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Docente: Maioli
Sbobinatore: Giuli
Argomenti: introduzione alla fisiologia, mezzo interno, compartimenti idrici dell’organismo, concetto di
omeostasi e il suo mantenimento.
Nell’introduzione iniziale il professore ricorda che la materia corrisponde a 17 crediti (verbalizzati alla fine
dell’intero percorso) e che le lezioni si svolgeranno sia in questo semestre che nel prossimo anno. Nel primo
modulo verrà trattata la fisiologia della membrana, la contrazione muscolare, la neurofisiologia e parte del-
la fisiologia del sistema endocrino.
Ognuno dei due moduli avrà un peso del 50% sulla valutazione finale, il primo modulo è propedeutico al se-
condo e avrà validità di un anno. L’esame consiste in un test a scelta multipla.
Fisiologia: introduzione
La fisiologia è lo studio del normale funzionamento di un organismo vivente e delle parti che lo compongo-
no. Ciò fa capire quanto vasto sia lo studio della fisiologia e come sia necessario l’utilizzo di un approccio
integrativo: si parte dal livello cellulare, per poi arrivare al funzionamento di un tessuto, di un organo, di un
apparato, ed infine capire l’integrazione funzionale dei vari sistemi. Pertanto, lo studio della fisiologia ri-
chiede due approcci:
approccio integrativo: comprendere come i vari organi ed apparati interagiscano nell’espletamento
delle funzioni biologiche;
approccio meccanicistico: tutti i fenomeni, per quanto complessi, sono descrivibili in termini di leg-
gi fisiche e chimiche. Bisogna quindi cercare di capire i rapporti causa-effetto tra i fenomeni che
verranno studiati.
Tutti i sistemi fisiologici operano con lo scopo di mantenere un ambiente extracellulare costante, nonostan-
te il verificarsi di variazioni esterne. Per mezzo interno si fa riferimento proprio all’ambiente extracellulare,
in cui tutte le cellule si trovano a vivere (dalla definizione “Milieu intérieur” di Bernard, XIX secolo).
“Il corpo vivente, benché non possa prescindere dall’ambiente che lo circonda, è ciononostante relativamen-
te indipendente da esso. Questa indipendenza che l’organismo ha dal suo ambiente esterno deriva dal fatto
che negli esseri viventi i tessuti sono di fatto separati dalle influenze esterne dirette e sono protetti da un
identico ambiente interno (mezzo interno), che è costituito dai fluidi circolanti del corpo, e la stabilità di
questo ambiente esterno è la condizione per la sopravvivenza stessa” [cit. Bernard].
Come fa l’ambiente esterno ad essere identico in tutte le parti del nostro corpo?
Osserviamo ora la composizione ionica del liquido dei tre compartimenti idrici principali: plasma e intersti-
zio hanno fondamentalmente la stessa composizione, mentre molto diversa è quella del liquido intracellu-
lare.
Per quanto riguarda i cationi, il più abbondante nel liquido extracellulare è il sodio (140-145 mmol/l), che è
invece scarsamente rappresentato all’interno delle cellule (circa 12 mmol/l). Il potassio presenta concen-
trazioni opposte: molto abbondante nell’ambiente intracellulare (circa 140mmol/l), mentre assai scarso nel
plasma e nell’interstizio (4-5 mmol/l). Questi valori di sodio e potassio vengono mantenuti entro limiti mol-
to ristretti, grazie all’azione di sistemi di controllo fisiologici. Per quanto riguarda il calcio, la sua concentra-
zione nell’interstizio è intorno a 1,5 mmol/l, mentre nella cellula il calcio libero è pochissimo (10-7 M).
Minime variazioni della concentrazione di calcio intracellulare sono un importante meccanismo di regola-
zione della funzionalità stessa della cellula. Nonostante la presenza di calcio libero intra- ed extracellulare
sia ridotta, il suo gradiente di concentrazione risulta essere più elevato di quello di sodio e potassio; infatti,
per quanto riguarda il calcio, la differenza di concentrazione tra interno ed esterno è enorme. Ancora una
volta, è la cellula che, con la propria membrana, determina ciò. I sistemi fisiologici, invece, fanno in modo
che queste concentrazioni rimangano il più possibile costanti, altrimenti si entrerebbe rapidamente in una
condizione di malattia.
Per quanto riguarda gli anioni, invece, nel plasma e nell’interstizio si trovano principalmente cloro e bicar-
bonato, mentre all’interno della cellula sono le proteine ed altri ioni organici a controbilanciare la presenza
dei cationi.
