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(
COMENTARIO
DEL

G()DICE DI COMMERCIO«
PER Lo REGNO DELLE DUE SIGILIE.
‘\ Ù;“603

"== W COMENTARIO
DEL

CODICE DI COMMERCIO
PER LO REGNO DELLE DUE SICILIE;
OVE il TROVANO ESPOSTI,

LO SPIRITO DEL CODICE DI COMMERCIO DI G. G. LOCRÈ,’IL CORSO DI DIRITTO


COMMERCIALE DI G. M. PARDESSUS; LE ANTICHE LEGGI PATRIE ; LE LEGGI
ROMANE; LE DECISIONI DELLE CORTI DI APPELLO , E DELLA CORTE DI CASSAZIONE
IN FRANCIA. RAPPORTATE DA G. 13. SIREY , E QUELLE DELLA SICILIA CITERIORE,

DALL’ AVVOCATO 1=: 1>A‘rnocleronn

DOMENICO BALI. . _

VOLUME L

" NAP0L1
DALLATIPOGRAFIAVARA
Vico 5:. Filippo e Giacomo N. 13.

1825.
Gli ucmplari non muniti della cifra del compilalorc
debbonu' comidcrar contrafl'atti.
AVVISO.
.v: I

NEL volgere in italiano linguaggio le opere


de’giureconsulti francesi G.G.Locré, già segre-fi
tario generale del consiglio di stato e membro
della legione di onore , e G. M. Pardessus , con
sigliere nella corte di cassazione , professore di
diritto commerciale nella facoltà di Parigi, e
membro della camera de’ deputati e . della le
gione di onore : nel ravvicinar le materie che
essi àn dilucidate: nell’ aggiungervi le modifica
zioni sulle leggi Per lo regno delle due Sicilie
ed i motivi delle medesime , lavoro del chiaris
simo giureconsulto napoletano barone Felice Par
rz'lli, già consigliere nella suprema corte di giu
stizia : nel mettere in vista, or’ è necessario, le
antiche leggi patrie e le romane , da cui le leggi
sul commercio sono state desunte: nel rappor- .
tari decreti , che colle leggi commerciali àn re
lazione: nell’ esporre le decisioni delle corti di
appello e della corte di cassazione in Francia ,
compilate dal meritevolm€nte rinomato G. B. Si
rey , e quelle della Sicilia citeriore , cavate dal
manuale di giurisprudenza civile e commerciale,
o sia repertorio di decisioni scelte delle G. C. ci
vili , del chiarissimo giureconsulto napolitano Vin
cenzo ’ Catalani, già consigliere nella Suprema
Corte di giustizia , in missione di proccuratore
generale presso la G. C. di Catanzaro , e dal
supplimen‘to della collezione delle leggi, nelle
quali decisioni, si di Francia , che della Sicilia
Citeriore , Si trovano risolute le controversie sui
diversi articoli del codice di commercio: nel riu
nire in una tavola di comparazione le materie
comprese in questo comentario , in modo da po
ter a colpo d’ occhio rilevar tutte le diluciclazioni,
che a ciascun articolo de’ codici si riferiscono:
nel munir l’opera in fine di una tavola ragio
‘nata delle materie; ecco 1’ oggetto del mio lavo
ro , da cui sembra che risultar debba un com
piuto comentario sulla legislazione commerciale ,
adattato alle leggi sotto l’impero delle quali vi
viamo, utile a’ magistrati , agli avvocati, a’ pa-,
tro‘cinatori , a’ negozianti ed a’ proprietari; di quel
le , che formando eccezione alle regole generali,
cui spesse volte è d’ uopo appigliarsi , abbiso
gnano di maggiori dilucidazioni.
4

L’ aver preferito la seconda ed ultima edi


zione dell’ opera di Pardessus assai più prege
vole della prima , per le diverse aggiunzioni e_
miglioramenti dall’ autore arrecativi , mi a proc
curato il vantaggio di poter pure presentare. il
discorso sulla origine e su’ progressi della giu
risprudenza commerciale , da lui pronunziato
nella riapertura del corso di diritto commerciale
nella facoltà di Parigi in novembre del 1820 ;
come egualmente la biblioteca della giurispru
denza commerciale. .
Forse si sarebbe desiderato , che si fusse
diversamente riordinata l’ opera di Pardessus , e
che in vece de’ titoli, avesse seguito ciascun ar
ticolo del codice di commercio , a simiglianza
di quella di Locré ; ma poiché lo stesso numero
della indicata Opera è spesse volte relativo a di
versi articoli del codice , avrei dovuto rapportarlo
dietro quell’ articolo con cui sembrava di esservi
un nesso maggiore , e dietro gli altri solamente
citarlo , o , come per lo innanzi mi ero propo
sto , rifondere interamente il Corso di diritto com
merciale di Pardessus nello spirito del codice di
Commercio di Locre'. Nel primo caso però sa
rebbero stati inevitabili i continuati e penosi ri
mandi e ripetizioni, e nel secondo non avrei
presentato per intiero un opera che al pari di
quella di Locre' è stata coronata dalla pubblica
approvazione. Quindi non mi rimaneva che rav
vicinarle, per quanto il diverso metodo da tali
autori praticato , me lo permetteva. Èperciòche
ò preferito il sistema di raPp0rtare sotto ciascun
titolo del codice di commercio comentato da Lo
cre' tutte le materie ad esso relative, di cui il
corso di diritto commerciale di Pardessus si com
pone , sistema che coll’ajuto della tavola ragio
nata delle materie ne faciliterà Pur troppo il di
loro avvicinamento. ‘
Il pubblico d’altronde giudicherà le mie
mira , non ad altro tendenti che a render più
giovevole quel ramo di legislazione, che dirige
il commercio , da cui una utilità somma alla
società riviene.
OSSERVAZIONI.

1. Gli accrescimenti fatti negli articoli delle leggi di eccezione si


trovano stampati in carattere corsivo. ‘
2. I numeri posti in. margine degli art. de’codi0i indicano gli articoli
delle leggi cui corrispondono e viceversa.
3. Le lettere iniziali n. t. dinotano che gli articoli de’ codici in cor
rispondenza sono nuovi o sono tolti.
4. Le citazioni de’ codici francesi e delle leggi delle due Sicilie
sono indicate nel seguente modo ,
Codice civile - C.
Leggi civili - L. C.
Codice di 'procedura civile - P.
Leggi di procedura ne’ giudizj civili - L. P.
Codice di commercio - Com.
Leggi di eccezione - L. E.
Codice a” istruzione criminale - I. C.
Leggi della procedura ne’ giudizi penali - P. P.
Codice penale - Pen.
Leggi penali - L. Pen.
5. Le note segnate con lettere sono aggiunte fatte dal compilatore.
6. I rimandi alle decisioni che seguono le massime , si trovano come
in Sircy , indicati nel modo seguente ,
La lettera iniziale indica il nome della raccolta o del suo autore;
il 1.° numero denota il tomo della raccolta, il a.“ indica la pa_
gina ( allorché il tomo non il due parti ); ma quando il tamoà due
parti, il secondo ordine di numeri indica la prima o la seconda par“
te del tema , ed il 5.° denota la pagina; così : ( S. . . 7. a. 33o. )
significa raccolta generale delle leggi, e degli arresti di Sirey: tom.
7 , 2.‘ parte , pag. 330. -
Nelle decisioni della sicilia citeriore , poiché rilevate dal manuale
di Catalano , e dal supplimento della collezian'e delle leggi, la pa
rola iniziale , man. ( manuale ) o sup. ( supplimento )., verrà Seguirà
dal num, delle decisioni.
Nelle abbreviazioni le lettere C. C. F. significano corte di cassazione
di Francia; C. C. N. o S. G. G. corte, di cassazione , o suprema
corte di giustizia {di Napoli; C. A. , corte di appello.
PREFAZIONE
DEL sre. G. G. LOGRÈ

L indulgenza accordat‘ allo Spirito del Codice civile , mi 21


incoraggiato a pubblicar lo Spirito del Codice di Commercio.
Nel dar però cominciamento aquest’0pera , non avea altro
divisato che di corredar il testo di spiegazioni tratte da’ processi
verbali della discussione del consiglio di stato , senza la co
noscenza profonda e ben digerita della quale sarà sempre im
possibile di poter ben intendere il codice di commercio. »
Ma non ò indugiato ad avvedermi che un tal lavoro sa
rebbe riuscito incompiuto , ove aveàsi voluto seguir le orme da
me tenute nello spirito del codice civile; poiché quello conte
nendo ‘la universalità delle regole del diritto civile che stabilisce,
sussiste per se medesimo , e diviene perciò legge unica , e prin
cipale.
Il codice di commercio al contrario , non essendo che una
legge di eccezione , destinata a regolai‘ affari di una natura
particolare, non può da se solo bastare, si va a connettere col
diritto comune, sotto il cui impero rimane tutto ciocchè non ec
yce_ttua, e vi si rapporta pure perquello che vien eccettuato.
Si troveranno de’frequenti esempli di quanto asserisco nel de
corso di quest’ opera. "

Si veggano particolarmente i titoli delle società , e delle repartb


zioni da” beni. '
VII! PREFAZd.ONB

È dunque indispensabile , per abbracciare nel suo com


plesso la legislazione commerciale , di confrontarle col diritto
comune , e di unirla alle disposizioni dell’antico diritto di com
mercio, che son tuttavia in vigore.
Mi si opporrà forse 1’ articolo 2 della legge del 15 set
tembre 1807, così concepito: sono abrogate tutte le antiche
leggi relative a materie commerciali, sulle quali si è dal detto
codice disposto ; mi si g dirà, con questo articolo, non rimangono
indistintamente annullate tutte le disposizioni del diritto com
merciale allo stesso codice preesistente?_Tale non è stata la
intenzione del Legislatore.
Per esempio, sebbene il codice commerciale consacri un
intero titolo a stabilir le regole sulle borse di- commercio,
sugli agenti di cambio , su’ sensali , non à esso certamente in
teso di abrogare , in tutte le loro parti, la legge del 19 marzo
1801 (28 ventoso anno 9 ), nè i regolamenti del Igaprile 1801
( 29 germile anno 9 ), e del 16 giugno 1802 (27 pratile anno
10 Se cosi fosse , noi più non avremmo disposizione alcuna
sulla nomina. degli agenti di cambio e de’ sensali, sulla loro in
terna organizzazi0ne , sulla disciplina e polizia loro, sullo stabi
limento e sulla celebrazione delle borse , e sopra molti altri punti
dal codice non regolati. .
Del resto i fatti che si leggono ne’ processi verbali del con.
siglio di stato non permettono che si erri sulla intenzione degli
autori del codice.
Il Signor Beugnot di fatti avea dimandato togliersi al?
cuni articoli del progetto della sezione. g '
Il Signor Regnaud ( di Saint-Jean-d’rfngely ) li difese,
faccnd’ osservare di essere stati tratti da leggi esistenti; cdin vero
DI Locné. xx

erano stati cavati dal testo della legge de’19. marzo 1801 (28
ventoso anno 9
Il Signor Trez'l/zard sostenne , che per tal ragione appunto
si rendevano inutili. .
Il consiglio di stato si appigliò al parere del Signor Treil/zard,
e tolse siffatti articoli
Ma quali sono adunque in tal caso le disposizioni anteriori
dal codice annullate , e quali quelle mantenute in vigore?
Esso abroga primieramente le antiche leggi, cioè le ordi‘
nanze del 1673 e del 1681 , quali non è più permesso d’invo
car come leggi, e che solamente si possono citar come autorità
per la'interpretazione di quelle disposizioni , che il codice à
adottate senza modificazione alcuna.
Inoltre il codice annulla tutte le disposizioni, qualunque
esse sieno , risguardanti materie sulle quali esso à disposto; vale
a,dire, sulle materie che à interamente contemplate e rego
late, e sulle quali nulla à rimasto a desiderare. .
All’ opposto il codice conserva le disposizioni, che si ri
feriscono a materie od a punti particolari,‘di cui non si è Ioccu-t
pato. Se n’è veduto poc’ anzi un esempio.
' Tali disposizioni formando in conseguenza in tal modo il
compimento del codice di commercio , ò dovuto rac00glierle e
ravvicinarle.
È agevole però lo scorgere che, un tale ravvicinamento ,
come pure quello delle disposizioni del diritto comune non p0
teva totalmente riescir vantaggioso senza che si fugsse eseguito per

(I) Processo verbale de’ 17 Gennajo 1807 dal n.° XLII. al n. XLVI.
‘L. T. I. - 2_
x PREFAZIONE
mezzo di confronto , e che indicasse non solo i legami esistenti
fra tali leggi ed il codice; ma che spiegasse ancora in qual
modo tal codice vi si rapporti e come in altre circostanze le
modifichi.
Altri elementi ancor Potevano aver luogo in un comentario
del codice di commercio. .
Non era tutto a crearsi nella legislazione commerciale. Ave
vamo su queste materie leggi assai sagge di cui gli autori del
codice si sono valuti, migliorandole , perfezionandole ed adat
tandole in fine alle attuali circostanze. * Molte disposizioni del
codice sono state dunque tratte pressoché dal testo delle ordi
nanze del 1673, e del 1681.
Intanto questi articoli, si spessamente e dopo si lungo
tempo applicati, si perfettamente conosciuti e dal generale as
sentimento ratificati , non erano suscettibili di discussione , e non
ne hanno di fatti sofferta alcuna. È quindi impossibile di desu
merne il comentario da’ processi verbali del consiglio di stato,
né da alcuno degli elementi che son serviti a preparare il co
dice. Ma la giurisprudenza e le luminose opere che son gio
vate a fissarla, riempiono abbastanza una tal lacuna.
Meritano tali opere molta applicazione; poiché sovente sono
state consultate dai compilatori del codice : il parere che in
esse si riscontra alcune volte _à determinato quello del consiglio
ed alcune altre è stato convertito in disposizione legislativa.

* Vedasi Tomo Il. Tir. della lettera di cambio, del biglietto


all’ ordine e della prescrizione. Sez. I. Nozioni generali.
131 Locali. xr
Tuttavia non dee dissimularsi che nell’attignere a questi
fonti deve usarsi precauzione. La critica non è soltanto neces
saria per iscovrire gli errori, che son forse potuti sfuggire ad
autori, sebben ragguardevoli ( non essendovi opera che ne va
affatto esente); ma bensì soprattutto per non ammettere alcune
dillinizioni, alcuni principj, che veri nel tempo in cui furono pre
sentati, son cessati di esserlo a motivo de’ cambiamenti soprag
giunti nelle nostre usanze e nel sistema delle nostre leggi.
In fine le leggi stesse abrogate meritano di essere confron-i .
tate_ col codice: chiunque conosce ciocchè non si èvoluto lasciar
sussistere, comprende assai meglio quel che si è voluto stabilire.
Gli elementi di questo libro sono adunque; ' '
I. I processi verbali del consiglio di stato , l’ esposizioni
de’ motivi ed i discorsi, le osservazioni del tribunato , quelle
delle corti di appellc), de’ tribunali , e delle camere di com‘
mercio; in Somma tutte le discussioni che son servite a pre
parare il codice; ‘
2. Le disposizioni del codice civile e del codice di pro
cedura civile, cui il codice’di commercio obbliga di rappor
tarvisi; _
3. Le leggi, i regolamenti ed i decreti dal codice di com
mercio non abrogati; '
4. Le opere de’ più celebri autori sulle disposizioni, che il
codice di commercio à desunte dall’antico diritto; .
5. Il confronto delle disposizioni annullate colle nuove ad
esse sostituite. ‘ ‘
Mi rimane a parlar del piano di questa opera.
Sotto alcuni rapporti esso si allontana da quello che ò
seguito nello spirito del codice civile, esotto altri vi si avvicina.

.
. I ‘ " «-r
' .n'- -_ - 'V
,;»‘23
_._..:\W
PnerAzidun
Se ne allontana in quantochè lo spirito del codice di
commercio semplicemente contiene un comentario di ciascun
articolo del codice, o piuttosto di ciascuna delle disposizioni,
che un’ articolo rinchiudegin vece che lo spirito del codice ci
vile presenta tutto insieme un trattato su ciascuna materia del
diritto civile ed un comentario sopra ciascun articolo: un
trattato perle sue divisioni teoriche, che distinguono le diverse
parti della materia , ne fanno ravvisare il nesso e le classificano
nell’ prdine loro naturale: un comentario in quantochè ciascuno
degli articoli collocato sotto queste divisioni, viene sviluppato.
Una tale diversità di sistema è il risultamento della diffe
renza esistente fra la natura della legislazione civile e quella
della legislazion commerciale.
Le leggi civili essendo leggi principali, riesce possibile di
ridurne ciascuna parte ad un sistema compiuto.
Le leggi di commercio essendo leggi di eccezione , che co
me ò già detto , ricevono il lor compimento dal diritto civile ,
non possono per se sole formare un sistema intero sopra quasi
niuna delle materie che vengono dalle medesime regolate. Quin
di è che di tali leggi si può formar con più facilità un co
mentario, anziché un trattato. .
La differenza che riscontrasi nell’ uso di queste due specie
di leggi, dovea pur-dar luogo ad una diversità nella forma del
lavoro che si sarebbe intrapreso sopra le une e sopra le altre.
Lo studio del diritto civile è concentrato in una determi
nata classe di persone che ne fanno la loro. principale occu
pazione , che vi si dedicano specialmente, che vi si son pre
parate per mezzo di altri studj , che ànno 1’ abitudine di me
DI Locrtfi. xnr
ditar sulla scienza delle leggi e la cui dottrina ed esperienza
vien consultata da quei che, dediti ad altre Professioni , le
ignorano, nelle rare occasioni in cui i loro interessi lo esigono.
Lo studio profondo del diritto commerciale è senza dubbio
parimenti necessario a’ magistrati ed ai giureconsulti , ma la
COn05cenza di questo diritto dev’estendersi assai più oltre. Non
vi è commerciante che non sia costretto ad internarsi nella co
gnizion della legge di commercio, come quella che li dirige
indistintamente ed in tutte le loro azioni. Niuno di essi può
con sicurezza far una vendita , una compera , una spedizione,
sottoscrivere un biglietto , formare una società ancorché mo
mentanea, negoziare o ricevere un effetto, nè finalmente eser
citar alcun’atto relativo al proprio negozio, senza la intelligenza
delle regole , che nel codice di commercio per tali Oggetti si
trovano stabilite. Egli è obbligato di conoscere ciocchè questo co
dice gli prescrive riguardo alla tenuta dei suoi libri, ’ alla for
mazione dell’ inventario annuale , nel caso cada in fallimento ed
ad una moltitudine di altri oggetti.
L’ obblìo di tali doveri lo espone a de’gramdi pericoli, riu
scendogli intanto impossibile di consultare i giureconsulti sopra
di atti che si ripetono , che si succedono senza interruzione e
che vengono eseguiti con una rapidità estrema.
È quindi nelle proprie cognizioni che il commerciante debbo
rinvenir la norma della sua condotta. '
Ma lo spirito del codice di commercio si ravvicina allo
spirito del codice civile in quanto al modo, con cui si‘ fa uso
degli elementi che lo compongono. Il metodo di Potkier nelle
sue pandette e quello di Domat nel suo libro delle leggi ci
XIV anruzmuz DI Loculi.
vili, sono stati alternativamente in questa opera seguiti ,° secondo
ché la natura del lavoro lo richiedeva. I passi di tali autori da
me rapportati per intiero , sono distinti da virgolette‘7 e quei
della cui sostanza solamente mi son valuto,si rattrovano rinchiusi
tra i seguenti due segni ==.
IV

AVVERTIMENTO
DEL SIGNOR PARDESSUS

PREMESSO ALLA PRIMA EDIZIONE.

Gli elementi di giurisprudenza commerciale , pubblicati nel 1812 ,


non furono composti, che per proccurare a coloro che assistevano alle le
zioni dell’ autore nella facultà del diritto in Parigi , de’ scritti corretti
e poco dispendiosi. Si è ivi supposto il lettore instruito interamente de’prin
cipj del diritto civile , di cui non sono ch’ eccezioni le leggi commerciali.
Un tal saggio , accolto con indulgenza , fa sentire il bisogno e fe
scorgere la possibilità di un lavoro in cui le nozioni dell’una e dell’ al
tra legislazione sarebbero , in qualche maniera rifuse in guisa che,senza
essere obbligato di far gli studj necessarj al magistrato od all’ avvocato ,
ogni commerciante , ogni agente di commercio trovasse riunito in una sola
opera,l’insieme della legislazione cui la sua professione lo sottomette
Il desiderio onde 1’ autore se ne occupasse gli è stato espresso in un
modo assai lusinghiero a doverlo sec0ndare.

(') Motivo del consiglio di stato sul progetto del codice di commercio.
XVI

AVVISO
DEL SIGNOR PARDESSUS

SULLA SECONDA ED ULTIMA EDIZIONE.

WWW

Una seconda edizione del corso di diritto commerciale che pubblicai


nell’ anno 1816, è divenuta necessaria , avendomi i librai da più di un
anno manifestato che questa opera mancava del tutto in commercio, e che
diilicilmente si trovava in Vendita.
Ho dovuto inserirvi le aggiunte e le correzioni che la esperienza mi
aveva indicate, ‘
La più rimarclievolc di tali addizipni consiste in un discorso sulla
origine e sui progressi della legislazion commerciale, pronunziato nella
riapertura del mese di novembre 1820 , che i miei uditori mi ànno obbli
gato a render di pubblica ragione , ed in una biblioteca di giurispru
denza. commerciale, opera di cui la estensione e le dillicoltà non sa
ranno assai valntale che da coloro iquali àn qualche volta tentato di de
dicarsi a questo genere di travaglio.
Ho adottato de’ mezzi perchè il discorso e la biblioteca. possano
acquistarsi separatamente da quei che ànno la prima edizione,
Non mi è riuscito possibile di agire nello stesso modo per le altre
' addizi0ni , che consistono nei cambiamenti di compilazione, di dilucidazioni
e nel rimovimento di alcune parti. Non ò potuto trascurar sì fatti mi
glioramenti, perché ogni autore di buona fede deve impegnarsi di perfe
zionar vie più la sua‘opera; ma non potrebbero essi formar la materia di
un supplimento propria a consultarsi; d’ altrondc, vi manca molto accioc;
chi: siano esse a sufficienza importanti, e considerabili per rendere la
prima edizione inutile a coloro , che la posseggono, '
[VII

DISCORSO DI PARDESSUS

Sulla origine e su’ progressi della legislazione


e della giurisprudenza commerciale.

Pronunziato per la riapertura del corso di diritto commerciale della Facult'a


di Parigi li ,18 di novembre l890.

SIGIOII

Sua Maestà incessabilme-nte occupata della cura di migliorar l’ammae


stramentu delle leggi, acquista già un titolo novello alla riconoscenza vo«
stra nel render compiuti gli studi del diritto in tutto il Reame, c spe
zialmente nella scuola di Parigi.
La ordinanza de’ 4. di ottobre ultimo (I) che novera fra‘ corsi de’stu
di da terminarsi per ottener la licenza, quello del diritto commerciale che
mi è confidato, m’ impone nuovi doveri; essa accresce anche perciò la mia
soddisfazione. Tutto quel che può multiplicar i rapporti de’ vostri pro
fessori con voi; tuttociò che offre loro i mezzi di esservi sempre vie più
utili è per essi un verace benefizio.
Ho creduto,pria di dar cominciamento alle mie lezioni dovervi deli
vneare una rapida idea della origine e de’ progressi della legislazione che
ne formerà 1’ oggetto.
Il breve tempo scorso tra la promulgazione della ordinanza de‘4
di ottobre, e la riapertura di questa scuola; la necessità in cui mi son
trovato di adempiere altri dovcri , non mi àn permesso di rendere
siffatto lavoro si compiuto come l’avrei desiderato. Ma ogni sentimento

(i) Bulletlino delle leggi VII serie n. 9597,


3 .
xvru . Dmconso m Pannsssus
di amor proprio deve cedere al desiderio d’ istruirvi; forse , almeno , que
sto abbozzo imperfetto pe’l quale avrei bisogno di reclamar la indulgenza
de“ dotti , presenterà alcune idee atte a giovare, a coloro fra voi che
vorranno studiar una delle più interessanti parti della istoria del diritto.
L’ agricoltura , nell’ assicurar la sussistenza degli uomini, il data ori
gine al commercio ; à loro inspirata la idea e somministrat’i primi
mezzi dei cambj di cui esso essenzialmente si compone
Ma le cose non sorgono sempre tali da poter immediatamente soddi
sfare a tutt’i bisogni. La industria manifatturiera nacque prontamente
dalla necessità di adattare agli usi degli uomini , quel che la terra avca
conceduto a’ loro travagli.
Il cambio delle opere della industria non indugiò ad addivenir così
indispensabile come quello dei frutti dell’ agricoltura. A misura che
gli uomini si moltiplicarono sulla terra , i lavori si aumentarono; i prodotti
con i lavori; i cambi con i bisogni; il gusto del superfluo colle ric
chezze.
In tal guisa si è il commercio stabilito; in siil'a-tto modo i: addive
nuto una delle condizioni essenziali dello stato incivilitos
Ma le produzioni della terra e della industria son più o meno ca.
duchc. Fino a che il commercio si limitava a permutarlc , niuno volea
acquistarne al di là de’ bisogni che potca prevedere. Era necessario che
una materia , in certo modo privilegiata , più durevole e più facile ad es
ser conservata che le altre , capace di convenire a tutti in ogni circostan
za , potess’ esser data in cambio di ogni cosa, e servir di norma co
mune per determinarne il Valore.
L’ oro , 1’ argento ed anche , in alcuni paesi materie meno durevoli
o meno preziose, furono a tal’ oggetto adottate. La invenzione della mo
neta introdusse allora le compere e le vendite fra gli uomini che ancor
non conoscevano che i cambj

(i) Plinius hist. Nal. lib XXXIII cap. I.


(a) Dig. (il). XVIII, tic. i. de centr : empt., I. l.
SULLA LEGISLAZIONE COMMERCIALE. XII.

Ben presto la moneta non essendo più bastevole al numero ed alla


rapidità delle negoziazioni, persone di buona fede si contentarono di pro
messe scritte , che la opinione sulla facultà di poter pagare , sulla esat
tezza o sulla probità del debitore, fe ricevere con altrettanto favore come
la moneta istessa. Il commercio rinvenendo nel credito un nuovo mezzo
di forza e di attività, si accrebbe colla popolazione , s’ ingrandì cogl’ im
peri e riuni i popoli che per mezzo di vasti mari la natura aveva separati.
Nulla di tutto ciò fu fatto e preparato da’ governi. Essi non ànno
avuto che a proteggere ciò che senza di loro si è stabilito; e qualche
volta lo ànno ancor turbato volendolo reigolar diversamente da quel che
la natura delle cose lo permetteva.
Il commercio nemico di ogni ostacolo e disparente sotto la mano che
VUOl renderlo servo , non dimanda a’ governi che protezione e libertà.
Per premio di tal salvaguardia e di siffatta indipendenza, esso offre loro tutti
gli avvantag;;i che può proccurar l’impulso dato alle colture di ogni spe
cie , alla industria di ogni genere; agevolezza nella circolazione de’ pro
(lotti della terra e delle arti, alleviamento nella riscossione de’ dazj che rien
trano sotto mille forme, e sembrano tanto maggiormente di poca impor
tanza che il pagamento ne è più insensibile, ed in qualche maniera non
dispiacevole. ‘
È principalmente per le cure che i Sovrani accordano alla legisla
zion commerciale, che essi possono soddisfar il debito'di una protezione si
giustamente meritata.
Il commercio richiede leggi facili, in armonia co’ suoi bisogni e col
le sue abitudini ; provvide abbastanza per allontanar la impruden
za , correggere la cattiva condotta e sollevar la disgrazia; assai severe per
non lasciar risorsa alcuna alle frode: la forma de’ giudizj dev’ essere so_
prattutt-o cosi semplice come il di loro eseguimento sicuro e rapido (a)
E; difficile il credere , con alcuni scrittori, che i primi popoli che

(1) D. Agucsseau, lettera de‘ 25 gingno 1746.


la) Rolliu, Hist. anc., 116. H. conchiusionà del up. 2:.
1! > Disconso m Psnnessos
àn coltivata la industria e si son destina-ti al commercio non avessero
che un picciol numero di leggi vaghe ed incerte La esperienza al con
trario insegna , che più uno stato è industrioso e commerciante , più 51
bisogno di leggi per dirigere e moltiplicare gli sforzi ed iprogressi del
la civiltà (a). Di fatti in qual modo i Re di Egitto, i Sovrani di Ninive
e di Babilonia che fondarono si utili stabilimenti, che formarono si vasti
intraprendimenti per creare e sviluppar il commercio e la navigazione
ne’loro- stati‘, avrebbero lasciato, senza legislazion fissa, negoziazioni
che doveano multiplicarsi , o variare all’infinito , ele spedizioni destina
te a far venire da‘ più lontani paesi tutto quel che potea- soddisfare i bi
sogni, la utilità , ed ancor i capricci del lusso, e la industria locale che
avea- elevata ad un si alto grado presso i loro sudditi l’ arte di lavorare il
legname, i metalli , e di fabbricar delle stoffe egualmente ricche civc
variate (3) !‘
I libri che nel medesimo tempo contengono il deposito delle no
stre sacre tradizioni, ed i più antichi monumenti istorici- ., non ci par
lano della potenza e della industria de’primi imperi, che celebrandone la
‘saviezza delle loro leggi- L’ eloquente profeta che ci à lasciata una si ma
gnifica descrizione dell’ antica Tiro, colloca nel primo.luogo , in questo
ammirabilc quadro , la scienza de’ suoi magistrati, e le instituzioni desti
nate a guarentire il commercio
‘ Cartagine fondata da’ Tirj- , ed alla quale la immensità delle sue ric
chezze e della potenza sua non te dimenticar giammai la sua origine,
conservo le leggi della sua madre-patria, e deve ad esse la sua prospe
'rità commerciale.

(i) Histoire universelle, di una società di letterati inglesi, lib. I. , cap. 8. sez.z;
e cap. 9. se:: 2., p. 155 e 234 , ediz: in 4.“ -
(a) Plato de Leg. lib. , VIII. -Montesquieu, esprit des Ìois, lib. XX, cap: 18.
(3) Si possono consultare sullo stato del commercio e della industria de’ primi
imperi, i diversi libri della Bibbia , Erodoto , Strabone , Plinio; e presso i moderni
}inet, hisl: da commerce ; il‘professme Herrcn , Ideen ubcr clic politik der volker , ele- ;.
il Signor di Pastoret , Hisloire de la lègislalion.
(4) Ezechielle , cap. : 27. ‘
senza ucranzroue couurnciue. xx 1
La Grecia instruita dai Fenirj li superò ben presto nell’ arte della le
gislazione. Le leggi di Atene e di Corinto avcano prevetlutpc e regolato
con particolar cura tutte le specie di contrattazioni cui i-l commercio di
terra o di mare , la banca, la commissione e l‘ esercizio della industria
manifatturiera poteano dar luogo (I)
I Focesi portarono questi usi e siffatto leggi su’ lidi della Gallia,
allorché fondarono Marsiglia (a) , florida pel commercio, primachì: Roma
ne sospettasse la utilità; lungo tempo amica de’ vincitori del mondo; si
vantata dagl’ istorici e da’ filosofi (3) , e le cui instituzioni Cicerone tro
vava più agevole di ammirar che (1’ imitare
Rodi deve la immortalità del suo nome alla sua legislazione maritti
ma Confederata de’Romani innanzi di esser loro soggetta, ebbe la glo- _
ria di governare colla saviezza quelli che. col potere delle armi 1’ aveann
sottomessa. Le sue leggi àn formato l’ oggetto delle meditazioni di que’
immortali giurcconsulti. , i quali sotto il nome di prudenti, àn traman
dato il legato della loro scienza all’ universo (6) l Il più grande degli.
oratori le celebrava al cospetto del gran popolo(7); ed i Cesari , si go
lesi del potere supremo , nel proclamarle socrane del mare , aveano ad
essa attribuita una autorità uguale a quella delle loro proprio leggi (8).
Gli storici, più impegnati di raccontar le mcmorancli imprese gurr«
riere
popolio anziché
gli straordinari avvenimenti i qualie leàn-instituzioni,
distinta la esistenza
farne conoscere i costumi nulla ci dc’
iàt'lî

conservato di questi preziosi monumenti di una legislazione espe_rimcntata


dal tempo, e perfezionata dalla pratica; poichè non vi è chi presta ic

(|) Platone , de Rep, lib. 2. , - Barthelem.y , Vnyage d’Anaclmrsis, cap.37, 53'.


(2) Strabone, lib. IV, cap. L, 3.-- Plinio hiszor. nal. Ub. III. n.4.
(3) Strabone luogo cit- -- Tacito, vita agricolae n.
Orat. pro Flacco , 25.
(5) Voyage d’A‘narcharsis e. 73. - Dissertaliona sur le: Lois Rhodiermes , da"
:1'gnor‘i di Pasromzr , ed ALE. Scuomeunc.
(6) Vi esiste un [italo del Digeslo: de leg. Rhodia ch‘ 6 il 2° del M). XIV,
(7) Cicerone , pro lego 'Manilin , 13.
(8) L. 9 D"g. de leg. Rhod. de jaclu,
xxrr DISCORSO m Pannessus
de all’ autenticità della raccolta che fra noi porta il nome di leggi
Bodie (1); delle quali non possiam conoscere che alcuni frammenti,
conservati nelle pandette di Giustiniano.
Ma voi non ignorate che questa pregevole raccolta, che a ottenuta ,
e che ancor serba una si grande influenza sulle moderne legislazioni , fu
per lungo tempo sconosciuta nelle province occidentali dell’impero Ro
mano , già invase da’ popoli del nord nel momento della di lei compilazione.
Que’ conquistatori, non ravvisavano nel commercio che una profes
sione abbie‘tta , e ne’suoi prodotti , che un’ oggetto di saccheggio. _ Lungo
tempo ancor dopo il di loro stabilimento , essi rimasero , quali Cesare
'e Tacito ce li appresentano, nemici di ogni industria, e non aventi
rapporti coi commercianti, che per iscambiar con armi, con oggetti di
prima necessità, o con ornamenti di un lusso'grossolano , il bottino che
essi avevan fatto in guerra (a).
La influen'za felice del clima , il cristianesimo spezialmente raddolci
rono que’ feroci costumi. Lo spirito d’invasione , la vita vagante e bel
licosa ch’csso cagionò , vennero surrogato dall’applicazione all’agricoltura
ed allo esercizio delle professioni utili; e siccome dappertutto ed in ogni
tempo, simili cause producono i medesimi risultamenti , si Vide risorgere
la legislazion commerciale colle negoziazioni , delle quali faceva d’uopo re
_golar gli "effetti e render stabile la esecuzione.
É alla Francia, il cui nobile destino fu sempre di spingere innanzi
il viver civile , cui son dovuti i primi saggi.
Clodoveo ed isuoi successori appena ebbero riunite nel medesimo
impero le diverse province della Gallia , che si occuparono di conservat‘
'o di ristabilire i rapporti commerciali che aveano reso florido questo bel
paese’, molto tempo prima che i Romani lo avessero assoggettate
(1) C. BYHKERSOEK , de lego Rhodia de Jactu , cap. '8.-Sig. di Paitoret ,
diss. cit. p. 26, -Jorio, Codice Ferdinando, tam. II. p. 24 e seg
(2) Cesare, de Bello Gallico, lift. IV. cap. e.-- Tacito , «le fliorilms Gerrîta
r:orum , cap. 5 n. 10.
(3) Melot mèm. sur le cura. de -la Gaule, arad. de: insc. tam. XVI. p. 153 ,
,lom. XI'III. p. 159, (cm. XXIII. p. 149.
SULLA LEGISLAZIONE COMMERCIALE. XXIII

Confederali , o almeno in pace cogl’imperadori , da chi essi aVevan0


avuta la saggia politica di farsi cedere le loro conquiste (1) ., ottennero ,
al di dentro come al di fuori, tutt’i vantaggi annessi alla sovranità le»
gittima; ed i loro sudditi addivennero in breve tempo padroni del com
mercio del Levante , dove sino a’ nostri giorni il nome di Franchi non à>
cessato di essere impiegato per indicar gli Europei (2).
Marsiglia , prontamente risorta dalle sciagure che le prime invasioni
le aveano occasionale , n’ era il principale magazzino di deposito; il Mc'
diterraneo le assicurava la comunicazione col Bosforo , colla Grecia ,7
colla Siria , coll’ Egitto e colle coste dell‘Affr'iea; lo stretto di Gibil«
terra , quella delle coste e delle isole dell’ Oceano; mentrccbè la an
r}anza , il Rodano , la Sauna e le vie romane le aprivano l’interno della
Francia (3), e creavano relazioni importanti tra isuoi abitanti e quei.
di Lione , che serviva di magazzino di deposito all’Alemagna
Bordò era sull’Oceano cioccbè era Marsiglia sul Mediterraneo. I com‘
mercianti stranieri vi arrecavano mercanzie di ogni genere , in iscambio
de’ suoi vini , e de’prodottri che somministravano le sue manifatture , e
province vicine
La Brettagna ., ancor prima di esser sotto il regno di Dagobcrto (6) ,,
avea colla Francia de" rapporti politici , e commerciali sommament’ estesi.
Essa rinveniva , nella sua posizion marittima e nella moltitudine de’ suoi
porti popolati da abili marinai, e frequentati da’ navigatori stranieri (7) ,.

(i) Procopio , de bell. Goti: , lilì. 1 cap. 12'.


(a) Ilerbelot , bibliollzèque orientale. V. Francln De Guigne:’, mimoire sur l’itaF
rIu commerce desfrangois dans le levant.- Abad. de; insc. , tam. XXXVII. p. 479;
(3) De Guignes , mèm. cil. p. 483 , e seg.
Poullîn de Lumina , abrègè chronologique de l’lu'sloire de L_)ton , p. 3.1 -
l"elly, lxisl. de France, tam. 1 , p- 501 , elliz. in 12'.
(5) Ausonio, clarae urbes, cap_15 epist. 5-, 13, 22.
(Si Fredegario, Chronicon , cap. 78.
(7) Bollaml. 16 maggio, lom.lll. p.599.-Mabillon acta: sanct. ordinis.ó'. Be
nedieli , succul. 1 p. 218 e 219 passim.
xx I v Dmconso m Pannzssus
d-e’mezzi facili ' per far il commercio delle isole e delle costiere , senza
correre i rischi dell’alto mare in un tempo in cui la bussola non era
stata ancora scoperta (i). Quei de’ suoi negozianti che ridottando 1’ oceano
volevano limitarsi ad operazioni meno perigliose , potevano rimontando i
fiumi e soprattutto la Loire , penetrar infin nel sono del reame.
I Sassoni e gli altri abitanti della Germania arrecavano nelle fiere
le pellicce e tutte le produzioni del Nord (a); gli abitanti della Siria vi
diffondevano abbondevolmente la seta , le gemme dell’ India, i vini della
Palestina (3). Il desiderio del guadagno gli adescava , la beltà del clima
di poi gli riteneva. '
Parigi era, come oggi , il centro del lusso e delle delizie che il com
mercio introduceva e non cessava più di alimentare. Gl’ isterici contem
poranei celebrano i ricchi ornamenti de' suoi tempi e de’ suoi palagi. I
magazzini de’ commercianti con abbondevolezza presentavano la ma
gnificenza de’ drappi in lana , in seta , in oro; vasi, e vasellame con
maestria cesellati ; mobili eleganti costruiti di legnami pregiati ; vesti
ndornate di gioie; profumi squisiti; in una parola tutlociò che la indu
stria nazionale ed i paesi stranieri offerivano di più prezi<>so e di più
ricercato
'La lunghezza de’viaggi, ipericoli o le dillicoltà delle comunicar
«ioni , non arrecavano ostacolo alcuno al commercio de’ Francesi. Essi an
davano nel Levante , dovei mercanti Greci meno attivi de’ Sirj , gli atten
devano per somministrar loro le ricche produzioni dell’Oriente. Penetra
vano fin nell’interno dell’Egitto (5) , e possedevano mercati, rione partico
lare , ospizj , chiese , in Gerusalemme e negli altri luoghi sottoposti al

(I) Acta sancl. ord. S. Bened. saecul. 2 , p. 24 , art. 47.


(a) Bom., de jure stapula.e e! nundinamm ciuitatis Lipsiensis, p. 19.
(3) Gregor. Turon. , de gloria. S. filarlini , _lib. II , c. 32. Hist._fran. , lib.Vll,
cnp. 29. -- Ac.'a sanct. ordin. S. Benedicti , ;aecul. a. p. 22.
Bolland. Vita S. Geneviève , cap. 6 , p. 140:
(5) Gregor. Turca Hist- frane. , lib. VI. -- cap. 2. Valesio, Notilia Gallur
rum. ,V. IlInssr'lia.
setta er:st.mesr COMMERCIATL “v
dOIllini0 degli Arabi (,)_ Ov,,...,..c portavano ,_ coll’ attività che sor
monta gli ostacoli , la lealtà che produce la confidanza (a). Agalia,
istorico greco , che fioriva verso il sesto secolo, parlando de’ nostri
maggiori clicca : » I Francesi non si governano punto alla maniera
» de’ barbari che vivono dispchl nelle campagne. La religione che essi
» professano è la medesima di quella dell’ impero; avvenenti, umani
» verso gli altri, sono uniti tra loro co’ ligami della concordiae della giu
» stizia: e se l_’ interesse li determina a fare il commercio , non reca ciò
n mai pregiudizio alla equità: onde deriva che trallicano con successo ,
» guadagnando molto e non soffrendo quasi mai perdite (5) ».
È giusto di attribuir una parte di questi elogi alla saggezza de’ Re.
La istoria celi presenta, occupati a facilitar le comunicazioni interne,
col mantenimento delle strade che i Romani avevano aperte e colla for
mazion delle nuove, colla costruzione , e conservazione di argini desti
nati a ristringere il corso de’liumi , o di ponti per traversarli (4), e spe
zialmente col moderato stabilimento de’diritti di pedaggi (5); a favorire
lo sviluppamento della industria e delle grand’ imprese, cogl’ incorag
giamenti onorifici o pecuniarj (6) , 0 co’ soccorsi con aVVedutez_2a distri
buiti ne’luoglxi , che avevano soll'erti per invasioni, e per la guerra (7);
a guarentire la libertà della navigazione col manteuer guardacosle su’ li
di, piloti per dirigerei vascelli ne’ passaggi ditlieili , flotte per ac
compagnarli e difenderli (8), porti e fari per la sicurezza de’ naviga

(i) Capz't. mm. 810, cap. 17. - De Guignes , Illèmoire cr't. p. 433 , 489.
(a) Il quadro del commercio de‘ Francesi, sotto le due prime razze, è stato far.
mate con estensione uguale alla verità dall’ abate Carlier nella sua dissertazione , co
ronata dall’accademìa di Amiens, nel 1752. Amiens e Parigi, 1753 1 vol. in u.
(3) Agatia, Histor. de rebus Juslim'ani Imperatori: , lib. I e IX, cap. 20 e 62.
Capit. general. lib. II", art. IO, n, 12.
(5) Ediot. Clotharii II. anno 6|5 , cap, 9.
(6) Carta Ludov. Pii, in Carpenterii Alphabel. tironian, cart. 3|.
(7) Gregor. Turon. , lib. III, cap. 34. >
(8) Capit. mm. 802, cap. 14 e li, mm. 812 , cap. 1],
L. T. I. 4
xxvl DISCORSO m P.mnnssUs
tori (i) ; a proteggere in fine , sta u... “fili alleanze (3) sia con misure
severe contro la violazion de‘ trattati 0 contro le ingiuste pretensi0ni, quei
de’ loro sudditi che negoziavano in paesi stranieri
I frammenti che rimangono de’loro editti contengono principj che la
nostra legislazion moderna non il punto sdegnato di adottare,
É in tal guisa che modificando il diritto civile nell’interesse del
commercio , essi dichiararono che il proprietario di una cosa rubata non
potea rivendicarla dal possessore che l’avca comperata di buona fede (4) ,
regola essenziale pel commercio , e che dopo dodici secoli di esperienza
i codici francesi àn conservata Questi medesimi codici (6) , non àn
fatto che rinnovellar le loro leggi sulle vendite accompagnate da caparra ,
e sulla proibizion di vendere i frutti pendenti \
L’obbligo imposto a’proprictarj che abitano lungo un fiume od
una riviera navigabile di lasciar su’loz-o fondi un passaggio (8) pe’
bisogni
Le penedella navigazione
ch’ essi aveano ,pronunziato
è attestato contro
da unla diploma
falsità edel1’ alterazion
558

delle monete; le loro precauzioni per assicurar la esattezza de’ pesi 'e
delle misure , si ritrovano nelle leggi che presentemente ci governa-‘
no (10); ed allorchè , a’ nostri tempi, si son dovute rafl'renar le usare
e le frodi di cui gli ebrei si rendevano colpevoli, è in un editto del 615
che si son attinti gli elementi della legislazione speciale su tal materia (Il).

(i) Adonis , Cron. , ann. Su. - Eginhart , Vita Caroli Maga. cap. 17.
(2) Gregor. Turon. lib. VI, cap. 2.
(3) Gregor. Turon. , lib. VIII , cap. 35. - Fredegarii Chronic. , cap. 68.
(4) Lea: ÎVisigolh. , lib. XI, lit. 3.
(5) Cod. civile, art. 2279 ( lcg. civ. , art. 2185
(6) Cod. civile , art. 1590, 1598. (Leg. civili, art. 1435 , 1443).
(7) Lea: Bavajariorum , mm. 630 , lit. 15, art. 10.- Capit. ann.Bog ,art. 16.
(3) Cod. civ. art. 650 (leg. civ. art. 572 _
(g) Ifistoire de l’Abaye de St.-Germain.-devPrés , un. 558; pezzi giustifi
calzvi, p. 2.
(lo) Cori. penale , art. 132 e 480 n. a (leg. penal. art. 263 , e 430 n. 6).
(H) Atto del Governo de’ 17 marzo 1808, relativo agli ebrei.
SULLA LEGISLAZIONE COMMERCIALE. XXVII

Non solo essi proteggevano imcrcanti stranieri (1), ma avevano


pure loro accordato il diritto di esser giudicati secondo le loro leggi,
da que’ che presedevano a’ loro banchi (a). Arcano ottenuta la recipro
cazione pe’ loro sudditi in molti paesi , specialmente nel Levante (5);
e questa doppia instituzioue sviluppata dalla saggezza ed esperienza dei
Marsiglicsi (4), ristabilita , a loro imitazione , da’ Ile della terza razza ,
dopo le lunghe disavventure della barbaria , ancora sussiste , elevat’nl
più alto grado di perfezione dalla ordinanza del 1681 , e dallo editto del
I meseSiil"alto
di giugno 1776.
favore pel commercio straniero n0n si estendeva però sino a

trasrurar gl’ interessi nazionali. Pene severe colpivano i commercianti


stranieri, che avessero sviato e fatto uscir di Francia qualche operaio o
preposto di commercio , senza il consenlimento del di lui maestro. Voi
qui ravvisate ancora i principj che i nostri Re non 2m cessato giammai di
mantenere per proteggere la industria ne’ lorov stati; e la nostra legislat
zion penalcli à conservati (5). '
Una si profonda saggezza in quel che ci rimane , guarentisce quella‘
delle leggi che non son giunte sino a noi, e della giurisprudenza che
dirigeva i tribunali in mancanza di leggi scritte.
Come credere , per esempio , che non vi siano esistite giammai leggi
w’rapporliira gli associati, allorché parecchi istorici ci parlano di società
esistenti non solo poi commercio interno , ma ancora per le imprese di
oltremare (y); allorcbî: diverse leggi suppongono l’uso di questa specie di
contratto , ed. allorcliè ancora si ritrova un editto del 615 , che lo vieta
fra i cristiani e gli ebrei! Come supporre che il diritto marittimo abbia

r, .'7

(i) Epist. Caroli Magni ad 0ifam Regem Merciorum, mm. 796.


{2) Lea: PVisigolh. , lib. XI, m. 3.
(3) De Guìgnes , illèmoire cit_. pag- 483 e 489.
Slatulum mm. 1254 , lib. 1, cap. 1;,
(5) Cod. penale art. 413', _
(6) Berlraire, Spicilegiym , tam. Il ,_ p. 237 , col. i,
Yalesius, Notitia Gallrarum. V.° Massz'liq.
xxvr t t Drsconso DI Paaoesst‘s
potuto essere sconosciuto ad uomini che navigavatto con taht’ attività dai
mari del Levante fin nel Baltico, e che una difesa comune contro i ri
schi della navigazione, riuniva in isquadre per proccurarsi scambicvoli soc
' corsi (l)! La necessità di prevenire il formidabile flagello della peste ,
non à dovuto anche prescrivcrei regolamenti sanitan , poiché , verso la
fine del sesto secolo, Marsiglia soffri, per la imprudente introduzione
di un bastimcnto spagnuolo carico di mercanzie appestate, terribili stra
gi (a) , che le medesime cause àn rinnovellat0 nel cominciamento delt’ ul
timo secolo !
È ancor ai primi tempi della n0stra monarchia, che si rapporta la
Hinstituzionc di quelle celebri fiere (3) che furono per sì'lungo tempo in

Francia, e che son tuttavia in alcune parti dell’Alemagna , il solo mczw


di rendere il commercio attivo , e lo stato florido.
La lettura dell’articolo 16. di un Capitolare del 779 , induce a crede
re che le assicurarne contro certi pericoli, non erano sconosciute; e, sia
che si presti fede a ciocchè asserisce uno scrittore , n che Dagobcrto
» richiamò in vigore l‘uso del cambio e ricambio di già praticato » , sia
che con altri autori, se ne attribuisca la invenzione agli ebrei, che questo
Re discacciò dalla Francia per le loro usare (5), la legislazione francese può ,
con alcune probabilità , attribuirsi l’onore di aver la prima consacrate le
due più importanti negoziazioni che . abbia inventato il genio del com
mercm.
È soprattutto sotto il regno di Carlomagno , che il commercio fu
nel suo maggior lustro. Le sue vittorie non furono soltanto a profitto

(i) Gregor. Turon. flirt. gest. Frane. , li6. VIII, cap. 35. -- Velley, Histo:'re
de France , tom. 4 p. 501.
(e) Greg. Turon., lib. IX. cap. '12. "I

(3) Carta del 629. Carlier entra nelle più mirtule circostanze sul? autenticità di
tal carta , pag. 67 e sega. della già citata dissertazione.
Carlier, Dr'ssert. cit. p. 185 e 186.
(5) Cleirac , Note sull‘ art. i, del Guidon de la maìr.-Savary. Pagf. negociant,
lib. lll. C. 3. '
stu..i' “LEGISLAZIONE COMMERCIALE . xx t 1:

della di lui ambizione; esse diedero una estensione sino allora sconosciu
' ta , alla industria ed alla navigazion de’ Francesi.
Persuaso che la stabilità delle leggi la il maggior beneficio cbe un
sovrano poss’ accordare a’ suoi popoli, e che il commercio spezialmente
non può prosperar in mezzo alle perpetue oscillazioni della legislazione,
Carlomagno fece eseguir le ordinanze de’ suoi predecessori , più ancora
delle nuove clr’ egli ne pubblicò.
Tutto ciò che essi aveano intrapreso od incominciato , egli loesegu‘x
0 lo mandò a fine nei suoi immortali Capitolari , che consolavano l’ Eu
ropa della perdita del corpo del diritto romano , la cui scoperta non ebbe
‘ luogo che molti secoli dopo di lui.
La Vigilanza de’ commissari ch’ egli inviava nelle diverse province ,
proveniva gli abusi; manteneva i giudici nell’ abitudine di osservar le
leggi, e faceva conoscere quanto era d’uopo supplire al di loro silenzio(t).
E perciò che furono aboliti o minorati i pedaggi 0 passi abusivi (a);
che il sistema monetale fu perfezionato (3); che in concorso della mo
‘neta effettiva, fu introdotta la moneta di cento (4), per immmodità dc’ com
mercrantr. ‘
Ognun crede essere a' tempi di Luigi XIV e di Colhert, allor
’(‘llè si leggono gli ordini che Car10magno dava a’ ministri , di tira
re a se i più abili operarj (5) ; di stipulare , co’ sovrani arabi ,
- convenzioni che assicuravano il libero commercio de’ suoi sudditi (6),
di costruire
Nel il famoso
vedere questo gran canale
Principecheesortar
doveai unire il Reno al e Danubio
commercianti, non trascu

rare la salute delle loro anime per un vile interesse, o per l’ amore di
un sordido guadagno; a proporsi, per norma di condotta, i principi del

(1) Capit. Ann. 779. cap- 21 ; Ann. 802. cap. 1. e 26. ed Ann. 807. cap. 7.
(a) Capil- Ann. 803. art. 6, ed Ann. 805, art. 14.
(3) Capit. Ann. 779 , 794, 805 e 808.
(4) L_eblanc, Traitè de: m0mwies p. 4 e seguen.
(5) Capit. Ann- 800. .
(6) Recueil de: flirt. de France, lom. V, passim.
(7) Mèmoire de Selxoephlin, HM: da P acad. de: interi tam. XVIII, p. 256.
xxx D1sconso m Pannnssus
la morale eVangelîca , ed il bene della società (I) , si prova non so qual
venerazione per la nobile semplicità di que’tempi vetusti , ove il legislato
re non temendo di ammettere il nome di Dio nelle sue leggi, parla piut
tosto da moralista che vuol persuadere e commuovere il cuore, cheda
autorevole sovrano che comanda e vuol essere ubbidito.
Ma Carlomagno non ebbe punto , ne’ suoi successori, eredi del suo
genio. I regni deboli e disgraziati che seguirono il suo; le guerre inte
stine; le invasioni de’ Normanni , immersero la Francia e l’Europa nel
duolo e nelle tenebre; e, secondo la espressione di Montesquieu, non si sep
pe più leggere, e scrivere
Il sistema feudale dismemhrò la monarchia , e l’ autorità reale , di
venuta un titolo vano, non offrì più protezione a’ popoli.
Pressocbè tutte le province addivennero la preda di una folla di
piccioli tirarmi; tutti i mari furono coverti di pirati; ed i diritti insen
;ati di nazzfpagio (3) , stabiliti sull’Oceano, allontanarono i navigatori
da un lido inospitale,
Il commercio tenuto a vile da' signori incessantemente occupati delle
loro guerre private divenuto impossibile ad un popolo reso servo, sen
za emulazione , perché era privo di speranza , senza coraggio , perché
privo di mezzi, il commercio quasi dappertutto fatto preda degli av
venturieri e degli ebrei, participò dell’odio che tali uomini inspira
vano , fu confuso con le usura , con i monopoli , e con tutt’i mezzi di
sonesti di acquistar danaro

q-- .« Àf i Y

(1) Placuit , ut admoneagtur, omncs qui negotiis aut mercationibus rerum invìgi.
la nt, ut non P] us terrena 1 ucra, q uam .
v1tan_x acm.P.1ant sem p.1ternam , . . . ne q ui|
supragrediatur terrenis , neque circqmveniat in negotio fratrem suum. Capit. ama. 809
ib. VI, cap. 299.
(a) Esprit da Lei: , 118. e, 11.
(3) Esprit des Lois, I. 21 , c. 17.
Guill. de Tyr , Risi. Hierosoly. , 1._I, c. 8.- ho. de Vitry, Hm, Occid_l
oap. 3.-Pascas-Ratbert, ad Lament. IeremwBib. Patr., tam. XIV, p. 817.
(5) Esprit de: Lo:':, I. al, e. no.
SULLA zzcrsmzionn COMMERCIALE. xnt
Perciò la legislazione non offre , in quei tempi deplorabili , che di
plomi relativi a’ pedaggi 0 passi che esigevano i signori, alle salVa-guardi6
ch’ essi vendevano; a’ furti che i sovrani mascheravano sotto il nome di
ri-fusione , cangiamento , innalzamento delle monete ; alle confiscazioni di
cui le usure degli ebrei o degli stranieri erano il pretesto, e che non avea.
no altro risultato che far cambiare di mano le somme rubate alla miseria
del popolo , senza procacciargli sollievo.
Un concorso di circostanze estraordinaric , pressoché tutte indipem
denti le une dalle altre , e sovente cziandio contrarie, servi a far rivivea
re il commercio che dovea ancora una volta incivilire il mondo.
’ Le città marittime del mezzo giorno della Francia e della Italia ave‘
vano , in mezzo alle tenebre ed al servaggio generale , conservate rela
zioni coll’ Oriente , dove Sempre colavano i tesori dell’India La loro
posizione , i mezzi di resistenza che loro ofl'erivano le ricchezze , frutti
del commercio, erano serviti a mantenere od a ricuperar la libertà loro ,
ed aveano elevata la loro marina mercantile e militare , ad un grado di
forza tale ch‘ esse si trovarono in istato , verso la fine dell’ undecimo se
colo, di somministrar la maggior parte de’ bastimenti da trasporto di
cui le crociate ebbero bisogno.
Da un’ altra parte , la saggia politica de’ Re della terza razza (2)
effettuò ne’beni del di loro patrimonio, e ben presto estese a que’de’loro
vassalli (3), l’ abolizione della servitù personale , da lungo tempo prepa
rata dalla religione v
Si formarono i comuni. Gli uomini che vi si riunivano , allettati da’
privilegi della cittadinanza e dalla protezione reale (5) ; affiancati da ser

(1) De Guignes, Mèmoire cit. , p. 514. e seg.


(a) JlIèmoire sur le: cause: de l’ abolilion de la servilude en France. Ilist. de
l‘Jcad. de: Inscr. , tam. XXXVIII, p. 196.
(3) Suger, vita Ludov. VI, p. 305.-Guib€rt, de vita sua , lib- in , cap. 1;.
Eraclio consuetudinispersimae quae mortua manu: dicitur. Suger, in charta
pro liberlate villae S.Dyonisii. --Servitus manus mor1uae lineae humani generis in
humana; Chron. Episcop. Autisiod. cap. 64. Ved. Ducange, V. Manu: mortuflî
(5) Labbe, Biblioteca M:s- tam. I, cap. 57. '
xxx I 1 Discenso m Parmessus
vitù , che Sc0raggivano;ltranquilli e padroni di migliorar la loro sorte,

nel dedicarsi ad utili mestieri, svilupparono la loro industria ed aprirono


nuove sorgenti di ricchezze. Dappertutto si stabilirono quelle corporazio
ni di mercanti e di artigiani, gl’inconvenienti delle quali sono stati trop»
po esagerati in un tempo in cui la moda era di tutto distruggere, e che
una saggia amministrazione potrebbe ristabilir in un modo convenevole
a’progressi dello stato incivilito e del commercio.
Le crociate che non produsscro che male , nel fine religioso che ne
fu forse piuttosto il pretesto che 1’ oggetto (1) , cagionarono un bene
che un piccol numero di spiriti superiori soltanto avea potuto prevedere ,
o mettere a profitto. I grandi vassalli ed i signori , tratti lungi dalle lo
ro proprietà , ruinati dalle spese al disopra de’ loro mezzi, perderenn
una parte della potenza loro; e questo avvilimento ebbe il doppio risul
tato di accrescer l’ autorità reale , e di facilitar vieppiù la libertà dei
popoli ‘
Esse fecero conoscere a’ governi di Europa la utilità di una ma
rina ed aprirono la strada alle grandi scoverte Le comunicazioni di
provincia in provincia non furono più risguardate dalla ignoranza come:
imprese pericolose i viaggi lontani cessarono d’ impaurire. La navi
gazione addivenne l' oggetto di ogni industria e la sorgente di tutte le
ricchezze, ' '
Fu d’ uo_po di regolar gli effetti delle transazioni che nascevano , che
si rinnovellavano e si modificavano in una progression sempre crescente.
Il diritto commerciale ebbe i medesimi principj degli altri rami del di
ritto civile; esso si compose di usi, prima di esser determinato da atti della
podestà legislativa.

(1) De Guignes , lilèmoire cit. passim.


(2) Robertson , Introd. à l‘Hist. Charles-Quint, sex. I. in finm-Chapuh, 114'“,
da Commeroe, p. 130.
(3) Hist , universelle , da una società di letterati inglesi, tom. XXI. , p. z_-De.
Guignes, llèmoire cit_. , p. 468.
(5,) Vita Bucardi, lstorici di Francia di D. Bouquet, tam, X, p. 351.
SULLA LEGISLAZIONE COMM'ECIALE . xxx: 1 1

Ma la forza delle cose esigeva che , dappertutto , le operazioni di


una natura somigliante fussero sommesse alle medesime regole. Una Spe
cie di consenso unanime l'è adottar da' navigatori , sotto il nome, per
sempre famoso, di Consolato del mare , gli usi che Marsiglia avea con
servati della sua antica legislazione, di cui il tempo avea distrutto i mo
numenti , senz’ allievolirne lo spirito 0 cancellarne la rimembranza (I) ;
e que’cbe la esperienza di più secoli, nuovi rapporti e bisogni no,
velli vi avevano aggiunti. La raccolta di questi usi tradotta in tutte le
lingue (a), ebbe il meraviglioso destino di reggere le nazioni più disu
nite in politica od ininteressi commerciali, e di essere ancora sino a no
stri giorni, la base od il supplimento delle leggi Positive; ed anche di stare
in lor luogo in molti paesi
Gli sforzi di alcune città d’ Italia' e di Spagna , per attribuirsi 1’ o
nere di questa opera celebre , non anno avuto altri risultamenti che di
distruggere le loro scambievoli pretensioni. La origine francese del Consolato
sarebbe abbastanza provata dalle costumanze che richiama , dalle institu
zioni alle quali esso si rapporta e che più secoli non àn potuto can
cellare, se altronde il dialetto provenzale, in cui i più antichi esem
plari ce lo àn conservato , non presentasse agli uomini scevri di pregiu
dizj una prova si vera come incontrastabile.
Ad esempio del Gonsolato del mare , più generalmente osservato
"nel Mediterraneo, gli usi marittimi dell’ Oceano furono compilati, sotto il
nome che non è meno celebre, di Jugemens , o sia Rooles d’ Oleron ;

(I) Mornae , ad Leg. g. Dig. de Lege Rhodia.-.-Giballims, de Usuris et Com


merciis, lib. IV. Cap. 2. art. 2. n.° z.
(a) Muratori, Rerum Ital. script. tom, 1]], part. 1 pag. 367.
(3) Vinaius , ad legem I. , Dig. de Lega Rhod.-v Casaregis , Disc. 213, n.”
u.-Rota Florent, Thes. Ombrosiano , tam. IV, deci:. 41 , n.° 5.
(4) L’ art. 7 delle lettere _di Filippo 1. , del 1079 . accorda a’ Consoli di .lf'
guemortes il diritto di delegare sopra ciascun bastimento un giudice per decide'e le
contestazioni fra’ navigatori; ed 1' cap. 312 , 327 , e 319 del Consolato , ricorra
vscevarw questa istituzione, che non si ritrova in alcun’ altra legislazione di Europa,
L, T. I. 5
xxx I v DISCORSO m Pannassus
e la origine francese di questa raccolta è ancor meno contrastata di quella
del Consolato (I).
La legislazione positiva che in generale non è che la espressione dello
stato della società, ed il risultamento de’ suoi bisogni, segui le orme degli
spiriti e delle cose. Le pandette rinvenute quasi a caso , fecero conoscere
ciocclxi: il tempo avea salvato delle vere leggi Rodie , e permisero a’le
gislatori di _valersi de’ tesori delle saggezza Romana.
Il commercio interno non tardò a participare delle vicende che rav
vivavano quello de’ paesi marittimi. S. Luigi, di cui è' impossibile pro
nunziare il nome , senza richiamare alla memoria tutto quel che la vita
privata offre di perfetto , tutto ciocchè la maestà reale-può aver di più
' meritevole dell’ amore de’ popoli e dell’ ammirazion de’ secoli, sostituì i
suoi immortali Stabilimenti agli usi della ignoranza e della barbarie. E
gli diede una novella sanzione a’ Capitolari di Carlomagno, sulla le
altà delle obbligazioni, e sulla pronta decisione delle controversie. Ad
esempio del gran monarca, egli assicurò la polizia de’ luoghi ove imer
canti si portavano dalle diverse parti della Francia , e de’ paesi stranieri ;
uni i suoi sforzi e la influenza della sua autorità a que’ de’ Concin , e
de’ Pontefici , per abolire il costume di predare i naufragati (2); repres
se le frodi, le usure, e diede statuti alle corporazioni
I suoi successori svilupparono questi principj , nelle ordinanze oggidl
troppo poco conosciute, di cui i nóstri nuovi. codici non àn fatto che
riunire le disposizioni ed , in qualche modo, ringiovanire lo stile. Essi

(1) L’ art. 42 delle lettere di Carlo V, del 1354 , confermative di quelle de


suoi predecessori in favore de‘ Castigliani , dichiarache le contestazioni commerciali
saranno giudicate conformemente al Diritto di Oleron , ciocchè, indipendentemente da
ogni altra pruova , non permette di credere che sgfi'atti giudizj sieno l’ opera dei
R: (1‘ Inghilterra , siccome pretende Selden Mare Clausum , lib. II. cap. 24.
(a) Decret. Gregor. , lib. V, tit. 17 , cap. 3. -Barth. Ugolin, de Censura
Pom;f reserv., p. II. , cap. 4. -Valìn , Comm. sull’ordinanzadel 16.81, tam. 11,
pag. 538.
(3) 'lelly , Hist. de France tam. V. p. 300. !‘
‘ SULLA LEGISLAZIONE COMMERCIALE. XXXV

attirarono ne’ loro porti e ne’ mercati dell’interno i commercianti stra


nieri , con incoraggiamenti coordinati con prudenza agl’ interessi de’ lo.
ro sudditi -, loro accordarono di nuovo il privilegio di essere giudicati
da’ magistrati della loro nazione (I) , e gettarono i primi fondamenti del
nostro diritto marittimo delle genti, sottomettendo gli armatori in corso,
all’ obbligo di esser autorizzati dal sovrano e di osservar le leggi della
guerra
La lettera di cambio divenne di un uso generale; le assicuranze
marittime si svilupparono e facilitarono le grandi imprese; i francesi in
ventarono la bussola , a chi son dovut’i miracoli della navigazione (3);
e ben presto il commercio; afl'rancato dagli ultimi ostacoli che la natura
medesima gli opponeva, non conobbe altri limiti che quelli del mondo
abitabile. . >
Tutte le città commercianti dal golfo Adriatico sin al mare Glaciale ,
ebbero le loro ordinanze sul cambio, i loro regolamenti marittimi; e
siccome i medesimi bisogni comandano dappertutto le instituzioni medesi
me , il modello ne fu preso dain usi di Marsiglia , negli stabilimenti che
questa antica città avea conservati durante le tenebre della barbarie,
per proteggere i suoi navigatori, ed assicurar la prosperità del suo com
mercio
Non entra , nè nell’ oggetto che mi propongo, né nel piano che mi
son designato , di esporvi a minuto la istoria e le disposizioni di si gran
numero di leggi, compilate secondo lo spirito medesimo, quantunque in
tempi, in circostanze ed in luoghi differenti.» Debbo richiamar la vostra

(i) Si veggano, nelle ordinanze del Lovre, tam. I. 404 ; II, p. 158; IV,
p. 421, 668, iprivilegj per i mercanti di Belgr'co, di Portogallo, di Casli
glia, cc. >
(2) Carta del 115:, citata da Ducange, V.” flIarcha.-Lellere di Filippo
di Valois, del 1339.
(3) Disserlation sur 1’ origine de la Boussole del S:'g. Azuni. Parigi, 1809.
(4) Specialmente lo stabilimento di Consoli in paesi stranieri , dopo lo statuto
di Marsiglia ; lib. 1 cap. 18 e 19.
xxxv I DISCORSO m Pmnsssus
attenzione sull‘ epoca memorabile che vide tanti materiali preziosi riu
niti , presentar un sistema armonico e compiuto di legislazron com
merciale. .
La gloria 11’ era riserbata alla Francia , ed al Secolo di Luigi XIV.
Vincitore della Europa e degno di esser lodato da’ grandi scrittori ,
poiché seppe distinguerli ed onorarli , questo Re volle ancor meritare il
titolo di Grande , che la posterità gli à confermato, merci: le inslituzio
ni che debbono avere maggior durata delle sue conquiste.
Le ordinanze del 1675 e del 1681 , compilate sotto la influenza
del genio di Colbert, da’ giureconsulti i più celebri e da’ più abili
commercianti , produssero l’ ammirazione ne’ nemicii più istizziti del
monarca legislatore; e dopo un secolo e mezzo , esse formano il diritto
comune de’ popoli commercianti, rispettate e dettanti arresti sin nelle
corti di giustizia della gelosa Inghilterra '
Sarebbe stato naturale di assicurar la conservazione di un’ epoca si
bella , mediante un pubblico insegnamento nelle facultà di diritto , che
il medesimo principe avea di già ristabilite (a). In effetti, allorché una
parte della legislazione , difficile a trattarsi per la immensa Varietà delle
transazioni che essa abbraccia , e per la sua natura medesima che non_
le permette , che di essere una eccezione alle regole del diritto comune,
è addivenula l’oggetto di un codice speciale , la scienza esige un nuovo
genere di hanno; e necessario di ravvicinare i principi elementari san
zionati dal legislatore , i monumenti della giurisprudenza che li a pro
dotti e fissati, e di prevmire per mezzo della unità della dottrina , il
ritorno di quella libertà eccessiva di opinioni che rendeva tutte le qui
stioni problematiche.
Ma , sia che gli antichi pregiudizi sussistessero ancora nello spirito della
nobiltà, che occupava i tribunali superiori ; sia che le disgrazie che tra
vagliarono la fine del regno di Luigi XIV , abbiano impedite di etfettuar

(1) A general Treatise of the Dominion of the seea , cap. VI.


(2) Editlo del 6 Agosto [682 , peri studi del diritto
SULLA LEGISLAZIONE COMMERCIALE. XXXVII '

le sagge intenzioni di Colbert , e forzato ad aggiustarsi colle pretensio


ni delle province , delle città, delle professioni medesime , invece di
allontanar tutto ciò che si opponeva alla unità, lo studio delle leggi
commerciali fu confidato all’evento; la pratica presedè sola alla loro
applicazione; le interpretazioni di una giurisprudenza arbitraria ne sof
fogarono il testo, ne snaturarono lo spirito; ed i giureconsulti, come i
magistrati, sembrarono poco gelosi di conservar la purità di una dottrina
che non aveano imparato a rispettar nelle scuole. ‘ '
Una scienza novella , che Sully e Colbert ànno senza dubbio posse
duto , ma, che non era sembrata in quegli uomini grandi che l’ effetto
della inspirazione e del genio, piuttosto che un’ oggetto di studio capace
di dar loro de’ successori, la Economia politica, fu creata per cosi
dire ne’ nostri giorni. La di lei influenza sul commercio, e per una
conseguenza necessaria sulla legislazione che lo regola , fu proporzionata
alla importanza del suo fine. Meglio illuminati su’ di loro veri interessi, i
governi videro , nel commercio, il mezzo il più potente della prosperità
pubblica. Bioenobbero eglino che , se esso non produce come l’agricol
tura e le arti , fa di più , ne rende le produzioni preziose; che nel
Crear nuovi piaceri, nello estender la sfera de’ bisogni , esso moltiplica i
lavori, incoraggia l’industria , e diviene in certo modo il motor del
mondo. .
Gli abusi che si erano introdotti nella giurisprudenza commerciale
si manifestarono vie più; e la riforma ne fu desiderata , da quegli an
cora che non trovavwo inconveniente alcuno nel vedersi spartita la Fran
cia in trecento costumi differenti.
Il monarca disgraziato che diè principio al suo regno coll’ abolire gli
avanzi della schiavitù, coll’ annullar le forzose prestazioni di travagli, e
personali, o per hestiami , o gratuite , o salariate , dette in Francia
courvèes (a), col mitigar il rigore delle leggi criminali, e col preparare
un codice civile uniforme , si occupava pure in perfezionare la legisla

(11) Nelle due Sicilie Venivano denominate angurie, e parangarie,


xxxvru DISCORSO Li PARDESSCS
zione commerciale. Gli editti del 1776, e la ordinanza del 178:, su’con
solati ne’ paesi stranieri, quelle del 1784 e del 1786, sulla polizia
della navigazione ,_ del 1778 e 1779 sulle prede, aveano di già fat
te importanti addizioni alla ordinanza del 1681; e la revisione di quel
la del 1673 era prossima ad apparire , allorché la rivoluzione venne colle
sue sciagure ad inabissar la Francia
Un lavoro che esige cotante riflessioni, tanta imparzialità, non poteva
essere eseguito in que’ tempi di delitti e di anarchia , cui si dii: il nome
di Repubblica , ove il successo e la stabilità di una instituzione dipende
van0 dalla sorte degli uomini , che alternativamente usurpatori e vinti, si
succedevano con rapidità ; ove lo spirito. di fazione abile ad impadronirsi del
più lieve avvenimento, marcava tutt’i passi della legislazione con innova
zioni mal combinate, e con saggi innesti.
Non è che nel 1807 che il codice di commercio, che regola attual
mente la Francia e parecchi .reami stranieri (a) , fu promulgato. Alcuni
anni dopo , il governo , mettendo a profitto le lezioni della esperienza ,
creò una cattedra , per isvilupparne i principj , nella prima Facultà del
regno.
Il successo che questo saggio pare aver ottenuto, assai più , debbo
confessarlo, dalla importanza dello insegnamento , e dallo zelo degli uditori,
che dai talenti di quello che n’ era incaricato , à determinato il Re a collocar
questo corso nel' numero di que’ cui debbono applicars’i studenti che a
spirano alla licenza del diritto
L’ oggetto delle mie lezioni non è , Signori, d’ iniziar coloro che
vogliono percorrere la onorevole e perigliosa carriera del commercio, nelle
Vaste combinazioni , di cui non è conceduto sempre all’ uomo di stato,
ed anche al filosofo di comprender i rapporti e di apprezzar i risul
tamenti. '

(i) Una commissione fiz formata nel 1787 , per rivedere le leggi commerciali,
ed il suo travaglio, stampato forma un volume in 4.°
(a) I reami dei Paesi flussi, di Napoli, ed alcuni Slali di Alcmagna.
(3) Ordinanza de’ ott. 1320 , art. 1.
setta LEGISLAZIONE commncmm. ' xxx1x

La natura sola può dotare alcuni esseri privilegiati di questo colpo


d’occhio sicuro e rapido che prevede la influenza delle stagioni sull’ ab»
bondanza , sulla carestia, sulla qualità delle derrate; di quella forza di
pensamento che sommette a’suoi calcoli le rivoluzioni che la guerra o la
pace debbono operar nella fortuna delle piazze e de’ porti del m0ndo
intiero ; di quella felice assicuranza che conosce e coglie il momento di co
minciare , e quello in cui deve arrestarsi nelle intraprese e nelle specula
zioni. In una parola , il commercio _è una scienza particolare i problemi
della quale sono tanto più difficili a risolversi , quanto le condizioni non
ne sono semplici e determinato; poiché esse non dipendono soltanto dalla
instabilità degli avvenimenti, ma sono ancor subordinate al carattere ,
al capriccio, alle incalcolabîli variazioni delle opinioni, delle volontà,
e, se posso cosi esprimermi, delle coscienze umane.
Frattanto si correva il rischio di smarrirsi nelle immense particolar-1
rità di cui si compone il commercio, se s’ignoravano le leggi che rogo,
lano le transazioni.
E additando a’ commercianti ciocchè esse prescrivono o vietano , che il
giureconsulto può loro dire. « Non fate speculazioni azzardose , e le va,
» stre intraprese sieno saggiamente proporzionate a’ mezzi della vostra
n fortuna e del credito vostro (1). La ruina , che vi cagionerebbe il de,
» testabile giuoco del traflico usurajo, non è considerata dalla legge cofi
» me una semplice disgrazia; essa non vi scorge che una imprudenza
» ed una cattÌVa condotta degna de’ suoi castigbi
v La chiarezza deve regnar in tutte le vostre operazioni; il disor.
n dine è sospetto , e rende la sincerità dubbiosa. 1 registri tenuti con
» esattezza attestino dunque a‘ magistrati la giustizia de’ diritti che voi
vv invocate Se sventure inaspettate vi colpiscono , i registri giustifi..
.>> chino la rettitudine della vostra condotta; vi facciano ottener l’in«

(z)
(1) Idem
Codiceart.
di ,commercio,
n. 3. (leg. art.
di eccez.
586, n.0
art.a idem
( leg., di
n.° eccez.
3) 580 n.° 2

(3) Cod. di commer., art. 8 e seg. ( leg. di ceca. art. 16. e seguenti. )
Ì
xx. DISCORSO m P.mnrssrs
» teressamento de’ bu0ni ,‘ ed impongano a’ cattivi il rispetto che merita
» l’ onest’ uomo sventurato
>> Non esiste senza dubbio alcuna posizion nella vita , alcuna pro
» fessione, ove uom sia dispensato dalla probità; ma non è bastevole
» che quella di un commerciante sia intatta, fa d'uopo che essa sia
ai al coverto del più leggiero sospetto. Talvolta un’ onesto commercian
» te deve iriterdirsi ciocche la legge permette; perciò allorché il pri
» mo Cesare dispensò i debitori dal pagare una parte de’ loro debiti ,
» i Rodi non Vellero approfittarsi di Una tal concessione (a).
>> Respignete soprattutto ogni commercio illecito , non per lo timer
» delle pene, perchè colui che è diretto da questo unico sentimento è
» di già un cattivo cittadino , ma perchè nell’interno della vostra co
» scienza , l’interesse della vostra patria dev’ essere ad ogni altra cosa
» preferito , e perchè il commerciante il quale viola le leggi fatte per
a: proteggere la industria nazionale contro quella dello straniero, non è
» meno traditore del soldato che abbandona il posto, la guardia del quale
D gli è affidata! n
10 non perderò mica soprattutto di vista onde le mie lezioni sian di?
rette particolarmente a quella gioventù che deve dar giureconsnlti al foro ,
magistrati ai tribunali. Convinto che lo studio delle leggi commerciali sa
rebbe insufficiente, ed io non temo di dir, inutile, se esso non fusse ri
congiunto a quello del diritto civile; che, da un’altra parte, lo studio
delle leggi civili è incompiuto , se non vi si unisce quello delle leggi
commerciali, io collocberò nel primo luogo de’ miei doveri, la cura di
paragonar queste due legislazioni: indicherò ciocclrè esse àn di comu
ne, ed i motivi delle differenze che avremo osservate: da ciò le mie le
zioni potranno far ottenere il doppio vantaggio , di render compiut’i slu
di di coloro che di già conoscono l’ insieme della legislazione , e di sup
plire alla instruzion che gli altri non avrebbero ancora acquistata.

(1) Cod. di comm. art. 586. ( Zag. di eccez. art. 580. )


(a) Dion Chrisost , lediaca , orat. 3|.
SULLA LEGISLAZIONÈ COMMERCIALE. XL!

Senz’ aver la pretensione di eleiarr'ni alle grandi idee dell’ ammini


strazion pubblica, che'solampnte deve Considerar il commercio ne’ suoi
rapporti colla prosperità nazionale , io non crederà che mi sia vietato di
indicar l’aumento ch‘ esso può ricevere dalle instiluzioni e dalle leggi
destinate a proteggerlo; di rintracciar le cause ed i mezzi d’influenza di
siflàtte leggi, sulla prosperità del commercio , del quale esse guarentiscono
i diritti, sul credito pubblico , di cui il commercio possiede i segreti ed
assicura il conservamento, su’ rapporti fra tutte le nazioni, di cui
tutti gl’ interessi anno oggidì il commercio , solo per mobile e per fine.
Qualche volta ancora , se lo studio delle leggi mi vi fa scorgere al
cuni difetti, alcuni inconvenienti, ( poiché l’ opera la più perfetta de
gli uomini non ne va esente) , non esiterò a farveli osservare. La
buona fede non à giammai a temer che si confondano i suoi dubbj mo
desti cogli attacchi di una critica amara o trasportata dalla passione.
Chi si dedica al semplice insegnamento delle leggi, può indicar i mezzi
di migliorarle , purcbè , ognor rispettoso , sempre sommesso ci si limiti
di rischiarar l’ autorità , senza combatterla.
Le celebri ordinanze del 1673 e del 1681 ; le opere de’ loro prega
voli comentatori; i frammenti che ci restano delle antiche legislazioni,
delle quali vi ò delineato rapidamente la marcia ed i progressi ; le leggi
straniere , ed i trattati che valenti giureconsulti àn composti per isvilup
parle , mi presenteranno abbondevoli soccorsi. '
In fatti, la uniformità de’ principi , la loro indipendenza da’ varia
menti che trascinan seco i secoli o le rivoluzioni, e dalle divisioni che pro
ducono le rivalità nazionali, sono un carattere distintivo della giurispru
denza commerciale._ ‘
I cangiamenti nel diritto civile àn sempre accompagnati que’ della
organizzazion politica; e, per non sceglierne che un esempio , qual di
versità non presentano le leggi delle successioni, dopo quella delle dodici
tavole che lasciava la facoltà di diseredare senza motivo 1’ erede il più cor
tese, sino al decreto del 17 nevoso anno Il , bizzarra concezione. de’ li.
vellatori moderni, che divideva all’ infinito , fra collaterali sconosciuti, la
L.-T. I. 6
1L: r Dtsconso m PARDESSUS
fortuna di un cittadino, senza ch’ egli potesse ricompensar un’amico fe
dele , o punire un parente ingrato l _À
La legislazione commerciale non à giammai provata siffatta versati
lità: tale ancora , dopo più di trenta secoli come si vide ne’primi momenti
in cui le negoziazioni del commercio ànno aVut0 principio , essa è rima
sta immutabile fra lo scompiglio di tutte le società.
Dopo la scoverta di un nuovo mondo , in mezzo al perfezionamento
pressoché miracoloso della industria umana , le operazioni commerciali
vengono tuttavia regolate da’ principi e dalle instituzioni che i Focesi
recarono a Marsiglia , son già tremila anni. Come a’ tempi di Demostene
e di Cicerone , i libri de’ commercianti formano ancora il deposito della
loro coscienza; la medesima esattezza vi è richiesta; la prova che essi
presentano è ammessa (I). Le forme , le condizioni del prestito marittimo
(à la grosse )su’bastimenti inviati fin nella quinta parte del mondo , non
sono punto diverse da quelle che gli Ateniesi aveano stabilite per lo tra
gitto dal mare Egeo al Ponte Eusino (a): presso noi ancora , come presso
quel popolo celebre , il commerciante che non paga le proprie obbligazioni,
perde la sua qualità; colui che cade in fallimento riman privo de’ diritti
di cittadino , e non ist'ugge le persecuzioni de’ suoi creditori che abban
donando loro tutte le sue sostanze
L’ istoria dell’ antichità vi à fatto conoscere in qual modo è variata
la forma de” tribunali. Torrenti di sangue Romano , sono stati versati
per decidere chi de’ patrizj o de’ cavalieri , amministrarebbe la giustizia;
alle barbare prove che i nostri antenati chiamavano , Giudizi di Dio ,
succedute quelle innumerevoli giurisdizioni che la rivoluzion sola che di
strusse tutto , à potuto parimente distruggere; e dopo che questa rivolu
zione à cangiato l’ aspetto di tutte le cose , quanti saggi infruttuosi nella

(i) Demost. in Callìppiurn orario. -Cicero, pro Roscio comaedo, l escg.


(a) Demost. in Zenothemium oratio; in Lacriturn oratt'o.
(3) Demost. in Apalurz'um 5 pro Phormìone.-Sam. Petit, Comm. in lega:
Aza'cas. 16. V, lit. 2, a._
svu.a recrsuziom: comunacucm ‘ un:
organizzazione giudiziaria attestano ch’ è più facile di roresciar che di
_ creare!
A. traverso di tanti cangiamenti , in mezzo a tempeste si terribili, il
commercio à conservato i giudici speciali che Senofonte designava alla
riconoscenza de’ suoi concittadini Marsiglia à veduto 'scampar dalla
falce rivoluzionaria, e stabilirsi, a suo esempio , nelle nostre città com.
mercianti, la paterna giurisdizione degli uomini esperti (Prud-hommes),
di cui un editto del re Renato stabilisce l’antica esistenza. La prova testi
moniale, il primo ed il più vetusto mezzo per conoscere la verità , sban-.
dita da lungo tempo da’ tribunali civili, è rimasta senza limiti in que’ di
commercio (2).
Tali sono la forza è la natura delle cose. Le leggi civili non agisco
no che sul popolo cui son date; esse risentono necessariamente della
influenza de’ di lui costumi, della di lui organizzazione , del di lui
clima: le leggi del commercio interessano 1’ universo intiero , nel quale
i commercianti formano per così dire una medesima famiglia. Lo spirito
di tali leggi non saprebbe cangiare colle confinazioni territoriali ; nel di
loro prevedimento 05pitale, esse non devono afferire una minor guaren
tigia a’ stranieri che a’ nazionali; e la esperienza spesse volte ci à am
maestrgti che la loro ingiustizia , punita da reazioni le più orribili, ac
cendeva il fuoco della guerra da una estremità delmondo all’ altra.
10 i) luogo a Sperare che le mie novelle lezioni saranno di qualche
cosa debitrici a quelle che le àn precedute. Non è soltanto nella industria
manifatturiera , che un’ applicazion costante ed abituale ad un sol’ og
getto produce il perfezionamento. L’ applicazione e 1’ abitudine sono an
cora il vero , e quasi che 1’ Unico mezzo di acquistare qualche superiorità
nelle scienze intellettuali; almeno esse possono suPplire al talento , e
rimpiazzar i doni del genio: assidua: usus uni rei deditus artem e;
ingenium saepe vincit (3). I

(i) Senofonte, Rat. Redi! , cap. 3.


(a) 0rd. del 1566 , art. 55.- Cod. di comm: , art. 109 ( leg. di eccez. art. 108).
(3) Cicerone, Orat. pro Balbo , 45. - Valerio Mas., lib. VIII. , cap. n,
n. 1.- Adam Smith, ricerche sulla ricchezza delle nazioni, libJ’ ,, cap._ 1_ , su. 3.
si. 1 v DISCORSO m Pannnssns
Questa riflessione è dovut’ a Cicerone; e quale autorità più conve
niente in questo onorevole luogo , di quella dell’uomo che riuniva nel più
alto grado , la saggezza del filosofo , la scienza del giureconsulto, i talenti
dell’ oratore e le virtù del cittadino!
Ma , signori, né lo ze‘lo, nè i lumi, di qualunque estension che
la benevolenza li supponga , son bastevoli a’vostri professori. Voi soli po
tete, merci: la vostra confidanza , l’assiduità Vostra , il vostro amore allo
studio , render utili e giovevoli le lezioni di cui i vostri felici successi
formeranno la più dolce ricompenza.
Non mai le pubbliche scuole si sono aperte sotto più felici 'ausPicj.
Un Infante Reale ci è nato! questi un francese di più! Ein sarà
nostra padre per tutti! Queste reali parole son rimbombate in tutt’i
cuori; ed i vostri, si naturalmente aperti a’ sentimenti nobili e generosi
non le obblieranno giammai.
Sì , è sicuramente per voi che deve splender' questo astro di cui non '
ci è dato che il travcder l’ aurora. I vostri destini son fissati, Tutto
presagisce a’ vostri lavori, 1’ ordine e la pace , solamente atti a farli pro
sperare; e voi potrete esclamare con un poeta antico : et spe: et ratio
studiorlzm in Cae:arel
Lungi di entrar a parte di quelle funeste dissensioni , che per si
lungo tempo ànno agitata la patria , amatevi, e la unione trai figli pre
pari ed assodi la riconciliazi0ne de’ genitori.
-. La società punto non v’ interroga ancora su i suoi bisogni; nè vi è
data la missione di organizzarla, o di riformarla : essa richiede che nella
tranquillità dello studio, voi impariate a conoscere le sue leggi , le verità
di cui ella è idpossesso , le scienze ele arti che essa cpltiva, aflinchè in
una età più matura , ne trasmettiate il dep0sito , aumentato dalle vostre
proprie ricchezze , alla generazione che vi succederà. Essa vuole , che
sotto l’egida di una disciplina salutare , voi apprendiate le leggi dell’or
dine ,c che in tal guisa vi rendiate degni delle instituzioni che vi attend0’.
no , e della libertà che esse vi assicurano. ,
Entrate dunque con ardore nella carriera che vi si prepara.
Più voi sarete instru’iti , meglio rispignerete i seduttori che, sotto
SULLA LEGISLAZIONE COMMERCIALE. XLV

il nome di libertà , promuovono tutti gli eccessi del libertinaggio ;’ pronti


a ristabilir sulle ruine del vivere incivilito , il governo militare , così
tormentoso pe’ popoli, come umiliante per la ragione umana.
Più avrete meditato , e più fortemente voi sarete attaccati a quella
Carta che la Francia à ricevuta dalla libera volontà del suo Re , e che
ci assicura due beni inestimabili, si diflicili a conciliarsi, 1’ autorità del
Principe per sottrarre il popolo dalla anarchia , la libertà pubblica per
guarentirlo dall’avvilimento
Ma in questo studio delle leggi, non perdete giammai di vista colui
che n’ è la prima ragione. Non vi limitate a considerarle ne’ soli rap
porti degl’ interessi individuali (rimontate a quei che ligano tutti gli uo«
mini verso Dio, da chi la giustizia è data a’ Re , e la saggezza alle insti
tuzioni
Conservate , coltivate, accrescete per nuove meditazioni, questi
principi religiosi, che vi furono sin da’ vostri teneri anni inculcati.
Essi vi offeriranno un asilo nelle burrascbe che minacciano la vostra ado
lescenza; vi daranno nella età matura quella forza di spirito, quella co
stanza di animo, per cui tutto si sacrifica al dovere ; essi non lasceran
no punto i vostri ultimi giorni privi di consolazioni.
Le dottrine religiose e morali formano i buoni cittadini; il disprez«
zo o l’ obblio di tutto ciò che può guidar gli uomini verso il bene , e
mobilitare i loro destini, produce il disordinato amor'di se stesso , e la
indifferenza , formidabili forieri, e segn’infallibili della distruzion de
gl’imperi.
Fu quando i Romani, corrotti da’ sofisti , ebbero abbandonate le
credenze de’ loro antenati, che si manifestarono i furori di Mario e di
Silla. Essi non ebbero più patria , quando non ebbero più religione.
Il medesimo Cesare che avea meritato _Cll€ in mezzo del Senato ,
Catone lo chiamasse cattivo cittadino, per aver negato la immortalità

(i) Re: olfm dissociabiles , principatum et liberlatem. Tacit. Vita Agric. , n. 3.


(a) Proverb. cap. VIII. I. 15.
xnvr D:sconso m Punzssus
dell’ anima , e la speranza di un’ altra vita, fu ancora 1’ oppressor di
Roma ed il distruttore della pubblica libertà.
Gli uomini che, nella loro gioventù , cantavano su’ teatri, che niente
vi è dopo la morte , erano amici o complici di Catilina: in seguito eglino
aprirono la strada del potere assoluto , al generale che portan contro
la patria le armi che essa gli avea affidata per difenderla; e la Provvi
denza,sempre giusta , volle che, nella loro Vecchiezza, fussero schiavi o
vittime del più a_stutq de’ tirarmi.
BIBLICHFECAt
DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

DI

PABDESSUS
_ AVVERTIMENTO
WWW

Una bibliografia del Diritto Commerciale presenta non poche ditti


coltà perchè io possa sperar che vorrà accogliersi favorevolmente , e giu»
dicar con qualche indulgenza quella che io pubblico.
Non ve ne esiste alcuna nè alcuna giammai n’ è stata intrapresa in
Francia. Si rimarrà forse sorpreso, che ne anche ve ne esista in Alemagna,
ove la esattezza e la pazienza de’ bibliograti si sono esercitate con tanti
successi , non solo sullo insieme del diritto, ma ancora su di un gran numero
di materie speciali.
Le novelle letterarie alemanno del 1703 aveano annunziata un’ ope
ra che dovea proccurar a’ giureconsulti , in ciocche concerne il diritto
commerciale, gli avvantaggi ch’ essi trovavano pel diritto naturale , pel
diritto pubblico , pel diritto romano , pel diritto feudale , pel diritto ca
nonico , e per la maggior parte degli altri rami della giurisprudenza;
in una moltitudine di opere che ànno acquistata una perfezione ognor
crescente , e che spezialmente si sono moltiplicate in paesi stranieri.
Il titolo dell’opera annunziata è assai curioso , perciò interamente lo
trascrivo:
Bibliotheca Mercatorìa, Maritima et Nautica , in qua omnes et
singulae materiae , quae praestantissima mercatorum negolia tam ter
restria quam marittima», et quae ab iis dependent, non solum per omnia
Germaniae loca, sed et reliqua regna et provincias in et ebrtra Eu
ropam spectant et concernunt: quicquid nempe scriptum de iis exlat,
et ubi
mel haec velinilla
iterumque parspassim
libris seu documentum statutum et reperitur
relatum et recondituml privilegium se
remis

sive tanquam per indicem plenaria tractantur et recensentur; ila ut


consensu et sufi'ì‘agi0 omnium prudentum lmec Bibliotheca , velati opus
L. T. I. 7
L Avvnarmanro m Panonssus
multorum annorum levamcnque alienorum laborum, omnibus vere do-'
elis, et lilteratis , praesertim vero iis , qui in civitatibus mercatoriis
et marilimis degunt, itemque omnibus commerciorurh directoribus,
praefectis et corzsiliariis, et ad [aree deputatis magistralibus et judici
bus , consulentibus et advocatis; in judicando et decidendo, con
sulendo vel advocando , ima Omnibus curiosis ae prudentibus mer
catoriis qu_ovis in mercimoniis occurrente casu, citm laboris et tem
porz’s dispendium magno eorumdem_emolumento 'et solatio quam maxi
me inservire ac usui esse posset.
Queste novelle annunziavano che siffatto travz:glio , che si dichiara
va pres50chè finito , era di leurmman ,già noto per altre bibliografie (1)
ma non è stato mai pubblicato , almeno io lo ignoro.
Solamente son giunto a proccurarmi un piccolo volume in 12 , di 62
pagine, stampato in Francfort nel 1787. , intitolato: Litleratur fiir‘
Kaufleute oder Anfiihrung zur Handlungs ÎWsserzsc/zaflitchen Biicher
kunde. 0’ luogo a credere , dietro la mia corrispondenza e le mie ricer
che , che non vi esiste altra bibliografia di diritto commerciale; e
que’ che leggeranno l’ enunciato libro , rimarranno facilmente convinti di
non avermi arrecato soccorso alcuno.
Se è probabile che la difficoltà del lavoro annunziato non a permes
so di terminarlo , e se i giureconsulti alemanni , nello stesso tempo più
abituati alle ricerche , e più in grado a farle con profitto , per l’ abbon
danza de’ soccorsi che loro vengono offerti, si son arretrati da questa in
trapresa , io posso giustamente temere che la mia non vengbi lacciata di
temerità.
Ma posso sperar pure che mi si accorderà la indulgenza che merita
ogni opera , utile nel suo oggetto , cominciata senza modello, continuata
e compiuta in circostanze che ne ànno accresciuta la difficoltà.
La occasione che mi à guidato , ed i motivi che mi ùn determinato

(1) Bibliotheca Canonicorum. Ha]. , 1700, in-4. -Bibliolheca Duelliciz. Hai. ,


1700 , in-4. - Bibliotheca Cambialis. Hai. , 1701 , in-4. - Bibliotheca Salt'slica. Hal-,
1701 . in-4. -Bibliotheca Salinaria. Ha i. , 702 , in-4.
soma ninzrorrea commrncrane. L1
a comporre le mie lezioni di diritto commerciale in un corpo di opera (I)
sono gl’ istessi che mi conducono e mi determinano oggidi a presentar
questa bibliografia al pubblico.
Abituato a far conoscere , pria di trattare una materia, i nomi
e le opere de’ giureconsulti che aveano rischiarato l’insieme od alcune
parti di questa materia, e guidato in ciascun anno , tanto per le mie
ricerche quanto per la lodevole curiosità degli studenti , ad unire nuove in
dicazioni alle precedenti, son giunto a formare una collezione assai estesa.
0’ ceduto alle reiterate inchieste che mi si son fatte per pubblicarle.
In un lavoro, dove la esattezza è il solo merito che un autore ab
bia il diritto di far valere , ò dovuto fissarmi alcune regole che vado a
far conoscere , onde rischiarar coloro che vorranno assumere la medesima
impresa , e metterli in istato di far meglio, profittando delle mie mancanze
e della mia esperienza.
Mi son limitato alle sole opere che riguardano il commercio, ne’ suoi
rapporti colle leggi private relative alle negoziazioni che esso produce.
Non vi si troveranno dunque punto i nomi giustamente pregiati di
Annenson, di Barnow, di Frscuan, di Focnxmn, di IIEEREN , di Huer , di Iomo,
di JULIEN, di Momsor, di Scnrrrea, di Senr.ozea,di Scanner, di Zscnacmvnz,
e di un gran numero di altri che ànno scritto la istoria del commercio. A mag
gior ragione non vi ò compreso que’ de’ scrittori che si son spezialmente
occupati del commercio particolare di una nazione o di un epoca sola.
Non ò eccettuato che gli scritti i quali, avendo i trattata la istoria
della legislazion commerciale , poteVano offerire a’ giurccorisulti rischia
ramenti utili alla intelligenza delle leggi di cui essi presentavano le sor
genti e gli sviluppamenti successivi.
Non ò creduto parimente far entrare in questa bibliografia , le 0
pere dette di economia politica, ove il commercio è considerato in pu
ra teoria , e ne’ rapporti ch’ esso può avere colla prosperità delle nazioni.
Lungi da me il pensiere che i trattati di un gran numero di scrittori

(l) La prima edizione pubblicata dal 1814 al 1816, 4 vol. in 8; la seconda


dal 1821 al 1822, 5 vol. in 8.

lf'
LII Avvanrmerrro m Pannzssos
antichi e moderni, francesi ed esteri, i quali àn creata e sviluppata la
scienza della economia politica, sìeno mal collocati nella biblioteca di
un giurcconsnlto; ma nel riconoscere tutto il loro merito , non si sa
prebbe negare ch’ essi sono di un debole soccorso per l’ avvocato chia
mato a risolvere le dillicoltà che possono sorgere da una quistione com
merciale , e pel magistrato incaricato a deciderla.
' Non ò compreso pur anche in questa bibliografia, le opere che trat.
tano del materiale delle operazioni commerciali, senza rapporto colle leg
' gi che le regolano. Se ne indovinano agevolmente i motivi. In una pa
rola, la mia unica intenzione è stata di far conoscere ciocchè trat
ta del diritto commerciale positivo , tal quale si studia nelle facoltà , si
mette in pratica ne’ gabinetti de’ giureconsultì , si applica ne’ tribunali.
Io non poteVa , tuttavolta , senza oltrepassare i limiti ragionevoli,
e senza comporre una bibliografia universale , ammetter le opere che àn
trattato di materie e di molti contratti comuni al diritto civile ed al
diritto commerciale, allorché esse non erano state composte in uno eco.
po di applicazione speciale a quest’ ultimo.
Non si troveranno dunque ne’ titoli delle obbligazioni in generale ,
della vendita , degli affitti, cc. , che le opere le quali , nello spiegare i
principi del diritto comune , li ànno presentati colle modificazioni che
la natura degli affari commerciali rende necessarj per decidere le qui
stioni che essi possono far nascere.
Limitandomi in tutto agli scritti che àn specialmente trattato l’insieme
'o certe parti della legislazion commerciale , avrei potuto rendere questa
biblioteca due volte più voluminosa inserendovi, per articoli separati, cia
scuna delle dissertazioni che si trovano in Ansamn, in Casaaecrs , in Savaar,
ed in altri autori , che o collocato fra’ poligrafi ; ma allora avrei com
posto meno una bibliografia , che una tavola di materie di ciocch’è stato
detto sul diritto commerciale.
Mi si rimprovererà forse di non aver almeno indicato le diverse disserta
zioni che si trovano sparse nelle Opere d’illustri giureconsulti e professori, per
esempio, di Boenmr.n , di Bavnn, di Brnxensoeck, di CRAMER, di Guesrnrn,
diHouuzn, di liceo, di Kr.em, di Knone, di Leorenucu , di Lersssn, dine
SULLA ninLroraca conneacraza» ' LUI
Luca, di Onanrcx, di Pauzow, di Parraunonr, di PUTTMAN, di Roana, di Scan
DEL, di Snncnow, di STRUBEN ; nelle decisioni delle Rote di Roma , di Firenze,
di Genova , o delle Corti di giustizia di Francia ,d’ Inghilterra , di Olanda ,
dc’diversi tribunali o facultà di Germania; od infine ne’dizionarj di diritto.
Io non ignoro tuttociò che questi vasti depositi contengono e po
trebbero ofi‘erir di prezioso; ma il travaglio che avrebbero richiesto le
ricerche , la indicazione , ed il riordinamento di que’materiali , sorpassava
le mie forze ed imiei mezzi. Per la maggior parte tali opere sono rare ,
difficili a proccurars’ in Francia. Quando anche sarei giunto a possederle
tutte, anni intieri non mi sarebbero stati sufficienti per estrarne tutto
quel che concerne il diritto commerciale; e non avrei potuto ancora ,
dopo superate queste difficoltà , lusingarmi di aver tutto scoperto , di a
ver fatto tutto conoscere.
Molto debbo alla immensa biblioteca di LIPENI'US , a quelle del Di
ritto di Cambio pubblicate da BESEKBE e da scusami , e non ò trascurato
le indicazioni che accompagnano gli elementi del diritto commerciale di
Musaeus , e di Maurans, di cui la perdita recente è si grande. Tali
soccorsi non sono stati così abbondanti per gli altri Paesi, come per
l‘Alemagna. Un gran numero di opere francesi, olandesi, inglesi, spa
gnuole , italiane , pare non essere state conosciute , ed almeno non essere
state citate da questi autori.
Qualunque esattezza che io 2) impiegata nelle mie ricerche, n0n
dissimulo che il titolo di un gran numero di opere il potuto sfuggirmi;
ne 6 anche omessi volontariamente alcuni. Allorché non è potuto proc
curarmi il titolo intiero di un libro , il luogo, e l’anno della stampa, 1’ ò
’ tralasciato; poichè la qualità la più essenziale di una bibliografia è, a mio
parere , che non indichi che opere sulla esistenza delle quali non possa cleq
versi dubbio alcuno. .
De’ 1700 e più articoli onde si compone la mia Bibliografia, ne
posseggo circa 1000 di cui molti son dovuti alla generosità del signor pro
fessore HAL‘BOLD di Leipsick. Perciò il maggior numero de’ titoli è sta
to verificato sugli esemplari. LQuando tal verifica mi è riuscita impos
sibile , ò fatto un rigoroso paragone de’ rischiaramenti proccuratim'ig
coll’ esame di tutte le bibliografie che 1’ indicavano; tali precauzioni "mi
LIv Amnrxnemo m Pannessus
permettono di credere che non vi siano scorsi altri errori che qne’ che
àn potuto occasionare il mio poco esercizio nella lingua alemanna, ed
i difetti quasi inevitabili de’ stampatori.
Del resto , riceverò con piacere tutte le osservazioni che mi sa
ranno dirette; e se il mio lavoro ottiene il favore di un’altra edizione,
non mancherò di valermene.
Non mi son permesso giudizio alcuno sugli autori. Ero privo de’ne
cessarj elementi; il mio piano istesso vi si opponeva. Non è che in una
biblioteca scelta , composta di un picciol numero di opere , che possono
spiegars’i motivi della di lei preferenza.
Mi sembrava indispensabile un ordine. metodico; ò adottato quello
della materia del mio corso di diritto commerciale.
0' creduto intanto dover destinare una division particolare per le 0
pcre che specialmente mi son sembrate relative al diritto ed agli usi lo
cali antichi od ancor esistenti di alcuni paesi. Le ò collocate nell’ordine
alfabetico de’Stati di cui fanno conoscere il particolar diritto commerciale.
La difficoltà di noverar ciascuna opera nella divisione o suddivi
sione che mi sembrava più convenevole , mi à spesso arrestato, poi
che un gran numero , e soprattutto le dissertazioni accademiche, trat
tano 1’ insieme della_materia di cui il di loro titolo indica soltanto un
punto particolare. .
Son lungi dal presumere, che l’ordine che le ò dato sia il migliore:
felice se si vuol credere che io ò travagliato per lo meglio che mi è
potuto riuscire. Una tavola alfabetica de’ nomi di autori renderà (1’ al_
tronde facili le ricerche. I

Dopo aver esposto il mio fine ed il piano che ò seguito , non mi


resta che a terminar , come ò principiato , col chiedere una indulgenza
che la natura della mia intrapresa e le circostanze nelle quali l’ò ese
guita possono farmi sperare.
Se questo è un titolo per ottenerla , come per riconoscere tutta la
estensione del lavoro che mi si prescrive, io credo che non mi sarà nie
gata. La benevolenza colla quale i miei saggi sono stati fin ora accolti
a potuto solo farmi obbliare che le mie forze non erano punto propor
zionate alla difficoltà del successo,
BIBLIOTECA
DI

GIURISPRUDENZA COMMERCIALE.

PRIMA DIVISIONE

OPERE GENERALI SUL DIRITTO COMMERCIALE.

__I=O=I_"

PRIMA SUDDIVISIONE

DIZIONARI.

1. .Là.zum (Dom. Alb. Dizionario universale ragionato della giu


risprudenza mercantile. Nizza, 1786 4 vol. in 4.° '
2. Baznassanom (Ascan.). Dizionario della Giurisprudenza mercantile.
Firenze, 1810-18x1. 2. vol. in-4.°
3. BAUDEAU (N icolas). Dictionaire du commerce de l’ Encyclopèdie mé
thodique (Dizionario del commercio dell’Enciclopedia metodica Pa
ri: , 1783 5 vol. ln-4.° '
4. Bsacuaus (J.-Jos.). Encyklopaedie 'der Kaiifleiite ( Enciclopedia del
commerciante Miinster, 1809. 5 vol. in-8.°
5. DAUBANTON (Greg.-Ant. Dictionaire du code de commerce, on le
code de commerce avec tous les articles des codes civil et de procé
dure qui y ontrapport (Dizionario del codice di commercio , o sia il
codice di commercio con tutti gli articoli de’ codici civile e di proce
dura che vi àn rapporto. Paris , 1818. 2 vol. in-12.
LV! BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE.

6. DAUBANTON ( Greg. Ant. Réperloire de la législalion commerciale ,


intérieure et extérieurc , ( Repertorio della legislazione commerciale in
terna ed esterna). Paris, 1810, 2 vol. in-8.’
7. Luoovm (C.G.). Never ofl'n. Akademie der Kaufleiite, oder Encyklo
pàdisches Kaufmans-Lexioon, umgearbeitet von SCHEDEL; ( Nuova Ac
cademia de’Commercianti , o sia Dizionario enciclopedico di Commercio,
riveduto da SCHEDEL Leipzig, 1797 e seg. 6 vol. in8.°
8. Morr'rnrronn (Ioh.) Commercial Dictionaryî, (Dizionario commerciale).
London, 1803 , 1 vol. im4.° v
9. Mommnn (Thom.) Dictionary on Trade, and Commerce,‘ (Dizionario
di traffico e di commercio London, 1766, 1 voi. in f.°
IO. Posrznnrwur (Mal.). Dictionary on Trade; (Dizionario di com
mercio ). London, 1766, 2 vol. in-f.°
n Rovr (M.). A new Diciionary of Trade and commerce; ( Nuovo di*
zionario del traffico e del commercio). London, 1761 , 1 vol. in-f.°
12.Paris
SAVARY1748 , 3Diciionnaire
vol. in f.°--
du Genève
commerce;
, 1750
( Dizionario
6 vol. inf.°,
del commercio
y coinpris

le Parfait Négociant ( compresov‘il Perfetto Negoziante). Copenhague ,


1759 , 5 vol. in=f.° ‘-'
13. MANUEL des négocians , par ordre alpinabétique ; (Manuale. dè Nego
zianti per ordine alfabetico ); Lyon, 1706, 3 vol. in-u.
14. DICTIONNAIRB portatif de'commerce; (Dizionario portatile di com
mercio Copenhague , 1762 , 7 vol. in-8.° \
15. IL MEN-rosa perfetto de’ negozianti, Dizionario; Trieste, 1793 al
1797 , 5 vol. in-4.’
16. Ducnonuamn universel de Commercc , Banque , etc, (Dizionario uni
versale di commercio; di banca eo. ); Paris, 1810 , 2 vol. in-4.°

w.î,. .._îî Tî. . 1 î . ,. .v..l.-»f-I

"’ Una nuova edizione di questo Dizionario, in 5 vol. in-f.° , era stata proposta
per soscrizione, nel 1769. Apparve il solo prospetto composto dall‘ abbaia lilorcllet.
Paris, 1769 , 1 vol. in-3.°
o: PARDESSUS. Lvn

SECONDA SUDDIVISIONE

TRATTATI METODICI E COMENTAIU‘ SULL’ INSIEME


DEL DIRITTO COMMERCIALE.

17 Bsawns (VVindham). Lex mèrcatoria , or a complete code of com


mercìale Laws, enlated by Currrr;( Legge mercantile , o sia codice
compiuto delle leggi commerciali accresciuto da Cm‘rrr). London, 1815,
2 vol. in-4.°
18. Bacmuamv EinleitUng zur Handlungs VVissenschaft; (Introduzio
ne al diritto commerciale Gòtting. , 1789, 1 vol. in-8.°
19. Banou.ws (J.-J.) Lehrbuch der Handlungs Wissenschal't; (Instituti
A della scienza del comrflercio,) Minster, 1801, 2 vol. in-8.“

2o. Bonmea (Phil.). Commentaire sur 1‘ ordonnancc de 1673; (Comen


tario sulla ordinanza del 1673). Paris, 1749, 1 vol. in-12.
21. Boucnen (P.-B.). Science des négocians , suivie d’un commen
taire sur l’ordonnance de 1673 , et d’un Diciionnaire de Commerce;
(Scienza de’ negozianti, seguita da un comentario sulla ordinanza del
1673 e da un dizionario di commercio Paris, 1801 , 1 vol. in-4.°
22. Bovcnnn (P.-B.). Institutions commerciales; (Instituti commerciali
Parìs, 1801, 1 vol. in-4.o ‘
23. Boucmzn (P.-B. Lcs Principcs da droit civil proprement dit et du
droit commerciàl, comparés; ( I principj del diritto civile propria
mente detto paragonati con quei del diritto commerciale). Paris , 1804,
2 vol. in-8." .
24. Boucman (P.-B. Manuel des commergans , on Commentaire sur le
code de Commerce. ( Manuale de’ commercianti, o sia comentario sul
codice di commercio Paris, 1808, 2 vol. in 8.°
25. Bonn-Pur (P.-S.). Observations sur le projet de Code de commer
ce; (Osservazioni sul progetto del codice di commercio Paris,
1802 , 1. vol. in-8.°
L. T. 1. . _ a
LVIII BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA' COMMERCIALE

26. Bourarue (Frangois Explicatiou de l’ordonnance de Louis XIV sur


le commerce; (Spiegazione dell’ ordinanza di Luigi XIV sul commer
. cio Toulouse, 1743, I vol. in-4.°
21. BRANDMULLER (Jac.). Dissertatio de mercatura. Basil., 1669, in-4_°
5.8. Busca (J.G.). Theoretiscb practisclre Darstellung der Handlung in deren
mannigfaltigen Geseltalten; (Esposizione teorica e pratica del commer
cio in tutta la sua estensione Hamburg, 1792 e seg., 5 vol. in-8.°
29. Cormmcius (Herm. Dissert. de commerciis et mercatura. Helmst. ,
1666, in-4.° _ '
30. Cornucu (Bened. ). De mercatura , libri quatuor . Venetis ,
1573, in-f.°
51. _CUNNINGHAM (Tim.). Merchant Lawyer, or the Lawof the Trade in
general; (L’ avvocato de’ commercianti , o sia raccolta delle leggi sul
commercio). London, 1768 , 2 voli in-8.°
32. Denaronrr: (J.B. Commentaire sur le code de commeree ;‘
(Comentario sul codice di commercio). Paris , 1812 , a. voi. in-8.°
33. DELVINCOUR'I‘ Institutes du droit commercial; (Instituti del
diritto commerciale Paris, 1810, 2 vol. in-8.°
34. Fouruver. (J.-F. Commentaire Sur le code de commerce. (Comen
tario sul codice di commercio Paris , 1807 , 1 vol. in-8.°
35. FRAVENBURGER (Jos.-Germ.).De mercatura. Altorf. , 1626, 1 vol. in-4.°‘
56. Hansen (Chris.). Dissert. de marcatura. Basil., 1607, in-4.°
37 Havnnccws(Gottofr. Tractatus de mercalura et ejus iure. Lipsiae ,
1671 , in-4.° ‘
58. HBVIA-BOLANO (Jos. de). Laberinto de commercio terrestre y navale;
( Laberinto di commercio di terra e di mare Madrid, 1619, 1 vcl.
in-4.°, e 1797 , in f.° La stessa opera si trOVa tradotta in latino Flo
rence i702, r voi. inel'.°
39. Jacons Lex mercatoria, or the mercant’s companion; (Legge mer
cantile, o guida de’ commercianti London, 1718 , in-8.°
lio. Jomo (Mieli. Giurisprudenza di commercio , Napo/i , 1799 ,
4 vol. in-4 .°
4|. Joussa (Dea. Commentaire sur l”ordonnance de commerce du
or Panna/5905. \ mx
mois de mars 1673; ( Comentario sull’ ordinanza di commercio di mar
zo 1673). Paris, 1761, 1 vol. in-m.
42. Kocir (Dan.). Dissertat. de jure mercatorio. Allorf., 1666, in-4.° -
43. LAUTERBAGH ( Volf.-Ad.). Dissert. de jure in curia mercatorum usi
tato. Tubing., 1665, in-4.°
Lec1.eac. Instruction sur les afl'aires contentieuses des cornmergans;
(-Instruzione sugli affari contenziosi de’commercianti Paris , 1789,
1 vol. in-12.
45. Lucxnea (Fred.-Jac.).luris mereatorii delibata. Altorf. , 1 780, in-4.°
46. Lenzenms ( Herm. Dissert. de iure singulari mercatorum. Ro-_
sloch. , 1660, in-4.°
4;. LEOPOLD. Manuel des commerqans, ou guide en afl‘aires commer
ciales; (Manuale de’ commercianti, o sia guida negli affari commer
ciali Paris , 1812. 1 vol. in-la.
48. LOBETHAN (F.-G.-A. Grundsàtze des Handlungsrechts; (Elementi
di diritto commerciale Leipsig , 1796, 1 Vol. in-8.°
49. LocaÉ (J.-G. Esprit du code de commerce; (Spirito del codice
di commercio Paris, 1807 e seguenti, 10 vol. in-8.° _
50. Lonovxc(Car.-Gtinth.).Grundriss eines vpllstblndigen Katifmanns-systecms;
(Piano di un sistema compiuto di diritto commerciale Leipsig, 1768,
1 vol. in.8°°
51. Maranes (Ger.). Consuetudo vel lex mercatòria ,or ancient Law mer
chant to wich are added much particulary tracties ; ( Antiche leggi
commerciali, cui sono stati aggiunti più trattati particolari London,
1686 , in-f.°
52. MARQUARDUS (Joh. De iure mercatorurn et eommerciorum singula-'
ri. Francf. , 1662, a. voi. in-f.°
55. bIARTI-INS (G.-Fred. Grundriss des handelsrechts insbesondere des
wechsel und secrechts; (Piano di diritto commerciale , particolarmmte
del cambio e delle leggi marittime Gótting. , 1805, 1 vol. in-12.
54. Massorr (Philib.-Jos. Instruction des négocians. ( Instruzione de’
negozianti ).Blois, 1766, 1 vol. in-1a.
55. Miiucrncr (L.-Ch. ). Commentaire sur la législation commerciale;
4. .
Lx BIBLIOTECA DI Gnmrsraunauza conuancrarz
(Comentario sulla legislazione commerciale Paris, 1808, 5 vol. in-8.°
56. Mar ( Joh.-Car. Versuch eiuer allegmein einleitung in die band
ltmgs wissenschaft; ( Saggio di una introduzione generale alla scienza
del commercio), Leipsig , 1799, I vol. in-8.°
57-. Mus.teus (J.-Dan.-H. Ani‘angsgrtindc des handlungs und Wechscl
rechts; (Elementi di diritto commerciale cdi cambio ). Hamb. , 1799
1. vol. iii-8.“ '
58. Nausea (Joach. De jure mercaturae. Vittemb. , 1671, in-4.° '
59. NICODÈME (P.J.) Exercice des commercans; ( Esercizio de’ commer
, danti Paris, 1776, I Voi." in-4.°
60. OLPIUS (Sev.-Chris.). De iure mcrcatorum. Jenae, 1665, in-4.°
61. Pannassus (J.M.). Elémens de jnrisprudence commerciale:( Elementi
di giurisprudenza commerciale Paris , 1811. x voi. in-8‘°
62. Pannnssus (J.M. ). Cours de droit commercial , seconde Zédition; (Cor
so di diritto commerciale , seconda edizione). Paris, 182: , 5 v. in-8.°
65. PETON. Instruction sur les matières consulaires; (Instruzione sulle ma
terie consolari L_)‘on, 1764, I vol.‘ in-4.°
64. Paenussrns (Ch.). Diss. dejure mercaturae. Lipsìae, 1618, in 4.°
65. RATCLIFFES (VVm. Trade laws compiled from the latest anthori
ties ; (Leggi commerciali compilate sulle autorità le più moderne
London, 1787, 2 vol- in-8.° -
66. Rerxaaan (Jo.-Car.). Ohservationes ex iure commerciorum. Vittemb.,
1784, in-4.°
67. Barman (Jos.-Fred. Jus mcrcatorum singolare. Ienae , 1669 , in 4.°
68. ROEHRENSÉE (Chret. Positiones de Marcatura. Vittemb. , ryor ,
in-4.°
69. Rocca. Jurisprndence consulaire; (Giurisprudenza consolare). An
gers, 1773, 2 vol. in-rz. .
7o. Romaans (Pani-Fra. Diss. De mercatura. Lips., 1670, in-4.°
71. SALLÉ. Esprit de l’Ordonnance de 1675 , dans le 2 vol. de l’Esprit
des Ordonnances dc Louis XIV; (Spirito dell’ ordinanza del 1675, nel
a. voi. dello spirito delle ordinanze di Luigi XIV Paris, 1758,
2 vol. iii-4.°
Dl PAynnksscs. Lxx
72. SANTERNA (Petr. De mercatura. Col. , 1609 , in-4.°
73. Savanr (Jacques Le Parfait Négociant, suivi de parères on avis
pour le commerce; (Il perfetto negoziante, seguito da’ pareri od av
visi del commercio Paris, 1763 , 2 vol. in-l{.°
74. SCHEDEL} ( Jo.-Ch. Handbuch der kîìufmanischen Rcchtskunde , oder
neve und zweckmàssige Sammlung von Verordnungen , Vorschriften der
Gesetze und Uzancen die dem Kaufmanne bey Slreit fallen iiber
Bechtshandeln so wie auch in Geschaften mitAndern iiberhaupt zur Re
gel seines Verfahrem dienen; ( Raccolta delle leggi sul commercio ,
ec. Leipsig, 1795, 1795 , 2 vol. in-8.°
75. Sruou (Jo.-Georg. Dissert. de Jure Mercatorum singulari. Je
nae , 1669, in-4.°
76. Tnuznr. (Ern.) Diss. de Jure Mercatorum singulari. , 17301,
in-4.°
77. Tesrarm un Bneurn. Nouveau Commentaire sur les Iois du commer
ce; ( Nuovo comentario sulle leggi di commercio Paris, 1787,
1 vol. in-rz.
78. Turononrc (Petr. Diss. de Iure Mercatornm singul-ari. Jenae,
1636, in-4.°
79. Toueaau (Jacques). Institutes da Droit consulaire , on les Elémens
de la Jurisprudence des Marchands. (Instituti del diritto consolare o
gli elementi della giurisprudenza de’mercanti Paris, 1700, 1 vol. in-4.°
80. VEILLODTER (L.-Clr.-C.). Eutwurf eines a-llgemeinen Handlungsrcchts;
(Progetto del diritto commerciale universale Francf. , 1799, {803 ,
I V01. in-8.°
81. VINCENS (Emile Exposition raisonnée (le la Lc'gislation commer
ciale, et Examen critique du code de commerce. ( Esposizione ragio
nata della legislazione commerciale, ed esame critico del codice di
commercio). Paris, 1821 , 5 vol. in.8.° ’
82. Wan. (Aud.-Grom Dissert. de Commerciis partes duae. Upsal, 1727,
1728 , iii-4.° -
85. WIPPERMANN( Engelr. ). Diss. de Mercatura. Rinth , 1678 , in-4.°
84. Wor.zaru (lvVolllÌ-G. ). Thes. de Mercatura. Lipsiae , 1664, in_4.°
LSII Brnr.ioreca DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE
85. Zuczsn (Casp. Diss. de Jure Commerciorum. Î’iltcmb. , 1666,
in 4.° \
86. Ordonnances et Privil<‘ges des foires de Lyon et de leur antiquité ,
avec celles de Brie et de Champagne ;f( Ordinanze e privilegi delle fiere
di
L_yon,
Lione1560
e della
, iii-8°
loro; antichità,
1649 , in-4.°
con quelle di Brio e di- Sciampagna
.

87. Recueil d’Edits et Arrèts sur la Juridiction consulaire de Paris, (Rac


Paris,
colta di 1705
editti, 1e vol.
di arresti
in-4.° sulla giurisdizione consolare di Parigi

88. Recueil de Lettres-Patentes conwrnant la Juridiction consulaire de


Marseille ; (Raccolta di lettere patenti concernente la giurisdizione
consolare di Marsiglia Marseille , 1724, 1 vol. in-4.°
89. Recueil d’Edits etArréts sur la Juridiction consolaire dc Roucn; (Rac
colta
Roucn,di 1775,
editti 1e vol.
di arresti
in-4.° sulla
_ giurisdizione consulare di Roucn

go. Instruction consulaire; (Instruzione consolare Bordeaux, 1790‘,


1 vol. in-4.°
91. Praticien des Juges et C0nsuls; ( Curiale de’ giudici e de’ consoli
Paris, 1742, I vol. in-4.°
92. Projet dc réforme de l’Edit du mois de mars 1675 appelé communé
ment l’ Ordonnance du Commerce ; par une commission formée de l’or
dre de l\l.' le garde-des-sceanx ; (Progetto di riforma dell’ editto di
marzo 1673 chiamato comunemente l’ordinanza di commercio, da
una commissione formata per ordine del guarda suggello Paris,
1786, 1 vol. in-4.° _
93. Projet du Code de Commerce, présenté par la commission nommc'e
par le Gouvcrnement; (Progetto del codice di commercio , presen
tato dalla commissione nominata dal Governo Paris, 1801 (an. g),
1 vol. in-4.° ’ .
94. Observations des Tribupaux de Cassation, d’ Appel, des tribunaux
et Conseils de Commerce, sur le projet du Code de Commerce; (Os
servazioni de’ tribunali di cassazione, di appello, de’tribunali e con
sigli di commercio , sul progetto del codice di commercio ). Pari:
1805 (an. 11 ) , 5 Vol. in-4-°
Di PAanessus. in11
95. Re'vision da Projet de Code de Commerce, précédé de l’Analyse
raisonnée des Observations des tribunaux. (Revisione del progetto del
codice di commercio, preceduto dall’ analisi ragionata delle osservazioni
de’ tribunali Paris, 1803 (an. 11 ), I vol. in-4.°
96. Observations de la Chambre de Commerce de Paris sur la révisicn
du Projet du Code de Commerce; (Osservazioni della camera di com
mercio di Parigi sulla revisione del progetto del codice di commecio).
Parz's, 1805 (an. II), I voi. in-4.° -
97. Procès-verbal de la Discussion au Conseìl d’ Etat du Code de com
merce; ( Processo verbale della discussione nel consiglio di stato del
codice di commercio). Paris , 1814, 2 vol. in-4.°
- 98. Discours des Orateurs du gouvernement et du Tribunat sur le Code
dc Commerce; (Discorsi degli oratori del governo e del tribunato sul
codice di commercio). Paris, 1807 , 2 vol. in-8.°
99. Commenlaire da Code de Commerce , avec des Notes explièativ’cs,
rédigóes par une société de jurisconsultes; ( Comentario del codice
di commercio colle note dichiarative , fatte da una 500ietà di giurecon
sulti Paris , 1820 e seguenti, lfi-8.°
100.C0de de Commerce annolé des décisions, dispositions ultérieures
de la Lógislation et de la Jurisprudence , par M. Sirey ; ( Codice di com
mercio annotato delle decisioni, disposizioni ulteriori della legislazione e
della giurisprudenza , dal signor Sirey Paris , 1820, 1 vol. in-/|.°

TERZA S.UDDIVISIONE

RACCOLTA DI DISSERTAZIONI 0 DI TRATTATI PARTICOLARI S‘J. DIVERSE


-MATERIE DEL DIRITTO COMMERCIALE.

lor. ANSALDUS DE ANSALDIS (J.-V. Discursus legales de Commercio et


Mercatura. Genevae, 1718 , 1 vol. in-fol.‘
102. BELLONIUS (Marc.-Ant.). Decisiones rotae Genuensis de Marcatura.
Venetiis, 1552, Francfort, 1592, 1 vol. in_4.°
103. Busca und EBELLING. Handlungs Biblioteck; ( Biblioteca commer
ciale). Hamburg , 1784 , 3 vol. in-8.°
wa BIBLIOTECA m Gramsrnrntnza counanciam:
104. CASAREGIS (I.-L.-M.). Discursus legales de Commercio. Venetiis ,‘
1740, 4 vol. in-fol. .
105. ENGELBRECHTS (J.-And. Materialien zum Gebrauch der Kaufleiite
( Materiali all’ uso de’ negozianti Hamburg. , 1787 , in-8.’
106, Roccus (Fran. Responsai legalia de Mercatura et de assecurationi
bus de navibus et naulo. Neap. , 1665, 2 vol. in-fol.
107. STRACCHA (Benev. Decisioncs et Tractatus varii de Mcrcatura, Cam
biis , Sponsionibus , Crediloribus , Fideiussoribus, Decoctoribus, Navi
lms , Navigatione , Assecuratione , Subhastationibus , Proxenetis , aliis
quo Mercatorum Negociis , rebusque ad Mercaturam pertinentibus , cum
Decisionibus Rotae Genuae. Amstelodami, 1669, 1 vol. in-fol.
108. Jurisprudence commerciale , ou Recueil d’Arréts et Jugemens ren
dus en matière de commerce de terre et de mer; par divers auteurs;
(Giuri5prudenza commerciale , e raccolta di arresti e sentenze rese in
maieria di commercio di terra e di mare , di diversi autori Paris ,
1808 e seguenti , iii-8."
109. Journal de Jurisprudence commerciale et maritime, de’cisions no
tables du Tribunal de Commerce de Mar_seille et de 'la Cour Royale
d’ Aix ;( Giornale di giurisprudenza commerciale e marittima, di deci
sioni scelte del tribunale di commercio di Marsiglia e della Corte reale
di Aix IlIarseille , 1820 e seguenti, in-8.°
110. Recueil d’Arrèts rendus , depuis 1791 jusqu’à ce jour, en matière
de commerce de terre et de mar , suivi d’un Re'pertoire de Jurispru
dence commerciale; (Raccolta di arresti resi, dal 1791 sin’ oggi, in
materia di commercio di terra e di mare, seguita da un repertorio di
giurisprudenza commerciale l’aria , 1818 , in«8.°
111. None Handlungs Biblioteck , von einer Gesellschaft theoretisch und
praktisch Kaufleiite; ( Nuova Biblioteca di commercio , da una società
di negozianti teorici epralici Hambourg, 1799, in-8.°
112.Archiv fr das Handelsrecht( Archivi di diritto commerciale ).Hamb.,
1818 e seguenti , in-8.’
n1 PARDESSUS. x.xv

SECONDA DIVISIONE

OPERE RELATIVE A PERSONE CHE FANNO IL COMMERCIO, CONSIDERATO INDEPEN


DENTEMENTE DAGLI OBBLIGHI CHE ESSE POSSONO CONTRATTAI\E.

---gflc-n_

PRIMA SUDDIVISIONE

ne’couzuencraurx m censure.

H3. Grrsm:n (Frid. Diss. de Mereatoribus. Lips., 1673, iu-4.°4


u4. Leucusnr.n ('Geor.-Lud. De Mercatore; in Dissert. Jurid. se
lccl. , Basil. , tom. VI, n.°z.
II5. MULLER (10.). De Mercatoribus. Vittemb. , 1677 , in-4.°
116- Sc'nwsnnrmnoearan (Bartl1.-Leou. ). De Privilegiis Mercatorum. Jenae,
1742 , in-4.°
117. Tnouasius (Trang.) Prog. de Mercatorum privilegiis. Lipsiae, 1773 ,
in-4.°.
SECONDA SUDDIVISIONE

DELLE PERSONE INCAPACI DI FARE IL COMMERCIO OD ALCUNI ATTI


DI COMMERCIO.

118. Bucrmea (10.). De_his qui cambialiter se obligarc n0n possunt. Gìess.,
x 778, in-4.°
119. HEDLER (Jos.-Cl1r. Diss. de personis quae cambia dare’ possunt
vel non. Vi:temb. , 1751 , in-4.°
mo. Jorcnsa ( Geor.-Guill. De personis rigori _Cambiali subjectis.
Hemlst. , 1725 , in-4.‘

L. T. I. 9
LXVI . BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

Snzrone L

De‘ minori.

121 Baau'muo ( Chr.-Henr. Disp. an exceptio senatus-cons. Macedo


niani locum habeat in Cambio filii familias. Lipsiae , 1773, in-4.“
122. Knomu: (Ern.-Frid. Dc Filio familias Cambiante. Hallae , 1754 ,
i11-4-°
125. Srnaxen (Con.-VVÌI. Deiis qui a nexu Cambiorum vel Juris Cam
'. bialis rigore sunt exempti. Erfod. , 1754, in-4.°
124.Z0L1.e11 (Frid.-Gotll.). Exercit. utrum ex Cambio contra debitorem
25 annis minorcm cum efi'ectu agi possit? Lipsiae, 1767, in-4.°

Sezroun IL

Delle donne meritate.

‘125; Derxmn (G.-Frid. Dissert. de vera indole velleiani ad uxorem


Mercatricem pro marito intercedentem applicata. Altorf. , 1751,in’4‘.°
126. Lunovrc (Jac.-Frid.).De Muliere Cambiante. Hallae, 1710,in-4°
1 27. MAanL (Ern.-Jo.-Fr.). De Focmina Mercatrice. Rost.,1flp, in 4.°
128. Renna (J De questione quae sit uxor mercatrix ?Lipsiae, 1717 ,
in-4.” .
mg. Banana (Casp.-A. Diss. de Muliere Mercatrice. Brem. , 1717 ,
‘ in-4.° ’
130. Scnuzrzar (Petr. De Focmiua Mercatrice. Francf., 1684, Hall. ,
1748, in-4.“ '
DI Pagoessus; vazt'

SEZIONE III.

Deg li ecclesiastici.

13:. GaAss (Mich. Diss.. dc Negotiationc Clericornm_ prohibita. Tu.


bìng., 1705 , in-4.°
152. Knaus (Georg.-Frid. ). Dc Clerico Mercatore. Vittemb., 1763,
1n-4.° .
133. LINCKE (Henr). De Clerico artifice et negoliatore. Altorf. ,_ 1692,
lit-4.° - i ‘

134. Rn’1scs (Jo.-Flo. Dc Clerico Cambiante. Lìpsiac, 1:59,

SEZIONE IV,

Delle persone costituile in cligm'là.

135. Baccano (Chr.-I.lcnr. De Nobile non Mercatore , Lipsiae‘, 1759,


iii-4.°
136; Haarmanea ( Jo.-Car. ). De Mercatura viro in dignitate constitu'tq
non indecente. Argentor., 1726, iii-4.°
137. Homaamaryu (Arn.-Maur. De Commerciis et Mercatrira illustriu_nr
Nobilium et aliarum_ honorataru_m personarum. Marb., 1674,in-4.°
158. Lemma (Jac. Dc lutcrdicta Robilibus negotiationc. .Rost. , 16"_7,
in-4.° _ . « _
139. MULLER (J.-M.). Prolusio de cquite neg0tiante. IIamb., 176:, iii-4.o
140. Panca (Raym.). AuMercatnra Nobilìtatem obfuscet. Basil., 1699,
in-4.° ‘
14|. Rassws (Ad. Dc Marcatura et Nobilitate. Lub., 1619,i'n-4°
qr’p. Suona (Joh.-Theoph.). De Nobiliumdurc negociandi. Lips. , 1768,
1n-4.°
va1n Brauoreca m Gruarsraunenzia commencrar.z

Snzroxe V.

Delle persone illelterate.

Horrnan_x (Godof.-Dan.). Diss. de opificc et rustico Cambiante. Tu.


bing. , 1760 , in-4.’ -
144. Sroesssn (God. Diss. de Jure Commerciorum _rusticis dcnegato.
Argen_tor. , 1671, in-4.°

TERZA DIVISIONE

OPERE 35L51'1v5 ALLE msrrruzrom PUBBLICHE STABILITE IN FAVORE


DEL COMMERCIO.

Sezione I.

Influenza generale del governo.

445. Bacaov AB ecrrr (Jo.-Fred.). De eo quod justum est circa commer.


eia inter gentes. Jenae , 1750 , in-4."
146. Becmramv (Dm-1011.). De belli Commerciis. Ienae, 1687, in-4.
147. Ber-11mm (G‘-L. De J ure principis libertatem commerciorurir re
stringendi. Gotting. , 1755, in-4.°
148. Esren (Mare. ). Disser't. de Jure'commereiorum privilegiato. Ba
sil., 1690, in-4.°
149.'F1-:er (Jos.-Hen.). Dissert. de singulari Commercii libertaté. A!“
gent; , 1700, in-4.“
r50. Genera: (Midi. De necessitate Commerciorum in republica. Re
giom. , 1712, in-4.°
151. Guruscnmnr ( Christ»G,otth. ). De favore Commerciorurn. Li
' o
psiae , 1750 , iii-4 .
bi Pransssus. un:
152. Gbruscnmnr ( Christ..-Goth.). Dissertatio de Mercaturae legum fe‘
rendarum auxilio juvando ratione salutari. Lipsiae, 1752, in-4.°
153. Hnmnr:ccms ( Josep.-Gotth. ). De Jure principis circa Commercio
rum libertatem tuendam. Hal., 1731, in-4.’ '
154. Horrnan (G.-D. Romana Themis commerciorum l'autrix. Tubing.,
1767, in-4m '
155. Hor’rrsa (Bened. Dissertat.î de mutua Commerciandi et peregri
nandi libertate inter gentes. Tubing. , 1678 , iii-43’
156. Kzeru (Jos.
in-4.° De maxima Commerciorum
I utilitate. Rost. ' , 1696,

157. Mascovnm (Jo.-Jac-.). Dissertatio de focderibus Commerciorum. Li


psiae, 1755, in-4.°
158. Nenmuann Dav. ). Dissert. de Jure principis circa Commercia.
Lund.-Gotlzorum , 1746 , in-4.° > _ .
159. Noonn-Ksnx (Herm.). De commerciis et Jure gentium. Lug.-Batav.,
1728 , in-4-° _ .
160. Pssrs1. (F.-G. Commentarius de Servitute Commerciorum. Rintel,
1765 1 in'4‘o ' .
161. Rrvrraùs (Jo.-Florent.). De cura principum circa Commercia. Li
psiae, 1739, in-4.° '
16a. Rossunoon (Corn. De Commetciis et Jure gentium. Harder., 1732,
In-4.° '
163. Rossm (Car.-Got.). De COmmercio interno et esterno. Lipsiae, 790,
im4.° .
164. Sauna (Arnold--Henr. Disscrt. dc Mercatorum necessitate et uti
litate. Regiom. , 1700, in-4.° . .
165. Saaronws ( Joh.-Mieh.-Ant.). Mcditationes politicae circa vectiga
lium ad Commercia relationem. Virceb. , 1786, in-4.°
166. Seneaz (Jo.-Jac.). Dissert. de studio Legum Romanarum in promo
vendis Commerciis. Argent., 1732, in-4.°
167. Scnnmnsn (Jo.-Fred. Princeps manopola et'fde praeéipuis Regum
europeorum et Eleclorum secularium monopoliis. 11:11., 1700, in«4.°
168. Scnwenr. (Jo.). Dissertatio de natura alque utilitatc Commerciorum.
Ilolm., 1697, in-4.°
(Lxx BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA: comrrncmuz’
169. V11211E (Sig. Ai‘lium et operarum praesidium Mercatura. Lipsz'ae ,
1;65 , ili-4.°
170. \VILLBBMND ( Chr.-Lud.). Dissertatio de privilegiis circa Commer
cia- [In]. , 1771 , i11-4.°

SEZIONE II.

Delle monete.

171. Busca (J.-G. Sammtlung Schril‘ten tib. Banken u. Mtìnzwcscn ;


Collezione di scritti su’ banchi e-sulle monete Hamburg , 1801 ,
5 vol. in-8.°
.172. D’A‘GUBSSEAU (Henr.-Franc.). Considérations sur les Monnoies. Dans
le teme 13 de ses oeuvres; (Considerazioni sulle monete, sul jomo 15
delle sue opere )«Paris, 1819, in-8.°
173. Dune (Gasp. De e0 quod justum est circa mutptionem Monetae.
Allilmf , 1679, in-4.‘ 7
171;. Gomos ( Autori. Monetarum questiones. Venet., 1;oo, iii-l'01.
-1 75. Gor.msr (Mieli. C_atholicou rei mouetariae , sive Leges monar
clricac generales de rebus pecuniariis et nummariis. Francof- , 1620 ,
in-4.° Addente Aurmeo. Francof. , 1624, in-4.° -
176. lismr-zccws (J.-Gott. De Monetarum reductione ad justum pre
_ tium. Hal.-Mngrleb. , 1759, irr4.°
177. LUDWEL (\Villi.). De Jure Monetarum. /lltdorf, 1660, i11-4.°
178. Omuzas (Tlié0d. De valor'c Monetae mereatofum auctoritate mu
tat0. Gotting., 1776, in-4.°
179. OLr1cs (Serv.-Chris.). chnre Monetarum. Jenae, 1665 iii-4.“
180. Prexmcx (Guill. De rei numerariae mutatione et augmeuto. Li
psiae, 1692 , in-8.°
181. Rossmarm (And.-Elias. Dc Moneta sympolica et provinciali. Er- -
lang. , 1762, iii-4.°
182. RUDOLPH(And.). De origine et natura nummi. Elmst , 165'g,'in /|.°
183. Scuorr (Chr.-Frcd.). De cura. principis circa prrlium aeris signati».
et Mouclae. Tubing. , 175.1, i11-/|.° _.)
111 Pannnsscs. 1.111
184. Sernensricxsn ( A.--Lud. De Jure Monetae Chartaceae. Jcnae,
1807 , in‘8-° . .
185. SELDEN (Joh.). Liber de Nummis. Edimb. , 1685, in-8.°
186. Tuesauaus (Gasp.-Ant.). De Monetis. Taurini, 1669, in-4.°
187. UNGEPAUIL (Erasm. De Jure Monetae. Altdorf., 1628, in-4.°
188. Z01.1.11n (Drid.-Gott. De numero, non pondere spectando in ma
teria signata. Lipsiae , 1766, in-4.° .
189. De Monetis et re nummaria , varii tractatus. Collectore’. Burano.
Colon. Aggrip. , 1691, in-4.°

Sezione III.

De’ Banchi.

190. Busca (J.-G. Traité des Banques , traduit de- l’allemand par Las
CA388; Trattato de’ banchi tradotto dal tedesco dal Las Cases. Paris,
1814 , 1 vol. in-8.°
191. Maarsncnn ( P.-J. Beschreibung der Banken und deren Rechte 3
(Descrizione de’ banchi e de’ loro diritti) Leipzig. , 1725, i11-4.°
192. MULLER (Jo.-Marc. Comment. de aerario mercatorum apud ve:
teres Romanos. Hamburgn , 1773, in-4.°
193. 01‘1‘0 (Everh.). Dissert. de Argentariis Veterum. Traj. ad Rlzen.,
1,59, in»4.° ‘ ‘
194. Scnunacx. Etwas fiber Geld und Banken; (Saggio sul danajo e sn’
banchi). Hamburg, 1796, in-8.° -
195. S11anna( Go.-Gottfr. Dissert. binae de Argentariis. Lipsiae, 1757 ,
et 1739, in-4.° -
Lxxn B1aL10rrc.tml Grumsrnuozxza couneaexau:

Sezxonr. IV.

Dc‘ pesi e misure.

196. Aomcor.a(G. De Ponderibus et lllensuris. Venet. 1535, III-8.°


197. Ammocaar (Dati. Doctrina de ponderibus et mensnris. Marp. ,
1617 , in-4.° ' "
198. Annurnxor (Carolus Tabulae antiquorum N ummorum , Mensura
rum et Ponderum praetiique rerum venalium , ex anglica in linguam
latiuam conversae. LugdunùBat. , r764, in-4.°
199. Bevemsus ( Barth. Syntagma de Ponderibus et Mensuris. Li
psiae, 1714, iu-8.°
200. Camus (R01). De vera Mensuramm Panderumque ratione. Pa
ris, 1547, in_8.°
nor. EISENSCIIMIDT (Jo.-Gas. De Ponderibus et Mensuris veterum et
de valore Pecuniae disquisitio. Amslelod. , I76t, in-8.°
non. Srnuseu (Geor.-Adam. ). De eo quod justum est circa mensuras et
pondera. Jem_ze , 1676, in-4.“

5 r; z I o m: V.

Dei mareali e delle fiere.

203. BREUNIN_G (Henr.). De iure l1ebdomadarium Nundinatum. Lipsiae, 1766,


in-4.°
204. CREGEL ( Ern. De Nundinis. Alt. , 1658 , in-4.°
205. Evenmcn (J.-G. De Nundinis. , 1692, in-4.°
206. G;.ocg ( Aut. ) De Nuudinis earumque privilegiis. Marb. , 1657 .
III-4"
207. lianaaaoau ( Henr.-Petr. ). De Nundinis. Giess. , |670, iii-4°.
no‘ì. W'AGENSEIL ( JOS.-Christ. Dc Nundinarum iure. Altdorf., 1704,
iii-4.°
DI Pannesscs. 1.xxm
209. Extrait de tous les règlemens concernant la police des marchés de
Sceaux et de Poissy; ( Estratto di tutt’i regolamenti relativi alla po
lizia de’ mercati di Sceaux e di Poissy); Paris, 1757, in-4.°

S z z 1 0 n 1: VI.

Delle corporazioni de’ commercianti ed operai.

210. BECIIMANN (Jo-Voln.). De Opificibus et litteratis clanculariis. Jenae,


1744, iii-4."
211. Barra (Adr. De conviciis Opifieum. Jenae , 1689 , in-4.“
212. Bruna (Adr. Tract. de iure prohibendi quod competit Opificibus
et in Opifices, multo locupletior cura Srnuvu. Jenae , 1721 , in-4.“
213. Benn( Adr. De protectoribus Opificum , eorumque- magistratibus
et praefectis. Jenae , 1710, in-4.°
214. Berna (Adr. Program. de sectis Opificum. Jenae , 1690,, in-4.°
215. DANCKELMANN ( Silvest.-J. Diss. de privilegiis Opificum. Heidelb. ,
1669 , in-4.° ‘ _
216. Fuma (Balth. ). De eo quod justum est circa Fabros imprimis fer
rarios. Lipsiae , 1727 , in-4.’
217. Farcxn_ (J.-H. Grundsiitz des Rechts der Handwerker; ( Saggio
sulle leggi relative agli operai) Goett. , 1768 , in-8.° '
218. Fm’rscn (A'basu De typographis , bibliopolegis chartariis , in quo
de eorum statutis agitur. Jenae , 1675 , in 4.°
219. Farrscn (Ahasu). De Collegiis Opificum eorumque statutis. Francof. ,
1710 , in-4,"
220. He1neccrus (J.-G.). Diss. de collegiis et corporibus Opificum. Hal.
Magd. , 1747 , in-4.‘ '
221. Ksumnucn (Dieter.-Herm. Diss. de collegiis Mercatorum. Ienae,
1739, in-4.° ‘ '
222. K1.orz (Chr.-Adolph. Diss. de Opificum ignobilitate inani cl; 110
xia. IIal. , 1771 , in-4.’ ' I

L. T. I. ,‘ 10
Lxxiv Buzmoraca m Gwmsraunr:sz comunque
223. KL'LENCAMP (C.-J.) Grundstìtze dar Handwerker; (Principi di di
ritto sugli operarj ) , Marb., 1807 , in-8.°
'224. Maurzsr. (Erm-Jo.-Frid.) . Diss. de concilio Artificum. Rost. ,
1728 , in-4.°
225. Pmmrrr (Fr. De Collegiis Opificum. Vittemb., 17/|4, iii-4.”
226. PLATNER( Edou. Dissert. de Collegfis Opificum. Lipsiae,rBog, in-4.
227. Senauz (Jo.-Ge. Diss. de Opificum conditione. Argent. , 1709 ,
in-4.°
228. Suzvocr (J.-Pliil. ). Diss. de Mercatore falsum lcensum profitente.
Jenae , ryor , in-/|.° _
22g. Srauve (Gent.-Ad. De Opificibus. 7enae , 1684 , in-4.°

Sniroua VII.

Delle mani/'atlure.

230. Barca (Adr-). Disputatio de Manufacturis. Jenae, r704, in-4.°


23|. BEJER (Adr.). Litcs tcxtorum mechanicae. Jenae, 1702 , in 4.°
252. Msrxuen (C--F. Rechtliche Abbandlungen von don manufacturen
und dcm commercium; ( Dissertazioni giuridiche sulle manifatture e sul
commercio Franckf. , 1765 , in 8.°
253. Recueil des Règlemens généraux et particuliers concernentles Manu
factures et Fabriqucs du Royaume; (Raccolta de’ regolamenti generali
e particolari concernenti le manifatturc e le fabbriche del regno Paris,
1730, 7 vol. ili-45’

SEZIONE VIII.

De’ regolamenti per proteggere le proprietà industriali.

,34. BREHM (G.-N.) De finibus justi et injusti circa doiuinium atque


commercium biblinp01arum. Lipsiae, 1786, in-4.°
D1 Pannnssus. un
235. Burnuvcn (Jac. De illuminato crimine falsi litterarii et lypogra.
phii. Dante. , 1789 , in-8.°
236. Cozmzn (J.-D. ). Essay on the Law of patents for new inventions;
( Saggio sulla legge relativa a’ privilegi accordati per le nuove invenzioni).
London, 1803, in-8.° ’
237. Exruznn(Will.).
rarie). On , the
London, 1774 litterary propriety; (Sulle pr0prietà
in-8.° I lette

258. Favru. De eo qnod justum est circa librorum editiones insciis et


invitis auctoribus. Heidelb. , 1786 , in-4.°
23g. Taurreun (J.-An. ). Prog. de e0 quodjustum est circa librorum
editiones insciis ac invitis primis edit0ribus repetitas. Heidelberg,
=191. in-4.°
240. Farrscn ( Ahasu De abusibus Typographiae tollendis et Zygene
rum origine. Jenae, 1664 , in-4.’
. 241. Gnu: ). Versuch uud eiuleucht Darstellung der Eigenth.
n. d. Eigenthums Rechts d. Scriftstellers. u. Verlegers, etc.; (Esposi
zione precisa de’ principi sulla pr0prietà letteraria, Zec-) Leipzig., 1798 ,
in 8.°
24a. KUSTNER( Ern.-Greg. Dissert. de publica rei librariae tutela. Lipsiae ,
1778 , in 4.° .
245. Liucuer ). Réflexions sur l’Arrèt da Cònseil du Rei portant
règlement sur la durée des priviléges en matière de librairie; (Rifles
sioni sull’ arresto del consiglio del Re contenente regolamento sulla dura.
ta de’privflegj in materia dell‘arte del libraio). Bouillon, 1778 , im8,
244. Locali (J.-G. Discussion au Couseil d’Etat sur la liberté de la
presse , la censure, la propriété littéraire , l’imprimerie et la librairie;
( Discussione nel consiglio di stato sulla libertà della stampa, cen
sura, proprietà letteraria, stamperia ed. arte del libraio Paris‘,
18l9, iu-3.°
245. Osrenuanu ( Petr. Comment. ad legem Stigmata. de fabricensi
bus. Colon. , 1629 , in-4. I
246. Pvrren ( Joan.-Steph. Der'Btìcher nachdruck nacb àchteu Grundss'àt
zen des Recbts gepriàft. Gotting, 1774 , in-4.’ - La medesima opera in
mm Brauoreca m Gwarsrnunauza commsacmu:
francese , sotto il titolo :La propriété littéraire défendue, on Mémoire
abrégé dans lequel on examine jusqu’à quel point la contrafar;on peut
étre légilime; (La proprietà letteraria guarentita, o sia memoria
compendiata in cui si esamina sino a qual punto la contraffazione
può esser legittima Goett. , 1775, in-8.°
247. STEGEB (Adr.-Deod. Publica rei librariae tutela. Lipsiae, 1740 ,
in-4.’
248. Tnunnisms (Jo.--R. De recusione librorum furtiva. Basileae ,
1728 , in-À.°
24g. Der Bticherverlag in Betrachtung dar _Schriftsteller der Buchhtindler
und des publicums Erwogen; ( Delle stampe considerate nello inte
resse degli scrittori, de‘ librai e delle pubbliche stamperie Ham
burg , 1773 , in-8.°
350. Requéte au Roi , présentée par les Libraires de Paris; ( Supplica
al Re, presentata da’ librai di Parigi 1777, in-4.°

Sezione IX.

De‘ armati e degli agenti di cambio.

231. Becxea (Ilerm. Diss. de denominatione proxenetici, ab Ulpiano


in lcg. ult. Dig. de proxenetis, adhibita et ejus sensu. Gryplr. ,
1772 , in-4.
4152. FINDIîKI-ÎLLER (Joh.-Sigism.). Disp. de Proxenctis et Proxeneticis.
Arge'nt. , 1669, in-4.” ‘
a53. Lane (Jo.). De Proxenetis. Argent. , 1735, in-4.°
Ì254. Lsrssn (Ang. De Proxenetis. Vittemb., 17[|7 , in-4-°
’255. LYNCKER (Nic..Clu‘. Diss. de Proxenetis. Jenac, 1674, in-4.”
256. Mensa ( \Vcr. Disp. _ de Proxenetis et Proxeneticis- Duisb. ,
171 1 , in-4.° ‘
25;. RUENNE (Eric.). Diss. de Proxenetis. fllt. , 1662 , iii-4.”
258. Scuoncn (H. T.). Dc Proxenetis. Et;/ifl‘d. , 1766, in-4.’
111 P1nnsssus. ' Lxxvn.
25g. S('IIROETBR (Ern.-Fr. Disp. de Proxenctis. Jenae, 1662 , in-4.°
260. 511.1111111111 (Jo.-Gust. De Sensalihus, vulgo. Maklern. Norimb. ,
1716, im4.‘
261. Snacan (Benev.). De Proxenetis. In collcctione ejus tractatuum.
Vid. supra. n. 107.
262. Tuommu (Dau. ). Disp. de Proxenetîs mercatorum. E1ford. ,
1703 , in-4.°
263. Wmcor (Jo.-Math. ). De Proxenetis mercatorum. Erford. 17.02 ,
in-4.°

TERZA DIVISIONE.

Omo erre narrano nena ascozn couum A 11m:


1.11 srsc11: 111 convmmom coumsnciazi."

PRIMA SUDDIVISIONE.

TRATTATI GENHIALI SULLA FORMAZIONE DEGLI OBILIGIII DI COÙNIRCIO.

264. Cunust ( Gasp. Tractatus Commerciorum et usurarum redi- .


tuumque pecunia constitutarum et monetarum. Lugd. , 1582 , in-8.‘
265. Gausm (Fran. De omnis generis contractibus mercatorum. Bar
cinon. , 1583 , in-8.°
266. Mimerrus ( Thom. ). De mercatorum contractibus- Salmanlic. , 1569,
in-fol. ,
‘267. Ninna (Io. ). De mercatorum contractibus. Colon. , 1585 , iii-l'0].
268. Seu.u_szvuanu (Cuor. De contractibus mercatorum. Venet., 1581,
in-l'ol.
LXXVUÌ BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

26g. WOLPMAN ( Goth. De eo quod iustum est circa contractuS novi


ter introductos. Brem. , 1714 , in4-°
270. Traité des Négoces , Contrats, qui se font en choses, meubles, etc.
( Trattato de’ negozi , delle convenzi0ni , che si fanno per cose, mo
bili, cc. Paris , 1599 , in-12.°

SECONDA SUDDIVISIONE.

Oraaszwm 111.1:cr111.

271. Bnnuan (Fred. De eo quod justum est circa reimpressionem Li


brorum privilegio carentium. Barol. , 1744, in-1i.o
272. Baacnuamr (Pet.-Olof. Dissert. de Monopoliis. Gótt. , 1744 , in-4.°
275. Reaueccan ( Tob. Diss. de Monopoliis. Argentor. , 1652 , in-4.°
274'. Bocxsunoren (Job.-Joach.). De bis quae exportari non debent.
Argentor. , 1678 , in-4.° '
275. Buncgunnn (Jac. ). Dissert. de Monopoliis. Basil. , 1700 , in-4.°
276. Bun_c (Engelb. De usa et abusa Commerciorum. Lìpsiae , 1672,
in-4.‘
277. Bene (Engelb. De abusa Mercaturae , quatenus in iure coerce
tur. Lipsiae, 1672, in-4.°
278. Fnlrscu ( Ahasu Mercator peccans. Lìpsiae , 1685 , in-12.
- 279. Gnsss ( Mich.). De Propolio juste prohibito. Tubing., 1765, in-4.°
280. anmzccws (J.-G. De Venditione fructuum illicita in herbis.
Halae, 1758 , in-4.° I
281. Duanau (Frane. ). De Plagiariis et scriptorum alienorum compila
toribus. Frane/I , 1607 , in-fol.
28:1. Lsrsen (Aug. Ne Nundinis et Monopoliis. W’itlemb., 1747, i.1-l|.°
283. L1nronor(Jo.-Nic. Diss. de Mercibus illicitis quae vocantur Coni
trebande. Baa‘il. , 1691 , in-4.°
984. LUPUS (Jo.-,Bap. ). De Commerciisflicitis et illicitis. Fenet., 1577,
in-4.’ .
nr Panoessus. mm:
285. Manna (Wern.-Tlxcod. Disp. de Mercibus illicitis. Vittemb. ,
1684, in-4.° ' ‘
286. Nrormur.rrn rom ROSENTHAI. (Jli.-Th.-H. De servorum afrorum
Commercio. Lugd.-Bat. , 1816, in-8.°
287. SALON (Micli.-Baflh. De Juslitia et Jure; item de Commerciis
lieitis et illicitis. Venet. , 1609 , 2. vol. in-fol.
288. Sarrrn (Dan. Diatriba de officio pii Mercatoris. Lugd.-Bat. ,
1615 , in-8.°
289. Scanner (lo-Man). Jus et obligatio prohibitionem librorum posi
tivam concernens. Vitlemb., 1768 , in-4.o
290. Srsruanus (Jo.-Alb.). Diss. de rebus exportari prohibitis , vulgo
‘ Contrebande Woaren. Regìom. , 1720 , in-4.°
291. Sroessen (Go. De Monopoliis. Argentor. , 1672 , in-4.°
292. Tmr.emus (Nic. De Monopoliis. Giessae , 1686 , in-4.’
293. Tnomasws (Jac. De Plagio litterario. Lipsìae, 1692 , in-4.“
ag4. VIGNATE ( Ambros. de De illicitis Commerciis , in Tractatu Tra
ctatuum , tom. VII.

TERZA SUDDIVISIONE.

EFFETTI ED INTERPETRAMEN'I'I DELLE CONVENZIONI.

295. Bonsx'us (Laur.-Fred. ). De actione quae creditori advcrsus debito


rem debitoris competit, Lipsiae, 1704 , in-4.‘
296. Banumnc (Chr.-Henr. Diss. de modo coercendì, furta et stellio
natus in rebus mercatoriis. Lipsiae, 1776, in-4.° ’
297. Busca (J.-Geo.). Uber handlungs usanzen; (Sugli usi commer
ciali Hamburg , 1784 , in-8.°
298. Gunuu ( Christ.-Theop. De easu post moram praestando. Tubing.,
1804 , in-l|.°
’99. Lrncnsa (Nic.-Christoplr. De eo quod interest. Jenae, 1753 , in-4.°
300. Tuomsws (Chr. An promissor facli liberetur praestando id quod
interesl.- Hal. Magd. , 1756 , in-4.°.
llXI BIBLIOTECL DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

QUARTA sunmvxsxoa E.

Omaqu srau convaazxom.

501. Ev.u<s ( Wil.-David.). Essay on the action for monney hacl and rece
ives; (Saggio sull’ azione in ripetizione pel pagamento di somme non
dovute). London , 1802 in-8.° 4 _
30:. Kees (Jacob.-Freder, Quatenus Typothetae , vel bibliopolae inju
riarum socii habendi sint. LiPsiae , 1801 , in-4.°
303. Rechtlichg Eròrter. der Fr. oh. u. wie fern staaten Bank‘en und
privat Personen den durch Nachabmung von Papier geld, Bankcnzet
-teln. u. Handschriften, verursachten Schaden zu ersetzen schuldig sindf
(Risposta giuridica alla quistione: se i banchi pubblici e particolari son
obbligati di compensar il danno cagionato per la contraffazione della
parta monetata , biglietti di banco e firme ), ‘Leing, x802 , in-8.'

QUINTA SUDDIVISIONE.

Eswmuour: DELLE onmcazxom.

304. Bousmzn (Sam.-Fred. De solutione debiti pecun'iar'ii mutata num


.morum bonitate_, etc, Fran€f., 1752 , in-4.°
505. DIETZE (Jo.-G.). Vers. e. miinzwisseuschaftl Beant.wort der fragen
Mie ist e.'Geldschuld abzutragen? u. wie bat man bei Valvirung aller
chedessen sowohl in Gold als Silbergeld angelegten Capitalien zu ver
fahren , damit weder Glaììbiger naehpd. Schuldner besc_hwert Werde?
( In qual modo deve pagarsi un debito ? come si deve agire per lo
rimborso tutt’ i capitali anticamente stabiliti , in oro ed in argento, ’
in _modo a dover rispettare gl’ interessi de’ creditori , e que’ de’ de
bit0ri?). Franckf. , 179.1, im8.’ .
506. D;xman (Andr. ). Disputationes tresde monetae mutalione quoad so.
lillionem. Noriinb. , 1622 , in'4.'
n: PARDESSUS. Lux:
307. FELS (Chr.-Fred.). Quid debito pecunim-io contrada pracsertim mu
lationibus circa pecunìam interim fuctîs solvendum}sit. Tubing., 1814 ,
in-4.° .
508. Gnmc (Aug.-Fred.-S:gism. Programma de aestimatione monetac
diversis valuris. Lipsiae , |786, in-4.’
309. Gnmwnzr (Frangois Des Monnaies, augmentatìon et diminu
tiou d’ icelles; (Deile monete, aumento e diminuzione diesse Paris,'
1586, in-8.°
3xo- KEES (Jac.-Fred. Quatenus sola Chirographi possessione actor ad
causam legilimetur. Lipside , 1808 , in-4.°
311. Lsunsn (Bcnjam.). De reductione Monetali , an illa' sit idonaeus
monetaG depravatae restituendi modus. Norimb. , 1629, iii-4.
3m. LEL'BER (Beniam. De peduniariorum n0minurn et variis numma
riorum debitorum solulionibus. Altdmf. , 1629 , iri-4.°
313. 0m:smus (Nicol. De mulatione manetamm. Helmsl. , 1612, in-4.’
31‘4. PUTTMAN (Jos.-Lud.-Ern. De scriptura mensac ejusqne cum ne
gotio' mercalorio quod sconta vulgo vocant comparati0nci Lipsiac ,
ÎÎ195 , ili-4..
f/Éi5. RENNEMAan (Huxfi). Decisio con!róversiae monetariae circa valoris
vulgcj’recepti incrémenlum et decrementum , creditoris un debitoris
‘lucro i1eniat. EffOf'd. , 1610 , in-4.°
516. Ru-:MÈn (Vafént. De variis nummariorum debitorum solulionibusi
Jenae, 1622 , in-4.°
317. RUDEL Godt. ). Dc adjecto. Altdorfi , 1692, in-4-’
518. ,Scn_oncn (Ch.-Fred. ). De eo quod justum est in reddendo mutuo
in casa si monelge mutaiio medio tempora facta est. Erford. , 1761 ,
in-4.‘
3:9. Scanner (HennMcl. ). De-eo quod justum est -circa restilutîonem
mutui mutata monetae bonitate. Edord. , 1758 , in-4.°
59. SLEVOGT (Ph. De rei nummariae mutalione et augmento. Jenae,
1689 , 'in-4.°
32|. STRACCHA (Benev. Traclatus de adjecto. In collcct. cjus Tract.
Vid. n.° 107.
L. T. I. n
IXXXII BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

3m. Tasswnus (Casp.»_Ant. De augmento et varialione Monciarum.


