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FISIOLOGIA

Lezione n°3 del 2 Marzo 2017


G.B.
Revisionatore: Apo
Argomenti: i sistemi di trasporto, caratteristiche e il funzionamento dei canali ionici.

I SISTEMI DI TRASPORTO: I CANALI IONICI


Nella lezione precedente è stata trattata la diffusione semplice e in che modo è in grado di spiegare il
passaggio di sostanze attraverso una membrana cellulare e in particolare come la membrana cellulare
interferisce con questa diffusione. Bisogna ricordare che la diffusione è un processo passivo che avviene
spontaneamente ogni qualvolta ci sia una differenza di concentrazione. Ricordiamo inoltre che questa
diffusione dipende dalla natura della molecola che diffonde (dimensioni e lipofilicità), dall’area della
superficie di scambio e da altri parametri come temperatura e spessore della membrana.

Le sostanze non lipofiliche sono diverse e possiamo portare come esempio gli ioni i quali sono dotati anche
di cariche elettriche e non hanno grande facilità a passare spontaneamente attraverso la membrana perché
sono molto poco, o addirittura per niente, liposolubili. Altre sostanze poco liposolubili sono il glucosio e
l’acqua stessa che è un dipolo elettrico che presenta un eccesso di carica negativa sull’atomo di ossigeno e
di carica positiva sugli atomi di idrogeno. Queste sostanze hanno quindi grosse difficoltà a passare nel
doppio strato fosfolipidico della membrana. Ciò nonostante se osserviamo qual è la permeabilità di queste
sostanze attraverso la membrana vediamo che nelle membrane biologiche la permeabilità di queste
sostanze è molto superiore rispetto a quella che ci si potrebbe aspettare sulla base delle loro caratteristiche
(dimensione e lipofilicità in primis).

Possiamo osservare il confronto tra la permeabilità dello ione cloro e del glucosio confrontando quello che
avviene in una membrana sintetica costruita in laboratorio e costituita soltanto da un doppio strato
fosfolipidico rispetto alla permeabilità che riscontriamo in una membrana biologica.

Osserviamo che lo ione cloro ha una permeabilità di 10⁷ volte superiore rispetto a quella che ci
aspetteremmo di avere in una membrana sintetica. Il glucosio, invece, è 100 000 volte più permeabile in
una membrana biologica rispetto sempre ad una sintetica.
Ci sono quindi, all’interno delle membrane biologiche, dei meccanismi che consentono alle sostanze
biologiche, idrofiliche, polari di passare con una permeabilità in alcuni casi molto elevata. Questo è
permesso infatti da sistemi di trasporto (grosse proteine strutturali di membrana) che permettono a
queste sostanze di passare nella membrana plasmatica anche se sono dotate, ad esempio, di carica
elettrica sulla loro superficie.
Possiamo dividere questi grossi sistemi di trasporto in due grandi classi:
1. Canali proteici (canali ionici ed acquaporine)
2. Sistemi di trasporto mediati da carrier
I canali proteici

I canali proteici (i canali ionici e acquaporine) sono grosse proteine di


membrana che forniscono poro idrofilico per il passaggio di sostanze
attraverso la membrana. Un esempio semplice di canale proteico è la
gramdicina (antibiotico) all’interno della membrana cellulare di un batterio
ed è l’esempio più facile da immaginare. I canali ionici delle nostre cellule
sono molto più complicati ma il concetto è lo stesso: esiste una proteina
che attraversa completamente la membrana, in questo caso una alfa elica
che presenta residui aminoacidici non polari (o idrofobici) verso l’esterno
per interfacciarsi coi fosfolipidi di membrana e residui aminoacidici polari (o
idrofilici) all’interno in modo da formare un canale favorevole al passaggio
di uno ione. Questo mostra un esempio di canale proteico che senza
modifica conformazionale permette il passaggio di sostanze che altrimenti
non sarebbero mai potute transitare attraverso il doppio strato
fosfolipidico. Questa via di passaggio è una via ad altissima conduttanza che
favorisce enormemente la velocità di flusso. Questi canali hanno molte
peculiarità tra cui quella di essere molto selettivi: non sono buchi, pori
d’acqua, attraverso il quale passano le sostanze polari ma sono qualcosa di
più sofisticato in grado, in alcuni casi, di avere una selettività molto elevata
(far passare il sodio piuttosto che il calcio o viceversa) e bisogna capire in
che modo questo avviene.

