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KIERKEGAARD ▪ Inoltre Kierkegaard si concentra molto sull’istanza del singolo, rispetto ad Hegel che

perdeva la concretezza dell’individuo: l’accusa di Kierkegaard è quella di aver reso l’uomo


La vita e le opere (in cui il singolo è superiore al genere) come un animale (in cui il genere è superiore al
Nasce a Copenhagen nel 1813, si laurea alla facoltà di teologia. Le sue opere fanno risaltare i singolo), mentre noi siamo singoli individui concreti
problemi interiori che ha avuto dati principalmente da un fidanzamento mandato a monte e ▪ Le accuse alla filosofia hegeliana riguardano tutte le filosofie oggettive: “la verità è verità
da un attacco da parte di un giornale satirico. È antihegeliano ed è il primo esistenzialista dopo solo quando è verità per me”. Con questa frase egli intende affermare la verità non come
Pascal. Parte infatti dal singolo individuo e dall'esistenza concreta, e non dall'essere assoluto l’oggetto del pensiero, ma come il processo di appropriazione della verità: l’appropriazione
e dall'universale. Il singolo ha problemi individuali diversi da quegli degli altri e quindi non si della verità è verità
deve adeguare ad essi. Ogni vita è singola e irripetibile (diversa dagli altri perché la singolarità
▪ La riflessione soggettiva di Kierkegaard si riflette in modo appassionato sul singolo uomo
non ha simili).
▪ Per questi aspetti il ruolo del filosofo è quello di inserire la persona singola all’interno della
ricerca filosofica, per questo secondo Kierkegaard non possiamo avere un panteismo
L’esistenza come possibilità e fede
idealistico: esiste un’“infinita differenza qualitativa” tra il finito e l’infinito
▪ Molti temi di Kierkegaard sono in contrasto con l'idealismo romantico hegeliano tanto da
porsi in una via radicalmente diversa. Essa si pone a difesa della singolarità dell’uomo, alla
rivalutazione dell’esistenza concreta, all’accettazione delle alternative inconciliabili della
Gli stadi dell’esistenza
dialettica, vede la libertà come possibilità e non come qualcosa di necessario.
▪ Aut-aut è una raccolta di libri nella quale il filosofo presenta l’alternativa tra i due stadi
▪ Egli basa tutto sulla comprensione dell’intera esistenza dell’uomo come categoria della
fondamentali dell’esistenza: la vita estetica e la vita morale
possibilità. Ma, a differenza di Kant che della possibilità ne aveva espresso solo l’aspetto
positivo, egli fa emergere anche e soprattutto quello negativo: qualunque possibilità, oltre ▪ Tali stadi, ovvero modi fondamentali di concepire l’esistenza, sono strettamente separati
ad essere “possibilità-che-si”, è anche sempre “possibilità-che-no” e quindi ogni possibilità l’uno dall’altro in cui un’alternativa esclude l’altra; essi sono 3:
può sfociare nel nulla, diventando una costante minaccia nella quale vivrà il filosofo. Egli,
o La vita estetica (stadio estetico, don Giovanni)
infatti, si incarna in prima persona nella figura del “discepolo dell’angoscia”: questi sente
sulle sue spalle il peso delle possibilità annientatrici. È la forma di vita di chi vive nell’attimo, fuggevole e irripetibile. L’esteta è colui che vive
in modo poetico, ovvero si costruisce un mondo libero dalla banalità, dalle cose
▪ Il “punto zero” del quale ci parla il filosofo non è altro che l’indecisione permanente, insignificanti e dalla meschinità, restando permanentemente in uno stato di ebbrezza
l’equilibrio tra le alternative opposte che si aprono di fronte a noi. In questo permeare nel intellettuale. Quando però la vita perde della sua eccezionalità e della sua autenticità, si
punto zero, il filosofo vuole dirci che non è possibile ricondurre la propria vita ad una
cade nella noia e nella disperazione. Dalla vita estetica si passa a quella etica quando ci
possibilità unica, ma dobbiamo vivere nella costante indecisione.
rendiamo conto che stiamo vivendo una vita non autentica. Il don Giovanni è la figura
▪ Un'altra caratteristica del suo pensiero è lo sforzo di chiarire le possibilità che si offrono che incarna perfettamente questa vita il cui numero elevato di relazioni è dato
all'uomo, ossia quei momenti fondamentali della vita in cui l'uomo è indotto e costretto a dall’incapacità di trovare in una donna la pienezza della sua realizzazione. Siamo, allora,
fare delle scelte. Il suo atteggiamento, quindi, può essere definito contemplativo. invitati a scegliere la disperazione perché è da questa che possiamo partecipare alla vita
▪ Inoltre, nel pensiero di Kierkegaard è fondamentale il tema della fede, in particolar modo etica.
del cristianesimo, unica religione nella quale il filosofo ancora vede un'ancora di salvezza e o La vita etica (stadio etico)
un'unica via per sottrarre l'uomo dall'angoscia e dalla sua disperazione esistenziale. Questa nasce dalla disperazione ed implica una stabilità e continuità nella propria vita.
Questo stadio è il dominio della riaffermazione di sé, del dovere, della fedeltà a se
La critica all’hegelismo stessi, esso è il dominio della libertà. La figura del marito incarna perfettamente l’uomo
▪ La filosofia di Kierkegaard, già come visto fino ad ora, è sostanzialmente opposta a quella di che vive in modo estetico. La persona etica, inoltre, vive del proprio lavoro col quale
Hegel: più in generale, non è possibile ricondurre tutte le possibilità esistenziali ad un unico trova piacere e instaura relazioni. L’uomo etico è chiamato a fare una scelta di se
processo dialettico stesso; si tratta della scelta della libertà, ovvero della scelta stessa che una volta
effettuata gli permette di possedere una storia in cui riconosce la propria identità con se

