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PERSISTENZA DELLACCENTO STRANIERO.

UNO STUDIO PERCETTIVO SULLITALIANO L2


a

Giovanna Marotta a, Philippe Boula de Mareil b


Dipartimento di Linguistica, Universit di Pisa, b LIMSI-CNRS, Orsay
gmarotta@ling.unipi.it, mareuil@limsi.fr

1. SOMMARIO
La ricerca fonologica sullacquisizione di L2 si finora concentrata sul versante
della produzione, trascurando quello della percezione, nonostante sia da tempo nota la
rilevanza dei processi percettivi anche nella resa fonetica dei segmenti; in particolare, risulta
ancora poco indagata la tematica relativa alla percezione del cosiddetto accento straniero.
Allinterno di questa area di ricerca, un problema specifico concerne il peso dei tratti
fonetici sulla percezione del foreign accent. Presentiamo qui i risultati di un test percettivo
in cui alcuni frammenti di parlato italiano prodotto da parlanti con diversa L1 (francese,
spagnolo, tedesco, inglese) sono stati valutati da parlanti nativi italiani.
I soggetti sono stati chiamati ad ascoltare gli stimoli acustici naturali, uno per volta, e a
giudicare se il parlante era italiano o straniero; se valutato come straniero, i soggetti dovevano indicare la lingua madre del parlante tra le quattro lingue sopra elencate, valutando
anche il grado di accento straniero su una scala a tre gradini, che va da 0 (poco accento) a 2
(accento forte). Ogni ascoltatore italiano stato preliminarmente invitato ad autovalutare
sia la sua competenza nelle quattro lingue straniere, che il suo grado di familiarit con
laccento delle stesse lingue.
I risultati mostrano che nella maggioranza dei casi gli ascoltatori sono in grado di
percepire la differenza tra parlanti italiani nativi e parlanti non nativi, anche in caso di
ottima competenza dellitaliano. Pi complesso si invece rilevato il compito relativo
allidentificazione della lingua materna dei parlanti. Soltanto gli stimoli prodotti da parlanti
inglesi sono stati identificati con una percentuale di riconoscimento soddisfacente, mentre
quelli relativi a parlanti spagnoli presentano i valori di corretto riconoscimento pi bassi.
Inoltre, gli stimoli prodotti da parlanti tedeschi sono stati spesso confusi con quelli relativi
ai parlanti inglesi.
Il grado di successo nel riconoscimento della L1 appare dunque inversamente
proporzionale alla vicinanza strutturale e fonologica tra L1 e L2: italiano e spagnolo sono
discriminati con difficolt, mentre il parlato dei tedeschi tende ad essere confuso con quello
degli inglesi pi che con quello degli spagnoli.
Tuttavia, dai nostri dati non risulta una buona corrispondenza tra lautovalutazione
dellascoltatore e la sua performance nel test percettivo. In maniera abbastanza prevedibile,
soltanto nel caso dellinglese si osservano valori comparabili tra autovalutazione e
percezione, mentre per le altre lingue straniere si rileva una discrasia pi o meno marcata
tra il supposto livello di familiarit con un accento straniero e la corretta identificazione
della lingua straniera nel test sperimentale. In altri termini, la percezione dellaccento
straniero pu esser indipendente dal corretto riconoscimento della lingua materna parlata da
colui che stato identificato come straniero.

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2. INTRODUZIONE
Nonostante da tempo i processi percettivi siano riconosciuti come rilevanti nel processo
dellapprendimento di L2 e quindi nella resa fonetica dei relativi segmenti (cfr. Best, 1995;
Flege, 1997 e 2003; Major, 2001), gli studi fonologici sullacquisizione di lingue seconde si
sono finora concentrati quasi esclusivamente sul versante della produzione. Allinterno del
versante percettivo, il cosiddetto accento straniero rappresenta al momento un tema ancora
poco indagato.1
Se consideriamo gli studi finora prodotti sullitaliano come L2, possiamo facilmente
osservare come la percezione sia terreno rimasto essenzialmente inesplorato. Del resto, la
marginalit delle analisi percettive nella letteratura fonetico-fonologica ben nota, ma non per
questo meno deprecabile. Pur tuttavia, un certo cambio di rotta sembra profilarsi allorizzonte
in questi ultimi anni, come risulta dalla compulsazione della letteratura prodotta in tema e
riassunta in un nostro recente lavoro (cfr. Marotta, 2008a).
Allinterno del vasto campo dedicato allacquisizione di lingue seconde, un problema
specifico concerne il peso dei tratti fonetici, segmentali e soprasegmentali, nella percezione del
foreign accent. Le domande fondamentali che a nostro avviso dovrebbero essere inserite
nellagenda ideale in merito a questo argomento sono le seguenti:

i tratti responsabili di forestierismo permangono anche nella produzione di


parlanti con ottima competenza di L2?
in che misura questi tratti dipendono dalle caratteristiche di L1?
qual il ruolo dei fattori prosodici nella percezione dellaccento straniero?

Per tentare di rispondere a queste domande, abbiamo programmato una serie di test
percettivi, diversi nella composizione degli stimoli e nella loro presentazione, il cui fine sarebbe
quello di consentirci di individuare gli elementi che guidano la percezione e di valutare il peso
relativo degli elementi segmentali e prosodici nel riconoscimento dellaccento straniero.
Presenteremo qui i risultati di un test percettivo in cui alcuni frammenti di parlato italiano
(letto e spontaneo) prodotto da parlanti con diversa L1 (francese, spagnolo, tedesco, inglese) e
ottima competenza dellitaliano sono stati valutati da parlanti nativi italiani.
Come vedremo, percepire tratti di forestierismo relativamente semplice per i nativi,
mentre pi complesso risulta individuare la lingua straniera, anche in presenza di costante
esposizione ad essa.
3. SULLA PERCEZIONE
Produzione fonetica e percezione uditiva non hanno avuto nel corso del tempo destini
simili, ma piuttosto diverse fortune. La scarsit di studi dedicati alla percezione interessa sia la
fonetica segmentale che quella soprasegmentale. Si osservi a riprova che nel volume
Handbook of Phonetic Sciences curato da Hardcastle e Laver (1997), sono ben pochi i saggi
che si occupano di percezione; in campo prosodico, viene di solito preso in esame soltanto
laccento lessicale (cfr. McQueen & Cutler, 2007) o il ritmo (cfr. Ramus & Mehler, 1999;
Ramus et al. 1999). Parimenti, si ricordi che il manuale dedicato a Speech Perception (Pisoni
& Remez, 2005) del 2005, quindi piuttosto recente, a conferma del tardivo interesse dei
linguisti e dei fonetisti in particolare, nei confronti delle tematiche percettive.