Sistema di trasporto mediato da carrier proteici

Il sistema di trasporto mediato da carrier


proteici prevede che il trasportatore proteico
chiamato anche carrier esegua questo
trasporto da una parte all’altra della membrana
attraverso un cambiamento conformazionale.
È un trasporto molto più lento, suddiviso in
varie fasi, in quanto il ligando (sostanza che
deve essere trasportata) deve trovare un sito di
legame all’interno della molecola. Quando
questo avviene cambia la sua conformazione e “apre” il suo interno dall’altra parte della membrana
diminuendo l’affinità per il ligando e permettendone il passaggio dal lato opposto del doppio strato
fosfolipidico. Questo è un meccanismo indispensabile per molecole di dimensioni sufficientemente grandi,
maggiori rispetto ad uno ione o una molecola d’acqua. È un meccanismo ad alta specificità anche superiore
rispetto a quella dei canali ionici ma il cambio conformazionale richiede più tempo e quindi i flussi che
vengono prodotti da questo meccanismo sono di dimensioni inferiori rispetto a quelli prodotti dai canali
ionici. Il meccanismo può operare anche contro gradiente come trasporto attivo con spesa di energia (ATP)
oppure essere un trasporto facilitato se avviene senza spesa di ATP ma solo seguendo il proprio gradiente
di concentrazione.
Canali ionici
I canali ionici all’interno delle nostre cellule sono strutture molto complesse, sono polimeri di più proteine
che si assemblano in modo da formare un poro al centro del canale. Queste proteine presentano dei residui
aminoacidici non polari che si interfacciano con la membrana e possono attraversare il doppio strato
fosfolipidico e all’interno si viene a creare un poro che permette il passaggio di ioni.

Proprietà principali:
- Sono polimeri: omopolimeri se formati da proteine uguali una all’altra come ad esempio i
connessoni oppure sono eteropolimeri costituiti da proteine diverse l’una dall’altra come il canale
nicotinico della placca neuromuscolare.

- Forniscono una via idrofilica attraverso la quale gli ioni si muovono solamente per diffusione
passiva e passano solo per differenza di concentrazione favorevole al passaggio. Non importa
quindi che il canale sia presente ma occorre una differenza di concentrazione. In realtà per uno
ione non dobbiamo considerare soltanto la differenza di concentrazione ma anche la differenza di
potenziale elettrico (perché è una carica elettrica). Il potenziale elettrico ai lati della membrana
quindi favorisce o ostacola il passaggio attraverso la membrana. Parleremo quindi di gradiente
elettrochimico cioè la somma di forze elettriche e chimiche che determinano un gradiente che
favorisce il passaggio dello ione da una parte all’altra della membrana. Il flusso ionico quindi
dipenderà non solo dalla conduttanza del singolo canale ma anche da questo gradiente e dalla sua
forza. La diffusione passiva favorisce il fatto che il canale sia bidirezionale e quindi, se si inverte il
gradiente elettrochimico, il flusso scorrerà nel verso opposto.
- Il flusso attraverso questi canali è elevatissimo (circa 10⁷-10⁸ ioni al secondo) quando esiste un
gradiente elettrochimico favorevole. Non è un semplice buco ma un intero meccanismo che
favorisce enormemente il passaggio degli ioni attraverso la membrana, sempre condizionato dalla
presenza di un gradiente elettrochimico favorevole.
- Filtro di selettività: molti di questi canali sono estremamente selettivi verso una specie ionica
(considereremo sodio, potassio, calcio e cloro) mentre altri canali sono meno selettivi e fanno
passare più specie ioniche (non fanno passare però sia anioni che cationi ma solo anioni o solo
cationi). La specificità però per alcuni cationi non è così elevata e fanno passare, anche se con livelli
diversi, ad esempio sia sodio che potassio che calcio. È però importante come la selettività può
essere ottenuta dalla loro struttura.
- L’apertura o la chiusura (gating): la maggior parte di questi canali non sono sempre aperti ma
vengono aperti o chiusi da una serie di stimoli/fattori di natura elettrica, meccanica, chimica.
Questo è molto importante per capire e studiare i fenomeni di membrana: un segnale elettrico
(esempio: una variazione di potenziale di membrana) è determinato dal passaggio di un certo
numero di cariche elettriche da una parte all’altra della membrana. Per avere questi segnali elettrici
è evidente che la conduttanza dei diversi ioni non è costante e viene modificata sulla base dei
diversi fenomeni. I canali ionici sono quindi sottoposti a cambiamenti conformazionali in presenza
di questi stimoli che ne determinano l’apertura o la chiusura.

Selettività dei canali ionici

Se un canale ionico è selettivo ad uno ione specifico non si può pensare che questo filtro di selettività sia un
semplice buco poiché un buco piccolo impedirebbe il passaggio degli ioni di grosse dimensioni ma come
potrebbe un buco grosso impedire il passaggio di elementi piccoli?
Gli ioni non hanno tutti le stesse dimensioni: il sodio è piccolo rispetto al potassio ma questo non è il modo
corretto il affrontare il problema perché se uno ione è in soluzione lega le molecole d’acqua che sono dei
dipoli e perciò ciascuno ione attira intorno a sé un certo numero di molecole d’acqua chiamate acqua di
idratazione o solvatazione.