Genevae , 1656, in-fol.
323. Tuaonomc( Pet. De niutui nummarii solutione. Jenae, 1622, în-4.°
524. Trrws (Jo.D. De pecuniae deterioris alque melioris excquatione.
Lipsiae, 1763, in-l|.°
525. Tasmxxumn (Goltl.-Hen. De Jure Monetae mulatae ho<_liernae.
Lipsiae , 177: , in-4.°

SESTA SUDDIVISIONE.

PROVE COMMERCIALI.

526. APELDOORN (J. De libris Mercatorum. Harder., 1797 , in-4.°


527. BLANCHARD (Guil. Disp. dc probatîonc per libros Mercalorum,
Colon. , 1787 in-4.°
0401
28. 130an (Ilen. Dc libris Mercatorum suspeclis. Hai. , 1756 , in-lî.’
29. anrm (Car.-Aug. De probatione ex libris Mercatorum. Lipsièe ,
1784, in-4.° ' - -
550. EBELING (J.-Ch.-L. Uber den Beweis der handelsblìchc:r; (Sulla
fede de’lìbri di commercio). Hamburg. , 1815, in-8.ó ‘ I
53:. EDZARD (Jos.-Hieron. De fide librorum mercatorum, Arg. ,y l740.
in-4.° ' ; " '
331.. Gónm ( Pasquerius De ratìone constîtuendi libros mercatorios.
flIagd. , 160: , in-4‘° _ Α_
333. Humzccws (Jo.-Golll. Diss. dé Mcrcatorum qui foro. cess_erunt
_ ralionibus et codicibus. Fra‘ncf. , 1728 , in-4.°
354. Inzou. Tenue des Livres de Commerce: (Tenuta de’ libri di com
mercio) Paris, 1688, 1 vol. ìn-fol.
355. Ku:m (J0.)De probalionc-per libros Mercatorum. Lipsiae, 1746,
in-/;.°
336. Luxnsnrs (Ilcnr. Disquisìlio et decisîo quacslionis utrum libri
rationum Mercaloruth post eorum modem plcne probcnt. Duisb ,
1753 , in 4.° '
DI PAnnsssus. 1.111111
557. LANGERMANN(GCIlL). Dissert. jurid. de probatione per libros Mer
cz:toris mortui. Gro'ning., 1727, in.4.°
558. Marsn:a (J.-L.-C. De fide librorum Mercatorum. Gotting. , 1789,
i11-4.°
339. ans (And. De Libris Mercatorum. Lipsiae , 1681 , iii-4.“
54o. R11:1'1111110 ( Lud. ). De vi ac ellicacia librorum Mercatorum. Groning.,
1806 , in-8.°
341. Ronsuen (Andr.-Chr.). De Mercatorum libris. Lipsiae, 1694, in-4.
54a. Scusrmnausen (Joh.-N. De probatione per libros Mercatorum.
Gotting, , 1795 , in-8.°
345. Sconrrren (J.-Joach. De litterarum acceptatione, Halae , 1755 ,
in 4.°
344. Scnwsrrznn (Chr.-Wilh. De firma Mercatorum. Lijwiae', 1805 ,
1n-l|.°
545. Taxron (J.*Wolfg. De fide libri Mercatoris mortui. Heidelb. ,
i682, inf4.°
546. UNG1m (Fr.-Igu. De eo quod circa iuramentum super libros Men
_,c‘atoris deferendum juris est. Virceb., 1788 , in-4.°
I
Lxxxxv Brnuorzc.i DI GIURISPRUDENZA commencmm:

QUARTA DIVISIONE.

OPERE CHE TRATTANO SPECIÀLMEN'I‘E DE’ CONTRATTl RELATIVI


AL COMMERCIO DI TERRA.

PRIMA SUDDIVISIONE.

DELLE vaunmz.

SEZIONE I.

Della vendita in generale.

547. Bnoncxst. (G. De usuris prelii , an et a quonam tempora illiis


mercator exigere possit ? Goett. , 1770 , 1 vol. in-4.°
348. BRUNNEMANN ( Io. De venditi0ne facto ad corpus et mensuram.
Jenae , 1747 , in-4.°
34g. Bucmvsn ( Joli.-God.-Sigis.-Alb. ). De electivo ut ferunt in concorso
actionis redlribitoriae cum actione quanti minoris , acque in genere ac
specie. Giessae, 1789, in-4.° '
350. Cocc1:ws (Henric.) De vero rerum pretio. Frane/l ad Viad. , 1701,
in-4.°
551. CRELL (Christ.-Ludov. ).De pretio legali. Vilemb. , 1757, in-4.‘
352. Gurscnmnr (Clu-ist.-Gotll. Diss. de Juribus Mercatorum in ezi
gendis us‘uris ex mora in solvendo mercium pretio facta. Lipsia: ,
1.751 , in 4.°
555. Kaesrur.a (Abra. Program. de signis Mercatorum mercibus im‘
poni solitis. Lipsiae, 1735 , in-4.°

_ _ _ ___ É __Î__ -v._.._____


111 Pannnssus. Lxxxv

354. LANCE (J.-Jac. Uber dio Gewohnheit die redhibit0ri5che Klage


boy dea franzosen Geschvriilsten des Itiudviehs anzuweuden; (Sul
-l’ uso d’ impiegare 1’ azione redibitoria , per causa delle ulceri deflbe
stiami). Weimar, 1786 , in-4.° '
355. Lmarnn (Carol.-Adoph. ), De arrhis emplionum imperiectarum dis
sertatio. Gotting., 1767, in-4.’
356. Lcueassnu (Rod.-Henr, ), Num Mercator venditis mercibus adhuc
actione quanti minoris advcrsus venditorem experiri possit ? Helmstadt,
1801 , in-4.° _'
357. Musa (Joh. Circa arrharum materiam dissert. Jrgentor. , 1697,
in-4.°
558. Mascovms (Gott.). De redhibitione equorum. Gotting. , 1738 , in-4.°
359. Banovms (G. ). Disp. de actione redhibitoria. Rosi. , 1673, in-4z"
360. Roru (Henr.-Balth. De periculo et commodo in emptione vini.
Jenae , 1678 , in-4.°
361. Scansmr (Jo.-Mar. De edili‘to ediclo et de vitiis pecorum. Vir
Ceburg. ,« 1720, ili-4.°
362. Soma (Jo.-Von ). De notis Mercatorum. Alldorf, 1681 , 1 vol. in-4.°
363. SLUTER. (Jos.-Dict. Dissert. de traditione mercium per litteras
recognitionis. Traj. ad Riten. , 1750 , in-4.°
364. Srasncnws (Joh. Prior Dissert. aedilitiarum quae est de rhedibi
toria actione. Jenae, 1671.
365. Srnaucmus (Joh. Posterior Diss. aedilitiarum continens reliquas
duas actiones, aestìmatoriam et in factum. Jenae , 1671 , in-4.°
366. Srnrmus (Sam. De vitiis rerum venalium dissert. Halue, 1709,
in-4.”
367. Svennnunoarsn (Barth.-Leo. De arrhatione. Lipsiae , 1652 , in-4.°
568. Tuomss1us (Christ. De pretio ail‘ectionis in res fungibiles non ca-'
dente. Halae, 1739 , in-4.° -
369. TnouAsu:s (Christ. De Arrhis emptionum. Halae, 1740 , in-4.°
370. TOP? (J.-Conr.-Sigism. Dissert. de actione redhibitoria et quanto
minoris non extendenda ad defectum in bonitate praecipue rerum l'unf
gibilium. Ilelmsl. , 1753 , in-4.°

/_î« _'
LXXLVI BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

SEZIONE II.

Vendite aleatorie.

371. Arror.n (Joh.-Geo. De Sponsionibus. Argent. , 1662 , in-4.‘


372. Baumss (Leon. Dc justilia actionis aleae occasione legis 8 , fli
de contrah. empt. Altdorf, 1685 , in-4.°
373. Boau1uea (Just.-llennîg. De translatione dominii in contractu ae
stimatorio. Halae, 1760 , in-4.°
374. Baucxssn (Guill. De contractu aestimatorio. Jenae , 1710, in-4.°
575. F1.oenne (Ernest-Jolr. De contractu aestimatorio. Jenae , 1756 ,
iu-4.”
3;6. Hauaor.o (Chrn.-Glob.). Quaestiones nonnullae ad jus lotterariarum
pertinentes. Lipsiae , 1806, in-4.o -
577. llor.znaven (G. Fred. De locatione rei frugiierae et venditione
frueluum iuturorum. Regiom. , 1800 , in-4.°
378. Lunovxc ( Jac.-Fred. De natura et interpetratione Sponsionum
Hal., 1704 , in-4.°
379. ME10MAN (G.-H.). De emptore spei. Alldorf, 1678,i11-4.°
380. Rom.uws (Paul.-Fran. De Alea.‘Lîpsiae, 1662 , in-l|.°
581‘ Rosr.en (Jolr.-Ever. De sortionibus, lotteriarum nomine, vulgo
celebratis. Tobing. , 1720, in-4.°
382.. Saraaarn (H. Commentalio de reditu annuo praesertim vitali ,
tonlina ac fiscis viduarum- Gotting‘. , 1767 , in-4.o
383. Sreven (Th.-Or.). De Lottariis. Rost. , 1725, in-4.°
'384. Srnacena (Brnev. Sponsionum tractatus. In collect. ejus tractat.
Vid. n. 107.
385. Sanmos (Sam. De emptione spei. Hal. , 17111 , in-4.°
386, Sussuennonrrrzn (Barlleeon. De contractu estimatorio. Lip5iae,
1675 , in-4.° ,
387. Tuona (Jolr. De Aleatoribus. Halae , 1725i114;°
588. n.nvocr1. (Clx.). De eo quod justum est circa lottarias. Halae,
1718, lll-4.°

- .. _. .._.-_» __ fl. ÎMÌ_ #j-_ __.__ ,7_ 7


n: Pannassvs. unvn

SEZIONE III.

Vendite delle produzioni dello apirito

389. BIELITZ ( Gst.-Alx. Versuch, (1. v. dem Verlagsrechle gelt. Grund


sàlzc ’a. d. Analogie d. posit. Gesetzc abzuleiten; (Saggio su’ diritti
di stampa, e compendio analogo delle leggi su tal materia Dres
den , 1799 , in-8.° -
3go. Dueraer: (Io. Beytrag sur revision der theorie der patcht-und-'
buchhandels-Contracts mit besonderer r'ùcksicht auf die neuern franzòsis
chen Gesetzen; (Saggio dietro un esame della teoria de’contratti di ven
dita e di locazione de’ libri considerati sotto il rapporto particolare del
diritto francese Erzbl. , 1815.
39|. ZACHARIE (Carl.-San. Dissertatio de dominio quod est aucturi in
libris a se conscriptis. Wilemb. , 1799.

Ss.zrona IV.

Vendite di crediti.

392. ANCKELMAN (Fred.-Georg. De cessione nominis; et in specie , dc


concursu plurium creditorum in exigendo cesso debito. Gotting. ,
1791 , in-4.°
393. D’ AGUESSEAU (Henr.-Franc.). Me'moire sur le Commerce des Actions.
Dans le tome 13 de ses oeuvres; (Memoria sul commercio delle azioni.
Nel tomo 13 delle sue opere Paris‘, 1819, iii-8.
LXXXYIX I BIBLIOTECA DIVv GIURISPRUDENZA COMMERCIALI

SECONDA SUDD-IVISIONE.

DEL comune e nena umane m emme.

Snzronr: 1.

Ricerche isloriclxe sull' origine del cambio.

394. Amen (Georg.-chr.). Diatriba de Cambialis instituti vestigiis apud


Romanos. Lipsiae, 1738, in-4.°
395. Bossnr ( Jos.-Edl. Der \Vechsel Contract nach s. hislorisclren te
leologischen und pliilos. Ansichten,‘ (Il contratto di cambio considerato
ne’suoi rapborti storici, filosofici e teologici). Prugne , 1811 , in-8.’
5.96. Busca (Joh.»Georg._). Von dcm wahren Grunde des Weclnsclret:lxts
samt. einen Beytrag zur Geschichte dessclben; (La vera origine del
cambio , seguita da un saggio istorico sul medesimo soggetto Ham
burg , x770 , in-S.°
397. GUDEN ( PliL-PcL). Vom \Vechsd und Romisdnen Reclnte iiber schuld
verschreibungen. u. irlxcm Einflnss. ruf dcm VVolrlstand der Untertba
non; (Del cambio e del diritto romano sulle iscrizioni de’ debiti, e
della loro influenza sulla prosperità de’ sudditi). Gotting., 1790, in-8.°
398. Henum (J.-Christ.). Positiones de origine Cambiorum. Pitemb. ,
1744, in-4-°
399. Hoonrnm (Cornel. Diss. de commerciis et cambiis veterum_aliis
que commerciorurn adminiculis apud antiquos cum mantissa de cam
biis hocliernis, Regiom. , 1726 ., in-4.°
l|oo. Mmrms (Georg.-Fred.). Versuch einer historisclaen Entwickelung
des wahrcn Ursprungs 'des \Veclzsclrcchls ;( Quadro istorico sulla vera
origine delle lettere di cambio , e della loro legislazione). Gotting. ,
1797 , in-8.° _
4ox. Europàischen \Vechsellxandlung woxinen nicht allcin vom Vrsprung
Jerselben_ , Erfindung der \Vechselbriefc Art des Weclxsclconrs , Provi
.

n: PARDESSUS. LXXXIX
sian , etc.; (Del cambio Europeo , della sua origine , della scoperta
delle lettere di cambio , della natura del corso di cambio, Provvisi0ne,
cc. Nù'remb. , 1756 c 1757 , in-fol.

Snzxouu II.

Raccolta delle leggi sul cambio.

402. HERBACH (J.-Casp. Verbesserle und vielvermehrle Wechsel Ord


nung; (Ordinanze sul cambio, aumentate e corrette Niìremb. ,
1726 , in-fol.
403. Scunmsn Phil.-Carl. Handbuch des Wechselrechts;(Manuale del
diritto di cambio Franckf. , 1800 e 1801 , 3 vol. in-8.°
404. SIEGEL (J.-G.). Corpus juris Cambialis. Lipsiae , 1747 a 1786,
5 vol. în-fol. ’ ,
405. UHL (J.-Ludov.-). Singularia quaedam legnm Gambialium capita.
Francf , x750 , in-4.° _
406. ZIMMERL (Joh.-Mic. Vollstà'ndige Sammlung der Wechselgesetze
aller Lander uncl Handelsplàlze in Europa; nach alphahetischer Ord-_
nung; (Raccolta universale delle leggi del cambio di Europa , distri
buita per ordine alfabetico). Vien. , 1809, 3 vol. in-4.°
'407. Banquìer der in allen Fà'llen worsicbtiger nebst den nevesten Wech«
selordnungen; (Il banchiere instruito , cui si è unita la raccolta delle
ordinanze sul cambio) Leipzick , 1735 , in'4.°

Szzxonn III.

Del contralto di cambio in generale.

408. AZPILCUETA (Martin. ) Tract. de Cambiis; Venet. , 1605 , în-fol.


4og. BALDASSERONI (Pompeo). Leggi e costumi del Cambio. Modena ,
1805 ., 3 vol. in-4.
L. T. I. 12
xc BramorscA m Grun1srnunaszs conusacxszs
410. Bacx (J.-A. Vom VVechselrecht; (Compendio sul diritto di cam
bio Niiremberg, 1752 , in-4.°
411. Banana (Jo.-Henr.). De exceptione non numeratac pecuniae adver
' sus Cambium. Virteb. , 1709 , in 4.°
412. Buscar: (Josep.-Melch. )Thesaurus juris cambialis. Berolini, 1785 ,
2. vol. in-4.°
415. Bonn (Math.). Disp. de Cambiis. flIarpurg. , 1646 , in-4.°
414. Bonnecnsa. Diss. de Cambiis. Francof., 1669, in-4.°
415. Bonrws (Guill.). De usuris, cambiis, etc. Parir, 1550, in-4.°
416. Bourmmen. Le Banquier frangais , 011 la pratique des lettres de
change; ( Il banchiere francese, o sia la pratica delle lettere di cambio
L]on, 1731 , 1 vol. in-8.°
417, BRENTANO ( Steph. Grundsàtze dio \Vechselrechts; ( Elementi delle
leggi del cambio Manheim, 1790 , in-8.°
418. Baocxss (Barthold.-Henr. ). De Cambio. Lugd. Bat., 1704, in-4.°
419. 13110151121. (J.-Hen. De Cambiis. Argent. , r677 , in.4.°
420. BaUcflr1n0s (D.-Aug.), Unterricht zum griindlichen Verstande des
W'echselrechts; (Instruzione per apparare perfettamente il diritto di
cambio). Leipzick , 1748 , in-4.°
421. CANTERA (Didac. Tract. de Commerciis et Cambio. Colon.,
1620 , in-fol. _
422. Canrzov. ( Aug.-Bened. Tract. de Cambiis. Lipsiae, 1677 , in-4.°
423. Casauoca (Aloys Liber de Cambiis. Venet., 1558, in-4.°
42 4. Carrrv (Jós. A Tieatise on the law of bills of exchange;
( Trattato sulle leggi relative alle lettere di _cambio ). London , 1807 ,
1 vol. in-S.°
425. CLEIRAC(ElÌCII. Usance du Négoce, ou Commerce de la Banque
et des lettres de Change; (Uso del negozio , 0 commercio della ban0a
e delle lettere di cambio Bordeaux, 1656, in-4.°
426. Cossoan1a1 (Jos. Tractatus de justitia commptativa de arte Camp
soria scu de Cambiis et alearum Indo: ex emendatione Sebast. de ME
DICIS. Puris, 1483 , in-4.°
427. Dcmmou-zs ( Josepli.-Emanuel). Discursos juridicos sobri: las ac
DI Pannnssus. xcr
ceptationes pagas y interes de las Letras di Cambio; (Discorso giuri
dico sulle accettazioni , sul pagamento , e sugl‘ interessi delle lettere di
cambio Madrid , 1752 , in-fol.
428. DUPUY ma LA Sauna (Jac. L’art. des Lettres de Change; (L’arte
delle lettere di cambio L_yon , 1768 , 1 vol. in-12 ; ( si trova 01
dinariamente
- La medesimain seguito del 1 vol.
opera tradotta del perfetto
in latino. negoziante
Colonia , 1712 di
, Savmy
in-8.°

429. Enna (Jo.-Mar_t. Allgemeine VVeel1selencyclopàdie odor timore


tiscl1e und praktische Enleitung in die Wechselvirissenschaften; (Enci
clopedia generale del cambio, 0 introduzione teorica e pratica nella scien
za del cambio Franclf. , 1800, in-8° -
450. FABIANUS (Dom. De Cambiis. Genera, 1668, in-4.°
451. anz (J.-Henr. Excerpta controversiarum illustrium de Cambiis.
Argent. , 1707 , iii-4.“ '
432. Fnaucx (Joh.-Clrr. InStitutiones Juris Cambialis, diversorum gen
tium indole negotiationis moribus campsorum collectae. Cum pref.Henr.
Bnocxes, Jenae , 1751 , 2 vol. in-8.°
435. Faoammen (C.-L. Diss. de rigore juris Cambialis. Ingolst. ,.
1712 , in-4.°
434. FULEMAN. Traite' sur les Lettres de Change. (Trattato\sulle lettere di
cambio). Paris, 1759, 1 vol. III-12.
435. Gnarremvnn (Car.-Wil. Beytrag zur Erlaiiter des Wechselrechts;
(Saggio per servire alla intelligenza del diritto di cambio Berlin ,
1808 , 2 vol, in.4,°
456. GRAVE (Eberh. Diss. de Cambiis. Basil , 1657 , in-4.°
457. HAREN (Franc.-Ab. Diss. de Camhiis. Mogunt., 1716, in-4.«
438. HEBER (Georg-Mich. Diss. de Cambiis. Vitemb. ,. 1685, in-4.°
43g. Hso1.an (Jo.-Christ- De natura et indole Cambiorum. Vitemb. ,
1748 , in-4.° >
440. HEIDIGBR (Joh.-Jac. Anieitung zum gruncllichen Verstand der
Wechelsrechts; (Introduzione per servire alla profonda intelligenza del
dirittodi cambio). Cologne , 1715, in-4.°
. r»
1c11 Branorecs 1>1 Grnmsrnunsuza coum;ncm1.e
441. Hemsccms(Jo.-Gottl. Elementa juris Cambialis , cum animadvev
si0nibus Christiani GMELlN. Norimberg. , 1779 , in-12.
442. lis1unccms (J.-Gottl. Diss. de vitiis negotiationis Collybisticae vel
Cambialis. Francqf. , 1726‘ in-4.
443. Harsn (Jo.-Ilerm. De natura atque indole contractus Cambialis.
Goetting. , 1802 , in-4.°
444. Homna1. (Ferd.-Aug. Cambium ad quam conventionum speciem
sit referendum. Lipsiae, 1759, in-4.°
445. Josraa (J.-F.). Miinz und Wechselanmerkungen; (Osservazioni
sulle monete e Su] cambio Mafanz, 1751 , in-4.°
446. Kms Stewart. )Treatise on the Law of bills of exchanges and pro
misory notes; (Trattato sulle leggi relative alle lettere di cambio ed
alle semplici promesse London, 1795 , in-8.°
447. Kusruea (Gottl.-Guill.). Auserlesene Wechsel-Responsa welehe_von
einer hochlòbt Iuristen-Facultiit zu Franci'ort, etc. ; (Risposte scelte
Franclgfi
date sulle, lettere
1749, 2divol.
cambio
in-4.°dalla’ facoltà di Francfort sull’0der

’448. LELONG (Isaac ). Vervolg v0u de Wissel Stil; (Sulla forma delle
azioni del cambio Amsterd. , 1729, in-8.°
'449. L1:Ysea (Aug, ). De Cambio. Helmst. , 1724, in-4.°
450. ansnn (Aug. ). Quaestiones ex Jure Cambiali. Helmst. , 1724,
in»4.° '
451. Lovm.ass ( Pet. The trader’s safeguard: or , a full , Iclear , and
familiar explauation of_the law concerning bills of Exchange; (Espo
sizione precisa , chiara e famigliare sulle lettere di cambio )- London,
1793, 1 vol. in-8.°
452. Luca (Hieron.). De Cambiis , Marcharumque diii'erentiis pro Lug
duno. Venet. , 1584 , in-4.o '
453. Maascuan. Traité des changes et rechanges; (Trattato de’ cambi e
de’ricambj Pai‘is, 1625 1 , vol. in-8.
454. Maaws (Jolm. Advice concerning bills ofExchange: (Avviso con
cemento le lettere di cambio London , 1670, 1 vol. in-8.“
455.b1.1ssou (Philib.-Ji>s. ) , Instrùzione sulle lettere di cambio. Blois ,
1736, 1 vol. in-12.
111 PABDBSSUS. xc1u
456. MAXWELLS (J.-J.). Pocket Dictionnary oftl1e law ofbills ol‘ Exclran
ge; (Dizionario da tasca, contenente le leggi sulle lettere di cambio
London, 1802 , 1 vol. in-12,
l|57. MEDINA (Je. de). Tract. de rerum dominio contractibus , cambiis,
usuris, etc. Colon , 1607 , in-fol.
458. MERENDA (Antonius De Cambio nundinali. Papiae, 1645, in-fol.
459. Marna (PNL-(Zar. Manual vom Gcbrauch und Reeht \Vech
sclbriefe ; Manuale del diritto e degli usi delle lettere di cambio
Vindobon, 1760 , iu»8.°
460. Monrmen. On bills of Exchange; (Delle lettere dicambio Dublirz,
1795, 1 vol. in-8.°
461. Mossr.ea. Handbucb die Cursachsich und Ilel; Hennebergischen
VVeclnselrechts; ( Saggi e lezioni sulle leggi di cambio Wittemb. ,
1800, 1 vol. in-8.“ '
46a. Nowacx (Joseph Einleitung in das Weebselrcht ; ( Introduzione
al diritto di cambio Vienna , 1799, in-8.°
463. Orro ( Daniel De Cambiis.Aurel. , 1687 , in-4.°
464. Pannrssus (J.-M. Traité du c_0ntrat et des lettres de change;
( Trattato del contratto e delle lettere di cambio Paris , 1809 , 2
vol. in-8.° .
v465. Perzor.n’r (Nic.-Hart.). De fundamento rigoris Cambialis. Gotting.,

1795. in-4-°
466. Pnoonsen Io. Wissel styl tot Amsterdam als mede Plakkaten ordi
nantien in ootv Algemen , etc. , verbotert door lsaac LEL0NG; (Leggi
ed usi di cambio di Amsterdam e delle principali piazze di Europa ,
aumentate da Lelong Rotterdam, 1755 , 2. vol. in-8.° -- Tradotte
in francese da Ricarde Rotterdam, 1715 , 1 vol. in 4°
467. Porn1en (Rob.-Jos. ). Traité du contrat de change; ( Trattato del
contratto di cambio Paris, 1763, 1 vol. in-la.
468- P0'1‘1‘12r (Enoch. Diss. de Cambiis Lugd. Batav. , 1710 , in-4.°
469. PUTTMANN ( J .-L. ). Grundz'àtze des \Vechselrechts; (Eleme1iti del di
ritto di cambio). Lez'pzig , 1805 , in-8.°
470. Racrws (Serapbinus ). De Cambio. Perus. , 1604 , in-4.°
471. Rerrz (Car.-Conr. Grondbeginselen van bel: Wisselrecht, etc.
XCIV BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

(Traduzione olandese degli elementi di diritto di cambio di Eineccio,


con aggiunzioni Middelb. , 1774 , in-4.°
1472. RENNEMANN (Ilenr. )- Diss. de Cambiis Vittemb. , 1623 , in-4.°
473. Rausman (Jcr.). Diss. de Cambiis. Vittemb., 1623 , in-4."
474. Rnerrus (dm-Fred. ).De usura Cambiorum. Francof. , 1666, in-4.°
475. Brecws (C.-G. 'Exercitatioues XVII in universum jus Cambiale ,
ex Legibus Cambialibus collectae. Gotting. , 1782, in-4.°
476. ROMAN (Paul.-Franc.). Diss. de Cambiis. Lipsiae, 1668,in-4.°
477. Runor.vrr (Laur. de Tractatus de Cambiis. In Tractatuum Tra.
ctatu, tom. VIII. '
478. SALAS (Jo.-von. ) Tract. de Cambiorum dubiis. Lugd. , 1617 , in-4.
479. Sanozz (Jac.
in-Iol. Tract. de I Commerciis et Cambio. Genev. , 1664 ,

480.SCACCIA(SÌgÌS. De Commerciis et Cambiis. Coloniae,l738, imf0l.


481. SCHAFSHAUSEN(NIC. Diss. de Cambiis. Vittemb. , 1623, in-4.°
482. SCHARF (Jo‘.»Frid.). Diss. de Cambiis. Vittemb., 1665 , in-4.o
4.83. Semi:an (Aug-).Traité theorique et pralique des lettres de change;( Trat
tato teorico,e pratico delle lettere di cambio).Strasbourg, 1819, I vol.im8.
484. SELCHOW ( J_-N. von Grundsàtze des Wecheselrechts; (Prizicipj
del dritto di cambio Gotting. , 1758, in-4.°
485. SIBGEL (J.-G. Einleitung zum VVechselreclrts uberaript , Verme
hert von Aug. Fred. Scuorr. ; (Introduzione al diritto di cambio in
generale , con aggiunzioni di Schott Leipzick , 1773 , in-8°
486._ Snacm. (IL-G. Fursicbtiger Wecbselglaiibiger ,- Vermebert van
Aug. Fred. scuo:rr ; (Il creditore di una lettera di cambio , prudente ,
con aggiunzioni di Schott Leipzick , 1776 , I vol. in-8.°
487. Sravexme (G.-H. Materialien zu einem vollstàndigen und syste
matischen chbselrecht, mit einer vor rede und Anmerlrunger von Ec.
esas; (Materiali di un diritto di cambio universale e sistematico , con
aggiunzioni di Eggers Copenh.,- 1802, in-8.°
488. SPRENGER (Jo.-Tho.
diata del cambio ), Franck.Kurze Wechsel
, 1667, in-4.‘ Practic; (Pratica compen'
I
DI PARDESSUS. xcv
489. Srnovxcs ( Georg.-Adam Diss. de spinosa et dillicìlliniafambio
rum materia. Jenae , 1662, in-4.° '
490. Sonnz( Mig.-Gerg. Trataclo legale theorico y pratico de Leteras
di Cambio; (Trattato legale, teorico e pratico delle lettere di cambio.)
Madrid, 1789, 2 vol. in-8.°
491. 451100 (Balth.-Jos.). Dissertation sur les principes généraux du Droit
de Clrange ; (Dissertazione su’ principi generali del diritto di cambio).
Coblentz , 1808 , in-8.°
492. THURMANN ( Gasp.). Gambialia seu de Gambiis in genere et in spe
cie. Lipsiae, 1712 , in-4.“
493. Tunmrm (Alex. Fràgmento del Trattato dei Cambi. Venezia ,
1770 , in-fol.. '
494. Toni (Raph.-Von De Camhiis. Francof., 1655 , in-fol.
495. UPIANUS (Dyd. De Usuris , Cambiis , etc. Venet., 1761 , in-8.°
496. V10 (Thomas de De Cambiis. In Tractatu Tractatuum. Tom.VI.
497. Voc‘r (Jos.-Mar.) De Cambiis. Francof. , 1671 , in-4.°
498. Vorrmnen (J .-Adam ). Lehrgebtiude iiber Geld. Banken end Wech
selwesen; (Sistema sulla natura del danajo, de’ banchi e del cambio).
Heidelb. , 1798 , in-8.°
499. VVALTHER (Io. Diss. de Cambiis. Colon., 1715. in.4.°
500. WOLF (Phil.-Jac. Diss. de Cambiis , Francqf., 1652; in-4.°
501. ‘Wunnsnmcn (J.-G. Abrisseines Collegii iiber das Weclrselrecht ;
(Piano di un corso sul diritto di cambio Jenae, 1756 , in-8.°
502. ZELLER (Hen.) Neve chhsel Schule fiir gemeine Handcsleute
sowol als \Vechseler; (Nuovo corso del diritto di cambio ad uso dei
commercianti e de’ banchieri Augsburg, 1780 in-8.°
505. Anleitung zum griinlichen Verstand des Weschselrechts; (Introdu
zione per servire alla conoscenza profonda del diritto di cambio
Franckf., 1676,'in-4.°
xcvr Buamorem m Grunrsrnunnnu COMMERCIALE
Snzrou_n IV.

Delle lettere di cambio.

504. Bmm (Ad. Diss. de rec1proco conventionali vom Wechselrecht.


Jenae , 1688 , in-4.° ,
505. Drcer. (Ben.-Hier. ). De cambiistrayssatis; Erford. , 1719 , in- .°
506. EVANS (William-David). Essai on the laws of bills of Exchange;
(Saggio sulle leggi relative alle lettere di cambio). Liverpool, 1802 ,
in-8.°
507. KNomu-: (Ern.-Frid. Progr. de vera natura et indole contractus
Cambialis in Cambio trassnto. Halae, 1752 , în-4.°
508. REINHARTH (Tob.-Jac. Diss. de differentia et convenientia inter
obligationem ad carcerem et litteras cambiales. , 173: , in-8.°
509. RITTER (Gar.-Aug. Assignationis et Cambii trassati idea prima
et genuina curatius evoluta , et a principiis evidentibus deducta. Lip.
siae , 1747 , in-4.°
510. Brvmus(Joli,-Flor. Diss. de clausula Cambiali. Lipsiae, 1725 ,
iii-4.”
51|. SISMUS (Elis. Diss. de litteris Cambii. Ultr. , 1726 , in-4.°
512. ZIPFEL (Henri). De Tesseris collybisticis. Norimb. , 1738 , in-4.°
515. erru. ( Henri ). Von Wechselseln und dero usancen; (Della lettera
di cambio e del suo uso Niirimb. , 1738 , in-8.°
514. Uber Wechsel duplicate Wechsclabschriften u. einige andere ver
wandte Gegenstande. Ein Beitrag ' ztìr Erórter des Wechselrechts;
(De‘ duplicati delle lettere di cambio e di alcuni altri oggetti relativi,
con un saggio per servire alla intelligenza del diritto di cambio).
Franckf. , 1807 , ili-8.°
111 PARDESSUS. zen:
S E z i 0 N E V.

Delle negoziazioni per mezzo di girate.

515. Baeuumc (Ch.-Henr. )Disp. an Cambii invalidi indossatio Cambium


reddat validum? Lipsiae , 1771 , in-4.°
516. Casnc1esssn (L.-H. V011). Varia observata circa actioncm cx cam
bio cesso. Cassel, 1793 , in-8.°
517. DORN (Am.-Chr.). Diss. de ultimo indossatario Litterarnm cam
bialium , omnium indossantium nec non remittentis imo ipsius trassan
tis mandatario cjusque obligatione et culpae praeslatione. Chilon,
1761 , in-4.°
518. Cura (Giuseppe Della clausola: all’ ordine, o sia all’ordine
s.p. , adoperata nelle cambiali, e del suo vero significato. Roma,
1788 , in-8.°
51g. Gnarrmur.n (Car. Uber die Wechselprocura; ( Sul mandato
nella girata di una lettera di cambio Berlin , 1800 , 1 vol. in-8.°
520. GROLLMANN (Melch.-Dieth. De cessione Litterarnm Cambialium.
Giess. , 1711 , in-4.°
521. Hocn (Jos.-Pet. Dissert. de differentia inter Cambii cessionem
et indossalionem. Gotting. , 1800 , in-4-“
529.. Honcxusn (J.-Fred. Diss. de Litterarnm Cambialiurnî indossa
mento. Lipsiae, 1707 , in-4.“
523. Horrnann (God.-Dan. Diss. de effectu indossationis cambii pro
prii. Tubing , 1767 , in-4.° .
524. KLUGEI. (Ern.Gr-Chr. Disp. de indossatione Cambiorum. themb.,
1771 , in-4.”
525. Kocn (_J.-Ch. Dissertatio quatenus indossatorio exceptiones a
persona indossantis opponi queant? Giess‘ae , 1773 , in-4.°
526. anser. (Aug. Dc cessione Cambii. Helms‘t. , 1724 , in-4.°
527. Noornn (Dicler Hoola van). Diss. de Litteraruni Cambialium cesstone
et indossatione. Lugd.-Bat., 1768, in-4.°
L. T. I, 13
XCVIII BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

528. Purrm1vu (Jos.-Lud. E111.) Diss. 1111 ex Cambii invalidi indossa


mento contra indossantemCambinliter procedi possit. Lipsiae, 1782,in-4.°
529. Rerrusmn (Jo.-Fred. ). Das Indossementprocura , ein Beltrag zum
WVeclrselrcchte; (Del mandato nella girata , seguito da un saggio sul
diritto di cambio Franck. , 1798, in-8.°
530. SIEGF.L (Jo.-Gottl. Diss. de indossato reconveuiendo. Lipsiae.
1714 , i114.-°

Sezroue VL

Delle accettazioni.

531. BREUNING (Chr.-Henr. ). Specinien de protestatione contra accepta


tionem conditionalem Litterarum Cambialium. Lipsiae ,‘1764 , in-4.°
532. FRANCK (Joh.-Chr. De Jure adimplementi Litterarum Cambialium
honoris causa. Halae-Magdeb. , 1715 , in-4.° ‘
535. G1111:s (Joh.-Deod. De litterarum Cambialium acceptatione. Jenae,
1800 in-4.°
534, Musonus(J.-D.-H. De trassato Litteras Cambiales in honorem ac
ceptante. Gotting. , 1775, in-4.°
535. Srmr1uus
1710, in-4.°( Samuel).
i De Litterarum Cambialium acceptati0ne. Halae,

556. Wrzzsuaene (Sam.-Frid. ), De incommodo trassantis 011 non eccep


tas Litteras Cambii. Gedan. , 1702 , in_4,° '
n1 Penocsses. xcrx
S 11 z 1 0 N 1: VII.

Dell’ avalla.

557. GERKEN (Sebas.-Hen. De Juribus fideiussoris Cambialis. Gies. ,


1752 , in-4.° '
538. Herzmsn (J.-L. De diii‘erentiis juris Romani et juris Cambialis in
fideiussione. Argent. , 1755 , in-4.°
559. PUTTMANN (Jos.-Lvd.-Ern. De Avallo. Lipsiae, 1781 , in-4.°

Snz10ue VIII.

Pagamento, protesto e sue conseguenze.

540- BASTINELLER (Gebh.-Chris. De Jure creditoris litterarum cambii ,


cum , vel sine clausula hypothedae. Halae , 1714 , in-4.°
‘541. BAUMANN ( Vincent. Diss. de Obligatione heredis ex Cambio de
functi debitoris. Traj. ad Rhenam , 1752, in-4.°
'542. Bauunavsn (Will.-Jacq. Dissert. de Litter. Cambialium disconta
tiene. Gotting. ,‘ 1796, in-4.°
543, Bncnen (Herm. Diss. de Litteris cambialibus et earum prolonga
tione. Rost. , 1758 , in.4.°
644. Benna. (Joach.-Phil. Diss..de natura et indole exceptionum in
causis Cambialibus. Gotting. , 1783, in-4.° '
545. Banana (Jo»Henr. Diss. de exceptione non numeratae pecuniae
adversus Cambium. Vittemb, , 1709-, in-4.°_
546. Branca (Cli.-G0tt. De Protestationibus Gambii. Lipsiae , 1813 ,
. in-4." -
547, Bonnr. (Io. ). Dissert. de periculo damni ex falso in Litteris Cam
bialibus commisso. Lugd. Bat. , 1788 , in-4.°
548. Dounonr (Christoph. De termino peremtorio solutionis et prote
, _ stalionis cambiorum. Hal. , 1740 , in-4.°
549. 1211112111 (Chr.-Gotl: A11 is qui Cambium trassatum acceptavit in
i .
C BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE
ipsa solutione , praeter fredditionem cambii; apocl1am a praesentantc
iure suo possit exigere ? Lipsiae , 1801 , in-4.°
550. Franca. (Jos«Clxr. ). De induciis ad Litteras cambiales solvendas ea
rumque termino vulgo discrezione Jenae, 1751 , in-4.°
551 . 4 Guam ( Au«.-Fr.-Sig.). De amissione litterarum eambialium, Lipsiae,
1795 , in 4.°
' 552. Gnern (Aug.-Fred.-Sigism. Progr. de renuntiatione praescriptio
nis in Cambio. Lipsiae , 1777 , in-4.°
555.- Gnaevws (Cli.-Frid. Diss. de exceptione praescripti Cambii.
Frazchf. , 1738 , in-4.°
554. Guesrrnza ( Erri.-Fred.). Dc actionum ex negotiatione Cambiali 0riun
darum natura et praescriptione. Lipsiae , 1810, iii-4.°
555. (3112101211001; (Henr.-VVÌIL ). Bearitwortung der Frage: obder Indos
sat. gegen den Indossanten wegen eines mit Protest zuruckgekomenen
Wechsels nach Weehselrecht klagen kónne; (Risposta alla quistione,
se il giratario chiamato in giudizio dopo il protesto, può agire per lo
ricuperamento delle somme contro gli altri giratarj Giess. , 1788;
in-8.°
556. HUFELAND ( Gottlieb. Primae linae doclrinae de protestatione
Cambiali. Jenae , 1 799, in-4.° - Tradotto in Tedesco da I. M.
Gli. ZIMMERL. Vienna , 1801 , in-8.° \
557. Karrr (S. Jac.). De prolungatione Cambii ejusque eil'ectibus. Tu
bing. , 1777 , in-4.° '
558. Koemoma (J. Christ.). Diss. de praesentatione Litterarum Cambia
lium. Lipsiae , 1711 , in«4.°
55g. Lresen (And. ). Beantwortung einiger- wicbtigen-Fragen , von
Wechseln und Wecl15el-Bt‘iefen ab namlich die Wechscl-Bril'e alsobald
prisentirt , einl'olglich sonder Versuch versaudt werden Mtîssen ; (Ri
sposte ad alcune quistioni importanti, per esempio , se le lettere di
cambio presentate debbano essere rimandato senza dilazione Ham
burg. , 1703 , iii-4.°
560. Lurnecx (Melch. ). De Protestalione in Cambiis. Lìps., 1711, iii-12.
DI Pannessos. ' cl
561. Mamme. (F.-Ecar. Zwei praktisclren Ablmndlungen tiber die Fer
tigund der Notariastinstrumente , etc.; iiber die Fertigund der Weclh
selbricfe, mit einer kurzen praktisclren Vebersiclrt der bei \Veclrselgc
schàl‘ten gewoliulieli verkommenchzn Nebengeschìil'te; (Due dissertazioni
pratiche sulla formazione de’ protesti, su quella delle lettere di cam
bio; saggio compendiato delle istanze 'che àn luogo in materia di cam«
0
bio). Ienae, [797 , iii-8 o
562. RAHN (\Vilh.-Hen. Uh. dia Unzulassigkeit der Einrede des Ana
stassianischen Gezetzes gegen \Veclxsclford9rungen nach gemeine Recinto;
( Della invalidità della eccezione della legge Anastasiana in materia di
cambio, esaminata dietro il diritto comune). Brunsrvick, 1802, in-8.°
563, R1vmus (Jo.-Flor. Progr. quonam die debitor Litterarum Cam
bialium ad nundinas illas indefinite , nulla solutionis die speciatim in
sarta directarum solutionem praestare debeat, et quando eadem dilata
adversum ipsum rigor Cambialis locum habeat. Lipsiae , 1729 , in_.4_°
564. ScuoeNxcann (Hen.-Carl. ). Uh dio Zul'àssigk der Einrede des Ana
stasianischen Gezetzes gegen Wechsell'orderungen ; ( Sulla validità
della eccezione della legge Ana'stasiana contro le azioni in materia di
cambio Wolfenb. , 1803 , r voi. in-8.°
565. UFFENBACH (Jos.-Jac. Dissert. de Protestationibus in Cambiis al
Altdorf. , 1715.
566. WAKKER ( J.-Fred. De Exactore Litterarum Cambialium. Lugd..
Bat., 18:7 , in-8’° '
56;. WILLENBERG (Sam.-Frid. De exceptione doli mali in. Cambio ces«
sante. Gedan , i730, in-4,°
c11 Brnmornca 01 Grumsnunenza commincrau:
TERZA SUDDI_VISIONE.

DEL mi:srrro coumnncrams.

SEZIONE I.

De’ puliti e delle anticipazioni in generale.

568. B1vm (Jo.-Godfr. Programma an et quando assignatio processu


cxccutivo locum del? Lipsiae , 1758 , in-4.°
569. BECMANN' (Gust.-Bcrn. et‘ Otto. ) De Interusurio matlnematico-juridica
dissertatio. Gotting , 1784 , in-4.°
570. Busca (Carl.-Lud. Rechtgutachten uber der Rechte und Verbind
lichkeiten dia aus einem credit Briei'e enstehen , etc.; (Consiglio sui
diritti
Ling., e 1797
sulle , obbligazioni
in-8.° provenienti da una lettera di credito
-

571. Coccmos (Henr. Diss. de Assignationibus. Francof. , 1703,i11-4.°


572. DUMOULIN (Carol. Tractatus commerciorum Contractuum et usu
rarum , etc. in cjus operum collect. , tom. II. Pari: , 1681 , in-fol.
573. Esron (Jos.-Georg. De permisso et vetito Collybo quem agio
( vocant, etc. .Marp. , 1754 , in-4."
,574. GIBALINUS (Jos. De Usuris et Commerciis. Lugd. , 1656, in-4.°
575. HARPPRETCH (Ferd.-Cl1r. ), De Assignatione nominis. Tubing, 1703,
in-4.° ‘ .
576. HILDEBRAND (Henr, De revisione rationum semel expunctarum.
Altdorf. , 1722 , in-4.°
577. HUMBOURG (Franc.-Br. De errore calculi, Argenti. , 1749 , in-4.”
578, MYLIUS (Gud.-Henr. ), De anticipatione usurarum. _Lipsiae , 1659,
in-4.°
579. BICHELMAN. Dissert. inauguralis summa capita doctrinae de assigna
tionibus mercatorum exltibens. Gryph. , 1805 , in-4.“
580. SAUMAISE (Claud, De usuris et modo -usurarum et foenorc trape
zitico. Lugd.-Bat. , 1640, 3 V01. in-8.°
DI Pannnssirs. c!!!
581. Sucuennn (Carl.-Phil. De Adsignationibus. Giess. , 1782 , in-4.°
582. Srrncsn( Jos.-Jero). De assignationibus Mercatorunì, etc. Lipsiae,
1712 , in-4.°
583. Srnrmus (Sam. De assignationis inlcr Mercatores jure. Hall. ,
1708 , in-4.°
584. Wesseww (Lud. Dissert. ad leg. ultim. dc errore calculi. Basi
llte , 1671 , in.4.°

S E z I 0 N E Il.

De‘ prestiti sopra pegnz'.

585. Ascmm (Dorot. ). Montes Romanenses Pietatis. Lipsiae, 1670 ,


in-4.°
586. BARIANI DE PLAZENTIA (Nic. Apologia Monti.s verae Pietatis. Cre
monae , 1496 , in-4.°
587. CERETTI ( J.-B. Hi stoire des Monts-de-Piété.; ( Istoria de’ Monti di
Pietà. ) Padova , 1752.in-1 a.“
588. Consumo (Nic.). De Montibus Pietàtis. Argent. , 1670, in-4.°
589. COECKEL (Rud.-Chr. De Montibus Pietatis. Gotha , 1722, in.4.'
590. l\IARPERGER (Paul.-Jacoh ). Montes Pietatis. Lipsiae, 1715 , in«4.°
59x. MARTIN (Nic. Disp. de Montibus Pietatis. Kil. , 1688 , in-4.D
592. MEYER (Lud.-Jac. De Montibus Pietatis_. Gz'ess. , 1739 , in-4.°
593. Runom>u (Laur. De usuris et materia Montis Pietatis. In Trac
tatu Tractatuum. Tom. VI. ‘
594. USAYA (Dom. De Locis Montium. Romae , 1725 , in-8.°
595. WALCH ( Jo.-Frid.). Diss. de Jure Creditoris mutata re oppigno
rata. Jenae , 1769 , ili-4.“
596. WOLF (Stcph. De pacto quo debitores creditoribus permittunt ,
ut propria auctoritate res obligatas accipiant. Ingolst. , 1575 , in-4.°
e xv Brano-reca DI Gwarsraunsxza coumsacrau:
QUARTA SUDDIVISIONE.

DEL DEPOSITO.

597. Beisa (Adrien). De receptis tam personarum quam rerum. Giess.,


1675, in-4.°
598. BOECKELLEN (Joh.-Goth. De Jure Hospitiorum. Helmst. , 1677 ,
in-4.°
599. Hanrrnec1rr (Ford-Chr. Diss. de actione utili de recepto. Tubing.,
1707 , in-4.°
600. KANNEGIESSER (Lud.-Christoph. De receptu rerum miserabilium.
Duisburg , 1735 , in4ì°
601. Kaauss (Ge.-Frid.). Diss. de actione de recepto casum fortuitum
non persequente. Vittemb. , 1750 , in 4° _
602. Knauss (GB.'FI'ld. Theses controversae de receptis. Vittemb. ,
1757, in-4.°
603. Laursaaacn (Volf.-Ad. Disputat. de Nautis cauponihus et stabu
lariis. Tubing. , 1676 , in4.°
604. LINKEB (Nic.-Chr. Diss. de receptis. Jenae, 1679, in-4.°
605.. Non (F.-Tob, De Jure hospitii mercenarii. Jcnae , 1752, in.4.
606. Mutua (P. De deposito miserabili. Jenae, 1714 , in-4.o
607. RAU (Christ. De actione depositi adversuS tertium possessorem.
'Lipsiae, 1775, in-4.°
608- RICH'I‘ER (J0.-Guill. Diss, ad tit. 9, lib. 4 , Dig. de act. in fa
ctum ex quasi eontractu recept. moribus nostris non conveniente. Lipsiae,
1759 , in-4.°
609 SPECHT (Chrct. De Stabulis cauponis et hospitiis mercenariis.
Vittemb., 1739, in-4.°
610. \Vnnnusn (Jo.-Bal. Diss. Qua actio de recepto aliaque juris Ca
pita adversus dissentientes asscrla. Vittemb. , 1721 , in-4.°
611. WILDVOGEL '(Chr. De jure slabnlorum. Jenqe, 1713 , in-4.°
612. ZINCKIL'S (G.-H. De receptione in canponam. ]Îr;/ortl. , 1790 ,
jn4.°
111 Pannsssus. cv
615. ZOLLER (Frid.-Gottl. A11 detur depositum irregulare. Lipsiae.
1775 , in-4.° _
614. ZOLLER (Frid.-Gottl. De usu actionis de recepto quoad mores 110
diernos. Lipsiae , 1775' , ’

QUINTA SUDDIVISIONE

DELLE LOCAZIONI DI OPERE ED mousrms.

Snzroue I.

Delle intraprese di lavori, delle locazioni di opere de‘ commessi ,


operai e servitori.

615. BARDILLI (Burckhard De faciendi obligatione. Tubing. , 1682 ,


in-4.°
616. Berna ( Adr. Disp. de mercede conductitioruni opificum. Jenae ,
1691 , in-4.° ’
617. BILLAUDET (Jo.-Bapt. De Collatione mercedis in arbitrium alie- "
num. Jrgent. , 1720, in 4.° "
618. 131.01 (Egid. De iure opificum. FrancOf. , 1624 , in-4.°
619. F111ch (J.-H. Grunsìitze des Rechts der Handwerxer; ( Prin
‘cipj su’ diritti degli operai). Goetting. , 1802 , 1 vol. in-8.°
620. Geaonsrus (Fred. De obligatione faciendi. Grypk. , 1694, in-4.°
621. GILDE‘MESTER (Jo.-Fred. Dissei‘. de mercede in locato conducto.
Duisb. , 1782 , in-8.°'
622. H11se (Car'.-Aug.). De opere locato et comincio comment. gram
mat. et histor. Lipsiae, 1814.
'623. Hna:rws (Jos.-Nic. De obligatioxm 'alicui facturum daturumve.
Giess. , 1692 , in-4.°
624. KòLER ( Jo.-Ad.). Disp. de Mercede. Alt. , 1675 , in-4.°
625. Moeemuc ( Jac.-David.) De electione certae personae industriae.
Tubing. , .1715, in-4.°
L. T. I. 14
CVII BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

626. Rerusccius (iloaeh.-Jac. De eo quod praecipue iustum est circa


superamen_ta ex prima materiae elaboratione fabrili. E:ford. , 1730 ,
in-4.°
627. Senerrea.( Jo.-Theod. De Jure Famulorum. Tubing, 1754, in-4.°
628. 'Srnuv. (Georg.-Adam. De operarum locatione et conductione. Je
nae, 1747 , in-4.°
629. Srrmues ( Elia-Aug. ). De eo quod justum est circa ludos Scaenicos
operasque modernas. Norimb. , 1696 , in-4.°
630. Srnrst (Sam. De iure domesticorum. Francof. ad Viad. ,
1683 in-4.° '
651. Tenor. ( Jo.-\Volfg. De Jure Opificum ; _ ad jectis Srnuvn deci
sionibus Juris opificiarii. Heidelb. , 1675 , in-4.°
632. Zaccnras (Lemfranc). De salario seu operationum mercede. Venet.,
> 1664, in-4.°

S E z 1 0 N 1: II.

Delle locazionùper lo trasporto delle persone o delle mercanzie.

633. HARPPRECHT(Ferd.-Chr. Actio utilis de recepto utrum contra Rho


darum‘meritoriarum exercitores, postarum magistros et quoscumque au
rigas locum obtineat? Tubing., 1707 , in-4.°
634‘ HOMMEL (Ghr.-Gotl. De nautis , cauponibus et stabulariis. Vit
temb. , 1780 , in.4.°
635. L15111A11511 (Eric.-Dau.). Exerc. I et Il ad leg. 4, Dig. Nautae
caupones , stabularii ut recepta restituant. Hannov. , 1747 , in-4.°
636. Buenos (Mare). Diss. de Mercibus transeuntibus. Frdncqf. ad
1|Ioen. , 1689 , in-4.°
637. Tenzar. ( Ern.-Em. Magistros postarum teneri ex actione de re
ceptis. Erf. , 1727 , in-4.°
638. Wu.nvocan (Christ. ). De Conductore mercatario , der Kaufleute
Geleiter. Jen. , 1766 , in-4.°
111 Pannussus. ci,“
SESTA SUDDIVISIONE.

De’ Procuratori, Proposti e Commissionarii.

63g. A00Lrne (Chr. Diss. de Institoribus. Altdo;f. , 1671 , in-4.°


640. Bevsanusws (Petr.-Chr. Diss. de Obligatione ex contractu insti
toris oriunda. Ultraj. , 1712. 4
641. Barusr.s (Herm.). De Contractu commissionis ad merces coemen
das datae. Gotting. , 1800, in-4.°
642‘ Barunmc (Chr.-Henr. ). Diss. de institore obligante heredem ante
aditam heredilatem. Lipsiae , 1767 , in'4.° .
643. Eexotrr (Amad. Diss. de Institoria actione. Lipsiae, 1674, in-4.°
Ennann (Cl1.-Den. Procurator mercat0rum( commissionario) qui
merces alienas accepit ut nautae aut veredario ulterius transvehendas tra
deret non nisi ex mandato , minime vero actione de recepto conveniri
potest. Lipsiae, 1805, in-4.°
645. Ernnn (Hulder ab De Constitutione et Juribus factorum seu in
stitorum. Giess. , 1694 , in-4.°
646. EYBEN (Hulder ab). Diss. de Faetoribus seu de actionibus quae
dentur in praeponentem et factorem ipsum. Giess. , 1687 , in-4."
647. Ca.1ssecc (P. Disp. de actione exercitoria, institoria et tributo
ria. Argent. , 1594, in-4.°
648. Germana (Ch.-Fr. De exPeditoribus mercium per varia emporia
transportandarum (Spedizionieri). Lipsiae, 1808, in-4.°
649. Hrmrxen (Fr.-Guill. De negotiatione quam vocant Speditoriam.
Heia’elb. , 1811 , in-4.o
650. Kocn (Jo.-Chris. De Mercibus in commissionem datis. Giess. ,
1766 , iii-4.°
, 651. Mnnc (Jo.-Chr. De obligatione institornm seu factorum. Argent.,
1644, in-4.°
652. Mtcu.ieus ( Ch.-Aug.). De Lege praepositionis. Lipsiae, 1804,im4.°
653. Mouncues (Basil. Summary of the Law 0f set 08’; (Compen
dio delle leggi sulle fatture e proposti London , 1801, 1 vol., i11-8.°
CVlll BIILIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

654. PALEY (VVill. A Treatise on the Law of principal and agent ,


with reference to mercantiletransactions; (Trattato sulle leggi relative
a’ commettenti ed a’ proposti loro ; considerate ne’ loro rapporti colle
negoziazioni commerciali London , 1819, 1 vol. in-8.° -
655. PUTTMANN (Jos.-Lud.-Ern.). De Negotiatione quae procurationis no
mine exercetur. Lipsiae , 1789, in-4.° "
656. PUTTMANN (Josl-Lud.-Ern.). De negotiatione quae accipiendis cu
stodiendis et transmittendis mercibus exercetur. Lipsiae , 1793, in-4.°
65;. Rom ( Henri-Halth. Diss. de Commerciis institoriis. Jenae ,
1689. , in-4.°
658. Sraecxusrm (Vinc.-A. Diss. de Institoribus mercatorum. Basil.,
1645 , in-4.° '
659. TITTMANN (Carl.-Aug. ). Van der Statbaftigkeit der institorischen
Klage der Gewerbsvorfchril‘ten; (Della validità dell’azione institoria ,
dietro i regolamenti su’mestieri Dresden , 1805 , in-8.°

SETTIMA SUDDIVISIONE.

DELLE MALLEVERIE 1: GABA3T1E CONTRO LE raanrrs EVENTUALI.

660. Ausmex (Zimb. De obligatione ex Litteris commendatitiis. Ar


gentor. , 1674 , in-4.°
661. BAUER ( Henr.-God. Besp. CXLI , ad aedes assecurendas pendenda
minus apte ad enera referuntur. Lipsiae, 1805 , iii-8.“
662. Becxan (Herm. Dissert. de indole Contractus locationis adjecti
assecurationi. Rost. , 1757 , in-4.°
663. DAEGENER (Carl.-Math De legitima probatione casuum fortuitoe
rum. Lipsiac, 1731 , in-4.° -
664. DEINLIN (G.-Frid. De vera indoleS. C. Vellejani ad uxorem
mercatricem pro marito intercedentem applicata. Aldlorf, 175 1, im4.°
665. F111'1‘011 (Almsu De Litteris commendatitiis. l]elmst., 1752,i11-4.°
666. Fnoman. (Jo.-Andr. De Commendatione. Tubing, 1669, in-’.°
01 PannessUs. cui.
667. IIE1LS’DBRG (Chris.). De Jure circa fortuita. Francof. ad Oder ,
1695 , in-4.° '
668. Henmcsn (Jo.-Reinh.). De Littoris_commepdatitiis. Gen. , 1699 ,
in-4.° ’
669. Horrmmn (G.-D.). De assecuratione aedium. Tubîng., 1761, in-4.°
670. Homoac (And. De Litteris commendatitiis. Helmst., 1752, in-4.°
671' Lrucxen (Nic.-Ch. De Commendatione speciali, Jenae, 1746 ,
in-4.° (
672. Maurzsr. (F. ). De Commendatione in specie. Butzou» ; 1763 ,
in-8.° .
675. Mansu.us (Hyp.). Tractatus de fideiussoribus. In collect. tract.
Strachae et alio'rum. Vizi. n. 107.
674. MENanN (Ludov. De Conventione circa praestandos casus fortui‘
tos. Lipsiae, 1705 , in-4.”
675. PL0ESS1NG (And.-Henr. Fideiussio et commendatio utrum inter
mercatores admittant heneficium ordinîs nec non. Lipsiae, 1.795, in-4.°
676. Scuuueuau (Ali). De Contractu avertendi periculi. Gìess., 1687,
in-4.° .
677. STRACCHA (Benevi). De Debitorihus, fideiussoribus. In collect. eius
Tractat. (Vid. n. 107.).
678. VILLAGUT (Alph.) De usuris circa Contractum mutui, assecuratio
nis , etc. Venet. , 1589 , in-fol. ,
679. WAHL (Jos.-Frid. Quid proprie in receptione casuum fortuitorum
paCtitia probandum sit ? Gotting. , 1752 , in-4.° -1' '
680. WINCKLER (Car.-Fred. De aerarii securitatis contra incendiorum
perîcula praestandae causa_constituti ordinatione a magistratu munici
pali sine principis confimatione non promulgenda.- Kilon., 1771 , in-4.°
681. Selecti Tractatus Juris varii in materia assecurationis et cautionis
diversorum veterum auctorum. Venitiae , 1588, inl4.°
682. The Pian of the Society for equitable as_surances on tlxe lives end
survivorslnia ; (Progetto di una società di assicurazione sulla vita e
tentina. London , 1767 , in-8.°
cx BIBLIOTECA DI Grumsrnumzum COMMERCIALE

QUINTA DIVISIONE.
OPERE CHE TÉÀTTAÉO PARTICULARMBNTE DEL DIRITTO MARITTIMO.

PRIMA SUDDIVISIONE.
l

COLLEZIONE DELLE LEGGI , E FONTI DEL DIRITTO MARITTIMO.

685. Azuru (D.*A. Origine et progrès da droit maritime; (Origine e


progressi del dritto marittimo Paris , 1810 . 1 vol. in-8.°
684. CLAIRAG (Etienne Us et contumes de la mer , contenant les ju
gcmens d’ Oleron, ordonnances de Wisbuy , de la Hanse-Teulonique ,
ct autres pièccs; ( Usi e Consuetudini di mare , contenenti le sen
tenze di Oleron , ordinanze di Wisbuy , dell’Ansa-Teutonica , ed al
tre opere Bordeaux , 1671 , I vol. in-4.°
685. ENGELBREGHT (J.-A.). Corpus juris nautici, oder Sammlung aller
Secrechte den hekanntesten handelnden Nationen 'alterer und neuer
Zcit ; (Corpo di diritto marittimo , o Racm»lta di tutte le leggi ma
rittime delle nazioni le più celebri de’ tempi antichi e moderni Lu
beck, 1790 , r vol. in-4.° .
636. Fonsrsu (Sam. Digest of all the law relating to the Custums on
trade and Navigation; (Raccolta di tutte le leggi e costumi relativi al
commercio ed alla navigazione London , 17a7 , in-8.°
(387. Fnfinemc (Christ.-Conrad.-Wilh. Progr. de cclebratissimis Juris
maritimi scriptoribus. Lipsiae , 1758 , in-4.”
688. Linee (A. Brevis Introductio in notitiam Legum nauticarum et
scriptorum juris I‘cique marilimae. Lub'eck , I724 , in-8.°_
689. LECLÉRE ( P. Traité général fdu domaine de la mer , et Corps
complet des Iois maritimcs., comprenant ce qu’il y a de plus intél-cs
Sani; dans les écrits des anciens et des modernes; (Trattato gene.
01 Pannsssus. c111
rale del dominio del mare , e corpo compiuto delle leggi marittime ,
compreso ciocchè vi à di pii_i interessante negli scritti degli antichi e
de‘ moderni Amsterd. , 1757 , 1 Vol. in-12.
690. NÉALES (T. Abstract of the sea Laws etablished in most bing
' doms of Europe ;(Compendio delle leggi marittime della maggior parte
de’ reami di Europa )..London 1704, in-1z.
’691. Pasroasr ( Marquis de Dissertation sur cotte question: quelle a
été l’influence des lois maritimes des Grecs et des Romains , e quello
de leur marine sur la puissance de ces deux peuples? ( Dissertazione
sulla quistione: qual’ è stata la influenza delle leggi marittime de’ Gre
ci, e de’ Romani, e quella della loro marina sulla potenza di tali due
popoli)? Paris, 1784 , 1 vol. in-8.° _ '
692. P1ANTA_N1DA. Della giurisprudenza marittima commerciale antica e
moderna. Milano, 1806 , 5 vol. in-8.°
693. Scomssac (Alex. Treatise of the maritimes Laws of Rhodes; etc.
(Trattato delle leggi marittime di Rodi London , 1786 , in-8.°
694. WELVOD’ (Will. Abrigdgment of all sea Laws gathered forth of
all meritings monuments wich are to be found among any people or
nation upon the cost of the great Ocean and Mediterancs sea; (Com
pendio di tutte le leggi marittime , compilato dietro i monumenti i più
ragguardevoli delle nazi0ni abitanti le coste del grande Oceano e del
Mediterraneo London ,‘ 1556 , 1 vol. in-8.°
695. Leges Rhodiorum navales et Jùs navale Rhodiorum , in 5011.111011
collect. Legum navalium, etc. Basil. , 1561 , in-8.° ,
696. Libre appellat Consolat de Mar , novamente estampat et corregit ;
alligits 105 capitols eordinancions dels drets del general, e del dret , del
pes , del senor Rey ab altres coses necessaries: lesquals fins al punt
non crea estades estampades; ( Libro ‘intitolato Consolato di mare ,
nuovamente stampato e corretto; contenente i capitoli e le ordinanze
del dritto del generale e del Re , ed altre cose necessarie , finora ine‘
dite). Edizione senza data annunziata nel catalogo del signor Gaignat,
n. 804. - La medesima Barcelone , 14 luglio 1494 , e diverse edi
zioni di anni posteriori , .in-4.°
CXÌI BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

- Tradotto in italiano. Venezia , 1544 , ed altre edizioni in4.° ;. si


trova col comentario di Casaregis, nelle opere di tale autore , tom.3.
- Tradotto in ispagnuolo, da CAYETAN DE PALLEYA. Barcelone, 1732,
1 vol. in-fol. .
Nuova traduzione spagnuola di CAPMANI, coll’ originale a fronte edi
verse altre opere sul diritto marittimo. Madrid, 1792 , 2 vol, in_4.o
-- Tradotto in olandese da VVesterven , coll’ italiano a fronte. Leyden ,
1704, 1 vol.'in-4.°
-- Tradotto in tedesco da Engeibreght, nell’ opera intitolata: Corpus
juris nautici. V. n. 685..
«- Tradotto in francese de Meyssoni. Marseille, 1577, 1 vol. in-fol.
Aix, 1655, 1 vol. in-4.°
-.- Altra traduzione di Boucher. Pari: , 1808 , 2 vol. in 8.°
697. Biblioteca di gius nautico , contenente le leggi delle più colte na
zioni , ed i migliori trattati moderni sopra le materie _1narittime. Fi
renze , 1785,, 2 vol. in-4.°
6981 Recueil des pièces concernant l’Amirauté : (Raccolta di opere rela
tive all’Ammiragliato Paris, 1759,i11-12.
699. Recueil des lois frangaises relatives à la marine et aux colonies ,
depuis 1789, jusqu’en 1812. (Raccolta di leggi francesi che si riferiscono
alla marina, ed alle colonie, dal 1789 al 1812). Paris , 1797, al
1812, 18. voi. in-8.
DI Psaonssus. ' c111i1

SECONDA SUDDIVISIONE.

DELLA sovnam‘ra’ 112’ 111111 (‘).

700. Azum (D.-A.). Sistema universale de’principiidel diritto dell’Europa.


Firenze, 1795 ‘, 2 vol. in-8.” > _
- Tradotto e pubblicato dall’ autore, sotto il titolo di Droit maritime
de l’ Europe ; (Dritto marittimo di Europa Puris , 1805 , 2 vol.
in_8.o _ . ; _ o

701. Boncman (Jo.-Henr. Diss.‘ de Mina Crelentium Rege , secundum


profimos auctores primo maris domino. Argenti. , 1669 , in-4.°
702. Banana (Jo.-Aug. de Succinta Commentatio de imperio maris A
driatici. Lipsia6, 1723, in-4.° -
703. Bounoucu (Jo. Imperium maris Britanici ex monumentis, histo
riis legibusque Angliae demonstratum. Londini , 1686 , in-fol.
704. BUNBAU (Henr.-Comitis de. ). Diss. de jure imperatoris et imperii
Bomano-Germanici circa maria. Lipsiae , 1784 , in-4.°
705. Bono ( Petri-Bapt. De dominio 'Genuensis reip. in mari Ligustico,
libri duo. Rom. , 1641 , in-4.°
706. Brugnasncncx (Corn.-Van. Diss. de dominio maris. Hag. Com. ,
1752 , in-4.° '
707. Comunerus (Herm.). Diss. de dominio maris. Helmst., 1676, in-4.°
708.
mare
CHAMPAGNE.
chiuso Par‘is
La Mer, 1803
libre, et1 vol.
la Mer
in-8.°
feimée; (Il mare libero
7 ed

709. Errscorus (Io. Diss. de Mari. Lug.-Bat. , 1652 , in-4.°

(") Motivi ,facili a giustficare, àn deciso mettere in questa divisione le_ ape.
re relative ali: pretensioni di _alcuni stati su certe porzioni di mare.
L. T. I. 15
CXIV BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

710. FREITAS (Seraphin.). De juslo imperio Lusitanorum Asiatico , ad


versus Grotii mare liberum. Pinc., 1625 , in-4.°
711. Gornoraenus (lo. De imperio Maris. Ienae, 1637 , in-4.°
712. Gornornenus (Haloi De Dominio sive imperio maris et jura nau
fragii colligendi. Francof. , 1669, in-4.°
713. Gn1swmcmr. (Theod. Vindiciae maris liberi adversus Petr. Bapt.
Burgum et Guil. Wclwod. Hag. Com. , 1652, in-4.°
714. Gnaven (Theod. Diss. de mari, natura libero, pactis clauso. Ul
lraj. , 1728 , in-4.°
715. Gnonmc (Jos. De Navigalione libera. Lubeck , 1698 , in-4.°
716. Gnorws (Hug. Mare liberum. Lugd.-Bat. , 1633, in-12 , ubi
accedunt Pauli l\IERULIE et Marci Zuerii 1301110111111 dissértatioues. Fran«
cof., 1669, in-8.°
717. lleacur: (Conrad Mare liberum. Lugd. Bat. , 1647 , in-4.°
718. Hoonov (Joac. Binae diss. de imperio in mare. Regiom. , 1686 ,
in’4.° ' -
719. Hotsrs (Lud.). Versuch einer l1ritischen iiber der Vòllrer-see Reehte;
(Saggio sul dritto marittimo delle genti Hamburg. , 1802 , im8.°
720. Homx (10. De libertate navigati0nis in Imp. R. Germ. Mog. ,
1764 , in-4.°
721. Incrsms (Francis. de). Epistola de jurisdictione Venetae reipub. in
mare Adriaticum. Genev. , 161g, in-4.° .
722. LAV (Car.-Frid. ). Diss. de Jure Maris. Lagd.-Bat., 1683, in-4.°
723. Lercnman (Georg. Jac. De dominio maritimo. Dresde , 1686 ;
1n-12.
724. Leacne (Conrad. Mare liberum. Lugd.-Bat., 1637 , in-4.°
725. MALOUE'1‘. Considérations.hiàtoriqucs sur 1‘ empire de la mer , chez
les Anciens et les modernes ; ( Considerazioni isteriche sull’ impero
del mare presso gli antichi ed i moderni. Anvers, 1810 , 1 vol. in-8.°
726. Marneacws (Angelus De Jure Venetorum et jurisdiqtione maris
_ Adriatici. Venet. , 1617, in-4.° ,
727. Menow (Phil. Observations eoncerning the domination and sove.
Dx Pannnssus. cxv
reignitiy of the sea; (Osservazioni sul dominio e sulla sovranità dei
mari ). Liverpool, 1689 , in.-4.°.
728. Pancws (Joan.). Leo maritimus , seu de dominio maris libri duo.
Venet., 1665 , 2 vol. in-12.
729. PATTYN (C.-P. Diss. da mare libero. Ratisb. , 1726, in-4.°
730. Ponrauus (Io.Jsaac Discussionum historicarum de mari libero ad
versus Jo. Seldeni mare clausum libri duo. Harderov. , 1637 , in-8.°
731. Roaruruarcc (Georg.-Paul. Dissert. de questione, an mare do
minii sive imperii sit capax. Altdorf. , 1699, in»4.°
732. SARPI (Paolo Del dominio del mare Adriatico della Serenissima
republica di Venezia. Venezia , 1686 , in-8.°
735. Senna (Christ0ph.-Barthold. ). A11 mare sii: in dominio? Jenae ,
1747 , in-4.° _
734. Scuoocx (Mart. Imperium maritimum. Amstelod. , 1654, in'12.
735. Scuomrz (Bern. ).- Diss. de iure maris seu navigiorum. Lugd-Bat.,
1646 , in-4.°
756. Scuunrzrwrscn (Conr.-Sam. Diss. de maris servitute. Vittemb. .
1695 , in 4.° _
737. SELDEN (Jo. Mare clausum , sive de dominio maris , libri duo.
' Accedunt Boxnoarui apologia et tractatus navigationis, etc. Lugd.-Bat.,
1636, in-4.°
758. SELDE|N (lo. Vindiciae existimationum sive descriptionis maris
clausi , adversus Petr. Burgum, Londini , 1653 , in-4.°
739. Set:er ne Loazsn (Math. Dedure navzrli civitatis Lindaugioe
in mari Suevico seu lacu Bodaemico. Erlaug. , 1764 , in-4.°
740. 51111111111) (Joli. De dominio maris. Helmst. , 1654, in-4.°
741. Summa (Joh. De velorum submissione. Bostock, 1691 , in-4.°
74a. Srmocmus (Jo.’). Diss. de imperio maris. Brunsw. , 1662, in-4.°
745. ToLz (Char.-God. La liberté de la Navigation et du Commerce;
( La libertà della navigazione , e del commercio Lipsiae, 1772 ,
2 vol. in-8-" ‘ . 4
744. V1;vaoon (Guil. De dominio maris juribusque, praecipue ad do
minium spectantibus. Hag. , 1623, in 4.°
X
exvi BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMÉRCIALB I
745. VVEGELIN (Jos.-Chris. Dissert. de dominio maris Svevici vulgo.la
cu Bodaemici. Jenae , 1742, in-4.°
746. VVILLINBERG (Sam’.-Frid. Exercit. de maris occupatìone. Gedanfi,
1722, in-4.° ‘ . __
747. Variorum auctorum, scilicet , .Iulii Pacii , Hug. Grotii , Jac. Go
thofredi et Martini Schoockii , dissertationes de dominio sive imperio
maris , cum praefatione Joach. Hacemnmm Fraan. ad Moen. , 1669,
1n-12. -
748. A general Trentise ofthe dominion of the sea; of the compleat
of the sea law ; ( Trattato_generale sulla sovranità de’ mari, e sulle
leggi marittime London 1709 in-8.°
749 Anti-mare Baltieum seu recapitulatio tractatus cui titulus mare Bal<
ticum scilicet an ad reges .Daniae, an ad. reges Poloniae. pertineat ,
1639 ,- in-4.o
750. Gedancken uh. d. Herrsh. d. see; (Pensicrbsul dominio del mare ).
Leypsig. , 1800 , in-8.°

TERZA SUDDIVISIONE.
N

OPERE GENERALI SUL DRITTO MARITTIMO.

751. A111301‘1‘ ( Che. ). Treatise of ilie law relative to merchant ships. and
seamen; (Trattato sulle leggi relative a’ bastimenti mercantili ed ai
marinai London , 1808 , in-8.° -- Traduzione di tal opera in por
toghese. LiverPool, 1819, 1 vol. in-8.“ '
752. Amse1. (10.). De singularihus juris maritimi. Regi0m. , 1722 ,in-4.°
755. Bare (Lazar.). De re navali commentarius. Basileae, 1537,in-12.
754. Boucmm (P.-B. Institutions un droit maritime; ( Istituzioni al
dritto marittimo Paris, 1803, 1 vol. in-4.° '
755. POULAY-PATY (P.-S. ). Cours de Droit commercial maritime, d‘a
pr‘es les principes et suiVant l’ordre da Code de Commerce; (Corso di
dritto commerciale marittimo , dietro i principi e secondo l’ordine del
codice di commercio). Renne: , 1821 , 4 vol. in-8.’
DI Ptnnlsssu’s. cxvu r

756. CANCMN (Fred.-Lud.). Abbandlung von den Secrcehten; (Trattato


del dritto marittimo‘). Halae, 1800 , in-8.°
’757. COLBERG (Edm.). Diss. de Jure navigantium. Gryph., 1693, in-4.°
758. Comucws (Hermann Diss. de maritimis commerciis. Helmst. ,
1680, in-4.” . .
759. ENGELBRECHT (J.-A. Der Wol:linstruirtc Schiller; (Il navigatore
ben instruito Lubeck, 1792 , in8.°
760. Fannarus (Jnl. ). De iure et re na_vali , et de rei uavalis et belli
aqualici praeceptis. Veneti. , 1759, in-8.°
761. GILDÉMEISTER (J.-C.-F.-). Diss. inaug. sit ne aliquod fuerit ve jus
maritimum universale. Gotting. , 1805 , in-4.°
762. GYIIALDUS (Lil.-Gregor. De re nautica. Basi]. , 1660 in-fol.
I763. G11As ( Taco Von). Zeerecbten inlroudcnde dat oudtste en Hoogste
\Vaterreclxt, dat de gemeene Copliendcn et Schippers behben gemaakt
in Wisbury met Anmerckingen ; (L’ antichissimo dritto marittimo , e
Comentario sulle leggi di Visby Amsterdam , 1710, _in-4.°
764. Gnour.r. Discours sur le Droit maritime ancien et moderne; (Di
scorso sul dritto marittimo antico e moderno). Paris , 1786 , in-8.°
765. Hamsccms (Joseph-Gotl. ). Fasciculus Scriptorum de Jure nautico
et maritimo, cum praefatioue. Hallae-Jllagd, 1740 , in-4.°
766. LAronrn (Sans-Fourche Nouveau Valin , ou Commentaire sur le
livre 11
libro II da
delCede de di
codice Commerce ; (Il Paris,
commercio nuovo 1810
Valin ,, oI sia
voi.comentario
in-4.° I sul

767. Loccnruus (Jo.). Libri tres de Juré maritimo et navali. Holm, ,


1650 , in-1_2.
768. Manarsnr (Abrah.). Disp. de re nautica. Lugd.-Bat., 1665,
in-4.° f _
769.. Maxwam.s (J.-J. Spirit of marine Laws ,‘ (Spirito delle leggi
marittime). London', 1808 , 21101. in-8.°
770. MERVILLE. Commentaire sur l’ordonnanee de 1681 ;- ( Comenta-rio -
sull’ ordinanza del 1681). Paris, 1756 , 1 vol. in-4.° ‘
771. Monzeunec ( Bern.-Ludov. Dissert. de mercatura nautica. Giess.,
1687 , i114.“
cxvnr BIBLIOTECA 01 Gwnrsrnuoeuzs COMMERCIALE
77a. Mouor (Chàr.) De Jure maritimo et navali; or a treatis,c of ma.
ritimes affaires and commerce. London , 1769; 2 vol. 8.°
773. Pamu.s (Anton. de Comm. in Titulos de re nautica. Amstelod.,
1668 , in-8.°
774. PESTI-1L ( Frid.-Fianc.-Luc. Diss. inauguralis exhibens selccta ca.
pila Juris maritimi. Lugd., 1786, in-4.° -
775. Peeg1us (Petr. In, tit. Digestorum et Codicis ad rem nauticam
pertinentes Commentarii: cum notis Arnoldi V1111111. Lugd.-Bat. , 1668,
in-8.°
776. S'rnAccua (Ben.). Tractatus de nautis, navibus et navig:;tione. In
collect. ejns. Tract. et aliorum. (Ved. n. 107.
777. Srnaucuws. ( Aug. Diss. de Jure singulari Commerciurum navalium.
Vittemb. , 1652. in-4-°
778. STYPMANN ( Joseph-Franc. Jus maritimum. Sralsundi, 1661, in-4.°
779. Tanca (Cari. ). Ponderazioni sopra le contrattazioni marittime. Li
vorno, 1755 , in-4.
780. VALIN (R.-J. Nouveau Commentaire sur 1’ ordonnance de la ma
rine du mois d’aoùt 1681; ( Nuovo comentario sull’ ordinanza della
marina del mese di agosto 1681. ) La Rochelle 1760 ,.2 vol. in-4.°
781. \Vnnusnxorr (Hen. Introductio in Jus Nauticum. Flensburgi ,
11757 , in-4.°
78m Zoucuc (Rich. Descriptio Juris et Judiciimaritimi. Lugd.-Bat. ,
1652 , in-12.
783. Nouveau Commentaire sur l’Ordonnance de la marine de 1681 ;
(Nuovo comentario sull’ ordinanza della marina del 1681 ), Marseille,
1780, 2 vol, iii-12.
1784. Les nobles Coulumes , Styles et Usances des marchands qui mettent
à la mer, traitant des assurances, polices et avaries , et autres choses
néuessaires à la navigation; )Le nobili consuetudini, modi ed usi dei
mercanti che fan vela , che trattano delle assicurazioni, polizze ed ava.
rie , e di altre cose necessarie alla navigazione. Banner, 1651 , in-32.
D1 Pannessus. > 011

QUARTA SUDDIVISIONE

Darrro 1-: 101.1er D1:’ mm, DEGLI avauzr DI un v1scuzo


110110 e DE’ murnaos.

785. BARZELLO'I‘TI (Giaco.). Polizza di sanità per evitare i contagi e di


struggerli , conservare la vita", e la salute delle Nazioni. Siena, 1806,
in-8.° . "
786. Besxasremnaxnr (Corn.-Henr.-A.). Diss. de Jure circa res naufra
gas. Lugd.-Bat. , 1775, in-4.° ,
787. Ecxoixr (Ama. ). De furto earum quae rerum navis servaudae causa
ejiciuntur. Lipsiqe , 1665, in-4.° '
798. Enzaan (Henri). De Naufragiis. Basil. , 1686, in-4.°
789. ENGELHARD (Geo.-Fred. De Jure ocCupandi bona naufragorum.
Argenti. , 1762 , in-4.°
790. Ernunovsn (Timo-Ab. Diss. de Naufragiis. Traf. ad Rh., 1690,,
in-4.°
791. Forum (Golb.). Utrum res aquis submgzrsae derclictis sint adscri
bendae. Lipside, 1689 , in-4.°
792. Gennesms (Frid. De Naufragio , Naufragorumque Jure. Gryph.
1681 , in-4.° I .
793. HAYKENS HA1co.. Diss. de derelicto , in specie de navi in mare gla
ciali rupta , a vectoribus abdicata et al) elio inventa. Franequerrae ,
1747. in-4-°
794. Kamrrren (Joach.). De Jure appulsùs. Jenae, 1680, in-4.’
795. L11101: (Jerem-Eberh. ). De Jure quod Gallis appellatur Droìt da
‘ Varech. Argani. , 1729, in-4.° À
796. Mancos (Pet. De bonis Naufragorum. Lugd.-Bat. 1754, in-4.°
797. Mammon (Jos.‘-Balth. De Naufragiis et Juribus Naufragiorulfl.
Giess. , 1701 , in-4.“
798. PAUL (Theod. De bonis Naufragorum. Regiom. , 1689, in-4.°
799. RAN1WC10 ma Vozranae. De Jure Naufragii, 1778 , in-4.°
CXX BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

800. Brenna (Jo.). Diss. de Naufragfis. Lugd.-Bat. , 1706, in-4.°


801. SCIIELE (Joh. Do Jure Naufragii colligendi. Argent. , 1674,
in-4-° _
802. Sennaans_rnm (Gottfr.-Nicol.). Diss. de Compendio naufragiorum.
Vittemb. , 1677 , in-4.° 1
803. Scuuascx (Jacques De Jure littoris. Vom Strandrechte. Ham
burg , 1751 , in-4.‘ ' -
804. STEIN (Josep. De bonis naufragorum. Regiom., 1689, in-4.°
805. Sroor (Ad. Disp. de Ju1‘e littoris. Traj. ad Rhen. , 1735, in-4.°
806. WAGA (H. ). .Vbn der Unbilligkeit des Strandrechts; (Della ini
quità del dritto di Varech Koenigsbu, 1744 , in-8.°
807. Règlemens du bureau de santé de Marseille , ( Regolamenti della
uiiizio di salute di Marsiglia ). Marseillc , 1797 , (an. V), 1 vol,
in-4-°' '

QUINTA sunn_rvrsrour.

De’ nasrmenr1.

808. Boncxsr.mauu (Jo.-Frid.). De Navi et Navigatione. Heidelberg ,_


1662 , in-4.’ ‘ i

809. Nonw1c1i ( Arn. ). Dissert. de Societate navali pacata.R/zederey con


tra/cl. Gotting. , 1802 , in-4.°
810. Pemmnzzsno (J.-Bap.). De Mercatur a et Navibus. Venet. , 1599,
i11-4.°
811. STRYKIUS (Sam. De Jure.navium. Francqf. , 1668 , iii-4.°
812. 211111105 (Rod. De usu maris et navibus tra'nsvehendis. Lugd. ,
1593 , i11-4.°
DI Paannssus. cxxr.

SESTA SUDDIVISIONE

Dn’ CAPITANI ’ ED ALTRE PERSONE m MARE.

813. Binrn ( Gothof. Disputatio de magistr0 navis. Lipsiae , 1694 ,


in-4.° .
814. chx (Alb.-Ph. Dissert. inaug. de'actione exercitoria. Helm. ,
1793 , iii-4.° ‘ v

815. Gnomno ( Albert. Diss. de Nauta aegrotante , vulnerato aut mor


tuo. Ultraj. , 1731 , in-4. , 1
816. KLUGEL (D.-Ern.-Got.-Chr. De magistri navis perscrutandae legi
timati0ne 0Iliciali. Lipsìae , 1802 , in-4.° -
817. Lawrs (Edw. Of charters parties and of ail‘reigments bills , ot'
lading; (De’ contratti di noleggio, de’ noli e polizze di carico Lon
don, 1 vol. in-8.°
818. Merensmcx (G.-H. De protesta maritim'o. Gotting., 1802 , in-4.‘r
819. MULLEB (Jo. De actionibns rerum in navem receptarum nomine
competentibus. Hafn., 1650 . in-4.°
820. P01‘1111111 (R.J.). Des Contrats de Iouages maritimes: 1° contrat de
charte-partie; 2" louage des matelots et autres geus de mcr; ( Dei
contratti di locazioni marittime: 1° contratto di noleggio; 2° locazione
di opere de’ marinai, e di altre persone di mare Paris , 1774 ,
1 vol.in-m. .
821. Barman (Casp.-A. De facto illicito nautae , quatenus nocet do
minis mercium. Bremae , 1717 , in-4."
822. Srnrmus (Samuel De Collisione Navium. Hal. , 1708 , in-4.°
823. Temmmcx (Adrian. Diss. de excrcitoria actione. Basil. , 1663 ,
iii-4.° > .
824. VAsmm (Frane) De_admiralitate. Argent. , 1674 , in-4i°

L. T. I. 16
cxxn Brnmoraca m Gwmsraunrnza COMMERCIALE

SETTIMA SUDDIVISIONE.

De’ NOLI , 11 DELLE commaemom ALLE commi Avmuz.

‘825. A5011121 (Henr.-Von. Disp. de Lege Rhodia de jactu et ejus con<


tributione. Argent. , 1664 . in-4.°
826. BALDASSERONI ( A. ). Trattato dell’ avaria. Firenze , 1805 , in-4.°
827. BALDUIN ( Frane. Commentarius ad Leg. Rhodianì , cum prael'a
tione Nic. Hier. GUNDLINGII. Ha]. , 1730 , in-8.”
828. Beacrn (Jos.-Henr. Oratio de vero intellectu legis Bhodiae de
jactu. Lipsiae , 1705 , in-4.°
82g. Brînca (Jo.-Van.-Den. Ad Legem Rhodiam de jactu. Lugd.-Bat.,
1688 , in-4.«
830. BEURDEN (M.-C.-Van.). Disp. ad frag. Legis Rhod. de jactu. Lugd.
Bai. , 1770, in-4.” .
831 Boenmen (J.-H.) De discrimine tempestatis marinae. Hallae, 1709,
in-4.°
852. Bosrer. (Lucae-Andr.-Von. Diss. de contributione pr0pter jactnm
marinum, Vulgo avaria. Argent. , 1735 , in-4.°
853. BRAKEL (Wilbel.-Eliza-Van.). Disp. ad titulum Dig. de Lege Rhod.
de jactu , cui accedunt quaedam de avariis. Lugd.-Bat., 1776 ,in-4.°
834. BRANDWICH ( Gerard-A. ). Diss. ad leg. 9, Dig. de Lege Rhodia.
Lugd-Bat. , 1698 , in-4..° .
835. BRASKER ( Jo. ). Disp. ad Leg. Rhodiam de jactu. Lu_gd.-Bat. ;
1693 , in-4.° _
836. BYEMONT (Jac.-Van. Disput. ad leg. 6 , Dig. de lege Rhodia de
jactu. Ultraj. , 1729 , in-4.° ,
837. Bruxensuoex ( Cornel.-Van. )..De Lega Rhodia de jactu, liber sin
golaris. Hag. , 1729, in-[p°
858. Caesws (Jac.-And.). Comment. in Leg. Rhod., de jactu. Mend. ,
1668 , in-8.°
839. DEUTZ (Ant.). Disp. ad Leg. Rhod. Harderow, 1700, in-4.°
n1 Pannnssus. cxxur
840. Duveuna (Petr. Disp. ad Leg. Rhod. de jactu. Traj. ad Rhen.,
1690 , in-4.°
841. L’ esrocq (Joan.»Lud.). De navibus rebusve oh discrimen tempe
statis maritimae pro derelicto habendis vel non habendis. Regiom. ,
17441 in'4‘o
842. Famuus ( Pompeius Diss. de Lege Rhudia de jactu. Lugd.-Bat.,
1675 , in-4.° ‘ _ '
843. F11er (Jo.-Henr. Diss. excerpta controversiarum illustrium de
Lege Rhodia de jactu- Argent., 1715, in-4.°
844. GLOEGKNER (Georg.-Gisberti Diss. de Jure avariae. Heidelb. ,
I677 1 in'4°o .
845. HENCKE (Arnold. Diss. de jactu , ad Legem Rhodiam. Ultraj.
1669 , in-4.°
846. H001> (Hubert Van der Diss. ad Leg. Rhod. Lugd.-Bat. , 1711,
in-4.°
847. Hovza (Io.-Heur. De Avaria. Regiom. , 1700, in-1i.°
848. JACOBSEN (Theod.-Balth. Diss. ad Legem Rhodiam de jactu. Groe
ning. , 1729, in4.°
84g. Knorzscuscmn (Jo.-Frid.). Ad lcg.g, Dig. de Leg. Rhod. Friburg,
1753 , in-4.°
850. Knor‘r (Simon de Ad Leg. Rhod. de jactu. Amlerov, 1720 ,
in-4.°
851. LATOUR (Frang.-Hug.). Diss. De Lega Rodia de jactu. Argani. ,
1766, in-4.’
852. Lauraneacn (Wolfg.-Adam).- De aequitate et extensione Legis Rho
diae. Tubing. , 1671 , in-4.°
853. Lenwem (Simon von Tract. von Avereyen mit einigen nóthigen
Observatio_nen , _Ordinantien _, Assecurantieu und Avereyen Ordnungen
etlicher See Stàdte verinehret; (Trattato delle avarie , seguito da al
cune osservazioni relative e dalle ordinanze sulle assicurazioni, avarie
e generalmente su tutti gli altri oggetti marittimi). Lubeck , 1672 ,
in-8.° ‘
854. Lumaca (Melchior De jure avariae singulari. Regiom. , 1718 ',
in-12. ’*
cxxw BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA commencx.u.iz
855. errcmzn (Nic.-Chr. Disput. de Lege Rhodia de jactu. Jenae ,
1679, in-4.° I .

856. LYMDEN (Sim.-Paul.-Vander Disp. ad leg. 9, Dig. de Leg. R110d.


de jactu. Ultraj. , 1752 , in-4.°
857. l\’IANZANO (Jo.-Rau_ms del). Ad Leg. Rhod. de jactu. Mediol., 1659,
in-4‘.°
858. MIEI-II. (Thymon-Van Diss. de Lego Rhodia de jactu. ,Ultraf. ,
1725, in-4.°
859. Neonnwwx (Jo.-Van.). Diss. ad Leg. Rhod. Ultraj. , 1714, in-4.°
860. PLEVIER (Theod.-Jo. Diss. inaug. ad Leg. Rhodiam de jactu.
Lugd.-Bat. , 1784 , in-4.°
861. Porunan (R.J. ). De la Contribution aux' Avaries. (Della contri
buzione alle avarie Paris, 1774 1 vol. in-m. -
862.. Rncxsroor. (Di0n. Disp. ad Leg. _Rhod. de jactu. Lugd.»Bat. ,
1699 , in-4.°
863. RICHTER (Christ.-Phil. Disp. de avaria. Jenae , 1669, in-4.°
. 864. SANTHEWEL (Ant.-A. Disp. ad Leg. Rl1od. de jactu. Lugd.»Bat.,
1709 , in-4.°
865. SCHELLING (Petr.-Van der De Lege erodia de jactu.Lugd.-Bal.,
1722 , in-8.” _ »
866. Scusnrz (Jo.-Georg. De Lege Rbodia de jactu. Argent., 1717,
in-4.°
867. Scunoanen (Theodor De avaria. Haverey. Rechts. , 1676,in-4.°
868. SCHROETER (Ern.-Frid. ExPlicatio l. 9 ad. Leg. Rhodiam de ja
ctu. Jenae , 1660, in-4.° '
869. Scuùmz (Jos.). De Contributione Jactus. Bar. , 1647 , in-4.°
870. SLICHNER (Jo.). Disp. de Avariis. Lugd.Bat. , 1716 , in-4.°
871. STEPHANUS (Petr. De Avaria. Gryph. ., 1659 , in-4.°
872. STRAUCHIUS ( Io. Ad l. 9, de Leg. Rhod. de jactu. Ienae, 1673,
i1r4.° -
875. STRIKLAND. Essay on parlicnlar averagc; (Saggio sulle avarie par
ticolari). London , 1802 , 1 vol. in-8.° .
874. Vrcron (Joan-Lud. Disp. ad Leg. Rlxod. dc jactu. Lugd.-Bat. ,
1704, in-4.°
nxPannnssus. un
875.. 'WEIT2EN (Quint.). Tractalus de avarìis. Lugd»Bat-, 1617 , in-4.°
- Cum observationibus Simonis a_ LEWEN et Math. de VICQ. Amstel.,
’1672. '
-- Tradotto in francese. Amsterdam. , i703 , in-rz.
- In novam methodum ad facili0rem usum CASAREGIS , accomodavit ,‘
in operib. ejus. Ved. n. 104. I _ _

876. WERNER ( Georg. Diss. de Contributione propter jactum. Helr_nsL,


1665, in'4.° '
877. Een Tract. van Avarien; (Trattato sulle avarie ). La Hafe;
1651 , in-4.°
OTTAVA SUDDIVISIONE

CONTRATTI DI assicunazwnr.

878. AUNESLEY. Compendium of the LaW of marine insurance; (Com


pendio delle leggi sulle assicurazioni marittime London, 1808,i!1-8.°
879. BALDASSERONI (Ascan. Collezione delle leggi e costumi di’ Europ_a
sull’ assicurazione. Firenze , 1804 , I. vol. in-4.°
880. BAznassznom (Ascan. Trattato dell’ assicurazione marittima. Fa"
renze , 1801, 2 vol. in-4.°
881. Bnm (Mart.-Dcn. Diss. de Assecuratione, Traj. , 1729,, in-4.°
882. BENECKE (Wilh. System des Assecuranze und Bommery, etc.
( Sistema delle assicurazioni, e. de’ prestiti a cambio marittimo Ham
burg , 1805 ,' 4 vol. in-8.° ‘
883. BOLLARD (Jan Diss. de Assecuratione, Lugd.-Bat., 174g, in-4.°
884. Bnannss (Jo.-Mart. Diss. de Assecuratione. >Hinten, 1664, in-4.°
885.. BRADMYLLER (Jac.). Diss. de Assccuratione. Basil. , 1671 , in-Z|.'
.886. Buenozz (Carl.-Aug. Abllanlung fib‘. einige der merkwùrdigsten
Gegenstànde in der Lehre von Assecurazen u. Bodmereyen ; (Disser
tazione su’ punti i più notabili delle assicurazioni e de‘ prestiti a cam
bio marittimo Lubeck , 1809, in8.° '
887. Bunns (J.-J. Practical Treatise, or compendium of the Laws 0f
9 a
cxxv1 Bramorsc1. DI GIURISPRUDENZA connencxazr.
marine Insurances; (Trattato pratico , o compendio delle leggi sulle
assicurazioni marittime _Lcndon, 1801 , 1 vol. in-12.
888. Coccuxus (Henr. Diss. de Assecuratione. Francf. , 1693 , iii-4,.
889. Caomus (10.»Adolph. De iure Assecurationum. Rost. , 1725 ,
in-4.° .
890. Emsnmou ( Baltb.-Mar. Traité des Assurances et des Contrats à
la grosse; ( Trattato delle “assicurazioni e de’contratti a cambio marit'
timo) Marseille 1782, 2 vol. in-4.°
891. Dana (Joach. C0mmentaiio juridina dc Assecuratioue maritima';
Gotting. , 1788 , in-4.°
992. Evans (’WilL-Dav. Essai on the Insurances; (Saggio sulle assi
curazioni Liverpool, 1802 , in-8.°
893. GONDELA ( Sim.-Henr.). de contractu assecurationis. Goé‘tting-, 1788,
in-4.°
894. Gaounauu (Melch.-Detbmar). Diss. de iure Assecurationis. Giess.,
1708 , i11-4.°
895. Kòr.r.e (Henr.-Cliret. Praedes periculi maritimi apud Romance.
Hai. , 1795 , in-4.°
896. I_(11111c1113 (Reinold. De Assecurationibus. Hamb. , 1667 , 1740 ,’
in-4.°
897. Lsnuanr. (Mich.-Frid.). Diss. de jure Assecurationum. Vitternb. ,
1667 , in-4.°
898. MAGENS ( Mich. Essay 011 Insurances Explainiug the nature of
the various kinds of Insurances praetised by the different commercial
States of Europe ,' (Saggio sulle assicurazioni, 0 spiegazione delle dif
Ìcrenti specie di assicurazioni, usitate ne’ diversi stati di Europa Lom
don 1755 , 2 vol. in-4.° .
899- M4usnar.r.s ( Sam. Treatlse0n the law of Insurance; ( Trattato
sulla legge delle assicurazioni). London, 1808 , 2 vol. in-8.° _
900. Marea (Mathaeus). DiSs. deAssecurationibus Mcrcatorum. Bremaa,
1739. in-4-° . ‘
901. Mr1.1..111 ( Jol1n. Elements of the law relating to Insurances; (E.
111 Pannassos. c1xvn
lementi delle leggi, relative alle assicurazioni London, 1787 , in-8,°
902. Ocus (Joh.-Chr. Diss. de contractu Assecurationis. Lugd.-Bàt. ,
1699, in-4.°
903. OTTO (Fred.-Herm.). Obs. iurid. de contractu Assecurationis. Goè't
ting , 1788
904. P1111: (James.-Allan. ), Sisteme of the Laws of marine Insurances ;
(Sistema delle leggi sulle assicurazioni marittime London, 1802 ,
in-8.° .
905. Panca (Tbo.). Law of Schipping and Insurances; (Leggi su“ ba
stimenti e sulle assicurazioni). London , 1775. -
906. Porre (Franc.-Mich. De litium Assecurati0nis causa orientium
decisione. Gotting. , 1752 , in-4.°
907. Paranza (IL-J. Traité des Contrats aléatoires; (Trattato de con
tratti aleatorii, ( Assicurazione e prestito a cambio marittimo). Pa
ris , 1777 , 1 vol. in-1'2. - Le contrat d’ assurance , avec notes di
Estrangin . (Il c0ntratto di assicurazione colle note di. Estrangin) ;
‘ illarseille , 1810, 1 vol. in8.°
908. Rurniuv (Rutg.). Erledigung einer schweren. Frage in Assecuration5 ’
Sachen; ( Saggio su di una quistione dillicile in materia di assicura«
Îzione Ham. , 1630, in 8.°
900. Gsnnrz (G.-N-G. Abbandlung fib. d. Frage: ob, von wem und
wie, bey einer See-Versicherung im enstehenden Schedensfalle, der
Beweis des Interesse zu fiihren sey,und insbesondere dann wcnn« auf
. gliickliclze Ankurtft eines Schflfes » gezeichnet worden ist? ( Disser‘
tazione sulla quistione in qual modo e per _mezzo di chi la pruova di
un interesse Sulla cosa assicurata deve esser fatta, particolarmente in
caso di felice arrivo Lubec, 1818 , in-8." .
910. Ssn’rrmva (Petr.).
Coloniae-Agrip , 1598De Assecuralionibus et sponsionibus
, in-4.° I Mercatorum.

911. Scuarrsnsusnu (Nic).. De Assecurationibus. Hamburg., 1638, in.4.°


912. Sennacws (Jo»Ad.). De iure Assecurationis. Argent. , 1642, in-4.°
913. Scnwsunaunoenrrsa (Barth.-Leonh. Diss. de Assecuratione. Lip
siae, 1668 , in-4.”
cxxu1i BIBLIOTECA DI Grumsraumanza ‘comnmncmu:
914. vasxinc (J.-P. Diss. inaug. de Assicuratione maritima nomine
alteiius contracta adumbratio. Gotting., 1790, in-8.° - La medesima
opera tradotta in tedesco, Gotting., 1791 , iii-4.°
915. STBVENS (Robert On Essay on Average and 011 others subjects of
»marine Insurance; (Saggio sulle avarie ed altri oggetti di assicur azio
ni marittime. London , 1817 , i11-8.°. _ '
916. STRACCIIA (Benevent. De Assecu1ationibus_et Sponsiouibus. In ejus
Tract. collectio. Ved. n. 107. - Cum notìs STEPHANI. Gr_yph., 1616.
917. |Texron ( Jo.-Wolll'g. _ Diss. de Assecurationis contractu. Argent. ,
1674 , iii-4.° ,
91 ‘. THURMANN (Gasp. Appendix de Assecurationibus, Avariis et B00
dcme1iis. Lipsiae, 1712, in-4-°
919. Veqnstmk (Conr. )_. Diss. de Assecuratione. Lugd.-Bat. , 1704 ,
in-4.°
920. \Veslusrr__( John Complete Digest. of the theory , laws and pra
aire of Insurance; (Raccolta compiuta della teoria delle leggi ed usi re
_ latiy_i alle assicurazioni London , 1701 , in foglio. - Tradotta in
_ tedesco da J._ ENGELBRECH'I‘. Lubeck , 1791 , 3 vol. lD-8.° ' 11
921. Wnnworr (lo. De instrumento Assecurationis vulgo polizza , in
qua editione accesserunt instrumenta assecurationis Germanica. Lipsiae ,
1736, in-4.° } _ 7
922. \VIELLING ( Abr. ). Dissertatio de Assecurationibus. Lugd.-Bat. ,
. 41727 ’ in’4'° v '

923. Règlement général pour la Chambre d’ Assurance , du 4 decembre


1631 ; (Regolamento generale per la camera di assicurazione , del 4
dicembre 1631). Paris, 1672 , in-4.° ' .
924. Das Rccht der Assecuranzen und Bodmcreyen systematisch Abge
handelt und mil. €mcr Sammlung der ncversten zu dicsen,l\laterien und
denen Havareyen gehoerigen verordnungen; (Saggio sistematico sulle
' assicurazioni e sul contratto a cambio marittimo , seguito da una rac
colta di novelle leggi speciali a tali materie ed alle avaria). K0enisb.,
1771 , in 4.°
01 Pannnssusn , ,- cxxxx

NONA SUDDIVISIONE.

CONTRATTO A cammo mamrrmo.

925. ASSEIL (Car. Dissert. de jure , quod est civi in bello mediae, cui
pro pecunia trajectitia navis hypothecae obbligatae in ipsam navem
quae in itinere , cujus causa contractus est initus ab hoste capiatur.
Amstel. ,_ 1799 , in-8.°
92.6. Barassr.nom (A). Trattato del cambio marittimo. Firenz'e , 1802 ,
1 vol. in-4.” . ‘
927, Bonn: (Henr. Diss. de Bodemeria. Hal, 1697 , in-4.“
928. Bomman (Seb.-Fr. De Foenore nautico. Argent. , 1715 , in-4.°
gag. Boncnorxr ( Jo. ). De nautico Foenore. Helmst. , 1704, in-4.°
930. Coccmus (Henr, Dissert. de Bodemeria. .Heidelberg, 1683,in-4.°
931. EULHARD'I’. De credito navali. Gotting. , 1809,‘in4.°
939. Fax.rz ( Jo.-Henr. De Foenore nautico. Argent, , 1701 , in-4.°
935. mexrn (Nicol.-Chret. ). Besolut. de Bodemeria , sive foenore nau
tico. Jenae , 1679, iii-4.“ ,
93,4. LUDWEL (Guill. De usuris , fructibus, mora et foenore nautico.
Bresl. , 1.680 , in-4.°
‘ 935. Man. (J. Hub.-Van. ). de femore nautico. Lugd.-.Bat , 1718,
in-4.° -
936. Ponna (Jac. de Diss. de nautico foenore. Basil., 1665, in-4.°
937. Zmzantmc (J ust.). Opinationes variorum de vero intellectu, leg.5,
de nautico foenore. Lugd. , 1614 , jg-4_°‘
éxxx B1111101‘1:c.1 111 GIURISPRUDENZA conmancmus

DECIMA SUDDIVISIONE

Panna 1111111111111.

938. Anno (11’ Tratado politico sobre los Presos marit. ; (Trattato p0
litico sulle prede marittime). Cadiz , 1746, in-4.°- Tradotto in fran
cese da Pouc1rr 01: LA Gana, 2.‘ edizione , accresciuta di note dal
signor Bommmsur. Paris, 1802 , 2. vol. in-12.
939. Azum (D.-A. Recherches pour servir ‘à l’Histoire de la Pirate
rie , avec un précis des moyeus propres à l’exlirpation des pirates
barbaresriues; (Ricerche per servire all’ istoria della pirateria , con un
compendio de’mezzi propri ad esterminare i piratibarhareschi Génes ,
1816 , in'8.° .
940. Bannùnn (Bertrand). La libert_é de mers; (La libertà de’ mari ).,
Paris , 1798 , in-8.°
941. Becnnauu (Jo.-Volckm. ). Dis.'de Belli commerciis. Jenae, 1687,
in-4.° .
942. Bscnnorr (Walther). Difl‘erentia Juris naturae et gentium in liber
tate navigationis commerciorum causa institutae. Lipsiae, 1748, in-4.°
943. Be11men (Jo.-Elxrenr. Observations da Droit de la nature et des
gens , touchant la capture et la détention des Vaisseaux et elfcts neu
tres , en temps de guerre ; (Osservazioni del dritto di natura e delle
genti, relative alla presa e detenzione dei vascelli ed effetti neutrali,
in tempo di guerra Hambourg. , 1771 . in-8.°
944. DE Bonus (Canut.-Henr.-Lib.). De libero commercio nationum belli
baud sociarum. Lipsiae, 1802 , in-4.°
945. C110111: (Alex. ). Remarks 011 M. Schlegel’s work upon the visita
tion of neutral vessels under convoy; ( Osservazioni sull’ opera del si«
gnor Schlegel, relativa alla visita de’ vascelli neutrali sotto scorta ).
London , 1801 , in-8.°
946. Caosws (Jacq.-Hen. ). De e0 quod instum est circa captivorum re
demptioncm. Jenae , 1690 , in 4.
Di PAnnrsses. cxxxx
947. Durmcua-Foummns (F.-N Code des Prises maritimes et du Com
merce; ( Codice delle prede marittime e del commercio). Paris, an.r3,
2 vol. in-4.°
948. 6101.11111 (Franc.). Dei Doveri dei Principi neutrali verso i Prin
cipi che sono aggiunti, e di questi verso i Principi neutrali. Napoli,
1782 , 1 vol. in-8.°
949. Gnrrrxr.is (Alberìc. ). Quaestiones maritimae secundum Jus gentium.
Amstelod., 1561 , in-rs.
950. Gronews. Versusch e. Darstellung des Lizenzgesch. eine Bittschrit‘t
au die zu1n Wohl Europì’s Verbiind'eten Monarchen um abstell. der
Seekaperey-; (Saggio storico sulle licenze , seguito da una dimanda ai
sovrani riuniti per la felicità del mondo, onde arrestare i risultam_enti
della pirateria 3Jenae, 1814, in-8.°
951. Gnoum‘. Indication des ouvrages et pièces de législation relatifs à la
saisie des bfitiniens neutres; (Indicazione delle opere di legislazione
relative al sequestro de’ bastimenti neutrali Pari: , 1780 , in-8.°
952. Gurcuaan. Code des Prises maritimes et Armemens en course;(Co
dice delle prede marittime e degli armamenti in corso). Paris, 2 vol. in-m.
953. _IIANKEIL Die Rechte und Freyheiten des handels der Wòlker
nach dem Volkerrecht und nachder Moral; (I dritti e le franchigie
delle nazioni commercianti, dietro i principi del dritto delle genti e
della morale Hamburg, 1782 , i11-8.°
954. Hnmaccms (Jo.-Gottlieb.). De Navibus ob vecturam mercium ve
. titarum commissis. Halae, 1721 , in-4.° »- Tradotto in Olandese dal
P. Scarsa. Amsterdam , 1757 , in-8.°
955. Humuin. De la saisie des bàtimens neutres; (Del sequestro de’ basti
menti neutrali La Haye, 1759, 2. vol. in-n.
956. 1400351111 (F.-J. Handbuch 1‘iber das praktische Secrecht der En
glànder und Franzósen in Hinsicht auf das von ihnen in Kriegszeiten
angehaltene neutrale Eigenthum; (Manuale del dritto marittimo pra
ticato dagli Inglesi e Francesi, relativamente a’ beni delle potenze neu
trali arrestati da essi in tempo di guerra Hamburg, 1805 , i‘h 8.°
957. KEMMERICH (Dictrc.-Hérm. ) Progr. de libertate commerciorum tem-‘
pere belli restricta. Jenae, 1775 , in-4.° "
CIXXIÌ BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

958. Laurnsm (Giov.-M. Del Commercio dei Popoli neutrali in tempo


i di uerra. Firenza , 1788 , 2 vol. in-8.’ -‘- Tradotto in francese dal

signor‘Peucam. Pari: , 1802 , 1 vol. in-8.°


95g. .Lass (Rich. Treatises' of Captures in' war; ( Trattato sulle prede
durante la guerra London , 1803 , in-8.°
960. MARTENS ( Gott.-Fred. de Essai concernant les armateurs , les
prises et les reprises; (Saggio relativo agli armadori, alle prede ed a
quelle ritolte al nemico Gotting., 1795 , ÌlI-8.° -- Pubblicato in
tedesco, sotto il titolo: Versuch iiber Caper , feindl. Nelrmungen
und Wiedernebmung nach dea Geselzen , Vertrr. u. Gebrr. der Euro
pai'schen Seemàchte. Gott. , 1795, iii-8.° - Tradotto in inglese del
Th. HORN, sotto il titolo: Compendium of the Lawof Nations; (C0111
pendio della legge delle nazioni Lo‘ndon , 1802_, in-8_o
961. MOLL ( Cornel. ). Diss. de Jure Piratarum. Traj. ad Rhen., 1737,
in-4.° ’
962. Murrssrn (Io. De Navibus Populorum belli tempora mediorum
baud capiendis. Lìps‘iae , 1799, in-4.°
963. NAUS (B.-S.). Grundriss der Wolker See Rechts; ( Esposizione del
dritto marittimo delle genti Hamburg., -1802 , in-8.°
964. PLOOS van AMSTEI. ( Alb. De Jure Commercii quod gentibus in.
bello mediis competit. Lugd.-Bat., 1759, in-4.°
965. Scanacar. (J.-F.-W.). Sur la visite des vaìsseaux neutres sous con
voi; (Sulla visita ,de’ vascelli neutrali sotto convoglio Copenhague ,
1800 , in-8.° ‘ 7
966. Snm.ws(Willda. ( TyphuS Batavus , seu de Navium cursihus et re
navali. Leidae, 1624, im4.° .
’967. STECK (J.-W.»V,.). Uber Handels. und Schiffharts Vertrèige; (Sulle
convenzioni concernenti il commercio e la navigazione). Hai. , 1782,
Ìn-8.°
968. STYPMAN (J. De Preda bellica. Sed. , 1640 , in-4.°
969. SURLAND (Jo.-Jul.). De JureCommerciorumin bello. Gotting. ,1748,
in-4.° .
in Pannessus. cxxxur
970. SURLAND (Jo.»Jul. Diss. del Litterismaritimis. Groening. , 1715 ,
in-4.° _ .
9 71. Sonnino (Io.-Jul. Grundsàtze desEuropa_ischen Secrechts; (Prin
cipii del dritto marittimo dell’Europa Hanov. , 1750 , in-8.°
972. Temus (Jean.-Nic'.). , Considérations sur les Droits réciproques des
_natior_1s belligérantes et des Puissances neutres sur mer; ( Considera
zioni sui dritti scambievoli delle nazioni belligeranti e delle potenze
neutrali sul mare Copenhague, 1805, 1 vol. in-8.°
973. VALIN (B.-J. Traité des Prises maritimes; ( Trattato delle prede
marittime Paris , 1763, 2 vol. in-8.°
974. Wauns (Bob. Enquiry intò the fundàtions and history oftl1e law
ot' nations in Europe; (Ricerche su’principii e sulla isteria del dritto
delle nazioni inEuropa )London , 1795, 2 vol. in-8.°
975. Wm. (Bob. ). Trentise of u.é relative Rights and dutics of belli
gcrant and neutral powers in maritime aii‘airs ; (Trattato su’_‘ diritti e
su’ doveri rispettivi delle potenze belligeranti e neutrali, negli affari
‘ marittimi London , 1801, in-8.°
976. W.11111s (Chr.-Lud. de). Orat. de jure Commerciorum in_bello. Jenae,
1757 , in-4.° ,
' 977. Wesrrnaz. ( Andr. De Commerciis pacatorum ad belligerantes.
Gryph. , 1715 , in-4.°y _
978. WILLENBERG (Sam.-Frid. Tractatus de eo quod justum est circa
BXCUI'SÎODGSIDBTIIÌI'IIBS. Gedani, 1736, in-8.° '
979. Zenreaav (Jo.‘-Zacb.). Diss. de Jure Commerciorum tertii inter
belligerantes. Arg. , 1690 , in-4.° ’ ‘
980. Code des Prises, ou Becueil des édits, déclaratións , lettres-paten
tes , etc. ., sur la course et 1’ administration des prises , depuis 1400
jnsqu’en 1789; (Codice delle prede , o raccolta degli editti , dichia
razioni, lettere patenti, cc. , sulla scorrerie e sull’amministrazione
' delle prede, dal 1400 fino al 1789). Paris , 1799 (an. 7), 4 vol.
in-8.°
981. De Neutralitate inter Gerites liberas. Jenaei , 1747 , in-4.°

982. Essai sur un Code général pour la conservation de la liberté des


cxxxrv Bun.wraca ai GIURISPRUDENZA commacrsut
négociationS et du commerce des nations neutres , en temps de guerre,
etc. (Saggio su di un codice generale per lo conservamento della li
bertà delle negoziazioni e del commercio delle nazioni neutrali, in
tempo di guerra )- Leipsick , 1782 , in-8.°
983. A Treatise of the relative rights and duties of belligerant and neu
tral Powers in maritime ail'airs, in wich the opinions of Hubner and
Schlegel are fully diluscided; ( Trattato su’ dritti, ed i doveri rispet
tivi delle potenze belligeranti e neutrali, concernente gli affari marit
timi, in cui le opinioni di Hubner e di Schleger sono attentamente
esaminate London ,_ 1801 , in.8.°

SE'S TA DIVISIONE.

orsae cm: rauraxo nena socnn-a’ c01mpncuu.

984. A1111111 (Ge-Henr. Disp. de Socielate mariti et uxoris mercatorîa.


Gotting. , 1773 , in- 4.” _
985. Bscnor se rcnr (Josepln-Fred.) De eo quod instum est circa com.
mercia praecipue de origine et justitia societatum maiorùm. Jenqe,i73o,
in-4.°
986. Bancume (Chr.-Henr. An uxor mariti fiat socia , illata dote quae
.in commuuibus societatis bonis extat in societate inerenteria. Lipsiae,
1771, in-4.° .
987. Cesarea ( Ili.-U11ic De partibus aequalibus in lucro et damno so
ciorum spectandis. Ilfarb. , 1755 , in-4.°
988. EN_GAU (Jos.-Rud.). De Societate mercatoria. Ienae , 1767 , in-4.u
989. Esa‘on (Jo.-Georg. De Societate leonina. Jenae , 1758, in-4.°
990. Fazmws Hect.). Tractatus de Communione seu Societate. Gorichem. ,
i666 , in-4.° ‘ '
991. F11:111.1 ( Gregorio), Della Società chiamata Accon;andita, Firenze ,
1803 , 2 vpl. in-8.°
111 PARDESSUS. cxxxv
992. Canna (Aug.-Fred.-Sigis. ). De Solutione nominum Societatis ex
communi prae aliis socii obaerati debitis. Lìpsiae, 1769, in-4.
993. Henrws (Joach.-Nic.). De Societate facto conslituta. Gicss. , 1695,
in-4.° '
994. Laurennacn (Wolf.-Ad. De obligatione sociorum quae oritur ex
conventione cum extraueis inita. Tubing. , 1668 , in-4.°
995. 01:1.z1: )Goetl.-Euse. Prog. quatenus Socii ob debitum sociale in
solidum teneantur. Helmst. , 1731 , in-4.°
996. P1111. (Carol.-Frid. Diss. de iure belli societatis mercatoriae ma
' joris privilegiatae van einer octroyrten Handels-Campagnie. Hai. ,
1751 , in-4.°
997. POTHIER ( R.-.I. Traité da Contrat de Société,‘ (Trattato del con
tratto di società Paris, 1774, 1 vol. i1142.
998. Senr.òznx (Chret.) De Jure soil'ragii in Societate aequali. Gotting.,
1795 , in-4. ,
999. Scnmnrt‘ De origine et juribus societatis metallicae. Ge-.
werkschajt. Lipsiae , 1778 , in-4.°
1000. Scmumr (Theodore-Gotl1.'). De Jure Socii adversus Socium a quo
delictum commissum est. Vittemb. , 1796 , in-4.°
1001. 51110111. (Jo.-Gottl. ). Dissert. de creditoribus societatis privatis 50‘
di creditoribus non praeferendi. Lipsiae, 1725 , in-4.° '
1002. STENGLIN(O.-Chret. Uber gemeinniitzige Gesselschall‘ten und de<
ren Rechte a. d. Staate; (Sulle società utili al pubblico , e su’ loro
ro dritti relativamente allo stato Erfurd, 1810 , in-8.°
1003. 51'11111111s (Samuel). De diversis -Sociorum pacli. Halae, 1708 ,
in-4.°
1004. Tema-m ( Rom.).‘De divisione lucri et dammi inter socios. Lipsiae,
1684 , in 4.”
1005. VVAS'1‘0N (Willm. Treatise on the Law of Parterierships; (Trat
tato sulle leggi delle società London , 1807 , in-8.°
1006. ULLMANN (Jos.-Dan.). De dissolvenda unius renuntiatione societate.
Argent. , 1742 , in-8.°
cnxu ' BIILIOTEC_A DI Gwnrsrnuu;nu COMMERCIALE

SETTIMA DIVISIONE.

OPERE CHE TRATTANO DE, FALLIMEN'I'I , E DELLE BANCAROT‘J‘E. '_

PRIMA SUDDIVISIONE.

Dr.’ 111.1111111111 111 GEIERALE.

1007. BOUNYN. Traité sur les Cessions et Banqueroutes; Trattato sulla


cessioni e bancarelle ). Paris, 1586 , in-8.° .
1008. Caccnt.urr (J.-B. De debitore suspecto et fugitivo. In collect.
Tractat.‘ de Marcatura. (Ved. n. 108
1009. CASAREGIS (J.-L.:M. Il Cambisto instruito per ogni caso diFalf
' limento; In operum ejus collech L5. ( Ved. n. 104 _
1010. Euz1.m (Math. ). De detectoribus fallitis et bancoruptoribus. Hei
delb. , 1582 , in 4.°- ‘
1011. FINCKLER (With. De Bancoruptoribus. Alldmf, 1654, in-4.q
1012. FOMANN (Ortolph.). Diss. de Depoctoribus seu debitoribus non sol
vendo factis. Jenae, 1620 , in-4.° ' '
1013. Founuu (J,-F, Formules des actes et operations relatives aux
,faillites , cessions et réhabilitations , conformément su Code de Com
mcrce ;( Formolp degli atti e delle operazioni relative a’ fallimenti, alle
cessioni e riabilitazioni , conforme al codice di commercio Pa
ris, 1808, in-8.° .
1014. Gennrs (Frid.). Tract. de Decoctoribus et adversus bos cautiqni
bus et poenis. Gryph. , 1668 , in-4.° "
1015. Gmeuu (Chro.-Golt.). Lel1r0 van Materialien concurs in ibrem
Zuzammenlmnge; (La cognizione delle materie del fallimento nel loro
insieme Erlang, 1775, in 8.” '
- nr Pannnssus. ‘cxxxni'
1016. Hanu (Henr. ). Dissert. de Decoctoribus. Helmst. , 1659 , in-4.°
1017. HARPPRECHT (Jo. Diss.‘de beneficiis tam creditorum quam debi.
torum. Tubing. , 1599, in»4.°
1018. HAscue (Theod.)De Legibus in favorem commerciilatis praesertim
in concursu creditorum. Gotting. , 1792, in-4°
1.019. Laene1vs. Traité des Faillites'; ( Trattato de’fallimenti Paris ,
1806, 1 vol. in-8.°
1020. Lavanx. Traité des Faillites; (Trattato de’ fallimenti). Paris ,
- 1813, 1 voi. in 12.’ .
1021 Ovennncu (Jo.-Georg. Mercator fallitus. Lipsiae , 1685 , 111-12.
1022. PICHLEMAYER (Jos.-Nepom. Verziige des Franzòsischen Gezetze_
uh. Falliment und Banquerout; (Vantaggi della legge francese sui
fallimenti e sulle bancarotta Munick, 1811 , in-8.°
1023. PONCELIN. Conférences sur le; Edits et Déclarations concernant les
Faillitcs , 011 Code des Banqueroutiers, etc.; (Ragionamenti sugli e
ditti e dichiarazioni concernenti i fallimenti, 0 codice de’bancarottic-.
ri, etc. Paris , 1781 , inf12. I ‘

1024. PUTTMANN (Jos.-Lud.-Ern. ). Progr. de numero decoctorum pru


dcnlia legislatoria minuendo, seu de remediis nonnullis contra frequen
tiam honorum .cessionum et .concursys creditorum. Lipsia.e , 1784 ,
iii-4."
1025. 55.19 (Ant_.-Lud. Diss. de odio debitorurn, creditorum vindieta
et concursu imminente. Goetting. , 1752, in-4'.°
1026. Srnaccna (Benevent Tr. de deeoctoribus , et contixrliatoribus. In
collect. tract. eius. Fed. n. 107 .
102;. Van (Just. Discours von Verdorbenen kaiifleuten Bancorottirern
und Falliten; (Discorsi relativi alle bancarotta ed a’ fallimenti dei
commercianti Leipsick, 1669., iu-8,.°

' L. T.‘.I. 18
cxxxvin B1nmo'reca m Gruaisraunnnu connancr.u.a

SECONDA SUDDIVISIONE.

DE’ assc11rrn DI DILAZIONE.

1028. Becxmuu (Luc. ). De praescrìptiouibus moratoriis. Vittemb. ,


1622 , in-4.”
1029. Bonnmen (Just.-chning. Tractatio juridica de litteris respirato
riis earum validitate et invaliditate. Hal. , 1754, in 4.“
1030. BUSCII (Gottfr. De exceptione moratoria. Erfurt, 1703 , il]-4.°
1031. CHLADEN (M.). De Bescriptis moratoriis cursum usurarum n0n si
stentihus. Vittemb., 1.757,4i11-4.o '
1032. GRBGEL (Erri. De rescriptis Moratoriis. Altdorjf. , 1658 , in-4.°
1033. Senamnorn (I.-D. Dissert. de Moratoria. Basil. , 1670 ,in-4.°
1034. 50116111: (Herm. De induciis Moratoriis. Argent. , 1751 , in-4.°
1035. Senwaunauuosarsa (B.-Leo. De induciis sive rescriptis morato
riis. Lipsiae , 1669 , in-4.°
1036. STRAUS (Godof) Conti-ovcrsae forenses circa litteras moratorias.
Ì’ittemb. , 1683 , i11-4.° ‘
1037. 5121111115 (Sam.). De abusu rescriptorum moratoriorum. Hal.-Magd,,
1694 , in.4.°
1038. WAGENSEIL- Dc Lìtteris moratorii5. Altdorjf. , 1695 , III-4.0
01 Pannassus .cxx1ux

TERZA SUDDIVISIONE.

DE’ FAI.LIMENTI SEMPLICI.

--cmm#twb-e

S 11 z 1 0 N E I.

Dichiarazione ed apertura del fallimento.

1039. BANNIZA ( Jo.-Petr. Progr. de foro competente concursus credi


torum. Vircerb. , 1747, in-4.° \ .
1040. Banana-z (Burckh Diss. dejudicio concursus universali. Tubing.,
1677 , in-4.° .
1041. Bavan (Jo.-Godofr.) Diss. de concursu creditorum, quatenus de.
bitorem communem representet , ivel non. Lipsiae , 1754, i11'4.°

1042. BEYER (Jos.-de Diss. de concursu- creditorum. Basil. , 1687 ,


in-4.° ’ .
1043. Burma-11111 (Jo.-Henr. Diss. de exordio concursus creditorum.
Gotting. , 1773 , in-4.°
1044. Evsson (Pierre ). Disp. de concursu creditorum. Groening. , 1715,
in-4. . ,
1045. Gamma (Jo.-Jac.’). De concursu creditorum. Argent. , 1729, in4.°
1046. Gsnscno_u (Frid. Dissert. 'de concursu creditorum. Gryph., 1652,
in-4.° '
1047, Hunoan ( Hug.-Fr. Progr. de missione in bona debitoris. E1fod,,
1721 , in-4.°
1048. Mena (Timori. De concursu creditorum. Helmst. , 1690,in-4.°
104g. SPEIERMANN (Justus De concursu creditorum. Argent. , 1678,
irr4.° _
1050. STEIN (Chr.-\Volh.). Comment. in quest. num creditores, moto
concursu, in omnia jura debitoris succedant. Rostoch. , 1781 , in- |.°
É
oxr. Brnuorsc1 111 Gruarsraonruza connuacmze
1051. WIELAND (G.-H. Program. de concursu creditorum debitoris
commuuis vicem sustinente. Wîttemb. , 1775", in-4.°

Se z1 0111: II.

Verifica de’ crediti.

1 052. Haurrancnr (Christ.-Ferd.). Diss. de liquidatian in concursu cre


ditorum per confessionem debitoris. Tubing. , 1753 , in-4.°
1053. HELLENUORF (Ferd.-Henr. de). De debitoris obligatione in concursu
adimplenda. Lipsiae, 1785 , in-4.°
1054. ZOLLER (Frid.-Gottl. Progr. de quaestione utrum, existente
concursu creditorum, creditores locationem a debitore factam servare
teneantur_. Lipsiae, 1757 , in-4.°

S E z 1 0 N 1‘. III.

Ilivocazione degli atti delfallito.

1055. BALEKE Disput. sisiens quasdam assertiones circa revoca


tionem creditorum ad demonstrandam bonorum suliicientiam. Restoch.,
1752 , in-4.°
1056. Baven (Henric.-Gothof. Programma 1 et2 deactione Pauliana.
Lipsiae , 1782 , ili-4.°
1057. Becnauu (Gust.-Bern. ). Dissert. de debitore obaerato in praejudi
cium creditorum non acquirente. Gott. , 1774 , 'in-4.°
1058. BREUNING ( Cbret.-Henr. ). Dissert. ad actionem Paulianam. Lipsiae,
772 , in-4.°
1059. Bum1mr (Guis.-Clrre.-Ham. Diss. de actione Pauliana. Harde
rov., 1688, in-4.‘ ‘
1060. Burrmcru (P.-J.). De actione Pauliana. Lug.-Bat. , 1721 , in-4.°
1061. C1nrzou (Aug.-Ben. De revocandis bis quae in t'raudeni credi
torum alienantur. Lipsiae , 1672, i11-4.°
DI Pannessus. _c1.cr
1062. Parere (Alb.-Phil. De revocandis tam rebus alienatis, quam
nummis solutis imminente aut moto concursus-judicio. Helmst. , 1777,
in-4.’°
1063. Fares (Fried. Diss. dc pracjudicis debitoris ex scientia cessionis.
Lipsiae, 1699 ,' in-4.°
1064. GLUECK (Chrét.-Fréd. von Sallentin). Dissert. de debitore obaerato
hereditatem sibi delatam aut legatum relictum bonis eius acreditoribus
possess_is emittente. Erlang.', 1804, in-8.° '
1063. HAENLEIN (Conrad.-Sig.-Car. Disquisitio de aclionis Pauliana na
tura , requisitis et usu forensi. Onold. , 1785 , _in-4.°
1066. Irrro (Car.-Gothof.). De intermissione acquisitionis in praeiudipium
ter'tii. Lìpsiae, 1709, in-4.° _
11.67. Kuevsm. (Christhrid.). De actione Pauliana. Giessae , 1732 ,
i11-4.° ‘
1068. Kuoor (Henr. Disput. de actione Pauliana. Lugd.-Bat. , 1716,
in-4.°
1069. KUGLER (Jos.-Rein. Diss. de actione pauliana. Argani. , 1762 ,
in-4.°
1.070. KÎÌNHOLD (Fred.-Alex. De repudiatione haereditatis a debitore ,
moto concursu creditorum , facta. Lipsiae , 1724, in-4.°
1071. ansan (Aug. Diss. de gestis per debitorem obocratum tam ratio
quam irrilis. Vittemb. , 1731 in-4.°
1072. Lvucaea (Nic. ). De actione Pauliana. Jenae , 1675 , in-4.°
1073. ME1STER (Joh.-Chrn.-Frid. Uh. Entsagung eines Verschuldeten
auf Erbschaften ; (Sulla rinunzia ad una successione, fatta da un fal
lito Zuillich , 1811 , ina8.°
1074. Mnucxr.u ( Got.-Frid. De actione Pauliana diss. Lipsiae, 1747,v
i11-4.° I _
1075. Mensa ( Jo.-Thadd. ). Dissert. de actione Pauliana personali ejus
.que usu forensi. Heidelb., 1767 , in-4.°
. 1076. NETTELBLADT (Henr. Dissert. de_Paulianae actionis vero funcla
mento, obiecto et eins duratione. Rosi. , 1739 , in-4.°
CLVII BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

1077. 0121111 (Gottl.-Euseb. Disp. de creditore sihi vigilante. Jenae,


1770 , in-4.° -
1078. PARKER ( Jos. Disputat. de actione Pauliana. Lugd.-Bat., 1718,
in-4.° ‘
1079. POACK (Henr. ). De actione Pauliana. Lugd.-Bat. , 1650 , in-4.°
1080-R1.11111 (Jos.-Just.). Dissert. de duplici actione Pauliana. Marb. ,
1753, in-4.° .
1081. Ruerrancar (J.-Th. ). Circa revocationem alienationis in fraudem
creditorum factae. Basil. , 1681 , in'-4.°
1082. Scnsnz (Jo.-Georg. De actione Pauliana. Argent., 1740,i11 4.°
1083. 8011110er11 ( Ern.-Fred. De actione Pauliana. Jenae , 1674, in-4.°
1084. Scnm.z (Iol1.-Glieb.). Dissert. de hereditatis delatae repudialione
ac speciatim a debitore in fraudem creditoris facta. Trnj. ad Viad. ,
1791 , iu-8.°
1085. SLICHER (Aut. De actione Pauliana. Lugd.-Bat., 1675 , in-4.°
1086. Soxuuzn (Jac.-Jo. Vigilantibus iura sunt scripta. Marb. 1757 ,
in-4.° _ . -
1087. STRISBl-IN ( Georg.-Adam Dissert. de actione Pauliana. Jenae , 1675,
in-4.°
1088.
in-4.°Srnovr: (Georg=Ad.
I Dissert. de actione Pauliana.]enae,
_ 1677,

108g. Vensrncx (Arent. ). De revocandis bis quae in fraudem credito


ris facta sunt. Lugd.-Batav. , 1719, in-4.° 4
1090. W'A1.cu (Carol.-Fred. De iure prioritatis in fraudcm aliorum cre
ditorum impetratae. ferme, 1790 , in-4.° .
1091. VVASH1NGT0N (Jac.). De actione Pauliana. Lugd.-Bat., 1711, iii-4.°
1092. VVEHR‘N’ (Christ.-Guill. De actione Pauliana. Erf., 1781, in-4.°
1093. ZOLLER (Fred.-Gott.). De eo quod iustum est circa donationem a
debitore ante concur5um motum factam, Lipsiae, 1775 , in-4.°
111 Pannzssus. cx.cxn

S a z 1 0 N E IV.

De’ concordati.

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1095. Bacrmamv (Jo.-Wolckm. ).’ Dc Pacto reinissorio. Jenae , 1685 ,
in-4."
1096. Ber-mura (Just.-chniug. De Pacto remissorio, moto_concursu,
Ha]. , 1735 , in-4.° '
1097. Bncuume (Ch.-Henr. Diss. an debitor transigens cum credito
1ibus fruatur bencficiis eius , qui bonus cessit , in fiuienda locatione?
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1098. Laurrnnacn (Wolf,Adam Dissert. de preiudicizfli pacto mai_oris
partis creditorum. Tubing. , 1667 ,’ int-4.°
1099. Lemmi (Paul.-Chr.-Nic. Dissert. inauguralis de pacto remisso
rio quoad creditorem non consentientem. Jenae , 1784 , in 4.°
1100. Srnaccna (Bencv. De creditorum et debitorum pactis. In eius
Tract. (Vid. n. 107.) \
1101. Vorr.marmonr (Carl.-Fred.-Wil. )’. Etwas von Nachlassvertràgen;
( Saggio sopra i concordati ). Erlang, 1788 , in-8.° .
1102. WAGLER (Paul.-Tob. ). De pactis remissoriis cum debitore oboe‘
rato. Altdorf. , 1785, iu-4.°
axo3. Wenennano (W.-C. Pactum remissorium maioris partis Chirogra
phariorum in concursu creditorum non esse Juris romani. Halae, 1729,
in-4.° ‘ , -
1104. W1esann (Georg.-Steph. ). De Pacto remissorio. ’Vittemb., 1773,
in-4.°
CLCXV BIBLIOTZCA DI GIL'RISPIIL'DENZA COMMERCIALE

S E z 1 0 N 11 V.

Delle rivindicaziom'.

1105.. Enna (J.-G. De creditore speciei in concprsu creditorum tradi«


tionem speciei frustra potente et l1uius loco praetio , quod solvit , cum
eo quod inteiest, ipsi in classe chirograplriorum adiudicando. Lipsiae ,
1754 , in'4.°
1106. anrnzn (IonGeorg. De venditione ad credontiam.’ Altdorf. ,‘
1713 , in-‘4.°
1107. F1.rmcnaa (Ch.-Fr. De debito speciei moto ante traditionem con,
eursu creditorum , praccise praestan'do. Lìpsiae, 1753 , in-4.°'
1108. GMELIN (Cl1.-Got. De iure separationis quod exorto super bonis
emptoris concursu , venditori in re vendita competit. Tubing. , 1799,
. in-4.° -
1109. Ilarrrnncnî (Chr.-Ferd. Diss. de rerum decoctori vel decoctionis
candidato , venditarum vindicatione. Tubirgg., 1714 , in-4.°
1110. Hanrrnecnr (Ferd.-Clir. De rei venditione ad credentiam propa
diem decoctionis praecipue inita. Tubing. , 1713 , in 41’
1111. R1vuws (Audr.-Flor. De rei venditae et traditae, solutione non
facta , vindicatione. P’z'lterqzb. , 1747 , in-4.o
1112. Tnucnen (.Guil..Sigism. De iure vindicantium praeclusorum,
Lip5iae , 1805 , in-4.° '
1113. Ton» (Jo.-Conrad.-Sigism.). ',De utilis rei vencliti0nis speciebus ,
carumque usu in concursu creditorum. Helmsh , 1750 , in-4.°
1114. VV11)0W (Pet.-Henr. Diss. dc dominio mercium, intervenientihns
l_it_teris recognilionis transmissarnm, moto concursu, preditoribus ceden,
te. El:/ord. , 1789, in-4°
PIPARDESSUS. ' 1:11.11

Sazroue VL

Del grado e della distribuzione fra' creditori.


\

1115. ALEMANN (VVil.-Cbr.-Aug.)Ì Observationes quibus juris romani ar


gumenta de odio debitorum,creditorum vindicta et concursu imminente
illustrantur. Gotting. , 1752 , in-4.°
1116. Ananas (Seb. ). Diss. de beneficiis creditorum adversus debitores,
creditorum inter se ipsos et debitorum adversus creditores. Lipsiae ,
1625 , in-4.°
1117. ANTEN (Henr.). Diss. de prioritpte et concursu creditorum. Basil.,
1625 , in-4.° ' I
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1700 , in-4.° ‘
1120. Aauozzr (Viti. 'J'uristisches Tracl‘àtlein Von Yor uud Nachgang
der Creditoren; (Brevi trattati giuridici del grado nel concorso dei
creditori Salzb. , ‘174: , in-8.“
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currentium. Jenqe, 1627 , in-4.° ,
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Jen‘ae, 1607, in-4. 7
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bus creditorum. Gotting. , 1745 , in-4.°
1124. BALTIIASAR (Aug. Diss. de pecunia assecurationis in locat. con
duct. praediorum soluto ejusdem in concursu creditorum jure. Grjph.,
1759 , in-4.n I
1125. BAUTE (Sam. De Protopraxia Creditorum. Traj. ad Rhen. ,
1706 , in-4-°
1126. Bavr.n (Henr.-Gottfr.). Diss. regulae , si vinco vincentem le ,
. L. T. I. 19
CXLVI. BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

vinco te ipsum , perperam in concursu creditorum locum dari. Lipsiae,


1783 , in-4.°
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1685 , in-4.°
1128. B1:101.n (C11. De concursu et praelatione creditorum. Tubing. ,
1618 , in-4.° '
1129. Berna (Ad.). De circulo creditorum. Jenae, 1697 , in-4.°
1130 BEUCHEL (Car.-Sigism. De expensîs concursus reliquisque dam
nis creditori a fideiussóre indefinite obligato refundendis. Erford. ,
1770 , in-4.° _ _
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1133. Busca (Casp.) Disp. de Creditorum privilegiis. Argent. , 1634,f
in-4.°
1134. Boom (Henr. De non praeferendis sumptibus curationis ultimi
morbi. Halae»Magd., 1703, in-4.’
1155. Bosaimn (G.-Lud. Diss. de Jure mercedis opificum in concursu
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Francofurt. 1697 , in-4.° -- Nolis et additionibus illustravit ,. Sam.
STRYKIUS. Francqf. ad Viadr. , 1745 , in-4.° ‘ i

1137. 130an11 (Joh.-Petr. Nani moto concursu, usurarum cursus


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1138. Canna AB Insmsa (Franc.). Diss. de Protopraxia creditorum.
Lugd.-Bat. , 1720 , in-4.° '
1159. CANZ (Eberh.-Ch.). De contradict01e in concursu creditorum. Tu
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1140. Caaocc. (Alex. Diss. de Protopraxia creditorum. Grjpk. ,
1693 , in-4.°
D1 P1nnessus. cx1.vn
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ad Viadr. , 1737 , in-4,°
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‘ Bai. , 1692 , in-4.° ‘
1143. Correa (Io. ). Positiones de Creditorum in concursu praeferentia.
Argenth; 1651 , in-4.°
1144. Comune ( Matth. Diss. de Jure praelationis creditorum. Francaf.
ad Viad., 1625 , in-4.°
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Concurs der Claiibiger; ( Sviluppamenti sul concorso de’ creditori
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1614 , in-4.° ' '
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1149. Ducmcx (Jo.-Plril. Diss. de Protopraxia creditorum. Argent. ,
1672 , in-4.°
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peculiari in concursu: Altd. , 1726, in-4.°
1151. D11;1‘111111 (Joh.-\Vilh. Programma de loco honorarii ministrorum
in concursu creditorum. Jenae , 1754, in-4.°
1152 EINERT (Carol. De variis modis quibus
niuntur. Lipsiae, 1807, in-8.° i
eoncursus
À
creditorum
'

1153. Ennar:s (Joh.-Nepomuc. De privilegio hypothccae judicialis a


- venditore in re vendita reservatae , moto concursu. W'icerburg, 1774,
in-4.°
1154. Enrsz (Math. Diss. de privilegiis creditorum. Tubing., 1586,
iu-4.° . _
1155. Essen (A.-H. Diss. de Protopraxia concurrentium creditorum.
Basil. , 1665 , in-4.°
1156. FELTZ (Jo.-llenr. Excerpta cohtroversiarum illustrium de praela
tionis creditorum iure. Argent. , 1719, in-4.°
I
cxm\i BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA 0011111211011111
1157. Fonsrnn (Valent. Diss. de privilegiis creditorum. Heidelb. ;'
1584 , i11-4.°
1158. Faensasnonrs (Leop.-Frid. Untersuchung wie dio Concurskosten
am billig sten zu bezahlen; (Ricerca del modo il più economico dipa
gare le spese del concorso Lemg. , 1774 , in-8.°
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collocatione. Argent. , 1656 , in-4.° ‘
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rès beniiicio. Gryph. , 1622 , in-4.Î
1161. GMELIN (Chr.-Goell. ). Diss. de concursu creditorum materiali ,
ciusque a formali diiferentis potioribus. Eri. , 1775 , in-4.“
1162. GMELIN (Christ.-Gottl.). Ordnung der Glaiibiger im Gantprocesse;
(Dell’ ordine de’ creditori dopo la Vendita de’ beni del fallito Leip.
sig, 1783, in-8.° ' '
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cessu observationes. Helnzs. , 1731 ,' i11-4.°
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1165. Hacxr. (Henr.-Clx. De separatione patrimoniorum in concursu.
Lipsiae , 1733 , in-4.°
1166. Hanrraecnr (Ch.»Ferd.). Jus contractus vitalitii in concursu cre-'
ditorum. Tubr'ng, , 1754, in-4.°
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11685H1-:10 (Petr. Diss. de Jure concurrentium creditorum. Vittemb. ,
1590 , in-4.°
1169. H1:111110110 ( Io.-Casp. ) Disp. de iure creditorum, facta cessione, ad
versus tertium. Jenae , 1741 , in-4.°
1170. Hannwnc (Jo.-Gasp. A11 is qui iure praelati0nis quoad sortem
in concursu creditorum est munitu's codem quoad usuras quoque gau
dcat. Ienae , 1730 , in-4.°
1171. HELLI-‘ELD (Joh..Ai1g. De praerogativa hypothecae pubblicae ta
citae aequae ac expressae competente. Jenne, 1771 , iii-4.“
_.__. .._r_’_fl_ ___I

DI Pannnssus. cxux
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rum. Gryph. , 1732 , in-4.° _
1173. “ENNE (Rud.-Chr. Progr. de privilegio personali creditoris ad
rem emendam muluum dantis. E:ford. , 1770 , in-4.° '
1174. Honrnxsn (Jo.-Ernest.). Diss. dc collocatione usurarum in con
cursu creditorum. Giessae, 1754 , in-4.° '
1175. Jassau (Matth.). Diss. de praerogativa creditorum in pignore.
Jenae, 1680, in-4.° _
1176. K.uvm; (Cli.-Car. De compensatione et retentione in concursu
creditorum locum habente. Lipsiae, 1779 , in-4.° _
1177. K0011 (Joh.-Christoph. De concursu hypothecae specialis et ge
neralis. Giessae , 1782 , in-4.° '
1178. Kocn (J.-Ch.). De pecunia ad emendum eredita privilegiata et
non privilegiata. Giessae , 1772 , in-4.°
1179. Kournocr (Franc.-Ju_st. De Jure salarii advocatorum in con
cursu creditorum. Giessae , 1770 , in-4.°
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1n-12. ‘ <
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rum. Argent. , 1785, in-4.°
1185. Lnysrzn (Aug. Diss..de Creditoribus , concursui creditorum 11011
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1186. Lms'an (Aug. De concursu creditorum in genere. Helmst. ,
1728Lerssn
1187. , in-4.°(Aug.). De Seyla et-Charibdi vin concursu creditorum. '

_ Helmst., 1729, in-4.° .


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1195. l\IELAS (Val. Dissert. dc Protopraxia seu prima exactione con
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1196. MI:LONIUS (Lucas De .Iure praOlationis. Norimb. , 1644, in-8.°
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tium creditorum. Argenti. , 1607 , in.4.°
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1205. MULDENER. Dc Concursu creditorum. flfarb., 1675 , in-4.°
1206. Mm.qu (Petr. De favore salarii. Jenae , 1681, in-4.°
111 PARDBSSUS. CLI
1207. ,MULLER (Mart. Diss. de privilegiis creditorum. Giess. , 1662 ,
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1209. Nsacsn (Joacb. Diss. de prioritate creditorum. Vittemb., 1705,
in-4.° ' .
1210. NETTELBLADT (Daniel Dissert. de sumptibus concursus credito
rum. Halae , 1754 , in-4.°
1211. PELLER (Martin). De curatore bonorum in concursu creditorum
eorumque praelatione. Basil. , 1676 , i11-4.°
1212. PESTEL (Dav. ). Diss. de praeferentiis creditorum.” Rint. , 1667,
in-4.° ' _ -
1213. Prrzan (Beni.-Frid. De pignore privilegiato, quod mutuando
ad rem comparandam acquiritur. Stuttgard , 1792, in-4.°
1214. PHILIPPS (Corncl. Diss. de praefcrenlia et concurrentia credi
torum in pignnre. Utraj. , 1725 , in-4.°
1215. Pucaozz (VVen.-Xav.-Neumann). Diss. de processu concursus cre
ditorum. Prag. , 1732 , in-4.’ ‘ >
1216. RENNEMANN (Henn. ). Diss. de prioritate in cencursu creditorum.
Erf., 1636, in-4.° .
1217. Ranuannr( Car.-Aug. De efl‘ectu fori concursus creditorum uni
versalis ratione bonorum territorii alieni. Jenae , 1775 , in-4.°
12 18. Rnusuan (Nic. De privilegiis et iure potiori creditorum concur
renlium conclusioncs. Jenae , 1599 ,,in-4.°
1219. B1c11‘1‘1111 (Chr.-Phil. Diss. de iure et privilegiis creditorum.
Colon. , 1707, in-4.° ‘
1220. R1V1NUs (Jo.-Fl. De Iure pignoris moto concursu. Lipsiae ,
1728 , in-4.‘
1221. Rrvmus (And.-Flor.). Diss. de praer0gativa creditorum cambia
lium prae cl1irograpl1ariis. Vittemb. , 1749, in-4.°
1222 Ronmquaz (Amad. Tr. de concursu et privilegiis creditorum in
bonis debitoris. Genev., 1665 , in-fol.
cui B11110r1:01 01 Grunrsmunrrzt couurncufl
1223. Rumnt’rscu (Franc.-Jac. ). De iure praelationis in concurso cre
ditorum. Basil. , 1642 , in-4.°
1224. SALGADO (Frane. Labyrinthus creditorum concurrentium. Lugd.,
1672 , in-fol.
1225. Saron (Frid.-Henr. De pignorum praerogativa generatim , et
speciatim de pignore publico, pignori legali non indistincte antepo
nendo. Erford. . 1772 , in-4.°
1226. ScuAck (Guil.-Van. Diss. de praelatione et concursu credito.
rum. Scuarrsa
1227. Ultraj. , (Joh.-Theod,
1.692 , in-4.° '
De praecursu Creditorum. Tubing. , I

1731 , in 4.°
1228. Scnxacas (Elia). De concursu creditoru'm in foro civili_formando.
Brunsw. , 1718 , in-4.°
122g. Scuxout. (Joach. Diss. de prioritate creditorum. Rostoch. , 4
1645 , in-4.°
1230. Scuoerrr (Adam.-VVolfg. Diss. de iure praeclusionis creditorum
a indieio concursns. Tubing., 1732, in-4.°l ,
1231. Scuoerrr (Wolfg.-Adam. Diss. de creditorum concursu particu
lari. Tubing. , 1753 , in-4.° ,
1232. Scuorau' (Bernh. Disp. de concursu creditorumv et eorum pri
vilegiis. Lugd.-Bat., 1645, in-4.°
1233. SCHROETER (Ern.-Frid.). Disput. de Protopraxia creditorum. 'Je
nae , 1665 , in-4.Q
1254. SITI-IMANN ( Jo. ). Diss. de prioritate siveiure praclationis creditorum
in concursu. Seri. , 1652 , in-_4.° _
1255. SMERHEM (Henr. De concursu et ordine creditorum. HelsmsL ,
16511 , in-l|.°
1236. Srnmosrm.n. ( Georg.-Ilenr. De concurrentium creditorum prae
rogativa. , 1638 , in-4..° ,
1137. Summa (Henr. Diss. de iudicio concursus universali. Tubz'ng.,
1661 , in-4.°
1238... STEPHAN (Petr.). De concursu creditorum. eorumque privilegiis.
Gr_yph. , 1653 , in-4.°
bi PAnnEsses. cr.1ii
1259. 515111111 (Mattlr.). Com. de privilegiis creditorum et eorumdem
ordine in concursu. Lipsiae , 1752, in-4.° v
1240. STE1=HAN ( Mattli. Diss. de prioritate creditorum. Gryph. ,
,1637 , in-4.° ' ' - '
1241. STRAUSS ( Jo.-Val. Diss. da concursu creditorum , eorumque pri
vilegiis. Mog. , 1729 , iri-4.o . '
1242. STREBEL (Laur.-Fred.). Disp. de prioritate creditorum. Altd. ,
1651 , in-4.° ‘
1243. S1‘mfvs (Bare-CML). Struvius non errans , sive vindicatio senten
t'iae Strnvii de concursu creditorum adversus Ant’. A. Mara , sive
Eliam Senegas. Colon , 1691, i1v4.° ,
1244. Suav (Gottl‘r. Diss. De concursu et praelatione creditorum.
Viltemb. , 1651 , in 4°
1245. 611511 (Io. Dissert. de concursu creditorum eorumque praelatione.
Jenae , 1625 , in-4.° _'
1246. Tanzm. (Erriest), De decreto distributionis in concursibus credi«
torum nonnullibi recepto. Erford. , 1729, in-4.°
1247. Tana Toonrm (Lucas ).‘ De beneficio Protopraxiae et concursu cre
ditorum. Franequerrae', 1676 , in-4.°
1248.
1698Tnacnsm.
, in-4.° (Jos.-Mart. ). Positiones deprivilegiis
I creditorum.
. Alld.,

1249. T111011 (Alb.-Pl1il. Diss. de Juribus illius qui alteri ad emen


dam credidit. Helmst., 1771 , in-4.°
1250. TRUETZSCHLEB. ( F1‘ed.-Carl.-Ad5. Die Lehre von der Pràclusion
der Glàubiger bey entstandenen Concurse ; (I principii della preferenza
fra’ creditori nel concorso. 1781 , in-4.°
1251. ULRICH (PlJ.-Ad.>. Labyrinthus creditorum ac eorum concursus.
Herbip. , 1720, in-4.°
' 1252. UNGEPAVER (Erasm.). Diss. de prioritate et privilegiis creditorum.
Jenae , 1637 , in-4.°
1253. Vaunsam (Pet. ). De privilegiis creditorum eorumque origine. An
tuerp. , 1596, in-8.° ’
1254. Vorscuov (Joach. Diss. de concursu , praelatione et privilegiis
L. T. I. _ 20
cmv B11L1011101_ 111 Gronrsrnunzuu COMMERCIALE
creditoru1n in bonis 0baerat01um debitorum. Gryph. , 1659 , in-4.°
1255. VVAGNER (Georg.-Jos.). De concursu creditorum. Moguntiae ,
1721 , in-4.°
1956. ‘W111L (Io.-Frid. Program. de praeferentia creditorum hypothe
cariorum in concursu ex temporis privilegio. Goetting. , 1755 ,i11-4.0
1257. W’ALcH (C.-Fr. De compensatione creditorum in concursu. Je
nae , 1770 ,, in-4.°
1258. WERNBR ( Georg.). Diss. de praeferentia creditorum in concursu
eorumdemque privilegiis. Jenae, 1657,'in-4.°
125g. VVBM'HER (Wolfg. Diss. de prioritate creditomm concurren
tium. Jenae, 1620, i11-4.°
1260. \V111121.1. (Joach. Diss. De iure praelationis, seu prioritatis in
concursu creditorum. Tubing. , 1648, in-4.°
1261. W1ELING (Epei). Diss. de Protopraxia Creditorum. Franequerrae ,
1725, in-4,° -
1262. WIESE (W.-Vinc.). Progr. von den Recl1ten und Verbindlichkei
ten der-Glàubiger in Concors; (De’ dritti e doveri de‘ creditori nel
concorso. ) Rostoch. ., 1771 , in-4.° , .
1263. W1ese (Walther-Vin.). Dissert. de Concursu Creditorum lites alibi
pendentes non turbante. Rost., 1789, in-4.°
1264. WILDVOGEL (Christ. De Jure praeferentiae in locationc. Jenae,
1703 , in-4.° “
1265. WILI(ELSTATS (Ern.-Frid. De Protopraxia creditorum. Jenae ,‘
1665 , in-4.°
1266. Wrr’r (Lug.-Fran.-Fred. De Jure debiti cambialii in concursu
creditorum. Heidelb. , 1815, in-4.°
1267. Wocsrrm.s (Ge.-Sam.-Von. ). Diss. de Jure praelatiouis credito
1um. Basil., 1651 , in-4.° '
111 Panoessvsi ch

S 1 z 1 0 N a VII.

Dritti delle -mogli de’ falliti.

1268. BARTHOLD (Frid.-Iacob. De concursu dotis et fisci. Frane/I ad


Viadr. , 1686, in-4.° .
1269. BASTINELLER (Gebh.-Cl1ri5t.). De Marito facultatibus lapso , usum
fructum bonorum illatorum mulieris percipiente vel non. Vittemb. ,
1742 , in-4.°
1270. BASTINELLER (Godof.-Chr.). De concursu creditorum mariti et 11x0
ris. Villemb. , 1742 , in-4.°
1271. BAVER (Henr.-God.). De jura Creditorum quorum commodo uxor
fideiussit. Lipsiae, 1807 , in-4.’
1172. B11an1:L (Ioh.-CI11istopl1 De privilegio dotis in concursu credi
torum. Vittemb. , 1687, in-4.°
1273. BRUNQUELL (Io.-Salom.). De usttfructu mariti in rebus uxoris moto
super illius bonis concursu creditorum_ cessante. Jenae , 1732, in-4.°
1274. GMELIN (Gln‘ist._Gottl. Diss. de obligatione uxoris ad solvenda
debita a coniugibus contracta moto in primis super bonis mariti con
cursu creditorum. Tubing. , 1785, in-4.°
1275. MAN1.EL (Ern.-Io.-Frid. A11 et quatenus jura conjugum moto
concursu obterentur ? Rost. , 1760 , in-4.° _
1276. 51111111119 (Io.-Sam. De praelatione dotis et fisci mutua in con
cursu creditorum. Halae , 1702 , in-4."
1277. WEBER (Fred.-Adol. Dissert. inaugur. de dote a creditoribus
impugnanda, praesertim constitutione ejus vel agnitione in fraudem
' illornm facta. Rosi. , 1812 , in-4.°
1278. ZANGER (Carl.-G. von. Uh weibl Biirgsch im concursa; (Sulla
guarentigia delle mogli ne’fallimenti Giess. , 1804 , in-4.‘l
erv1 B111101‘1101 DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

QUARTA SUDDIVISIONE

\ DELLE cassoni ne’ BENI.

1279. A1112111 (Jac. De excussicne bonorum. Coloniae , 1591 , in-8.’


1280. Bari-2a Adr. Diss. de cessione bonorum. Jenae , 1697 , in-4.°
1281. Benna (Mariae-Jo.-Christoph. Diss. de cessione bonorum. Ar
gent. , 1764, in-4.° .
1282. Boscn (Alb.). Diss. de cessione bonorum. Lngd.-Bat. 1725, in-4.°
1283. Buon (Matt.). Tract. de cessione bonorum. Colon., 1591 , in-8.°
1284. Buon (Mattl1.). De cessione bonorum. Lugd.-Bat. , 1593 , in«4.°
1285. CARBEN (Jo.-Petr. De beneficio cessionis. Argent. , 1727, in-4."
1286. Conasws ( Jo. De cessione bonorum. Viltemb. ., 1603 , iii-{'01.
1287. G1111'11-111 (Mart.-Zach. Diss. de eo qui ad meliorem fortunam
pervenit.'Lipsicte , 1678 , in-4.°
1288. Cnavnr. (Jo.-Frid. De cessione bonorum. Argent. , 1657, in-4.°
128g. D11:ssnnnoar (Jo.-Godofr.-A. Dissert. de beneficio miserabili. Ge
‘ dan. , 1698 , in-4.° ‘ 7
1290. Donnanus (L.-A. Thes. in titul. Pand. et Cod. de cessione
bonorum. Colon. , 1592 , in-4.°
1291. E1c111-:1. (Io. Dissertatio de beneficio competenliae et cessione
bonorum. Helmest. , 1656, in-4.°
1292. Foca (Pani Diss. de beneficiis debitoribus concessis. Duisib. ,
1668 , in-4.° _
1293. GALEN (Arn.-Ant.). Diss. inaug. de cessione bonorum. Lugd.Bat. ,'
1785 , in'4.° ' - _
1294. GELDERMANN ( Sam.-Jos. Diss. de beneficiis bonorum cessionis.
‘Ultraj. , 1727, in-4.° .2.;
1295.G110111111 (Ahrah. Diss. de cessione bonorum. Lugd. Bat. , 1690,
in-4.° '
1296. Gnossau (Mieli. Diss. de beneficio cessionis bonorum. Vittemb.,
1650 , i11-4.°
111 PARDESSUS. c1.m
1297. HAKI:_LMANN (Leopold Diss. de cessione bonorum. Je.1ae, 1595,
in-4.°
1298. H'ARPPRECHT (Io. Dissert. de cessione bonorum. Trtbihg.,_1625 ,
in-4.° '
1299. Hanno (Jo.-Aug. Progr. de bonis debitorum post eorum ces
sioncm distrahcndis. Jenae , 1764, in-4.“
1300 HUNN (Helf.-Ulr. Diss. dc cessione bonorum. Giessae , 1617 ,
in-4.° ' _ -
1301. Kavsrn (Corn. de Diss. ad leg. 4 , Codicis , qui bonis cedere
possint. Ultraj. , 1722, in-4.°
1302. KORNMANN (Jos. De cessione bonorum. Ilîarp., 1642 , in-4.°
1303. LINCR (Jer.-Eberh.). Diss. de cessione bonorum. Argent. , 1740,
in 4.° '
1304. Luca ( Jo.-Bapt.-card.
ini-fol. ‘ de De cessione bonorum. Lugd. , 1684,‘

1305. Luoweu (Guil. Disp. de cessione bonorum. Altd. , 1644 ,


in-4.” ‘
1306. M.wuus (Thomas ). De ceSsione bonorum. Francf. , 1635, in-4.°
130’}. Man (Gasp. Conflic'tus creditorum cum debitore ad pinguiorem
_i'ortunam reverso. Ingolst. , 1644 , in-4.°- Et: germanico idiomate:
'Zinsscharmiitzel zwischen dem Glaiibiger et Scbuldener; (Del con
corso tra’ creditori ed i debitori Ingolst. , 1645 , in-4.°
1308. MERGER (Joach. Diss. de 1010 debitoris ne cgeat. Vitemb. ,
1663 , in-4.° '
1309. Mevws (David). Teatri concursùsim‘editorum Diascepsis de ces

sione bonorum. Grfph. , 1637 , in-4.°


1310. lilavws (David Norma aequitatis : sive discussio levaminum ino
piae debitorum. Stettin , 1718 , in-4‘."
1311. MOI;LLER (Ilerm. Diss. de cessione bonorum. Basil. , 1532 ,
in-4.° 7 _
1312. Mouemnac ( Bern.-Ludov. Diss. de abusa cessionis bonorum.
Giess. , 1718 , in-4.° ’
131,3. Nrmxcws (L. Diss. de cessione bonorum. Basil., 1656, in-4.°
c1.vi11 BIBLIOTECA DI Gwnisrntmr:nza commacmns
1314. NaunAru (Mart. ). Diss. de cessione bonorum. Colon. , 1695 ,
in-4.”
1315. OLEARIUS (Io-Frid. Diss. de renunciatione cessionis bonorum a
debitore facta. Lipsiae , 1703, in-4.°
1316. PUTTMANN (Ios.-Lud-Ern. Diss. de cessione honorum contu
meliosa. Lipsiae, 1784 , in-4.°
1317. PUTTMANN (Ios.-Lud.-Ern. Progr. de bonis per cessionem ho
norum ad creditores baud transeautibus. Lipsiae , 1778 , i11-4.°
1318. REBHANN (Io. Dissert. de beneficio cessionis bonorum debitorum
pauperatorum. Argent. , 1658 , in-4.°
1319. R1111111 (Enr. De cessione b0norum. Rostoch , 1637 , in-4.°
1320. Brenna (Val. Disp. de cessione bonorum. Ienae , 1634, in-4.‘
1321. Rosusunsncaa (Io.-Petr. Diss. de cessione bonorum. Basil. ,
1676 , inq.°
1322. Saucncz DE Mano (Lud. In tit. Codicis, qui bonis cedere pos
sint. Malaccae, 1642 , in-4.°
132 3. Senarrswsau (Io.«Tl1eod. Diss. de cessione bonorum. Basil. ,
1667 , in-4.° .
1324. SCHMID (Io.-Casp. De cessione bonorum. Basil. , 1662, in-4.°
1325. 5011011111111 (I.-H. De cessione bonorum. Marburg. , 1670 ,
ìn-4.° _
1326. Scrmosrsn (Eru.-Frid. Diss. de singularidehitorurn iure. Ienae,
1662 , in-4.°
'1327. SCHWALB (And. De cessione honorum. Aitd. , 1652 , in-4.°
1328. Scuwsunsundsnrrua (Barth.-Leonh. Diss. de cessione bonorum.
Lipsiae, 1668, in-4.°
1329. SLUTER (Io. Diss. dc cessione bonorum. Grypk. , 1637 , in-4.°
1330. SMALCADEN ( Lud.-Com. Diss. de assignatione bonorum iudiciali
obaerati debitoris. Tubing. , 1749 , in-4.°
1331. 52111 (Franc.-Xav. Positiones’de cessione bonorum. Argent. ,
1785 , in-4.°
1332. Srnscxm (Conr.-Wilh. Diss. de cessione bonorum l'amam non
fugillante. , 1729, in-4.°
- 1tîEîî'-L
DI PARDEsSUS. cux
1553. Srauvn (Georg.-Adam. Diss. de fle{bili cessi0nis bonorum adju
torio. Jenae , 1666 , ìn-4.°
1534. Szm.maczx (Jac. Diss. de bonorum cessione. Argent. 1580 ,
in-4.° -
1335. TWESTRENG (Eherh.). Diss. de cessione bonorum. Basil. , 1578 ,
in-4.° .
1356. VERI (Just. .Tract. von cessione Bonorum , und Banckrottcn;
(Della cessione de’benì , e della bancarotta Franckf., 1698 , in-4.°
1557. Vonscnov (Joach. Diss. de cessione bonorum. Gryph., 1650 ,
ill-4.° -
1358. VVr;ssunnc (Matth. Diss. de cessione bonorum , et qui cedere
possunt. Vittemb. , 1572, in-4.°
133g. VVILDWOGÉL (Christ. De flebilis beneficii cessionis aequitate.
Jenae , 1705 , iii-4.”
1340. Wocssssn(lo.-Carl. Diss. de cessione bonorum. Basil. , 1617;
in-4.° ‘
1541. WYMEN (Henr.-Petr. Diss. de beneficiis debitoris obaerati. Traì.;
ad R/zen. , 1753 ., in-4.°
1541. Zscans (Gas. _ Diss. de cessione bonorum. Traj. ad Rlzen. ,
1717 , in-4.°

QUINTA SUDDIVISIONE

DELLE BANCAROTTE .