Si vedano tuttavia Archibald (1993), Magen (1998), Jilka (2000; 2007).

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Le ragioni del ritardo degli studi percettivi, innegabile tanto in Italia quanto nel resto del
mondo, sono molteplici. probabile che una prima motivazione vada ricercata nella differenza
sostanziale che sussiste tra parlare e ascoltare: Albano Leoni (2001) ha giustamente ricordato
a questo proposito che parlare un atto esterno e visibile, mentre ascoltare un atto interno e
invisibile: si pu vedere una persona che parla (anche in condizioni di rumore), mentre non
possiamo sapere se una persona sta ascoltando oppure no. La stessa autopercezione del resto
diversa: mentre parliamo, attraverso lanalisi propriocettiva abbiamo coscienza dei nostri
organi fonatori (bocca, labbra, lingua), mentre quando ascoltiamo, non possiamo n vedere n
percepire i movimenti dellapparato uditivo.
Non dunque casuale la circostanza per cui sia la tradizione grammaticale che le prime
analisi scientifiche dedicate alle lingue indoeuropee, abbiano dedicato ampio spazio alla
fonetica articolatoria, offrendo solo raramente riflessioni e osservazioni sul fronte percettivo.
Per lo studio della percezione linguistica finora risultata scarsamente rilevante la stessa
psicoacustica, disciplina virtualmente mirata alla percezione, segnatamente allindividuazione
delle soglie di percettibilit dei parametri fisici (tempo, ampiezza e frequenza; cfr. House,
1990; Moore, 1997): buona parte dei materiali impiegati in questo settore non sono infatti
linguistici; ad es., per quanto concerne il parametro della frequenza, spesso si tratta di toni puri.
Essendo il nostro ascolto vario e nel contempo altamente specifico, lorecchio si sintonizza in
modo diverso a seconda che si tratti di sequenze di suoni linguistici oppure di rumori o toni
puri; di conseguenza, lanalogia potrebbe non funzionare in maniera perfetta, o quanto meno
adeguata.
Sul piano teorico, una questione di primaria rilevanza riguarda il tipo di percezione attiva
nellascolto, sia in generale che nello specifico di catene foniche. Il contrasto classico, ma non
di meno essenziale, ruota intorno ai due poli olistico e analitico o lineare. In linea di principio,
possiamo dire che il primo tipo di percezione avviene nello spazio, mentre il secondo, nel
tempo; ad es. un segnale stradale viene percepito e decodificato mediante la visione in maniera
globale, non attraverso la scomposizione dei suoi tratti specifici.2 Un enunciato oralmente
prodotto da un parlante invece si sviluppa linearmente, nel tempo (cfr. tra gli altri Reddy,
1975). Tuttavia, andr osservato che anche nelludito si osserva la tendenza a ricomporre
lunit, lintero inteso come unit di senso. I due tipi di percezione, olistica e analitica
interagiscono strettamente, tanto che si pu determinare agevolmente il passaggio da un piano
percettivo allaltro. Cos ad es., si ha passaggio dal lineare allolistico nei casi di priming
lessicale; parallelamente, si pu passare dallolistico al lineare, qualora locchio e la mente
scompongano un segnale stradale nei suoi tratti salienti.
Compiere studi di carattere percettivo pone inoltre una serie di problemi metodologici.
Innanzitutto, nei test percettivi, necessario porre la massima attenzione a COME si formula la
richiesta, in modo da evitare la circolarit. In secondo luogo, onde poter controllare che la
risposta del soggetto non sia casuale, opportuno calibrare la durata del test, ed evitare sedute
troppo lunghe, che rischierebbero di rendere i risultati non affidabili, in quanto casuali.
Un altro aspetto teorico rilevante concerne il carattere categoriale dei processi percettivi.
Che vi sia percezione categoriale nel linguaggio pare incontestabile, ed stato del resto
ampiamente dimostrato a partire dagli studi, per molti versi pioneristici, condotti sul Voice
Onset Time (cfr. Lieberman et al. 1957; 1967; Liberman & Blumstein, 1988). Di recente,
2

In merito ai processi percettivi, vera e propria galassia di ricerca, si vedano quali primi
testi di riferimento Rookes & Willson (2000), Contessi et al. (2002).

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Harnad (2005), tra gli altri, tornato sul tema con argomenti che ci paiono convincenti. Ma
baster richiamare alla memoria la nozione classica di fonema per dedurne che la
categorizzazione processo insito nella natura stessa del sistema linguistico.
La questione non pertanto se nellascolto fonetico, cio linguistico, la percezione possa
avere carattere categorico, ma se la percezione sia sempre e solo categoriale. In particolare, in
ambito prosodico, esistono categorie prosodiche oppure solo continua ?3
Consideriamo il caso della lingua italiana: laccento lessicale in italiano distintivo, per cui
il suo carattere categorico non sembra discutibile. Ma lintonazione in una lingua non tonale
come litaliano viene parimenti percepita in termini categoriali? A nostro parere, la risposta a
questo quesito ha da essere negativa, dal momento che lunica funzione distintiva che si pu
riconoscere a livello grammaticale alla melodia nella nostra lingua riguarda lespressione della
domanda polare (cfr. in merito e motivatamente, Marotta, 2002-2003; 2008b).
4. PERCEZIONE: DATI ITALIANI
Gli studi dedicati alla percezione fonetica, sia segmentale che soprasegmentale, in lingue
diverse dallitaliano cominciano ad essere copiosi, anche se molti fenomeni non sono stati
ancora trattati con sufficiente attenzione.4
Se consideriamo la produzione scientifica relativa alla lingua italiana ed alle sue variet,
possiamo osservare che gli studi in questo settore hanno interessato in tre aree di ricerca, con
finalit almeno in parte differenti:

studi sui tratti prosodici che contribuiscono allidentificazione del parlante; cfr.
Interlandi (2004), Marotta et al. (2004), Marotta & Sardelli (in stampa), Boula de
Mareil et al. (2004a, 2004b e 2009), Calamai & Ricci (2005); Gamal (2006 e
2007);
studi sulla percezione delle categorie prosodiche fonologiche; cfr. Gili Fivela
(2004), Savino et al. (2006);
studi sulla percezione segmentale; cfr. Cerrato et al. (1994), Albano Leoni et al.
(1996), Calamai & Ricci (2005), Mori (2007), Celata (2009), Sorianello (2009; in
corso di stampa), Avesani et al. (2009).