Dal punto di vista fisico, quanto più una carica elettrica è localizzata tanto maggiore è il campo elettrico che
la carica genera intorno a sé e quindi tanto più è piccolo uno ione tanto maggiore sarà il campo elettrico e
maggiore sarà la capacità attrattiva esercitata sulle molecole d’acqua. Quindi uno ione sodio che è più
piccolo di uno ione potassio avrà un alone di acqua di idratazione maggiore rispetto a quello di uno ione di
potassio, ed avrà anche una forza attrattiva maggiore e quindi maggiore difficoltà a perdere l’acqua per
passare all’interno del canale ionico. È più facile quindi che un canale per il sodio possa far passare anche il
potassio invece che il contrario. Questo dal punto di vista della diffusione predilige la diffusione del
potassio rispetto a quella del sodio perché in soluzione va considerata la molecola insieme alla sua acqua di
idratazione e perciò il sodio ha un ingombro sterico maggiore. Il raggio idrato quindi come dimensioni si
inverte.
Per poter passare lo ione deve perdere tutta l’acqua di idratazione, o almeno una parte. Affinché questo
accada occorre che nel canale ionico vi sia selettività e si crei all’interno del poro una situazione
energeticamente favorevole allo ione in modo che possa perdere la sua acqua di idratazione.
All’interno del poro, nel filtro di selettività, vi sono dei residui aminoacidi polari con cariche negative che
costituiscono il filtro di selettività. Nel caso dello ione potassio (preso come esempio ma vale anche per
tutti gli altri ioni), questo deve passare nel poro nel quale troviamo 4 gruppi carbonilici debolmente polari
con un eccesso di carica negativa sugli ossigeni che, messi insieme, formano il filtro di selettività. Il potassio
trova un ambiente molto favorevole a questo livello poiché i gruppi carbonilici sono debolmente polari e le
dimensioni maggiori gli consentono di perdere meno difficilmente i gruppi d’acqua se trova una situazione
sterica che permette di sostituire le sue molecole d’acqua con i gruppi carbonilici. Si ha una variazione di
energia libera tale che perde le sue molecole di acqua e va a coordinarsi perfettamente (grazie all’ingombro
sterico adeguato) con i 4 gruppi carbonilici. Lo ione invece sodio difficilmente fa questa cosa perché è più
piccolo e quindi perdendo l’acqua di idratazione non riesce a coordinarsi perfettamente con le 4 unità
carboniliche e, inoltre, essendo più piccolo non lascia facilmente le sue molecole di acqua se non trova un
ambiente ideale alle sue caratteristiche ne filtro di selettività.
Il filtro di selettività è posizionato solitamente nella posizione più esterna, apicale, del canale, in cui
abbiamo un restringimento del canale che costituisce il filtro di selettività. Questo filtro non sarà un unico
punto in cui sono presenti i residui aminoacidici polari ma ci saranno 3-4 siti di legame in fila, uno dopo
l’altro, e lo ione non fa altro che saltare da un sito all’altro per passare da una parte all’altra.

Uno schema studiato in alcuni canali mostra che in situazione iniziale abbiamo 2 ioni legati in alcuni siti
lasciando liberi gli altri perché, essendo carichi positivamente, esercitano una forza di repulsione l’uno
verso l’altro e non possono stare molto vicini. Quando arriva un altro ione, questo trova un sito di legame e
si lega spingendo per repulsione elettrostatica gli altri ioni verso il sito successivo ed espelle l’ultimo ione
legato. Questo meccanismo di siti di legame in serie permette e facilita il passaggio degli ioni e spinge gli
ioni lungo la catena per repulsione elettrostatica.

Questo meccanismo favorisce il passaggio dello ione in entrambe le direzioni: possiamo immaginare che nel
nostro canale siano sempre legati un certo numero di ioni. Il fatto che gli ioni fluiscano in un senso
piuttosto che nell’altro è solo una questione stocastica, probabilistica: se la concentrazione degli ioni è
maggiore da un lato rispetto all’altro, avremo una maggiore probabilità che uno ione dalla parte a maggior
concentrazione entri e spinga la serie di ioni legati nel canale verso il lato a concentrazione minore. È solo
una questione probabilistica dovuta al gradiente elettrochimico. Ci sono moltissimi canali ionici di cui, ad
oggi, conosciamo molto bene le caratteristiche.

Analizzando la morfologia dei vari canali come quello del sodio, del potassio e del canale nicotinico vediamo
che le superfici, le sezioni e le dimensioni del filtro sono molto diverse: per il potassio ha forma circolare,
per il sodio è addirittura più grande rispetto a quella del potassio ed ha una forma oblunga, allungata,
mentre per il recettore nicotinico la sezione è molto ampia. Il canale per l’acetilcolina ha infatti una
bassissima selettività e permette il passaggio sia di sodio che di potassio ma anche di calcio in piccola parte.
Avremo quindi delle cariche elettriche negative che impediscono agli anioni di passare ma sarà poco
selettivo per i cationi. Altri canali come quelli già citati sono invece molto selettivi per la specie ionica.