1343. Avnmmcn (Jo.-Geor, ). Mercator fallitus. Lipsiae , 1685, in-Iz.


1544. BANCK (Laur. De Bancaeruptoribus duo diss. Francof. , 1650 ,
in-4.°
1345. FAnnn'unons'r (Chr. De Bancoruptorurn scelere praelico. R0
stoch. , 1625 , in-4.°
1546. HAREN (Franc.-Rutg.-Ab.). Dissert. de decoctoribus. Mog., 1718,
in-4.°
1547. mex (Jcro.-E'berh. ). Diss. de Bancaeruptorihus. Argent., 1741,
in-4.° -

Y-._, v-"
-'

cr.x BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE


1348. MOLLER (Jac. Von Banquerotirern; (Delle bancarotta). Fran
cÀfurt, 1695, in-4.’
154g. SALZMLNN (Rudolph.)l De Bancaeruploribus. Argent. , 1666, in-4.°
1350. SAUTER (Dan.). De Bancaeruptoribus seu Praxis bancoruptorum
lìUjllS saeculi quae secundum fallaces actioues depingilur. Lugd.-Bat. ,
_ 1615 , ili-8.° - Germanico: Practica der Banqucrotiren;( Conoscenza
delle bancarotta Augsp. 1615 , in-4.°
1351. SAUTER. (Dan. ). Mastix fallitorum , de debitorum et fallitorum
poenis. Lugd.-Bat. , 1619, iii-4."
1352. Scunonrzn (Ern.-Fred. De Bancaeruptoribus. Jenae, 1666 ,
in-4.° I

1353. Snncaow (Jo-Henr.-Chr. de Diss. de poenis mercatorum foro


cedentium. Gotting. 1775 , ìn‘4.°
1354. (VVEGENER (Dan. Diss. duo de Bancaeruptoribus, cum praefat.
»BANK11. Franequerrae, 1658, i11212. ' »
1556. VVERNER (Georg. Diss. de decoctoribus seu debitoribus non
sdivendo non exislantibus. Hclmst., 1667 , ìn-4.° -Cum praef. BAN
c1m. Franequerrae, 1650, in-m.
1556. ernns (Alex.»Polyc. Muthwillige Bancrottirer; (Delle banca
rotle premeditate Leipsicl: , 1678, in-12.
135;. Z1111‘111. (Heinr. Vom vorsetzlichen Banquerotliren; (Delle ban
carotta fraudolenti Lez’psick , 1717 , i11-4.° '
1111 PAn’nnss’0“S ' - cm:

OTTAVA DIVISIONE.
f .\
"
OPERE RELATIVE ÀLLÀ GIURISDIZIONB COMMERCIÀLI:

‘ ,

PRIMA SUDDIVISIONE .
>
\

nn’ TRIBUNALI n1fcommmcro E DELLA rnocnnmu


vr Si osserva. i ' 01111

1358. Bonmrr (I. Recueil d’Arréts de la Cour. de Parleinent de Pro.


lvence, congernant la compétence des Juges‘ et Consuls des Marcl1ands;

1 (Raccolta di ’arresti'della corte del parlamento di Provenza , concer


nente la competenza de’ giudici e Consoli de’mercanti Aia: , 1735 ,
1 vol. i_n-4.° _ _
1359. Boucmsn (P.-B. Traité de la procédure devant les tribunauxl de

commerce ;' (_Trattato della procedura innanzi a’ tribunali di commen


cio). Paris, 1810, 1 vol.‘in-4.° , l _
1360. ,BREUNING (Chr.-Henrf). De uso juris naturalis in c'a'usis con‘1mer-,
ciorum (lisjudicandis. Lipsiae, '1759', in-4.° ‘ . . . .
1361. Correns. Mémoire Sur' le rétàblissement des Amirautés ; ( Memoria
sullo ristabilimento degliAmmiragliati Paris, an.12,( 1804 ),'1 vol.
in_4.° I . I .
1362. Corrans. Obser.vations sur _l’ organisation des tribunaux de com
merce maritime; (Osservazioni sulla organizzazione de’ tribunali di
commercio marittimo Pari: , an. 10 , ( 1802 ), 1 vol. in-8.°
1363.. Enn-rps (M.-C. De Jurisdictione littorali. Gotting., 1751 , in-4.°
1364. Gamma (Jo.-'Henr. V
Basil. , 1697 , in-4.°
Diss. de judiciario mercatorum -prooessu.
_ '

L. T. I. 21
CLXII BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

1365. Goenar. (Ios.-Guill. de De depositione pecuniae judiciali in pro


cessu cambiali. Helmst. , 1726 , i11-4.° ‘
1366. KLEIN (Io. Progr. de singolaribus in causis mercatorum a le
gibus constitutis. Rosi. , 1698 , in-4.°
1367. KUSTNER (VVilh. De antiquissimis mercaturae indiciis. Lipsiae ,
1782 , in-4.° -
1368.‘ L.1mux. Manuel des Tribunaux de commerce ; Manuale de’ tri
bunali di commercio Paris, 1813 , 1 vol. in-12.
1369. Lunov1c (Iac.-Frcd. ). Anleitung zum \Vcchshel process. mit
I. Gerh. Scuurr’s Zusatzcn ; ( Introduzione alla procedura nelle cause
del cambio, colle note di SCHLITTE Hal., 1745 , in-4.°
1570. Manrscuan. Traité des Iuges Consuls',avec un avertissement pour
la jnridiction consulairc‘; (Trattato de’ giudici consoli, con un avver
timento per la giurisdizione consolare ). Paris , 1651 , in-8.°
1 37 1. Maarmean ( Paul-Iac. N eVeròiinetes handels Gericht odor Woblbe
steltcs commercien
nizzato Amburg, Collegium ; (Tribunale
1709, iii-4.° i di
_ commercio
__ bene
' orga

1372. R1101. (Acatius-Antonins , de De Magistratibus logiae maris ,


antiquitatp , praeeminentia jurisdictione , ceremoniis , etc. Barcinon. ,
1655 , - Italico idiomate ,' Ve,net. , 1676 , in-fol. '
1375. R1vmus (Andr.-Florent. ). De judicio peritorum in arte. Vittemb.,
1755, in-4.° . .
1374. SAUTER (Dan. Praxis bancae mercatorum. Lugd.-Bat. , 1615 ,
in-4J’ - _ .
1375. Scueaea (Pl1il..Ch. Dar VVechsbelprocess. mit Rit.0ks. aut‘ dia
meisten bekànnten de Wecbselgesetze; (Procedura negli affari di camÀ
bio Erlang. , 1802 , 2 vol. in-8.° ‘
1376. Scnur.rz (Dan.). De jurisdictione littorali. Altdorf. , 1683, iii-4.°
1377. Snurea (Io. _ De responsis mercatorum vulg0 Pareres dictis.
Giess. , 1706 , in-4.° ' ,
1378. 51111ch1 (Ben. ). Quomodo procedenduui sit in causis mercatorum.
In ejus Tract. collectioné. (Vid. n. 107. ‘
1379. T11111111: ( Petr.-Henr. de Dc praxi juridica' circa commercia.
A'rgcut. , 1755, in-4.°
ni_Pnanasscs. chii1

SECONDA SUDDIVISIONE.

DEGLI ARBITRATI.

1380. Avana ( G.-H. De auctoritate arbitrii ex compromisso vim rei


iudicatae habentis. Gotting. , 1744, in-4.°
1381. Boocmm (P.-B.). Manuel des Arbitres; ( Manuale degli Arbitri
Paris,.1812 , 1 vol. in-8.° ‘ -
1382. Carmen (Joh.-Tob.). De cauto compromissorum in arbitros usu.\ .
Halae, 1738 , in-4.° . '
1383.g DORNFELD (Joh.-.Iac. De Arbitris. Lipsiae, 1724. in-4.°
1384. LINCKEII (Nic.-Clrr. ). De conipromissis. Jenae , 1752, in«4"
1585. REINHARTH (‘T0h."Jac. ). De indicio Arbitrorum ejusque iuris_éfl‘e«
ctibus. E:fort. , ‘1733 , in-4‘.°' I, ' ' ’

TERZA SUDDIVISIONE.
4

CONSOLI us’ PAESI smamam.

1586. BOREL Origine et fonetions des ConSuls; Origine e funzio


zioni def consoli ‘St.- Pe’tersbourg , 1807 , 1 vol. iii-8.o
1387. Genmam (pJ.-B.). Recueil de Formules pour les Consuls et les
Chancelier's des Echelles du Levant et de Barbarie; (Raccolta di for-.
mole per i consoli e cancellieri dein scali del Levante e di Barbarie).
Par_‘is-, 1783 , 1 vol. in-‘8.°. ' f _‘ _
1588. Lannu‘ane. Manuel_des Commissaires des relations extórieures; ( Ma
nuale de’commissarii delle relazioni estere). Paris, 1803, 1 vol. in-8.°
1589. MISLER (Jo.-Harthm. Ébauche d’ un discours sur les Consuls ;
(Abbpzzo di un discorso sopra i consoli Hamb. , 1731 , in-4.°
390. Srscx (J.-C.-W.). Essai sur les Consuls; (Saggio Sopra i con-"
soli )'. Berlin, 1790, 1 vol. in-8.° _ I
1391- ‘W1npsu (Dav.-Baill. On the origin, nature, progress and in
41
c1.xrv BIBLIOTECA 111 GIURISPRUDÉNZA COMMERCIALE
.tluence of Consulirr Establishments ," (Della origine , natura , de’ pro
gressi e della influenza degli stabilimenti consolari 'Paris , 1813 ,
in-8_°- Tradotto dall’inglese da Bernardo BARRÈRI. Paris , 1815,
1 vol. in-8.°
1392. Recueil des Règlemens sur les Consulats ;_ (Raccolta de’ regola- '
menti sopra i coasolati). Pari: , 1_804 , in-4.°,
. I

QUARTA SUDDIVISIONE

DELL’ EFFETTO DELLE LEGGI sraarirms. ; ' V ..

. 1393. B.1vsn (JOh.-G0thOf. De vero fundamento quo inter civitates ni


titur, retorsio juris. Lipsiz'ze , 1740 , in-4.°. .
1394. BRUNEMANN (Joh. De iure peregrinortim. Francqf. ad 0der ,
_ 1662 ,_in-4.° - . . .
1395. Coccmus (-Henr. ). De fundata in territorio et Plurium locorum con
currente potestate. Vittemb. , 1739 , in-4.° ’ '
1396. ELSAESSER De iurium statutarioìum’variantium retorsi0ne
tunc etiam l'undata , si actus secundum illa‘ exercitus nOii praec‘essc"
rit. Erlang , 1775", in-4.°
1397. EvEns (H.-Nic. De iure repressaliàrum 5 iure naturaie deducen
do. Jenae, 1758 , i11-4°. >
1398. HERTIUS (Jos.-Nic.). De collisione legum. Giessae, 1688 , in-4.°
1599. HOIIEISEL (Dan.-Frid. De ret0rsione iurium st1tùtariorum va
' riantium, nec acqua nec prudente. Halae,’ 1736 , in-4.°
1400. LIEB'ENTHAL (Ch. De repressaliis. -Giessae , 1619 , in-4.° \
1401. LYNCKBR N.-Chr. De iure repressaliarum. Jenae, 1747 , in-4.°
1402. MEIER. (J.- Goth. De statutoium conflictu eorumque in cateros
Valore. Giess. , 1775 , in-4.’ I '
1403. OLDENBURG (Vinc.). De retorsi0ne iurium praecipue in c’a't_1sis cam
bialibus. Gotting.‘ , 1780 , in-4.° -
1404. OTTO (M.-Marcus ). De repressaliis. Arger'zt.-, 1629, in-4,‘
1405. RE0RENEERO (L.-O.). Bellum legum contra leges , retorsione emem
tita mctuendum. Lipsiaè, 1740, in.4.° ’ >
D1-Panunssus. cmfl‘
1406. SCHEINMANN ( David ). De authoritate legum civilium extra terri10<
rium legislatoris. Tubingqe , 1696 , in 4.°
1407. 541111er1111 (Ioh.. Iura peregrinurum delineata. Jenae , 1676 ,
in-4.° ‘
1408. Scumnmun ( Cl1.-Iac. Dissert. sistens observationes miscellaneas
de retorsione
1409. Scnmnrr juris. Altd'orf. , De
(Greg.-And.). 1787 , in-4.°
modo _
-procedendi _
circa iperegrinos.,

Altdorf , 1681 , in-4..°


1410. Snavocr (Io.-Philip. ). De retorsione in mercatorio non compe
tente. Jenae, 1717, in-4.° . ' . '
1411. STEINBACH (Micl1. De retorsione juris. Altana, 1696, i11-4.° '
1412. Swiizrsu. De Iure Repr'essaliarum. Viénn., 1752, in-4f‘
- 1413. Voar (Ioh. De -iure'peregrinantium. Lagd.-Ba4._ , 1709 , in-4.°
1414. .W‘.10111151111 (I.-Gl1r. ‘De repressaliis. Àlta'orf. , 1671 , in-4.°
1415. 2111011111 (Gasp.). De iure repres:aliarum. Vittemb. , 1666, in-4..°
u
'

QUINTA SUDDIVISIONE(

° ' ARRESTO PERSQNALE.

1416. Binor. Trac'ta'tus de Carceribus. In collect. Traet. Stracchae et


aliorum de mercatura. (V. n. 107). ’
1417. Banus (Georg. ). ‘De arresto e't privile'giis creditorum. Game,
1615, in-8." ‘
1418. Baucxuan- ( GuilluHier, De actione iniuriarum 0I1 .arrestum coin‘
t1‘a'debitorem solvenzlo existentem dolosa)impetr’atum competente. Je
nae , 1738 , in-4.‘°
141g. Baucxuan ( G_uill.-Hier. ). De salvo conluctu. Francof. ', 1735 ,
in-4.° -
1420. Bausousu. (Coh.»Salom. De proziessu' arresti ad efi’ectum sistem
1li. Jenae , 1725, in-4.° . ’ _
1421. 'DETLBF (Chr. ). De Iure salvi coaductus'. Jenae, 1666, in-4.‘
cnxvi BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA CQMMERCI°ALE
1422.D011111111111 (Horn. ). De iusto rigoris cambialis usu. Lipsiae, 1807,
in'4.° -_ 4
14:13. ENGAU (_Joh.-Hudolp. ). De traditione debitoris ad manus credito
ris. Eniuan
1424. Jenae, (Ch.-Dan.
1746, in-4." De Litte1isPatentihus
7 contra debitorem cam-I

bialem et carcere profugu'm baud iniuste 67ulgandis. Lipsiae , 1801 ,7


in-4.° .
1425. FALCKNER (Joh.-Christ.
cof. , 1666, in-4.° v
De salvo
_
Conductu‘
V_
ad -iudicium. Fran

1426. FOMANN (Ort. De iure sistendi, seu de arrestis. Francof. ,


1623 , in-4.° '
1427. FOURNEL ( J.-F.). Traité de la Contrainte 1iar ccrps; (Trattato sul
l’iarresto Personale Paris, 1801 , 1 vol. i.n«12.
' i428. GAERTNBB (Car-VVìlh. De foemina debìtrice ex-pacto ad carce
ì‘es obligata. Lipsiae , 172.8. iii-4.“ ' '
1429. Gsoncws (Jo.'-Fred. De carcere obaeratorum. Jenae , 1679 ,
in-4.°
1450. Humo'ma ( Hugo-Franc.). De rigore contra debitores. Erfort,
1724, 1 in'll‘o . '
1451. KLEINSCHROD (Gall.-Aloys; De cautèlis in sàîvi conductus- con
cessione a indice observandis. Wi'rcemb. , 1793 , in-4.° 4
1432. KLEINSCHROD (Gal.-Aloys)fDe litleris quae Àfugitivi cuiusgIan1 por

secutionem petunt ac remissionem, palenlibus. VVircèmb., 1795, in-4.°


1453. K.1nsrmglr‘(Abr. De obligatione -ad. carcerem ex causa debiti in
masculo et foemina obtincnte. Lipsiae, 1725‘, in-4.°
1434, MENCKEN (Celt.-Lud.)fDe eo quod instum est circa carce1îs oha_e
ratorum pomam. Vit-temb. , 1729,.in-4.°
,455, 135611115 Znucmws-(P. Traclatus de iure sislendi et manuum
iniectionc qnem vulgo arrestationem vocant. In collect. Tract. Strac
chae et aliorum de Ì\-Iercatnra. (Ved. n. ‘107
1436. PUTTMANN Lipsiue
’Filangîerum. (Jos.-Lud.-Ern.). Pro rigore cambiali
, 1789, in-4.° ' . adversus Caietan.
À

1437. REICHENBACII (Christ.-Ern. -De‘ArreslispHeùlelb. , 1677, ili-4.°


DI P1’nnnssU9. ' ct.1vtt
1438. chcws (Chr.-Gottl. -De conventione obligationis debitoris ad
carcerem in pubcto debiti. Gotting. , 1778, in-4.°
143g. R1v1st (Jo.-Flor. PrGgr. de decoctoribus loco carceris obaera
torum , poena ergastuli afiìciendis. Lipsiae , 1751 , in-4.°
1440. Ròmmws (Paul.-Franc. De salvo conductu. Jerzae, 1717,in-4.°
1441. SCHUTTEN ( Nic.). Diss. de rcmediis quibus creditoribus contra dc<
bitores contumaces et fugìtivos succurritur. Bostock, 1633 , in-4.°
1442. Scnwexnannoenrm (Barth.-Leon.). De inhibitione in vim Arre'sti.
Lipsiae, 1691 , i11-[|.°
1443. Shwve (Georg.-Adam. De iure Arresti. Jenae , 1675 , in-4.°
1444. Srmmus (Elia-Aug. Diss. de apprehcns'iqne debitoris fugìtivi.
Kilon. , 1695, in-4.°- ' .
1445. V1cu.ms (Chr.-J.ac. De jure persomam debitoris,‘ non obstanle
concursu credilox‘um , ex cambio persequendi ac detruden_dì in carc_c
1‘em. Jenae , 1749 , in-4.” . - ‘
1446. VVessae (Andr‘. De Salvo conductu judicìali. Altdorf. , 1698,
in-4.° ‘ ' I
1447. Zzwrr.en (J.-G.). Dc carcere debitorum. dltd01f., 1629, in-4.°
CLXYIII BHLIOTECÀ DI GII'RISPRUDENZL COMMERCIALE

NONA DIVISIONE _
\ DRITTO COMMERCIALE PARTICOLARE

1111’ mvnnsx sn'ri ‘ECCET'I‘UATA .LA Fnaucm.


r-°WP‘

PRIMA SUDDIVISIONE

-Gsnmma 111 0111131111341).

1448. A1111211 (Georg.-Henr.). Be sacri Romani Imperii principe politiam


‘ circa Commercia et studia civium suorurn rite adornante. Gotting. ,
1164. MM
1449. BAL'I'HASAR (’Àug, De iure. peregrinprumsingulari circa proces
sum Gel-111. Gryphiswald. , 1742, in-4.° .
1450. Banneuns (dos.__-_Corn. Dissert. inaugural. de cambiis judaeorum
contra christianum jurejurando corroborandis. Gîess. . 1799,_ iii-4.°
1451. B1111:11 (Adr. Syntagma juris opificiarii. Jenq.e, 1686, in-4.°
1‘452. Balma (Adr. De origine, speciebus et interpretatioue juris Opi.
,ficiarii. Jen‘ae , 1686 , in-4.°
1455. an-(Adr. Tyro prudentiae juris opificiarii praecursorum emis
_sarius; insignibus accessionibus auctus cura Fred. Gotti. Srnuvn. Je
nae, 1685 , in-4.° I ,

(1) Si sono collocate in questa suddivisione le opere relative al dritto commer


ciale di Germania , il cui titolo non offriva alcun mezzo di applicarle ad uno de’stati
indipendenti che attualmente compongono queito impero.
n: PARDESSUS. ' ch11
1454. BEIER,(ÀIII‘. Magister prudentiae juriS opificiarii praecursor pri_
marius. Jenae, 1719, in-4'°
1455. an (Adr. De oflìcinis et tabernis opificu_m. Jenae , 1691 ,
in.4.°
1456. Banca (Adr. ). De domesticis opificum. Jenae , 1695 , in-4.°
1457. Bomma (Jo.-Gottl. Progr. de Commerciorum apud Germanos
iniliis. Lipsiae, 11751 , in-4.°
1458. Bonmmn (Jo.-Sam.-Fred. De cessione nominis a judaeo in chri.
stianum- facta , vana VeL irrita. Francof. , 1758 , im4.°
1459. BUNAU (Henr. de De iure circa rem monetariam in Germania.
Lipsiae , 1716 , ili»4.° ' .
1460. CARRACH (Jo.-Ph.). De regali cudendi monetam iure, ex superiori.
taie territoriale non ex privilegio Imperiali competente. 11:11., 1749 ,
iny-4.° '
1461. CHLADBNIUS (Ern.-Mart. Diss. de incrementis et juribus merca
turac in Germania. Vittemb. , 1765 , in-4.° .
1462. DREYER (J.-F. De diff‘erentiis juris Romani et Germanici in ar
rhis emptiónum. Kilon., 1747 , in-4.° -
1463. Esror. (Joan.-Georg,). De lubrico jurisjurandi Judaeorum. Marburgi,
1744. in-4.° .L. ‘
1464. chxr: ( Jo.-Henr. Dé avariarum di5crimine , inprimis ex legi
bus uauticis Germania'e septentrionalis. Kilon. , 1775 , in-4.°
1465. GLOCKF. (Aut). De nundihis earumquè privilegiis. .Marb. , 1637, in:4.°
1466. HABERKON (Henr.-Petr. De Nundinis. Giess; , 1670, in-4.°
1467. HENSEL (S. ). Diss. de iure cambiali judaeorurn. Francof., 1754,
iii-45’ - .‘ , '
1468. HEP.TL1NG (Joh.-Frcd. De re legibusque numariis , juxta Vele.
rem presentvmque Imperii statnm. Heidelber'g. ., 1748 , in-4.°
1469. HOFFMANN G.-F. De indossatione cambii a Judaeo in Christia
num facta. Gotting., 1801 , in-8.° ' . »
1470. Hormmmv ( God.-Dan. Von den altesten Kayserlichen und Lan«
desherrlichen Biicherdruckodcr Vcrlag Privilegien; ( De’ privilegii in»
periaii
L. T.’su I.sulla stanipa
V e la vendfl_a de’ libri). 23
Leipsig , 1778 I, in-8,°
crxx Branrorsc-a 111 Grumsenumsuza. connencmma
1471. 1101111121. (Carol.-Ferdin. Diss. dc Commercio in 5. R. I. tem
pore belli interdicto. Lipsiae , 1745 , in-4.° _
1472. H0111x (Johan. (De iure instituendi nundinas in Imperio Romano
et Germanico. Mogunliae, 1752, in-4.°
14;3.11011N (Gaspi-Ho.) De praerogativa morum Germaniae in con
cursu cum legibus receptis. Vittemb. , 1702 , ‘in-4.°
1474. Borsa (J0.'Henr. Diss. de Nundinali debitorumprivilegio. Re
giom. , 1698, in-/|.°
1475. Karsen (Jo.-Frcd. De inramento Judaeorum. Giesr. , 1747 ,»
in-4.° .
1476.. Kuenmzwem (Gemg.-Wilb. Dc iure Stapulae. Lipsiae , 1662 ,
in-4.°
1477. Krssar. (J.-J_i De Nundînis. Lipsiae, 1692 , in-4.°
1478. Lnunamnsno (Iac.-Sebast.). Oratio de solemnibus nupdinarum
ineptiis. Rostòch. , 1702 , in-4.°
1479. Lensnsn (Mich--Freil.). De iure Stapulae. Vittemb. , '1668,in-4.°
1480. L’Es’rocq. (J.-Ludov. De indole et iure instrumenti indaci's usi:
tati , cui 1VIamre nomen est. Reg.., 1735 , in-4.° .
1481 L1ror.n ( Ios.-Clrris. De iure grutiae. Martisb. , 1674 ,in-4.‘
1482. LUI)WIG (God.-Th. Dill‘e1‘. iuris Romani et Germanici dei opi

fice exule a pagis. Hal. , 1724, in-4.’


1483. Lumaca ( Melch. De iure Stapulae. Regîom. , 1711 , in-I2.
1484. Lrsan ( Chr. De iure Nundinarum. Viltemb. , 1654 , in-4.°
1485. RIANZEL ( Ernest-Jo.- Fred. Diss. exibens nonnulla prima iuris
un'ivcrsalis et Germanici de concursu creditorum. Rostoch. , 1752 ,
in-4.° ' .
1486. Maurmor ( Joh.-Ant. De iure Grutiae. Argent., 1750 , in-‘4.’
1487 Onrnr.orr ( J.-An. ). Corpus iurîs Opificiarii, oder Sammlung von
allgemeineu inunngs Gesetzen und Verordnungen fur die Handwerlwr;
(Corpo di dritto degli operai , o,raccolta di principi su. tal materia ).
Eflang. , 1804 , in-8.° ‘
I488.P1-:STÉL ( F.-W. Justi-tia et benignitas legum Germanicarum
erga peregrinos. Rinth. , 1754, iii-4.”
01 PARDESSUS. ‘ c1xxt
148g. PREUSCIIEN (GeO.-Ern.-Lud. de Progr.’ de iuribus mereatorum
ItalOrum in Germania commorantium. Giessae,, 1753, in-4.°
1490. RAUMBURGERS (Josep.-Max.). Grundfeste des beil Rom. Reichs und
andrer. Konigreiche und Staaten , Rechten und Gewohnheiten in Wechsel
und commercien-Sachen , nebst einem Appendice von Assecuranz und
See Ail‘airen; (Principii delle leggi dell’impero Germanico e di altri
Reami e Stati. Dritto ed usi del cambio e del commercio in generale ,
seguito da , un
Francfort 1723appendice
,, in-4.° sulle assicurazioni
Î (e sul dritto marittimo
_

1491. _RuETIUS (Jos.-Fred. ). De Nundinis solemnibus. Francqf., 1661, '


in-4.° _ -
1492. RIOIITER (Christ.-Gotlieb. De re libreria in Imperio Germanico
'ordinanda. Lipsiae, 1786, in-4.° " i. ‘ .

1495. ROSSMANN ( Andr.-El. ). Diss. de Valore cambii in Imperio. Erlang. ,


1765 , in.4.° ’ '
1494..R0T11s (J.-T. Materialien f. 11. Handwerker und der ha_ndw.
polizey; (Materiali suin operai e sulla polizia de’ mestieri Nord
lingl, 1802, in-8.° . v _
1495. RUELEWEIN (G.-Guil. 'Jus Stapulae. Lipsiae, 1702, in-4.°
1496. RUMPFI-‘IUS (10.). Dissert. de nonnullis conventionibus Germanorum
access 1riis ,_quibus debitores suos arctius obligare nitcbantur. Gotting.,
1755, in-4.” ' V
1497. SCHEIDEMAN'I'EL (H.-Gf.). Das Biicherwesen nach Staàts-Klugheit
Recht u. Geschicte tiberhauptflls auch insbesondere nach ròm. deutschen
Stats et Privatrechts; (Della condizione de’ librai in uno stato sotto
posto ad una esatta vigilanza , e principalmente _n'ell’ impero della Ger
mania Leipsick , 1781 , in 8.° ,
1498. SCENEIDER (Gotth. Dc Nundinis. Vittemb. , 1650 , in 4.°
1499. Scurvmn‘r (Josep.-Mar. ). De eo quod circa solutiones aut praesta
tienes mutato monetae valore in imperio Romano-Germ. Vittemb. , _
1771 , in-4.° .
1500. Scuorr (J.-Adam Incrementa et iure mcrcaturae in Germaniaf
l’illemb., 1765; in-4-°
‘I
CLXXI I BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

, 1501. Scanner-m (F.-G. De invaliditate librorum mercaturam concer


nentium judaica , lingua conscriptorum. Marburg. , 1766 , in-4.°
1502. Scnwasn ( Ca1«Henr. Diss. inaug. de coloniis mercatorum in
Germania. Lipsiae , 1781 , in-4.°
1503. Scnwr. 1zs11 (Gotlieb.-Sigism. De validitate eontraetuum tam in
genere quam in specie cambialium cum iudaeis initórum. Giess., 1739,
i11-4.°
1504. SENCKENBERG (Henri-Christ. De iuribus ac privilegiis dotium il
latorumque in concursu
mulieres iudaeas. Giess.creditorum tum in genere. tum i in specie quoad
, 1729 , in-4.°

1505. Sesxmaun (Io. De Stapula. Corbach , 1667 , in-4.°


1506. STEMLER (Chr»Gotth.). De jureiumnd0 secundum disciplinam Hg.
braeorum. Lipsiae , 1736, in-4.°
1507. Srauva (Georg.-Àdam. Decisiones CXXI Iuris opificiarii. Je
nae, 1711, in-4.‘ V
1508. STRUVE (.Fred»Gottl. Systema iurisprudentiae Opificiariae in for
mam artis , redactum ex scriptis et mss. Adr. 1311.111111 , simul illustra
tum et infinitis supplementis adauctum. Lemgonn, 1738, 3 vol. in-4.°
1509. T111L0N (Io.-Chr. Diss. de diversorum opifiéiorum confusione
Germaniae parum proficiente adeoque non permittenda. Gotting., 1737,
in-4.° _ '
1510. 'I‘HOMA (Io. De Numlinis. Jenae , 1650 , in 4.°
15‘1'1' _Un1. (Lud. De iure ca'mbiali iudaeorum. Francqfî, 1754,i11_-4.°
1512. VVmsarm (Georg.5teph.) De ratione interpretandi privilegia Nun
di'narum solemnium. Lipsiae , 1764, in4.“ ‘
1513. Wxnnvocm. (Christ. ). De iuramento iudaeorum. Ienae , 1720 ,
in_4.° .
1514. VV01L11 Diss. specimen privilegiorum opificum falso merito
que suspectorum. Kilon., 1751 ,- in8.° -
1515. Rei Monctariae in Imperio Germanico status hodiernus. Norimb.,
1665, iii-12. "
1>1 PARDESSUS. c1xxux

‘ ' SECONDA SUDDIVISIONE._

Incnrzrsnna.

1516. Arcmsson (Nathaniel). Repert of the Case Havelock v. Rockvood


respccting the captures of schips; (Rapporto del signor Atcheson, nel
processo di Havclock contro Roockvood, relativo alle prede London,
1800 , in-8.° '- .
1517. 13111151: (Jch. Short Treatise 011 the laws of bills of exdmnges;
(Piccolo trattato sulle lettere di cambio). London , 1799, 1 vol. in-8.°
1518. BEARD (Henry Cursory Remarks on the Laws with resp'cct to
the emprisoneqent of debtors ; (Brevi osservazioni sulle leggi relativo
all’ arresto personale )_. 6London, 1801 , i118.” _
1519. BELL (C.-J. ). Treatise on the Law of Bankrupt in Scotlland;
(Trattato su’_fallimenti in lscozia London, 1804 , in-4.°
1520. BEVAN (Ridi. Obscrvations on the Law of arrest un‘tl imprison
ment l'or debt , togethcr with a short stechs of a plan- for an amend
ment. of that law; ( Osservazioni sulla legge dell’imprigionamento per
debiti, seguite da una dissertazione su’ miglioramenti ad apportarVi )-.
Londcn , 1781 , iii-8.° ‘
1521. BILLINGBURS'I‘ (Georges Judge’S resolutions upon the several sta
tuts conccrning bankrupts; (Risoluzioni de’ giudici sopra diversi sta
tuii relativi a‘ fallimenti ). London, 1676 , in-8.° 2
1522. BLAGRAVE (Joh. ). Law for regulating bills of exchanges clucita
led by general rules and observations; (Leggi sulle lettere di camf
bio , spiegate per mezzo di regole e di osservazioni generali Lon
don , 1 vol. in-12. "
1523. BOSWELL (Pac._). The cases oftlxe appellant and reè'p0ndentinthe
causes of littcrary Propriety , before the house of- Lords; (Processore
per 1’ attore , e pel reo convenuto} sopra quistioniriguai‘danlì la pro
prieià letteraria). London, 1773 , in-8.° ‘
1524. Barzwen (Geo. Prospectus of new Law between debtor and cre
(ILXXIV BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

ditor; (Piano di una nuova legge su’ rapporti del debitore e del cre«
ditore London , 1806, 1 vol. in-8.° .
1525. Baowne. The Laws against ingrossing forstel ling regreting et mo
nopolizing; (Delle leggi contro il monopolio Sulle derrate ). Lon
don , 1765 , in-8.° ‘
1526. Boncss (J.*B. considerations on the Law of insolvency , with
a proposal for a reform; (Osservazioni sulla legge relativa a’ de
bitori che non possono pagare, e progetto di riforma London ,
1783 , 1 vol. in»8.° .
1527. BURN ( J.-J. ). Treatise or Summary of the law relating to stock
gobbing; ( Trattato o compendio sulla legge del_trallico usurajo dei
viglietti caduti in discredito). London, 1803 _, 1 vol. iii-8.°
1528. 'Buanow (Jac. The Questions concerning litterary Propriety_ de
termined by the court of King’s bench; (Q0isticni relative alle proprie
tà letterarie , risolute dalla corte del Banco del Re London , 1773 ,'
in_8.0 _ . '

152g. Cremeno (Wil..). Every Bankrupt'er, his own lawyer or the tra
der complet assistant in matters ofhankrupts; Il bancarnttiere , suo
proprio avvocato , o il commerciante istruito negli affari di bancarotta).
London , 1783 , in-8.° _
1530. (11.1.1111: ( Frane. Praxis Curiae Admiralitatis Angliaè. Londim',
_1667', in-8.°
11531. CONCANNON(MMÙL P1311 for the efl‘ectual distribution ofbancl1
ruPter cstates; (Piano per la distribuzione reale de’ beni di un fallito
London , 1801 , 1 vol. in-8.°
_1532. Cooxn ( Will. -Bankrupt Law; (Legge sulle bancarotte Lon
don, 1814, 2 vol. in.8.°
1535. CULLEN (Arch. Principles of the Bankrupt Law; (Principii sulla
legge delle bancarotte London, 1801 ,11 vol. in-8.°
1554. CUNNINGHAM (Th. Law upon bills of exchapges , promissory 110
tes .,‘ banknoles and insurances; (Legge sullelettere di cambio , ob
bligazioni , biglietti di banca , e di assicurazioni °London , 1778 ,‘
1 vol. iii-8.° . -
m Pannzssus. (‘133?
1535. 13h":1‘.sv (Thom. Laws relating to Bankrupts Witli several spe<ial
cascs; (Leggi relative alle bancarelle e ad alcuni casi speciali). LOIZ‘
don, 1746 , 1 V0l. in-i'ol. .
1556.. Exrou (I. The maritime Dicoeologic or Seajuridiction of In
gla_nd 3; ( La giurisdizione marittima in Inghilterra London , 1664 ,
1 vol. in-fol.‘ I ’ .

153;. Gonomurx. \VicW of the Admiralty Jurisdiction; (Saggio sulla


giurisdizione dell’Ammiragliato London , 1685 , in-4.°
1538. Goonsxc. (Thom.). Law against Bankmpts whore tl1e statuts againts
«Bankrupts are 011plained; ( Legge contro i falliti, dietro la quale si
Spiegano gli statuti fatti contro di essi London ,..1741 , i11-8.°
1539. Ganans (Edw. Spirit of the’ Bankrupts Lmvs; ( Spirito della
legge sulle bancarotta London , 1780, in-8.°
1540. Honrr(Thom. Compendium of the statute laWs and regolations
0f tlre Court ofAdxniralty relative t0 ships of 1va1‘; ( Compendio dello
statuto e de’ regolamenti della Corte dell’ Ammiragliato sopra i vascelli
di guerra London , 1803 , 1 v’ol. in-8.° '
1541. Jammsou or Lrvaaroon. Discoqrse on the conduct. 0f Great Bri
tain in respect to neutral Nations ; ( Discorso sulla condotta della Gran
Brettagna a riguardo delle nazioni neutrali). London , 1801 , in-8.°
1542. lumewonrus (Villiams Lavvs ancient and modem, respecting
forestaliipg regr’ating and ingrassind , together with adjuged cases , co
pies ol' original records and proceding in Parliamth relative t0 ther
subjet; (Leggi antiche_e moderne concernenti i mercanti a minute ,
le quistioni giudicate; i titoli originali , le processare fatte'innanzi al '
parlamento , relative a tal materia ‘London , 1800, 1 vol. in-8.°
1545. LOVELASS (Peter Rule clear , and famileare explanat'ion of the
Law concerning bills of exchange , promiss0ry notes and the evidence
on a trial by jury, etc. , relative there to with 011 description 0fbank
notes and the privilege of attornay; (Spiegazione semplice delle leggi
concernenti le letteredif cambio e, le obbligazioni , dimostrata per mezzo‘
di una processura sostenuta innanzi a’ giurati , eRagguaglio su’biglietti
di banca e su’ privilegi de’ procuratori). London , 1793 , 1 vol. in-8.°
CXX‘VI BIBLIOTECA DI’ GIURISPRUDENZA. COMMERCIALE

1544. NlACDONALD (Thom. Treatise on civil imprisonnement ,in En


glancl , with the history of its progress ancl obje,ctions to its 'policy ,
and an Appendix of notes; (Trattato sull’imprigionamento in materia
civile , in Inghilterra ; istoria de’ suoi progressi; osservazioni sulle sue
regole; con note). Londoln,‘ 1791 , 1 vol. in-8.° I
1545. Monncuns (Basile Digestbf the BankruPt Laws; ( Raccolta
delle leggi sulla bancarotta London, 1805 . 4 vol. in-8.”
1546. Monrnrrones (Joseph ). Commercial and notarialprocedente witli
, un abstr-act of the law relating to billet of exehange and schipping ; (Far.
1nolarii commerciali e di atti rogati da notai, seguiti da un compen
dio sulle lettere di cambio e Sulla .navigazi0ne ). London , 1801 , 1
-vol. in-4,° '
1547. Momsnonss ( Joseph Spirit of the Bankrupt Layvs; (Spirito
delle leggi sulle barzearotte London, 1805, 1 vol. in-8.°
1548. PAUL ( Jo. Systema ofthe Liw relatiVes to Bankrupts). Sistema
delle leggi sulle bancarotta) London , 1776 , I v01. in-8.°I
154g. Beevss (Joli. Law of slnipPing a,nd navigation ,‘ ( Legge relativa
all’ imbarco ed alla navigazione London, 1807 , in-8.° .
1550. Rosmson (Chr. ). Reports ol' cases argued end determined in the
high coprt of Àdmiralty commencing viti: the judgemènts ol‘ Admi
ralty ; (Raccolta di quistioni decise dall’ alta Corte dell’Ammirugliat0 ).
London, 1806, - 181o, 7 vol. in-8.°
1551. Ronmson ( Chris. Collectanea maritima, a Collection of public
instruments on prize Laws; (Collezione marittima , o raccolta delle
leggi sulle prede Londan, 1801 , in-8.°
1552. Rosa (Georgc Reports of' cases in Banknipfers; (Processura
sulle materie di bancarotte), London , 18:7 , 1 vol. in-8.°
1553.‘ SCARTLET (Jolm. Stylfe of Exclnange , containing botln their law
and .costum as praticed in the most considerable places of exclxanges
in Europe; .( Stile del cambio, contenente le leggi , gli usi, il
modo eh’ e praticato nelle principali piazze dell’Europa, etc. Londorz,
1,684 , iii-8.° '
111 Pannessos. c1.xxvu
1554. Scorrs ( Wil. Banchrufits Laws ; ( Leggi relative a’ fallimenti ).
London , 1786 , 1 vol. in»8.° '
1555. SMITIÌ. Summary of the Laws oi' inSolvent debitors; Sommario
delle leggi su’ debitori che non possono pagare London, 1684,in-8.°
1556.Somunns (lord Argument 011 bis giving indgement in the ban
kers cases on ‘the Éxchequer Chamber , the 23 iime 1696 ; (Riflessioni
sulla sentenza resa nell’ affare di un banchiere, nella Corte dello Scac
chieré a 23 giugno 1696). London, 1733 , in-4.° .
1557. STEEL (David The Schips' maester assistant; (La guida del na
vigatore Londoh, 1817 , in-8.° _« - I . . '
1558. Srouns. Reading of the Statutes 0f Banckrupts 13 Elizabfchap. 5;
(Spiegazione del capitolo 5 degli statuti di Elisabetta su’ fallimenti).
London , 1698 ,_ in-8.° ' . 1 .
1559. TURNOIS (Th0mas). Case of the Banqucrs and Creditors stad exa«
mined; (Posizione de' banchieri e de’ .ereditori esaminata e determina
ta 'Lozzdon , I675 , in-.8i° . '_
1560. The Laws , Ordinances and Institutes of the Amiralty 0f Great
Bretagne; (Leggi, ordinanze e consuetudini dell’ Ammiragliato della
Gran-Brettagna Londorì, 1746 , 1 vol. in-8.°
1561. General Treatise of naval trade and Commerce founded 011 the laws
and statuts of the Realm , undue proper heads compiled from the se
veral,acte 0f Parliament and cases determined at Wesminster and
brougth down to the present time; (Trattato generale del commercio
marittimo , fondato sulle leggi e sugli statuti del Regno , etc. Lon
don , 1753 , 2 vol. in-8.° ‘ ‘ .
1562. Laws for and agains_t Banckrupts byacommissairy 0f bahckrup'ters;
(Leggi a favore e contro le bancarotta da un già commissario della
bancarotta London, 1742 ,_ 1 vol. in-8.° ' .
1563. O'bservations on state -of Baukrupts under the present laws; ( Os
servazioni sullo stato delle baizcarotte dietro le leggi attuali Lon
don , 1760 , in-8.-°' ' ‘ ' ‘ i

1564. General cisterne of the Bankrupts Laws; ( Sistema generale delle


leggi sulle bancarotta London, 1761, 2 vol. in-8_.° ' ‘
L. T. I. 23
CLXXYIII BIBLIOTECA DI. GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

1565. Considerations on a Commission of Bankrupts; ( Riflessioni sulla


commissione delle bancarotte London , 1789, E voi. in-8.°
1566. Considerations upon Commissions of Bankrupts; (Riflessioni sulle _
commissioni delle bancarotta London , 1727 , 1 vol. iii-8.°
1667. Complet System of the Laws concerning Banckrupts , etc. , by a
commissionner Ol bankruptsfi (Sistema compiuto delle leggi sulle ban
carotta , etc. , da un commissario delle bancarotte Lond0‘n, 1768 ,
in-8.° ’ ‘
1568. Epitome of the Law relating to Banckrupts v; (Compendio delle

. leggi relative alle bancarotte London , 1808, in-8.° ‘


1569. Sollicitor’s Guide and tradesman’s instructor concerning Banckrupts
containing the laws relating thcreto ; (Guida del litigante e del com
merciante
London, nelle
1781,bancarotta
in-8.° , e contenente
' le leggi che vi son relative

1570. Succiat Digest of the Laws relating to the Banlrrupts; ( Raccolta


compendiata delle leggi sulle bancarotta _Lom_lon , 1794, in-8.‘
1571. Remarks on the op'eration and cotmequence Of the Law for the re-‘
covery of debts; (Osservazioni sulle conseguenze della legge relativa
al ricuperamcint0 de’ debiti London , 1806 , in-8.°
1572. Reasons for settling Admiralty Jurisdiction and giving encourage
ment.to merchants , etc.; (Motivi per-stabilir la giurisdizione dell’Am
miragliato ed incoraggiare i mercatanti , etc. London , 1692 , ‘in-4.‘
1575. Tradcr’s Savc-Guard, or a full, clear, and Tamiliar explanation
Of the law c0ncerning bill of e2changcs, promissory notes and the
cvidencc on a trial by iury , etc.; salva guardia del negoziante ,
o 1’ interpctramento intero , chiaro , e semplice della legge sulle lettere
dicembio, e 511’ de’
facile per mezzo biglietti contenenti
giurati, etc. promessa, , 1796,
London e la insua8.° applicazione
. l
1574. Un Acte for the encuragementi Of learning by westing copies Of

printcds_boolrs in the authcurs and purcharsers; (Atto per lo inco


raggiamento delle produzioni dello spirito, accordarido il dritto esclu
sivo di pubblicarle agli antopi , o a’ loro cessionarii). London7 1710,
in-8.° '
111 Paanzssus. cnxx1x
1575. Reflections upon Naturalization, Corporations and Companies;
(Riflessioni sul privilegio di naturalità, sulle corporazioni e compa‘
gnie ). London, 1753 , '1 vol. in-8.° . ' ‘
1576. Points in Law and equity selected for the information . and dire
ction ’0f ali persons concerned in trade and Commerce\; (Quistioni di
dritto , raccolte per la insruzione delle persone interessatenel commer
cio ). London , 1792 , in-8.°

TERZA SÙDDIVISIONE.

Ausrnr.1 11 sua DIPENDENZE.

1577. Banrnemiam (Beft.h.)., Oesterreichisehe Geverbs u. Handcls Ge


zetzluind mit vorziigl. Biìclasicht auf das Erzherzogthum Oesterrei‘sch
unter der Ems; (Giurisprudenza de’mestitari e del commercio, spe
z‘ialmente relativa all’Arciducato di Austria al di sotto dell’Ems). Vien
ne ,I 1820 , in-8.°

1578. Bacap(Io«Adam. ), Dissert. ad ordinationem Càmbialem Noricam}


Altdmf, 1715, in-4.” ' . >
1579. Koscmerc ('Aldob. Das Oesterreichisclre chli_selreclrt in ciner
prakt. Àb11_anr_llung; (Dissertazione pratica sul dritto di cambio Au
striaco Graie, 1804. in‘8.° ‘
1580. Sonu151runsa (Ignace Lehrbueh des Oesterreichischen Handels'
u. W echselreclrts verbunden mit den gesetzl. .Vorscl1riften iiber die gé
wòlrnlichsten Beelrtsverhìiltnisse der Handelsleute ; ( Corso di dritto com
_ merciale e di cambio Austriaco , colle ordinanze le più usuali nella
- materie commerciali Vienne, 1820,im8.° ‘ .
1581. Wacauu ( I . R. 'Oestereichisches Wechsel Reght oder Wieneris
che VVechsel-Ordnupg allenthalben imit dienliche11 und nóthigen_An

merkungen; (Dritto di cambio Austriaco, o sia Ordinanza di Vienna,


sul cambio, con osservazioni utili e necessarie Lindau, i719, iii-8.°
1582. Codice per la Veneta mercantile Marina. Fene;ia , 1786, 1 e 2
SUPP‘1 1789. Cl 1-7_92-. in-4-° . .
.'
cr.xxx Brnuoreca 111 Grcmsrnunzxza comrnncmm
1583. Editto politico di Navigazione mercantile Austriaca. Venezia,
1816 , ' 1’èvol. in-4.°
158/. Collegii Papiensis Consilium in materia augmcnti monetarum. Co
lon., 1591 . in-8.° ‘ .
1585. Statuta domus mercatorum_Veronae. Fenet. , 1598 , in-8.°

QUARTA sunnrvrsroru:

Banana.

1586. Homx (Io. Historica Nundinarum Moguntinanim delineatio te


stimoniis dignis fide instructp. Mogunt. , 1752 , in-4.°
1587. Mossuammnn (Fr.-Xav. ): Einleituhg .in das gemeine Baiersche
VVeschselrccht; (Introduzione al dritto di cambio della Baviera Ra‘
tisb. , 1805 ,- in-8-° ' '
1588. McLLER (Jo.-Georg.-Sigism. ). De Legibus Norimbergensihus ad
mercatoram compositis. Altdorf. , 1793 , in 4.° 7
1589. Scuonrrrxau (Volf.-Adam.). Dissertati0 sistens non nullas juris com
munis et statu'arii Ulmensis diflî‘crentias in proces'su coricursus credito
rum. Tubing, 1736, in-4fi ' '

QUINTA SUDDIVISIQNE

Bnoxswrcx .

1590. HURLEBUSCH ( Aug'.-Ferdiu. Diss. inaug. de exqeptione Senatusc.


Velleiani et auth. si quae mulier- in cambiis iure Brunswicensì ces
sante. Gottìng., 1778 , ili-4.° ‘ .
1591. iSCHOENIÌAHN (H.-K. Ub.'d. Zulèissigkeit d. Einrede d. Anasta
sianischen Gcsetzes gegen Wechseli'0rderungen naclr gem. u. Braun
scl1weig \Volfenbiiltel Recht ; ( Dellà inammissibilità della eccezione
Anastasiana nelle materie di cambio , dietro le leggi germaniche, e
gli statuti di Brunswìoh). Albreclzt, 1802, in-8.°
DI Paninassus. CLXXXI '

1592.‘\V01.111111111 (K.-J.-Gli.-V. Die Braunsehweigsche VVeehselord


nung herausg. mit Aumerk. und Beilagcr; ( Raccolta degli statuti di
Brunswick sul cambio, aumentati e spiegati). Brmzsvyich , 1792,
in-8.°

SESTA" SUDDIVISIONE.

DANIMARCA.

1593. Econns (Car.-Ulr. Aktenst. iiber das Misverst'zindn. zw. Dàne


marck und England iiber dieNordisehe Neutralit.‘ Convent.; (Àttirc
lativi alla dissensio‘ne tra la Danimarca e l’Inghilterra , sulla conven
zione neutrale delle potenze del Nord Copenhagen , 1802 , 1 Vol.
’ iii-8.°
1594. H1lnonrn (Jo. ). Tl1en Gambia VVysby Sioe«Ratt; Delle leggi di
Visby Stock/101m , 1689 , in-fol. (
1595. MAZIEN (Thom.-Ant. de). Tableau des Droits et Usages da Com
meree ,' (Quadro de’ dritti , ed usi del commercio ).\ Copenhague ,
1776 , iii-8.° -
1596. .Îus maritimum Danicum. qun. , 1642; in-4.°
1597. Jus’nautieum Frederici II. Hafn., 1645 , in-4‘.°
1598. Ueb. die neulich entdekte Zettelverfà'lschung auf die Schleswîg
Holsteinsehe Bank zu Altona. Begleitet mit eini_gen Be'traehtungen iiber
die Verhindliehkeit der Banken in Riicltsicht der Achtlieit, iber Noten;
(Della contrapflazione -de’ biglietti della banca di ÎSlesvvig-Holstein in
Altona, novellamente scoperta, con alcune osservazioni sulle obbliga
Altana
zioni , 1801
delle , iii-8.°
banche per rapporto alla ' autenticità dei loro biglietti
01.11111 B121101‘1z'c1 111 GIURISPRUDENZA. conmncuu:

SETTIMA SUDDIVISIONE

SPAGNA.

1599. Bipza alias Ben1 (Gasp. Tr. de Debitore inope ex Castellana


consuetudine creditoribus addicendo. Granatae, 1570, in-fol.
1600. Ramos 1111;. Marzano (Frane. Enarraliones ad tit. 'Cod. de Na
viculariis, Juncto titulo X , lib. VII , Regiae compilatiónis. In Thes.
Mèermaniano, t.VII. '
1601. Vascrm-eruqe (Io. Norte de la Contratacion dellas Indias Oc
cidentales; (Guida del commercio delle Indie occidentali Sevigliq .
1672 , iii-4.° \ '
1602. Ordenànzas de la il_ustre Universidad y casa de la Contratacion de
la villa de'Bilbao ; ( Ordinanze del commercio di Bilbao Bilbao ,
1819 ,' 1 vol. in-fol). ’ i.

1603. Ordonanzas para)_el Prior y Consules , de la universidad- de lo:


. Mercaderes' de la ciudad de Sevilla ; ( Ordinanze pe’ Priori e Consoli
ide’ commercianti di Siviglia). Sevìglia , 16.78 , in-4.°

o'r'rava (SÙDDIVISIONE.

sra;rr ROMg.m su a;urm Pyncrparr D’ITA1.1,L. -

1604. Coann (Petr.-Marc. De Jure praelationis cum sacrae Romana:


Rotae decisionibus. Genev. , 1717 , i_n-fol. ;f, ( '
1605. Statuta, Romac,
bis Bomae. Ordinationes
1623 et Fàcultates U-11ive1sita-ti;
, in»4.° I _Mereiat‘iortfllt
- .ur

1606. Statuti della Corte. dei blorcata1iti della città 'di Lucca. Lucca ,
__tM _15f,7 , in-4.° 4
Collezione degli Statuti di Mercanzia di Firenza e di Livorno; Li
vorfio , 1798 , 1. vol. in-4.°

.
.
a:
101 PARDESSUS. cuxxur

NONA SUDDIVISIONE

STATI-UNITI Di AMERICA.

1608. Caines ( Georg. An enquiry in tlio the Law marchan't of the


United-State5; or Lex mercatoria‘ Americana; (Ricerche sulle leggi
commerciali degli stati Uniti). New-l’orale, 1802 , 2 vol. in-8.°
1609. Psrzn (T.-R. Admiralty’s decisions in the district court of tlre
United States for the Pennsylvania district, comprising also some de
cisions in the same court, by thc lathe -Francis Horxmson; Decisioni
dell’ ammiragliato del distretto degli stati uniti di America , per la
provincia di Pensilvaniap, comprese ancora alcune decisioni della me
desima corte già raccolte da Ilomcmson ).fiP/ziladelphie , 1807 , 2 vol.
‘ in-8.9 ’ I ‘
1610. Naval Regulations issrxed by commancl of the president of the Um
ted-States of America; (Regolarnisntisulla marina compilati dal Presi.
dente degli stati uniti di America). W'as/iin'gton , 1809 in-12.
1611. Beporto' of the secretary of the navy concerning Bills of exehan
ge'; purviance, 'etc.; ( Rapporto del segretario della marina sopra le
lettere di cambio e la provisi0ne, etc. NeW-Yorck , 1311 ._ in-8.’

DECIMA SUDDLVISIONE
F .

Macneunounc.

1612. CARMON (Jacob De separatione bonornm in creditorum concursu.


ad quinquennium non restricta. 'Itostqc/z. , 1734'. in-4.°
1613. Mamma. (Erne‘st-JmFred. Diss. de Juribus singularibus in Me
gapoli circa processum' concursus creditorurfi. ‘Ilostoch. , 1738 , in-4.°
16:4. Manuel. (Ern.»Jo.-Fred. Diss. de Jure praelationisiprioru'ml
corporum aliisque eorum juribus singularibus in Nlegapoli , Inaxiine in
|'.\
concursu creditorum. Rostoclz. , 1740, in-4.° \ ‘ i.
cr.xxxxv Bumornc; m Gxumsnwmznu comrsncmu:

DECIMA PRIMA SUDDIVISIONE

Nuom. _

16:5. Jomo. ( Mich. ). Codice Ferdinando, 0 Codice maritiimo. Napoli,


1781 , 4 vol. în-fol.

DECIMA SECONDA SUDDIVISIONE.

PAESI BASSI.

1616. BACKER (Corn. De periculo quod assecuratoris est. Groning'ae ,


1821 , in-8.°
16:7. Domuan (P.-G. Tractatus de Jure Nunclînarum Belgic.arum. dm
stelodam, 1766, in-8,° ‘
1618. T1ASSENS (Io. Zce Polilie der vereend. Nederìanden; (Polizia
del inare de’ Paesi Bassi Haguen, 1670 , in-4.°
1619. Vsnwnns ( Adrian Nederlands zee Regeln; (Leggi marittime
de’Paesi Bassi). Amsterdam , 1716, in-4.o _
1620. W’Eswsnwsw(Abrah. Dissertaliones de iure quod compefit so
cietati privilegiatae faederati Belgii ad navigationem et commercìa In
diarum orientalium adver5us incolas Belgii Hispani , hodie Austriaci.
Lipsiae , 1724, in-4.° -
1621. Anonymi Wechselhandlung oder Bericht , was allen Kaufleuten in.
Wechsclsachen zu wissen nothig aus dem Hollàndischen ; ( Commer
‘ cio di cambio , o avviso diretto ai commercianti interessati negli af'-_
’fari di cambio in Olanda Francly‘urth, 1699, in-4;°
g - 'v‘f

m PARDESSUS. cr.xxxv
DECÎMA TERZA SUDDIVISIONE

PORTOGALLO.

1622. CASSEL .( J.-Ph. Privilegia und Handlungs-Freihcilcn, _wel<:hc


die Kònige vqn Portugal ehedem de’n deulschen Kauflcuten zu Lissa
ben ertheilt liaben ; (Privilegi che i Re di Portogallo à‘nno altre volte
accordato ai commercianti Tedeschi in Lisbona Brem€n , 17‘7r, in-4.°

DECIMA QUARTA SUDDIVISIONE


Paussm. ., _

1623. Bonamn (J.-S.-F. Diss. de indole et prnestantia commercii in


mpntanis Silesiae regionibus. Francof. , 1755 , in-4.° . ‘
1624. Gnurnmusn (K.F.-\V. Ub._ d. àltercn u. neuren lVeclxsl
Gesetze D. Stadt Breslau '; ( Comentario suldritl'o di cambio antico
e moderno‘di Breslau Bresl. , 1806 , in-8.° . .
1625. L'AMPRECHT Von der Cameralverfassung und Verwalt. der
Handwcrke, Fabrikcn ii. Manufacturen in d. Preussischep Stanten ,u.
insopderh._ in der Kurmàrck Brandenburg; (Della constituzione econo
micà degli Stati, e dell’amministrazione de’ mestieri, fabbriche e ma
nifatture negli Stati Prussiani e spezialmenle nella Marca elettorale
di Bràmleburgo Berlin.., 1797 , 2 vol. in-8.° ‘
162.6. L’ESTOCQ (J.-L.). Erlaiiterung der allgemieinen und Proussiscben
VVechselordnung-; ( Co_mentario dell’ordinanza sulle lettere di cambio
per gli stati Pr1issiani). .Konisgberg , 1756 , in-4.°
262*. L"ESTOOQ' (J.-Lud. Auszug der Historie des allgemeinen mid
Preussisch_en Secrechts , und' der damit verbqnd’enen Bòmisch Dent
schen Rechte; etc.; (Estratto della istoria del dritto marittimo _c0mune
e di quello della Prussia, unito al dritto marittimo Romano-Tedesco,
etc. )- Konigs'berg , 1755 , in-4.0 ' _
1628. Summa (B.-F.-Von Eihleilung -zum Sberecht des Koenigreiclns
\
T. L. I. 24 '
CLXXXVI BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

Prenssen; (, Introduzione
Regiomont 1731 . i11-8.° al dritto marittimo del regno di Prussia

162g. SCI-IALL (Jo.-Eberh.-Fred. Zusa'tze zu Vangerow Entwurf der


Wechsclrecl1ts_; ( Addizioni al Saggio di Vangerow sulle lettere di
cambio Hal., 1775, in-8.° ‘ "
1650. SCHULIN (Io.-Fr.-Gab. Mcditàtiones'ad selectas quasdam dille
rentias Iuris communis et_ Brandeburgico-Baruthiui in materia de con
cursu creditorum. Moguntiae, 1787, in-4.°
1631. SCHWARTZ (Sam. Diss. de convenientis et disc’onvenientis qui
busdam Iuris civilis et Prutenici in materia cessionis bonorum. Re
giom. , 1740 , in-4.°
1632. Vascaaow (Gottl.-Guill. Entwurf des Wechselrechts nach dea
Gruudsàtzen der Proussisc110n Staaten; (Saggio sul dritto di cambio ,
dietro i piincîpii degli Stati Prussiani ). Halae , 17,73, in-8.°
1635. VANGEROW (Guill.-Gotth. Ergànzungen und Anmerkungen tiber
sei11en Entwurf des Wechselrechts ; (Addizioni al saggio sul dritto di
cambio Halae , 1776 , in-8.° _
1634. Allgemeines_ Prenssisches Handlungsrecht; (Dritto di commercio
universale per la Prussia Dortmund, 1800 , in-4.°
1635. Bergisclre W echsel Orduung; (Regolamenti di cambio di Berg ).
Leipsig, 1805, in-8.°

DECIMA QUINTA SUDDIVISIONE.

RUSSIA.

1636. DILTHEY (PlI.-Henr. Elementa Iuris Cambialis Russiei necnon


y Suecici. Moscoviae, 1768 , 1 vol. in-4.°
IGS7..KOPITZ (Mart.-Ad. Darstellung d. in R11ssl. 1780 , gegriindeten
System der bewail’ueten Neutralit'àt; (Esposizione del sistema della
neutralità armata , stabilita in Russia nel 1780:), Prague, 1810 , in-8.°
- 1638. Suzòen Selectae. Iuris Rigensìum Cambialis capita. Lipsiae, 1751,
in-4.° _ f
DI Panne5sus. cr.xxxvn
163g' Ncue Wechsel Ordung auf aller gnèirligsten Bcfchl ibro Kaiscrl.
Maiest. an der Commission des Commercieri abgcfasset; (Nuova ordi
nanza sul cambio, diretta dall’Imperadore di Russia alla Commissione
del ‘commercio Pqtersbourg , 1729 , in-4.° '
1640. Kayserlich Russisclres Banqueroutir-Reglement publicirt; (Prego
lamento dell’ Duperatlote delle RusSie sulle bancarotte).. Patersbourg,
1740 , in-4.° I ’ i

1641. Russischgn Kserl.0rdnung der Handels Schifl’ahrts auf Fliìssen uncl


Meere; (Ordinanza dell’ Imperadore di Russia sulla navigazione ma"
rittima interna). Lez'psz'g, 1782 , 1 vol. in-8.°

DECIMA SESTA SUDDIVISIONE

.' SASSONIA.

1642(B151E11 Georg. Dissert. de incommodis quibusdam concursus


Creditorum in foro'Szixonico. Vittemb. , 1707 , in-4.’
1643. Bonn (Joc.-Henr. Diss. binae de iure Stapulae acNundinarurn
civitatis Lipsiae. Lipsiae, 1739 in-4.° À '

1644. GLAUSBERGS ( C. Von Universal-regeln der Leipziger VVeclrsel


Negotien; ( Regole generali per la negoziazione di cambio di Leipsig).
Leipsig , 1781 , in-8.°
1645. D101: (J.‘-G. Comment. de libertate iypis libros scribendi prae
scrtim in terris Saxonicis. Vittemb. , 1778 , in-8.°
1646. HILLIG (Ch.-Godefr. De vi et usu Legis 32 , Statuti Cambialis
Lipsiensis in indicanda praescriptione Gambiorum trassatorum. Lipsiae,
1805 , in-4.°i .
1647. H6.RN (Casp.-Henr. De privilegio Jure clectoràlinaxonico pia
rnm causarum circa usuras in concursu creditorum. Vittemlil , 1715,
in-4.° ‘ ' _ ‘ f _ ’ ‘ ,
1648. 1111110 (Chr.). Ju's;Gàmbiafle harmonicum Lipsiaco-Mag'deb. Lipsiae, ‘
1707 , in-4.° _ '
164g. I_(IND (H.-G. De Justitia nundinarum Lipsicnsium. Lipside ,
“17.92. "‘
e1.xxxvnr BIBLIOTECA 111 GIURISPRUDENZA commaneml.e
1650. Koemeu; (J.-Cl1r.). Leipziger \Veehselordnung mit Anmerkung'en
Leipzìg , 1717
hegleitet; , in-4.° di Ldpzig sulle lettere
(Ordinanza ‘ di' cambio, con note

1651. KUSTNER (God.-Guil. De menstrua et annali praescriptione littera


rum cambialium , occasione 32 0rd. Lips. Lìpsiae , 1711 , in-4.°
1652. Lrsea (Guil. Disp. de concursu et, graduatione creditorum in
foro eleetorali Saxonieo concurrentium. Vittemb. , 1670 . in-4.'
1653. MENCKEN (Gottf.-Ludov. Diss. de personis per mandata de ano.
1718 et 1724 , eambialiter contrahere prohibilis. Vittemb. , 1724 ,
in-4.° _ __
1654. Mannaen (J.-D. The0rie d. Zunftzwanges 0d. d. Zunl'tverbie‘
tungs-R_eehts , nach allg. deutsehen u. bes. Kònig. Sàcl1s. Recliten. u.
Vci‘s. e. Kritik d. jetzt in Deutschl. besteh. Zuuftverfass.';_,( Due_ dis
sertazioni sulla teoria dell’arresto personale e del dritto di difesa dei
maestri di arte , dietro il dritto Alemanno , e spezialm ente della SaS°
Sonia reale Leipsig , 1808 , iii-8. ‘
1655. Moessmn (J.fGottf.). Handbuch des Chursàebsisehen. Lausitziselxen
und Hennebergiselxen Weehselreclnts; ( Manuale del dritto di cambio
comune alla Sassonia elettorale, di Lautzitz e di chneberg Vit-»
temb’. , 1800 , iii-8.° '
1656. PUTTMANNI(J.=L. Die Leipziger- Weehselordnung mit Amnerlmn
gen beglcictct; (Ordinanza sulle lettere di cambio di Leipsig', fornita
di note Leipsig , 1787 , in-4.°
1657: Recnnmzeae (Car.-Otton.). Progr. an Cainbium in Saxonica post.
quaidrienniuln penitus 'extinguntur , et a natura sua r_ecedat. Lipsiae,
‘ 1731 , in-4.‘
1658. Reenexm-zae ( Car.-Olton. ) Progr. quo temporis'momento in Sa
xoniea electorali concursus creditorum initium suum sumat? Lipsiae,
1739 , iii-8.° ' .
1659. RIVINUS (_J.-Flor. ). Progr. de singularibus quibusdam processus
mereatorii Lipsicnsis. Lipsiae , 1739 , iu-4.°' '
1660. Rossxe (Carglo Systematische Darstellung des Leipziger Han
L
delsrcchts
eipflg, ; 1796,
(Esposizione
iii-8.° sistematica del dritto “commerciale di Leìpsig
111 Panpassus. ' c1.xxxur
1661. 50111ch (Joan.-Chr. De fundamento judicialis pecuniae depo
sitionis in processu cambiali Jure Saxonico electorali. Lipsiae , 1725 ,
in-4.° ' .
1662. Snvrranr (Aug.-Corn.). De Jure Stapulae et temporis civitatis
Drcsdensis. Lipsiae , 1805, in-4.°
1663. Smacxnu (C.-W. De dill‘eren'tiis inter processum .ordinar. et
Saxon. et illum sic dictum summarium in judicio mercatorio Lipsie‘nsi
usitatum. E::f. , 1733 , in-4.° .
1664. 5111120111111 (C»W. De repudiatione baereditatis deferendae ac
speciatim Saxonicae quod ad res uxoris mobiles, a decoctore moto con
cursu creditorum factagnon valida. Elf0d., 1727 , in-4.°
1665. 51:11:11 (Jo'.-Phil.)._.Positiones ex jure cambiali potissirnum Sa
xonico. Erfod, 1723 , in-4.° '
2666, Uniucu (Gott.-Christ. De Constitutione et adulteratione' nummo
rum secondum Jus Saan. Alldorf. , 1679 , in-4.°
1667. .Vrfraramus (Joan.-Jac. De tribu's vitiis qu01‘um capitalibus Sa
xonicis. Jenae, 1747 , in-4.°
1668. V010'1‘ (Jo.-Goth. De praescriptione actionum Cambialium ex
Jure Saxonico electorali. _Vittenzb. , 1805 , in-4.“
1669. WV1-zncnor (Joan.). De jure et privilegio collectaTum in concorsi
bus crediterum in primis eleetorali Saxonico.. Hclmstazl , 1709 , in-4.°
1670. \IVILDVOGEL ( Christ. Diss. de processu creditorum in foro Saxo»
nico rite formando. Jenae, 1699 , in-4.“ . 4 ‘
1671. 2011.1211 (Fred.-G. Quiee‘ in fraude ereditorum. Lipsiae, 1752,
ili-4.°
1672. Das Weelnsel Recht nacl1 Séichs. Preuss; (Del dritto di cambio
Sassone e Prussiano Leipsz’g , 1802 , iii-4.° ' ’ '
ci.xc BIBLXOTECA DI GIURISPRUDENZA .commsncmr.s

DECIMA SETTIMA SUDDIVISIONE

SveZIA.

1675. Funrnsnc (Jac.-Alb. Scthd. Secrecht; mit Anmerkk, welche


d. ncue_ dahin einschlag. Verordnn. enthalten , nebst Nachweis.d. O
bliegenli. d_ Schwed. C0nsuln. u. d. ilmen gebiihr. Consulatabgaben; a
d. Schwed. ; ( Dritto marittimo Svedese , con osservàzioni-cavate nelle
nuove ordinanze, seguito da una novella instruzione sugli obblighi dei
Consoli di Svezia, e su’ doveri del Consolato Rohss. , 1796 , in-4.‘
1674. Lume (Car. De Suenonum eum gentibus Europaeis secundum
pacta commerciis. Upsal, 1699, in 8.’ '

DECIMA OTTAVA SUDDIVISÎONE

SVIZZERA.

1675. Karrr (Sixti-Jac. ). Diss. de protoprakial in conc_ursu creditorum


secundum Statuta comitatus Veldensis. Tubing. , 1775 , in-4.“

DECIMA NONA SUDDlVISIONE

CITTA’ LIBERE m ÀLi:MAGNA.

1676,_ ALLEINZ (Joan.-Abr. De pa_cto partis debiti remissorio majoris


partis elreditorum secundum jus' civ,itatis Francofurt ad Moen. Giessae,

1_736 , in-4.°
1677. Bamnasarr (Aug. de Collatio Juris communis cum Jure Saxo
nico , Lubecensi et Mecklenburg'rco , speciatim Comerianico in c'oncursu
creditorum. Griphz'w. , 1787 , in-4.° ’ 7
1678. Buon (Theod. Dio franzòsischc \Veclnselordnung verglichen mit
den \Vccltselorclnungen Bremens u. Hamburgs, nebst einer bistoriscli.
n: PAnnnssus. CLXCI
dogmatisch. Enleitung; (Regolamenti francesi sul cambio paragonati
con quei di Brema e di Hambourg , ed introduzione istorica e dog
matica ). Bremen , 18|: , in-8.° _
167g. Bucuuom‘z. De limitibusl actionis Paulianae revocatoriae , maxime

d_e Jure Lubecensi. Herdov. , 1756 , in-4.° _ . .


1680L Busca (J.+G. La Banque d’Hambourg rendus facile aux élran
gers; (La banca di Hambourg resa facile agiî stranieri Paris ,
1801 , I vol. in-8.° '
1681. Connas(Ant. De ordine quorumdam creditorum in'peculiari con
cursu ex statuto Hamburgir;o. Altdorf. , 1726 , in-4.°
1682. Focus (Christ. Adumbralio Juris mercatorii privati reipublicae
Bremeusis. Goett. , 1797, in-4.° ' -
1683. Fnaucx (Jo.-Christ. Diss. de induciis ad Literas Cambiales sol
vendaS earumdem termino addì solitis, occasione Statutz Hamburg. ,
lib. II , tit. VII , art. et 12. Hal. , 1715, in-4.‘ _
1684. chm-: (J.-H. Comparat. Juris nautici Rigensis et Hamburgen
sis antiqui in materia avariarum. Kilon. , 1773 . in-4.° '
1685. Famssn (Joan.-Bcrn. De diffcrcnliis Juris communis et statuto
-rum Franchfurtentium in materia de priVilegiis ac priorita te credito
rum. Jenae, 1721, in-4.°
1686. Gancxsns ubi
Hamburgens. (Paul.
agitur Delibata quacdam
de avaria. ad lit.1721
Groning., XVI, parl. Il Statut. I
, in-4.‘

11687. Gnnas (Joh.»Mich. Diss. dc 'indossatione littcrarum Cambiaiium


secundum JuS Hamburgensium, communi in auxìlium vomto.Gotting.,
1795 , in-4.° ‘ '
1688. Gauss (Joh.-Lud. De studiis Hamburgensium promovendi com
mercia sua , tam in juré publico quam in privato iure conspicuis. Got
ting. , 1792, in-4.o ( La medesima operain Tedesco Hàmburg ,
1795_, in-8.'. . . ‘
1689. Gnn-:s (J.-L.Ub. d. Nolhwèndigkeit n. d. Errichtung ein Han
delsgcrìchts ; (Della neceSSit_à e dello stabilimento di un tribunale di
commercio "in Hambourg Hamburg.‘ , 1798 , in-8.“
1690. Guaucu (Rud.). De termino‘a quo praescriptiyoflis actiònis ex
cuci: anuorr.ca DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE
contractu assccurati0nes secundum ordinationem assecurationis Hambur
gcnsem. Gotting. , 1776 , in-4." '
1691. Hacmnzm (Joach. De Foedere civilatum Hanseaticarum. Fran
cof. , 1662 , in-4.° _
1692. HASSE (Jean.-Malli.). De indole atque efl‘ectibus instruménti ad
securationis quod vulgo Polizzamfiocant, ‘praeserlim ex iure Ham
liurgcnsi speciali. Gotlz'ng. , I796 , in-4.°
1695; HOFFMANN (J.-A. De elifl‘er. jur. Camb. impf et civitatis Bre
mensis. Ma'rb. , 1767, in-4.fì '
1694. KLEFECKER (-Fr;M.). Von der Haverey grosse oder extraordinaire,
besouders der Rcichstadt Hamburg; ( Delle avarìe straordinarie censide
rate
Gotting.,
principalmente
1798, in»8.°
dietro la legislazione commerciale di‘ Hamhmirg
,

1695. Kumcmz Rein. Jus maritimum Anseabicum. Gotting. , 1667 ,


in-4.° } ’
1696. LANGENaECÌ< ( Hem‘. Anmerckungen fiber das Hamburg-Schiflî-und
Secrechl.( Osservazioni sul dritto marittimo della città di Ham
bourg Hamburg. , 1774 in-4.° _ '
1697. LEHNEMANN (J.-Bcn. Nundinarum Maeno-Francofurtensium hi
storia , jura'et privilegia. Lipsiae, 1758 , in-4,°
1698. LUEHRSEN ( K.-O. Diss. de proxenetis puhlicis ex Jure Germanico
Ipracsertim Hamburgcnsi spectatis. Gotting. , 1795, in-4.°
1699. 'LUTTERÌ.OH (J.-O.). De statutis collegiorum_opificum eorumque
usu et abusu , speciatim jure Harùhurgensi. Gofting. , 17:9 et 175g,
in-4.’ ’ . - .
1700. l\'IANTZEL (Ernesl-Jo.-Fricl. Diss. de Levamine singulari inopiae
debitorum Jure Hamburgensi introducto. Rosloc , 1744. in-4.q I

1701 . MISLER- ( freres Essai sur le Droit de Hambourg touchant les Fail
»litcs; (Saggio sul dritto di HambourgI riguardanlei fallimenti). Ge
neve et Paris , 178: , iii-12. ' . '
1702. 'l\IISLER (JO.-Gottfr. ).' Diss. de quàerel'a‘et exceptione non nu
meratae pecuniae in cambiali negolio maxime-ad Jura Hamburgensia
. ‘Bpplicata. Giess.- , ‘1747, iii-4.3
DI Pannnssvs. c1.xcm
1703. ORTE (Ph.-Fred. ). Von den zwey Francki'urter Reichsmessen ,
(Delle due fiere di Francforte Franck. , 1765 , in-4.°
1704. POST ( de ). ( De cura civitatis Bremensis circa rem nauticam. Got
ting., 1780.
1705. Qursronr (Io.-Chr.,). Diss. de foemiua mercatrice , ad tit. VIII
. Iuris Hamburg. Buzow. , 1799, in-4.°
1706. 1111111ch Quando Jure Hamburgensi in causis mercatoriis
aditus ad suprema Imp. tribunalia pateat. Gottìng. , 1796, in-8.°
'1707. Barman (GaSp.). De Statutis Bremen'sibus ad Mercaturam compo
sitis. Bremae, 1724, i11-4.°
1708. Romano (R. ). Dissertation sur le Réglement des assuranees de
Hambourg. ( Dissertazione sul regolamento delle assicurazioni di Ham
bourg ), Hamburg., 1630 , in-12.
'1709. SIEVERS (Iac. De sapientia conditorum Iuris Lubecc'nsis in ae
quilibrio.inter iura et obligationes foeminarum , praecipue habita com
mercii‘ratione. Jenae, 1803 , in 4.°
1710. Susvaar (Ioan.-Iac. De Contractu pignoratitio Hamburgen5i.
Ienae, 1769 , iii-4.° ‘ V_
1711. SPAN (J.-Lud. Der heil. Reichs-Stadt. Franckfurt VVecl15elrecht;
(Dritto di cambio della città di Francforte sul Meno Franckf. ,
1752 , in-4.”
1712. SPANGENBERG (D.), Ideen fil). Nothw-endigkeit u. Organisation
eines Handelsgerichts in Hamburg; (Alcune idee sulla necessità di un
tribunale (di commercio in Hambourg Hamburg. , 1814 , lII-8.‘
1713: Srancrc (Carol.-Frecl. De Commerciorum favore in Iure tam pu.
blico quam privato Francofurtensi conspicuo. Gotting. , 1796, in-4.’
1714. TANCK‘( Ioach.-Lud. Diss. inaug. de navi oppignorata ad art.6,
tit. IV. lib. III Iuris Lubecensis. Gotting. , 1776.
1715. VVE1111107 (Io. Diss. de Iudicio admirahilitatis Hamburgensis.
Helmstadt, 1709 , in-4.° _ ,
1716. WIBEL (Tob.-\’ie. 'De laesione enormi in negotiis Mercatoriis
Hamburgensium. Jenae, 1794 , in-4.° I '

1717, \Vmow (Pet.-Aug.


lis praesèrtimi Diss. de depositione
ex Iure Hamburgensi. Golting., iudiciali debiti Cambia
1795, in-4.°

L. T. I. 25
CLXCIV BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE

1718. ZOLLER (Fred.-Gottl.). Diss. de avaria particulaii secundum Sta


tutum Hamburgense. Lipsiae, 1774, iii-4.°
1719‘. Der ehrbaren Hanseesàtdte Schifs-Ordnung und Secrecht;(Dritto
marittimo e di navigazione delle città Anseatiche Lubeck , 1697 ,
in-4.° -
1720. Liibeckische und derer Stàclte Holstein gelirìiucltliclua See-und andere
Reclate; (Dritto marittimo di Lubeck e diHolstein Lipsirle, 1707 ,
iii-4.° ' ’
1721. Hamburg Laws of, resp_ecting bills of exclrange carel'ully copiecl
from the original MSS. in the archives of the Senato of Hamburg ,
translatcd intò English; (Leggi di Hambourg relative alle lettere di
cambio , etc. London. , 1799 ,‘ in 8.°
1722. Erneuerte u. verm. Ordn. in Weclisel u. andereu Handelsgcsclr'àf
ten.d. Kaiserl. frcyen Reichs-Stadt Franckfurt a. M.; (Nuove ordi
nanze sul cambio di Francoforte sul Meno Eunckf. a. Mi , 1800 ,
ili-8.°
VIGESIMA SUDDIVISIONE

VIRTEMBERGA.

1723. sz (Eberh.-Cl1rist. De Emptionc venditione annuorum redi


tuum_ ctiam sine consensu magistratus valida. Tubing., 1764, in-4.°
1724. Karrr (Six-t.-Jac. Diss. de locatione Camhii proprii in concursu
creditorum.. Tubing. , 1777. ‘
1725. \‘Vmsscr (J.-F.-C. ). Recht der Handwerker nacl1. allgemeinen
Grandsàtzcn_u. insbcsondere nach. den herzogl. \Viirtcmbergisclxen Ge
sctzcn entworfcn; ( Dritto generale degli Operai, e Saggio sul Dritto
particolare di Vi1temberga Stuggart , 1780, iu-8.° '
1726. Versuch iiber das Kaufmànnisclie Spedilionswesen in seinem Ver
liàltnisse gcgen don Staat ; ( Saggio Sulle spedizioni commerciali ne’ loro
rapporti collo Stato Stuggr'zrt, 1804 , in 8.°

IFINE DELLA BIBLIOTECA DELLA GlIIIIISPRIDI-INZÀ COMMERCIALE.


CLXCV

NOMI DEGLI AUTORI

CON ORDINE ALFABETICO.

A. Arumaeus (Dom. ) , 61121 , 1122.


Aschen (Henr.-Von ) , 825.
A1111011 (Gli. ), n.° 751. Asciarii ( Dorot. ) , 585.
Abreu d’) , 938. Asser ( Car. ) , 925. ‘ \
Adolphe (Ch. ) , 639. Atehesqn ( Natlumiel ) , 1516.
Agricola (0.) ,‘ 196. 'Aunesley , 878.
Alemann ( WVil.-Ch.-Augu ), 1115. Authacus (Phil.-Lud. ), 175.
Alleinz (’Joan.-A-br-) , 1094, 1676. Averbaeh (Jo.-Georg. 1343.
Almers (Seb. ), 1116. Ayrer Geor.-Henr. ) , 594 , 984 ,
Amsel (10.), 752. 1123 , 1380 , 1448.
Amsingl1 (Zi'mb.), 660. Azpileueta Mart. ) , 408.
Anckelman (Fred.-Georg. ) , 592. Azuni (Dom.-Alb. ), 1 , 683 , 700 ,
Angelocrat (Dan. ) , 197. ‘ 959'.
Ansaldus de Ansaldis (J»V. ), 101.
Anten (Henr. ) , 1117. B.
Anthoine (Dom. ), 1 118.
Apeldoòr_n ( J. ) , 326. Baehov ab Eeht (Jo.-Fred.) n. 145,
Appold (Joli.-Georg.) , 57,1. 985. ''
Aibuthnot (Carblus ) ; 198. . Backer (Coro. ) ; 1616.
Arena ( Jac. ), 1279. Baeza alias Beati GasP.), 1599.
Arents (Egb. ), 1 119. Baldasscroni Ascan. ) , 2 , 836 ,
Arnolt (Vit. ) , 1120. 879 , 880, 926. '
CLXCVI NOMI

Baldasscroni (Pompeo ) , 409. Bechmann (Jo.-Voln. ), 210, 941 ,


Balduin ( Frane. ) , 827. ' 1095 . 1 127.
Baldi, 1416. Beck (J.-A.) , 410 , 1578.
Baleke (J.-H. ), 1055. ‘ ' Becker (Herm.) , 251 , 543, 662.
Balthasar (Aug. )‘, 1124 , 1449 , Beckhofl‘ ( VVal_ther) , 942. ‘
1677. ‘ Beclrmann (1.), 18.
Banck ( Laur.) , 1344. Beckmann (Luci. ) ,‘ 1028.
Banniza (Jo.-Petr. ), 1039. Becmann ( Gust.-Bern. ) , 1057.
Bardille (Bu1‘ckhard), 615, 1040. Becmann (Gust.-Berm et Olto ) 569,
Bariani de Plazentia (Nic. ), 586. Beekesteinralset ( C0rn.-Henr--A. )
Barrère (Bernard) , 1391. 786. '
Barrère ( Bertraud ) , 940. ‘ Beer (Mart.-Den. ) 88 1 .
Bartl1 Gothof. ) , 815. Befold ( Cli. ) , 1128.
Barthenheirri (Berth.) , 1577. Behm( Joach.-Phil. ) , 544(
Barthold ( Fred.-Jac.) , 1268. Behmer (Fred. ) , 271.
Barzelotti ( Giaco. ) , 785. Behmer ( Jo.-Ehrenr, ) , 943.
Bastineller ( Gebh.-Chr. ), 540, 1269, Beln‘ends ( Jos.-Corn. ) , 1450.
1270. Bejer (Ad. ) , 211 , 212 , 213, 214,
Baudeau (Nicolas ) , 5. 230 , 231, 504 , 597 ,‘616, 1129,
Baudiss ( Léon) , 372. 1280, 1451 , 1452 , 1453,1454,
Baumann (Vincent) 541. 1455 , 1456 , 1508.
Baumhaver (Will.-Jac. ) ; 542. 13011 (G.-.I. ), 1519.
Baule (Sam. ) , 1.125. _ ' ' . Bellonius ( Marc.-Ant. ) , 102.
Baver ( Henr.-God. ). 661 , 1656 , Benecke (VVilli. ), 882.
1 126 , 1 271 . ' Berck (Tbeod.), 1678.
Bavcr (Jo.-Godf.) , 568 , 1041 , Berger (Jo.-Aug. de) , 702.
1105 , 1393. Berger- (Jo.-Ilenr.) , 411 , 545 ,
Bayf (Lazar ), 753. 828. '
Bayley (Jol1. ) , 1517. Bergh (Jo.-VanL-Dan. ) , 829.
Beard ( Henr. ), 1518. Berghaus (J.-Jos.)_, 4 , 19.
Beatus (Georg ) , 1417. Berghmann ( Pet.f010f. ), 272.
Beawes ( VVind-ham ) , 17. Bem_egger (Tob. ), 273
Becbmann (Dn.Joli. ), 146. Berre (Mar.-Jo.-Ghrist. ) , 1281.
DEGLI. Avroai CLXCVII

Beseke (Ios6ph.-Meleh. ), 412. Bonncau (Seb-Èr. ) , 928.


Benchel (Cai.-Sig.), 1130. Bonnemant , 938. ..
Beurden (M. C.-Van ) , 830. Bonnet(I. ), 1358.
Beuther ( Io.-Mich. ) , 1151. Bontius (Guill. ) , 4.5.
Bevan , (Rich. ) , 1520. Borcbolt ( Io. ) , 929.
Beverhusius ( Pet.-Chr. ) , 640'. Borel (F), 1386. a _4,
Beverinus (Bartlc.), 199. Born (Iac.-Henr.), 1643.
Beyer (Georg. ), 1642. Bornier (Pl1il. ), 20.
Beyer (Ios.-de), 1042. Bornius ( Laur.-Fred. ) ,- 295.
Bielitz (Gst.-Alx.), 389. Bosch ( Alb. ), 1282.
Biener ( Cli.-Gott. ) , 546. Bosset (Io--Edl- ), 395. »
Billaudet (Io.-Bapt. ) , 617. Bostel (Luca-And.-Von.) , 832.
Billinghurst (Georg. ), 1521. Boswell(Pac.,) 1523. .
Bitsch (Casp. ), 1 132 , 1 133. Boucher (P.-B. ),21, 22 , 25, 24,
Blagrave (Joh. ). , 1522. ,696, 754, 1359., 1581.
Blanchard (Guill. ) , 327. Boulay-Paty (P.-S. ) , 25, 755.
Blot ( 1Egid. )\, 618. Bounyn , 1007. >
Bockenhofer (Ioh.Joach. ) , 274. Bourough (Io. ) , 705.
Bode ( Math. ) , 413. Boutaric (Frangois ) , 26.
' Bodin (Hen. ) 328 , 927', 1134. Boutlxilier , 416.
Boeckellen'( Ioh.-Gotl.) , 598. Boxhornii(Marc.-Zuer. ), 716, 737.
Boeckelmann (Jo.-Fred. ) , 808. Brakel (Wilhel.-Eliz.-Van) , 835.
Boecler.( Io.-Henr. ), 701. Brandes (Ic.-Mart. ), 884.
Boedeker, Brandiniilléi (Iac. ), 27, 885.
Boehme (Io.-Got_t. ), 1457. Brandwich ,( Ger.-A. ) , 834.
Boeluner (G.-Lud.), 147, 1135. > Brasker (Io. ) , 835.
Boehmer (Iu’sL-Hennig. ),3y3 , 831, Brebm (G.-N. ) , 234, 329.
1029, 1096. Brendel (Ioh.-Christoph. ),= 1272.
Boelnner (Sam. ), 304 , 1458 , Brentano (Steph.), 417.
1625. -. Breuels (Herm.) ', 641.
Bollard (Ian.), 883. Breuning (Cina-Han), 121 , 135,
B0nde ( Canut.-Henr.-Lib. de ),944. 203 , 296, 515, 531, 642, 986,
Bondt (Io. ) , 547. 1058, 1097, 1360,
cz.xcvxix NOMI

Brewe_r (Geo. ) , 1524. Buttingba (P.-J. ) , 1060. '


Brockes (Bart11.-Henr. ) , 418, 432.‘ Byernont (Jac..Van. ) , 836.
Brocckel (G. ) , 547. Bynkershocck ( Corn.»Van. ) , 706 ,
Broemel (J.'Henr. ), 419. 83;.
Browne , 1525. .
Bruclxtîngs (D.-Aug. )., 420. C.
Bruckner ( Guill. ), 374 , 1418, 1419.
Brug (Matth. ), 1283. ‘ Caballinua (Gasp. ) , n. 264.
Brunnemann (Io. ) , 348 , 1 136 , baccialupi (1.41.), 1008.
1594. Caines ( Georg. ), 1608.
Brunquell (Jo.-Salom. ), 1275 , Cancrin (Fred.-Lucl. ) . 756.
1420. ' ‘ Canngiesser (L.'-H.-Von) , 516.
Buchcr (Joh..-Pet. ) , 1137. Cantcr ab Idsingua (Frane. ), 1138.
Buchholtz , 167g. Cantera.( Did. ) , 421.
Buclmer (10.), 1 18. - Canz ( Eber.-Christ. ) ; 1139 ,
Buchner ( .Ìoh.-_God.-Sigîsm.-Alb. ), 1723. ‘ '
34g. Capmapi , 696.
Bucbolz (Car.Aug. ) , 886. Carben ( Joh.-Pet. ) , 1285.
Buddius, 189. Carmen (Jacob. ) , 1612.
Buininck (Jac. ), 255, 1059. Carocc (Alex. ), 1140. ,
Bunau ( Heur.-Com. de ) , 704 , Carpzov (Aug.-Beu. ) , 422 , 1061_
1459. ‘ Carrach (Joh.-Tob. ) , 1389 , 1460.
Burckhard (Jac.) ,- 275. Casanocà ( Aloys) ,423.
Burg (Engelb. ) , 276 ,"27'7. Casaregis (J.-L.M. ), 104 , 696 .
Burg (Petit.-Bapt. ) , 705. 875 , 1009. ‘
Burges ( J.-B. ) , 1526. Cassel (J.-Ph. ) , 1622.
Bufgmann (Jo.-Henr.) , 1043. Cayctan de Palleya , 696.
Bnrns (J.-J.‘) 887 , 1527. Cecilerg (Wil. ) ,‘ 1529.
Burrow (Jac. ) , 1528. Cenalis ( Rob. ) , 200.
Busch (Carl..-Lud. ) ,‘ 570. Cerotti (J.-Bf) , 587.
Busch. (J.-G.
Buscl1 (Gotlf. )) ,., 1030
28 ,V . 103 , 171 , Champagne , 708.
Cl1emnit ( Joac. ), 1141.
1.90 , 297 , 896 , 1680. Chitly (Jos. ) , 17 , 424.
DEGLI A U T 0 R I. CLXCIX

Chladen (E.-M.) , 1031 , 1461.


Clarke (Franca ), 1530. D.
Clausbergs ( C.-Van ) , . 1644.
Cleirac (Etienne), 425, 684. Dabelow ( Chr.-Chr. ),- 1 146.
Clopenburg (Jos.-Herm. ) , 1142. . Daegener ( Carl.-Mallf. ) , 663.
Cocceius (Henr.), 350, 715, 888, D’ Auguesseau ( Henr.-Franc.), 172,
950 , 1395. ‘ 395.
Coeper (lo. ) , 1 143. Danckelmann ( Silvest.-J. ) , 215.
Colberg (Edm. ) , 757. Dasonius ( Georg. , 1 147.
Colbrand (Nic.) , 588. Daubanton ( Greg.-Ant. ) , 5 , 6._
Coldebac ( Matth. ) , 1144. Davies (Thom.)., 1535. '
Collier (J.-D. ) , 256. Decher ( Joacl1. ) , 1 148.
Concann0n (Matlll. ) , 1531. Deginck (JO.-Ph.), 114g.
C0nringius (Herm. ) , 29 , 707 , Dehn (Ioacb.) , 891.
758. _ Dchre (Gasp. ), 175.
_Consobpini ( Jos. ) , 426. Deinlin (G.-Fred. ) , 125 , 664 ,
Cooke (Will. ), 1552. 1150. ‘
Coppens , 1362. Delaporte (J.-B. ), 52.
Corasius (Jo.), 1286 Delvincourt (’C.-E.) , 33.
Cordes ( Ant. ) , 1681. Detlef (Chr. ) , 1421.
Corradin (Petr.-Marc. ) ', 1604. Deutz (Ant.) , 859.
Costa (Nonnius A.) , 1145. - Dicel lBen.-Hier. ) , 505.
Cotrugli(Bcned.), 30. Dick (J.-G. ). 1645.
Cramer ( Jl1.-Ul1‘ic) 987 , Diesseldorf (Jo.-Goclóf.-A. ) , 1289.
Cramer (Marl.-Joach.) , 1287. Di6tmar (Joh. Will1. ) , 1151.
Cravel (JO.-Fl‘€d.)‘ 1288. Dietze (Jo.-G. ) , 506.
Cregel (Ern. )‘, 204 , 1032. 4 Diltheyl ( Ph.-Henr,) , 1636.
Gran (Crist.-Luclov. y, 35.. Dinner (Andr_) 306.
Crol1e ( Alex. ) , 945. Doerrien (Ern. ) , 1422.
Cronius (Jo.-Adolp.)‘. 889. ‘Domingues (JQS.-Eman.) , 427.
.Crusius ( Jac.-And. ) , 838, 946. Dondorf. ( Christ. ), 548.
Cullen (Arch. ). 1533. Donker (P.-G) , 1617.
Cunningliam (Tim.), 51 , 1554. - Dormaeus (L.-A.), 1290.
c1.ncx 110111

Dorn (Am.-Chr. , ), 517. Essen (A.-H. ) , 1155.


Dornfeld (Ioh.-Iac. ), 1383. Ester (Mare. ) , 148.
Dreyer (I.-F. ) , 1462. Estor (Io.iGeor. ), 573, 989, 14634
Duaren ( Frane. ) , 281. Estrangin ,'- 907.
Duepree (Io.), 390. Euler ('I0.-Mart. ), 429
’ Dufricbe.-Foulaines( F.-N. ) , 947. Eulhardt, 931.
Dumoulin ( Charles), 572. Evans (VVÌL-David), 301 , 506 ,
Dupuy de la Serra (Iac. ) , 428. - 892.
Duvelaer ( Petr. ) , 840, Everbach (I.,G. ) , 205.
Evers (H.-Nic. ) , 1397.
E. Exton (I. ) ,’ 1536.
Eyben (Hudler ab), 645, 646.;
Ebeling (JwCll.-L.), n. 103 , 330. Eyndlroven (Tim. ab), 790..v
Eckolt. ( Amad. ) , 643 , 787.. Eysson (Piene), 1044.
Edzard ( Henr. ), 788.
Edzard. (Ios.-Hieron. ) , 331. F.
Eggers (Car.-Ulr. ), 487 , 1593.
Eichel (Io. ) , 1291. Faber (Balth.); n. 216.
Einert (Carol. ) , 1152. Fabiahus (Dom.) , 430.
Einert (Chr.-Gott. )', 54g. Fahrenhorst (C111. ) , 1345.
Eisenschmidt (Io.-Gasp. ) , 201. Falckner (Ioh.-Christ.), 1425Î
Elsaesser (C..F.), 1396. Fannius ( Pompeius) , 842.
Emerigou (Balth.-Mar.), 890. Fautb, 238. _
Endres (Iohz-Nepom. ) , 1 1 53. Felicius (Hect. ) , 990.
Enfield (Will. ) , 237. -Fels (Cl1.-Fred.) , 307.
Engau ( IOS.-Rud. ),988 , 1423. Feltz (Ios.-Hen. ), 149, 431, 843,
Engelbrechts (I.-And.), 105 , 685, 932 , 1156. .
696 , 759 , 920. ‘ Ferretus ( Iul. ) , 760.
Engelhard (Geo.-Frcd.) , 789. Fichtner (Io.-Ceo. ), 1106.
Ilntzlin (Matlr. ) , 1010 ,‘ 1154. Fierli ( Greg. ), 991.
Episcopus (10.), 709. . Finckler (Wilh. ) , 1011 . _
Erhard ( Ch.-Dan. ), 644 , 1424. Findekeller ( Ioli.-Sigism. ), 252.
Ericius (M.-G. ), 1503. ' Fleischer (Ch.-Fr. ) , 1107.
DEGL'1 1111‘0111. cc:
Flintberg (Iac.-Alb. ) , 1673. Garsia ( Fran. ) , 265.
Floerke (Ern.-Joh.) , 5.75. Gehrke ( Mich. ), 150.
Focke (Christ.) , 1682. Geisler (Frid. ), 113.
Fomann (Ortolph. ) , 1012 , 1426. Geldermann (Sam.-Jos.) , 1294.
Fonne (Goth. ) , 791. Gentilis (Alberic ) , 949.
Forster ( Sam.i) ,‘ 686. Georgius (Jo.-Frerl. ) , 142g.
Forster (Valent. ) , 1157. Georgina , 950. ’
Fournel (J.-F. , 34 , 1013, 1427. Gerbcr (Jo.-Jac. ), 1045.
Franck ( Joh.-Clir. ), 452, 532 , Gerekens (Paul, 1686.
550 , 1683. Gerdesius (Fred. ), 620 , 792, 1014.
Fravenburger (Jos..-Germ. ), 35. Gerkèn ( Sebas»Henr. ) , 53 7.
Fredersdorfs (Leop.-Frid. ) , 1158. Germain (J.-B. ) , 1387.
Freiias (Seraph. ) , 710. Gernler (Jo.-chr.) , 1364.
Frick ( Alb.-Ph. ), 814 , 1062. Gerschou ( Frid. ) , Y046, 1160.
Fricke (J-H. ) , 217 , 619 , 1464 , Ghia (Giuseppe), 518.
1684. . Gibalinus ( Jos. ) , 574 _
Frider;ie ( Christ..Conrad.-Wilh.) , Gildemcister (J..C.-F. ) , 621, 761.‘
687 Glias (Taco Van ) , 765.
Frideric ( Paul ) , 1 15.9. Glock ( Aut. ) , 306 , 1465.
Fries (Frid. ) , 1063. Gloegkner (Georg.-Gisberti) , 844.
Friesen (Joan.-Bérn.) , 1685. vGlueck ( Chret.-Fred. ) , 1064.
Fritsch (Ahasu _) , 31,8 , 221 , 240 , Gmelin (Christ. )., ) , 1015 , 1108 ,
(Cl1.-Golt.
278 , 665.
Froemmer_( C..-L. ) , 435. 1161, 11.62 , 1274-.
Fromman (Jo.-And. ), 666. Gmelin (Christ.- Theopf) , 298.
Fuch \( _Paul ), 1292. Gobius (Anton. ) , 17.4,
fulemar1 , 434, Godolphin , 1557. ‘
l‘iG. Goebel (Jo.-Guill._ de ), 1163, 1565.
Goeckel (Rud.Chr. ), 589, '
Gofen (Pasquerius ) , 332,
_Gaertncr ( Car.-Wilh. ) , 1428. Goldas‘l. ( Mich. , 175.
Gagliani ( Frane. ) ,1943. Gondola (Sim.-Henr. ) , 893.
Galen ( Arn.-Ant.) , 1295.. 'Goodeng (Thom. ) , 1538.
L. I. ' *26
con ’ 110111
Gothol'redus (Haloi.) , 712. Gundling (Nic.-Ilier ), 827.
Gothofredus ( Jo. ), 711 , 747. Guth5ehmidt ( Christ.-Goth. ) , 151,
-Graevius (Cli.-Fred.), 553. 152 , 352. 1
Grafl' ( E.-M. ) , 241. ' Gyraldus (Lil.-Gregor. ) , 762.
Grass (Miel1.), 131 279. '
Grasseec (P. ) , 647. H.
Graswinekel ( Theod. ), 713.
Grattena_uer (Car.-Wil.) , 435, 519, Haase ( Car.-Ang. ), 622.
1624. _ Haberkorn (Henr.-Pet. ), 207, 1164,
Grave (Elmrh. ) , 436. 1466. _
Graver ( Theod. ) , 714. Hacke (Hern.-Chr. ) , 1165.
Green ( Aug.-Fred.Sigism. ) , 308 , Hadorph (Io. ) , 1594.
552 , 992. Ilaenlein(Contrad.-Sig.-Car.), 10651
Greens (Edw. ), 1539. Ilai'ener (Chris. ), 36.
Gries (Joh.-Deod. ) , 553. Hagemeier (Joach. ), 747 , 16914
Gries (J.-L. ), 1688 4, 1689. Hahn (Henr. ), 1016.
Gries (J.-_M. ) , 1687. v - Hakelmann ( Leopold ) , 1297.
V Grimaudet (Frane. ), 309. Hammerer ( Jo.-Car. ), 136. I
Groning (Albert) , 815. Hanker (H ), 953. ’/'”
Gron-ing (Jos. ) . 715. . Haren (Frane.-Rutg. al) ), 437, 1546.
Grollmann ( Melch.-Dietl1. ), 520 , Harpp'reebt ( Ferd.-Chr. ) , 575, 599,
894. 633, 1052 , 1109 , 1110 . 1166.
Gromme (Àb'rah.) , 1295. Ilarpprecht (Jo. ), 1017 , 1298.
GroSsen ( Mieli. ) , 1296. Ilasche ( Theod. ) , 1018.
Grotius ( Hug. ) , 716 , 747. Hasse (Joan.-Math. ) , 1692.
Groult , 764, 951. _ . Haubold ( Cllt‘l'lell6b. ) , 376. V
Guden ( Pliil.-Pet. ) , 397. Haykens-Ilaico , 793.
Guelich ( Rud. ) , 1690. _ Hayneceius (Gottof. ), 37.
Guentlier (Cl1.-Fr. ), 648. Heer ( Georg.-Mieh. ), 438.
Guenther (Ern.-Fred. ) , 554. . Hedinger. (_J0.Reinl1. ) , 668.
Guam (G.-N.-G.), 909. India-(105,111... ), 119,398,439.
Guicli_ard , 952. Heernskerck ( Guil.-Van) , 1 167‘.
Gunderode ( Ilenr.-Will. ) , 555. Ilridiger (Joh.-Jac. ) , 440.
onor.i AUTORI CCI".

Heig. (Petr. ) , 1 168. Homborg (Ani), 670.


Heilsberg (Chris. ) , 667. Hommel (Carol.-Ferdin. ) , 1471.
Heim_burg ( Jo.-Gasp.), 1169, 1170. Hommel ( Chr.-Gotl. ) , 634.
Heineccius ( Jos.-Goth.) , 153, 176, Hommel
Hoofmann(Ferd.-Aug.)
(Cornel) , 399.
,
220, 280, 333, 441, 442, 765, 954.
Heineken (Fr.-Guill. ) , 649. Hoop (Hubert.-Vander ) , 846.
Heise (Jo.-Herm. ) , 443. Hopffer (Bened. ) , 155.
Hellendorf (Ferd.-Henr. de ), 1053. Hopkinson ( Franc. ), 1609.
Hellfeld (Joh.-.Aug.) , 1171 , 12993 Horix (10.), 720, 1472, 1586.
I_Iellwig (Joah.-Andr{ ) , 1 172. Horn. ( Gasp.-Ho. ) , 1473 , 1647..
Hencke (Arnold ) , 845. Horn (Thom. ), 960, 1540.
Henne (Rud.‘-Chr. ) , 1173. Hoyer (Jo.-Henr. ), 847 , 1474.
Hensel.( S. ) , 1467. '. Hubner, 955.
Herbacb (J.-Casp. ), 402. Hufeland. ( G0111ieb. ) , 556.
Herche ( Conrad. ), 717. Humbourg (Franc.-Br. ) , 577.
Hertius ( Jo.-Nic. ) , 623, 993, 1398. Hunn (Helf.-Ulr. ) , 1300.
Hertling (Joh.-Fred. ) , 1468. Hunold (Hug.-Fr.), 1047 , 1430.
Hetzler ( J.-L. 538. . Hurlebusch ( Aug.-Fred. ) , 1590.
Hevia-Bolano (Jos. de) , 38.
Hildebrand (Henr. ) , 576. I.
Hillig. ( Ch.-God. ), 1646.
H0cl1 ( Jos'.-Pet.) , 521. Illingbworths (William ), 1542.
Hoeckner (J.-Fred. ), 522. ' Immig (Chr. ) , 1648.
Hoepfner (Jo.-Ern. ) , 11.74. ‘ Ingenois_ (Francis de ) ,’ 721.
Hofl‘man ( God.-Dan. ), 143 , 154 , Irzon, 334.
523 , 669 , 1470. Ittig( Clan-Gothof. ), 1066.
Holl’mann ( G.-F.) , 1470.
Hoil'mann (J»A. ), 1693. J. '
Hognov ( Joan. ) , 718. ,
Hobeisel ( Dan.-_Fred. ), 1599. . Jacobs , 39.
Holsts ( Luci. ) 719. ' - Jacobsen ('F.-J, _), 956.
. Holtermannî( Arri-Manu) , 137. Jacobsen (Theod;Balth. ), 848.
Holzhaver (G.-Fred. ) , 577. ' Jcnk_inson of Liverpool ,, 1541.
CC“; NOMI

Iessen (Mnth. ) , 1175. Koch (J.-Ch.), 525, 650, 1177,


Jo_ecker (Geor-Guill. ) , 120. 1178.
Iorio ( Midi.) , 40 , 1615. Koen‘igke ( I.-Clirisl. ) ,V 557, 1651 .
Joster (I..-F. ), 445. Koler (Io.Ad. ), 624.
Iousse (Dan.), 41. Kolle (Henr.-Gin. ), 895.
Kopitz (Mart.-Ad.)‘, 1637.
Kornmann (Jos.), 1302.
K. Kortl:olt (Franc.-Iust. ) , 1179.
Koschack (Aldob .), 1579.
Kaestner (Abralx. ) , 353 , 1433.. Kraus ( Geor.-Frid.), 132 , 601 ,
Kanne (Cli.-Car.) , 1 176. 602. .
Kannegiesser (Lud.-Christ. ) , 600. Kuehlewein ( Georg.-Wilh. ) , 1476.
Kapii‘ (S.-Iac.) 557 , 1675, 1724. Kugler (Jos.-Rein.) , 1069.
.Kayser (Io.-Frcd. ), 1475. K1ilencamp ( C.-I. ), 223..
I(ees (Iac.-Fred. ), 302 , 310. Kiinlmld ( Fred»Alex. ) , 1070.
Kemmericli ( Diet-Herm. ), 221 , Kuricke Reinold. ) , 896 , 1695.
957. ' ' Kustner( Ern.-Greg. ), 242.
Kempli‘er (Ioacl1. ) , 794. Kustner (Gott.-Guill.), 447, 1651.
Keyser (Corn. de ) , 1501. Kustner ( Wilh. ), 1367.
Kids ( Stewart) Kyssel (J.-I. ), 1477..
Kind (H.-G. )', .649.
Klefecl<er ( Fr.-M. ), 1694. L.
Ricin (1.... )-, iso, 335, .sec.
Kleinschrod. Gall.-Aloys , 1431 , Labruèrc , 1588.
1432. Lamberts_ ( Henr. ) ,’ 336.
Klntz (Clu.-Adolph.), 222. Lampreclxt (I.-F. ) , 1625.
Klotzsclxad ( Jo.-Fred. ) , 849. Lampredi (Giov.-M, ) , 958.
Klugel ( Eru.-Gr.-Chr. ), 524 , 816, Lange (A.), 688.
Kneiasel ( Clìl‘nFl‘0d. ) ,' 1067. Lange (Ero. ) , 1180.
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Knorre (Ero -Fred. ) , 121 507. Langenbeck (Henr.), 1696. '
Knuyt (Simou de) , 85.0. Langèrmann ( Gerli. ) 337.
Koch (Dan. ), 42. Laporte (Sans Fourche , 166.
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Lauremberg (Jac.-Seb. ) 1470. Liepoldt ( Jo.-Nic. ) , 283. '
‘Laurens , 1019. Limmer ( Carol.-Adolph) , 355.
Lauterbach ( WolféAd.-) ,' 43 , 603, L inck ( Jerem.Jîberh. ), 795 , 1303.
852 , 994, 1098, 1181 , 1182. 1347. ' '
Lav (Car.-fiìd. , 722. Lincl1e ( Henr.) , 133.
Lavaux , 1020, 1368. Linde (Jo. ), 118g.
Lawes (Edw.) , 817. Lindemanni ( Thom. ) , 1190.
Leclerc , 44. Linguet (N.-H. ) ,1 243.
Leclè're (P. ), 689. Lipold (Jos.-Chris. ) , 1481.» I
Lederer (Mich.-Frid.) , 897, 1479. Lobetl1an (F.-G.-A. ) , 48.
Lees (Rich. ), 959. I 7 Loccenius (Jo. ), 767.
Leeser (And. ) , 559. Locré (J.ÀG. j, 49 ,I 243.
Leewen( Sim.-Von. ) , 853 , 875. Lovelass ( Pet. ) , 1543.
Lelmemanu( J.-Bened. ) , 1697. Luca ( Hieron. ), 452.
Leib (Io. ), 1183. ' ' Luca (Jo.-Bapt. card. de), 1304.
Leickher (Fred.»îac.) , 45. Li‘1dersen (BodsHenr.) , 356.
Leickl1er ( Ge0r.'-Ja0. ), 723. Ludovic( C..-G. ) , 7 , 50.
Lelong (Isuac) , 448, 466. Ludovic ( Jac.-Frìd. ) , 126, 378
Lembke (Jac. ) 138. 1 191 , 1369. ' '
Lembke (Paul.-Chr.-Nic.) 1099. Ludwel (Wilh. )_, 177 , ‘934, 1305.
Le1_nkenius (Herm. ) , _46. Ludvyig (God.-Th.), 1482.
Lcmp (Io. ), '253. Lueheck (Melchior) , 560 , 854 ,
LcoPold. 47. . - 1483.
Lerche (Conrad. )', 724. Luehrsen (K.-O.) , 1698.
Le Roux (Jo.-Jac._-Fr. ) , 1 184. Lund (Carol. ) , 1 192 , 1698.
L’ Estoeq ( Joan.-Lud.) , 841 , 1480, Lupus (J.-Ba-p. ) , 284.
1626, 1627. Lutterloh ( J.-O. ) , 1699.
‘Lcuber (Benj. ), 311 , 312. Lyncker (Nic.-Cl1r. ) , 255 , 299 ,
Leuchsner ( Geor.-Lud.) , 114. . 604, 671, 855 , 933 , 1072 ,
Leyser (Aug.') , 254, '282, 449 ', 1188 , 1384., 1401.
450, 526, 1071,1 185,1 186,1 18;. Lynden ( Sim.èPaul.-Vander. ) , 856.
CCVI NOMI

Lyser (6111.), 1484. Maulius ( Thom. ), 1506.


Lyser. (G'uill. ), 1652. Maupinot (Joh.-Ant. ) , 1486.
Mazieq (Thom.-Ant, de) , 1595.
M, Maxwells (J.-J. ), 456 , 769.
May (JOh.-Car, ), 56.
Macdonald (Th0m. ), 1544. Mayoll1 ( Joacl1.-Ludolp. ), 1194.
Mader (Joli.) , 357. Medicis ( Sebast. (le ) , 426.
Magens (Michf) , 898. Medina (IO. de ) , 457.
Malapert (Abrah.), 768, > Medow ( Phil. ) , 727.
Malouet, 725. Meel (J.-qu.-Van ), 935.
Malynes (Ger.) , 51. Meel (Thymon Van), 858.
Mana (Gasp. ) , 1307. Meidma11 ( G.-H. ), 379.
Manzano (Jo.-Ramos. del ) , 857. Meier ( J.-Gotl1) , 1402.
Manzel (._Ern.-Jo.-Frid. ), 127, 224, Meister (JOh,‘Cl-lfflurFfflll.), 538 ,
672 , 1195, 1275 , 1485, 1615, 1075. -
1614, 1700. . ‘ Meixner (CL-F. ), 232.
Mare (Jo.-Chr.), 651, Melas (Val. ) , 1195.
Marcus (Pet.) , 796. Melchior (Jos'.-Bahh. ) , 797,
Mareschal, 455 , 1370. Melonius ( Lucas ) , 1196.
Marius ( Jol1. ), ‘ Mencken ( Go'thrid.) 1074. ' _
Marperger (P.-J. ), 191 , , Mencken ( Gm;t.-Ludov.), 674 ,
1371. 1434 , 1653. ‘
Marquardus (10h. ) , 52. _Merbacl1 (J.-D. ) , 1654.
Marslialls ( Sani. ) , 899. Mercatùs (Tliom, ) , 266.
Marsiliis (Hyp. ) , 673. Me1ckel (Bàtth.-Ad.), 1197,
Martens (G.-Fred.), 55, 400,960, Mereau (F.-Ecar. ), 561.
Martin ( Nic.) 591. Merenda (Antonius), 458, .
Martin (Wern.-Theod. ) , 285. Merger ( Joa_ch. ) , 1508.
Mascovius ( Gottf.) , 558. Merula (Paul. ) , 716.
Mascovius (J0.-1ac. ) , 157. Merville , 770.
Masson ( Phil.-Jos. ) , 54_, 455. 'Mever' (Aut. de), 1198.
Matheacius (Angelus); 726. Mevius (David) , 1309 , 1310.
Maugeret (L.-Ch. ) , 55. Meyer (Herm.) , 1199.
11111111 11110111. \ Ccvfi
Meyer (Iust. ) , 1200. Muldener , 1205.
Meyer ( Lud.-Iac. ) 592. Miiller (Io.), 115 , 819.
I\‘Ieyer ( Math. ) , 900. Muller (Io.-Georg.-SigiSm. ) , 1588.
Meyer (Phil.-Car. ), 459. Miiller (Io.-Marc. ), 139, 192.
Meyer ( VVer ), 256. ’ Miiller (50.»Tb2dd. ), 1075; .
Meyersieck ( G.-H.) , 818. Miiller ( Mart. ), 1207. i
MeysSoni , 696. Mùller( P. ) , 606 , 1206.
Michaelis (Cb.-Aug. ) , 652. Mumsen (Io.) , 962. '
Millar (Ioh.), 901. Musaeus ( I.-Dan.-H. ), 57 , 534,
|Misler (frères ), 1701. Mylius ( And. ) 33g. .
Mrsler (Io.-Gottf.), 1702. Mylius (Gud.-Hènr.) , sja.
Misler (Io.-Hartml ), 1389. Mylius (Otto-Henr. ) 1208.
Moeb (F.-Tob. ), 605.
Moegling (Iac.-Dav. ), 625. N.
Moegling (Io.-Fred. ), 1201.
Moeller ( Herm. ) , 1311. Naus (B.-S. ) , 963.
Moessler ( I.-Gotf. ) , 1655. Néales (T. ), 690. _
Mogk (Mah-Godi) , 1202. Nedermeyer van Rosenthal(I.-Tl1.«
Mohr (Theod.), 1048. H.) , 286.
Moli ( Cornel.) , 961. Nehrmann (Dav. ) , 158.
Mollenbec ( Bern.-Lud. ), 77'1 , Nerger (Ioach. ) , 58 , 1209.;
1312. . Neriugius (L. ) , 1313.
Moller (Iac.), 1348. Nèttelbladt ( Dan. ) , 1210.
Molloy ( 01121.) 772. Nettelbladt (Henr.) , 1076.
Monkeberg ( J.-G. ), 1203. Neurath (Mart. ) , 1314.
Montagucs '( Basi]. ), 653 , 1545. I‘licodè'me (P. ), 59.
Montefiore (Ioseplr), 8, 1546 , Nider (Io.) , 267.
1547. ‘ Noordkerk (Herm. ), 15g.
Motel (André) , 12 ( in nota ). Noordwyck ( Io.-Van ) “859.
Morlimer (Tl1om. ) , 9 , 460. Nooten ( Dider.-Hooh-Van ) , 527 .
Mossl1amr_ner (Fr.-Xav. ) , 1587. Norwatl1 (Ioseph). 462i
Mossler , 461. 4‘ Norwih (Aia. ), 809. ' '.
Muldpfort ( Wolfg.fWerther) , 1204.
CGVIII NOMI

Paul (Theod.), 798.


o.
Peckius (Pet. ) , 775 , 1455,
Peddrezzano (J.-Bap.) 810.
Ochs (310.1C111. ), 902: Peller (Mart. ) , 1211.
Oelze ( Goetl.-Euseb. ) , 995 , 1077. Peller (Raym. ) , 140.
Olbers (Theod. ) , 178. Pestel (Dav. ) , 1212.
Oldenburg (Vine. ) , 1405, Pestel (Frid.-Franc.-Luc. ),, 774.
Olearius (Jo.-Frid.), 1315. P'estel. (F.-G. ), 160, 1488.
01;.1u'5 (Sev.-Chris. ), 60 , 179, Peter (T.-R. , 1609,
Oresmius (Nicol. ), 513. ' ‘ Petou , 63. .
01th (PliéFred. ), 1705. Petzoldt (Nic.-Hart.) , 465.
Orthloff (I..-Ant. ), 1487. Peuchet , 958.
Ostermann ( Petr. ) , 245 , Pfennigk( Guill. ) , 180..
Otto ( Daniel ) , 465. Pfizer(Beni-Frid.) , 1215,
Otto ( Everl1. ), 193. Philippi (Fr. ) , 225.
Otto (Fred.-Herm. ) , 905. Philipps (Cornel. ), 1214.
Otto (Marcus ) , 1404. Ph00nsen (Io. ) , 466.
Overbach (Jo.-Georg. ) , 1021. Piantanida , 692.
.Pichleniayer ( Jos.-Nepom. ) , 1022.
P. Platner (Ed. ), 226.
Plevier ( Theod.'-Jo.) , 860.
Pacius (Jul. ), 747. Ploessing (And.-Henr. ) , 675.
Padilla (Ant. de ), ‘773. Ploos van Amstel (Ali). )J 964.
Palacius (Joàn.), 728. Poack (Henr.), 107g. ' '
Paley ( Wi11. ), 654. Pomclin, 1023. ‘
Pardessus (J.-M. ), 61 , 62 , 464. Poncet a. 1.1 Grave, 938. '
Park ( James-Allan ), 904 Pontanus ( Jo.-Isaac ), 730.
Parker ( Jos. ) , 1078. Poppe ( Franc.-Mich. ) , 906.
Parker ( Th0. ), 905. Post (de), 1704.
Pastoret (marqui. de , 691. Postlehtwayt (Mal.), 10.
‘ Pattyn (C.-.P. ) ,7729. ’ P6thi_er (Bob-105.), 467 , 820 ,
Paul ( Carol.-Erid. ) , 996. '861 ,1907 , 997 .
Paul (Joh. ) , 1548. Potterc (1110. de) ,’ 936.
DEGBI LUTORI.. CCIX

Pottey (Enoch. ), 468. Riemer (Io. ) , 800.


Preibissius ( Ch. ) , 64. Reinceeius (Joaclx.-Jac.), 626.
Preusehen (Geo.-Ern.-Lud. de) , Reinhard (Jo.-Car. ), 66.
1489. i Reinlmrth (Tob.-Jae. ) , 508 , 1385’
Pucholz (Wen. Xav.-Neumann. ) , Reinman (Jos.-Fred. ), 67.
1215. Reitmeicr (Jo.-Fred. ) , 529.
Putter (Joan.-Steph. ) , 2.46. Reitz ( Car.-Conr. ) , 471.
Pullman (Jos.-Lud.-Ern. ) , 314 , Rennemann (Henr..) , 315 , 472 ,
469 , 528 , 539 , 655, 656 , 1024, 1216.
1316, 1317, 1436, 1656. Rentzel , 1706.
Rerlnardt ( Car.-Aug. ) , 1217.
Q. Reusner (Jer. ) , 473.
Reusner(Nic. ) , 1218.
Quistorp (Jo.-Chr.), n. 1705. Rhane (Henr. ) , 131g. *
Rhedeu ( Gasp. a ), 129, 821 1
1707. 7 '
R.
R11etius (Ila-Freni.) , 474, 1491,
Baabe (Jos.-Jus. ) , 11. 1080. Rhodius ( Mare. ) , 636.
Ractius (Seraphinus ) , 470. Ricard, 466. '
Badovius (G. ) 559. Riceius ( C,-#G. ) , 475 , 1438.
Rahn (Willi.-Hen. ) , 562. lìiehelman , 579.
Ramos del Manzano (Frane. ),1600. Richter (Christ.Gotlieb. ) , 1492.
Ranmicio de Volterre , 799. Riehter ( Christ.-Phil. ), 863 , 1219.
Bassius (Ad. ), 141. Riehter (Jo-Guill.) , 608.
Batclifl‘es( Wm. ), 65. Riemer (Valent.) , 316 , 1320.
Rau (Christ. ), 607. ' Rietberg ( Lud.), 340.
Reuburgers (Jos.-Max. ), 1490. Ripol( Aeatius-Antonius de), 1572.
Rebhan (1.), 128 , 1318. Bitter (Car.Aug. ) , 509. .
Redwnberg (C.-O. 1405, 1657, Rivinus (Jo.-Flo.), 134, 161 i
1658. ‘ 510, 563, 1111,1220, 1221 ,
Recxstoot (Dion. ) , 862. 1373 , 1439 , 1659.
Reeves (Joh. ) , 154g. Robiuson (Chr. ) , 1550 , 1551.
Reiehenlnwh (Christ.-Ern. ), 1457. Roccus (Frane. ), 106.
L. T. I.‘ 37
CCI NOMI

Rodriquez (Amad. ) , 1222. Salzmann (Rudolpb. ) , 184g.


Roehrensée ( Cl1ret. ), 68. Sallé , 71.
Roenne (Eric ) , 257. Salon (Mich.-Barth. ) , 287.
Roesner (Andr.-Chr. ) , 341. Sancbez de Melo (Luci. ) , 1322.
Roethenbecc . (Georg.-Paul. ) , 75 1 . Santerna_ (Petr. ), 72 , 910.
Rogue , 6g. _ SantbeWel (Aut-A. ), 864.
Rolt. (M.), 11. Sarpi (Paolo) , 732.
Romanus (Panl.-Fr. ) , 70 , 580 , Sator (Fred.-Henr.) ; 1225.
476 , 1440. Sartorius (Joh.-Micb.-Ant. ) , 165.
Bonnenberger ( Jo.-Pct. ) , 1321. Saumaise (Claud. ), 580.
Rose (Georg. ) , 1552. _ Sauter (Dan.), 288 , 1350, 1351,
Rosemboom ( Corn. ) , 162. 1374.
Bosler ( Job.-Ever. ) , 38|. Savary (Jacques) , 12, 73 , 428.
Rossig ( Car-Got. ) , 163 , 1660. Sbrozz (Jac. ), 479.
Bossmann (AndfiElias) , 181 , 1495. ' Scaccia ( Sigism. ) , 480.
Roth (Henr.-Baltb. ), 360, 657. Scartlet (Joh. ) , 1553.
Roll15 (J.-T. ) , 1494. ‘Sceper (P. ‘), 954.
Rouland (R. ) , 1708. Scback (GuilL-Van), 1226.
Rudel (Godt. ), 317. Scl1afl‘sltausen (Job.-Nic. ) , 342.
Rudolph (And.) , 182. Schafl'sl1ausen (Jo.-Theod. ) , 1323
Rudolph (Laur. de), 477, 593. Scbafl'shausen (Nic. ) , 481 , 911.
Rucpprecbt (J.-Tli. ) , 1081. Seball (Jo.-Eber.-Fred.), 1629.
Rublewein (G.-Guil. ) , 1495. Schamroth (J.-D. ),‘ 1033.
Rummetsch (Franc.-Jac. ). 1223. Schardius , 695.
Rumpllius (Io. ) , 1496. Scharf (Christ.-Barthold. ) . 733.
Rullan (Rutg. ) , 908. Scharf (Jo.-Fred. ), 482.
Schedel (Jo.-Ch.) , 7 , 74.
S. Sclieffer (Jo.-Theod.), 627, 1227'
Scbeidmantel (H.-Gf. ) , 1497,
Sahme ( Aruold-Henr. ) , n. 164. Selwinmann (Dav. ) , 1406.
Sahme (R.-F.-Van ) , 1628. Schele (Joh. ), 801.
Salas (J.-Van ), 478. Sclrelling '( Petr.-Vander ) , 865.
Salgado (Franc.), 1224. Scherer (Phil.-Car. ), 403 , 1375.
1111011 1112011. ccxt
Schertz ( Io.-Georg. ) , 227 , 866 , Sel10tt (Aug«Fred. ), , 486.
1082. Scl10tt (Chr.-Fred.) , 183.
Schertz (Io.-Iac. ), 166. Scl10tt (Io.-Adam ) , 1500.
Sebiébé (Aug. ) , 483. Schragius (Io.-Ad. ) , 912.
Schiltern (Joh.), 1407. Scl1reiber ( F.-G. ) , 1501.
Schinck (Ioan.-Chr.) , 1661. Schroeder ( Tl1eod. ) , 868.
Schleenstein (Gottf.-Nicol.), 803. Scl1roeter (Ern.-Fr. ) , 259 , 868 ,
Scl11egel (I.-F.-VV. ) , 965. 1083, 1253, 1326, 1352.
Schlitte , 1369. Schulmck (Jac. ), 194, 805.
Schlozer (Chret. ), 998. Schulin (Io.-F1‘.Gab. ), 1630.
Schmid (Io.-Casp. ) , 1324. Schultz (Dan. ), 1376.
Scbmidmer (Ch.-Iac- ) , 1408. Schultz ( Ios. ) , 869.
Scl1midt (Greg.-And. ) , 1409. Schultzen (Petr.), 130.
Schmidt (G.-F.) , 999. Scl1ulz (Iol1.-Glieb. ) , 1084.
Scbmidt (Theod.-Goth. ) , 1000. Schuneman (Alb. ) , 676.
Schnegas (Elia) , 1228. Schurtzfleisch (‘Conr.-Sam. ) . 736.
Schneider (Gottl1. ) , 1498. Sc31utten ( Henr.-Mel. ) , 319. -
Selineicler. (Io.-Fred. ) , 167. Schutten (Nic. ), 1441.
Sclmeidt ( Io.-Mar. ) , 289, 361 , Schwabe (Car.-Henr. ) , 1502.
1.499. Schwalb (And. ), 1327.
Scl1nobel ( Joach. ) , 1229. Schwartz ( Sam. ) , 1631.
Schoenigalm ( Hen.-Car. ), 564 , Schwcde (Io. ) . 168.
1591. . ‘ Schweitzer (Chr.-Wilh.),
Schoepff( Ad.-lVolfgf) , 1230, 1231, Sclwieizer ( Gollieb. Sigism. ) , 1508.
1589. _ ' Schwendendoerfi‘er (Barllr.-Leon) ,
Schoepffer (In. Ioacl1. ) , 343. ' 116, 567, 386, 913, 1035 ,
Seboctteu (J.-Il. ), 1325. 1328 , 1442.
Scl10mherg (Alex. ) , 693. Scotls (Wil. ) , 1554.
Scllóne ( Hèrm. ) , 1054. Seger (Iol1.-Tlie0pll. ) , 142.
Schook (Mart. ) , 747. Scidensticker (A.-Lud.), 184.
Schorch Cli.-Fred. ), 318 , 734. Seip (Ant.-Lud. ) , 1025.
Schorcl1 (IL-T. ), 258. Sclchow (I.-Henr.-Chr.-Van ) , 484»
Sphotan (Bern.), 735’, 1232. 1353.
I
ccx,11 NOMI

Selden (Joh. ), 185 , 737, 738. Spangenberg (D.), 1712.


Scnckcnberg ( chr.-Clu‘ist.) 1504. Spccht ( Chret. ) , 609.
Seutter da Loezen (Math. ) , 739. Speicrmann ( Justus ) , 1049.
Scybcrlh( H.), 382. Spcimann (Io. ) , 1505.
Seyfl'eyt (Ang.-Corn.) , 1662. Sprenger (Jo.-Tl1om.) , 488.
Sibrand (Joh. ) , 740, 741. Spreckelsen ( Vinc. a ) , 658.
Sicl1ere1‘ ( Car.-Pllil. ) , 581. Spingsfeld (Henr. ) , 1236.
5101101 (Go.-Gottfr.), 195. Spitz (Franc.-Xav. ) , 1331'
Sicgel (J._-G.,) 404, 485, 486, 530, Star_ck (Car.-Fred. ), 1713.
1001 , 1638. Stauber (Henr.) , 1237.
Sieveking (G.-H. ) , 487. Stock (J'-\V.-V. ) , 967 , 1590.
Slcveking (J.-P. ) , 914. Sleel (David ) , 1557.
Sicvers ( Jac.) . 1709. Steger ( Adr.-Deod. ) , 247.
Sievert (Joan-Jac. ) , 1710. Stein (Clxr.-VVoll1. ) , 1050.
Silbcrrad _(Jo.-Gust.) , 260. Stcin (Joseph ) , 804.
Simon ( Jo.-Gcorg.) , 75. Stelnbach (Mich. ) , 1411.
Sirey (J.-B. ) , 100. Stemler ( Cl1r.-Gott.) , 1506.
Sismus (Elis.), 511. Stenger (Jos.-Jer. ) , 582.
Silhmann (Jo-), 1234. Stenglin ( O.-Cln‘et. ) , 1002.
Slicher (Aut. ), 1085. Stcphan (Math. ) , 1239 , 1240.
Slevogt (J.-Phil.), 228, 320, 1410. Stephanus , 916.
Sliclmcr (Jo- ) , 870. Stephanus (Io-Alla. ) , 290.
Sluter (Jos.-Dict. ), 363 , 1329 , Stephanus (Pet. ) , 871 , 1238.
' 1377. Steveus (Robert ) , 915.
Smalcaden (Lud.-Com.), 1330. Stever (TE-Or. ) , 383.
Smerhem ( chr) , 1235. Stoesser (God. ), 144, 291.
Smilh , 1555. Stones. 1558. ‘
Snellus (Willeb. ) , 966. Stoop (Ad.), 805. -
50mm (J.-Van ) , 362. Straccha (Benev.) , 107 , 261, 311,
Sommcrs (lord), 1556. 384 , 677 , 776, 916 , 1026 ,
Sonnlcitlmer (Ign. ) , 1580. 1100, 1378. _
Sorber (Jac.-Jo.) , 1086. Strauchius (1011.), 364, 365, 742,
Span (J.-Lud.), 1711. 777. 872°
DEGLI LUTORI. cdm
Straus (Gorlof.) , 1036 , 1241. Tenzel (Ern. ) , 76 , 1246.
Slrebel (Laur.-Fred.), 1242. Tenzel ( Ern.-Emman. ) , 636.
Streeker ( Conr.-VVilh. ), 123, 1332, Testard da Breuil , 77.
1663 , 1664. Tetens (Jean-Nic. ) , 972.
Slreit (Jo.-Phil. ) , 1665. Teucher ( Guil.-Sigism. ) , 1112.
Striklancl , 875. Text01‘ (J.-Wolfg. ), 345 . 651, 917
Struhen (Geor.-Adam), 202, 1087. leodoric (Pelr. ) , 78 , 323.
Struve (Burc.-Gott. ) , 1245. Thesaurus ( Gasp.-Ant. ( 186, 322.
Slruve (Fred.-Gott.), 212 , 631 , Thielle (Pelr.-Henr. de ) ,_ 1579.
1453 , 1508. Tbilenius (Nic. ), 292.
Struve (Geor.-Ad.), 229, 489 , Thilon (Jo.- C111. ) , 1509.
628 , 1088, 1355, 1443, 1507. Thoma (1011.), 387 , 1510.
Strykius ( Elia-Aug. ), 629 , Thomann (D811. ), 262.
Strykius (Sam. ), 566, 535 , 585 , Thomasius (Chr. ) , 300 , 368, 569.
630, 811 , 822, 1005, 1038 , Thomasius ( Jac. ) , 293.
1156 , 1276. Tinomasins ( Trang. ) , 117.
Stypmann ( Jos._Franc. ) , 778 , Thurmann (Gasp.), 492 , 918,
968. ’ Thurnisius ( Jo.-R. ), 248.
S uarez (Mig.-Ger.) , 490.‘ Tiassens (Io. ), 1618.
Suev Gottf.), 1245. Titius (JO.-D. ) , 324.
Sucv (10.), 1244. Tittmann (Ca1‘l.-A11g. ), 659.
Sugg (Balll1.-JOS. ) ,i 491’.
Tolz (Ghana-6011.), 743.
\ Summenlmrd (Conr. ), 268. Tocren (Lucas Teen ) , 1247.
Surland (Jo.-Jul. ) , 969 , 970, 971. T00p (J.-Comu-Sigism. , 370 ,
Swieten , 1412. 1 1 13. ‘
Szellcczk (Jac. ) , 1334. Toubeau (Jacques ), 79.
Trailteur (J.-Ant. ) A, 239.

T. Treclxsel (va.-Nlart. ), 1248.


Trenkmann (Gottl.-Hen. ), 325.
Tanc'k (Joach.-Luil. ) , n. 1714. Tricl1 (AIlw.-Phil. ) , 1249.
Targa (Cari. ), 779. Tructzschlcr ( Fred.-Carl.-Adam) ,
Teller ( Roin. ) , 1004. 1250.
Tcmminck (Adrian. ) , 823. Turamini (Alcx.), 493.
CCIV NOMI

Turnois (Tlromas ) , 155g. Vignatac (Ambros. de ) , 294.


Torri (Rapll.-Van) , 494. Villte Sig. ), 169.
Twcstreng (Eberb. ) , 1335. Villagut (Alph_. )', 678.
Vincens Emile) , 81.
‘U. Vinnius Arnold) , 775.
Vie (Tbomas de ) ,
Ufl'enbacl1 (Ios.-Iac. ) , n. 565. Vitrarius (Ioan.-Iac. ), 1667.
Ulll (I.-Ludov. ) , 405 , 1511. Voeidendorf ( Carl‘-Fr&d.-VVÌIL ) ,
Ullmann (Ios.-Dan. ), 1006. 1101.
Ulricl1 ( Gott.-Chr. ) , 1666. Voct (Ioh. ) , 1415.
Ulrich (Plì.-Atl.), 1251. Vogt (Io‘s.-Mar.) ,
Ungepaver ( Erasm. ) , 187, 1252. Voigt (I0.Goth. ), 1668.
Unger (Fr.-lgn.) , 346. VOlSClIOV( Ioach. ) , 1254.
Upianus (Dyd. ) , 495. Voltinder (I.-Adam. ) ,
Usaya ( Dorn.) , 594.
W.
V. VVaga (IL) , n. 806.
\Vagenseil ( Ios.-Chris. ), 208, 1038,
Valin (R.J. )., n. 780, 973. 1414. '
Vanderan‘ ( Pet. ), 1253. Wagler (Paul.-Tob. ) , 41102.
Vangerow (Guil.-Gottl. ) , 1651 , Wagner ( Georg -Ios.) , 1255.
1633. Walrl (Ios.-Fred. )_, 679, 1256.
Vasmer (Frane. ) , 824. VVal (And.-Grom.) , 82.
Vegesack ( Conr. ), 919. Walcl1 (Carl.-Fred.|), 1090 , 1257.
Veillodter (L.-ClnC. ) , 80. Walcl1 (Io.-Frid. ) 595.
Velvood
Veri (Iust.
(Guil.)
) , 1027
, , 1336. Walther ( Io. ) , 499.
Ward (Bob. I), 974 , ‘975.
Verspiick (Arent. ), 1089. Warden (DavflBaill. ), 1391.
VerWers ( Adrian. ) , 1619. W'arlaer ( I.-Fred. ) , 566.
Vestia Linange (Io. ) , 1601. Warus (Chr.-Lud. de ),976.
Vicilius ( Clrr.-Iac. ) , 1445. Washiriòton (Iac.) , 1091.
Vicq (Matll. dc ), 875. Watson ( Willm.) , 1005.
1Victor (Ioan.-Lud.), 874. 4 Weber (Fred«Adol. ), 1277.
111101.i11110111 ccxv
Wedderkopp (ch. )‘, 781. \Villenberg ( Sam.-Frid. ) , 556
' VVegelin (Jos.-Clzris. ) , 745. 5671 746. 978. ’
Wegencr (Dan.) , 1354. Wiuckler ( Card.-Frid. ) , 680.
W'el1rn ( Christ.-Guill. ) , 1092. VVincop (Jo.-Matlr. ) , 263.
'Weisser (J.-F. (1.), 1725. \Vinters (Alcx.-Polyc. ) , 1356.
\Veitzen (Quint.) , 875. ‘Vippermann (Engel. ) , 85.
Welvod (Will. ) , 694. VVitt ( Lung.-Fran.-Fred.
VVOelschov ), 1266.I
(Joacl1.), 1337.
\Verenl>erg ( VV..C. ) , 1103.
Werlhof( Jo. ) ,i 921, 1669 , 1715.
Wogesser ( Jo.-Carl. ) , 1340.
VVerner ( Georg ), 876 , 1258 , “(chi ) . 1514.
1355. Wolf ( Phil.-.Îac.) , 500. .
Wernher ( Jo.-Bal. ) , 610. Wolf (Steph. ) , 596.
VVertlxer ( Wolf'g.) , 1259. IV01lli‘amm (K.-G_Gli.-v. ) , 1592.
W'esenbec (Matth. ) , 1338. \Volpman ( Gotl1. ) , 269.
Weskett (Joh. ), 920. \Volsll‘els ( Gc.-Sam.-Von) , 1267.
Wesselow (Luci. ) , 584. \Volzath (Wolfl‘.-G. ) , 84.
VVesser ( Andr. ) , 1446. Wunderlich (J..G. ), 501.
Westphal ( Andr. ) , 977. Wymen (Henr.-Pet.) , 1541.
Westerven (Abrah.) 696, 1620.
Wgelin (J.-R. ) , 1581.
Wibell (Joacl1. ) , 1260. ‘Z.
‘Vibcll (Tob.-Nic. ) , 1716.
Widow (Pct.-Aug.) , 1717. Zacl1arie (Carl.-Sam. ), 391.
Widow ( Petr.-Hex1r. ) , 1114. Zacchias (Lemfranc ) , 652,
VVielancl (G.-H. ) , 1051. Zanger (Garl.-G»Von) , 1278.
Wicling (Abr:), 922. ' _ Zegers (Car. ) , 1542,
Wieling (Epei ) , 1261. Zeidtler (J.-G.) , 144;.
Wiesand (Georg.-Steph,), 1104, 1512 Zeller (Henr. ) , 502.
‘Wiese ( \V.-Vinc. ) , 1262 , 1_263. Zentgrav ( Jo.-Zach.) 979.
Wildvogel ( Ch. ) ,' 388 , 61 1 , 638. Ziegler (Gasp.) , 85, 1415.
1264 , 1339 . 1515, 1670. Zimmcrl ( Joh.-Mic.-Ch. ), 406, 556.
Wilkelstats (Eur.-Frid. ), 1265. Zinckius (G.-H. ) , 612.
Willebrand ( Chr.-Lud. ) , 170. Ziuzerling ( Just. ), 937.
ucxv: a o n I
Zipfel (Henri) , 5:2 , 513 , 13571 1718.
Zoller ( Fred.-Golt. ), 12.’| , 188 , Zouchc (Rîcìr ) , 782.
615 , 614, 1054 , 1093 , 1671 , Zuarius ( Rod. ), 812.

N B. In questa tavola si sono inseriti i soli nomi degli autori conosciuti. La in


flicazìone delle opere anonime non sarebbe stata che la repetizione de‘ titoli loro;
d‘ altronde è facile di ritrovarla nell’ ordine delle materie cui si rapf.>ortauo.

FINE.
SPIRITO

CODICE DI COMMERCIO")
DI

G. G. LOCRÈ.

LIBRO I.
DEL COMMERCIO"'IN GENERALE.
W

TITOLO I.
DE' COMMERCIANTI.

uesfo titolo è stato presentato al consiglio di stato dal signor Regnaud (de Saint
J'ean-rl’Angely ), in nome della sezione dell’ interno, discusso ed adottato nelle sc
dule de’4 , 8 , 11 , 15, 18 , 22 , 25 e 29 novembre 1806 5 3_, 6 e 10 gennajo 1807;
14 e 26 fibbraja susseguente.
Comunicato qficiosamcnte al lribunato il 5 marzo ;
Rapportato di nuovo al c0ns1'glz'o di stato , dopo la comunicazione, ed adottato
il 5 maggio;
Riletto ed adottato dg'[flnitivamente il (l‘1 8 agosto ;
Presentato al corpo legislativo il 1 settembre, da’ signori Regnaud (de\ Saint
Jean - d’ Aògely ), Réal e Jaubert, parlando in nome di essi il signor Regnaud;
Comunicato ufficialmente dal corpo legislativo al trr'bunatu il 2 ;

(a) Nella Sicilia citeriore il codice di commercio fu messo in esecuzione dal 1.° Gen
naj0 1809 ( Decreto del 9. novembre 1808 )-, dalla cui epoca ce_ssarono di aver forza
di legge nelle materie commerciali le antiche leggi, usi, e consuetudini.
L. T. I. 1
2 LIB. I. del Commercio in generale
Discusso 'nel corpo legislativo il 10 , fra gli oratori del consiglio di stato ed i
ci'gnori Jard-Panvillier , Koch, Mullarm‘e e Favard, oratori del tribunale , parlando
in nome di tutti essi il signor Jard-Panvillier; ‘
Decretato nel giorno medesimo ;
Promulgato nel di 20.

ARTICOLO I. 2.

50110 comzsncunrl coloro che esercitano atti di commercio,


11 141. uno 1.1 1.0110 rsorsss1orus ABITUALL‘.

Questo articolo è stato presentato ed adottato il 3 gennajo 1807 ( vedete il pro


cesso verbale n. 1 , art. 3 e n. 1v ) ;
Presentato di nuovo il 14febbrajo( vedete il processo verbale n. xxx, art. 3 );
Discusso e corretto nella seduta medesima ( vedete’il processo verbale dal n.
xx sino al n. 111111 )
Presentato ed adottato il 26febbrajo (vedete il proce.sso verbale n. 111 e 11, art. 3);
Comunicato al tribunato nel 5 marzo; '
Presentato, dopo la comunicazione , ed adottato il 6 maggio ( vedete il pro
cesso verbale num. 1 e 11 , art. 3 ); e gli 8 agosto ( vedete il processo verbale 11.
1111 e x1v, art. 1

1. Sono comnsacranrr. Questa generica denominazione comprende


tre specie di persone:
I fabbricanti od artefici,
I negozianti e mercanti, '
I Banchieri.
Nella classe de’ fabbricanti fa (1’ uopo annoverar 11011 solo quelli
che fan fabbricare per mezzo di operai, ma ancora gli artefici che fabbri
cano essi stessi e per pr0prio loro conto. '
I negozianti e mercanti differiscono da’ fabbricanti in eioccln‘e essi
vendono quello che da altri è stato lavorato. Il nome di negoziante di
nota con più particolarità coloro che commerciano all’ingrosso , ed il no
me di mercante que’ che negoziano a minuto ; nell’ uso però queste due
espressioni spesse volte si confondono.
Trr. I. de’ Commercianti. . 3
L’ art. 631 ; n. 1, colloca i banchieri nella classe de’ commercianti.
v» I banchieri sono quei che fanno un commercio per mezzo di let-r
tere di cambio, e di negoziazione di danaro da piazza a piazza, onde essi
ritraggono un determinato profitto. Per esempio , un particolare che rat
trovasi a Cadice , vuol fare avere a taluno una somma di danaro ad Am
sterdam; eglila porta ad un banchiere di Cadice , chi gli dà una lettera
difcambio per ricevere sopra un’ altro banchiere di Amsterdam, suo cor
rispondente, mediante un guadagno che riceve per la lettera di cambio
data in tal guisa.
» Si chiama cambio ( change ), il guadagno che in tal modo è
percepito , e che generalmente non è altro se non se il diritto che si
paga ad un banchiere per una lettera di cambio che egli dà sopra un
altro luogo diverso da quello d’onda essa è tratta , e di cui ein riceve la
valuta da un‘ altro banchiere 0 negoziante , o da un' altra persona , nel
luogo medesimo nel quale la lettera vien data. Avviene alle volte il contrario,
ed il guadagno si percepisce da colui che dà il danajo per una lettera di
cambio di ugual somma che gli è somministrata. Sill‘atlo guadagno e più o
meno considerevole secondo la differente legge delle specie , e secondo che il
danajoè più o meno raro ne’luoghi dove‘le lettere vengono tratte , avuto
riguardo alle differenti piazze nelle quali tali lettere debbono esser pagate (a).

(a) » Talvdta la condizione di una cambiale di rappresentare un valore pagabile


in altro luogo , lungi di scerparne il prezzo , l‘ aumenta. Di questo effetto rifondesi la
causa nella situazione e convenienza del commercio. Se Milano deve fare molti paga
menti a Genova , ritroverete una cambiale di 100 franchi per Genova con 99 in Mi
l1.110 e meno. _
11 Da ciò s’intende cosa sia il corso del cambio: egli rappresenta la quantità del
metallo prezioso che si consente di dare in un luogo per acquistare il diritto 11‘ otte
nere una certa quantità dello stesso metallo in un altro. L’esistenza del metallo in A
accresce o scema il di lui valore relativamente allo stesso metallo che esiste in B. Il
paese A ha il cambio in suo favore, quando si da in A una quantità di metallo mi
nore di quella che con corrispondente cambiale si otterrà‘in B, ovvero quando in B
si da di più di quello che si riceve in A. La differenza , che non è giammai molto
consi<lcmbile,non può eccedere la Spesa ed i pericoli del trasporto de‘ metalli preziosi
4 LIB. I. del Commercio in generale
1) I banchieri sono di diverse Specie. Alcuni tengono la banca per loro
conto, e sono quei che propriamente si chiamano banchieri : ed altri la eser
cilano per conto altrui, merci: un determinato guadagno, od una stabilita
provvisione ; per esempio, di un mezzo , di 1m terzo , o di un_quarto per
100 , più 0 meno, per 1’ incomodo che ricevono di far accettare le let
tere , di proecurarne il pagamento alla scadenza , e di farne le rimesse
nc’luoghi che vengono loro indicati. Questi ultimi vengono denominati
banchieri cómmissionarj.
» I banchieri per la maggior parte sono nel medesimo tempo ban
chieri semplici e banchieri commissionarj; ed essi fanno commissioni
gli uni per gli altri, per le loro rispettive tratte , e rimesse , ciascuno
per suo conto particolare. I banchieri, ancor di dilî‘erenti regni 0 stati ,
negoziano fra loro e tengono delle reciproche corrispondenze. A questo
modo , un banchiere di Londra‘ , che 21 lettere di cambio sopra Parigi,
le rimette al suo corrispondente di Parigi, per riceverle e disporne a secon
da de’ suoi ordini; e quello di Parigi può praticar lo stesso a riguardo
del banchiere di Londra (1) ».
Tali sono le differenti persone che ànno la qualità di commerciante.
La sezione avea collocato nel principio di questo titolo un articolo così
concepito: ogni person_aà il diritto difare il commercio in Francia
Questo articolo avea per oggetto a di stabilir il principio che per
dedicarsi al negozio, non è necessario di essere aggregato ad una corpora-.
zione ; a differenza di ciocche avea prescritto l' ordinanza del 1673, il cui
primo titolo era consacrato agli uilizj delle direzioni ed. alle maestranze
delle arti ( jurands , et maitrz'ses )

da A a B ; giacchè se Carlo in A che abbisogna in B d’ una somma per eseguirvi un


pagamento, potesse farvela giungere con spesa minore della richiesta dal corso del
cambio , spedirebbe il danajo senza ricorrere alla cambiale. Gioia , tom. 1 ,f." 208.
(i) Jousse nota 3 sull’art. 6, lit. 1 della ordinanza del 1673.
(2) Processo verbale del 4 novembre 1806, n. 1, art. 1.
(3) Il sig‘ Regnaud ( de saint-Jean-d‘ Ange/y , ) processo verbale del 4 no
gembre 1806. n. V. '
TIT. 1. de’ Commercianti.. 5 ‘
L‘ articolo è stato tolto;
1.' Como [‘801 di luogo in un codice di commercio : ==la dichiarazio
ne di ciocclrè a ciascuno è permesso 0 vietato non sarebbe regolarmente
allogala che .in un codice politico .= (1);
2.° Come: inutile , poichè non giungeva al fine chela Sezione erasi
proposto; mentre non facea scorgere che , per esercitare il commercio ,
non era necessario nè di aver sostenuto l’ esperimento di un preventivo
ammacstramento, ni: di aggregarsi ad una corporazione : se si fosse v0
luto stabilire una tale esenzione , perché non esprimerle di una maniera
positiva = (2) (a) ?
3-° Come enunciante un falso principio: =non è vero che il commer
cio sia ad ognuno permesso=(3) ;- » il commercio è incompatibile colle
grandi dignità e con certe funzioni, per esempio , con quelle di giu
dice 22

(1) Il sig. Iaubert processo verbale del 4novembre 1806 ,» n. 111.; Il sig. Béren'
ger, idem 11. VI.
(2) Il Principe Arcicancelliere ibid. n. VIII. ', il sig. Bérenger ibid.i 11. VI.

(3) Il sig. Iaubert , ibid. n. III. -


(4) Il1 sig. Bigot-Préameneu ibid. 11. IV., il Principe Arcìcancelliere iln'd., n. VIII.
(a) Giova, a tal’ uopo osservare , che i diversi doveri, cui vengono i commer
cianti assoggettati, e le cognizioni diverse che il commercio esige, fece istituire delle
corporazioni, nelle quali chiunque volea dedicarsi al commercio, era obbligato di 1i-
cevere de‘ necessari ammrrestramenti. Ninno poteva esercitare il commercio senza es-‘
servi aggregato; e per esserlo facea d‘ uopo di un determinato tempo di esperimento.
Era in seguito necessario che per un certo numero di anni servisse il maestroin qualità
di compagno, onde poter ottenere la matricola dopo l’esame.
I maestri di un corpo , odi una comunità erano risrretti al commercio od al me
stìere pel quale questo corpo 0 questa comunità era 'stabilila , essendo vietato a pena
di arresti, e di multa d‘ immiscl1iarsi in quelli di un’ altro, Ormai, grazie alla maggior
parte de’ sovrani di Europa, siffatto barriere si veggouo sormontate , e ciascuno può
riunire quante specie di negozi crede compatibili co’ suoi talenti ,_ e colle sue par
ticolari circostanze, e nulla più impedisce che il commercio vada unito colle arti li
berali. D’ altronde , mentre non più vi esistono le corporazioni di preventivi ammae
strumenti che sotto l’ aspetto di un bene producevano infiniti mali, non vi 21 persona
6 LIB. I. del Commercio in generale
II. E 111: rAnxo LA 1.0110 rnorr.ssroxn ABITUALE. Que'sta spiegazione
merita di esser osservata ; mentre può ben taluno eserpitar atti di
commercio , senza esser commerciante e per tali atti egli si rende sog

cl1e s‘ introduce nel commercio sfornito di quelle cognizioni che per poterle utilmente
esercitare , son necessarie.
Il conte Verri (meditazioni sulla economia politica) mette in veduta tutt‘i maliche
sorgono da siffatte corporazioni.a La idea , egli dice , di radunare ogni arte ed ogni
mercatura in un corpo, edi dare a questo eorpoi suoi statuti :, prescrivere il tirocinio,
l‘esame e la qualità requisita per esservi annoverato, prevalse in ogni nazione ,‘ e lut
tavia sussiste nella maggior parte. Essa porta con se un‘ apparenza di saviezza, e di
prudente circospezione. Sembra che si assicuri in tal guisa il buon servizio del pub
blico , la perfezione de’mestieri , e la fedelt‘a nella contrattazione, e che s’impedisca
che gli uomini senza costume , e senza pratica possano defraudare i cittadini , e sere.
ditare le produzioni interne presso gli stranieri.
11 Chiunque però si Volgera ad esaminar da vicino queste institnzioni , troverà che
gli efietti ordinari di esse, sono di rendere difficile l’industria de’ cittadini; di-costipare
nelle mani di pochi le arti, ei diversi rami del commercio; di soggettare i manofattori,
e i mercanti a' pesi di diverse tasse , e di tenere sempre al livello della mediocrità ,
e talora anche al di sotto ogni manifattura. Liti incessanti fra corpo e corpo, e fra
corpo e membri; spese voluttuarie e vane fatte dalla cassa comune, le quali ricadono
a peso di ciascun individuo; perdite di tempo per inutili formalità e capricciosi uffici;
capilazione talvulta de‘ piccioli magistrati di quelle corporazioni; rivalità , odi , guerre
contro chiunque ardisca di essere più esperto , o più indu'strioso. Tal‘è la scena, che
rappresentano ordinariamente questi corpi, esaminati che siano da vicino. Uno spi
‘rito di lega e di monopolio gli anima, per cui tendono a stringere nel minor ceto
che possono l’utile del loro_ commercio; ed ecco come anche dagli effetti si trovi ,
quanto vane fossero le speranze che si ebbero nella loro instituzione.
» L‘ esame , ch‘essi l'anno degli alunni, si riduce a un tributo ordinariamente, dal
che un abile e povero cittadino viene ridotto 0 ad abbandonare la patria , o a ri
Volgersi ad altro partito; nè questo esame guarantisee il pubblico dall‘ aver de’ pes
simi operai'approvati da queste maestranze , di che l‘ esperienza può conoscersi in
ogni paese, e quello che dico dell’ abilità; si può estendere anche alla buona fede
ch‘ e dagli uomini trattata nella stessa guisa, siano essi arrolati in corpi, siano essi
1capoli , testo che l‘invito al guadagno sia in essi più forte de1 loro principi morali.
» L‘ eiletto solo adunque, che questi corpi producono , si -è quello di diminuire
il numero de’ venditori interni, conseguentemente acerescere il prezzo delle merci, di
Tu‘. I. de’ Commercianti. 7
getto alla giurisdizion commerciale "; ma uno non è commerciante che
quando del commercio ne fa la sua professione abitUale ; ed ‘cin tal caso
soltanto ch’egli è sommesso alle obbligazioni ed alle leggi particolari a

minuire il numero de‘ Contratti , frenare l’attività dell’industria , e scemare 1’ annua


riproduzione....-.........._........_.
. . » Aprasi la strada ampia e libera a chiunque di eserc‘itar la sua industria dove
più vuole, lasci il legislatore _che si moltiplichino ivenditori in ogni classe; e
vedrà in breve 1’ emulazione , e il desiderio di una vita migliore risvegliar gl’ ingegni,
rendere più agili le mani del suo popolo , perfezionarsi le arti tutte , ribassarsi il li‘
Vello de’ prezzi, 1’ abbondanza scorrere dovunque guidata dalla concorrenza , insepa
rabile compagna di lei; e siccome l‘albero annodato artificiosamente , e forzato nelle
sterili piazze, che noi chiamiamo giardini, languisce e malamente vegeta sin che da
qne’ vincoli resti frenato 1’ umore, che gli da vita , e sciolto da essi l‘anima gli scorre
ne' tronchi , rinverdiscon le foglie , il succo nutritivo spandesi liberamente, e s’ alza
vegeto al cielo per ricompensare co’ suoi frutti la saggia mano, che scatenò la natura;
c0sì nelle societ‘a accader deve , che tutto prenda lena e vigore e si riscaldi, quando
il desiderio di migliorare la sorte non incontri ostacolo, e possa per ogni dove spin
gersi, e largamente e sicuramente signoreggiare.
» Il giudizio del compratore è sempre il più disappassionato, e il più equo; e l’i
nesperto come l’ inonesto venditore resteranno sempre solitari , e per mancanza di pro
fitto verranno astretti o a diventar buoni, o a uscire dalla professione. I corpi dun
que delle arti, e de' mestieri non producono il bene per cui furono instituiti; tendono
a diminuire 1' annua riproduzione , e ad accostar la nazione alla sterilità. Abolendoli
adunque, si farà un ottima operazione, e si moltipliclieranno salutarmente i venditori ».
Gioja ( scienze economiche tom. IV f. ago ) combatte altres‘r tali corporazioni,
specialmente per 51' inconvenienti prodotti dalla durata del tirocinio: dalla egua
glianza del tempo prefisso per l’amnraestramento’: dalla limitazione del numero de‘
lavoranti: dalla perdita di tempo per inutili formalità e capricciosi |_4flt:ji dalpugu
mento della matricola: dalla diminuzione di emulazione , giacchè que’che non arcano
mezzi onde pagar la matricola, ne rimaneano esclusi ancorchè l’ esame avesse fatto
conoscere la loro abilità nell' esercizio dell’ arte : dall’ ostacolo alle migliorie, perché
erano fissat’i metodi che il fabbricante dovea seguire: dall’ostacolo al cambiamento
della professione: perché visi richiedeva un nuovo tirocinio , e nuovo pagamento
3 fedele l’ art. 63| n. a, del cod. di com. ( art. no , n. a, leg. di coca. )
8 LIB. I. del Commercio in generale
questa professione , come quelle che concernono la tenuta de’libri , falli«
menti , cc.
Nella compilazione presentata al tribunato.si leggeva la loro professione
principale Il tribunato osservò che » tale espressione potrebbe formar
pretesto ad individui che conciliarebbero l’abitudine de’ fatti di commer
cio con una professione, qualunque per presentar quest’ ultima come loro
professione principale , 'per sottrarsi alle diverse leggi particolari che re
golano i negozianti (2). ,

per ottenere altra matricola: dalle liti dispendiose . . . . . E quanti danni non ne
risentîvano i produttori, e quanti non ne ricadevano su i consumatori!
Non rincresca in fine di leggere questa idea che felicemente si trova nel seguente
paragrafo dall" autore del libro de“ delitti, e delle pene (vol. 1. f. 287
» Lo stringere ciascuna classe di artigiani in corpi separati che si eleggono capi
e direttori, l’ assegnare severi confini al travaglio di ciascuna classe, e alla industria
di ciascun individuo , il farne famiglie, società , fratellanza , confraternita contraddi
stinte d’ insegne e di livree semi-ecclesiastiche , e semi-secolari , creano pretensioni
sempre nuove e litigi , e discordie sempre rinascenti , tanto più aspre e dispendiose
quanto meno 5' appoggiano sul veri interessi, e sui veri bisogni delle arti stesse,
ma piuttosto sull’ avvicinamento e sul riscaldamento delle passioni degli uomini, che
sono più durevmli a misura che ùnno un‘ oggetto più vago è più indeterminato , non
già per lo fine che si propongono , ma per i mezzi che adoprano. Quindi codici par.
ticolari di ciascun‘I arte , custodi di tali leggi, patrocinatori e difensori stipendiati ,
che anno» interesse di riprodurre oiocchè gli alimenta. Quindi una parte di valore
che dovrebbe rappresentar travaglio ed azione riproducente parimenti valore, diviene
il cambio di carta , di parole , che rintuzzario e disperdono la forza dell’ interesse , e
pesano sull' industria degli uomini a. "
Ed in fatti quantunque con real decreto del 18 giugno 1817 (bul. 11. 760 ) fus
sero stati approvati i statuti dell’ arte de’ cappellari; e henehè non contenessero le
obbligazioni che per le antiche comunità erano prescritte , poichè era libero ogni in
dividuo di farvi o un parte (art. 75 , e 76 del citato decreto) ; pur tuttavolta ri.
1nasero aboliti col real decreto del 4 marzo 18r8 (bel. n. 1134.) per essersi ricono
sciuti pregiudizievoli a‘ progressi di questa parte (1’ industria.
(i) Processo verbale del 26. febbraro n. 1Xe X, art. 3.
(2) Osservazioni del Tribunale.
TIT‘. I. de’ Commercianti. 9
Queste riflessioni àn fatto sostituire alla parola principale la parola
abituale W\

Legislazione commerciale delle due Sicilie (a)

ART. 1. n.

