocca ed di riposo: il tempo di esecuzione dell’eser-
espirare lentamente (3-5 sec). Fare riposare cizio dipende dall’affaticabilità della per-
il paziente (5-10 sec) e ripetere l’esercizio. sona.
Fase 3
Moderate limitazioni funzio-
nali e affaticabilità. Alcuni pazienti
necessitano di ausili per il cam-
mino, come il deambulatore e/o la
carrozzina e possono utilizzare or-
tesi per gli arti superiori. Viene con-
tinuato lo stesso intervento di fisio-
terapia della fase 2 (vedi Fig. 7).
FIGURA 7.
Obiettivo: garantire un cammino funzionale.
Materiali utilizzabili: deambulatore.
Task: deambulazione con utilizzo di ausili.
16 PILLASTRINI ET AL
Fase 4
Si tratta dell’inizio della fase grave, con coinvolgimento degli arti in-
feriori. È necessario proseguire gli esercizi della Fase 3, con l’aggiunta di
esercizi volti a prevenire contratture muscolari e iniziare il training ai ca-
regivers sulle posture a letto e in carrozzina (11) (vedi Fig. 8).
FIGURA 8.
Obiettivo: mantenere e/o migliorare la funzionalità degli arti inferiori.
Materiali utilizzabili: lettino.
Task: esercizi di rinforzo dei muscoli degli arti inferiori eseguiti in forma attivo-assistita,
attiva o controresistenza secondo il quadro clinico.
Fase 5
Dipendenza funzionale che richiede esercizi di stretching, terapia
manuale intesi a ridurre dolori muscolari e articolari, spasticità e fascico-
lazioni muscolari. Viene raccomandata la terapia fisica e la terapia in
acqua, così come l’uso di ortesi (vedi Fig. 9 e Fig. 10).
Fase 6
Rappresenta il massimo stato di dipendenza. I pazienti sono talvolta
immobili, con severi disturbi a carico del sistema respiratorio. La fisiote-
TECNICHE NEUROMOTORIE 17
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18 PILLASTRINI ET AL
INTRODUZIONE
La Malattia di Alzheimer, la più frequente causa di demenza, è un di-
sturbo neurodegenerativo progressivo e irreversibile caratterizzato sia da
deficit cognitivo-comportamentali sia neuromotori (1). In particolare la
coesistenza di alterazioni a carico di memoria, orientamento spazio-tem-
porale ed equilibrio, la malnutrizione e la depressione, concorrono nel de-
terminare il progressivo declino delle caratteristiche strutturali (ipotrofia
muscolare, incremento della fragilità ossea) e funzionali (riduzione della
forza e resistenza muscolare, deficit nella deambulazione) a carico del-
l’apparato muscolo scheletrico (2), insieme alla riduzione della capacità di
autonomia nello svolgimento delle attività della vita quotidiana (ADL),
comprendendo sia le ADL di base (bagno, igiene, vestirsi, mangiare, tra-
sferimenti) sia le ADL strumentali (pulizia casa, acquisti, preparazione
pasti, lavanderia) (3). Inoltre le alterazioni a carico di equilibrio e orien-
tamento spazio-temporale, i deficit stenici e l’incremento della fragilità
ossea, predispongono questi individui ad un aumentato rischio per cadute
e fratture (4, 6), rispetto ai soggetti paragonabili per caratteristiche de-
mografiche e di salute fisica (vedi Tab. 1).
Sulla base di quanto esposto appare evidente che un miglioramento
delle condizioni fisiche nei soggetti affetti dalla Malattia di Alzheimer può
contribuire ad un incremento dell’autonomia, della loro qualità di vita e
riduzione del rischio per cadute e fratture, nonostante la progressione
della malattia.
RIABILITAZIONE NEUROMOTORIA
Negli ultimi anni si è assistito ad un crescente interesse nei confronti
dei trattamenti non farmacologici per la Malattia di Alzheimer. In parti-
colare numerosi studi hanno dimostrato che un programma di esercizi fi-
sici può risultare efficace nel ridurre il rischio di cadute e fratture, preve-
nire malnutrizione, disturbi comportamentali, disturbi del sonno, depres-
sione, rallentare il decadimento cognitivo e migliorare il livello di auto-
nomia e la qualità di vita per questa categoria di individui (7, 12). Al mo-
mento attuale il meccanismo con il quale l’attività fisica può determinare
tali effetti positivi negli individui con la Malattia di Alzheimer non è noto,
ma studi condotti su topi da esperimento transgenici hanno dimostrato
che l’attività fisica aerobica può rallentare l’accumulo di proteina b-ami-
loide, incrementare il flusso ematico cerebrale regionale, stimolare l’e-
spressione genica di nerve growth factor, importante per la neurogenesi,
la produzione e l’attività dei neurotrasmettitori, e la sinaptogenesi, spe-
cialmente nella regione ippocampale, dove sono più evidenti le alterazioni
neurodegenerative proprie della Malattia di Alzheimer (13, 16).