Studiando il canale del sodio si è visto che per passare non deve perdere tutta l’acqua di idratazione come
avviene per il potassio, ma ne mantiene una parte necessaria per coordinarsi perfettamente con i residui
aminoacidici del canale. Vediamo che il sodio si coordina perfettamente quando non rilascia tutta l’acqua e
solo in questo caso il sodio può essere riconosciuto e passare attraverso il filtro di selettività, mentre il
potassio non ha questa possibilità.

In ogni caso, all’interno del canale si viene a creare un legame di coordinazione tra lo ione e il canale stesso,
non è un buco pieno d’acqua attraverso cui lo ione passa, ma si instaura un vero e proprio legame che dura
pochissimo, meno di un microsecondo, necessario affinché lo ione venga riconosciuto e lasciato passare
attraverso il canale stesso. Questo fa sì che il comportamento del canale ionico si avvicini molto a quello di
una reazione enzimatica dove il legame determina la velocità con cui la reazione deve avvenire (in questo
caso il transito). In questo modo vediamo che il canale non è puramente passivo ma se si studia la
variazione di conduttanza del canale, cioè la cinetica del canale in funzione della variazione della
concentrazione ionica, vediamo che inizialmente avremo un aumento enorme della conduttanza al variare
della concentrazione ionica, ma se la concentrazione ionica supera determinati valori la velocità con cui uno
ione può effettuare il passaggio si riduce sino a raggiungere un livello di saturazione oltre il quale la velocità
non può aumentare; al di là di una certa di concentrazione quindi c’è una conduttanza massima, che il
canale raggiunge con differenze di concentrazioni ioniche ai lati della membrana molto elevate. Da un
punto di vista funzionale si è visto che in tutti i canali ionici le concentrazioni biologiche son tali per cui
siamo sempre nella parte sinistra della curva di saturazione, per raggiungere questi livelli di saturazione
avremmo bisogno di differenze di concentrazioni ioniche molto elevate che noi fisiologicamente non
possediamo. Da un punto di vista pratico il canale ionico si comporta in modo passivo, lineare, nella
maggior parte dei casi perché lavoriamo a concentrazioni tali che il tempo di legame dello ione con il filtro
di selettività non incida in modo negativo riducendo la velocità di passaggio dello ione stesso.

Dal punto di vista pratico possiamo quindi considerarli senza una cinetica di saturazione anche se in pratica
ce l’hanno e quindi è importante avere un legame con il filtro di selettività per limitare la velocità massima
di transito attraverso il canale stesso.
Di canali ne esistono moltissimi tipi e la variabilità di comportamento tra i canali è enorme.

Gating

Una delle proprietà fondamentali dei canali ionici è il gating. Quasi tutti, in modo più o meno accentuato,
hanno questa proprietà. Quali sono i meccanismi di gating principali?
Sono 4, con numerose varianti all’interno di questi.

- Esiste un gating dovuto a ligandi cioè canali ligando dipendenti che si aprono e si chiudono quando
legano in modo allosterico in un sito recettoriale una particolare sostanza (ligando) che può essere
extra o intra cellulare. Alcuni canali si aprono quando una sostanza all’esterno si lega sul sito
recettoriale sulla superficie extra cellulare, come un neurotrasmettitore delle sinapsi. Il
neurotrasmettitore si lega al sito di legame determinando l’apertura del canale stesso. Altri canali
possono avere questa modulazione allosterica all’interno del canale stesso, come numerosi secondi
messaggeri intracellulari come nucleotidi ciclici ma anche il calcio in molti casi o addirittura
proteine C in grado di legarsi al canale stesso in modo da determinare un cambiamento
conformazionale del canale che cambia il suo stato da chiuso a aperto o viceversa.
- Un gating diverso avviene attraverso un legame covalente, non del ligando su un sito recettoriale
specifico, ma le proteine del legame possono essere, ad esempio, fosforilate. Delle chinasi
fosforilano le molecole all’interno del canale cambiandolo da aperto a chiuso o viceversa. Ci
saranno delle fosfatasi che rimuoveranno il gruppo fosforico. L’alterazione dei canali viene
modulata da questi meccanismi attraverso il legame covalente

- Altra classe importantissima sono i canali voltaggio-dipendenti il cui cambiamento


conformazionale è determinato dalla polarizzazione della membrana. Per cui se si depolarizza o
iperpolarizza la membrana, il cambiamento di carica determina esso stesso un cambiamento
conformazionale del canale. Questi sono canali fondamentali per i potenziali d’azione.