Rappresenta invece ancora un terreno vergine lo studio dellaccento straniero (dora in poi
AS) da parte di parlanti-ascoltatori italiani. In particolare, non stato finora indagato a fondo il
ruolo dei tratti segmentali e soprasegmentali nella percezione dellAS, anche se lo stesso uso
del sintagma accento straniero lascia intendere che un parlante viene identificato come
straniero, cio non nativo, proprio per il suo accento.5 Se vero che gli studi dedicati alla
percezione di AS sono scarsi, ancora pi scarse sono le indagini sul ruolo svolto dai fattori
soprasegmentali nella percezione dellAS.
3

Per un primo orientamento, si possono vedere i contributi di House (1990), Ladd (1996),
Gussenhoven (2002 e 2004), Vaissire (2005).
4
Per una rassegna, ci permettiamo di rinviare a Marotta (2008a).
5
Lattributo straniero qui da intendersi nella sua doppia valenza, vale a dire sia in
riferimento ad una L2 rispetto ad una L1 che per le variet regionali di una stessa lingua.
Ad esempio, esperienza comune del parlante italiano la percezione di accento regionale
diverso dal proprio, con conseguente riconoscimento dellarea di provenienza dellinterlocutore.

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In effetti, i modelli teorici pi in voga per lo studio dellacquisizione di lingue seconde sono
concentrati sulla produzione e percezione dei segmenti, anche se sono consapevoli del ruolo
della percezione. 6 Eppure, non mancano certo i motivi per cui la prosodia potrebbe essere
prioritaria, data la maggiore plasticit della struttura melodica dellenunciato (cfr. Ladd 1996).
Daltra parte, proprio perch le caratteristiche prosodiche della lingua materna sono acquisite
molto precocemente dai bambini, assai prima del lessico e della stessa fonologia segmentale, i
tratti prosodici corrispondenti si fissano prima, meglio e pi rigidamente nella competenza
dei parlanti. Ci spiegherebbe il fatto che anche in soggetti che parlano una lingua straniera a
livelli di competenza particolarmente elevati si osservano di frequente alcuni elementi che li
caratterizzano comunque come stranieri allorecchio dei parlanti nativi.
Vi sono quindi fondati motivi per ritenere che la prosodia possa essere una spia potente di
AS. La questione essenziale a questo proposito pu essere riassunta nei termini seguenti: qual
il ruolo dei tratti prosodici nellidentificazione di un parlante come straniero? Si tratta di un
ruolo basico o sussidiario?
A questa domanda abbiamo cercato di rispondere, anche se in via preliminare, con un
nostro studio di qualche anno fa (cfr. Boula de Mareil et al., 2004), in cui abbiamo messo a
confronto la percezione di frasi italiane e spagnole sia originali che sintetiche, in cui avevamo
mescolato la fonetica segmentale originale di L1 con la prosodia di L2. I risultati ottenuti
mostravano con chiarezza che la solidariet tra parametri, segmentali e prosodici, facilita
lidentificazione della lingua; questo valeva sia per i soggetti italiani che per quelli spagnoli.
Ma nel caso in cui i parametri si incrociavano, cio, segmenti originali in Lx + prosodia
sintetica in Ly, o viceversa, segmenti sintetici in Lx + prosodia originale in Ly, si riscontrava la
maggiore rilevanza della prosodia rispetto ai segmenti.
Lo studio che qui presentiamo si inserisce lungo la medesima linea di ricerca, ma centrata
sullAS, dal momento che si focalizza sulla percezione dei parlanti nativi di italiano nei
confronti di soggetti che siano in possesso di ottima competenza di italiano come L2.
5. LESPERIMENTO PERCETTIVO
Il nostro esperimento percettivo volto a verificare la percezione dellaccento straniero da
parte di parlati nativi italiani nel parlato italiano prodotto da soggetti che risiedono in Italia da
lungo tempo. I campioni di parlato che costituiscono la base empirica di ascolto per gli uditori
sono tratti da brani di conversazione spontanea e dalla lettura di un articolo di giornale.
5.1 Locutori
Sono stati scelti quattro accenti stranieri piuttosto familiari, ovvero francese, inglese,
tedesco e spagnolo; per ognuno di essi sono state selezionate due locutrici di sesso femminile,
per un totale di otto parlanti, cui si sono aggiunte due locutrici italiane di controllo, di area
toscana nord-occidentale.
I soggetti stranieri che hanno prodotto i materiali oggetto di ascolto risiedono in Italia da
molti anni ed in prevalenza svolgono attivit di insegnamento della loro madre-lingua
presso lUniversit di Pisa. Pur essendo tutte in possesso di ottime competenze in lingua

Ci vale, sia pure in maniera diversa e progressivamente minore, per i modelli Speech
Learning Model (Flege, 1995, 1997 e 2003; MacKay et al., 2001); Ontogeny and Philogeny
Model (Major 2001) e Perceptual Assimilation Model (Best 1995).