Numerosi programmi di esercizi di riabilitazione neuromotoria sono
stati proposti per i soggetti con la Malattia di Alzheimer, con lo scopo sia
TECNICHE NEUROMOTORIE 19
SF-36
Restrizione Lavoro Sickness Impact
della Profile
partecipazione Integrazione sociale
Alzheimer’s Disease
Quality Related Life
Esercizi di stretching
Scelta Può essere utile identificare e proporre alcune delle attività fisiche
delle e pattern di esercizi che il paziente eseguiva in passato. Per esempio
attività se il soggetto giocava a basketball, il rinforzo muscolare può essere
ottenuto proponendo esercizi di sollevamento di leggere palle
mediche, e la coordinazione tramite esercizi di lancio di palle
di gomma in un cerchio
Durata
Le sessioni di esercizi dovrebbero avere una durata preferibilmente
e frequenza
di 30-60 min, con cadenza di 2-3/sett
delle sessioni
FIGURA 1.
Obiettivo: aumentare la percezione sullo stato di fatica e tensione muscolare, mantenere le
lunghezze muscolari.
Materiali utilizzabili: foulard, elastici.
Task: stretching della muscolatura anteriore e posteriore del cingolo scapolare.
FIGURA 2.
Scopo: mantenere ed incrementare le capacità aerobiche.
Materiali utilizzabili: ampio spazio con una struttura di riferimento non rettilinea, in questo
caso al centro una struttura ovale.
Task: deambulazione non perseverante (non dall’avanti all’indietro), ma esplorazione dello spazio.
Esercizi di rinforzo
Devono essere mirati principalmente al rinforzo degli arti inferiori,
con lo scopo di mantenere o migliorare la deambulazione e i trasferi-
menti. Alcuni esercizi possono essere eseguiti con o senza aggiunta di
peso, a seconda del livello di allenamento dell’individuo. Una buona fonte
di esercizi è rappresentata dal libro pubblicato dal National Institute on
Aging (Exercises: A Guide from the National Institute on Aging) (19). Il fi-
sioterapista può inoltre individuare la presenza di specifici deficit e/o
squilibri muscolari e proporre esercizi individualizzati per ciascun parte-
cipante. Per essere efficaci gli esercizi proposti devono essere semplici;
per esempio per alcuni individui possono risultare sufficienti solamente il
mantenimento della posizione eretta (per 5-10 sec) e il sedersi lentamente
e delicatamente su una sedia (vedi Fig. 3 e Fig. 4).
FIGURA 3.
Scopo: incrementare le reazioni di equilibrio.
Materiali utilizzabili: sedie.
Task: mobilizzazione selettiva del tronco: flettersi in avanti, alzare gli arti superiori per spostare poste-
riormente il baricentro, inclinarsi e ruotarsi da entrambi i lati, sia in clinostatismo che in ortostatismo.
TECNICHE NEUROMOTORIE 23
FIGURA 4.
Scopo: rinforzare la muscolatura per contenere il rischio di cadute, mantenere l’attività di
transfert attiva, implementare il cammino.
Materiali utilizzabili: tavolo.
Task: attività in ortostatismo con arti superiori in appoggio mono-bilaterale anteriore:
movimenti pendolari dell’arto inferiore sul piano frontale e sagittale.
FIGURA 5.
Scopo: migliorare l’equilibrio.
Materiali utilizzabili: pavimentazione con riferimenti, punto di riferimento per lo sguardo,
orizzontale.
Task: cammino in tandem, incrementando gradualmente la velocità.
FIGURA 6.
Obiettivo: integrare la dimensione affet-
tivo-motoria.
Materiali utilizzabili: animali domestici.
Task: accarezzare, pettinare il pelo, pren-
dersi cura.
TECNICHE NEUROMOTORIE 25
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26 PILLASTRINI ET AL
INTRODUZIONE
Ashworth Scale
Riduzione della forza muscolare, spesso associata
Disturbi motori Segno di Babinski
a spasticità
Segno di Hoffmann
RIABILITAZIONE NEUROMOTORIA
Esercizi di stretching
FIGURA 1. FIGURA 2.
Obiettivo: mantenere il range of motion. Obiettivo: mantenere il range of motion e ri-
Materiale utilizzabile: lettino. durre la spasticità.
Task: pompage ischio crurali. Materiale utilizzabile: lettino, cintura.
Task: stretching catena muscolare posteriore.
TECNICHE NEUROMOTORIE 29
Esercizi di rinforzo
FIGURA 3.
Obiettivo: rinforzare la muscolatura.
Materiale utilizzabile: lettino.
Task: esercizio di sollevamento con gradi crescenti di difficoltà (riduzione base d’appoggio,
destabilizzazioni).
30 PILLASTRINI ET AL
FIGURA 4.
Obiettivo: mantenere e/o migliorare l’equilibrio in stazione eretta.
Materiale utilizzabile: tappeto antiscivolo.
Task: esercizi di pointing.
Riabilitazione respiratoria
FIGURA 5.
Obiettivo: migliorare la funzionalità re-
spiratoria.
Materiale utilizzabile: coach.
Task: far scorrere l’indicatore sul lato del-
l’apparecchio fino al livello del volume
prescritto dal medico/fisioterapista; quin-
di espirare normalmente, poi stringere fra
le labbra con forza il boccaglio e inspirare
lentamente (3-5 sec) per far salire lo stan-
tuffo fino al target. A obiettivo raggiunto
rimanere in apnea teleinspiratoria per 3-5
sec. Quando l’inspirazione è stata comple-
tata, togliere il boccaglio dalla bocca ed
espirare lentamente (3-5 sec). Far riposare
il paziente (5-10 sec) e ripetere l’esercizio.
Riabilitazione perineale
Terapia occupazionale
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