stesso. Ma è proprio la storia, nella quale egli dovrà vivere anche i momenti più
dolorosi, che lo porta al pentimento e alla ricerca di Dio. Disperazione e fede
o La vita religiosa (stadio religioso) ▪ Se l’angoscia pone l’uomo rispetto al mondo, la disperazione pone l’uomo rispetto alla sua
La figura che rappresenta questo stadio è Abramo che vive nel rispetto della legge interiorità, rispetto a se stesso, rispetto al suo io.
morale, poi riceve l’ordine da Dio di uccidere il suo unico figlio Isacco, venendo così
▪ Se l’angoscia sorge dalla possibilità di fatti, la disperazione riguarda la personalità umana
meno alla legge morale: questo ci dimostra che la vita religiosa non ha niente in
comune con quella morale, ma essa perviene da un comando divino. L’affermazione del ▪ La disperazione, allora, è strettamente legata alla natura dell’io: l’io può sia volere che non
principio religioso sospende interamente l’azione del principio morale. L’uomo di fede, volere essere se stesso; se lo vuole non giungerà mai all’equilibrio perché è insufficiente a
allora, sceglie di seguire i comandi divini anche a costo di infrangere la legge morale. La se stesso; se non lo vuole urta contro l’impossibilità di fondo del rapporto necessario. La
disperazione riguarda entrambe le scelte: essa è la “malattia mortale” in quanto consiste
fede, infatti, è il luogo del rapporto privato tra l’uomo e Dio, nel quale non si entra in
nel vivere la morte dell’io, generata dall’impossibilità di negare la possibilità dell’io
compagnia e pertanto essa rappresenta il dominio della solitudine. Da tutto ciò deriva il
carattere incerto e rischioso della vita religiosa, la quale si pone come una certezza ▪ L’io, inoltre, è sintesi di necessità e di libertà e la sua disperazione nasce da:
angosciosa, piena di dubbi e di paradossi, a partire dalla fede stessa fino a Cristo, re che o MANCANZA DI NECESSITÀ: l’io fugge verso infinite possibilità che non si concretizzano
vediamo soffrire e morire. L’uomo è davanti a un bivio: credere o non credere? A lui la mai in quanto nella possibilità tutto è possibile e nell’infinitezza delle possibilità ci si può
scelta. smarrire
o MANCANZA DI LIBERTÀ: in questo caso l’unica speranza di salvezza per l’uomo è la
L’angoscia possibilità, e l’uomo senza possibilità è come se restasse senza aria; essa si può trovare
nella fantasia, ma quando si crede si arriva a capire che a Dio tutto è possibile
▪ Dopo aver approfondito gli stadi della vita andiamo ad analizzare direttamente l’origine
delle alternative posta nell’esistenza come possibilità ▪ Non a caso secondo Kierkegaard solo il credente ha la chiave di volta per salvarsi dalla
▪ Egli nelle sue opere fondamentali “Il concetto dell’angoscia” e “La malattia mortale” disperazione: la fede è opposta alla disperazione, che è peccato e rappresenta la via di
analizza proprio la situazione di incertezza e dubbio nella quale si trova l’uomo per la sua liberazione dell’uomo in cui egli stesso non si illude di essere autosufficiente, ma riconosce
stessa costituzione la propria dipendenza da Dio