La legge di commercio riguarda o le persone de’ commercianti , o gli atti di commercio


fatti da qualunque persona anche non commerciante.

La necessità di deterniinar gli oggetti che vengono riguardati dalla


legge di commercio diede luogo alla promulgazione dell’ articolo 1.

ART. 2. 1

Sono commercianti coloro i quali esercitano gatti di commercio, con farne la loro profeti
tiene abituale.

4
Y 1

(1) Processo verbale del 5. marzo 1807. n. I e II , art. 3; del di 8 agosto ,


n. XIII e XIV, art. 1.
(e) Con real decreto del 2 agosto 1815.11 re Ferdinando I.” Borbone volendo
menar ad esecuzione il progetto concepito da Carlo III , ordinò la compilazione diI
un compiuto corso di diritto , onde sottrarre i suoi popoli dalle leggi straniere non
sempre corrispondenti alle loro abitudini, ed a’ bisogni loro , prescrivendo , nel va
lersi dell’ opera di dotti giureconsulti, di mettere a profitto le antiche e le nuo
ve teorie , i progressi dello spirito umano , e per sino gli errori del passato. Fu
perciò , che per lo regno delle due Sicilie fu promulgato un codice di commercio , o
sia leggi di eccezione da eseguirsi dal 1 settembre 1819 ( reali decreti de' 26 marzo
e 21 maggio 1819 ), rimanendo da tal epoca abolito il codice di commercio pubbli
08,l0 durame l’occupazione militare non solo , che tutte le antiche leggi, e costumanzo.
L. T. I. 2
10 LIB. I. del Qommercio in generale‘
A 11 '1‘. 5-n.

Ogni penona capace di contrattare, cui la legge non divieti l' esercizio della marcatura;
.O
potrà commerciare .
ART. 1

E' vietato di esercitare atti di commercio , facendone professione abituale , afminisiri di stato;
11' magistrati, agl’iniendenli e sottintendenli , a' segretari generali e consiglieri d'intendenza.

Il presente ordine di cose avendo distinto il potere giudiziario


dal potere amministrativo , à bilanciato in modo le forze che quei
sconci che una volta vi erano a temere Per la riunione di questi due p0
teri nella stessa persona , sono interamente svaniti. Conseguenza di questo
principio si è , che alle persone designate nel s-opradetto articolo si debba:
proibire la negoziazione, specialmente perché le cariche da essi Occupato non
soffrano distrazione veruna , ed affinché la loro autorità non influisca a
danno della libertà del commercio degli altri cittadini. La proibizione as»
soluta però di qualunque atto di commercio, non abituale , sarebbe ingiu
sta , ed anti-GCOn0mi02. Ingiusta, perchè può taluno , impiegato 0 nell’ordine
giudiziario , o nell’ amministrativo ritrovarsi nella necessità di far qual
che atlo di commercio. Anti-economica, perchè , rimanendo vietato agli.
impiegati nell’uno o nell’altro ordine anche le commandìte, manche
rebbe al commercio la conflue_nza di vari piccioli capitali.
De’ militari non abbiam creduto dover parlare; pe-rciocchè da un
lato, i danni che si temevano dalla prepotenza della milizia romana, non si
verificano a’ giorni nostri; e dall'altro è così rapido il movimento del ser-_
vizio cui di necessità sono addett’i militari, che non vi è timore che il
commercio li possa distorre; nè essi ànno tempo bastevole ad occuparvisi.
Altronde perché proibire il commercio a’militari ritirati? Ogni articolo
di legge proibitiva, relativa al ceto de’militari potrebb’ essere inesatto, ovvero
si dovrebbe entrare in un dettaglio minuto, incompatibile con un codice,
che deve presentar le regole generali.
I preti, negli afl'ari di disciplina, dipendenti dal carattere sacerdotale
sono subordinati a’ canoni, ed il codice di commercio non deve occupare
T11‘. 1. de’ Commercianti. 11
acne. I codici legislativi riguardant’i diritti, ed i doveri de’ privati non
debbono contener' disposizioni concernenti il diritto pubblico, in cui è com
preso il diritto di religione (jus sacrum) , o di pubblica istruzione. Quindi
nel codice di commercio non possono essere allagate le disposizioni de’ca
noni, che vietano agli ecclesiastici , specialmente curati, il commercio , e lo
immiscltiarsi in negozi secolari (I).

(I) Secondo il diritto del Regno era proibito 11’ consiglieri ed ufliziali, di parti
cìpare o per se o per mezzo di altri a‘ cambi e ad altri contratti da farsi dalla
1egia corte ; di comperare i debiti della Corte , di esercitare il commercio diretta
mente ed indirettamente ne’ luoghi di loro giurisdizione Era vietato il com
mercio a‘ feudatari ne’loro luoghi , e territori (2) ; al segretario del regno, a’ mastro
datti, a’scrivani di mandamento , ed a tutti gli ofiziali maggiori e minori di qualsi
voglia tribunale , ed agli ofiziali della città di Napoli (3) ; a’ percettori nelle provin‘
cie di loro carico ; a‘ maestri portolani Era infine vietato agli ofiziali della
regia camera della sommaria di aver parte negli arrendamenti e ne” partiti da farsi colla
regia corte
Per diritto Romano era il commercio proibito agli ecclesiastici, come quei cui ‘e
turpe di framescolarsi negli afla«ri secolari (7) : a’militari (8); a‘nobili , per la ragione
addotta dagl’imperatori Onorio e Teodorio , che a‘ plebei non è si facile di commer
ciar co’ nobili e doviziosi , i quali assorbendosi per se soli il commercio, 10 impedireb
bero alla plebe (g);a’palatini o sia ofiziali del palazzo (10); agli amministratori
delle provincie (ti).

(i) Prarn. (le mercat. oflìc. proht'b.


12) Pram. 6, 4 de triges. etc. sul. qflic.
(3) Front. 14, de qflic. et his. etc. 2 e 5.
Pram. 48 de Qflic. procur. Caes. 2.
(5) Pram. 1 de mercal. r_>flic. pl‘ohib; pram. 1 5 de qfic. procur. Con.
(6) Front. 17 de offic. proc. Casa. ; pram. 66 4; pram. 75 43.
(7) L. 2 e. de episc. et cler.
(8) L' aule. e. negatiat. ne milìl.
(9) L. 3 e. de commrrc. et mercat., ubi Cujacz'us. -
(10) L. 10, e. de o[]ìc. Rcct. Provinc.
(11) L. 46 , de centrali. emp.
I2 LIB. I. del Commercio in generale
Non crediamo però di dover fulminare di nullità gli atti fatti dalle
persone impedite a negoziare , perché un legislatore non deve avvczzar
la nazione alla mala fede (1).
\. J

A nr.° 2. 6.

Qualunque minore emancipato, dell‘uno e dell' altro sesso, della età di diciotto anni
compiuti, che vorrà profittar della facoltà che gli accordal'art: 487 del codice civile (410 leg'
civ.), di fare il commercio, non potrà intraprenderne le operazioni, ne esser riputato maggiore,
in quanto alle obbligazioni da lui contratta per fatto di commercio, 1. re non sia stato preven
tivamente autorizzato da suo padre , o da sua madre , in caso di morte, d' interdizione o di as
senza del padre , o, in mancanza del padre e della madre ,. da una deliberazione del consiglio di
famiglia, omologato dal tribunale civile; a. se, inoltre, 1' atto che lo autorizza , non sia stato
registrato ed affisso al tribunale di commercio del luogo in cui il minore Vuol stabilire il suo
domicilio.

Queslo articolo è stato presentato il 4 novembre 1806 (vedete il processo verbale


n. 1, art. 3 );
Discusso ed en_zendato nella medesima seduta (vedete il processo verbale daln.’
xxv1x al D.” va11 );
Presentata ed adotlato il 3 gennajo 1807 ( vedete il processo verbale 1:.” r,
art. 4, e n.° xv ).
_ Presentato
Discusso eddiemendalo
nuovo il nella
14_ febbraio
seduta (medesima
vedete il( processo
vedete ilverbale
processon.°verbale
xrx. art.
dal n."

x.un al n.°xxvr );
Presentato ed adottato il 26 (vedete il processo verbale n. IX e 1: art. 4 );
Comunicato al lribunalo il 5 marzo;
Presentato , dopo la comunicazione ., ed adottato il 5 maggio ( vedele il processo
verbale , n. 1 e u , art. 4 ), ed il'zii 8 agosto(vlrdete il‘processo verbale n.° 1111
c mv, art. 2.

Vi sono qui tre cose a considerarsi r


La facoltà di fare il commercio ,che l’articolo riconosce nel minore ;
Le condizioni sotto le quali il minore può Valersi di questa facoltà ‘,
Gli effetti che ne risultano allorché egli ne fa uso.

(I) Petrillo, osservazioni Sul proàgetto delle leggi di eccezionev


Trr. I. de’ Commercianti. 13
Ripiglierb successivamente questi tre punti ; ma debbo pria di ogni
altro osservar che tutto ciò che verrà esposto a riguardo del minore
commerciante è ancor applicabile alle donne minori non meritate ed
alle maritate minori che fanno il commercio

5. I.
Della facoltà di fare il commercio accordata al minore.

L’ordinanza del 1673 permetteva al minore di esercitar il; com


mercio (2).
L’articolo 487 del codice civile ( art. 410 leg. civ. ) gli accorda
pure quesla facoltà.
Trattavasi di sapere s’ essa gli sarebbe conservata.
1. Si addusse, per la negativa, il poco vantaggio chela facoltà di fare
il commercio arrecava al minore, ed i pericoli cui tal facoltà lo esponeva.
Dicevasi , = essa avrebbe pochi vantaggi ,. poichè da una parte il com
mercio non sarebbe permesso al minore che nella età di diciotto anni *
e che , dall’altra , nella legislazione attuale , non si è maggiore che ain
anni ventuno. Sotto la legislazione in cui la maggior età civile era fissata
a venticinque anni, se si fosse proposto di raccorciarla di alcuni anni,
un tal sistema si sarebbe potuto sostenere; perciocehè allora per essere
ammesso ad esercitare il commercio , era necessario un preventivo ammae
strumento. l\la oggidi perché non attendere la maggiore età de’ven_
tun’ anni = (3) ? .
Si aggiugneva essere d’altronde pericoloso >> di abbandonar a se stesso
un giovanetto nella età di diciotto anni in mezzo ad all'ari i più difficili
ed i più rischiosi n

(I) Vedete Jousse nella nota sull’ art. 6, til. I dell’ ordinanza del 1673.
v (2) Ordinanza del 1673, lit. 1 , art. 6.
(3) Il signor Jaubert processo verbale del4 nov. 1806 n. XXVIII. ’
Ibid.
(‘) Si vegga il S. a; condiz. a.
14 LlB. I. del Commercio in generale
Si conveniva ciò non ostante che =qnon dovea il commercio essere
assolutamente interdetto al minore ’; potendo il di lui interesse esigere al
cune eccezioni : tale sarebbe , per esempio , il caso in cui egli fosse chia
mato al commercio di suo padre, supponendo intanto che non l'usse pre
feribile di ammetter l’uso delle fattorie , almeno allorché il figlioè ancor
troppo giovine o poco atto a sostenere lo stabilimento ch’eredìta=(t). Tale
sarebbe ancora=il caso in cui prendesse in moglie una donna che posse
desse uno stabilimento , e quello nel quale il padre volesse associarselo
o cedergli la sua casa di commercio = (a).
Il. Si facean valere, per l’ affermativa, le considerazioni e l’ autorità
della legge.
Le considerazioni:=da che era riconosciuto che l’interesse del minore
esigeva eccezioni , bisognava ammetterne e fissarle
Sarebbero tali eccezioni limitate a quelle testi: indicate ? _
Nò: :=questo sistema di eccezione era troppo ristrettivo = (4):era
necessario di stabilir tutte le eCcezioni che l’ interesse del minore nelle
differenti circostanze poteva reclamare. '
Ma = come prevederle e tutte anticipatamente determinarle, in
modo da provvedere a tutt’i suoi bisogni =-. (5)? L’ interesse del mi
nore poteva dunque trovarsi leso dalla insufficienza della legge.
Ncl sistema opposto, al contrario, questo interesse rimane col fatto per
fettamente al coverto. »« Per convincersenc , basta volger lo sguardo a
quel che sacccde: qualunque sia il capitale che possa un giovanelto im
piegar nel commercio , non avrà egli mai credito , se opera solo ,'giacchè
la confidanza dispare all’ aspetto della età giovanile. Non si può dunque
realmente in siffatta età commerciare se non 0 associandosi con un antico
negoziante, 0 sposandosi una vedova ( commerciante ), o succedendosi

(;l) Il signor Jnubert , Processo verbale del 4 710t’. |806 , n. XX"’lll.


(a) Il p. Janet, ibid. n. XXXÌV.
(3) Il sig. Berlier, illld. n. XXXV.; il sig. Cretet ibid. Il. XXXVI.
Ibill. n. XXXV.
Il signor Cretet, ll"lll. n. XXXVI.
Trr- I. de’Cummemìanli; ’ ì5
al negoziato di_suo padre. E perciò che col fatto l’articolo che autoriz
za a commerciare a diciotto anni, trovasi ridotto alle sole ipotesi cui
sia utile di applicarlo » (1).
Ma, indipendentemente da queste ragioni, si è aggiunto , = qui il
pur luogo 1’ autorità della legge. La quistione non si presenta più intera;
l’art. 487 del codice Civile ( art. 410 leg. civili ) permette al minore
di far il commercio = ‘
III. Quest’ ultima ragione è- sembrata talmente decisiva , che il con
siglio di stato à creduto doverla richiamare nella compilazione dell’articolo.

5. n.
Delle condizioni sotto le quali è permesso al minore
di far il commercio.

IQueste condizioni sono al numero di quattro; cioè :


La emancipazione generale ,

Il compimento della età di diciotto anni,


L’ autorizzazione della famiglia,
La registrazione di questa autorizzazione.

I. CONDIZIONE

La emancipazione generale.

Dovea esser richiesta la emancipazion generale?


Le ragioni a dubitarne erano,
I. Che la legge obbliga il minore che vuol dedicarsi al commercio
a premunirsi dell’ autorizzazione speciale di suo padre o della sua fami
‘I

(I) Il sig. Cretet , processo verbale del 4 novembre 1306 n. XXXVI.


(2) Il signor Berlier, ibid. n. XXXV ; --il signor Jaubert , ibid. n.XXXVII.
16 LIB. I. del Commercio in generale
miglia Or, = qui non trattasi che della emancipazione relativa alcom
mercio: da che il minore, cui l’autorità sotto la quale egli si trovà , per
mette di negoziare, è necessariamente sotto tale rapporto emancipato
2- =L’autorizzazìone speciale nullaà di comune colla emancipazione
ordinaria; essa è di tutt’ altra natura, perchè accord’ al minore poteri
assai più estesi. Nella emancipazione ordinaria, il minore non dispone che
delle sue rendite ;nell’ altra speciale, al contrario, potrebbe obbligar tutti
i suoi beni .= (a).
Le ragioni di decidersi per la emancipazione generale sono state ,
I- « Che non poteasi essere in contraddizione col codice civile , col
quale si prescrive , che a poter commerciare , si deve aver ottenuto una
generale emancipazione nelle forme ch‘ esso prescrive » (3);
2. » Che sarebbe stato strano di ammettere una emancipazion parziale,
la qual sotto un rapporto avesse rilevato il minore dalla di lui incapacità ,
_e ve lo avesse rimasto sotto tutti gli altri n (4). In fatti , « colui al quale fusse
stata accordata la emancipazione, relativamer;tefial commercio, non avrebbe
potuto obbligarsi per altre cause »

a. CONDIZIONE

L’ età di x8 anni,

Era egli convenevole di fissare un minimum di età, prima del quale


il minore non potesse far il commercio ?

(x) Il sig, Régnaud (de Saint-Jean-d’flngely) processo perbqle del4 novembre


IB'OG n. xxxvm. '
(2) Ibid. n. XL.
(3) Il Principe Arcicancelliere, ibl'd. n. XLV.
Il sig. Jaubert ibid. XXXIX. '
(5) Ibid. XLIII.
(') Vedete la condizione 3.
Trr. I. de’ Commercianti 17
Quale Sarebbe questo minimum ?
Tali erano le quistioni che il consiglio di stato dovea risolvere.
1. Per istabilir la necessità di fissare un minimum di elà, si è os
servato che = la ordinanza del 1675 non essendosi spiegata a tal ri
guardo, era risultato dal di lei silenzio che i minori, in età di sedici anni,
avean sofferte condanne nelle qualità di commercianti .=
Ma siffattoinconVcniente non è egli salvato dalla disposizione che non
permette il commercio che al minore emancipato? perché la emancipa
zione non potendo ottenersi che a’ diciotto anni (') , sembra riuscir inu
tile la precauzione di esigere particolarmente che il minore a questa età
sia pervenuto. .
Io rispondo che a dir vero tale precauzione è inutile per 10 mi
nore orfano , ma che essa è utile , ed anche necessaria ,
I. Pel minore figlio di famiglia che suo padre o sua madre possono
emancipar della età di quindici anni (“);
2. Per la donzella minore che, a’quindici anni può anche ottencr la
emancipazione per causa di matrimonio (m).
11. Sulla fissazione della età in cui potrebbe essere accordata la fa
coltà di fare il commercio , sono state fatte due proposizioni: tendenti
l’una afissar questa età a venti anni, e l’altra a fissarla agli anni diciotto.
Si è detto , in appoggio della prima proposizione , che » la regola la
quale esigeva un preventivo ammaestramento dovrebbe forse esser conser‘
vata; ma che , se si abbahdonasse , farebbe d’uopo almeno di oonservar
quella che , secondo 1’ antico diritto , non permetteva il commercio che a
venti anni. È ella prudente, è utile cosa alla società che , in una età così
tenera possa ogni cittadino dedicarsi al commercio in 2

/ (1) Il sig. Regnaud ( de Saint-Jean-d’Angaly) , processo verbale del4 novembre


1806 , n. XXIX.
(2) Il sz'g. Bigot-Préameneu, ibicl. n. XXX. I
C) Vedete lo spirito del codice civile tam. V. p_ag. 270 e seguenti. , sull‘ art\
478 del corl. civ. ( arl- 40|. leg. cz'v. ).
(") ibid.pag. ‘265. sull’ art. 477 dal cod. civ. ( art. 400 leg. civ. )
("') ibfd. pag. 26.1. , sull‘arl. 144 del ,cod. civ- ( art. 152, leg. civ. )
L. T. I. 5
18 LIB. I. del Commercio in generale
Per ben comprendere le obbiezioni per mezzo delle quali una tal‘pro
posizione è stata contrastata , è necessario di rammentar due cose:
1. La ordinanza , come poco fa si è osservato , non avea stabilita
la età in cui potrebbe il minore dedicarsi al commercio. Intanto, =attc
sochè, per commerciare_, bisognava essere aggregato ad una corporazione ,di
mercanti, almeno nelle città nelle quali vi erano corporazioni di mae
stranze , ed in cui uno non vi era ricevuto che nella età di venti anni,
ne. risultava che Un minore non poteva chea questa età diveuir commer
ciante =
2. La ordinanza non assoggettava il minore che voloa intraprendere
il commercio , nè ad ottenere preventivamente la emancipazione, nè a ri-.
cevere l’autorizzazione della di lui famiglia , nè in fine ad alcuna icondi

zione. = Vi esisteva dunque a di lui riguardo una emancipazione di fatto,


legale e forzata , in ogni età ne’ luoghi in cui non vi esistevano corpora
zioni di maestranze , a venti anni in quefluoghi ne’ quali vi esistevano;
ovunque , senza condizione di età per le professioni di commercio che, come
quella di banchiere , di manifattore, di armatore, non obbligavano di
farsi ricevere in corporazione alcuna =
01‘, si proponeva di ristabilir la emancipazione di diritto alla età
di venti anni, con questa differenza però da dover essere tale età una
condizion necessaria in tutt’i luoghi e per tutte le professioni commerciali.
Ravvisandosi la proposizione sotto questo rapporto si è obbiettato » di
essere impossibile_ di conciliar siffatta specie di emancipazione legale e
forzata colle disposizioni del codice civile, il quale, permettendo del
tutto al padre di famiglia di emanciparc i propri figli, gli accorda il
diritto indefinito di ritenerli sotto la di lui potestà sino alla loro età mag
giore » ‘

(1) Il sig. Régnaud (de Saint Iean-d’Angely ), processo verbale del4 novembre
1806 n. XXXI. '
(2) Ibid.
(3) Il sig. Berlier, ibid., n. XXXV.
Trr. I. de‘ Commercianti ’ " ' 19
Esaminandosi la preposizione in se stessa, si è opposto ,
1- Che, sotto il regime della ordinanza (del 1673)., in cui la minore
età si estendeva sino agli anni venticinque , si accordava qualche cosa al
minore, allorchè si abbreviava di cinque anni ;=che oggi giorno, in cui
il minore acquista la sua età maggiore a ventuno anni, pressochè nulla gli
si verrebbe a concedere, se non gli si permettesse il commercio che nella
età di venti anni=(r); che in generale n vi sono molte persone alle quali
riuscirà meno vantaggioso di poter commerciare di pieno diritto dopo la
età di venti anni , che di poter esercitare più presto il commercio se la
loro famiglia ve le giudica capaci » (a). = Quindi, allorchè l’anticipa
zione della maggior età arreca utile al minore, fa (1’ uopo ben guardarsi
di frapporvi il menomo ostacolo .
2. Che l’interesse del minore può,.in alcune circostanze, esigere che
egli si dedichi al commercio prima che giunga alla età di venti anni.
n Non bisogna ,7 perché egli non il toccato questa età , chei suoi mae
stri, se scorgono in lui moralità e talenti, non possano, ricompensare
il di lui zelo associandoselo »
Rispondendo in seguito alla obbiezione che la dispensa da ogni pre
ventivo ammaestramex_xto toglieva la garantia la quale, sotto l’impero della
ordinanza, allontanava dal minore i pericoli della inesperienza, si èosser
vate che » coloro' i quali si applicano al commercio a minuto ànno rare
volte passata la loro prima gioventù ne’ collegj ; che per l’ ordinario sono
stati ben per tempo collocati presso de‘ mercanti n (5); che inoltre tal
,garantia è vantaggiosamente supplita dalla necessità di ottencr 1’ autoriz
zazione della famiglia « L’intervento di una famiglia attenta a pre
venir la ruiria del minore , darà sempre una maggior sicurezza , che

(1) Il sig. Berlier, processo verbale del 4 novembre 1866 , n. XXXV.


(a) Il signor Bérenger ,ibid. , n. XXXIII.
(3) Il signor Berlier , lbid. , n. XXXV.
(4) Il signor llérenger , ibid. , n. XXXUI.
(5) Ibid.
(') Vedete la 3 condizione.
' \
ae LIB. I. del Commercio in generale
due anni di più (1’ incapacità n (1); che = 1’ applicazion di una regola
generale non è adattabile a tutte le circostanze , := ‘
Tali ragioni ànno determinato il consiglio di stato a stabilire il mi
nimum di età a’ diciotto anni.

3. CONDIZIONE

| L’ autorizzazione della famiglia.

La volontà del padre, della madre o della famiglia può sola ope
rarla emancipazione ordinaria , che , come l’ abbiam veduto , è una delle
condizioni imposte al minore per potersi dedicare al commercio. Ora , la
capacità del minore essendo stata già giudicata da coloro sotto la cui
autorità egli vive , era necessario di soggettarlo di nuovo al di loro esa
me , allOrchè egli voglia dedicarsi al commercio?
Le considerazioni seguenti àn fatto decidere l’ affermativa:
1. Gli errori che il minore può commettere nell’ amministrazione
de’ suoi beni, che la emancipazione ordinaria gli accorda , non compro
metteranno giammai le di lui sostanze cosi gravemente come le impru
denze che egli potrebbe commettere nella profession di commerciante;
a. L’ amministrazione di un patrimonio è meno difficile a dirigersi
di un commercio;
3. L’ autorizzazione di negoziare acc_ord’ al minore capacità assai più
estese della emancipazione ordinaria; perché , per esempio = i crediti
contro un minore commerciante non posson esser ridotti _= (3) come
quelli contro un minore emancipato (').

(I) Il .lfg. Bérenger, processo verbale del 4 novembre 1806 , n. XXXIII.


(2) Il signor Regnaud (de Saint-Jean-d’dngely ), ibid. n. XXIX.
(3) Il signor Berlier , ibr'rl., n. XLVI.
(‘) Vedete lo spirito del cod. civ. tom. V , pag. ago e seg. suin art. 484,
485 e 487 del cod. civ. (art. 407 , 408 o 410 delle leg. civ
Tn‘. 1. de’ Commercianti 21
Nè si creda che l’ autorizzazione della famiglia sarà facilmente ac
cordata: la maggior età, ravvicinata come oggid‘x si rattrova, renderà
molto rari i stabilimenti anteriori ; e sarà necessario , perchè 1’ anticipa
zione abbia luogo , che il vantaggio del minore per sodi motivi la re
clami
« Allorcbè i parenti usassero non curanza per 1’ interesse del mi
nore, saranno almeno sensibili al di loro interesse personale ; ed il ti
more di trovarsi essi stessi intaccati per lo‘fallimento di uno de’ loro pa
renti , li determinerà a non assentire perché egli vi si espongo »
Ciò posto, l’intervento della famiglia è di una utilità incontrastabile.
a Non si deciderà in tal caso dietro regole generali non adattabili a
tutte le circostanze , ma dopo un esame individuale che darà vie più si
curezza al minore » La saggezza di siffatta precauzione si farà par
ticolarmente sentire _ne’ casi di cui già si è parlato (*) : Suppongasi ,
per esempio , che un minore ritrovi nella paterna successione uno stabi
limento di commercio , chi può meglio della famiglia giudicar se gli
è di più utile di amministrarlo da se stesso , o di farlo amministrar per
mezzo di fattori = (4)?

4. CONDIZIONE

La registrazione e la pubblicazione dell’ autorizzazione per


cartelli, qfiissi su’ luoghi pubblici.

Si è dimanclato al consiglio di stato » se la sezione intendeva di di


rliiarar validi gli atti eseguiti dal minore prima della registrazione del
1’ autorizzazione n (5). '

(I) Berlier, processo verbale del4 novembre 1806, n: XXXV.


(a) Il signor Crc'tet, ibid. n. XXXVI.
(3) Il signor Regnaud (de Saint- fean-d‘ Angely), ibid. n. XXIX.
(4) Ibid. '
(5) Il signor Defermon, processo verbale del 14 febbrajo 180g , n. 11le.
(’) Vede:e il i.
22 LIB. I. del Commercio in generale
E stato risposto che, » secondo la intenzione della sezione, non
son validi,‘ che gli atti fatti dopo l’adempimento di questa formalità »(1).

5. 111.
Degli efi'èlti della facoltà di commerciare accordata al minore.

L' effetto generale dell‘art. 2 è di accordare a’ minori commer


cianti la capacità « di obbligarsi validamente senza bisogno del consenso
del di loro padre o curatore , a cagione della mercanzia e del trallico di
cui essi si occupano , sia in prendere a prestito, sia in sottoscriver
biglietti, sia nell’ accettar lettere di cambio , 0 nell'obbligarsi a som
ministrare delle mercanzia per un prezzo determinato, onel contrattar al
tri obblighi di siffatta natura , senzachè essi possano farsi restituire in
intiero (a) contro le obbligazioni ed impegni a’ quali a questo effetto si
trovano sottomessi » (a), -
« Questi minori per la medesima ragione possono far le girate alle lettere
di cambio e mallevare altri mercanti, a condizione che tal mallevaria sia di
pendente dal di loro commercio. Ma un minore mercante o banchiere che
si sia reso cauzione , o certificatore ( di validità di data cauzione) (b)
per ragion di un debito estraneo al suo commercio, potrebbe contro una tale
obbligazione farsi restituire in intiero. Di fatti con decisione del mese di
aprile _x60: , riportata da Le Bret, azione 31 pagina 1025 , venne re

‘ (1) Il signor Regnaud (de Saint-Jean-d‘Angely), processo verbale del nifcbbrajo


1807 , n. XXV. _ ‘
(1) Jousse, nota 4 sull’art. 6 del lit. 1 dell‘ ordinanza del 1673.
(a) Cod. civ. art. 1308 (leg. civ. art. 1262 Per. una professione che non si può
sostenere che col credito , la minorilù sarebbe un’privilegio funesta’ allorché chi con
tratta. co‘ minori dovesse esser sottoposto a tal‘eeeazigne, Boutarie nella spiegazione della
ordinanza di Luigi XIV.
(b) Vedete l‘ art. 2014 cori. civ. (art. 1886 leg. oiv. )
Txr. 1. de’ Commercianti ’ 23
stituito in intero contro la propria obbligazione un mercante che in mi
nore età erasi reso certificatore della cauzione di un ricevitore delle taglie.
Bouvot, nelle sue quislioni, tom. 1 , alla parola fidejusseur , quistìo
ne 3 , riporta pure una decisione del.parlamento diDigione del 28 luglio
1614 , per la quale Un mercante minore che si era reso cauzione di un
altro mercante , quantunque per mercanzie , è stato discaricato dalla sua ma].
leveria; perché non basta che il minore si obblighi per mercanzic, al
lorchi: le medesime sono per conto altrui , ma bisogna clx’ egli si obbli
ghi per lo fatto del suo commercio »
Le capacità del minore commerciante sono adunque assai più estese
di quelle del minore emancipato
Vedremo nell’ art. 6 se il minore commerciante è capace di obbli
gare e di alienare i suoi beni immobili.

La legislazione delle due Sicilie si trova esposta dietro la discussione


dell’ art. 3.

ARTICOLO 3. 6.

La disposizione dell' articolo precedente è applicabile ai minori anche non commercianti,


relativamente ad ogni sorta di fatti che son dichiarati fatti di commercio, in virtù delle di
spolìzi0ni degli articoli 632 e 633 del presente codice. ( Art. 18 e 19 tit. Il. lib. IV. ) ( art.
3 e I. leg. di eccez. )

Questo arlicolo è stato Proposto dal tribunan ( vezlclc il processo verbale del:
maggio 1807, num Vi e Vin );
Presenlalo al consiglio di stato ed a:loltato li 5 ( vedete ilprocesso verbale n. I
e Il , art. 5 ) , ed 8 agosto ( vedete il processo verbale u- xnr e xiv art. 3. )
I

(i) Jousse, nota 4 sull‘art. 6 del lit. 1 dell‘ ordinanza del 1673.
(') Nota. Per giurlicar della d1flerenza , vedete lo spirito del cod. civ. tam. V.
pag. 273 e srg. sugli art. 430 a 484 e 487 del cod. civile ( art. 403 a 407 e 4|o
delle lcg. civ. )
24 LIB. I. del Commercio in ger'teralc
3. Questo articolo è stato aggiunto dietro la domanda del tribunato,
il quale osservò che ,, la disposizione dell’ articolo precedente protegge
va contro la di loro inesperienza i minori _ che volevano profittare della
facoltà di far il commercio; ma chela legge dovea estendere la sua pre
videnza su’ i minori che , senza consacrarsi a siffatta professione, po
tevano essere nel caso di fare alcuni degli atti reputati fatti di com
mercio_» (1).

W\

Legislazione ‘commerciale delle due Sicilie.

anrxcox.o 6. 2.5.

Qualunque minore emancipato sì dell'uno che dell' altro sesso, dell'età di diciotto anni
compiuti, vorrà profittam della facoltà di commerciare accordatagli dall'articolo file delle leggi
civili, 0 verrà fare alcuno degli atti enunciati nein articoli 3 e 4 delle presenti leggi, non po
trà dar principio a veruna operazione commerciale , né esser considerato maggiore , in quanto
alle obbligazioni da lui contratte per fatto di commercio,
1. Se non sia stato preventivamente autorizzato con atto autentico da suo padre", o in caso
di morte, d'interdizione o di assenza del padre , da sua madre; o in mancanza del padre e
della madre , da una deliberazione del consiglio di famiglia , confermata dal tribunale civile;
a. Se in oltre 1' atto che lo autorizza, non sia stato registrato ed affisso per lo spa:io di
due mesi al tribunale di commercio del luogo ove il minore intende di stabilire il suo_domicilio,
D fissarvi gnulche slabilimento commerciale.

Si è creduto utile alla sicurezza del commercio che l’autorizzazione


fosse contenuta in un titolo autentico per non renderla vacillante , e sol
tolio,sta a tutte le procedure della verificazione delle scritture private (a).
\. 1

(i) Osservazioni del tribunato-v Il sig. Regnaud ( de Saind-Jean-d’ Anger } ,


processo verbale del a maggio 180‘; , 11. VI , - Decisione , ibid. , n. VII.
Qa) Parrillo, osservazioni sul progetto delle leggi di eccezione.
Trr_. I. de’. Commercianti. 20

’ ARTICOLO 4. 8.

La moglie non può essere MERCANTISBA tassi.ch su:sz Il. consumo 0! suo sunto.

Questo articolo è stato presentalo ed adottato il l4febbrajo 1807 ( vedete il


processo verbale, n. xxx, art. 5 ; e n. xxvn );
Comunicato al tribunafo il 5 marzo ;
Presentato, dopo la comunicazione , ed adottato il 5 maggio (vedete il pro
cesso verbale n. I e u , art. 6),ed. il di 8 agosto (vedete il processo verbale n. xx“
e mv ,art. 4

I. MERCANTE_SSA PUBBL:CA. La moglie non vien riputata pubblica mer


cantessa per aver fatti alcuni atti od alcuni effetti 0 cose di commercio, ma
bensì allorché abitualmente si dedica al negozio. Questa regola stabilita
dall’ art. I. per tutti, 1’ e stata nella discussione particolarn_xente per la
moglie

II. Senza IL consenso m_suo MARITO. La ben estesa discussione alla


quale questa disposizione il dato luogo può essere ridotta ai due seguenti
punti : _ '
La necessità del consenso del marito;
La forma , e gl’ indizj di tale consenso.

Vedete f opinioni dc‘signori Treilhard , Bérengere Defarmon, processo ver


bale del 25 novembre 1806, n. XI, XII e XIII, in risposta al signor Crète:, n. VII.
L. T. I. 4
26 LIB. I. del Commercio in generale

g. I.
Necessità del consenso del inarito.

Questa necessità non potca esser messa in quistióne. : Essa era


stabilita dalle antiche consuetudini. : 1: Lo era egualmente dal co
dice civile , come conseguenza della potestà maritalc In effetto, que
sta potestà si estende sulla moglie che VUOI fare il commercio come
su di ogni altra; perchè n l’art. no del codice civile (art. 209 leg. civ. )
non la dispensa di prendere 1’ autorizzazione di suo marito per ciascun
atto particolare di commercio , se non perché si suppone ch’essa avrà da_lui
ottenuta l’autorizzazione generale di negoziare » (3) (‘).La sezione non i:
dunque esitato ad ammettere il principio della necessità del consenso (4);
nel c0nsiglio di stato esso è venuto universalmente riconosciuto (5) : l’ar
ticolo che ci occupa loà consacrato.
Ma vi erano qui molte altre quistioni:
FaCea d’uopo. di esprimere un principio cosi incontrastabilmente
stabilito ? \
Questo principio è egli applicabile alla moglie separata di beni o
maritata sotto il regime dotale , o solo alla moglie in comunione ?
Dà esso al marito il diritto di rivocare il di lui consenso ?

(1) Il Principe Arcicancelliere, processo verbale del Ggennajo 1807 , n. X.


(a) ibid. n. V.
(3) Il signor Beugnot, ibid. n. III.
(4) Il sig. Regnaud (de Saint-Jean-d’Angely ), ibid. n. VII; - il sig. Crètet
ibid., n. XIV. .
(5) Il Principe Arcicancelliere, ibid. , n. V.
(') Vedete lo spirito del codice civile , edis. in 4 , tam. II_, cap. 6. 2. parte
I divisione , a suddivisione , n. a; ediz. in 8 , tam. III.
Trr- I. de’ Commercianti 27

I. quxsrxouz.

Facea d’uopo di esprimere il principio della necessità del consenso?

Il consiglio di stato si è scisso in opinioni per breve tempo su tal


\ quistio'ne. (i) '
' Venne fatta la proposta di non esprimersi il principio della necessità
del consenso. Essa avea per oggetto di togliersi dall’ imbarazzo , in cui
si trovava involto per determinar la forma del consenso
Si motivava tal proposizione sulle seguenti ragioni:
Si sosteneva = che in punto di diritto , la necessità del consenso
trovavasi a sufficienza stabilita =(a) dal codice civile;
Che in punto di fatto, sembrava rattrovarsi la moglie nella impossi
bilità di sottrarsene : perchè , = per fare il commercio abbisognano capita
li , e credito; ora , la legge ponendo esclusivamente questi mezzi nelle
mani del marito, essi non potevano esser messi a disposizione della moglie
che dal marito medesimo == ' '
Si concludeva da questa dupliceconsiderazione che = la enunciazion
del principio era inutile:
All’ appoggio di siffatta opinione invocavasi la esperienza : = La mag
gior parte delle antiche leggi, ed. attualmente il codice civile non àn
determinato in qual modo la moglie diventa pubblica’ mercantessa ,\ ed
intanto non si son mai elevati dubbi , quantunque molte donne maritate
si fussero dedicate al commercio .=

(I) Il Principe Arcieancelliere, processo verbale del 6 gennajo 1807, n. V.


(2) Ibidem.
(3) Il signor Beugnot, Ibid., n. III.
(4) Il 'Princìpe Arcicancelliere ,1'bid. n. V.
(5) Il signor Bengnot, ibid. , n. I“
(') Vedete il II.
28 LIB I. del Commercio in generale
Il consiglio di stato non si è arreso a tali ragioni.
Egli è stato di avvisO » ch’è dovere del legislatore di esprimere la sua
volontà in termini precisi, e che lascino pochi duhhj a risolversi » (1);
Che non si deve riposare sulla impossibilità , in cui si pretendeva che
si trovava la moglie di sottrarsi dall’ assenso di suo marito , perchè
questa possibilità non è reale. = Di fatti, è alla moglie impossibile di
fare il commercio co’ fondi di un terzo , e fosse ciò anche con que’ del
l’uomo col quale essa mantiene legami criminosi , e che può prendere sù
di lei un ascendente pericoloso =(2) ?
In conseguenza è stata espressa la necessità del consenso.

a. qursrronr.

La necessità del consenso non esiste essa che per la moglie in comu
nione , od ancor si estende alla moglie separata di beni o maritata
sotto il regime dotale ?

Non facendo l‘ articolo distinzione alcuna, ne siegue ad evidenza che


esso sommette alla condizion di ottenere il consenso di suo marito , ogni
donna maritata che vuol fare il commercio.
Una tal decisione è ancora corroborata dall’ autorità del codice ci
vile. Ne’ principj di questo codice , vi è fra la moglie in comunione,
e quella non in comunione questa differenza , che l’ ultima se si dedica
al commercio non obbliga suo marito , in vece che l_’ altra obbliga la co
munione (-); ma la condizione di entrambe è la stessa relativamente alla
necessità generale dell’ autorizzazione del marito. La esclusione dalla co
munione , in effetti, non tende che ad impedir al marito di prender

(l) Il Principe Arcicancelliere , processo verbale de16 gennajo 1807, n. XVI.


(a) Il sig. Regnaud (de Saint-Jean-d'Angely ), ibid. , n. VII.
C) Vedete lo spirito del Codia civile, edizione in 4 , tam. Il , cap. 6, 2 parte ,
'l divisione , 2 suddivisione , n. a ; edizione in 8, tam. III, ibid., sull’ art. 220 cod.
civile( 20; leg. czv. )
Trr. 1. de’ Commercianti I 29
parte ne’ beni che la moglie possiede in tempo del suo matrimonio, oche
durante il medesimo le pervengono ., e che per loro natura sarebbero
per cadere in comunione; ma tale esclusione ne anche accorda alla mo
glie l’amministrazione de’ suoi beni Sotto il regime dotale la moglie
amministra , è vero , i suoi beni parafrenali , ma essa non può ne alie
narli , nè stare in giudizio senza 1’ autorizzazione di suo marito (2).
Del resto, questo sistema si appoggia a due motivi che ànno la
lor forza in tutte le circostanze :
I. La moglie, qualunque sieno le convenzioni matrimoniali relative
a’ beni, riman soggetta verso il suo marito , al dovere di ubbidiènza ,
ch’è una delle cause della necessità dell’ autorizzazione
a. I beni della moglie che non è in comunione, al pari che i beni
parafrenali , dovendo contribuire a’ pesi del matrimonio (3) de’ quali il
marito è l’amministratore, ein è interesse e deve per conseguenza
aver diritto ad impedire che la moglie non dissipi le di lei sostanze.

3. QUISTIONE.

Può il marito rivocar il suo consenso?

Questa quistione, è stata trattata incidentemente nella discussione del


consiglio di stato. Bisognaprimieramenk ben fissarla.
Non doveasi far qualche differenza , relativamente alla rivoca del
consenso fra il caso in cui la moglie era pubblica mercantessa prima del
matrimonio e quello nel quale essa non lo è divenuta che di poi?
Nò : non vi era luogo a distinzione; la quistione era la medesima nelle
due ipotesi ;= attesochè il marito il quale sposa una pubblica mercam
(1) Codice civile, art. 1530 e 1531. ( leg. civile art. t.
(a) Ibid. , art. 1576. ( leg. civ. art. 1389 ) ‘
(3) ibid. art. 1537. ( ibid. art. 1. ) -
(‘) Vedete lo spirito" del cod. civ. , ediz. in 4 , tam. II , cap. 6 , 2 parte , l
divisione, zsuddivisione, n. 2; ediz. in 8 , tam. III, ibid.;sull‘art. 213. cod. civile
( 202 kg. civ. )
30 LIB. I. del Commercio in generale
tessa le da, col solo fatto del matrimonio, l‘autorizzazion di commercia
re=(r) e che quindi essa tiene la facoltà di negoziare dalla volontà di
suo marito , del tutto come la moglie che non Si è dedicata al commercio
che posteriormente al matrimonio.
Ciò posto esaminiamo la quistione:
Si è fatto valere per la negativa , » che vi sarebbe forse qualche in<
conveniente nel permettere indefinitamentc al marito di far cessare a sua
voglia il commercio di sua moglie, » I terzi , ignari della rivoca ,
potrebbero essere ingannati a contrattare con una donna ormai incapace.
L‘ inganno sarebbe stato senza dubbio prevenutoy=. se fusse stato possibile
di stabilir delle formalità che assicurassero che la rivooa sarebbe cono
sciuta in tutt’i luoghi in cui si estendono le relazioni di commercio , ma
la difficoltà consisteva nel rintracciar tali formole = (3).
Si è risposto =che niuna considerazione dovea distogliere il legisla
tore dall’apprestare al marito mezzi sufficienti per impedir una moglie osti
nata a correre verso la sua rovina: a: Il marito è sempre il capo ,
ed il sempre potestà sulla sua famiglia »
Inoltre non pretendevasi che = il diritto di rivoca dovesse rimanere
illimitato tra le mani del marito , né che gli dovesse esser permesso di
esercitarlo bruscamente , ed arbitrariamente
Si volea che: i tribunali pronunziassero , ove la moglie vi si op,
ponesse = (7),

Il Principe Arcicancelliere, processo Verbale del 2 gennajo 180;, n. XVI.


(2) Il sig. Treillm_rd , ibid. n. XII.
(3) Il signor Jaubert, ibid, n. XV.
(4) Il Principe Arcicaneelliere , ibirl , n. XIII,
(5) Il sig. Bigot-Préamenen , ibid. , n. XXII.
(6) Il Principe Arcicancelliere , ibid. n. XIII-Il sig. Treilhard , ibid., n. XX.
(7) Il Principe Aroicancelliere , processo verbale del 3 gennajo 1807 , n. XI ,
XIII e XVI; - il signor Bigot-Préameneu , ibidl, n. XXIII; -. il signor Reguaud _
( de Saint-Ienn-d’ Angely ), ibid., n. XXIV.
Tri‘. 1'. de’ Commercianti 31
\
Una compilazione conforme a tali idee e stata presentata , Cosi cou
cepita, il marito può in ogni tempo far cessare il commercio di sua
moglie , salvo a lei il reclamare innanzi ai tribunali per farsi auto
rizzare se vi è luogo , a continuarlo
Il corso che la discussioneà preso àfatio perder di vista siffatta com
pilazione. Ma il consiglio di stato à deciso implicitamente la quistione , '
stabilendo, coll’articolo 4, il principio generale della necessità del consen
so = essendo stata sua intenzione che tal principio, indefinitamente, sta
bilito servisse a risolvere le quistioni secondarie che non a considerate che '
come corollar] = (2).
Che si consideri in effetti il modo con cui l’articolo è concepito , e si
riconoscerà che esso ci offre la soluzione che noi ricerchiamo. Non vi si
dice punto che la moglie non può divenire pubblica mercantessa senza
il consenso di suo marito , ma che non può esserlo : essa deve adunque
cessare di esserlo allorquando il marito cessa di volere che ella lo sia.
lo penso intanto che in questo caso, come in tutti que’ ne’ quali
vi è rifiuto di autorizzazione (") sia alla moglie permesso di ricorrere ai
tribunali (a).
In quanto agli effetthdella rivoca relativamente .a’ terzi, i tribunali
li determineranno dietro le circostanze, la couità , e.la buona fede del
le parti.

(l) Il Principe Arcicancelliere , processo Verbale del 3 genimjo 1807 , n. XI ,


Xlll e XVI ;_ Il signor Bigot-Préameneu , ibid. , n. XXIII : -- Il signor Regnaud
( de Saint-Jean-d’dngely ) ibiii. , n. XXIV.
(a) Il Principe Arcicancelliere , processo verbale del 6 gennajo 1807 n. XVI. -
Decis.- ibid ; n. XVII. _
(a) Vedete gli art. 207 e 208. delle leggi civili.
(') Vedete lo spirito del cori. Civ. odia. in 4 tom. II. cap. 6, 2 parte, 3 divisio
ne ; ediz- in 8 , tom. III, ibid.
39 ' LIB. I. del Commercio in generale

5.11. .. _
f

Norma, ed indizi del consenso.

Quattro opinioni sono state esposte sulla forma , e sugl‘ indizi del
consenso.
La prima , clr’ era quella della sezione, tendeva ad esigere un con
senso formale da pubblicarsi , e d’al'figersi (I);
La seconda, a riguardar tacitamente autorizzata ogni donna marita
ta elfi esercitasse notoriamente il commercio (a);
La terza , a non supporre il consenso tacito del marito che allorquan
do risultasse da fatti evidenti, ch’ ein abbia avuto conoscenza , che sua
moglie esercitava il commercio (3);
La quarta finalmente , a non entrare in tutte queste spiegazioni ed
attenersi alla compilazione impiegata in tutte le consuetudini, eccetluute
quelle di Reims , e di Vermandois , e nell’ art. 220. del codice civile
( art. 209 leg. Civ. ) ' - . ‘--‘
Ripiglierò successivamente tali diverse proposizioni ; indicherò in se
guito la corrispondente soluzione che vi è seguita.

(i) Processo “verbale dol4 novembre 1806 , n. I ; art. 4; -il signor'lìegnaud


( de Saint-Jean-d' Angely ), processo verbale del 3_ gennajo 1807 n. VI.
(a) ibz'dern , art. 35 del progetto del ministro; “Fil sig. Bérenger ,pracessover_
bale del 25 nogcmbre , n. Xl. _I ' .
(3) Il signor Regnaud (de SnintJean-d’Angely) , processo verbale del 3 gen
najo 1807 , n. XXIV, '
(4) :_S‘ignîiì Jaubert, ibid.,-n. XV, processo verbale del 6 gennajo, IV, -
il sig. Deferrnon , 1Îbid. , n. XIII.
‘ . T1Tv 1. de‘Cpmmercìanzi I i ‘ -‘ 35

NUMEIH)" I.

Proposizione di esigere il consenso formale del marito.

Si fondava questa proposizione sù tre motivi : ’


Sulla necessità di assicurar 1’ effetto del principio ch' esige il con-_
60050 , \.
Sulla sicurezza del marito.
Sull’ interesse Ae‘ terzi. _
= Il consenso formale è il solo meno , diccyasi , d’impeflire alla
moglie di far il commercio senza 1’ autorizzazione di suo marito. In
qual modo supplire a siffatta precauzione? Si dichiarerà la moglie non
autorizzata incapace'di obbligarsi ? Si ordinerà , che il rifiuto del marito
venglni per.allissi reso pubblico? Tutto ciò ci condurrebbe molto lungi.
Il sistema del consenso formalc.è insieme il più sicuro ed il più -natuv
male = , y ‘_
Si aggiugngva che, =_scnza del formale consenso, il marito assente
potrebbe trovarsi
sua volontà, obbligato
ma ancora .pexf che
Senza fattoeindi losua moglie
sapesse = , non solo
I contro la

Si allegava in fine, nell’ interesse dc’ terzi, a che non 'vi è inc0nva»
niente al avvertire il pubblico, e che vi è certàmente vantaggio hell’vimv. ' ,
pedirlo di essere ingannato a; _. .. - ‘ ' 1
\

s. . ' .
(l) Il sig. Beugnot, processo verbale slel 25 ndîembfc 1806, n. VII.
_ (3) Il sig. Ségur , ibid. n. IV -il sig. _Crém , ibid.; ‘n. VIII; -il sig. Regnaud
. (dc S,,‘€-nt-Jean.d‘ Angely ) , processo verbale del 3 senna/3,21607 , n. Vill.h
(3) lbid., n. \'I- ‘ (I J '
-! L. T. I. 5
34 LIB. I. del Commercio in generale

NUMERO“.

Proposizione di considerar come debitamente autorizzata ogni donna


’ maritata che fil notoriamente il commercio.

= Nelydiritto esistente , si è osservato ., la moglie è riputata au


torizzata , da che essa pubblicamente, e sotto gli occhi del suo marito
. esercita il commercio =(1).
I tre motivi che si son allegati non debbono determinar il cangia
mento di un tal sistema per adottarquello del consenso formale.
E primieramente l’ effetto del principio ch’ esige il consenso è ba
stantemente assicurato , = poichè non si è mai suscitata difficoltà alcuna
sulla esistenza , o non esistenza della tacita autorizzazione = (a).
- 'In effetti , non potea esservene alcuna , perchè =qùì non si tratta
della moglie che esce dalla casa del marito per andare a formar altrove
uno stabilimento -=_ (3); e nel caso contrario , = il marito il quale , co
noscendo che sua moglie fa il commercio , non vi si oppone , acconsente
evidentemente , ch’ essa lo eserciti: (4). À
Ma si obbietta che , =.quantunque una tal presunzione sia fondata
in faccia del marito presente , fa d’uopo frattanto provvedere anche all’in
'teresse del marito assente , ed impedir , che sua moglie non lo renda suo
malgrado obbligato =

(I) Il signor Bigot-Prèameneu, processo verbale del 25 novembre 1806, n. 111.


('l) Ibid. n. IX ;-il sig. Defermun , processo verbale del 6 gennajo' 180;, niXllI.
(3) Il sig. Treilhard , processo verbale del 25 novembre 1806 , a. X.
Ibid. , e processowerbale del3 gennajo 1807, n. XVIII; J-ilsig. Bérenger ,
processoverbale del 25' novembre 1806, n. XI';-il sig. Dcfermon-, ibid. , n. XVI,
e processo verbale del 3 gennajo 1807 , n. Xlll‘ < -
(5) Ilsig. Regnzuid ( de Saint-jean-d‘dngely ), processo verbale del 3 gennajo
1807 , n. VIII.
TtT. I.‘ de’ Commercianti 35
Tale intoreSSe è'al coverto, perchè = se la moglie in intrapreso il
commercio mentre che suo marito era lontano , divieu certo ch’ ess'a lo ha
fatto. senza autorizzazione , ed in tal caso la regola comune cessa di essere
applicabile =(r); = L’ assenza del marito è un caso particolare su cui
i tribunali pronunzieranno = ‘
Si oppone in fine 1’ interesse de’ terzi.
= La legge sarà più giusta verso di essi ., e provvederà meglio alla
lor sicurezza , se fa dipender gli obblighi della moglie da un fatto
pubblico e notorio, che se ne subordinasse la Validità a forme che non
sempre i terzi possono verificare = (3).v '

NUMERO III.

Preposizione di non supporre il consensotacito che quando esso ri


sulta da fatti apparenti che il marito personalmente à avuto co
noscenza che sua. moglie esercitava il commercio.

‘ La sezione trovò nondimeno qualche difficoltà , per riguardo all’ in


teresse del marito, nel COnt0ntarsl della presunzion generale risultante
dalla notorietà :’ = È bastevole, essa diceva, per escludere una tal pre
sunzione , che sia falsa in una sola ipotesi = Or , cc egli è possi
bile Che la moglie eserciti il commercio , notoriamente in faccia a tutti,
ad eccezione di suo marito mi = Chi dismnvcrrà ch’ essa non possa ,
«

(l) Il sig. Treilhard, processo verbale del 25 novembre 1806, n. XeXV; -il sig.
Dciermon , processo verbale del 3 gennajo 180'), n. XVII.
7 (2) Il s"grtor Bigot-l’réameneu , processo verbale del 25 novembre, 1806 {1. V.
(3) Ibicl. , n. III; - il Principe Arcicancelliere, processo verbale del 3 'gennajo
' 1807 , n. VII ; -- il sig. Delermon , processo verbale del 6 gennajo, n. Xl.
(4) Il st'g. Reguaud ( de Saintjean-d’Angely ), processo verbale del 6 gennajo ,
n. IX. ,.
(5) Ibirl. , processo verbale del 25 novembre 18_06, 72. XIV e XX.
56 LIB. I. del Commercio in generale
co’ fondi'clic le somministra il complice de’ di»lei disordini, apiii‘e una
bottega , per proccurars’ i mezzi onde rovinar suo marito ? Non abbisogna che
una breve di lui assenza per far riuscire quest’ odioso maneggio =
Del l‘esto , la sezione abbandonava il sistema del consenso formale ,
purchè si prendessero altre misure non meno ellicaci per impedi'ralla mo
glie d’ intraprendere il commercio durante 1’ assenza di suo marito. La sezione
proponeva,in conseguenza , di non supporsi il consenso tacito che quando
venisse d’ allronde stabilito, dai fatti e dalle circostanze , che il marito a .qw;‘
,
.:i

avuto personalmente cenoscenza che sua moglie si dedicava al commer


cio ; ed era di sentimento che si esprimesse una tale idea , dicendo che v.,z'
._,..

il consenso tacito del marito risulterebbe da fatti apparenti , o valendosi


sia delle espressioni a vista e saputa del marito, usate dalle costumanze di
Reims e di Vermandois, sia di qualunque altra equivalente espressio
ne =(a). ' -
La dili‘erenza fra questa proposizione e la precedente era che , =
se la notorietà sola elevasse contro del marito una presunzione juris et de
jure ,i terzi che la invocasscro non avrebbero bisogno di prnove; che se
facesse d’ uopo di fatti particolari che giustificassero che il marito fos Se stato
istruito che sua moglie faceva il commercio, la prova di tali fatti rica
derebbe sopra i‘ terzi =
Fu precisamente ques't’ ultimo effetto che si temeva.
Se fosse possibile al marito di disapprovar gli obblighi di sua moglie
notoriamente esercente la pubblica mercatnra , circolerebbero nella piazza
incerti valori := Se le obbligazioni della moglie non dovessero esser
Valide che quando si sarebbe provato di aver essa esercitato il commercio
.v.i".
l__

(1) Il sig. Regnaud (de Saint-Jean-zl’ Angel_y ), procpsso verbale del 6 gennaio.
i807, n. IX.
(2) Ibid. , processo verbale del '15 novembre 1805, n. XIV ; del3 gennajo 1807
n. VIII e XXIV; del 6 gennaio , n. VII.
(3) Ibid. , processo verbale del 6 gennajo n. IX.
(4) Il sig. Defermon Ibid., n.
TIT. I. (M Commercianli 57
a vista edd saputa delmarito , si aprirebbe il varco alle frodi: il marito
potea , per esempio , stabilirsi in Marsiglia , e la moglie far il commercio in
Parigi; e se il commercio non riusciva felice, il marito soltraeva la comu
nione da’ valevoli obblighi, sostenendo che 1’ allontanamento gli avea im
pedito di sapere che sua moglie fusse pubblica mercantessa
. i .
NUMERO W

Proposizione di attenersi .alla compildzi'one del articolo 220. del


il - - codice civile (leg. civ. art. 209 ).

Per uscire da queste perplessità , si propose=di null’ aggiungere al-'


1’ articolo 220 del codice civile ., che non ispiega_ in qual maniera la don_
_na maritata divien pubblica mercantessa = (2).
= Non mai le leggi sono entrate in sifi‘atte particolarità: immesse
sempre evitata una precisione che 'può tirar scco tanti e si gravi in
convenienti. Le consuetudini di Reims e di Vermandois son le sole in
cui si trovano le parole; au va e su da mari. Più non si rinvengono _,
specialmente nella consuetudine di Parigi , compilata ventiquattro anni dopo
quella=Che
di Reims
i giudicipronunziino,
, e che à stabilito dietro
il diritto
le circostanze
comune =, sulla esistenza 0‘

non esistenza del consenso , se mai per avventura una simile contestazio
ne , non ancor sino a questo momento suscitata, si elevassc=(4)
.P
./

'I
(I) Il sig.Treilluird, processo verbale del 4 germajo 1807 , n. X;- il:ig‘ Deform09,
procrsso verbale 'del 25 novembre l306, n. XVI.
(a) Il sig. Jaubert, processo verbale del 3 gennajo 1807 , n. XV. V _
(3) Il sig. Defermon , processo verbale del 6 gennajo 1807 , n. XlIla,
(4) Il sig. Treilhard», processo verbale del 3 gemmjo 180;, n. X.;-il sig. Deformon
proceno verbale del 6 gennajo n.XIII; - il sig. Jaubert, ibid. , n.lV;èil::'g. Bigot-Prér
mcneu , pmce.;so verbale del 25 novembre 1806, il. IX. ‘ ‘ '
38 LIB. I. del Commercio in generale

NUMERO V.

Soluzione,

Qucsl’ ultima proposizione è stata adottata. Il consiglio di stato si è


limitato ad esprimere il principio generale della necessità del consenso (I),
e non à soggettato i tribunali a regola alcuna sulla forma e sugl’ indizi
del medesimo. _ ’
Del resto , la discussione di cui già si è reso conto, può servir loro
di guida.

f ‘ A \

Legislazione commerciale delle due Sicilie.

ARTICOLO 8.
La donna maritata non può esercitare marcatura pubblica senza il consenso espresso o m
cito del marito.

ARTICOLO IO. 11,

Il marito , quando è in comunione di beni colla moglie , può riuocare il suo consenso con
una dichiarazione da registrarsi ed afliggersi, giusta la formalità prescritta riell' articolo 6.
Tale dissenso però non nuocerà a' diritti precedenti legalmente acquistati da terze persone.
Ma se la moglie non è in comunione , il marito dovrà esporre le ragioni del suo dissenso
.nl tribunale civile il quale potrà rivoeare l' autorizzazione giù data.

È sembrato in questo articolo opportuno esprimere la facoltà che à il ma


rito di rivocare il'consenso; ed in questa Occasione si è Voluto far COIIÌ‘
prendere che l’articolo 7 abbraccia tanto il consenso tacito , quanto 1’ c

(1) Decisione , processo cerbale del 6 gemmjo 1807 , il. XVII.


\ TIT. I. dc’ Commercianti 39
spresso. Il sanzionare il solo consenso espresso sarebbe pericoloso: il ma
rito potrebbe tacilamente permettere alla moglie il negoziare ed indi, in
caso fallimento difender la moglie , e talvolta appropriars’i beni dei
creditori , colla. sola eccezione , di non esistere una sua autorizzazione
espressa .

ARTICOLO 5. 9.

Se la moglie esercita luercatura pubblica , può, senza 1' autorizzazione di suo marito obbligarsi
per ciò che riguarda il suo negozio; ed in questo caso, essa obbliga anche il marito, se esista
tra loro comunione.
Non si reputa che essa eserciti pubblica mercatura , se il suo esercizio si restringe a ven
dere al minuto mercanzie del commercio di suo marito; ma solo quando faccia un commercio
seParato.

Questo articolo è stato presentato il 3. gennajo 1807 ( vedete il processo ver


bale, n. 1., art. 5 )",
Discusso nella medesima seduta (vedete il processo verbale dal n. v. al n. xxv);
ed in quella del 6 gennajo ( vedete il processo verbale dal n. n sino al n. xvnr );
Rilelto ed adottato il 14 ed il 26 febbrajo ( vedete il processo verbale del 14,
n. mx, art. 6, e n. xxvn ', ed il processo verbale del 26, n. 1x e x art. 6 ),
Comunicato al tribunale il 5 marzo;
Presentato , dopo la comunicazione, ed adottato il 5 maggio ( vedete il pro
cesso verbale, n. 1111 e xiv , art, 5

Questo articolo’, non è che la ripetizione del testo dell’ art. 220 del
codice civile ( 109 leg. civ. )

(a) Il sig. Parrìllo, osservazioni sul progetto delle lrggi di eccezione.


(b) L’ art. 220 del codice civile , è concepito così. » La moglie, esercitando pub
» blicarnente la mercatura , può senza l’ autorizzazione del marito , contrarre obbliga
» zioni per ciò che concerne il suo negozio, e nel detto caso, ella obbliga anche
» il marito, se vi la comunione tra essi. »
» La moglie non è considerata cserc‘ente pubblica mercatura , se non fa che
» vendere al minuto le mercanzie del traffico di suo marito, ma soltanto quando ella
» esercita un traflico separato ».
40 UD. 1. del Commercio in generale

Legislazione commerciale delle duc"Sicilie.

ARTICOLO 9. 5.

Se la moglie esercita marcatura pubblica , può senza l" autorizzazione del marito obbligani per
ciò che riguarda il suo negozio: ed in questo caso essa obbliga anche il marito, se esiste tra
loro communione. Non si reputa che essa eserciti pubblica marcatura , se il suo esercizio ai re
stringe a vendere a minuto mercanzie del commercio di tuo marito; ma solo quando faccia com
mercio separato.

Su tale articolo ( 220 ) Locrè nelle pagine 506 a 509 , scrisse:


Si è avuto cura di ben diffinire in qual caso la moglie dev'esser considerata come
mercantessa pubblica ; ciò non è allorchè essa fa il commercio in comune col suo ma
rito, ma allorquando fa un commercio separato: allora soltanto essa è nella. eccezione
che detto art. 220 stabilisce. '
Ma qual’ è il motivo della eccezione? quale n‘ è la estensione? » il favore del
commercio che ‘a fatto riguardar la moglie mercantessa pubblica come indipendente
dalla potestà maritale, in tutto quel che concerne le operazioni commerciali che essa
fa. Sotto questo rapporto il marito può divenir mollevadore di sua moglie ; ma ein
cessa di aver potestà su di lei riguardo a tali operazioni (I)‘ '
La eccezione 7 del resto ’ non dero 8 a al P rinci P io assoluto che l’autorizzazione del
marito è necessaria tutte le volte che la natura dell‘ atto la rende. possibile; perchè
1‘ autorizzazione è intervenuta, da che vi è stato il consenso da parte del marito onde »
la moglie facesse il commercio, e per conseguenza clfessa contratti, esi obblighi per
gli ‘all'ari del di lei negozio.

' 1

(I) Il signor Portalis , èspoa‘rion'e‘de’ motivi , processo verbale del 19 ventosq


mm0 Il , (cm. Il , posi 537.
Tu, 1. de’ Commercianti 41

anrrcopo 6. 7.

I mercanti , che lono minori . autorizzati come si è detto di sopra, rossono ouuon:
m lrorrcnu I zone un snuu.
Essr Possono arresi: u.munr , n ossuvnroo u rouur_n' IlllCll‘l'fl oacu nrrcou
45; i: seousnrr r:rz CODICI crvru ( art. 380 leg. civili ).

Questo articolo è stato presentato il 4 novembre 1806 ( vedete il processo ver<


bale, n. l, art. 7 c8 );
Discusso ed emendare nella seduta del 15 ( vedete il processo verbale dal n. xxv
al n. r. ):,
Presentato il 3 gennajo 1807 ( vedete il processo verbale n. 1 art. 6);

L1 deroga non riguarda adunque che la regola stabilita dall‘ art. 223 (il)
leg. civ. ),che non da effetti si estesi alle autorizzazioni generali; e qui tal deroga era
indispensabile, tanto a ragione della celerità colla quale si trattano gli affari di commer
cio, quanto a ragione del modo con cui essi si fanno; poiché le obbligazioni che ne ri
sultano non sono" stabilite da atti così solenni come negli affari ordinari : alle volte
esse non sono che verbali ; per provarle , son bastevoli i registri.
Le corti di appello hnno fatto diverse osservazioni su questo articolo, che era
slam presentato dalla commissione
Noi abbiam già osservato che le corti di appello di Rouen e di Monpellièr ri
chiedevano che la moglie , mereantessa pubblica, fusse dispensata dal farsi autorizzare
da suo marito per stare in giudizio ,ed abbiamo pur veduto perché questa proposizione
non è, stata ammessa (").
La corte di appello di Lione, lungi dal trovar la disposizione troppo estesa ,
voleva che si estendesse più oltre; essa diceva: « La moglie , pubblica mercantessa ,
deve obbligar suo marito , non solo allorchè vi è comunione di beni , ma ancor quando
essa non è uè separata di beni, nè godente i beni parafernali; in questi tre casi può

(i) Vedete il progetto del cod. civ. lib. 1 , tir. V. art. 68, pag. 41 e 4'L
(') Vedete pag. 493 e seg. dello spirito del cod. civ.
L. T. I. ' 6

’\

‘h
42 LIB. I. del Commercio in generale
Discussp ed emendam nella seduta del 10 ( vedete il processo verbale dal n. in
al VI 11 ) ;
Presentato ed adottato li 14 e 26 febbrajo ( vedete il processo verbale del 14,
n. x1x , art. 7, e n. xxvn ; ed il processo verbale del 26 , n. 1x e x, art. 7 );
Comunicato al lribunato il 5 marzo; ‘

il marito disporre de’ profitti ed anche de’ fondi di commercio di sua moglie , che ella
acquista per lui » e
La ragione di questa proposizione dispare innanzi agli articoli 1537( leg. civ. t.)
e 1576 , (leg. civ. 1389 ), nel titolo del contratto del matrimonio, e de’ diritti ri
spettivi de’ sposi: questi articoli negano al marito la disposizione ed il godimento
de’ beni della moglie, allorch’ essi sono parafernali o allorclx’ ella è separata di beni;
la facoltà di obbligar il marito è. dovuto adunque esser ristretta alla moglie , mercan
tessa pubblica , ch’ è in comunione di beni.
In fine , la corte di appello di Digione osserirava che » l’ articolo rimane inde
cisa una quistione sulla quale i ginreconsnlti non sono punto di accordo, quella cioè,
se la mercantessa pubblica ,. che obbliga il suo marito allorchè vi la comunione fra
loro , lo rende ancor soggetto all’ arresto personale , perle obbligazioni ch’ essa a con
tratto nel suo Commercio » (a).
Questa quisti0ne è stata presentata al consiglio di stato (3) , e la osservazione
della corte di appello di Digione vi è stata tenuta presente
Ecco in qual modo vi si sono spiegati gli effetti e la estensione , relativamente
alla comunione ed al marito , delle obbligazioni della moglie, nel caso di cui si muta;
vi si è detto che x la comunione de’beni rimane gravata in tutti i casi, de’ debiti che
contrae la moglie , mercantessa pubblica» (5); ma che « 1’ atto che produce arreflo
. personale, non vi assoggetta che la persona che l‘ il sottoscritto » (6)

(I) Oscervau'oni della corte di appello di Lione pag. 25.


(a) Ibid. di Digione , pag. 3.
(3) Il signor Crètet , procuro verbale del 5 vendemmiajo anno 10‘, tom. 1 ,
_

pag. agi.
(4) Il srgnor Rénl , ibid.
(5) Il signor Tronchet , ibid. , p. 29|.
(6)]bide'm.
(') Vedete lo rpirito del cod. civ. di Locrè, ediz. in 8 pag. 506 o 509.
’ Tu: I. de’ Commercianti 43
Presentato, dopo la comunicazione, ed adottato il 5 maggio ( vedete _{\,oro
cesso verbale n. I. e u , art, 8 (e il di 8 agosto ) vedele il processo verbale n.
xur e xiv, art. 6

1. Possono OBBLIGARE ED rrorecsnr: I LORO BÈNI snmm. Si è ge


neralmente convenuto , che = l’articolo 487 del codice civile ( art. 410
leg. civ.al) commercio
, riputando hch’
maggiore il minore , emancipato , indi quanto
dare aai titolo
fatti
relativi egli àintrapreso gli permette

d’anticresi e d’ipotecarei di lui beni stabili per le obbligazioni che nascono


da questo stesso commercio=(r).=Lo stesso si osservava ancora nell’ antica
giurisprudenza ==
Ma =dovea egli risultarne , che gli si sarebbe accordata la restitu
zione in intiero tutte le volte che non potesse il creditore provare che la
obbligazione cui i fondi si trovassero obbligati 21 per causa , 0 per Oc
casione il commercio del minore = (3) ?
A slontanare una tal restrizione , si è detto = che essa esporrebbe il
creditore ‘alla restituzione , se egli non facesse cnunciare nel contratto che
il creditoà per causa un fatto di commercio , e che una tale enunciazione
rovinerebbé il credito del minore =
Si è soggiunto che d’altronde =_ il creditore , per effetti di commercio ,
potendo assicurarsi 1’ ipoteca giudiziaria ottenendo una sentenza che nuo
.cerebbe ugualmente al credito del minore , il minore istesso potendo elu
dere la legge , con provocare una sentenza di accordo , era meglio autorizzare
il minore ad ipotecare direttamente e volontariamente le sue proprietà=(5).

(l) Il signor Bigot-Prèameneu, processo verbale del 25 nov. 1806 , n. XXVII. ,


.- pil signor Treilhard , ibid., n. XXVIII;-_-. il sig. Defermon, ibid. , n. XXXIXÉ
_. il Principe Arcicancelliere, ibirl. , n. XLV. ‘
(a) Il sig. Sc'gur , ibirl. , n. XXXIV. Vedete Jousse , nota 4 sull’ art. 6, lit. 1‘
della ordinanza del 1673.
(3) Il sig. Bigot-Préameneu , processo verbale del 25 novembre 1806, n. XXIX.
Il signor Regnaud (rie Sainl-Jearz-d‘zlngdy) , ibid. , n. XL.
(5) .Il sig, Begmud (de Saint-Jean-d’ Angely ),processo verbale del 4 novembre
1806, n. XLII.
x.
44 LIB. I. del Commercio in generale
Si è risposto che a non è indispensabile la enunciazione di essere
il debito commerciale, poiché, in questo caso come in molti altri, si
giudicherà dalla qualità del fatto e dalla causa del debito n (I) : << appar
terrà al creditore il provare che gl’ immobili sono stati ipotecati per fatto
di commercio , e certamente avrà ein cura di tener pr0nta questa pruova,
prendendo le necessarie precauzioni onde stabilir la origine del suo cre
dito »
Quindi la seconda considerazione perdeva pure la sua forza , poi
chi: il minore à in mano un mezzo di prevenire i giudicati e l’ ipo
teca convenzionale che nuocerebbero al suo credito.
« Non si potrebbe del resto estendere la capacità del minore al di là
de’ suoi obblighi di commercio , senza contravvenire al codice civile n (3)
che entro un tal limite la circoscrive.
_ Questo sistema è stato adottato
II. Essr rossorro ANCHE auenaazr , MA osssnvanno LE ronnazrrs’ PRE
scnrrrx neon ART. 457 r: sscuenrr DEL CODICE crvrma.La sezionepon avea
formalmente assoggettato il minore mercante a non vendere isuoi immo
bili, che con l’ autorizzazione del consiglio di famiglia. Essa volea sol
tanto che l’alienazione non potesse farsi che nelle forme prescritte dall’art.
459 del cod. civ. (art. 382 L. Civ. ) (5). Il suo sistema era che=l’aulorizza
zione di fare il commercio accordata dalla famiglia ., dava al minore la ca
pacità di alienare senza altra autorizzazione , e che per prevenire le
vendite a vil prezzo , il minore non dovea poter vendere che agl’incan
ti , dopo una stima , cc. =
\
Un tal sistema e stato sostenuto dalle seguenti considerazioni:

(I) Il sig. Treilhard , processo verbale del 4 novembre 1806 , n. XLI; - il


Principe Arcicancelliere, ibid. , n. XLV.
‘ (2) Ibìd. ’
(3) Ibid. I
(4) Decisione , ibid. , n. XLVI.
(5) Procerso verbale del 4 novembre 1806, n. 1. art. 3.
(6) Il Sig. Regnaud ( de Saint-Jean-d'dngely ), processo verbale del 25
novembre 1806, n. XXXI.
Tn‘. 1. de’ Commercianti '45
Si conveniva =cbe l’antica giurisprudenza non permetteva al minore
dedicato al commercio, di alienare i suoi immobili, senza un parere de’pa
renti=(r); ma si opinavà = che dichiarandolo indefinitamente maggiore
relativamente agli atti di sua professione, l’art. 487 del cod. civ. (art. 410
L.Civ. ) lo avea affiancato dalla necessità di ottenere l’autorizzazione della di
lui famiglia =. Si conveniva intanto: che l’alienazione in tal modo fatta
non dovea essere rispettata che fino a quando il minore ne avesse effettiva
mente impiegato il prezzo agli affari del suo commercio , e domandavasi
ancora che Venisse espressa una tale limitazione = (a). = Di fatti al
cune sentenze l’aveano di già ammessa , obbligando l’ acquirente a giu
stificare di esser servito il prezzo dell’immobile a soddisfar obbligazioni
commerciali =
Ma soggiungevasi , non potersi limiti più ristretti apporre alla ca
pacità del minore negoziante. =La legge si contraddirebbe , se da un lato
essa lo dichiarasse maggiore , e se dall’ altro lo lasciasse in parte ne’ le
gami della minore età =
= È impossibile che permettendoglisi di negoziare e per conseguen
za di obbligarsi, essa gli rifiuti i mezzi che gli offrono le di lui sostanze
onde soddisfare a’di lui obblighi = Perciò il codice civile accorda al
minore negoziante tutte le capacità del maggiore per rapporto al di lui
commercio = (6).
Che nulla si tema pel minore. Questo sistema non può compromettere
le di lui sostanze. = La di lui famiglia non lo autorizza a commer
ciare che dopo averlo creduto capace di dedicarsi ad intraprese che
possono indefinitamente obbligare gl’ intieri suoi averi. Amaggior ragione

(I) Il sig. Bigot-Prèameneu , processo verbale del 25 novembre 1806, n. XXXV.


(a) Ibid. , n. XXVII.
(3) Processo verbale del 25 novembre 1806, n. XXIX.
(4) Il sig. Berlier , ibid. , n. XXXVI.
(5) Il signor Corvette , ibiil. , n._ XLV‘III.
(6) Ibid.
46 LIB. I. del Commercio in. generale
essa ha in lui riconosciuto sulliciente discernimento per esercitare la facoltà
molto meno importante_di contrattare sopra i suoi immobili .=
Il sistema opposto al contrario comprometterebbe gl’ interessi del mi
nore.=Se i suoi immobili son dichiarati inalienabili , non può egli più
disobbligare la sua persona; egli perde il suo credito , se non può alie
-narli senza l’ autorizzazione motivata della sua famiglia = Si obbli
ga in conseguenza, allorché ein à bisogno di danaro, « a ricorrere a prestiti
usurarii ed ad altri onerosi mezzi , e si vedrà ein minato per non aver po
tuto disporre de’próprii beni » = Valerebbe meglio l’interdirgli il com
mercio che tendergli tali reti permettendoglielo =
È stato risposto che» il codice civile , nel dichiarare che il minore
negoziante è riputato maggiore relativamente al suo commercio, non fa
che sottrarlo alla incapacità di obbligarsi » (5) ciocche produce = la fa
coltà d’ ipotecare i suoi immobili per sicurezza delle sue commerciali ob
bligazioni = (6), = ma non la facoltà di disporne da per se solo = (7) ,
ancorché a si trattasse (1’ impicgarne il prezzo nel suo commercio» »
Non si trova in effetti eccezione alcuna in favore del minore negoziante ,
nelle disposizioni del codice che determinano le condizioni sotto le quali
potranno i beni de’minori essere alienati» « Gl’ immobili di tutt’ i
minori in generale non possono essere alienati che per le stesse cause , e
collo medesime solennità >; (IO).

(1) Il signor Berlier, processo verbale del 25 novembre 1806, n.XXXVI; - Il


;"gnor Regnaud ( de Saint-Jean-d’Angely ), ibid., XXXI.
(2) Il signor Bei-enger, IÎb/‘d. , n. XXX.
(3) Il signor Berlicr, ibifl. , fin. XXXVI.
Il signor Bèrenger , ibid. , In. XXXII.
(5) Il signor Il‘cal , ibid. , n. XXXIII. _
(G) Il signor Treil_liai'tl , ibid. , n. XXVIII.
(7) Ibid., -il signor Rèal, ibitl., n. XXXlllg-,il 5'ig’.‘qr Jaubert, ibirl., n.XXXVII
Il signor Treilhard, ibid., n. XXVIII. ‘
Il signor Jaubert , iln'd., n. XXXVII.
(io) Il signor Rial, llIld-, n. XXXIII.
In. I. de’ Commercianti 47
= Pretendesi a torto, che la legge si eontraddimbbe non accordandò il
limitatamente al minore commerciante tutte le capacità del maggiore =
= Ciò non è che per indulgenza e per eccezione clx’ essa rallenta
in di lui favore i legami della minore età = (2).
In fineben lontano che con sagge restrizioni, la legge leda 1’ inte.
resse del minore, essa al contrario lo protegge : essa cc deve prendere le pre
cauzioni per impedir che il minore non abusi del favore che la legge gli
fa accordato , a proprio detrimento ed in pregiudizio de’suoi creditori >>’
La quistione non dev’essere decisa per principi astratti, ma per ciò
Cll€ in realtà esiste : Ora D non è certamente nella natura delle cose il sup
porre che la ragione del minore sia intieramentc formata, e quindi non
può in tutti i punti assimilatrsi al maggiore; certamente nessuno può per
suadersi che un giovanetto di diciotto anni guiderà i suoi affari colla
saggezza di un uomo di-trenta >>
Inoltre la esperienza non ha finora giustificati , i timori che si ma
nifestano. Non si vede che, sotto l’antica legislazione , in cui frat‘
tanto la minor età durava sino alla età di venticinque anni, siano stat’i
minori inceppati nelle loro operazioni commerciali per la impossibilità di
alienare i proprj beni immobili 1)
Tali motivi hanno determinato il consiglio di stato a pronunziarc che
gl’ immobili del minore negoziante, non solamente_non sarebbero alienati
che nelle forme prescritte dall’art. 459 del codice civile ( art. 382 leg.
civ. ), ma ancora che essi non potrebbero esserlo che coll’autorizza
zione del consiglio di famiglia _, accordata per le cause espresse nell’ art.
457 ( art. 380 leg. civ. ) ed omologata dal tribunale civile E Per

(1) Il signor Lacuèe, processo verbale del 25 novembre 1805, n. XLIX.


(2) Ibid. ; - Il signor Jaubert, ibid., n. XXXVII.
(3) Il signor Lacuèe, ibid., n. XLIX.
Il signor Jaubert , ibid., n. XXXVII.
(5) Il sig. Rèali , ibid. , n.’ XXXI“.
(6) Decisione, ibid. , n. L.
45 LIB. I. del _Uommercio in generale
questa ragione che si è avuta cura di rapportarsi al testo di quest’ ulti..
mo articolo : ed a’ due susseguenti. '

Giurisprudenza delle due Sicilie.

anrrcono 7. 6.

I mercanti di età minore autorizzati , come si è detto di sopra. possono per cagione del
loro commt‘rcio obbligare , ipotecare ed anche vendere i loro beni stabili senza alcuna delle
formalità prescritte dal dritto civile.

Subito che si è accordato al minore la facoltà di negoziare , ed è per


ciò riputato come maggiore di età , non gli si deve circoscrivere Vei‘una
facoltà che la legge accorda al maggiore. Questo provvedimento avea con,
ceduto al minore negoziante la facoltà solamente di obbligare, ed ipote-.
careisuoi beni. Per le alienazioni aveva determinato l’osservanza di cioc
ch’è prescritto dal diritto civile per le vendite de’ beni de’minori. Noi ab
biam creduto doversi dare al minore commerciante la facoltà di vendere. Ci
è sembrato di non doversi circoscrivere al minore reso maggiore le fa
coltà che la legge accorda al maggiore trattandosi di materia di commer
cio , in ,cui
costanze che ogni restrizione(a).
lo circondano può rendersi pericolosa
I nelle imperiose cir

(a) Parrillo, osservazioni sul progetto delle leggi di veccezioni.


Trr. l. de’ Commercianti. 49

An;xqo;.o. 7. 1:.

Le donne . ch' esercitano mercatnrn pubblica sono o egualmente impegnare , ipotgcare , ed.
alienare i loro beni stabili.
MA 1 roso snn srnuufl oo'rnl , QnAlno non sono nnnr: sono un nulla oonu ,
non possono esser ipote0a1i né alienati, fuorché pe' casi determinati, c colle forme stabilite
dal Codice civile.

Questo articolo è stato presentato il 4 novembre 1806. (Vedete il processo ver


balen. l , art. 4,5,6, 7 e 8);
Discusso, ed emendato nella seduta del 25 , (vedete il proveS-SO verbale , dal
11-“ 11 al n.° xx:v), ed in quella del 29 ( vedete il processo verbale dal n.° 11
sino al n.° vn;
Presentato il 3 gennajo 1807 (vedete il processo verbale n.’ 1 art. 5;
Discusso, ed emendato nella medesima seduta (vedete il processo verbale dal
n.° v sino al n.° xxv ) , ed in quello del gennajo (vedete il processo verbale dal
n.’ Il sino al n.° xvn;
Presentato il |4 fibbrajo ( vedete il processo verbale n.° xxx art. 8);
Discusso , ed emendato nella medesima seduta ( vedete il processo verbale dal
n. xxnu sino al n.° xxxu );
Presentato , ed adottato il 26 (vedete il processo verbale n.° 1x e 1, art. 8 );
Comunicato al tribunale il 5 marzo;
Presentato , d0po la comunicazione, ed adoltato il 5 maggio (vedete il processo
verbale n.° i e u , art. 9 ), ed il di 8 agosto (vedete il processo n.° un e xiv,
art. 7). 4

I.° Possono. Nel Consiglio di stato erasi proposto a di esprimere


che la )facoltà data alle mogli esercenti pubblica n_mrca_tura _‘e limitata
p’fatti di commercio » ’
Una tal proposizione non è stata accolta,

.. _. . v .

‘I) Il signor Iaubert {processo verbale del 14 febbraio 1807 , n. XXXI.


L. T. I. 7 ‘
50 LIB. I. del Commercio in generale
Si è considerato c< che non si poteva equivocare Sulla estensione della
disposizione, poiché essa è collocata nel codice di commercio, e d’ al
tronde la femmina rimane sotto 1’ impero del codice civile »
II. I nono BENI sr:rcmrx nonu. L’articolo presentato dalla sezione
autorizzava la femmina ad. alienare ancora i di lei beni dotali
Questa disposizione è stata rigettata ,
1.° Perché essa non era conforme al codice civile;
2.° Perchè non era nè necessario nè possibile di ammetterla in for
ma di eccezione.
Sviluppiamo questi due motivi. _
1.°=Il codice civile fissa le eccezi0ni per mezzo delle quali a in
teso di modificare il principio della inalienabilità de’ beni dotali: or , le
obbligazioni,
cezioni = e gli affari di commercio non sono i nel numero di tali ec

Ma non risulta egli dallo spirito del codice , che la_ regola generale
che esso stabilisce non si estenda alle mogli de’ negozianti ? _Non devesi
almeno per via d’induzione ammettere Una eccezione relativamentead esse?
Ecco le ragioni, che potrebbero determinare a crederlo
= Il codice civile a dichiarato inalienabili i beni dotali, onde as
sicurare i pesi del matrimonio e la sorte de' figli =
Nondimeno= quanto importante sia questa considerazione ,_ esso la fa
cedere a motivi di necessità e di giustizia ; ed in questa veduta esso
stesso stabilisce diverse eccezioni. Ora , nel numero di tali eccezioni ven
gono naturalmente ad annoverarsi gli affari e le obbligazioni di com
mercio= (5) ; percbè = il codice non accordcrebbe alle donne , che una

(1) Il Principe Arcicancelliere, processo verbale del 14 febbrajo 1807 , n. XXXII.


(z) Processo verbale del 4 novembre 1806 , n. I . art. 7. _
(3) Il signor Simèon, processo verbale del 29 novembre i806, 11. III ;eprocesso
verbale del IO gennajo 1807, n. III.
Il signor Beugnot , ibid. n. IV.
(5) Ibid.
Trr. I. de‘ Commercianti 51
facoltà derisoria , se, permettendo loro di fare il commercio, le riliutasse
il mezzo senza del quale non si può esso esercitare, cioè il credito =
Tali osservazioni non sono sembrate determinanti. La esperienza a
provato che può la legge, senza contraddirsi, accordar alla femmina la fa
coltà di far il commercio , e nondimeno può mantenere , anche relati
_Vamente agli obblighi ed agli affari di tal commercio , la inalienabilità
de’ beni dotali; = così era pur praticato ne’ paesi di diritto scritto ed
'in Normandia , ed intanto le femine mercantesse pubbliche godevano del
credito = \
La eccezione che si proponeva non emana adunque naturalmente
dallo spirito del codice civile.
a. Al presente si tratta di sapere\ se fosse convmevolè d’ introdurre
questa eccezione , cioè di esaminare se essa fosse necessaria , se fosse possi
bile di ammetterla.
Per giustificarne la necessità , si osservava che = potendo la femmina
alienare i suoi beni dotali per liberarsi dalla carcere, potendo ancora per
conseguenza , per mezzo di una sentenza fraudolenta che pronuncia
l’ arresto personale , eludere la proibizione = (3), la quistione si ridu
ceval a ciò =: si permetterà alla donna meritata l‘ alienazione dei
suoi beni detali per prevenire il suo disonore e la sua ruina , o non le
si darà tal facoltà che dopo che sarà essa disonorata e ruinata? In questa
alternativa , dicevasi , non vi à luogo a bilanciare. Perchè esigere una
formalità preventiva quanto inutile altrettanto rigorosa =
Una tale obbiezione
I che la-condizione richiesta sidalla
appoggiava
legge e sopra una falsainutile.
una formalità idea; «su È
quella
im

possibile , che non si avverta la gran differenza che v’ la tra il rendere

v (1) Il sig. Bórenger , processo verbale del 29 novembre 1806, n. IV.


(a) Il sig. Bigot - Prèameneu , processo verbale del 10 gennajo 1807, n. V.
(3) Il sig. Regnaud ( de Saint-Jean-d’dngely ) processo verbale del 29 novem.
bre îi506, n. Vi.
(4) Il sig. Brugnot ., ibid.., n. IV.
52 LIB. I. del Commercio in generale
la dote disponibile al primo capriccio ,al primo barlume di una'specula
alone seducente , e fra il permettere di renderla mobile per impiegarla in una
intrapresa di commercio ,' o per conservarla come un deposito , un ultimo
mezzo cui non è permesso por mano che per una necessità indispensa
bile, e nel caso di una estrema disgrazia » Allorché si sostiene il
contrario , « è come se si dicesse che , la legge avendo proposto un ri
medio violento ad un male estremo , à essa permesso di esporsi a que«
sto male arbitrariamente » .,
=Nel sistema della sezione, tutto era abbandonato alla discrezione della
donna. Suo marito non interveniva ne anche per autorizzar l’aliena
zione = (3).
= Nel sistema contrario, la giustizia verifica la necessità di alienare,
ed essa non permette di vendere che nell’ estremo caso , allorquando
non rimangono altri mezzi = _/
,

Nondimeno = tali precauzioni giuste , ma severe , non doveano esse


cedere all’interesse del commercio , interesse che non bisogna ridurre
all’interesse personale de’ negozianti , ma che , abbracciando tutte le
classi de’ cittadini, e divenendo in tal modo lf interesse generale, può
comandare esso le defogazioni alla legislazione ordinaria = (5)?
Primieramente, « nel fatto , l’interesse del commercio era ben
poco da calcolarsi nella quistione , giacchè le donne destinate al ne
gozio non sono pressochè mai dotate in immobili: si da loro ordi
nariamente un fondo di commercio 0 beni parafernali » Cosi ab
biamo or veduto che il principio assoluto della inalienabilità de’ beni
dotali non aveva punto fin’ ora impedito alle donne di fare il com

(I) Il sig. Simeon, proceszo verbale del 29 novembre 1806 , n. III.


(a) Ibid ,
(3) Ibid.
Ibid. ; - il sig. Bigot-Préameneu, processo verbale del IO gennajo, la. V.
(5) Il sig. Bérenger, processo verbale del 29 novembre 1806 , n. IV.
(6) Il sig. Crétet, processo verbale del 10 gennajo 1807 , u. VI.
Tn‘. I. de’ Commercianti 53
mercio ne’paesi di diritto scritto, ed in Normandia (').' Quindi non era
il commercio che reclamava la eccezion che si proponeva. « Era) unpre
Sente che volevasegli fare di ufficio allorché esso n0n lo curava , un pre
sente che se gli faceva aspese di una delle massime le più utili e le più
care ai paesi, ove il regime dotale è seguito , rispettato ed amato , come
uno de’ mezzi i più preziosi a conservar le sostanze »
In c0nsegueuza , = l’interesse del commercio poteva ben apportare
alcune eccezionial diritto comune; ma queste eccezioni non doveano e
stendersi sino a contraddir la regola = (2) , n sino a rovasdar i limiti
che il legislatore à messi con tanta saggezza » (3), » sino ad esten
dere 1’ eccezioni già fatte e che si son volute limitare, fino a ruinar
dalla base alla sommità i principii irrevocabilmeute determinati» (4).
Ecco intanto ciocchè’ avrebbe operato la eccezione che si reclamava.
1.° Essa avrebbedistrutto fin nelle sue fondamenta il regime dota
le.= Sotto di un tal regime, l’autorizzazione medesima del marito non
può giammai sottrarre la moglie dalla incapacità di alienare o di obbli
gare la di lei dote; e si vorrebbe, che l’ autorizzazion generale di fare
il commercio , avesse questo effetto = (5) ! =‘ Sotto questo regime, la dote
non può essere alienata che in certi casi di necessità che la legge spe
cifica con una estrema precisione; e , per eludere la legge , bastarebbe al
marito di fare intraprendere a sua moglie un commercio simulato: (6).
«Oggidì soprattutto ovei negozianti non formano più una classe partico
lare , non vi esis_terebbero più beni dotali , se fusse indiliìuitamente

(1) Il sig. Simèon, processo verbale del lo, gennajo |807 , 11'. III.
(a) Il principe Arcicancelliere , proces:o verbale del 29 novembre 1806, n. V.
(3) Il sig. Simèon , ibid. , n. III. '
(4) Il sig. Simèon, processo verbale del lo gennajo 1807, n. III.
(5) Ibid.
(6) Il sig. Simèou , processo verbale del 29 novembre 1806, n. III.
('I Vedete la pagina 51.
54 L1B. I. del Commercio in generale
Permesso al marito ed alla moglie d’impiegarli al commercio »
2.° = La eccezione proposta avrebbe distrutto il contratto delle parti
e cangiato il loro stato. Il codice civile, nel titolo relativo alle conven
zioni matrimoniali guarentisee le intenzioni de’ contraenti, indicando le
regole delle convenzioni, ch'è loro permesso di stipulare: ora , i geni
tori, sulla fede di questa garantia , avranno meritata una figliuola sotto
la condizione che non si potrà porre mano alla di lei dote , e si per
metterebbe alla moglie , al marito , di derogare a questo patto di fami
glia , sotto il pretesto di commercio = (2)!
Quindi sotto tutti i riguardi, ='ognuno dovea intieramente riportarsi
al codice civile, e non ammettere che le eccezioni per le quali esso me
desimo limita il principio della inalienabilità della dote: (3).
Il codice civile non autorizza l’ alienazione de’ beni dotali che nel
solo caso in cui essa è necessaria al bene generale del commercio; nel caso
in cui vi à l’arresto personale , e niun altro mezzo che la dote per sod
disfar gli obblighi della femmina pubblica mercantessa.
Non era intanto possibile di conciliar tutto = nel dichiarar la donna,
maritata sotto il regime dotale _, incapace di fare il commercio: (4) ?
.= Si Sarebbe leso il codice civile in un’ altra maniera , cioè nella
wiisposizione onde esso accorda indistintamente a tutte le donne mari
tale la facoltà di negoziare = '
ECCO adunque il sistema cui conveniva di ridursi: bisognava che ,
come nello stato di cose allora esistentiî, c: la femmina esercente pubblica
mercalura» Che Si_è mafii‘ata sotto il regime della comunione de‘ beni, po
tesse alienare i beni che ella à ricevuti in dote ; che quella la quale si è
maritata sotto il regime dotale non .lo potesse, come il codice civile lo

(1) Il signor Cr‘etet, processo verbale del 10 gennajo 1807, n. VI.


(a) Il sig. Simèon , ibid. , n. III.
(3) il sfg. firètct , ibid. , n. VI.
(4) il si'g. Simèon , processo verbale del 29 llorcnibre 1806, n. III.
(5) il sig. Bérenger , ibid., 11. IV.
Trr. 1. de’ Commercianti 55
vuole , che allorché l’arresto personale fosse stato contro di lei esercitato.
Con siffatta restrizione n0n si aprirebbe un’ adito troppo‘ vasto alle alie
nazioni » '
L’ art. 7.” à consacrato questo sistema.
III.0 QUANDO esse sono MARITATE sono 11. REGIME DOTALE. Queste pa
role che nOn si trovavano nella prima compilazione (a) sono stato aggiunte,
=aflinchè non si credesse , chela disposizione si applichi alle donne ma
ritate' sotto il regime della ,comunione =

Legislazione delle due Sicilie.

ARTICOLO 11. 7.

Le donne maritate che esercitano mercatura pubblica, possono impegnare, ipote0are ed '
alienare iloro beni stabiliama i loro beni dotali non possono essere ipotecati né alienati, fuor
ché ne’ casi determinati a colle forme stabilite nelle leggi civili.

(I) Il sig. Crètet, processo verbale del 10 gennajo 1807, n. VI.


(2) Processo verbale del 14 febbrajo 1807, n. XIX. art. 8.
(3) Il sig. Berlier, ibid. , n. XXIX.
ÀPARDESSUS
coeso DI DIRITTO COMMERCIALE.

COMBNTARIO SUL 1.0 TITOLO DEL CODICE FRANCESE DI COMMERCIO. ' 1’

1. Il commercio, tal quale la giurisprudenza può considerarlo , consiste


nelle diverse negoziazioni che ànno per oggetto di operare , o di facilitar
i cambj de’prodotti della natura o della industria , nella veduta di trarne
qualche profitto.
Il diritto commerciale si compone di tutte le regole relative a siffat
îe transazioni, ed al modo di giudicar le contestazioni che possono risul
terne.
Queste regole possono essere attinte in tre fonti principali : 1.° nel
codice di commercio e nelle leggi o regolamenti su questa materia; a.°
nel diritto c0mune contenuto ne’ codici, civile , penale , di procedura , e
nelle altre parti della legislazione generale , in tutto ciò ch’ essendo ap
plicabile al commercio non è stato modificato da leggi speciali; 3.° negli
usi del commercio applicati a quel che le leggi od i regolamenti non àn
prereduto. Questo è ciocclnè dichiara un avviso del consiglio di stato del
22 novembre 1811.
2.°.Il fine di questa opera è di far conoscere il diritto commerciale
nel suo insieme e ne’ suoi dettagli.
Noi la distribuiremo in sei parti.
La prima esporrà cioccl1è concerne le negoziazioni di cui il com'
mercio si compone, indipendentemente dalla forma e dall’effetto delle
obbligazioni che le stabiliscono , e che concerne altresi le diverse institu
zloni create dal governo pe’ bisogni del commercio in generale. '

(a) Vedete l’avviso del consiglio di Stato nel n. 3 delle decisioni a disposi
zioni generali.
L. T. I. » 8
58 LIB. I. del Commercio in generale
La seconda tratterà de’ Contratti commerciali , diversi da que’ che
appartengono esclusivamente al commercio marittimo.
La terza, di tutto ciocchè al c0mmercio marittimo è relativo.
La quarta , delle società commerciali, qualunque sieno le opera
zioni per le quali sono esse formate.
La quinta de’ fallimenti e delle bancherotte.
La sesta , delle giuridizioni commerciali e delle procedure che vi
si osservano. ‘

PARTE PRIMA
DEL connencxo n ne’counnncranrr.

3.° Questa parte il per unico fine, come l’ abbiam indicato, di consi
derar le operazioni di commercio , indipendentemente dalle convenzioni
di cui questi atti sono 1’ oggetto.
Sarà essa divisa in cinque titoli. Nel primo noi daremo le nozioni
su quei che si chiamano atti di commercio (a); nel secondo tratteremo
delle regole sulla capacità richiesta per esercitar questi atti; nel terzo
spiegheremo in qual modo siffatto esercizio attribuisce la qualità di com
merciante; nel quarto , quali sono le obbligazioni. speciali imposte 11 co
loro che ànno questa qualità; nel quinto , farem‘ conoscere le in:tituzio«
ni create principalmente per la utilità del commercio.

(a) Il titolo |.' degli atti di commercio, cioè dal n. 4 al n. 54, sarà riportalo
dietro il comento del lib. IV. lit. a. del codice francese di commercio.
T11'. 'I. de’C0mmèrciahli 9

TITOLÙ 11»
Quali persone possono far alti di commercio.

Ogni persona che , dietro i principi del diritto civile , è capace di


contrattare ‘, è a maggior ragione abile a far quein atti di commercio che C. m3. L. C. 107-1.
essa giudica aproposito. Perciò nè la qualità di straniero ' , nè la morte c. 13. L. C. 9.
civile " , saranno di ostacolo perché un individuo facesse il commercio , C, ,5_ L_ c_ t_
sotto le modificazioni che risulteranno dal suo stato.
Intanto la legislazione commerciale à ammesse due derogazioni im
portanti alle regole del diritto comune che concernano la capacità di
contrattare.
L’ effetto della prima si è che le persone che questo diritto dichiara
incapaci di obbligarsi , ottengono, mercè alcune condizioni particolari,
la facoltà di sottoscrivere obblighi di commercio ; 1’ effetto della seconda
si è che questa medesima facoltà sia interdetta a persone che non son
colpite da alcuna incapacità di contrattar obbligazioni civili.
La prima eccezione risguarda le condizioni col mezzo delle quali i
minorie le donne maritate possono far il commercio; la seconda concerne
la proibizione di far atti di commercio ,_ da cui alcuni funzionari ed a
genti pubblici son colpiti.

CAPITOLO i.°'

Quando i minori 0 le donne maritate possono fare atti


di commercio.

' 756. I principi dci diritto civile sulla incapacità de’ minori e delle
donne maritate son conosciuti '; non entra punto nel nostro piano lo 0- mi! L- C- 1078-’
sviluppaili , nè anche di richiamarli alla memoria.
i}
(io LIB. I. del Commercio in generale
Non dobbiamo occuparci , in questo capitolo diviso in due sezioni 4,
che di far conoscare
‘ : 1. a quali condizioni un minore divien capace
di far atti di commercio , e di far conoscere altresì i loro effetti ; a." in
quali circostanze una donna meritata à il medesimo diritto , e le con
segucnze che possono avere questi atti. contro di lei e contro il di lei
marito.

SEZIONE 1.

De‘ minori che possono far atti di commercio.

Con. 3. L. E. G.
57. Perché un minore sia capace di esser commerciante ‘ , od ancora di
(30,... a. L. e. far solamente atti di commercio ' che l’obbligano come se fusse maggiore,
quattro condizioni son richieste.
Fa d’uopo che sia emancipato nelle forme legali, a meno che col
476' 399 matrimonio non abbia ricevuto in (una maniera tacita siffatta emanci
C. {477. L.C. { 400. pazione ".
478. 401.
Com. a. LE. 6. Egli deve avere la età di diciotto anni compiuti “ , quando anche fusse
stato emancipato prima di questa età , perchè noi vedremo che la qualità
di commerciante dà al minore una facoltà di obbligare i di lui beni e la
di lui persona ancora , assai più estesa della emancipazione.
È necessario che egli sia autorizzato da suo padre; ma in caso di mer
te , d’ interdizione , di assenza del padre o di privazione de’ diritti di fa
miglia, 1’ autorizzazione può essere data dalla madre; ed in quest’ultimo
caso, cioè dell’ assenza del padre, non sembra necessario ( Pardessuis di
ce ) che l’ assenza venghi dichiarata , la necessità in cui la madre si rat<
C. 141. L.C. l45.
i Pr. 863. L.Pr. 94|. trova di ricorrere essa stessa all’ autorizzazione del tribunale* prevenendo
tutti gli abusi. v
Allorché il minore non è ne padre , nè madre , o che essi sono nel
la impossibilità di manifestare la volontà loro , per interdizione ., assenza
o privazione dell’ esercizio de’ loro diritti di famiglia , bisogna una de
Com. a. L. E. 6.
Pr- 385. L. Pr-962. liberazione del consiglio di famiglia omologata dal tribunale civile '.
Trr. I. de’ Commercianti 61
L" autorizzazione del padre o della madre può esser data“ innanzi al
giudice di pace (nelle Sicilie attualmente detto’giudice regio), od in
nanzi ad un notajo,‘ ci sembra ancora ch’ essa potrebb’ esser data nella
cancelleria del tribunale di commercio: ma non dev’ esser fatta con atto
solto firma privata , poiclrè nulla guarantirebbe la voracità della firma o
della scrittura , si al pubblico come a’ funzionari incaricati di riceverne
il deposito e di farne la pubblicazione con cartello.
In fine , tale autorizzazione dev’ esser trascritta su di un registro,
nella cancelleria del tribunale di commercio del luogo in cui il minore
vuol stabilire il suo domicilio ", o se tal tribunale non vi esiste, nella can- Com, ,_ L, 6.
celleria del tribunale civile ". Deve formarsi atto di questa trascrizione con- Comma. L_ E, 6,8_
formemente alle leggi, ed alle instruzioni su’ doveri de’ cancellieri, e
l’autorizzazione deve essere aflissa sopra una tavola esposta nella udienza
del tribunale. La durata di tale allisso non è punto determinata : ci sem
bra che , per analogia del caso di cui parleremo nel n.° 91 (a) l’aliisso
deve durare un’ anno.
Ciocchò noi abbiamo or detto è applicabile anche nel caso in cui il
minore non facesse che uno od alcuni atti isolati di commercio *. Com. 3. L. E. 6.
58. Le quattro condizioni che ora abbiamo enunciate debbono essere a
dempiute pria che al commercio si dia cominciamento ' , altrimenti le ob- Coni. L. E. 6.
bligazioni contratte avrebbero la sorte di quelle di un minore ordinario.
Tali quattro condizioni non possono esser supplite , ancor dal silen
zio che il padre; la madre, od il consiglio di famiglia serbassero su gli
atti di commercio fatti dal minore sotto i loro occhi 0 con participazio
ne loro. Intanto, siccome 1’ autorizzazione sola è che dev’ esser allissa, se
essa contenesse la falsa menzione di una emancipazione che realmen
te non avesse avuto luogo, il minore rimarrebbe validamente obbli
gato , poiché vi sarebbe un dolo manifesto , od almeno un quasi delit
to dalla sua parte 4 . . C. 1310 L. c. 1254

(a) Il n°. 91. sarà riportalo dietro il cemento del lib. i. (il. IV. del cod francese
di commercio.
62 LIB. I. del Commercio in generale
Tale autorizzazione n0n può essere rivocata isolatamente; ma sic
come il beneficio della emancipazione può esser ritirato ad ogni minore
C. 435- L- C- 408- che ne abusa‘ , e che non vi a eccezione a questa regola per colui che è
stato autorizzato a far atti di commercio, è evidente che la capacità di
fare il commercio 'sarebhe tolta per una conseguenza necessaria , al mi
nore che fusse primato della emancipazione. Sill'atta rivoca dovrebbe inol
tre esser resa pubblica nelle medesime forme della autorizzazione, e colle
precauzioni le quali la sentenza che rivocasse la emancipazione non
mancherebbe di ordinare in, tal caso.
, . 59. Il minore che riunisce le condizioni, di cui abbiam parlato ,
è riputato maggiore relativamente agli atti di commercio de’ quali ein è
c'gl4ggéìLcéxîà: stato autorizzato a far la sua professione, e relativamente agli atti isolati
vom {a} I E 6 pe’ quali 1’ autorizzazione gli è stata conceduta specialmente *. Esso pub,
, . 3 ,. . . senza autorizzazion novella o speciale, transigere, ,stare in giudizio, ipo
tecare ‘i suoi beni per sicurtà degli obblighi del suo commercio, 0 dell'at
Coro. 6. L. E. 7. to particolare ch’ egli à fatto '. I suoi diritti sono per conseguenza più
estesi di que’ di un minore emancipato che non può obbligarsi al di là
c_ 434_ L! C. 407_ delle sue rendite ’ ,e le obbligazioni del quale , anche allorché fusse
ro esse'commerciali per loro natura, degenerano sempre, a di lui riguardo,
Com. 114. L. E. t. in atti ’.
Tuttavia ben s’intende che tali obbligazimi non ligano che lui,
e nOn ridondano punto a danno di suo padre , e di sua madre o di al
tri che lo ànno autorizzato.
60. Intanto il favore del commercio non si estende sino a permet
tere che il minore , autorizzato come abbiamo già detto , venda i suoi
[immobili pe’ bisogni del suo commercio, 0 pel pagamento delle sue oh
bligazioni commerciali, senza che le formalità per l’ alienazione de’ beni
Cm_ 6_ L_ E, 7, de’ minori sieno osservate ‘.
I suoi creditori non avrebbero ne anche il diritto di provocar, in
virtù di un titolo e di unasentenza cagionata da credito commerciale ,
la vendita forzata de’ suoi beni , come a riguardo di un maggiore ,- sen
C. 2206. L. C. 210’)- za la discussion preventiva del mobile ‘, poiché relativamente ad essi ere
Trr. I. de' Commercianti 65
ditori è riputato maggiore per gli atti commerciali , che egli contrat
ta in tali circostanze.
61. Si è veduto, da quel che noi abbiamo or detto,che coloroi qua.
li negoziano con un individuo debbano verificar con cura se egli è mag
giore ’. Essi debbono, se non lo è, farsi presentar la pruova della regi- C. 130;. L. c. noi.
strazione e’degl’allissi della autorizzazione. In mancanza di queste fòr
malità , gli obblighi commerciali di un minore non son risguardati che
come convenzioni ordinarie , che posson sempre esser rescisse nel di lui
interesse , a norma delle regole e delle distinzioni che stabilisce il di
ritto civile, secondochè esso è o no emancipato ". L’autorizzazione poste (( C. 1305. L. C.1259\
Com. 114. L. E. i.
riore non li validarebbe; farebbe d’uopo che un ratificamcnto espresso di
questi medesimi atti fusse dato in virtù di tale autorizzazione , o che
dopo siffatta epoca essi fussero stati eseguiti da questo minore divenuto
capace di obbligarsi , di maniera a render non ammissibile una dimanda
per nullità ". _ C. 1338. I... e. ny;.
Del resto , coloro che si fussero obbligati con questo minore , od a
di lui favore , non potrebbero opporre eccezione di una incapacità che
non è che relativa e nel di lui interesse *. C-iiiîs_lflC.ì ):;g:
La semplice allegazione del minore ch’egli à la età o le autorizza
zioni richieste , non basterebbe per render valide le sue obbligazioni ", c. ,307. L, e. “si.
a meno che la sua condotta non annunziasse qualche misfatto o delitto :
per esempio , se egli avesse fatto registrare ed ailiggere una falsa auto
rizzazione; se avesse prodotto un falso atto di nascita per farsi conside
rar_come maggiore. . _
Ma questo principio dev’ essere sanamente inteso; 1’ applicazione non
deve fornir pretesto alla mala fede. Se_ un minore avesse fatto con qual
cuno negoziazioni di cui alcune sembrassero avvantaggiose, ed altre pre°
giudizievqli, non sarebbe permesso di profittar delle prime e di rifiutar
le seconde; la qualità in cui egli avesse contrattato sarebbe indivisibile l
nell’interesse di quello che il in tal guisa negoziato con lui. ,
Nulladimeno, i principj spiegati ne’ numeri precedenti, punto non
farebbero 0stgcolo all’ applicazion di que’ che forzassero un minore a ri
maner interessato in una società commerciale che suo padre avesse for
64 LIB. I. del Commercio in generale
maio, stipr;lando ch’essa continuasse co’ suoi eredi. Ma questo minore
non sarebbe riputato commerciante; se ein fusse tenuto al pagamento di
alcuni debiti, ciò non sarebbe che civilmente. Noi daremo le regole su
questo soggetto , nel traltar della società.
62. Perché gli alti de’ minori debitamente autorizzati abbiano la me-’
desima validità di que’ che farebbero le persone capaci ed usanti i loro
diritti, fa (1‘ uopo che essi concernino le operazioni del commercio che
loroè permesso. Se tali obbligazioni vi fussero estranee, per esempio , se
un minore si rendesse mallevadore di un debito , eziandio commerciale ,
il suo obbligo non sarebbe a coperto della nullità per difetto di capacità.
Questo non sarebbe il caso d’inrocar la presunzione di cui abbiam par
lato nel num. 51 (a), e seguenti che risulta dalla qualità dell’ obbligo.
\
Non solamente e necessario che il minore sia commerciante, fa ancor
d’ uopo che il suo obbligo sia per un fatto di commercio ch' ein è stato
(‘4 iifi;..L-C {.î Saulorizzato ad esercitare '. Cosi , allorcbè la causa dell‘ obbligo non è e.
spressa, non si deve presumere di pieno diritto che l'- obbligo e com
merciale, ed ancor meno supporre ch’nsso è relativo al commercio del mi
nore obbligato , allorchè il genere di commercio che gli era permesso e
stato determinato nell’ autorizzazione. La sola eccezione a questa regola
sarebbe il caso in cui l' obbligo fosse esso stesso di una forma commer
ciale, come per esempio, un biglietto ad ordine , una lettera di cambia,
un mandato negoziabile, cc.

SEZIONE II.

Quando una danna maritata può far atti di commercio.

63. La donna meritata non può , anche allorquando è maggiore,


contrattar obbligo alcuno senza l‘autorizzazione o senza il concorso di suo
C. 217. L. C. 206. marito’ , ed in mancanza di tale autorizzazione 0 concorso , senza l’au

(a) Il 71. 5|. sarà riportata dietro il comenlo del .l.'b. IV. III. I]. del codice
francese di commercio. ‘
Tir. I. del Commercianti 65 218.
207
" ‘u e ' . . - . . . . i i 221.ÌL'C. 210
torrzzazzone della gwstma’. Gli atti di questa specie son colpiti da una C-lng. nll
. ‘ .
(il. lei. manto
.
, od 1. loro eredi,
. - g
i 22 . 212
nullrta
4
ch’ essa , 11 possono
V
IIIVOC8TC . '
215;L
1225
C { 214
‘ ' 3079
Coloro che avessero negoziato con'una donna non autorizzata da suo
marito o dalla giustizia , non avrebbero diritto di pretendere e di pro
var che la negoziazione di cui il dimanda'le nullilà , era vantaggiosa
a lei od al di lei marito; essendo siffatta. nullità fondata sù motivi di
ordine pubblico , differenti da que’ che àn fatto ammettere i Iùin01'i alla
restituzione in intero contro le di loro obbligazioni. '
La legislazione commerciale non à apportata modificazione alcuna a
questi principj , che sono talmente ligati all’ ordine pubblico , che gli
sposi non,possono derogarvi'. L’ autorizzazione del marito o della giustizia 0- ‘383‘ L' C‘ ‘34“
è dunque necessaria per ciascun obbligo commerciale che una donna vuol '
formare. Nuliadimeno , allor_chè essa è commerciante, un’ autorizzazion
particolare non è più richiesta per ciascuno degli atti di cui il di lei
commercio si compone; si presume ch’ essa ne à ricevuta una generale
per far tutti questi atti ’. lgÀm. 5.IL.E.'
Una donna non à la facoltà di divenire in tal guisa commerciante,
senza il consenso di suo marito’. Non vi à distinzione tra la donna in Con. 4. LE. 8
comunione e la donna separata di beni ; e noi non sapremo credere che
in caso di rifiuto del marito , possa quest’ ultima indirizzarsi alla
giustizia.
A mi sembra ancora , per una giusta conseguenza di ciocclr’è stato
detto nella precedente sezione , che se la donna è minore , fa d’ uopo ,
' oltre il consenso di suo marito , di essa abbia diciotto.anni, e che sia
autorizzata da suo padre o da sua madre , o dal consiglio di famiglia' , Com.n. L. E. 6.
nelle forme indicate nel num.° 57 , e seguenti, poichè altrimenti un '
marito potrebbe di sua propria autorità , dar a Sua moglie i mezzi di
obbligar i di lei immobili pria della di lei maggiore età , e’proccuiarsi i
mezzi di uno spogliamento frodolenle.
Tale censenso ,nen à bisogno di essere espresso e per iscritto. il
marito che è dalla legge la potestà sopra di sua. moglie, tollerando
eli’ essa faccia il commercio , è riputato di autorizzarvela; ma le circo
stanze debbono far giudicar la intenzione. Per esempio ,.dachè un ma
L. T. 1, .’ 9
66 LIB. I. del Commercio in generale
rito avesse dato a sua moglie un potere di condurre , o di amministrar
la comunione de’ beni, per quanto esteso fosse tal potere non se ne
potrebbe concludere ch’ essa abbia ricevuto il diritto (1’ intraprendere il
commercio. . '
Se il marito è minore , l’autorizzazione espressa della giustizia è ne
cessaria. . .
64. Il marito essendo sempre il capo ed avendo la potestà maritalc
sulla sua moglie, può rivocar il consenso espresso che egli avesse dato.
Esso può, dopo aver tollerato che sua moglie faccia il commercio, dichia
rar clt’ ei più non vi acconsenta: poiché essa non può esser commercian
te senza il consentimento di suo marito , deve cessar di esserlo allorché
questi cessa di acconsentire. Il marito avrebbe siffatto diritto , ancor quan
do la moglie si fusse maritata colla professione e col titolo di commer
ciante. Si obbietterebbe invano che un’ autorizzazion generale , per mez
zo del contratto di matrimonio , é valemle ed ancor irrevocabile. Essa si
limita , o se è più estesa si riduce all’ amministrazione , ed il fare il
commercio eccede i limiti di amministrazione.
Non potrebbe guari modificarsi questa regola che in favor della mo
glie separata giudiciariamente, di cui il marito rivocherebbe, senza va
lidi motivi, un consentimento che egli le avesse dato: essa potrebbe in
tal caso particolare diriggersi al tribunale. Questa eccezione sembra fon
data su ciocché la necessità cui il marito a per sua colpa ridotta la
moglie a dimandar la di lei separazione , può render sospetto , agli oc
chi della giustizia , il suo cambiamento di volontà.
In quanto agli effetti della rivoca a riguardo de’ terzi , i tribunali
debbono determinarli dietro le circostanze , la equità , e la buona fede
delle parti. Ninna legge à deciso a qual modo il marito debba appi
gliarsi perché il suo cangiamento di volontà fosse conosciuto. Si può ,
per analogia di quel che à luogo in altre circostanze preso a poco si
mili , consigliar l’ atfisso nel tribunale di commercio , e la inserzione
ne’ giornali.
65. Una donna non à la qualità di commerciante pel solo fatto che
essa esercita il commercio col consenso di suo marito. È necessario che
Trr. I. de’ Commercianti 67
questi non
moglie abbiasiaunegli stesso commerciante;
commercio o se'. lo è , fa d’ uopo-
distinto e separato I che la ’°3'_

Questa espressione , commercio separato, non s’ intende che di una


distinzione di diritti e d’interessi, e non significa che il commercio
della moglie debba essere altro da quello del marito. Nulla impedisce
che una moglie separata di beni abbia un’ interesse particolare in una in
trapresa nella quale il marito ne avesse anche uno , e che i di loro di
ritti vi si esercitino nel modo istesso come que’ di due estranei; la legge
dice , separato , e non, altro. .
Le circostanze possono solo servir a togliere i dubbi onde sapere chi
sia commerciante , il marito o la moglie. È bastevole di osservar che al
lorquando è il marito ch’è commerciante , la moglie che facesse atti di tal
commercio non sarebbe riputata di contrattar che in qualità di prevo.
sta di suo marito. Essa 1’ obbliga nella medesima maniera e nelle circo
stanze medesime nelle quali i commessi obbligano i loro commettenti. Ma
essa non obbliga se stessa che per quanto espressamente se ne spiegas
se, e per quanto fusse stata autorizzata specialmente a questo effetto; di-'
vanta in tal caso mallevadrice di suo marito , o fa un atto di commer
cio isolato , secondo la maniera in cui l’ obbligo} è concepito. Si vedran
no , allorchè tratteremo de’ fallimenti, i motivi e la importanza di questa
distinzione. _
66, La donna meritata commerciante a diritti più estesi di que’ dei
quali, abbiam veduto nel numero 59 , che godeva il minore; essapuò
non solamente ipotecare i suoi beni, ma ancor alienarli senz‘autorizza
zion novella ' , non ostante i principi del diritto civile che non permetto- Com. 7. Efn.
no che la moglie poss’ alienar. in virtù di un’ autorizzazion generale e
senza formalità" : ma allorché le sue convenzioni matrimoniali l’àn som {L-C
messa al regime dotale , i suoi beni dotali rimangono inalienabili 'se iC- 1554- L.C- 1367
tribunali non verificano e non dichiarano la necessità di venderli.
La sua obbligazione verso i suoi creditori commerciali è diretta; e,‘
nel caso anche in cui essa fusse in comunione di beni, non potrebbe per
mezzo di una rinunzia liberarsi da tali debiti. Le processure giudiziarie
contro di lei son le medesime di quelle contro un commerciante, ed essa
‘ . * .
68 LIB. I. del Commercio in generale
non può opporre in eccezione i favori che la legge accorda al suo sesso ,
com’è la esenzione dall’ arresto personale.
In quanto alla moglie che non è commerciante, l’autorizzazione che
ella avesse ricevuta da suo marito di far tale a tal altro atto , non trar
rebbe ecco il diritto di vendere o d’ipotecar per convenzione isuoi immobili,
se ciò non fosse enunciato. Il solo effetto di quest’ztutorìuazione è di dar
a'coloro che'negoziano con lei un’ azione diretta e personale, da cui nul
la può liberarla. Ma essa conserva il diritto (1’ invocar le prerogative del
Com. n3- L-E. 113 suo sesso ".
67. Le convenzioni commerciali della moglie obbligano suo marito
C. a”. L.C. aog.
iCom. 5. LE. 9. allorché essa è in comunione di beni ; " egli è allora riputato di lei associa‘
to , o per lo meno di lei mallevadore solidario. Il commercio non corn‘
ponendosi che di cose mobili, come si è osservato nel num.° 8 (a) , ed
il mobile che una donna acquista per mezzo della sua industria durante
C. 1401. L.C. t. il matrimonio , cadendo nella comunion de’ beni * di cui il marito è il ca
po , la comunione deve sopportar le conseguenze degli obblighi commer
C. 1426 L.C. 1397. ciali ch‘ essa contratta ne’ limiti de’ suoi diritti" , dietro le regole che noi
abbiam date nel num.° 60 e seguenti. '
68. Allorché non vi à che una semplice esclusione di comunione di
beni, si sa che il marito non acquista la proprietà del mobile che cade
in poter di sua moglie durante il matrimonio; ch’egli non il che il di
ritto di riscuoterlo , per restituirlo allorché la unione sarà disciolte; che
i soli frutti de’ beni di sua moglie son riputati essergli arrecati per soste
c.{ 1530.
1521.
} L. e. t. nere i pesi del matrimonio ‘_, ed il prodotto di un commercio non sembra
dover esser considerato come frutti di beni. Intanto per questo solo che
il marito esige tutto il mobile di sua moglie di cui il commercio fa
parte , è obbligato verso i creditori, salvo il regolamento particolare dei
diritti rispettivi nel tempo della cessazion del commercio , o dello sciogli
I mento del matrimonio. -

(a) Il n. 8 sarà riportato dietro il cemento del


pese di commercio. I
lib. IV.

tir. II. del codicefran
TlT. 1. de’ Commercianti 69
Se la moglie è separata di beni o maritata sotto il regime dotale ,Ai
benefici non appartengono che a lei sola , il marito non è obbligato per
_ _ fi’0. 200
gl’1mpegm ch’essa contrae“. C. 1536.ÈL.C.3 Q.
69. Ma nel caso medesitrio in cui il marito riceve tutti gli utili del 1576. ‘389
commercio e sopporta tutti gli obblighi di sua moglie, il di lui diritto è
‘necessariamente limitato dalla natura delle cose e dagl’ interessi de’ terzi;
egli non potrebbe validamente obbligar sua moglie per mezzo di obbliga
zioni, anche causate per fatto di commercio, se non avesse la di lei
procdura espressa o tacita; ed i di lui creditori personali non potrebbero pren
dersi le m'ercanzie della moglie in pregiudizio de’ creditori di lei.
70 Per altro , in qualunque siasi circostanza, la moglie n0n può com
parire in giudizio senza l’ assistenza, 0 senza l’autorizzazion di suo ma
rito', ciocchè , tuttavolta , n0n le interdice il diritto di far atti estragiudi- C. 215 L. c. noi
ciali , preparatorj o conservatori , come protesti, sequestri su mercanzia
’ di esteri ec.,; anche di citare in giudizio: è bastevole che , al cospetto
del giudice, suo marito 1’ autorizzi o 1‘ assista. Vedremo nella sesta
parte (a) 1’ effetto delle condanne pronunziate in questo caso.
71. Colui che contratta con una donna maritata , senza 1’ assistenza
del di lei marito o senza l’autorizzazion della giustizia , deve assicurarsi
s‘ essa riunisce tutt’i caratteri che possono farla considerar come commer
ciante , altrimenti la obbligazione sarebbe nulla, senza che alcuno potesse
esser ammesso a provare, come lo abbiam detto nel num.° 63 , ch’ essa
ne à tratto un vantaggio personale. Ma se il marito si fusse appropriato
1’ utile de’ di lei atti nell’ eseg-uirli o richiedendone la esecuzione , cesse
rebbe di essere ammissibile ad in'vocarne la'nullità. Del resto , le regole
che abbiam date relativamente agli atti fatti da-un minore, si applicano a
quei di una donna maritata sotto le 'modificazioni che abbiamo sulliciente
mente indicate

_vv

(a) Vedete il cemento dietro il lz'b. IV, lit. II. del cod. francese di commercio.
(1)) Idem. '
7o LÌB. I. del Commercio in generale

CAPITOLO II.

Delle persone capaci di contraltare alle quali


il commercio è interdetta: ‘

72. Farem conoscere nella prima sezione di questo capitolo, in quali


casi le convenienze sociali àn menato ad interdire a certe persone la fa
coltà di far atti di commercio; nella seconda , a quali persone questi
atti sono proibiti per ragioni dedotte dall’ interesse del commercio mede
simo; nella terza gli effetti di tali interdizioni e proibizioni,

SEZIONE I,

In quali casi le convenienze sociali àn fatto interdirc


il commercio a certe persone.

93. Le più antiche ordinanze del reame , richiamate in vigore nel’


l" editto del 1765 , interdicono ogni specie di commercio a’ magistrati.
Queste leggi sembrano tanto meno abrogate e cadute in dissuetudini ,
quanto
agli l’ art. l’ordine
avvocati 1.8 dell’ de’
attoquali
del 14
ci dicembre 1810 ne
si intimamente a fatto
ligato 1’ applicazione
a quello de’mav

gistrati. _ ,
Fa d’uopo dirne altrettanto degli ecclesiastici, cioè de’ ministri della
religion cattolica , _ai quali le regole della_disciplir;a ed i canoni della
Chiesa interdicono il commercio. Il ristabilimento dell’ esercizio pubblico
di questa religione ,_ l’ art. 5 della carta constituzignaha che la di
chiara religion dello stato , _1’ art. 3.8 dell’ atto del 17 marzo 1808 il quale
prescrive [che tutt’i membri della università conformino il di loro insegna
mento ai precetti di essa , non lasciano alcun dubbio su questo soggetto (a),

(a) Fedele le osservazioni apposte all' art. 1 [del Corl- francese di mm. , relativo
a‘ cangiamenli delle leggi di eccez. per lo regno delle due Sicilie pag. io e ai ,
Trr. I. de’.Commercianti 7:
5 E z I 0 N r. u.

Proibizioni fondate sulla interesse del commercio.

74. Le operazioni di commercio non facendosi, nella maggior parte


del tempo, fra le parti interessate, che per mezzo di persone interme
diarie la cui esistenza è riconosciuta ed i doveri de’ quali son delineati
dalla legge , era ancora si importante che convenevole di metterle fuor di
ogni interesse nelle negoziazioni ch’ 2: del loro ministero di cseguir per
cento altrui.
Il commercio è adunque proibito agli agenti di cambio ed a’ sénsali
i quali, come lo diremo in seguito , sono stabiliti in tutto le città in. cui
esiste una borsa , per farne il servizio , e per essere gl’intermediarj. dei
commercianti. Essi non possono pagare ne ricevere per conto de’ loro
commettenti', altrimenti che come depositarj momentanei, nelle circostanze Cm. 85 1'... E. "si.
che noi farem conoscere ; e 1’ art. 10 dell’ atto del 16 giugno 1802 ( 27
pratile an. [0), non permette ancora ch’essi sieno impiegati particolarmente
presso icommercianti in qualità di quei che tengono i libri di commer
cio , o per ogni altro servizio simile;
É pure vietato loro di rendersi mallendori di qualsisia negoziazione
od operazione' , quando anche esse non fussero del genere di commercio Com.
pel quale eglino sono intermediarj; il tutto a pena di privazione del
e
v!
i(L.E. 81

di loro ollicio senza speranza di esservi reintegrati , e di un’ammenda


correzionale che può elevarsi sino a 3000 franchi, indipendentemente
dai danni ed interessi delle parti '. Com. 87‘(LE .8't
85‘
Si ovvia così alle frodi ed alle infedeltà ch’ eglino potrebbero com-‘
mettere , cogliendo le occasioni favorevoli che si presenterebbero , in pre
giudizio di quei che loro affidano i propri interessi.
In eliètti, un agente di cambio rattrovaudosi, per la sua posizione;
in istato di conoscere i bisogni rispettivi del commercio di banca , può
sapere , per esempio , che il commercio di Lione è debitore di somme
considerevoli a quello di Marsiglia, e per Conseguenze che le lettere di
cambio di Lione sopra Marsiglia sono rarissime , mentre quelle di Marsi
72 LIB. I. del Commercio in generaie
glia sopra Lione sono molto abbondanti. Coll’ajuto di queste nozioni egli
‘ potrebbe fare immensi guadagni, merci: le speculazioni di cui abbiam
già parlato. È questo d’altronde il mezzo di prevenire i monopoli. La
conoscenza che tali agenti ànno degli afl'ari, per la confidanza in qualche
maniera necessaria che loro si accorda , potrebbe somministrar loro dei
mezzi di far speculazioni poi solo loro interesse
75. A tali proibizioni è convenevole di aggiunger quella ch’è fatta
dall’ art. no del lit. 1 della ordinanza del 3 marzo 1781 a’ consoli in
paesi stranieri, ed agli ulliziali ed amministratori della marina dall’ art.
19 del lit. XIV della ordinanza de15r ottobre 1784, di esercitare diretta
mente o indirettamente il commercio su cui lo invigilare è ad essi allidaton
Le disposizioni di queste leggi, non abrogate, sono state richiamate nell’art.
122 dell’atto del governo del 22 maggio 1803 ( a pratile an. 11) (b).
Lo stesso deve dirsi delle leggi penali che vietano certi generi di
UD
J:
P '7 '}L.P. 221 commercio a'funziouarj amministrativi e militari che esse dinotano'.
.|Î

ps,zroua 11|.

Effetti della violazione di tali proibiziont'.

76. Qualunque sia la natura delle interdizienì e delle proibizioni da


cui coloro che fibbiam già disegnati rimaizgou colpiti, essi non possono
violarlc indirettamente , sia divenendo interessati in una società di cui
tutt’-i membri avessero diritto all’amministrazione e dovessero esserne in«
determinatameutp risponsabili; sia autorizzando , ancor tacitamente ,
le loro mogli, colle quali essi sono in comunione di beni, a fare il
commercio.

_‘ w ’--r. fi,fi-_ v}yr‘ ,wf r.î r

(a) Vedete il contento del (il). I , -lr't. V del cod. francese di com.
(b) Vedete le osservazioni apposte al 1 art. del end. di com. relativo a“ clm.
giamcnli delle lpggi di eccezioni per lo regno delle due Sicilie pag. lo e n.
Tr‘r. I. de’Commercianzi . - 75
Ma è la professione, il trallico , che sono interdetti, e non gli atti
isolati e passaggicri che allontanarebbero ogni idea di speculazioni mer
cantili. Non sarebbe vietato loro di prendere parte in una commandita ,
in ima società per azioni; di fare assicurare le loro proprie derrate od effetti.
Se un’ agente di cambio traesse una lettera di cambio sopra il suo
debitore, o -ne prendesse una su di un luogo in cui ne il bisogno per i
suoi proprj affari; se nella medesima veduta egli ne facesse girata, non
sarebbe punto in contravvenzione. .
Del resto apparterrebbe al governo il valutarne ifatti ele circostanze
per ciocclrè riguarda le interdizioni fondate sulla decenza pubblica , ed ai
tribunali per quel ch’è relativo alle proibizioni pronunziate sotto determi
nate pene , e nell’interesse del commercio.
Egli è solamente importante di osservar che gli obblighi commer
ciali fatti in contravvenzione di tali proibizioni non sono nulli, e che essi
dan luogo si contro coloro che gli àn sottoscritti , che in di loro favore ,
alle medesime condanne come se fussero liberi di far il commercio , salva
1’ applicazion delle pene contro di essi pronunziate per aver violata la
legge,
74 LIB. I. del Commercio in generale

TITOLO III.

Quali individui sono commercianti.


77. Molte obbligazioni sono imposte a’ commercianti, e la cui omis
sione in certi casi è punita; alcuni diritti speciali son loro egualmente
attribuiti. Sifl'atta qualità forma alle volte una presunzione valevole a de
termiflar il carattere degl’ impegni che per loro natura non sono com
mcrt;iali , essa prÎVa de’ benefici accordati alla età od al sesso per evitar
il rigore di certe condanne; in fine essa à 1’ effetto di astrignere alle ob
bligazioni che noi vedremo, ne’ titoli seguenti , essere imposte a’ commer
cianti , e di produrre le presunzioni legali che servono a qualificar una
obbligazione nel caso preveduto nel num. 49 e seguenti (a).
Egli è dunqueimportante il saper quali persone debbano esser con
siderate come commercianti.
Si dà siffatta denominazione a coloro che fanno la loro professione
Com. I. L. E. a. abituale di esercitar- atti di commercio. " Quindi un solo od alcuni atti iso
lati non basterebbero per render commerciante , quantunque essi potes
sero sottomettere momentaneamente alla giurisdizion commerciale. Ma an
cor l’ abitudine di questo esercizio attribuisce ( relativamente a’ suoi ob
blighi )la qualità di commerciante , quando anche si avesse una funzione
od una professione che sembrasse di escluderla.
78 Nella regola , fa d’ u0po che 1’ esercizio degli atti di commer
cio di cui abbiam data più sopra la diflinizi0ne (b) sia assai frequente
ed assai proseguito per constìtuir una professione abituale; colui che à que
sta abitudine può solo esser chiamato commerciante.
Intanto, allorché una persona a annunziata per mezzo, di uno stabili
mento, d’insegne , di ailissi con cartelli o per tutt'altro modo di pub
blicità , cl1’essa intendeVa esercitar tal genere di commercio; allorché à

(a) Il n. 49 sarà riportato dietro il cemento del lib- IV lit._ll del cod. di comm.
(b) Vedete ibid.
Trr. I. de’ComMercianti 75
«petto magazzini ed altri luoghi di spaccio; quando, ne’casi previsti dalle
leggi di polizia o di amministrazione , essa il ottenuto le autorizzazioni richie
ste , od à pagate le contribuzioni che vi son relative , si deve per questo sola
mente, come abbiam detto nel n. 12 (a) , considerarla come commerciante.
Uno stabilimento non può giammai essere un’ affare fuggitivo e di
occasione; esso constituisce una professione abituale, perché presenta il
suo autore come abitualmente disposto ad agire. Il manifattore è in po
sizione di fabbricare , quantunque egli non fabbricbi lavori per man
canza di ordini o per mancanza di spaccio ; lo spacciatore , ne’ suoi ma
gazzini , è pronto a vendere anche allorchè non vende affatto: la oc.
casione può mancare all’ uno ed all’ altro; ma essi 1’ attendono e son sem
pre nello stato di profittarne. .
Se non vi esiste prova esteriore che parli così da se medesima , gli
obblighi che noi abbiam veduto, ne’ numeri 5 (b) e seguenti, esser atti
di
checommercio"
vi si dedica, non imprimono la, che
si frequentemente qualità
non divi commerciante
sia più dubbio che
sullaadicolui
lui Com. g;îlLl.

volontà di farne una professione abituale.


La distinzione fra queste due posizioni è fondata sulla regola di di
ritto comune , che i titoli i quali risultano da una funzione si acquistano
merci: un solo atto di questa funzione; e che que' che risultano da un
esercizio abituale non sono acquistati che per la ripetizione degli atti.
Lo stabilimento di necessità porta seco , in qualche modo , un patto
col pubblico, una dichiarazione espressa che unoè commerciante, ecbe si
annunzia come tale; esso disPensa dal ricorrere alle presunzioni. L’obbligo
non e che un patto con ciascuna persona‘verso cui uno si obbliga; esso non pro
duce'efl‘elto col pubblico che quando è talmente reiterato che diviene abitudine.
79 La pruova è , in quest‘ ultimo caso, più difficile che nel primo,
perchè non vi esiste legge , od anche regolamento che determina le for
malità esteriori, come inscrizione su’ registri speciali, ammissione od
aggregazione e corporazioni, cc. cc. necessarie perché uno sia riputato
4

Vedete il n. in dietro il cemento del lib- IV. lit. -II. del end. di com.‘
(b) Ibid.
2
76 LIB. I. del Commercio in generale
commerciante. Colui che a interesse di far attribuire siffatta qualità al sua
avversario, deve appigliarVisi della stessa maniera con cui si prova la tale
o tal altra qualità in materia civile ; per esempio, come siproverebbe che
una persona il il suo domicilio di diritto in Parigi , quantunque essa risieda
da lungo tempo in Rouen , o ch’essa à fatto atto di erede, cc. La noto
rietà pubblica , la opinione generale, sarebbero di una grande influenza,
perché esse si formano di nozioni abituali. Si potrebbe ancora 'invocar
con successo la qualificazion del commerciante , presa da quello che la
nega , negli atti pubblici ; nella sua entrata in assemblee di commercianti;
negli atti privati ne’ quali ein avesse agito sotto questo titolo , eccetto
quando essi fussero suscettibili di esser contraddetti, come sottoscritti nella
intenzione di eludere le disposizioni delle leggi civili che vietano di sti
pulare l’arresto personale
Del resto, allorché uno è ricorso alle pruovc teflimoniali, è neces
sario che gli atti di commercio di cui l’ esercizio serve a fondar siffatta
pruova abbiano avuto luogo nel tempo in cui quello che gli allega à inte
resse di attribuir la qualità di commerciante al suo avversario , ed assai
frequentemente per costituire un abitudine. Se un’ uomo a avuto anterior
mente la qualità di commerciante , ed à cessato di esserlo, o se egli non
lo è divenuto che dopo 1’ atto che si tratta di qualificare, tali circo
stanze non possono servir contro di lui. .
Fa d’uopo , in fine , che quest’ abitudine di atti commerciali abbia
avuto luogo come mezzo di proccurarsi de’ profitti, e non di disimpe
gnare i suoi affari personali; altrimenti ciò non sarebbe una professione.
In tal guisa abbiam veduto , nel num. 28 e seguenti (b), che le lettere
di cambio erano atti di commercio , ed ancora che la profession di ban
chiere non consiste che in trarre , in accettare, in trasferire in altrui i suoi
diritti, ed in riscuotere : intanto , un’ uno che avesse la voglia di non

(11) Nelle due Sicilie è permesso di stipula: l’a‘rresto personale, art. 1931 , e 1932
leg. civ.
(h) Il 11. 28 sarà riportata dietro il cemento del til. Il lib. IV del codice fran
cese di com.
Tir. 1. de‘ Commercianti 77
eseguire i suoi affari che con questo genere di negoziazioni; che , per i
suoi prestiti, per far venire le sue rendite dalla provincia , per far sod
disfare il prezzo di compera di oggetti relativi al suo uso personale ,
traessc,faeesse girate giornalmente di lettere di cambio, non dovrebbe es
ser riputato commerciante ; questi atti commerciali isolati non diverreb
boro forti presunzioni contro di lui, che quando essi fussero stati fatti per
traffico, o per pagar cose destinate ad esser rivenduto.
In conseguenza di tali principi , è necessario tener per costante, che
sebben l’ abitudine di far atti di commercio dia la qualità di commerciante,
non debba dirsi lo stesso allorché questo esercizio abituale è un dovere
della funzione che uno adempie. _
fa
Così i contabili di danari pubblici non possono eseguire i di loro
pagamenti o movimenti di fondi che con rimesse da piazza in piazza , con
girate , con operazioni di banca ; intanto abbiam veduto che eglino non
erano commercianti.
Poco importa che essi contabili sieno in rapporto di conti correnti
co’ banchieri , o che si dedichino a negoziazioni di cambio : tutte tali
operazioni, quantunque commerciali per loro natura , e rendenti , pel di
10m adempimento , i contabili soggetti alla giurisdizione de’ tribunali di
commercio , non sono che atti comandati dalle loro funzioni.
Queste operazioni, a parlar propriamente , non sono speculazioni nel
di loro interesse , per conto loro , nella veduta di trarne un profitto per
sonale; ma bensì un modo adottato dal governo pel riscuotimento, e per
la distribuzione , dappertutto ove il bisogno lo richiede , delle rendite che
costituiscono la fortuna pubblica. '
80. La maggior parte delle nostre leggi si Servono indistintamente
delle parole commerciante , negoziante , o mercante, per disegnar le no 2’19
persone la cui profession abituale e di dedicarsi al commercio‘. Intanto, c, 626 mio
i329 L.C. mQ3
per una specie di errore di cui potrebbero abusar i spiriti sottili, 'vi si |330 uafij
aa;a ar;S
trovano qualche volta le espressioni commercianti , negozianti, mercanti,
impiegate insieme o distintamente, come se avessero esse distinti signi
1308 iafia
ficati". Sovente ancor a queste denominazioni generiche sono aggiunte al c‘lI4-c’“ 'Ué°o
cune che disegnano professioni speciali, come quelle di banchieri, di
fabbricanti , di manifattori , ce.
i. . 872 L'P. 950
l
’8 LIB. I. del Commercio in generale
Se nell’uso tali denominazioni portan seco significati più o meno ri
stretti ; se , per esempio , si distinguono que’ che fanno il commercio all’in
grosso da coloro che spacciano a minuto; se le qualificazioni di commerciante,
di negoziante , di mercante, si applicano esclusivamente , e secondo la impor
tanza delle operazioni, alle persone che rivendono ciocch’ esse àn comperato,
senz’ averlo cangiato di forma , o di natura; se i nomi di manifatlore o
di fabbricante dinotano que’ che danno alle cose comperate una forma e
sovente una nuov.a natura; tutte quest’ espressioni equivalgono , nel lin
guaggio del diritto o della legislazione , alla denominazion generica di
commerciante, che noi impiegherem sola per conservare la uniformità.
Civ. 1300. L.C. 1262. 81. La distinzione tra icommercianli e gli artefici' ci sembra
dover vie più fissar l’attenzione ., a causa degl’ inconvenienti che vi sa
rebbero nell'applicar agli artigiani tutte le obbligazioni che la legge im
pone a’ commercianti. '
È vero che il punto di separazione fra la qualità di commerciante
e quella di artigiano , fra il commercio ed il mestiere e sovente imper
cettibile: 1' abitudine può però farla agevolmente comprendere; perché
non bisognerebbe decidersi poi fatto che le leggi obbligano indistintamente
tutte queste persone a prender patenti. La patente è un dazio che à per
iscopo di far contribuire la industria a’ bisogni dello stato; se tale im‘
posta deve naturalmente toccare il commercio , essa tocca altresl le indu
strie non commerciali.
Le circostanze particolari sono di un gran peso. Senza dubbio non si
dà la semplice qualificazione di artigiano a colui che , colle materie com
perata e col soccorso di operai che egli impiega, fabbrica oggetti che
dà ai spacciatori, o che ticn’esposti in vendita in una bottega od in un
magazzino; in una parola , che fa lavorare anticipatamente per vendere
e spacciare ad ogni avventore.
Lo stesso deve dirsi di colui che , senza comperar materie per riven°
dcrle lavorate, tiene delle botteghe nelle quali egli occupa al fabrica
mento di quelle che i commercianti gli affidano, gli operai ch’ esso di
rige e salaria , e sul lavoro de’ quali egli fa una specie di speculazione.
Ma vi sarebbe più di sottigliezza che di ragione e di prudenza , nel
pretendere che il più od il meno non arrechi cangiamento alla quistione;
Tir. 1. de‘ Commercianti 79
che il principio dev’esser lo stesso a riguardo di colui che compera po
che materie primo per rivenderle lavorate, che a riguardo di quello che
ne compera grandi quantità , e che per conseguenza fabbrica e vende un
maggior numero di cose; a riguardo di colui che riceve ordini ch’ esso
esegue con uno o due operai , ed a riguardo di quello che ne occupa un
gran numero per fabbricare anticipatamente.
È dillicile di collocar nel numero de’ commercianti quello che , da se
stesso o collo aiuto di quel che si chiama lavorante o garzone di bottega,
fatica a formar de’ lavori consegnati immantinente a’ consumatori i quali
glieli ànno ordinati, e di cui il tempo o l’ opera val più delle materie
cl1’ esso somministra. È a questa specie di persone che la qualificazion di
artigiano conviene. '
Eglino ben possono e debbono anzi esser sommessi alla giurisdizion
commerciale allorché si tratta di perseguitarli in giudizio , relativamente
alle compere ch’ essi fanno delle materie prime destinate a fabbricar le
opere che loro sono state commissionate. Ma altra cosa è l’esser c0mmer
ciante , altra cosa è il poter essere citato innanzi al tribunale di com
mercio per lo eseguimento di alcune obbligazioni.
La qualità di commerciante colpisce tutto ciocche c0ncerne la per
sona; essa e generale; trae seco il sottoponimento a tutte le condi
zioni che le leggi impongono a’ commercianti; per lo fatto della loro
qualità. _
La sommissione alla giuridizi0n commerciale è limitata alle conte
stazioni che possono sorgere da certi atti determinati ; essa è sPeciale , e
può chiamarsi un’ accidente nella esistenza di un individuo. _
Così un commerciante che non avesse mai lite, e che per conseguenza
non fusse giammai nel caso di esser citato innanzi al tribunale di com
mercio , non sarebbe meno assoggettato a tutte le regole che risguardano
e che governano i commercianti. _
Quello al contrario ch’è semplicemente sommesso alla giurisdizion
commerciale per causa dc’suoi obblighi , non à che questo solo punto di en
mune col commercio; di maniera che, s'cgli non 21 mai liti che dan luogo
..-. - ...4-. . - -_.__..c.. .--n- _‘

89 ‘ LIB. l, del Comnzcrcio_in generale


o farlo citare innanzi al tribunale di commercio , sarà intieramente stranie
ro alle leggi commerciali.
Sifl‘atta distinzione , applicabile agli operai impiegati nelle manifattura
o nelle botteghe, di cui abbiam parlato nel num. 36 (a), a’ commessi ed
alle persone preposte ad una determinata specie di servigio commerciale
delle quali si tratta nel num. 37 (b) , è stata di già indicata alla occa-}
sione de’ contabili,
Senza dubbio vi saranno molte circostanze nelle quali si proverà qual
che difficoltà per distinguere esattamente coloro che fabbricano cose colle
materie cb’ essi eomperano, ed i semplici artigiani. Ma lo stesso deve os
servarsi in un gran numero di casi in cui queste distinzioni son necessarie ;
e la saggezza de’ tribunali rimuoverà ogni ostaL‘olo.
Per la medesima ragione , fa (1’ uopo decidere clic 1’ abitudine di de
dicarsi a certi atti i quali, secondo abbiam detto nel numero 36. e
seguenti, non sono stati messi sotto la giurisdizion commerciale che per
ragioni particolari, come certe locazioni d’ industria o di opere, non po,
trebbero imprimere la qualità di commerciante a coloro che vi si dedi«
carro , allorquando non vi è quel che si chiama stabilimento,

I. (a) il n. 36 sarà riporla!0 dietro il cemento del lib. IV. (il. II del codicefmn

rese di commercio. - ‘
(b) Ibid.
Trr. I. de’Comm‘ercianti 8;

TITOLO iv.
Obbligazioni particolari imposte a’ commercianti.‘

82. Que’ che , dietro le regole che abbiam date nel titolo precedente,
inno la qualità di commerciante, sono assoggettati a certe obbligazioni che
non risguarclano affatto le persone ch’esercitano atti isolati di commercio.
Alcune di tali obbligazioni sono generali, nel senso che obbligano tutte
le specie dc’commercianti; le altre sono particolari , nel senso che esse non
sono imposte che a certe professioni. Noi le farem conoscere ne’ due ca
pitoli seguenti.
‘ C A P I T O L 0 I.

Obbligazioni generali imposte a tutt’i commercianti.

83. Queste obbligazioni concernono la contribuzione delle patenti,


la tenuta de' libri , e la corrispondenza, gl’ inventari annuali, le conven
zioni matrimoniali, le separazioni di beni (a).
Nulla noi diremo della obbligazione di pagar i diritti di dogane , i
dazi comunali octrois ed altri che possono esser stabiliti sulle mercan
zia , perchè tale obbligazione è meno personale che reale , e p.ercb‘e essa
è imposta a chiunque è proprietario di cose soggette a’ diritti , quando
anche egli non ne facesse un’oggetto di tl'ttlllCO-_

(a) La sez. II sulle obbligazioni relative a'libri ed alla corrispondenza, e la su.


]Il sull’ obbligo di fare un inventario annuale ,saran riporlatc dietro il contento del
lib. f(tit. II del codice francese di commercio , o la sezione 1V' sulle convenzioni
n:plrimoninli de’ commercianti, come la sez. V sulle separazioni de' beni pronunziato
contro lo sposo commerciante , verranno r:'}wrtato dietro il comento del lib. I , m.
IV del codice suddetto.
L. T. I. n
82. LIB. I. del Commercio in generale
5 r. z 1_ 0 N E 1.

Obbligo di prender la patente.

84. Chiunque fa il commercio , è tenuto di munirsi di una patente,


e di pagar i diritti determinati, in ragion della professione cb’ ein esercita,
se qualche legge o regolamento non ne dispensa siffatta professione in
una maniera espressa, come lo è fatto un’ atto del governo del 25 ottobre
1806 il quale esime dalla patente i capitani di navigli o di battelli im
piegati al piccolo cabottaggio.
Allorchè uno riunisce più professioni sottoposte ciascuna ad un di
ritto differente, ne paga quello della professione per la quale il diritto è
maggiore. La medesima regola è luogo per In marito e per la moglie co
muni in beni, allorchè ciascuno à una professi0ne, od un mestiere diffe
rente soggetto a. patente; ma ciascuno di essi deve prenderne una, allor
chè son separati di beni, ed entrambi fanno il commercio.
Le persone associate , per l’esercizio di una professione soggetta a
patente, debbano ancor ciascuna un diritto , se esse risieggono in città
differenti ; allorquando sono nella medesima città , 1’ associato principale
paga il diritto intiero e gli altri la metà di tal diritto , ma, per una
conseguenza di principi che farem conoscere nella quarta parte (a) , gli
associati in commandita e gli azionari che non àn parte attiva nell’am
ministrazione , non vi son sottoposti. _
Le patenti si prendono nel luogo in cui è la sede principale del com
mercio di quello che lo esercita , sebben egli fusse domiciliato altrove; ed
allorchè esso la più stabilimenti, paga nel luogo nelquale il diritto ‘e
maggiore. I
La mancanza di patente non colpisce di alcuna incapacità di eserci
taril commercio , non annulla gli atti che si son potuti fare', e non ne
cangia punto la natura. Le pene sono puramente pecuniarie.

(a) La quarta p‘arte sarà riportata dietro il comento del lib. I. tit .III. del cod.
francese di commercio. A ,
Tu. I. de‘ Commercianti 85
Ma, c0nformemente all’art. 37 della legge del 22 ottobre 17g8( 1 bru
maio an. 7), nessuno può far demanda o somministrare alcuna ecce
zione , 0 difesa in giudizio , ne fare alcun atto , n notificazione per atto
estr‘agiudiciale per tutto ciò che sarebbe relativo al suo commercio , alla
sua professione od alla sua industria , senza che si sia fatta menzione , in
testa degli atti , della patente presa per ’l’ anno corrente , colla disegna
zione della classe, della data , del numero , e della comune ov’-essa
sarà stata rilasciata , a pena di un’ ammenda di fico franchi, tanto controi par
ticolari soggetti alla patente , che contro i funzionari pubblici che avessero
fatto o ricevuto i detti atti , senza far tali menzioni. La esibizione della
patente non può supplire la mancanza della enunciazione né dispensar
dall’ ammenda. -
La legge di già citata del 22 ottobre 1798, e gli articoli 56 , e se
guenti di quella del 25 marzo 1817 , formano lo stato attuale della le
gislazione su questa materia (a). '

C A P I T O L 0 II.

Obbligazioni imposte a certe professioni commerciali.

'97. Certe operazioni, 0 l’ esercizio di alcune professioni commerciali


sono state scmniesse a regole Particolari; alcune , perché. le leggi gene
rali non offrivano mezzi sullicienti a prevenir la mala fede di coloro che
vi si dedicano, tanto a danno del pubblico tesoro, nel frodar le riscossioni
legali, che a danno de’ particolari , nell’ abusar della fidanza loro; le
altre , perché una libertà indefinita nel di loro esercizio poteva esser fu
nesta all’ ordine sociale , alla sicurezza ed alla salute pubblica..
Noi or daremo alcune nozioni all’ uopo , meno nella veduta di pro.
a;

(a) La legge sulle patenti per la Sicilia citeriore fu pubblicata con decreto del
27 luglio 1810 ( bullet. n. 712). Non si presentano le disposizioni in esso corite- '
‘ mite né le modifiche fattevico’ susseguenli decreti , poiché quasi somiglianti a que’ della
legislazione francese, dacui furon tratte , e perché per effetto del real decreto del
10 agosto 1815 (bullet. n. 57 ) , rimasero le patenti interamente abolite. '
84 LIB. I. del Commercio in generale
sentar un- lavoro compiuto su di un punto che non è che lontani rap
porti Golia giurisprudenza commerciale , che per far conoscere lo spirito
nel quale sìfl‘dtte 0bblignzl0fll sono stateimposte , e per indicarle a coloro
che desiderano conoscer l’insieme di ciocche concerne i commercianti,
ne’ loro rbpp0rti colla legislazione.
98. La vicinanza delle frontiere potendo proccurar a quei che eser
citano manifatture ed altri stabilimenti di questo genere il mezzo di vio
lar le leggi sulle importazioni od asportazioni, gli articoli 37 , 38’ , 39 e
seguenti del titolo XIII della legge del 22 agosto 1791 vietano, sotto
pena di un’ammenda di 100 franchi, lo stabilimento, nella distanza di g
kilometri ( 2 leghe') dalle frontiere di terra , di ogni magazzino di depo
sito di mercanzie lavorate di cui la uscita è proibita , o di cui il diritto di
uscita eccede una certa proporzione.
Intanto, questa misura non si applica alle comuni ed a’ borghetti la
popolazione de’ quali è minore di 2000 anime; ciocche , seguendo il de
creto delz3 settembre 1795 ( I vendemmiajo an. 4 ), si deve intendere
nel senso che questa quantità di popolazione. deve trovarsi sopra il luogo
in cui si pretende stabilire i magazzini o depositi di mercanzie , senza
che la popolazione de’borghetti lontani o sparsi, quantunque collocati
sotto l’amministrazione del medesimo maire (sindaco), possa concorrere
a formar il numero di 2000 anime.
’L’ articolo 4: del titolo XIII della medesima legge del 22 agosto 1791
non permette lo stabilimento di grandi manifatture o fabbriche nella me
desima distanza, che dopo che il prefetto ed il direttore delle dogane àn
dato un parere con cui si provi che non risulteranno giammai mezzi di
frodare i diritti o la proibizione. Un’ atto del governo del 1 novembre
1805 10 brumajo anno 14), à applicato questa misura a’mclini ad
acqua ,' a vento ed ad altre usine (a).
La legge del la marzo 1803 , (a: ventose anno il) e l’ art. 76 di
quella del 30 aprile 1806, permettono a’ prefetti (' intendenti), salvo il

(a) Urina: stabilimento fatto per una fucina , una fabbrica di vetri , un molino,
e simili.
Trr. 1. de’ Commercianti es
ricorso all’ autorità superiore , di ordinar il rimovimenlo delle dette mani
fatture quantunque autorizzate, allorché risulta da una sentenza pro
nuuziata da’ tribunali competenti, che que’i quali l’esercitano àn favorito
il contrabbando, accordando però un termine di un’anno almeno per ope‘
rar siffatto rimovimento. In quanto a’ mulini, essi possano esser colpiti
d‘ interdizione dal prefetto, sulle sole pruovc risultanti da’prociassi verbali
di contravvenzione formati dalle autorità locali, o da'prevosti delle dogane.
Regole analoghe son qualche volta adottate per prevenir le frodi alle)
riscotimento di certe contribuzioni locali, come si vede nel decreto del di
n gennajo 1808 , relativo alle construzioni vicino le mura che circon
dano Parigi.
La libertà indefinita che ogni artigiano di arte meccanica ed altro
avrebbe di coniar medaglie potendo somministrare a’ contraffattori di mo_
note il mezzo di giunger al loro fine, lettere patenti del 98 luglio 1783
ànno obbligato gl’ intraprenditori di manifatturc, gli eretici, gli orologiaj,
gl’ incisori , gli spadaj , ed altri artisti ed operai che fanno uso di. sop
presse, di berte (a), di strettoj da ridurre in lamine un metallo, di tor
chi, di forbici di zecca , ec., ad ottener un’ autorizzazione aquest’efi‘ettoi
Un’atto del governo, del 24 marzo 1801 (3 germile anno 9) ri
chiamando la esecuzione di questa legge , attribuisce. , per la città di Pa
rigi , al prefetto di polizia, ai commissari generali di polizia per le città
in cui essi esistono , e per le altre comuni, ai maires del capoluogo del
circondario, il diritto di spedir tali concessioni. ‘
Quei che vogliono ottenerle debbono far elezione di demicilio, ed
unire. alla loro dimanda le piante figurate e lo stato della dimensione
di ciascuna delle macchine di cui essi si propongono di far uso; debbono
similmente unirv‘i certificati de’maires de’ luoghi ove son situate le loro
botteghe e manifattura, per attestar il bisogno ch’ essi anno. di tali
Jnacchine.‘
_.v:4
(a) Berta: macchina da ficcar pali, formata di un pesante pezzo di legno fer
rato in tesla , ed imperniato che liras’ in alto da robusti uomini, e si lascia cadet
sul capo del confino palo , che così maggiormente s‘inlema.
Q
86 LIB. I. del Commercio'z'n generale
L’atto del governo del 26 marzo 1804 ( 5 germile anno m.) in
ancor stabilite le precauzioni fino a vietare ad ogni persona , qualunque
siasi la professione ch’essa esercita, di coniare o di far coniare medaglie ,
gettoni , 0 monete di giuoco , di oro , di argento o di altri metalli, al
trove che nelle botteghe della zecca, ameno di esser munita di un’ autoriz<
zazione speciale.
99. La esecuzione delle leggi destinate a reprimere gli abusi della
libertà che la carta costituzionale accorda alla stampa per illuminar e
non per ingannare i cittadini, è principalmente assicurata-da’ regolamenti
sulla professione di stampatore e di libraio.
Conformemente alla legge del 21 ottobre 18r4 , ed all’ ordinanza del
' 24 , niuno può esser stampat0re o libraio, se non il ottenuto un brevetto
del re e se non à prestato il giuramento.
Questo brevetto può esser tolto a coloro che son convinti , per mezzo
di sentenza , di contravvenzioni alle leggi ed a’ regolamenti.
Ogni stamperia per la quale non è stato accordato permesso , o di
cui il permesso è stato ritirato, la interdetta come clandestina , ed i pos
sessori o depositarj son condannati ad un’ammenda di 10,000 franchi, ed a
rimaner imprigionati per sei mesi.
'Ogni stampatore è tenuto di avere un libro numerato e cifrato dal
maire della città in cui ein risiede, per iscrivervi con ordine di date e
con Una serie di numeri ,il titolo letterale di tutte le opere cla’ egli si pro
pone di stampare; il numero de’ fogli de’ volumi e degli esemplari, ed il
formato della edizione: questo libro dev’esser presentato , ad ogni richie
sta , agl’ inspettori della libreria ed a’ commissari di polizia , e da’mede
simi muniti di vista , se lo credono necessario.
, Niuno stampatore può cominciar la stampa di un’ opera senz’ aver
precedentemente fatta una dichiarazione conforme a questa menzione, sotto
pena di 1000 franchi di ammenda , e del doppio in caso di recidiva.
' ' Niun libro può esser messo in vendita , o distribuito, in qualunque
siasi maniera , prima che ne siano stati depositati cinque esemplari, in
Parigi, nel segretariato della direzione generale della libreria ; ‘ ne’ dipar
o
Trr. 1. de’ Commercianti 87
timenti nel segretariato della prefettura. In caso di contravvenzione , il
colpevole è punito di un’ ammenda di 1000 franchi.
Si può procedere al sequestro di un’opera ne’ tre casi seguenti : se
lo stampatore non presenta le riceVute della dichiarazione e del deposito;
se ciascuno esemplare non porta il vero nome e la Vera dimora dello
stampatore; se l’opera è dinunziata a’ tribunali pel suo contenuto
Oltre il sequestro dell’ opera, lo stampatore convinto di aver finto od
omesso il suo nome , è punito , pel primo caso , di un’ ammenda di 6000
franchi ; per lo secondo di franchi 3000 , senza pregiudizio dello imprigiona
mento che può esser pronunziato , ne’ casi preveduti dal codice penale”. Pen.4°5-L.P-43u.5.
Il libraio presso cui esemplari di somiglianti opere fussero rinvenuti , è
punito di un’ammenda di 2000 franchi , riducibile a 1000 , s’ein fa co
noscere lo stampatore.
Le precauzioni prese contro lo abuso che gli stampatori ed i librai
potessero far della loro professione , non son meno necessarie a riguardo
de’ giornalisti.
I giornali ànno il vantaggio , per loro natura ed oggetto, di esser
composti di cose sovente necessarie od utili, qualche volte ancora indi
spensabili , e quasi sempre capaci di eccitar la curiosità: essi ànno un
gran numero di lettori, infinitamente più considerevole di quello de’li
bri: gli ànno in tutt’ i giorni, nella medesima ora , in tutte le classi della
società , in tutt’i luoghi pubblici: sono divenuti lo alimento pressoché
necessario della conversazione di ciascun giorno;- essi agiscono in conse
guenza su di una più estesa massa di Persone, e più possentemente di
0gni altro genere di stampato , se ciò però non riguarda i cartelli e gli
allissi, che debbono a maggior ragione esser l’oggetto dello invigilare delle
autorità.
.La legge del 9 giugno 1819 à dunque prescritto ad ogni proprietario
ed editore di giornale o di scritto periodico consagrato , _in tutto ed in
‘parte a materie politiche, che si pubblica , sia a giorno fisso, sia
per distribuzioni ed irregolarmente , ma più di una volta per mese , di
fare una dichiarazione che indichi il nome di un proprietario o di un -cdi
t0re risponsabile, lalsua dimora , e la stamperia , debitamente autoriz
88 LIB. I. del Commercio in gener_ale
zala , nella quale il giornale o lo scritto periodico dev’essere stampato.
Egli deve inoltre fornire una m-alleveria che , ne’ ripartimenti della Senna,
della Senna ed Oisa e della Senna e Marna , dev’essere di 10,000 franchi
di rendita pe' giornali quotidiani, eidi 5000 franchi per gli scritti
che si pubblicano in termini meno prossimi; e, negli altri ripartimenti ,
di 3500 franchi per le città al di sopra di cinquantamila anime, e di 1500
per quelle al disotto. Questa malleveria può esser supplita dal deposito
nella cassa de’ depositi di una somma eguale al capitale delle rendite
qui sopra indicate. Essa e specialmente destinata al pagamento delle
condanne da cui gli editori potrebbero esser colpiti, sia verso lo stato ,
sia verso i particolari, tanto per contravvenzione alle leggi ed ai rego
lamenti, che per misfatti o per delitti verso il pubblico o verso gli in
dividui. Una ordinanza del 9. giugno determina la maniera in cui la
malleveria dev’ esser fornita.
Queste misure generali ed ordinarie sono indipendenti da quelle che
le circostanze potrebbero dettar contro la libertà di scrivere o di pubblicar
i giornali (a).