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italiana, per ogni coppia di parlanti possibile individuare un certo scarto, nel senso che una
delle due (Loc I) presenta una produzione leggermente migliore rispetto allaltra (Loc II).
5.2 Protocollo di registrazione e preparazione degli stimoli
Le registrazioni sono state effettuate nel Laboratorio di Fonetica e Fonologia
del Dipartimento di Linguistica dellUniversit di Pisa attraverso microfoni professionali a
cravatta SONY e un registratore DAT SONY. La campionatura stata effettuata a 22.050 Hz
con software Multi-Speech 3700 (versione 2.5).
Per tutti i soggetti stato usato lo stesso protocollo sperimentale in modo da avere
materiale coerente: per ogni parlante, abbiamo ottenuto in media venti minuti di materiale
audio registrato, contenente produzione orale, sia spontanea che letta.
In apertura di seduta di registrazione, stato chiesto ad ogni soggetto di fare una breve
autopresentazione, prima in lingua madre, quindi in italiano; successivamente, stato
suggerito di parlare dellItalia e degli italiani (pregi e difetti); infine abbiamo domandato alle
nostre parlanti come pensavano di passare le proprie vacanze estive. Le risposte a queste
domande costituiscono il materiale spontaneo.
Nella seconda parte della seduta di registrazione, abbiamo chiesto alle locutrici di
leggere due volte, nel modo pi spontaneo possibile, un breve brano estratto da un articolo
del quotidiano Il Corriere della Sera, afferente ad uno stile formale, con lessico e sintassi di
rango elevato, tanto che la lettura del brano si rivelata un compito piuttosto arduo per i nostri
soggetti.
Dopo lascolto accurato del materiale registrato, abbiamo provveduto a selezionare per ogni
locutore quattro frammenti delle lingue prese in esame (quattro straniere e litaliano), due
relativi al parlato spontaneo e due al parlato letto. Il nostro test si compone pertanto di
quaranta stimoli, otto per ogni lingua, di diversa durata (cfr. ultra, 7).
Abbiamo estratto inoltre nove frammenti aggiuntivi per realizzare un esperimento di
training da sottoporre agli ascoltatori, come fase preparatoria al test vero e proprio.
Per il trattamento e la segmentazione del materiale registrato, con conseguente selezione dei
frammenti da sottoporre allascolto, ci siamo avvalsi del software PRAAT (cfr. www.praat.org).
5.3 Ascoltatori
Il test stato sottoposto a 127 ascoltatori, prevalentemente studenti dellUniversit di Pisa,
appartenenti a diversi Corsi di Laurea (Linguistica, Comunicazione Pubblica, Sociale e
dImpresa, Informatica Umanistica e Ingegneria) di et compresa perlopi tra i 20 e i 30
anni. Una settantina di soggetti di area toscana, mentre i restanti partecipanti al test provengono da varie regioni dItalia. Undici ascoltatori sono lavoratori, la cui let mediamente
superiore a quella degli studenti (si tratta in genere di quarantenni, con qualche cinquantenne),
tutti di area toscana.

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5.4 Protocollo sperimentale del test percettivo


Il protocollo sperimentale seguito nel test prevedeva per ogni ascoltatore la compilazione
preliminare di una scheda sociolinguistica, in cui venivano chieste le seguenti informazioni:

generalit anagrafiche dellascoltatore;


quali fossero le lingue straniere da lui conosciute e da quanto tempo;
eventuali esperienze di studio o lavoro allestero;
il livello di conoscenza che ogni ascoltatore supponeva di possedere nelle lingue
straniere francese, inglese, spagnolo e tedesco;
il grado di confidenza con laccento relativo alle quattro lingue straniere prima
elencate.
Abbiamo ritenuto necessario tenere distinte le due ultime variabili (autovalutazione della
conoscenza di L2 e del relativo accento), dal momento che lidentificazione di un accento
straniero pu prescindere dalla comprensione di una lingua straniera. Ad esempio, nellItalia
contemporanea, molti italiani sono in grado di riconoscere un accento straniero genericamente
slavo, magari classificandolo erratamente come russo, pur senza avere la minima competenza,
n passiva n attiva, del russo, ma semplicemente perch vi riconoscono alcuni suoni diversi
dai propri ed associati a parlanti provenienti da quellarea europea grazie a contatti, anche
cursori e temporanei, avuti con loro.
Dopo una breve fase di training, ha avuto luogo lesperimento percettivo vero e proprio
con le seguenti consegne:
indicare la lingua madre del locutore, scegliendola da una lista chiusa comprendente
italiano, francese, inglese, spagnolo, tedesco, oppure selezionando straniera;
valutare il grado di accento straniero percepito su una scala a tre valori (nessun
accento; accento modesto; accento forte).
Data la brevit degli stimoli (cfr. in media, ogni stimolo durava 4,5 sec.; su questo punto,
cfr. supra ed infra, 7) stata data la possibilit di ascoltare ogni frammento anche pi di una
volta. Dal momento che la percezione di AS direttamente proporzionale alla lunghezza della
sequenza fonica che viene ascoltata dal parlante nativo (cfr. Jilka 2007, et ultra, 7), abbiamo
scelto deliberatamente di operare con stimoli uditivi brevi, per evitare loccorrenza di tratti
forestieri plurimi e/o rinforzati per iterazione.7

Il test stato reso disponibile on-line e gestito elettronicamente sul web, mediante luso di
una piattaforma messa a punto presso il Laboratorio LIMSI del CNRS di Orsay (France). La
registrazione, la segmentazione dei materiali e la preparazione degli stimoli sono state svolte da
Susanna Bertucci nellambito della sua tesi di Laurea Triennale in Comunicazione Pubblica,
Sociale e dImpresa (P.S.I.) presso la Facolt di Lettere dellUniversit di Pisa.

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6. RISULTATI
In questa sezione del lavoro analizzeremo i risultati emersi dal test percettivo. La
performance degli ascoltatori sar valutata in rapporto alle seguenti variabili:

Tipo di parlato (letto versus spontaneo)


Grado di accento straniero percepito
Autovalutazione della conoscenza di L2
Autovalutazione del riconoscimento dellAS
Classe di ascoltatori (lavoratori versus studenti)

6.1 Tipo di parlato (letto versus spontaneo)


Esaminiamo in primo luogo i dati relativi allascolto degli stimoli di parlato letto.
Analizzando le percentuali riportate nella Tabella 1, possiamo vedere che le parlanti
straniere sono state riconosciute dalla maggioranza degli ascoltatori, in media dal 59% per
quanto riguarda linglese, il francese e il tedesco; le due locutrici italiane sono state identificate
in maniera corretta dalla quasi totalit dei partecipanti al test (97%), anche se alcuni
ascoltatori le hanno scambiate per tedesche o per francesi. Per quanto riguarda gli stimoli
spagnoli invece, la percentuale di ascoltatori che ha riconosciuto la provenienza delle
locutrici poco pi del terzo (34%); molti soggetti non hanno notato alcun accento
straniero (0,83% contro l1,44% di accento straniero medio rilevato per inglese, francese e
tedesco) e le hanno scambiate per native italiane (24%); inoltre, in una percentuale pari al 22%,
le due parlanti spagnole sono state identificate come straniere, ma senza saper indicare con
precisione quale fosse la loro lingua madre.
Parlato Letto