- Canali attivati meccanicamente come nei meccanocettori, recettori tattili cutanei e i recettori
situati nell’orecchio interno come i vestibolari e uditivi. Questi recettori sono canali che vengono
aperti e chiusi in base alla deformazione meccanica della membrana in cui si trovano. Il canale di un
recettore tattile possiede delle fibre del citoscheletro che lo ancorano alla membrana fosfolipidica
e, quando questa viene deformata e stirata, queste fibre citoscheletriche entrano in tensione e
meccanicamente aprono il canale.

Questi sono i principali meccanismi di gating dei canali ionici. Avvengono anche dei meccanismi molto più
complessi nel senso che alcuni di questi canali possono avere un meccanismo di gating misto, oppure
possono essere presenti sia gating da parte di sostanze (come i recettori) che meccanismi dovuti ad
ingombro sterico da parte di altri ioni. Ad esempio il canale del glutammato è un canale che viene aperto e
chiuso per mezzo del neurotrasmettitore glutammato nella fessura sinaptica ma in aggiunta a questo gating
ligando dipendente l’apertura dipende anche dal potenziale di membrana con un meccanismo abbastanza
peculiare: se la membrana è polarizzata in modo normale, il canale stesso è occupato da un altro ione, il
magnesio, che si incastra all’interno del canale e impedisce (anche in presenza di glutammato) agli altri ioni
di passare attraverso il canale (canale poco selettivo che permette il passaggio di sodio, potassio, calcio,
…); questa apertura può avvenire solo con una depolarizzazione sufficiente della membrana in modo da
rimuovere il blocco del magnesio; l’interno diventa meno negativo rispetto all’esterno e lo ione magnesio
viene espulso, esce dal canale e in questo caso crea un canale voltaggio dipendente attraverso questo
meccanismo di blocco del magnesio e nello stesso tempo un canale che necessita di un ligando esterno per
aprirsi, in questo caso il glutammato.
Un altro aspetto importante dei canali ionici, in particolare di quelli voltaggio dipendenti, è che i canali
ionici non possiedono solo due stati (aperto-chiuso) ma tre stati: aperto, chiuso (o inattivato) e stato di
refrattarietà. Questo terzo stato indica che quando un canale voltaggio dipendente è normalmente chiuso,
quando depolarizzo la membrana passa allo stato aperto aprendo la porta di attivazione (vedremo più
avanti il meccanismo) con una depolarizzazione prolungata nel tempo (pochi secondi); si viene poi ad avere
la chiusura di una porta situata in un punto diverso del canale, nella parte intracellulare, chiamata porta di
inattivazione; questa si chiude spontaneamente con un certo ritardo rispetto all’apertura della porta di
attivazione; la depolarizzazione fa quindi aprire la porta di attivazione e poi chiudere con un ritardo
temporale più o meno lungo (meno di un millisecondo) la porta di inattivazione, facendo entrare il canale in
uno stato di inattivazione a causa del quale non lascia passare nulla fino a che la membrana non viene
ripolarizzata normalmente. Posso depolarizzare la membrana quanto voglio ma la porta di inattivazione
rimarrà chiusa mettendo fuorigioco il canale fino a quando la membrana viene ripolarizzata di nuovo nella
condizione iniziale, per cui il canale è chiuso solo dalla porta di attivazione. Questo non è l’unico
meccanismo attraverso il quale i canali voltaggio dipendenti vengono inattivati ma è uno dei principali
meccanismi responsabili del potenziale d’azione.