.x..u.»
1

(a) Onde desumere l’attuale legislazione delle due Sicilie relativamente alla stampa,
_‘e necessario presentar cronologicamente tutte le diverse disposizioni emanate per pro
muovere non solo una si utile invenzione , come per reprimer gli abusi cui la stampa.
dava luogo , poich‘e l’ eresia di Lutero sparsa per la Germania minacciando le altre
parti di Europa , obbligo i principi a regolar colle loro leggi l’uso della stampa non
che la immissione ne’ loro stati delle opere stampate _ne’ domini stranieri , emanando
all‘uopo molte prarpmatiche ed edilti.
Ì.’ imperador Carlo V. venuto in Napoli, Iconcedi: nel 1536 alla stampa , ed A
coloro che la professavauo grandi privilegi, e franchigie, facendogli esenti da qua
lunque gabella , dogana od altro pagamento , tentò per la carta bianca che serviva
per la stampa de’ libri e figure, quanto per tutte quelle cose abbisognavano per per
fezionarla ( Giannqne, i;toria‘ del regno di Napoli ediz. di Milano, del 1822 vol.
7. pag. 43. )
Pietro di Toledo vicerè di Napoli , ‘mentre regnava l' imperadbr Carlo V, ordinò
a 15 ottobre 1544 , che non si dovessero stampare, e stampati non si potessero ne
,tenere ne Vendere i libri di teologia e di sagra scrittura composti nuovamente da 25
Tir. 1. de’ Commercianti 89
Il timore che un gran numero di persone, assistenti alétture odarap
presentazioni di composizioni di teatro , non sia strascinato dalla ma

anni in qua, se prima non si mostrassero al cappellano maggiore e non si fussero dal
medesimo-ottenuti gli ordini di potersi dare alla luce; e che non si potessero in niun
modo vendere e tenere quei libri di teologia e di sagra scrittura che si fussero stampati
senza nome di autore; come ancora que’ libri, i cui autori fussero stati riprovati e
condannati; il tutto sotto la pena di perdere ilibri , oltre quelle ad arbitrio del vieerèî
( Pram. 1 de impr. lib.
Il medesimo e 30 novembre 1550 violò la stampa e la vendita di qualunque
siasi libro senza la licenza del vicerè, sotto pena di ducati 1000 ; ( pram. e idem.
Il duca di Ossuna a 20 marzo 1586 ordinò , che niuno del regno , od in esso
abitante potesse far stampare qualsivoglia opera nel regno o fuori senza licenza del
vicerè in seriplis, e senza che fusse prima riveduta , setto pena di anni 2 di rele
gazione al nobile, e di a anni di galera all’ ignobile ; (pi-4m. 3 idem. ).
Il conte di Olivares a di 31 agosto 1598 proib‘t a chi che sia di poter tenere stam
peria , ne casa per stampare , senza espressa licenza in scriptis del viecrè , sotto pena
a’ contravventori di 3 anni di galera; (pram. 4 idem.
Il conte Venavente a 5 luglio 1630 vietò di vendersi nel regno senza il permesso
in iscritto del vicerè, i libri stampati altrove , sotto pena di perdere tutt‘i libri, ed
altre pene corporali ad arbitrio del vicerè ; ( pram. 5 idem.
Il duca di Alcalìt a 14 novembre 1630 prescrisse, in esecuzione di ordini sovrani,
agli stampatori, di dover dare per ciascuna opera copie 20 al regio cancelliere, per di
stribuirle a diwrse persone nella pramn_aatica enunciate, ed inoltre ordinò a’ librai del
regno di non poter in alcun modo ricevere qualsivoglia libro che venisse stampato,
per venderlo nelle loro librerie , se non costasse prima di essersi consegnate le copie
indicate, sotto pena a’ trasgressori del doppio, oltre del valore de‘libri e di once no;
( pram. 6 idem. '
Il conte di Villamedianaa 3| giugno 1648 rinovò gli ordini contenuti nelle pram.
2 , 3 e 4 , Isoggiungendo che tutt’i libri, che si trovassero stampati senza essersi os

servati tali ordini, non si potessero nè vendere , nè tenere , ‘senza -l’ approvazione
del vicer‘e e del regio collateral, consiglio , sotto pena di 3 anni di galera ,
oltre la perdita de‘ libri; che niuna statppatore potesse stampar libri , ne stam
pati tenerli, se non fossero stampati con licenza in iscritto del vieer_è, e del
regio collateral consiglio: che gli autori , che' facessero stampare le loro opere
nel regno , o fuori, così sotto i preprj nomi, che sotto nomi finti , non po
tessero in alcun modo farli stampare senza la licenza del vieerè, nervata la forma
12
go LIB. I. del Commercio in generale
niera di rappresentare degli attori e dalla comunicazione de’ sentimenti,
. si facili in una grande assemblea , ad atti contrari all’ ordine pubblico ,

della prammatica del 1586, e stampati contro la forma suddetta non potessero nè immet
tersi, nè vendersi in Napoli e nel regno , sotto le pene suddette; che finalmente dopo
stampata l’ opera nel regno o fuori, non si potesse pubblicare, ne vendere se prima non
fus_se stata cdlazionata coll’ originale , da conservarsi dal cancelliere della regia giu
risdizione,
( pram. 7 sotto
ibid. pena a’ contravventori
- della perdita
I di tutt‘i libri, e di ducati 1000;

Il cardinale di Althann a 25 marzo 1724 , in esecuzione degli ordini sovrani ,


prescrisse che di,tuttc le opere stampate o ristampate, si fusse data una copia gratis alla
biblioteca di S. Angelo a Nido, sotto le pene contenute nella prammatica 6 de impru.
Iib. (pram. 8 ibid. l
Il medesimo a 24 maggio 1725 ritrovò gli ordini de' suoi predecessori, e special
mente la prammatica del conte Olivares , relativi al divieto di aprire stamperia
senza 1’ espressa licenza. del vicerè , “ed inoltre ordinò di non potersi stampar
libri, o qualunque scrittura in casa di persone particolari, niuna eccettuata , sotto
pena della perdita de” caratteri , degl’ istrumenti di stampare , de’ libri e carta , ed al.
tre ad arbitrio del vicerè, e sottopose alle medesime pene i librai e stampatori che pre
stasse_ro caratteri per eseguirsi le stampe nelle case particolari ;e finalmente di non po
tersi stampare in Napoli libri con mettervi la data di altri luoghi per qualunque prete
sto , sotto le medesime pene; ( pram. 9 idem
Il conte di Harrach a 16 aprile 1729 richiamo in osservanza tutte le prammatiche
registrate sotto il titolo de impressione librorum , e particolarmente l' ultima del 24
maggio 1725 , sotto le pene in esse contenute, incaricando della esecuzione la G. C.
della Vicaria, e le regie udienze provinciali; ( pram. io idem
\ Carlo III; Borbone col real dispaccio del 21 ottobre 1774: ordinò , che lo in»
primatur ain stampatori delle provincie si dovesse accordar dalle regie udienze provin
ciali , dopo l'approvazione de’revisori dalle medesime destinati; ( pram. l i. idem
Col real dispaccio del 29 Luglio 1742 prescrisse il numero degli esemplari da
darsi dagli editori de’ libri alle persone ivi enunciate ; ( pram. m idem
Con prammatica del 16 aprile 1753 , nel richiamare in osservanza tutte le pram
matiche sotto il titolo de impressione librorum , ordinò,
1. Che niuna persona di qualsivoglia grado tanto in Napoli, che nel regno , po.
tesse tener stamparia , nè casa di stampa, senza espressa licenza sovrana in iscritto ,
.sotto pena di 3 anni di galea agli ignobili , e di 3 anni di relegazione a‘ nobili;
2. Che qualunque stampatore non potesse , non solo stampar libro di qualunque
Trr. I. de’Comm‘erciantz‘ ‘ ” 9:
_à fatto decidere che niun teatro sarebbe stabilito senza la speciale autoriz
zazione del Re.

siasi natura , ma ne anche cominciar la composizione della stampa , senz’ aver prima
ottenuto le necessarie licenze; parimenti, dopo averlo stampato , non lo potesse far
uscire dalla sua stamperia , se unitamente al libro non avesse stampato le licenze
suddette , sotto pena a’contravventori di perdere tutt’i libri stampati , e di rimaner
chiusa la loro stamperia , e sotto altre pene ,corpor‘ali ad arbitrio del sovrano ; pre
scrisse perciò a‘ revisori de’ libri di scrivere la loro revisione ed esame sul manoscritto
originale dell’ autore , e non già sull’ esemplare preventivamente stampato;
3. Che non potessero gli stampatori consegnar i libri agli stessi autori, o ad altre
persone , se prima per effetto della prammatica 6 non avessero dato al cancelliere
della real giurisdizione il numero di esemplari prescritto , sotto pena della perdita
di tutti gli esemplari, estendendo tali “ordini per le opere_ristampate, in esecuzione della
prammatica del 25 marzo 1724 , prescrivendo che tali opere non si potessero ristam
pare senza il decreto di reimprimatur del delegato della real giurisdizione , a tenore
della prammatica 7;
4. Che , confirmando la prammatica del 24 maggio 1725 , ogni stampatore fusse
tenuto , oltre la licenza come sopra , apporre sul libro stampato il suo nome, la data
ed il luogo in cui venisse stampato, sotto le pene, in caso di falsit‘a , prescritte dalla
medesima prammatica; ( pram. 13 idem
Col real dispaccio del 1 gennaio 1757 stabili di stamparsi nella real stamperia
. palatintr tutte le leggi,_ bandi ed altri oggetti relativi al governo; ( pram. 14 idem
Ferdinando I. Borbone col real dispaccio del 28 febbraro 1769 proib‘r di potersi
tener pubblica stamperia senza reale licenza‘, il tenore delle regie prammaticlie ., e di
stamparsi le allegazioni senza il permesso del commissariodella causa(pranr. 15 ide'm) '.
_ Col real dispaccio del 4 marzo 1769 diè le provvisioni medesime per gli stampatori
delle provincia
Col real dispaccio del 19 settembre 1771 prescrisse di non Potersi presentare alla revi
sione le opere giii stampate, ma bensì i manoscritti; e dopo averne ottenuto l’ap
provazione , di non poterle pubblicare , senza esser prima state rivedute dallo stesso
revisore , ed ottenuto dal medesimo il concordat; (pram. 16 idem
Col real dispaccioydel 18 Settembre 1773 ordinò che le licenze per stampare
i libri non ancora stampati nel regno ,. e le privative a favore de’ librai, si dovessero
concedere dal re , e che la licenza di ristampare i libri altra volta stampati nel re
gno si dovesse accordare dal delegato della real giurisdizione.
Col real dispaccio del 2 agosto 1777 prescrisse che i cataloghi de’ libri , prima
g

“M \ .-k-»-\ ..
91 LIB. I. del Commercio in generale
L’ atto del governo del dì8 giugno 1806, determina le condizioni
necessarie perché siffatta autorizzazione sia accordata.
di stamparsi , fussero soggetti alle solite revisioni; che le librerie che i librai com
perano da’ particolari fossero sottoposte alla revisione , onde potesse il revisore segre
gare i libri non permessi di vendersi a chi che sia;che il reimprimalur si dovesse ac
cordare pe’ libri stampati altre volte nel regno , dopo le solite revisioni ; che ugual
mente i fogli volanti in materia di religione dovessero essere sottoposti alle revisioni
medesime; che pe’ libri perVenienti da Venezia dovessero osservars'i privilegi , con
rivedersi anche da’ librai deputati ne‘ luoghi destinati; che gli altri libri dovessero
essere trasportati nella dogana , d’onda accompagnati da un subalterno , si dovessero por
tare al regio revisore, perché potesse adempiere a’ doveri della sua carica; che tanto
de‘ libri di vendita come quei di nuova introduzione si dovessero formar con esattezza
le note, le quali firmate dal revisore, e dal presidente della real camera di S. Chiara,
si dovessero conservar da’ librai per di loro cautela , ond’ esaminare in ogni tempo,
se per tutt‘i libri vi è preceduto il permesso;( pro m. 17 de impressione lib.).
Colla prammatica del di 8 aprile 1786 rinovò gli ordini emanati a’ 28 febbra
io 1769 , relativi alla proibizione della stampa delle allegazioni forensi senza il per
messo del commissario della causa , e prescrisse le formalità medesime per le sup
pliche che nel corso della causa si volessero stampare , ed ove la causa non si tro‘
vaste ancora introdotta, enon vi fusse in conseguenza il commissario , o‘rdinò che le di
lui funzioni all’ uopo si dovessero disimpegnar dal giudice del quartiere, con doversi
tenere dagli incaricati di concedere tali licenze, un esatto catalogo di quelle che spedì.
rebbero, ond' evitar le frodi dein stampatori e soggettarli alla pena della carcere , in '
caso' di contravvenzione;( Pram. 18 , idem
Colla prammatica del 24 maggio 1786 richiamò in vigore tutte le prammatiche , e
Idispasci relativi alla stampa , sotto pena ai contravventori della immediata prigionia,
oltre delle altre pene precedentemente stabilite; ed ordinò inoltre di formarsi un catalogo
delle licenze accordate, perché non vi fusse luogo alle frodi; ( pram. 19, idem
Col real dispaccio del 9 gennaio 1797 prescrisse , che la materia relativa alla
stampa dovesse essere attribuita al ripartimento degli affari di stato , e che il dele
gato , e commissario generale de‘ librai , e stampatori dovess’ essere un ministro della
suprema particolare Giuntà delegata di Stato.
Con prammatica del 19 febbraio 1802 rinovò gli ordini relativi alla copia a do
versi dare alla real biblioteca di ciascun Opera stampata , o ristampato ;(pram. so idem).
Con prammatica del 6 aprile 1803 richiamò in osservanza tutte le prammatiche
dc impres. libror. e specialmente la prammatica 13.; ( pram. 26 idem
Colle prammatiche de‘24 febbraio 1696, 16 aprile i7ag, 30 maggio 1733, me al
1.
TXT. I. de’ Commercianti 93
Esso fra le altre cose decide che niuna composizione possa essere rap

gennaio 1737 , 15 settembre 1739,'3 agosto 1761 , 27 luglio 1765 , 11 dicembre 1768 , 2
giugno 1769 , 5 novembre 1770-, a giugno 1787 e 14 novembre 1789, furono proi
biti diversi libri, come contrari alla religione , alla morale pubblica , ed allo stato;
( pramntatz'ca. 1 a 13 de libris aucloritata regia proscrìptis
Con decreto del 28 febbraio 1806 il ministro di polizia rimase Provvisoria
mente incaricato a far i regolamenti per la stampa.
Con decreto del 9 marzo 1806 la stamperia del governo fu. restituita alla dipendenza
della segreteria di stato e casa reale. ‘
Cou decreto del 14 febbraio 1807 fu ordinato, che niun libro potesse stamparsi,
introdursi, e pubblicarsi nel regno senza il permesso del ministro di polizia.
Con decreto del 13 maggio 1807 fu organizzata la Stamperia. del governo.
Con decreto del 2:1 ottobre 1808 fu prescritto che il prefetto di polizia dovesse
far eseguire le leggi ed i regolamenti di polizia sulla stampa e sulle librerie Per tutto
ciocchè riguarda le offese recate a' costumi ed alla pubblica onestà.
Con decreto del 18 ottobre 1813 venne accordata alla tipografia del governo la
privativa di stampare il bullettino delle leggi, i codici, e tutti gli atti del governo.
Col real decreto del 16 agosto 1815, per la revisione Ide’ libri da pubblicar5i

per le stampe , fu richiamato in osservanza il sistema praticato nel regno prima.


del 1806 , con concedersi alla 1. sez. della G. C. di Cassazione le facoltà per que
st' oggetto attribuite all‘ abolita real camera di S. Chiara , e fu ordinato che le do
mande per la stampa de’ libri dove5sero essere inviate al 1. Presidente della G. C.
medesima", dal quale dovesse direttamente commettersi la revisione ad uno de‘reviso
ri , in detto real decreto nominati, con far conoscere al ministro dell’ interno il
giudizio del revisore medesimo , ed attendere per mezzo dello stesso ministero le sn
vrane risoluzioni, in vista delle quali la 1. sezione della G. C. dovesse concedere o
negare il permesso della stampa.
Col decreto reale del 16 agosto 1815. fu prescritto che la commissione stabilita
nel regno nel 1805 i cui membri in detto re al decreto del 16 agosto Vengono indi
cati , per l’esame e la revisione de’ libri che s' introducono dall’estero, dovesse ri
prendere l’ esercizio delle sue funzioni, con dover avere un capo da scegliersi dei
revisori, e le cui funzioni dovessero durar sei mesi; che la revisione de‘ libri pro
venienti per mare, per terra , ed anche per mezzo della posta , si dovess‘eseguirnel
la dogana di Napoli, venendo vietato a tutti gl‘ incaricati della dogana e della posta ,
sotto pena della perdita del loro impiego , di consegnarli a chi che sia prima di esser
riveduti; che le dogane del regno dovessero sotto le pene medesime rimettere suggellati
in casse , od in paecottii libri, che loro pervenissero, alla dogana di Napoli : che
la revisione dovesse farsi da un solo revisore, ed ove questi non volesse prendere sopra
94 LIB. I. del Commercio in generale
presentata, su qualunque teatro , senza il permesso del ministro dell’ in

di se’ solo il giudizio di qualche libro , dovesse avvisarne il capo della commessione
per determinarsi l' occorrente da tre almeno de’ revisori.
Col real decreto degli Il novembre 1815 venne proibito agli stampatori la ristampa
de‘ reali decreti , per doversi esclusivamente eseguire dalla stamperia reale. ‘
Col real decreto del 28 novembre 1815 fu ordinato che , in esecuzione del real
decreto‘ del 16 agosto detto anno, dovesse appartenere al ministro dell’ interno incari
cato_ della pubblica istruzione la economia degli ordini per la immissione de’ libri
esteri , per la impressione delle opere nuove e per le ristampe , con doversi però,
della esecuzione di tali ordini, dar notizia al ministro della polizia generale ,
percltè potesse impedirne la circolazione o la pubblicazione , giudicandolo necessa
rio per le regole della sua amministrazione; che ad ovviar il ritardo , che sifl'at
ta disposizione potesse eagionare alla immissione ed alla stampa de’ libri , i detti due
ministri si dovessero mettere di accordo , onde il simultaneo esercizio delle loro at
tribuzioni si eseguisse speditamente : che il permesso della stampa , ed immissione
delle cosi dette brochure: ( opuscoli di pochi fogli ), delle opere periodiche , ed
in generale di tutti gli scritti 0 carte volanti, dovesse dipendere esclusivamente dal
ministro di polizia.
Col real decreto del di 8 novembre 1816 fu disposto di dover essere delle attri
buzioni del solo ministro dell’interno tutto ciocchè riguarda la stampa de’ libri , e
la introduzione nel regno di quelli pervenenti dall’ estero, con rimaner vietato a
qualunque altro ministro di prendervi più ingerenza: di doversi dirigere le dimande
per ottenere il permesso della stampa de’ libri al I. presidente della G. C. di cassa
zione , dal quale dovesse direttamente commettersi la revisione ad uno de’ revisori da
S. M. nominati, il cui rapporto lo stesso presidente dovesse trasmettere al ministro
dell‘ interno , ed attendere per mezzo del medesimo le sovrane deliberazioni, in vista
delle quali la prima sezione della G. C. dovesse accordare 0 negare il permesso della
[stampa Il“ appartenere al ministro di polizia Soltanto il diritto di accordare il permes
_so della stampa de’fogli volanti , e delle cosi dette brochure: , per le quali s’ intendo
no gli opuscoli che non oltrepassano il numero di dieci fogli di stampa: di doversi
per la stampa delle allegazioni in giurisprudenza accordar il permesso da’ proccuratori
generali ' e regi delle rispettive corti e tribunali: di esser attribuita la revisione de’ li
bri che s’ introducessero dall‘ estero , alla commessione nominata col real decreto del 16
agosto 1815, a cura e rispomabilità della medesima , da doversi eseguire da uno de’revi
sori, e nel caso che questi non volesse addossarsi solo il giudizio di qualche libro, ne
dovesse avvisar il capo della commessione, per determinarsi l’occorrente da tre almeno dei
revisori ,di potersi dal ministro di polizia solamente comunicare al ministro dell’ interno
Tu. 1. de’ Commercianti v95

terno. Niuna‘ compagnia ambulante di commedianti può egualmente esi

le notizie che crederebbe convenienti a tal riguardo: di essere esenti da ogni revisione
ilibri che dall’estero giungono in regno per solo transito ed unicamente ad oggetto di
spedirsi fuori del regno medesimo; in fine di rimaner rivucate tutte le disposizioni con
trarie a questo decreto.
Colla legge del 22 dicembre 1816 relativ‘ alla organizzazione del supremo con
siglio di cancelleria, si trova nell‘ art. 23 stabilito, di essere la camera delle finanze e
dell'interno dell’indicato supremo consiglio di cancelleria, incaricata per la stampa
de’ libri a pubblicarsi nel regno delle due Sicilie , osservando nell’ esercizio di tale in
carico le leggi che sono state, 0 che saranno all’ uopo dal sovrano emanate.
Col real decreto del a maggio 1817 fu attribuita alla real segreteria e ministero
degli all'ari interni la revisione de’ libri.
Col real decreto del 24 dicembre 1817 fu stabilito il numero delle copie a darsi
dagli editori delle opere.
Col real decreto del 13 aprile 1818 fu stabilita la real tipografia del ministero
di stato della cancelleria generale del regno, cui fu attribuita la stampa della colle
zione delle leggi e de‘ decreti reali, e di tutte le altre stampe relative alla real se
greteria e ministero di stato.
Coll'art. 313 delle leg. penali, fu stabilita la pena del primo al secondo grado di
prigionia o di esilio correzionale, e dell‘ ammenda correzionale a’contravventori de‘rc
golamenti di polizia relativi alla stampa, ed alla introduzione degli scritti stampati fuori
del regno; e coll’ art. 14 delle leggi suddette, si trova comminata, contro l’autore , gli
stampatori, ed i venditori a minuto, la pena della rilegazione , o del secondo grado
di prigionia e dell’ ammenda corresionale , secondo che la stampa de’ libri eseguita
contro i regolamenti attacca, la religione, la forma del governo od il governo istesso ,
0 vero i buoni costumi ; salvo le pene maggiori ne‘casi Previsti dagli articoli 110 e
140 , ove vi fusse l’ empio fine di distruggere cogli scritti la religione cattolica , o
si provo_cassero gli abitanti ad attentare contro la sacra persona del Re.
' Co’ decreti reali de‘ ‘26 Luglio e 9 settembte 1820 furono date varie disposizio
nirelative agli obblighi degli stampatori , ed autori , dipendenti dalla libertà della stampa,
rimaste di niun vigore, come conseguenza dell’ epoca del nom'mestre.
Col real decreto del 7 maggio 1821 furono vietati tutt’ i libri 0 fogli che trattas
ser0 ex jrrqfesso contro la religione, la morale ed rispettivi governi, sotto pena tanto
contro gli autori, quanto contro i venditori ,i comperatori ed i semplici detentori, del
la reclusione da uno fino a dieci anni, e della multa di ducati 50 sino a ducati zoom
secondo il grado delle persone.
56' LIB. I. del Commercio in generale
stere senza ottcnct‘ la mcdcsim’aulor-ìzzazione, che contenglxi ancora la dise

Col real decreto del 2 Giugno 1821 fu ordinato di dover essere arrestati nella regia
doganai libri proibiti provvenienti dall‘ estero, malgrado qualunque pretesto ditransito
o pure di proprietà particolare, per darsi dalla giunta di pubblica istruzione il pare
re sulla qualità de‘medesimi; di doversi pe’libri stampati nel regno, così daglistampatori
della capitale, che da que‘ delle provincie , nel termine di un mese dalla pubblicazio
ne del citato decreto, trasmettere alla sudetta giunta non solo le minute autografe ,
ma'eziandio un esemplare di tutte le stampe eseguite nelle loro tipografie dal 22 mag
gio 1815 in poi, sotto pena a’contra vventori della chiusura delle loro botteghe ;di esser
vietato lo spaccio de’libri per mezzo de’venditori a mano, e di que‘ che hanno botte
ghino nelle pubbliche strade, senza il permesso della giunta suddetta, munita del visto della
polizia , e senza malleveria di pubblico conosciuto libraio , sottoposto in caso di con
travvenzione ad una multa da 50 fino a 2000 ducati; di doversi da tutti pubblici li
brai e direttori de‘gabinetti di lettura presentare in essa giunta fra lo spazio di 8 giorni
i cataloghi de‘ libri esistenti non solo nella botteghe , che ne'magazzini di loro pertinen
za,- sotto pena della chiusura delle officine di vendita o lettura , e della confiscade’libri
non rivelati; di doversi formar dalla giunta, oltrei libri notoriamente perniciosi, un nuovo
indice delle produzioni degne del fuoco , tenendo presente tanto l’indice che la per ti
tolo: Inde:t' librorum prohibitorum sanctissimi Domini nostri Pii VII, quanto l‘opera
del sig. Peignot intitolata: Dietionnaire critique, lz'tleraire , e! bibliographique des prin
cipaux livres condamnès au feu, supprìmès , ou censure‘s; di aver la giunta il diritto
di cercar il braccio forte dalla polizia , e disporre la sorpresa , mercè‘ le visite domi
ciliari ne’magazini e nelle botteghe , de’libri contrari alla religione ed alla monarchia,
da dover rimaner puniti i detentori di tali libri colla reclusione di uno a dieci anni,
e colla multa di ducati 50 a 2000; di appartenere al solo sovrano il diritto di permet
tere i libri proibiti a qualche persona di particolar fiducia , che volesse intraprenderne
la confutazione, da non poterli però tener esposti giammai alla curiosità del pubblico
le de’giovani studenti.
Col real decreto del 1 agosto 1821 Avenne abolita la tipografia del ministero di.
pta_to della cancelleria generale del regno, istituita a'13 aprile 1818 , e furono restituite
le antiche privative alla stamperia realc.‘
Col real decreto del 4 dicembre 1821 fu ordinato che la commissione generale di po
lizia dovesse aver il diritto di permettere la immissione o la_stampa delle così dette bro
chure: di un solo foglio; e che per le altre di maggior estensione dovesse rimaner in‘
caricata la giunta di pubblica istruzione del pari che per tutti gli altri libri.
TIT. I. de’ Commercianti '9‘7'
gna,zione de’ circondarj ne’quali è a lei permesso di cscrcitar il suo me
stiere (a).
100. Il commercio delle armi da fuoco è stato sommcs,so a regole
speciali di cui la importanza non si saprebbe contrastare. ‘
Un decreto de16 luglio 1793 , richiamando in vigore iprincipj con
sacrati dalle antiche leggi, vieta a’ fabbricanti, a’ provveditori ed‘a’mer
denti di armi, di vendorne, consegnare o spedirne , senza averne prede
dentemente fatta la dichiarazione al maire del luogo della loro residenza; e
gli atti del governo del 23 dicembre 1805 ( a nevoso anno 1| ) e
del 12 marzo 1806, rinnovano la interdizione della vendita di ogni spe
cie di armi offensive e segrete (b).

Col real decreto del 12 settembre 1332 fu abolita la giunta permanente _di pub
blica instruzione , e le di lei attribuzioni furono conferite al presidente della univer
sitì degli studi. -
Col real decreto del 4 ottobre 1822 fu organizzata la stamperia reale.
Col real decreto del4maggio 1824 venne stabilito doversi dare dagli editori di libri
soli 9 esemplari, cioè uno alla biblioteca privata di S. _M. , due alla biblioteca reale
borbonica, uno alla regia università degli studi , due a quelle di S. Angelo a nilo ,
uno al presidente della regia università degli studj edella giunta della pubblica instru
zione, uno al regio revisore, ed uno all'oiiicio tipografico della guerra delle sole
opere riguardanti la matematica, la storia , il commercio , la fisica, la storia natura
le, la geografia , la. chimica ,.e tutto ciocchè può riferirsi all’ arte militare.
(a) La instituzione la più alta a promuovere la morale pubblica , e ad avviar gli
uomini verso le più utili abitudini, è senza dubbio quella de‘ teatri. Ma potendo essa
elevar il vizio in trionfo, abbisogna (1’ essere saggiamente diretta. Perciò fin da’ tempi
di Roma, provvide cure furono adottate all’ uopo , che serviron di esempio alle nazio
ni inoltrate nel viver civile. Quindi nel regno delle due Sicilie diverse utili disposizioni
si rinvengono , onde i teatri avessero per unico scopo la educazione del popolo , ne’
decreti de‘28 febbraro 1306 , 29 agosto 1807 , 24 dicembre 1808, 9 settembre 1809, 7
novembre .1811,11el real decreto del di 8 novembre 1816, e nell‘art. 5 del real decreto
del 24 agosto 1821. .
’ (b) Coll’art. 150 delle'leggi penali è vietata nel regno delle due Sicilie la fabbrica
zione e lo spaccio delle armi proibite , senza il permesso in iscritto della polizia.
’L. T. I. . 13
98. LIB. I. del Commercio in generale
Si possono collocar nel numero medesimo delle precauzioni dettate
per la sicurezza pubblica , i regolamenti relativi allo spaccio della polve
re da sparo , che non è permesso , dalla legge del 30 agosto 1797 ( 13
fruttidoro anno 5 ), dall’atto del governo del 12 febbraio 1805 (23 piovo
so anno 15) e dalla legge del 16 marzo 1819 , che forma 1’ ultimo sta
to della legislazione su questa materia , che a colòro i quali ànno una
cómrnessione speciale. La mancanza di spaccianti destinati in una comu
ne, ne anche è Un pretesto od una scusa in favor di que’che senza esserne
incaricati', ne facessero lo spaccio (a).
Le manifatture che tramandano odori insali1bri od esalazioni meiiti
che , potendo , per la loro vicinanza alle città , nuocere alla salute degli
abitanti , un’ atto del governo del 15 ottobre 1810 à stabilito diverse mi
sure; per l’applicazion delle quali esso le à distribuite in tre classi.
Quelle della prima classe , che in tutt’ i casi debbono essere allonta
nate dalle abitazioni, sono le manifatture che, per la essenza de’ loro pro
dotti tramandano un’ odore mefitico od insali1bre.
La seconda classe si compone di quelle che sono o non sono incomo
de , secondo i mezzi di operare de’ fabbricanti , e che conseguentemente
debbono o non debbono essere allontanate dalle abitazioni, secondo che le
autorità , dietro le convenevnli Verificazioni , Îgiudicano che arrecano più
o meno incomodità a’ vicini.
Infine , la terza comprende quelle che senza inconvenienti possono
esistere presso le abitazioni , ma che nulladimeno debbano rimaner sot
toposte allo invigilare della polizia.
(a) La vendita della polvere da sparo è nel regno delle due Sicilie esclusivamente
aflidata al.l’ amministrazione generale de’ dazi indiretti. Si possono leggere le diverse
prescrizioni all’ u0po emanate , 'ne’ decreti de’ 2 novembre 1807 , 11 gennaio 1808 ,
24 febbraio e 26 marzo 1809‘, 19 e 28 ottobre e 29 dicembre 1810 , 11 maggio e 26
dicembre 1811 , 12 marzo , 23 luglio , 20 agosto e 12 novembre 1812 , 24 febbraio
4 agosto e 8 dicembre 1814 , e ne’ reali decreti de‘ 29 giugno 1815 , 29 gennaio, 10
marzo e 30 luglio 1817 , 27 gennaio e 19 ottobre 1818 , 25 marzo e 5 aprile 1819,
bullettino N. 1554 e 1555, 15 gennaio 1820, 26 settembre 1821 , 23 maggio 1823 e
10 agosto 1824.
Tua I. de’ Commercianti. 99
L’ autorizzazione per lo stabilimento delle manifattura cemprcse nella
prima classe non può esser data che con ordinanza del re , dietro l’adem
pimento delle formalità seguenti. La diman'da dello impetrante dirctt’ al
prefetto ì: affissa nel raggio di cinque Kilometri (una lega ed un mezzo
quarto In questo frattempo, imaires ed ogni abitante o proprietario pos
sono formarvi opposizione. Il consiglio di prefettura dà il suo parere sul
merito di tali opposizioni, salvo l’appello al consiglio di stato: se non vi
è alcuna opposizione, vien accordato il permesso sull’ avviso del prefetto.
Per le manifatture comprese nella seconda classe , l’ intraprenditore
dirige la sua dimanda al sotto prefetto( sotto intendente ) del suo circon
dario , chi la trasmette al maire ,perchè egli faccia procedere alle infor
mazioni de comodo et de incomodo. Il risultamento è trasmesso al sotto
prefetto. La deliberazione che questi fa è sottomess’ all’approvamento del
prefetto; se vi e opposizione , il consiglio di prefettura dà il suo parere ,
salvo 1’ appello al consiglio di stato.
Per le manifattura della terza classe , è bastevole l’autorizzazione
del prefetto di polizia in Parigi, e de’ prefetti ne’ ripartimenti , salvo
il ricorso in caso di rifiuto.
Queste disposizioni sono state rinnovate per mezzo di una ordinanza
del 14 gennaio 1815, che contiene inoltre la nomenclatura delle manifat
ture comprese in ciascuna classe. Una instruzione del ministro dell’interno,
del 22 novembre 1810 , sviluppa le disposizioni del 1 di tali regolamenti.
La facilità colla quale i còmperatori di gioie o di altri lavori di oro
e di argento potrebbero essere ingannati da’ venditori sulla qualità delle
materie, à"fatto stabilire un marchio di garent-ia , che prevosti speciali
del governo vi appongono primacliè siano messe in commercio. La legge
del 9 novembre 1797 ( 19 brumajo anno 6 ) regola il modo da impie
garsi per 1’ appqnimento di tal marchio , e Contiene le disposizioni onde
prevenire e reprimere la frode e le’ contravvenzioni (a).

(a)‘Nel regno delle due Sicilie , non si trovano trascurati, onde ovviare alle frodi
che potrebbero aver luogo, i necessarj provvedimenti che si leggono ne’ decreti del 17
1|.
100 LIB. I.‘ del Commercio in generale
Fa ancora (1’ nepo- collocar nel numero medesimo le obbligazioni
imposte agl’intraprenditori di vetture pubbliche, di conformarsi ad un gran
numero di misure di precauzioni. determinate dall’atto del governo del 118
agosto 1808 , e dalle ordinanze de'n4 dicembre 1814 e 4 febbraio 1820;
di avere i registri particolari per anno-tarvi gli oggetti che vengono loro
C. Civ.v;85 L.C.1631 allidati'; agl’ incaricati di trasporti, di trascrivere su di un registro le
lettere di vettura degli oggetti che loro sono rimessi direttamente od in
Com' i |2Î}L.E.ilgî polizza di tratta‘; ai locandieri , di tener simili libri per annotarvii nomi
de’viaggiatori, e per adempiere alle 0bbligazioni che loro impone la polizia
Pen.4;s(L.r.4ei n.1igenel‘ale ,e locale',
Egli è egualmente ingiunto a’ particolari che , secondo quel che noi
abbiam detto nel num. 31 (a) fossero autorizzati dal governo a tener
Pan. 411. L.P.3rg case di prestito , di aver i registri per annotar cioccbè loro è dato in pegn0‘.
La infrazione a tali obbligazioni dà qualche voltaluog0 a pene in
dipendenti da’ danni ed interessi dovuti alle parti lese.
101. Quantunqne la libertà della industria sia solennemente riconosciuta
dalle nostre leggi , e sebbene ogni concessione del diritto di esercitarne
esclusivamente un certo ramo , sia incompatibile colla nostra organizza
zion politica , 1’ interesse pubblico reclama talvolta restrizioni , che di
'vengono legittime ,-allorchè la loro utilità è stata riconosciuta, ed allorché
esse sono state pronunziate dalla legge. - .
. Quindi, le leggi del9dicembre 1798 (19 frimajo anno 7) , e del 20
maggio 1799 ( 1 pratile anno 7 ) , attribuiscono ed assicurano a’ soli maestri
di posta incaricati dal governo il diritto di cavalli di ricambio sulle vie.
Cusi,i soli agenti di cambio ed i sensali nominati dal Re, di cui in

j?

dicembre 1808, 11 febbraio, 10 marzo e 4 aprile 1809 , ‘26 gennaio 1810, 4 Ben.
mio e 2:1 marzo 1811 , e4dicenibre 1812. e ne’ reali decreti degli 11 gennaio 1816,
26 agosto 1812 , e 30 aprile 1825 , e negli art. 282 a 186 delle leggi penali.
(a) Il 11. 31 sarà riportata dietro il contento del lib. IV. lit. II. del cod.fran
sere di commercio; nella part. I, lit. 1, cap. I, sez. III del corso di diritto com
merciale di Pardessus.
TIT. 1. de’ Commercianti 101
seguito parleremo (a), esercitano gli atti ' di senserìa che costituiscono la loro
professione , ad esclusione di tutti gli altri. -'
In egual modo , l’ esercizio della professione di speziale di medicina
non è accordato che a coloro i quali sono stati ammessi, dietro gli studi
e gli esami richiesti dalla legge del di 1 I aprile 1803( 21 germile anno 11
Questi principi àn diretto i regolamenti contenuti negli atti del go
verno , del 14 giugno 1805 (25 pratile anno 13) e del 1-8 agosto 1810 ,
relativi allo spaccio de’ rimedj segreti À
È ancora nella medesima veduta che si son fatti alcuni regolamenti
locali, i quali assoggettano coloro che esercitano il mestiere di macellaio
e di panettiere ad un preventivo ammaestramento ed a condizioni parti
colari. Diverse ordinanze sono state emanate a questo riguardo per un
gran numero di città del regno '
Lo stato si riserba anche talora 1’ esercizio esclusivo di un certo ramo
(1’ industria , allorchè il bene pubblico od i bisogni del tesoro rendono
questa misura necessaria.
Perciò, le leggi de’ 29 agosto 1790 , 21 settembre 1792 , 22 dicem
bre 1797 ( 2 nevoso anno 6) e 17 ottobre 1798 ( 26 Vendemmia
io anno 7 ) , ànn0 riserbato all’ amministrazione delle poste il diritto
esclusivo di tra5portare , da un luogo in un’ altro , le lettere , igiornali,
i fogli manuali, e le opere periodiche , del peso almeno.di un Kilogram
mo , eccettuate solamente le carte di processura, e quelle relative al servi
zio personale degl’intraprenditori di procacci Così la legge già citata del

(a) Vedete il comento del lib. I, tit. V, sez. II. del cod. francese di commercio;
part. I, tit. V, cap. III, sez. V del corso di diritto commerciale di Pardessus.
(b) Vedete gli art. 401- e 402 delle leggi penali , riguardanti le vendite di sostanze
medicinali in contravvenzione de’ regolamenti di pubblica amministrazione.
(e) Le disposizioni sul preventivo amma’estramento de‘macellaj e panettieri ess,endo
relative alle corporazioni di arti e mestieri, queste si troVano tutte generalmente abolite
nel regno delle due Sicilie per mezzo del real decreto de123 ottobre 1821.
(d) Vedete pel regno delle due Sicilie rèlativamenteualle poste ed a’procacci idecrizti

de‘16 marzo e 24 giugno 1806, 23 gennaio 1808, 24 febbrajo art. 135 e 136, Il
102 LIB. I. del Commercio in generale
30 agosto 1797 (13 fruttidoro anno 5) riserba ad un’ amministrazione
speciale il diritto di fabbricare e di spacciar la polvere da sparo; Nello
stesso modo , nello stato attuale della legislazione, tal quale risulta dalle
leggi de’ 24 dicembre '1314 , '28 aprile 1816 e 28 aprile 1819 , la com
pera, la fabbricazione e la vendita de’ tabacchi sono esclusivamente attri<
buite all’ amministrazione de’ dazi indiretti (a);
102. I stabilimenti di commercio ne’ quali un gran numero di asso
ciati contribuiscono i loro capitali, potrebbero non essere che insidie tese
alla credulità de’ cittadini; e per mancanza di uno esatto invigflare dei
direttori, o degli amministratori, gl’ interessati potrebbero esser vittime di
frodi o di perdite cagionato dalla semplice niuna previdenza di coloro che
avessero tali stabilimenti mal combinati nella loro origine, o mal ammini
strati nelle loro operazioni. Questi disordini e tali perdite potrebbero anco
ra , in qualche circostanza, alterar il credito generale e mettere in perico
lo la tranquillità pubblica , se alcune precauzioni contro gli abusi non
fossero affidate al governo.
Niuno stabilimento di tal genere può dunque esser formato, qua
lunque ne sia l’ oggetto , che in virtù di una ordinanza , dietro veri
Com. 37. L. 15.52. ficazioni e sotto condizioni che farem conoscere nella qUarta parte' (1))
marzo bullettini n. 315, 316, 317 e318e 22 marzo 1809 , 25 luglio e 29 novembre
1810, 30 gennaio e 23 aprile 1812 , 23 dicembre 1813 , 9 aprile 1814 , 24 ottobre
1815 , 7 e 28 agosto 1816, 24 dicembre 1817 , 30 marzo 1813 , 25 marzo bull. n.7
1534 e 1535, 27 maggio, 10 novembre bull. n. 1754, 1756e 1757 del 1819, 25 febbraio,
27 giugno e 23 ottobre 1820, 20 febbraio 1822, 18 novembre 1823, 18 maggio 1824.
(a) Nel regno delle due Sicilie la compera, la fabbricazione e lo spaccio de’ tabacchi
appartiene attualmente all’amministrazione de’dazi indiretti,potendosi leggere le diverse
disposizioni all’ oggetto emanate , nel decreto del 9 aprile 1808, nella legge del 18 ot
tobre 1810 , ne‘ decreti de‘ 23 ottobre 1810 , 21 febbraio, 19 maggio, 5 settembre e
16 dicembre 1811 , 12 novembre' 1812 , 25-febbraio 1813, 16 giugno , 14luglio e 8
dicembre 1814, 9 aprile 1816, 21 gennaio , 9 settembre e 24 dicembre 1817., 85en
naio, 14 maggio e 26 agouo 1822 e 24 marzo 1824.
(b) La quarta parte sarà riportata dietro il cemento del lib. I. tir. III. del
codice francese di commercio , par1. IV , 'til. Il, cap. 111, del corso di diritto con;
prercr’ale di Pardessus,
\
T1r. I. de’ Commercianti 105
I motivi medesimi àn condotto a non permetter punto che si formag
sero , senza la medesima, autorizzazi0ne , gli stabilimenti datti Tontine
o Casse di Risparmio (a), fondati sulla eventualità di sopravvivere, o sugli
accrescimenti di rendite , in cui un gran numero di persone sconosciute
le une alle altre fra loro , e d’ innumerevoli interessi dispersi ed ineguali,
son confidato ad amministratori, sulla fede di promesse spesse Volte fallaci,
‘senz’alcun mezzo di seguirne dietro o di verificarne 1‘ impiego.
'Un’ avviso del consiglio di stato, approvato nel 1 aprile 1809,
che non la fatto che rimettere in vigore i principj consacrati dagli arresti
del consiglio , {de’ 3 novembre 1787 e 27 luglio 1788 , richiamati in
un decreto del 24 agosto.l7g3, àdicliìarato che le società e gli stabilimenti
di questo genere, sotto qualunque denominazione fussero formate o che di
già esistessero , sarebbero sommesse alla necessità dell’ autorizzazion del
governo ilquale l’ accorda in vista de’ progetti de’ statuti della società ,
e che le impone condizioni tali, che gl’ interessi degli azionarj non si
trovino compromessi dall’ avidità, dalla negligenza o dalla ignoranza di
coloro cui essi avrebbero confidati i loro fondi.
Queste leggi , ed atti del governo sono motivati su ciò che gli stabili
menti di questa natura escono dalla classe comune delle transazioni tra
i cittadini, sia che si consideri la folla delle persone di ogni età che vi
prendono o che vi possono prendere interesse ;sia che si rifletta al modo
con cui queste aggregazioni si formano, modo che non suppone, fralle
parti interessate , né gli avvicinamenti , nè le discussioni necessarie per
caratterizzare un consenso dato con conoscenza; sia che siesamini la
natura di siil‘atti stabilimenti, che non permette a’ cointeressati alcun
mezzo efficace e reale dello invigilare , o che si consideri la loro durata ,
sempre incerta, che può prolungarsi. per un secolo.
Il Re è il protettore nato di tutti gl’ interessi collettivi che son senza
difesa , o che per la natura delle cose son ridotti a mezzi di difesa in

(a) Tontin'e: Nome che si è dato ad una spezie di censo vitalizio, fondato sul
1’ orario regio, con aumento di reddito alle persone: sopravviventi, e fu così detto
dal nome di_ Tonti, che ne diede il progetto.
104 LIB. I. del Commercio in generale
qualche maniera illusorj; e la influenza che arresta o previene le ingiu
stizie o le frodi, lungi- di essere un attentato alla libertà , n’è al con
trario , la protettrice la più necessaria e la salvaguardia la meglio sicura,
Importa ancor talvolta allo stato di ristringcie o regolar la facoltà
di formar gli stabilimenti di commercio in certi paesi ove la differenza di
religione , di costumi , e di viver civile comanda le più grandi precau
zioni. Perciò il tit. II della ordinanza del?) marzo 1781 , di cui un atto
del governo del 23 giugno 1803 (4 messidoro anno 11), à richiamato
le disposizioni in vigore, e ne à assicurato lo eseguimento , vieta a’francesi
di stabilir case di, commercio negli Scali del Levante, senza autorizzazion
precedente del Re.‘ I commercianti che vogliono 'far stabilimenti di tal
sorta debbono dirigersi alla camera di commercio di Marsiglia , ed otte
ner , col di lei mezzo, la necessaria autorizzazione.
Tali misure avendo soprattutto per oggetto di conservar alla Francia
la considerazione che essa godo n0’Suoi banchi del Levante, e questa dipen
dendo in gran parte dalla condotta che tengano icommcrcianti ivi sta
biliti , le medesime leggi rendono i capi di case di commercio rispon
sabili della condotta de’ loro agenti, amministratori e commessi, e gli
astringonoaiornir, a questo effetto, una malleveria alla camera di com
mercio di Marsiglia , il cui certificato è necessario per ottcncripassaporti.
Gli operaj , gli artigiani , che vogliono andare ad esercitar la loro .
industria negli Scali del Levante, debbono ottener ancora dalla camera di
commercio di Marsiglia un certificato , che non è rilasciato loro che dopo
che la loro condotta ‘e stata scrupolosamente esaminata , e la moralità loro rico
nosciuta. Non è che a vista di questo certificato che li si accorda il passaporto
L’ ambascialnre presso la Porta , ed i consoli ne’ diversi Scali , sono
autorizzati a far ritornare in Francia i commercianti_clte si portassero nel
Levante senz’aver ottenuto le enunciate autorizzazioni; ed ogni francese in.
tal modo rimandato non può più essere ammesso in alcuno Scalo._
Il francese il quale , ad onta di queste'disposizioni , sottraendosi al
lo invigilare delle autorità , si stabilissc nel Levante , perderebbe il dirit
to (1’ invocar la disposizione della legge civile. che conserva la qualità di
Civ. 17 L.C. '10 francese a colui che forma uno stabilimento commerciale in paese straniero“.
Trr. I. de’ Co'mmercianti - 105
v 1

T I T 0 L O V.

Delle instituzioni create per la utilità particolare del commercio.

103 Queste instituzioni, nelle quali non comprendiamo itribunal’inca


ricati di giudicar le controversie che si elevano alla occasione degli atti
di commercio , perchè ne parleremo nella sesta parte (a), ànno per og
getto 1.° di mettere il governo in grado di conoscere i bisogni del com
mercio in generale e di dirigerlo verso la utilità dello stato; 2.° di dar
mano e d’incoraggiaré lo sviluppamento della industria , col guarentire
la proprietà delle scoperte utili; 3° di facilitar le negoziazioni commer
ciali , per mezzo degli stabilimenti pubblici messi in ciascun locale a co
modo opportuno de’ cittadini.
Sarà questo 1’ oggetto de’tre capitoli seguenti.
/

G A P I T 0 L 0 I.

Rapporti del commercio col Governo.

104. Il Commercio, che deSidera la libertà, e che non può. prosperare,


che per quanto esso ne gode , 21 sempre bisogno di protezione , e sovente
d’ incoraggiamento. ‘ ‘
I governi i meglio rischiarati su’ loro veri interessi son dunque
que’i quali, mantenendo con saggezza la libertà del commercio, adopera
no tanto di prudenza e d’imparzialità nella protezione di cui esso àbisogno,
quanto di cure e di discernimento nella" scelta de’ mezzi propri ad’incm
raggtarlo.

\(a) La sesta parte sarà riportata dietro il cemento del tit. II. del lib. IV del
cod. francese di commercio.
L. T. I. I 14
106 LIB. I. del Commercio in generale
Noi or daremo alcune nozioni sulle instituzioni destinate a toccar questo
scopo, nello stato attuale della organizzazione ministeriale ed amministra
ÌÌVa del regno. . ' '
Nella prima sezione , parleremo del ministero‘e de’ consigli generali
di commercio e di manifatture; nella seconda, delle camere di commercio;
nella terza , delle camere consultive delle arti e de’ mestieri; nella quar
ta, degli uomini periti ( Prud hommes ).

SEZIONE lo

Del ministero e de’ consigli generali del commercio ,


e delle manifattura.

105. Fra’ ministri di sua Maestà , quello dell’interno à le attribu


zioni le più moltiplicate e le più importanti relativamente al commercio.
' Egli è incaricato: 1.° di dirigere e d’ invigilare il commercio ed i
di lui movimenti ne’porti, e nelle diverse piazze dell’ interno; forma, pre
siede e dirige i consigli generali di commercio e delle manifatture, le
camere di commercio e consultive delle arti, di cui parleremo in seguito.
Prepara e propone a sua maestà le ordinanze che riguardano lo sta
bilimento delle fiere, de’ mercati, delle borse e_degli uomini periti; la
nomina degli agenti di cambio e de’ sensali ; le autorizzazioni delle so
cietà anonime , to'ntine , ed altre di questo genere.
Concorre , col ministro delle finanze , alla compilazione delle leg
gi e de’ regolamenti sulle polizze di tratte , su’ magazzini di deposito, sul
le franchigie , sulla' revisione e modificazione della tariffa delle dogane ,
sulle prime di assicuranze (a) per la importazione, per le asportazioni o
per le pesche , in ragion de' bisogni dello stato , del commercio 0 della
industria. Corrisponde co‘ consoli di Francia ne’ paesi stranieri, per otte

(a) La prima di assicuranza, è la.somma, che un mercante, il quale vuole far’a5


sicurarela sua mercanzia , paga al‘l’ assicuratore per prezzo dell’ assicurazione.
‘Tn‘. I. de’ Commercianti 107
ner le informazioni sulle relazioni comincrcialidell’ estero. A cura di com
pilare i trattati di commercio esistenti; interviene nella discussione di
que’da concludersi, e fa formare epubblicare i quadri generali delle im
portazioni ed esportazioni , per dedurne la bilancia del commercio.
Propone le Ordinanze , o allorchè vi è luogo, emana le decisioni
relative agli stabilimenti delle manifattura, delle fabbriche o dellcpusine (a),
che non possono esistere senza permissione od autorizzazione. È incari
calo d’ incoraggiare , sia per distribuzioni di ricompense in danaro , sia
migliorando i regolamenti, tutte le scoperte , ed i nuovi metodi di pro
cessi, il perfezionamento e la propagazione di quei la cui utilità ed
i comodi de’ qnali son conosciuti; di spedirei brevetti d’invenzione e di
ciocchè concerne le guarentigie accordate dalla legislazione alle proprietà
intellettuali; èincaricato della esposizione de’ prodotti della industria fran
cese; del conserVatorio delle arti e mestieri, e di tutti gli altri stabili
menti pubbliei fatti in favore del commercio e della industria.
Il Ministro delle finanze à rapporti che non sono meno importan
ti col commercio , in ciocchè concerne le leggi, ed i regolamenti sulle
dogane, e le instruzioni che vi son relative , le modificazioni delle tariffe,
e le condizioni, il moderamento od. il rilascio de’ diritti in certi casi.
Il ministro della marina à 1’ amministrazione de’ porti ,_la loro poli
zia , e la direzione di tutto quello che riguarda i movimenti, le visite ,
i passaporti , e le patenti mercantili de’bastimenti ; la distribuzione dei
soccorsi ne’ naufragi e nelle altre disgrazie marittime, secondo le leggi
ed i regolamenti che farem conoscere nella terza parte È incaricato
di tutte le relazioni delle Colonie colla metropoli; ed à ancora , coi
consoli in paesi stranieri, rapporti assai _numerosi determinati dalla or
dinanza del 3. marzo 1781. '

(a) La terza parte sarà riportata dietro il cemento del lit. VI. del lib. II. del
cod. francese di Commercio.
(s) Le usino-1 Sono gli stabilimenti fatti per una magone. o sia ferriera , per una
fabbrica di vetri, per un molino e simili.
è‘.
108 LIB. I. del Commercio in generale
L’ azione del ministero degli ‘affari esteri sul commercio ,» si esercita
principalmente, nelle convenzioni diplomatiche che, per le clausole eh’ es«
Se contengono, le reciprocaàioni che esse stipulano , le importazioni od a
sportaziòni che permettono o facilitano , ànno una si grande influen
za‘ sulla prosperità del commercio sul modo di spacciar i suoi prodotti e
Sulla estensione della industria. Noi abbiam visto che le basi di questi
trattati son preparati e discussi col ministero dell’interno.
Il ministro degli affari esteri assicura inoltre la protezione del re ed
un appoggio nef casi di negoziazione di giustizia e di ostacoli frapposti
a’ loro diritti, ad onta de’ trattati 0 delle regole del diritto delle genti,
ai francesi che, senza rinunciare alla loro patria àn formato stabilimenti
di commercio in paese straniero , o che il gusto de’Viaggi od il desiderio
d’ inslruirsi vi conduce.
E’ soprattutto in queste vedute, che indipendentemente da'_ suoi am
basciadori ed altri agenti diplomatici, sua Maestà mantiene nella mag
gior parte de’porti e delle città commercianti de’ paesi esteri, agenti cono
sciuti sotto il nome di consoli generali, consoli, viceconsoli , allievi di
viceconsoli ed agenti consolari.
Noi daremo; nella sesta parte (a) , nozioni estese sulla nomina , sul
carattere, sulle funzioni e sulle autorità di tali agenti.
Per conoscere più immediatamente ibisogni de’commercianti, preparare
per mezzo di utili travagli i miglioramenti nelle transazioni commerciali,
moltiplicar le sorgenti de’ prodotti , e facilitarne glispacci , è stato formata
presso del ministro ‘dell’ interno un consiglio generale di commercio. Le
sue funzioni indicate soltanto; ma senza una detérinimizion precisa , col
l’atto del governo del ='4 dicembre 1802 (3. nevoso annoar ), son re
. g01ate da una ordinanza del 23 agostoir-819.‘ ' ' '
Questo cosiglio è composto de’ commercianti i più ragguardevoli no
minati dal ministr0‘ dell’interno , sotto l’approvazione di sua Maestà.
I

îf

(a) La sesta parte sarà riportata dietro il comento del lit. Ill.. lib. IV. del,
codice francese di commercio, lit. VI , del diritto commerciale di Pardessus.
Tu. I. de’Conunercianli 109
Venti membri sono scelti direttamente dal ministro , gli altri lo sono in
numero eguale a quello delle camere di commercio, fra due candidati
presentati da ciascuna camera e presi nella estensione del suo circo n
dario. .
Questa scelta la rinnovata tutte le volte che un membro del consiglio
vien a terminar le sue funzioni , la cui durata non può prolungarsi al
di là di tre anni. '
I membri del consiglio generale di commercio non ricevono' stipen
dio alcuuo. Essi si riuniscono regolarmente una volta per settimana, in
dipendentemente dalle convocazioni estraordinarie. ‘Il ministro dell’ interno
lo presiede o lo fa presedere da un vice presidente di sua scelta , preso
nel consiglio, e rinnovato in ogni semestre.
Dopo cinque anni di esercizio , i membri possono ottener da sua Mae
stà il titolo di consigliere del re al consiglio generale del commercio.
Essi possono allora esser chiamati alle sedute del consiglio. di stato, per
prender parte alle quistioni che , dopo es5ere state agitato -nel consiglio
generale del commercio, vi fossero portate; ed in questo caso eglino àn
V006 deliberativa come i referendari (maltres de‘reguétes
Le attribuzioni del consiglio generale consistono nel dar i pareri si1
tutte le quistioni di legislazione o di amministrazione e sulle memorie e
progetti relativi al commercio che gli sono indirizzate dal ministro del.
l’interno. Tal consiglio rapporta' al ministro gli abusi che giungono alla
di lui conoscenza , propone i miglioramenti che crede utili alla esten
si0ne ed a’ progressi del commercio; ma, allorquandoi progetti che esso
presenta interessano le manifatture , una commissione mista formata dal
ministro dell’interno ,‘ e scelta metà fra i membri del consiglio generale
di commercio , e metà fra que’ del consiglio generale delle manifatture ,
di cui or ora parleremo, discute e propone un parere comune. Allorchè i
di lui pareri si danno su di una quistione proposta dal ministro la dcci
sione diffinitiva è trasèritta su i registri delle deliberazioni del consiglio.
_ Le manifatture formano attualmente uno de’ principali rami del com
mercio delle nazioni : nel medesimo t_empo c_l1’ esse occupano una parte
considerabile della popolazione , fan guadagnare allo stato coll’ asportazione
no LIB. I. del Commercio in generale
dei loro prodotti, tutti i profitti che risultano dalla ditl‘erenza tra il valore
delle materie prime e quelle degli oggetti lavorati; aprono nuove‘ strade
al commercio, proccuranoi mezzi più estesi di cambio e moltiplicano i rap
porti fra’ popoli. Per mettere l’amministrazione in grado di ponderar e
di bilanciare gl’ interessi della industria manifatttun'era, dell’ agricoltura
e del commercio interno od esterno , un consiglio generale è stato insti
tuito pres_so del ministro dell’interno , con atto del 26 giugno 1810.
_Una ordinanza del 23 agosto 1819 lo à organizzato sulle medesime
basi del consiglio generale di commercio: esso è composto discssanta ma
nifattori scelti fra tutt’i generi d' industria , e neminati dal ministro del
1’ interno ,' coll’ approvazione di Sua Maestà.
Questo consiglio a per oggetto di migliorar , per utili innovazioni ,
i metodi, ed i mezzi di travaglio delle manifatture , e (1’ indicare al go
verno gli abusi che potrebbero recar pregiudizio alla industria nazionale.
Le prerogative accordate? a’ membri del consiglio di commercio dalla
ordinanza che l’ organizza , son comuni a’melnbri del consiglio delle ma
nifatture.
5 E z 1 0 N E Il.

Delle camere di commercio.

106. Il governo non può corrispondere con ciascun commerciante in


particolare; queste-relazioni sarebbero impossibili: d’altronde l’interesse,
individuale suirogandosi, in ciascun negoziante, all’interesse generale del com
mercio, sostituirebbc , alle grandi vedute che debbono guidar l’amministra
zione, le vedute anguste de’ calcoli particolari. É per ovviare a questo in
conveniente che un atto del governo del 23 dicembre 1802 ( 3 nevoso
anno 1 1 ), àristabilito le camere di commercio esistenti altre volte , e sup
presse con una legge del 16 ottobre 1791. ' 7
Esso son contposte , nelle città di cinquanta mila anime ed al di so
pra ,di quindici membri; ed in quelle al disotto , di nove, presi fra’ com
mercianti, che ’ànno almen per dieci anni esercitato questa professione.
Tali camere si raunano , sotto la presidenza del prefetto , nc’ capi luoghi
T1r. 1. de’ Commercianti 1 il
di dipartimento; e 'nelle città che non seno capo-luoghi , sotto quella de
maire. ' ‘
I membri SOn rinnovati per terzo in ciascun anno, ed i membri che
escono possono essere rieletti . I surrogamenti si fanno dalle camere
riunite alla pluralità de’ voti. La deliberazione dev’essere approvata dal
ministro dell’interno.
Le spese delle camere di commercio son determinate in ciascun an
no con una ordinanza reale , ed il conto vien reso ed approvato secondo
le regole prescritte da un’ atto del governo del 23 settembre 1805.
I fondi necessan debbono risultare a norma delle disposizioni della
legge del 23 luglio 1820 , da'centesimi di addizione percepiti sulle patenti
dc’ commercianti del circondario ove tali camere si trovano situate.
Le funzioni attribuite alle camere sono di mettere in vista i mezzi
di accrescere la prosperità del commercio , di far conoscere al governo le
cause che ne arrestano i progressi, d’ indiear gli espedienti che possono
proccurarsi, d’ invigilar la esecuzione de’ lavori pubblici relativi al com
mercio , come il nettamento de’ porti , la navigazione de’ fiumi, e di aver
cura dell’adempimento delle leggi e delle determinazi0ni che concernono il
contrabbando. Esse corrispondono a questo effetto direttamente col ministro
dell' interno (a).

(a) Con leggedel IO marzo 1808 fu stabilita in Napoli una camera di commercio.
Con decreto del IO gennaio 18|i fu prescritto che i membri della camera di com
mercio dovessero cambiarsi per terzo in ogni anno, con quelle regolarità e condizioni
espresse nella legge del il marzo 1808.
Fu ordinato lo stabilimento in Napoli di una camera consultiva di commercio col
real decreto del di Il marzo 1817 , così concepito:
« Art. 1. Vi sarà in Napoli una camera consultiva di commercio. sotto la dipen
denza del nostro segretario di stato ministro degli affari interni.
2. Sarà essa composta di nove negozianti , oltre 1‘ intendente della provincia, che
ne sar‘a il presidente, e di un segretario perpetuo da noi nominato col soldo di ducati
quattrocento ottanta annui.
3. Il Consiglio provinciale former‘a in ogni anno una lista del triplo numero de1
negozianti che dovranno prescegliersi per membri di detta camera. Essi dovranno es
112 LIB. I. del Comme'rci'o in generale

SEZIONE III.

Delle camere consultive delle manifatture.

107. I motivi che in determinato lo stabilimento delle camere di


commercio , ànno ancora determinata la creazione delle camere consulti

sere nostri sudditi naturali, o da noi naturalizzati , e che abbiano una casa attiva di
commercio in questa capitale.
4. Essi membri saranno cambiati per terzo in ogni anno. I membri che sortaho,
potranno
r essere detta
5. Avrà a nostro piacimento
carriera un vicerieletti.
presidente tra' suoi membri, il quale ‘ presederà in

assenza dell‘ Intendente. La sua elezione sarà fatta a voli segreti da essi membri in
ogni anno. Niuno potrà essere eletto , se non sia stato in essa camera almeno da un
anno prece‘dentemente. ‘
6. La predetta camera di commercio avrà la facoltà di proporre ciocchè crederà
conveniente alla prosperità del nostro nazionale commercio , oltre quegl’ incarichi che
le saranno dati da noi o da' nostri Ministri Segretarj di stato.
7. Pel bisognevole al mantenimento di essa camera , sarà percepito in tutte le
sentenze che profi‘erirà il tribunale di commercio residente in Napoli, un dritto gra
duale come siegue, escluse le sentenze il cui valore principale non ecceda ducati
dg: da ducati 50 fino a du'cati |00 , grana 20 : da ducati tot fino a ducati 200 ,
grana 40: da ducati dugentur'm -fino a ducati 600, grana 60 : da ducati 60 fino adu
cati nor , ducati |,ao '. da ducati 1200 , a ducati 200| , ducati a, 40: da ducati 1000
in sopra, ducati 3. ‘
8. Questo diritto si pagherà nelle mani del cancelliere del detto-tribunale nell‘atto
della consegna della spedizione; e da costui sar‘a passato in ciascun mese ad un can
siere , che la camera destinerì’a annualmente a voti segreti, il quale, terminata la sua
gestione , dovrlt renderne regolare conto. _
9. Il cancelliere di esso tribunale terra di questa esazione un separato registro
che in ciascun mese sarà verificato dal presidente del tribunale.
Con real decreto del 20 ottobre 1818 fu egualmente stabilita in Messina una ca
mera di commercio, econ real decreto del 27 luglio 1819 fu provveduto al di lei man
tenimento.
Con real decreto del |3 ottobre 1819 fu ordinato simile stabilimento in Palermo.
,Coti real decreto del la aprile 1_820 lo’l‘u per Foggia.
TIT. I. de’ Commercianti r13
ve delle manifatture. Il governo , per assicurar a tutte le professioni di
cui si compone il commercio i mezzi di andar di accordo , le 31 organiz
zato con un’ atto del 29 luglio 1803 ( 10 termicloro ànno Il ), reso
csecutorio dall’articolo 1.° della legge del 12 aprile ( 22 germile ) pre
cedente. _
Esse debbono essere composte di sei membri ‘e presedute dal maire;
ed in Parigi, dal prefetto, il quale , in caso di assenza , denota colui che
dovrà rimpiazzarlo. I ‘ '

I membri son nominati dall’ assemblea de’ fabbricanti e de’ manifat


tori i più distinti del circondario , ed a pluralità de’voti ; sori rinnovati
per terzo tutti gli anni; i membri che escono possono essere rieletti. Es
si son surrogati da una nomina nella stessa forma.
Le città debbono fornire un conveniente locale perla tenuta di queste'
assemblee: le spese ch’ esse cagionano son portate _ne’ loro stati discussi
(budjets) e pagate sulle loro rendite.
Le camere di cómmercio adempiono le funzioni delle camere consul
tive nè luoghi in cui non ne sono state stabilite. _ ‘ ’
Queste funzioni consistono nel far conoscere al governo ibisogni del-À
le manifatture , nel far noti gli abusi che arrestano lo sviluppamento del
la industria manifatturiera. I loro progetti sono indirizzati al prefetto od
al sotto-prefetto che li fa pervenire‘col suo parere al ministro dell’ interno

' 5 E z 1 0 N E rv

Degli uomini esperti ( prud’ hommes ) sotto i rapporti amministrativi.

108. Per assicurar una vigilanza locale delle leggi e de’ regolamenti
sulle manifatture esulle botteghe od officine, la legge del 18 marzo 1806
à autorizzato lo stabilimento de’ consigli di uomini esperti nelle città in
cui la industria manifiztturiefa, le fabbriche ed ollicine (ateliers) sono le
più considerabili. ‘
Questo stabilimento è creato da una ordinanza resa sulla dimandamo
tivata della camera di commercio 0 della camera consultiva delle manifat
L. I. 15 \
114 LIB'. I. del Commercio in generale
ture. Tale dimandei è .comunicata al prefetto , chi la trasmette , col suo
parere, al ministro dell’interno , il quale pria di proporre la ordinanza ,
si assicura se la industria che si esercita nella città è importante abba
stanza per giustificar la dimanda.
Le c0ndizioni della capacità di poter essere eletto, il modo di nomi
na , e la durata delle funzioni, son determinate dall’atto del governo _del
di 11 giugno 1809 , di cui ecco le principali disposizioni:
I mercanti fabbricatori , i capi di botteghe o di ollicine , i contro
maestri ( contro-maitrcs ) ( direttori e distributori de’ lavori ), i tin
tori od operaj muniti di patenti, possono soli essere eletti uomini esper
ti. Essi debbono avere trent’anni compiuti. I mercanti fabbricanti debbono
aver esercitato il loro mestiere da sei anni; ioapi di botteghe ed altri deb
bono saper leggere e scrivere. I fallitiegl’ individui che sono stati dichia
rati ritenilori di materie affidate loro per essere impiegate, non Possono
essere eletti. ‘
Il numero e la qualità de’ membri variano, secondo la estensione ed
il numero delle fabbriche e de’ luoghi. Ma la polizia delle manifatture e la
subordinazione dc’lavoranti verso i maestri essendo uno degli oggetti prin
cipali di siffatta instituzione , il numero di questi ultimi deve , in tutt'i
casi, ecceder quello de’capi di officine, de’ direttori o distributori di tra
Vagli ( contre-maîtres‘ ), de’ tintori e degli operai. _
Per surrogare gli uomini esperti.clte morisscro o che dessero la loro
dimissione, durante l’ esercizio delle funzioni loro , ciascun consiglio de
ve avere inoltre due supplenti , scelti 1’ uno fra’ mercanti fabbricanti,
e l’ altro fra’ capi di botteghe, etc,
Un segretario e addetto a questo consiglio; egli a cura delle scrittu
re e compila gli atti. È nominato dal consiglio, alla maggioranza assoluta
de’ voti ,' può esser rivocato ad arbitrio, ma soltanto da una maggioran
za di due terzi almeno di tutti gli uomini esperti.
Il locale necessario a’ consigli degli uomini esperti, per la tenuta del
le loro sedute, è fornito dalle città in cui essi sono stabiliti, come anche
le spese di primo stabilimento ed il costo delle legna da riscaldare,_de’lu
mi e delle altre spese minute. In conseguenza, il presidente del consiglio
q

TIT. I. de’ Commercianti 1 1:;»


presenta in ciascun anno, al maire, lo stato di tali esiti. Il maire il com
prende nello stato discusso della comune; ed allorché essi sono stati ape
provati, egli ne ordina il pagamento, sullo dimande particolari che gli
vengono fatte.
In quanto a’fornimenti di carta, registri ed altre simili spese di uf
fizj o di spedizioni, esse son fatte dal segretario dietro le ammissioni di cui
parleremo nel tràttar delle funzionigiudiziarie degli uomini esperti
Tali esperti vengono nominati da un’ assemblea generale de’ mercanti
fabbricanti, .de’capi di botteghe, de’direttori o distributori de’ travagli,
de’ tintori e dein operaj muniti di patente, convocata dal prefetto. Ninno è
ammesso in questa assemblea , se non si è fatto inscrivere sù di un regi
stro a ciò destinato, aperto nel palazzo della città. Niuno può esservi am
' messo se non se dietro la presentazione della sua patente; ed i falliti ne
sono esclusi. La convocazione deve aver luogo otto giorni prima di quello
indicato per la tenuta dell’assemblea; le inserizioni . possono essere fatte
sino a quel giorno. Pel primo anno solamente, la lista de’votanti è forma
ta dal mat're. In tutt’i casi in cui sorge contestazione sul diritt0»di assi
stenza all’assemblea , vi è deliberato dal prefetto, salvo il ricorso al consi
glio di stato. ' .
L’ assemblea e preseduta dal prefetto o da quel funzionario del
circondario ch’ egli denota. Il presidente nomina un segretario e due assi
stenti allo scrutinio. 'La elezione è fatta a scrutinio individuale , ed a
maggioranza di voti. Subito che essa è terminata,se ne forma il proces
so verbale_ , ch’è depositato nella mairie L’assemblea n0n può deliberare,
ne occtiparsi di altra cosa che-della elezione._Gli uomini esperti cdi sup
plenti eletti prestano giuramento 'fi‘alle mani del presidente dell’ assemblea.
I consigli di uomini esperti son rinnovati parzialmente , nel principio
di ciascun anno ,' nelle proporzioni seguenti. 4

(a) Le funzioni degli uomini esperti saranno esposte dietro il comento del
tit. III. lib. IV. del cod. francese di commercio. ' ‘
(b) Mairie: Luogo ove si radunano i sindaci, ed i decurioni.
'I
1i6 LIB. I. del Commercio in generale
Se il'consiglio è composto di cinque membri , non se ne rinnova , nel
primo anno , che un membro preso fra i‘ mercanti fabbricanti; nel secon
do anno si rinnova un mercante fabbricante ed un membro degli altri
stati; nel terzo anno , nell’istesso modo.
Se il consiglio è cum-posto di sette membri, si rinnovano, nel primo
anno , due mercanti fabbricanti ed un capo di bottega , un direttore o
distributore di travagli, ec.; nel secondo anno, due mercanti fabbricanti ed
un capo di bottega ,' nel terzo anno , nella medesima guisa.
Se il consiglio è di nove, si debbono rinnovar, nel primo anno , un
mercante fabbricante e due degli altri stati; nel secondo anno , due mer
canti fabbricanti e due degli altri stati ; similmente nel terzo anno.
Se il consiglio è composto di quindici membri, si rinnovano , nel
primo anno due uomini esperti mercanti fabbricanti, ed un’uomo esperto
capo di bottega, ec.; nel secondo anno, tre-uomini esperti mercanti fabbri
canti, e tre capi di bottega , ec ; egualmente nel terzo anno.
Il rinnovamento de’ due primi anni si fa a sorte , ed in seguito in
ragione dell’antichità di nomina. Gli uomini esperti ch’ escono d’impiego
possono sempre essere rielelti. I
I consigli degli uomini esperti, di cui qui non ci occupiamo che
sotto il rapporto amministrativo , sono incaricati di provar per mezzo dei
processi verbali, dietro le doglianze che sono loro rappresentate , e die
tro le visite che essi fanno presso i fabbricanti , i capi di botteghe , gli
operai e presso i lavoranti, coll’ assistenza di un giudice di pace, di un
commissario di polizia , o di un aggiunto del maire , le contravvenzioni
alle leggi _ed ai regolamenti concernenti le fabbriche, le sottrazioni di
materie fatte dagli operai, e le infedeltà commesse da’ tintori.
Sono eglino egualmente incaricati di vegliar lo eseguimento delle mi
sure conservatrici della proprietà , de’ marchi e delle impronte su’dilfe
renti prodotti delle fabbriche , e de’ disegnidi stoffe, di cui-parleremo in
seguito , tanto nell‘ interesse de’ Proprietari di tali marchi , secondo quel
che diremo nel capitolo seguente , che nello interesse dello stato, per
prevenire il contrabbando , conformemente alla ordinanza del di 8 ago
sto 1816.
Tir. I. de’ Commercianti 117
' Ciascun consiglio di uomini esperti tiene un registro esatto del nu
mero dc’ mestieri esistenti e del numero di operai di ogni genere impic
gati nelle fabbriche del circondario , dietro le dichiarazioni che iproprie
tarj di botteghe son tenuti di dar loro , e dietro le visite e le inspezioni
cb’ essi sono autorizzati a farvi due volte l’anno, per quest’ oggetto esclu
sivamente. Egli deve comunicare questi rischiaramenti alla camera dicem
mercio. .
La polizia municipale è, in conseguenza, tenuta di somministrar agli
uomini esperti tutti gli sebiarimenti e tutte le agevolmze che sono in suo
potere , per ell‘ettuar la loro ispezione. '
Gli uominiycsperti ànno ancor attribuzioni giudiziarie, che farem ce
noscere nella sesta parte (a), nel medesimo tempo ancora la processore che
innanzi di loro si osserva. .
Alcune città marittime possedono degli stabilimenti di questo genere ,
' sotto il nome di esperti uomini pescatori. Quello di Marsiglia, creato nel
1452 , e riconosciuto da un gran numero di editti e dichiarazioni
de’ Re , è stato conservato dalla legge del 12 dicembre 1790; gli avvan
taggi ne sonofslati ancora successivamente estesi a molte altre città, die
tro un atto del governo del 25 aprile 1812. . ‘
Oltre le loro funzioni giudiziarie di cui parleremo nella sesta parte,
questi uomini esperti sono incaricati d’invigilar la condotta de’ pescatori
nell’ esercizio del di loro mestiere; di far.;loro conoscere gli ordini e le
instruzùmi cui debbono'conformarsi ; di prevenir le contestazioni che po
trebbero elevarsi fra loro; 11’ informar l’ amministrazione della marina di
tutt’i fatti ed abusi contrari _al buon’ ordine, alla sicurezza pubblica , ed
allo interesse de' pescatori. ‘_ .
Essi son autorizzati a riunirsi tutte le domeniche, dopo l’ ull_i_zio di
vino , sotto la presidenza del capo del porto e di quello che questi 21 in
dica1o , per provvedere su’ miglioramenti di cui l’ esercizio della pesca è

' (a) La sesta parte sarà riportata sotto il comenlo del lit. II. lib. IV del co
dice francese di commercio.
118 LIB. I. del}Commercio ingenerale
suscettibile; per concertar i mezzi onde prevenir le-colpe ed i delitti di
ogni natura,e d’indicarsi scambiemlme'ntei Pescatori'su’ quali essi credono
dovdr particolarmente invigilare,
La riunione degli uomini esperti può chiamare nel suo seno i pe
scatori che essa crede a proposito di sentire e di consultare; di dare a quei
che fussero in questo caso ,_ i consigli di cui essi possono aver bisogno ,’
ed ancora am-monir que’ la cui condotta loro sembrasse ripreusibile.

CAPITOLO II.

Instituzz'oni speciali per guarentire la proprietà intellettuale.

109. Non è che nello stato di società, eda misura cliei bisogni reali
o fattizj danno allo spirito od alla industria le occasioni di diffondere
il frutto de’ loro travagli o delle scoperte loro , che si sente il bisogno di
guarentir le proprietà intellettuali.
Motivi che nOn è di nostro piano di sviluppare , ne di esaminare ,
ànno introdotto; a questo riguardo, regole assai più fondate sullo interesse
locale e sulla politica che su’ principi generali del diritto . di proprietà.
Esse suppongono che ogni inventore di scoperte od autore di opere che
le rende pubbliche; perde, per questo solo, il diritto di proprietà ch’egli
avea sulla sua opera prima di siffatta pubblicazione ; che ciascuno è li
bero d’ imitarlo , di copiarlo a suo profitto, come ciascuno è libero di
ripetere le parole ch’egli_à intese , e di profittarne. ' .
Ma solamente lo stato lo toglie da questa specie di abdicazione dei
suoi diritti,’ durante Un tempo più o meno lungo , allorchè egli à adem
piuto a certe condizioni; di tal maniera che è piuttosto il diritto ch’esso
à ricevuto dallo stato , che la sua proprietà primitiva , ch’è posto sotto
la guarentigia delle leggi.
_ Or faremo conoscere lo stato della nostra legislazione a questo riguardo,
" in due sezioni, di cui una tratterà di ciocche concerne i prodotti della.
industria , e la seconda , di quel che risguarda le composizioni letterarie
o scientifiche. ‘ '
Trr. I. de’Qommercianti I 19

s E z 1 0 N E I.

[Mezzi di assicurar la proprietà de’ prodotti o delle


scoperte della industria.

no. Ogni scoperta o nuova invenzione ,‘in qualunqde siasi genere ,


ogni mezzo di aggiugnere a qualunque fabbricazione che possa esservi,
un nuovo genere di perfezione; ogni prima importazione in Francia di
una scoperta o di invenzione estera, dà il diritto al di loro autore d’im
‘plorar e di ottenere un titolo, chiamato brevetto, di cui l'atto del governo
del 27 settembre 1800 ( 5 vendemmiajo anno 9), determina il modo di
concessrone. - . ‘
Questo brevetto vale per cinque, per. dieci o per quindici-anni , a
scelta del dimandatore; ma quest’ultimo termine non può eàser prolunga
to senza una ordinanza particolare; e se il brevetto è stato accordato _per
una scoperta portata da un paese straniero , la sua durata non può
estendersi al di là del termine fissato in quel paese 'per 1’ esercizio deldi
ritto del Primo inventore.
Del resto ,‘questi brevetti non son punto , dalla parte del gmmrno ,
una guarentigià, nè dell’anteriorità , ne del merito, né del successo della
invenzione. ' '
Colui che vuol ottenere un brevetto è tenuto , conformemente alle
leggi del 7 gennajo edel 25 maggio 1791 : 1° di dirigersi al segretaria
to della prefettura ( intendenza ) del suo dipartimento,e di dichiararvi,
in iscritto, se 1’ oggetto che egli presenta 2': d’ invenzione , o soltanto di
' perfezione e d’importazione; 2 0 di depositar sotto sigillo una de5crizione
esalta de’ principali mezzi e metodi che costituiscono la sua scoperta, co
me i progetti , gli spaccati ( còupes )o le divisioni degli edifizj , i dise
gni ed i' modelli che potrebbero esservi relativi, per essere il piego su_
detto aperto al momento in cui l’inventore riceverà il suo titolo di pro
prietà.
In conseguenza di questo deposito , il ministro dell’ interno rilassia
ma LIB. I. del Commercio in generale
Un certificato di petizione che ,_ ai termini del decreto del 25 gennaio
1807, stabilisce in favore del dimandatore , a contar dalla data di que
sto certificato, un godimento provvisorio , contenuto nella durata che tal
brevetto determina dillìnitivamcnte.
' Nel caso di contestazione fra due" che ànno ottenuto un brevetto
po] medesimo oggetto , la priorità è accordata a colui che il primoà fat
to il deposito de’ sopra divisati documenti nel segretariato della prefettu
ra , conformemente all’articolo 4 della legge del 7 gennaio 1791 , ed
al decreto del 25 gennaio 180". , (
Pendente la durata del brevetto , colui che 10 à ottenuto è il diritto
di formar , in tutta la, estensione -del territorio sottomesso alleleggi fran
cesi , stabilimenti per 1’ applicazione e per l’uso de’metodi che ne forma
no 1’ oggetto , e di perseguitare i depositari , fabbricanti o spacciatori
delle cose contraffatte, come l’osserYeremo nella seconda parte. Egliè libero
di disporre del suo brevetto come di una proprietà mobile. Ne può ce
dere il diritto esclusivo , o l’uso’ in concorso , sia di lui, sia di altri
cessionari , od ancora obbligarsi a non impiegarei suoi metodi che in fa-'
vore di tale o tal altra persona , o di tale stabilimento; ma allorché egli ne
fà- la cessione totale o parziale, è necessario che ciò a'vvenghi per mezzo
di un atto autentico , e che questo atto sia registrato, alla richiesta di
uno de’ dueconformemente
rispettivi, contraenti , nel segretariato
all’articolo 15 della prefettura
della legge de‘maggio
del 25 loro domicili
Il 791.

La mancanza di tal registrazione non và soggetta alla pena della per


dita di isiffatto diritto; ed il pronunziar tal pena sarebbe lo stesso

ch’ estendere arbitrariamente la legge. Nè anche vi la nullità della cessio


ne fatta dal cedente al cessionario; si può solamente dire che per assi
milazione di ciocche àluogó nella vendita delle cose incorporee , il cessio
c, ‘69). L. C. 1536. na_rio non è validamente divenuto proprietario per riguardo a’ terzi’; che
in censeguenza colui il quale , avendo acquistato il medesimo diritto del
cedente , avesse messo in regola il suo titolo , sarebbe preferito, e che il
cessionario, pria di questa regolarità , n0n potrebbe invocar in giustizia,
contro i terzi, i diritti che la proprietà avesse potuto concedergli. "
Nello spirar del tempo pel quale un brevetto d’ invenzione 1‘: stato
"‘ TIT. 1. 'de’ Commercianti m
accordato , la scoperta appartiene alla società; la descrizion del metodo
e resa pubblica , e l’ uso ne divien permesso ;' di maniera che ogni cit
tadino possa liberamente esercitarlo e goderne, senza opposizione dalla
parte dell’ inventore , a meno che una ordinanza non abbia prorogato lo
esercizio di questo diritto , o non abbia ordinato che i metodi ne fussero
I
tenuti segreti.
Si può incorrere nella perdita di siffatta concessione , in alcuni casi
che le citate leggi àn determinati: I.° se colui che l’à ottenuta è con
vinto di aver ,dissimulato i suoi veri mezzi di esecuzioneo di eseguir con
mezzi ch’egli à scoPcrto dopo; e di cui non ne avesse fatta posterior
mente la dichiarazione} 2.° se è provato che la sua pretesa scoperta era stata
già consegnata e descritta in libri stampati e pubblióati, anche per suo
fatto; 3.° se ne’ due anni dalla impetrazione del brevetto , egli non 31
messo la sua scoperta in attività, e non a fatto approvar dal governo i
motivi della sua inazione; 4.‘° se la sua scoperta è giudicata , da’ tribu
nali, contraria alle leggi, a’ costumi ed alla sicurezza pubblica; 5.° se
à ottenuto un brevetto per la sua scòperta , in paese straniere; 6.° se non
è pagato la tassa cui la impetrazion del brevetto è sommessa.
Una guarentigia quasi simile è stata stabilita in favor della inven
zione o del perfezionamento della parte della fabbricazione delle stoffe che
appartiene all’ arte del disegno. conformemente agli articoli 15 e seguenti
della legge del 18 marzo 1806 ,' ogni fabbricante che vuol Îconservar la
proprietà di un disegno di stoffa, è tenuto di depositar nel segretariato
del consiglio degli uomini esperti , di cui abbiam parlato nel numero x08,
una mostra piegata sotto involto , munita de’ suoi suggelli cdi sua fir
ma , e su ,cvi è apposto ancora il suggello del consiglio. Egli deve di
chiarare se intende riserbarsi la proprietà esclusiva, per sempre , o du
rante un tempo; e allorchè la riserba non è stata che temporanea , allo
spirar del termine, il plico è aperto , e la mostra è riunita alla raccolta
pubblica che vi esiste de’ disegni, de’ quali ciascuno il l_eeitamente il di
ritto di far uso.
Regole del medesimo genere , consa'graté dall’articolo 16 della legge
del in aprile 1803 (22 germile anno 11 ) , offrono “ain opera} o fabbri
L. T. I. 16
193 ‘ LIB. I. del Commercio in generale
canti il mezzo di conservar la riputazioue della di loro manifattura
coll’ uso dc”marchi. Gli articoli 5 e seguenti dell’ atto del di il
giugno 1809 , decidono che colui il quale a la intenzione di assicurarsi
la proprietà del marchio , deve stabilirlo di una maniera distinta da quello
degli altri mercanti o fabbricanti, e depositar un modello , o farlo im
primere sù tavole destinate a quest’ oggetto , e colloCate nel segretariato
del consiglio degli uomini esperti.
Un atto del governo del 5 settembre 1810, contiene regole sir que
st’ oggetto , relativamente a’ lavori di chincaglierie (mercanzinole di ra
me , ferro o simili Altri atti, del I aprile e del i8 settembre 1811 ,
ànuo estesi questi principj alle manifatture di saponi, equello del 22 di
cembre 1812 a tutte le manifatture di drappi.
Talvolta ancora il governo accorda la facoltà di apporre a’ prodotti
di una fabbrica una impronta reale , che serve a guarentirla che sono essi
realmente usciti da siil'atta_ fabbrica. Si trovano le regole su tal soggetto ne?
gli attidel governo-,del 28 marzo 1802 (7 germile anno 10 ) , del 21
settembre 1807 e del 9 dicembre 1810. ,
L’ oggetto di tali impronte non à=._ sempre limitato all’interesse dei
fabbricanti; esse son qualche volta stabilite e prescritte per prevenir le
contravvenzioni alle leggi proibitive di certe importazioni: tal’è 1’ oggetto
dell’ ordinanza del di 8 agosto 1816 , e delle altre emanate nella veduta
di assicurar la esecuzione delle leggi relative alla proibizione de’ prodotti
di una industria straniera (a).

(a) Nel regno delle due Sicilie diverse disposizioni si trovano emanate sulle pri
vativc da accordarsi per le nuove invenzioni , o per“ le introduzioni di qualunque
genere d’ industria ,'per mezzo del decreto del 2 marzo 1810 , così concepito:
1. « Ogiii scoperta o nuova invenzione in qualunque genere (1’ industria appartiene
primitivameute al suo autore , e constituisce una sua proprietà. Glie n’ è perciò assicu-_
rato il pieno godimento , durante il tempo , e nel modo qu‘1 sotto stabilito. Saranno
egualmente considerati come proprietà tutti \que’ ritrovati che renderanno più perfetta.
una manifattura o un ramo qualunque d‘ industria.
2. A chiunque introdurrà il primo nel regno di Napoli una scoperta , o inven
Tu. 1. de’ Co'mmercianti 123

SEZIONE II.

Mezzi di assicurar la proprietà delle produzioni letterarie.

III Il decreto del 19 luglio 1793, e l’ art.° 39 dell’atto del go


verno del 5 febbraio 1810 , assicurano agli autori di scritti in ogni gene

zione che goda del privilegio di privativa nel paese nel quale è nata , saranno con
ceduti gli stessi vantaggi de’ quali godrebbe se ne fosse 1’ inventore , salve le condi
zioni contenute nell’ art. 10 del presente decreto. '
3. Chi vorrà conservare o assicurarsi una proprietà industriale del genere delle
sopraindicate , sar‘a tenuto;
1.° a dichiarare in iscritto all‘Inteudenza della rispettiva Provincia, se l' oggetto
ch‘ egli presenta , è d’ invenzione , di perfezione , o solamente d’ introduzione;
a.° a depositare sotto sigillo un‘ esatta descrizione de‘ principi , mezzi eprocessi
che costituiscono la scoverta , il perfezionamento , o l‘ industria che vuole introdurne,
come purei disegni in piani e spaccati ed imodelli relativi. Di questa descrizione e dei
disegni che le riguardano , dovranno esserne esibite duecopie , delle quali una re
starà presso l‘ Intendenza, e l’altra sarà rimessa al ministro dell’ interno , come sar‘a
prescritto qui appresso.
4.° Se l’invenzione o scoperta sia di una utilità generale, ma per la semplicità
dell‘ esecuzione , o perchè facilmente possa imitarsi , non dia luogo ad una specula
zione commerciale , o pure se l’ inventore per qualunque ragione preferisca di entrarev

direttamente in trattativa col Governo, potrà per mezzo degl’ Intendenti indirizzarsi
al Ministro dell‘ interno per confidare la sua scoperta, dimostrarne i vantaggi, e di
mandare una ricompensa su’fondi destinati all’ incoraggiamento dell’ industria.
5.’ La pr0prietìa ed il godimento temporaneo delle invenzioni industriali sarà as
sicurato per mezzo di una patente , giusta la forma unita a questo decreto, che verrà
rilasciata a chi ne sarà 1‘ autore. _
6.° Queste patenti saranno rilasciate dal Governo, sopra rapporto del Ministro del
1‘ interno dietro le. dimaude che a questo perverranno dalle Intendenze , agl’inventori,
perfezi0natori, o introduttorì'; e conferiranno loro il diritto di goderne per lo spazio di
cinque anni. Per eminenti ragioni di pubblica utilità potrà esserne prorogata la da.
rata sino ad anni dieci ed anche a quindici.
,7.° Le domande di patenti saranno rimesse dagl’Inteudenti al Ministro del
a;
_1-z4 LIB. I. del Commercio in generale
re , alle composizioni di musica , a’ pittori e disegnatori che fanno inci
dere quadri o disegni, in una parola, a tutti que’ a’ quali appartiene la
prima concezione di un’ opera di letteratura , di scienza e di belle arti ,
il diritto esclusivo, durante la loro vitae durante quelh delle loro Vedove ,
se le convenzioni matrimoniali di esse ne accordano loro il godimento ,
di vendere, di far vendere, di distribuire le loro opere nel territorio france
se, e di cederne la proprietà, in tutto ed in parte. I figli la conservano an

1‘ interno. Esse saranno accompagnate da duplicati della dichiarazione e decrizione pre


scritta nell’ art. 3. Questa descrizione ed i disegni relativi saranno contrassegnati colla
sottoscrizione e col sigillo dell‘ esponente. Al di fuori del piego che le contiene, sarà
inscritto un processo verbale ( il cui modello sarà annesso al presente decreto), sot
toscritto dal rispettivo Intendente e dal ricorrente.
8. Gl‘ lntendenti non potranno ricevere dimande per patenti che cbntengano più
di un oggetto principale ,con quelli di dettaglio che lo riguardano. Queste dimande
co’ pieghi annessi dovranno essere rimesse dagl’ Intendeuti al Ministro dell’interno fra
sei giorni dalla prescmtazioue loro. Siqconserverìr registro de‘ processi verbali dell’ art.
precedente , tanto nella Intendenze rispettive , quanto nel Ministero dell’interno.
9 ° Le patenti, dopo che saranno state deòretate del Governo, saranno subito ,
per mezzo del Ministro dell‘ interno, trasmesse all‘ Intg_ndenza della quale è pro
venuta la dimanda.
vro.° Le patenti, concedute per 1’ introduzione di un' industria nata in un paese

straniere durante il tempo della privativa concessa al primo inVentore , non potranno
essere prorogate oltre al termine prefisso alla privativa conceduta all' inventore del
paese ove i? nata la scopertaf
1 n.° Le patenti d’invenzione a chiunque vorrà eseguire o far eseguire nel regno oggetti
d‘industria sino allora sconosciuti, potranno essere concesse senza esame preliminare. Il
Governo però in questo caso non intende garantirne in modo alcuno nè la priorità ,
nè il merito , nè il successo dell’invenzione. Se gli oggetti pe’ quali si domanda la
patente, interessino la salute o la sicurezza pubblica, sarà indispensabile l’ esame pre
liminare. _ , '
n.° Le patenti saranno registrate nelle rispettive Intendenze del regno, me
diante l’ avviso che ne sarà dato dal Ministro dell' interno. Un registro poi generale
se ne qonserver‘a nel Ministero dell’ interno, nel quale saranno indicate anche le spe-_
cìlicazioni delle diverse patenti in attualità di esercizio. L‘ uno e l’ altro di questi re
gistri potr‘a' essere sempre consultato da qualunque persona demiciliata nel regno. Le
Tir. 1. de’ Commercianti 125
cora venti anni d0po la'morte dell’autor'e, gli altri eredi non la conserva
no che per dieci anni: se 1’ autore à venduto i suoi diritti nella totalità
dell’ edizioni, il 'cessionario conserva il diritto per venti o per 10 anni, secondo
che l’autore à lasciato, morendo , eredi iii linea retta o collaterale. Seorso
questo termine, ciascuno è libero di farne la stampa e lo spaccio, uniforman

descrizioni però non saranno comunicate, quando con una particolare disposizione l‘in
ventore abbia ottenuto dal governo che sieno tenute segrete. In questo caso potran
no esscre,'nominati dal Ministro dell’ interno de’ delegati che vigilino all’ esattezza
dell‘ esecuzione , dopo che avranno pienamente conosciuto i mezzi ed i processi con
tenuti nella descrizione , senza però che 1‘ autore cessi di essere in seguito risponsa- '
bile di una tale, esattezza. .
13-° Il proprietario di una patente godrà privativamente dell' esercizio e dell’utile
della scoperta, invenzione o perfezione. Potrà perciò dimandare il sequestro degli
oggetti contrafl‘atti , e chiamare i contrafi'attori innanzi, a‘ giudici e tribunali. Allorché
i contraffattori saranno convinti, verranno condannati, oltre alla confisca degli 0g»
getti in contravvenzione, a pagare agl’ inventori i danni ed interessi che avranno loro
causati colla contraffazione. Se la.denunzia di contraffazione risulti mancante di pruove,
ilsoffrire
denunziante sarà della
condannato a pagare al dinun_ziato i dannii che questi avrà potuto
per effetto dinunzia.

i4.° I proprietari delle patenti avranno il dritto di fare in tutta 1’ estensione del
regno stabilimenti che riguardino 1’ applicazione delle scoperte o introduzioni per le
quali sarà stata conceduta loro la patente , e di autorizzare altri particolari a farli
in loro vece: vale a dire, essi_pòtranno disporre della loro patente come di una pro
prietà mobiliare.
Gli acquistatori del dritto di esercitare una scoperta enunciata in una patente
avranno le stesse obbligazioni dell’ inventore: ed in caso di ccntraVvenzione la pa
tente sarà rivocata. la, scoperta sarà pubblicata, e ne sarà dichiarata di libero uso.
15.” Allorchè il proprietario di una patente avrà ceduto il suo dritto in tutto ,
o in parte , le_parti contraenti saranno tenute , sotto pena di nullità , di far registrare
questo trasporto“, secondo il modello annesso al presente decreto , nella rispettiva In
tendenza che ne informerà immediatamente il Ministro dell’interno, per'chè possa in
struirne le altre Intendenze.
16.° Ogni inventore decader‘a dalla patente, allorchè, dopo di averla ottenuta ,
sarà stato convinto di aver celato nella descrizione i suoi veri mezzi di esecuzione
126 LIB. I. del Commercio in generale
dosi a’regolamcnti particolari Sulla polizia della stampa e dell’arte del librajo.
Conformemente all’ atto del governo del 22 marzo 1805 ( I germi

o di aver mancato di dichiarare quelli che , durante l‘ esercizio, avr‘a potuto aggiu
gnere. Decad_er‘a similmente. dalla patente , quando dopo un anno , da contarsi dal
giorno nel quale si è ottenuta , non si sar‘a messa in esecuzione la scoperta che
ne costituisce il soggetto e non sarà stata legittimamente giustificata l’inazione; come
anche quando senza legittimi motivi sarà stata quell' esecuzione interrotta per un anno.
Finalmente decadere. dalla patente chiunque sarà convinto di averne presa una per la
stessa scoperta in paese straniere , o pure che la scoperta era già descritta in opere
stampate , e pubblicate.
17.° L‘invenzione , o introduzione apparterrà alla società , quando sarà spirato
il termine della patente. Allora ne sarà resa pubblica la descrizione ,' e ne sarà per
messo l’ uso in tutta l’estensione del regno, salvo il caso nel quale con un partico
lare decreto fosse stato prorogato il tempo della patente , Io ordinato il segreto per le
ragioni enunciate nell’ art. 12.
18.“ Tutti i privilegi per invenzioni od introduzioni ottenuti prima della pub
blicazione del presente decreto , dovranno, nel termine di i1uattro mesi, essere presen
tati alle rispettive Intend8nze che li rimetteranno al Ministro dell’interno, accompa
gnandoli col proprio voto consultivo. Saranno uniti a questi privilegi i disegni e le
descrizioni prescritte nell’ art. 3. Se saranno stati conceduti legittimamente, si con
vertiranno nel modo seguente in patenti.
Se il tempo che rimane per l‘ antica concessioneè minore di quello assegnato, nel
presente decreto , le patenti saranno concedute pel tempo che rimane: selè maggiore ,
l’ antica concessione sarà ridotta al massimo di questo tempo
ig.° I modelli annessi al presente decreto sono approvati » C).
Simiglianti prescrizioni si trovano nel real decreto del 24 marzo 1821 pe‘ domini
oltre il faro. ' '
Coll’ art. 322 delle leggi penali si trova prescritto di dover essere punito con un
ammenda non'minìore del terzo de’ danni ed interessi, nè maggiore del doppio di essi;

colla confiscazione degl‘ istromenti della fabbrica e de’ generi; e nel caso che il dan
no eccedesse ducati 500 , colla pena del primo grado diprigìonia o di confino , colui
che fabbricasse ‘, o vendesse o introducesse dallo straniero le mercanzie o‘le mani.
I fatture per le quali si trova accordata la privativa.

(’) Si è creduto inutile di riportare i modelli. -


Tir. I. De’ Commercianti. - 127
le anno 13 ), i proprietari, di un’opera postuma ànno i medesimi di
ritti dell’ autore , a condizione di stamparla separatamente ,. e senza con
fonderla in una nuova edizione delle opere di già pubblicate , divenute una
proprietà pubblica.
Gli “autori esteri che in Francia danno alla luce opere non ancora
pubblicate, possono , secondo 1’ articolo 4 dell’ atto del 5 febbraio 1810 , co
me gli autori nazionali, invocar il beneficio di queste leggi; ed il me
desimo diritto appartiene a’ loro cessionarj.
Un brevetto d’ invenzione , od altro simile atto , non è punto ne
cessario per assicurar questo diritto di proprietà; ogni persòna che vuole
esercitar i diritti esclusivi che ne risultano , è soltanto obbligata di depo
sitar nella prefettura del suo dipartimento, ed, in Parigi, nella prefettura di
- polizia , cinque esemplari di ciaseun opera; per tal mezzo , essa acqui
sta il diritto di per5eguitar in giudizio i contraffattori , venditori o di
stributori di esemplari contraffatti, quando anche la contraffazione fosse an
teriore a questo deposito. ’
I principj che son serviti di base alle leggi ed a’ regolamenti di cui
abbiam ora parlato, sono applicati alle opere di teatro da una legislazio
ne speciale.
Conforme alle leggi del 19 gennajo e del 6 agosto 1791, le opere degli
autori viventi non possono esser rappresentate sù di alcun teatrò pubblico,
in tutta la estensione della‘Francizi , senza il consenlimento formale ed in
iscritto degli autori, sotto pena di confiscazione del prodotto totale delle
rappresentazioni, a profitto degli autori. '
Gli eredi o cessionarj degli autori saranno proprietari delle loro ope
re durante lo spazio di cinque anni dopo la morte dell’autore.
L’ articolo 12 dell’atto del governo del di 8 giugno 1806 attribuisce i
medesimi diritti a’ proprietari di opere postume.
Per ciocch‘e concerne il diritto di stampare e di spacciar l’edizioni del
le opere stampate , esso non dura che per dieci anni a profitto degli eredi,
qualunque essi sieno_, conformemente a’ decreti de’ 19 luglio _c 1.° set
tembre 1793, un parere del consiglio di stato del 23 agosto 1811 avendo
128 LIB. I. del Commercio in generale
dichiarato che gli articoli 59 e 40 dell’atto del governo del 5 febbraio
1810 non erano punto applicabili a queste specie di composizioni (ai.

CAPITOLO III.

Delle instituzioni per facilitar a’ particolari le transazioni


commerciali.

ria. L’ amministrazione del commercio , che à formato l’oggetto del


capo r.°, sarebbe incompiuta,se gli stabilimenti locali non ne facilitassero
le negoziazioni. '
,Farem conoscere , in questo capitolo , le regole le più importanti sù
tale oggetto. ' .
Le cinque sezioni di cui sarà composto presenteranno lo stato della
legislazione su’ pesi e sulle misure , Sulle fiere e su’ mercati , su’ ma
gazzini di deposito e porti franchi, sulle borse e sugli agenti di cambio
e sensali; . '/
Abbiam di già osservato che gli stabilimenti che concernevano 1’ am
ministrazione del commercio , ne’ suoi rapporti coll’ ordine giudiziario , fa
rebbero l’ oggetto della sesta parte.d

(a) Le produzioni letterarie frutto di lunghe vigilia e d‘improbe fatiche , poiché ,


‘ Chi non suda , non gela e non si estolle
Dalle vie del piacer , là non perviene ,
formando una proprietà sagrosanta pel di loro autore , meritano pur troppo la gua«
rcntigia della legge. Quindi non lievi pene son fulminato _.dall' art. 323 delle leg. pri
nali contro coloro che, in qualunque modo, contraffacendo l‘opera cui un autoreà data
la esistenza, gli rapiscono il frutto de’ di lui sudori.
___--_m’afiflfi-‘SÈ-L- .- . '_ - .

Trr. 1. de’ Commercianti... 129

s E z I 0 N E I.

De’ pesi e delle misure.

H3. La uniformità de’ pesi e delle misure , che le più antiche leg
gi della monarchia , e particolarmente un editto del mese di ottobre
1557 , avea prescritta , fu di nuovo ordinata dalla legge del 22 agosto
1970. Le prime basi ne furon stabilite da quella del 30 marzo x791 , e
fissate da un decreto del 1.° agosto 1793. .
Le leggi del 7 aprile 1795 (-18 germile anno 5 ), edel 23 settem
bre 1795 ( x.° vendemmiajo anno 4 ), àn regolate le denominazioni,
le divisioni o suddivisioni di ciascuna‘ delle unità principali le quali, suc
ccssivamente cangiate o modificate , sono state diliinitivamcnte determinate
dalla legge del 10 dicembre 1799 ( 19 frimajo anno 8 ), e da un’ atto
del governo del 4 novembre 1800 ( 13 brumajo anno 9 _
Un’altra atto del 12 febbrajo 1812 ordina ch’ esse saranno le sole ri
conosciute ed insegnate nelle scuole , impiegate nelle amministrazioni , nel
le piazze , nelle fiere e ne’ mercati , ed in tutte le transazioni commer
ciali particolari. Esso incarica il ministro dell’ interno di far formare , per
uso del commercio, gl’istrumenti di peso e misura che presentino,sia le fra
zioni , sia i moltiplici delle unità le più usitate , ed adattate a’ bisogni del
popolo , e che portino sulle loro diverse facce il paragone delle divisioni
e delle denominazioni legali con quelle che anticamente esistevano.
Il ministro dell’interno à pubblicato, in conseguenza, nel di 30 luglio
1812.; una‘instruzione su quest’ oggetto. _ ‘
Coloro che , nelle conscgnazibni o vendite delle mereanzie fatte ad altrui,
impiegasscro altri pesi e misure , son.puniti colla medesima pena colla quale ' I

lo sono
può direque’ che che
intanto consegnano ovendano a non
quest’assimilazione falsièpesi
stataedfatta
a false
che misure. “Si
nella vedu

‘ta di distruggere, mediante il timor delle pene , ipregiudizj dell’abitudi


ne’, che potrebbero guidar i cittadini a respingere , come stranieri a’ di
loro usi, le misure ed i pesi novellameiite stabiliti. Non vi è Persona la qua-
L. T. I. ' 17
1130
LIB. I. del Commercio in generale.
le non senta che, agli occhi della conscienza, colui che pesa omisura se-'
condo l’antico modo col consentimento della persona con cui egli tratta,
non è colpevole come quello che impiega pesi e misure inesatte , e se ne
serve per consegnare meno di ciocclxè‘ il comperatore à inteso di ricevere.
Per conseguenza de’ principi che daremo nel titolo 1° della secon
da parte (a) , sull’ effetto delle convenzioni contrarie alle leggi, si esclu
derebbe, in giustizia, l’azion di colui che, avendo comperato a condizione
di farsein la consegnazione a pesi e misure illegali , pretendesse che il vendi
tore non si è conformato a questa convenzione. Per la ragione medesima ,
le designazioni generiche di misura, senz’ altra indicazione , son reputate
rapportarsi a quelle che la legge riconosce , e la prova contraria non può
essere ammessa. .
Si concepisce agevolmente che tali dÌSposizi0ni penali non si appli
cano che all’ uso de’ pesi e delle misure adottate in Francia prima della;
introduzione del nuovo sistema, e che non potrebbe osservarsi lo stesso an
cora nella vendita fatta in paese straniere, o stipulata:con__ esteri, o relativa
a cose che vengono dall’ estero , secondo i pesi e le misure di un’ altro stato.
A questoyiguardn , la fede e la libertà delle convenzioni debbono esser
rispettate , siccome lo vedremo relativamente a’ pagamenti fatt’ in mo
nete estere.
Una ispezione e verificazione è stata stabilita da un atto del governo
del 18 giugno 1801 , (29 pratile anno 9) , ed il modo 11’ è stato rego
lato da instruzi0ni del ministro dell’ interno, di cui le principali son quelle
de’ 15 agosto e 15 settembre 1801 ( 27 termidòro e 28 fruttidoro anno 9),
de’ 10 febbraio e 10 dicembre 1806.
L’ oggetto di tali verificazioni ed inspezioni è di assicurarsi dello stato dei
pesi e delle misure di cui si servo‘noi commercianti, e della loro con
formità co’ campioni (e'talons proto{ypeir). Questi atti non àn fatto che rià
cl1iamar in vigore, ed applicare allo stato attuale dellaorganizzazion so:l

(a) Il titolo I della. II parte, sarà riportato dietro di! comento del _tit. VII del

cod. francese di commercio. ‘


TIT. I. de’ Commercianti. 15 t
ciale, le regole e la vigilanza stabilite dalle più antiche leggi, poiché se
ne trova il principio in un capitolare di Carlomagno del 789.
n4.’ La necessità di termirìar le contestazioni possibili tra que’ che
consegnano cose suscettibili di peso e di misura, e coloro chele ricevono,
à fatto ancora “stabilire gli riflizj pubblici, ove ciascuno à diritto di far pe
sare, misurare e stazare le mercanzie da’ prevosti incaricati e che àn
prestato giuramento, mediante una retribuzione fissata dalle tariffe locali.
Gli atti del governo de’ 29 ottobre 1800 ( 7 brumajo anno 9 ), e 24 -
dicembre 1803 (a nevoso anno in), la legge del rg maggio v1802 ( 29
fiorite anno x0 ) , la instruzidne del ministro dell’ interno del 25 maggio
seguente ( 5 pratile ) , contengono Su questa materia principi generali, che
regolamenti particolari estehdóno o_ ristringono , secondo ibisoigni delle
località.Q1iei regolamenti locali ancora che sono Stati compilati dal governo ,
e p'romulgati uffizialniente , come il regolainento ‘per Marsiglia, del 19 set
tembre 1803 ( a complementar‘io anno 11 ), e quello per Parigi , del 16
giugno i808 ,‘preSentano principi generali che ricevono la loro applica
zione pe’ casi non decisi forinalmen’tedalla legge e da“ regolamenti generali.
Questi stabilimenti non cagionano alcun’_ ostacolo al dirittod‘e’ vendi
Îtori e de’_cómpràtori, di mandare ad effetto le loro transazioni sulla loro
;fede scambîevole , senza l’ intervento di ‘un prevosto pubblico, e tal’.e’
‘ancora la ’disposizion degli 'atti del *governo che abbiam ora citata. 1n
tanto una decisione del ministro dell’interno del '25 luglio 1804 ter
midoro anno là), nel ric0noscei‘e che niuno la forz'ato'a far misurare
la Sua mercanzia, ne è impedito di misurarla egli stesso, dichiara che
se gl‘ interessati non misurano essi medesimi, è vietato a tutti gli altri,
fuorchè a’_ prevosti, di far le funzioni di pesatore , ec. anche nel domici
lio o ne’granai e magazzini de’ particolari. > ‘\ ,
Sifi‘attaét decisione non è al coverto di ogni critica; ina i: fuor di dub
bio che l’intervento de‘ prevosti è necessario in tutt’ i casi di contestazioî
'ne ; e per conseguenza,i tribunali non possono, _se‘riZà violar le leggi ed
i regolamenti enunciati, ammettere altre pruove fralle parti che non son di
accordo 'sulle quantità, eccetto il certificato ola bolletta di un prevosto,
nè ordinar peso , stazatura e misura per mezzo di persone non incaricate.
*
132 LIB. I. del Commercio in generale.
E ancora una conseguenza di tali leggi e regolamenti, che la bol
letta del prevosto faccia fede in giudizio fino alla inscrizio‘ne in falso;
senza tal carattere , il titolo rilasciato da questo pubblico uffizialc nulla
avrebbe di più autentico, nè per le parti, nì: pe’ tribunali, de’certi
ficati rilasciati da’ pesatori non riconosciuti; e l’ oggetto della instituzio
ne , quello di offerire una guareutigia al commercio, mancarebbc. Da
ciò sicgue che il prevosto il quale fosse convinto di aver usato frode nella
sua bolletta , sarebbe punito come falsario.
Le piazze , imercati , iporti , i siti ed ispazj di fiera , appartenendo
a’ demanj comunali; la cui locazione, a’ termini dell’ art. 7 della legge
del 1 dicembre 1798 (11 frimajo anno 7 ) , fa parte delle rendite muni
cipali , non v’ à dubbio che il peso , la misura e la stazatura non pos.
sono esservi esercitati che per mezzo degli agenti incaricati (a).
SEZIONE II.

‘ Delle fiere e de’ mercati.


115‘. Non vi è persona che non sappia in che un mercato differisca
da una fiera , quantunque l' unoelfaltra si rassembrino in questo punto,
ch’ essi siano per fine comune di fac_ilitar l’ avvicinamento de’ venditori e
de’ compratori.
Un mercato non è , in generale , stabilito che per una estensione
di paese circoscritta e limitata; esso è ristretto alla sola vendita delle der
rate, nè dura ordinariamente al di là di un giorno , ed à luogo periodi
camente in certi giorni della settimana o del mese.

(a) Nella Sicilia Citeriore] con legge del 19 maggio 1811 fu stabilito il sistema
decimale de’ pesi e delle misure.
Co‘ decreti de’ 3r dicembre 1811 n. 1182 e 1183, 9 gennaio e 26 aprile 1812 ,
varie disposizioni furono date relativamente al tempo in cui dovea mettersi in vi
gore un tal sistema; ma col fatto, fra’ particolari, non è stato mai in uso.
Chi volesse conoscere i diversi ordini emanati, ond’ evitare le frodi, cui i pesi
e le misure poteano dar luogo, potrebbe leggere la praminat. 1 a 3 de’ 26 gennaio
1574, 30 aprile e 12 settembre 1609, de ponderilms et mensuris;ed il real dispaccio,
o sia pramm. 105 del 7 maggio 1768, de r_>flie. procuratoris _Caesaris etc.
Tir. I. de’ Commercianli. 133
Una fiera richiama i commercianti lontani , que’ ancora di paesi stra
nieri , ammette mercanzie di dnasi tutte le specie, non a luogo che,in
certe epoche dell’anno , e spesse volto la alta lln_laht è di più giorni.
L’ oggetto delle fiere ‘e de’ mercati essendo di trarre a’ luoghi desti
nati le derrate e le mercanzie, per lo comodo de’ venditori e del com
peratori , le diverSe considerazioni che possono determinare a stabilirne,
debbono esser ravvisate con una grande attenzione , ed i diversi interessi
locali debbono essere saggiamente regolati e bilanciati. Quindi lo stabili
mento de’ mercati e delle fiere è un’ atto di sovranità. Non solo i cittadini
non possono riunirsi in un medesimo luogo, per tenervi un mercato od
una fiera, senza incorrere nellepene pronunziate contro le illegali riunioni ’; Pen. 291 L. P. 305.
ma ancora gli amministrat0ri locali non possono stabilire , nè supprimerc le
fiere _oi meroati;nè cangiari giorni o la durata di que’che sono stati stabiliti
od autorizzati dal re. Questi principj della nostra più antica legislazione,
ndn conosciuti durante i primi disordini della rivoluzione,_furono richia
mati da un decreto del 9 ottobre 1793 (18 vendemmiaio anno 2), e
rimess’ in vigore dalla ordinanza del re del 26 novembre 1814.
Le autorità locali non ànno che il diritto di determinar i luoghi ove
si tengono gli enunciati mercati e fiere , conforme all’ art. 7 della legge
del: dicembre 1798 ( 11 frimaìo anno 7 ), e quello di far irego
lamenti che ne assicurano il servizio e la tranquillità, conformemente
all’art. 3 del tit. XI della legge del 24 agosto 1790.
È usando di questo diritto che , ne’ luoghi ove le mercanzie son
trasportate in una specie di magazzino di deposito, per esser dirette
verso il di loro destino, e dove le costruzioni e gli allitti de’ magazzini, e de’
luoghi da riporvii materiali da metters’ in opera riuscirebbero troppo diffici
li e di sovcrchio onerosi, l’amministrazione stabilisce i preposti sotto il
nome di guarda-porti od altri simili, di cui le funzioni, l’autorità, e la
risponsabilità son sempre fissate da determinazioni che creano queste cari
che , o dall’ atto che le istituisce (a). ‘

(a) Nel regno delle due sicilie è vietato di tener fiere 0 mercati senza la sowana
approvazione
j34 ‘ÌLI;B. I. del Commercio in generale.

"SEZIONI-1111.

De’ magazzini di deposito e de’porti fianc‘izi.

116. Le dogane , che formano una parte interessante delle rendite


pubbliche ànno per oggetto principale di {proteggere îa industria nazio
nale contro quella degli stranieri.
Il legislatore perviene a questo fine soggettando certe mercanzie ad
un’ intiera proibizione, o sottomettendole a diritti più o meno forti.
Ma se l’interesse della industria nazionale vieta di ammettere
iprodotti stranieri , la cui concorrenza potrebbe nÌuocergli; 'se esso esige
o permette che que’ che si giudica ’a proposito di ammettere, paghino
de’ diritti , ciò non si può intendere CllG degli oggetti destinati ad esser
consumati, di una maniera qualUnque , nell’interesse dello stato; ed il
bu0n senso indica che le mercanzie straniere, destinate ad esser vendute
in paese estero , debbano esserne esenti.
Un diritto , per quanto tenne fuss‘e,riscosso su tali inereahzie , nuo
cerebbe essenzialmente a questo genere di commercio. Coloro che lo in
traprendono ànno di già molta pena a sostener la concorrenza de’ com
mercianti del paese che vogliono provvedere , e son sempre obbligati,
per riuscire , di contentarsi di un minor guadagno; il gravargli adunque
di un dazio che non sarebbe loro giamm'ai rimborsato , sarebbe lo stesso,
che forzargli a rinunziare ad un ramo utile d’ industria.
Diversi mezzi sono stati suggeriti dalla esperienza e dalla necessità,
per conciliar gl’ interessi del commercio con que’ dello stato.
Qualchevolta si restituisce, al momento della uscita delle mercanzie,
siano grezze , siano fabbricate , tutti o parte de‘ diritti percepiti alla di
loro entrata. Le leggi ed ordinanze che applicano questo principiofson troppo
variabili per loro natura , Pe%6bì: noi tentassimo d’indicarle. È ba’s-tevò
le di aver fatto conoscere lo spirito che presiede alle misure cb’ esse
adottano. Non possiamo , nondimeno,’dispensarci di osservar che questo
mezzo, che presenta vantaggi sotto il rapporto dell’interesse del fisco, nel
TIT. I. de’-Commercianti. 155
proccurargli anticipazioni, ed ancora nel rendere il contrabbando meno
facile , è poco favorevole al commercio , perché obbliga il commerciante
a far anticipazioni di forti capitali, ch’ esso impiegherebbe in una ma
niera fruttuosa (a). _
È più vantagioso pe’ proprietari, o detentori di mercanzie , di es;
sere ammessi
a farle a conservafle
uscire in per un ècerto
franchigia. Questo tempo,
ciocche senza, pagar
si chiama diritti,
magazzino ed,
di (le-I

posito (entrepót‘)(b). Uno stabilimento di qUesto genere _èuna specie asilo


accordato alle mercanzie sino all’istante in cui_i proprietari nei dispongano

sia per mezzo dell’asporta_tzionc all’estero , sia__per mezzo del consumo. Esse
sono , per una sorte di finzione, considerate come se non fussero ancora
entrate , come se fussero rimasto nel luogo donde son venute ; di tal maniera
che se diritti, non esistenti all’ epoca del di loro arrivo nel magazzino di
deposito , fusst:ro_stabiliti e sussistessero ancora al momento in cui quello che
ve le depone, le consegna per lo consumo, farebbe cl’ uopo pagar questi
diritti, come si pagherebbero su mercanzie novellamente giunte.
Si distinguono due specie dii magazzino di deposito: MAGAZZINO DI
DEPOSITO REALE , e MAGAZZINO DI naposno FITTIZIO. ‘
IL MAGAZZINO DI DEPOSITO REALE consiste nella facoltà che ànno
i‘_ proprietari o idetentori di mercanzie, dii_depositarle ne’ magazzini
della dogana, o in que’diqlla medesima indicati, durante un tempo deter
minato, senza essere soggettati a pagarne i diritti, eccettuato ilcaso in cui

(a) « Questo metodo soggiace a quattro inconvenienti: x.°il mercante perde 1‘ in


teresse del capitale sborsato , e lo perde durante. il tempo che la sua merce ristagna;
2.° questa esazione e restituzione di dazi, moltiplicando il traVaglio de’ doganieri ,
accresce le spese delle dogane; 3.“ la restituzione de’ diritti pr'omove il più rovinoso
de’ eontr;ahbandi , giacche le merci u_scite vengono scaricate na_tsc'ostamente ed introdotte,
per uscire' di nuovo e ricevere nuova restituzione ; /|‘.° questo metodo non accresce l’af
fluenza de'capitali esteri , il che all’opposto si ottiene co‘ porti franchi »._ Giou, nuovo
prospetto delle Scienze economiche , vol. 54, fog. 222.
(b) L' enti‘ep6t , equivale alla scala franca che fino ad un certo tempo è esistita
in alcuni porti del regno delle due sicilie, come vedremo nelle osservazioni alla presente
sezione , relative alla legislazione di talregno.
156 ’ LIBfI. del Commercio in generale.
essi le cosegnassero per lo consumo interno, o spirasse Il termine del de
posito , senza aver ottenuta proroga. _
IL MAGAZZINO DI DEPOSITO rrrrrzro differisce dall’ effettivo , in cioc
che il proprietario 0 detentore non èpunto obbligato di depositar le
sue mercanzia ne’ magazzini indicati dalla dogana; ma solamente di di
chiarare in che esse consistano, ed i magazzini in cui sono depositate; di
fare un’ obbligo di presentarle tutte le volte che ne sarà richiesto , nelle
medesime qualità e quantità ,' di prevenir la dogana di tutt’i cambiamenti
di locali che egli si propone, e di non effettuarli che con di lei autori:
za:ione, sotto pena di pagare idiritti, ed ancora il doppio, con un’ammen
da, in caso di sottrazione.
Tali magazzini di depositi ,_ sieno fittizi , sieno reali, sono accor
dati per un tempo , più o meno lungo , calcolato sulla natura degli 0g
getti depositati , sulla località e sulle diverse circostanze di cui il go
verno solo può esser giudice,
La legge' del 28 aprile 1803 ( 8 fiorile anno 11 ) presenta le re
gole le più compiute su quest‘ oggetto. Molte disposizioni di questa legge
sono state modificate, e la facoltà del deposito fittizio , che presenta più
grandi vantaggi al commercio del deposito reale, è stata estesa, per
mezzo della ordinanza del 9 gennaio 18:8, a diverse mercanzie indicate in
una tavola che vi è annessa. .
117. I depositi in magazzino non avendo che una durata limitata, i
proprietarj ed i detentori di mercanzia provano talora il grave inconve-
niente di essere obbligati, quando l’ultimo termine giugno , di disfarse
ne a qualunque prezzo , e perdendo in tal guisa i vantaggi di una speculazio
ne che forse sarebbe stata favorevole , se la franchigia fusse continuata.
Per rimediare a siffatto inconveniente ed elevar al più alto pun
to il favore che reclama il commercio esterno , il governo può prendere
il partito di mettere certe città o taluni porti fuori dello stato, se è per
messo di esprimersi in tal guisa, od almeno fuori del recinto delle do
gane; in modo che i diritti, i quali non debbono , sul principio , es-.
sere stabiliti che su quello _cli’è destinato al consumo interno, non sie
no esatti che per le mercanzie che passeranno, da questi luoghi, in
TIT. I. de’ Commercianti ’ 13._ 7
certo modo divenuti stranieri (de'nationalire's ), Înel resto del terri
torio non allrancato. .
Questo è cioceh‘c si chiama , città franca , porto franco. Un luogo _
simile è una porzionealla
modo ediabbandona di industria
territorio di
chetutti;
uno èstato
ciò rende estraneo inal certo
una eccezione go

verno delledugane; esso è trattato come straniere; è fuori delle bar:


ricre; è destinato ad adempiere la duplice funzione di ricever mer
canzia nazionali e mercanzie estere , per asPortarle di nuovo all’ ‘estero.
E questa una fattoria universale ove i commercianti di ogni paese
ed i prodotti della industria di tutt’i popoli sono ammessi, ove le spe
culazioni non son determinate nell’interesse unico della nazione che a a.
porto questo mercato generale, ma che intanto assicura a tal nazione
tutt’i vantaggi di un gran concorso (1’ individui e_di vaste negoziazioni
che arricchiscono il di lei territorio. }
Le ‘citlà di Marsiglia, di Duncherque e di Bajona godevano di siffatta
franchigia iniforza'di differenti leggi antiche, richiamate in osservanza e
confermate da una determinazione del consiglio del 14 _maggio 1784.
Questi vantaggi , conservati a tali città dall’ art. 1.° del tit. 1.° della.
legge del 22 agosto 1791 , furono aboliti da, quella del_ 51 dicembre
1794 ( 11 nevoso anno 5
La legge del 16 dicembre 1814 à ristabilito il porto franco di Mar
siglia; ed una ordinanza dellao febbraio 1815 ne aveva provvisoriamen
te fissate le regole; ma un’ altra ordinanza, del 10 settembre 1817 ,
à sostituito alla franchigia , ch’ essa_ suppone' meno favorevole a questa
città, un magazzino di deposito combinato dietro un gran numero'di di'
Sposizioni che non è nel nostro piano di trascrivere (a) C) .

_s-_

(a) Di un oggetto c0s‘1 interessante che direttamente riguarda i commercianti, qual' è


il godimento della franchigia assoluta o relativa de’ dazi in alcuni porti, o in taluni
(‘) La sezione IV , sulle borse di commercio, verrà riportata dietro il cemento
del tit.V, sez. I del codice francese. ' "
La sezione V, suin agenti di cambio e sensali, dietro quello del n't. V, sez. II del
citato codice.
L. T. I. . 18
r38_ ’ LIB. I. del Commercio in generale.
altri la dilazione nel pagamento di essi , e che nel regno delle due Sicilie, per la
prosperità del commercio , si trova pure preso di mira, è necessario esporne le leggi
che all‘ uopo, e conface'uti a’nazionali bisogni si trovano emanate. . -
Colla prammatica 8 de vectigalibus ec., del 26 novembre 1633, Napoli e 1’ isola
e porto di Nisita furono dichiarati di scala franca. Lo furono pure coll’ art. 174 e se-'
guenti della legge del 24 febbraio 1809; ed in fine per mezzo dell‘ art. 153 e seguenti
della legge organica delle dogane del I giugno 1817 , di cui sembra utile cosa rappor
tar le principali disposizioni, on,de conoscere la natura di tal privilegio .
La scala franca fu stabilita per tutt’i bastimenti di qualunque portata che perve
nivano nell’isola e porti enunciati con mercanzie di qualsivoglia natura , purcltè nel
manifesto che , i capitani di bastimenti, pr0prietari, rabcomanda'larj o consegnatari
«le’ carichi immessi dall’ estero erano obbligati di dare agl’ impiegati della dogana
( art. 32 e 44 detta legge ), si esprimeva di essere i generi destinati per la scala
franca nella gran dogana di Napoli.
I negozianti, capitani o padroni di bastimenti o di barche, dietro tal dichiarazio
ne, aveano la libertà di rz'esporlare o far riesporlare tutte o parte delle loro mercanzie
senza pagamento di dazio alcuno , e col solo diritto del collagt'o , giusta la tarill'a in
vigore ( art. 154 ):, dovuto però solamente quando la rie5portazz'one avea luogo , do
po essere stat’ introdotti i colli nella gran dogana ( art. 155 '
Onde assicurarsi che i'generi dichiarati per iscala franca si riesportavano effetti
vamente nell’ estero, si prescrisse ( art. 156 e real decreto del 16 febbraio 1823) che
i proprietari, e ràccomandalarj di tali generi, dov'eano esibire, in un tempo in ragion
delle distanze , la fede (1’ immissione ne’ luoghi della loro destinazione. '
La durata della scala franca fu fissata a due anni (art. 158) , colla seguente di
stiuzione; le mercanzie riposte ne’ magazzini di scala franca della gran dogana erano
esenti da tutt’i dazi per lo spazio di un’ anno, qualora però durante un tal tempo es
se restavano ne’ detti magazzini, o erano riesportate(art.rfio Se poi nel corso dell‘an‘
no si estraevano tali mercanzie dalla gran dogana (senza essere riesportate nell'estero ),
erano sottoposte al pagamento di tutt’i dazi a norma delle tarill'e ( art. 161 Ter
minato il primo anno, se rimanevano tuttavia ne’magazzini, i pr0prietari erano tenuti a
pagar la metà del dazio dovuto, con cambiali a 6 mesi data (art. 162). Nel caso si
estraevano dalla già
dedotta la met‘a dogana nel corso
soddisfatta (163)del secondo
I anno , dovevansi pagare tutt‘i dazi ,
Conlreal decreto del 23 marzo 1819 fu stabilita una scala franca nella dogana

di Palermo , quasi colle regole medesime prescritte per la scala franca di Napoli,
e Nisila. ‘ I ,
_ Col real decreto del 15 dicembre 1823 sulle considerazioni, che la facoltà delle
riesporlazr'oni dalla scala franca di Napoli non serviva che di pretesto al contrabban
do , che le immissioni in detta scala franca non eccedevano, o che almeno per una
TIT. I. de’ Commercianti: 159

saggia economia non doveano eccedere i bisogni delle consumazioni; e che quindi il
commercio altro favore.non sentiva da una tale instituzione , che quello di soddisfare
i dazi con dilazione; e volendosi tale instituzione riformare , spogliandola da ogni iu
eonveniente, ed ampliar il favore della dilazione nel pagamento de’ dazi , fu sul)
pressa la scala franca ( art. 1 ), ed in luogo di essa vi fu instituito un deposito per
tutte le mercanzie di qualunque natura pervenienti dall’estero nel porto di Na
poli, e nell‘isola e porto di Nisila :, purchè nel manifesto e nella dichiarazione in det
taglio si esprimesse di essere igeneri destinati per lo deposita nella gran dogana
di Napoli; e fu inoltre prescritto , che i generi in tal modo immessi vi potessero ri
manere pel decorso di due anni (art. 4) ; che al termirmr del primo anno di deposito
dovesse pagarsi alla dogana la metà de’ dazi, e l’altra metà allo spirar del secondo ,
sempre con cambiali a 6 mesi data; e che spirato quest‘ ultimo termine , non potessero
le mercannic caS€l‘ più conserrmte ne’ magazzini di dogana , ma dovessero uscir fuori
( art. 5 e 6 ); che in qualunque tempo del periodo del deposito potessero estrarsi le
mercanzie da‘ magazzini della gran dogana , mediante però sempre il pagamento , con
cambiali a 6 mesi data, degl' interi dazi dOVuti sulle mercanzia che volessero estrarsi
( art. 7 ) ; che i dazi dovessero sempre stildisl'arsi in conformità delle tarill‘e in vi»
gore nel giorno in cui le mercanzie ed i dazi si lusseìo notati nel registro di depmito
( art. 10 ); che i generi già immessi per iscala franca, e que‘ che vi si trovassero
diretti,‘dovessero , per un termine stabilito in ragione delle distanze de’ luoghi da cui
pervenissero , seguitar a godere del benefizio della scala franca (art. 15).
Conreal decreto del 10 agosto 1813 la scala franca nella dogana di Palermo fu
convertita in deposito nello stesso modo, e colle regole medesime stabilite per Napoli col
citato real decreto del 15 dicembre 1823. .
Coll’ editto del 1728 fu accordato a Messina il privilegio diporto franco , e vari
dispacci si trovano emanati, per lo miglioramento di esso, negli anni 1789, 1795 ,
1796 , 1801, e 1804.
Col real decreto del 1 settembre 1817 , perchè il porto franco di Messina fusse
pienamente uniforme al fine che si ebbe nella instituzione,cioè la floridezza del commer
cio , e pe_rcltè facea d’ uopo di adottare delle misure per impedire il contrabbando ,
nel confirmarsi i privilegi conceduti a tal porto franco, alcune modificazioni vi fu
rono fatte , risguardanti solamente le sole mercanzie da spedirsi da’ domini al di quiz
del faro ( art.r Fu perciò stabilito che tutt'i generi che volessero esportarsi dalla
sicilia citeriore pel porto franco di Messina , dovessero esser sottoposti, nell' atto
della esportazione , al pagamento 'de’ diritti, nelle doganedi partenza, a norma delle
tariffe in vigore ( arti3 ); potendo essere abilitati però gli estraenti di tali generi a
pagare i dazi di esportazione nel corso di quattro mesi , salvo a pagarsi al momento
della vendita , ove questa nel porlo franco di Messina avvenisse prima di spirar l'enun
ciato termine ( art. 4 ); come con maggior precisione si trova ordinato nel regola

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140 LIB. I. del Commercio in generale

mento del 29 settembre 1817 , che serve per agevola! la esecuzione dell‘ennficiato real
decret0°
Col real decreto del 23 marzo 1819 fu confermato l’ enunciato real decreto del 29
settembre 1817 , e fu inoltre prescritto che il privilegio di porto franco si dovesse e
stendere a tutto lo spazio circondato dalle mura della città di Messina, da dover essere
considerato come un ammasso di magazzini ( art. 71 ); clic per la immessione delle
merci e derrate in quel porto franco si dovessero gl‘ imnrctte_nti uniformare, per le di
chiarazioni e pe‘manil'esti , alle disposizioni contenute nelle instruzioni del 1784, di cui
si trovano i modelli annessi al citato real decreto del 23 marzo 1819 ( art._7o ) ;
che i capitani, marinari, proprietari e raccommulnùnj delle mercanzia pervenienti in
' tal porto franco fussero esenti dall’ obbligo di presentare agl‘ impiegati delle dogane le
spedizioni di pervenienza , salvo ciocclrè si trova stabilito nel real decreto del 1 set
tembre 1817 relativamente alle derrate e meroamie pervsnienti dalla Sicilia citeriore
( art. 74 ),ed eccetto i generi indigeni che potessero pervenirvi dalle dogane di 51.
cilia ( art. 146 ): '
Che dovesse esser libera e non soggetta a verun dazio, ad eccezione, nel solo caso
che i generi fussero dichiarati pel consnî .o della città , dell’uno per 100 per diritto
di stallaggio (gabella che si paga per fermarsi colla nave in porto), la immessione in
Messina, non solo per‘mare , ma anche per terra, di ogni genere di merci e derrate, s‘1
estere che nazionali,eccettuati i sali pervenienti dall'estero;e chelibere dovessero essere
tutte le specie di contrattazioni commerciali ( art. 75, 76, 77 e 171 a 173 );
Che i generi-che da una dogana di Sicilia volessero destinarsi pel porto franco ,
dovessero pagare nella dogana di partenza il solo dritto di dogana , coll’ obbligo di
‘esibirsi, in un termine in ragione delle distanze, un certificato dell‘ arrivo de’_generi
nel porto franco ( art. 143 e 144); che i generi indigeni ’che s’ introducesserq in
Messina per la via di terra vi si dovessero liberamenteyimmettere senza ve_run paga
mento di dazio , eccetto quello delle gabelle civiche, qualora se ne volesse fare il con
sumo in città (art. 161 e 163'
Che la durata del beneficio del porto franco dovesse essere illimitata , potendo
si ivi tenere, per quel tempo che piacerà a’proprietarj , tutte le mercanzie im
messe (art. 79 ), eccettuat’i commestibili che non potendo esser conservati per
lungo tempo , si dovessero intendere consumati dopo 1‘ elasso di due anni, salvo però
ad ottenere una proroga dall’intendeute , dopo essersi questi convinto dello stato di
essi ( art. 79 ); che i generi esteri che dal porto franco si Volessero riesportue per
1' estero , previe le debite licenze da ottenersi dagli estrattori, non dovessero sog
giacere a verun pagamento di diritto ( art. 83 ); che ove tali generi si volessero
estrarre per consumo della Sicilia, dovessero essere sottoposti al pagamento di tutt’i
dazi d‘importazione nel luogo della destinazione, in quel modo che lo sarebbero pagati
se fossero immessi direttamente dall’ estero, meno però il 15 per tuo , onde vie più

‘-_
""‘_'-”‘°’” "’«MMT ’Ar
,._ m .
Trr. I. de’Commercianti. _ 141
favorire il commercio di Messina art. 977 e 98 Che se si destinassero per la Sici.
lia citeriore dovessero godere su‘ dgzj d‘ importazione il rilascio del 15 per 100, qua
'lora s’introducessero in una delle dogane d’immessione delle tre calabrie-; del 10 , in una
delle dette dogane delle altre provincie postes_ul Ionio e still’ adriatico; del 5, nella
dogane d'immessione delle provincie sul Mediterraneo , e dell’uno , qualora s’inimettes
sera nella gran dogana thapoli ( art. 133
_ Che i generi indigeni immessiin porto franco per la via di mare, volendosi asportare nel
l‘estero , dovessero soltanto esser soggetti al pagamento de‘dazj di estraregnazione, giusta
la tariffa in vigore; e che i generi indigeni immessi per la via di terra, fussero soggetti
al pagamento di tutt’i dazi ; ed oltre , in entramb‘ i casi, a quello del dritto della
tratta , ove sia dovuto (art.164 a 166); finalmente che non fussero permesse le estra«"
zioni de‘ tabacchi da Messina per tutt’i luoghi del regno‘delle due Sicilie, se non ai
soli padroni de’ bastiment_i , i quali prescntassero i contratti passati coll’amministra
zione generale de' dazi indiretti.
Da tutto ciò siegùe, ‘
1.’ Che il Porto franco "in generale è quello in cui i mercanti di tutte le nazioni
possono immettere le loro merci, venderle, e da cui possono ritirarle, senza limitazione
di tempo, e senza pagamento alcuno di diritto di entrata odi uscita , salvo le parti
colari restrizioni , che per maggiore utilità del commercio si crede da’ Sovrani di ap
portarvi. "
2. Che la Scala fran_ca è quel porto nel quale si possono scaricare le merci , e
da cui, in un tempo limitato, possono riasportarsi nell’ estero , Senza pagamento di
dazio alcuno, eccettuato quello calcolato sul peso de' colli
3. Che finalmente il Deposito consiste nel pagare tutt’i dazi con dilazione.

(1) «Le merci che entrate da un confine dello Stato escono dall’ altro, non tur
bano il movimento delle produzioni nazionali; quindi sembra a prima vista che il
_ commercio di transito dovrebbe andare esente da dazio. Egli ofli‘e altronde occasione
di guadagno 1.° ai proprietarj de’ magazzini e delle case , a.° ai venditori d’ ogni
oggetto di consumo , 3.° allo Stato che esige un’imposta sn’ consumi. Da ciò risulta
che si debbano torre tutti gli ostacoli che si oppongono alla celerità ed economia dei
transiti. Infatti i mercanti che tutto assoggettano a calcolo , cercano e ritrovano pre
sto altre. strade per ispedirvi le loro merci, da che le prime che praticavano si
rendono troppo dispendiose; e certo essi non pagherebbero il gravosissimo dazio che
il Re di Danimarca esige allo stretto del Sund , se potessero scendere al Ballico per
altre strade. In onta di questi riflessi il commercio di transito deve pagare un da.
I42 LIB. I. del Commercio in generale.
sia in comfienso , 1.° delle strade ch’egli consuma , e che sono mantenute dalla Sm
to; 2.° della jbrza armala che voglia per procurargli sicur_ezm. Da ciò risulta che
il dazio di transito non debb‘essere calcolato che sul peso de’ colli » GIOIA, nuovo
Prospetlo delle scienze economiche , vol. 5 pag. 218.7

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\_-_L ”’"'Î \>-m1-szt :.JAWJW»M.V' N-s,vl_" ‘ T E ‘


GIURISPRUDENZA ,

DECISIONI DI SUPREMI MAGISTRATI

RELATIVE

AL LIB. I, T1T. 1,
DI!

CODICE DI COMMERCIO.
a
. r45
PREFAZIO‘JVE

DEL

COMPILATÙRE.

‘ t

Non vi potrà mai essere uom saggio da mettere in dubbio , che


le cose costantemente in modo uniforme giudicate , constituiscano la
verità giudiziària (a); poiché non potendo alcun legislatore provve
dere, colle sue leggi . a tutt’i casi possibili nello stato civile_(b) ,\
deve il magistrato ed il giureconsulto di necessità estendere la dispo_
sizione della legge su di un caso, ad un altro in cui laflzgione ister
sa di tal legge possa applicarsi. Lo disse l’oratorfilosqfo di Roma
Talvolta avviene che la disposizione della legge, benché generale,
non possa applicarsi a tutt’i casi che apparentemente vi sembrano
compresi, e ciò allorché la ragione manifesta ed adeguata di tal leg
ge generale non è adattabile al caso che in apparenza sembra- esservi
subordinato , e propriamente quando tale ampliativa applicazione da
rebbe luogo ad una ingiustizia ((1). Quindi non si deve giudicar dello
spirito della legge, se non dopo averla interamente messa ad esame;
mentre da ciocchè vi precede , e da quel che vi sussiegue spesse volte
il vero di lei significato risulta (e). Deve adoperarsi quella interpetra
zione che è esente da ogni vizio, ed è più atta a rilevar il vantaggio della

(a) L. 38,fl‘. de legib.


(b) L. 12 , l. l3,flÌ de legib.
(e) Quod in re pari valet , valeat in hoc , quae par est. . ’. . Valeat aequitas ,
quae paribus in causis paria. jura desiderat. CICERONE in topicis n. 22.
(d) Vor’r , pandect. lit. de legib. , n. 20. Zoemis, ad pandecta: lit. de legib.
n. 66. VINN1US lib. | , select. quae5t. , cap. 2, post med. '
(e) L. 24 ,fl'. de legib.
L. T. I. 19
146 PnerAzronrz.
di lei ragione ,' e più corwene'vole alla mente del, legislatore (a). È
ad evitarsi la interpetrazione che da’giureconsulti si dice calunnio
sa (b). Fa d’uopo sfuggir quella, per mezzo della quale lo spirito della
legge‘rimarrebbe circonvenuto; col verificarsi che si farebbe ciocche
la legge non volle che si facesse , sèbbene espressamente non lo vie
ti Coine ancor quella che rendesse inutile la legge , a niun caso
applicabile, ed in conseguenza priva. di effi’ètto (d); o qualora stabilita
in fàvor di taluno si rivolgesse in di lui dispendio e lesione (e). Non
si deve desumere la interpetrazione da quelle cose che , per singolar
diritto, o per una certa necessità , in taluni casi soltanto, si trovano
stabilite (i) ; o per errore introdotte Ne altrimenti può recedersi
dal proprio significato delle parole della legge , che quando è mani-r
festo che lo abbia il legislatorevò1uto (la); e nel dubbio è necessa
rio attenersi alle parole della legge (i). Si potrà rilevare che il legisla-.
tare si sia voluto allontanare dalproprio significato de’ vocaboli, tanto
dalle antecedenti e susseguenti parole della legge, dal preambolo ,._
dall’ epilogo , e da cose simili, quanto dalla ragione della legge che
1’ è soggiunta , come ancora da ciò, che le di lei parole adottate nel
proprio senso, involgessero assurdo , impossibilità , vizio o significato
non applicabile alla cosa di cui si. tratta Finalmente sovente av
viene che mercè la combinazione di diverse disposizioni di legge, spar°
se in varj luoghi fra se lontani, del codice legislativo , risulta ne

(a) L. 19 ,fl'. de legib.; l. 67 , l. 96,fl‘. de reg. juris.


(b) L. pen.,fl‘. ad exhibendum.
' (c) L. 29'; l. 30 , de legib.; l. v5, C. de legib.
(d) Arg. l. a ult.î ad Municipalem. Frane. Sarmientus select- interprqu
lib. 1, cap. 12, n. 8.
(e) L. 6, C. de legib.; l. 25 ,fl'. de legib.
I. 14 ,_fll de legib.,; l. 162,f_fi de reg. juris.
(g) L. 39 ,ff. de legib. -
(h) Arg. l. 69 de legatis 3.
(i) Ulpinnus l. 1 ; l. zo,ff- de canali. del.
(k) Voel ,-pandect. lit. de legib. in _fin._
Pnnrs'zxoxw2; ' 147
cessariamente una verità giudiziaria (a); nel modo istesso che dalla
combinazione di varj dati conosciuti, nella scienza analitica, di ne
cessità risulta il valore delle cose incognite. Queste son le presun-’
zioni che i giurisperiti chiamano jurìs , o juris et de jure, se ven
gono operate dalla legge; o homînis, se ànno origine dall’uomo. In
tanto quantunque si trovi prescritto che legibus non excmplis debbasi
giudicare, pure per tali disposizioni è solamente vietato al giudice, ed
al giureconsulto di seguire gli esempi non rite formati (b) , cioè non
fondati sulla ragione della legge, non dovendosi mai un cattivo esempio
aver per norma; ed inoltre la serie de’ giudicati à forza di legge
Tali sono i principi ragionevolmente adottati da’ magistrati nelle
cose costantemente , ed in modo uniforme giudicate , dietro i precetti
della ragion civile. Chi potrà mai in conseguenza negar la utilità
somma che ridonda dallo studio delle decisioni de’ tribunali supremi,
sugli esposti diversi princin fondate, e che formano la genealogia
di tutte le regole giudiziarie?
Fu perciò che il dotto giurecqnsulto della Francia, G. B. Sirey_,
volle, e ben seppe riunire le decisioni di quelle corti, e quindi,
onde vie più renderne prqfittevole la lettura , ne riordinò le massime
e die‘ in tal modo il compimento al grande edifizio della giurispru
danza da lui eretto.
Di tali decisioni, quelle che riguardano il codice di commercio,
rese italiane , scevre di tutto ciocche‘ ci è estraneo , ed unite alle de
cisioni delle nostre Corti, forman parte di questo comentario, di se
guito alla discussione di ciascun titolo del codice.

(21) Art. 1303 leg. cz'v. ’


(b) L. n , de q/fic. praesidis, L. 13, C. de sentent. et interlecut.
L. 33 ,ff. de legib. GROENEWEGEN, ad l. ult. , Cod. de legib.
!
GIURISPRUDENZA
DEL

CODICE DI COMMERCIO;

OVVERO

DECISIONI E DISPOSIZIONI

INTERPETRATIVB, MODIFICA'I'XVE , ED APPLICATIVB.

-qmmt:wwo=>

DECISIONIB DISPOSIZIONI GENERALI.

N.° r.

Motivi delle leggi che compongorio il codice di commercio (5... 7.2.607).

a.

Il 'codice di commercio è messo in esecuzione in Francia dal 1 gen


najo 1808 a’ termini della legge del 15 settembre 1807. (S... a. 634).

3.

Allorché fu discusso nel consiglio di stato , in Francia, l’art. 115


del codice di commercio ( H4 log. di eccez. ), si trattò la quistione ge’
nerale, se conveniva di togliere ne’tempi a venire, per mezzo degli avvisi
di esso consiglio , i dubbi che le leggi potevano far nascere.

l..
1 50 Decrsiom GENERALI.
Fu osservato che tali quistioni appartengono più alla giurisprudenza
che alla legislazione. Si aggiunse che bisognava lasciar procedere a’ tri
bunali; che se si fermasse una falsa giurisprudenza , la corte di cassazio
ne, la rettificarebbc; che sol quando il sentimento di questa corte non è
ammesso da tutte le corti reali, vi èluogo a ricorrere alconsiglio di stato.
Questa opinione è stata adottata ed à dato] motivo al seguente avviso
del 22 novembre 18:1.
Il consiglio di stato, che dietro il rimando ordinato dal gover
no, à inteso il rapporto della sezione dell’interno su quello del
ministro di tal dipartimento , tendente a provocnr la interpetrazione
di alcuni articoli del codice di commercio;
Vista la legge del 16 settembre 1807, relativa al modo aseguir.vi
per la. interpetrazion delle leggi; '
È di avviso che non vi è luogo , nello stato attuale delle cose ,
ad interpetrar gli articoli del codice di Commercio indicati dal min i<
stra dell‘ interno; ma che i tribunali di commercio debbano giudicar
le’ quislioni particolari che si presentano , secondo la loro convinzione
giusta i termini alo spirito del codice , ed in caso di sileenzio in esso,
giusta il diritto comune e gli usi del commercio; salvo l’applicazion
della citata legge del ‘16 settembre 1807 , ne’ casi Prevedutivi (a).

(a) Nel regno delle due Sicilie viè luogo ad interpelrazion di legge a‘ termini del
l’art. 131 della legge organica dell‘ordine giudiziario del 29 maggio 1817, così concepito :
Vi sarà luogo ad interpretazione di legge , allorché la corte suprema di giu
'stixia annullerà due decisioni, o sentenze in ultima istanza pronunziate sul medu
simo afl'are tra le parti medesime , e che aieno state impugnate co’ medesimi Motivi.
Questa interpretazione sarà data nelle forme prescritte dall’ articolo a della no
stra legge del 24 marzo 1817.
Questd interpretazione potrà essere dimandata dalla corte suprema di giustizia
prima di preferire la seconda decisione. Allorché la corte suprema non l‘ avrà di"
n_;andatu , essa dovrà rendere la seconda decisione 0 camere riunite. In. questo caso
sarà nelle facoltà del nostro segretario di stato ministro di grazia e giustizia di
presedt‘re alla mantovala corte suprema. Se ciò non ostante , una terza decisione I
o sentenza in ultima istanza, uniforme alle due annullate, fosse impugnata con ricor
Decrsrom GENERALI. 1 5 I.

4." ‘.
Le disposizioni del codice civile formano il diritlo comune per
le convenzioni fatte in materia di commercio , e non regolate da ili-.
sposizioni speciali. _ >
C. A. di Rouen. n dicembre 1806 ( S... 7. a. 10).
Jvecfezc e @ouddazì %oweigaiy.

A -29. marzo 1806 Leclerc e Poussard mercanti commissiouarj diRouen


comprarono per commissi0ne dal Sig.Bouligny pezze di Siamesi (nankin) ,
per lo prezzo di franchi 1296 pagate nell’atto della compera. Essi non
ebbero la precauzione di verificar lo stato delle pezze; e solo si conten
tarono di ritenerne una mostra. Queste pezze essendo loro pervenute ,
verificarono clx’eran macchiate di maniera, che lo spaccio n’era dillicilissi
mo. Due giorni dopo aver ricevuto il nankin , essi citaro_no il venditore
per sentir giudicare ch’ egli era tenuto a ripigliarsi le dette Pezze a’ ter
mini degli articoli 1641 , 1643 , e 1644 del codice civile( 1487 , 1489 ,
e 1490 leg. civ.
Il venditore rispose che le macchie erano di poca considerazione , e che
bastava una leggiera indennizzazione.
Un commissario nominato dal tribunale di commercio opinò di esser
sufficiente d’indennizzar i compratori.
Il tribunale di commercio rifiutò di annullar la vendita , ma accor
d‘o a’comperatori una indennità di 20 franchi per ciascuna pezza di nankin.

so presso la corte suprema , l‘interpretazione della legge sarà di pieno dritto. La


corte suprema di giustizia 0 camere riunite dichiarerà esservi luogo ad interpreta
zione , e ne farà un rapporto ragionato al nostro segretario di stato ministro di
grazia e giustizia.
L‘ art. 2 della legge del 24 marzo 1817 , è concepito così:
La forma stabilita pe'decreli avrà luogo in funi quei casi, ne’ quali deter
minei‘emo il modo di esecuzione delle leggi, (’ applicazione 0 lo sviluppo de’ princi1
pj fissati nelle medesime.
152 chzsxom casemu.
I comperatori le Clerc e Poussard appellarono alla corte di appello
di Roucn, sostenendo che nel caso di vizi nascosti nelle mercanzie vi è
essenzialmente luogo alla rescission della vendita; che se il venditore non
fosSe tenuto in tal caso che ad una indennità , vi sarebbe una ricompensa
per la mala fede; che il comparatore solo avea 1’. alternativa odi resti
.tuir la mercanzia odi ritenersela, mercè una diminuzione sul prezzo. Essi
si fondavano a tal riguardo sull’ art. 1644 del codice civile ( art. 1490
leg. civ. -
Il procuratore generale presso quella corte di appello era di parere
che detto articolo non constituisce regola pe' tribunali di commercio; che
in mancanza di regola commerciale , faceva d’ uopo giudicar secondo la equi
tà; che il tribunal di commercio sembrava, merce la sua sentenza , aver
soddisfatto alla equità , con accordare solamente una indennità a’compera
tori di quella mercanzia.

ARRESTO.

La corte di appello di Roucn, visto che è di uso notorio nel comu


ne di Roucn che la compera delle pezze di nankin si-esegue per mezzo
di mercanti commissionarj colla ispezione delle medesime , e senza verifi
carne l’interno , la cui verifica non si fa che in tempo della loro misura;
Considerando ch’è stato giudicato tra le parti litigantiche vi sareb
be luogo alla dimanda di essi comperatori appellanti, se le pezze di mer
canzie contenessero vizi interni; '
Visto gli articoli 1641 , 1643 , e 1644 del codice civile, che è la
legge. applicabilissima , ed anche sola applicabile alle materie di com
mercio , quando trattasi del principio e della essenza medesimadelle
convenzioni ; .
Dichiaro di essersi mal giudicato dal tribunale di commercio , e ri
formando, condannò il signor Bouligny venditore a ripigliarsi le mer
canzie delle quali si trattava , ed a restituire , anche con arresto perso
male, a’ signori Leclerc e Poussard , la somma che i medesimi gli avean
pagata'per lo prezzo delle suddette mercanzia.
Dacrsrom GENERALI. 153

5.

In materia di convenzioni o di pruove ad esse relative, il codice


civile è legge per le materie di commercio non regolate da disposi.
zioni speciali( cod. civ. art. 1341 ) ( leg. veiv. art. 1295. )
C. G. F. 5. febbraio 1812. Cass. ( S... 12. I. 228 )

]4acco Jvevi @. autouio ’(Ùfzi‘cli.

A’ 22 febbraio 1808 , sequestro di terzo ad istanza dell’Ebreo Isacco


Levi, nelle mani di Filippo Schmman, in pregiudizio di Antonio Ulri
ch; per una somma di 700 franchi di capitale e di franchi 1135-50 (1’ inta
ressi, dovutiin in forza di lettera di cambio; seguito da condanna come
merciale del 27 fiorile anno 13.
Antonio Ulrich sostiene non aver ricevuto che 600 franchi. Soprah
tutto , allega un pagamento , e ne offre la pruova testimom'ale.
11. Dicembre 1809, - Sentenza del tribunale civile di Savcrna che »
dietro la pruova fatta, dichiara Ulrich liberato.
Ricorso in cassazione dalla parte dell’ Ebreo Isacco Levi, per con
travvenzione all’articolo 1341 del cod. civ. (1295 leg. dv.) , Olle P1‘0Ì
bisce la pruova ,lestimouiale , in materia di convenzioni. al di SOPI‘a di
150 lire. L'attore conveniva che il citato art. 1341 era suscettibile di €060
zione per le leggi relative alle materie di commerc50; ma SOSÌGHGV3 “011
esservi eècezione chein materia di società in participazione (art. 49 cod.
com.) (art. 58 leg. di eccez.), ed in materia di compra e vendita ( art.
109 cod. com. ) ( art. 108 leg. di eccez. )
D’ altronde egli non conveniva in niun modo che la materia fusse
commerciale; pretendeva che l’azione di pagare un debito , risultante da
una condanna , nulla a di commerciale; e faceva osservare che la conte
stazione era surta per causa di un sequestro presso terzo (materia civile)
e ch’ essa era- stata portata innanzi ad un tribunale civile. '
L. T. I. ' 20'
154 Dacxsxom GENERALI.
Il reo sosteneva, in fatto, che si trattava di materia commerciale, ed
in diritto, che in tal caso la pruova testimoniale era ammissibile , secon
dochè i giudici la trovavano convenevole ( spirito del cod. di com. di
Locrè , sull’ art. 109 ) ( 108 leg. di cccez. Egli si fondava su di
un arresto della corte di cassazione in data del 19 giugno 1810 il quale
il consacrato il principio in questi termini : » Attesocbè si tratta di af
» fari di commercio, e che a’ termini dell’art. 1341 cod. civ. ( 1295
» leg. civ. ) e dell‘ articolo 109 cod. com. 108 leg. di eccez. ), la
» pruova testimoniale del pagamento di cui si tratta è ammissibile ».
Il Sig. Daniels , avvocato generale, il opinato che 1’ affare presenta
va un doppio punto di veduta , in quanto alla lettera di cambio , ed in
quanto alla sentenza di condanna. _La pruova testimoniale di soddisfazio
ne gli sarebbe sembrata ammissibile contro il titolo convenzionale. Essa.
gli è parsa inammissibile contro il titolo giudiziario.
Poiché l’attore , dicea l’avvocato generale , à voluto egli stesso ri
sguardare i suoi rapporti col signor Ulriclx , come il risultato di un’ af
fare di commercio; poichè egli non gli in prestato il suo danaro che a
causa di una lettera di cambio tratta di piazza in piazza; poiché 10 à
citato davanti al tribunale di commercio di Strasbourg ; poiché lo a fatto
condannar con arresto personale il quarto giorno dopo la soscrizione del
la tratta, che non era pagabile che a tre mesi data , non ne seguirebbc
egli che 1’ altare deve egualmente considerar il suo avversario come nego
ziante, allorché si tratta di benefici annessi a siffatta qualità , e di essere
ammesso a provar per mezzo di testimoni ciocclrè non si può stabilire per‘
mezzo di titoli?
Or Danty , trattato della pruova per mezzo di testimoni, cap. 24 ,
S. 746, ammette per prinupìo che, innanzi a’ tribunali di commercio,
e fra mercanti, la pruova lestimoniale può essere ammessa , quando an
' che si tratta di compensazione e di pagamento. Tutt’i giorni, egli dice,
i mercanti si liberano verbalmente , o per inezzo della sola cancellaturzi
fatta sul di loro libro di conti. L’ autore delle addizioni sopra Danty ,
cap. 24 , 10, ammette il medesimo principio. Egli esige una prua
va per iscritto, se ciò non è fra mercanti, tra’ quali l’uso è di far questo
u
DECISIONI GENERALI . I 5‘
specie di discarichi e di compensazioni verbalmente , o cancellando su.
i di loro registri reciprocamente ciò ch’ essi si debbono, dopo' aver fat
t’i conti insieme.
-Ma i motivi di buona fede e di confidanza reciproca tra‘ mercanti
che àn fatto ammettere questa eccezione in 101‘ favore da’tribunali di com.
mercio, sono essi ancora applicabili, dietro la sentenza dillinitiva che con
danna una delle parti ? Può essa provar per testimoni di aver sodisfatto
al giudicato, allorché il suo avversario conserva ancora il titolo e la
spedizione-della sentenza ? I
La ordinanza del 1667 à solamente dichiarato che la intenzione del
legislatore non era punto di derogar a ciocche si osserva nella giustizia
de’ giudici e consoli de’ mercanti; e l’art. 134:. del codice civile ( 1295
leg. civ.) null’ aggiunge a questa disposizione , nel dichiarar che deve
esser formato atto innanzi notai , o sotto firma privata , di tutte le cose
che accedono la somma od il valore di 150 lire; il tutto senza pregiudi
zio di ciocchè è prescritto nelle leggi relative al commercio.
Fa dunque d’ u0Po , mi sembra , che si tratti di un’ affare che , di
sua natura, sia della competenza de’ tribunali di commercio , perchè la
pruovzr testimoniale sia ammissibile.
Or, i tribunali di commercio non giudicano giammai della (esecuzione
delle Idro sentenze; tutte le contestazioni che ne risultano appartengono
esclusivamente a’ tribunali ordinarj. L’ affare è dunque interamente civile,
quando si tratta di sapere se la parte condannata à- soddisfatto alla scn«
lenza , e la pruova testimoniale de’ pagamenti che si pretende di essere
stati fatti dopo la sentenza di un tribunale di commercio,non è più am
missibile.
Se voi ammettete questo principio , Signori, vi sarà luogo a cassar
la sentenza interlocutoria; e per conseguenza la sentenza dillinitiva per
controvvenzione all’art. 1341 del cod. civ. ( 1295 lcg. civ. )
\
156 Dacrsrom GENERALI.