inglese

francese tedesco italiano spagnolo straniero

Inglese

59

12

Francese

53

10

19

12

Tedesco

15

13

65

Italiano

97

Spagnolo

11

24

34

22

Tabella 1: Valori percentuali di risposte corrette nel parlato letto


Analizzando i dati emersi dallascolto degli stimoli del parlato spontaneo, possiamo notare
sensibili differenze rispetto alla produzione letta: ad eccezione dei risultati prodotti
dallascolto dei frammenti delle parlanti italiane, per le quali i valori percentuali tra
letto e spontaneo sono molto simili (97% e 94%), si osserva un forte aumento di risposte
errate nel parlato spontaneo. Nella Tabella 2 si nota come gli stimoli spontanei prodotti da
parlanti straniere inglesi sono riconosciuti in una percentuale discreta di occorrenze
(43%), mentre quelli prodotti da francesi sono stati individuati con molta difficolt, dal
momento che le risposte corrette sono pari a solo il 22%; inoltre, nella maggior parte delle
risposte errate, le locutrici francesi sono state identificate come italiane (45%). Le parlanti
spagnole sono le uniche ad essere state riconosciute con pi facilit nel parlato spontaneo
rispetto a quello letto.

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Parlato Spontaneo inglese francese Tedesco italiano spagnolo straniero


inglese

43

26

14

francese

22

45

15

12

tedesco

19

25

36

10

italiano

94

spagnolo

26

53

Tabella 2: Valori percentuali di risposte corrette nel parlato spontaneo


Come gi stato sottolineato, le risposte corrette per quanto riguarda il parlato
spontaneo sono inferiori rispetto al letto (tranne che nel caso dello spagnolo). Da
unanalisi della varianza di tipo ANOVA, svolta ponendo come variabili dipendenti le
risposte date dai soggetti a ciascun stimolo (corretto, con valore 1; sbagliato, con valore 0) e
come variabile indipendente il fattore Stile di parlato (letto vs spontaneo), risulta che lo
Stile ha un effetto maggiore [F(1,126) = 149 ; p < 0,001]. Ci suggerisce che le differenze
tra produzione letta e produzione spontanea sono statisticamente significative, indicando
che il parlato spontaneo delle nostre locutrici sia di qualit migliore, nel senso di dotato di
minore AS rispetto al letto. Torneremo su questo aspetto nel paragrafo conclusivo.
Da unanalisi complessiva dei nostri dati, emerge che le parlanti straniere che sono state
riconosciute con una percentuale di successo maggiore sono le locutrici inglesi e tedesche
(riconosciute in maniera corretta nel 51% dei casi). Le parlanti francofone, invece, sono
state riconosciute in maniera corretta solo nel 37% dei casi; si noti anche che con una
percentuale simile (32%), le medesime locutrici sono state riconosciute come native italiane. In
nessunaltra lingua straniera si sono registrate due percentuali cos prossime tra italiano e
lingua straniera. Infine, le spagnole sono state identificate in maniera corretta nel 44% dei
casi e per il 25% dei partecipanti al test le loro voci sono state scambiate per quelle di
parlanti native italiane. La Tabella 3 sintetizza questi dati.
Totale

inglese francese tedesco italiano spagnolo straniero

inglese

51

18

13

francese

37

32

10

12

tedesco

17

19

51

italiano

96

spagnolo

25

44

15

Tabella 3: Valori percentuali di risposte corrette nella produzione totale


(parlato letto e spontaneo)

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6.2 Grado di accento


Nella Tabella 4, riportiamo i dati relativi alla valutazione del grado di accento straniero
percepito dagli ascoltatori, sia in riferimento al parlato letto che a quello spontaneo. Ricordiamo
a questo proposito che lascoltatore doveva valutare il grado di accento su una scala numerica
composta da tre valori: nessun accento = 0; accento modesto = 1; accento forte = 2.
I valori medi ottenuti mostrano che gli ascoltatori hanno percepito un livello di accento
straniero maggiore per il tedesco (1,71 e 1,52) e per linglese (1,42 e 1,38), tanto nel parlato
letto che nello spontaneo.8
Grado di accento

Parlato letto

inglese
francese
tedesco
spagnolo

1,42
1,20
1,71
0,83

Parlato spontaneo
1,38
0,93
1,52
0,93

Tabella 4: Grado di accento medio percepito negli stimoli per ogni lingua
(parlato letto e spontaneo); scala 0-2
Come si ricorder (cfr. 5.1), pur essendo le nostre locutrici straniere in possesso di ottime
competenze in lingua italiana, per ogni coppia di parlanti di L1 diversa dallitaliano possibile
individuare un certo scarto di competenza e, soprattutto, di accento, nel senso che una delle
due (di seguito indicata come Loc I) presenta una produzione migliore rispetto allaltra
(denominata Loc II).
La nostra intuizione confermata dai dati percettivi, dal momento che, se scorporiamo i
dati della Tabella 4, mantenendo distinte le valutazioni del grado di AS di Loc I da quelle di
Loc II, possiamo facilmente rilevare una diversa attribuzione di grado di AS. Nella Tabella 5 si
nota infatti come i valori relativi alla prima locutrice siano sempre inferiori a quelli della
seconda locutrice, sia nel parlato letto che in quello spontaneo. Questi risultati dimostrano
pertanto che i parlanti nativi di italiano sono in grado non solo di riconoscere un parlante
come straniero, ma anche di percepire sottili gradi di AS.
Grado di accento
inglese
francese
tedesco
spagnolo

Parlato letto
Loc 1
Loc II
0,97
0,75
1,55
0,77

1,89
1,65
1,82
0,92

Parlato spontaneo
Loc 1
Loc II
1,11
0,64
1,16
0,91

1,58
0,70
1,52
0,99

Tabella 5: Grado di accento medio percepito negli stimoli delle due diversi
locutrici per ogni lingua (parlato letto e spontaneo); scala 0-2

I numeri che compaiono nella Tabella 4 come pure nella Tabella 5 riportano il valore
medio rispetto alla valutazione espressa dagli ascoltatori su entrambi gli stimoli, a parit di
lingua.

