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stesso. Ma è proprio la storia, nella quale egli dovrà vivere anche i momenti più
dolorosi, che lo porta al pentimento e alla ricerca di Dio. Disperazione e fede
o La vita religiosa (stadio religioso) ▪ Se l’angoscia pone l’uomo rispetto al mondo, la disperazione pone l’uomo rispetto alla sua
La figura che rappresenta questo stadio è Abramo che vive nel rispetto della legge interiorità, rispetto a se stesso, rispetto al suo io.
morale, poi riceve l’ordine da Dio di uccidere il suo unico figlio Isacco, venendo così
▪ Se l’angoscia sorge dalla possibilità di fatti, la disperazione riguarda la personalità umana
meno alla legge morale: questo ci dimostra che la vita religiosa non ha niente in
comune con quella morale, ma essa perviene da un comando divino. L’affermazione del ▪ La disperazione, allora, è strettamente legata alla natura dell’io: l’io può sia volere che non
principio religioso sospende interamente l’azione del principio morale. L’uomo di fede, volere essere se stesso; se lo vuole non giungerà mai all’equilibrio perché è insufficiente a
allora, sceglie di seguire i comandi divini anche a costo di infrangere la legge morale. La se stesso; se non lo vuole urta contro l’impossibilità di fondo del rapporto necessario. La
disperazione riguarda entrambe le scelte: essa è la “malattia mortale” in quanto consiste
fede, infatti, è il luogo del rapporto privato tra l’uomo e Dio, nel quale non si entra in
nel vivere la morte dell’io, generata dall’impossibilità di negare la possibilità dell’io
compagnia e pertanto essa rappresenta il dominio della solitudine. Da tutto ciò deriva il
carattere incerto e rischioso della vita religiosa, la quale si pone come una certezza ▪ L’io, inoltre, è sintesi di necessità e di libertà e la sua disperazione nasce da:
angosciosa, piena di dubbi e di paradossi, a partire dalla fede stessa fino a Cristo, re che o MANCANZA DI NECESSITÀ: l’io fugge verso infinite possibilità che non si concretizzano
vediamo soffrire e morire. L’uomo è davanti a un bivio: credere o non credere? A lui la mai in quanto nella possibilità tutto è possibile e nell’infinitezza delle possibilità ci si può
scelta. smarrire
o MANCANZA DI LIBERTÀ: in questo caso l’unica speranza di salvezza per l’uomo è la
L’angoscia possibilità, e l’uomo senza possibilità è come se restasse senza aria; essa si può trovare
nella fantasia, ma quando si crede si arriva a capire che a Dio tutto è possibile
▪ Dopo aver approfondito gli stadi della vita andiamo ad analizzare direttamente l’origine
delle alternative posta nell’esistenza come possibilità ▪ Non a caso secondo Kierkegaard solo il credente ha la chiave di volta per salvarsi dalla
▪ Egli nelle sue opere fondamentali “Il concetto dell’angoscia” e “La malattia mortale” disperazione: la fede è opposta alla disperazione, che è peccato e rappresenta la via di
analizza proprio la situazione di incertezza e dubbio nella quale si trova l’uomo per la sua liberazione dell’uomo in cui egli stesso non si illude di essere autosufficiente, ma riconosce
stessa costituzione la propria dipendenza da Dio
▪ L’angoscia è generata dalle possibilità ed essa è strettamente collegata con il peccato, e più ▪ Lo scandalo del cristianesimo consiste nel fatto che la realtà dell’uomo è isolata rispetto a
nello specifico, con il peccato originale: Adamo è innocente fino a quando non scopre le Dio, ma ogni individuo, poiché tale, esiste di fronte a Dio
sue infinite possibilità; ma di per sé anche l’ignoranza in cui viveva Abramo era costituita da ▪ Se la fede salva, allo stesso tempo, però, essa è un aiuto che non aiuta: la fede non è un
angoscia: essa era un niente che genera angoscia cammino prestabilito attraverso il quale l’uomo raggiunge necessariamente la salvezza, ma
▪ L’angoscia non è un sentimento di dolore e non si riferisce a qualcosa di concreto, ma essa essa è caratterizzata comunque e sempre dalla scelta dell’uomo che può credere o meno
è il puro sentimento della possibilità visto come libertà finita, cioè limitata
▪ La fede è dunque un paradosso, è scandalo, ci porta fuori dalla ragione e tutte le categorie
▪ La connessione dell’angoscia con il possibile avviene grazie alla relazione tra il possibile e del pensiero religioso sono impensabili:
l’avvenire: il possibile, infatti, corrisponde anche all’avvenire. Ma l’avvenire di cui parliamo o Impensabile è la trascendenza di Dio che implicherebbe un distacco infinito tra l’uomo
è un’avvenire ripetuto: il passato genera angoscia quando c’è possibilità di ripetizione e dio, escludendo così anche la possibilità di rapporti intimi
(altrimenti ci sarebbe il pentimento da una colpa)
o Impensabile è il peccato nella sua natura concreta, come esistenza dell’individuo che
▪ L’angoscia è strettamente legata alla condizione dell’uomo che non è né angelo (eccessiva pecca
felicità) e né bestia (mancanza di spirito); ma anche nei casi in esame l’angoscia è sempre
o Impensabile è l’idea di un Dio che si fa carne e muore per l’uomo
presente; essa, allora, è la più gravosa e al tempo stesso la più necessaria delle categorie
umane ▪ Ma nonostante tutto questo la fede crede e si assume i rischi di questa scelta: di fronte
all’instabilità dell’esistenza, essa si attacca alla stabilità del principio di ogni possibilità: a
▪ Kierkegaard collega l’angoscia anche al principio dell’infinità del possibile: "nel possibile
Dio tutto è possibile
tutto è possibile”, anche il negativo: ogni possibilità favorevole è spesso annientata
dall’infinito numero delle possibilità sfavorevoli (angoscia insuperabile)