Annesro.

La corte; visto l’art. 1341 del_cod. civ


E considerando che il citato articolo, nello stabilir che dev’essere formato
atto innanzi notai, o sotto firma privata, di tutte le . cose che eccede
no la somma od il valore di 150 franchi, esclude necessariamente la pro
Va testimoniale delle cose eccedenti la detta somma; d’ onde risulta che il
tribunale di Saverne , nel permettere per mezzo della indicata sentenza
ad Antonio Ulrich , di provar per testimoni i pagamenti da lui dedotti,
posteriori alla sentenza del tribunale di commercio di Strasbourg , in una
specie ove il credito era di 700 franchi di capitale , oltre gl’ interessi, e
dove si tratta di diversi pagamenti , ascendent’in uno a franchi 813. 50 ,
è pur troppo violato 1’ art. 134: del cod. civ. ( 1195 leg. civ. ): oas
sa cc.

6.

Un lzrresto che di deciso una quistione di società di commercio


ne’termini del diritto comune, senza che avesse esatto la pruova dell'uso
del co)mmcrcio,deve esser cassato, se fa violato il dritto comune; ancor
chè innanzi alla corte regolatrice , le parti convenute producano pare
ri od altre pruovc di uso contrarie al diritto comune.
In materia di mandato di socio le leggi romane ed il codice ci
vile formano il diritto comune, se non vi è uso contrario (1873 cod.
civ.) ( 1745 leg. civ. ) '
C. G. F. 15 gennaio 1812. Cass. ( S... 12. r. 115. ).
DECISIONI GENERALI. _ 157

decouìogeuito Baiugueui’ot, Jvefaiìiez

e Mielie8 Primogeuite.

L’afl'are di cui ora rendiam conto è di un grande interesse per lo


commercio.
La decisione alla quale esso il dato luogo è tanto più rimarcabile ,
quantochè da una parte è stata dettata dalla forza de’ principi , e dal
1’ altra è stata. pronunziata su di} una quistione che non era stata ancora
trattata , _
Nel mese di termidoro anno 5, i signori Michel fratelli, allora so
cii , preslarono in due volte al signor Hainguerlot franchi 350000 , da chi
essi riceverono in pegno 238000 franchi di rendita sullo stato , ed il tra-,
sferimento ne fu fatto a lor profitto.
Alla scadenza de’ biglietti che il signor Hainguerlot avea sottoscritti,
isignori Michel gli scrissero che i pagamenti ch’ essi doveano fare , met
tendoli nella necessità di pr_occurarsi il ricuperamento de’loro fondi , essi
andavano a vendere le rendite.
Una piccola' porzione fu presto venduta: le vendite si continuarono
successivamente. Il signor Hainguerlot ne fu avvisato : Una di questo
vendite venne effettuata per mezzo di suo procuratore.
Dopo la vendita quasi totale' delle rendite , i signori Mieler invia
rono il di loro conto al signor Hainguerlot; dopo il quale, essi non ave
vano più che una iscrizione di circa 6500 franchi , che tenevano a di
lui disposizione.
Ninna risposta del signor Haînguerlot alle diverse lettere che gli san
dirette; e cinque anni trascorrono nel silenzio.
Il 5 piovoso anno 10 la società de’ fratelli Michel è sciolta. La mag
gior parte de’ valori componenti il suo attivo è divisa. Il resto è abban
donato al signor Michel primogenito a for_‘/Zzit ( a di lui guadagno o
rischio) , col peso di pagare tutto ciò cli’ era dovuto dalla società , e di
I 53 ‘ DECISIONI GENERALI.
far cessare ogni reclamo con0sciuto per mezzo di suitto ; in conseguenza
il signor Michel primogenito è nominato liquidatore (a).
Il 1 frimajo anno _11 , il signor Hainguerlot fè offerta reale a'si
‘gnori Mieler de’ 350000 franchi che gli erano stati prestati, e li citò a
rimetterin le sue rendite. Queste offerte furono fatte separatamente a cia
scuno de‘duc fratelli Michel , che le rifiutarono.
Il 25 pratile , citazione in conciliazione.
Micbcl secoml0genito dichiara che questo affare non lo riguarda; che
è Michel primogenito che vi deve rispondere , essendo liquidatore della casa.
Citazione separata a’ due fratelli.
Il 20 marzo 1806, Michel primogenito ed Hainguel‘lot Sottoscri
vono un compromesso , e sottomettono questo affare al giudizio degli ar
bitri. Mieler primogenito dichiara ch’ egli agisce , tanto in suo nome per.
sonale , che come liquidatore della casa conosciuta sotto l’antica ragione
di Mieler fratelli.
Michel secondogenito non sottoscrive il compromesso , e ne‘ anche è
invitato ad apporre la sua sottoscrizione;
Gli arbitri san di diversa opinione. Uno è di avviso che il signor
Iiainguerlot non poteva nè essere ammesso , ne erano fondat‘ i suoi recla
mi. L’ altro opina al contrario , ch’ egli era rimasto proprietario del suo
pegno; che la vendita non era stata regolarmente fatta, e cheì prestatori
cran tenuti di restituirlo in natura , od in valore al corso attuale.
Un terzo arbitro è nominato; egli delibera solo e senza la partici
pazione degli altri due arbitri.
Atteso l’ aumento considerabile che si era operato nel valore degli
effetti dat’ in pegno nell’anno 5 , il terzo arbitro pronunzia contro i due
fratelli Micbel condanne solidarie , ascendenti ad un r,4oo,o_oo franchi.
Opposizione alla ordinanza di excgualur , e dimanda per nullità della
sentenza dell’ arbitro. ' ’

(a) Nel codice di commercio la parola liquidaleur è stato tradotto stralciario,


o sia incaricato di terminar per mezzo di liquidazione gli afl‘ari commerciali, ed
e" pure lo stesso termine stralciario usato nelle leggi di eccezione.
Dactsronr GENERALI. 1 99
Il signor Michel secondogenito si fonda principalmente su ciò che,
per rapporto a lui, gli arbitri erano senza carattere e senza poteri ; per
chò egli non avea sottoscritto il compromesso , e che la qualità di liqui
datore non accordava a suo iratello il diritto di compromettere a nome
del di lui commettente.
I due fratelli invocano in seguito in comune la disposizion della leg- -
ge del 28 termiddro anno 5 , e gli articoli 1018 , e 1028 del codice di
procedura civile (1094, 1104 leggi di proced.) che vietano al terzo arbitro di
giudicar solo e senza il concorso degli arbitri che ànno pronu_miate opi
nioni diverse.
II di n febbraio 1809 , sentenza del tribunale civile di prima istan
za del Dipartimento della Senna che annulla la sentenza dell’arbitro.
Ma il IO agosto, arresto, in contradittorio, della corte di appello di
Parigi che riforma questo giudicato , e_sostiene la sentenza dell’arbitro.
Il motivo di questo arresto , relativamente al Sig. Michel secondo
gcnito in particolare, è » che in materia di società generale, il so
» cio amministratore à la libera disposizione del fondo sociale , e può le
» gar isuoi socii per mezzo di ogni specie di obbligazione , ciocchò
u comprende il potere di compromettere.
» Che dopo lo scioglimento della società , questo potere si continua
» nella di lui persona , per tutti gli affari non terminati; e non solo non
V > soffre diminuzione, ma riceve un accrescimento notabile , e si esercita
vV dal detto socio nella sua integrità ed in tutta'la di lui pienezza,
V > allorché esso è rivestito della qualità di liquidatore n.
Dietro questo arresto si presenta il Sig. Lelaidier per accoglierne il
beneficio e per ottenerne la esacuzione in qualità di cessionario del Sig.
Hainguerlot. La sua comparsa dà luogo a divers’incidenti che determina
rono tre altri arresti; se n’ è specialmente reso uno sopra ritrattazione.
Il Sig. Miehel secondogenito è ricorso in cassazi0ne contro tutti tali
arresti; ma il suo ricorso è stato principalmente diretto contro l' arresto
del 10 agosto 1809: il mezzo di cassazione invocato contro questo arresto,
era preso da ciò che dietro i principi in materia di mandato , il sig. Micl1el
primogenito suo fratello non avea avuto il diritto come liquidatore , ed in
160 Decrsrour GENERAM.
questa qualità, come mandatario della loro antica società, di compromettere
per lui Sulla domanda del sig. Hainguerlot. (Questa proposizione sarà ulterior
mente dimostrata nel render conto della replica, e confutazione delle ri
sposte della parte convenuta
Nell’interesse di Hainguerlot, si è questi ristretto a’motivi adottati dalla
corte di appello , ed in cercato giustificar l’arresto impugnato , per mezzo
de’pareri delle piazze di Parigi, di Bordò , di Lione , di Rouen , e di
Marsiglia , attestanti uniformemente che il liquidatore di una società di
commercio avea il potere di compromettere. La corte di appello , Hain
g11erlot diceva , à fatto quel che essa il dovuto fare, poggiandosi su questo
doppio principio ;
r.° Che in materia di società generale: il socio generale avea 1’ as.
soluta disp05izione del fondo sociale; ch’egli poteva obbligare i suoi socii
per mezzo di ogni specie di obbligazione, ciocchè comprendeva. il potere
di compromettere.
' 2.° Che dopo lo scioglimento della società , tutt’ i poteri del socio
amministratore si continuavano nella persona del socio liquidatore.
La ragione n’è che una società è un essere morale , che non poten
do agir da se medesima, è forzata di delegar tutt’i suoi diritti ad uno o
più amministratori.
' Senza dubbio la società à da se stessa il diritto ed il potere di com
promettere. Se la società può compromettere , il socio amministratore
lo può ugualmente, poichè egli è investito della universalità dc’di lui pote
ri. Da questa prima conseguenza , ne deriva fune seconda non meno cer

ta, cioè che il socio amministratore divenuto liquidatore non prova al


cuna alterazione, modificazione alcuna ne’poteri di cui egli era da principio
investito. Il mandato,in virtù del quale egli agisce per liquidare, è sempre
lo stesso: esso è interamente così generale come all’intutto indefinito.
Ciò non può ancora essere altrimenti in faccia a’ terzi, perchè gli atti
fatti fra’ socii , non possono cangiar la condizione di coloro che non
vi ànno participato. I diritti de’terzi , i di loro rapporti colla società in
tiera , 0 co’ suoi membri amministratori, rimangono sempre i medesimi
dopo , come prima dello scioglimento della società. Ciò deve intendersi
Dncrsmm GENERALI. I 6 1'.
non solamente de’ diritti in se stessi, ma ancora del di loro esercizio.
Prima dello scioglimento della società, il terzo aveva nel socio am
ministratore un contraddittore legittimo per difendersi contro l’azione in
tentata , ed all’uopo per far transazione e per compromettere. Far tran
sazione! compromettere! mezzi sempre favorevoli a terminar le centesta
zioni all’ amichevole.
Se dunque nulla à alterato i diritti dc’ terzi , essi debbono neces
sariamente trovar questo medesimo c0ntraddittore, ed i poteri medesimi
nella persona del socio liquidatore. D’ altronde , nulla si precisa , non
s’ indica alcuna legge, le cui disposizioni sicho state violate dall’. arresto.
S’ invoca invano il codice civile; esso non fa autorità nella cau
sa ; sia perché la sua pubblicazione è posteriore all’ atto di scioglimento
the-contiene.il mandato , sia perché le materie commerciali non ca
dono pianto sotto l’impero del codice , e perché esse son regolate da
leggi singolari e dall’uso, atermini degli articoli 1107 e 1873 del me‘
desimo- codice , ( 1061 e ry451eg. civ.
Più inutilmente ancora s’invocano le disposizioni delle leggi romane in
materia di mandato ordinario; la loro non applicazione éinteramente anche
evidente: il diritto romano non àmai regolato fra noigli Wri di commercio.
Ma se il signor Michel secondogenito non può valersi di alcuna
legge speciale per fondar il suo ricorso , non è cosi pel signor Lelaidier ,
cessiOnari0 di Hainguerlot ; egli à l’uso in di lui favore , e l’uso tien
luogo di legge in materia commerciale. _
L’uso costante nel commercio è in effetto di considera-r il socio liqui
datore come investito della universalità de’poteri della società, ed in con
seguenza come avente qualità , per far transazione e per compromettere
sugli affari non terminati. Questo uso è solennemente attestato da’ ne
gozianti i più ragguardevoli delle principali città della Francia; non può
esser messo'in dubbio; forma esso adunque un’ ostacolo invincibile all’am
missione del ricorso intentato dal Sign’or Nichel secon’dogenito;
È così che il Signor Chahraud, che arringava pel signor Lelaidier, cessio
nario del signor Hainguerlot, cercava di giustificar l’arresto del ioagost0_l809.
‘ Il sig. DarriCux diceva , pel sia. Michcl secondogenito : Ammettendosi
L. T. I. M
162 Dacrsrom cananiu.
per un momento (ciocche sarà dimostrato essere un’ assurdo manifesto) ,‘
che i poteri del socio amministratore passino al socio liquidatore, qual’ è
la estension de’ poteri del socio amministratore ? La corte di appello à
errato nel determinarli. -
Si , la società , considerata in una maniera astratta, e come essere
morale , non agisce punto ; ma , considerata nulla riunion de’ suoi mem
bri , essa forma un corpo che delibera e che agisce. Tra il corpo sociale
ed isuoi membri , si fa una separazione di diritti e di attribuzioni, rego
lata sulla natura delle cose, e sulla utilità comune. Quindi, è da se stes
sa , ed in qualità di corpo sociale , che la società esercita il diritto di.
sciogliersi, di modificar la sua esistenza, di aumentare , di diminuir il nu
mero’de’suoi membri, di vendere il fondo sociale, di cambiar la sede della
società , ed una moltitudine di altre prerogative. È per mezzo di uno 0
più de’ suoi membri clt’ essa amministra gli affari sociali. In questo sen
so , l‘ amministratore cscrcitante non è che il mandatario di una società,
il portatore di una procura generale. L’ estensione de’ poteri che ri
sultano da questo mandato è determinata dal suo oggetto. Vendere , com
perar mereanzie , contrattar attivamente e passivamente tutti gli obblighi
relativi a tali atti, pagare , ricevere: ecco le attribuzioni del socio am
ministratore..Si estendono esse al potere di compromettere ? No , perché
compromettere .è lo stesso che alienare il dritto della giurisdizione, che
non è elemento dell’amministrazion sociale , nella quale si circonscrive il
mandato.
Tal’è la dottrina di Pothier, trattato del contratto di società, cap.3, S.z.
Egli si esprime in questi termini: »
» Talora, per mezzo del contratto di società, si dà ad uno de’ socii
» l’ amministrazione de’ beni e degli affari della società.
» I socii possono , per questa clausola, dar tali limiti o tal’ c
» slensione, che giudicano a proposito , a questo potere di ammini
» strare ch’ essi accordano ad uno fra loro.
» Questo potere , allorché le parti non si sono spiegate , com
» prende , per rapporto a’ beni ed agli affari della società, quello che suol
» comprendere una pr00ura generale, che una persona da a qualcuno per
Decrsro.vr GENERALI. 1 63
i: amministrare i suoi beni;perchè quello de’ socii, cui si da quest’am
» ministrazione, è come il borsajo generale di questi socii per i beni e
» per gli affari della società.
» Secondo questo. principio , tal potere consiste nel far tutti gli atti
s: e contratti necessari per gli affari della società, come per esempio, di ri
n cevere e di dar quietanze di ciocche è dovuto alla società da’ suoi de
» bitori, di far contro di essi gli atti giudiziari necessari per procurarne
» il pagamento , di pagar ciocche è dovuto a’ creditori_della società; di
» fare i contratti colle persone e cogli operai impiegati per lo servizio
» della società, di far le compere delle cose necessarie per gli all‘ari della
» società, di vendcr le cose dipendenti dalla società che son destinate ad
» esser vendute , e non di altri tifi‘àri.
Più lungi , il medesimo autore aggiugne : » Nelle società , sieno uni
» versali , sieno particolari, la facoltà del socio amministratore non si
» estende sino a poter, senza l’ avviso de’suoi socii , ar transazione sulla
» lite della società , perché ciò eccede ancora il potere di colui che si
» trova munito di procura generale ».
Perciò il socio amministratore non riceve, nella generalità del suo
mandato , il potere di compromettere , ch’ è della medesima natura di quel
le che attribuisce la facoltà di far transazione.
Perciò, nella ipotesi che Michel primogenito, liquidatore, avea tutt’i
diritti di Michel primogenito, amministratore , la sua sottoscrizione al
compromesso non avrebbe obbligato Michel secondogenito suo etc-Socio.
Ma è egli dunque vero che tutl’i suoi diritti ed i poteri del socio
si c0ntinuano nella persona del socio liquidatore? Fa d’ DOPO rammenta?
quelle nozioni volgari sulla cessazion del mandato ?
Esso finisce Col mandante; finisce col mandatario ; finisce colla cosa che
n’è stato l’oggetto. Ove dunque esiste la società, dopo il suo scioglimento?
Ov’ è il socio mandatario, allorchè la società più non esiste? Ov’è l’affare
propriamente sociale, quando non vi è più nè società nè socii ? Infine,
come si‘pcrpetuerà il mandato ? In qual modo servirà esso al mandante,
al mandatario , alla cosa comune?
Ciò non è dunque punto , ciò non può dunque essere, in virtù di
164 Dacrsrom GENERALI.
poteri che il socio amministratore avrebbe ricevuti dalla società, che tra
sformato in liquidatore, egli amministri il seguito degli afl‘arisociali.
E qualunque sia la estensione che si vorrebbe dare a’ poteri del socio
amministratore , nulla se ne potrà concludere pe’ poteri , che apparten
gono al liquidatore.
Al Presente qual’ è la natura , quali sono i limiti de’ poteri del li
guidatore?
Una società di commercio si scioglie; là si arresta, là si tronca il
corso di tutti gli affari attivi.
Non si tratta più, d’allora in poi, che di render liquido ciocclnè non
lo è ancora , di regolare i conti, di pagare i debiti arretrati, di riscuo
tere i crediti, di vendere le mercanzie esistenti, d’intentar le liti innanzi
a’ tribunali , e di sostenervi le ragioni sulle contese che interessano l’an
tica società. Ecco ciocchè compone _uua liquidazione commerciale; ecco
anche l’oggetto del nuovo mandato confidato dalla società ,che si scioglie ,
all’individuo ch’ essa incarica dell’amministrazione, non più degli affari
sociali, ma degli affari comuni.
Che il liquidatore sia scelto fra gli antichi membri della società , o
che questa scelta si fissi su di un estraneo , ciò per nulla cangia la na
tura del mandato. Tutto al più bisognerà considerar 1’ sax-socio liquida
tore come amministratore, comulativamente della sua cosa e di quella dei
suoi cointeressati; ma , sotto quest’ultimo rapporto, esso rimane in tutt’ i
punti simile al mandatario nella cosa altrui.
Or, quali sono i caratteri , quali sono i limiti di questo mandato?
Essoègenemle , si dice; si, ma questa generalità , oltrecbè è spie
gata dall’ oggetto del mandato , è ancora ( presa nel suo significato a
stratto) dillinita dalla legge medesima.
La opinione di Pothier, sul mandato generale dato al socio ammini
stratore, riceve un nuovo grado di forza , applicato al mandato dato al li-"
guidatore; mandato ordinario che , senza di una clausola espressa , non
si estende giammai agli atti di alienazione , e particolarmente al-diritto
di far transazione e di compromettere.
« La procura generale, dice Domat , non. è bastevole per accordar
Decrstom GENERALI. 165
» il potere di far una dimanda per rescissione o per restituzione in in
» tero; perché fa (1’ uopo di un cambiamento di volontà che dev’ essere
2) espressa ; ed essa non basta egualmente perfar transazione ed alienare,
» ma è necessario un potere espresso; percbè far transazione ed alienare ,
» ordinariamente son lo stesso che diminuire i beni, e non vi è che colui
n il quale è il padrone che possa disporne di tal maniera. » Leggi ci
vili, lib. a , lit. 15, sez. 3 n. 11.
Si potrebbero ancora citare Mazuer, Papon , Ranclrin , Duplessis ,
Fabbro , che tutti ànno espresso, su questo punto, un sentimento unifor
me: » sive transigere de alieno jure, dice quest’ultimo nel suo codice,
sive quod transactioniproximum est compromittere, speciali mandato
indiget , nec generale sqflicit ». }
Tali autori non sono punto in questa materia autorità di ragione,
essi non àn fatto che tradurre il precetto delle leggi romane, etali leggi
non ànno esse stesse fatto che dichiarar la natura del contratto , e cioc
chi: appartiene alla sua essenza.
». Mandato generali non continere etiam transactionera » dice la
legge 60 , il. de procurat.
» Procurator totorum bonorum, cui re: administranda‘e mandata‘e
sunt , res domini neque mobiles, neque immobiles , neque 587‘V06‘ sine
speciali domini mandato alienare potes-t n. Leg. 63 , ibid.
Si dirà forse che la proibizione di alienare , di far anche transazione
non comprende rigorosamente quella di compromettere?
Nella folla delle ragioni che si elevano contro questa distinzione , ar'
restiamoci a quella che ci somministra la nostra legge vivente, il codice
civile.
Far transazione equivale ad alienare: questa verità non a bisogno di
prnova. Il mandato generale non dà il diritto di alienare. Per far un at
to di proprietà Qualunque , fa d’ uopo di un mandato espresso. ( cod.
civ. art. 1988) ( leg. civ. , art. 1860).
Se è necessario un mandato speciale per far transazione , lo-è a più
giusto. titolo ancora per compromettere ; poiché il potere di 'far transa
|66 Drcrsrom GENERALI .‘
zione non racchiude punto quello di compromettere (cod civ. art. 1989)
(leg. civ. , art. 1761 ); e la ragione della legge è sensibile.
Nel compromettere , il mandatario dispone de’ diritti del mandante.
Egli fa più ancora; fa dipendere la di lui sorte , non solo dal suo pro
prio giudizio, ma da quello di estranei, alla fede ed a’ lumi de’ quali il
mandante non è inteso rapportarsi. ‘
Egli è dunque certo , tanto per la legislazione antica che per la legge
vivente , che Mieler primogenito, portatore di una procura generale per
liquidare , non a potuto obbligare, per mezzo della sua sottoscrizione al
compromesso , Mieler secondogenito suo antico socio.
E per ultima conseguenza , a’ termini dell’articolo 1028 del codice
di procedura civile ( 1104 leg. di proced. civ. ) , la sentenza dell’ arbitro
cadeva col compromesso che le serviva di base.
La obbiezione presa dall’ interesse de’ terzi, relativamente a tutt’i
socii , non è che un puro sofisma. _
Senza dubbio i diritti de’ terzi non debbono essere alterati dall‘ alto
di scioglimento di società, ed. essi non lo sono in effetto; parchi: illi
quia’atore non a punto per lo mandato , in virtù del quale agisce, il
potere di far transazione e di compromettere. '
E primicramente non bisogna confondere i diritti in se stessi col di
loro esercizio.
_ Mille esempi si prescnterebbcro per provar chei cangiamenti so
praggiunti nello stato del debitore àn modificato l’esercizio de’ diritti dei
creditori , senza alterargli in loro stessi.
Il signor Hainguerlot aveva , egli è vero , nella società o ne’ suoi
membri , contraddittori che potevano compromettere; ma era ciò, per la
società , una facoltà e non una obbligazione.
Che poteva adunque perdere il signor Hainguerlot, percbò tal fa
colti: , che gli era estranea , era cessata di esistere?
' Ma ciò non è tutto; in questo senso medesimo , nulla è cangiat0.
Oggidì, come allora, il signor Hainguerlot od il suo cessionario , ii
il diritto di proporre il compromesso , non al liquidatore , ma agli anti
Drcxsiom GENERALI. 1 67
chi membri della società che useranno o non useranno della facoltà di
sottoscriverlo; non più in avvenire come socii , ma come proprietari
coìnteressati in una cosa comune.
I diritti del signor Hainguerlot erano dunque i medesimi ; essi non
erano per nulla alterati nè nella forma , nè nella sostanza; dopo , come
prima dello scioglimento della società egli à avuto contradittori solidarj ,
contraddittori che àn qualità per compromettere , o ciascuno di essi sc
paratamente per ciocche lo concerne , o tutti riuniti sulla cosa comune.
E pertanto il mandato del liquidatore resta ne’ limiti che la ragione
e la legge gli assegnano.
La risposta alla prima parte della obbiezione relativa alla mancanza
di precisione di una legge, le cui disposizioni siano state violate è,
che la esecuzione del mandato ai avuto luogo sotto l’impero del codice.
Or , il mandato essendo di sua natura revocabile, i suoi f{fktti
sono stati regolati dalla legge novella; ed in ciò non vi è punto di
effetto retroattivo, poiché non vi era alcun diritto acquistato.
D’altronde, astrazione fatta per un momento dal codice civile, si
può dire che, nella nostra specie, il diritto romano non é un’ auto
rità legislativa ? .
In materia di contratti, e specialmente di contratti di mandato. ,
le leggi romane sono state sempre una guida necessaria ,. sia come
legislazione adottiva , sia perché esse non facevano che dichiarare i
princìpj cavati dalla natura delle cose.
'Perciò, sostenere che un’ arresto è a coperto della censura, per
ché , nel silenzio della legge municipale, esso non fa tutto al più vio
lato cheiprincipj elementari, una giurisprudenza universale ed i pre
cetti delle leggi romane , è cio rinnovellar un sistema che di già è
stato più volte proscritto.
Il diritto romano à la sanzioo del tempo e della ragione ;; la cor
te suprema ne à costantemente considerate le massime , meno come
semplici proposizioni di dottrina , che come basi necessarie di ogni le
gislazione: la sua giurisprudenza è invariabilmente fissat’à questqri
guardo; cio' sarebbe bene inutilmente che si concepisse la speranza di
farla cangiare. '
i 68 _chxsrom GENERALI.
.
Del resto , il codice regola veramente la contestazione; perché
qui esso non è punto introduttivo di un nuovo diritto; non fa
che dichiarare , trasformar in disposizione espressa , un principio di
tutt’i tempi, fondato , come si è detto, sulla natura medesima delle
cose.
‘D‘ onde siegue che, siano le leggi romane , sia il codice civile ,
ànno autorità legislativa nella quistione agitata, e che la di loro
violazione dà necessariamente luogo alla cassazion dell’ arresto.
La risposta alla seconda parte della obbiezione è, che il codice
civile costituisce il diritto comune della Francia , ch’ esso regola tut
t’i contratti, tutte le convenzioni, tutte le relazioni civili , quando
non vi è stato derogato da leggi speciali.
Lungi che gli articoli invocati dal sia. Lelaidiar contraddicano
il principio, essi lo confermano di una maniera letterale.
L’ articolo n07 ( lcg. civ. ait. 1061 ) dispone in effetto: I con
tratti, sia cb’ essi abbiano una denominazione propria, sia che non
ne abbiano, son sommessi a regole generali che formano l’ oggetto
del presente titolo. ‘
Le regole particolari a certi contratti sono stabilite sotto iti
toli reiativi a ciascuno di essi; le regolg particolari per le con
trattazioni commerciali sono stabilite dalle leggi relative al commercio.
L’art. 1873 (leg. civ. 1745) determina: Le disposizioni del pre
sente titolo non si applicano alle società di commercio che in quei casi,
ne’ quali nulla vi è di contrario alle leggi ed agli usi del commercior
Ecco dunque la regola confermata dall’ autorità ,' di Cui taluno si
prevale per distruggerla. ' .
E al sig. H‘ainguerlot il mostrare una disposizione attinta, sia nel
la ordinanza del 1673 , sia nel codice di commercio, che dia al liquida
tore il potere di compromettere: frattanto il diritto comune dirigerà in
contestabilmente la materia.
Rimane ora a confutar la obbiezioue fondata sull’ uso.
I‘pareri prodotti non tendono a nulla meno che a cangiur lo stato
dcil'affare , e per tal via eziandio si e riconoscere che l’arresto non si
difende per mezzo de’snoi propri clementi.
DECISIONI GENERALI. . I 69
Intanto questo arresto n0n può esser valutato che dietro le tracce di
procedura sulle quali è stato reso.
La corte di appello à essa preso in considerazione il preteso uso
invocato? Basta legger l' arresto per assicurarsi del contrario.
Essa à proclamato un punto di dottrina astratto , cavato da’ soli
elementi del diritto , decidendo positivamente che il mandato di liquida
tore rinehiudeva il potere di compromettere.
L' uso, comunque si supponglii imponente , non sarà sempre che
un fatto ed una conseguenza , una riunione di fatti.
Ed in qual modo la corte di appello avrebbe essa potuto fondar la
sua opinione su di una circostanza di fatto , allorché questa non era sta
ta articolata, e che per conseguenza non poteva esser contraddetta ,
discettata o ric0nosciuta , verificata infine per mezzo delle discussioni
che si erano stabilite in di lei presenza?
. Se dunque la corte di appello non a preso , nè à potuto prendere in
considerazione l’uso allegato, come questo preteso uso diverrebbe innan
zi alla corte suprema un mezzo di giustificazione del di lei arresto ?
Fin qui si è supposto l’ uso costante, e nulla vi sarebbe ad indur
ne per la C8\Bà del sig. Hainguerlot. Ma non è vero che le pruove che
si danno di questo uso abbiano la forma ed il carattere che loro si sup
pone. '
' Nella forma, esse sono evidentemente inammissibili.
Questa è forse la prima volta che s’ immagina di stabilir innanzi
alla corte 'una‘ controversia su di un punto di fatto non verificato avanti
a’primi‘ giudici. Si pretende di far una pruova diretta; ma senza dubbio
non si eontrasterà al signor Michel secondogenito il diritto di far a suo
luogo la prova contraria. Eh bene !- che gli s’ indichi la forma , i termini
ne’ quali ein sarà tenuto di far. questa controprova. '
Si dirà che egli à di già avuto e la dilazione , ed i mezzi a som
ministrarla, Egli risponde che si è prodotto, son più mesi, un preteso parere
della piazza di Parigi, certificato isolato, parziale , e che tutto al più
indicava un uso locale; Miehel secondogenito à dovuto tenerlo per nulla,
ed il signor Hainguerlot l’ avea giudicato egli stesso cosi; poichè nella ve
L. T. I. 22
, 70 Dacxswm GENERALI.
duta senza dubbio di attestar la generalità dell‘ uso , egli è ricorso ad al
tri pareri che annunzia essere stati autenticati nelle piazze di Bordò , di
Lione , di Rom-n , di Marsiglia
E quando questi certificati vengono essi a figurar nella causa? nella
vigilia della udienza. È nello intervallo di alcune ore che sia possibile al
signor Michel secondogenito di andar sulle tracce del signor Hainguarlot
a dugento leghe, a raccogliere la pruova distruttiva delle di lui allega
zioni ? E se il pretenderlo sarebbe ridicolo , lo sarebbe ein meno di
far dipendere la sorte della contestazione da pretesi pareri prodotti ?
Che si esamini in seguito il merito delle pruove in se stesso; vi si
troveranno quei gravi ed imponenti caratteri, che attestano un uso gene
rale e costante , capace di derogar al precetto della legge scritta?
Un uso di questa natura non puo' essere attestato che da una se
rie di giudicati, o da atti di notorietà deliberati con riflessione , in
presenza e sotto l’autorità de’ magistrati.
È con qnesta solennità che ne’ tempi trapassati si suppliva , per
mezzo di un uso , di una consuetudine non scritta , al silenzio della legge
municipale! Invece di ciò, che si vede nelle scritture prodotte ? certificati
individuali, sottoscrizioni mendicate da porta a porta , accordate all‘ as
sedio, alla importunità. ,
Ascoltiamo il signor procuratore generale Merlin , estimatore di tali
pruove in una causa quasi simile. ’
É vanamente , dice questo magistrato , si oppongono , alle auto.
rità che noi abbiam messe sotto i vostri occhi, pareri del commer-_
cio di Duncherque, di Rouen , e di Havre.
Primieramente tali pareri non sono stati prodotti innanzi al
tribunale di appello di Douai; essi sono ancora posteriori di data.
alla di lui sentenza. Non si può dunque rimproverare al tribunale
di appello di Douai di_ non aver tenuto conto del preteso uso che
essi attestano : questo uso preteso e‘ un fatto ; ed un fatto di que
sta_ natura non può esser supplito di.ufiîzio dal giudice.
' Di poi qual fede possono meritar qui i pareri invocati dall’ ai
tore? '
Dncrsronr GENERALI. 17;
Questi non sono che semplici certificati estragiudiciali; non
sono che semplici atti di notorietà rilasciati sulla richiesta di una
sola parte , senza discussione contraddittoria , e soprattutto senza
ordinanza preliminare di giustizia; e voi sapete con qual facilità
i negozianti rilasciano simili atti! La esperienza vi ci fatto conosce
re che non vi è quistione di diritto , anche fia quelle che sono de
cise. per mezzo del testo delle disposizioni legislative, sulle quali
non si possan , colla più gran facilità, rapportar pareri favorevoli e
contrarj.
Ne basta ciò dire: non si è avuto nè il tempo , nò la volontà di e.
saminar specificatamente i, pareri prodotti. Ma chi assicurerà che le sotto
scrizioni di cui essi son rivestiti non appartengano ad esseri immaginarj ?
E se ogni mezzodì verificarlo sfugge, come , ripetiamlo, potrebbe farsene
un titolo nella causa ? ‘
Che si facci dipendere la sorte della contestazione da un simile go.
nere di prnove, ed il sig. Michel secondogenito si assoggetta all’obbligo di
presentar , in un termine competente, simili pareri ed in maggior numero.
- Ed ecco pertanto a qual genere di controversia , a quali assurde
alternative ci conduce la falsa direzione data alla discussione. Egli è tem
po di ritornar alla regola fondamentale della instituzione della corte di
cassazione. _ I
L’arresto del ro agosto 1809 à giudicato, in punto di diritto, in
dipendentemente da ogni estimaz-ione di volontà , senza considerazion di
alcun uso: esso à proclamato come principio,
Che un liquida/ore aveva tutt’i diritti della società disciolta;
Che egli, come essa , poteva far transazione e compromettere;
Che questa facoltà gli era data dal mandato che lo avea costituito
liquidatore , e senza ch’ esso ne contenesse la clausola espressa.
È stato dimostrato che una tal dottrina era in opposizion manifesta
colle leggi romane , declaratoria , in questo punto , della natura del ca
rattere de’ contratti, in opposizione col sentimento unanime degli autori,
in fine colle disposizioni del codice civile. ' ' “
È egli a temersi che , situata fra 1' arresto e queste autorità , la
corte rimanga impotente e muta? ' ’
i 72 Dacrsrom esuenau.
Un liquidatore Sarebbe egli nella nostra legislazione un essere miste
riuso , che non si può definire ? Ed in questo indefinito , in questa in
certezza di suo carattere e de’ suoi poteri, i tribunali sarebbero essi ab
bandonati ad un deplorabile scetticismo , ad una* pericolosa mobilità di
dottrina ? Guardiamoci di pensarlo.
Nel fissar i veri caratteri del mandato , nel disegnar la linea certa
che distingue gli effetti del mandato generale dal mandato speciale , la
corte pr0damerà un punto importante , non solamente di sana dottrina
e di giurisprudenza , ma pure di legislazione; essa vendicherà in fine il
principio si stranamente obbliato dal dinunziato arresto. _
La società, il commercio , l’interesse anche di que’ che imprudente
mente àn sottoscritt’ i pareri prodotti, reclamano questo atto di giustizia ,
_clie preverrà un secondo esempio degli abusi che si son verificat’ in que
sta causa.
Non si vedranno più negozianti che avevan cercato e il riposo , e la
sicurezza nello scioglimento di un patto commerciale, inopinatamcnterui
nati dal niun prevedimento o dalla infedeltà di un liquidatore; e la sen
tenza dell’ arbitro , che per combinamenti strani, à trasformato il depo
sitario di un mandato di pagamento di 6500 franchi in debitore di
x,4oo,ooo franchi, Sarà l’ultima su cui si avrà ad implorar la censura
della corte.
Il sig. Jourde, avvucato generale, è concluso di accordarsi un ter
mine competente al sig. Mieler secondogeuito , per presentar i pareri
contrarj

Annasro.

La corte, - Visto l’art. 2 del tit. 1.° della legge del 21| agosto
1790 , cosi concepito : » Tutte le persone .che ànno il libero esercizio
» de’ loro ,diritti e delle loro azioni potranno nominare uno o più arbitri
» per pronunziar su’ di loro interessi privati, in tutt’i casi ed in tutte
» le materie senza eccezione ». _
,Visto 1’ articolo 1005 del codice di procedura civile '( art. r079
Decxswm cenensu. 173
di procedura civile ), che stabilisce: « Qualunque persona può compro
» mettere su’ diritti di cui la la libera disp05izione ».
Visto in fine l’ art. 1989 del codice civile ( art. 186: leg. civili ),
il quale dispone che « Il mandatario non può eccedere i limiti del suo
»» compromettere
mandato; che il>>.potere di far transazione non comprende quelloIl di

Attesochò in punto di diritto comune, nato dalle leggi romane , ri


cevuto come massima nel diritto francese, e convertito in legge positiva e
nazionale dall’ art. 1989 del codice civile , il mandatario non puo' com
promettere in nome del suo mandante, se non ne à il potere speciale ed
espresso , tanto che il potere di far transazione, non comprende quello
di compromettere; V
Attesochè questo punto costante in legislazione , tiene a quest’altro
principio egualmente consacrato dalle leggi , che per poter compromet
tere, è necessario aver il libero esercizio de’ beni, de’ diritti , e delle
azioni su cui si compromette;
Attesochè il liquidatore di una società sciolta non può esser consia
-derato , e non è in fatti che il semplice mandatario degli antichi
membri di tal società; che la di lui qualità preesistente ( ed allor
ché la società esisteva ) di socio amministratore, ed i poteri, qua
lunque essi potessero essere , che erano annessi a tal qualità , non àrr
potuto avere e non ànno avuto che la durata dell’atto seride da cui
essi derivavano; che necessariamente son cessati colla società , e che il
novello atto che in c0nferito al medesimo individuo la qualità di liqui
datore non gli à conferito che un nuovo mandato ed un mandato" or
dinario.
‘D’onde siegue che lacorte di appello di Parigi, per mezzo del suo
arresto del lo agosto 1809 , avendo dichiarati validi , a riguardo di Michel
secondogenito , i compromeSsi fatti da -Micbel prim0genito , tanto in suo
nome personale che come liquidatore della casa conosciuta sotto l'antica
ragione di Michel fratelli, à formalmente violato il citato ari. 1989 del
codice civile, e con esso i principi anteriori, di cui esso noir è che
una ripetizione ed una dichiarazione più solenne;
r;4 Dacrsxoxx GENERALI.
Attesochè non si saprebbe palliar siffatta Violazione coll’ invocare
l’art. 1873)tit010 del contratto di società ) (leg. civ. art. 1745) , che sta
bilisce : 'n Le disposizioni del presente titolo non si applicano alle so
» cietà commerciali che nef punti ne’ quali nulla vi è di contrario alle leggi
» ed agli usi del commercio sa; poiché , anche senza fondarsi su que
sto articolo , ne su di alcuna legge commerciale che attribuisce al liqui
datore di una società terminata poteri più estesi che ad un mandatario
ordinario , ne su. di alcuni usi commerciali allora esistenti, i quali
ancora avrebbero dovuto essere preventivamente e legalmente provati ,
la corte di appello di Parigi à chiaramente e generalmente deciso , in ‘
punto di diritto assoluto , che dopo lo scioglimento della società :» Il po
» tere del socio amministratore si continua nella sua persom per
>> tutti gli affari non terminati, e non solamente non Soffre diminu
u zione alcuna , ma riceve accrescimento considerevole , e si esercita
» dal detto socio nella sua integrità ed in tutta la pienezza , allorché
» è rivestito della qualità di liquidatore » ; dottrina che non può concil iarsi
col principio generale e col testo della legge, dietro i quali il man
datario nulla può fare al di là di ciocch’ è esPres'so nel suo mandato
( il potere di far transazione n0n comprende quello di compromette
re ) , e dottrina tanto più inammissibile , quanto che essa tende a proro
gar sulla testa di uno degli ex socii tutti i poteri speciali derivanti dal
contratto di società , anche allorchè la società è stata “sciolta e più non
esiste ;
'Attesochè la cassazion dell’ arresto del IO agosto 1809 , determinata
da questi motivi, trae necessariamente seco la cassazion degli altri erre
sti posteriori in data del 51 del medesimo mese, de’ 13 e 28 settem
bre seguente, e rende senza oggetto 1’ esame del merito del ricorso
contro l’arresto del] febbraio 1810 , relativo alla domanda civile ( re
quete ), cassa cc.
NIB. ‘-_Leggiamo in uno stampato diffuso (dopo l’arresto di cassa
zione ) , e noi crediamo ( soggiunge Sirey ) dover raccogliere le riflessioni
seguenti. '
Decxswm ossanau. 1 -5

De’ poteri de’ socii amministratori.

>> Le leggi e gli usi del commercio àn fatto sempre considerar una
società come una persona che à la libera disposizione de’suoi diritti ed
azioni, e'contro chi il pubblico à il diritto di esercitarne.
» Una società di commercio compromette della medesima maniera co‘
me compera, vende, riceve e dà in prestito, accetta o si sottomet
te ad obbligazioni ; essa é organizzata in modo che ciascuno dei
socii à il diritto diagir per tutti e di sottoscrivere sotto la ragione
sociale; o questo potere è riserbato ad Uno o ad alcuni degli ammini
stratori: nell’ uno o nell’ altro caso 1’ obbligo della sottoscrizion sociale
divien 1’ obbligazione di tutt’ i socii , che son solidarj per tutti gli ob
blighi. _ V
I Vi è tal società che à molti stabilimenti, o che da uno stabilimento
unico distacca socii , e destina in luoghi diversi, ove si estendono le sue rela
zioni; essa opera dappertutto; risiede e viaggia; é presente su tutt’i
punti del mondo c0mmerciante dove la sua sottoscrizione può esser data;
e se prova in alcuni paesi una dillìcoltà, è essa che, avendo la libera
disposizione dell’ affare di cui si tratta ,\ è presente per prender la via del
1’ arbitrato la più semplice, la più pronta , e la più ragionevole.
» Gli amministratori di una società generale di commercio ànno
dunque il diritto di sottoscrivere compromessi.

. I 7 ’ n ‘
De’ poteri de’liquidatori dl una soczeta generale.

n Ciocehé à luogo finché la società sussiste , non può esser cangiato


per la liquidazione degli affari non terminati; perché i diritti de’ terzi
e le obbligazioni de’ socii son rimaste le medesime
Una liquidazione può farsi da tutti o da alcuni de’ socii am
ministratori , o da uno de’socii nominato liquidatore: nell’uno o nell’altro
caso ,I la sottoscrizione degli amministratori o quella del liquidatore con

tinua ad obbligar ti1tt’i socii , e per tutte le obbligazioni risultanti dalla


liquidazione. '
I ;6 . Drersronr GENERALI .
» Un solo cangiamcnto si opera allorchè uno de’ socii rimane inca
ricato del seguito degli affari e della liquidazione: cioè che il liquida
tore è tutto e gli altri soci sono niente. E il liquidatore ch’ è la
persona messa in presenza di coloro che avevano degli affari a regolar
colla società; il suo nome à preso per la liquidazione il luogo della
ragion sociale , per essere attivamente e passivamente ciocche era la
ragion sociale essa medesima.
» In effetti , una sceictà può finire opuò esser sciolta , allorehè molti
bastimenti sono ancora in ispedizione per lo conto sociale.
» In qual modo il liquidatore terminerebb’ egli senz’ arbitrato le
contestazioni sulle prese de’ corsari , sulle avarie, sullo getto di mercan
zie in mare, sulle assicurazioni , sulle spese di racconciamento di una
nave , allorché questi avvenimenti possono dar luogo a contestazioni in
tutte le parti del mondo? '
» ll liquidatore piatircbbe dunque in America,in Inghilterra,in Ispa
gna , in Russia, cc. , se dipendesse dalla volontà de’ socii di ina
la fede di rifiular i poteri di compromettere ? vacro tutt’i _ncgozianti
creditori rimarrebbero ingannatise illiquidatore arbitrasse senza un potere
speciale. ‘
' » Ma ciocehè avverrebbe in tutt’i casi, si è che le liquidazioni di
commercio non sarebbero terminate alla terza generazione.
» Bisogna dunque conchiuderc‘ che un liquidatore di una società
generale d il diritto di compromettere ».
Gli autori dello stampato trascritto insistano principalmente su que
sta idea che il socio divenuto liquidatore è diverso dal Semplice man
datario; ch’» egli continua ad essere il rappresentante della società , e
ad esercitarne tutt’ i diritti , tutt’i poteri.
Essi si prevalgono dall’ art. 64 del codice di commercio (art. 62
leg. di eccez. ) , che parlando del liquidatore, fa intendere che in lui
in avvenire si trovano tutt’i diritti , tutt’i poteri della società.
Il signor Locré su questo articolo rapporta , dicono essi , le dis'cus
sioni che ànno avuto luogo nel consiglio di stato ,' e da tali discussioni
risulta che dopo lo scioglimento di una società, il legislatore il dovuto
Decrsiom' censura. I 77
stabilir una prescrizione di cinque anni a vantaggio di ciascuu socio
contro i creditori della società, per la ragione che questi creditori con
servano tutt’iloro diritti verso il liquidatore , solo rappresentante del
la società. '
» Dopo aver dato (dice Locrè ) ai creditori tanta facilità per sottrarsi alla
prescrizione , l’articolo provvede ancora al di loro interesse , allorché essi
vi sono incorsi in faccia alla massa de’ socii , » offrendo loro per sup
plimento di guarentigia il di loro ricorso contro il liquidat0re , nelle cui
mani tutt’i fondi della società si trovano riuniti (1)»;e che per questa
ragione può far fronte a tutt’i debiti.
>> Quest’ultima circostanza giustifica la difl‘erenza che l’articolo stabilisce
tra il socio liquidatore e gli altri socii; essa è nella natura delle cose.
» Il socio liquidatore è in possesso di tutt’i fondi della società, ed i ter
z’ interessati lo sanno: gli altri socii al c0ntrario si sono spogliati di
tutto; bisogna adunque che il di loro liberamento abbia un termine »
» Tutto al più ,aggiugne lo stampato, la differenza tra i poteri del
liquidatore e que’ del semplice mandatario , risulta dalla differenza dei
loro poteri e delle loro attribuzioni fissate dalla legge.
» Il mandatario ordinario non è, dietro il codice civile, che uno fon
dato di>poteri temporanei e rivocabili. - Il liquidatore è , dietro il co
dice di commercio , diflinitivo e non rivocabile.
» Il mandatario può rinuuziare al mandato. -- Il liquidat0re non
può rinunziar alla liquidazione.
Il mandatario non è sommesso che ad una risponsabilità fissata dalla
legge.- Il liquidatore é risponsabile sulla sua persona e su tutt’ i suoi
beni.
« Il mandatario pub alienared ipotecare, senza un mandato espresso,
anche allorché avesse ricevuto un mandato concepito in termini generali.

(l) Il signor Crètet, processo verbale del 19 febbrajo 1807, n. 54 ; - il sig.


Bégouen , ibid. n. 34.
(a) Il signor Jaubert , ibid. , n. 51._ -
L. T. 1:. 23
I 78 Decrswrn GENERALI.
-- Il liquidatore può alienare ed ipotecar tutte le proprietà del fondo
sociale per la liquidazione , senza ch’ egli abbia bisogno di altri poteri
che della Sola qualità di liquidatore.
» Il mandatario non è tenuto di nulla al di là de’ suoi poteri, s’ein
non è obbligato personalmente. - Il liquidatore è tenuto a tutti gli ob
blighi del fatto della sua liquidazione verso icreditori, qualunque siano
le riserbe stipulate tra lui ed i suoi antichi socii.
a: Il mandante n0n è egualmente tenuto di nulla al di là de’ poteri
dati al mandatario. -- I s0cii non liquidatori son’ obbligati solidariamente
durante cinque anni, per tutti gli obblighi del liquidatore dati per la
liquidazione.
» Allorchè vi sono più mandatarj , non vi è azion solidaria tra essi
che sol quando è stata espressa nell’ atto.- » Allo‘rcbè vi sono più liqui
datori, essi sono solidarj di fatto e di diritto, qualunque siano le stipu
lazioni contrarie.
» Il mandatario non può obbligar il suo mandante coll’ arresto per
sonale, se il mandato non è espresso. -- Il liquidatore obbliga i suoi
socii coll’arresto personale anche contro la loro volontà.
» Finchè il mandato esiste , il mandante risponde de’fatti del man
datario- Dopo il termine di prescrizione , i socii non sono più mal
levadori del liquidatore che rimane obbligato personalmente pel corso di
anni trenta. y
» Il mandatario agisce ordinariamente per altri; perchè niuno può
esser mandatario ne’ suoi proij affari. - » Il liquidatore agisce per lui ;
perchè egli à preso tutto il fondo sociale , ad esclusione degli altri
socii che ànno abbandonato tutto.
n 11 mandante può intervenire per approvare o disapprovare , se
condo la sua volontà , ciocche Sarebbe stato convenuto al di là del man
dato. - I socii non liquidatori null‘ ànno ad approvare, null’ a di
battere , null’a contraddire od aratilicare , di tutti gli obblighi del liqui
datore.
» I poteri del mandatario possono essere aumentati o diminuiti, li
mitati od illimitati, si sovente che conviene al mandante.
DECISIONI GENERALI. 1 79
» I poteri del liquidatore non possono essere,nù aumentati, nè dinii
nuiti , nè limitati; non dipende ‘punto dalla volontà de’ socii di ristrin
gore omodificar le dilui obbligazioni; essi non possono privarlo di tutti
o di parte de’ fondi sociali.
» Il mandato finisce colla morte naturale, colla morte civile , colla
interdizione o col fallimento del mandante. - Uno o più degli antichi
socii possono essere interdetti a far fallimento in seguito di nuovi af
fari , tutti possono morire , senza che il liquidatore possa esser cangiato ».
All’ appoggio di tali nozioni di diritto commerciale,s’ invocava l’uso
generale, che si faceva risultar da’ pareri delle città principali, di Pa
rigi , Ronco, Lione , Marsiglia , Bordò, tutti riVe5titi di sottoscrizioni
numerose e ragguardevoli nel commercio.- Ecco come si esprime il pa
rere di Parigi.
Parere. Vi è stata società tra Paolo e Pietro ,' durante la società
questi due socii ànno avuta la firma sociale.
La società è stata sciolta per mezzo di atto che à interamente alli- -
dato il seguito delle operazioni e la liquidazione di quest’ antica ragione
a Paolo. . ‘
Paolo à avuto ein il diritto di firmar, tanto per lui che per Pietro,
compromessi, sia durante la società per gli affari correnti , sia dopo lo
scioglimento di essa per gli affari a liquidarsi ?
Risposta. I sottoscritti rispondono ed attestano, come verità costante
ed invariabilmente riconosciuta Sulla piazza di Parigi,
1.° Che, pendente la durata di una società generale , isoeii, aven
do la firma sociale, ànno il diritto di firmar compromessi, e di obbligar,
per mezzo di questa firma , i socii che sono solidarj per tutte le ob
bligazioni sottoscritte colla firma sociale; -
a.° Che, dopo lo scioglimento di una società, il socio nominato
liquidatore il i medesimi poteri per gli affari non terminati, nel firmar
come liquidatore , se l’atto che lo à nominato non contiene alcuna stipu
lazione contraria.
Sieguono le firme di tredici membri della camera di commercio, di
undici membri del consiglio generale della banca, di due censori della
4
1 80 chrsrom GENBML‘1 .'
banca, di quattro antichi giudici del tribunale di commercio , di trenta
quattro hanchieri.-I pareri delle altre quattro piazze di commercio sono
nel medesimo senso.
Prosiegue Sirey , fino là gli autori dello stampato possono aver ra
gione.- Ma essi cominciano ad aver torto allorché criticano l’arresto della
corte di cassazione, che à cassato l’arresto di Parigi-_
Il liquidatore di una società è certamente un mandatario , poiché
egli amministra la cosa altrui.- Se amministra ancora la sua , egli è,
in quanto a ciò , mandator in rem suam. -- Ma egli è sempre manda
tario. Una volta questo punto constando , la conseguenza incontrastabile
è che ismi poteri non possono essere attinti che nella legge generale sul
mandato , od in una legge particolare sul mandato de’ liquidatori di so.
cietà, o nell’uso del commercio , o nella convenzione espressa tra’ so
cii ed il liquidatore. - Or, non è stata allegata convenzion’espres
sa; non si è dichiarato provato uso dall’ arresto cassato; non esiste leg
ge particolare.
Rimaneva dunque ad applicar la legge generale sul mandato, è ciò
che non avea fatto la corte di appello di Parigi; ed è per tal ragione
che vi è luogo a cassazione.
Che si prenda dunque una direzion novella; che l’ uso commerciale
d’investir il liquidatore di tutt’i poteri della società sia dimostrato in
nanzi alla corte cui l’affare è stato rimesso; che quest‘uso sia riconosciuto
costante da’giudici; ed allora la forza dell’ uso potrà far tacere la disposi
zione del diritto comune, a’ termini dell’art. 1873 del codice civile (art.
1745 leg. civ. À
Nondirneno ciò non è che una nostra idea, ciascuno la valuterà nel
la sua Saggezza. '
Dacrsrosx cananam. r81

7.

La legge può mai essere abrogata dall’uso ?


Dissertazione estratta dal giornale du Barreau ( S..- 9. 2. 375. )

,1.° È contrario a’ principj di legislazion ricevuta ne’nostri stati mo


derni, che un’uso abbia forza di legge, supponendosi anche_clr’es»
so sia generale.

Non può esservi in una società beh organizzata che un solo potere
legislativo. Se ve ne fussero due , o le lòro volontà sarebbero conformi,
ed una di esse sarebbe inutile; o sarebbero contrarie", e scambievolmem
te si distruggerebbero , e vi sarebbe anarchia nello stato. Allorché dun
que si trova in una nazione un potere legislativo ben determinato, si deve
decidere che altro non ve ne sia. In Francia, il diritto di far leggi appar
tiene al corpo legislativo; esso non appartiene adunque a niun’ altra au
torità , e ne anche al popolo. Questi principi non sono punto contrari a
que’ ch’ erano in vigore in Roma , almeno nelle due epoche , durante la
repubblica, ed allorché l’ autorità degl’ imperadori fece disparire gli ulti
mi vestigi della libertà.
Ne’ tempi della repubblica , il popolo. esso stesso era il legislatore.
Quind’ importava poco che la sua volontà foss’ espressa o tacita; era ba
stevole ch’ essa fusse costante per esser legge , e per abrogar le leggi an
teriori. Non vi era sempre che un potere legislativo nello stato. Allorchè
il governo imperiale ebbe ridotto al nulla tutti gli avanzi del governo po
polare , si vide medesimamente la unità del potere legislativo consacrata
da una disposizione espressa. L’ imprerador Costantino decise per mezzo
della leg. 2 , al cod. quae sit lunga consuetudo , nell’ anno 519 della
nostra era, che la consuetudine non poteva derogare le leggi positive ,
ed in tal guisa l’ autorità risedè tutta intera nella persona del principe.
Non fu che nel tempo intermedio, cioè nel secondo secolo, che si vide
il giureconsalto Giuliano , che viveva frattanto in un’ epoca in cui il po
tere legislativo apparteneva agl’imperadori, scrivere che la consuetudine
r82 Decmom GENERALI.
era obbligatoria (1); ma si rammentava allora che in origine era il
popolo esso stesso che faceva le sue leggi, e si amaVa di persuaderlo
ch’egli aveva ancora qualche potere,mentrechè nel fatto più non ne aveva.

(i) V. la legge 32 il. de leg. , di cui il ginreconsulto Giuliano, che viveva sot
to 1’ Imperadore Adriano , è 1’ autore. - Collocando questa legge e la legge a al C.
quae si: longa conSuetudo , nel num. delle leggi romane , Giustiniano s rimasto a
dubitare s’ egli aveva adottato i principi di Costantino, o quei del giureconsulto. AL
cun‘ interpetri , in vero , àn preteso che non vi era punto di antinomia tra le due
le gi citate. Gli uni hnno asserito che la legge del digesto si applica agli stati rep ub
blicani , e la legge del codice agli stati monarchici ; altri àn mostrato che , nella pri
ma , si tratta di consuetudini lomli , e nella seconda , di usi generali; altri finalmen
105;
te ( e Giac. Gothofred.
fra essi , adGer.
si annovera leg. Noodt
un. cod.
, inTheodos.
pand. , de
de longo consuet. ,),cod.
leg.; Heinnec. in lit.
creduto
,

che il rescritto imperiale che forma la legge a diretta a Proculo , Proconsole in Af


frica , non era'stato promulgato che alla occasione di dilferenti riforme che si vole
vano fare nell' antica religione romana , pel conservamento intatto della quale il po
polo si fondava su di antichi usi. Si è partito da tale interpretazione per dire che la
legge di cui si tratta dev’ essere interpetrata così: quantunque un antica consuetudine
non. sia di poca autorità , la sua forza non si estende però sino a poter deroga
re alla ragione , o ad una legge che l‘ abolisce come contraria. alla ragione ( V.
Averanio , t'ntcrpretat. jur. lib. a, C. i. - Kemmerìch , de probat. consuet. , sei.
1 , t3. - Hoepfner , ad institut. 28 , infin.
Tutte tali interpretazioni non ci sembrano soddisfacenti. Noi siamo indotti a credere che
vi sia intiera antinomia tra la legge del digesto, e quella del codice; e se la nostra opinione
fosso giusta , come il codice deroga le pandelte , ne seguirebbe che Giustiniano‘a adot
tato i principi che noi supponiamo di Costantino. Questa opinioneè professata da molti
Giureconsulti - V. Voet, in pand. 37. -- Coccejo, in jur. civ. controv. , eod.
zit.,quaest. i4.-- Emminghao , eod. loc. not. H. - Aggiungete Pietro Fabbro , se
mest. lib. 3 , C. 22. -Fr. Car. Conrado diss. de consuetudine legem haud vincente.
Helmst. , 1745.- H. God. Bauer , diss. de cmcilz'atione. L. 32. il'. de leg. , e L; a,
C. quae si: long. cons. Lips. i761. - Ayer , progr. de consuetudine legem vincente.
Goelt. i761. Gregor. Lopez Madera , animadwrs. jur. civ. , cap. 5.
Noi dobbiamo far osservare che il codice prussiano vieta positivamente 1‘ abroga
zione delle leggi per mezzo dell’ uso , ne’ seguenti termini: » Le leggi conservano la
DECISIONI GENERALI. I 83
Che che ne sia , egli n’ è altrimenti ne’ nostri stati moderni. Il po
polo à ailidato a mandatarj la cura di regolarlo. Esso può rivocar ilsuo
mandato , lo 'à già provato in quella terribile commozione, in cui il
trono si o infranto innanzi di lui; ma fino a che egli lascia a’ rappresen
tanti che àscelti il potere che tengono da lui medesimo , esso deve som
mettervisi; non può che ubbidire.
» La nazione, da cui solamente emanano tutt’i poteri (a), a norma
della costituzione del 1791 (I)', non può esercitarli che per delegazione».
Sifl‘atto principio conforme alle più sane nozioni di diritto pubblico , abro
gatg , egli è vero dalla constituzione del 1793 (a) , che accordatm al po
polo-il diritto di deliberar sulle leggi, è stato implicitamente ristabilito
dalla coatituzioue dell’anno 3 , e da' senato-consulti de’ 16 termidoro an
no Io, e 28 fiorile anno 12. Al presente il diritto di far leggi non ap
partiene che al corpo legislativo ed al governo. Queste due autorità an
cora nulla possono 1’ una senza dell’ altra : la prima Sanzi0na ; la seconda
propone , e promulga; ogni Volontà che da esse non emana, non è punto
legge; niunó può esser tenuto ad eseguirla come legge. Con qual di
ritto s’imporrebbe ad un individuo qualunque 1’ obbligo di eseguire una
regola che non vorrebbe ratificare, e che il popolo avrebbe egli stes
so stabilita in disprezzo degli atti costituzionali? Potrebbe egli dire :
» Io non debbo esser sommesso che alle leggi che o potuto conoscere;
or , nego che io abbia potuto conoscere la consuetudine di cui reclamate
la esecuzione , e voi non potete provarm’ il contrario , poiché non essendo
rivbstita di alcuna promulgazione, essa non mi è stata giammai notifi

loro forza fino a che non sieno espressamente rivocate dal legislatore. I semplici usi ,
le opinioni de‘ giureconsulti , i pareri de‘ giudici , le ordinanze rese per casi parti
colari , non possono abrogare le leggi esistenti ;egualmente che non possono introdurne
delle nuove ». Code góne'ral pour les états Prussiens , introd., 63 e 64.
(a) Si noti che questa dissertazione fa scritta nell’ epoca( 1809) in cui le menti
in Francia erano molto esaltate.
(1) Tu. 3, art.2.
(2) Io, |9, 58, 59 e 60.
e . --.--_-- -._--_ .-_ _____w_._ _

I 84 Dr:msronx GENERALI.
cata. Da quando tempo esiste questa consuetudine di cui voi parlate ?
A qual’ epoca ò dovuto io conformarmivi? Qual’èil luogo ch’essa occupa
nel codice delle nostre leggi? Se voi non potete rispondere a tali qui
stioni, in qual modo potete pretendere di sommettermi ad una legge che io
debbo riguardar come immaginaria ? Io non sono che un punto nel corpo
sociale, lo so; ma sono uomo e cittadino , _i miei diritti sono così sacri
come que’ della nazione intera. Non ò contrattata la obbligazione che di
ubbidire alle autorità costituzionali,_non ubbidirò che ad esse sole. Che
si*riduca al nulla la Costituzione, se si giudica convenevole , vi accon
sento. Allora nominerò nuovi mandatarj , e per loro mezzo oda me stes
so esprimerò la volontà di essere sommesso o no alle leggi che il popolo
stabilirebbe capricciosamente. Ma quando risPettate l‘ atto fondamentale
dello stato, voi volete sottomettermi a doveri ch’ esso punto non m’ impo
ne! Voi mi togliete il diritto, nel con’servarlo , di dar il voto su’ carn
biamenti che pretemlete farvi , e volete obbligarmi a conformarmi a tali
cambiamenti ! Mi forzate _ad eseguire in un tempo istesso le regole chev
emanano da autorità superiori , e le regole arbitrarie che voi fate! No. Se
il maggior numero fa legge , ciò è allorché chiamato ad una pubblica
deliberazione , ciascuno à potuto liberamente pronunziar il suo voto. Qui
non vi è stata alcuna deliberazione. Io non ò potuto , nè dovuto dar il
voto sull’ abrogazione degli atti costituzionali, sullo stabilimento della
con5uetudine che voi dite di esistere. Poco m’ importa adunque che il
maggior numero si sia pronunziato; io ò per me le leggi fondamentali
del corpo sociale , e ne reclamo la esecuzione; Se contro il mio aspetla
mento, un tribunale qualunque mi forza di piegarmi ad-una volontà Clic punto
non conosco , dichiaro che mi appellerò al senato, ed a quello che esercita
il potere supremo percbè son concorso io stesso ad accordarglielo; li ci
terò , come miei mandatarj , a gnarentirmi l’esercizio de’ miei diritti; e
dovesse la mia voce perdersi nello spazio immenso che mi separa dal tro
no , farò vedere un semplice cittadino che reclama l‘ eseguimento delle
leggi dello stato, ed un tribunale che le conculca.
Noi ignoriamo ciocche potrebbe rispondersi a questo discorso. Sup
poniamo intanto che lo stabilimento di una consuetudine non sia punto

, Î_47 '
Drorsrom GENERALI. 1 85
contrario alle costituzioni; e vediamo se in questo caso medesimo , essa
dovesse aver forza di legge.

a.}° Che non può alcuno fondarsi su ciò che un uso e generale, per
' pretendere ch’ esso sia legge , perché è a presumersi che una parte
degl’ individui non fa che tollerarlo, senz’acconsentire positivamente af
,finch’ ess_o divenga obbligatorio.

Allorcbò un uso comincia a stabilirsi, o niuno reclama contro la di


lui esecuzione , o , al contrario , più individui dimandano che non sia
' Seguito. Nel primo caso , non vi è luogo ad esaminare se esso è legge.
A che servirebbe di farlo ? Non essendovi contestazione , non vi è inte
resse a sapere s’ esso è, onon è obbligatorio. Ma anche quando si ravvi
sasse la quistione sotto un punto di veduta puramente teorico , non si
potrebbe dire che il silenzio degl‘ individui fa convertir 1’ u50 in forza di
legge; ed, in effetto , del pari che ogni disposizione legislativa , un uso
à sempre per fine di accordar diritti, e d’ imporre obbligazioni. Ricono
seiamo che coloro a’ quali esso accorda diritti, debbono esser presunti di
acconsentire al di lui stabilimento , e ciò percb’ è conforme al di loro in
teresse di acconsentirvi effettivamentezma èegli lo stesso a riguardo di quei
che si trovano sottomessi alle obbligazioni risultanti dall’ uso? Per niente;
esso è loro di danno; non si può dunque presumere che essi vi prestino
il di loro assenso. Non si può a noi obbiettare che dal di loro silenzio il
contrario risulta. S"essi non reclamano, ciò necessariamente avviene, 0 perché
acconsentano alla introduzione dell’uso, o per non curanza 0 per tolle
ranza; perché non ànno interesse assai grande a difendere, per esporsi a
liti, poca o niuna cura avendo per le particolari stipulazioni.- Non si può pre
sumere che’ ciò è perché essi acconsentano alla introduzione dell’uso giac
che sarebbe contrario al di loro interesse che l’ uso si stabilisse. Si deve
dunque presumere che questo avviene per non curanza, per tolleranza ,
per mancanza d' interesse , cc.; or la non curanza, la tolleranza , non:
L. T. I. 24

Lr,.
1 86 ' Decrsronr GENERALI.
anzmnziando giammai la volontà di sommcttersi ad una-obbligazion positi
va , non possono servir di base ad un uso.
Invcro là non si Vede che una presunzione,ma essa è fondata sulla na
tura delle cose , su quel principio riconosciuto di tutt’i tempi, che l’uo
mo sieguc ynclle sue volontà le orme del suo interesse; essa non può es
ser distrutta che da una pruova contraria , e la natura della quistione
rende SilÎatt& pruova impossibile a somministrarsi.
Ma se si deve presumere che gl’ individui cui 1’ uso è contrario, lo
tollerano soltanto senz’ acconsentire allinchè esso divenghi obbligatorio ,
non si può punto dire che l’uso è generale; e se non si può dire che è ge
nerale non si può dire, ch'esso è legge, poiché, dietro il principio adot
tato dalla corte di cassazione, nel suo arresto del 25 brumaio anno II , un
uso non è legge che allora quando esso e generale. Quindi niuno può
valersi del silenzio de’ particolari , per pretendere che uso sia gene-L
mie, e che il voto della nazione sia ch’ esso divenghi obb igatorio.
Se, allOrchè non si eleva reclamo alcuno contro un uso , si deve
presumere che gl’ individui non acconsentano tutti a ciò, che esso abbia
forza di legge , a maggior ragione, questa presunzione dev’esser ammes
sa, allorché la esistenza e l’ autorità dell’uso son contrastato in giustizia.
Molto più , la presunzione si cambia allora in certezza; poiché, da que
sto solo che 1’ uso non è conosciuto da “[10 o più individui, ne siegue
evidentemente ch’ esso non e generale , che la Volontà di tutti non è che
esso diventi legge.
Questi principi sono egualmente veri, sia che si tratti di una con
suetudine che deroghi una legge positiva , sia che si tratti di una con
suetudine che abbia per oggetto di supplire al silenzio del legislatore su di
un punto determinato. Ma applichiamoli noi stessi alla specie sulla quale
‘ei intervenuto
Taluno siilè primo
valuto arresto della corte
( per sostenere chedigli
cassazione.
articoli 2 e 3 del] tit. IVÎ

dilla ordinanza del 1673 ,' erano caduti in disuzanza ) , della giurispru.
danza costante de’ parlamenti del regno. Ma, 0 si è considerata in se
stessagl’ autorità di queste corti di giustizia , 0 si son considerati i di
loro arresti come valevoli a stabilire il voto universale, della nazione.
I _ DECISIONI GENERALI. . 1 87
'Se si è considerata in se stessa I" autorità de’ parlamenti , non si
poteva dire ch’ essa aveva la forza di abrogare una legge: i parlamenti ,
che godevano del diritto (1’ interpretrar le ordinanze per via di regola
menti, non potevano dispensarsi di eseguirlo allorchè esse erano state re
gistrate, come 1’ era stata quella del 1675, altrimenti esse sarebbero state
inutili. D’altronde , le ordinanze traevano la loro forza obbligatoria dal
principe che 1’ emanava , e da’parlamenti che le registravano. La sola vo
lontà de’ parlamenti non poteva dunque abrogarle; Îera nece'ssaria ancora
la volontà del principe. -
Se si è considerata la giurisprudenza de’ parlamenti come valevole a
stabilir il voto universale della nazione, ci sembra che si è caduto in
Un errore manifesto. Come in ogni causa vi è un'attore ed un reo , ogni
giudicato condanna 1’ mio perché accorda diritto all’ altro.' Or , è presu
mibile che colui il quale era COndannat0 accouscntiva all’ abrogazione del
la ordinanza? ' .
Se cento arresti sono stati pronunziati c0ntro la disposizione di que
sta legge , è perchè cento persone ànno reclamata la esecuzione , e che
cento altre vi si sono opposte; che si aggiung’ a ciò l’incertezza in cui
si doveva essere sul voto degl’ individui che non si erano ancora pro
nunziati , e si vedrà ch’ era impossibile di provare che un uso generale
si fosse elevato contro gli articoli la cui disusanza è stata decisa.
Cioccb‘e noi abbiam ora detto si applica a tutte le leggi di cui si
volesse provare la disusanza. Qualche volta che un tribunale è occu
pato della quistione di sapere se una disposizione legislativa è abrogata dall’
uso, lo èperchè questa abrogazione è contrastata da un individuo. Or per
qual diritto lo privarebbe uno del beneficio di una legge esistente, per co
stringerlo ad eseguire una regola contraria , allo stabilimento della quale
egli non è eoncorso , nè per se stesso direttamente , nè per mezzo del po
tere legislativo suo mandatario ?
Ma, si dirà forse, 1’ uso generale esiste allorché i tribunali sono
stati di accordo per una lunga serie di anni nel consacrar tale o tal al
tra regola. Le di loro opinioni, unite a quella degli attori, forma il
maggior numero de’ voti, il quale constituìsce esso stesso la volontà della
E
188 DECISIONI GENERALI.
nazione. Dimostriamò, in conseguenza, che il concorso dell’ autorit‘a giu
diziaria alla formazione di un uso che abrogasse la legge o che stabilisse
novelle obbligazioni, e formalmente contraria alle nostre costituzioni.

3.° Che non è nelle attribuzioni del potere giudiziario di riconoscere


che un’ uso il introdotto obbligazioni novelle , od abrogato aria legge
positiva.

Concorrere alla formazione di una consuetudine, riconoscere ch’ essa à


forza di legge , determinar per di lei mezzo l’abrogazione di una legge
positiva , ciò è lo stesso che fare evidentemente un’ atto legislativo: or
ogni atto legislativo è interdetto, dalle nostre costituzioni, al potere giu
diziario.
La costituzione del 1791 , tit. 3 , cap. 5 , art. 6 dispone: « I tri
bunali non possono . . . . sospendere la esecuzione delle leggi a). Una
disposizione legislativa dell’epoca medesima vieta loro di pronunziar per
via di regolamento; e l’articolo 203 della costituzione dell’ anno 5 e così
concepito :>> I giudici non possono framescolarsi nell’ esercizio del potere
legislativo , nè fare alcun regolamento. Essi non possono determinare o
sospendere la esecuzione di alcuna legge ».
Queste disposizioni sono sempre obbligatorie. L’ atto costituzionale
dell’anno 8 ,‘ non le à_-rivocate , e l’effetto delle costituzioni è lo stesso
che quello delle leggi. L’ultima nonabroga le antiche che in quelle delle loro
disposizioni che le sono contrarie. D’ altronde , 1’ art. 5 del cod. civ. (art.
5.1eg. civ.) prescrive del pari: » È proibito a’giudici di pronunziar per
via di disposizione generale o di regolamento nelle cause che son loro
sommesse; or , decidere l’abrogazione di una legge per mezzo dell’uso , è
pronunziare evidentemente per via di disposizioni generali.
Oltre questi motivi generali, che si oppongono a ciò che un tri
bunale ammetta il principio della disusanza delle leggi, ve ne esistono
ancora de’ particolari che avrebbero forse dovuto proteggere gli articoli
a , e 5 del tit. 4 della ordinanza del 1673 contro la disusanza nella
quale si le pretese ch’essi erano caduti.
Dr:cxsiom GENERALI. 1 89
La ordinanzadi Moulins e quella del 1629 , art. I , preibivano tut
À ti gli usi esistenti e futuri che avrebbero potuto e55cre ad essa contrari e
che non sarebbero statiapprovati dal principe; questa disposizione era stata
rinovata dagli art. 1 , 3 e 6 della ordinanza del 1667; l’art. 1 l’e
stendev’ ancora implicitamente alla ordinanza dc11673’, fatta dal medesimo
re ( LuigiXlV ); di maniera che nel decidere che iduc articoli di questa ordi
nanza erano stati abrogati dalla consuetudine , si è contravvenuto all’art:
della ordinanza dc11667, cosi concepito: » Vogliamo che la presente or
dinanza e quelle che noi faremo qui appresso , insiemementc gli editti
e le dichiarazioni che noi potremo fare in avvenire, siano riguardati ed
osservati dalle nostre corti de’ parlamenti 1). E l’art. 5 della ordinanza
medesima, e cosi espresso: Non intendiamo tuttavia impedire che se per
le circostanze de’ tempi, per l’uso e per la esperienza , alcuni ar
ticoli della presente ordinanza (I) si trovassero contrarie alla utilità 0 al
la comodità pubblica , o si trovassero esser soggetti ad interpetramento ,

(i) V. :irt. i , e 6 di quest’ ordinanza, e l’art. 1. della ordinanza di Moulins,


d’ onde l‘ art. 3 che noi trascriviamo è stato tratto.
N. B. Nell’ inserire nella nostra raccolta questo articolo che ci sembrava correda
10 di ragionamenti e di principi ( V. anno X. pag. XI ) , dobbiamo osservare:
1. Che se la corte di cassazione à giudicato che l’ uso poteva abrogar la legge ,
essa non il giudicato che l’uso avesse d‘altronde il carattere di una legge, propriamente
detta: non ‘a giammai cassato per contravvenzione ad un uso.
2. Che allorchè la corte à giudicato che l’ uso poteva abrogare la legge , si trat
tava di usi formati_sotto 1’ impero del nostro diritto francese, il quale accordava ai
parlamenti , nell’ autorità legislativa , una certa parte di cui il popolo non avea la
esatta misura: in modo che un uso consacrato da una lunga serie di arresti aveva un
’ carattere tale, che doveva sembrare rispettabile , e che il popolo non poteva esser pu
nito di questo errore comune.
3. Che oggid‘i , se trattasi di leggi cattive e cadute di fatti in disusahza, la lo
ro inosservanza può esser giustificata, stabilendo che esse son virtualmente abrogate ,
come contrarie al sistema generale della legislazione ulteriore; ciocche dispensa di ri
‘correre alla pretesa autorità di un uso introdotto contro il voto del legislatore rappre
sentante della nazione. - G. B. Sirey. '
I_qo DECISIONI GENERALI.
dichiarazione , o moderazione , le nostre,corti possano in ogni tempo rap
presentarci quello ch’ esse giudiclxeranuo a proposito , senzachè, sotto
questo pretesto , la esecuzione ne potesse esser sospesa ».
Si deve ancora osservare che tali disposizioni non sono state giam
mai abrogate espressamente dalle leggi della rivoluzione , eccetto in
ciocche concerne le rimostranze da farsi da’parlàmenti , e che quindi esse
sono stato rinnovate dalla legge del 21 settembre. 1792 , che ordina la
esecuzione delle leggi non abrogate,
Si deve concbiudere da tutto ciò che precede , che la consuetudine
non forma legge; ch’ essa non può giammai abrogar una legge positiva;
che il diritto della sanzione non appartiene che al legislatore solo , e
non a’ tribunali.
8.

Una legge può essere abrogatadall’uw ? ( Cod. civ. , art. 1.)


C. G. F. 18. febbraio 1818. -- Rigctto - ( S. 19. I. 139.

J amen-30% C‘Idlwò.

A di 8. fruttidoro anno 3, morte della signora Arbaud. La sua


successione si trova devoluta per metà a suo figlio il signor Arbaud, e
per l’ altra metà a’ suoi nipoti, nati dalla sua figlia la signora Emérigon.
Diversi effetti della successione si trovavano frà le mani del signor
Arbaud; i figli Emèrigon ne chiedono la collezione.
Arband sostiene cb’ egli era associato nel commercio di pelliccerie che
aveva sua madre; che gli effetti che son presso di lui appartenevano alla
società di cui egli allega la esistenza; che esso perciò 11’ era proprietario
per metà, e che doveva soltanto conferime l’altra metà.
I figli Emérigon contrastano la esistenza della società , e sostengo
no che la pruova non può esser fatta che rapportando un’ allo scritto, ai
termini dell’art. I , lit. 4 , della ordinanza del 1673 , cosi concepito :
»'Ogni società generale, od in commandita sarà formata per mezzo di scrit

> -À-_a._--lll_
_-“l___‘._ln_.n_- ._.__ 'A_fl
DECISIONI GENERALI. 191
tura o innanzi notajo , o sotto firma privata , e non sarà ricevuta alcuna
pruova testimoniale contro 0 oltre il contenuto nell’ atto di società , e
sopra ciocchè sarebbe allegato essersi detto innanzi, nel tempo o dopo
la compilazion dell’atto , ancorché si trattasse di una somma o di un va
lore minore di 100 lire ».
Arbaud non esibisce alcun atto scritto ,- provante la esistenza della
società.
Nondimeno, il 3: agosto 18.12 , il tribunale di Draguignad , consi.
derando che il signor Arbaud è stato socio di sua madre, le con
danna a conferire solamente la-metà delle somme ch’ egli à riscosse dal
suo commercio.
A’ 22 luglio 4816, arresto confirmativo della corte reale di Aix.
Ricorso in cassazione dalla parte de’ figli Emérigon , per violazione
dell’ art. -I , tit. IV dell’ ordinanza del 1673 , poichè , contro il testo for
male di tale articolo, 1’ arresto impugnato à riconosciuta la esistenza della
società , quantunque essa non fosse stata stabilita per mezzo di una pro-t
Va scritta.

ARRESTO.

La corte , -attesocbè la società che à potuto esistere tra la vedova


Arbaud e ’l di lui figlio Arbaud si era formata tra loro lungo tempo pri
ma delle leggi che ànno ordinato che ogni società fosse stabilita per. i
scritto ed in un tempo in cui la disposizione della ordinanza del 1673
su quest’ oggetto era caduta in disusanza. - Rigetta cc.

V‘W‘MWM-vt,“ \w“
192 DECISIONI GENERALI.

L’ uso. può abrogare la legge.


C.' G. F. 22. messidoro anno 9. -riget. ( S. . . a. r. 11

@etoó @efprcu: veòova %ozmamì e due

Per contratto del 2 marzo 1782 , Antonietta Delprat , vedova Nor


mand e suo figlio, avevano preso a fitto solidariàmente un molino a gra-‘
no. Essi avevano sottoscritti più atti segnati vedova Normand , e figlio;
ed avevano sostenute cause sotto la ragione Normand efiglio.
Il 9 ventoso e 12 fruttidoro anno 6 , sottoscrissero due biglietti,
1’ uno di 800 lire , l’altro di lire 945 a favore di Peros; l’uno e 1’ al
tro segnati vedova Normaml efiglio.
Chiamata in giudizio per lo pagamento di tali biglietti, la vedova
Normand à risposto ch’ essa non era associata; ed a invitato Peros a mo
strar 1’ atto di società.
A 6 pioVoso anno 7 , sentenza del tribunale civile del dipartimento
diLot e Garonna che la dichiara associata e la condanna con arresto
personale.
A 17 termidoro anno 7 , sentenza del tribunale civile del diparti
mento del Lot, confermativa, sull‘ appello dalla sentenza di prima
istanza;
Atteso le pruove di società risultanti, sia da atti pubblici, sia da
sentenza , sia ancora da un atto di notorietà.
Ricorso in cassazione. _
Il principal mezzo era cavato da una pretesa contravvenzione agli
art. I e a del tit. 4 dell’ordinanza del 1673 , in ciò che si era ammessa
l’ esistenza di una società, senza esibizione dell’ atto; e malgrado che
giammai alcun atto di società fra la vedova Normand e suo tiglio non
fusse stato registrato nella cancelleria della giurisdizione consolare; cioc
chi: l’ordinanza prescrive, a pena di nullità. ,
Il convenuto (per mezzo‘ di Mailhe) rispondeva che la esibizio
,ne dell’ atto di società non era giammai stata richiesta da’ terzi; che qua.
chrsr_onr GENERALI. 195
Sta esibizione sarebbe loro impossibile; che avendo contrattato all’ ombra
dellefede pubblica egli è bastevole che Vi sia stata notoriamente asso.
ciazione; che provar 1’ esistenza della società per una folla di atti che la '
suppongonn , ciò è aver fatto assai per la convinzione de’ giudici ,- e pel
voto della legge. _
Una moltitudine di autorità era invocata all’appoggio della sua difesa
sulla prima parte del mezzo.
in quanto alla seconda parte , relativa alla mancanza Îali registra
zione, il convenuto ammetteva che , di sua natura , la disposizione era
obbligatoria, a pena di nullità, tanto controi socii , che contro i loro
creditori ed aventi causa. Ma sosteneva che l’addotto articolo 2 del tit.
4 dell’ ordinanza del 1673 era caduto in disusanza, e non era più
in vigore.
Presso i Romani, egli diceva, la disusanza , se non aveva la
forza d’introdurre un nuovo diritto positivo, poteva almeno abrogar il
diritto antico: Quare reclissime etiam illud receptum est ut leges non
solum s_u_fiìagio legislatoris, sed etiam tacito 'consensu omnium per
nasusrruunvam abrogentur. L. 52. r de legib., lit; 3, lib.- r.
Se la disusanza, se il tacito consenso di tutti abrogava la legge pres- ,
so un popolo ove l’ autorità legislativa , sempre riunita , in ciascun istan
te'consultata , pare non dover lasciare alcun vuoto nella legislazione ; a
maggior ragione , la disusanza à dovuto abrogar la legge in Francia, dove
il monarca , dissipato per la guerra o da pressanti bisogni di amministra
zione, poteva meno vegliare a’ bisogni della legislazione giudiziaria.
D’ altronde, meno un popolo à parte nella elezione de’ suoi legisla
tori , meno è presunto acconsentire alle leggi positive; più si debbono
rispettar gli usi ch’ egli introduce in pregiudizio delle leggi dettate dai
suoi gonrnatori , più è necessario di ammettere la disusanza delle
leggi, o la forza dell’uso contrario.
Inoltre,
ancora in Francia,
, in qualche il potere
modo, legislativo giudiziarie.
alle corporazioni confidato al monarca ,I lo era

I parlamenti avevano il veto , in questo senso che le leggi non re


gistrate, restavano senza vigore. ‘
L. T. I. 25
194 Decrsrom carinasu.
Essi avevano la iniziativa , e più che la iniziativa , daché i 're
golamenti che facevano ( consulti: classibus ( , avevano forza di
legge.
Questo diritto de’parlamenti appartenevaegli loro come organi pre
sunti del popolo , o per concessione sovrana ? Risulta dal fatto che
tali prerogative erano riconosciute appartener loro , e ch’ erano obbliga
torie per tutti , allorchè non vi era opposizione da parte del monarca.
Ma poichè non v’ à dubbio che i parlamenti esercitavano una porzione
dell’ autorità legislativa , perché si contrastorebbe lóro la facoltà di abro
gare una legge per una conseguenza costante di sentenze contrarie ?
Le medesime autorità che attestano il diritto de’ parlamenti a riget
tare la registrazione, a far regolamenti, ci attestano ancora ch’essi abro
gavano la legge , che la facevano cadere in disusanza per un lungo uso
contrario.
Perciò , ogni legge , che da lungo tempo è trasgredita per 1’ efletto
di una giurisprudenza costante , è una legge caduta in disusanza , una
legge abrogata.
Or , Brilloh , Bornier , Jousse , Sallè , ed una folla di altri cemen
tatori e compilatori di arresti attestano l’ uso universale di non sottomette
re alla registrazione i contratti di società.
Dunque la sentenza impugnata , se à contravvenuto all’ art. 2 del
lit. 4 dell’ ordinanza del 1673 , non li contravvenuto che ad una diSposi
zione abrogata. Dunque non vi è luogo a cassazione.
L' attore replicava che le leggi romane erano invocate senza fonda
mento , poichè esse decidono che l’ uso non a forza nè di ragione , nè
di legge: Consuetudinis usus‘que longaevi non vilz's est auctorz'tas; ve
rum non usque adeo sui vàlitara momenti, ut aut rationem vincat aut
legem. L. 2, C. quae sit long. cons.
Egli diceva che in verità i Romani accordavano una certa au
vtdrità alla Specie di uso consacrato dal giudicato : Cum de consuetudine
civitatis vel provincìae corgfidere qui: videtur, primum illud exploran
dum an etìam contradicto aliquand0 judicio consuetudo firmata est.
L. 31|, de Iegibus. Ma questa autorità non’era che per, lo inter
Dacxswm GENERALI. I 95
petramenti dellesleggi , non per la loro abrogazione 2‘ In dmbiguitatibus
quae ex legibus pro/iciscuntur. L. 38 ibid.
In quanto alle leggi francesi, le sole di cui si tratta , poiché si tratta
del potere legislativo di Francia , esse proclamavano tutte che il monar
ca aveva la pienezza del potere legislativo. Montesquieu à definita la m0
narchia , la riunione di tutte le volontà in una sola.
Parimente, l’art. I della ordinanza del 1629 prescrive l’osserva
mento di tutte le ordinanze non specialmente rivocate , o non abrogate
da un uso contrario ricevuto ed approvato dal Re.
Se i parlamenti avevano la facoltà di fare i regolamenti, ciò non era,
come il senato di Roma , che per la interpretazione delle leggi.
Ed ancora , il consiglio pretendeva sempre restringere i parlamenti a
non far regolamenti, che per la loro disciplina interna ; ed i parlamenti ne
prevenivano la cassazione de’loro arresti in forma di regolamenti su’ punti
di diritto che neli facevano confermare per mezzo della dichiarazione del Re.
Che che ne sia , il diritto che avevano i parlamenti di far rego
lamenti avendo forza legislativa, prova che per fissar il diritto , abbi
sogna la pubblicazione di un atto qualunque dell’ autorità legislativa;
e che non sarebbero bastevoli arresti più o meno sparsi ed oscuri da’quali
si vorrebbe indurre l’uso.
In fine, la legge del M settembre 1792 , nell’ ordinar 1’ eseguimento
di tutte le leggi non abrogate , volle apporre un argine agli usi nuovi
ancorché giusti, di cui il desiderio , il bisogno tormentava i francesi :
essa stabilì chiaramente che non appartiene ne al popolo rappresentato ,
nè a’ giudici, di cambiar il diritto per usi contrari alle leggi esistenti.>
Un primo arresto contrario alle leggi è certamente un errore, più
arresti contrari alle leggi forman dunque una serie di errori. Come si po
trebb’egli credere che la'diuturnità dell’ errore si potesse in verità‘trasmu
tare ? Come mai 1’ abuso inveterato potrebbe cambiarsi in uso legitimo ?
L’ uso . . . . come poteva egli avere un carattere legislativo? Ognuno
Sa bene qual’è la sua origine , a qual segue si distingue, quale autorità
esso esercita.
A chi appartiene il diritto (1’ introdurre un uso contrario alla leggcî
1|
In

- -‘ _-fl _ -*WM\M\_ ‘
I 96 Decrsrom GÈNERALÎ,
Appartiene al popolo, come sorgente di ogni autorità? Appartiene ai
parlamenti come esercenti una picciola porzione del potere legislativo ?
A quali segni distinguere l’uso che abroga la legge ? E alla perpetualz'là
della medesima cosa giudicata ? o basta egli che una innovazione sulla
giurisPrudenza medesima sia stata generalmente accolta ? Questa genera
lità di giurisprudenza esige essa uniformità di arresti in tutt’ i parlamenti?
o, per ciascuna provincia, basta la uniformità degli arresti del parlamento
che la regola?
Qual’ è la forza dell’uso ? Introduce egli un diritto positivo nuovo?
o non fa che render neutro il diritto ricevuto? È egli possibile di abro
gare una legge senza richiamare in vigore le altre leggi sulla materia ,
conseguentemente senza introdurre un nuovo diritto positivo?
In tutti questi punti, gran diversità di opinioni. Or, in questa di
versità di opinioni, come trovare una regola sicura ed infallibile?
E se fa d’uopo ancora di esaminare a qual punto l’uso e equo ed utile,
o ingiusto e pernicioso , non sarà egli il soggetto di discussioni eterne?
La regola de’ costumi dev’ esser chiara e sensibile : dev’ esser cono
sciuta da tutti. \ -
Perciò la legge è semplicemente un atto legislativo , solennemente
' pubblicato. .
Quindi, là dove non vi è un atto positivo e determinato; là dove
manca una pubblicazione solenne; là dove vi è l’istoria a studiare, la
giurisprudenza a consultare; là dove vi è lavoro penoso e risultamento
dubbio, non può esservi diritto obbligatorio per tutti, cioè nè legge , nè
uso che a forza di legge.
Ma se non vi e diritto obbligatorio pe’ cittadini; se vi è essenzial
mente oscurità , materia soggetta a dissensioni , sulla esistenza e su’ ca
ratteri dell’ uso invocato; se è necessario discendere ad una folla di det
tagli su’ fatti, come il tribunale di cassazione potrebb’ egli essere obbli
gato di esaminare se vi è , o nò uso che abroga la legge? Perciò, la
sciamole consultar sempre il libro della legge che li frà le mani, e non
le dimandiamo giammai di compulsarei monumenti sparsi e poco auten
tici dell’ uso. -
Il commissario Merlin à opinato_ che i terzi non erano obbligati ad

#Ww,_l-lfv_>
DECISIONI GENERALI. 197
esibir l’ atto di società. - Sulla quistione della disusanza ,' ein à»dct
to che si riduceva a sapere se l’uso può abrogare la legge.
La quistion6 così stabilita , egli à sostenuto che , presso tutte le na
zioni , la legge era essenzialmente la volOntà generale , espressa o pre.
sunta.- Presunta , allorché il potere legislativo è esercitato per mezzo
di rappresentanti elettivi o ereditari ; espressa , allorchègil popolo prende
una parte attiva nel potere legislativo.
Da che la legge non e altra c05a che la volontà generale , egli li
tirata la conseguenza che l’ uso adottato dalla volontà gen'erale aveva forza
di legge novella , e doveva abrogar 1’ antica; che perciò una legge po
teva cadere in disusanza. ‘
Sul punto di conoscere in qual modo il potere legislativo era eserci
tato in Francia prima della-rivoluzione, i monumenti son di accordo
colla teoria: tutti gli autori attestano che 1’ uso Poteva abrogar la legge.
Egli è possibile che si debba ricusare il carattere legislativo a tali e
tali altri usi, invocati come legitimi, e non' presentanti che segni equi
voci. Ma l’ uso ch’è stato egualmente adottato dal popolo e da’magistrati;
l’uso di cui niuno contrasta la generalità , la equità , la utilità , niun
dubbio che questo non abbia forza di legge.
Or , nella specie , vi la generalità di uso; tutti gli "arresti cono
sciuti sulla materia , specialmente un arresto del parlamento di Parigi,
del 21 luglio 1681 , rapportato da Brillon’, ànno deciso che la registra
zione dell’ atto di società non era necessaria. _
Non si contrasta che ciò non sia egualmente l’uso del commercio ,
e non si vede che si sia giammai alcuno doluto che quest’ uso fosse in"
giusto o funesto.
Quest’ uso adunque deve aver la forza di abrogar la legge contraria.
Dunque, la sentenza impugnata può allontanarsi dalla disposizione che
dichiarava nullo l’atto di società se non era stato registrato.- Egli è con
chiuso pel rigetto. '
A a a s s 'r o.
Il tribunale: » Attesochè l’ art. 1 , del itit. 4 dell‘ ordinanza del

1673 , che esige che le società siano formate per iscritto, non concerne
I 92 DECISIONI GENERALI.
che i soci tra loro , e ch’ esso non può essere opposto ad un creditore
che à contrattato sulla fede di una società pubblicamente riconosciuta;
» Attesochò la sentenza impugnata prova , che tra la vedova Normand
e suo figlio vi era società pubblicamente riconosciuta;
' » Àttesochè gli art. a e 3 del medesimo titolo, che dichiarano nulli
gli atti e contratti passati, tanto fra’ sociic he co’ loro creditori, per man
canza di registrazione e di pubblicazione degli atti di società , son ca
duti in disusanza, e sono stati abrogati dall’ uso generale del commercio;
Confermato dalla giurisprudenza costante de’ tribunali »;
Il tribunale rigetta la dimanda cc.

IO

L’uso abroga la legge, in‘questo senso che la contravvenzione ad


un testo di legge nor: ‘è un mezzo di cassazione, se la legge violata
è in opposizione con un uso ( generalmente adottato ( Cod. civ.
art. I. ) (Leg. civ. art. a.)
C. G. F. - Io agosto 18:4. - Riget. - x5. I. 5).
| .

@e80uueó Gi)eddom€ó UJamieuà e getfier.

Nell' anno 7 , - rimessa di 2000 franchi di biglietti all’ordine , con


girata in bianco, dal signor Debonnes Dessomes , negoziante ad Amieus;
al signor Bernault, agente di cambio , o facendone le funzioni.
Bernault trasmette i biglietti a’ signori Damiens e Gorlier, e non
appare ch’egli vi abbia apposta la sua girata per valore ricevuto.
Gli affari di Bernault essendosi dissestati , il signor Debonnes Des
somes à reclamato da lui i suoi biglietti, e conoscendo che essi erano
tra le mani de’ signori Damiens e Gorlier , li dirige i suoi reclami.
Questi àn risposto di aver ricevuti i biglietti in pagamento di cioc
ch‘e Bernault loro doveva. -
Senza dubbio, se i biglietti fussero stati rivestiti di una girata di
. DECISIONI GENERALI. 199
Bernault , per valore ricevuto ed espresso , questa girata sarebbe stata
traslativa di dominio , la girata in bianco era mandato di trasmettere ,
come mandato di ricuperare.
Ma i latori de’ biglietti ad ordine non avendo altri titoli che la
rimessa manuale di un agente di cambio , e la girata in bianco di colui
dal quale erano stati sottoscritti, avevano essi realmente un titolo di tra
sporto?
Chi avea sottoscritto ibiglietti ad ordineàsostenuto la negativa, fon
dandosi sul testo
I latori letterale della
àn sostenuta ordinanza, del
1' affermativa 1675, tit.
poggiandosi 5 art.
isull’ uso 25.
generale

del commercio, che , in ciò , essi dicevano , avea fissato il senso o mo


dificata la disposizione della ordinanza.
Sentenze del tribunale di commercio di Amieus , de’ 3 fiorile e 13
fruttidoro anno 7 , che dichiarano la girata Valevole a trasmettere il do
minio a profitto de" latori.
A’ 15 agosto 1812 ,- arresto confermativo della corte di appello se
dente ad Amiens.
Ricorso in cassazione per contravvenzione alla ordinanza del 1673 ,
lit. 5, art. 25. ’ ‘ U

ARRESTO.

La corte , - attesochè , sotto l’impero della ordinanza del 1673 ,


la girata in bianco trasmetteva il dominio della lettera di cambio in fa
vore del latore, per effetto dell’uso generalmente ricevuto nel com
mercio , e che cosi giudicando , l’arresto impugnato non si è messo in
contravvenzione con alcuna legge; -- rigetta cc.
aod D:crsmm GENERALI
Il.

'Allorclzè il senso della legge è positivo e certo, i giudici non


possono dispensarsi di applicarla tal qual essa è. Non appartiene ai
tribunali di giudicar della legge e di modificarla o restringerla pery
veruna considerazione, per quanto potente essa sia.
C. C. F.-- 25 maggio 1814.- cass.- 14. r. 282

Bafdóefyreiu. QRougemout Ìe JvovemÉerg.

In fatto , li 26 , e 27 novembre 1810 , i signori Louisherg , nego.


Zi-anli a Gand, scrissero al signor Rougemont de Lovemberg di trarre ,
per loro conto, 12,000 fior-lui correnti di Olanda sopra il sig, Halsselgrein.
In conseguenza, il signor Rougemont trasse , a’29 e 30 del meda
simo mese, sulla casa llalsselgreìn, quattro tratte a cento giorni data ,
montanti insieme a 12,000 fiorini
Ne’ medesimi giorni, il signor Rougemont diede avviso a’ signori
Halsselgrein delle disposizioni ch’ egli avca fatte su di loro , per conto
de’ signori Luisberg di Gand, pregandoli di accettarle , intendendosela
con questi ultimi, in debito delquali le cambiali erano tratte.
Queste cambiali furono inviate ad Amsterdam , e presentate all' ac
trattazione.
A’ 5semplicemente
menteìe e 5 dicembre, e1810 , i signori a’Halsselgrein
le restituirono presentatorile, senza
accettarono pura.
osservazioni.

Ne’ giorni medesimi, ne prevennero , per mezzo di due lettere , i


signori Louisberg di Gand , pregandoli di prenderne nota e di far loro
le rimesse necessarie. ' ,
Ma , per mezzo di un’ altra lettera del 6 del medesimo mese, essi
accusarono al signor Rougemont ricevuta delle di lui disposizioni sopra
di essi per conto de’ signori Louisberg, e gli annunziarouopbe, per dar
gli una pruova di confidenza e di amicizia , essi avevano accettate le tratta
per di lui conto, e sotto la di lui guarentia espressa di somministrar loro i
Dscrsrom GENERALI. 20 i
fondi nel caso in cui _i signori Louisberg non li somministrassero-a tempo.
A’ 15 del medesimo mese di dicembre , il sig. Rougemqnt di Lovem-;
herg rispose a’ signori Halsselgrein che, dietro il di loro silenzio alle sue
lettere, aveva pensato ch’eglino accettavano liberamente le; tratte per
conto de’ signori Louisberg; che, in una intenzione contraria e se essi
n0n fossero stati disposti ad intervenirvi che per la sua soscrizione,avreb
bero dovuto prchnirlo in seguito , ed inviargli un protesto; che poichè
essi non lo avevano praticato , egli non poteva riconoscere un’ intervento
irregolare, e lasciava sussistere la Valuta delle tratte al conto' de’ signori
Louisberg. '
Pare che , pochi giorni dopo l’ accettazione fatta da’ signori Halssel;
grein , delle quattro cambiali tratte dal signor Rougemont di Lovemberg ,
la casa Louisberg di Gand si trovò forzata di sospendere i suoi paga
menti, e che 1’ apertura del fallimento fosse fissata dal tribunale di com
mercio di Gand al 9 dicembre 1810. '
Intanto, la scadenza delle cambiali essendo giunta, i signori Halssel
grgin , che le aveano accettate , furono obbligati di pagarne la somma tota
le. Ma essi si rivalsero sopra i‘ signori Rougemontî, fondandosi sull’ art.
115 del codice di commercio ( art. 114 leg. di eccez. ), il quale di
spone che il traente di una lettera di cambio per conto altrui non cessa
di essere personalmente obbligato.
‘Snl rifiuto del signor di Rougempnt di Lovemberg , la contestazione
è stata portata innanz’ il tribunale di commercio di Parigi, cbeàpronun
ziato nel 31 gennaio 1812 ,. una sentenza in contraddittorio , mediante la
quale, attesochè i signori Halsselgrein avevano accettate puramente e sempli
cemente le tratte cli’ essi sapevano essere per conto de’signori Louisberg ,
che non avevano fatto protesto d’intervento , e che , anche dopo 1’ ac
cettazione , aveano scritto alla casa Louisberg , di aver accettate la cam
biali tratte per di lei conto e le avevan chiesta la provvista de’fondi , à
deciso che l’ art. 115 non era punto applicabile alla specie , ed in conse
guenza è dichiarato non poter esser ammessa la dimanda de’ signori Hals
selgrein. '
Sull’appello , la corte di Parigi il confermata la sentenza del tribu
L. T. I. 26
202 Decrsmm GENERALI.
male di commercio , con un arresto in contradittorio del 29 giugno 1812 ,
i cui motivi non sono che uno sviluppamento di que’ della sentenza di
prima istanza.
Questo arresto e stato impugnato come contenente una violazione
espressa dell’art. 115 del codice di commercio. ’
Per istabilire questo mezzo di cassazione, gli attori àn detto che l’art.
II5 del codice di commercio , dopo aver disposto che la provvista'de’fon
di dev’ esser fatta dal traente, o da colui per conto del quale la lettera
di cambio è tratta, aggiunge immediatamente, senzachè il traente
cessi di esser personalmente obbligato; che queste ultime parole non
possono applicarsi che al caso in cui la lettera di cambio è stata tratta
per altrui conto , poichè in effetto sarebbe stato'interamente inutile di
dire che il traente di una lettera di cambio , per suo preprio conto , era
sempre personalmente obbligato; che perciò ilvero oggetto, il vero seu-
so dell’articolo è , che il traente per conto altrui non cessa, malgrado
la obbligazion del suo mandante , di essere personalmente obbligato a
far la provvista de’ fondi , anche verso 1’ accettante.
Che invano 'si allega che la obbligazione personale del traente per
conto altrui non è stata pronunziata che in favore de’ giranti o latori del
la cambiale tratta per conto altrui, ma non in favore dell’ accettante che"
in accettato puramente e semplicemente; che siffatta distinzione , che que
sta eccezione non si trova nell’ articolo; che al contrario la disposizion
dell’articolo è generale ed assoluta; e che non è permesso ai tribunali
di distinguere , allorché la legge non distingue.
Che d’ altronde egli era inutile di disporre particolarmente a riguar
do de’ giranti e de’ latori di una cambiale tratta per conto altrui , che il
traente materiale non cessava di essere personalmente obbligato; poiché
i giranti , ed i lat‘ori , che ordinariamente non conoscono l’individuo ,
«per conto del quale la cambiale è stata tratta, non ànno evidentemente
riunit’i loro fondi che sulla fiducia ch’ essi avevano nella sottoscrizione
e nella possibilità di pagare del traente materiale. ‘
Gli attori ànno invocato ancora qu'ti'ltr0 arresti i quali, in effetto ,‘
àn deciso che, dietro la disp0sizione generaledell’ art. !I5 , il traente per
Dacrsrom GENERALI . 203
conto altrui ò personalmente obbligato verso colui cheit accettato pura
mente e semplicemente.
Il primo è stato reso dalla corte di Torino il 17 febbraio 1810.
Il secondo, il 13 giugno rtln , dalla medesima corte di Parigi,
dalla quale è emanato l’arresto contrario che attualmente è stato di
nunziato.
I due ultimi Sono stati resi, a’ 27 aprile e 25 giugno 1812, dalla
corte di cassazione , ed àn rigettati i ricorsi-intenlati contro idue primi.
Il reo convenuto non à risposto per iscritto al mezzo di cassazione ,
che riproducendo i motivi della sentenza del tribunale di commercio , e
dell’ arresto impugnato. Nella sua arringa, à principalmente insistito sul
la discussione e su’ pareri che si trovano nel principio del 7.° vol, spirito
del codice di commercio di Loerè , nel cemento all’ art.‘ 1 15.

ARRESTO.

Visto l’art. x15 del codice di commercio;


Attesochè non appartiene a’ tribunali di giudicar della legge , e
che essi debbano applicarla tal quale ella è, senzachè loro sia giam
mai permesso di modificarla o di restringerla per alcuna considerazio
ne , comunque possente ch’ ella sia;
_ Attesoclrè a’ termini dell’ enunciato articolo del codice di commercio ,
la provvista de’ fondi dev’esser fatta dal traente di una lettera di cambio
0 da colui per conto del quale la lettera è tratta , senzachè il traente
cessi di essere personalmenente obbligato;
Che quest’ ultima disposizione e generale e senza eccezione.
Che , per gli effetti della obbligazione personale ch’ essa impone al
traente, anche quando egli à tratto per conto altrui, tal disposizione
non fa distinzione tra’ latori della lettera di cambio e quello che à ac
cettato puramente e semplicemente; ch’ essa stabilisce al contrario l’ ob
bligo , di una maniera assoluta e senza limitarlo per mezzo di espressio
ne alcuna in favore de’ latori della lettera di cambio;
I
204 Decrsmm GENERALI. .
Che intanto l’ arresto diuunziato.à deciso che sill'att0 obbligo non esi
steva che in favore de’ latori e non in favore dell’accettante puro e
semplice;
Che nel decidere in tal guisa , es.so à creata una eccezione e sta
bilita arbitrariamente una distinzione che non si trovano nella legge ,
e ch’ esclude formalmente la generalità delle di lei espressioni;
D’ onde siegue che coll' arresto impugnato si è commesso un vero
eccesso di potere , esi è espressamente contravvenuto alla disposizi0ne del
l’art. 115 del codice di-commercio; ’ '
Per questi motivi, la corte cassa cc.

Chi desidera sulla forza dell‘ uso dilucidazioni ulteriori e più diffuse , può leg
gere cioc'ch’è scritto nel repertorio di giurisprudenza di Merlin alla parola usage ,
ov'e al 1 è determinato il carattere dell'uso , distinto in Francia dalla consuetudi
ne , e dalla prescrizione. Vi è definita la consuetudine come regola introdotta da’costumi
de’ popoli , e che l'autorità legislativa a fatto ridurre in iscritto , l’ uso essere la re
- gola di cui non esista riduzione in iscritto ordinata od approvata dal legislatore, e la
, prescrizione essere il frutto di un possesso particolare a ciascuno 0 contro ciascuno ,
mentre l‘ uso risulta dal consentimento tacito di tutto il popolo. L’ uso , vi si legge ,
è stabilito per mezzo di atti ripetuti che in!erpretationem certam semper habuerunt,
L. 23, 33, 38 ,fl‘. de leèibus; L. 31 20. flide aedilitio edicto. I fatti ripetuti non
possono formare un uso se non riuniscono sei caratteri differenti , cioè ch" essi sieno
uniformi, pubblici, moltiplicati, osservati dalla generalità degli abitanti, reiterati
per lungo spazio di tempo , costantemente tollerati dal legislatore.
Nel paragrafo 2 è divisato il potere dell‘ uso ch’è quello d‘ interpetrare la leg.
ge , di aggiungere alle sue disposizioni, di correggerle o di abolirle , L. 37 e 38 ,
fl. de legibus , leg. 32 eodem. Vi si esamina la quistione se 1’ uso può abrogar
la legge, e dietro la L. 32 1 , de legibus, e la L. a, C. quae si! lunga con
:uetudo, che sembran contraddirsi, vi si rapporta il sentimento di Voet in pandect. lit.
de legibus.n. 37 , il quale' crede (benché erroneamente ) che la prima il luogo ne’ go_
verni democratici e la seconda ne‘ monarchici , poichè si nein uni come negli altri
l’ uso è approvato dalla tacita volontà del legislatore. Vi sì conchiude che nelle cose
indiii'erenti all’ ordine pubblico sul potere dell’ uso si deve distinguere, o l'uso che si
trova in opposizione con una legge è concentrato in una parte del territorio di qua.
Decrswm sum.’anrxcono r. 205
I.

Il tavernajo è commerciante.

C. G. F. 23 aprile 1813. Cas. (S...16. x. 165

©ateziuo. Montano, oeìova. ‘Qezceffi.

ARRESTO

Visto 1’ articolo 442, del codice d’instruzione criminale ;


Veduti ancora'gli art. 593 , I , e 632 del cod. di com.;(art.58y,
2 e 612 leg. di eccez.
Attesochè Caterina Montano, vedova Vercelli tavernaja , era stat’ac
casata di aver commesso il delitto di fallimento fraudolento nascondendo

sta legge, od è comune a tutto questo territorio. Nel primo caso l’uso deve cedere
alla legge , perchè non avendo per se la volontà generale, non può vincere un’ atto
che non è che l’ espressione di questa stessa volontà, giusta gli arresti, del parlamento
di Parigi del 7 agosto 1779 , del Parlamento di Douvay del 2| novembre 1686, ela
giurisprudenza del Parlamento di Rennes ( comentarj sulle consuetudini di Bretta
gna , tom. 3 , pag. 845 A queste specie di uso pare che debba rapportarsi la citata
leg. 2, cod. quae si! lunga consuetudo.
'Nel secondo caso , cioè/quando 1’ uso che si trova in opposizione con una legge
è comune a tutto il territorio di questa legge , in tal caso la disposizione scritta del le
gislatore deve cedere all’uso, come è espressamente deciso dalla citata legge 32 1.
fi‘. de Iegibus: « tacito consensu omnium per de5uetudinem leges abrogantur ».
Questa distinzione , Merlin, detto 5. 2 n. 3, conchiude, è consacrata da un gran
numero di arresti della corte di cassazione che si trovano nel repertorio di giurispru
denza parola appei , su. 1 S. 5 , ove l’uso generale, ei dice , h vinto il testo
della legge contenuto nell’ art. 5 del tit. 14 dell‘ ordinanza di Luigi XIV del 1667,
in vigore di qual uso era stabilito potersi ammettere le opposizioni contro le sen
teme contumaciali, mentre quella ordinanza non ammetteva che l’ appello.
Lo stesso principio è divisato da Merlin nella sua raccolta di quistioni di diritto
206 Decrsrorst
il suo danaro , i suoi mobili ed effetti , in frode ed in pregiudizio de’ suoi
creditori, e specialmente di que’ che le avevano vendut’i vini, ch’ essa in
seguito aveVa rivenduti, parte all’ingrosso e parte a minuto; che questi fatti so
no stati riconosciuti costanti dalla corte speciale straordinaria sedente a Ca
sal; che nondimeno quella corte à dichiarata la detta Caterina Montano non
convinta del delitto di bancarotta fraudolenta,sul motivo che nè la di lei
qualità di tavernaja, nè per aver comperato alcuni carri di vini per riven
derli all’ingrosso , essa non poteva esser considerata come commerciante
nel senso della legge; che giudicando in tal guisa , quella corte à vio
late le disposizioni del codice di commercio , qui sopra citate le quali
dichiarano bancarottiere fraudolento ogni commerciante fallito che a sot
tratto qualche somma di danaro, qualche credito, mercanzie , der
rate od effetti mobili; ch’ essa à violate ancora le disposizioni del medef
simo codice che qualificano per commercianti coloro ch’ esercitano atti
di commercio e ne fanno la loro professione abituale, e che reputano
atti di commercio ogni compera di derrate e di mercanzie Per riven
der1e, sia in natura , sia dopo averle lavorate e messe in opera;
_ Per questi motivi, la corte cassa ec.

alle parole opposition aux jugemens par defaut , ove legg0nsi gli arresti della corte
di cassazione in Francia de’ 25 brumajo e 6 termidoro anno II. _
La stessa. distinzione leggesi sostenuta da Merlin in estese sue conclusioni, nelle
sue qnistioni di diritto parola sociéte' I , on in tre arresti de’ nemso e n Ines
sidoro anno 9e I3 vendemmiaio anno Io, la corte di cassazione in Francia conti
dirò che gli art. 2 e 3 del lit. 4 dell‘ ordinanza di Luigi XIV del 1673 sul coin
rrtcrcio , che dichiaran nulli gli atti e contratti passati tanto fra’ socii quan
to co‘ loro creditori per mancanza di registrazione e di pubblicazione degli atti.
di società, eran cadut’ in dissusanza ed erano stati abrogati dall’ uso generale del com
mercio, confermato dalla giurisprudenza costante de’ tribunali.
La distinzione medesima è sostenuta da Merlin istesso in lunghe sue conclu
sioni nel' suo repertorio di giurisprudenza, parola socie‘te', sez. 3, 5:2, art.r, n.3 e 4,
ov’ è l‘ arresto di cassazione in Francia de128 luglio 1808.

b‘m_‘h_uft- %4 -.v,
Sum.’anrxcono r. 207

3.

Il tavernàjo è commerciante.

C. A. di un
In conseguenza Treves. 19 aprile
tavernajo 1809di(S...9.
, debitore a. 408
un ebreo, non può Valersi

dell’ art. 4 del decreto del 17 marzo 1808 , per far astringere il suo cre
ditore , a provare ch’egli à somministrata la valuta Ìintera e senza frode;
esso è compreso nella eccezione fatt’al decreto (a) (*)

3.

Il caffettiere è commerciante.

C. R. di Rouen. 4 dicembre 1818 19. a. 528 art. 1 e 638 del


end. di com. ( 2 e 617. delle leg. di eccez. )

@fouin Jvam8ect.

Il signor Lambert , cafl‘ettiere a Evreux è citato innanzi al tribunale


di commercio di quella città , per lo pagamento di un biglietto ad ordi
ne da lui sottoscritto , a favore del signor Plouin.

(a) Col citato decreto del 17 marzo 1808 che non a vigore nel regno delle due
Sicilie, perchè non vi son tollerati gli ebrei, onde opporre in Francia un' argine
alle frodi che si commettevano dagli ebrei, fu prescritto ch‘ essi erano assoggettati
a provare che la valuta, enunciate in un effetto di commercio adi lor favore ed a dan
no di persone non commercianti, si era da essi realmente e senza frode somministrata.
(‘2 Vedete la presente decisione , di cui qui non è riportata che la sola massi
ma , sotto il n. 8 delle decisioni sull‘ art. 1.
208 Decrsroup.
Lambert allega la incompetenza del tribunale di commercio, pel mo
tivo ch’ esso non è negoziante , e che a’ termini dell’ art. 636, del md.
di com. (615 leg. di eccez. ), i}tribunali di commercio debbano ri
mandar a’ tribunali civili, le contestazioni relative a biglietti ad ordine
sottoscritti da individui non negozianti.
A 1 aprile 1818 , sentenza del tribunale di commercio di Evreux ,
il quale decide che in generale i cafl’ettieri non possono esser considerati
come negozianti, ed in conseguenza rimanda le parti innanzi al tribunale
civile.
' Appello per parte del signor Plouin.
Egli sostiene che i caffettieri comperando per rivendere a minuto ,
fanno un vero commercio , e debbano come commercianti esser soggetti
alla giurisdizione de‘tribunali di commercio , a motivo de’ biglietti ad 01‘
dine da essi sottoscritti; che debbano assomigliarsi agli osti ed a’ mer
canti di bevande che son considerati come negozianti.

Annesro.

La corte , visto gli articoli 188, 631 , e 638 del codice di com
mercio (art. 188, 610 e 617 , leg. di eccez.
Considerando che il biglietto di cui'si tratta , à tutt’i caratteri co.
stituitivi di un biglietto ad ordine;
4
Ch’ è costante che il signor Lambert è un mercante caffettiere; che
esso à formato il biglietto all’ ordine ed a profitto del signor Plouin , e di
cui questi reclama il pagamento;
Che conformemente alle disposizioni del 2.° dell’ art. 638 del co
dice or citato , i biglietti sottoscritti da un commerciante son considerati
fatti pel di lui commercio, d’onde siegue che il signor Lambert, il quale
i: un commerciante, era soggetto alla giurisdizione del tribunale di com
mercio, e che non negando di esser debitore della somma che gli è di
mandata , egli deve esser condannato a pagarla anche coll' arresto’ perso-;
nale, il tribunale , facendo diritto all’appello, annulla la sentenza da cui
si è appellato.

.___.__
SULL’ saraceno -I .
4.

Un’ agente di affari è commerciante.

C. di Parigi. 6 dicembre ISI4 (S...16. 54


i @6lli8'l G. ‘Vif‘faume.

Il signor Villaume , agente di affari in Parigi , aveva unitamente e


solidariamente con sua moglie , sottoscritto a favore del signor Perrier
ispettore alle riviste un’ obbligo, cosi concepito:
« Io sottoscritto , e mia moglie che autorizzo , riconosciamo esser
» debitori del signor Perrier della somma di 12600 lire che ci à prestati
» e che noi ci obblighiamo solidariamente di pagarin a Io ottobre prossi
» me la detta somma coll’ interesse al 5 per 100, cc. ».
Questo biglietto non essendo stato soddisfatto alla scadenza, il signor
Perrier fece citare il signor e la signora Villaume innanzi al tribunale
di commercio di Parigi.
A 29 giugno 1' sentenza in contumacia che li condannò , con arresto
personale
eiata. contro il signor Villaume,
i al pagamento ' della somma enun

Opposizione dalla parte del signore e signora Villaume.


Essi pretesero non essere né l’uno né l’altra , soggetti alla giu
risdizione del tribunale di commercio ,| e chiesero di esser rimandati in
nanzi a’ giudici ordinarj.
A I agosto 18I4, sentenza in contraddittorio, che ammette la incom- -
petenza, e rimanda il signor Perrier a Provvedersi innanzi a chi di
diritto.
cc Attesochè il titolo di cui si reclama il pagamento non è punto bi
» glietto ad ordine; che non può essere riguardato che come una sem
» plico promessa di pagare , la quale non è della competenza del tribu
» male di commercio ». '
L. T. I. 2/I!
2:0 Dncrsronr
Appello dalla parte del signor Perrier
È incontrastabile , egli in detto innanzi alla corte, che gli agen
ti di affari sono in tutt’i punti assimilati a’ commercianti, relativa
mente alle obbligazi0ni ch’ essi possano contrattare. Niun dubbio adunque
che non debbario applicarsi loro le disposizioni del a.° dell’ art. 658 ,
del codice di commercio ( 617 leg. di eccez. ), il quale ordina che ibi
glietti sottoscritti da un commerciante son riputati falli pel suo commer
cio. . . . . allorché un’ altra causa non vi sarà enunciata.
Or , la somma prestat’ al signor Villaume , era destinata a sostener
la di lui agenzia; la di lui obbligazione à dunque per causa un’opera
zion commerciale. Il signor Villaume è quindi soggetto alla giurisdizio
ne del tribunale di commercio.
La di lui eccezione non sarebbe ammissibile che quando il biglietto
da lui sottoscritto enunciasse un’ altra causa.
lavano il tribunale di commercio a preteso che il titolo non era un
biglietto ad ordine , ma una semplice scrittura di obbligo,- poiché la leg.
ge non fa distinzione tra’ biglietti ad ordine ed i semplici biglietti; essa
li icolloca tutti nella medesima classe. Tutti son presunti di diritto di ave

re una causa commerciale , allorché non vi è enunciazione contraria. ’


‘ Il sig. Villaume rispondeva che per esser soggetto alla giurisdizione
del tribunale di commercio; esoprattutto capace di soffrire l’arresto per
sonale , vi abbisogna il concorso di due circostanze I.° che il soscrittore
del titolo che forma l’oggetto della lite sia commerciante; 2.° che questo
titolo abbia per causa una operazione commerciale; che nella specie, non
si trattava che di un semplice obbligo di prestito per affari puramente
personali, obbligo che per nulla enunciava una operazione commerciale;
che supponendo che egli potesse esser considerato come commerciante
nella di lui qualità di agente di affari , era evidente che non si poteva per
questa considerazione riguardarlo come soggetto alla giurisdizione del tri
bunale di commercio, a meno che'non si pretendesse che in tesi gene
rale un commerciante è sottoposto alla giurisdizione di questi tribunali di
eccezione per tutti gli obblighi ch’ esso contrae; ciocich’ è assolutamente
contrario al senso letterale ed allo spirito del codice di commercio.

4 _r __,__\___
Secr.’ ARTICOLO 1 . 21 x
Il titolo cui si fa opposizione , aggiungeva il signor Villaume , non
5: , per la sua forma , alcun carattere di un effetto di commercio. Questo
non è nè un effetto che si può negoziare, né una lettera di cambio.
Esso non era e non poteva esser trasferito ad un terzo per mezzo di gi
rata. Era dunque una semplice obbligazione puramente civile, di coni
. petenza de’ soli tribunali ordinari.
-Il concorso delle due circostanze , indicate formalmente dal codice
per caratterizzare un effetto di commercio, e sommetterlo alla giurisdizione
commerciale non si trovano nella specie; dunque , come lo àn pronun
ziato i primi giudici, il tribunale di commercio era incompetente , e la
causa doveva esser rimandata innanzi ai giudici ordinari.

ARRESTO.

La Corte. -- Attesochè Villaume , nella sua qualità di agente di


affari, è reputato negoziante; e che a’ termini dell’ art. 658 del cod. di
com.(art. 617 leg. di eccez.) , ogni biglietto di negoziante è considera
to fatto pel suo commercio, purchè non vi sia enunciazione di un’ al
tra causa , annulla l’appello;
Emendando, discarica Perrier dalle condanne contro di lui pronun
ziate per mezzo della sentenza di cui è appello;
In principale, senz’ arrestarsi all’opposizione formata da Villaume
e sua moglie alla sentenza resa dal tribunale di commercio di Parigi, il
29 giugno ultimo , ch’ essi àn dichiarata illegittima, ordina che la detta
sentenza del tribunale di commercio di Parigi, del 29 giugno ultimo, sarà
eseguita secondo la sua forma e tenore.
.2rz Decrsronr
5

Un agente di affari è commerciante. ( 593 . 632. cod. di com. )


(C.587
C.‘ ,F.e 5r8, novembre
612 leg. di
1813.
eccez.
rig'et. (S... 16. I. 5:. )

(Oeteme.

A 15 giugno 18m , Paolo Detenrc , tenendo a Parigi un’ officina


di corrispondenza generale e di agenzia di affari, fa depositare nella
cancelleria del tribunale di commercio della medesima città , un’ atto per
mezzo del quale ein si dichiara fallito. ‘
‘ In c0nseguenza , i suggelli sono appo'sti nella sua abitazione; un
commissario , gli agenti, ed i sindaci son nominati pel di lui fallimento.
Querele di bancarotta sono prodotte contro di lui; ed il 15 maggio 1815,
un’ arresto della corte di Parigi lo mette in istato di accusa , come pre
venuto di bancarotta semplice e fraudolenta. Il 10 settembre seguente
Paolo Detenre tradotto in virtù di tale arresto innanzi la corte di Assise
del dipartimento della Senna , prende, alla udienza di questa corte , pri
ma dell’apertura de’dibattimenti, delle conclusioni tendenti, « 1.° a ciò
che non sia stabilito alcun dibattimento ne proposta quistione alcuna
sulla prevenzione di bancarotta semplice , attesoehè la corte di Assise
non può prónunziare che su’ reati che portano ecco pena afflittiva ed
infamante , e che la bancarotta semplice non è di siffatta natura; 2.° a
ciò che la corte si dichiari incompetente sulla prevenzione di bancarot
ta fraudolenta ., attesocbè fa d’uopo di essere commerciante per essere,
in caso di cessazion di pagamenti, prevenuto di bancarotta fraudolenta;
cheegli non è commerciante; che per conseguenza l’art. 593 del codice
di commercio non è a lui applicabile in alcuna maniera; che non
è che in istato di mina , e che questo stato non offre a’ suoi creditori
contro di lui che una semplice azion civile ».
_
',

SULL’ anrrcor.o r. 215


Il ministero pubblico osservò che queste conclusioni tendevano a far giu
dicare una quistione di diritto , e che la corte era competente; in conse
guenza egli richiese che si fusse proceduto a’ dibattimenti.
Per mezzo di arresto del medesimo giorno , « la-corte , giudicando.
sull’ incidente, inteso l’avvocato generale nella di lui requisitoria, dichiara
non esservi luogo a giudicare sulla competenza , ed ordina che si proceda
a’ dibattimenti.
Terminat’ i dibattimenti , il presidente propone le seguenti quistioni
sulle quali il giuri deve deliberare: « r.° Paolo Detenre si è egli reso
colpevole di bancarotta fraudolenta col nascondere, e coll’ applicare a suo
profitto i fondi provegnenti da mandati speciali , o de’ quali egli era
stato costituito depositario dagli eredi Lemoine ,” da’ nominati Dijeon e
da altri individui; ed ancora coll’ appropriars’ i fondi di cui egli era
stato costituito depositario e destinati a’ prigionieri francesi attualmente
in Inghilterra? 2.° Paolo Detenre si è egli reso colpevole di bancarotta
semplice , col non presentare che libri irregolarmente tenuti ed insufficienti
a far conoscere la sua vera situazione attiva e passiva e con allontanarsi
dopo la cessazion de’ suoi pagamenti, col non presentarsi in persona agli
agenti del suo fallimento, e col non giustificarsi con un impedimento le
gittimo, col non fare la dichiarazione del suo fallimento ne’ tre giorni che
àn seguito la cessazione de’ suoi pagamenti »? '
Il giurì risponde alla 1.° quistione , nò; ed alla seconda, si.
In conseguenza, secondo arresto che condanna Paolo Detenre alla
pena di due ‘annî d’ imprigionamento.
Paolo Detenre si provvede di ricorso in Cassazione contro tali due
arresti, sostenendo , 1.° che la corte di Assise era stata incompeten
te per conoscere del delitto correzionale di bancarotta semplice, per
rimando della camera di accusa; 2.° che in tutti i casi , egli non avea
potuto esser punito con pene stabilite contro la bancarotta fraudolenta,
attesochè non era commerciante , non essendo commerciante di pro
fessione un agente di affari.
ar_[; Decrsronr
Annesro.

La corte , attesochè sul primo mezzo , i documenti presentati innan


zi alla corte di appello'riguardavano la bancarotta fraudolenta e la ban
carotta semplice; che queste due prevenzioni tanto sulla bancarotta frau
dolenta che sulla bancarotta semplice erano connesse; che perciò la cor
te di appello , dietro la disposizione dell’art. 226 del codice (1’ istruzio
ne criminale , aveva l’attribuzione di giudicar sull‘ una e sull’ altra per
mezzo di un solo e medesimo arresto , e di rimandar in tal guisa , co«
m’ essa il rimandato , 1’ una , e l’ altra alla corte di Assise; che per con
seguenza la corte di Assise , essendo stata legalmente adita per la co
noscenza delle due specie di bancarotta , per mezzo dell’ arresto di ri
mando della corte di appello, è stata competente per pronunziar , non
solo, sulla bancarotta: fraudolenta , ma ancora sulla bancarotta sem
plice; sul secondo mezzo che le corti di Assise non ànno altra attri
buzione che (1‘ instrnile e di applicar la legge penale ai fatti che sono
stati dichiarati costanti dal giurì , e che perciò la corte di Assise
del dipartimento della Senna , legalmente edita per la conoscenza del.
la bancarotta fraudolenta e della bancarotta semplice , nel soggetta
1‘e alla deliberazione del giurì, anchei fatti constituitivi della ban
carotta semplice, si è conformata alla disposizion della legge, e non
a commesso verun eccesso di potere; sul terzo mezzo che il programma
di agenzia del condannato era generale per ogni specie di affari; che
esso comprendeva gli affari di commercio; che il condannato, agendo
giornalmente conforme al suo programma , aveva in conseguenza la,
qualità di commerciante a’ termini dell’art. I del codice 'di commer
cio; che la sua cessazione di pagamenti essendo sopraggiunta a mo
tivo degli affari del suo negozio , essa è necessariamente soprav
venuta per a[fari di commercio; ch’ essa ci avuto perciò il curato
(ere di fallimento e non quello solamente di semplice ruina; che
l’accusa contenuta nell’ arresto della corte di appello , presentando
contro il condannato uno o più fatti determinati nell’ art. 593 del
codice di commercio , essa à legalmente incaricata la corte di Assise
Seu.’ armcor.o r . 215
della conoscenza di un’misfalto di bancarotta fraudolenta; che medesima
mente l’ à legalmente occupata sull’ accusa del fatto connesso al reato di
bancarotta semplice , dietro. l’art. 587 del medesimo codice; che se il
condannato è stato dichiarato non colpevole di bancarotta fraudolenta ,
i fatti riconosciuti contro di lui relativamente al reato di bancarotta
semplice , àn giustificata la condanna correzionale ch’è stata pronun
ziata per mezzo dell’ arresto della corte di Assise; la corte rigetta , ec.
6.°1

Colui che compera gìoje , e lavori di oro e di argento , colla iu


tenzione di rifonderli e di trarne un profitto , dev’essere reputato
fabbricante , o mercante di oro e di argento.
C. G. F. 21 marzo 1823 (S... 23. x. 348. )

@aótei’fau.

Per mezzo di processo Verbale degl’impiega‘ti nell’ollicina di garentia


di Tolosa , del 17 ottobre 1822 , è provato che Giovan Maria Castel
lau faceva il commercio di gioie , di oro e di argento. Richiesto ad esi
bire le gioje ch’egli possedeva , fu riconosciuto che tali gioie non avevano
l’impronta degli antichi e nuovi punzoni ( instrumento per apporre il
marchio 'all’ argenteria ); richiesto di presentar il registro in cui egli do
vea inscrivere le sue compere e le sue vendite
averne. ,
, V Castellau dichiarò
Y
di non

Tradotto innanzi al tribunale di polizia correzionale di TolOsa, Ca


stellau fu liberato da tale azione. Sull’ appello interposto dal procuratore
del Re, la sentenza è stata confermata. .
Ricorso in cassazione per parte del-procuratore generale della corte
reale di Tolosa.
216 Dedrsionr
A a a r: s 1‘ o.

La Corte, visto gli art. "4, 75 e8o_ della legge del 19 brumajo
anno 6, così concepiti:
Art. 74 « I fabbricanti e mercanti di oro e di argento lavoratio non
12 lavorati avranno , un mese al più tardi dietro la pubblicazione della
2) presente legge , un registro numerato e cifrato dall’ Amministrazione
» municipale , su cui ess’ iscriveranno la natura, il numero, il peso ed il
» titolo delle
» deranno, coimaterie
nomi e didimora
oro edidicoloro
argento ch’ essi
da’quali compercranno
le averanno e ven» I
comperato.

Art. 75. « Essi non potranno comperare che da persone conosciute


» o aventi mallevadori ad essi noti. a) ,
Art, 80, « I contravventori ad una delle disposizioni prescritte negli
» otto articoli precedenti, saranno condannati, per la prima volta, ad un
»I ammenda
Attesoclrèdiè 200 franchi. . dalla
riconosciuto . . . ,corte
cc. »reale di Tolosa, che Giovan Ma

ria Castellan era possessore di gioie, e di lavori di oro e di argento che


asseriva aver comperati da differenti persone , colla intenzione di rifon
derii e di trarne in tal guisa un profitto ; che questi fatti consti
tuivano Castellan mercante di lavori di oro e di argento, _sia ch’ egli
avesse voluto rivenderli nello stato in cui gli avea comperati , sia che
avesse voluto rivenderli dopo averli rifusi e convertiti in verghe.
Che quindi Castellan era obbligato di aver il registro prescritto dal
1’ art. 74 della legge del 19 brumajo anno 6; che , per non aver avuto
questo registro e per non avervi fatte le inscrizioni da tale articolo pre
scritte, egli era sott0posto alla pena pronunziata dall’art. 80 della me
desima legge ;
Che la corte reale non a potuto sottrarlo da siffatta obbligazione e
da questa pena , sotto il pretesto clx’ egli non era munito di patente; che
la mancanza di patente era una contravvenzione che , lungi dal poterlo
giustificare della contravvenzione alla legge di brumajo anno (i, per la qua.
le contro di lui si agiva, formava contro di esso il motivo di una pro
pcssura differente e particolare;
Soan’aarxcozo 1. 217
Che 1’ arresto impugnatdnon poteva egualmente. liberarlo da detta
azione , sotto il pretesto ch’ egli n0n sapeva scrivere, poiché, in effetto ,
la disposizione dell’art. 74 essendo generale, la corte reale non a potuto
crear una eccezione che non è scritta nella legge. '
Da tutte le quali cose risulta che nel confermar la sentenza del tri
bunal correzionale di Tolosa , che liberava Giovm Maria Càstellan dalle
azioni esercitate contro di lui , la corte reale il violato gli articoli 74, 75,
e 80 della legge del .19 brumajo anno 6; '
Per tali motivi, cassa cc.

70

(C.3 C. di armatore
, Un’
613 Parigi.
leg. di 1eccez.
diagosto 1810 è negoziante
bastimenti 14. a. 146).
( art. 632. cod. di com.

m...;. efa.(,...a.
Il signor Morris, armatore di bastimenti era chiamato in giudizio
dal signor Legrand ch’egli avea interessato nell’ armamentodi un vascello.
Legrand portò la di lui azione innanzi al tribunale di commercio della‘
Senna , sostenendo che Morris era negoziante , nella di lui qualità di ar
mature di bastimento. Morris pretendeva al contrario che siffatta qualità
di armatore non lo rendeva soggetto alla giurisdizione de’ tribunali di con»
merció , sostenendo che un’ armatore di bastimento non è essenzial
mente negoziante. Sentenza ed arresto che condannano questa preten
srone.
O

Aaaasro.

Attesochè ogni armatore è negoziante , dichiara , cb’ è stato c’empe-i

tentemente giudicato ec. ‘


L. T. I. ' 28'

M..-» MWÀW-N "‘


__M_,_ A.. v- "\ _
M4.»
:218 Decrsxonr
8.

Un tav’ernnjo, relativamente alle derrate o mercanzîe che,compera,


è r'eputato commerciante. ' '
C- A. di Treves. 19 aprile 1819 (S...g. a. 408
Scliuótu,

Francesco Schuster tavernajo a Edenkoben , borgo ragguardevole del


circondario diSpira ,si era dichiarato debitore di una somma di4800 lire a
favore della V8d0th dell’ ebreo Heyum Mcyer di Landau, per mezzo di atto
innanzi notajo e testimoni.
Condannato al pagamento da due sentenze in contumacia , rese dal
tribunale di Spira, anteriormente alla pubblicazione del sopraddetto decreto
del 17 marzo 1808 , ne interpose appello, ed essendosi lasciato ancora
condannare
quando in contumacia
il decreto in appello , non vi Vportò opposizione che‘ allora
era promulgato.

L’appellante concbiuse che , in virtù dell’art. 4- del detto decreto , la


creditrice appellata fosse obbligata di provar di avergli somministratq il
valore intero e senza frode , espresso nell’ atto notariale (vedete ciocche
si è detto nella decisione seconda sull’art. I w
La vedova appellata creditrice gli contendeva il mezzo d’ inammissi
bilità cavato dalla di lui qualità di osta , che lo faceva riputar commer
ciante , e lo rendeva come tale inabile a valersi di siffatta eccezione ,
attesoch‘e, dietro il citato art.4 ,i soli non commercianti possono opporre
in eccezione 1’ enunciato decreto. _
L’ appellante replicò che un semplice tavernajo non può essere con
siderato come commerciante , e supponendosi ancora che potesse ri.
guardarsi come tale , non sarebbe bastevole ch’ egli fosse commerciante ,
che farebbe ancora (1’ uopo che il debito dipendesse da un fatto di com
mercio , perchè il decreto non fosse applicabile.
La corte era unanimamente di avviso che la eccezione stabilita dall’art.
4 del decreto non è una eccezione reale , ma solamente personale , cioè
che non sia necessario che sia provato che il debito provvcnga da un fat
Senz’anrrcono r. 219
lo relativo al commercio del debitore , ma che è bastevole che il debi
tore sia commerciante, perché egli non possa’gode_r del benefizio del de
eretti enunciato. Di fatti oltrechè il danajo che un commerciante riceve.
in prestito e considerato ridondar in vantaggio del suo commercio, e che
sarebbe difficilissimo , sovente ancora impossibile, di far la prova del-_
l’impiego de’ fondi che un commerciante riceve in prestito , vi sono altre
ragioni per escludere il commerciante dal benefizio del decreto. La prima
e la più forte è quella che il decreto eccettua generalmente i commer
cianti , senza distinguere se il danajo cb’ essi àn ricevuto a prestito , sia
stato o no impiegato nel di loro commercio: cio'c'chè chiaramente dimostra
che la eccezione è inerente alla qualità della persona e non alla qualità
del credito. L’altra ragione ch’ era senza dubbio il motivo del Governo
di escludere i commercianti dal beneficio del di lui decreto , è fondata
sulla natura delle cose. Un commerciante è reputato ricevere in prestito il
danajo per impiegarlo nelle sue speculazioni ed intraprese; egli può pa
gare un maggiore interesse di un particolare che lo riceve_ in prestito per
i suoi proprj bisogni. D’altronde non si può facilmente supporre che sia
cosi agevole di usar sottigliezze con un commerciante come con un altro
individuo; se quello si lascia ingannare ciò è per sua colpa , la legge
non deve presumerlo; perciò essa non doveva far nel di lui interesse cioc
clrè è fatto nell’interesse degli altri cittadini, ne’ quali non poteVa sup
porre la medesima esperienza e lo spirito medesimo di prevedimento cdi
precauzione che caratterizza ordinariamente le persone dedicate agli affari
di speculazione e di commercio.
Ma la quistionc, se un tavernajo dev’ essere reputato commerciante à
sofferta contraddizione. Si è detto che se , per questo solo che un tavernaio
compera il vino per rivenderlo a minuto alle persone che riceve presso di
se, o perché compera la carne o gli erbaggi per convertirin in vivande, o
perché alloggia estranei nella sna casa , egli dev’ essere considerato come
mercante, non vi sarebbe ragione per non riguardar ancora come tale una
folla di altri individui, che intanto non sono stati giammai riguardati co
me commercianti: per esempio, i calzolai , i carpentieri, ec. , iquali com
perano ancora materie per rivenderla fabbricate; che ne risulterebbe , per.
v“
mo Daersxon;
così dire , che non vi Sarebbero che poche persone che potessero goder
del benefizio del decreto; infine che i tavernai non avevan fatto mai parte
del corpo de’ mercanti.
A tali obbjezioni si e risposte che per sapere ciocchè deve intendersi
per la parola commerciante, si deve consultar la diffinizione che ne dà il
codice di commercio , e non dimandar se qtlalcun0 per lo innanzi fosse
stato o nò membro del corpo de’mercanti; che basta che non possa essere
contraddetto che un tavernajo esercita abitualmente questo mestiere,e ch’egli
compera derrate per rivenderle sia in natura , sia dopo averle lavorate e
messein opera, per essere reputato commerciante , conformemente agli art.
1 , e 632 del codice di commercio; che l’appellante si era qualificato per
tavernajo nel titolo del credito medesimo, e canon era contrastato ch’egli
esercita ancora questo mestiere; d’ onde seguiva che egli dev’essere repu
tato commerciante , e come tale ,dichiarato non potersi valere della ecce
zione tratta dall’art. 4 del decreto.
Quest’ ultimo avviso è prevaluto.

Annnsro. +

Attesochè l’opp0nente Schuster i: qualificato tavernajo nell’atto formato


innanzi notaio a’ 27 frimajo anno 10, che contiene obbligazione da sua .H
parte per una somma di 4800 lire a profitto della vedova Heyum Meyer. _ .
Che lungi di protestar contro siffatta qualità che gli dà l’atto enun
ciatd, egli al contrario àcontinuato aprendere quella di tavernajo negli atti
della processura, specialmente nella sua opposizione all’arresto contumacrale ,.
del 15 marzo 1806; che quindi le disposizioni degli articoli I , e652 del
codice di commercio gli sono applicabili come quello che compera, a
causa del suo mestiere , mercanzie o derrate per rivenderla, sia in natura ,
o per ailìttarne semplicemente l’ uso, ciocchè 1’ art. 632 reputa atti di
commercio; (1’ onde s’inferisce che il detto Schuster non può invocar la
eccezione portata nell’ art. 4 del decreto del 17 marzo 1808, stabilita so
lamente in favore de’ particolari non commercianti.
Per questi motivi, cc.
SULL’ARTICOLO r. 221
La corte , facendo diritto al primo capo delle conclusioni di Francesco
Schuster , ammette? pel-mito solamente , la di lui opposizione all’ arresto
pronunziato in contumggia contro di lui nel 15 marzo 1806; giudicando
in merito , senz’ arrestarsi al soprappiù delle dette conclusioni, ed aven
do riguardo a quelle della vedova Heyum Meyer rigetta la opposizione di
Francesco Schuster al citato arresto; ordina in conseguenza ob’ esso avrà
il suo pieno ed intiero effetto , colle spese.

9.

È mercantessa la donna la quale tiene in suo nome una casa ma


bilata per qfiitto. ( cod. civ. 217 e no; - com. , 632 ) ( leg. civ.
206 e 209; leg. di eccez. 3 , 612. )
C. A. di Parigi.-ar novembre 1812 (S. . . 13. a. 269).“

dvevaiffaut: €eubciec.

Si trattava del merito di un biglietto ad ordine sottoscritto dalla signora


Cendrier, che tiene in suo nome la casa mobiliata per affitto di Tosca
na in Parigi.
Il Sig. Le’vaillant , latore del biglietto, ottiene al 1 luglio 181! , una
prima sentenza in contumacia contro la signora Cendrier. Questa vi fa. op-'
posizione. Dimanda la nullità del biglietto come sottocritto da una donna
meritata senza l’autorizzazione di suo marito (cioccb’ era vero in punto
di fatto La signora Cendrier invoca l’art. 217 cod. civile. ' '
Levaillant si difende sull’art. ano; egli presenta la sua debitrice co
me pubblica mercantessa per questo solamente , che essa tiene una casa
mobiliata per affitto; (1’ onde nasceva questa conseguenza che la signora
Cendrier, mercantessa pubblica, obbligata per cose relative al suo nego
zio non può dispensarsi di adempiere alla obbligazione.
A 4 gennaio. 1812 sentenza in contraddittorio che rigetta le opposi
zioni della signora Cendrier , e la condanna a pagare: « attesocliè egli è
222 Dacrsronx
» costante che la signora Cendrier tiene sotto il suo nome la casa mobi
u liata per allitto di Toscana; ciocchè la constiluisce pubblica mercan
» tessa; lattesochè i cavalli, il cui prezzo è il valore del biglietto sot
» toscritto dalla donna Cendrier , son serviti per uso della detta casa mo
» biliata n. - '
Nella corte di appello , la Signora Cendrier pretende che il proprie
tario di una casa mobiliata per allitto non è necessariamente commercian
te o mercante; che ne 1’ art. 632 del cod. di commercio, nè alcun’ altro
testo di legge reputa‘atto di commercio il governo di una casa mobiliata
per ailittp; che perciò, nella specie, la quisti0ne di validità del biglietto
controverso rientrava nella regola dell’ art. 217 del codice civile; che non -
si poteva applicar l’art. 220 del medesimo codice.

Aaaasro.

La corte , facendo diritto all’ appello , adottando i motivi de’ primi


giudici, annùlla l’appello

9.

Il titolare di un uflìzio di lotto. Se è una femmina, essa è pub


blica mercantessa , ed in questo caso può alienar 1’ utlizio di lotto (art.
-r.' cod. di com., 220 cod, civ. )( art. 2 leg-. di eccez., 209. leg.civ. ).
E. A. di Parigi. 26 aprile 1812 (S. . . xx. 2. 369.).
. %ai“eux €- i®efcweme, 6 m03i?iG

Nel 1895 il nominato Billeheu facendo per lo innanzi il commercio di


-danajo, cioè ricevendo in prestito danajo ad interesse , per darlo egli
stesso in prestito ad un interesse maggiore , era caduto in istato di fal
limento.
Dietro querela di bancarotta fraudolenta contro di lui per parte-dei
SULL’ARTICOLO 1. 2:5?
suoi creditori, ein fu condannato, mediante arresto della corte crimi
nale della Senna del 31 luglio 1806 ,' a sei anni di ferro.
Allorchè egli faceva il suo commercio di danajo , si era procurato
unitamente a sua moglie, merci: una malleveria di 12000 franchi ,un uf
fizio di lotto , che quest’ ultima amniinistrava da se stessa , e pel quale
ella sola era iscritta ed all’amministrazione del lotto ed alla cassa Idi am
mortizzazione.

E ad osservarsi che la femmina Billeheu era in comunione di beni


con suo marito. '
A’19 giugno 1806 assistita dal medesimo , essa aveva venduto al Sig.
lBailleux e la mallevcria di 12000 franchi ed i mobili ed effetti per uso
dell’ullizio di lotto.
I creditori uniti del marito in dimandata la nullità di questa vendita,
Sul fondamento ch’essa era stata fatla dopo che il fallimento di quest’ulti
mo si era aperto e conosciuto, e conseguentemente in frode de’loro diritti.
Il Sig. Bailleux rispondeva che la vendita non essendo stata fatta
dal nominato Billehen,ma bensì dalla di lui moglie, non rimaneva colpita
da nullità; che questa ultima , in qualità di direttrice e sola incaricata
dell’ullizio di lotto , doveva esser considerata come pubblica mercantessa ,
e che perciò essa aveva potuto vendere validamente e la mallcveria , e gli
effetti per uso di questo ullizio , essendo il tutto 1’ oggetto del di lei
commercio.
A’ 4 maggio 1810 , sentenza del tribunale di prima istanza della Senna
che annulla la vendita di cui si tratta;
« Attesochè Baillenx non può opporre che era la femmina Billelneu
ch’è comparsa nell’atto di vendita ch’era la proprietaria , e elle-questo era
un di lei bene ch’ essa alienava; attesochè la Signora Billeheu era_ in
comunione di beni con suo marito , e che Bailleux non giustifica il con
I trario; che perciò,
1805; che il detlo all’epoca
Billeheu della
era inpretesa
fallimento aperto
vendita dopo
l'atta'a il 21 dicembre
Bailleux, Billeheu

era in bancarotta ; attesochè Bailleux non è che il presta - nome di Bil


leheu ; altesochè in diritto tutte le vendite in cessioni fatte fraidieci gior
ni del fallimento sono nulle ».
214 chrsioxi
Appello dalla parte del signor Bailleux.
Egli persisteva a sostenere che la femmina Billeheu , nella qualità di
direttrice dell’ullizio di lotto , avea potuto validamente far la vendita di
cui si tratta. Che importa , aggiugneva egli, ch’ essa fosse in comu
nione di beni con suo marito? Non è meno vero ch’ella sola avea com
missione, commissione individuale e particolare , di amministrare e di
reggere questo ullizio; che l’amministrazione del lotto non le lo avea
oonceduto che in di lei nome personale; che in fine essa sola era in re
lazione per ciocche riguardava l’ullizio medesimo con tale amministrazione.
Il marito era dunque estraneo a questo genere d’induslria di sua moglie;
questa faceva adunque in quel luogo un commercio separato da lui; ma
facendo un commercio separato da suo marito , essa era necessariamente
mercantessa pubblica: in siffatta qualità , ell’ à dunque potuto validamente
alienare o vendere ciocchè formava l’ oggetto di commercio , vale a dire;
e l’ufiizio di lotto medesimo e gli effetti inservienti al di lui uso. É altret
tanto meno incontrastabile ch’ essa faceva un commercio separato da suo
marito , quanto che questi esercitava egli stesso un’ altro genere di com
mercio, e che non s’impacciava in nulla di quello di sua moglie;
che-al contrario, il di lei nome soltanto figurava in tutti gli atti che n’ e
rano 1’ oggetto , e ch’ essa sola dava sempre la sua soscrizione in tutto e
per tutto dove era richiesta; che ogni altro individuo , anche suo ma
rito, era riguardato perciò, dall’ amministrazione del lotto , com’ essendo
interamente estraneo al maneggio dell’ullizio retto dalla femmina Billeheu,
e che per conseguenza non poteva egli stesso frammescolarsi in siffatta ammi«
nistrazione. A sua moglie apparteneva adunque la facoltà di governare questo
uifizio per esserne la direttrice , e la facoltà ancora di alienarne la malle
veria, ch' era il fondo o il principale oggetto del suo commercio; del pari
che
rato appartiene ad una
da suo marito , dimercantessa pubblica,
iobbligarsi per lo fatto che
di faquesto
un commercio
commerciosepa
, e

di alienar, quando gli sembra utile , il fondo del medesimo commercio ,


il qual fondo n’ è l’ oggetto principale.
I creditori di Billeheu rispoadevzano:
La femmina Billeheu, nella sua qualità di ricevitrice o direttrice di

._‘._.___ A-.
SULL’ARTICOLO I. 225
Uu’ ullizio di lotto , non poteva punto esser considerata come una pub
blica mereantessa. Essa non era , nel fatto, che un’ agente dell’ ammini
strazione del lotto. Ma una tale agente non si trova nella classe mercan
tile , poichè, in effetto, dietro la natura delle sue funzioni che sono pub
bliche, ella non fa vcrun atto di commercio, e d’ altronde non è sot-v
tomessa al diritto di patente. È invano perciò che il signor Baillcux
vorrebbe qualificar la femmina Billeheu mercantessa pubblica; essa non
aveva questa qualità: ein non può adunque trarne argomenti.
Difatti, la femmina Billcheu era in comunione di beni con suo marito;
Ciò non è contrastato. Non è contrastato ugualmente che i iaooo franchi,
che formavano la malleveria di cui si tratta, non fossero beni prove
nuti dalla comunione tra Billcheu e sua moglie. Ma allora questi 11000
franchi erano in conseguenza un capitale di siffatta comunione , che Bil
leheu , pe’ suoi cattivi affari , aveva alienati, per cosi dire , a’ suoi cre
ditori , e che il suo fallimento avea messi in (li loro potere. Come capo
e padrone della comunione egli avca potuto far una tale alienazione, ma
dal momento in cui egli era in fallimento , e ne’ dieci giorni che lo avea
no preceduto, non poteva più distaccar la più picciola parte di que
sta comunione , sulla quale non aveva più il menomo potere , avendolo
interamente trasmesso -a’ suoi creditori per effetto del suo fallimento.
Incontrastabilmente egli non lo poteva da se stesso ; ma non lo poteva ne
anche per lo mezzo di sua moglie , che nella specie , egli non avea fat
to figurare in nome nell’ atto di vendita , che per frodar i suoi creditori.
Ma si dice, ein l’aveva autorizzata; che importa ? tale autorizza
zione non fa che vie più provar la frode. In effetto, non potendo egli
più personalmente alienar un capitale della comunione , che più non era
in suo potere , era naturale che , per favorire le sue intenzioni fraudolen
ti , egli impiegasse il ministero di sua moglie , la quale , messa in una
circostanza particolare, e sembrava proprio mi efl‘ettuarle sotto la ma
schera?dell’autorizzazione. Ma del pari ch’egli non poteva più alienar da
se stesso un capitale di cui frattanto era stato il padrone,come capo della
comunione, più non poteva ancora autorizzare una tale alienazione. Il con-;
trario sarebbe assurdo, in quanto nulla di meno che si tratterebbe di alicnar
L. T. I. 29

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226 Decrstonr
un’ oggetto dipendente dalla comunione come nella specie; se ne fosse altri
menti, sarebbc troppo facile, in una moltitudine di fallimenti, d‘ingannar
i credilori, poiché la moglie del fallito , facendosene autorizzar dal mede
simo, potrebbe alienar, in pregiudizio de’creditori, tuttocciò che si trove
rebbe nella comunione.

Aannsro.

La corte, attesochè l’utiizio di lotto di cui è quistione era sotto il no


me della femmina Billeheu, eche, nella sua qualita di titolare dell’rgfi
zio, essa era considerata come pubblica mercantessa ed a avnto il di
ritto di disporre delle cose mobili che erano fra le sue mani; attesochè
l’ arresto della corte criminale non in considerati ne la femmina Billeheu nè
Bailleux , come complici della bancarotta fraudolenta di Billeheu; in
fine, attesochè i creditori del detto Billeheu ànno ad imputarsi di non a
ver fatti gli atti conservatorj degli oggetti di cui essi pretendono aver
av.uto il diritto d’impedir la vendita; annulla l’ appello e quello da cui si
‘e appellata; emendando, discarica Bailleux dalle condanne contro lui pro
nunziate , dichiara illegittima la dimanda di Delaverne e moglie, creditori
di Billeheu per la nullità della Vendita di cui si tratta; dichiara la detta
vendita buona e valida , cc.
SULL’An'r-rcono I. 227
IO

Colai che compera qfiètti pubblici per negoziarli è commercian


te.
C. C.
(art.
F. 321
29 ,giugno
e 632 1808-figet.
cod. di com.) (art.8.6m,
l. 428.
e 5 , 61210g. dieccez.

JÎ ‘Îlîkuiette Ìem. @efamaue,

e dveiioutq€oid.

Per atto privato del 3 termidoro anno 13 , il signor Mariette com«


però da’signori Delamarre, eBourgeois mandati di pagamento di riscatto di
rendite dellasomma di 450,000 franchi. Le parti convennero il termine di
3 cdi 9 mesi per la consegnazione , e per Llo pagamento. Esse convennero
ulteriormente di prorogar il termine della prima consegnazione fino al 3
nevoso anno 14 , durante il qual tempo i signori Delamarre e Bourgeois
rimetterebbero al sig. Mariette lo stato de’mandati , e le riconoscenze dei
depositi eli’ egli ne aveva fatto alle direzioni de’ demanj de’ dipartimenti
della Mancha , del Calvados , e della Senna inferiore.
La rimessa di questo stato , e di tali riconoscenze non essendo stata
effettuata , il sig. Mariette citò i venditori per mezzo di atto estragiudi
ciale del 22 frimajo anno 14 , per adempiere alle loro obbligazi0ni. Dalla
loro parte , i Venditori si mostrarono poco impegnati in secondare siffatta
citazione. Essi citarono anzi il sig. Mariette per ricevere la consegnazione,
e per pagarne il prezzo. Finalmente essi lo citarono innanzi al tribunale
di commercio di Parigi.
Il Sig.. Mariette comparve ,' e sostenne che il tribunale era incom
patente , sia ratione materiae, perchè non si trattava di operazioni com
merciali , sia ratione personae, perché esso non era commerciante. Ma
importa di osservar che a questa udienza medesima, egli fece distribuire
una memoria stampata nella quale diceva che se i Signori Delemarre , e
Bourgeois avessero secondata la citazione del 22 frimajo anno 14, iman
y.
2:8 Decisiou1
dati di pagamento si sarebbero già negoziati; questa circostanzaè tanto
più essenziale, quanto che per mezzo di essa il sig. Mariette riconosceva
cl1‘ egli aveva comperato ad oggetto di rivendere.
Il tribunale di commercio non si arrestò nondimeno a tale dicbia
razione , e ritenne la causa sul fondamento , « che le contestazioni che
sopraggiungono sul prezzo e sulle vendite di effetti pubblici e di manda
ti di pagamento di riscatto di rendite, sono esclusivamente della competen
za del tribunale di commercio; che il sig._ Mariette si era limitato nella
presente udienza a dimandar la rimessa della causa per disputarle e che
dopo e nella udienza medesima, egli aveva distribuito stampati contenen
ti difesa in merito 10.
Questa sentenza fu confermata in appello.
Il sig. Mariette produsse ricorso in cassazione per eccesso di potere
e per violazione delle regole di competenza.
Egli sostenne primieramente che i mandati di pagamento di riscatto
di rendite non potevano negoziarsi prima di essere stati registrati; e quel
li venduti da’ sig. Delamarre e Bourgeois non avevano ricevuta la formalità
della registrazione. ‘
Questa prima osservazione fu smentita da’ convenuti, e la corte su
prema non vi ebbe alcun riguardo. ' y _ V
Egli pretendeva poi che i primi giudici e la corte di appello ave
- Vano errato, nel decidere che ogni compera di effetti pubblici era indistin
tamente sottomessa alla giudisdizione commerciale; che la corte di cassa
zione , per mezzo di un arresto del 18 gennajo 1806 , a rapporto del sig.
Henrion , sul ricorso rigettato del si". Grcllet , aveva deciso che una tale
operazione non era commerciale, poichè allora la corte si determinò non
per la natura della operazione, ma unicamente perchè il si". Grellet,
che aveva comperato effetti pubblici, era commerciante.
I rei convenuti risposero che , senza esaminar se il motivo del riget
to del tribunale di commercio , motivo adottato dalla corte di appello, era
fondato, la dispositiva della sentenza sarebbe impugnabile, poiché il sig.
Mariette aveva egli stesso riconosciuto di aver fatta una operazione commer
ciale , nel dicl1iarar nella sua memoria stampata, ch'egli aveva comperato
ad eflètlo di rivendere.

flàfr_vr‘.-N:_a-DQ*:_M ‘ _
SULL’ARTICOLO r. 229
Questa circostanza è sembrata decisiva al sig. Lecontour , sostituto
procuratore generale, ed egli à concluso per lo rigetto del ricorso.

Annesro.

La Corte, considerando che i mandati di pagamento di riscatto di


rendite sono all’ordine e possono negoziarsi per mezzo di semplice gi
rata; che perciò essi sono veri effetti pubblici; che se la compera di ef
fetti pubblici che il compratore destinasse ad essere impiegati per suo conto,
sia per un acquisto , sia per liberarsi da qualche debito , non lo rende
soggetto alla giurisdizion de’ tribunali di commercio , n’ è altrimenti se
questo comperatore gli à negoziati o gli à comperati per negoziarli; che
nella specie , il signor Mariette à dichiarato nella sua memoria stampata
distribuita al tribunale di commercio , che se gli si fossero al tempo della
sua dimanda consegnati imandati di cui si tratta, gli avrebbe già ne-_
goziati; che perciò , senza contravvenire ad alcuna legge , il tribunale
di commercio, e la corte di appello di Parigi , àn potuto giudicare che la
compera in quistione era una operazione di commercio; rigetta cc.

11.

Un mulinaro che compera abitualmente grani per rivenderli è com


merciante ( art. 1 , 631 e 632 cod. di com. ) ( art. 2 , 610 e 3 , 612
leg. di eccez.
C. A. di Angers. 11 dicembre 1823.( S... 24. 2. 86.)

fouclicub Q. moreau e moglie.

A’ 26 maggio 1810 il signor Moreau e sua moglie sottoscrissero so


solidariamente in favore del signor Fouchard , un biglietto ad ordine di
2000 franchi, valuta ricevuta contanti. Il biglietto è scritto di alieno ca
rattere: si legge in fine , di carattere della moglie Moreau , visto , e
' letto , sottoscritto moglie Moreau; poi di carattere del signor Moreau ,
buono per 2000 franchi , firmato Moreau mercante.

