avevo compiuto otto anni due giorni prima ero in villeggiatura con il mio papà e con i miei nonni in un ameno paesino che si chiama Premeno. Quel giorno so che furono emanate le leggi razziali e, fra le leggi razziali, quelle che proibivano anche ai bambini di quell'età di frequentare la scuola pubblica che io frequentavo in una scuola vicino a casa a Milano, dove io ho sempre abitato, la scuola Ruffini. Mi ricordo molto bene il momento. So che eravamo a tavola Eravamo a tavola appunto con mio papà io non avevo la mamma e mio papà giovanissimo era tornato a casa dai suoi genitori e quindi vivevo molto felice e serena anche con i miei nonni paterni e mi ricordo i visi di queste tre persone ch mi amavano tantissimo così come io amavo loro che non sapevano trovare le parole imbarazzati, commossi, turbati, come dovevano essere? Finalmente mio papà trovò il coraggio di dirmi “Quest’anno non puoi più tornare a scuola. Sei stata espulsa.” Io lo racconto, adesso, ai ragazzi quando parlo nelle scuole E quando la parola “Espulsa dalla scuola” La racconto questa parola pesante sappiamo benissimo che cosa vuol dire essere espulsi. Si è espulsi per aver fatto qualche cosa di grave e io l’avevo fatta: ero nata ebrea. Quella era la mia colpa. Quella di essere nata. Non di aver fatto qualche cosa di male. Era un momento molto particolare nella mia vita infantile e soprattutto mi restò sempre, quel momento, come mi sentii io di rispondere: “Perché? Perché? Perché?” E fu il primo di tanti perché Per quello che capitò poi a me e alla mia famiglia per la colpa di esser nati. Mi ricordo tante cose perché io ho una memoria purtroppo o per fortuna una memoria grandissima legata a questo fatto e mi ricordo che i primi giorni in cui gli altri bambini cominciavano la scuola mio papà non aveva ancora deciso che cosa farmi fare e chiamò la maestra chiamò la maestra a casa era una zitella come si usava allora dire delle signorine che non si erano sposate sperando che questa… ricordo anche come si chiamava e ve lo dico si chiamava Cesarina Bertani e venne a casa e lì la delusione fu terribile perché invece di abbracciarmi, di consolarmi, di dirmi quanto le dispiaceva che io ero una bambina brava una bambina che faceva il suo dovere non ero certo la prima della classe ma ero una brava bambina che andava molto volentieri a scuola anche perché figlia unica senza la mamma andavo molto volentieri a scuola… Lei disse in modo quasi sprezzante: “Ma non le ho fatte mica io le leggi razziali! E questo fu uno di quei momenti di delusione di solitudine… Cominciavo a essere l’altra. Che son stata poi sempre per tutta la vita, l’altra. Io avevo otto anni nel ‘38 vuol dire che ce n’ho ottantotto adesso quindi sappiamo che dobbiamo andare indietro di ottant’anni e una volta ai bambini non venivano spiegate molte cose io vedo che prima con i miei figli, così così ma invece i miei nipoti fin da piccoli vengono informati di ogni movimento familiare e si chiede molto il loro parere e si tiene conto del loro parere Invece allora ai bambini non venivano molto date delle spiegazioni e io ero anche talmente abituata dentro di me proprio come istinto a proteggere mio papà come ho sempre cercato di fare finché ho potuto avendolo tanto amato e avendo sentito fin da quando ho cominciato a capire che mio padre sarebbe stato un perdente che mio padre sarebbe stato debole, indeciso colpito negli affetti è rimasto vedovo così presto di una moglie amatissima e poi così pochi anni prima di avere così grandi pensieri che io ho sempre cercato di essere in casa una bambina allegra una bambina che non voleva aggiungere pensieri a chi pensieri già ne aveva tanti per cui io domande ne ho fatte sempre molto poche ho seguito mio papà fino all’ultimo ovunque e poi lui non è tornato da Auschwitz così i miei nonni per cui le domande poi me le sono fatte da sola e senza psicologi avevo già tutte le risposte. Quando son state emanate le leggi razziali le tante leggi razziali di cui poi la gente non sa quante fossero le cose proibite agli ebrei si parla sempre della scuola perché è una cosa importantissima ma le cose proibite erano tantissime. Io ho sempre visto quella firma del re capo delle Forze Armate quando ha firmato le leggi razziali come un filo nero che portava a quelle rotaie che hanno portato ad Auschwitz. Da quella firma si arriva ad Auschwitz. Non ci si ferma fuori dalla scuola cambiando scuola