Vi sono altre situazioni che possono presentarsi; nel cuore per esempio ci sono canali che innescano la
contrazione muscolare la cui inattivazione è determinata dall’entrata stessa dello ione per cui il canale è
permeabile, e cioè normalmente il calcio. Il calcio entra e si lega nella parte interna della membrana,
portando alla inattivazione del canale.
Quello mostrato nell’immagine sottostante è un altro meccanismo che facilita l’apertura di un canale ed è
molto importante perché è un meccanismo di azione di molti farmaci utilizzati nella clinica che agiscono
legandosi ai canali ionici. È chiaro che questi sono canali che vengono regolati da ligandi esterni. Le sinapsi
del sistema nervoso ad esempio avranno un sito recettoriale che lega un particolare agonista endogeno che
è normalmente il neurotrasmettitore. È chiaro che posso avere delle altre molecole, di solito esogene, che
sono molto simili dal punto di vista sterico all’agonista endogeno e che se aggiunte al nostro sistema sono
in grado di legarsi al sito recettoriale. In alcuni casi la similitudine del ligando esogeno è molto grande e fa sì
che il canale venga comunque aperto. Ad esempio la nicotina si comporta come l’acetilcolina fa aprire il
canale dell’acetilcolina. Possiamo avere altre molecole che si legano allo stesso sito di legame ma il cui
ingombro sterico non è sufficientemente preciso, per cui il legame non determina l’apertura del canale, ma
occupando il sito del legame impedisce al legando endogeno di agire; un esempio è dato dal curaro
(sostanza paralizzante che lega il sito dell’acetilcolina e blocca l’apertura del canale) che viene definito
antagonista. A seconda della forza con la quale l’antagonista si lega al sito possiamo parlare di antagonisti
reversibili e irreversibili (N.D.R: nell’immagine sottostante c’è un errore, c’è scritto agonista reversibile
invece di antagonista reversibile). Sono reversibili i ligandi che non sono legati in modo così forte da non
poter essere rimossi, e se vengono rimossi da sito di legame permettono di rendere di nuovo disponibile il
canale, mentre gli antagonisti irreversibili sono quelli che hanno una forza talmente elevata che una volta
che si incastrano a livello del recettore non è più possibile rimuoverli nonostante la loro concentrazione
esterna sia ridotta al minimo, ed inibiscono definitivamente il canale.
Esiste un altro meccanismo importante che utilizzano molti farmaci che è quello di un agonista che non si
lega al sito di legame del ligando, ma agisce in un sito separato; possiamo quindi avere un regolatore
esogeno che si lega ad un altro sito recettoriale del canale e quando questo avviene aumenta la facilità con
la quale questo canale lega il neurotrasmettitore o il ligando endogeno favorendo l’apertura del canale
(non agendo sul sito di legame per il neurotrasmettitore, ma su un sito recettoriale separato). Questo è il
meccanismo che avviene per esempio sui recettori GABAergici delle sinapsi inibitorie ad opera delle
benzodiazepine come valium, barbiturici e alcol. Sono sostanze con siti di legame separati sul recettore, sul
canale GABAergico, e quando si legano facilitano l’apertura del canale. Non agiscono su sito recettoriale di
GABA ma su siti specifici separati e quando questo avviene i canali si aprono più facilmente e favoriscono
l’inibizione a livello generale.
Come si aprono i canali?
I canali si aprono con un meccanismo tutto o nulla. Cioè il canale è o aperto o chiuso, quando agisce il
gating (elettrico, ligando, fosforilazione, …) passa ad uno stato di apertura o chiusura. In realtà sappiamo
che la permeabilità della membrana e dei diversi ioni varia in modo continuo e non in modo tutto o nulla.
Questo è determinato dal numero di canali ionici che in quell’istante sono aperti piuttosto che chiusi.
Ciascun canale però si apre in modo massimale o si chiude completamente, cioè con un meccanismo tutto
o nulla. Questo può essere studiato attraverso la tecnica del patch-clamp, molto sofisticate ma ormai di
routine.

È possibile studiare l’apertura dei canali attraverso micropipette di vetro con punte sottilissime (sotto il
micron di diametro) aperte all’estremità e riempite di un liquido elettrolitico che permette di condurre
elettricità. Bisogna appoggiare la punta della pipetta sulla membrana e applicare una leggera suzione, e si
può staccare la porzione di membrana attaccata alla pipetta e registrare le correnti elettriche attraverso
questo pezzo di membrana, le quali saranno determinate dall’apertura o chiusura di un singolo canale
ionico. Con un po’ di fortuna si cerca di prendere un singolo canale ionico in modo da registrare le correnti
ioniche attraverso un singolo canale in funzione del potenziale di membrana che io applico attraverso il mio
sistema di registrazione. In questo caso abbiamo un canale per il sodio voltaggio dipendente; potrebbe
essere un canale nicotinico colinergico in cui posso attivare il gating del canale; si nota che all’interno del
canale passa una corrente elettrica costante, passano degli ioni. Questa corrente quando il canale è aperto
è costante e si nota che applicando il meccanismo di gating il canale non sta sempre aperto ma si apre e si
chiude in modo stocastico, secondo una legge di probabilità. È chiaro che se depolarizzo poco la membrana
il canale tende ad aprirsi e se depolarizzo di più il canale sarà più facilmente aperto piuttosto che chiuso; se
questo canale è regolato dall’acetilcolina e io aggiungo poca acetilcolina questo si apre e si chiude
continuamente mentre se aggiungo molta acetilcolina il canale sta aperto più tempo rispetto a quando è
chiuso. Nonostante si apra e si chiuda continuamente, quando si apre la corrente che passa è sempre la
stessa e si parla quindi di corrente unitaria del canale. Questa corrente passa quando il canale è in stato di
apertura. Ciascun canale si apre con un meccanismo tutto o nulla. Se la membrana ha tanti canali tutti
questi si apriranno e chiuderanno in modo casuale e se lo stimolo di gating è molto forte la somma dei
canali che in un determinato istante sono aperti sarà maggiore rispetto ad una situazione in cui il gating è
attivato in modo meno intenso.
Cominciamo a introdurre alcuni aspetti di biofisica di membrana.
Abbiamo detto che un canale ha un meccanismo tutto o nulla. Questo non vuol dire che la corrente
attraverso il canale, o meglio, il flusso ionico attraverso il canale sia sempre uguale, perché il canale si apre
ma il flusso di ioni che lo attraversa dipende non solo dalla conduttanza del canale ma anche dal gradiente
elettrochimico che spinge lo ione attraverso il canale. Se il gradiente elettrochimico è nullo si possono
aprire tutti i canali possibili e aggiungere tutti i ligandi possibili o depolarizzare la cellula in qualsiasi modo
ma attraverso i canali non ci sarà alcun flusso ionico. Se mi scosto da questo valore di gradiente nullo e mi
sposto verso gradienti positivi o negativi si avrà un flusso ionico misurato dalla legge di Ohm, quella che
regola i canali passivi.