▪ L’angoscia è generata dalle possibilità ed essa è strettamente collegata con il peccato, e più ▪ Lo scandalo del cristianesimo consiste nel fatto che la realtà dell’uomo è isolata rispetto a
nello specifico, con il peccato originale: Adamo è innocente fino a quando non scopre le Dio, ma ogni individuo, poiché tale, esiste di fronte a Dio
sue infinite possibilità; ma di per sé anche l’ignoranza in cui viveva Abramo era costituita da ▪ Se la fede salva, allo stesso tempo, però, essa è un aiuto che non aiuta: la fede non è un
angoscia: essa era un niente che genera angoscia cammino prestabilito attraverso il quale l’uomo raggiunge necessariamente la salvezza, ma
▪ L’angoscia non è un sentimento di dolore e non si riferisce a qualcosa di concreto, ma essa essa è caratterizzata comunque e sempre dalla scelta dell’uomo che può credere o meno
è il puro sentimento della possibilità visto come libertà finita, cioè limitata
▪ La fede è dunque un paradosso, è scandalo, ci porta fuori dalla ragione e tutte le categorie
▪ La connessione dell’angoscia con il possibile avviene grazie alla relazione tra il possibile e del pensiero religioso sono impensabili:
l’avvenire: il possibile, infatti, corrisponde anche all’avvenire. Ma l’avvenire di cui parliamo o Impensabile è la trascendenza di Dio che implicherebbe un distacco infinito tra l’uomo
è un’avvenire ripetuto: il passato genera angoscia quando c’è possibilità di ripetizione e dio, escludendo così anche la possibilità di rapporti intimi
(altrimenti ci sarebbe il pentimento da una colpa)
o Impensabile è il peccato nella sua natura concreta, come esistenza dell’individuo che
▪ L’angoscia è strettamente legata alla condizione dell’uomo che non è né angelo (eccessiva pecca
felicità) e né bestia (mancanza di spirito); ma anche nei casi in esame l’angoscia è sempre
o Impensabile è l’idea di un Dio che si fa carne e muore per l’uomo
presente; essa, allora, è la più gravosa e al tempo stesso la più necessaria delle categorie
umane ▪ Ma nonostante tutto questo la fede crede e si assume i rischi di questa scelta: di fronte
all’instabilità dell’esistenza, essa si attacca alla stabilità del principio di ogni possibilità: a
▪ Kierkegaard collega l’angoscia anche al principio dell’infinità del possibile: "nel possibile
Dio tutto è possibile
tutto è possibile”, anche il negativo: ogni possibilità favorevole è spesso annientata
dall’infinito numero delle possibilità sfavorevoli (angoscia insuperabile)

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