/\
230 Decxsxonr
Alla scadenza, protesto del biglietto, citazione innanz’ il tribunale di
commercio.
Il signor Moreau allega la incompetenza di questo tribunale , soste
nendo che Fouchard ed egli non sono punto mercanti; che la parola me!"
dante, dopo la sua firma., non è di suo carattere; che fosse egli mercante,
nella sua qualità di mulinaro , il biglietto non à per causa una operazion'
commerciale, e che per conseguenza il tribunale di commercio non è
competente per conoscere della controversia.
La moglie Moreau dimanda la nullità del biglietto a suo riguardo ’
attesorhè esso non è rivestito del bono richiesto dall’ art. 1326 del co
dice civile. art. 1280 leg. civ.
Sentenza che, rigettando la incompetenza,condanna solidariamente i
coniugi Moreau al pagamento del biglietto , ed il signor Moreau anche
coll’ arresto personale , attesochè egli à Confessato alla udienza che com
perava grani per rivenderli.
La moglie Moreau , in appello , sostiene che la qualità di mercante che
si attribuisce a suo marito , è senza effetto riguardo a lei, poichè non
risulta ch’ essa_ ancora sia mercantessa , nel senso del S. 2 dell’art-1526
del cod. civ.; ch’è ugualmente indifferente che suo marito sia obbligato
unitamente con lei , perché l’ art. 1326 non istabilisce , per questo caso,
una eccezione alla regola generale ch’esige, per la validità di un biglietto ,
il bono o l’approvato; cita un gran numero di arresti ( vedete la giu
risprudenza del xxx secolo alla parola Approbation).
Il signor Fouchard risponde , che la firma della signora Moreau, tal
quale essa è , l’ obbliga sufficientemente ; che le parole visto, e letto ,
scritte di carattere di lei, escludono ogni idea di sorpresa.
Egli pretende inoltre che il signor Moreau , indipendentemente dalla
qualità di commerciante, è mulinaro , e come tale , artigiano; che la di
lui moglie in necessariamente la medesima condizione, che perciò il bi
glietto da lei sottoscritto non è assoggettato alla formalità del bono o
dell’approvato, dietro la eccezione stabilita nell’art. 1326 a; che se la
giurisprudenza à deciso che i biglietti sottoscritti dalla moglie di un
mercante debbano , a pena di nullità, esser rivestiti del bono od approva
Suz1.’aancot.oa. ' a31
io , è ciò percbè dietro il codice di commercio, essa non è reputata mer
cantessa , mentre che la moglie di un artigiano è necessariamente col-
locata nella medesima classe di suo marito , e che vi è la medesima ra
' gione di decidere per essa e per suo marito, che il bono od approvato
non è necessario.
Si risponde per la moglie Moreau che l’ art. 1326 à collocati sulla
medesima linea i mercanti e gli artigiani; che la giurisprudenza aven
do consacrato il principio che i biglietti sottoscritti dalla moglie di un
mercante non sono dispensati dalla formalità del bono , deve siffatta re
gola applicarsi alla moglie dell’ artigiano; che in una parola la eccezione
stabilita nella disposizione finale dell’art. 1326 non è applicabile che alle
persone le quali, per la loro professione personale , sono comprese in
siffatta eccezione, senzachè nulla si possa indurre dalla professione del
marito , a riguardo della moglie.
Il signor Prevòt de la Chauveliére, avvocato generale, a concluso di
essersi ben giudicato , e sussidiariamente di dover essere il biglietto repu
tato principio di prova per iscritto cdi dover essere la pruova, tanto per
mezzodì titoli, che per mezzo di testimoni, ordinata contro di lei. Egli
si è fondato su di un recente arreslo della corte di cassazione del 2 giu
gno 1823. (Ved. tom. a3 , 1 , 294 , e la opinione del signor Toullier,
tom. 8

’Aaaasro.

La corte , in cioccbè riguarda la eccezione d’ incompetenza;


Considerando , che per sua propria professione, indipendentemente
dal suo stato di mulinaro, Moreau fa compere e vendite di grani , e
che perciò egli esercita abitualmente atti di commercio; che nella sud
detta sua qualità di negoziante , avendo sottoscritto un biglietto ad ordi
ne , egli è sottomesso alla giurisdizion commerciale; che lo è ancora,per
chi: il biglietto da lui sottoscritto è considerato fatto pel suo negozio,
per non esservi enunciata un’ altra causa;
Per cioccbè riguarda la moglie Moreau:
'232 Daersron:
Considerando che l’art. 1326 del cod. civ. stabilisce la presunzion
legale di sorpresa falt’ ad un debitore, allorché egli non unisce alla dilui
sottoscrizione il bono o 1’ approvato della somma per la quale si è obbli
gato , ma che esso non interdice al creditore, possessore di un simile ti
tolo , il diritto di presentarlo in giudizio, come principio di prova per
iscritto,e di render compiuta la pruova della veracità del suo credito, sia
per mezzo di presunzioni, sia per mezzo di pruova testimoniale; che nella
causa le parti intese all’udienza , non àn dedotto, contro la esistenza del
la obbligazione, alcun dolo o frode; che la tessitura del biglietto esclude
il sospetto dell’ abuso della sottoscrizione in bianco; che la obbligazione
è unita e solidaria fra gli sposi; che le parole visto e letto della moglie
che 21 sottoscritto,rcndono verisimile il fatto allegato dal convenuto; che la
moglie Moreau à conosciuta la estensione ed il termine della sua obbli
gazione; che i magistrati debbano accogliere la prova offerta in tali cir
constanze; che altrimenti la legge, fatta per prevenir la frode , la favori
rbee ;
Dichiara il tribunale competente , conferma la sentenza relativamen
te a Moreau.
In quanto alla moglie Moreau , facendo diritto alle conclusioni sus
sidiarie del convenuto , le quali tendono a provar tanto per mezzo di
documenti che per mezzo di testimoni, 1.° che la moglie Moreau era
presente al pagamento de’ 2000 franchi enunciati nel biglietto del 20
maggio 1820; 2.° che cssaià veduto contargli e prenderli da suo ma

rito; 3.° che 21 veduto formar il detto biglietto; 4.° che à preso con
tezza del biglietto prima di sottoscriverlo; e che perciò essa ne à avuta
la più perfetta Conoscenza;
- Attesochè tali fatti son contranevoli ed ammissibili, ordina che Fon.
clrard farà pruova innanzi cc. , riserbata la pruova contraria alla moglie
Mercati.
SULL’Ut‘HCOLO r. 235

m.

Il mulinar0 non è commerciante.

C. A. di Golmar.-23 marzo 1814 (S. . ‘ 16. e. 92.

@fefiluge't. @. €Pawwiciui, e €ovaag,uL

Il Sig. Pfellìnger aveva sottoscritto un effetto concepito in questi ter


mini :
« Dettiviller il 50 settembre 1812. Buono per la somma di fran
» Chi 2240.
» A 12 mesi data io pagherò per questa sola prima di cambio all’
» ordine de’ signori Paravicini la somma di franchi duemila dugento
» quaranta, valore ricevuto. Firmato, Ferdinando Pfeflinger. Pagabi
» le al mio domicilio , strada de’Bateliers n.° 40 a Strasburg ».
Questo biglietto fu successivamente girato per mezzo di quattro case
di commercio, per valuta cambiata , valuta in conto , valuta ricevuta, cc.
Protestato per mancanza di pagamento alla scadenza, ritornò a’signori
Paravicini e compagni.
Questi fecero citare il Sig. Pfellinger innanzi al tribunale di Strasburg
per esservi condannato con arresto personale a pagarne la somma in ca
pitale , interessi e spese.
Il Sig. Pfellinger chiese esser rimandato innanzi a’giudici competenti.
A 50 novembre 1815, sentenza del tribunale di commercio di Strasburg
che , senza arrestarsi alle eccezioni d’ incompetenza , condanna Pfellinger
a pagar la somma dimagdata da Paravieini , {con arresto personale,e colla
esecuzione provvisoria;
» Atteso, così si esprime la sentenza, chela tratta ch’ 22 il fondamen
to della dimanda , è nella sua forma un vero effetto di commercio], colla
data di un luogo pagabile in un altro;
L. T. I. 50
g34 Decxsronr
« Ch’ essendo all’ ordine è potuta esser negoziata e che di fatto è pus.
sata per le mani di quattro case di commercio;
« Che la sottoscrizione del detto eii'etto iconstituisce dalla parte del

convenuto , un atto di commercio , a’ termini dell’ art. 632 del cod. di


commercio ( art. 3, 612 leg. di eccez. );
« Che perciò l' art. 631 del medesimo cod. (art. 610 leg. di eccez.)
rende il reo convenuto soggetto allagiuridizion commerciale; '
« Che l’ effetto di cui si tratta era pagabile a Strasburg , ove il reo
è eletto domicilio; i

« Che l‘art. 420 del cod. di procedura 'civile (art. 6261eg. di eccez.)
dispone , che l'attore potrà citare a sua scelta i , cc. » 5 innanzi al tribu
nale nel circondario del quale il pagamento doveva essere efli-ttuato;
« Che questo tribunale e dunque , sotto il rapporto del domicilio ,
come sotto quello della materia, competente per conoscere della dimanda ;
e: Che in sostanza , nella specie , il reo non a punto negata la sua
firma ...; che la dimanda poggia su di un titolo non contrastato;
cc Che l’arresto personale, al quale egli è stato condannato, è auto
rizzato dall’art. I, tit. 2 della legge del 15 germile anno 6, così espresso:
« . . . L’ arresto personale avrà luogo in tutta l’ estensione della
Francia, i... 2... 3...
4. » Contro tutte le persone che sottoscrivcranuo lettere obiglietti di
cambio , quelle che vi metteranno la loro girata , che prometteranno di
somministrarne colla rimessa di piazza in piazza , cc. _
« Che la esecuzion provvisoria , cui è stato ancora condannato , ‘e
autorizzata dall’art. 459 del cod. di procedura civile » (art. 450 leg. di
eccez. ).
Appello per parte del sig. Pleflinger.

Annesro.

La corte , -- atteso sulle eccezioni declinatorie dedotte dall’ appellan


te innanzi al tribunale di commercio di Strasburg, ch’ esse sono fondate
su due circostanze, la prima che l’ appellante non è negoziante; la se
Snnn’anrrcono r. 235
conda che l’ effetto in qnistione non è un biglietto ad ordine, poiclrè non
esprime le specie di valuta che doveva essere stata somministrata;
Atteso , in quanto al primo di questi motivi che l’ appellante è mu
linaro; che per 1’ effetto in quistione non à presa la qualità di nego
ziante ;
Che 1' effetto di cui si tratta non lascia in verun modo presumere ,
che esso sia stato il risultamento di una operazione commerciale; essen
dosi anche confessato dagl’intimali medesimi che il detto effetto non
in avuta altra causa che un prestito di danajo; si sono bensì questi limi
tati a sostenere che 1’ effetto in quistione essendo per mezzo di girata pas
sato per le mani di più negozianti,l’appellante non fu egli stesso negoziante, .
ne è stato meno soggetto alla giurisdizione del tribunale di commercio,
a’ termini dell’art. 637 del cod. di commercio (art. 6:6. leg. di eccez.)
Ma questo articolo suppone che un portatore di effetto àcitato innanzi
quel tribunale più sottoscrittori , sia di una lettera di cambio , o di un
biglietto ad_ordine, sia di girate che vi si trovano, di cui gli unison ne
gozianti , e gli altri non lo sono.
Il principio dell’ azion solidaria non permettendo che si divida 1’ a
zione , la legge à Voluto, per questo caso , che gli uni e gli altri siano
soggetti alla giurisdizione del tribunale di commercio , ma vietandogli la
facoltà di pronunziar l’arresto personale contro quegl’ individui che non
sarebbero negozianti cc. ;
Attesocbè l’ipotesi della specie è ben diversa , l’ effetto in qnistio
ne essendo ritornato agl’intimati, questi si son diretti contro il solo ap
pellante, il quale, essendo solo debitore in causa e non negoziante, non
“aveva potuto esser tradotto che innanzi a’ suoi giudici ordinari;
Attesochè il tribunale di commercio era ancora incompetente pel se
condo motivo ; '
Di fatti, a norma dell’ art. r88 del codice di commercio ( art. 188
leg. di eccez. ).; l’effetto di cui gl’ intimati son portatori, lungi di aver il
carattere di lettera di cambio, com’essi lo sostengono, nonè ancora un hi
glietto ad ordine , poichè in luogo di enunciare, come questo articolo ri
chiede , che la valuta n’è stata somministrata in ispecie, in mercanzie ,
p
236 Dncrsrour
in conto od in ogni altra maniera , vi è semplicemente e5presso : valuta
ricevuta , e lascia ignorar la natura di questa valuta.
Per questi motivi, la corte , pronunziando sull’ appello dalla sentenza
resa dal tribunale di commercio di Strasburg il 30 novembre 1813 , an
nulla l’appello , e quello da cui si è appellato. -
Emendando , facendo diritto all’ eccezioni declinatorie formate in
prima istanza , rimanda la causa e le parti innanzi a’ giudici competenti;
Condanna gl’intimati alle spese tanto di prima istanza che di appello.
Ordina la restituzione dell‘ ammenda pagata.

13.

Lo speculatore su’fondi pubblici e soggetto alla giurisdizione


de’ tribunali di commercio.
G. G. F; 18 feb. 1806. Rigett. 1. 220.)

Qcoffet.

A 8 germile anno 11 , primo conto appronto di Grellet , a favore


degli agenti di cambio Foult é Pardonnet, di 12050 lire.
A 2 fiorile seguente, secondo conto approvato di lire 28240.
Grellet, per mezzo di Foult e Pardounet; speculava sulle rendite
dello stato.
Grellet non paga , ed i suoi prestatori lo traducono innanzi al tri
bunale di commercio di Parigi. Questi allega 1’ incompetenza , ma la sua
richiesta di rimando innanzi a’ giudici ordinari e rigettata , e vien con
dannato con arresto personale ad adempiere a’ suoi obblighi.
Appello. - Arresto confermativo della corte di Parigi.
Constava in fatto che Grellet era in uso di negoziare sugli effetti pub
blici ; questo era il suo genere di commercio.
Intanto egli impugnava l’ arresto della corte di Parigi sotto quattro
rapporti differenti.
Sezz’aarrcozo r. 237
1. Io nori sono punto mercante patentato, ( egli diceva ); dunque
falsa applicazione della legge del 6 fruttidoro anno
2.° Le mie speculazioni su’ fondi pubblici non sono operazioni com
merciali,- queste sono scommesse , semplici giuochi di azzardo; dunque
incompetenza del tribunale di commercin.
3.° I miei conti non mi assoggettano all‘ arresto personale.
La legge del 15 germile anno 6 non autorizza questo mezzo rigoroso
che per le lettere e pe’ biglietti di cambio, ed i miei conti approvati non
possono esser messi in questa classe.
4.° In fine , si vorrebbe farmi qualificare per mercante?
Ma in questo caso, io non potrei esser soggetto all’ arresto personale
che per biglietti riguardati come valuta ricevuta contante od in mercan
zia; perchè seguendo i regolamenti , gli agenti di cambio co’ quali io ò
contratlato , non sono nè mercanti nè negozianti, poiché essi non pos
sono nè pagare anticipatamente nè dar somme a prestito.
Il sig. Shuriot , sostituito procuratore generale, a conchiuso pel
rigetto.
A a a E s r o.

La corte, attes0chè l’arresto impugnato stabilisce in fatto che Grel


let era in uso di far negoziazioni su’ fondi pubblici; che sotto questo punto
di vista , à potuto esser collocato nella classe de’ commercianti, e per
conseguenza che il potuto esser tradotto innanzi al tribunal di commer
cio , e condannato con arresto personale; rigetta , cc.

14.

Il magnano che abitualmente compra il ferro per rivenderla do


po averlo lavorato, è essenzialmente commerciante; ancorché lavori
per imprese o per commissioni. In conseguenza in caso di fallimento
può eSser prevenuto di bancarotta fraudolenta. ( cod. di com. art. 1 ,
C. G.
652 F. 5) marzo
, 593 1812
( leg. di riget.
eccez. art. 2S... 13., I.587187
, 612

. ‘*\----.-_-.A__’- «- .
238 Dacrsrour

Bervet if miniateco fu/g'lifico.

Giambattista Hcrvet, magnano ne’ bastimenti, vedendo i suoi affari in


cattivo stato , abbandona il suo domicilio a 22 maggio 1812. Egli non
aveva fatto dichiarazi0ne di fallimento , ma aveva fatto sottrarre furtiva
mente e di notte , i suoi mobili, strumenti e mercanzia.
È arrestato il di 8 giugno seguente come fallito fraudolento. Il suo
afl‘arc s’ instruisce, e ben presto una ordinanza della camera del consiglio
del tribunale di Prima istanza di Parigi , lo rimanda innanzi la camera
di accusa della corte reale come prevenuto di fallimento fraudolento.
A 13 agosto r8m , arresto di questa camera , che conferma 1’ ordi
nanza resa da’ primi giudici , e lo rimanda innanzi la corte di Assise ,
per esservi giudicato sul fallimento fraudolento.
L" accusato Hervet ricorre in cassazione contro qUesto arresto. Ein
è di Principio , diceva , che niuna è fallito semplice , Inè fallito fraudo.

lento, se preventivamente non è commerciante; la qualità di fallito, sup.


pone sempre quella; di commerciante. Questo è ciocche risulta in una
maniera incontrastabile dagli articoli 402 del codice d' istruzione criminale,
eL’arresto
157, lib.dinanziato
3, tit. 4 suppone
del codice
adunque
dicommeroio
nell’accusato
( art. la587
qualità
leg. didinegoziante
eccez.

preesistente, Ma questa qualità non esiste , ed è in ciò che la corte reale


di Parigi à commesso un errore riprovato in un tempo istesso e dalla le.
gìslazione attuale , e dalla giurisprudenza antica, eda quella che l’ e succo,
data. impossibile di fatti di dar la qualità di negoziante ad un sem
plice magnapo che lavora a’bastimenti e dietro commissioni, qual’ è il sig.
Giambattista Hervet,
L’ articolo I, lib. I del codice di commercio (art. a leg. di eccez. )»
prescrive; a Son commercianti coloro ch‘ esercitano atti di commercio e ne
» fanno la loro professione abituale ». Quali sono quindi gli atti di com
» mercio? Il legislatore istesso va ad indicarceli, '
» L’ articolo 632 del codice di commercio ( art. 3 , 6:2 leg, di eccez.)
» qualifica alti di commercio « ogni compera di derrate e mercanzia per
Sezr.’uvrxcor.o r. 239
» rivenderla , sia in natura , sia dopo averle lavorate e messe in opera ,
» o ancora per darne in affitto semplicemente l’uso ».
Senza dubbio se gli atti del mestiere di magnano fossero atti di
commercio , 1’ attore in cassazione sarebbe al certo un commerciante , per
ché esercita questi atti abilualmente , e perché e precisamente 1’ abitu
dine e la ripetizione costante degli atti di commercio che constituisco
no il commerciante. Ma gli atti ne’ quali consiste il di lui mestiere son
lontani di essere atti commerciali. Qual’è in effetto la occupazione di lui?
La sua OCCUpaZÌOHB non è di comperar derrate e mercanzie per rivender
le, e solamente per rivenderle , sia in natura , sia dopo averle messe in
opera.
1’ acciaioEgli
per non compera,isia
rivenderlo punto abitualmente
in natura e constantemente
, sia dopo il ferro
averlo convertito in sero

rature , o in altre opere del suo stato; in questo caso certamente egli
sarebbe commerciante , poiché rivenderebbe ciocche avrebbe comperato per
metterlo in opera. Ma non è punto questo il suo caso. Egli lavora. per
gl’ intraprenditori di bastimenti , o per le persone che si valgono della sua
opera pagandola, sia il pezzo, sia a giornata. In tal caso egli non ven-_
de che la sua industria , ovvero loca la sua opera : ora , locar 1’ Opera
e vendere l’industria , non è un commercio nel senso dell’articolo 632,
perchè non vi è affatto compera di mercanzie , e nè anche compera per
rivendere. Il sig. Giambattista Hervet non è dunque un mercante; egli
non è che un artigiano , un operaio.
Si è sempre riconosciuta una rimarcabile distinzione tra’ mercanti
ed isemplici artigiani; questo è ciocehè la corte reale di Torino à pro
clamato per mezzo di un arresto del 3 dicembre 1810. Esiste un arre
sto simigliante della corte reale di Treves , in data del 7 dicembre 1808.
Finalmente la corte di cassazione à'confermata questa giurisprudenza, mer
cè l’ arresto del 28 febbraio 181:, reso dalla sezione delle dimande, amp
porto del sig. Lamarque, e di cui il motivo è così concepito. « Attesochè il
codice di commercio, come le leggi precedenti ànno stabilita e c0nstante
mente conscrvata , una distinzione essenziale tra la classe degli artigiani,
come i panettieri ed altri, facendo sotto certi rapporti una specie di
negozio, e quella de’commercianti propriamente detti. . . . ».

L_,_.-I
240 Decrslour
Una circolare di S. E. ilpgran giudice , in data del 7 aprile 1811 ,
la resa questa dottrina all’avvenire incontrastabile. Egli era stato consul
tato‘ sulla quistione se l’ artigiano che fabbrica solamente per commissio
ne sia commerciante; rispose: cc Io sono stato consultato più volte
2) sul _senso ad applicarsi alla parola commerciante , ed È) sempre rispo
» sto che si dovrebbero senza dubbio considerar come tali tutt’i nego
» zianti , banchieri, fabbricanti e mercanti; ma che non sembrava
n che si dovesse collocar in questa classe il semplice artigiano che non
» lavora che a misura delle commissioni ch’ egli riceve giornalmente u.
10usse , nel sua comentario sul tit. 12 dell’ ordinanza del 1673, pag.
418, nota A, osserva, (i che non si debbono mettere nel numero dei mer
» canti tutti coloro che si mischiano nel negozio , e che comprano le
» mercanzie per rivenderla e guadagnarvi. Boerius, nel suo comentario
p sulla consuetudine di Bourges, lit. I , dello stato delle persone , alla pa, _
a» mia mercante pubblica , fa una giustissima osservazione sulla distin,
n zione che vi è tra _mercante ed artigiano. Egli dice che il primo com
_ » pra e rivende senza che la Cosa cambia di natura, mentrechè l’ arti
»
» giano
naturacompera le cose
e di forma D. , e non le vende che dopo A averle cambiate di

Qui il sig. Giambattista Hervet rammentava diversi editti de’nostri Re,


ed altri arresti di regolamento emanati dalle antiche corti del parla
mento, che tutti consacravano la differenza tra artigiano ecpmmerciante
c decidevano che Partigiano non è commerciante,» '
Riteniamo adunque che prima del codice di commercio , come dopo,
l’uomo il cui mestiere abituale è di locare la sua industria, non fa punto,
per questi atti , commercio , nel senso dell’articolO 653 del codice di
commercio.
In'vero , Giambattista ‘Hervet à qualche voita comperate materie
greggie che à lavorate .e ridotte in oggetti di sua arte. Ma è costante nella
causa che queste sorte di operazioni, lupgi di essere a lui famigliari, sono
state al contrario rarissime; e che lungi di formare la sua professione
abituale , esse non sono state ripetute che in epoche assai lontano. La
mediocrità de’ mezzi pecuniarj del sig.liervet, lOà sempreîmpedito di fare
Set.r.’aarrcot.o r. '24:
nel suo mestiere anticipazioni considerabili: si è mantenuto sempre , suo
malgrado , nello stato di semplice operajo meccanico, senza poter permet
tersi veruna speculazione commerciale.
Quindi, poiché non si trova in lui quella ripetizione costante della
compera e della rivendita che solo può caratterizzare il negoziante; poi
chè la sua esistenza solita è quella di un artigiano meccanico, i giu
dici di Parigi non àn potuto , senza violar lo spirito ed il testo dell’ art.
632 del codice di commercio , applicar all’ accusato e la qualità di com
merciante e quella di fallito che , nella specie , n’ era una conseguenza.
In vano si dirà che la qualità di magnano suppone necessariamente
la compera delle mercanzie , e la loro rivendita dopo averle convertite in
oggetti di suoi lavori. Si risponderà che quest‘ asserzione è smentita dal
l’arresto della corte di cassazione che poco innanzi si è rapportata, come
da quei‘di Treves e di Torino, ma soprattutto , e di una maniera più
positiva ancora , dalla decisione del ministro della giustizia , e da’ fatti
che sono di notorietà pubblica.
Non è egli certo che esiste un gran numero di 0peraj i quali non
si dedicano che ad un lavoro puramente meccanico , che non si permet
tono verpnn speculazione personale, che mettono la loro industria a sti
pendio di spe0ulatori più ricchi di essi, da’ quali ricevono le mercanzie a
lavorare, e son pagati a giornata o a pezzo? _
Evidentemente non v’è qui che un commerciante ; questo èsolo colui
che compera la mercanzia greggia ola rivende lavorata, e che fonda in que
sta d0ppia operazione il suo guadagno e la sua ricchezza; ma ciò non è
l’uso e‘la condizione abituale del signor Hervet. Egli non è dunque commer
ciante più di un proprietario o di un militare; e gli atti di commercio
che gli si rimprovcrano, essendo essenzialmente fuggitivi e passaggieri, non lo
constituiscono commerciante più che non constituirebbero commerciante un
proprietario o un militare presso cui questi atti, o altri del medesimo ge.
nere non sarebbero punto ripetuti con quel carattere di abitudine che la legl
ge esige. Potrà accadere che questo militare, quest’artigiano-opcrajo , que
sto proprietario siano assoggettati alla giurisdizione commerciale per gli ob
blighi sottoscritti alVoccasione di tali medesimi atti; ma non vi saranno
L. T. I. . _> 3:

p.
,.
242 D e c r s i o n r
sommessi che di una maniera passaggiera , esolo per tali obblighi, e non
mai di una maniera permanente e personale; essi non saranno punto sot
toposti a’ doveri inerenti alla qualità di negoziante.
Stabiliti e riconosciuti questi principj , risulta , che i fatti imputa
ti al signor Hervet , e su’ quali poggia l’ accusa principale di cui egli
è 1’ oggetto, sono assolutamente innocenti. Si tratta di sottrazione di mo
bili, cff‘etti e mercanzie; ma questa sottrazione non il verun carattere
fraudolento; era permesso al signor Hervet di dar ai mobili che gli ap
partenevano, e che niuna istanza giudiziaria ne lo impediva , quella de
stinazione che egli giudicava convenevole. La criminalità di questi fatti
poggia unicamente sulla qualità di commerciante mai a proposito appli
cata al signor Hervet. Tutto dispare adunque dacbè il signor Hervet sta
bilisce che questa qualità non è la sua.
Ma il signor Conte Merlin, procuratore generale , à sostenuto che la
qualità di negoziante era stata giustamente applicata al signor Hervet , e
che con ragione la corte reale di Parigi lo accusava come fallito fraudo
lento. I

Stabiliremo primieramente, diceva questo magistrato , che l’ accusato


era commerciante , vedremo in seguito ch’ egli è veramente fallito; e
da questa doppia proposizione sorgerà la conseguenza che è nel caso di
fallimento doloso.
La qualità di commerciante dipende dalla compera per rivendere ,
dalla rivendita e dalla costante ed abituale ripetizione di‘questi atti,- poi
chi: è 1’ abitudine, altrettanto che l’atto di commercio , che caratterizza il
negoziante: ed in questo punto, si sarà di accordo coll’ accusato su’ prin
cipi cb’ egli à stabiliti. Ma i ragionamenti ch’ esso presenta per evitarne
l’applicazione non poggiano che sul nulla, se ciò nonè su semplici alle
gazioni. y
- Senza dubbio se era provato che Giambattista Hervet non il tenuto
bottega , che non aveva luogo che fosse la sede abituale del suo lavoro
ed il centro de’ suoi affari , se non si erano rinvenute in questo luogo
istrumenti di arte di magnano , materie prime destinate ad esser conver
tite in oggetti di sua arte, ed ancora alcuni oggetti di quest’arte intera«
SULL’LRTICOL0 1.‘ 243
mente formati , forse si potrebbe, se tutto ciò non esisteva , esaminare
fino a qual punto la qualità di negoziante è certa o dubbia nella per
sona del signor Ilervet; ma noi diciamo , senza tema di essere smenti
ti dalla corte, che , tali circostanze esistendo ed esse sono costan
ti per. la corte di cassazione, poichò la corte reale le à riconosciute), non
‘ è più possibile di mettere in problema la qualità di commerciante del no
minato Hervet.
Importa poco che questo imputato lavorasse frequentemente per in
traprese, sia a pezzo , sia a giorno; importa poco ch’egli ricevesse dagli
autori delle commissioni, le materie prime a lavorare: quando anche que
sto genere di occupazione fosse stato più frequente in lui, del lavoro per
suo proprio conto , ciocche sarebbe difficile di stabilire , ciocche non è sta
bilito nella specie , risulterebbe sempre che Giambattista Hervet, avendo
tutti i segni esteriori di uno stabilimento personale, doveva essere neces‘
sariamcnte considerato come personalmente negoziante.
Un magnano , come ogni altro operaio del medesimo genere , nel
comperar le materie prime per convertirlo in oggetti di sua arte , si pro
pone di rivenderle , non più in natura , ma dopo ch’ esse saranno tra
sformate: egli si propone di guadagnare nel Vender più caro , non sola
mente a ragione del prezzo della sua mano di opera, ma ancora a ragione
della pena che si è presa di comperare all’ingrosso, di anticipare i suoi
fondi e di attendere i comperatori.
Egli è dunque commerciante, se si è avverato nel suo domicilio cioc
chè suppone necessariamente l’ abitudine di simiglianti operazioni.
Gli arresti che si son citati nello interesse del sig. Hervet non ànno
alcuna connessione colla specie che ci occupa. -Quello della corte reale
di Torino decide , in massima, che l’artigiano non fa un atto di commer
cio , per questo solo che egli compera le materie prime di sua arte;
e non vi è cosa più giusta di ciò; perché a’ termini della legge , bisogna
comperare per rivendere; e fino a che l’artigiano non 21 lavorato e rivenduto
tutto o parte de’ materiali che aveva comperati , nulla si prova ancora che
gli aveva com_perati per rivenderli , o ch’ egli aveva fatto un alto di com
mercio. - Ma , nelle specie , il sig. Hervet non aveva solamente compe
_
*
244 _ D a c r s 1 0 N 1
rate le materie necessarie all’ esercizio di sua arte , egli le aVeva spesse
volte lavorate e-rivendute. Non poteva dunque applicarsi il principio con
sacrato dalla corte reale di Torino.
Relativamente agli arresti di Treves e della corte di cassazione, essi sono
entrambi ugualmente non applicabili, rientrano l’uno nell’altro, poiché la corte ‘
di cassazione non à,fatto che rigettarein ricorso diretto contro l’arresto della
corte reale di Treves.- Sono stati entrambi resi in una specie differente da
quella che ci occupa. Non si trattava di esaminare in terminis la certezza
della qualità di commerciante in un panettiere: si trattava di un obbliga_
zioue pretesa usuraja sottoscritta a favore di un Ebreo; e la quistione
commerciale non vi è stata esaminata che troppo incidentemente.
_ Si può fare il medesimo rimprovero per la citazione della circolare del
ministro della giustizia. Quella non è una circolare proimriamente detta ,
cioè una decisione ministeriale destinata a divenir pubblica, ed a fissar
le incertezze de’ tribunali , se tuttavia possano esservene di questa natura:
è una risposta del ministro della giustizia al procuratore reale di Duepon
ti. Non si conosce precisamente a quale specie si rapporta tal lettera , che
non avrebbe dovuta esser pubblicata; ma non si può dubitare ch’ essa
abbia poco rapporto con quella che ci occupa ; perché il gran giudice
enuncia come un motivo decisivo , che gli operaj di cui si trattava ,
non lavoravano che a misura degli ordini di essi ricevevano , e che
non facevano del loro stato un oggetto di speculazione.- Or , certa-‘
mente è impossibile di dire che Giambattista Hervet non faceva del suo
stato un oggetto di speculazione.
Si è dunque fondato a concludere che Hervet ‘e stato commerciante
con tutte le circostanze che la legge richiede.
Ciò posto, non si saprebbe negare ch’egli sia fallito; aveva cessato
di fare i suoi pagamenti ,- chiusa la sua bottega ed abbandonato il suo
domicilio. Allorché si aggiungerà ch’ egli aveva nascosta fraudolentemen
te una parte eonsiderabile del suo mobile , si dovrà conchiudere ch’, egli
poteva essere legalmente prevenuto del delitto di fallimento fraudolento ,
secondo 1’ articolo 593 del codice di commercio. (art.587 leg. di eccez. )
In queste circostanze, il procurator generale conchiuse pel rigetto.
Suaz’anrrcono I. '245
ARRESTO.

La Corte ; Atteso , in diritto, che , per l’articolo 1 del codice di


commercio, son dichiarati c0mmercianti c< coloro ch’ eSercitano atti di
» commercio e ne fanno la loro professione abituale »; che il medesimo
codice reputa atto di commercio , per l’ art. 632 , « ogni compera di
>> derrate e mercanzia per rivenderle , sia in natura , sia dopo averle la
» varate »; che siegue necessariamente da queste definizioni, che il ma.
gnan0 il quale compera il ferro , che egli rivende dopo averlo lavorato
e convertito in oggetti di sua arte , esercita atti di commercio; che fa
cendo di questi atti la sua professione abitUale , egli è nella classe da
gl’inclividui dichiarati commercianti dal citato codice; che a’termini dell’art.
593 di detto codice , « è fallito fraudolento ogni commerciante fallito che
si trova in uno o più de’casi seguenti, cioè 1°... , 2° se à nascosto frau
dolentemente somme di danajo, crediti, mercanzie , derrate o effetti ma
bili »; e che il fallimento fraudolento è un reato sottoposto , dietro l’art.
402 del codice penale ( art. 521. leg. pen. ),' alla pena de’ lavori for
zati a tempo.
Atteso , in fatto , che Giambattista Hervet è magnano , e che , per
l’arresto impugnato , è dichiarato prevenuto di aver nascosto fraudo
lenlemente le sue mercanzia , ed effetti mobili; ch’ egli è dunque pre
venuto del fatto caratteristico del fallimento fraudolento , in conseguenza
di un fatto qualificato misfatto; che perciò mettendolo in istato di ac
cusa , e rimandandolo innanzi la corte di Assise del dipartimento della
Senna , la c0rte reale di Parigi a fatta una giusta ed esatta applicazione
delle leggi della materia. ‘
Atteso d’ altronde che 1’ atto è regolare nella forma;
Rigetta il ricorso , ec. ‘
3l|6 Dxcrsrour'
15.

L’intraprenditorc del servizio pubblico delle pompe funebri, de


v’esser collocato nella classe de’ commercianti, per le somministrazio
ni che gli son fatte relativamente alla sua ' intrapresa. -- Egli è re
putato di aver comperato per rivendere; ( cod. di com. art. I, 63| ,
632 ( leg, di eccez. art.2, 610 e 3, 612 ‘

C. G. F.- 9giugno 1810. Riget.-(S... 10. I. 125

%ouveret , €au.

Il sig. Bouvcret , intraprcnditore di pompe funebri a Roucn , fu tra


dotto innanzi al tribunale di commercio di quella città, per sommini
strazioni che gli erano state fatte relativamente alla sua intrapresa. Bou
verct allego 1’ incompetenza del tribunale , sotto il pretesto ch’ egli non
era commerciante. Si appoggiava sugli art.1 e 632 del cod. di commer
Vcio , sostenendo che non si poteva reputar atto di commercio la compe
ra che faceva un intraprenditore di funerali, delle cose necessarie al se_
pellimento de’ morti, _ancorch’ egli esigesse una retribuzione per causa di
tali somministrazioni. .
A 7 agosto 1809, sentenza del tribunale di commercio di Rouen ,
che rigetta l’ incompetenza allegata da Bouveret.
Questa sentenza è confermata in appello , per mezzo di arresto dcl18
del medesimo mese; '
<< Attesocliè il sig. Bouverct comprava per vendere e per affittare;
che il suo stabilimento è essenzialmente una intrapresa di somministrazio
ni , e di allitti; che la esclusione ch’egli è ottenuto per la parte del suo
stabilimento concernente il servizio pubblico , e pel quale egli paga an
nualmente una somma alla cassa della mairie (sindaco) per gli ospeda
li, può renderlo suscettibile di esser tl'ad0tl0 amministratitamenk per le
contestazioni relative al detto servizio, e che potrebbero elevarsi tra il
Ser.r.’anrrcoropr. 247
sig. Bouveret, e la mairie , od ogni altro , in materia di polizia; ma
che non rimane meno soggetto alla giurisdizione del tribunale di commer
cio per tutte le contestazioni che potrebbe avere co’ suoi venditori, o prov
veditori , questi ultimi non avendo potuto considerarlo che come un in
traprenditore ordinario , cui essi àn date le loro mercanzie o la loro ma
no di opera , sia per farne la rivendita , sia per allittarne l’uso.
Ricorso in cassazione , per falsa applicazione degli art. I e 632 del
cod. di com. , e per contravvenzione all’ art. 631.
L’ art. 632 del cod. di com. , diceva l’attore, reputa atti di com
mercio ogni compera di derrate o di mercanzia per rivenderla , sia
in natura, sia dopo averle lavorate e messe in opera ,sia ancora per
afi'ittarne semplicemente l’ uso; ma non bisogna credere chela disposi
zione di questo testo comprenda l’intraprenditore di pompe funebri, ele
operazioni che egli esegue nella sua qualità. - In effetto , tutto ciò che
concerne il sepellimento de’ morti è piuttosto una misura di polizia che
una operazione di trafico. L’ intraprenditore delle pompe funebri non
rivende le cose necessarie a tali pompe, egli non ne affitta l’ uso: at
tesochè la retribuzione che riceve per le sue somministrazioni, non è un
prezzo , propriamente detto , che potess’ esser considerato come l’equiva
lente della cosa somministrata o dell’uso di tal cosa , ciocch’è neces
_sario per l’ esistenza di una vendita o di un affitto ( art. 1104 cod.civ.)
(art.10581eg. civ.)5iffatta retribuzione delle pompe funebri è semplicemente
la compensazione che la legge assicura alle fabbriche delle chiese inca
ricate esclusivamente delle pompe funebri ,‘ compensazione esatta dall’intran
prenditore delle pompe funebri, cui le fabbriche àn-ceduto il loro privi
legio secondo il diritto ch’ esse ne ànno; compensazione che non cambia di.
natura , seguendo la qualità delle persone preposte a ricuperarle.
Se dunque , continua 1’ attore , 1’ art. 632 del‘ cod. di com. non è
applicabile alla intrapresa delle pompe funebri, ne siegue che i giudici
di Rouen , nel rigettar la declinatoria proposta , ànno falsamente applicato
questo art. 632 , ed ànno violato 1’ art. 651,_
248 .Dncrsrour
Anansro.

_ La corte , -- sulle conclusi0ni del sig. Giraud , sostituto proeura


tore generale; attesochè nel giudicar che il sig.-Benveret, nella sua
qualità (1’ intraprenditore del servizio pubblico de’ convogli e delle pom«
pe funebri nella città di Roucn, e dellegsomministrazioni a farsi in consci
guenza, e di cui egli q[/itta l’uso nella veduta di trarne un beneficio per
sonale , si trova collocato nella classe de’ commercianti, la corte di ap
pello di Roucn à fatta una giusta applicazione dell’art. 632 del cod. di
com. ; d’ onde siegue che rigetlando , per conseguenza , 1’ incompetenza
proposta del tribunale di commercio , essa non à nè commesso un eccesso
di potere, nè à contravvenuto ad alcuna legge: Rigetta , cc.

16.

È reputato commerciante il proprietario di una manifattura in at


tività, che la dirige e che si dedica afrequenti operazioni di com
mercio. Se dunque ein cessa i suoi pagamenti, è constituito in istato
di fallimento commerciale, e non di semplice fallimento civile.(art. x
e 632 cod. di com. ) ( art. 2 e 612 leg. di eccez.

C. A. Parigi.-g settembre 18:5 (S. . . 16. 2. 70 ).

@effau G. %aztiiefemy e) Cittaìie. ’

Il sig. Deflers aveva comperato una possessione a Choisy per 130,000


franchi, per fermarvi uno stabilimento di fabbrica di carboni e di acidi
piro lignosi. Questo stabilimento conosciuto da principio sotto il nome dei
signori Deflers, Kurtz e compagni, non lo fu ben presto più che sotto
quello del solo signor Deflers, il quale ottenne , in dicembre 1811 una
autorizzazione dal prefetto di polizia, per continuare le operazioni della sua
manifattura, ch’ egli annunziava come in attività da sei mesi.
Suza’aarxcozo r. 249
A r8,marzo, un decreto autorizza inoltre il sig. Deflers a mettere
in attività , nel locale della di lui manifattura di acidi piro-legnosi , una
fabbrica di sale di soda. '
L’ impiego di nuovi metodi ebbero d’uopo d’ innumerevoli saggi per
perfezionare gli apparecchi necessari alla fabbricazione. La manifattura ,
in piena attività, occupava IO in 15 operarj di ogni genere; il sig. De-_
flers , per alimentarla , comperava partite considerabili di legna a misura
di corda ,- in tagliamenti de’boscbi,‘ e , come manifattòre, pagava idiritti
particolari al commercio delle legna; egli comperava ancora il solfato ne
cessario per la fabbricazione del sale di soda, vendeva i suoi prodot
ti su’ mercati pubblici; e, negli atti diversi che stabiliscono. queste nego
ziazioni, egli e qualificato manifattura proprietario di manifattura , cc.
Più atti di commercio , ancb’ estranei alla sua manifattura , erano
imputati al signor Deflers; tra gli altri, si provava ch’egli aveva corn- i

perati, per mezzo di un sensale, cento undici barili di vino di Liburne,


che aveva rivenduti poco_tempo dopo. ’
In fine , si rapportava una citazione fatta da lui al suo commesso
cassiere , il 30 agosto r8m , da cui risultava ch’ ein teneva i registri
di tutte le sue operazioni. '
Le speculazioni del signor Deflers non furono punto felici. Egli fu
obbligato di cessare i suoi pagamenti: una folla di condanne furono pro
nunziate contro di lui dal tribunale di commercio, i suoi mobili furono
sequestrati e venduti; ed ,. il 14 novembre 1812 , egli fece riunire i suoi
creditori, e presentò loro il suo stato di situazione.
Due de’suói creditori, i signori Barthelemy ed Abadie, provocarono la
‘dicbiarazione del di lui fallimento , che fu dichiarato aperto con sentenza
del tribunale di commercio, in data del 20 novembre 1812., resa in
contumacia.
Il signor Deflers, formò opposizione a tal sentenza , e cercò di sta
bilire, che non si poteva dichiararlo in fallimento , attesochè egli non
era commerciante; ma tale opposizione fu rigettata per una seconda sen
tenza del 5 dicembre 1812 , di cui ecco i motivi:
« Attesocbè è provato che, dal mese di giugno 18:2 , Deflers era
L. T. I. 52
250 DE01510N1
intraprenditore di una manifattura; ch‘ egli ne eseguiva abitualmente i
metodi per suo conto , e ne vendeva i prodotti; ciocchè gli dà il ca
rattere di commerciante , u’ termini dell’art, 1 del codice di commercio;
che questa qualità è stata riconosciuta in lui per mezzo di diverse sen
tenze rese dal tribunale , su di obblighi che avevano per origine opera
zioni commerciali ,' ‘
«Attesochè , il 30 agosto ultimo, Deflers à tradotto innanzi al tribu
nale il signor Risclxmann, in qualità di cassiere della manifattura , di
cui Dcflers era proprietario ed intraprenditore, per consegnargli tutt’i
suoi libri, registri, scritture contabili, e generalmente tuttocciò che po
teva aVer rapporto alla sua amministrazione, fondi di cassa , del pari
che ogni conto finale , ciocchè dimostra che questo stabilimento aveva tut
ti i caratteri di una operazione commerciale;
<< Attosoclrè da’ fatti rapportati risulta che Deflers è nel caso dell’art.
457 del cod. di com.( art. 4figleg. di eccez. ), con cui si prescrive che
ogni commerciante il quale cessa i suoi pagamenti, è in istato di falli
mento ; -
<< Attesoclrè il tribunale non può determinarsi per considerazioni par
ticolari e non può regolare la sua giustizia che su’ principi generali;
« Il tribunale rigetta la opposizione del signor Deflers, ec. ».
Innanzi alla corte_ di appello le parti sono state contraddittoriamente
difese dal signor Déseze per 1’ appellante , e dal signor Pardessus per i
convenuti, per mezzo di consultazioni di cui qui noi diamo 1’ analisi.
Il signor Deflers sosteneva che non si poteva considerarlo come un
commerciante , dietro l’ art. 1 del codice di commercio.
Questo art, è cosi concepito: « sono commercianti coloro cl1’ eser
citano atti di commercio , e ne fanno la loro professione abituale ».,
Niuno può ingannarsi sull’applicazione di una regola cosi chiara
mente stabilita; egli èevidente che per costituire quello che Ìa legge chiama
commerciante , non son bastevoli gli atti particolari di commercio , che
‘e necessaria ancora la professione abituale , cioè una continuità di atti
da cui risulta che 1’ individuo al quale si vuol attribuire questa qualità,
Senz’aarrcono r'. 25:
si è dedicato costantemente al commercio, comperando e rivendendo , e
si è fatta una professione di questo genere di operazioni.
Poco importa ancora che un uomo, il quale à una professione diffe
rente da quella del commercio, 0 che sia senza professione, abbia fatto
alcuni atti ed alcune vendite; poco importa che egli si sia dedicato alle
operazioni particolari che àn prodotti questi obblighi,- tutti tali fatti
passaggieri e fuggitivi possono renderlo momentaneamente soggetto alla
giurisdizione del tribunale di commercio , ma essi non formano per que
sto di lui un commerciante , e nOn lo sottomettono alle disposizioni pe
nali delle leggi del commercio.
Abbisogna, per imprimere questa qualità, una continuità di atti com
merciali; abbisognano compere e rivendite successive ; in una parola
‘e necessaria una'prof'essione abituale; perché , senza questa circostanza
fondamentale , non si può esser reputato Commerciante.
Può dirsi, dopo ciò , che il sig. Deflers sia un vero commerciante?
Per sua nascita , egli non era chiamato ad esercitare il commercio;
nulla aveva giammai fatto che potesse procurargli le conoscenze necessa
rie per esercitarlo; non si è trovato impegnato in operazioni particolari
di commercio che pel desiderio di vantaggiare i suoi capitali.
Egli à formato uno stabilimento per la fabbricazione degli acidi pi
ro-legnosi; ma questi acidi erano una scoverta novella; egli non ave
Va altro fine che di dedicarsi ad esperimenti chimici propri a perfezionare
una scoverta che poteva essere di una grande utilità. Imetodi non erano
ben coaosciuti; non si poteva agire che andandone tentone; e si compren
de che obbligato di cambiar incessantemente gli apparecchi per migliorare
i risultamenti , i prodotti non potevano essere vantaggiosi nè abbondanti.
È questo uno stabilimento che si può considerare come una vera mani
fattura. .
Non v’à dubbio che il sig. Deflers, per provvedere alle spese dello
stabilimento , il sottoscritto biglietti e lettere di cambio; non v’è dubbio,
che obbligato a prender somme in prestito, non trovando talvolta che mer
canzieinluogo di danajo, àvendute queste mercanzie per procurarsi ifon
n

“."“
....
e-Sa. Drcxsrozrr
di di cui aveva bisogno; ma questi non ‘erano da sua parte che fatti acci
dentali cagionati da una operazione unica , che , in se stessa , non era un
atto di commercio , e che non à avuta che una esistenza effimera. Non
si può dunque vedervi un esercizio costante di commercio, una professio
ne abituale. Non à giammai il sig. Deflers negoziato con banchieri, e
non à avuto mai c0nti correnti con essi: egli non à corrisposto con alcuna
piazza di commercio , non èstato ancora messo nel ruolo di quei che son
sottoposti a patente; non aveva altri libretti che quinterni di carta di
alcuni fogli, i quali non contenevano che semplici note , come lutt’i
particolari Son usi ad avere.
Il signor Dellers non era dunque commerciante, e perciò ’n0n si
è potuto dichiararlo in fallimento , perchèv le leggi su’ fallimenti non

possono applicarsi a’ particolari che , avendo fatto alcuni atti di commer


cio, senza farne la loro professione abituale, vengono in cadere in mina.
l convenuti rispondevano che il sig. Dcflers doveva essere reputato
commerciante, I.° per la natura sola dello stabilimento cb’ egli aveva for
mato a Choisy ; a." pel gran numero di atti commerciali che aveva
esercitati. '
' Per la nàtura sola del tuo stabilimento :

Nonsiò mai dubitato che colui il quale intraprende una professione


commerciale non divenisse, per lo fatto, realmente commerciante , in tutt’i
casi in Cui la qualità dell’ obbligato potesse aver qualche influenza sugli
effetti della obbligazione. Un solo fatto di questo genere basta adunque
per istabilire questa qualità, senza anche un esercizio che si sia potuto
considerar come abitudine; e questo principio non la nulla di contrario
alle disposizioni dell’art. 1 , del codice di commercio che esige una
professione abituale. '
In effetto , tosto che una persona àannunziato, per mezzo di uno sta
bilimento, ch’essa intendeva dedicarsi a tal genere di commercio; allorchè
è aperto magazzini o altri luoghi di spaccio; allorché, ne’casi prevveduti
dalle leggi di polizia, 33 ottenute le autorizzazioni richieste, questa per
SULL’ARTMOLO 1.. 253
senza e , per lo solo fatto del suo stabilimento, commerciante; diviene al
lora inutile di esaminare qual’ è stata la durata dello stabilimento , per
ché uno stabilimento non può mai essere un affare fugitivo ed acciden
tale; esso constituisce una professione abituale, perchè presenta il suo
autore come abitualmente disposto ad agire: 1’ occasione può mancare
ma egli è incessantemente in istato di pr_ofittarne.
Il signorDellers, stabilendo una manifattura per la fabbricazione degli
acidi piro-legnosi , di carbone e di soda , annunziava abbastanza che vo
leva dedicarsi a questo ramo di commercio. Perché fosse stato possibile di
dubitare che ciò non fosse una professione abituale , farebbe d’ uopo
almeno che egli avesse avuto un’altra professione; che il genere del-‘
le sue occupazioni abituali nella società avesse allontanato da lui ogni
idea di commercio; che funzioni pubbliche , come quelle di magistrato , di
amministratore; avessero potuto non far riguardare che come un accessorio
la fabbrica , la manifattura , ch’egli teneva. Ma allorclrè non si può pro
vere qual altra professione aveva il signor Deflers , il pubblico à dovuto
considerare per sua professione vera ed abituale, la sola ch‘ egli eser
citava. 7 I
Si è preteso che lo stabilimento di Cboisy non poteva esser conside
rato come una vera manifattura; che il signor Deflers, nel fermarlo , non
voleva che fare esperienze chimiche per perfezionare una novella scoverta.
Che! due fabbriche diverse stabilite coll’ autorizzazione del prefetto e
del capo del Governo, nelle quali 5’ impiegano venticinque operar]; che
necessitando compere di legnami, si elevano queste a più di 400,000 franchi;
per le quali si tengono ullizi, libri, un cassiere; di cui si vendono i pro
dotti su’mercati pubblici di Parigi: non sarebbero una manifattura! Non
si potrebbe vedere che un tentativo, che esperimenti di una industrie
che va tantonel A chi il signor Deflers farà adottare una simile idea!

f * ___>ÎM_____
254 Dsctsronr
Per lo gran numero di atti di commercio esercitati
dal signor Defler‘s:

Egli à sparsa la sua carta sulla piazza con profusione , biglietti ad


ordine , lettere di cambio , sempre prendendo il titolo di proprietario di
manifattura; à comperato legna , catrame , soda , carbone, contro somme
immense; à rivenduto una parte del legname; à comperato cento dodici
barili di vino a Libourne , trentanove mila balle di cottone a Vienna , e
tutte queste operazioni ànno avuto luogo in meno di diciotto mesi!
Vi sono molti commercianti che facciano altrettanti affari in si poco
tempo ? Non si ritrova là quella continuità , quell’ abitudine di atti di
commercio che fanno reputar commerciante l’individuo che vi si de
(licl1i?
Annesro.

La corte, udito il signor Joubert , avvocato generale, facendo di


ritto all’appello del signor Delamotte - Angot Deflers dalle sentenze
rese dal tribunale di commercio di Parigi, li 20 novembre e 5 dicembre
ultimo, ed alle altre dimande delle parti.
Attesochè la continuazione degli atti di commercio esercitati da De
flers , uniti al governo di una.fabbrica dal di 11 dicembre 1811 , consti
tuiscono nella sua persona la profesdone abituale di commercio;
Annulla 1’ appello; ordina che quello da cui si è appellato abbia il
suo pieno ed intero effetto , condanna Delamotte-Angot Deflch all’ am
menda ed alle spese.

, .. À. ' » _.1|_,Ùl.|_ '_' ____rn__‘


Sezz’aarrcozo r. 255
14.

_ Il funzionario pubblico che si dedica frequentemente ad operazio


ni di commercio, in caso di fallimento è reputato commerciante.
(art. I cod. di com.) (art. 2.. leg. di eccez.)
G. A. Brusselles. 25 gennaio 1809. (5.. . 9. 2.‘2g6).

óbllaù. G. crebitozi.

Il sig. Allard era ricevitore della registratura e conservatore delle i


poteche in Lovanio. ’ .
Oltre le funzioni ch’egli in questa qualità esercitava , à giustificato
che faceva operazioni di commercio.
Egli comperava , per rivendere, derrate di più specie , come lupolo ,
riso, zucchero, caflè, guado e talvolta legnami di costrùzione per la ma
rina. Si era valuto de’ sensali di Brusselles , di Anversa e di Lovanio, per
comperare e vendere mercanzie; aveva corrispondenti nelle principali
piazze di commercio di Francia e di Olanda. La sua firma e le sue lette
re di cambio circolavano presso i banchieri , ma tutte le sue negoziazioni
si facevano indirettamente; egli n0n aveva patente; e non mostrava che
di essere ricevitore della registratura e conservatore delle ipoteche.
A di 8 ottobre 1808 , egli cade in fallimento, e nel di ' II dispare
da Lovanio. _
Il suggello è apposto sulla sua cassa e sulle sue carte dall’ ammi«
nistrazione della registratura, ma nulla manca; tutto per questa parte è
in regola. Perciò 1’ amministrazione si trovò senza aver sofferto danno.
In quanto a’ suoi creditori , essi provocano l’ apponimento del sug
gello , conformemente all’art. 449 del cod. di commercio (art. 44: leg. di
eccez. ) , e procedono interamente contro il di loro debitore , come cen
tro un commerciante fallito.
A 25 , sentenza del tribunale di commercio di Lovanio, che ordina
l’ apposizione de’ suggelli su’ mobili ed effetti del signor Allard , e che
nomina un commessario , e due agenti del fallimento.

,_,A _/-fl-’\ __,. ffl\,-'ù


’\.Mq. _a\__, a W
256 - Dncxsionr
Dopo pochi giorni , il bilancio del signor Allard, e depositato da
un di lui procuratore nelle mani di uno di tali agenti. Il bilancio non
offre che il quadro di una serie di operazioni di banca , ed in generale
di commercio , la maggior parte Adisgraziate.
Intanto il signor Allard appella dalla sentenza del 25 , come resa
da un tribunale incompetente.
Si è trattato di sapere se , malgrado le funzioni pubbliche di lui ,
egli doveva essere reputato commerciante.

Anarsro.

Attesochè risulta tanto dalla natura de’ debiti e mercanzie enunciate


nel bilancio , che dalla “corrispondenza del signor Allard , da altri docu
menti prodotti e da fatti provati nel processo , che quest’ ultimo faceva ,
da più anni, moltiplici operazioni di commercio in mercanzie di ogni
specie, e che negoziava fondi sulle principali piazze di commercio di
Francia e di Olanda , in maniera che può esser considerato , indipen
dentemente dalle sue funzioni pubbliche, come in esercizio abituale della
professione di commerciante ; ' ‘
Attesochè il signor Allard à egli stesso riconosciuta la verità di que
stifatti , per la consegnazione che volontariamente e senza riserba à fatta
eseguire , del suo bilancio agli agenti nominati al fallimento;
Che se questo fatto non constituisce un approvazione, visto che 1’ in
compatenzà può essere allegata in ogni stato della causa , a ragione.della
materia , almeno prova che Allard si giudicava come appartenente alla
classe de’ commercianti , nel modo che si legge nell’ art. 1 , del cod. di
com. (art.a leg. di eccez. Per questi motivi, la corte annulla l’ appello
coll’ ammenda e le spese.
Vedete l’ art. 632 del cori. di commercio ( art. 3. 612 leg. di eccez. )
sulle intraprese che van soggette alla giurisdizione del tribunale di
commercio , e la legge del 15 germile anno 6 sùgli atti di commercio
che sottopongono il di loro autore all’ arresto personale.

'- 4,.
Snaz’anrreozo r.- n57
' ' ' 18'- 7

Non è commerciante un fornajo: almeno non è‘commerciante


propriamente detto nel senso del decreto del 17 marzo 1808.
Perciò , allorch’ ein è debitore di un ebreo puo' costringere il
suo creditore a- provare di ‘aver‘ somministrata la valuta intera e sen-"
za frode.
C. G. F. Riget. 28 febbraio ‘181: u. 1. 2.54. )

’ 030mibiom @- %eclcazì e Baymauw.

Per mezzo di alto formato innanzi notaio a 16 aprile 1806, il signor


Domidian , fornaio e sua moglie , venderemo al signor Beckard e Hay
mann , ebrei , una casa situata a Creuzenach , per mille fiorini.
Fu stipulato, I.° che il prezzo della vendita sarebbe compensato con
ottocento fiorini, di cui i venditori si erano dichiarati debitori a favore
de’ comperatori , con atto innanzi notaio del primo pratile anno 13 , e
con dugentò altri fiorini , che verbalmente avevano ricevuti a prestito;
2.” che i creditori potrebbero esercitar la ricompera della casa per quat-'
tro anni ; 3.° finalmente che i venditori continuerebbero ad abitar la casa
durante il termine della facoltà della ricompera , pagandone , a princi.
piare dal secondo anno , 213 franchi di pigione per anno.
Per mancanza di pagamento delle pigioni, il signor. Domidian e" mo
glie sono stati citati per lo abbandonarriento deila casa.
Questi àn preteso che la obbligazione del I pratile anno 13 era frau
dolenta; che essi intendevano far la ricompera della casa , coll’ oli'erta di
rimborsar solamente le somme che i comperatori giustifichembbero aver
fornite , conforme all’art. 4 del decreto del 17 marzo 1808.
In prima istanza , sentenza del 4 agosto 1808, che ammetteil signor
Domidian ad csercitar la ricompera, ma rimborsandosi da lui, senza
pruov_a preliminare, la somma totale espressa nell‘ atto del 1 pratile an
no 13, attesocl:è l’art. 4 del decreto del 17 marzo non era applicabile
che alle obbligazioni private , e non a quelle formate innanzi notajo.
L. T. I. 33
958 DECISIONI
Appello per‘parte del signor e della signoraDomidian; essi oppongono
dinuovo la eccezione dell’art. 4 del decreto del 17 marzo, così concepito:
» Ninna lettera di,cambio, niun biglietto ad ordine, niuna obbligazione
a) o promessa sottoscritta da uno de’ nostri sudditi non commerciante, a
» favore di un ebreo , potrà essere esatta , senza che il latore provi che
n il valore n’è stato fornito intero_ e senza frode ».
Essi àn sostenuto che le espressioni, niuna obbligazione o pro
messa essendo generali, non permettevano di distinguere tra le obbli
gazioni private e quelle formate innanzi notaio; che (1’ altronde la leg
ge aveva voluto prevenir la frode; che l’intervento di un uffiziale
pubblico e di due testimoni, non bastava per allontanar la presunzione
del dolo , poiclrè il notaio non faceva cheyenunciare le convenzioni an
teriormente formate; che, pel suo carattere, egli rendeva certa in vero l’esi
stenza di queste convenzioni , ma non ne guarentiva la legittimità nella
loro origine; che nella specie vi era tanto più luogo a decidere in tal gui
sa, poichè non era provato che la numerazione delle monete fosse stata
fatta in presenza del notaio.
A 7 dicembre 1808 , arresto col quale la corte di appellódi Treves
ordina 9he i due ebrei saranno tenuti di provare che ànxio realmente for
nite le somme da essi reclamate.
Ricorso in cassazione per falsa interpretazione dell’ art. 4 del decre
to del 17 marzo 1808.
Gli attori àn sostenuto che , per qUeste parole , niuna lettera di
cambio , niun biglietto ad ordine , niuna obbligazione o promessa , ec.,
il legislatore non aveva avute in vista le obbligazioni formate innanzi no
taio; che aveVa voluto solamente mettere sulla medesima linea tutte le
obbligazioni private, qualunque fossero le formole nelle quali sarebbero state
stipulate; che la pruova risultava da questa ultima espressione, e promessa,
che la legge aVeva considerata come sinonima di obbligazione, e che eviden
temente non poteva essere la denominazione di un’ obbligo formato innanzi
notaio; che d’altronde si trattava di una disposizione penale , che dovea
essere interpetrata in un senso restrittivo: odia sunt restringenda. '
' Gli attori ànno inoltre sostenuto, che il mestiere di fornaio esercitato
SULL’ARTICOLO 1. 259
da Domidian gli dava la qualità di commerciante; che di fatto, '1’ art.
632 del cod. di com. (art. 3, Gialeg. di eccez.) considerava come atti di
commercio ogni compera di derrate e mercanzie per rivenderla , sia
in natura , sia dopo averle lavorate e messe in opera , cc.; che questa
disposizione si applicava perfettamente a’ fornai che comperanoi grani
o le farine per Venderne il pane dopo averle lavorate; che sotto questo
secondo rapporto, Domidian non poteva invocar 1’ art. 4 del decreto,
poiché egli non si trovare nella eccezione pronunciata da tale articolo(

A a a e s r o.

La corte , -sulle conclusioni del‘ sig. Lecoutour, avvocato generale:


Atteso, sul primo mezzo , che l’art. 4 del decreto del 17 marzo
1808 , obbligando ogni latcre di lettera di cambio, di biglietto ad ordine ,
di obbligazione o di promessa sottoscritta da un debitore non commer
ciante , a favore_di un ebreo , a provare che la valuta n’è stata fornita
intera e senza frode , non distingue l’ obbligazione sotto firma privata da
quella ch’ è contratta per atto pubblico; che , nel caso medesimo ove
1’ attestato di un notaio e due testimoni sulla numerazione reale ed effet
tiva della somma prestata , potrebbe, per interpetrazione del decreto , far
eccezione alla disposizione esPressa in questo articolo , per le obbligazioni
contratte per atto autentico , questa obbligazione non saprebbe aver luogo
allorcbè l’atto medesimo, enunciando che il notaio ed-i testimoni non àn
veduta contare la somma , non fa che richiamare le obbligazioni anteriori
e senza titolo. 0
Atteso, sul secondo mezzo , che il codice di commercio, come anco
re le leggi precedenti ànno stabilita e costantemente mantenuta una di
stinzione essenziale tra la claSse degli artigiani, comei fornai ed al
tri , che fanno, sotto certi rapporti, una specie di negozio , e quella dei
commerciànti propriamente detti; ch’ò quest’ ultima classe che si trova
nella eccezione del disposto del decreto; (1’ onde siegue che 'il debitore
(Domidian_) non avendo altro mestiere che quello di fornaio , ed aven«
do dovuto , Per una conseguenza necessaria , esser considerato come non
0
h
,60 . Dacrston_t
commerciante , à dovuto profittare di questa medesima disposizione del
1’ art. 4 del decreto del 4 marzo 1808.
Rigetta , cc. t

19.

Un locandiere non è commerciante propriamente detto , nel senso


del decreto del 17 marzo 1808 , e non è compreso nella. eccezione e
spr essa in tal decreto.
C. G. F. Riget. 6 dicembre 1815. (S.. . 16. r. 185).

fÎa.utàcli @.Jvevg.

A 24 febbraio 1808 , atto rogato da notaio , mediante il quale Fauf.


sch,‘ locandiere in Cernay , dipartimento dell’Alto-Reno, confessa di esser
debitore , e promette di pagare al sig. Feiss Levy, negoziante in Uffbol
tz , dipartimento medesimo , una somma di 5600 franchi, o: la quale , è
a) detto nell’ atto , il creditore à sborsata-in contante , a vista del detto
» notaio e testimoni, e_che il debitore à tratta a se , facendone quitanza
al creditore, ec. » _ ‘
Nel 18m. , Levy avendo cominciata la processura per costringere
Fautsch al pagamento delle somme dovute ne’ termini scaduti, Fautsch vi
si oppone , ed allega per motivo che non a ricevuta la somma di 3600
franchi, di cui si era dichiarato debitore il 24 febbraio 1808 ; che Levy
non gli 21 realmente data nel detto giorno che una tenuissima somma in
contante; e che per render compiuta la somma di 3600 franchi, gli à ri
lasciati quattro biglietti di cui ein era latore su di lui, biglietti che non
avevano avuta per causa , nella maggior parte , che interessi usurai ec
cessivi. In conseguenza , invoca l’ art. 4 deldecreto del 17 marzo 1808 ,
cosi concepito: v
«Ninna lettera di cambio , niun biglietto ad ordine , niuna obbliga
» zione o promessa sottoscritta da uno de’ nostri sudditi non commer

_k__ ,__.k A <,_v


SULL’ARTICOLO 1.‘ 261
» cianti, a favore di un ebreo , potrà essere esatta senza che il latore
u provi che il valore è stato fornito intero e senza frode »; ed egli di
-manda che l’ ebreo sia tenuto di provare che esso è fornita la valuta in_
tera e senza frode , dell’ obbligazione di cui richiede 1’ adempimento , e
che, mancandosi da lui di far questa prova , 1’ obbligazione sia dichiarata
nulla. _ _
Questi motivi non sono accolti dal tribunale di Bellet'ort, che per
mezzo di due sentenze de’ 13 marzo e 25 novembre 1812 , ordina il
drosieguo delle istanze.
In appello, a 4 maggio 1813 , primo arresto, mediante il quale la
' corte di Colmar , -- cc considerando che , dal modo con cui il notajo si
» è spiegato , il prestito può rapportarsi più ad effetti 0 biglietti che a
» danajo effettivo , poichè l’atto non giustifica che il prestito sia stato fatto
» in numerario metallico » , ordina a I.cvy di far , nello spazio di quindeci
giorni, la prova che egli à fornito a Fautsch il valore intero e senza fro
de , della obbligazione. _
A 6 luglio 1815 , arresto definitivo che , non essendosi dall’ Ebreo fatta
la pruova ordinata , dichiara l’ obbligazione del 24 febbrajo 1808 nulla e
da non potersi esigere.
Levy è_ ricorso in cassazione contro qUeste due sentenze.
Egli sosteneva , 1.° che Fautsch essendo locandiere , doveva esser
collocato nella classe de’ commercianti; che perciò non si poteva dal me
desimo invocar la disposizione dell’ art. 4 del decreto del 17 marzo 1808
che non è stata fatta che in favore de’ non commercianti; d’ onde ri
sultava una falsa applicazione , e nel medesimo tempo una violazione del
detto art.
2.° L’attore pretendeva che tale articolo non sottomette l’ebreo
creditore a far la prova della numerazione delle monete , che allorché il
di lui credito risulta da un atto sotto firma privata. Egli deduceva que
sta proposizione dall’espressione sottoscritta impiegata dal legislatore ,
espressione clic, secondo lui, non si applica ordinariamente che agli obblighi
contratti per atto sotto firma privata , e non ad obbligazioni stipulate in
nanzi notai. Egli aggiungeva che la legge del 25 ventoso anno 11 _vole
262 DECISIONI
va che gli atti formati innanzi notai facessero fede sino alla iscrizione in
falso; e conchiudeva che . nella specie, trattandosi di un credito sta
bilito per mezzo di un atto di questa natura , la corte di Colmar non
aveva potuto assoggettarlo a far la prova di supplimeuto prescritta dallo
art.‘ 4 del decreto del 17 marzo 1808 , senza far una falsa applicazione
di tale articolo, e commettere una contravvenzione alla legge del 25
Ventoso anno Il. '
5.° Finalmente , Feiss Levy diceva che ammettendo che la disposizio
ne dell’art. 4 del decreto fosse generalc,e si applicasse tanto agli atti for
mati innanzi notaio che alle obbligazioni sotto firma privata, ciò avrebbe
dovuto esser messo nella eccezione prevista dall’art. 14 del medesimo
decreto , cosi concepito: « Niun ebreo potrà dar prestiti sopra pegno
a’domestici od a persone stipendiate. Egli non potrà dar prestiti so
pra pegno ad altre persone che per mezzo di atto formato innanzi
notaio , il quale certificherà nell’ alto che i valori sono stati contati
in sua presenza ed in quella de’ testimoni, a pena di perdere ogni
diritto sopra i pegni e, ce. ».
Or , di0eva l’ attore , 1’ obbligazione del 24 febbraio 1908 prova che
la somma di 3600 franchi è stata da me sborsata CONTANTI; a vista del
notajo e de' testimoni, e che il debitore 1’ à tratta a se.
I’agar contante significa pagare in danaio effettivo , in numerario.
Egli era dunque autenticamente provato che io avevo pagato il îabte
della
Sotto obbligazione
quest’ ultimo iniero
punto edi Senza
veduta,
frode,
la corte
secondo
reale , il'nell’
votoassoggettarmi
dell’ art.

ad una novella pruove, à contravvenuto,’ nella maniera la più formale ,


ed alla legge del 25 ventose anno 11, ed all’ art. 14 del decreto del 19
marzo 1808. '
All’ appoggio di questo mezzo , l’attore citava un arresto della corte
di cassazione del 3 novembre 1812.
Fautsch rispondeva, sul primo mezzo , che si debbono distinguere
attentamente gli artigiani che fanno , sotto certi rapporti, una specie di
negozio, da’commercianti propriamente detti; che il codice di commer
cio e le leggi anteriori avevano costantemente-stabilitae conservata questa

' ’îî;u;_
SULL’AKTWOLO r. 263
distinzione ;’ che isoli commercianti propriamente detti erano eccettuati dal
benefizio dell’ art. 4 ;.che questa dottrina era stata formalmente consacra.- '
ta da un arresto della corte di tassazione del 9.8 febbraio 1811 , dove
1’ applicazione era stata fatta in favore (1’ un fornajo; che si deve nel
lo stesso modo decidere in favore di un locandiere , perché è ugualmen
te vcro il dire che quantunque un locandiere faccia, sotto certi rapporti,
una specie di negozio, egli non è , sotto di altri rapporti, che un sem
plice artigiano , ciocchè basta perchè non debba esser riguardato come un
commerciante propriamente detto , e Perché possa in conseguenZa invo
car la disposizione dell’ art. 4 del decreto. , _
Sul secondo mezzo , Fautsch sosteneva che l’art. 4 del decreto del
17 marzo 1808 contiene una disposizione che si applica così agli atti
formati innanzi notai, che alle obbligazioni sotto firma privata; che il ter.
mine sottoscritto impiegato in questo articolo , dopo le parole biglietti ,
promesse , obbligazioni, è esso ancora una espressione generica che si
applica a tutte le specie di obbligazioni. La distinzione che si vuol fare ,
aggiungeva il convenuto , non è meno contraria allo spirito , che al testo
letterale del decreto. In effetto , questa legge straordinaria che. mette gli
ebrei di alcuni dipartimenti fuori del diritto comune, è fondata sulla pre
sunzione che tutti gli obblighi sottoscritti a di lor favore da individui
non commercianti, erano il frutto della frode e della usura. Questa pre
sunzione deve cedere alla prova centraria. Ma la prova contraria non ri
sulta da una obbligazione formata innanzi. _notaio che allorché 1’ atto pro
va e_Spressamente che la valuta della obbligazione è stata fornita , in mo
nete , a vista del notaio e de’ testimoni. Ancora il legislatore à fatto ,
per questo caso solamente, una eccezione alla regola coll’ art. 14.
In fine, sul terzo mezzo di casSazione cavato da una pretesa cori
travvenzione a questo art. 14 , il conVenuto sosteneva che l’ atto del 24
febbraio 1808 non corrispondeva al voto della disposizione invocata.
In effetto , egli diceva , il notaio non il attestato che l’ ebreo abbia
fornita la_somma in monete , come lo prescrive il decreto; ed i termini
di cui esso si è valuto, non esprimendo chiaramente questa idea , la corte"
di Colmar à potuto' imporre all’ ebreo l’obbligo di far la pruova prescrit
264 Decrsrout
ta coll’ art. Le espressioni sborsata contante e numerata a vista del
. . 1 . - . .
natale e de’ lestzmom , che su osservano nella obbligazione , non sono
esclusive , egualmente come lo dice la corte reale , di un pagamento in
biglietti, od in altri effetti. Se nel linguaggio ordinario l’ espressione con
tante significa un pagamento in numerario metallico, esso può signifl.
care anc_ora ogni pagamento cflèttivo , fatto in merea'nzie , biglietti di
banca , od altri effetti. La parola monete impiegata nel decreto , al con-.
trario esclude ogni altro pagamento che in numerario metallico. L’ ar
resto dellafcorte dicassazione, del 15 novembre 1812 , invocato dallo
attore , non è contrario a questi principii. Si trattava là di una obbli
gazione formata innanzi notaio , che provava espressamente che l’ ebreo
avea fornito il totale della obbligazione in_inoniete sonanti. Non si po
teva equivocare sul senso di tali espressioni, ch’ erano le medesime di
quelle della legge , mcntrech-è , nella causa attuale , il notaio avendo
impiegato termini che potevano ricevere diverse interpetrazioni , la corte
reale a potuto , Senza violar alcuna legge , spiegare e ,determinar il senso
dell’ atto,
Il signor Henry Larivière , avvocato generale a conclaiuso pel ri
getto,
'- A n n n' s 'r o.

La corte , -- Considerando che i loca_ndieri e gli artigiani sono


stati sempre distinti da’ commercianti propriamente detti , quantunque
nel mestiere de’ primi si trova una specie di negozio , «e che l’art. 4 del
decreto del 18 marzo 1808 , parla di commercianti propriamente detti;
Considerando in secondo luogo, che il detto art. 4 si applica ad
ogni obbligazione o promessa sottoscritta da Francesi non commercianti ,
'senza ‘eccettuar quelle formate con atti autentici; che non può es
servi eceezioue per queste che quando, come lo esige l’ art. 14 del citato
decreto , il notaio certifica nell'atto autentico che le monete sono state
contate in sua presenza ed in quella de’ testimoni .;
Che l’ atto del 23 febbraio 1808 non enunciando che monete ,, da
7mjo, numerario , siano stati contati, la corte di .Colmarà dovuto

___.___-____ _____)_ __l


SULL’AR'I‘ICOLO r. 265
interpetrare se , dietro la specie delle espressioni impiegate nel detto at
to , risultava o no che la somma di 5600 franchi era stata somministra
ta; e che nel giudicar dietro la sua. interpetrazione , essa non la contrav
venuto ad alcuna legge: = Bigetta , cc.

20.

I calzolai non son reputati commercianti; essi non sono in con


seguenza sottoposti alla giurisdizione del tribunale di commercio , a
causa de’ biglietti ad online da’ medesimi sottoscritti, specialmente se
non è giustificato che il biglietto ad ordine sia per affari del loro
mestiere.
C. A. di (Cod.
Colmar.di 22comm.
novembre
art. 63!)
1811. (Leg.
( S... di14.eccez.
2. 148
art. 610

Kautx,

Si trattaVa di un biglietto ad ordine , firmato Stuppfel. A lato della


firma del soscrittore si trovava la firma di Kautz, calzolaio. Questa firma
era isolata, non essendo seguita in verun modo dalle parole , per avallo
o per servire di avalla. Nondimeno, e sul fondamento di tale soscri
zione , il latore del biglietto à perseguitato il calzolajoKautz, come datore
di avalla ; ed il chiestoche lo stesso fosse condannato con arresto perso
nale , atteso la di lui qualità di calzolaio , qualità che , a credere dello
attore , era l)astevole per collocarlo nella classe de’ negozianti.
Kautz à sostenuto che una semplice soscrizione, messa a lato di
quella del soscrittore di un effetto di commercio non constituiva in modo
al euno il soscrittore datore di avallo ; che l’avallo si esprime per mezzo
di queste parole, per avalla, o per servire di avallo_'; che in ogni caso,
ed a supporre che egli potesse esser considerato come datore di avallo ,
la sua qualità di calzolaio non bastava per farlo collocar nella classe dei
negozianti; che non si potevano confondere inegozianti , nel senso del
1’ art. r cod. di coni. (art. 2 leg. di eccez.) c0’ semplici artigiani; che
L. T. 1. 54
266 DECISIONI
quindi trattandosi di un biglietto ad ordine soscritto o guarentito da un
particolare non mercante , non vi era luogo all’ arresto personale.
A 5 febbraio 1811 , sentenza del tribunale di commercio di Stra
sbourg , che reputa Kautz datore di avallo , e lo condanna a pagar la
somma espressa nel biglietto , ma senza pronunziar_ l’arresto personale;
attesoclnè un semplice calzolaio non è mercante.
In appello , tal sentenza è confermata.

Annesro.

Attesochè 1’ art. 141 del cod. di com. (art. 140 leg. di eccez. ) , di
chiara che il pagamento di' una lettera di cambio , indipendentemente
dall’accettazione e dalla girata, può esser guarentito per mezzo di un
avallo; ma tale articolo, ne alcun altro del detto codice non da il formolario
di tale garantia mentrechè l’art. 122 ( art. 1 21 leg. di eccez. )prescrive che
l’accettazione di una lettera di cambio sia espressa per mezzo della parola
aCcettato; in conseguenza il legislatore, a riguardo dell’avallo, nulla a voluto
innovare nell’uso ricevuto, che ‘e attestato da tutt’i pratici del commercio,
e da’ primi giudici stessi, che l'avallo risulta dalla soscrizione isolata di
un terzo in piedi di quella del traente , come se il terzo avesse impie
gato le parole avalla o per avalla; interamente come tal soscrizione iso
lata caratterizzcrebbe una girata , se si trovasse al dorso di un effetto di
commercio.
Atteso ( in ciocclni: riguarda l‘ arresto personale) che Kautz,‘ non
avendo altro stato che quello di calzolaio, non è commerciante propria
mente detto; che in ogni caso, nella giustifica che egli abbia messo il
suo avallo in piedi dell’eiletto di cui si tratta , a causa dell’interesse
del suo mestiere; che perciò , è con ragione che i primi giudici si son
rifiutati di accordare l’arresto personale contro di lui dimandato; quindi
\
la sentenza e secondo la legge sotto tutt’irapporti , e viè luogo a con
fermarla.
Per tali motivi, la certe annulla l’appello, coll’ ammenda, ele spese.

_H‘ i..__f_»_-ù___._
h îf ______
Suar’anrrcon0 r. 267

21'.

L’ artigiano che solamente lavora per commissioni, e che non


fa del suo stato un oggetto di speculazione , non è commerciante nel
senso degli art. I e 69 del cod. di 00mm. ( art. 2 e 14 leg. di ecccz.)

Lettera di S. E. il Gran Giudice. Parigi 7 aprile 1811. ( S...


n, o. 552 '

La camera di disciplina de’n0tai del circondario di Dueponti, aven


do consultato il signor Luxer regio procuratore di prima istanza del me
desimo circ0ndario , sulla quistione , questo magistrato si è direttoa S. E.
il gran giudice ministro della giustizia , che gli à risposto nel seguente
modo.
» Io sono stato consultato più volte sul senso ad applicare alla pa
n rola commerciante , ed ò sempre risposto che si dovrebbero senza dub
» bio considerar come tali tutt’i negozianti, banchieri , fabbricanti e
» mercanti; ma che non sembrava che si dovesse collocar in questa clas
» se il semplice artigiano , il quale non lavorando che a misura del
» le commissioni che giornalmente riceve , non fa della sua condizio
» ne un oggetto di speculazione. Sarebbe d’altronde difficile di stabilir
ti una regola troppo precisa a questo riguardo, è a’ notai _di valutar le
,19 circostanze ne’ casi particolari che si presentano.
268 Dsc’rs10nl
22.

L’ operajo che si obbliga lavorare per altri ricevendone la mate


ria , ed a restituirla dopo averla lavorata , non fa alla commerciale
che lo rende sottoposto alla giurisdizione de’ tribunali di commercio
( art. r e 621 cod. di com. ) ( art. 2 e6m leg. di eccez.
Una operazione di mano di opera è diversa da una operazione di
manifattura , nel senso dell’ art. 632 del codice di comm. ( art. 3 ,
612 leg. di eccez.).
C. A. di Roma. 5 settembre 18:1 ( S... 12. 2. 165

Jvuceuti e @qóauoval @e/e‘gtombe.

I A 15 novembre 1810 , îLucenti e Casanova , Operai fornaciaì , fece


ro una convenzione col sig. Delgrande proprietario in Roma , mediante
la quale essi si obbligarono di purificare una certa quantità di ceneri di
cali ; ed a ridurlo in massa , ciascuna del peso di mille libre , mercè la
somma di otto scudi romani per ciascun migliaio ridotto in masse.
Nel giorno medesimo , 1912 pesi di ceneri fur0no rimessi agli ope
rai Lucen'ti e Casanova ; ma in seguito questi si rifiutarono di consegna
re al signor Delgrande le masse che essi avevano dovute formare , alle
gandone , per pretesto , che la cenere essendo di cattiva qualità non ave
va potuta essere ridotta nella fornace.
Citati innanzi al tribunale di commercio di Roma , per lo esegui
mcnto della loro obbligazione, Lucenti e Casanova allegarono la in
competenza , e chiesero di esser rimandati innanzi ai giudici ordinarii ,
sul fondamento che non erano negozianti, e che , non avendo fatto alcu
ne atto di commercio , non essendo che semplici operai lavorando per
conto altrui , non potevano essere assimigliati ai negozianti.
Con sentenza del 4 aprile 1811 il, tribunale di commercio di Roma
rigettò la opposta incompetenza , attesochè si trattava di una intrapresa
di manifatture; e giudicando in merito, condannò i fornaciai Lucenti e
f.
Sur.r.”anrrcono I. 269
Casanova a restituire le ceneri, od a pagarne il valore, per lo cui adem;
pimento , essi sarebbero costretti con tutti i mezzi della legge , ed anche
coll’ arresto personale.
I fornaciai Lucenti e Casanova ànno appellato da questa sentenza.
Essi nuovamente àn sostenuto , come innanzi ai primi giudici, che non
erano negozianti; che la convenzione che essi avevano fatta non poteva
esser considerata come un atto di commercio , e che in conseguenza i
giudici commerciali erano incompetenti per giudicar sulla loro obbligazione;
Che noi non siamo negozianti, questo è un fatto, dicevano essi ,
che non è, nè può essere contrastato , dietro 1’ art. r.° del codice di com
mercio, ( art. a leg. di eccez. Rimane solamente a sapersi se la con
venzione, intervenuta tra noi ed il signor Delgrande è una operazione
commerciale; la negativa è evidente.
La legge reputa atto di commercio ogni compera di derrate e di
mercanzie colla intenzione di rivenderle , sia in natura , sia dopo
averle lavorate , sia per qfiîttarne: semplicemente l’ uso . . . . ed ogni
intrapresa di mani/alture, etc.
La compera è indispensabile perchè si reputino atti di commercio
le operazioni della prima classe di cui or si è parlato. Qui non vi è
stata compera di mercanzie in alcun modo; dunque non può esser qui
stione della prima classe degli atti commerciali.
I primi giudici ànno opinato che la nostra convenzione era una in
trapresa di manifattura
di parole. ,‘ ma è evidente che questo‘ è un puro sofisma ,
un vero gioco i ‘

Una intrapresa di manifattura non è ogni obbligo di fare una cosa


colla mano; perchè allora il più piccolo operaio, il più meschino arti
giano , che lavora dietro commissioni, ogni domestico, potrebbero essere
reputati far atti di commercio , poichè veramente essi fanno qualche ce
se colla mano.
Non si considera come una intrapresa di manifattura , che la spe
culazione per mezzo della quale un particolare riunisce molti operai, e
gli incarica di lavorar materie che egli à precedentemente acquistate ,edi
cui deve rivendere il prodotto. Le speculatore à necessariamente per og
970 D E c i s 1 0 N 1
getto di trarre un certo guadagno da’ fondi che anticipa per lo stipendio
degli operai e per la compera delle materie prime. Questo è veramente
da sua parte, un atto di commercio , poiché vi à anticipazione di fondi,
ed intenzione di guadagnare merci: siffatta anticipazione; ma il lavoro
degli operai, per cooperare a questa speculazione commerciale, non è
un atto di commercio , giacche l’operaio non anticipa alcun fondo, la
vora su materiali altrui, e non da che la fatica delle sue braccia. _Si con
cepisce perfettamente, e gli autori àn sempre riconosciuto che una ape,
razione la quale esige l’intervento di due individui, può essere alto di
commercio relativamente ad uno , e non esserlo per l’altro, secondo la
loro posizion rispettiva , e la intenzione che gli animava.
Si dice che l’operaio, puramente artigiano , cioè colui il quale, me.
dianle salario , si obbliga a dare la sua mano d’opera non fa un atto di
commercio. In effetto, il commercio, il negozio, suppone necessariamente,
come si Vede negli articoli 631 e632, e635 del codice di commercio (art.
610, 3. 612 e 4. {613 leg. di eccez. ), qualche cosa comperata per esser
rivendula modificata o senza modificazione, o per trarne un profitto
qualunque. L’operaio il quale non dà che il suo lavoro non è in questo
raso- Ciò oggidi è un punto riconosciuto e solennemente consacrato.
Si trova nella raccolta generale delle leggi e degli arresti, tom. n,
2 parte , pag. 352, una circolare di S. E. il gran-giudice ministro della
giustizia , in data del 7 aprile 1811 , che è per oggetto di esaminare
una tale difficoltà. Vi si leggono queste parole rimiarcabili: « Io non ò
» giammai opi_nato che si debba mettere in questa classe (in quella dei
» negozianti, fabbricanti e mercanti ) il semplice artigiano il quale ,
» non lavorando che a misura degli ordini che giornalmente riceve , non
» fa del suo stato un oggetto di speculazione , etc. ». La corte di.cassaf
zione à reso un’ arresto conforme , in data del 28 febbraio 1811 , rap
portato nella medesima raccolta, istesso- volume , 1 parte , pag. 235.
Perciò, continuavano gli appellanti , noi che non siamo_ che semplici
artigiani, che non siamo obbligati verso il signor Delgrande che per una
Semplice opera di commissione , e su materie da lui somministrate , non
abbiam fatto un atto commerciale. Il tribunale di commercio di Ro«
SULL’ARTICOLO i. 271
ma era dunque incompetente. La sua sentenza dev’ essere annullata.
Ma ciò non è tutto; annullandola , la corte deve rimandarci innanzi
ai giudici ordinari, e non può , sotto alcun pretesto , ritenere la cono
scenza del merito della controversia.
È vero che 1' art. 473 del codice di procedura civile (art. 537 leg.
di proced.) permette alle corti di appello di giudicar sul merito degli
affari, allorché esse annullano le sentenze per difetto di formalità o per
ogni altra causa; ma il medesimo art. richiede che la causa si trovi in
istato di essere definitivamente decisa, ciocche non significa che i giudici di
appello possano giudicare indistintamente sempre che essi crederanno la,
loro coscienza abbastanza rischiarata.Ciò Vuol dire soltanto che i giudici
di appello potranno giudicar sul merito ogni volta chei primi giudici ‘,
avendo potuto e dovuto giudicarvi, se neîsono astenuti, per qualunque motivo
che potesse essere. Se n’era altrimenti, e sei giudici di appello potevano
ritenere, od avocare ase la quistion principale , allorché i primi giudici
sono stati incompetentemente editi , si comprende che i rei convenuti
potrebbero trovarsi privi in un istante, e del beneficio di due gradi di
giurisdizione , e di quello della conciliazione preliminare. In effetto , il
dichiarar nulla ed incompetente una sentenza di prima istanza , equivale
a giudicare che le parti non ànno legalmente litigato innanzi ai giudici da
cui è appello; ciò è giudicare che esse nonànno ancor goduto, agli occhi
della legge, del primo grado di giurisdizione. Quindi, che deve fare il
giudice di appello ? Deve di necessità rimandar le parti ad intentar l’a
zione innanzi a chi di diritto; perchè il giudice superiore non può esser
competente per giudicare come tale , allorché il tribunale di prima istanza
non lo è stato per giudicar a condizione dell’appello. Questo è il ragio
namento del signor Merlin , nelle sue quistioni di diritto. V. Appel , 14,
n. Se vi sono arresti della corte di cassazione che abbiano deciso di
una maniera differente, ciò ‘e che essi sono stati fondati su circostanze partico«
lari, e che le corti di appello , le cui decisioni erano impugnate , ave
vano dato per motivi considerazioni di fatto , che esse sole potevano con
venevolmente valutare.
Gli appellanti finivano, concludendo, che la corte rimandasse il sig.
Delgrande a procedere , contro di essi, per le vie di diritto.
272 D E e 1 s t o n 1
Da sua parte, il sig. Delgrande , intimato , rispondeva , per la di
fesa della sentenza de’ primi giudici, che , se i signori Lucenti e Casa
nova non potevano esser considerati come commercianti, poichè non fa
cevano delnegozio la 10r0 occupazione abituale, essi erano almeno sottoposti
alla giurisdizione de’giudici di commercio, a causa della operazione di cui
si trattava. Egli à preteso che quella era una vera intrapresa di manifat
ture , attesochè gli appellanti si erano obbligati a dar la mano di opera
ad una materia destinata al commercio. Ma , senza insistere sulla giusti
ficazione della sentenza di competenza , il signor Delgrande à sostenuto
con impegno che la corte di'appello poteva e doveva giudicare in me-.
rito , anche nel dichiarar la incompetenza de’ giudici di commercio. È un
sofisma , à egli detto, il pretendere che le parti sarebbero prive , in que
sto caso , de’ due gradi di giurisdizione che la legge richiede. D’altronde
e errore il dire che i giudici di appello non possono giudicar in merito
che nel caso in cui i primi giudici fossero stati competenti.
Primieramente , non si toglie alle parti un grado di giurisdizio
ne. La legge esige che ciascuna contestazione sia stata sottoposta a due
gradi di giurisdizione , cioè che la dimanda che ne forma l’oggetto sia
stata successivamente esaminata da due giudici, alline di assicurare mag
gior forza e maturità alla decisione che deve terminar la lite. Nella spe
cie , si tratta di condannare i fornaciai Lucenti e Casanova a restituir
le ceneri che essi ari ricevute. Il tribunale di commercio, di cui si è
allegata la incompetenza , à rigettata e giudicata l’eccezione declina-.
toria,‘ ed à giudicato in merito. Evidentemente le parti ànno esperimen
tato Un grado di giurisdizione , poichè l’ eccezione d’ incompetenza , e la
dimanda in merito, sono state esaminate e giudicate una volta. In vano
si dice che la corte , nel pronunziar la incompetenza del primo giudice ,
dichiara che il primo grado di giurisdizione non è stato ademPiuto- È sempre
vero che, se la corte giudica in merito , la quistione si sarà sottoposta
a due esami successivi. Il giudice di appello deve , per principio gene
rale , giudicar sopra tuttocciò che è dovuto esser giudicato da quello da
cui è appello, secondo la regola in tantum appellatum, in quantum
judicatum.
SULL’AR'I‘ICOLO ’r‘. 273
Da un’altra parte, la distinzione che sivuol introdurre nell’art. 473 del
codice di procedura ( art. 537 leg. di proc. ), è all’in tutto imaginaria.
Il legislatore dispone in generale, e senza distinguere il caso in cui i
primi giudici àn potuto, e quello in cui essi non àn potuto giudicar in
merito. Non si saprebbe essere più saggio della legge medesima, e distin
guere allorcbè essa comanda. La sola condizione che l’ art. 473 impone
a’ giudici di appello , è che la materia sia sufficientemente rischiarata:
or, questo è un punto che i giudici soli possono giustamente valutare.
I libri sono pieni di arresti permezzo de’ qualii giudici di appello
ànno giudicato in merito , benché non fossero state portate le cause iu
nanzi di essi che a motivo di sentenze preparatorie. Vi ànnogiudi
cato ancora , allorché la dimanda e la difesa son sembrateloro abbastanza
rischiarate , e la corte,di cassazione si è astenuto di esaminare fino a
qual punto , dopo i fatti.della causa , i giudici si erano dovuto credere
abbastanza instruiti. Si trovano arresti conformi, nella raccolta di Sirey ,
anno 10, pag. 82; anno il , pag. 167 e 214; ma fa d’uopo soprattutto
osservar quello della corte di cassazione del 19 messidoro anno 12 , rap
portato nella raccolta medesima , anno 12 suppl. , pag. 156 ; quello della
medesimabor-te, del 5 ottobre 1808, rapportato nel tom. 8 della citata
raccolta , 1 parte , pag. 560; e quello del 23 gennajo 1811 , reso dietro
una deliberazione. La medesima corte a confermata questa dottrina , per
mezzo di un ultimo arresto che si trova nella detta raccolta, anno 11 ,
1 parte , pag. 534. À
. Si tratta dunque unicamente di esaminare nella specie , se la causa è
abbastanza rischiarata: niun dubbio presenta l’afi‘ermativa. Si chiedono
dagli appellanti oggetti ch' essi non negano di aver ricevuti. Le loro‘
eccezioni in meritorsono state prodotte. Tutti gli elementi della decisione
son riuniti, e la corte ècertamente in istato di giudicar sul merito, cc
melo potrebbero essere i giudici innanzi a’ quali si potrebbe rimandarci.
Il primo avvocato generale signo‘r Boucher à opinato che i fornaeiai
Lucenti e Casanova non possono esser collocati nella classe de’ negozianti,
considerati dagli art. ‘1 e 631 del codice di commercio ( art. 2 e 610 leg. di
eccez. ), poichì: il semplice artigiano che trae la sua sussistenza dal prodotto
L. T. I. 35
274 Dac1srour
delle sue fatiche , a misura delle commissioni giornaliere ed eventuali
ch’egli riceve , non forma della sua'condizione un oggetto di specula
zione mercantile. Che può ancora meno riguardarsi come atto di com.
mercio , il contratto formato fralle parti, il 15 novembre r8:o , come
erroneamente lo à creduto il primo tribunale; e che sarebbe assurdo
di assimigliar la mano di opera sulle tegole , e su’ mattoni, alla indu
stria ed alle operazioni rischiose di Un manifattore che sostieneuna va
sta casa di commercio, e che abbandona la sua fortuna al risultamento
spesse volte fallac‘e delle più diliicili combinazioni. In conseguenza , l’ av
vocato generale opinava che vi era luogo ad annullar la sentenza da
cui era appello , come incompetentemente resa. _
Da un’ altra parte, questo magistrato aggiungeva che, allòrchè una
sentenza è annullata per violazione di formole , o per ogni altro motivo,
dipende dalla corte di entrar nel merito della causa, e di giudicare nel
medesimo tempo sopra tutto per mezzo di una sola e medesima sentenza: ma
che tal facoltà consacrata dall’art. 473 del cod. di proced. civile, è subordinata
alla condizione necessaria, che la materia sia disposta a ricevere una deci
sione definitiva; che la materia non n’ è mai perciò disposta allorché non è
stata sottoposta alla pruova preliminare dellaconciliazioné , e che iprimi
giudici non sono stati, o n0n àn dovuto essere nel caso di metterla ad
esame della decisione , sull’e5posto nelle conclusioni sussidiarie delle parti:
ciò è perchè , se il tribunale di prima istanza non poteva giudicar in
merito per causa d’incompetenza, è certo che la corte non è di vantag
gio autorizzata a farlo; che se essa avocava a se , contro ogni aspetta
tiva, e sottometteva alla sua autorità il merito intrinseco della causa , ciò
sarebbe arrecar pregiudizio alle cpnstituzioni del regno , che assicurano alle
parti due gradi di giurisdizione; ciò sarebbe inoltre dar luogo ad un as
surdo mostruoso. In effetto, colui che, in prima istanza, avrebbe, con
ragione , allegata 1’ incompetenza del tribunale, e chiesto di esser riman
dato innanzi a’ giudici ordinari , si t_roverebbe nella necessità di tollerare
il male che la legge avrebbe voluto evitargli ; si priverebbe de’ suoi ma
gistrati ordinarj , che egli reclamerebbe con giustizia; e , per una singo
larità spiacevole, 1’ appello sarebbe fondato, ed il risultamento di tale
SULL’ARTICOLO r. 275
appello equivalerebbe alla perdita della causa; che la facoltà accordata
al|e corti di appello, coll’art.4y3 del cod. di procedura si rapporta ne
cessariamente al caso di una decisione di prima istanza , che abbia il ca
rattere assoluto di una sentenza, e non a quello di una decisione in.
competentemente resa ,' e che non à che il nome-di sentenza; del pari
che , secondo 1’ art. 1028" del medesimo codice( art. I ro4 leg. di preced. ),
il voto degli arbitri che anno ecceduto i loro poteri, non à di un’arbitrato
che la semplice qualificazione; che finalmente, l’ arresto della corte di
cassazione del 28 gennaio 1811 , reso contro le conclusioni del mini
stero pubblico, non può contrabbilanciare la lettera e lo spirito delle
constituzi0ui del regno,e perché è solo, e perchè è in opposizione diretta
colla opini0ne degli autori i più accreditati, e specialmente del signor
presidente Henrion di Pansey , nel suo trattato dell’ autorità giudiziaria
nel governo monarchico , cap. 17, pag. 221.
Per tutti questi motivi, 1’ avvocato generale concludeva per lo ri
mando della causa innanzi a’ giudici competenti.

ARRESTO.

La corte, considerando chela causa non essendo della competenza del


tribunale di commercio , nè sotto il rapporto delle persone che non} sono
negozianti, nè sotto quello della cosa, che , se è una operazione di
mano di opera, non è una di quelle operazioni di manifattura , che la
legge riguarda come oggetto della competenza del tribunale di commercio;
Considerando, in merito, che la causa non ‘e abbastanza instruita ,
di modo che non è possibile di deciderla unitamente alla quistione di
competenza ;
Annulla l’appello, e quello da cui Isi è appellato; emendando, ri
manda le parti a provvedersi innanzi a chi di diritto; condanna l’ inti
mato alle spese ed ordina la restituzione dell’ ammenda. (I)

(I) V. N. 14. V. l’art. 632 cod. di commercio ( art. 3, 612 leg. di eccez. ),
sulle intraprese, le quali sono della competenza del tribunale di commercio.
" n
276' DECISIONI

23.

Il direttore di una compagnia di scambievole assicurazione con


tra l’incendio, non può esser considerato come commerciante , o come
direttore di agenzia; esso non è sottoposto alla giurisdizione de’ tri
bunali di commercio pe’ biglietti da lui sottoscritti.
( Cod. di com. art. 1 e 632 ) ( leg. di eccez. art. 2 , 3 e 612 )
C. R. Roucn. 9 ottobre 1820. ( S... 2. 22. 225. )

ÎÌiinii’fiet. @. gesseiîia.

Il sig. Thuillier, direttore della società di assicurazione scambievole


contro l’incendio stabilito a Roucn, sottoscrisse , in questa qualità , due
biglietti ad ordine. _
Egli è citato per lo pagamento di tali due biglietti innanzi al
tribtinale di commercio di Roucn , dal sig. Gosselin , latore.
Il sig. Thuillier oppone l’ incompetenza del tribunale di commercio ,
attesochè le istanze relative a’ biglietti ad ordine non sono della com
petenza de’ tribunali di commercio , che allorché questi biglietti son sot
toscritti da negozianti, o per affari di commercio; ch’ egli non è nego
ziante, e che nella sua qualità di direttore di una compagnia di assicu
razione , non può d’altronde essere assimilato ad un agente di affari.
A 22 settembre 1820, sentenza del tribunale di commercio , che 'ri
getta _la proposta declinatoria.
Appello per parte del sig. Thuillier.

ARRESTO.

La corte , - Considerando che la compagnia di assicurazione scam


bievolo sugl’ incendi , stabilita in questa città , non può essere assimilata
alle camere di assicurazioni pe’ rischi e pericoli di mare, e non può
Senz’aarxcozon. 277
esser considerata come un agenzia di affari; ch’ essa è d’interesse pub
blico, e che gli assicuratori sono nel medesimo tempo gli assicurati;
Che il sig. Tliuillier , nominato dalla compagnia di lei direttore ,
non è un agente di affari, ma bensì il mandatario di'questa compagnia ,
col peso di conformarsi alle decisioni adottate dal consiglio di ammini
strazione della detta compagnia ;
Che supponendo che il progetto stabilito dal consiglio di amministra
zione per la intrapresa di visitare e spazzare tutt’i camini de’socii, fosse
stato messo in attività , e che, sotto questo rapporto, il sig. Thuillier ,
incaricato di tale intrapresa, si fosse potuto considerare come un agen
te d’ affari, egli è costante che tal progetto non il ricevuto esecuzione ,
non essendo stato rivestito dell’ approvazione ed omologazione de’ prefetti
de’ dipartimenti della Senna -- Inferiore e dell’Eure ,'ai quali era sotto
messo prima di poter essere eseguito;
Che , relativamente a’ biglietti che formano l’oggetto della contesta
zione, il sig. Thuillier , che gli a sottoscritti, non poteva esser sogget
to alla giurisdizione del tribunale di commercio di Rouen , che quando
essi fossero stati il risultamento di un atto di commercio , o che allor
cbè il sig. Thuillier avesse fatto la professione abituale di commerciante,
o che in fine egli fosse stato il direttore di un’ agenzia di affari , cioc
che non è , dichiara il tribunale di commercio incompetente.
188 DECISIONI
a4.

Colui che fa abitualmente alla borsa contratti a termine , suin


eflètti pubblici_, non cl , per questo solo , reputato commerciante. ( Cod.
di com. , art. 1 e 632) (leg.di eccez. art. a e 3, 612). Ein non
può ,‘in caso di cessazion di pagamento, far omologare contro i cre
dz'tori che si rifiutano , il concordato. stabilito co‘tre quarti in somma
de’ suoi creditori. L’art. 5:9 del cod. di commercio ( art. 51: leg.
di eccez. ) non concede questa facoltà, che ai commercianti jalliti
(cod. com. art. 519 e 524 ) leg. di eccez. art. 511 e 516 '
e. A. di Parigi. 15.apri10 1809 ( s... 16. 5. 73 );

%arbet e ÉPciez. G. item aeÌitod.

I signori Bardet e Prier erano in società; essi prendevano il titolo


di negozianti , ed in questa qualità , facevano alla borsa di Parigi opera
zioni conosciute nel commercio sotto il nome di contratti a termine.
Caddero in fallimento. Iloro creditori furono convocati, ed un
concordato fu stabilito co’ tre quarti in somma. I falliti àn voluto far
omologare il concordato coi creditori che rifiutavano di aderirvi. Questi si
sono opposti alla omologazione , sul motivo che Bardet e Prier non era
no_ negozianti , e che ai negozianti soli era permesso di concordarsi.
A’ 10 marzo 1808 , sentenza del tribunale di commercio della Sen.
11a , che omologa il concordato.
Appello. I creditori che si rifiutavano àn persistito a sostenere che
Bardet e Prier non potevano esser collocati nella classe dei commercianti,
I.° perché non erano patentati ; n.° perchè i contratti a termine che essi
pretendevano fare abitualmente alla borsa , sugli effetti pubblici, non
erano atti di commercio del,numero di quei determinati dagli articoli 632
e 633 del codice di commercio ( art. 3, 612 e 4 , 6:3 leg. di eccez. )
I convenuti rispondevano che, indipendentemente da una patente,
tutti gl’ individui che abitualmente si dedicano ad atti di commercio , so
SULL’ARTICOLO x. 11.79
no reputati commercianti; che le operazioni che si fanno alla bersa sono
atti di commercio; che d’altronde la facoltà che la legge accorda di far
omologare un concordato contro i creditori che si rifiutano , allorchèi tre
quarti dei creditori in somma vi ànno aderito , è comune al commer
ciante ed a quello che non lo è.

Aanssro.

La corte , attesochè la facoltà di concordare non appartiene che al


negoziante , e che colui che stipula alla borsa per contratti a termine ,
non può essere reputato negoziante; che in fatti i registri ed il bilancio
di Bardet e Prier indicano operazioni di questo genere: dice che è stato
mal giudicato ecc. -

25.

Colui che abitualmente compera beni immobili per rivenderli, non


è per questo un commerciante ( art. 1°. cod. di com. ( art. 2°. leg.
di eccez.
C. A. di Parigi. 14 maggio 1812 ( S... m. 2. 53g. )

ÉPMGQ/B @. ereÌltor.i uniti 6w8ezh

Il signor Hubert si dedicava a speculazioni su’ beni immobili che egli


comperava per rivendere. Le sue operazioni lo condussero a formare di
verse obbligazioni, parte in lettere di cambio , parte in atti innanzi no
tai , parte in semplici dichiarazioni private.
Avendo so:peso i suoi pagamenti , fu constituito in istato di falli
mento per mezzo di sentenza del tribunal di commercio di Parigi del
mese di ottobre del 1808 , che ordinò nel medesimo tempo 1’ apponi
mento dei suggelli. '
A 11 novembre 1808 , il signor Hubert depositi; il suo bilancio nel
(I) Vedi n. 10.
280 DECISION.I
tribunale di prima istanza. Tal bilancio stabiliva che il numero dei suoi
creditori ascendeva a 140. '
L‘ indimani 12 novembre , sulla convocazione del sig. Nariot , notaio
del signor Hubert , trenta dei suoi creditori si riunirono nello studio di
questo ulliziale. La signora Hubert, che figurava in tale assemblea accon
senti alla cessione de’ di lei diritti, ed ofî'erl in nome di suo marito l’ab
bandono generale di tutto il di lui attivo. '
I creditori presenti, « dopo aver dichiarato di unirsi per agire in
» nome collettivo , col ministero dei sindaci, sospesero ogni processura ,
» fino a che essi avessero preso un partito definitivo sulle offerte del de
» bitore comune... , diedero ai sindaci il diritto di amministrare , di far
» togliere i suggelli, di far regolare dagli esperti i progetti degl’ intra
» prenditori , adoperarsi per ottener tutte le riscossioni , ec., far vendere
» i beni immobili per mezzo dei bandi all’ udienza del tribunal civile
>> della Senna per esserne il prezzo provegnente fra essi distribuito ‘, in
» fine i creditori si sottomisero alla verificazione dei lo_ropcrediti »
A 16 dicembre 1808 , sentenza del tribunal di commercio , la quale
dichiara che Hubert non essendo commerciante , non si son potute ap
plicarin le leggi del commercio , e costituirlo in istato di fallimento}
A 4 settembre 1809 , novella assemblea di creditori presso il nota
io Nariot: essi erano al numero di venti : acce_ttar_ouo la cessione accon
sentita dal signor e dalla signora Hubert: confermarono il contratto di
unione del 12 novembre 1808 , la nomina dei sindaci ed i poteri che
loro erano stati conferiti. '
Inoltre, fu risoluto in tale assemblea che si sarebbe formato uno sta.
to generale dei debiti , per essere dep05itat0 nelle mani del signor Nar
iot , affine di essere riconosciuto vero o contraddetto da ciascun credi
tore; e che, frattanto , senza attendere nè la adesione di tutti i
creditori, nè la omologazione in giustizia con essi , si sarebbe proceduto
alt’ aggiudicazione per mezzo dei bandi di due case, alla richiesta del si
gn'or Hubert ed in presenza dei sindaci della unione.
Tal con-tratto à ricevuto l’adesione di sessanta creditori , di cui al
cuni possessori di titoli ipotecarii. ‘ \
*

-b__-‘_ Wùd_
’ -W- --_- ‘\..‘ __ ____,îfi.
‘ΑJ’Iaxf _ _
SULL’ARTICOLdL 281
Il signor Pascal, creditore per una somma di 500ò0 franchi, avendo
fatta opposizione fralle mani del signor Narjot , allo eseguimento di tal
contratto di cessione , i sindaci, in nome di coloro pei quali procedono,
10 anno citato per la omologazione.
A 25‘ luglio 1811 , sentenza resa nella prima camera del tribunal ci
vile del dipartimento della Senna, per mezzo della quale: « attesochè nel
n considerar l’ atto di cui si tratta come contenente una cessione volom
» taria , esso deve essere approvato da tutti i creditori; che nel riguar
» darlo come un contratto di dilazione , un contratto di tal natura non
» può essere omologato tra un debitore. non negoziante ed i suoi credi
» tori che si rifiutano; il tribunale rigetta le dimande _della parte di
Tripier.
I sindaci dei creditori Hubert ànno appellató , ed ànno riprodotto
innanzi alla corte , il sistema di difesa che era già soggiaciuto in prima
istanza.
Su che doveva portarsi la decisione dei primi giudici, diceva il sig.
Tripier per gli appellanti? Ciò era insiemamente, e sulla omologazione dello
atto del di 1 1 novembre 1808, e su quella del contratto del 4settembre i809,
poichè la dimanda di cui è oggetto riguardavaegualmente l’uno e. l’ altro
capo. Nel caso in cui l’atto del settembre 1809 non sarebbe omologato,
era stato formalmente concluso per la omologazione di quello deldl il no
vembre 1808. Questi due atti differiscono essenzialmente e per la loro
natura , e per 1’ oggetto loro. L’ atto del di 11 novembre 1808 non è
che un contratto» di accordo fra’ creditori ; questo è un patto che non inter°
viene che tra di essi, ed in cui il signor Hubert per lo fatto è stato estra
neo; mentreclxè il contratto del 4 settembre 1809 è un patto che obbliga
nel tempo istesso il debitore, cdi creditori. Irimproveri che si son fatti a
questi ultimi non saprebbero diriggersi all’altro , e la di loro esistenza
non è nè comune nè dipendente. Che sia vero o falso che il contratto
di dilazione non può aver luogo fra un debitore non negoziante edisuoi
creditori; che questa sia qui o nò la vera quistione della causa , non ri
vmane.rneno incontrastabile che il contratto di accordo del di u novem
- bre 1808'n0n è un contratto di dilazione , e che la qualità del signor
L. T. I. 56

.c \.
a82. DECISIONI
\
Hubert non a potuto in alcun modo ligar le mani dei suoi creditori ,
toglier ad essi il diritto di provvedere a’ di loro interessi , e di riunirsi
amichevolmente per procedere in nome collettivo onde evitar gl’imbaràzzi,
le lentezze e le spese di una contestazione giudiziaria. Perciò, niun mo
tivo per parte dei primi giudici, che possa autorizzar la riprovazio ne
del contratto del di 11 novembre 1808. La omissione che essi àn com
messa è manifesta. Essa sarà corretta dalla sagezza suprema della corte.
Così, quando ancora ( ciocche non saprebbe supporsi ) l’atto del 4 set
tembre 1809 venisse giudicato in appello colla medesima severità come
innanzi ai primi giudici, la riforma della sentenza non saprebbe esser
dubbia.
Ma , da un altra parte, il di loro errore al soggetto dell’ atto del 4
settembre 1809 infrange tutt’i principi.
Egli è certo che tal contratto non può esser considerato come un
contratto di dilazione. Le parti che lo ànno formato non gliene àn dato
il nome; esso ma ne à il carattere , e non saprebbe averne gli effetti.
Il contratto di dilazione suppone il carattere commerciale nel debitore che
lo approva; or, nella specie , il debitore era 'un semplice particolare. Il
contratto di dilazione esclude la idea di un, abbandono generale nesso à
per oggetto di frenar le persecuzioni dei creditori, di sommettere 1-’ esi
gibile dei loro diritti ad un termine più prolungato , o d’ imporre ai ere»
ditori la cessione di una parte dei loro diritti. Infine , fa d’uopo che si
possa credere , per l’espressioni ancora del contratto, che la intenzione
delle parti è stata realmente di accordar la dilazione. Nulla di tuttocciò
si ritrova nella specie. Riteniamo adunque che l’atto del 4 settembre 1808,
in luogo di essere un contratto di dilazione , è un contratto di abbandono
volontariamente fatto dal debitore , e volontariamenteaccettato dal mag
gior numero dei creditori. Questa è una Vera cessione volontaria; assoluta
mente indipendente da ogni carattere commerciale , da ogni dilazione
accordata, e non esprimendo altra idea che quella della rinunzia as
soluta della totalità dei beni.
Noi dobbiamo adunque esaminare unicamente se tal atto di ces
SULL’ anrrcono r. 283
sione volontaria e stato valido; poi proveremo che il contratto di accordo
è stato regolare.
Primieramente è certo che il diritto di far cessione di beni appar
tiene ad ogni debitore , sia commerciante , sia non commerciante , che
non si trova in uno de‘ casi di esclusione che la legge determina.
Nell’ antica giurisprudenza , era. riconosciuto da tutti gli autori e per
mezzo di arresti, che un debitore , quantunque non negoziante , poteva
far un abbandono volontario a’ suoi creditori , e che questi potevano ac
cettarlo, allorché componevano, colla loro riunione , i tre quarti in som
ma; in tal maniera che siffatto abbandono era valido , ed obbligatorio
ancora a riguardo de’ creditori che si rifiutavano , a carico degli accet
tanti, o del debitore cedente , di far omologare il contratto.
Tale è La dottrina espressa da Luigi Héricourt , nel suo trattato del
la vendita degl’ immobili per, mezzo di sentenza , cap. ultimo, n. 11
pag. 364: « Per accordare maggior autenticità a tali atti, egli dice , si
» fanno omologar dalla giustizia. Se vi à qualche opposizione alla omo
v >_ logazione, il giudice deve esaminare quello che {è più vantaggioso ai
» creditori; poiché non si deve tollerare che una delle parti interessate ,
» pregiudichi tutte le altre per un puro effetto di malizia... La regola genera
» le in tal caso, è di obbligar gli opponenti a seguir la legge che il
». maggior numero de’creditori si è imposta. L. majorem, de pactis.
3 Tal maggior numero si calcola per rapporto alla quantità delle somme
V
U che son dovute; perché E giusto che coloro i quali ànno un maggior
V J interesse in tali accordi, abbiano ancora maggiori poteri a decidere n.
Nel medesimo capitolo , Hèricourt dichiara che l’ abbandono avendo
per oggetto di evitar i sequestri, sia dei beni mobili , sia degl’ immobi
li , può esser fatto da ogni persona. '
Gli autori dell’ antico repertorio di giurisprudenza tengono il mede
simo linguaggio alla parola abandonnement ed alla parola cession de
biens. _Si legge in quest’ ultimo articolo che la cessione de‘ beni è ammes
sa in favore dei non negozianti. Il motivo che 1’ autore ne dà , si è che
l’ ordinanza del 1673 , art. I tit. lo , nel prescrivere le misure partico
lari pe’ mercanti e negozianti che fanno cessione di beni, indica abba
I.

.-_..-\ - \ W‘A‘Wv;f4
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«M- _’<__,,vl:
284 "DECISIONI
stanza che altri che i mercanti possono esservi ammessi. Il legislatore non
avrebbe senza ciò imposte ai negozianti formalità particolari.
Dal principio che la cessione 21 un beneficio di cui posson valersi
tutti i debitori di buona fede , risulta che l’ abbandono debba loro anco
ra competere , poicbè l’abbandono non è che una cessione : da un altra
parte , dice l’autore dell’ articolo abandonnement , dell’antico reperto
rio , « l’oggetto del debitore il quale abbandona i suoi beni ai credi
» tori suoi essendo di ottener da essi condizioni vantaggiose, è neces
» serio, perché l’abbandono abbia il suo effetto, che esso sia accettato al.
» meno dei tre quarti in somma dei creditori, e che sia omologato in
» giustizia con quei che rifiutano di accettarlo.»
La dottrina medesima è seguita da Jousse , prefazione del titolo [0
dell’ordinanza del 1673 , e dagli autori del nuovo Denisart , V. Cession
de biens, S. 2‘, che in ciò si uniscono agli autori del Repertorio , mal
grado la opposizione abituale delle loro idee.
Niun autore a consacrata la distinzione , tra i negozianti ed i non
negozianti, nèàrifiutato agli uni il diritto , che si accorda agli altri, di
far cessione di beni amichevolmente 00’ tre quarti in somma dei loro cre
ditori. Le leggi romane andavano più oltre , e dichiaravano l’abbandono
obbligatorio per tuttiicreditori, nel caso ancora in cui non si fosse ottenuta
1’ adesione che di un semplice maggior numero in somma. Etsi quidem unus
creditor omnibus aliis gravior, in summa debiti inveniatur ipsius
sententiaobtineat , sive indulgere tempus, sive cessionem acciperc
desideret sin verò aequalitas emergat ..a. , lune eas antepom' qui
ad humaniorem declinant sententiam. Questo è ciocchè prescriveva il re
scritto dell’ imperadcir Giustiniano, conservato nella ‘le‘g.8 , Cod. Qui bo
m's cedere passant , lib. 7 , tit. 72.
Perciò , nell’antica giurisprudenza , del pari che dopo le leggi ro
mane , ogni persona poteVa far cessione di beni , ed ogni cessione dibeni
era valida ed obbligatoria per tutt’i creditori come cessi0ne volontaria ,
allorché era accettata da una parte considerabile dei creditori.
Tali principii sono stati cambiati dalle leggi novelle? No, certa
mente: è lungi che si possa citar alcun testo derogatorio , tutto il si
SUÈL’ÀR'I‘ICOLO r. 285
stema generale della nostra giurisprudenza è conforme su questo punto
alle antiche idee. . _
L’art. 1265 del cod. civ. ( art. rar8leg. civ. ), consacra la cessione
dei beni nel numero dei mezzi di estendere le obbligazioni. Esso ne ri
conosce due specie , la cession volontaria e la CCSSÌOIIB giudiziaria; e
senza distinguere se il debitore esercita o no il commercio , accorda ad
ogni debitore disgraziato e di buona fede, la facoltà di ricorrervi.
La legge non dice che , per la cessione volontaria , il consensoin
dividuale sarà necessario. È solamente detto : La cessione volontaria è
quella che i creditori accettano volontariamente. Ma non è detto:
ciascun creditore dovrà individualmente acconsentire, ed il suo ri
fiuto isolato impedirà agli altri di assicurar i loro interessi. Una
tale disposizionesarebbe necessaria , perché si potesse supporre che è
stato nella intenzione dei legislatori moderni di cambiar i principii dello
antico diritto.
Si deve dunque credere che la cessione volontaria fra tuttièvalida ed
obbligatoria per tutt’i creditori, quantunque essa non sia stata accettata
che dal maggior numero in somma. Sarebbe di fatti ingiusto,come lo dice
Héricourt in conformità della legge romana , di far dipendere la sorte
di un debitore disgraziato e di bu0na fede , e quella dei suoi creditori,
dal-capriccio di un solo fra essi, che potrebbe cercare di soddisfar l’odio
nell’ abusare del debole interesse che lo ricongiunge al fallimento del
debitore. Si deve credere che un partito adottato da quei creditori che
sono maggiormente interessati, è il più favorevole a tutti.
La legge dice accettata volontariamente dai creditori. Esigere l’as
senlimento individuale da ciascuno di essi, sarebbe esiger la cosa impose
sibilo , poicbè nulla è più difficile che di riunir molti uomini in una me
desima opinione. Ma del pari che la legge e la ragione considerano come
volontà di una assemblea la volontà del maggior numero dei suoi mem
bri , non della universalità, similmente ancora si dovrebbe risguardare
il voto del maggior numero degl’interessati come il voto di tutti. Questo
è il voto di tutti, per quanto sia dato alla ragione umana di poterlo
ottenere.
286 Decrstour
Ma d’ altronde tali distinzioni divengono interamente superflue , al»
lorchè si considera che l’abbandono acconsentito dal signor Hubert non
è stato semplicemente accettate dal maggior numero dei creditori in som
ma, ma dal maggior numero di un corpo di creditori riuniti sotto la ‘
fede di un patto comune ed obbligatorio per tutti, il quale stabiliva
espressamente che nelle deliberazioni relative agl’interessi del fallimento
del signor Hubert , il voto del maggior numero in somma sarebbe consi
derato come il voto_di tutti.
La corte si rammenta in effetto , continuava il signor Tripier , che
vi esistono due convenzioni successive fra’ creditori del signor Hubert.
Nella prima, quella del 12 novembre 1808 , il signor Hubert pro
pose a’ suoi creditori l’ atto di cessione, che poi è stato effettuato. Le sue
offerte non sono nè accettate nè rifiutate. Solamente i creditori adottano
misure per guarentire i di loro interessi con minori Spese possibili. In
questa veduta, essi dichiarano di riunirsi per agire in nome collettivo
mediante il ministero dei sindaci.
Una volta riuniti in corpo di creditori merce un tal atto , i credi
tori del signor Hubert ànno accettato le di lui offerte il 4 settembre
1809. Tale accettazione e stata interamente libera e volontaria dalla parte
dei creditori riuniti.
Che nella deliberazione del l2 novembre 1808 ed in quella del 4
novembre 1809 , i creditori del signor Hubert sieno stati o .no in un
mero maggiore , ciò non è che dipoco interesse. Son bastevoli due
cose; ‘r.° che le deliberazioni non siano state prese che seguendo il
voto del maggior numero in somma; a.° che tutti i creditori siano stati
individualmente convocati. Ecco due circostanze che gli avversari non
oseranno di contrastare. Ammettendo i principi dell’antico diritto , la
maggioranza in numero non è di alcuna considerazione, allorcbè vi _è
stata la maggioranza per ragion di somme.
Nell’ esaminare la discussione attuale sotto un’ altro rapporto , le mi
sure prese tra il signor Hubert ed i suoi creditori dovrebbero ancora es
ser mantenute , se non come cessione volontaria, almeno come cessione
SULL’ anrxcor.o 1. 287
giudiziaria. La giustizia e la necessità ne sono assai evidenti; il voto
della maggioranza in somma n‘ è una pruova. 7
Gli avversari convengono che , se il sig. Hubert era negoziante , il
contratto di abbandono sarebbe validamente accettato. _Ma dove si trova
mai una simile distinzione? Il codice civile ed il codice di commercio con
tengono sulla cessione vo10ntaria principi assolutamente identici. Perché
non estendere alle circostanze indicate dal codice civile , le regole con
sacrate dal codice di commercio , regole che, per la natura delle cose,
non sono destinate ad essere ristrette a’soli commercianti; regole in fine
che , lungi d’ essere una istituzione arbitraria , non sono che la e5pressio
ne della ragione inspirat‘a dalla necessità ?
Noi non veniamo a pretendere che 'un particolare non commerciante
possa cadere in istato di fallimento , e che si debbano-applicare alla di lui
ruina , la quale non è che un avvenimento civile, iprincipi assolutamem
te di eccezione. Conveniamo che il signor Hubert non è fallito , ma che
solamente è caduto in mina: perciò non è sottoposto alle leggi commer
ciali; ma egli à diritto al beneficio della cession volontaria stabilita dal co
dice civile; ed a potuto contrattar colla maggioranza de’ suoi creditori in
somma , come senza dubbio lo avrebbe potuto sotto 1’ antica giurispru
denza , come lo potrebbe oggidì il commerciante , perché imedesi'mi mo
tivi debbono guidare alla medesima cdnseguenza ; che niuna legge attua
le è contraria , e che le antiche leggi erano conformi,
Il signor Berry'er rispondeva pel signor Pascal, intimato , opponen
te alla omologazione , che i due atti del 1'2 novembre 1808 _ e 4 settem
bre 1809 , eran fatti 1’ uno e l’altro in contravvenzione a tutte le leggi
della materia, e non potevano sostenere i sguardi della giustizia;
Primieramente le convenzioni contenute in tali due atti sono onerose
per tutt’i creditori. Il signor Hubert à -ceduto a’ suoi creditori i suoi
beni immobili , e l’esercizio de’suoi diritti mobili, ma non a ricevute in
cambio lo sgravamento di tutte le processore ? non si èriserbato un mo
bile di più di 50,000 franchi , un credito di 74,000 franchi ecento azio
ni nella cassa Lafarge ? Questa non è una cessione di beni che Hubert
à fatta a’suoi creditori; egli non si è Valuto del beneficio introdotto
238 Dsclsrour
dalla legge civile, ma la l'atto un vero accordo. I caratteri della cessione
sono invariabili, il debitore deve cedere tutt’i suoi beni; le più picciole
riserve impedirebbero alla cessione di essere intera. Il concordato che à
voluto fare , che a fatto il signor Hubert , è contenuto insiememente ne‘
due atti ; in quello del 12- novembre 1808, in quello del 4 settembre
1809; e benchè tal concordato sia irregolare e nullo a’ termini di tutte
le leggi, non si saprebbe non ravvisare per ciò l’oggetto che le parti
contraenti avevano in mira , allorché soprattutto l’applicazione alla spe
cie , della maggioranza in somma , n0n saprebbe lasciarti alcun dubbio
su tal punto.
Ciò posto, il concordato è una misura consacrata dalle leggi com
merciali , e di cui le foimole son da esse determinate ; il concordato è
una misura alla quale il fallito solo può ricorrere , poiché gli atti che lo
àu prodotto , le formalità che lo accompagnano , e gli effetti che la leg
ge gli assegna non potrebbero ,' senza stravaganza, essere applicati ad
altri che al fallito.
Un particolare non negoziante può egli cadere in fallimento? No ,
senza dubbio; tale avvenimento è particolare al commerciante. Questa è
una verità cui l’avversario istesso è stato costretto di rendere omaggio ;
questa è una verità che gli arresti della corte , e specialmente di questa
camera , àn sempre proclamata. Se era necessario ‘ di stabilir ciocche è
stato confessato dagli appellanti , si potrebbe citar l’ arresto reso dalla
corte nella causa tra’ creditori Bardet , quello della corte di cassazione
( rapportata nella nostra raccolta tom. 3 , anno ti , secondaparte, pag.
313 ), che cassa un arresto della corte di appello di Monpellier, al
soggetto della ruina di Giovanni L0ebe; finalmente l’arresto del tribu
nal di appello di Parigi del la fruttidoro annogrr , nella causa dei
creditori del notajo Leroy , in detta raccolta, anno 1811 , tom. II ,
seconda parte , pag. 278. Questa dottrina è quella di tutti i giurecon
sulti , e si trova stabilita in una dissertazione , inserita nella enunciata
raccolta , tom. u , seconda parte , pag. 275.
Se si riconoscesse che il signor Hubert non a potuto cadere in fallimen
to, si dovrà coachiudere che egli non a potuto formare concordato valido.
Suza’aarrcozo 1. 189
‘ Ma nell’ accordare all’avversario il suo sistema favorito, consideran
do come una concessione volontaria le convenzioni dei in novembre 1808
e 4 settembre 1809 , le pretensioni degli appellanti non sarebbero più
legittime. . '
Che si siano avuti altre volte dubbi sulla quistione della maggio
ranza de’créditori in somma , relativamente alle cessioni civili; che alcuni
autori abbiano professata all’ uopo, una dottrina più o mena esatta , ciò
non sarà soggetto ad esame; egli è bastevole il ricordarsi che oggîdl tali
dubii non saprebbero più esistere; il perfezionamento della legislazione
à precisate le idee, à risoluti i dubbi su tali materie, e non si può più
ravvisare eiocchè non ancora era stato che veduto appena ; non si può
' più non iscorgere questa distinzione tra la cession de’ beni ed il concor
dato, tra la mina ed il fallimento , tra il semplice cittadino ed il ne
goziante. La vita commerciale à le sue leggi come la vita civile , e non
si saprebbe supplire al preteso silenzio delle leggi civili , per mezzo delle
analogie tratte dalle leggi commerciali, perchè 1’ eccezione deve esser ri
stretta al_suo caso. Le leggi civili son la regola generale; le leggi com
merciali formano la eccezione.
Il codice civile , nell’ ammettere la cession volontaria de’ beni, volle
che essa sia accettata dai creditori. Non è egli evidente che è necessario
che tutti i creditori acconsentino , e che colui il quale rifiuti la sua ade
sione non potrebbe essere ligato dalle convenzioni altrui, perché a suo
riguardo la cessione non sarebbe volontaria ? Una maggioranza qualun
que non può obbligar la massa che nei casi preveduti dalla legge, e que.
sto non è il caso della cession volontaria Finalmente, il signor Hubert
non ha ottenuto che l’adesione di 60 creditori sopra 140 ; perciò la
maggioranza ne divien abbastanza sospetta.
» La quistione che ci occupa , diceva 1’ avvocato generale Joubert,
parlando in questa causa , si riduce a sapere se gli atti dei 12 novem
bre 1808 e 4 settembre 1809, contengano un contratto di dilazione o
un coMratto puramente volontario. Noi indagheremo di poi se , nel
1’ uno o nell’altro caso ,_ la omologazione ne deve essere giudiziaria
mente ordinata coi creditori che si rifiutano.
L. T. I. 37
\
290 Decxsronx
» I due atti di cui e parola non ne formano che uno in due par
ti ; 1’ uno non è che il principio ed il preparamento dell’ altro.
L’ atto del 12 novembre_ organizza la unione dei creditori, e sta
bilisce che la maggioranza faccia legge ai creditori che si ricusano; so
spende tutte le processure , ed ordina la nomina dei sindaci; finalmente
prepara l’ abbandono che l’atto del 4 settembre non fa più che _ese
guire. Ciò posto ., è fuori di dubbio, che se noi ci arrestiamo al ti
tolo di tali atti, questo è un contratto di abbandono volontario. Ma
non è già il titolo , bensì la natura dell’ atto; non è ciocche le parti
àn detto, ma quello che esse àn fatto , che deve colpirci.
» Si chiama contratto di dilazione , dicono i nostri autori , una
specie di accomodarflento mercè il quale uddebitore ottiene dai suoi
creditori un.termine per pagare , e talvolta la rimessa assoluta di una
parte delle somme che loro deve.
»L’atlo del 4 novembre contiene, ela dilazione nella sospensione a
tutte le processure fin dopo la vendita de’ beni , e la rimessa di una
parte nel debito nella quitanza generale che i creditori iquali àn firmato,
accordano al di loro debitore.
« Non vi è alcun dubbio che , se il prezzo dei beni avesse potuto
essere bastevole al pagamento dei crediti, Hubert non ne avrebbe fatto
1’. abbandono. É perchè vi era insufficienza assoluta' che egli è ricor
so a tal mezzo , e che alcuni creditori àn rifiutato di aderire a questo
atto. Egli contiene adunque una rimessa assoluta. del debito , e riunisce
insiemamente tutti i caratteri della dilazione.
» Or , egli è della giurisprudenza costante nella corte , e diversi
arresti àn deciso sulle nostre conclusioni che la dilazione è un favore
il quale non appartiene che ai negozianti. Questo è un soccorso che
la legge accorda ai debitori disgraziati, per salvarli dal naufragio cui
gli espone il mare burrascoso del commercio. È un giusto compensa
mento del rigore col quale la legge tratta i negozianti , quando trova
che essi àn meritato la loro disgrazia anche per una semplice impru
denza. Poiché essa prende si grandi precauzioni, e li sottomette a
_ pruove così dure, per assicurarsiclxe essi àn Sempre seguita la stra
SULL’ ARTICOLO 1. 291
» da , disegnata alla probità , deve trattarli con dolcezza , allorché ne
» acquista la consolante convinzione... _
» Se fosse bastevole ad un pr0prietario sconcertato di riunire al
cuni creditori, 'e difargli acconsentire , mediante un abbandono qualun
que apparente e di segrete indennizzazioni, ad una quitanza generale dei
loro proprii crediti, e de’creditì altrui, si eluderebbero troppo facilmente
le leggi e la giurisprudenza che non accordano il beneficio della dilazio
ne che a’ negozianti onesti e disgraziati. Non vi bisognerebbe , per lo
successo di tal manovra , cheycambiare il titolo , e chiamarlo atto di ab
bandono, piuttosto che contratto di dilazione; in luogo di pagar in nu
merario le picciole porzioni di cui obbligberebbe icreditori di contentarsi,
basterebbe di pagarlc in natura per mezzo della consegnazione' degl’ im
mobili, e di aumentar in tal guisa e la loro perdita ed il loro imbarazzo.
» Questa specie di frode sarebbe troppo facile ed assai pericolosa ,
perchè la giustizianon si afl‘retti di arrestar i suoi primi progressi. '
» La omologazione richiesta à dovuto adunque esser rifiutata , per
questo solo che l’ atto del 4 settembre 1809 aveva tutt’i caratteri della
dilazione, perché se li voleva farne produrre tutti gli effetti , e che il
debitore che ne reclamava il beneficio non era negoziante.
» Ma , ciò non ostante , si vuole che tal’ atto contenghi una cessione
Volontaria? La omologazione sarà sempre impossibile co’creditori che si ri
fiutano. Primieramente , si conviene che il vero carattere della cessione
giudiziaria, di quella che la giustizia è obbligata di riconoscere, e di
cui essa ordina lo eseguirnento contro i creditori che si rifiutano , è di
non liberare il debitore che fino alla concorrenza del valore de’ beni che
egli abbandona. Si Sarà obbligato di convenire ancora che la giustizia
non ordina tal eseguimento forzato , di una maniera che lascia i- credi
tori nell’uso di tutt’i di loro diritti per l’avvenire, che allorché è di
mostrato che il debitore non à meritata la sua disgrazia per alcuna grave
imprudenza.
» Qui , si vuol far omologare una cessione che accorda sgravamento
totale de’ crediti , che interdice ogni specie di ripetizione a’ creditori nel
caso in cui il di loro debitore riacquistarebbe uno stato più felice, e si
*
292 Decrsi0nr
ne crede ancora dispensato di oflèrir le pruove di buona fede richieste
da’ debitori ordinarii che ricorrono alla cessione giudiziaria de’ beni ....
Tutto è convenuto , tutto è deciso, si dice , fralle parti contraenti ;
questo è un contratto di cessione volontaria. Un contratto di cessione
volontaria Eh! perchè dunque questa omologazione forzata che voi
dima-ndate? Sitfatta azione ed il titolo che voi date al vostro contrat
to implicano contraddizione... Tal Volta si è obbligato di ricorrere alla
giustizia per far eseguire un contratto liberamente aconsentito; ma allora
non è questa una omologazione che si reclama , bensì uno eseguimento V
forzato. Per la omologazione , si vuol’ essere dispensato da una soscrizione
e da un consentimento: per 1’ azione per la esecazione , si vuole far sta
bilire e riconoscere tale consentimento. La dimanda di omologazione pro
va che non si è dato nè soscrizione nè consentimento all’ atto , e che per
conseguenza esso non saprebbe essere un contratto consensuale e volontario.
» Si pretende che il consentimento de’ creditori è validamente sup
plito da quello della maggioranza in somma , e che il voto della mag
gioranza deve essere reputato il voto di tutti. Ma primieramente questa
pretesa maggioranza , eome'si è essa ottenuta2 per mezzo di un con
tratto di unione; ma un contratto di unione , cioè l’atto per lo quale
. un debitore è obbligato di ricever la legge da’ suoi creditori , e di ve
dersi rappresentato da sindaci che egli non ù nominati, e che pos
sono non meritare la fidanza di lui, un tal contratto non‘è autoriz
zato nelle nostre novelle leggi che in favore del commercio , e non può,
come la dilazione , essere invocato che dai negozianti..... Tutte le conse
guenze di una tale unione debbono esser sottomesse alla giustizia; questo non
‘e che un’ atto giudiziario, ed è mostruoso di pretendere di trovarvi un
atto consensuale. Si chiamano consensuali i contratti i quali son’ origi
nati dalla volontà libera e Sp0ntanea di tutte le parti, e che sono oh.
bligatorii per essi; ma tutte le volte che in caso di rifiuto dalla loro
parte di volere e di acc0nsentire, la giustizia è invocata a volere e ad
acconsentir per essi, questi non sono più atti volontarii , ma sono atti
giudiziarii. Allorché 1’ atto di cessione di cui si tratta non ‘e ne accon
sentito nè soscritto da tutti c010r0 ai quali si oppone; poiché si vuol sup
Suza’anrrcozo I. 293
plire a questa soscrizione , ed a questo consentirnento per mezzo di una
omologazione giudiziaria, tal cessione, in luogo di esser volontaria è
puramente giudiziaria a riguardo de’ creditori che si rifiutano. Ma ,
come cessione giudiziaria, noi abbiamo già detto cb’ essa mancava della
principale condizione richiesta dalla legge.
a: In quanto alle autorità rapportate dagli appellanti , basterà di os
servar che tali autori ànno scritto in un tempo in cui i principii della
dilazione e della cessione poggiavano meno su leggi positive che su di
una giurisprudenza incerta; in cui i caratteri distintivi del fallimento e
delle bancarotta erano appena conosciuti, ed in cui il proprietario, ed
il negoziante potevano ugualmente ricorrere al concordato . . .Oggidì , al
contrario , tutti questi caratteri son determinati con saggezza e precisione.
Nulla di più chiaro della distinzione ch’ esiste nel codice di commercio
tra il fallito , il bancarottiere semplice ed. il bancarottiere frodolente.
Poiché questo codice à collocato fra’ bancarottieri semplici, e non il vo
luto far participare al beneficio della cessione i negozianti che avessero
fatte spese eccessive o speculazioni rischiose , come non avrebbe egli volu
to escludere necessariamente il proprietario , che non va soggetto ad. al
cun registro , ad alcuna formalità, c'h’ò impossibile d’ invigilarlo, e che ,
non essendo esposto ad alcuno de’ rischi del commercio , non può attri
buir la di lui disgrazia che alle sue imprudenze?
» In fine , nell’applicar ancora le leggi commerciali a questa pretesa
unione , si trova essa colpita di una nullità fondamentale. Tale assemblea
di creditori , che il data origine alla unione, creato i sindaci,deterininati i
di loro poteri, ed acconsentite le dilazioni, avrebbe dovuta esser prece
duta dall’ affermazione e dalla verificazione de’ crediti. I creditori verifica.
ti potevano solamente constituire una unione legale , nominare i sindaci
diifinitivi, e prender le deliberazioni obbligatorie pel numero minore.
Niun’aifrrmazione, niuna verifiòazione è stata fatta per parte de’cre
ditori Hubert ; in modo che è dubbio per la giustizia se tutt’i soscrittori
o aderenti son realmente creditori. »
In tali circostanze, 1’ avvocato generale sig. Joubert conchiudcva
per la confermazione.
394 DECISIONI
Annssro.

La corte , adottando i motivi de’ primi giudici, annulla 1’ appello;


ordina che quello da cui si è appellata avrà il suo pieno ed intero effet
to; condanna gli appellanti all’ammenda ed alle spese.

' 26.

Un giardiniere che fa semenzai , non è soggetto alla giurisdizio


ne de‘ tribunali di commercio per la vendita degli alberi del sua se
menzajo. ( cod. di com. 638 ) ( leg. di eccez. 617. )
A riguardo di tal giardiniere , che non à} venduto che gli alberi
del di lui semenzajo , l’ incompetenza de’ tribunali di commercio non
può esser coperta dalle difese in merito ( cod. di prua. 173e 424 )
( leg. di proc. civ. 267 e 630 leg. di eccez. ).
C. A. di Colmar. 17 giugno 1809 ( S... 14. 2. 370

moefliec Bououi.

Honorè , giardiniere che fa semenzai in Strasbourg , è citato innan


zi al tribunale di commercio di tal città, per sentirsi condannare a con
segnare al signor Moelher 2800 piedi di alberi, e seconda‘de’ suoi obblighi
verso di lui.
Honoré pretende di non essere obbligato a somministrare che 800
alberi: egli ne offre la prova; questa è ammessa; i testimoni sono in
tesi: allora, per la prima volta, Honorè parla d’incompetenza: egli al
lega la illegittimità di giurisdizione del tribunale di commercio.
Sentenza che rigetta la declinatoria, e mette le parti fuori causa sul
la dimanda di Moelher.
Appello di tal sentenza per parte di Moelher.
Appello incidente per causa d’ incompetenza per parte di Honoré.
Quistione se nella forma 1’ eccezione (1’ incompetenza era ammisibile
dopo le difese in merito , e se in merito la incompetenza era fondata. ‘
Ut‘
SULL" ARTICOLO I. ‘lo
Q

ARRESTO.

La corte , attesochè vi è luogo ad esaminare primicramente il meri


to dell’ appello incidente , poiché è qualificato d’ incompetenza;
Attesochè le eccezioni declinatorie formate in prima istanza, erano
fondate sulla incompetenza ratione materiae et ratione personae; che
esse àn potuto, a causa della materia , esser proposte in ogni stato della
causa , dietro la disposizione dell’art. 424 del cod. di procedura,poichè
è ciò da tale articolo permesso; che in questo caso , il tribunale riman
da le parti , ancorché la declinatoria non sia stata proposta; che perciò ,
nella specie , 1’ incompetenza non aveva potuto rimancr «coperta , nean
che per mezzo dell’acquiescenza delle parti; perciò le eccezioni erano
ammissibili ;
Attesocbè tali eccezioni erano d’altronde assai fondate ; in effetto, non
sono gli art. 632 e 633 del nuovo cod. di comm. (art. 3 , 612 e 4 , 6131eg. di
eccez. ) che àn potuti essere invocati , giacché non si tratta di mercanzie com
prate dal signor Honoré per rivenderle , ne (1’ intraprese di costruzione per la
navigazione, ma bensì l’art. 638 del medesimo codice ( art.617 leg. di
eccez. ), con cui si prescrive che le azioni intentate contro un proprie
tario , coltivatore o vignajuolo , per vendita di derrate pervenienti dal suo
fondo , non sono della competenza de’ tribunali di commercio: or , il si
gnor Honoré , giardiniere che fa semenzai, non è altro che un proprietario
o un coltivatore; le cose che egli coltiva in tal qualità e che vende ,
son prodotte nel suo fondo , ed ein può essere si poco. assimigliato ad
un commerciante , che non è obbligato a prender patente; l’appello in
cidente è dunque ben fondato; vi è luogo a fargli dritto, senza arrestarsi
all’ appello principale che è privo di oggetto ....; annulla tuttocciò che
è preceduto ed è seguito ec.
296 Decrsxoxr
17.

Un maestro di posta di cavalli non è commerciante. Esso è un


incaricato del governo; non vi à alcuna ragione di collocarlo nella.
classe dei mercanti.
'G. A. di Brusselles. 11 gennaio 1806. S... 8. a. 95. ).

iefe8w Qazbuea e compagni.

Ecco il testo della lettera di cambio che a formata la materia della


contestazione: « Bois- le-Duc 18 ottobre 1804 - signore , a due mesi
data Pagate al nostro ordine la somma di 2366 fiorini di Olanda , che
voi noterete in conto. -- Sottoscritto Gardner e compagni di Brusselles.
-- Al signor Lefebre maestro di posta di cavalli in Brusselles. » - Ed
in fine è scritto: a accettato , sottoscritto Lefebre 1:.
È da osservarsi che questo effetto non indicava un datore di valu
ta; che fu indicato solamente allorché il traente appose la sua girata.
È da osservarsi ancora , che questa girata non fu messa sull’ effetto
che Posteriormente al 18 dicembre 1806 , epoca di sua scadenza.
Quest’ultima circostanza à prodotta tutta la contestazione: di fat
ti , il latore della tratta avendo citato Lefebre , accettzmte , innanzi al
tribunal di commercio di Brusselles , Lefebre'allegò l’ incompetenza , sul
fondamento che egli non era negoziante , e che non si trattava di lette
ra di cambio. _
Egli contrastava all’ uopo il carattere di lettera di cambio , perchè
nel giorno in cui fu formato , non vi erano che due persone, fisiche o
morali, non essendovi 1’ indicazione di un datore di valuta; e perché
all‘ epoca del compimento della di lei formalità , per mezzo della indica
zione del datore della valuta, aveva perduto il carattere di effetto di com
mercio , attesochè esso era scaduto. ’
Sentenza del tribunal di commercio di Brusselles , che ammette la
incompetenza.
Se:.r.’aitrrconn r. 297
Gardner , traente , mette fuori d’interesse il latore. Allora comincia ,
innanzi al tribuna] civile , una contestazione di tutt’altro genere , sull’ ef
fetto dell’accettazione senza bono od approvato. ‘
Lefe'bre si fonda sul punto giudicato che non vi e lettera di cambio.
Dunque, egli dice, questo è un semplice biglietto. Dunque 1’ obbligazione
scritta in questo biglietto deve esser valutata secondo il voto dell’art. 1326
del codice civile ( art. 1280 leg. civ. )così concepito:
Il biglietto o la promessa sotto firma privata, per mezzo della
quale una sola parte si obbliga verso dell’altra a pagargli una somma
di danajo, o una cosa suscettibile di prezzo, deve essere scritta inte
ramente da colui che la sottoscrive; o almeno, fa d’uopo che oltre la
di lui sottoscrizione, vi sia scritto di mano di lui un bono o un
approvato contenente in lettere la somma o la quantità della cosa;
Si epcettua il Caso in cui l’ atto emana da mercanti, artigiani,
lavoratori, vignajuoli , gente di giornata o di servizio.
Questo articolo è il rinnovellamento delle disposizioni dell’ ordinanza
del i733.
Lefebre diceva adunque che la sua accettazione non l’ obbligava ; at
tesochè non vi era bono od approvato , a’ termini della disposizione ge
nerale dell’ articolo 1526 del codice civile' ( art 1801eg. civ. ); e che
tal disposizione gli era applicabile, in ciò che la eccezione relativa a’mer
canti non riguardava un maestro di posta di cavalli
Sentenza del tribuna] civile che condanna Lefebre , attesochè esso è
reputato mercante , ( per essere allittatore di cavalli ); che perciò non
può valersi della disposizione generale dell’ articolo 1526 del codice civile.
In appello, Lefebre à sostenuto che il maestro di posta, incaricato dal
governo per fornir cavalli, e diverso da un allittatore di cavalli. \
Inoltre , vi si doveva decidere la quistione principale, cioè se l’ ae
collezione dell’ effetto era stata nulla.
Qui Lefebre sosteneva 1’ affermativa, fondandosi su ciò che l’ effetto
non era una lettera dicambio , ma un semplice biglietto.
Pardner à osservato che bisognava distinguere due epoche; quella della
formazione della lettera di cambio , e quella del di lei compimento. Può
L. T. I. 38
298 DECISIONI
esser vero , egli diceva , che la girata essendo _'stata messa dopo la sca
denza, la tratta si sia trovata allora non aver più che l’ effetto di un
semplice biglietto; ma all’ epoca di sua formazione essa aveva il carattere
di una lettera di cambio , valevole a ricevere un’ accettazione, nella for
ma mercantile. E certo che nel tempodella formazione, la tratta era re
golare: era di uso , (e l’art. no del codice di commercio ) (_art. 109
leg. di eccez. ) à consacrato un tal uso di formar tratta a suo ordine ,
indifferentemente o all’ordine di un terzo: è certo ancora che su questa
tratta regolarmente fatta , 1’ accettazione dove essere apposta nella forma
mercantile. Or , è , impossibile che una obbligazione , regolare e valida
all’epoca di sua formazione, sia cessata di esserlo perché le formalità
_ulteriori saranno state trascurate.

Annesro.

Attesochè un maestro di posta è un incaricato del governo, e che


non vi à alcuna ragione di collocarlo nella classe de’ mercanti ,
Ma , attesocbè il titolo di cui si tratta e stato concepito nelle forme.
iniziali di una lettera di cambio , e che 1’ accettazione che vi è stata ap
posta non doveva'contcner 1’ approvazione della somma;
Attesocbè quello che era Valido nel suo principio non ha potuto divenir
nullo per la mancanza della girata prima della scadenza; '
Che la mancanza di girata nel tempo utile è potuto far perdere il
carattere di lettera di cambio al titolo , ma non à potuto produrre effetto
retroattivo sulla forma che questo titolo aveva nella sua creazione;
D’ onde siegue che ne 1’ ordinanza del 1733. ne 1' art. 1326 del
codice civile sono applicabili alla natura della obbligazione contratta da
Lefebre.
Per tali motivi, la corte dichiara l’ appellante privo di ragioni; ed
ordina la esecuzione della condanna pronunziata in prima istanza.
,’
San. Anr1cor.o 1’;. 299

28.

I venditori di tabacco non son commercianti ,nncorchè Vendan0


pippe ed acciarini , ma bensi semplici preposti dell’ amministrazione.
Cori. di com. art. 1 ( leg. di eccez. art. 2. ).
C. A. di Br usselles. 5 maggio 1813 ( S... 14. 2.- 190

g?tévot @. @etèzzd.

Il signor Prévot , preposto dell’ amministrazione per lo spaccio di


tabacco , aveva sottoscritto , a 25 dicembre 1811 , a favore di Giuseppe
Peters , un biglietto ad ordine della somma di 1480 franchi. Prévot non
avendo pagato alla scadenza un tal biglietto , è citato da Peters a com
parire innanzi al tribunale di commercio di Brusselles , per esser con
dannato al pagamento. Prévot sostiene di non esser mercante , ed allega
la incompetenza.
A 30 dicembre 1812 , sentenza che rigetta la declinatoria proposta
da Prévot , per la ragione che lo spaccio del tabacco lo constituiva com
merciante. I

In appello decisione che annulla una tal sentenza.

Aannsro.

Attesochè il biglietto di cui si tratta è stato sottoscritto da Prévot


a 25 dicembre 1811 , e che a tal epoca egli era, come lo è ancora ,
venditqr di tabacco ; '
Attesochè ri5ulta dall’art. 1 del decreto del 29 dicembre 1810 , e
dagli art. 57 , 45, 45 , 51 e 57 del decreto del 12 gennaio 1811 , che
la compera de’ tabacchi , tanto in foglie all’ingrosso che a minuto , e
de’ tabacchi fabbricati , è attribuita esclusivamente all’amministrazione de’
diritti riuniti ;
500 D a c r s r o r_t 1
Che i venditori non sono che gl’ impiegati dell’amministrazione ; che
essi tengono uflizj di spaccio , e non botteghe;
Che è loro ancora vietato di aver presso di essi alcun istrumento in
serviente alla fabbricazione del tabacco, come molino , raspa , se
taccio , etc. :
Che essi debbano avere un registro nella forma indicata dall’ammi
nistrazione , le non i registri prescritti a’ negozianti dal codice di com
mercio ;
Che forniscono malleverie , e non son sottoposti a patenti;
Che in fine , non è loro permesso di dedicarsi ad alcuna specula
zione sulla mercanzia che essi vendono , e non ànno su quella che una
ricompensa stabilita dall’amministrazione; che perciò , sotto niun rap
porto , un venditore di tabacco può essere collocato nella classe de’ com
mercianti , e che per conseguenza i biglietti da lui sottoscritti non son
reputati fatti pel suo commercio , poichè egli non ne fa alcuno; .
La corte annulla la sentenza da cui è “appello; emendando, dichia
ra che il tribunale di commercio era incompetente ; 'annulla egualmente
1’ appello incidente; condanna l’intimat'o alle spese delle due istanze.

29.

I venditori di tabacco non son commercianti, ancorché vendano


pippe ed acciarini , ma bensì preposti dell’ amministrazione. Cod. di
com.
C. A. art.
di Brusselles
1. ( leg. di
6 marzo
eccez. 1813-(
art. 2 S, . 2. 19!

@zèvot: Keióec.

Il sig. Keiser , a favore del quale il sig. Prévot aveVa sottoscritto


un biglietto ad ordine , lo tradusse innanzi al tribunale di commercio di
Brusselles, per riceverne il pagamento. Egli pretendeva che Prévot do
SULL’ARTICOLO I. 301
veva esser considerato come negoziante , a causa del suo spaccio di ta
bacco , ed inoltre percbè vendeva pippe cd acciarini.
Il tribunale di commercio tale lo reputò in effetto , e rigettò la de
clinatoria proposta da PréVot; ma tal sentenza fu riformata in appello.
l
A a a E s r o. 3.

.
' Visto 1’ art. I. del decreto del 29 dicembre t810, mediante il qua
le la vendita del tabacco all’ingrosso ed a minuto è esclusivamente at
tribuita all’ amministrazione ; _ '
Visto l’art. 49, tit. 5 del decreto del 12 gennaio 1811 , in cui i
venditori di tabacco sono qualificati preposti dell’ amministrazione;
Ed attesochè le pippe ed acciarini che essi son in uso‘ di vendere,
son talmente considerati far parte del di loro spaccio , che per tali og
getti essi non sono almeno di fatto sottoposti alla patente;
La Corte dichiara di essersi incompetentementla giudicato ; rimanda
le parti innanzi a chi di diritto. ’

30.

L’ in'caricalo della esazione'del danajo pubblico non è commercian


te, e non può-esser dichiarato in FALLIMENTO, benché sia sottoposto alla
giurisdizione del tribunale di' commercio pe’ biglietti cb’ egli sottoscrive.
C. A. di Parigi. 25 luglio 1811.. ( S... Il. 2. 397.

dÎaveueau-Qbaum-out goix.

Il signor Raveneau - Chaumont era percettore delle contribuzioni del


la comune di . . . circondario di Auxerre. _
Avendo sottoscritti molli biglietti ad ordine , si trovò nella impossi
bilità di pagarli; sembrava che questi erano biglietti di compiaccnza
302 DECISIONI
che aveva sottoscritti per suo padre e per suo fratello. Che che ne sia .,
i biglietti essendo stati protestati , il tribunale di commercio d’Auxerre
dichiarò il signor Raveneau-Chaumont in fallimento , vi nominò agente
il signor Goix, ordinò l’ apponimento de’suggelli sugli effetti del preteso
fallito, e lo mise in istato di arresto in sua casa , sotto lo invigilare di
uno degli uscieri del tribunale.
Appello per parte di Raveneau- Chaumont.
L’art. 497 del cod. di com. ( art. 489 leg. di eccez. ),si è detto
per lui, decide la quistione in favore dell’ appellante; in effetto , questo
articolo ci dice che ogni commerciante il quale cessa i suoi pagamenti
è in istato di fallimento. É abbastanza evidente che fa (1’ uopo esser
commerciante per esser sommesso a siffatta disposizione. Or, qual’è
quello che si debba chiamar commerciante? È colui, dice l’art. 1 del
medesimo cod. ( art. a. leg. di eccez. ), che esercita atti dicommercio
e ne fa la sua professione abituale. Il signor Raveneau è percettore del
le contribuzioni; ma Questa professione non è quella di un commercian
te , essa non vi à rapporto alcuno. Per essere commerciante , è necessa
rio abitualmente esercitar atti di commercio; non basterebbe che una
persona facesse uno di tali atti per esser reputato mercante; bisogna che
ne facesse la sua abituale occupazione principale.
Si obbietterebbe in vano che un percettore è sottoposto, alla giuria
sdizione del tribunale di commercio pe’ biglietti che à sottoscritti ; si ri
sponderebbe che nOn è perché è sottomesso alla giurisdizione del
I tribunale
ma perchédiè commercio, che che
commerciante; un èparticolare è dichiarato
il commerciantesolo cheinla fallimento
legge indi ,

ca per cadere in questo stato , e che non è mai permesso di estendere


la legge da un caso ad un altro , soprattutto una legge di rigbre.
In effetto , se si volesse applicar la legge su’ fallimenti ad un per
cettore delle contribuzioni come ad ogni altro particolare , sarebbe giu
sto che, nell’ csporlo interamente al rigore delle sue disposizioni , gli si
facessero godere i benefici ; che a lato dell’ accusa, ein trovasse la
difesa ; questo i: ciocche non a_ccaderebbe mai, ed egli sarebbe sempre re.
SULL’ ARTICOLO 1. 303
putato bancarotliere fraudolento; perché la legge reputa tale colui che
non presenta isuoi libri: or , il particolare non è obbligato di tenerne;
perciò , mentre il commerciante , nell’ esibire i suoi libri con molta re
golarità tenuti, giungerebbe a giustificarsi, il particolare sfornito di tali
espedienti si vedrebbe condannare senza mezzo, perch’esso non presentereb.
be documenti, che la legge non gli prescrive di procurarsi.
Forse si potrebbe obbiettare che il legislatore, nel sonimettere i per
cettori delle contribuzioni al tribunale di commercio pe’ biglietti ch’essi
potrebbero fare , è voluto , senza dubbio , che il creditore godeSse di
tutti i vantaggi uniti a tal giurisdizione; si risponderebbe che in efl’etto‘
il creditore troverà il suo vantaggio , che avrà un giudizio più pronto ,
che otterrà» l’ arresto personale contro il suo debitore; ma che là si li
miterebbero i suoi vantaggi, perché il testo della legge non riguarda che
i commercianti. . ‘
Si esaminava dopo ciò se il signor Raveneau -Cbaumont aveva eser
citati atti di commercio abitualmente ed in tal maniera che egli fosse
dichiarato commerciante , e si stabiliva , per lo picciol numero de’bigliet
ti e per la tenuità delle somme di cui la maggior parte era pagata ,
che Raveneau non faceva la sua professione abituale di atti di commer
cio; ciocchè constituisce essenzialmente il mercante.
Si è risposto , per parte de’ convenuti, che 1’ articolo 638 del co
dice di commercio ( art 617 leg. di eccez. ) prescrive , che i biglietti
sottoscritti da’perceltori delle contribuzioni son reputali fatti per la di loro
amministrazione, se un altra causa non vi è enunciata; che perciò il
Sig. Raveneau -Cl1aum0nt non avendo espresso la causa dei biglietti,
essi erano considerati fatti per: la sua amministrazione; che non si pote
va negare che un percettore delle contribuzioni può essere dichiarato in
fallimento , e reputato ancora bancarottiere fraudolento , allorche avea di
stornati i fondi di sua cassa; che i suoi» biglietti essendo considerati fat
ti per la sua amministrazione, si poteva dire che non pagamloli, egli era
in deficit, e per conseguenza suscettibile di esser dichiarato in fallimento._
304 Decrsrour
Annnsro.

La Corte; - Attesocbè in fatto n0n è giustificato che Raveneau


si sia dedicato ad atti abituali di commercio; che i percettori delle contri
buzioni non sono per loro professione negozianti, ne ad essi assomiglian
ti, salvo il caso del pagamento de’ loro biglietti, per i quali essi sono
soggetti all’ arresto personale , ed alla giurisdizione de’ tribunali di com
mercio-, _
Facendo diritto all’ appello della sentenza resa dal tribunale di com.
mercio di Auxerre, ilpdi ti giugno ultimo, il annullato l’ appello e
quello da cui si è appellato; emendando , discarica Raveneau-Chaumont
dalle condanne contro dilui pronunziate; in principale , ordina che i
suggelli apposti al domiciliodi lui saranno tolti , senza inventario , dal
giudice di Pace che gli a apposti, altramente , e mancandosi da lui di
farlo sulla missione del presente arresto, autorizza Raveneau a toglierli;
ordina che il custode sarà tenuto di andar via, e che la presente decisione
sarà inserita nel giornale giudiziario del dipartimento; ordina che 1’ am
menda pagata sarà restituita; e nondimeno, attesochè Goix , nominato
' di ullizio , non à fatto in questa parte che esercitare un ministero pas.
sivo , condanna-Raveneau-Chaumont
appello liquidate in . . . , . alle spese delle causa principale
i , e di
SULL’ ARTICOLO i. 305
31.

I prestatori sopra pegni, ancorché siano patentati , non sono


commercianti; in conseguenza i tribunali di commercio non possónq
prender conoscenza delle controversie che si elevano per causa di sem
plice prestito, tra essi ed i commercianti. Per tale oggetto la incom
petenza de’ tribunali di commercio è assoluta , e di ordine pubblico:
C. A. di Brusselles. 4 giugno 1807 ( S... 7. a. 312 '

%citecs Scfiaffe.