D.D.S. Quale ruolo hanno gli anioni organici, contribuiscono a creare la differenza di potenziale? Dal mo-
mento che la cellula fa in modo che la concentrazione di cloro al proprio interno sia molto bassa, gli anioni
organici e le proteine garantiscono l’elettro-neutralità all’interno della cellula. Quindi, l’equilibrio tra anioni
e cationi è dato principalmente dalla presenza all’esterno di cloro, sodio e bicarbonato, e all’interno di po-
tassio, proteine e anioni organici. Il potenziale di membrana è un fenomeno che riguarda solo i lati della
membrana e sono pochissime le cariche elettriche che lo generano. Questo argomento sarà trattato nel det-
taglio in seguito.
Omeostasi
La maggior parte dei sistemi fisiologici del nostro organismo sono finalizzati ad un controllo omeostatico,
cioè a fare in modo che ogni cambiamento dell’ambiente esterno o interno che tende a modificare la com-
posizione dell’ambiente interno, inneschi una reazione che riporti l’ambiente interno al valore inziale.
Le proprietà e meccanismi del meccanismo omeostatico sono:
1. Bilancio tra entrate e uscite. Se la quantità di sostanze o di energia nel corpo deve rimanere co-
stante, l’introito deve essere bilanciato da una uguale perdita (legge dell’equilibrio di massa). A
questo concetto di bilancio, bisogna aggiungere anche la produzione, poiché alcune sostanze pos-
sono essere sintetizzate dal nostro organismo (es. glucosio tramite gluconeogenesi). Quindi:
Prendiamo come esempio il bilancio del sodio, una sostanza che non siamo in grado di sintetizzare.
Per ottenere un bilancio stabile, le entrate (esclusivamente tramite la dieta) devono essere uguali
alle uscite (principalmente tramite le urine, in piccola parte tramite sudore e feci). Quindi, i reni de-
vono eliminare una quantità di sodio che sia esattamente uguale a quella assunta. Tale azione viene
svolta in modo molto preciso, ma altrettanto lento: servono giorni affinché i reni possano calibrare
correttamente l’escrezione del sodio.
Se si ottenesse invece un bilancio positivo, corrispondente ad un accumulo di sodio nell’organismo,
si determinerebbe un aumento della ritenzione idrica, la quale produce, tra le altre cose, un au-
mento della pressione arteriosa.
2. Feed-back negativo. Un cambiamento di una variabile regolata induce una risposta che tende a
muovere le variabili in direzione opposta rispetto al cambiamento iniziale, ripristinando le condi-
zioni di partenza.
Esempio: controllo della temperatura in un acquario, affinché questa rimanga costante, nonostante
le variazioni dell’ambiente esterno. Il sistema a feed-back negativo deve essere costituito innanzi-
tutto da un sensore (termometro), che misuri la variabile regolata (temperatura) in un punto, as-
sumendo che sia uguale in tutti gli altri punti. Analogamente, nel nostro corpo, sono presenti dei
recettori per la temperatura a livello ipotalamico, così come recettori per la pressione arteriosa a li-
vello del seno carotideo e dell’arco aortico e per la glicemia a livello delle cellule β di Langherans.
Devono esistere poi delle vie afferenti, che colleghino il sensore al centro di controllo. Nel nostro
organismo, vi sono vie molto rapide come i nervi, sistemi più lenti, come quello endocrino o circola-
torio, oppure vie locali, brevi, come nelle interazioni paracrine. Il centro di controllo confronta il li-
vello misurato con un valore di set point, ossia il valore desiderato della variabile controllata. Se c’è
una differenza tra valore misurato e desiderato, si innesca una risposta per riportare la variabile re-
golata al valore richiesto. Si avranno quindi delle vie efferenti, che vanno ad attivare degli effettori,
che mettono in atto la risposta.
Riassumendo: in un sistema a feed-back avremo sempre un recettore, una via afferente, un centro
di integrazione, una via efferente ed un effettore.
Questo sistema di feed-back è detto negativo, poiché il segnale misurato in uscita viene poi sottrat-
to al valore desiderato da un comparatore. Se tale operazione non risulta nulla, si creerà un segnale
di errore, che dovrà essere corretto. È tuttavia impossibile che le variazioni dell’uscita effettiva
vengano completamente annullate; infatti, la risposta tenderà a ridurre il più possibile le variazioni,
pur lasciando un piccolo errore, che assicuri che il sistema di controllo rimanga attivato e la risposta
mantenuta nel tempo.
