Tr a s t o r i a
ed attualità:
la presenza degli
italiani in Colombia
G
li italiani presenti in Colombia, iscritti all’AIRE al 1° gen-
naio del 2012, sono 13.324. Tale presenza non raggiunge, ovviamente, i numeri elevati
di altri Paesi dell’America latina come l’Argentina e il Venezuela ma rappresenta una
realtà importante da studiare per l’attivismo dei nostri connazionali che nel corso dei
secoli hanno contribuito allo sviluppo economico e sociale del Paese.
Regione v.a. %
Regione v.a. %
Campania 2.350 17,6
Lazio 1.955 14,7
Toscana 1.336 10,0
Calabria 1.310 9,8
Lombardia 1.185 8,9
Piemonte 1.106 8,3
Veneto 603 4,5
Emilia R. 564 4,2
Friuli V. G. 496 3,7
Basilicata 468 3,5
Liguria 457 3,4
Sicilia 409 3,1
Marche 251 1,9
Abruzzo 227 1,7
Puglia 224 1,7
Trentino A. A. 187 1,4
Sardegna 95 0,7
Umbria 76 0,6
Molise 19 0,1
Totale 13.324 100,0
* Per la Valle d’Aosta il v.a. è pari a 6 e la percentuale è dello 0,0.
FONTE: Rapporto Italiani nel Mondo. Elaborazioni su dati Aire
di Luciano Lagamba, Presidente SEI-UGL; Carlotta Venturi, redazione Rapporto Italiani nel
Mondo; Michele Balducci, ricercatore SEI-UGL. Per la stesura del paragrafo “Gli immigrati colom-
biani in Italia” ha collaborato il Centro Studi e Ricerche Idos.
RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO 2012
Tr a s t o r i a e d a t t u a l i t à : l a p r e s e n z a d e g l i i t a l i a n i i n C o l o m b i a 277
La Campania e il Lazio sono le regioni con un numero maggiore di emigrati in
Colombia, rispettivamente il 17,6 % e il 14,7 % sul totale. Seguono la Toscana e la
Calabria con il 10,0% e il 9,8%.
Quella italiana è, in realtà, ancora oggi una provenienza variegata che comprende
ogni regione della Penisola. La popolazione italiana immigrata in Colombia, vive per lo
più in città come Cartagena, Bogotá e, soprattutto, Medellín, dove si è insediata la più
grande comunità.
nità italiana poté mantenere una notevole autonomia e sviluppare al suo interno realtà
associative particolarmente importanti e dinamiche. Come s’articolano oggi i rapporti
tra la patria di origine e la nazione in cui si vive o si è nati?
Esistono rapporti istituzionali (ambasciate e consolati) e relazioni commerciali, legate
sia a progetti nazionali sia a proposte del luogo d’origine e numerose iniziative private.
Oltre il regionalismo:
l’associazionismo degli italiani
L’emigrazione italiana assunse frequentemente i connotati di una emigrazione cam-
panilistica, in cui le persone si associavano per appartenenza regionale e comunale:
L’ I n d a g i n e s u l c a m p o p r o m o s s a
dalla Fondazione Migrantes nel 2012
La collaborazione tra Sei-Ugl e Fondazione Migrantes per il monitoraggio delle con-
dizioni dei lavoratori italiani emigrati nel mondo è continuata anche nel 2012.
Da gennaio a marzo gli uffici del SEI-UGL hanno distribuito 192 questionari a italiani
residenti in Colombia o, comunque, lavoratori italiani presenti sul territorio, in varie città
colombiane, con l’intento di approfondire la realtà economica, occupazionale e sociale
della comunità italiana nel paese sud americano.
I dati ufficiali del ministero degli esteri parlano, come abbiamo visto, di 13.324 italia-
ni iscritti all’Aire (di cui il 50,3% donne), celibi nel 53,4% dei casi e coniugati nel 35,2%.
I vedovi sono l’1,5% mentre i divorziati l’1,6%. Il motivo principale dell’iscrizione è per
nascita (57%), a seguire c’è l’espatrio (35,6%), la cittadinanza (4,7%) e il trasferimento.
Le principali province di provenienza sono Roma (14%), Salerno (10%) e Cosenza
(9%), evidenziando una preponderante emigrazione dal sud della penisola.