La legge di Ohm afferma che la corrente è uguale alla differenza


di voltaggio diviso la resistenza in un circuito elettrico. Per i
canali si usa quasi sempre il temine conduttanza invece che
resistenza, dove la conduttanza è l’inverso della resistenza. Un
canale ad alta resistenza avrà bassa conduttanza e viceversa.
Quindi la legge di Ohm può essere scritta anche come: Corrente
= conduttanza x differenza di voltaggio.

Per un canale di membrana impareremo un nuovo termine che è potenziale di inversione. Nella membrana
abbiamo visto che il passaggio di uno ione, nel punto in cui il gradiente elettrochimico è zero, dipende sia
dalla concentrazione che dal voltaggio. Queste cose si vedranno meglio con il potenziale di membrana.
Prendiamo ad esempio un canale nicotinico: il potenziale di inversione è 0 mV, quando il potenziale ai lati
della membrana è zero e lo ione è in equilibrio e non c’è passaggio anche se io apro il canale. Non per tuti i
canali è così, ma lo vedremo meglio nelle prossime lezioni. Se la differenza di potenziale è 0 noi possiamo
aggiungere tutta l’acetilcolina che volgiamo ed i canali si aprono ma questo non genera nessun afflusso
ionico; se invece iperpolarizzo la membrana vediamo che ogni canale sia apre in modo stocastico e quando
si apre fa passare una corrente depolarizzante verso l’interno perché questi canali prevedono l’ingresso di
ioni positivi. Se depolarizzo la membrana e da 0mV la porto a +50/+70 mV, cioè causo una inversione della
polarità normale, avremo che comunque i canali si aprono ma gli ioni passano in direzione opposta perché i
canali sono passivi e quindi gli ioni escono. La conduttanza dello ione come mostrata dalla legge di Ohm è
data dalla pendenza del grafico che esprime la corrente ionica attraverso i canali in funzione del potenziale
di membrana.
La corrente che fluisce attraverso i canali ionici dipende quindi dalla differenza tra il potenziale di
membrana rispetto il potenziale “netto”, chiamato potenziale di inversione, del determinato canale. Non
confondiamo corrente ionica o flusso ionico con conduttanza: posso avere un’elevata conduttanza di
membrana ma una corrente molto piccola o nulla, oppure una piccola conduttanza ma con una grande
corrente di membrana se sono abbastanza lontano dal potenziale di inversione. Questo è importante per
non fare confusione.
Il potenziale d’inversione è quindi quel potenziale al quale anche l’apertura del canale non genera alcuna
corrente perché siamo all’equilibrio. Questo dipende dal fatto che le forze elettriche e le forze chimiche
dovute alla differenza di concentrazione si equivalgono. È il potenziale al quale la forza elettrica è uguale
alla forza chimica dovuta alla differenza di contrazione e questo varia per ogni ione e canale. In questo caso
abbiamo scelto, per facilità, un canale per il quale questo potenziale di equilibrio è di 0 mV. Se non c’è una
forza netta io posso aprire tutti i canali ma non ci sarà un flusso ionico.

In realtà il meccanismo è più complicato di quanto appena accennato perché il comportamento descritto è
il comportamento dei canali Ohmici che seguono la legge di Ohm, che afferma che la corrente è il prodotto
della conduttanza per la differenza di potenziale.