484

6.3 Autovalutazione dei partecipanti al test


Ricordiamo che prima di iniziare il test percettivo avevamo chiesto ai partecipanti di
autovalutare la propria conoscenza delle lingue straniere oggetto di studio e la propria
capacit di riconoscere gli accenti stranieri. Nella Tabella 6, presentiamo i valori
dellautovalutazione della conoscenza della lingua e dellaccento in rapporto alle risposte
corrette date dagli ascoltatori.
Conoscenza

Lingua Straniera

Accento Straniero

Risposte corrette

inglese

96 %

94 %

51 %

francese

51 %

94 %

37 %

tedesco

29 %

88 %

51 %

spagnolo

42 %

96 %

44 %

Tabella 6: Valori percentuali di autovalutazione della conoscenza della lingua


straniera e dellaccento straniero in rapporto alle risposte di corretta
identificazione
Consideriamo in primo luogo i dati in riferimento al grado di conoscenza dellinglese: il
96% degli ascoltatori ha affermato di possedere un livello di conoscenza medio-buono di
questa lingua e il 94% ha dichiarato di essere in grado di riconoscere laccento inglese; ci
nonostante, le risposte corrette fornite dagli ascoltatori sono poco pi della met del
totale (51%). Non c quindi un rapporto direttamente proporzionale tra autovalutazione delle proprie conoscenze di L2 e corretta identificazione di AS. Lo stesso dato emerge in
maniera ancora pi evidente e speculare nel caso del tedesco: soltanto il 29% dei soggetti ha
affermato di avere una discreta conoscenza di questa lingua straniera, eppure le risposte
corrette sono il 51%, vale a dire la stessa percentuale dellinglese. Pi sfumati i risultati per le
altre due lingue straniere. Nel caso dello spagnolo, il 42% degli ascoltatori ha affermato di
possedere un livello medio-alto di competenza linguistica, mentre la quasi totalit dei
soggetti (96%) ha dichiarato di essere capace di riconoscere laccento spagnolo; tuttavia,
le risposte corrette sono solo il 44%. Parimenti contraddittori i dati relativi al francese:
ad una percentuale pari al 51% ed al 94% di soggetti che affermano di possedere
una conoscenza buona della lingua e dellaccento corrispondente, corrisponde soltanto il 37%
di risposte esatte.
Se ora analizziamo i dati relativi allautovalutazione degli ascoltatori in rapporto alla
percezione dellaccento straniero (cfr. Tabella 6), osserviamo valori percentuali molto alti,
prossimi o superiori al 90%, il che indica che quasi tutti gli ascoltatori hanno affermato di
poter riconoscere facilmente i diversi accenti stranieri. Tuttavia, vista la performance ottenuta
dai medesimi soggetti, risulta chiaro che i partecipanti al test hanno sopravvalutato non
poco la propria capacit di riconoscere un accento straniero; daltra parte, andr osservato
che molti dei soggetti hanno affermato di aver trovato il compito di riconoscimento abbastanza
difficile a causa della brevit degli stimoli.
Al fine di analizzare il contributo dellautovalutazione del livello di competenza in L2 e
della familiarit con laccento corrispondente, abbiamo contato per ciascuna L2 il numero di
risposte corrette ottenute per ciascuno dei 127 soggetti che hanno preso parte al nostro test

485

percettivo, ottenendo cos quattro vettori di dimensione 127, rispettivamente per le lingue
inglese, francese, spagnolo e tedesco. Abbiamo quindi calcolato le correlazioni di ciascuno di
questi vettori con il vettore dei livelli di competenza dei soggetti in L2 da una parte e dallaltra
con il vettore della conoscenza dellaccento corrispondente in italiano. Tutte queste correlazioni
sono positive, ma piuttosto deboli: 0,2 per le conoscenze in inglese e in francese; 0,3 per le
conoscenze in spagnolo; 0,4 le conoscenze in tedesco. Le correlazioni con i valori di autovalutazione della conoscenza dellaccento straniero sono ancora pi deboli, pari a 0,1 per
ciascuna lingua, il che indica la mancanza di correlazione tra queste variabili, che risultano
statisticamente irrilevanti. Lanalisi statistica test compiuta conferma dunque la discrepanza
tra la conoscenza di L2 (anche di tipo diverso) e la capacit dichiarata di riconoscere gli accenti
stranieri corrispondenti; tale discrepanza coerente con la sopravvalutazione della propria
competenza gi notata per i nostri ascoltatori.
6.4 I diversi gruppi dei partecipanti al test
Passiamo ora a considerare la variabile relativa al gruppo di appartenenza degli ascoltatori.
Come si ricorder, la maggior parte dei nostri ascoltatori sono studenti universitari, mentre
soltanto undici di loro sono lavoratori con unet compresa tra i 22 e i 59 anni e con
diversi gradi di istruzione.
Prendiamo in considerazione i dati in relazione agli stimoli letti e spontanei, con esclusione
dei dati relativi alla lingua italiana, che, come abbiamo gi avuto modo di osservare, ottengono
percentuali di riconoscimento sempre molto alte, pari o superiori al 90%. Come si evince dalla
Tabella 7, il gruppo che ha totalizzato la percentuale maggiore di risposte corrette quello
degli studenti di Informatica umanistica (valore medio di risposte corrette 51%). Il valore
ottenuto dagli studenti di Linguistica (46%) risulta basso rispetto alle aspettative per almeno tre
ragioni: prima di tutto, in questo gruppo gli ascoltatori hanno affermato di avere ottime
conoscenze della lingua (e questo dato conferma il mismatch tra autovalutazione e
performance; cfr. precedente), in secondo luogo, molti di questi studenti hanno compiuto esperienze di studio allestero di almeno sei mesi; infine, ed il dato pi pesante, si
tratta di studenti di Laurea Magistrale, quindi con un numero maggiore di anni di studio nelle
lingue straniere rispetto agli studenti del triennio. Gli studenti di Comunicazione P.S.I. presentano un valore percentuale medio nel riconoscimento degli accenti stranieri presentati simile
a quello degli studenti di Linguistica, per la precisione, 45%.
Produzione totale Lavoratori

Stud. Inf.