I dati dell’Indagine Migrantes mostrano come il 28,1% del campione (importante
come riferimento seppure non del tutto rappresentativo) è costituito da donne e la
quasi totalità degli intervistati non risulta residente in Colombia: la maggior parte ha
voluto conservare la residenza in Italia, nella propria città d’origine. La città più rappre-
sentata è Bogotá con 73 intervistati (38%). A seguire Cali con 45 (23,4%), Neiva con
30 (15,6%) e Cartagena con 13 (6,8%).
Il 40,1% del campione ha 30-44 anni; il 29,2% ha 45-54 anni; il 14,1% ha tra i 18 e
i 29 anni e il 9,9% ha, invece, tra i 55 e i 64 anni. Hanno più di 65 anni il 5,2% degli
intervistati mentre l’1,6% è minorenne. Si tratta, quindi, di una popolazione abbastanza
giovane e in piena età da lavoro.
Il dato è confermato dai risultati dello stato civile. Il 35,9% è, infatti, coniugato; il
27,1% convive. Il 19,3 % è celibe o nubile, il 12,5% è separato e il 5,2% vedovo.
La metà del campione ha dichiarato di avere figli, ma il 49% non ne ha specificato il
numero. Il 51% degli intervistati risponde che i figli sono iscritti all’Aire, ma il 48,4%
non spiega il perché dell’iscrizione. Nonostante le numerose risposte mancate, chi ha
risposto afferma che l’iscrizione dei figli permette di usufruire dei benefici che derivano
dal possesso della cittadinanza italiana (17,2%) o per avere la possibilità di votare anche
dall’estero 21,4%.
Gli intervistati hanno un titolo medio-alto. Tranne un caso in cui l’intervistato ha
dichiarato di avere un titolo di studio estero, il 40,6% ha frequentato il liceo, il 28,5%
ha una qualifica da tecnico-professionale e il 16,7% è laureato.
Un dato interessante è quello relativo ai rientri: il 73,4% degli intervistati non deside-
ra tornare in Italia, ma la maggior parte non dichiara la motivazione. Tra coloro che
hanno spiegato il perché, però, emerge il problema del lavoro.
Gli italiani in Colombia sono impegnati in vari settori dell’economia del paese,
soprattutto nel terziario dove lavora il 49% degli occupati intervistati.
La situazione economica della Colombia, nonostante il recente sviluppo di altri com-
parti produttivi, rimane strettamente legata ad un’agricoltura che, per eccellenza e
varietà di produzioni, è tra le più ricche dell’America latina. Il clima e il territorio molto
diversificati consentono all’agricoltura colombiana di produrre, con beneficio della stabi-
lità del volume delle esportazioni, una grande varietà di prodotti: infatti, nelle zone a
clima tropicale si producono cotone, canna da zucchero, tabacco, oltre a grandi quan-
tità e varietà di frutta, mentre nelle regioni temperate si coltiva soprattutto caffè; nelle
zone con fascia termica fredda si producono orzo, mais e nelle savanas di Bogotà è
localizzata una ricca floricoltura.
Il sottosuolo del paese sud americano è ricco di petrolio, di gas naturale, di carbone,
di metalli e di pietre preziose, in una quantità così grande da rendere la Colombia il
primo paese dell’America latina per le esportazioni di carbone e uno stato importante
nella produzione internazionale di smeraldi.
L’indagine mette in luce alcuni aspetti importanti del lavoro degli italiani sottolinean-
do come i nostri connazionali si siano ben inseriti nel mercato occupazionale locale. Il
43,5% del campione, infatti, ha dichiarato che se avessero potuto scegliere il lavoro
avrebbero fatto la stessa attività lavorativa svolta attualmente nel paese latino america-
no, contro il 23,4% che avrebbe, al contrario, desiderato fare un lavoro diverso.
Il 54,2% degli intervistati giudica “buona” la propria condizione lavorativa all’estero:
il 44,3% svolge un lavoro autonomo e il 33,9% dipendente. Sono l’8,9% i pensionati e
il 6,3% le casalinghe. Pochi gli studenti (2,1%). Il 3,6 % è in cerca di prima occupazio-
ne. Più della metà degli intervistati aveva un’occupazione dipendente anche prima di
partire per la Colombia (53,1%), ma in questo paese beneficia di un contratto a tempo
indeterminato (50,2%) e per il 28,6% a tempo pieno.