Consideriamo ora un grafico con il tempo in ascissa e la variabile regolata in ordinata. L’uscita ri-
chiesta può essere modificata da una perturbazione esterna. In assenza di feed-back negativo, la
variabile controllata si scollerebbe notevolmente dal valore desiderato.
In presenza di feed-back negativo, invece, si ha dapprima uno scostamento notevole della variabile
regolata (l’uscita richiesta non viene mantenuta stabile), poi un riavvicinamento al valore richiesto.
Il raggiungimento di questo stato stazionario avviene attraverso un’oscillazione, che può essere più
o meno ampia a seconda dello specifico sistema. Alla fine, l’uscita effettiva non ritorna al valore di
quella richiesta, ma viene mantenuto un errore.
Si parla infatti di guadagno del sistema, definito come il rapporto tra la correzione e l’errore.
Il sistema può avere un guadagno molto elevato, che corrisponderà ad un errore residuo molto pic-
colo, oppure un guadagno basso con un errore elevato, nonostante la correzione sia sempre pre-
sente. Ad esempio, il nostro sistema di controllo della temperatura ha un guadagno di 27 (molto
elevato), ossia per 1°C di errore che viene mantenuto alla fine, ne sono stati corretti 27. Al contra-
rio, il sistema di controllo della pressione arteriosa a breve termine ha un guadagno molto più bas-
so, in quanto su 3 mmHg di deviazione, si ha un errore di 1 mmHg.
Il sistema a feed-back negativo necessita di tempo per entrare in funzione, tanto è vero che nella
fase iniziale si nota uno scollamento elevato, che solo in seguito viene corretto dal sistema. Per la
stessa ragione, il sistema richiederà tempo anche per ridurre la propria azione una volta raggiunto il
valore atteso, con conseguente riduzione eccessiva della variabile controllata.
Quindi, a causa del ritardo di risposta, il sistema tende ad una certa instabilità, che sarà tanto mag-
giore quanto più elevato è il guadagno.
D.D.S. Perché maggiore è il guadagno, maggiore è l’instabilità? In presenza di un ritardo, se il gua-
dagno è molto elevato, la riduzione dello scollamento iniziale andrà molto verso il basso; ossia, pri-
ma che il sistema se ne accorga, in caso di un guadagno molto elevato, la variabile potrebbe perfino
raggiungere valori inferiori rispetto a quelli richiesti.
Esempi
Il grafico mostra come varia la glicemia, in seguito all’assunzione di vari alimenti. In generale, dopo
un pasto, la concentrazione del glucosio nel plasma aumenta; ad opera di un sistema a feed-back
negativo che coinvolge le cellule β delle isole di Langherans, verrà prodotta una maggiore quantità
di insulina, al fine di abbassare la glicemia.
Come evidenziato dal grafico, l’assunzione degli alimenti presi in considerazione, porta ad un au-
mento della glicemia nel giro di 30 minuti. Infatti, il sistema risponde, ma con una sua inerzia, un
suo ritardo. Nello specifico, il sistema endocrino è di per sé lento nelle risposte. La produzione di in-
sulina determinerà, con un certo ritardo, l’assorbimento del glucosio da parte delle cellule, con
conseguente riduzione della glicemia, che tornerà verso il valore di base. La velocità con cui tale ri-
duzione avviene, dipende dalla velocità con la quale gli alimenti determinano l’innalzamento della
glicemia (indice glicemico).
Quindi, lo scollamento del valore della variabile controllata dipende dall’indice glicemico della so-
stanza; poi però la risposta è talmente marcata da portare ad una ipoglicemia.
Nell’esempio della glicemia si ha una perturbazione istantanea, data dal pasto, che viene poi con-
trollata dal sistema.
Si possono avere invece dei casi di variazioni costanti del sistema, come una modifica della quantità
di sodio ingerito con la dieta.
Per esempio, si consideri un soggetto che raddoppia la quantità di sodio ingerito con la dieta. Il re-
ne impiega giorni per attivare tutti i suoi sistemi omeostatici di controllo. Infatti, il primo giorno, la
quantità di sodio escreta aumenta, ma solo di poco. Ci voglio quattro giorni per raggiungere il mas-
simo dell’uscita di sodio. Questo comporta che, nei primi giorni, la quantità di sodio nel corpo con-
tinui ad aumentare, con conseguente accumulo. L’errore del sistema sta proprio nell’incremento
della quantità totale di sodio, che è però importante, in quanto continua a stimolare il rene ad eli-
minare maggiori quantità di sodio.