Stud. Ling. Stud. Com.

inglese

42 %

59 %

35 %

52 %

francese

44 %

39 %

44 %

26 %

tedesco

67 %

61 %

52 %

61 %

italiano

95 %

90 %

99 %

98 %

spagnolo

35 %

47 %

53 %

42 %

valore medio

57 %

59 %

57 %

56 %

Tabella 7:Valori percentuali di risposte corrette dei gruppi di partecipanti al


test scorporati per lingua straniera

486

Un altro dato sorprendente, almeno di primo acchito, riguarda il gruppo comprendente i


lavoratori, che ha totalizzato un valore percentuale medio (57%) di risposte corrette del tutto
comparabile a quello degli studenti. In teoria, sarebbe stato pi probabile aspettarsi risultati
decisamente migliori da parte degli studenti, dal momento che i lavoratori che hanno preso
parte al nostro test hanno affermato di aver avuto in passato scarsa esperienza con le lingue e
attualmente svolgono mansioni nelle quali presente, e solo saltuariamente, un utilizzo
elementare dellinglese.
Inoltre, nel considerare il valore percentuale di corretta identificazione della lingua straniera
in rapporto ai diversi gruppi di ascoltatori, si osservano differenze sensibili da lingua a lingua.
In particolare, in riferimento allinglese, i lavoratori hanno dato nel 42% la risposta corretta,
gli studenti di Informatica nel 59% dei casi, i comunicatori nel 52% e gli studenti di
Linguistica appena nel 35%; per quanto riguarda i lavoratori, il dato in linea con le altre
lingue.
Resta da sottolineare che le percentuali pi alte di corretta identificazione della lingua
straniera sono relative al tedesco, per tutti e quattro i gruppi di ascoltatori presi in esame:
nonostante la manifesta e spesso dichiarata incompetenza in questa lingua, gli ascoltatori
italiani che hanno preso parte al nostro test, indipendentemente dalla loro provenienza
geografica, dal loro genere e dal loro status di studenti o meno, sono stati capaci di riconoscere
la lingua materna tedesca delle locutrici nella maggior parte degli stimoli impiegati in questo
esperimento percettivo; le percentuali di riconoscimento oscillano infatti per il tedesco tra il
52% e il 67%.
Come gi nella sezione 6.1, abbiamo svolto unanalisi statistica ANOVA sulle risposte
ottenute, attribuendo il valore 1 alle risposte corrette e 0 alle risposte sbagliate, e considerando
come fattori lo stile (letto o spontaneo) e la classe di appartenenza degli ascoltatori; per rendere
equilibrato il test, abbiamo considerato 11 soggetti per ciascuna classe. I risultati ottenuti
indicano che soltanto il fattore stile significativo (F(1,40) = 39.33; p > 0.001), mentre non lo
il fattore classe di appartenenza.
Nel complesso, i dati raccolti mostrano pertanto una sostanziale uniformit di comportamento tra studenti e lavoratori; e tra gli studenti, pari uniformit, dal momento che i valori
percentuali di corretto riconoscimento dellaccento straniero sono analoghi e comparabili;
soprattutto, non sono statisticamente significativi, almeno per il campione qui considerato: il
tasso di successo tendenzialmente lo stesso, indipendentemente dal corso di laurea seguito
dallo studente.
7. DISCUSSIONE
Il nostro esperimento ha dimostrato che la sensibilit percettiva dei parlanti nativi assai
fine: riconoscere una produzione non nativa compito relativamente semplice, tanto che basta
un solo indice fonetico, segmentale o prosodico, tipico di L1 e persistente in L2, per trasmettere
la percezione di AS. La percezione di non nativit risulta dunque dimostrata dai dati ottenuti in
questa sede: gli ascoltatori italiani nativi sono capaci di riconoscere un accento straniero in quasi
tutti gli stimoli presentati, nonostante siano stati prodotti da parlanti con unottima competenza
dellitaliano (cfr. Vaissire 2005; Trouvain & Gut 2007). Del resto, noto da tempo che la L1

487

costituisce una sorta di filtro per lacquisizione di L2, per cui tracce di L1, pi o meno consistenti e numerose, si mantengono nella produzione di L2. 9
Assai pi difficile si invece rilevato il compito di identificazione della lingua madre
straniera, dal momento che i nostri soggetti non sempre sono stati in grado di individuare
correttamente la provenienza dei parlanti percepiti come non nativi. Soltanto gli stimoli inglesi
presentano percentuali di riconoscimento discrete, in media intorno al 50%, mentre i valori pi
bassi si riscontrano in riferimento agli stimoli prodotti da soggetti di madrelingua spagnola, che
abbastanza di frequente vengono identificati come italiani. In parallelo, gli stimoli dei parlanti
tedeschi sono spesso confusi con quelli inglesi, mentre quelli francesi con quelli italiani.
Dai risultati raccolti in questo esperimento percettivo, abbiamo avuto modo di vedere come,
contrariamente a quanto avremmo potuto attenderci, la performance dei nostri ascoltatori sia
stata migliore nel caso del parlato letto rispetto a quello spontaneo (cfr. 6.1 e Tabelle 1 e 2). Il
modello OPM di Major prevede che in rapporto alla variazione stilistica, le tre componenti di
Interlanguage, cio L1, L2 e U,10 varino in modo direttamente proporzionale al grado di
formalit, per cui quanto pi lo stile deloquio diventa formale, tanto pi cresce la competenza
in L2 e diminuisce il peso di L1; quanto alla componente Universale, il modello prevede che sia
pi attiva negli stadi iniziali e in stili informali, mentre dovrebbe essere minore in stadi avanzati
di competenza in L2 e negli stili formali.
In particolare, riguardo alla pronuncia, il modello di Major (2001: 93-94) postula che
linfluenza del transfer sia minore in situazioni formali e che laccuratezza fonetica cresca
proporzionalmente al grado di formalit dello stile. Naturalmente, in questo schema generale
entrano anche fattori extralinguistici, come lansia che si pu scatenare in una situazione
formale, oppure il livello di dimestichezza, maggiore o minore, con un certo stile.
Se equipariamo la produzione letta con lo stile formale e la produzione spontanea con quello
informale, possiamo forse individuare una causa del mancato effetto della differenza di stile
proprio nel fatto che le nostre parlanti hanno maggiore dimestichezza con lo stile formale (non
dimentichiamo che si tratta di docenti di Lingua), tanto nella lingua parlata che in quella scritta.
In realt, riteniamo che nel nostro caso il parlato letto non sia del tutto equiparabile con lo
stile formale e che il parlato spontaneo non sia equiparabile con lo stile informale. La lettura del
brano prescelto era infatti piuttosto difficile, per cui probabile che lattenzione dei soggetti si
sia concentrata soprattutto sul cogliere il significato di quanto stavano leggendo, tralasciando i
dettagli fonetici della propria produzione in lingua italiana. Daltro lato, la conversazione
spontanea delle nostre parlanti si svolta in ambiente formale, e con persona a loro nota solo
superficialmente, per cui il loro eloquio si mantenuto su un registro stilistico elevato, non
propriamente informale.
Ci detto, riteniamo che una possibile causa del diverso comportamento rilevato nellascolto
del parlato letto rispetto a quello classificato in questa sede come spontaneo sia da ricercarsi
altrove, vale a dire nella durata dei frammenti di parlato proposti. La durata media degli stimoli
uditivi infatti pari a 6 sec. nel caso del parlato letto, ma solo a 3,5 sec. nel caso del parlato
spontaneo. La minore durata degli stimoli relativi al parlato spontaneo potrebbe pertanto
9

Cfr. gi Trubeckoj (1958); pi recentemente, a parte i sopra citati modelli di acquisizione


di L2 (SLM, OPM e PAM), si vedano i lavori di Dupoux et al. (1997) e di Dupoux &
Peperkamp (2002).
10
Nel modello OPM, U sta per Universal Grammar, vale a dire princpi generali e
restrizioni presenti in tutte le lingue.