Importante evidenziare che il 74% degli intervistati dichiara di non aver mai subito
infortuni in ambito lavorativo e che il 52,6 % considera il proprio posto di lavoro sicuro.
La retribuzione è considerata adeguata e il 53,6% la definisce “abbastanza buona”:
quasi la metà degli intervistati, invece, si ritiene soddisfatta della propria occupazione.
Se dal questionario emerge una realtà di integrazione ben riuscita sul piano lavorati-
vo, lo stesso si può dire per quanto riguarda la sfera sociale: dopo un periodo iniziale di
difficoltà, dovute principalmente alla ricerca di un lavoro, di un alloggio e all’apprendi-
mento di una lingua straniera, , la maggior parte degli intervistati ritiene di averle supe-
rate e l’aiuto dei genitori è stato, in questo, fondamentale. Passato qualche anno, però,
le condizioni economiche sono migliorate.
Secondo l’indagine condotta dalla Fondazione Migrantes con la SEI-UGL, la maggior
parte degli italiani non hanno conservato l’uso frequente della lingua italiana: solo il
25,5 % la parla prevalentemente in casa propria. È più frequente l’uso della lingua loca-
le (69,3%). Poco utilizzati anche i dialetti delle zone d’origine (1,6%).
Il 38% degli italiani raggiunti in questa indagine vivono all’estero da un periodo di
tempo relativamente breve (5-10 anni), a dimostrazione del fatto che l’emigrazione
verso la Colombia non ha riguardato il periodo della grande emigrazione e che, anche
oggi, non rappresenta numeri cospicui. I questionari hanno messo in luce alcuni aspetti
della vita sociale e politica che dipingono una comunità interessata alle vicende politi-
che, sociali ed economiche dal paese di origine, ma che si sentono perfettamente inseri-
ti delle dinamiche del paese di arrivo: il 78,6% legge i giornali del luogo e il 91% quelli
italiani.
Un dato di rilievo è quello relativo alla limitata partecipazione alla vita politica, solo il
57,8% si reca a votare in occasione delle consultazioni elettorali italiane contro il 41,7%
di assenteismo. Le ragioni di tale situazione si potrebbero ricollegare alle mancanze che
molti lamentano nei confronti dei consolati: il 59,4%, infatti, dichiara di non essere sod-
disfatto dell’operato dei consolati.
ITALIA. Cittadini colombiani residenti in Italia per regioni e prime 10 province (31.12.2010)
L’incisiva presenza dei colombiani a Roma si spiega con il grande fascino esercitato
dalla Capitale, ma anche per il fatto che è il centro del cattolicesimo e quindi attira molti
religiosi e religiose (circa un migliaio); è, inoltre, un’area fortemente bisognosa di servizi
per la famiglia.
La composizione di genere, squilibrata a favore delle donne che costituiscono circa i
due terzi, attesta che molte famiglie non sono ricongiunte e ciò predispone all’invio di
rimesse in patria. I celibi (64,6%) superano di gran lunga i coniugati (33,3%). L’anali
comparativa dei permessi di soggiorno indica che, mentre tra la totalità degli stranieri
l’incidenza dei minori è del 22% e tra i latinoamericani del 15,7%, tra i colombiani il
valore scende al 13,1%; di conseguenza, i colombiani sono maggiormente concentrati
nelle successive fasce di età: 18-29 anni il 21,8%, 30-44 anni il 38,7%, 45-64 anni il
23,0%, 65 anni e più il 3,4%. I soggiornati sono per il 34,9% titolari di permesso di sog-
giorno per lavoro (e tra di essi solo il 2,9%, pari a 560 persone, svolge un lavoro auto-
nomo) e il 54,6% di un permesso per motivi familiari.
Nel 2010 sono stati inviati in America Latina 705.662.000 euro, di cui 70.514 in
Colombia, che si colloca così al quarto posto dopo Perù, Ecuador e Brasile. Purtroppo
nel Paese, a seguito della crisi mondiale, è calato l’afflusso delle rimesse e ciò ha avuto
un impatto negativo sull’economia e sul benessere delle famiglie. È stato riscontrato che
le rimesse influiscono positivamente sul tasso di scolarizzazione dei figli dei migranti, più
elevato rispetto ai figli di persone che non sono migrate.