Vi sono altri canali che non si comportano così e sono chiamati canali rettificanti. Questi canali cambiano la
loro conduttanza a seconda che io depolarizzi o iperpolarizzi la membrana. In questo caso abbiamo un
canale nel quale, se si depolarizza la membrana da 0 al punto di inversione, vedo che la pendenza è molto
elevata e quindi la conduttanza è elevata e si comporta nel modo visto pocanzi. Se invece si iperpolarizza la
membrana la conduttanza si riduce; si ha quindi una rettificazione. Si chiama canale rettificante perché da
una parte si comporta in modo normale mentre dall’altra, in questo caso, diminuisce la facilità con cui il
canale si apre, e quindi la conduttanza ionica diminuisce. Il grafico verrà ripreso quando si farà il cuore dove
vi sono canali di questo tipo molto importanti che conferiscono un comportamento specifico ai miociti.
Questi canali vengono detti ‘con rettificazione in entrata’: si comportano in modo lineare quando la
membrana viene depolarizzata ma quando viene iperpolarizzata questi diminuiscono la capacità di
apertura.
Nell’immagine sottostante vediamo un meccanismo che coinvolge dei cationi, per cui se si depolarizza la
cellula gli ioni magnesio posti all’interno della cellula del miocita vanno a bloccare con ingombro sterico
l’interno del canale, per cui gli ioni potassio non sono più in grado di passare perché la depolarizzazione
crea questo ingombro sterico intracellulare. Ci ritorneremo con la fisiologia cardiaca.

Struttura dei canali ionici

Come abbiamo detto esistono moltissimi tipi di canali ionici che possono essere classificati in classi di canali
con strutture molto simili. Possono essere etero o omopolimeri oppure pseudo-subunità, con 4 subunità
praticamente identiche che si ripetono e che fanno parte della stessa catena polipeptidica.

Quindi la proteina che va a formare la pseudo-subunità


è una proteina con 4 domini identici (nel caso riportato
nell’immagine) che costituiscono le 4 componenti del
canale stesso. In un canale ionico ciascuna subunità o
proteina deve attraversare la membrana per poter
essere inserita nella membrana stessa come proteina
strutturale. Per poterlo fare occorre che all’interno
della catena polipeptidica ci siano domini di 15-20
aminoacidi idrofobici che vanno a formare un’alpha
elica in grado di inserirsi all’interno della membrana stessa. Se prendiamo la sequenza aminoacidica delle
subunità dei canali e valutiamo l’idrofobicità dei vari aminoacidi nella proteina vediamo un certo numero di
domini di sequenze che si ripetono più o meno allo stesso livello in tutte le subunità che costituiscono il
canale. Sono domini chiamati M1,2,3,4 (nel caso dell’immagine, poiché i domini idrofobici sono 4). Ciascuna
di queste subunità ha 4 domini idrofobici o lipofilici che vanno a formare le alpha eliche che attraversano la
membrana disponendosi in modo caratteristico. Questo numero di domini transmembranari è tipico per
ogni tipologia di canale ionico.

Nell’immagine sottostante abbiamo la struttura di un canale regolato da ligandi esterni. Questi canali
posseggono 5 subunità come quello per l’acetilcolina e tutte le proteine, uguali o diverse tra loro,
posseggono 4 domini transmembranari per ciascuna subunità: chiaramente la catena è diversa per le varie
subunità ma tutte hanno un struttura generale con 4 domini transmembranari che si inseriscono nella
membrana plasmatica. Questa è una famiglia di canali che troviamo nelle sinapsi legano acetilcolina,
GABAa, cisteina (inibitorio) e in un recettore della serotonina. È tutta una famiglia di canali con questa
struttura: 5 subunità che formano il poro centrale e ciascuna subunità presenta 4 domini idrofobici che
permette alla proteina di alloggiare nella membrana.
Un connessone, o giunzione comunicante, è costituito da due canali che si sovrappongono. Ciascun canale
è fatto da 6 subunità tutte identiche (omopolimero) e ciascuna subunità ha anch’essa 4 domini
transmembranari. Nelle connessine ci sono molti tipi con proprietà diverse nel SNC e anche fuori. Tutti i
connessoni hanno però questa struttura generale di 6 subunità tutte uguali, ciascuna con 4 domini
transmembranari.

In basso abbiamo una struttura di un canale voltaggio dipendente. Anche di questi ne esistono tantissimi
tipi con proprietà diverse. Sono quei canali selettivi per sodio, potassio e calcio che si aprono e si chiudono
in base al voltaggio di membrana. Questi sono canali con 4 subunità normalmente diverse tra di loro ma
sempre con una struttura simile poiché derivate da un gene ancestrale comune, e ciascuna d queste
subunità presenta tipicamente 6 domini transmembranari; tutte queste subunità hanno fra il dominio S5 e
S6 una sequenza di aminoacidi che entra all’interno della membrana, forma una forcina senza attraversare
tutta la membrana ed esce per poi continuare con S6. Questa forcina parte sempre dalla porzione extra
cellulare della cellula. Quando è presente questa forcina, normalmente, viene esposta all’interno del poro
perché è fondamentale per il filtro di selettività, determina quindi la selettività del canale per uno ione
piuttosto che per un altro. Tra i canali posseduti quelli per il potassio sono quelli più complicati in quanto
posseggono molte varianti.

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