488

spiegare perch i soggetti abbiano avuto mediamente pi difficolt nel compito di identificazione dellAS nel caso del parlato spontaneo rispetto a al parlato letto.
Verrebbe quindi confermata lipotesi avanzata da Jilka (2007): non solo la percezione di AS,
ma anche la capacit di identificazione di L1 sono direttamente proporzionali alla lunghezza
della sequenza fonica che viene ascoltata dal parlante nativo. Del resto, gli stessi soggetti hanno
talvolta osservato al termine del test che i frammenti sonori proposti erano troppo brevi per
consentire loro di svolgere in maniera adeguata il compito richiesto.
Nellanalisi dei risultati ottenuti, abbiamo altres visto che lautovalutazione della propria
capacit di riconoscere laccento relativo alle quattro lingue straniere in esame non ha sempre
trovato un buon grado di corrispondenza con i risultati ottenuti dai singoli soggetti nel compito
di riconoscimento del parlante straniero. Laccento inglese quello che risulta approssimare di
pi gli indici di autovalutazione e quelli di percezione,11 mentre per le altre lingue si assiste ad
una pi o meno marcata discrasia tra il presunto livello di confidenza con un accento straniero e
leffettivo riconoscimento di quellaccento nel test sperimentale. In altri termini, la percezione di
AS prescinde dallidentificazione della lingua parlata dal forestiero, come del resto emerge gi
da studi pregressi (cfr. Boula de Mareil et al. 2004a; 2004b; 2009). Soltanto dopo aver
percepito lAS, cio un accento diverso dal proprio, il parlante nativo formula le sue ipotesi sulla
provenienza linguistica di colui che sta ascoltando, ed forse in questa seconda fase che emerge
il peso della conoscenza della lingua straniera e della familiarit con lAS.
Sembra pertanto che la competenza dei nativi su una L2 non sia di per s un fattore in grado
di facilitare gli ascoltatori nellindividuazione dellAS e che il riconoscimento di un AS possa
dipendere non tanto dal bagaglio di conoscenze di quella lingua, lessicali e grammaticali, ma
dalla capacit di riconoscere i suoi elementi fonetici caratteristici, sia segmentali che prosodici.
Tale abilit in parte dipendente dalla familiarit con la lingua straniera, ad esempio dallascolto
diretto di parlanti nativi, ma anche legata alla sensibilit dellindividuo.
Non ancora chiaro se siano i tratti segmentali o quelli prosodici a giocare un ruolo
maggiore nellidentificazione dellaccento straniero; daltra parte, anche possibile che non ci
sia una risposta assoluta e che la preferenza di uno dei due elementi sia legata a fattori soggettivi.
Gli studi condotti da Boula de Mareil et al. (2004a; 2004b; 2009) mostrano in effetti risultati
contrastanti: per certi versi, sembrano suggerire che i tratti segmentali giochino il ruolo pi
importante nella percezione di AS; per altri, invece, parrebbe che la prosodia costituisca lelemento principale. Studi ulteriori, mirati in questo senso, potranno gettare nuova luce su questo
aspetto.
Infine, dai dati raccolti si evince che una maggiore similarit tra L1 e L2 non facilita il
compito di riconoscimento di AS. Al contrario, pi le lingue sono simili tra di loro, pi
difficile discriminare lAS. Nel nostro campione, ricordiamo che gli stimoli prodotti dalle
parlanti spagnole sono risultati i pi difficili da identificare ; parimenti, gli stimoli tedeschi
sono stati spesso confusi con quelli inglesi. Il grado di successo nel riconoscimento della
L1 dunque inversamente proporzionale alla vicinanza strutturale e fonologica tra L1 e L2:
italiano e spagnolo sono discriminati con difficolt, mentre il parlato dei tedeschi tende ad
essere confuso con quello degli inglesi pi che con quello degli spagnoli.

11

E certo questo dato non ci stupisce, visto che linglese non solo la lingua con cui lo
studente medio italiano si confronta nel suo pluriennale percorso scolastico, ma anche la
lingua straniera cui viene costantemente esposto attraverso i mass-media.

489

Lo studio percettivo qui presentato andr interpretato come una tappa nel percorso di
ricerca, lungo e complesso, che dovrebbe consentirci di rispondere alle domande formulate
alinizio di questo lavoro. In particolare, dato lassetto metodologico di questo esperimento, non
possibile avanzare ipotesi documentate e articolate in merito alla valutazione del peso relativo
degli elementi segmentali e prosodici nel riconoscimento dellAS.
Pur tuttavia, i risultati raccolti ci consentono di giungere alle seguenti e parziali conclusioni,
distinte in rapporto al piano di analisi:
in produzione di L2, assai difficile perdere completamente limprinting foneticoprosodico dato dalla prima lingua;
sul piano percettivo, la sensibilit dei parlanti nativi nei confronti della propria lingua
talmente fine che sufficiente la persistenza anche di pochi tratti segmentali e/o
soprasegmentali percepiti come non appartenenti alla propria lingua per trasmettere il
percetto di accento straniero;
a livello fonologico, il grado di successo nel riconoscimento di una lingua straniera
inversamente proporzionale alla vicinanza strutturale e fonologica tra L1 e L2.
Ulteriori studi, condotti su questa medesima linea di ricerca o su vie parallele, potranno in
futuro confermare o meno queste conclusioni, nella misura in cui potranno gettare nuova luce su
un argomento tanto complesso quanto intrigante, quale quello dei rapporti tra struttura
segmentale e struttura soprasegmentale nella percezione del parlato.

490

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