Conclusioni
Lontano dai grandi numeri di fine Ottocento, che hanno riguardato in maggior
misura paesi come l’Argentina e il Brasile, anche la Colombia ha una storica, seppur
poco conosciuta, presenza di immigrati. Sicuramente la maggior parte furono lavoratori
ma molti, come abbiamo visto, furono anche i politici che cercarono libertà in questo
paese durante la dittatura fascista. La presenza degli italiani che emerge dall’indagine
realizzata, mostra una collettività contrassegnata da una integrazione riuscita, che si
palesa soprattutto in ambito lavorativo, dove gli italiani si sentono soddisfatti sia del loro
impiego che della retribuzione percepita e non mostrano problemi o ansie di precariato.
I rapporti con il paese di origine sono buoni, anche se esiste una certa diffidenza verso
l’operato dei consolati. Si torna spesso in Italia, dove si è conservata la residenza, eviden-
ziando come l’emigrazione sia concepita, comunque e nonostante tutto, non definitiva
o comunque tale da recidere i contatti.
L’immigrazione italiana oggi, in Colombia, raggiunge numeri modesti, ma si palesa
in modo evidente il carattere imprenditoriale di molti connazionali che hanno aperto e
continuano ad avviare imprese di successo. Dal campione risulta infatti che la maggior
parte degli occupati svolgono un lavoro autonomo.
Lo stato italiano, infine, ha avviato, attraverso i sui enti, collaborazioni sempre più
frequenti con strutture colombiane per favorire attività non solo commerciali ma anche
di scambio culturale e per promuovere una tutela maggiore dei nostri immigrati.
Vittorio Cappelli, Storie di italiani nelle altre Americhe. Bolivia, Brasile, Colombia,
Guatemala e Venezuela, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2009.
__, Italiani in Colombia e nelle altre Americhe. L’immigrazione da un territorio di frontiera
calabro-lucano-campano, in O. De Rosa-D. Verrastro, a cura di, L’immigrazione italiana tra
attualità e memoria, Il Mulino, Bologna, 2007, pp. 313- 329.
__, Entre immigrantes, socialistas y masones, la emigracion italiana en Colombia y el
centro America y un fantamal attentado a Mussolini, in Estudios migratorios latinoamerica-
nos, (19), 57, 2005, pp. 335-336.
__, Nelle altre Americhe. Calabresi in Colombia, Panama, Costarica e Guatemala, La
Mongolfiera, Cassano Ionio, 2004.
__, Tra Macondo e Baranchilla. Gli italiani nella Colombia Caraibica dal tardo Ottocento
alla Seconda guerra mondiale, in Altreitalie, Rivista di studi sulle popolazioni di origine ita-
liana nel mondo, n.27, luglio- dicembre, 2003, pp. 18-52.
Patrizia Comito-Rosanna Di Domenico, Nascere tra due partiti. Paesi di riferimento:
Brasile, Colombia, Ecuador, El Salvador, Perù. Il Volume, Comune di Milano, Milano, 2000.
Laura Operti, Sguardi sulle Americhe, Bollati-Boringhieri, Torino, 1995.
Note
1
In Paesi come l’Argentina, il Venezuela e il Cile, ad esempio, la presenza degli stati ha caratterizza-
to e orientato molto i flussi, favorendo l’acquisto di terre e l’avvio di gruppi coloniali mentre in
Colombia gli italiani sono stati spesso impiegati nella costruzione di opere pubbliche per migliorare le
infrastrutture del paese. Molti sono anche gli artigiani e i commercianti che hanno aperto importanti
attività di ristorazione.
2
Cfr., Vittorio Cappelli, Tra Macondo e Baranchilla. Gli italiani nella Colombia Caraibica dal tardo
Ottocento alla Seconda guerra mondiale, in Altreitalie, Rivista di studi sulle popolazioni di origine italiana
nel mondo, n.27, luglio-dicembre, 2003, pp. 18-52.
3
Cfr., Vittorio Cappelli, Italiani in Colombia e nelle altre Americhe. L’immigrazione da un territorio di
frontiera calabro-lucano-campano, in O. De Rosa-D. Verrastro, a cura di, L’immigrazione italiana tra
attualità e memoria, Il Mulino, Bologna, 2007, pp. 313-329.
4
Per saperne di più consultare il sito www.assoitaliani-co.org
5
È possibile consultare lo studio scaricando il file dal sito www.cervantes.es. Il testo è in lingua
spagnola.
6
Vocabolo, quest’ultimo, usato per lo più dalle giovani generazioni.