Francesco Wouters, prestatore sopra pegni, patentato e domiciliato a


Brusselles, aveva citato innanzi al tribunale di commercio sedente in tal città,
il sig. Schalle , negoziante in Aquisgranfi , dimandando che questi fosse
condannato con arresto personale a dargli in pegno tredici pezze di ca
simir, o a restituirgli la somma che egli gli aveva prestata sulla pro
messa di fornire un tal pegno. Vi furono primieramènte alcuni punti pre
liminari di contestazione che potevano dar luogo ad una sentenza inter
locutoria. Selxallfi offerì , in caso che vi fossero punti, che dassero luo
go a sentenza interlocutoria , di consegnar la somma richiesta. Egli fu
interrogato sopra fatti ed articoli relativi alla dimanda di Wouters , che
richiese in seguito di essere ammesso alla pruova de’ fatti da lui allegati,
per stabilire la sua azione. Non fu che allora , che Scballe allegò la
incompetenza del tribunale di commercio ; ma tale eccezione fu rigettata
per mezzo di sentenza del 18 aprile t817.
Schalle à appellato dicendo [che i tribunali di commercio essendo giu
dici di eccezione , il di loro potere era limitato alla conoscenza degli af
fari, che loro specialmente erano dalla legge attribuiti; che nè la ordi
nanza del 1675 , nè i regolamenti relativi ai prestatori sopra pegni , col'
locavano questi nella classe delle persone sottoposte alla giurisdizione
de’ tribunali di commercio; che il prestito sopra pegno non constituiva
una materia commerciale , come non la constituiva un prestito so
L. T. I. , 59
3u(i Dec1s1our
pra ipote0a ; che il pegno non cambiava la natura del contratto;
che questo non era che una sicurezza del danajo consegnato al debi.
tore; che perciò il prestito formava la cosa principale , ed il pegno l’ac
cessorio. Per prevenire la obbjezione del suo silenzio in limine lìtis ,
Schalle osservava che i tribunali di eccezione non erano mai giudici che
nel cerchio degli affari che loro erano specialmente attribuiti; che le
parti non potevano accordare ad essi una giurisdizione che la legge loro
non accorda , a differenza de’ giudici ordinarj la cui giurisdizione può
essere prorogata , perchè essi ànno un potere generale , il cui effetto non
cessa che per la dimanda e per lo stabilimento della eccezione. Aggiun
geva che la circostanza delle patenti non cambiava lo stato della quistio
ne , poichè gli uscieri , i quali, per esempio, son patentati , non sono
perciò sottoposti alla giurisdizione de’ tribunali di commercio. Finalmen
te, il mestiere di prestatore sopra pegni , che fa d’uopo apprezza
re pel giusto valore, è egli adunque assai favorevole per unire agli
affari che vi si riferiscono il privilegio dell’arresto personale, che sa
rebbe il risultamento del sistema dell’ intimato? Concludeva in conse
guenza che , a’ termini dell’art. 170 del codice di procedura civile ( art.
264 leg. di proced. civ. ), il tribunale di commercio avrebbe dovuto
dichiararsi incompetente di ullizio , e che a maggior ragione , era ob
bligato di farlo sulla dimanda dell’ appellante, nulla importando in qua
le stato della causa tal domanda sia stata formata.
Non v’ à chi ignora , rispondeva Wouters , che il prestito non for
ma una materia di commercio , essendo ciò un contratto ordinario; ma
l’ esercitar pubblicamente e coll’ approvazione del governo il mestiere di
prestar sopra pegno , forma uno stato di commerciante. Il danajo essen
do reputato mercanzia, che fa il prestatore sopra pegni se non un traffico
di danajo ? Noi non ci arrestiamo alla parola prestito , espressione che
non offre più la medesima idea in un prestatore sopra pegni; in tal opera
zione si riconosce un uomo pubblico che diviene mercante per la natura
del suo mestiere: perchè la maggior parte delle mercanzie che egli rice
ve non sono ritirate , e forma Suo malgrado un magazzino in cam
bio del suo danajo, che era ancora una mercanzia. Che non si confonde
Suzz’anrrcozo r. 307
adunque una persona che presta spontaneamente e per accidente del da
najo , con un prestatore abituale sopra pegni , e che esercita un tal me
stiere in virtù delle patenti che ottiene dal governo , e per le quali ein
paga una contribuzione. Un prestatore sopra pegni , con patenti, è un
mercante di danajo , o per cosi dire , un banchiere la cui borsa è aperta
a chiunque prova un bisogno momentaneo; egli vende e compera condi
zionatamente. Schalle à egli stesso compreso che l’ affare era commercia
le :. esso à riconosciuta la competenza del primo giudice , procedendo in
nanzi di lui; non è che troppo dopo, e nella convinzione della debolezza
de’suoi mezzi , che esso à imaginato , per allontanare la sua condanna ,la
eccezione d’ incompetenza: essa non era più ammissibile , 1’ art. 173 del
cod. di proced. ( art. 267 leggi di proced. ) la escludeva. Egli è vero
che , in generale , la giurisdizione de’ tribunali di eccezione non può es
sere prorogata; ma tal principio non è applicabile alla specie. Primiera
mente ,' perchè il tribunale di commercio era competente sotto tutt’i rap
porti, ed in secondo luogo , perché nel dubbio , il fatto , ed il consenti
mento delle parti lo risolve in favore del,giudice innanzi a cui la causa
si è portata: esse non gli conferiscono giurisdizione, ma convengono vir
tualmente del di lui potere sulla specie che gli è sottomessa.
Il sig. Greindl sostituto procuratore generale , è stato di avviso che
il tribunale di commercio aveva avuto ragione dirigettaré.la incompetenza.
Tale opinione non è stata seguita.

Aanssro.

Attesochò i giudici di commercio 50no giudici di eccezione , la cui


competenza e stata determinata dall’ordinanza del 1673 ; attesochè cioc
che forma eccezione non può ricevere estensione a meno di una legge
espressa ; attesocbè le nuove leggi che ànno autorizzato i prestiti sopra
pegni non àn Collocato i prestatori nel numero de’ negozianti e di altre
persone indicate nella detta ordinanza , come sommessi alla giurisdizione
de’ tribunali di commercio; nè ordinato che innanzi a tali tribunali do
vessero esser portate le contestazioni relative a questa specie di prestito;
I
3oS Decrsiout
attesocbè la circostanza, che i prestatori sopra pegni sono assoggettati alla
patente, non li colloca nella classe de’ negozianti; attesochè il tribunale
di commercio di Brusselles essendo perciò incompetente , non solo per
ragion della persona , ma ancora della materia , la eccezione d’ incompe
tenza à potuta esser proposta in ogni stato della causa , e che , quando
anche vi fosse stata riconoscenza formale della competenza del primo giu
dice , per parte dell’ appellante , il detto tribunale non avrebbe dovuto
meno di uilizio pronunziare il rimando della causa , conformemente allo
art. 170 del cod; di proced. civ. ; -
La corte annulla l’appello e quello da cui si è appellato; emendan
do , dichiara che il tribunale di commercio era incompetente , rimanda
l’ intimato a provvedarsi innanzi a chi di dritto , lo condanna alle spese
della causa principale e di appello, ordina la restituzione dell’am
menda.
52.

La vedova e gli eredi di un commerciante, quantunque nonfac


ciano commercio son reputati commercianti, in quanto alla giuridi
zione del tribunale di commercio, per le obbligazioni commerciali
C._
di colui
G. F. che
Riget.’
rappresentano.
25 pratile anno
( V.11.
leg.( S...
di eccez.
3. 1. art.
54| ).
632

J«ouzbet lfl'eliozgne.

Marco Luigi Lourdet era creditore della successione di Leborgne di


franchi 509: e cent. 4 per vendita di mcrcanzie. Desiderando di esser .
pagato , ed obbligato a litigar contro la vedova e gli eredi , osservò che
essi non erano. mercanti, e conclxiuse di trovarsi sottoposti alla giu
risdizione del tribunale civile.
La vedova ed i figli Leborgne, opponendo in eccezione la origine
del credito e la materia che era commerciale , chiesero il rimando innan
zi a’ giudici div commercio. .
A 27 fiorite anno 9 sentenza del tribunale civile di Havre; che ri
getta la incompetenza; attesocliè le persone non sono commercianti.
SULL’ARTICOLO I. ' 509
A 28 brumajo anno 10 , sentenza del tribunale di appello, sedente
a Rouen, che dichiara di essersi mal-giudicato , attesoclzè la materia
era commerciale , e che l’art. 16 del tit. 12 dell’ordinanza del r675 som
mette la vedova e gli eredi del mercante , a simiglianza il defunto , alla
giurisdizione del tribunale di commercio pe’ fatti del negozio di lui-4
Ricorso in, cassazione per contravvenzione all’art. 3 dell’ editto del
1563-, ed all’art. I del tit. 12 dell’ ordinanza del 1673; come ancora
per falsa applicazione dell’art. 16 del medesimo titolo.
Non è solamente la natura degli affari, dicevano gli attori, ma
bensì la qualità delle persone che determina la competenza de’ tribunali
di commercio. Fa d'uopo che la materia sia commerciale: è necessario
ancora che la lite si sia elevata tra persone commercianti.
Tale è il voto ben applicato dell’ editto del ’1563 relativo allo stabi
limento de’ giudici consoli di Parigi. Conforme all’ art. 5 , tali giudici
debbono prender conoscenza di tutt’i processi e controversie che si sa
rebbero in seguito elevate tra mercanti ( ecco per le persone ), per lo
fatto solamente di mercanzie ( ecco per la materia Vi è pure fatta
menzione delle vedova di mercanti; ma esse non sono sottoposte alla gin
risdizione consolare, che quando sono esse medesime pubbliche mer
cantesse. '
L’ ordinanza del 1674 per nulla a cambiata tale disposizione delle
editto del [563. L’ articolo |.° , sulla giurisdizione, estende a tutti itri
bnnali de’ giudici consoli l’ editto del 1563 , ed altri editti riguardanti la
giurisdizione consolare ( tit. 10 art. I. )
La sentenza, à creduto trovar una disposizione contraria nell’art. 16
del medesimo titolo , così concepito. Le vedove ed eredi di mercanti,
CONTRO I QUALI sr POTREBBE INTENTAR LITE INNANZI A’ GIUDICI
cmvsou , vi saranno citati, o in continuazione, o per novella azio
ne , salvo a far rimandar ai giudici ordinarii le quistioni di comu
nione, di adizione di eredità , ec.
Tal disposizione non istabilisce doversi agire innanzi ai giudici con
soli contro tutte le vedove di mercanti ; ma dice soltanto di esservidel
le Vedove di mercanti che potrebbero esservi citate, ciocche suppone che
510 DECISIONI
altre vedove non vi potranno esserlo; senza dubbio quelle che non sono
PUbblicbe mercantesse. '
Ancara Bornier non esita di restringere tal disposizione alle vedove
che àn continuato il traffico del defunto. E Denisart rapporta due arresti
di aprile 1572 e marzo 1573 che ànno in tal guisa giudicato.
Il commissario signor Merlin è osservato che secondo le nozioni u
suali, un mercante di professione, se abbandona il Suo commercio, non
rimane meno soggetto alla giurisdizione del tribunal di commercio , per
i fatti anteriori di negozio. Che un individuo , non mercante di profes
sione , divien sottoposto alla giurisdizione del tribunale di commercio per
la soscrizione , o per la girata di una lettera di cambio.
Da ciò ne siegue che è il fatto commerciale che stabilisce la com
petenza de’ giudici di commercio. L’ editto del 1565 deve essere inteso
in questo senso. Perciò le vedove e gli eredi di un commerciante comeil
commerciante istesso dopo avere abbandonato il negozio, son sottoposti alla
giurisdizione de’ giudici _di commercio per vendita di mercanzia. Jousse
non esita di confermarlo; in tal guisa fu ciò ancora giudicato per mez
zo di un arresto del 15 gennaio 1669 , rapportato da Brillon , (V. con
soli E se arresti anteriori avevano altramente deciso, bisogna attribuir
10 alla gelosia de’ parlamenti contro l’ autorità nascente dei giudici con
soli.
Una considerazione che il commissario à risguardata come decisiva ,
si è che innanzi ai tribunali di commercio si ammette la pruova testi
moniale, in materia di valore. al di sopra di cento lire. Or, siffatta pruo
va è negata da’ tribunali civili. Se dunque la Vedova e gli eredi di un
commerciante , per fatto di suo commercio, non fossero soggetti alla giu
risdizione del tribunal di commercio , ne risulterebbe in diritto una estre
ma differenza.
Il medesimo fatto , il contratto istesso che , in diritto assicurava la
fortuna del commerciante durante la sua vita , potrebbe cagionar la ruina
della sua vedova , o de’ suoi eredi, in caso di lite dopo la morte di lui.
È impossibile di consacrar un principio che produrrebbe conseguenze cosi
spiacevoli. Dunque la vedova e gli eredi di un commerciante debbono
SULL’ARTICOLO x. 311
per i fatti del commercio di lui essere soggetti alla giurisdizione dei giu
dici consoli. Dunque vi è luogo a sostenere la sentenza impugnata.

Annesso.

Considerando che l’art. 16 del tit. m dell’ ordinanza del 1675 as


soggetta formalmente alla giurisdizione de’ tribunali di commercio le va
dove e glieredi de’ mercanti , per fatto di mercanzie del di loro auto
re , ancorfchè essi non siano mercanti;
Chelciò risulta dalla disposizione espressa poiché tale articolo parla

della vedova ed eredi del mercante ,, contra il quale si potrebbe intentar


lite innanzi ai tribunali; ed ordina di citarveli in continuazione o merci:
un’azione novella , senza distinguere se essi fanno 0 no il commercio e
senza eccezione alcuna;
Che questa è ancora in sostanza la sua intenzione evidente, poiché
per tale attribuzione non fa che consacrare la conseguenza naturale del
principio che costituisce queste specie di giurisdizioni.
Che egli è in effetto di principio che la competenza de’ tribunali di
commercio dipende dalla natura del contratto, cioè da quello cheà avu
to luogo tra mercanti per fatto di commercio. D’ onde siegue che la com
petenza esiste dal momento in cui il contratto è sottoscritto; e che la
sua esistenza essendosi stabilita , i cambiamenti ulteriori nella qualità
delle persone e nelle persone medesime, sono indifferenti, e non posso
no farla cessare;
Che tal principio è cosi certo , che è conservato per mezzo dell’art.
2 , del medesimo titolo , il quale sottopone alla giurisdizione dei tribu
nali di commercio coloro che sottoscrivono lettere di cambio ,quantunque
non mercanti, o che in seguito essi non abbiano fatto commercio; d’on
de è evidente che è la natura del contratto che stabilisce essenzialmente
la competenza. E di fatti, se ne fosse altramente,‘ mercanti di mala fede
non avrebbero che a cessare il di loro commercio per sottrarsi alla giu
risdizione di tali tribunali ed alle pruove vocali che essi soli possono am
mettere al di sopra di 100 lire , ed il fine di tali instituzioni si trove
rebbe deluso.
312 DECISIONI
Considerando che l’articolo 3 dell’ editto del mese di novembre
1563 nulla dice di contrario nello stabilire che i giudici e-consoli cono.
sceranno delle conti‘0Versie tra mercanti per fatti di mercanzie , e loro
Vedove mercantesse pubbliche , senza far menzione di quelle che non
esercitano il commercio; che questo articolo sanamente compreso non fa,
in sostanza, che consacrar il principio , che è la natura del c0ntratto che
constituisce la competenza di queste giurisdizioni, ed a dedurne la conse
guenza a riguardo de' mercanti e delle vedove loro, mercantesse pubbli
che, nel farne ad esse l’applicazione; che perciò lungi da escludere
dalla sua disposizione levedove non mercantesse, egli evidentemente, mercè
il suo principio , le comprende, e se il suo silenzio a riguardo loro la
sciava qualche cosa a desiderare per farne ad fesse l’ applicazione , vi si
trova riparato per mezzo della disposizione formale dell’ art. 16 , tit. 12
dell’ ordinanza qui sopra enunciate;
Considerando finalmente che nella specie , la vedova e gli eredi Le
borgne erano citati per fatti di mercanzie dell’ autore loro, mercante, con
un’ altro mercante; che per una conseguenza, la sentenza impugnata ,
nel dichia‘rarli soggetti alla giurisdizione del tribunale di commercio , non
a fatto che conformarsi esattamente all’articolo 16 del lit. 12 'dell’ ordi,
nanza del 1673;
La corte rigetta ec.
S_ULL’AI\TICOLO r. 315
33.

Gli eredi non negozianti sono essi soggetti alla giurisdizione del
tribunale di commercio , per i debiti commerciali del negoziante di
cui si son dichiarati eredi?
C. G. F. Cass. 20 frim. an. 15. ( S... 5. I. 76

@iieuaid @oaté.

Questa quistione è stata diversamente risoluta , secondo la natura


delle contestazioni. Se il negoziante, durante la sua vita fosse stato tra
dotto innanzi al tribunale di commercio; se una sentenza vi fosse inter
venuta; se si trattasse di far pronunziare che tal sentenza sarebbe esecu
toria contro tali e tali ,,suoi eredi verificati , questa specie di contesta
zione sarebbe della competenza del tribunale civile.
Così decise a 3 brumajo anno 12 la corte di cassazione sul ricorso
di Francesco Patourcau rigettato. n attesocl1è ai termini dell’ art. 16 del
tit. 12 dell’ ordinanza del 1673, i tribunali di commercio non sono com
pelenti in faccia delle vedove e degli credi che per quanto i mereanti
che rappresentano potrebbero essi stessi esservi citati. Attesochè Mon
tazaut non avrebbe potuto esser di nuovo tradotto al tribunale di com
mercio poiehè essendo già stato precedentemente condannato , tutto era
detto a suo riguardo. Altesocbè la dimanda per la dichiarazione csecutoria ,
non è altro che il primo atto per la esecuzione della sentenza di un
tribunale di commercio; esecuzione la cui conoscenza è sempre apparte
nuta ai tribunali ordinarii. n
Se al contrario non vi fosse stata resa sentenza col defunto nego
ziante; e se il possessore di crediti commerciali dovesse cominciare le sue
istanze: in questo caso è innanzi al tribunal di commercio che 1’ azione
dev’ essere introdotta.
Cosi in deciso a 25 pratile anno 11 dalla corte di cassazione , nel ria
corso rigettato di Leurdet. '
2. T. I. 40
314 DECISIONI
La medesima decisione si è resa conformemente alle conclusioni
del signor Merlin procuratore generale , sulla dimanda accolta di Che
nais contro Costè, tutore della figlia erede Cailletél: la figlia erede
non aveva continuato il commercio di suo padre ; il tutore aveva in con
seguenza preteso ch’ essa non era soggetta alla giurisdizione del tribu
nale di commercio pe’ debiti commerciali di suo padre. Ed il tribunale
di Maienna aveva ammessa la incompetenza per mezzo_ di sentenza del
\
18 messidoro anno Il , contro la quale Costè e ricorso in cassazione.
1

ARRESTO.

La corte, visto l’art. 16 del lit. Il dell’ordinanza del 1673, così


concepito :>> Le vedove e gli eredi dé’mercanti, negozianti, ed altri, con
tro i quali si potrebbe agire innanzi a’ giudici e consoli, vi saranno ci
tati; o in continuazione , o mediante novella azione; ed in caso che la
qualità di cittadino o di erede.. sia contrastata... le parti saranno rimanda
te , etc. n ‘
. Considerando che a’ termini di tale articolo, gli eredi de’ mercanti,
ancorché essi stessi non siano mercanti, Possono essere tradotti innanzi
a’ giudici di commercio , per causa di obblighi sottoscritti, o di obbli
gazioni contratte da’ loro autori, in tutt’i casi ne’ quali questi sarebbero
stati sottoposti alla giurisdizione di tali giudici ; che se alcuni comenta
tori sembra di aver pubblicata una opinione differente , fondandosi sulle
espressioni dell’editto del mese di novembre 1563 :c: conosceranno idet
» ti giudici e consoli di tutte le liti che in seguito insorgeranno tra mercan
» ti, per fatto di mercanzie, e soltanto tra le loro vedove, mercantesse pub
» bliche; n pare 'cbe questa opinione a per base la mancanza del segno
disgiuntivo tra le parole loro vedove e le parole mercantes‘se pubbli
che; segno che manca in effetto in alcune edizioni moderne dell’e
ditto, quantunque si trova ne’più antichi, e ne’ più autentici esem
plari di tal legge; ma che inoltre , i dubbii medesimi che potrebbero na4
scere dal contesto déll’ editto del 1563 , debbano svanire alla lettura del
1’ enunciato articolo 16 dell’ ordinanza del 1673 , la cui disposizione è
precisa e non presenta alcun dubbio; alti:sochè d’altronde è di principio

l-»--- __4-‘ -_;


SULL’ARTÌCOLO r. 315
in tal materia , che la competenza de’ giudici di commercio è specialmen
te determinata dalla natura commerciale della contestazione; finalmente
attesoclxè è nell’interesse medesimo del commercio , che colui il quale ,
avendo contrattato con un mercante , à dovuto calcolare su tutt’i van
taggi che possono risultare , sia dall’ attribuzione alla giurisdizione com
merciale delle contestazioni alle quali tal contratto può dar luogo, sia
dalla forma particolare di. procedere a tale giurisdizione , non venghi
privato de’ medesimi vantaggi per la morte di colui col quale egli è con
trattato; che perciò , nella specie , la materia dell’ azione essendo tale
che 1’ attore in cassazione sarebbe slato fondato , Vivente Cailletel , a tra
,durlo innanzi a’ giudici di commercio per lo pagamento del resto di con
to di cui si tratta , tale azione medesima à potuto ugualmente esser por
tata innanzi a’ medesimi giudici, contro la figlia ed erede del detto Cail
letel; e che nell’ accogliere la declinatoria proposta dal tutore di quest‘ul
tima , il tribunale di Maienna a contravveuuto all’ enunciato articolo 16
della ordinanza del 1673: cassa, etc.

34.
Il proprietario che tiene indeposito i vini di suo proprio ricolto,
the vende tali vini e ne compera altri per suo consumo ,- non fa per
questo un’ atto di commercio; egli non può essere assomigliato 41’ mer
canti all’ingrosso di cui parla l’ art. 98 della legge del 28 aprile
1816 : non e perciò soggetto ad ammenda , per mancanza di licenza ,
v 0 di dichiarazione all’ amministrazione ( cod. di com. art. I e 632 )
' C.
(leg.
G. di
F. eccez.
riget. 14
art.gennaio
a e 3, 1820
612 20. I. 190 ).

La. bitegioue beffe coutzibug,ioui iubizette Qlìouillllg.

A [a novembre 1817; gl’ impiegati dell’amministrazione delle con


tribuzioni indirette àn formato centro il signor Rouilly , proprietario di
x.
316 DECISIONI
vignea Beaugency , un processo verbale dal quale risultava , che lo stesso
aveva venduto a 29 ottobre precedente al signor Fleury Poirier suo
genero , una botte di vino della capacità di 118‘ litri ; che alcuni giorni
dopo, egli avea comperato dal signor Janvicr una botte di vino per suo
' proprio conto; che in tal guisa faceva un commercio di vini all’ ingrosso
senza dichiarazione di quei che aveva presso di se, e senza esser munito
della licenza richiesta dalla legge del 28 aprile 1816 (art. 171), in forza
della quale egli era soggetto ad un’ ammenda di 500 a 2000 franchi ,
senza pregiudizio del sequestro e della confiscazione de’ vini esistenti
presso di se a termini dell‘art. 106 della medesima legge.
ll.signor Poirier, citato'in conseguenza 'di,questo processo verbale
innanzi al tribunale civile di Orleans , à risposte Che 1100 faceva alcun 00m‘
mercio di vini all’ingrosso , nel senso della legge del 28 aprile ;i che i

118 litri di vino che aveva ceduti al signor Fleury‘ suo genere non erano
bastevoli per costituirlo mercante , e che il vino che in seguito aveva
comperato dal signor Janvicr serviva unicamente per suo uso. .
A 3 dicembre I8|7 , sentenza che dichiara mal fondata l’amministra
zione nelle sue processore ed assolve il signor Rouilly dall’azione contro
di lui intentata. ' ' 4
_Sull’ appello , arresto della corte di Orleans che conferm'a la sentenza
di prima istanza. '
Ricorso in cassazioae per parte dell’ amministrazione , per violazione
dell’art. 98 della legge del 28 aprile 1816, cosi concepito : 12 sarà con
» siderato come mercante all’ingrosso ogni particolare che riceverào spe
» dirà , sia per suo conto , sia per conto altrui, de’ vini non meno di
>> 100 litri"... n Evidentemente ,_si diceva per l’amministrazione , questo
articolo il avuto per oggetto di colpir coloro , i quali per rendere age
vole la frode de’ spacciatori di vini, introdurrebbero presso di essi una
quantità di tali vini più considcrabile di quella che il di loro bisogno
presunto richiede; la legge a in questi casi assomigliati i semplici parti
colari a’ mercanti all‘ ingrosso , e gli à sottoposti alla dichiarazione e ad.
ottener le licenze relative a’ mercanti ordinari. Or Un proprietario che
raccoglie vini in quantità assai maggiore del di lui consumo , che ne cede
San.9 anrrcor.0 r. 317
ancora ad altri particolari, e che ne compera in seguito da un podere
estraneo , deve necessariamente esser messo nella classe de’ mcrcantiyal
1’ ingrosso indicata per mezzo dell' art. 98- della legge del 28 aprile;
egli è dunque incorrtravver:zione manifesta allorché esercita un tal com‘
mercio senza licenza , e senza aver fatto le dichiarazioni prescritte dal
l’art. 97 ; è in conseguenza sottoposto alle ammende e confiscazioni pro

inunziate contro i econtravventori


primi giudici, dall’ art.
la corte di appello danno106apertamente
della medesima legge
violato , che
; come

ancora gli articoli precedenti nell’ applicarin al signor Rouilly.


"J
ARRESTO.

La corte , altesoclrè la ragione e la legge , specialmente l’art. I del


cod. di commercio (art. 2 leg. di eccez. ) , son di accordo per dar alla
espressione di commerciante l’interpetramento di uomo che fa la sua
professsione abituale nello esercitar atti di commercio; che l’art. 632 del
detto codice (art. 3, 612 leg. di eccez.) reputa atto di commercio ogni
compera di derrate e mercanzie , per rivenderle in natura , o. dopo averle
lavorate e messe in opera; che è dietro tali principi che la legge del 28
aprile 1816 e le leggi anteriori, in materie di contribuzioni indirette ,
ànno accuratamente e nominatamente espresse tutte le differenti pro
fessioni che il legislatore à inteso comprendere nelle classi, sia di venditore
di vini , sia di commercianti e mercanti all’ ingrosso nella medesima partita :
che, lungi di trovar in questa nomenclatura il proprietario che conserva
i vini dei suoiricolti , si vede al contrario che tal deposito gli è accor
dato per rendere agevole la vendita, senza imprimergli la qualità di
mercante , e che non gli è in modo alcuno interdetto di comperar dei
vini pel suo consumo personale; che siegue dai principii stabiliti, che ,
per constituire il mercante , vi abbisogna da sua parte, la compera delle
derrate e mercanzie per venderle, e che tali due fatti di compera e di
rivendita siano inseparabili per formar atti di commercio ; che perciò non
si puole dare il,titolo di mercante'a colui che vende derrate del suo
podere più che a colui che non compera che derrate per lo suo consumo;
318 ' Dac15101v1
che , quantunque questi due fatti possono rincontrarsi simultaneamente
nella condotta del medesimo individuo , essi non constituiscono tuttavia
un fatto di commercio, finché manca loro la correlazione tra la compera,
e la vendita che solamente forma il negozio: che perciò , un proprieta
rio che vende le derrate del suo podere, e che ne compera altre pel suo
consumo, non fa un atto di commercio, infinechè non è provato che
egli abbia rivendute le mercanzie medesime che aveva comperate;
Attesochè tale era lo spirito della legge del di 8 dicembre 1814, che
definiva il mercante all’ingrosso l’ uomo che comperava ,. e spacciava i
vini: che , se la legge del 28 aprile 1816, art. 98 à sostituita la par
ticella o alla congiunzione e , è impossibile di concluderhe che essa ab
Lia inteso imprimere la qualità di mercante a colui il quale non farebbe
che comperare o a quello il quale n0n fa che vendere; che un somiglian
te interpetramento è inammissibile, tanto perchù la ragione lo esclude ,
quanto perchè l’applicazione ne riescirebbe impossibile; che tale inter’
petramento è ancora più inammissibile, se alcuno si rapporta al momento del
la promulgazione della legge del 1816, tempo in cui il legislatore cer
cava assai più di restringere che di estendere la severità delle misure fi
scali; infine , che esso rimane escluso dalle altre disposizioni di siffat
ta legge. _
Attesochè l’arresto impugnato non à , per conseguenza di tali prin
cipii , violato alcuna legge, nel dichiarar che Poirier Rouilly non era col
locato nella classe dei mercanti all’ ingrosso per aver venduto , comecon
serrature del vino de’ suoi ricolti , un quarto di vino del suo podere e
nell’averne , come consumatore , comperata una botte di un podere estra
neo; tanto più che risulta dal paragone delle date e delle ennnciazioni
ancora del processo verbale, che la botte venduta non era 0 non pote
va essere quella istessa che aveva comperata.
Attesochè , d’ altronde l’ arresto impugnato è regolare nella sua for
ma; rigetta cc. ‘
SULL’ARTICOLO r. ' 319
55.

.L‘individuo non negoziante , il quale è qualificato negoziante


dal suo avversario , nella istanza e nelle qualità dell’ arresto sen
za opposizione da sua parte, non può proporre come mezzo di cassa
zione la incompetenza della giurisdizione commerciale, fondata sulla
sua qualità di »non negoziante ( cod. di proced. civ. art. 424 ) ( leg.
di
C. eccez.
G. F. art.
Riget.
630( S. . . . 22. I. 272.

QPeuet moscata.

Citazione fatta dal sig. Moreau al sig. Perret di Maisonneuve, in


nanzi al tribunale di commercio di Pitliiviers , per sentirsi condannare a
pagar il prezzo di un taglio di boschi comperato dal detto Per-ret.
È necessario osservare che nella citazione il sig. Perret e qualificato
mercante di legnami, e commerciante.
Perret propone una declinatoria fondata non sulla di lui qualità di
non commerciante , ma solamente perchè non si tratta di un affare com
mcrcialc. ’ .
A 28 maggio 1819 , sentenza del tribunale di Pithiviers, che riget
ta la deelinatoria , e giudicando in merito , condanna Perret a pagare il
prezzo del taglio de’ boschi, senza però pronunziare l’arresto personale.
Appello per parte del sig. Moreau , per non essersi colla sentenza
pronunziato l’ arresto personale , per lo .escguimcnto di una condanna pro
1'mnziata contro un commerciante ed a causa di una operazione com
xnercialc.
A 27 agosto i8rg, arresto della corte di appello di Orleans, che
riforma la sentenza di prima istanza , in ciò che essa non a pronunziato
l'arresto personale. » Considerando che a’ termini dell’ art. 637 del cod.
>> di com. (art. 616 log. di eccez. ), l’arresto personale deve esser sem
>> pro pronunziato in materia commerciale; che qui si tratta di un’ affa
520 Decisiomr
» re di commercio , e che d’altronde , il sig. Perret si èfl da se stesso
» qualificato negoziante; perciò ne siegue che i giudici debbono pronun
» ziare l’arresto personale nella specie di cui si tratta. 1)
Ricorso in cassazione per parte del sig. Perret , per violazione del
l’art. 424 del cod. di proced. e di fals’ applicazione dell’art. 637 del
cod. di comm. , in ciò che 1’ arresto impugnato à rigettato la proposta
incompetenza , e pronunziato l’arresto personale, quantunque non si
tratti di un’ affare commerciale , ed il reo convenuto non avesse mai for
mato alcun’atlo di commercio, e che perciò fosse impossibile di attribuir
gli la qualità di commerciante.
Sostiene inoltre che la qualità di commerciante non era stata presa
giammai da lui , che solamente gli era stata attribuita dal suo avversa
rio , e che questo fatto, che gli era estraneo , non poteva renderlo sot
toposto alla giurisdizione de’gindici di commercio.
Il sig. Lebeau , avvocato generale, a concluso per lo rigetto.

Annesro.

La Corte , sul mezzo cavato dalla violazione dell’ art. 424 del cod.
di proc.i atteso che a’ termini dell’ arresto , l’ attore si e qualificato ne
goziante , e che nelle qualità alle quali non à formata apposizione , egli
è qualificato mercante di legname; che perciò , nel giudicar che il tribu
nal di commercio era competente , l’arresto non à violato ne il detto ar
ticolo 424 , ne alcun altro; '
Sul mezzo tratto dalla violazione dell’articolo 2063 del codice civile
articolo leg. civ. ) e dell’art. 637 del cod. di com. , in ciò che ' l’ar
resto personale sarebbe stato pronunciato contro l’ attore; attesochè tal
' mezzo trova una sufficiente risposta nel motivo dato sul primo mezzo.
Rigetta cc.
Sei.1.’aar_icor.o I. 321
56..

Àllmchè si tratta di provare che una persona appartenglzi alla


classe de’ commercianti, non è necessario che la pruova a farsi ri
guardi i fatti di negozio indicati per mezzo degli art. 632 e 633 del
cod. di com. ( art. 3 , 612 e 4, 613 leg. di eccez. ); è bastevole di
ordinar la pruova che un tale à fatto abitualmente alti di negozio
( art. 252 cod. di proc. civ. ( art; 347 leg. di proc. civ.
C. G. F. riget. febbrajo 1813 (S ,. . L3. 1,. 426

gle‘5ciieue 540.111403

A 12 gennaio 181I , sentenza in contuntacia del tribunale di com.


mercio di Besaixgon , che condanna con arresto personale il sig. Pescheur
al pagamento di 5245 franchi, somma di due biglietti da lui soscritti a
favore di Lannay. La sentenza prescrive la esecuzione colla clausola prov
visionale , non ostante opposizione e senza cauzione.
Pescheur è imprigionato. Egli forma opposizione,- che è rigettata.
Interpone appello , I. perch’è stato condannato con arresto personale ,
mentre non era commerciante; 2. percb’ è stato imprigionato con una sen.
tema in contumacia soggetta ad opposizione. '
A 8 marzo 1811 , arresto che ordina la pruova che Pesebeur fa a
bitualmente atti di commercio. La pruova è fatta alla udienza. Decisione
dillinitiva del 28 maggio che dichiara di essersi ben giudicato , e mala,
mente appellato.
In cioccbè riguarda l’ arresto personale , « attesoeb‘e è costante , ,nel
fatto , che Pescbeur è negoziante , ch’ egli fa del commercio la sua pro
fessione abituale, e che è per causa del suo commercio ch’egli a ricevuto
da Lannay il valore degli effetti di cui si tratta.»
Per quello che riguarda la esecuzione provvisionale, <1: attesochè l’art.
643 del cod. di com. ( art. t. leg. di eccez.) dichiara che gli art. i56,
158 e 159 del cod. di proced. civ. ( art. 250., 252 e 255 leg. di pro»
L. T. I. 41
322 Daclsxonr
cod. civ. ) relativi alle sentenze in contumacia rese da’ tribunali inferiori,
saranno applicabili alle sentenze in contumacia rese da' tribunali di com
mercio; che l’art. 159 del cod. di proced. determina che la opposizione
formata ne’ termini prescritti 505pende la esecuzione della sentenza , se ta
1’ esecuzione non è stata ordinata non ostante la opposizione; che i tri
banali di commercio ànno adunque, a somiglianza dc’ tribunali inferiori ,
la facoltà' di ordinar la esecuzione provvisionale delle loro sentenze , non
ostante la opposizione; che perciò il tribunale di commercio à potuto di
cbiarar esecutorio provvisionalmente , non ostante opposizione , la senten
za del 10 gennaio 1811 ; che in conseguenza con ragione è stata rigetta
ta la opposizi0ne fermatevi da Pescheur. 11
Il sig. Pescheur è ricorso in cassazione. Fondava sugli art.252 , 253
e 260 del cod. di proced. civ. ( art.347, 348e5551eg. di proced. civ. )
la pruova che ogni sentenza che ordina una informazione deve indicare i
fatti su i quali i testimoni debbono spiegarsi. Egli si queielava adunque
di non essersi dalla sentenza ordinata la pruova de’ fatti di commercio ,
come son determinati dagli art. 652 e 653 del cod. di com.; _di essersi
dalla medesima lasciato a’ testimoni la decisione del punto più di dritto
che di fatto , se il sig. Pescbeur doveva esser reputato commerciante.
Il sig. Peschcur trovava ancora un mezzo di cassazione nell’ art.
459 del cod. di proced. civ. ( articolo 650 leg. di eccezione ), relativo
a’ tribunali di commercio , che non gli autorizza [ad ordinar la esecuzione
provvisionale nelle loro sentenze in contumacia ; cb’ esso si rapporta so
lamente alle sentenze rese in contraddizione; che la esecuzione autorizzata
' non ostante l’ appello, non è autorizzata non ostante la opposizione.
A ciò si rispondeva dal sig. Lennay , I. che la sentenza che ordi
na la pruova degli atti abituali di commercio, aveva indicati a sufficienza
i fatti a pruovarsi; 2. che l’art. 159 del cod. di proc. civ. ( art. 253
leg. di proced. civ. ), dispone ancora 0 suppone che i giudici posso
no ordinar lo eseguimento delle sentenze in contumacia , non ostante la
opposizione; dunque egli è lo stesso delle sentenze in contumacia de’ tri
bunali di commercio , a’termini dell’art. 642 del cod. di com. ( art. t. leg.
di eccez.. ). D’ altrondc, l’art. 17 del cod. di proced. civ. ( art. 6221eg. di
D
SULL’ARTICOLO I. 323
eccezione ), autorizza espressamente i Presidenti de’ tribunali di comm.
a rendere le ordinanze esecutorie , non ostante opposizione nei casi che
richiedono celerità: or , se ciò è permesso per mezzo dell’ordinanza di un
solo giudice, a maggior ragione deve esserlo per la sentenza emanata da
giudici component’il tribunale.

ARRESTO.

La corte sulle conclusioni del sign0r Jourde , avvocato generale;


Attesochè una sentenza che ordina la pruove che un’ individuo eser
citi abituzrlmente il commercio , avverte abbastanza i testimoni, e pur
troppo indica loro quali sono i fatti pe’ quali essi debbono deporre;
Attesocchè il cod. di com. , nello Stabilire che l’ articolo 159 del
cod. di proced. è applicabile alle sentenze in contumacia rese da’ tribu«
mali di com. gli autorizza perciò ancora ad ordinar la esecuzione provvi
sionale delle loro sentenze , non ostante le opposizi0ni;
Attesochè la corte di appello di Besangon , nel giudicar che si era
avuto ragione di ordinare nella specie la esecuzione provvisionale , à suf
ficientemente dichiarato che le parti erano nel caso del secondo del
l’art. 155 del cod. di proced.;
Ed attòsochè , in questo caso medesimo il tribunale di commercio
poteva ordinare la esecuzione provvisionale della sua sentenza non ostante la
opposizione con cauzione o senza; Rigetta cc.
‘324 Decrerur
37.

I semplici amministratori di una casa di commercio non sono


sottoposti a patente.
Ordinanza. 20 gennaio 1819 ( S... rg. a. 300 ).

5 dia/noci. ®wmoutef e ®e4cowv8e4.

I sig..Dumontel e Descombes lavoravano entrambi nella casa di com


mercio del sig. Matbieu Faure stabilita nella città di Saintes in qualità
di ajutanti ricevendo stipendio, allorcliè il sig. Faure , in attestato di
sua soddisfazione, accordò loro un utile nella sua casa, e gli affidò
l‘ amministrazione , in virtù di una procura generale e per suo conto.
Diresse_all’uopo , a I agosto 1815 , ai suoi corrispondenti una cir
colare cosi concepita: «c Per attestare ai signori Descombes e Dumontel
» tutta la soddisfazione che io ò avuta della loro capacità e buona con
» dotta ; ò 1’ onore di prevenirvi che in questo giorno , gli affido 1’ am
» ministrazione della mia casa di Saintes , che essi firmeranno 1’ uno o
» l’altro.per procura , etc. »
Tal procura, del di 16 agosto 1715 , fu depositata nella cancel
leria del tribunale di commercio dai sig. Dumontel e Descombes , al 21
del detto mese.
Essi non erano stati annotati nel ruolo delle patenti; e non vi era
che il sig. Faure cui come capo della casa della banca e del commercio
ne fosse imposto il dazio: ma nel 1816 ciascuno di essi nella qualità di
negoziante fu gravato non solo del dritto fisso che del dritto proporziona
le. I medesimi àn reclamato innanzi al consiglio della prefettura del di
partimento della Char_ente-inferiore per venir liberati da una tale im
posizione che dichiaravano illegale. Per mezzo di un’ arresto comune
ad entrambi del 31 dicembre 1816 , il consiglio di prefettura à dichiara-r
to che non vi era luogo a deliberare sulla loro dimanda ,« percbò il sig.
» Faure, colla sua circolare diretta alle case di commercio, dichiara che
SULL’ ARTICOLO 1. 325
» i signori Descombes e Dumontel sono da più anni interessati nei suoi
11 ail'ari; che la procura che gli incarica dell’amministrazione degli affa
» ri della casa commerciale di Saintes non distrugge la qualificazione
» data ad essi dietro 1’ art. 23 della legge del primo brumajo anno 7. 5)
Contro tali due decisioni i signori Dumontel e Descombes àn porta
to ricorso al consiglio di stato , dimandandone l’annull,a'zione. Essi ànno
esposto, nei loro mezzi di difesa, che tutta la quistione si riduceva a sa
pere se i commessi interessati in una casa di banca odi commercio erano
0 no assoggettati alla patente. Sostenevano la negativa fondandosi sul te
sto medesimo dell’ articolo 25 della legge del primo brumajo anno 7, co
si concepito: » Le patenti sono personali, e non possono servire che a
» coloro i quali le ottengono; in conseguenza ciascun socio di una me
» desima casa di banca o di commercio all’ingrosso o a minuto , e di
» ogni altra professione ed industria sottoposta alla patente , sarà obbliga
» to di aver la sua. 7
» Tali disposizioni non si applicano ai socii in commandita i quali
» non vengono sommessi alla patente , ne a’ mariti e mogli cui una
» sola Patente sarà bastevole , prendendo quella della classe superiore se
» essi esercitano diversi mestieri » ec.
Esaminando in seguito ciocchè si doveva intendere per socii , essi
osservavano che ai termini degli articoli 1 , 2, 7 e 8 del titolo 4 del
l’ordinanza del 1673 , che era tuttavia in vigore all’ epoca della' pubbli
cazione della legge del 1 brumajo anno 7 , erano coloro che si trovavano
uniti per mezzo di un atto di società , che godevano i medesimi dritti e
che erano sottoposti à’ pesi medesimi. _
Facevano osservare inoltre li caratteri distintivi delle tre specie di
società commerciali di cui parlano gli articoli 19 , 20 , 22 , 23 , 29 ,
30, 31, 32 e 33, del cod. di com. ( art. 28, 29, 31, 38 , 48 , 48, 50,
51 , e 48 leg. di eccez. ), e sostenevano che non poteva esservi dillicoltà
a qual specie di socio doveva applicarsi la legge del I hrumajo anno 7 nel
la sua disposizione. che sommette alla patente ciascuno de’socj di una casa
di banca o di commercio.
Che essa non era applicabile ai socii in commandita, poichè il 5. a
326 DECISIONI
dell’art. 25 della detta legge di brumajo esprimeva formalmente che sii.
fatta disposizione non si poteva loro adattare.
Che non lo era ancora ai soeii anonimi ; poichè la società anonima
non esisteva sotto un nome sociale; e non era disegnata col nome di al.
cuno de‘ socii , i quali per conseguenza non erano conosciuti.
Che adunque non era unicamente che a’ socii in nome collettivo che
poteva applicarsi l‘ art. 25 , della legge del 1 brumajo anno 7_, ma che
non si potevano essi considerare come tali , perché ai termini degli arti
coli 39 , e 42 del codice di commercio (art. fine 54 leg. di eccez. ), la
società in nome collettivo doveva esser provata per mezzo di un atto
pubblico o sotto firma privata, il cui estratto era rimesso alla cancelleria
del tribunale di commercio ed allisso per tre mesi nella sala di udienia ,
mentre non esisteva alcun atto di società tra essi ed il sig. Faure , alcu
na somigliante convenzione che sia stata rimassa nella cancelleria del mi,
bunale , o affissa nella sala di udienza, '
Che tutto ciò che esisteva nella cancelleria del tribunal di commer.
cio di Saintes , era un estratto della procura loro rilasciata dal sig. Fau
re per amministrare la sua casa di banca in suo nome e per suo conto.
Che essi non erano adunque che i procuratori, gli amministratori
del sig. Faure e non i socii di lui, perchè non vi esisteva società tra
loro, perchè essi non erano conosciuti sotto una ragione sociale, perché
in fine non erano affatto risponsabili e tenuti dagli obblighi della ‘casa
Faure , e che perciò non potevano esser sottoposti al diritto. di patente.
Il ministro delle finanze , nella sua risposta alla participazione che
gli fu fatta del ricorso dei signori Dumontel e Descombes , osservava che
la legge avendo sottratto dal dritto di patente , i socii in commandita, la
quistione si riduceva a sapere se Descombes e Dumontel dovevano esser
considerati come socii del sig. Faure , participanti a tutti i guadagni e
perdite della casa ., tenuti dipagar in solido tutte le obbligazioni che essa
contrattaya , o come semplici socii in commandita,
Che ciocche constituiva le società, di queste due specie erano gli at
ti pubblici resi autentici mercè la loro registrazione nel tribunal di com.
mercio; che non sembrava che ve ne esistessero tra il sig. Faure ed i si.
SULL’ARTICDLO r. 527
gnori Dumontel e Descombes: che non vi era dunque tra loro società
commerciale riconosciuta; che eglino non potevano esser tenuti di adem
piere ad alcuna obbligazione che contrattava la casa che amministranno.
Che il guadagno che.u_n capo di casa di commercio accorda a’ com
messi in luogo di stipendio non istabiliva società tra loro: che ciò non
era che un salario calcolato in maniera. ad interessar quei che lo riceveva
no , alla prosperità della casa nella quale essi lavoravanp; finalmente ,
che somiglianti interessati non erano gl’istessi de’ socii in commandita,
poiclxe potevano non aver conferito alcun fondo sociale; ch’ essi non ave
vano col capo della loro casa, alcuna-convenzione riconosciuta.
Per tali motivi, il Ministro delle finanze opinava che Dumontel e
Descombes non potevano esser considerati che come imandatarj del signor
Faure e che in [tal qualità non avevano potuto essere assoggettati alla
patente. - ,
Questo è ciocclzè è stato deciso per mezzo della seguente ordinanza:
Luigi etc. ; sul rapporto del comitato del contenzioso ,
Vista la dimanda a noi presentata a _nome de’signori Dumontel e De
scombes... tendente ad annullare le due decisioni del consiglio di prefet
tura del dipartimento della Charente-inferiore , del 3I dicembre [816 ,
che li conservava nel ruolo de’ patentati come negozianti, ed in conse
guenza perchè i loro nomi siano cancellati da tali ruoli e perchè li siano
restituite le somme da loro esatte; ' i

Visto gli arresti impugnati;


Vista la “copia di un atto fatto nella cancelleria del tribunale di com
mercio di Saintes a 21 agosto 1815 , provante il deposito che vi era stato
eseguito dal signor Dumontel di una procura generale e Speciale datà,tan
to a lui che al signor Descombes , dal signor Faure negoziante a Saintes
per amministrare , e dirigere gli affari della sua casa di commercio , sta
bilita in detta Città;
Visto l’attestato del presidente e de’giudici del tribunale di commer
cio di Sainteq, del 31 luglio 1817 , vistato dal maire della detta città e
dal sotto-prefetto del circondario, dichiarando che i detti signori Descom
bes, e Dumontel non ànno giammai esercitato ne’ loro nomi personali la
528 DECISIONI
professione di negoziante , ma solamente come procuratori del Signor
Faure ;
Vista la lettera del nostro Ministro segretario di stato delle finanze del
28 ottobre ultimo , diretta al nostro guarda-suggelli Ministro segretario di
stato della giustizia in risposta alla participazione che gli era stata data del«
la dimanda de’ signori Descombes e Dumontel,‘ e de’ documenti an_nessivi,
per mezzo della_qual lettera il nostro Ministro espone che imedesimi non
possono esser considerati che come mandatarii del Signor Faure , e che
in tal qualità non sono stati regolarmente assoggettati alla patente;
Vista la legge del I brumajo anno 7 e tutt’i documenti prodotti;
Considerando che niun atto stabilisce che vi sia stata società di com
mercio tra il signor Faure, ed i signori Dumontel e Descombes , e che
al contrario risulta da un atto autentico ch’ essi non sono che suoi man
datarii ;
Intesoyil nostro consiglio di stato , abbiamo ordinato ed ordiniamo
quanto siegue;
Art. I. Le decisioni del consiglio di prefettura del dipartimento del
la’ Charente-inferiore del 31 dicembre 1816, che conservano i signori Du-.
montel e Descombes nel ruolo de‘ patentati ,' sono annullate.
2 I detti signori Dumontel e Descombes Saranno cancellati dal ruolo
de’ patentati della città di Saintes , e le somme ch’ essi àn pagate in con-.
seguenza della iscrizione su tali ruoli saranno loro restituite.
,Î,Î_ , ‘Îfi_____T-v_b-w_ -_ 7 f_- 4

SULL’ anrxcor.o I; 529


38._
Colui che interviene _in cuna contestazione in materia di dogane

‘e reclama le mercanzia come a lui appartenenti per averle compera


te ad oggetto di rivenderla, deve esser reputato mercante , e dichia
rato non ammissibile la sua dimanda , s’ ein non giustifica di aver
la patente.
C. G. F. riget. 8 termidoro anno 8( S . . . I. a. 262

1’, amminidtrag,ioue beffe Ìogow.e €. %viugez.

A 13 germile anno 8 , il tribunal correzionale della comune di


'Altliirck pronunziò la confiscazione di 5 balle di mercanzie , sequestrate
in detta comune dagli ufliziali municipali, e da’ gendarmi della medesi
ma città.
Il sig.. Giacomo Zvinger_ intervenne, e formò Opposizione a tal
sentenza; pretese che due di queste balle gli appartenevano per averle
comperale da Grison , di cui produceva la fattura , e la quitanza.
A 5 fiorile anno 8 , sentenza che dichiara la dimanda di lui inam.
missibile,
l Appelloattesochè non 31civile
al tribunale egli giustificata la sua_edproprietà;
dell’Alto-reno; a 14 pratile anno 8 ,

sentenza confermativa. '


Ricorso in cassazione.
Quattro mezzi di difesa son presentati dall’attore.
1. Non vi esiste alcuna legge che autorizza gli ulfiziali municipali
cdi gendarmi a procedere per la confiscazione delle mercanzia proibite ,
perciò essi erano senza qualità nella specie.
2. Il tribunale diAltkirck era incompetente per conoscere del sequestro
delle due balle di mussolina ,’ perché queste mercanzia non son comprese
nella nomenclatura di quelle che l’art. 5 della legge del 10 brumajo an.
no 5 reputa , di pieno diritto , provenire da fabbriche inglesi.
L. T. I. . 42
330 DECISIONI
3. Il sequestro ènullo, perchè le mercanzie sequestrate non sono state
trasportate al più vicino ullizio delle dogane , e perchè la copia del pro
cesso verbale non era stata allissa alla porta. di detto ullizio, conformemen
te agli articoli 2 , 6 e 7 , della legge del 9 fior-ile anno 7.
4. Il sequestro e ancora nullo perché è stato fatto diquàdi un miria.
metro dallo straniero , e ch’ esso è interdetto in questo caso dall’art. 35
del lit. 13 della legge del 22 agosto 179: , a meno che i proposti non
abbiano Vedute le mercanzie entrare e che non le abbiano seguite senza in
terruzione , ciocche non è stato fatto nella specie; d’ onde segue che vi è
luogo a cassazione. ’ _
Il signor Merlin, sostituto del commissario del governo , à successi
vamente rifiutato tali mezzi.

Annasro

Considerando, 1.“ che quantunque l’art.3 della legge del 15 agosto |793
e quella del 1.° frutlidoro anno 3 attribuiscono alla sola amministrazione
delle dogane, la processura della confiscaziene delle mercanzie fatta anche da
altri funzionarii , o da semplici cittadini francesi; che benché la legge del
10 brumajo anno 5 e quelle del 9 fiorile anno 7 e 11 pratile del me
desimo anno sembrano supporre , ed anche insinuare che il diritto del
la processura appartenga agli amministratori delle dogane, ciò non ostan
te , non è possibile di attribuir tal diritto esclusivamente all’amministra
zione ne’ luoghi di qui: di cinque chilometri dalla frontiera in cui non vi
sono ullizj di dogane e proposti rivestiti dalla leggedellequalità necessarie
per fare le processure , soprattutto se si considera che seguendo l’art. I
della legge del di n pratile anno- 7 , si deve osservare una celerità di pro
cessura incompatibile colla necessità di un potere dell’ amministrazione e
che nulla vi à di più convenevole e di più sicuro che di accordar il di‘
ritto della processura a coloro che fanno il sequestro, interessati per legge
a’ successi de’sequestri ed alla confiscazione.
Sezz’zarrcozo’r. 331
2. Considerando che benché le balle di mussolina reclamato dall’ art.
tare, non siano della ‘specie delle'mercanzie reputate inglesi coll’art.5 della
legge del 10 brumajo anno 5, tali balle son però della classe delle mercan
zie straniere le quali, secondo l’art. 15 della legge medesima, non debbono
essere ammesse nell’interno , che mercè certificati comprovanti che es
se sono state fabbricate ne’ paesi co’ quali la Francia non è in istato di
guerra , e che la contravvenzione a questa parte di legge , dà luogo ,
a norma dell’art. 15, alla traduzione del contravventore innanzi al
tribunale di polizia correzionale , d’ onde segue che questo tribunale
era competente a prenderne conoscenza:
3. Censiderando che la disposizione degli art. 2 e 7 della legge del
9 fiorile anno 7 , che ordina il trasporto delle mercanzie sequestrate al
più vicino uflizio delle dogane , e quella dell’art. 6 della medesima leg
ge , che ordina 1' affisso del processo Verbale alla porta dell’ ullizio , non
' sono applicabili alla specie , ove il sequestro à avuto luogo , come in
questo caso, fuori del recinto ove son collocate le dogane e gli uliizj loro ;
4. Considerando che se le mercanzie proibite non possono esser se
questrate nell’interno di quà della linea del miriametro presso le fron.
tiere, tal regola soffre eccezi0ne , a riguardo delle mercanzie provegnenti
dall’ estero per la strada che dall’ estero conduce nell’interno , sequestrate
sulla vettura medesima , o al momento del di loro scaricamento,a condizio
ne , che i proposti ( ciocchè comprende gli altri autorizzati a sequestra
re ) le abbiano vedute entrare , e le abbiamo seguite senza interruzione, ai
termini dell’ art. 35 del tit. 15 della legge del 22 agosto 1792; soprat
tutto se si osserva che il reclamante non à potuto ancora indicare il
conduttore della vettura, che la direzione di lei smentiva l’ asserzione di
colui che reclama , e che tutto concorreva a far presumere che essa aveva frau
dolenterhente evitati gli.uilizj della frontiera, eioccbè è il caso dell’ art. 17
delle leg. del 10 brumajo anno 5;
Considerando inoltre , da una parte, ch’è stato giudicato nel fatto
che il reclamante non è proprietario delle due balle, che per conse
guenza non è ammissibile la dimanda di lui, e che questo fatto giu«
dicato deve eser tenuto per costante dal tribunale; da un’ altra par‘
1 U
352 DECISIONI
te , ch’ egli non aveva patente , benclnè avendo , nel suo sistema , com
perate le due balle per venderle nel medesimo stato, fosse reputato
mercante all’ingross'o , a norma dell’art. 30 della legge del 1 brumajo
anno 7 , ed in siffatta qualità sottomesso al diritto di patente;
Per tali motivi il tribunale rigetta il ricorso , cc.

39.

Il commesso di una'casa di commercio che fa citare per un


oggetto relativo al commercio di tal casa , non può dispensarsi di e
nunciar una patente. In mancanza di tale enunciazione deye essere
condannato all’ ammenda.
C. G. F. 22. luglio 1807. ( S... 8. 1. 284. )

lf’ 'ummiuiatcaz/io'ue guofl'

Il sig. Guay , agendo per la compagnia Ducluzot, aveva formato


una dimanda contro il sig. Méhau per la consegnazione di 400 piedi di
alberi da questi vendutigli. '
La citazione non enunciava la patente di Guay o della compagnia
Ducluzot. Il procuratore regio fe dichiarar l’azione non ammissibile , e
condannar l’attore , come ancora 1’ usciere all’ ammenda di 500 franchi
in solido , conforme all’ articolo 37 della legge del primo bruma
jo anno 7.
In esecuzione di questa sentenza in ordinato 1’ arresto personale con
tro Guay per lo pagamento di tale ammenda; questi pretendeva-che e
gli non era il socio della compagnia Ducluzot , ma semplicemente com
messo di lei, e che in siffatta qualità non era tenuto nè di avere una pa
tente , nè di enunciarla negli atti giudiziarii; che 1’ amministrazione do.
veva esercitarla sua azione contro la compagnia Ducluzot.
Il tribunal di Guingamp aveva accolta questa difesa , ed in conse1
guenza messo Guay fuori causa.
SenL’Anrrcono I. 333
Ricorso in cassazione per contravvenzione all’art. 37 delle leg. del
primo brumajo anno 7 , la quale prescrive, senza alcuna eccezione, che ogni
dimanda in giudizio relativa ad un’ oggetto di commercio 0 d’ industria,
sia accompagnata dalla enunciazione delle patenti, a pena di ammenda.

ARRESTO.

Visto 1’ articolo 37 della legge del primo brumajo anno 7;


Considerando che il signor Guay, sia che egli fosse socio della com
pagnia Ducluzot , sia che non avesse agito che in qualità di commesso
di tal società, non poteva dispensarsi di far enunciare nella sua citazio
ne, la patente relativa al negozio che formava 1’ oggetto della sua di
manda , senza contravvenire alla legge citata e senza esser sottoposto al
1’ ammenda , e personalmente , o salvo _il suo ricorso ’c0ntro chi di
dritto; '
Considerando che, nella specie , la compagnia Ducluzot, a nome del
la quale , il sig. Guay diceva di agire , era stata disegnata di una 'ma
niera troppo vaga ed assai insufficiente perchè gli amministratori avesse
’.ro potuto prendere conclusioni contro questa pretesa c0mpagnia.
Per tali motivi, la corte , aggiudicando la mancanza al convenuto
non comparso, cassa ed annulla la sentenza resa dal tribunale di Gaia».
gamp , il _I luglio 1806 , cc.
334 _ Decrsiout
4o.

Allorché un negoziante intenta un’ azione per un fatto di com


mercio anteriore all’ anno nel quale agisce in giudizio, senza far
menzione della patente di cui dev‘ esser munito per l’anno presente ,
non si può esentarlo dall‘ ammenda , sotto il pretesto ch’ egli era pa.
tentato all‘ epoca dell’atto commerciale ch’è il fondamento della
sua azione.
C. G. F. Cass. 21 termidoro anno 9 ( S... 7. 2. 1096.
1

J«’ amministrazione beffa. cegióttatum. @artec.

Parter , usciere in Bordò era stato liberato da una condanna all’ am


menda di 500 franchi, per la quale il commissario del governo del tri.
bunale civile del dipartimento della Gironda, aveva concluso contro di
lui, per aver notificata, a 13 nevoso'anno 8, una citazione in cui egli non
aveva fatto menzione della sua patente per 1’ anno 8.
Il motivo di tal sentenza era'che , constavaI da un certificato del rie
cevitore della registratura che tale usciere si era presentato a 19 nevoso
per ottenerne una , ma che essa non gli era stata consegnata che a 28
del medesimo mese , per cui i giudici avevano concluso che non vi era
luogo a pronunziar contro di lui 1’ ammenda stabilita dalla legge , ma
solamente
sentenza.
a condannarlo alle spese
I
della processura , ed a quelle della

Il medesimo commissario essendosi accorto , inoltre , che il mercan


te alla cui richiesta la citazione era stata fatta, non era egli stesso provve
duto di patente che per l’anno 7, quantunque fossero già decorsi fino a questa
epoca più di tre mesi dell’ anno 8, aveva in conseguenza formata una novella
dimanda contro Parter perla condanna di ammenda di simil somma di 500
franchi pronunziata contro i funzionarii pubblici incaricati ad agire per perso
ne sottoposte a patente , e che non ne son provveduto al momento della
loro azione.
SULL’ARTICOLO I. 335
Il tribunale civile del dipartimento della Gironda aveva ancora, con
sentenza del 13 piovoso, liberato Parter da questa novella ammenda ,
sul fondamento che il mercante , a richiesta del quale_ la notificazione era
stata fatta, non era , in vero , munito di patente per 1’ anno 48 , ma
che la processura fatta a sua richiesta , avendo per oggetto un fatto di
commercio dell’ anno 7 pel quale si trovava munito di patente , egli non
era in contravvenzione alla legge, nè per conseguenza lo era l'uscicre che
aveva agito a sua dimanda.

Annnsro.

Visto gli art. 4 e 37 della legge del 1 brumajo anno 7; ed atteso,


1. Che vi erano decorsi più di tre mesi dell’ anno 8, al tempo del
la citazione fatta a 18 nevoso del medesimo anno;
2. Che la impetrazione di una patente posteriore ’a siffatta epoca ,
non poteva giustificar 1’ usciere Parter di aver agito senza esserne prov
veduto al momento di tal citazione; .
5. Che supponendo anche ch’egli avesse potuto rogar atti valida
mente in continuazione di quella dell’ arino 7 , egli avrebbe dovuto far
ne menzione in questa citazione sotto pena della medesima ammenda ;
4. Finalmente, che la legge, nel sottomettere ogni persona, che Vuol
formare in giudizio una dimanda relativa alla sua industria , a far men.
zione della patente in testa dell’ atto che contiene una tal dimanda , non
a stabilita a questo riguardo eccezione alcuna , d’ onde segue che il tri
bunal civile del dipartimento della Gironda à evidentemente écceduto il
suo potere nell’ adottar per motivo. della sentenza del 13 piovoso , che ,
trattandosi di un fatto di commercio dell' anno 7 , al tempo del quale il
mercante per cui 1’ usciere Parter aveva fatta la citazione era munito di
patente, non vi era luogo a pronunziar l’ammenda incorsa per legge;
Per tali motivi la corte cassa ed annulla , cc.
536 Dacxsxonr

41.

I coltivatori i quali fanno un commercio di grani e di bestiami ,


indipendente dallacoltivazione, e governo delle loro terre, sono re
pulati mercanti, ed assoggettati a‘ prender la patente.
C.C. F. Riget. 5. fiorile anno 6 ( S... I. l. 142

Jv’ amministrazione @uvtac. ‘ ‘

Il tribunale di cassazione à resa la seguente sentenza sulla requisi


toria che segue.
Il sostituto del commessario presso il tribunal di cassazione , espone
che gli è stata rimessa dal ministro della giustizia una sentenza resa dal
tribunale civile del dipartimento dell’Eure , a 29 brumajo ultimo , la quale
annulla quella del giudice di pace del cantone di Quillebeuf del ven
demiajo precedente , che aveva condannato Duvrac, domiciliato nella
comune di Trouville, lavoratore e coltivatore di erbaggi, a pagare un'drit
to di patente di 15 lire, ed il quadruplo del diritto, per non essersi con
fermato alla legge che ve lo assoggettava , per aver fatto il commercio di
bestiami durante 1’ anno 6.
Tal sentenza del 29 brumajo ultimo che annulla quella del giudice
di pace, è o no in opposizione colla legge del 6fruttidoro anno 4? Qu e
sto è ciò , che fa (1’ uopo di esaminare.
La seconda disposizione dell’ art. 19 di tal legge è cosi concepita:
Non son sottoposti alla patente , I. . . . . . . ; secondo i lavoratori e
coltivatori, per la vendita de’ ricolti e frutti provegnenti da’ fondi che
loro appartengono , o che da essi son governati, e per lo bestiame "che
Vi allevano ».
È da queste ultime espressioni che sembra di essersi dedotto che
un coltivatore di crbaggi non è soggetto al diritto dl patente. No, sen
za dubbio, quando egli non fa che vendere il bestiame che à allevato nei
SULL’ sarrcor.o r. ' 537
suoi crbaggi: ecco la eccezione indicata dalla legge, e fa d’uopo lif
mîtarvisi.
Ma se tal coltivatore di erbaggi compra il bestiame e lo rivende ,
cosa egli è mai se non'un‘mercan'te , ed allora non è a lui applicabile
la 3.‘ classe della tariffa annessa alla legge del 6 fruttidoro ? Essa com
prende nominatamente i mercanti di bevi. Perciò svanisce l’ argomento
tratto dal silenzio della tariffa sugli erbaggi. Vi è dunque stata insieme
mente falsa applicazione dell’art. 19 della legge del 6 fruttidom anno 4 ,
e contravvenzione alla tariffa. Nè si dica che il punto di diritto si è qui
allontanato per la considerazione di fatto espressa nella sentenza , di non
essersi provato che Duvrac aVesse comperato il bestiame oltre il biso
gno per la coltivazione de’suoi erbaggi , perché ciò stabilisce il fatto in
luogo di distruggerlo. Non vi è affatto parità tra ciocchè si dice allevar
bestiame , e comperarne per rivenderla dopo il consumo degli erbaggi.
Or quest’ ultimo caso non somiglia per nulla al primo, e la eccezio
ne della legge evidentemente non _è che per la porzione del bestiame
che fornisce la possessione; è questa porzione che uno può vendere sen
za essere considerato come mercante sottoposto a patente: e ciò divie
ne ancora più evidente quando si combina l’ ultima parte dell’ art. 19
colla prima; perché la porzione è , relativamente al fondo de’ bestiami ,
ciocche i ricolti ed i frutti, similmente eccettuati, lo sono al terreno
che si coltiva.
Per tali considerazioni egli dimanda che piaccia al tribunale di cas-'
sere ed annullar la detta sentenza del 29 brumajo ultimo, come conte
nente falsa applicazione della seconda disposizione dell’ art. 19. della leg
ge del 6 fruttidoro anno 4 , e contravvenzione alla terza classe della ta
riti'a annessa alla medesima legge; ordinare che la sentenza ad aver luo
go sia stampata , e trascritta su’ registri del tribunale del dipartimen
to dell’ Euro.
E per giustificar la presente requisitoria ein rimette ,
1. La lettera del ministro di giustizia del 9 del presente mese, in
St‘gttilO della quale è copia certificata di quella del ministro delle 11
nanze del n piovoso ultime;
1.. T. 1. 43
338 D a c 1 s r o n 1
2. La spedizione informe della Sentenza impugnata;
a 6 3. Altra spedizione
vendemmiajoi ultimo.di quella resa dal giudice di pace di Quillebenf

Fatto- nel parquet a 19 germile anno 6.

Annesro.

Atteisochè egli è costante che , ne’ dipartimenti composti dal territo


rio innanzi la provincia di Normandia, i lavoratori e coltivatori di erbag
gi fanno il commercio di bovi; e che risulta dalla sentenza resa in pri
ma istanza , che il detto Duvrac è annotato come mercante coltivatore di
erbaggi sul quadro della comune di Trouville per l’anno 5.
Che la eccezione portata alla seconda disposizione dell’art. 19 della
legge del 6 fruttidoro anno 4 , non è applicabile ai coltivatori che fanno
' sul bastiame un commercio particolare , ed indipendente dalla coltura e
dal governo delle loro terre; '
Atteso in fine , che nel liberar Duvrac dalle condanne pronunziate
contro di lui in prima istanza , il tribunale del dipartimento dell’Eure ,
a nella sua sentenza, resa sull’appello del detto Duvrac a 29 brumajo ulti
mo , fatta una falsa applicazione delle disposizioni dell’ art. 19 della legge
del 6 fruttidoro anno 4 , il quale è così concepito:
» Non sono assogettati alla patente , |.° ifunzionari pubblici egl’ im
piegati che ricevono mercede dal governo; 2.° i lavoratori e coltivatori ,
per la vendita del ricolto e frutti provegnenti dei terreni cheappartengo
no loro , o che da essi son coltivati, e per lo bestiame che vi allevano;
3.’ i commessi, gli operai giornalieri, e tutte le persone che lavmano per
altri mediante salario; 4.° per l’anno 5.° solamente , i manifattori che non
vendono a minuto, e gli‘armatori in corso, a meno che essi non eserci-_
tino un commercio , una professione od una industria che li sottopone a
patente. >>
Che , per conseguenza di tal falsa applicazione, esso il contravvenuto a
ciò ch’è prescritto nella terza classe della tariffa annessa alla legge suddet
ta, colla quale si stabilisce che i diritti di patente son fissati durante
SULL’ARTICOLO 1.- 339
l’anno 5 , » pe‘ notai , mercanti merciai a minuto, tappezzieri ," mercan
ti sartori, lavoratori di manicotti, pellicciaj ; mercanti e minuto , di tele
di renza , veli, merletti, droghe e tintura; amidai , conciatoj di cojame
grosso , cuojai , cerajuoli....; mercanti di bovi , di vacche, vitelli, mon
toni, porci....; cioè: 75 franchi nelle comuni di 150,000 anime e al di
sopra;60 franchi in quelle di 50 a 100,000; 45 franchi in quelle di 25 a
50 , 000. ; 30 franchi in quelle di 5 a" 25,000; e 15 franchi in quel
le al di sotto di 5,000 anime.
Il tribunale cassa , etc.

42.

I marinaj che comandano bastimenti o barche che fanno il pic


ciolo cabottaggio , o la pesca , non son reputati mercanti, ed asso
gettati al diritto di patente per lo fatto di tal comando.
Decreto del 25 ottobre 1806. ( B. 1993 ) ( S. 6. 2. 480 )
340 .DECISIONI

DECISIONI SULL’ARTICOLO a. e 3.

I.

Colui il quale, prendendo la qualità di negoziante , à sottoscrit


to una lettera di cambio , non può addurre in eccezione la sua mino
rìlà , per dispensarsi di pagare un terzo possessore di buona fede.
C. A di Parigi. 24 nevoso anno 9. ( S. I. a. 610. )

Eiiutot @. Bucliet.

Nel 1790 , il signor Thurot aveva accettate due lettere di cambio ,


che insieme componevano la somma. di 1800 franchi, e dopo la sua soscri
zione, egli aveva presa la qualità di negoziante. Tradotto innanzi al tri
bunale di commercio dal Signor Huchet , terzo possessore per mezzo di
girata , ad oggetto di esser pagato della somma in esse conteniita , il si
gnor Tburot aveva opposta in eccezione la sua minorità nel momento in
cui le aveva sottoscritte. Ma senza arrestarsi a tale eccezione, il tribunale
lo aveva condannato. Egli aveva appellato dalla sentenza , e la conoscenza
di tale appello era devoluta alla seconda sezione del tribunale sedentc a
Parigi. _
All’ appoggio del suo appello il signor Thurot , difeso dal Signor
Collet, faceva valere, I.° la minorili; 2.° iprincipii; 3.° i monumenti della
giurisprudenza. Egli osservava che la qualità da lui presa in seguito della
soscrizione della lettera , e la natura della obbligazione non avevano po
tere alcuno contro iprincîpii che lo proteggevano; che se nefosse altrimen
ti, un minore potrebbe sempre validamente obbligarsi; che apparteneva
al creditore a far valere , ed a giustificare la eccezioae , se pensava che
essa gli fosse favorevole; che perciò egli doveva stabilire che nel fatto, il
Signor Tburot era negoziante 0 commerciante al momento in cui la let
tera di cambio era stata sottoscritta; che il Signor Thurot era solamente
SULL’AR'I‘ICOLO 2e3. 34x
obbligato di provare la sua minorità , ed ein esibiva all’uopo il suo
atto di nascita. Concludeva in tale stato di cose , per quanto era conve
nevple , di essere restituito in intero contro la propria obbligazione.
Per parte del Signor Huchet , difeso dal Signor Popelin, si rispon
deva che il terzo possessore non poteva esser tenuto di confessare o di
contrastar un fatto che gli era estraneo ( quello delle minorità ) ; che il
Signor Thurot aveva presso egli stesso la qualità di negoziante; che era
sulla enunciazione di siffatta qualità che la lettera era circolata , ed era
Pervenuta nelle mani del Signor Huchet; che l’interesse del commercio
soffrirebbe considerabilmente, se bisognasse, prima di ricevere per mezzo
di girata una lettera di cambio, assicurarsi della età maggiore del traente ,
accettante e giratario. Queste ragioni àn determinato il tribunale.

Annssro.

Attesochè la lettera di cambio si trovava fralle mani di un terzo di


cui nulla poteva far sospettare la buona fede, dichiara di essersi ben
giudicato.
3!

Il consenso del marito non è bastevole per autorizzar sua moglie


minore a fare il commercio. Fa d’ uopo inoltre che la moglie abbia
l’ autorizzazione da’ suoi parenti conformemente all’art. 2 del codice di
com. ( art. 6 leg. di eccez.) 9. art. 4 e r 14 cod. di cam.; 478, 1 125 e 1308
cod. civ.) (art. 8, t. leg. di eccez.; 401 , 1079 e 1262 leg. civili ).
C. A. di Tolosa.a(i mag. 41821 ( S... 22‘. 2. 36 )

a... agio... c:,..a. e. a. ..


Nel 1819 , la Signora Lacaze, moglie di Viguicr, prese una paten
te di mercantessa droghiera. E necessario di osservar ch’ essa era ancora
diora minore, che aveVa agito col consenso di suo marito, conformemen
342 DECISIONI
te all’art. 4 del end. di com. , ma che non aveva ottenuta 1’ autorizza
zione di sua madre superstite.
In tale stato di cose, in ottobre 1819, la signora Viguier sottoscrisse
una lettera di cambio di 1900 franchi a favore del signor Monidières.
Alla scadenza protesto per mancanza di pagamento.
Viguier , divenuta maggiore , la citata per lo pagamento della lettera
di cambio. Essa dimanda di essere restituita in intero contro la sua ob
bligazione , per lo motivo che non era stata autorizzata da sua madre ,
come dall’art. a del cod. di com. è prescritto per ogni minore; che non
vi era eccezione per la donna meritata; che non poteva riguardarsi come
bastevole 1’ autorizzazione del marito , ma che al contrario bisognava
decidere che il concorso dell’ autorizzazione de’ genitori, e del consenso
del marito era necessario. '
Sentenza che rigetta la dimanda in restituzione in intero della signo
ra Viguier pe’ seguenti motivi: 7 '
Attesochè è stabilito che la signora Lacaze, ,moglie di Viguier, fa
essa stessa il commercio in suo nome personale; che-à presa una patente
per esercitar , nella città di Moissac , l’ anno 1819 , la professione di
mcrcantessa drogliiera , che il sig. Viguier, marito di lei, in istato di
fallimento , non poteva visibilmente far un commercio in suo nome; che
egli non ne avea nè i mezzi, nè la facoltà;
, Attesochè i terzi che àn contrattato , avendolo fatto sulla fidanza che
loro inspirava la signora Lacaze moglie di Viguier , è evidente che ella
non può contrastare la sua qualità di mercantessa pubblica;
Attesocchè nell’ ammettere che la signora Lacaze fosse ancora mino
re all’ epoca in cui la lettera di cambio è stata formata , essa non può
invocare la disposizione dell’ art. 2 del cod. di com. poiché era maritata,
e non era più regolata che dalle disposizioni degli articoli 4 e 5 del me
desimo codice; che d’altronde il minore non essendo restituito in intero
come minore, ma solamente come leso , la detta Viguier , che non può
allegar lesione alcuna, debba esser rigettata in tutti i suoi mezzi di nul
lità contro un titolo di cambio , che ella è sempre presunti: di aver con.
trattato per fatto di suo commercio.
SULL’ anr1cor.o 203. 343
Appello per parte della signora _Viguier. L’art. 487 del cod. civ. (art.
410 leg. civ. ), si è detto nello interesse di lei , prescrive che : » Il
minore emancipato , che fa un commercio , è reputato maggiore pe’ fatti
relativi a tal commercio »; e l’art. 476 ( art. 399 leg. civ. ) dispone
che: D Il minore è emancipato di pieno diritto per causa del matrimo
nio ». Perciò dietro questi due articoli, la donna minore è atta a divenir
mercantespa pubblica. Ma la qual condizione può essa divenirla? Questo
è ciocchò c’insegna l’art. 2 del cod. di com. cosi concepito:
«Qualunque minore emancipato , dell’uno e dell'altro sesso, della età
di diciotto anni compiuti, che vorrà profittar della facoltà che gli accor
da l’art. 487 del codice civile ( 410 leg. civ. ), di fare il commercio ,
non potrà intraprenderne le operazioni, nè esser reputato maggiore , in
quanto alle obbligazioni da lui contratto per fatto di commercio} 1. se
non sia stato preventivamente autorizzato da suo padre ., o da sua madre,
in caso di m0rte , d’ interdizione o di assenza del padre , o , in mancan
za del padre e della madre ,da una deliberazione del consiglio di farmi-
glia , omologata dal tribunale civile; 2. se , inoltre , l’atto che lo auto
rizza' , non sia stato registrato ed affisso al tribunale di commercio .del
luogo in cui il minore vuol stabilire il suo domicilio ».
Il testo di tale articolo è chiaro: vi abbisogna un’autorizzazione
preliminare del padre, della madre , o della famiglia , perchè il minore
possa esercitar validamente il commercio. E questo articolo non fa ecco-I
zione alcuna: » Ogni minore emancipato dell’ uno e dell’altro sesso , è
detto: or in'qual classe fa d’ uopo collocare una donna minore meritata ‘?
In quella delle femmine emancipatc ,poiclxè , a termini dell’ art. 476, il
matrimonio emancipa di pieno dritto. Ella è adunque del numero delle
minori emancipate , le quali, per poter esercitare il commercio , àn bi<
sogno di una autorizzazione della famiglia.
Che si obbietta per sottrarsi alle disposizioni dell’ articolo a. del cod.
di commercio? S’invoca l’art. 4, dietro cui, » la femmina non può esse
re mercantessa pubblica senza il consentimento di suo marito. » Ma que‘
sto articolo non distrugge l’ art. 2, il quale aggiugne solamente che, al.
344 Drcrsiour
lor quando la femmina minore è maritata, non ‘e l)BSÌCVOlG l’autorizza
zione della famiglia, è necessaria ancora l"autorizzazione del marito,
sotto la cui potestà ella si trova. Perché 1’ art. 4 modificasse le disposi
zioni dell’art. 2, vi farebbe d’ uopo di una derogazione espressa al prinei.
pio generale confermato da questo ultimo articolo; sarebbe necessario al
meno , che il principio stabilito dall’art. 4 fosse incompatibile con quello
enunciato nell’ articolo o; mentre al contrario è evidente che le disPosi
zioni de’ due articoli si conciliano perfettamente.
. Del resto se noi consultiamo lo spirito del legislatore, deve ogni dub
bio svanire. I minori son messi di una maniera. speciale sotto l’egida della
legge; essa protegge la loro debolezza: e perciò che gli affida allo invigi
lare della famiglia. Mercè il matrimonio la femmina acquista un protet
tore nel suo marito; ma s’ ella è minore , non è , quantunque meritata ,
meno sottoposta alla vigilanza degli autori de’ suoi giorni e della sua fa
miglia. Il solo effetto del matrimonio , ripetiamolo , è di emancipare la
femmina minore , e di permettere a lei, sotto l’ autorizzazione di suo
marito, di far tuttocciù che un minore emancipato può fare, ma , ben
chè messa sotto la protezione di suo marito , ella non può , nè ricever
prestiti, ne ipotecare, nè alienare i suoi beni senza l’autorizzazione della
sua famiglia. Poiché n’è cosi, tale autorizzazione è indispensabile, ancora
in materia commerciale perchè , nel divenir mercantessa pubblica , la fem
mina ’ acquista la facoltà di ricevere prestiti, e d’ ipotecare tutt’ i suoi
beni, (art. 5 e seguenti del cod. di com.)(art. 9 leg. di eccez. _
Se si ammettesse il sistema della sentenza da cui è appello , tutte le
sostanze delle femmine si troverebbero esposte al capriccio de’mariti; questi,
per potersi impadronire de‘ beni paraiernali delle loro mogli, non man
elterebbero giammai di farle dichiara‘r pubbliche mercantesse , e ' di farle
in seguito obbligare a loro piacimento , e d’ipoteear le proprietà loro,

Anna sro.

La corte , attesochè a’ termini dell’art. 2 del cod. di commercio , o


gni minore, bencliè emancipato , dell’ uno e dell‘ altro sesso; che vuol fa
Sutn'anrrcono 2 e 3. 32{& '
' re il commercio , deve preliminarmente essere autorizzato da suo padre ,
in mancanza del padre , dalla madre , o da una deliberazione del consi.
glio di famiglia, omologata dal tribunale civile, quale autorizzazione des
ve essere registrata ed affissa nel tribunale di commercio ;
Attesochè, se tali formalità non sono state adempiute, il minore non
è, reputato maggiore per le sue obbligazioni; ', y ‘ » '
Attesochè l’art.4 del medesimo codice (art.g leg. di eccez.), nel richiederci
per lefemminc maritate, ilconsentimento del marito, non deroga in alcun mo,
' do. all’art. 2 (art. 6. leg. di eccez. ), poichè, malgrado l’esistenza di “quest’ulti
mo articolo , risulta sempre che ogni minore emancipato non può esercitare il
commercio che dopo esservi stato autorizzato. dagli autori de’suoi giorni, o dalla
famiglia, e che la femmina, quantunque maritata, si trova compresa in questa
classe, non avendo avuto altro eifetto il matrimonio che di emanciparla di pieno
dritto; attesochè il legislatore, per mezzo dell’art. 2 , à avuto in mira di
evitar la ruina- de‘ minori; atteso,chè questo fine sarebbe mancato , se di
pendesse dal marito, con una semplice autorizzazione , di metter sua mo
glie nel caso (1’ ipotecar le proprietà di lei; attesochè nel fatto , la si
gnora Viguier era minore all’ epoca dell’ obbligo di cui si tratta , e che
ella non è stata autorizzata a far il commercio, né da sua madre , n‘e dati
la sua famiglia; (1’ onde siegue che la medesima deve essere restituita in.
intero contro 15 detta obbligazione; etc. ‘
Per tali motivi, facendo diritto all’ appello, riformand‘o la sentenza ‘
resa dal tribunale di commercio di Tolosa , accorda alla sig. Viguier la re.
stituzione in intero avverso la lettera di cambio in quistione; 1’ assolve
dalla dimanda per lo pagamento de’ 1900 franchi contenuti nella'dettalet,
tera di cambio ,'come degli interessi, e delle spese, etc,
346 ' Dac1sxom1

DECISIONI SULL’ ARTICOLO 4.

1.

La regola che la femmina segue la condizione del marito , non


produce l’ qfi’èito che la moglie di un mercatante sia reputata mercan
tessa nel senso dell’articolo 1326 del cod. civile ( art. 1280 leg.
civ. Una femmina non è reputata mercantessa per effetto delle sue
obbligazioni, che nel caso preveduto dagli art. 4 e 5 del cod. di
Commercio ( art. 8 e 9 leg. d’ eccez. ), allorché ella fa un com-.
mercio separato , col consenso di suo marito.
C. G. F. Cass. 6 mag. 1816 (S... 16 1. 227 ).

dvefévza €- @iubt.

Si trattava di un biglietto ad ordine scritto e sottoscritto dal sig.


Lei‘evre , mercante di vino , a 18 febbraio 1810 , per la somma di 3950
franchi, a favore del sig. Pindt. Ciocchè_à dato luogo alla diilicoltà si
è che la sig. \Vache , moglie del detto Lefèvre , appose la sua soscri‘
zione su tal biglietto ad ordine , senza aggiungervi il bono o l’appro
valo della somma. I

Pare che il marito sia caduto in fallimento; che vi sia stato un .


concordato coi creditori; ch’ egli‘abbia pagato 0 promesso Uno per 100.
Il sig. Pindt trovandosi in perdita di quattro quinti del suo credi
to , ‘a preteso far valere l’avallo 0 malleveria solidaria di Wache, mo
glie di Lefèvre. E perciò che a 21 maggio 1813 , e a 31 seguente ,ein
la citi) , e concluse , innanzi al tribunale di commercio , per farla con
dannare a pagargli 3116 franchi e 80 cent. , residuo dovuto sul bigliet
to di 3950 franchi.
\Vacbe addusse in eccezione la mancanza dell’approvazione della
somma; e sostenne che la sua obbligazione _era nulla a’ termini dell’ art.
1326 del cod. civile.
SULL'ARTICOIÎO 4. 347
A 31 maggio 1813 , sentenza del tribunale di commercio di Arras ,
che rigetta la eccezione; attesocbè, come moglie di un mercante , era
ella stessa di condizione mercantessa. 1
In appello, vi fu a 16 aprile 1813 , arresto confermativo della
corte di Douai. Ecco il testo de’ motivi e della dispositiVa dell’ arresto.
.u Visto 1’ articolo 1326 del cod. civile; considerando che il biglieb
lo di cui si tratta , e per lo quale la femmina Lefèvre si è obbligata in
unione di suo marito, i: scritto interamente dal marito; che in vero il bono
o l’approvato esprimente del tutto in lettere la somma per la quale ella si
è obbligata , vi manca , ciocche renderebbe nulla la obbligazione di lei,
se ella non si trovasse in una delle eccezioni espresse col detto art. 1326;
a Che non essendovi dubbio che i mercatanti, artigiani, lavoratori, vi.
gnajuoli , giornalieri o servitori son compresi nella eccezione della legge,
ne siegue, ed a maggior ragione, che le mogli loro vi sono egualmente
comprese; dovendo a riguardo di esse più che de’ mariti valere la pro..
sunzione della legge della poca istruzione di tali persone;
« Considerando che la legge non fa alcuna distinzione tra la moglie
di un’artigiano e quella di un mercatante‘, che in vano si trae argomento
dagli art. 220 del cod. civ. e 4 del cod. di commercio ( art. 209 leg. eiv.
e 8 leg. di eccez. ), i quali prescrivono che la moglie non può essere mer
cantessa pubblica senza il consentimento di suo marito, e dall’ultimo
S. dell’articolo 5 detto cod. di commercio ( articolo 9 leg. d’eccez. ) ,
che dispone che ella non è reputate mercantesse pubblica se non fa che
vendere a minuto le mercanzie del commercio di suo marito ; che è
eyidente che tali articoli non si rapportgmo in alcun modo all’art.
1326 del cod. civ., poichè ne’ primi si tratta di determinarde ob
bligazioni della moglie la quale esercita un commercio separato da quello
di suo marito, e che, essendo una volta autorizata da lui, obbli
ga il marito, e si obbliga ella medesima e con arresto personale ,
mentre 1’ articolo 1526 del codice civile è enunciativo solamente del
la condizione di coloro , che sono eccettuati dall’ obbligo di adem
piere le formalità prescritte col detto articolo ; che da ciò siegue
che la moglie di un’ artigiano deve esser collocata nella classe degli ar
l
543 ‘DncarsroN’r
tigiani, come la moglie di un mercatante in quella de’n'xercatan‘ti; benché
non sempre avviene ch’ elleno in fatto esercitano la medesima professio
ne; che ragic_>nar altramentè , sarebbe pretendere che la legge sia stata
fatta per gli uomini, e non per le» femmine , sarebbe pretendere che
le mogli de’ mercatanti , artigiani, lavoratori , vignajuoli , giornalieri , 0
servidori sian tenuti di scrivere di propria mano un bono o approvato ,
contenente interamente in lettere la somma cui si obbligano , mentre -'i
mariti loro ne sarebbero dispensati mercè la presunzione della propria
ignoranza; _ '
« Considerando d’ altronde chele moin de’ mercatanti si trovano ,
per le cure che si danno pel commercio del di loro marito, e nel ven
derne a minuto -le mercanzie , se non nella classe di pubbliche mer
cantesse , almeno in quella d’ interessate del proprio marito, e che an
cora sotto un tal rapporto esse van comprese nellacategonia dellepersone
di servizio nominatamenie eccettuate coll’ art. 1.326 ».
Il mezzo di ricorso in cassazione era cavato dalla contravvenzione
all’ art. 13426 del cod. -civ. ; che prescrive la nullità del biglietto o pro
\
messa , se non è scritto dal soscri-ttore , o non contiene almeno un bo
.no o approvato ili-lui. Ma 1’ arresto impugnato non aveva contrastata la
regola generale; esso non aveva fatto che collocar la signora Lefèvre
nella eccezione: << Nel caso in cui l’ atto si rilascia da mercanti , ar
tigiani , lavoratori , vignajuoli, giornalieri o servidori ». Coll’ arresto
7si era detto chela signora Lefi‘evre doveva esser reputata mercantessa
di condizione, per esser moglie di mercante. Si era detto ancora che
come moglie di mercatante era necessariamente venditrice a minuto , in
-flitrice a simiglianza delle persone di servizio.
L‘attrice è sostenuto che l’ arresto impugnato aveva errato nel drit
»to , assimilando la moglie d’ un mercatante ad un commesso di lui; che
Soprattutto vi era stato uri’ errore di diritto nello stabilire che bastava
-di essere moglie di un mercatante per essere di condizione mercantes
-sa, Ella sosteneva E, che la eccezione dell’articolo 1526 non si ap
tPllCà che alle persone-di professione niercantila: or, la moglie di un
m_crcatante,. -benchè segna la condizione 0 lo stato politico di suo marito ,
'5 un) À'RTICOLO 4. _ 349
non ‘è ciò non ostante mercantessa di professione, che allora quando è es
sa stessa mercantessa pubblica mediante un commercio separate
( art. 220 del Cod. civ. , art. 4. 5._del cod. di commercio
Su tal quistione «1’ attrice invocava «1’ autorità dell’ arresto per
Changharnier contro Cormier (Tom. 14. a. part., p. 33 Vedi la de
cisione seguente. Perciò, p0iól1ò la signora Lefèvre non era nella ecce
zione dell’ art. I'526_ , concludeva che la regola generale doveva essere
applicata; che quindi il biglietto ad ordine da lei sottoscritto , senza
bono nè approvato, doveva esser dichiarato nullo.
Inoltre , la signora ’Lefèvre trovava la sua causa giudicata anticipata
mente, merce l’arresto di cassazione, reso a‘d-l 8 agosto 1815, a rap
porto del sig. Zangiacomi (V. come sopra p.99 In tale specie, li e'ora
te giudicò che una soscrizione apposta in piedi di un biglietto ad ordine.
era nella , a riguardo della moglie , per mancanza di bono o approvato,
benché il corpo del biglietto fosse stato scritto e sottoscritto dal marito.
_ Il convenuto à primieramente cercato giustificar .l’ arresto per i
tuoi proprii motivi. Poi, a proposto i mezzi giustificativi di un’ altra
specie , e ne’ quali sembrava di mettere maggior fidanza. Egli à fat
to osservare, ’
I.° Che non si trattava di un«biglietto sottoscritto da una sola parte;
a.° Che d’altronde si trattava di una obbligazione solidaria di un
biglietto ad ordine. .
Sotto questo doppio rapporto sosteneva che "la disposizione generale
dell’art. I526 del cod. civ-. non era applicabile. E primieramente , à detto ,
la regola è fatta per prevenir le frodi , per impedir l’ abuso della soscriziona
‘in bianco: ora , il pericolo non è lo stesso quando si tratta di una obbligazione
di marito e moglie o accessoria , che quando si tratta di una obbliga
zione principale; «1’ altronde, la legge è espressa, e non parla che del ca
so in cui vi à sottoscrizione di una sola parte.
Si potrebbe, in soggiunto, opinare che mediante tali.espressioni il le
gislatore à inteso indicar le obbligazioni unilaterali per opposizione al
le obbligazioni sinallagmntiohe, Ma lagiurisprudcnza degli arresti a per
550 Decrsroni
così dire fissato il significato di tali espressioni, essa non le applica af
fatto alle obbligazioni di marito e moglie o accessorie. Qui il conve’
nuto à numerati otto arresti indicati in una consulta sottoscritta da tre
distinti avvocati. Nondimeno egli non esponeva tal sistema che con
riserba, perchè esso era stato quasi rigettato, oinon accolto , in un pre

cedente afl‘are difeso da lui medesimo. Sembrava di riporre fidanza


maggiore nella circostanza che si trattava di obbligazion solidaria di un
biglietto ad ordine. Ecco in qual modo presentava l’ argomento giustifi«
calzivo dell’arresto.
L’ art. 1326 del cod. civ. non è relativo che alle materie civili;
ilspeciali.
cod. civ. non forma legge per le materie commerciali regolate da leggi
I

Inv0caVa in seguito 1’ art. 187 del cod. di comm. ( art. 18'] leggi di
eccez. ) il quale prescrive che per la obbligazione solidaria, per la girata,
e per l’ cavallo di un biglietto ad ordine , fa d’uopo seguir le medesime
regole prescritte per una lettera di cambio , cioè le regole commerciali.
Provava siffatta teoria coll’ autorità dell’ arresto a favore di Chabaud del
25. gennajo 1814, a rapporto del signor Chabot. Mediante tale arresto , la
corte annulla una’decisione della corte di Limoges per aver giudicato che
un’ avalla apposto sopra un biglietto ad ordine , senza bono od approva
to , era nullo. ( V. mm. 14, 1 part. p.62 ) Deserviamo, egli diceva, che
Per tale arresto la corte ‘regolatrice dichiara espressamente « che l’art.
» 1326 del cod. civ. non riguarda che le materie puramente civili ; che
»-pe’ biglietti ad ordine e per le lettere di cambio , tuttocciò che è ga
» rantia è sommesso a.regole_ particolari, come lo indica l’ art. 187- del
2: cod. di comm. » se dunque, diceva il convenuto , si trattasse dèll’ a
valla , o della garantia di un biglietto ad ordine , l’art. 1526 non sareb.
be applicabile dietro l'arresto Chabaud. Bisognerà mai credere che l’ obbli
gazione solidaria di un biglietto ad ordine è sottoposta ad altre regole di
verse da quelle prescritte per un avalla o per una girata , per essere u
na obbligazione principale, e non una obbligazione accessoria? Ma sareb
be assurdo 'il pretendere che una tale soscriziond che sarebbe valida aldor
so di un biglietto ad ordine. è nulla perché vi è messa in piedi. D’altronde
SULL’ ARTICOLO 4. 351
l’avallo , la girata e la obbligazione solidaria di un biglietto ad ordine sono
sommesso alle medesime regole, clietro.l’art. 187 del cod. di commercio. Dun
que, poiché la corte a dichiarata Valida la girata di un biglietto ad ordine,
quantunque non vi fosse che una semplice soscrizione senza bono o appro'
vato , essa deve ugualmente dichiarar valida una obbligazione solidaria.
Questa teoria poteva essere combattuta per mezzo dell’art. 1 13 del cod. di
comm. ( art. rr3lcg. di eccez. ) il quale prescrive che cc la soscrizione delle
» donne maritate , e delle zitelle non negoziantio mercantesse pubbliche ,
n su lettere di cambio , non Vale , a loro riguardo, che come semplice
» promessa ». L’attore aveva sostenuto che una soscrizione di femmina ,
non mercantessa pubblica , su di un biglietto ad ordine 0 lettera di cam
bio , era reputate soscrizione sopra semplice promessa. Ma non è questo
il senso dell’ art. 113 del cod. di commercio. Il legislatore à voluto che
una tale soscrizione non rendesse la femmina sottoposta all’ arresto per
sonale , come se ella avesse fatto un atto di commercio.. Ma non a
voluto che la soscrizione della moglie su di un effetto di commercio ven
ghi reputata nulla per mancanza di bono od approvato. Una lettera di
cambio scritta da una femmina sarebbe valida , ma non valerebbe che
come semplice promessa, se la femmina non fosse mercantessa pubblica.
Dunque , secondo 1’ art. 113 del cod. di com. , che la obbligazione della
femmina, per effetto di commercio, sia scritta , o semplicemente soscrit-s
ta , essa val sempre ugualmente , non come obbligazion commerciale_,
ma come obbligazione civile. Perciò l’ art. 113 distrugge la obbjez‘
zione anziché servirle di appoggio.
Inoltre l’ arresto a favore di Chabaud è contrario ancora 'ad un tale
sistema. In effetto , il giratario del biglietto non era mercatante; la sua
soscrizione al dorso di 'un biglietto ad ordine era adunque della me
desima natura della soscrizione di una femmina non mercanlessa; così lo
prescrivono gli art. 636_e 637 del cod. di com. ( art. 615e616 leg. di
eccez. Or, l’arresto Chabaud decide, che la soscrizione di un particola‘
re non mercatante al dorso di un biglietto ad ordine è valida, benché non
354 D 11 e 1 s r o n t
vi sia né bono né approvato; dunque deve esserne lo stesso della soscri
zione diiina femmina.
Relativamente all’ arresto Bardin-Boi‘ngelin reso [dalla corte a 8 ago‘
sto 1815 , a rapporto del sig. Zangiacomi , il convenuto faceva osservare
che nella specie allora giudicata , l’ arresto cassato di Parigi, non aveva
deciso che una quistione affatto differente , quella cioè se l’art. 1356 e
ra ancora applicabile allorchè la soscrizione non era arguita di frode:_ or
questo non è in niun’modo ciocche à giudicato ll arresto di cui attuale
mente si tratta. ‘ ’
L" avvocato generale 21 concluso per la cassazione,

Annzsr-o.

La corte , visto 1’ articolo 1326 del cod. civile; considerando,


1.’ Che è vero che la moglie segue la condizione di suo marito , ma
che non risulta in modo alcuno da'sifii'itto principio che la professione
del marito sia necessariamente comune alla moglie; che dietro gli art. 4
c 5 dél cod. di com. , una femmina‘non è reputata mercantessa pubblica
che allora quando ella esercita col eonsentimento di suo marito, un commercio
separato da quello di lui; che la moglie Lefèvre non avendo giammai eser
citato un commercio di tal genere , non può esser considerata come mer
cantessa; che non potendosi quindi collocarla nella eccezione contenuta
nell’art. 1326 del cod. civ. , ella è sottoposta alla disposizion generale
del medesimo articolo;
2. Che niuno si può allontanar da tale disposizione sotto il prete
sto che si tratta nella specie di un biglietto ad ordine , e per conseguen
za di un’ effetto commerciale; perchè a termini dell’art. 114 del cod. di
comm. (art. t. leg. di eccez.) , la soscrizione delle femmine‘maritate e zi
telle , non mercantesse; su lettere di cambio (e per conseguenza su bigliet
ti ad ordine ) non vale a loro riguardo che come _sempliciprome3se,
le quali sono , di loro natura , regolate dal cod. civ.; '
3. Che non si può sfuggire la disposizione generale dell’ art. 1326
dclcod. suddetto , sotto il pretesto che essa non si applica che a’biglietti
SULL’ anr1cor.o 4. 53
ne’ quali una sola persona si obbliga verso di un’altra; percbè risulta
dal testo sanamente inteso dell’articolo , dallo spirito ben compreso del le
gislatore e dall’antica legislazione, cui la novella in questo punto si
rapporta, che l" articolo comprende ogni atto unilaterale che contiene obbli
gazione di pagare, o che la obbligazione sia sottoscritta da un solo , o
che la sia da più persone;
4. Clic nè l’arresto, nè la sentenza di prima istanza di cui l’arre
sto adotta i motivi, prova che la moglie Lefèvre abbia ratificato il bi.
glietto in quistione e’coverta la nullità , la quale, a norma della dispos
sizione generale dell’articolo 1326 del cod. civile,risulta da ciò che nello
apporre la sua soscrizione , questa femmina non à aggiunto il bono o
l’ approvato prescritto da tale articolo; la corte cassa , etc.
N. B. Nel ravvicinar l’ arresto Chabauzl , e l’ arresto Changarnicr
enunciati in questo articolo , e l’arresto Lefèvre che abbiamo ora rap
portato , fa d’ uopo concludere , che per igiudicar 1’ effetto di una so

scrizione senza bono 0 approvato ( fuori il caso della eccezione ),- _è nev
cessario distinguere la natura delle obbligazioni, ed il sesso di coloro che
le 2111 sottoscritte; valevole , se il biglietto 0 la promessa è un biglietto ad
ordine o una lettera di cambio, e se la soscrizione è di uu uomo: non va
lev0le , se il biglietto o promessa è un biglietto civile , 0 una semplice
promessa, e se la soscrizione è di una femmina. Bisognarebbe ancora
far distinzione tra una obbligazion principale, per dichiararla nulla ,
ed una obbligazione accessoria pef_dichiararla valida ? Sifl’atta distinziq,
ne, proposta alla occasione dell’ arresto Cbaband non fu accolta.
354 Decrsroaj

a.

La donna non è , Solamente per esser moglie di un mercatante,


reputala mercantessa pubblica , per l’applicazione dell’ art. 1326 del
cod. civ. ( art. 1280 leg. civili ), il quale non esige da’mercanti che
essi approvino i biglietti da loro firmati, senza essere scritti da’me
dàsimi.
C. G. F. cass. 1.2 genn. 1814. ( S... I4. x. 33. )

‘ 980.1113101"; 61 @- GOIMII BI.

I
\

Si trattava di scrittura di obbligo di un deposito della somma di 668


franchi, pretesa sottoscritta a Il maggio 1809 , a favore del signor De
lanoè‘, prete, da Anna Debois , moglie del signor Changarnier , mer
catante in Autunia. .
Debois non aveva scritto il biglietto, ne vi aveva apposto il bono o
l’ approvato esprimente interamente in lettere la somma depositata.
Dopo la morte di lei, e del signor Delanoè' , il signor Cormier ed
Anna Delanoè' coniugi , di loro eredi , intentarono contro il signor ’Chan
garnier, marito ed erede di Anna Debois , azione per la restituzione
della somma , che formava l’oggetto della scrittura di obbligo.
Il signor Changarnicr rispose che il bigliettoiera nullo sotto un dop
pio rapporto ; . -
I.° Percl1ò non era scritto. da sua moglie,nè conteneva un bono o un
approvato , che esprimesse del tutto in lettere la somma ricevuta in de
posito;
2.°‘Perchè era sottoscritto da una femmina sotto la potestà 'marita
le, senza il consenso del marito e l’autorizzazione della giustizia.
Egli dichiarava in seguito di non aver avuto giammai cognizione del
deposito , e di non riconoscere la soscrizione di sua moglie.
Suza’aarrcom 4. 355
A 8 gennaio 1812 , sentenza del tribunale di prima istanza di Autu
nia , che richiama e consacra !a difesa degli eredi Delanoè , dichiara la
scrittura di obbligo valida nella forma , ed ordina la verificazione della
firma. Q

« Atteso , vi è detto , che , dietro 1’ art. 1923 del codice civile (art.
1795 leg- civ. ), il deposito deve esser provato solamente per mezzo di
scrittura; che queste specie di atti non son sottoposti ad alcuna formola ;
che l’art. 1326 del medesimo codice non è applicabile al caso; che ove lo
fosse , la femmina Changarnier si troverebbe nella eccezione contenuta in
tale articolo, poichè suo marito “Scudo mercatante , ella segue la con
dizione di lui; ‘ r
». Atteso , a riguardo della regolarità dell’atto di deposito di cui si tratta,
che quantunque la moglie non abbia potuto obbligar suo marito senza una
autorizzazione formale, risulta dalle disposizioni dell'artrng del medesimo
codice ( art. 17981eg. civ.) che essa la potuto obbligar se stessa;che mercè
la legge della equità , se ella oggidì esistesse , non potrebbe sottrarsi alla
dimanda che se le farebbe della restituzione de’ 668 franchi espressi nella
scrittura di cui si Valgono gli attori ,' che avendo instituito érede suo marito',
egli è soggetto a tutte le azioni che si potrebbero dirigere contro di lei;
che sebbene non se ne potesse far la revindicazione di tal deposito , vi
in luogo ad azione per la restituzione dello stesso , essendo ridondato
a vantaggio del depositario; che tali principi si trovano stabiliti dei
più abili giureconsulti , e spezialmente da Pothier, ine’ suoi trattati dei
contratti di beneficenza e delle obbligazioni; d’ onde Segue che questo è
il caso di rigettar le eccezioni del reo convenuto. »
» Ma attesocbè questi dichiara non poter riconoscere la sottoscrizione di
sua moglie, ciò sarà il caso di adoperar gli esperti per verificarla. »
Ricorso in cassazione, I.' per contravvenzione all’art. 1326 del cod.
civ. ; a.“ per violazione degli art. m7 e 225 art,zofieao4 leg. ciy, .),
e fals’ applicazi0ne dell’ art. 1926.
' Per primo mezzo, l’attore, diceva che l’art. 1396 del cod. civ. prev
scriveva come una formalità essenziale delle obbligazioni unilaterali sotto
firma privata, che esse fossero scritte di mano del soscrittore, o che con
i e
356 ' DECISIONI
fosse di mano di colui che le à sottoscritte], un bono o un’ approvato
contenente interamente in lettere la somma o la quantità della. cosa.
che si può valutare in danajo.
La disposizione di questo articolo e assoluta: essa riguarda tutte le
specie di contratti unilaterali, e tutte le persone diverse da quelle indicate
nella seconda parte: cioè: i mercanti, artigiani, lavoratori, legna
juoli, giornalieri o servidori. '
Nel fatto, la signora Changarnier era sola obbligata per mezzo dell’at
to del Irmaggio 18og.‘ ella non lo aveva scritto, nè vi aveva apposto
di sua mano un bono o approvato. Non si trovava in alcuno de’ casi
della eccezione prevedqta dalla legge; dunque la sua obbligazione era
nulla ; il tribunale non poteva dispensarsi di pronunziarne la nullità.
Ma questo tribunale à Considerato , I.° che 1’ art. 1326 non è appli
cabile che a’ semplici atti di prestito, e non agli atti di deposito, i quali
a‘ termini dell’ art. 1923 del cod. civ. , debbono esser provati mediante
scrittura , ma non sono assoggettati ad alcuna formola speciale;
2.° Chriammettendo che questo articolo sia applicabile agli atti di
deposito , la signora Chang’arnier era in uno de’ casi di eccezione che tale
articolo prevede , quello di mercantessa , poichè ella segue la condizione
di suo marito il quale esercitava tal professione.
Confutazione del I." motivo._ E primieramente l’art. 1923 non con»
tiene alcuna derogazione al dritto comune: esso al C0ntrario non è chela
espressione del principio, che in materia civile, ogni obbligazione deve esser
provata per mezzo di scrittura, allorché oltrepassa 150 franchi. Or, si
può ragionevolmente pretendere, che, dall’ avere il legislatore richia
mato nel titolo del. deposito questo unico principio comune a tutte le
specie di convenzioni, lo abbia dispensato dalle condizioni e formole al
trove prescritte ?
A simiglianza di ciò, bisognerebbe dire che l’art. I325 del medesimo
cod. , che richiede ne’ contratti Sinallagmatici un numero di originali rigua
le a quello delle parti , colla menzione espressa in ciascuno di essi dello
adempimento di tal formalità , non è applicabile al contratto di vendi
ta , poiché nel titolo che gli è relativo , la] legge non fa dipendere la
sua validità dalla esistenza di siffatta condizione.
SULL’ARTICOLO 4. 357
Inoltre, l’ art. 1326 sottopone alla necessità del bono o approvato,
senz’alcuna distinzione , n i biglietti o promesse sotto firma privata, median
te i quali una sola parte si obbliga verso 1’ altra a pagargli una somma
di danajo , etc., etc. ».
Poco importa che i biglietti o promesse siano atti di prestito 0 di de‘
posito. L’essenziale è che l’atto contenghi obbligazione di pagareodi rim
borsare una somma in danajo; e qui tale obbligazione esiste evidentemen
te. La signora Changarnier à detto: » lo tengo in deposito la somma di
668 franchi del signor Delano'é »; merci: tale atto ella si è obbligata di
pagare o di rimborsare simil somma al signor Delanoè'. ‘
Questo atto non è ancora che un contratto di prestito , perchè non
pubesistere vero deposito che solo quando la cosa depositata è stata indi
cata per mezzo de’ suoi elementi _materiali , da dovere essere restituita in
natura ( art. x932 cod. civ. ) ( art. 1804 leg. civ'. ); ma il deposito di
una somma di cui non si determinano le specie , allorché questa somma
non è inviluppata , nè suggellata , non dando luogo che alla esibizione
del valore , e non già delle cose identiche ed in natura , nel fatto non
è che un semplice prestito.
I motivi della legge sono d’altronde i medesimi, tanto pel deposito,
che per lo prestito; il bono o l‘ approvato sono unicamente richiesti per
prevenir gl’ inganni , gli abusi della sottoscrizione in bianco , sempre fa
cili ne’ contratti unilaterali. _
‘ Perciò , nello spirito come nella lettera della di5posizione del codice,
la obbligazione unilaterale , nulla importando la varietà delle sue fermo
le , è sempre regolata dall’ art. 1326.
Già la quistione è stata presentata alla corte di cassazione in una
specie simile , sotto l’impero dell’ editto del ‘22 settembre 1753, La
signora Ducbalard reclamava la somma di 12000 lire , in virtù di una
scrittura di obbligo di deposito Sottoscritta da Luigi Girard. Il debitore
adduce in eccezione lamancanza di approvazione: si risponde che l’edit
to del 1753 non è- applicabile che a’ biglietti o promesse , e non agli atti
di deposito. Il tribllnale civile di Vannes e le corti imperiali di Poitiers
decidono che la scrittura di obbligo è nulla; e la corte di cassazione con
558 DECISIONI
ferma tal decisione mediante arresto del di u ‘brumajo anno 12. Vi è
la stessa ragione di decidere sotto l’impero del codice , come sotto quello
aar editto del 1735, _ "
Confutazione del 2.‘ motivo, Secondo il tribunale di Autunia , la
femmina il cui marito è'mercatante , siegue' la condizione del marito.
Ma ove egli è scritto che la femmina siegue la condizione. del marito ,
nel senso ch’ ella Sia soggetta alle medesime azioni di lui? Dovrà in con.
seguenza la femmina che a sottoscritti biglietti ad ordine, se suo marito
è mercante , esser reputate ancora essa stessa mercautcssa , e come tale ,
soggetta all-’ arresto personale? Ilcontrario è scritto nell’ art. no del cod.
civ. ( art. 209 leg. civ. ), il quale dispone che la femmina è mercan
tessa pubblica sol quando fa un commercio particolare e separato da quello
di suo marito; nell’ art. 3 del tit. a della legge del _15 germile ann06 ,
il quale non sottomette la femmina maritata all’arresto personale che.
quando a; ella fa un commercio distinto e separato da quello di suo
marito ; fiinalmente negli articoli 5 e 113 del’cod. di comm. ( art.9 e
1131eg. di eccez. Or_,taie non è la Specie in controversia, Non è stato
verificato per mezzo della sentenza, nè ancora allegato dagli eredi Dela.
noé , che la signora Changarnier facesse un commercio particolare; eua
non si trovava adunque collocata nella eccezione dell’ art. 1326.
A dir vero, innanzi alla Corte è stato allegato , che il signor Cbam
garnier era illitterato , e che sua moglie era agente di lui. Ma tale cir
costanza , astrazione fatta da ciò che essa _,non era stata valutata da’ primi
giudici, era in _se stessa indifferente; poicbò secondo gli art. 220 del cod.
civile e 5 del cod. di comm. , n la femmina che non fa che vendere a
minuto le mercanzie dei commerciodi suo marito , non è mercantessa
pubblica >;. _ ‘ ‘
I L’ attore giustifieava in poche parole il secondo mezzo della sua di

fissa. È di principio incontrastabile, egli diceva , che la moglie non può


contrattare senza il consentimentodi suo marito, o in mancanza di que.
sto , senza l’ autorizzazione della giustizia (art. 21 -e 225 del cod. civ. ).
Il Tribunale di Antonia conviene in questo principio; rimesso pre
tende che la signora Changarnier si trovava nel caso di eccezione preve
SULL’ARTICOLO 2e3. 359
dutc coll’ art. 1926 del cod. civile. Qyuestoarticolo obbliga l’ incapace al
quale si è confidato un deposito a restituire tutto ciò di cui à profittatc‘;
questa è una conseguenza delle disposizioni dell’ articolo r3r:z del medu
simo codice. '
Si ravvisano in ciò due errori, nel fatto e nel dritto- 4
Nel fatto : non era in alcun modo provato che la signora Changah
nier avesse tratto profitto dalla somma di 668 franchi; il tribunale ne era
egli stesso eonvinto,poicbè à ordinata la verificazione della firma, ciocche
sarebbe stato inutile, se fesse stato certo che la signora Changarnier aves
se profittato della somma depositata; si sarebbe deciso in con5eguenza
di essere ella stata 1’ autrice della scrittura di obbligo.
' Nel dritto : L’art. 1926 Suppone una obbligazione valida nella for
ma , provante la esistenza del debito, ed obbligatoria per colui che l’ a
sottoscritta , se egli non era stato incapace. Ma questo articolo non si
applica all‘atto ad un obbligo nullo , che non il la forma autentica de’c0n'
tratti, e della
pienezza che sarebbe nella impotenza di obbligar colui che V avesse
sua capacità. I la

Di già è stato dimostrato che l’ atto merce il quale si pretende sta


bilire il prestito 0 il deposito e radicalmente nullo , e sarebbe contrario
alla ragione ed. a’ principi del diritto, che si potesse indirettamente , per
mezzo delle presunzioni o della pruova testimoniale dell’impiego della
somma prestata o depositata ., sopplire alla pruova scritta e diretta_della
obbligazione del prestito 0 del deposito. ‘
Il reo convenuto sviluppava sull’ uno e sull’ altro mezzo di cassaziO-_
ne i,motivi della sentenza impugnata; rispondeva sul z.° mezzo , che
l’ art. 1326 non era all‘atto applicabile al contratto di deposito, non sola
mente perchè la legge non prescrive a suo riguardo la formalità del bono
0 dell’ approvato , ma ancora perché il deposito deve, essere annoverato
fra i contratti sinallagmatici , i quali non sono sottoposti a sill‘attà formaa
lità. » Il contratto di deposito , dice Pothier , è nella classe de’ contratti
sinallagmatici , perchè esso produce obbligazioni reciproche; ciascuno dei
contraenti si obbliga l’uno verso‘ l’ altro ». Nella specie la femmina Chan
garnier non si obbligava a fare un pagamento propriamente detto; ella
569 chxsxonl
confessava soltanto di esserle stata affidata una somma in deposito; formava
perciò non un contratto unilaterale, ma un contratto sinallagmatico;
nel decidere che tale obbligazione era dispensata dal bono o dall’ appro
vato , il tribunale di Autunia non il in conseguenza viola_to l’art. 1326
del cod. civ, I v
I Ma che si rifletta , egli continuava , sul senso di questo-articolo e

sul motivo delle sue eccezioni', e si rimarrà convinto che nel supporre
ancora unilaterale la obbligazione della femmina Changarnier, il tribunale
h fatta una giusta applicazione di tale articolo. In effetto il significato
dell’ art. '1326 è fondato su ciò che in generale, i mercanti, gli artigiani,
etc. sanno firmare senza sapere scrivere , e per le espressioni mercanti,
artigiani etc ,il legislatore comprende il marito e la moglie , soprattutto
allorché il marito fa un commercio di poca importanza , oesercita un me
stiere , che suppone una educazione poco accurata; si sa che allora quasi
sempre, è la moglie che fa il commercio a nome del marito , e che
ciò qui si verificava. Il signor. Changarniazr era affatto illitterato , la mg.
glie era lq. sud agente , dirigeva la sua{casm , e teneva la scrittura;
t-lla poteva adunque esser considerata come mercantessa; e gli atti che
faceva; dovevano esser sottoposti alle medesime" regole di quei del mercan
te. Posto ciò . aggiungeva il convenuto, si confuta il n.° mezzo di cas
saZi0n8; l’ atto essendo valido nella forma il tribunale à potuto condan
nare, a norma delle disposizioni dell’ art. 1312 e 1926 del cod. civ. , il
signor Changamier , nella qualità di erede di sua moglie , a rimborsare
agli eredi Delanoè' la somma di 668 franchi, da cui la'signora Changarnier
aveva tratto' profitto. La sua incapacità-cesena per effetto dell’impiego
utile, ch’essa aveva fatta, della somma depositata. Tnoltre non imparta che
l‘ atto sia valido o nullo nella forma , essendo la disposizione dell’art. 1926,
fondata sul principio di equità. , che (temo potest fieri -locupletion
cum jactura alterius, ‘ ’
Il signor Jourcle , avvocato generale, 21 concluso per lo rigetto del
ricorso.
SULL’ARTICOLO 4. 36:
ARRESTO.

Visto 1’ art. 1326 del cod. civ. , così concepito : ‘ _


» Il biglietto o la promessa per iscrittura privata , mediante cui una
sola parte si obbliga verso l’ altra a pagarle una somma di danajo , o a
darle una cosa valutabile , deve essere scritta interamente di mano di colui
che 1’ à soscritta, o almeno è necessario che , oltre la sua soscrizione, vi
abbia scritto, di propria mano un bono o un approvato indicante in let
tere per esteso la somma o la qualità della cosa; si eccettua il caso in
cui l’ atto si rilasci da mercatanti, artigiani, lavoratori, vignajuoli, gior
nalieri o servidori ».‘ . _
Ed atteso, r.° che se l’art. 1925 del medesimo codice esige che un
atto di deposito non possa esser provato che mediante scrittura, non
ne segue che l‘ atto che lo prova sia dispensato dalle formole che la leg
ge à richieste per mezzo dell’art. 1326;
I n.° Che una scrittura contenente dichiarazione di deposito di una som- -
ma di danajo non può esser considerata che come un’ atto unilaterale , il
cui effetto è di obbligare il depositario a restituir la somma che glièsta
ta affidata; d’ onde risulta che se essa non è scritta di mano del deposi
tario non può esser valida che mercè 1’ approvazione della somma enun
ciatavi; '
3.° Che la sentenza impugnata n0n e5prime che la femmina Changar
nier facesse un commercio separato; nè ancora ch’ ella fosse in, uso di
tener la scrittura , o di firmar per suo marito; _e che [in conseguenza,
si è falsamente applicata alla sPecie della causa la eccezione contenuta
nel detto articolo 1326 , sotto il solo pretesto che la moglie , seguendo
la condizione di suo marito il quale era mercante , non era obbligata di
(conformarsi alla prima disposizione dell’ enunciato articolo;
4,” che nell’ applicar alla] medesima specie la disposizione dell’ art.
1916 del suddetto codice , sotto il pretesto che la femmina Changarnier
aveva trattò profitto dalla somma depositata , la sentenza impugnata à
commesso un’ errore di dritto; poiché tale articolo suppone necessaria
mente che il deposito fatto alla persona incapace, lo sia stato in una formola
L. T. 1. 46
362 Dncrsionr
che l’ avrebbe validamente obbligata senza la sua incapacità , e che, nella
specie, la femmina Changarnier,,ancqrchè non fosse stata sotto la potestà
maritale , non avrebbe potuto esser validamente obbligata in virtù di una
scrittura che non conteneVa l'appronzioae della somma depositata.
II
La corte cassa , etc.

5.

La donna maritata per sottoscrivere un biglietto ad ordine à bi-«


‘ sogno di una autorizzazione espressa e speciale. Tale autorizzazione non
risulta dalla procura generale, mercè la quale il marito autorizza
sua moglie a vendere o ad ipotecare i loro beni, a far convenzione con
tutt’i creditori, e ad obbligarlo unitamente ed in solido con lei, né dal
I’ aver il marito pagato qualche somma a conto sul totale del biglietto.
( Cod. di com. art. 113; cod. civ. art. 225 e 1988 ) (leg. di eccez.
art. 113, leg. civ. 212 e 1860. ).
C. A. di _Poitiers. 5 piovoso anno 13 (S. . . 5. 2. 41.):

(ìaiHazb 6 %OBIÎW «fa. VGÌOV(L €ozuifi€eau.

A 22. messidoro anno 10 la signora Cornilleau riceve da suo ma


rito , nel partir per 1’ America , una procura mediante la quale egli l’au
torizza , « ad amministrare tutti gli affari loro , a vendere o ipotecare i
loro beni mobili ed immobili , a ricevere in prestito quelle somme cli’ ella
crederà necessarie , ed a far convenzioni con tutt’i creditori o debito
ri , etc. , e per lo eseguimento di tuttociò , ch’ essa farà in virtù de
presente potere , obbligarvi unitamente_ed in solido con lei il detto con
stituente , e tutt’i di loro beni mobili ed immobili. n
In virtù di tal procura Cornilleau , dopo aver aggiustati i conti con
Gaillard e' Bodin negozianti, sottoscrisse a di loro favore a 15 pratile
anno 11 , un efi'ett0 di 761: franchi, tanto in suo nome che come
A procuralrice di suo marito. I
SULL’ARTICOLO 4. 365
Cornilleau , di ritorno ,ricouobbe tacitamente legale questo effetto ,
nel pagar a’ suoi creditori un’a conto di 1030 franchi. Poco dopo egli
muore; la vedova di lui riminzia alla comunione.
Citata in giudizio da Gaillard e Bodin, per sentirsi condannare
tanto in _su0 nome , come personalmente obbligata ,- che come tutrice
de’ suoi figli minori, al pagamento della somma contenuta nel biglietto,
la vedova Cornilleau ne sostiene la nullità per mancanza di autorizza
zione del marito suificiente per soscriverlo. ‘
‘ Una prima sentenza del tribunale del circondario di Bressuire la
condanna al pagamento della somma del biglietto , tanto nel suo nome
personale, che a nome de' suoi figli minori.
Appello: la mia procura; à detto la vedova Cornilleau, in appello ,
era generale. Or , una procura generale non autorizzava la femmina che
a fare atti di amministrazione, e non a contrattare in nome personale,
L’ art. 225 della consuetudine del Poitù , sotto il cui impero la Procura
è stata fatta ,' è positivo a questo riguardo , ed il sentimento degli auto
riè unanime. ‘ ' . ‘
» Un’ autorizzazione generale ( dice Boucheul su questo articolo),
a nulla serve e non ti effetto.alcuno per render validi gli atti che la fem
mina à formati in conseguenza di ciò senza suo marito. Questo è uno
de‘ punti dell’ arresto del 5 giugno 1642 , reso per tal consuetudine , e
rapportato all’uopo da Soéfve, tom. I, cent. 3, c. 7 ; perchè siffatta autoriz
zazione generalemon è una autorizzazione espressa , come la prescrive
la consuetudine , in ipso negatio praesens auctor debetjìeri ».
Potlrier , potestà maritale n. 67. - Tiraqueau, del comm. , sulla
parola espressa. dell’ art. 225 della consuetudine‘del Poitù , professano la
medesima dottrina.
Finalmente il cod. civ., sotto 1’ imperodel quale è stato sotto
scritto il biglietto, prescrive negli art. 223 e 1988, ,clre l’ autoriz
zazione o il mandato concepito in termini ' generali , non comprende
che gli \atii di amministrazione: Se si tratta , continua 1’ art. 1988 , di
alienare o di ipotecare, o di qualche altro atto di proprietà, il man-’
dato dev’ essere s.rbnssso.
564 DECISIONI
Girard e Bodin convenivano _ne’ principii invocati dalla vedova
Cornilleau , ma essi invocavano nel medesimo tempo 1’ art. _2|7 del cod.
civ., dal quale risulta che la femmina può alienare, ipotecare, acquista
re , se il marito concorre nell’atto , o se egli dà il suo consenso in iscrit°
to. Or , nella specie vi‘era , dicevano essi, ilconsenso in iscritto , per
chè la procura della signora Cornilleau l’ autorizzava sracz.4znrenrs a
far convenzioni con tutt’i creditori , e ad obbligar suo marito in so
lido cozv er. Vi è inoltre consenso ulteriore ed espresso, per causa del
pagamento di un’ a conto fatto'da Cornilleau medesimo.

Annesró.

Considerando che la procura e generale ; '*


Che per poter contrattare ed obbligarsi validamente in suo nome
personale , sarebbe stato necessaria all’ appellante una autorizzazione par
ticolare e speciale, o un consenso particolare e speciale di suo marito ,
sotto la cui potestà ella era , sia a’ termini delle leggi antiche , sotto
l’impero delle quali la procura è stata data , sia a’ termini del cod. civ.
sotto cui il biglietto è stato formato. L’articolo 225 della c0nsuetu
dine di Poitù , che regolam le parti anteriormente alla promulgazione del
codice civile , prescrive che la moglie non può validamente contrattare ,
in pregiudizio di suo marito o di se stessa , senza l’autorità e consenso
espresso di suo marito ,‘ ciocchè richiedeva un autorizzazion particolare;
e l’ art. 223 del cod. civ. dichiara che: » Ogni antorizzazion generale,
benché stipulata per mezzo di contratto di matrimonio, non è valida che
in quanto all’ amministrazione de’ beni di, sua moglie. D
In conseguenza di tali motivi , la corte annulla la sentenza di pri
ma istanza , e dichiara il biglietto nullo in ciocchè concerne personal
mente la vedova Cornilleau. '
SULL" ARTICOLO 4. _30'5i

4.

La moglie che à ricevuta da suo marito una procura generale ,


nón è per questo autorizzata a fare il trasferimento , per mezzo di
girata , di un biglietto ad ordine appartenente al_mdrilo. (Cod. civ.
art. 1988 ) (_art. 1860 leg. civ.
C. A, di Brusselles. - 13 teb. 1809. - ( S... 10. 2. 531

546310,“) @- ÌFeueuiffe.

A 19 febbrajo 1808 , biglietto ad ordine sottoscritto da Leleux a


favore del sig. Feneuille.
La moglie di Quest’ultimo fa girata del biglietto a favore del signor Le
grand , come procuratrice generale di suo marito. -
Alla scadenza , protesto e citazione.
- A _9.2. ottobre 1808 , sentenza del tribunal di commercio di Mons
che pronunzia la condanna solidaria , tanto contro il debitore principale ,
che contro il sig.-Feneuìlle, come giratario , rappresentato da sua moglie.
Il sig. Feneuille appella da questa sentenza, e pretende che sua
moglie non essendo stata autorizzata a- trasmettere 1’ effetto per mezzo
della girata , non aveva potuto far la girata del biglietto; che in vero
egli leaveva data una facoltà generale di amministrare i suoi affari, ma
che questa facoltà non aveva potuta autorizzarla a far la girata di un ef
fetto di commercio; che ciò era un atto di alienazione , eccedente i
limiti di una semplice amministrazione; che siffatto principio era con.
sacrato per mezzo del testo dell’art. 1988 del cod. civ. , per effetto del
quale » il mandato concepito in termini generali non comprende che
» gli atti di amministrazione. Se si tratti di alienare o di ipotecare , o di
» qùalche altro atto di dominio , il mandato deve essere espresso ».
Il couvenixto irpreteso che questo mandato era stato _sulficiente per
render valida la girata. '
366 Dr:crsronr
Ankasro.

Considerando che a’ termini dell’art. 1988 del codice civile , il quale


nel caso regola la materia , n’ il mandato concepito in termini generali
non comprende che gli atti di amministrazione »; '
Ed attesocbè la sottoscrizione della moglie dell’ appellante è si poco
a considerarsi per un atto di amministrazione; che per mezzo della let
tera dell’ intimato , diretta ad Ignazio Leleux, del di 8 febbraio 1808 ,
risulta che tal sottoscrizione e stata accordata alle istanze del detto con
venuto per covrirlo di una mancanza di pagamento di un biglietto di si
mil somma , che ad esso doveva Leleux.
La corte annulla l’appello; emendando , dichiara il convenuto mal
fondato nelle sue conclusioni.

5.
La moglie può esser mercantessa, pubblica senza l‘ autorizzazione
espressa di suo marito: è bastevole per _reputarla tale ch’ ella faccia
il commercio a vista ed a saputa di suo marito e senza ch'ein vi si
opponghi. ( Art.azo cod. civ.; 4 , e 8 cod. di com.) ( art. 209 leg.
civ. art. 809 leg. di eccez.
C. C. F. riget. 14 novembre 1820 (S. . . 21. I. 512). _

5 coniugi Mora. getta".

A 24 Marzo 1_8r6 , la signora Mora sottoscrisse a favore. del signor


.Gletten un biglietto ad ordine di' 1000 franchi, dipendente da prestito

di mercanzie. ' .
A 4 luglio 18r75 dopo la scadenza del biglietto e mancanza di pa
gamento , Getten ottenne contro Mora , una sentenza in contumacia , del
tribunale di commercio di Dax , che la condannò , con arresto personale,
al pagamento di 1.000 franchi capitale del biglietto, ed agl’ interessi
‘ scaduti. '
A 9 agosto 18|7 opposizione a tal sentenza per parte della signora
Mora pe’ seguenti motivi. - ‘
SULL’ARTICOLO 4. i 367

1. Che la signora Mora non mercantessa pubblica; e soprattutto ma


autorizzata da suo marito ad esserla , non poteva validamente sottosui
vere il titolo che à dato luogo alla enunciata sentenza , senza l’ autoriz
zazione di suo marito; e che mancando siffatta condizione il titolo è
radicalmente nullo} _
2. Che quando anche la detta signora Mora fosse ‘mercantessa pub
blica ed autorizzata da suo marito ad esserla , a norma dell’ art. 4 del
cod. di comm. , ella n0n_avrebbe potuto validamente obbligarsi che per
lo fatto del suo negozio , ed in niun modo per cause estranee; quindi
è che il titolo da lei sottoscritto , sarebbe ancora nullo , solamente per
chè non vi si fa menzione che il debito a per causa transazioni relative
al commercio di Mora; "
3. Che nel supporre d’ altronde che la detta Mora fosse mercantes
sa pubblica debitamente autorizzata , ed il suo titolo legalmente concepi
to, ella non ne sarebbe meno fondata a contrastarne la ellicacia per
essere sottoscritto per cosa non dovuta , ( penmallevare il signor Lar
tel ) senza la Presenza e l’ appoggio del sign0r Mora marito di lei, nel
qual caso i conjugi Mora avrebbero diritto ad esigere che il signor Get
ten esibisse i suoi registri innanzi al tribunale, dichiarando ch’egli si rap
porti al di loro contenuto. se è conforme a quello del titolo etc.
A 6 settembre 1817,sentenza interlocutoria che ordina, prima di
far diritto , che il signor Getten proverà , per mezzo di testimoni che la
signora Mora è mercantessa pubblica.
A ’27 Settembre 1817 sentenza diilinitiva così concepita:
» Attesochè , quantunque risulta dalla deposizione di quattro testi
moni , che Battista Getten non fa il commercio della farina e della cru
sca, si rileva nulladimeno da tali medesime deposizioni, che Susanna M0-‘
ra vende e compera sale , farina e crusca , e che vende ancora pane
che fa manipulare in sua casa; che perciò, essa è mercantessa pubblica;
soggetta per conseguenza alla giurisdizione del tribunale di commercio;
esige etc. In conseguenza , ordina che la sentenza del 14 luglio ultimo
avrà il suo pieno;ed intero effetto. »
, ...Vm____.,.r_.__. . _ _-fl.____

368 Decxsronr
Appello da tal «Sentenza per parte di Mora; ella allega per querela,
oltre la incompetenza del tribunale di commercio che è reso la sentenza,
diverse irregolarità commesse nella informazione che a avuto luogo in pri
ma istanza , e riproduce soprattutto i mezzi gia sviluppati innanzi ai
primi giudici, tendenti a provare ch’ essa non era mercantessa pubblica,
non avendo giammai ricevuta autorizzazione espressa o tacita a tale ef
fetto, da suo marito; che in tutt’i casi e supponendo_ che ella potesse
esser considerata come mercantesse pubblica , il biglietto di cui si tratta
nella causa , non aveva per oggetto un fatto di suo negozio.
A 23 marzo 1819 , arresto della corte reale di Parigi, che confer<
ma la sentenza da cui è appello pe’ motivi seguenti:
» Considerando . . . . sulla incompetenza del tribunale, riguar
data sotto il doppio punto di vista , che la» signora Mora non era
mercantessa pubblica , e ch’ essa aveva bisogno dell’ autorizzazione disuo
marito per venir reputate pubblica mercantessa , che la incompetenza pro
posta sotto il primo rapporto non può essere ammessa , poiché risulta in
effetto dalla sentenza che Mora' faceva un commercio , ch’ella era adun
que mercantessa pubblica; Considerando sotto il secondo rapporto , che
la legge non richiede una autorizzazione del marito perchè la moglie
' possa esser reputate mercantesse pubblica ; ma solamente il consenso" di lui,
e che il marito è reputato di acconsentire allorché la moglie si dedica al
commercio senza opposizione di suo marito; Considerando che i primi giu
dici àn fatta una giusta applicazione della legge nell’ordinar l’arresto
personale . . . . , senza arrestarsi alla nullità proposta da’ coniugi Mora ,
nè alla incompetenza da’ medesimi opposta , nè ad alcuna delle altre 10_
I m conclusioni, dichiara essersi regolarmente proceduto , competentemen
te e ben giu'dicato, in conseguenza , di essere illegittima la dimanda dei
medesimi , etc. ' '
Ricorso in cassazione per parte de’ conjugi Mora.
Il di loro 1.° mezzo , cui la corte regolatrice non a creduto doversi
arrestare , era cavato dalle irregolarità commesse nella informazione che
aveva avuta luogo in prima istanza , cdi cui i giudici di appello ( sc
r
Sunn’aarreozo , a69
condo gli attori ) si erano appropriati i vizii , nel confirmar per mezzo
della di loro decisione la sentenza de’ primi giudici.
Un 2. mezzo di cassazione proposlo dagli attori , poggiava sulla fal
sa applicazione dell’ art. 4 del cod. di com. e dell’art. 220 del codice
civile.
Col primo di tali articoli si prescrive che , » la moglie non può
essere mercantessa pubblica senza il consenso di suo marito. »
Col secondo che, » la moglie , se è mercantessa pubblica può , sen
za l’ autorizzazione di suo marito, obbligarsi per ciò che concerne il suo
negozio: ed in tal caso , essa obbliga ancora suo marito , se vi à comu
nion di beni fra di loro. Essa non è reputata mercantessa pubblica , se
non fa che vendere a.minuto le mercanzie del commercio di suo marito;
ma solamente quando fa un commercio separato. »
L’art. 5 del cod: di com. , richiama i medesimi principii ne’ ter.
mini medesimi. .
Or dicevano gli attori, risulta egli da tali articoli che. la donna
maritata debba esser reputate mercantessa pubblica solamente perch’ ella
fa atti di commercio.
Non vi in dubbio per la negativa; la donna meritata non è reputata
mercantessa pubblica che allorquando è autorizzata da suo marito , ed al
lorcliè fa un commercio separato.
Per condannar una donna maritata come pubblica mercantessa, fa
d’uopo prova due cose: che suo marito l’abbia autorizzata a far il come
j.mercio , e che essa faccia in effetto un commercio separata: poicbè fino
a quando questo punto di fatto sia stabilito e giustificato, essa è presun
ta di agire , se fa atti di commercio , per suo marito ,vendere a minuto
le mercanzie di lui, in una parola essere proposta di lui. '
Poco importa ancora che, nel fatto , la moglie amministri sola il
commercio, della casa ,. che‘esegua le compere , le vendite, i pagamen
ti, che in'una parola il marito riponglri interamente su di lei l’ammi
nistrazione de’ suoi affari , ch’egli non se ne mischia in alcun modo;
non risulta da ciò necessm-iamente , che la donna debba esser reputata_
‘mercantessa pubblica: essa non è affatto considerata contrattar per se
L. T. I. . 47
570 DECISIONI
stessa , non si obbliga personalmente , essa non fa che agire; in tutti
questi casi è reputata agire per conto ed a nome di suo marito , il quale
è considerato contrattare per mezzo del ministero di lei.
Or, nella specie , non si prova che la signora Mora sia stata giam
mai autorizzata da suo marito a fare un commercio separato; non si ri
conosce , d’altronde la qualità di mercantessa pubblica in una donna , che
allorchè essa à patente sotto il suo nome individuale , o qualunque altro
titolo attributiro, secondo la legge, della qualità di mercante. Nella
specie, è provato che la signora Mora non à patente, che niun titolo le
attribuisce la qualità di mercantessa pubblica; che al contrario , è il sig.
Mora istesso , marito di lei, ch’ era patentato all’epoca della soscrizi<me
del biglietto. Dunque la corte di appello di Pan non poteva , senza vio
lar la legge , dichiarare che la signora Mora era mercantessa pubblica ,
csercitante un commercio separato da quello di suo marito; dunque essa
doveva dichiarar , a’ termini dell’art. 113 del cod. di com. articolo
113 legge di eccez. ), che il biglietto di cui si tratta nella causa,
non valeva che come semplice promessa , e _rimandar le parti innanzi ai
tribunali civili.

Annesro.

La corte , attesocbè la'decisione è regolare nella forma , e contiene


tutte le parti volute dalla legge; atteso in merito che gli attori non pos
sono essere ammessi acontendere ora il modo della infmmazione, perché
la decisione contiene la pruova "che essi non ànno insistito sulla negazione
della qualità di mercantessa pubblica, data alla femmina Mora; che per
tal maniera di procedere , tutta la contestazione non à più avuto altro in
‘ mira , che la quistione se un consenso espresso e "formale del marito, era
necessario alla donna maritata; sulla qual c0sa , attesochè la legge esige
dal marito non una autorizzazione , ma un semplice consenso , e che
tal consenso può presumersi tutte le volte che la femmina fa un commer
cio pubblicò a saputa di suo marito , e senza opposizione per parte di
questo ultimo , rigetta etc.
SULL’ARTICOLO 4. ' 371'
6.

La moglie la quale trae delle lettere di cambio sopra suo marito


non rimane sqflicientemente autorizzata mercè l’ accettazione di que
st’ ultimo. ‘
C. A. di Parigi. 12 gennaio 1815 ( S... 16. 2. 75.

Jva. digu0m. Jolìy @Reuet.

La signòra Joly , moglie di un negoziante , aveva tratto a suo or


dine sopra di lui diverse lettere di cambio che egli aveva accettate :
Tali effetti non furono pagati alla loro scadenza , ed il signor Joly
cadde in fallimento. . v
Il signor Renet, possessore delle lettere di cambio protestate, er citar
la signora Joly innanzi al tribunale di commercio di Parigi, per sentirsi
condannare a pagarne la valuta. _ ‘ I
La signora Jon , invocando l’art. 217 del codice civile ( art. 206
leg. civ. ), sostenne che le lettere di cambio erano nulle a suo riguardo,
attesocbè ella non aveva potut0‘bbbligarsi in solido senza 1’ autorizzazio
ne speciale di suo marito.
Il signorlìenet rispose che , l’autorizzazione si trovava nell’ accet
tazione medesima, poiché ne risultaVa evidentemente che vi era stato
il concorso del marito nell’ atto , e che questo era tuttociò_ che il codice
esige. '
A 30 luglio 18:3 sentenza, che senza arrestarsi alla eccezione della
signora Joly , la condanna al pagamento delle lettere di cambio.
(Appello per parte della signora Joly.
Innanzi alla corte , sosteneva che non vi era stata autorizzazione
espressa di suo marito. Questo punto di fatto era costante
Aggiungeva che -norrvi era stato concorso nell’atto, poichè essa
sola aveva tratte , e sottoscritte le lettere di cambio;
4
57a ' Decisront’
Che l’ accettazione non poteva esser considerata come un concorso ;
perchè ciò era un’ atto assolutamente distinto e separato dalla formazione
della lettera di cambio; I
Che ella era obbligata prima che suo marito accettasse , poiché , se
condo le regole ordinarie , la mancanza di accettazione non annulla l’ atto
e non libera il traente;
Che era adunque obbligata senza alcuna specie di autorizzazione ,
nè di consenso di suo marito , e per conseguenza che la sua obbligazione
era nulla ; _
Che se si volesse considerar l’ accettazione come un assenso al con-'
tratto , esso sarebbe ancora insufficiente , e non potrebbe renderlo vaiido ,
poiclrò non sarebbe stato dato che dopo formata la obbligazione; ciocchè
non si puole , seguendo la regola quod nullum est ratum hàbere nequìt.
Il signor Renet replicava che la lettera di cambio non è perfetta che
mediante l’accettazione, perché il contratto suppone tre persone, il traen
te, l’accet_tante , e quello all’ ordine del quale essa è tratta.
Che in vero 1’ uso. à ammesso che il traente può far la lettera a suo
ordine , ma allora egli riunisce due persone in se stesso; ed in tal caso
il contratto di cambio non divien perfetto, e non si effettua che merci:
la girata. 7
Ne concludeva che l’accettazione del marito era un. vero concorso
al contratto , comorso che aveva avuto luogo primachè l'atto fosse per
fetto ,,e che quindi aÎtermini della legge, valeva come una autorizzazio
ne sufficiente.

Aannsro.

La corte, attesoclrè l’accettazione del marito, alla’quale no anche si è


apposta data, enon à rapporto che alla propria obbligazione‘di lui, non può
esser rigirardata come un concorso nell’ atto , o un consenso in iscritto da
esso dato alla obbligazione contratta da Sua moglie;
Facendo diritto sull’appello, lo annulla;
SULL’ARTICOLO 4. 373
Emendando , discarica 1’ appellante dalle condanne contro lei pronun
ziate. In principale , dichiara nulle e di niun cllbtto le soscrizioni e girate
apposte dall’ appellante alle lettere di cambio in quistionc ; in conseguen
za rigetta la dimanda di Renet etc;

7.
La moglie la quale per mailevar suo marito , accetta una lettera
di cambio , è suflîcientcmente autorizzata ad obbligarsi , allorché la
lettera è tratta dal marito medesimo.
C. A. di Caen. 2 agosto 1814 ( S... 14. a. 399. )
( V. art. 5 cod. di comm. ; art. 217 cod. civ. ) art. 9 leg. di eccez.,
( art.n.06 leg. civ. )

Lamotte la. femmina. Jvorco.uve.

Lacauve aveva tratte sopra sua moglie, a favore di Lamotte, due let
tere di cambio che ella aveva accettate. Lamotte aveva voluto aver la
maglie per malleveria del marito.
Tal mallcveria sarebbe stata nulla anteriormente al cod. civ., a causa
del senato consulto Vellejano in vigore nella Normandia, luogo del do
micilio de’ coniugi.
Alla scadenza , la moglie , la quale non poteva più invocare il Vel
lejano , à sostenuto che la sua obbligazione era nulla perchè priva di au
torizzazione di suo marito , ed il tribunale di commercio di Baieux. 1’ 31
così giudicato , a ‘22 giugno 1813.
Lamotte à appellato.
Si trattava di sapere se la moglie era regolarmente autorizzata. L’art.
317 del cod. civ. esige il concorso del marito nell’ atto , o il consenso
di lui in iscritto. L’ accettazione della moglie sulla lettera di cambio , era
soscritta da lei sola; e poichè tale accettazione formava uri-contratto di
stinto dalla tratta ,' è evidente che la moglie non poteva esser reputate au
torizzata dal concorso del marito nell’ atto.
374 D n c r s r o r: r
Rimanere a sapersi se il consenso in iscritto risultava da' questi
termini diretti dal marito alla moglie, vi piacerà pagare, contenuti
nella tratta. _ _
La moglie si ristrigneva a sostenere che una lettera di cambio , trat
ta dal marito sopra sua moglie , allorohè il domicilio loro è lo stesso, al
lorchè non vi sono due case di commercio, non è che un ordine tratto dal
marito sulla sua cassa ; che l‘accettazione della moglie o di un commesso
non gli obbliga per lo traente : che la loro soscrizione si confonde colla
sua, e non gli obbliga al di la de’fondi, di cui essi potrebbero esser de
positarii‘ per lui.
Ma era evidente , per le circostanze del fatto , che la moglie aveva
voluto mallevar suo marito.

A e a E s T o.

Considerando che , dietro il contesto delle due lettere di cambio di


cui si tratta , risulta che Lacauve ne a solo ricevuto il valore; che
nel trarle , e sua moglie nell’accettarle , egli è entrato nella inten
zione delle parti , che la Lacauve mallevasse suo marito a favore di La
motte ; A

Considerando che in conseguenza la quistione si riduceva. al punto


di sapere se la moglie Lacauve à potuto per ciò validamente guarentire
suo marito ;'e se è stata sullicientementc autorizzata a farlo;
Considerando che dietro la promulgazi0ne del cod. civ. , il quale à
abrogato il senato-consulto Vellejano fino allora in vigore nell’antidetta
provincia di Normandia , non v’ à alcun dubbio che le mogli Normalnne,
come le altre moin , sono state capaci a'prestar l’assenso loro agli atti
di mallever‘xe;
Considerando che risulta dall’ art. 2:7 del cod. , che _onde un simi
gliante atto fosse nullo , sarebbe necessario che fosse stato fatto senza il
concorso del marito nell’ atto , o senza il consenso di lui in iscritto;
Considerando che, nella specie particolare , il marito Lacauve à ac.
consentito in iscritto che sua moglie accettasse le due lettere di cambio
SULL’ARTICOLO 4. 375
da lui soscritte in favore di Lamotte , poichè evidentemente e perché ella
le accettasse che egli le à tratte sopra sua moglie, dicendole, che le
piacerà di pagarle;
Considerando che la moglie Lacauve, in tal modo munita del consen
so in iscritto di suo marito, nell’accettar queste due lettere di cambio
per pagarle alla scadenza loro , si è validamente obbligata di farne il pa
gamenzo , salvo, per parte del creditore , al tempo della esecuzione, a
conformarsi alle leggi conservatrici de’beui (letali delle femmine;
La corte per tali motivi, dopo aver inteso il procuratore generale ,
nelle Sue conclusioni, annulla la sentenza da cui è appello; e facendo
ciocche i primi giudici avrebbero dovuto fare , senza aver riguardo alla
eccezione della pretesa mancanza di autorizzazione allegata dalla moglie
Lacauve , la condanna al pagamento della somma di 2400 franchi totale
delle due lettere di cambio tratte da suo marito a favore di Lamotteaa.3
ottobre 1811 , e da lei accettate , cogl’ interessi e spese , tanto della cau
sa principale che dell’ appello da eseguirsi sulla detta moglie Lacauve ,
conforme alle disposizioni della consuetudine della Normandia e del re
golamento del 1666, sotto il cui impero il matrimonio di lei avuto
luogo, ed ordina inoltre la restituzione dell‘ ammenda.
376 Dacrsionr

DECISIONI SULL’ ART. 5.

I.‘

La donna meritata in paese di diritto scritto , senza convenzioni


matrimoniali, non può obbligar suo marito per gli atti del suo nego
ziato , ancorch’ ella esegua il commercio nella' casa maritale. ( Cod.
civ. art. 220; cod. di com. , art. 5 ) ( leg. civ. art. 209; leg. di ec
cez. art. 9
C. A. di Nimes. - 17 giugno 1809. - 10. 2. 558

Queziu @. Saturnin.

La signora Beissiers,maritata con Simone Guérin , faceva un com


mercio di obincaglierie nella casa maritale.
' La medesima , il cui matrimonio anteriore al codice civile, era
stato celebrato senza convenzioni matrimoniali , era rimasta libera pro
prietaria de’ suoi beni. '
Nel mese di ottobre 1806, essa à comperati diver5i articoli di mer
canzie dal signor Saturnin Miclrel , negoziante ad Avignone. 11 prezzo è
stato stipulato pagabile in quattro mesi.
La fattura è rilasciata in questi termini : Il signor Gue'rin di Mondra
gon deve a Saturnin Michel , rimesso a sua moglie , dietro glii ordi
ni del signor Blanc figlio.

Mancanza di pagamento alla scadenza.


Citazione del signor Saturnin contro il Isign‘or Guérin , innanzi al

tribunale di commercio di Avignone , per sentirsi Condannare al pagamen


to della somma totale della fattura.
Guérin nel far opposizione alla sentenza che lo condanna in contu
macia, allega l’ incompetenza della giurisdizione commerciale, atteso
cill: sua moglie , non in comunione di beni e sola commerciante , non
SULL’ARTICOLO 5. 571
aveva potuto , per mezzo di atti di commercio , obbligar suo marito che
vi era assolutamente estraneo; che non è bastcvole che la donna , mer
cantessa pubblica, faccia un commercio a vista ed a saputa di suo marito,
e nella! casa comune: la legge prescrive inoltre che vi sia comunione di
beni tra gli sposi (art. 220 , cod. civ. ed art. 5i,cod. di com. ); che tal
comunione non esistendo tra Guérin e sua moglie , quello non può esser
condannato per le obbligazioni da questa contratte.
Il signor Saturnin a detto che la dimanda del signor Guérin non
era ammissibile, perchè era indubitato che Filippo Beissiers, moglie di lui,
faceva un commercio nella casa maritale , e- che il signor Guérin faceva
ordinariamente le compro delle mercanzie di cui si componeva il com
mercio; che questi fatti erano attestati da un certificato rilasciato dal
maire di Mondragon; che perciò , nel disporre de’ fondi del commer
cio , il signor Guérin acquistava per lui; che in conseguenza, tal mesco
lanza nel couimercio di sua moglie lo rendeva sottoposto alla giuridizione
del tribunale di commercio di Avignone. Questo tribunale con sentenza
del 24 maggio 18o8 , rigetta la opp051zione di Guérin , e lo condanna
al pagamento, << attesochè è a vista ed a saputa del detto Guérin, e nella
» sua casa che sua moglie fa sotto gli occhi di lui il commercio relativo
» agli articoli consegnati; non vi è valcun dubbio che Guérin debba es
» ser tenuto di guarentire in suo proprio nome i debiti contratti per cau
VV sa di un tal commercio ».

Anacsro.

La corte, considerando che Filippa 'Beissiets, moglie di Simon Gué


rin , fa un commercio distinto e seParato da quello di suo marito; che
perclrè questi potesse esser chiamato in giudizio pc’ debiti provegne'n
ti dal commercio di sua moglie, e tradotto per costei innanzi al tri
burrale di commercio, bisognerebbe , a’ termini degl’ art, e 5' del
cod. di commercio , e dell’art. 220 del cod. civile, che vi fosse fra‘essi
comunione di beni. ‘ , > , ' ‘
L. T. I. ‘ 48
378 D E e 1 s 1 o n x _
Considerando che Simone Gue'rin e Filippa Bessiers si son congiunti
in matrimonio senza contratto matrimoniale dopo il 1780; cheper ciò non
esiste tra essi comunione alcuna ,’ e che Filippa Bessiers à libera la pro
prietà de’suoi beni , pronunzia di essersi mal giudicato; salvo a Saturnin.
a provvedersi innanzi a chi di dritto.

2.

Il marito non commerciante , non è tenuto, 00n arresto personale,


alle obbligazioni commerciali contratta da sua moglie mercantessa
pubblica ed in comunione di beni. (Cod. civ. art. 220; cod. di com.
art. 5 (art. 209 leg. civ.,- art. 9 le". di eccez.
C. C. di Lione. 26 giugno 1822 (S . . ,23. 2. 288

566 fila/HO! @310‘W @- GDOSAL‘l'W 6 COMfag/M/if.

Nel 1821 , i sig. Doguin e compagni, negozianti a Lione , ànno


citato iconjugi Pyron innanzi al tribunale di commercio , per lo pagamen
to della somma di 1530 franchi, per mcrcanzie consegnate alla sig, Pyron,
nella qualità di mercantessa pubblica.
È. necessario osservare che la signora Pyron era in comunione di be
11l , ma che suo marito era assolutamento estraneo al commercio di lei.
A 18 gennaio 1822, sentenza che condanna Pyron, unitamente a
sua moglie, per tutte le vie di dritto , ed anche coll’ arresto personale.
Appello per partedel sig. Pyron , relativamente all’ arresto perso
nale. '
Egli à sostenuto che a’ termini degli articoli 220 del codice civile
e 5 del cod. di commercio , non era tenuto che per i legami‘civili della
obbligazione contratta da sua moglie; che è di Principio certo (art.
2063 del cod. civ. ) ( art. t. leg. civ. ) , che l’ arresto personale non
può giammai essere ammesso , al di là de’casi preveduti dalla legge; che
nè il cod. civ. , nè il cod. di com. , ne la legge del 15 germile ann06 ,
SULL’ARTICOLO 5. 379
la quale è speciale sull’ arresto personale , nè alcun’ altra disposizione le
gislativa non avendo autorizzatoi giudici a pronunziarlo contro il marito non
commerciante, per obblighi commerciali contratti da sua moglie , esso non
poteva esser pronunziato , senza violar l’art. 2063 citato innanzi; che in
fine, risultava chiaramente dalla legge del 15 germile anno 6 , che sola
mente eran sottoposti all’ arresto personale coloro, i quali facevano il
commercio personalmente. (Art. 3 del tit. 2.° Vedete Locrè , spirito
del cod. di com. ; Mallevile , sull’ art. 220 del cod. civ.; Toullier , tom.
2 , pag. 26, n. 639, e la decisione precedente
Il convenuto rispondeva: Sotto l’impero dell’antica legislazione, la
moglie sottoposta al reggimento della comunione , obbligava suo mari
to al pagamento de’ debiti ch’ella contrattava Come mercantessa pubbli
ca; cd in ciò l’art. 220 del cod. civ. e 1’ art. 5 del cod. di comm.
non àn fatto che consacrar gli antichi principii che fa (1’ uopo applicare
ancora oggid‘i. Or, si decideva , sotto questa medesima legislazione , V che
il marito era obbligato con arresto persònale , come sua moglie istessa.
Così lo insegna Bourjon , Dr. com. de la Fr., vol. 2. , pag. 708 , Bro
deau sopra Louet , lett. F., cap. II , Denisart , Collection des arréts,
v. ma_rchande publique , Bornier e Jousse sull’ art. 34 dell’ordinanza del
1673; tal’ era finalmente 1‘ uso del tribunale del Castelletto di Parigi e di
quello della Conservazione di Lione.
D’ altronde , il marito è senz.a dubbio il socio della moglie , poiehò
essendo in comunione di beni, egli partecipa della perdita , e del gua-_
dagno di lei. Ora, un socio obbliga il suo socio della medesima maniera
ch’egli obbliga se stesso. In conseguenza, se la moglie è tenuta con arre
sto personale pe’ suoi obblighi, il marito deve esserlo ugualmente.

a'nnesro.

La corte , attesochò 1’ arresto personale non può essere applicato che


in virtù di una legge espressa; . '
Attesochè l’art. 220 del cod. civ. e l’art. 5 del cod. di coin. ,
nel prescrivere che la moglie , mercantessa pubblica , obbliga suo marito
4
380 DECISIONI
per lo l'atto del suo negozio, se vi à comunione di beni -fra loro , non -
sommette il marito all’arresto personale; d’onda segue, che il marito
non può essere assoggettato all’arresto personale , il quale non può esser
pronunziato che contro colui che fa da se medesimo il commercio. Adottan
do per lo di più i motivi de’ primi giudici;
Libera Teodoro Pyron dall’ arresto personale pronunziato; ed ordina
che , per lo di più , la sentenza da cui èappello, sarà eseguita secondo la
sua forma e tenore.

3.

La moglie , la quale è mercantessa pubblica , non può , in suo


proprio nome, obbligar SUO marito. Poco importa ch’ ella venda a mi
nuto gli oggetti del commercio di suo marito. Ne sarebbe altramente
se fosse incaricata dell’ amministrazione o della casa di commercio
di suo marito ,.e di un ramo delle Sue operazioni. In questo caso,
potrebbe obbligare il marito per tutti gli atti concernenti la sua am
ministrazione, ed allora vi sarebbe, per parte del marito, soffi
ciante autorizzazione. ( Cod. civ. art. 220) ( leg. civ. art. 209
(1. A. di Brusselles. 12 ventoso anno 12 ( S... 7. a, 969. )

%€0MBCQUL @- €azcib.

Carcly pretendeva aver contrattat0 per lo trasporto di una quantità


di carboni, colla moglie Blondeau, e‘ reclamava da Blondeau medesimo
lo eseguimento di siffatta convenzione. _
Il reclamo di Caroly fu accolto sulla prova che l’ amministrazione
del commercio di Blondeau era divisa tra lui e sua moglie.
Blondeau, in appello, osservò che sua moglie non era mercantessa pub.
blica , esercitante un commercioseparatc , e che vi mancava unaysua au
torizzazione espressa che avesse potuto togliere la incapacità di contratta-.
re , da cui sua moglie era colpita per mezzo della legge.
Suz_r.’ mancano 5. 381
Caroly rispondeva invano che la moglie Blondeau era preposta di
suo marito; che Spessa volte Blo_ndeau aveva soddisfatte le obbligazioni
contratte da sua moglie; che da ciò risultava un mandato o una tacita
autorizzazione valevole come se fosse espressa.

ARRESTO.

Considerando che la moglie Blmdeau non è mercantessa pubbli


ca esercitante un commercio separato da suo marito, condizione ri
chiesta dall’ art. 220 del cod. civ. pubblicato all’epoca della detta con
venzione ;
Che non è provato nella causa che la detta moglie Blondeau sia
stata incaricata da suo marito per ricevere gli obblighi, o il nolo del
battello di lui; che al contrario, si osserva che questi aveva anteriormen
te stabilito il nolo del detto battello senza la saputa di sua 'moglie;
Dichiara di essersi ma] giudicato e bene appellato; facendo ciocchè
i primi:giudici avrebbero dovuto fare , rigetta la dimanda di Caroly.

.i
382 Decrsior:1
4.
La moglie la quale fa esclusivamente il commercio di suo mari
to , non a , come la mercantessa pubblica , il diritto , solamente per
questo , di formar lettere di cambio che obbligano il marito , ancor
clzè 'vi sia comunion di beni tra loro , se d‘ altrona’e suo marito
non ve l’à espressamente autorizzata , e se non è provato né che le
lettere di cambio abbiano avuto luogo per fatto del commercio eserci
tato dalla moglie, né che la comunione ne abbia fatto guadagno. ( Cozl.
civ. art. 220 , cod. di com. art. 4 e 5 ) ( leg. civ. art. 209 ) (_le°u
di eccez.
C. A. di Brussellcs.
art. 8 e 9 27 febbraio 1809 ( S... 9. 2. 209.

@Îl€flttó q)etguelteu_

Il signor Reyns era mercante di calcina e di gesso in Anversa; ma


non si occupava del suo commercio. Sua moglie lo faceva esclusivamen
te; ella comperava , .véndcva_, contrattan , e le sue obbligazioni erano
sempre pagate. . ’
Improvvisamente comparvero cinque lettere di cambio, che formavano
insieme 40,000 franchi, sottoscritte dalla moglie , e di cui si dimandò il
pagamento al marito.
Questi si rifiuta di pagarle , e dice che egli non in autorizzato sua
moglie a sottoscriverle , e che esse non ànno per causa operazioni del suo
commercio. ‘ .
Sentenza del tribunale di commercio di Anversa che condanna il
marito: « Attesochè è di notorietà pubblica , che la moglie diReyns sot
toscrive lettere di cambio , compera e vende , e che essa debba esser
considerata come agente o mandataria di suo marito ».
Appello. Beyns à sostenuto che sua moglie nonp0trebbe esser con
siderata come sua agente , che per le cose del suo commercio; e che la
causa delle lettere di cambio in quistione vi era estranea.
S_ULL’ARTICOLO 5. 585

A n R E s 'r o.
.
Attesoclnè, secondo gli art. 220 del cod. civ. , 4 e 5 del cod. di
comm. , la moglie non si obbliga e non obbliga suo marito che quando
è mercantessa pubblica mercè 1’ autorizzazione di questi, e per ciocchè
concerne solamente il negozio di lui;
Ch’ ella n0n è mercantessa pubblica , se non fa che vendere a minu
to le mercanzie del commercio di suo marito , e che non è reputata tale
che allorchè fa un commercio separato; k
Altesochè il commercio di gesso e calcina , il solo che esercitano
Reyns e sua moglie , si fa sotto il nome ed in virtù della patente del
marito; in modo che , quando Chiara Stroef ., moglie di Reyns si fosse
mischiata in tal commercio , essa non poteva esser reputata mercantessa
pubblica , poiché non aVrebbe fatto un commercio separato;
Attesochè , quando si potesse supporre che Chiara Stroef avesse fatto
più che di. vendere le mercanzie del commercio di gesso e calcina , ed
indurne che sia stata almeno tacitamente preposta (a tal commercio
da suo marito , non avrebbe potuto obbligar suo marito nel soscrivere
lettere di cambio ., a meno che non vi sia stata spezialmente autorizzata ,
o che tali lettere di cambio non sieno state formate per lo negozio di
gesso e calcina , ciocche Verbueken , convenuto , non à nè provato, nè
offerto di provare; , '
I Per tali motivi, la corte annulla 1’ appello , e quello da cui si è ap
pellato; emendando , rigetta le conclusioni di Verbueken' fatte innansi
a' primi giudici, lo condanna alle spese tanto della causa principale,
che dell’ appello.
584 ‘ Decrsros__r
5.

' La donna maritata , qualunque parte che prenda nel commercio


di suo marito , non può esser per'questo reputata mercantessa pub
blica nel senso dell’art. 5 del cod. di comm. ; essa non è mercantessa
pubblica che quando esercita __un commercio separato: è iriquesto ca
so solamente che le obbligazioni che soscriv'e , son valide, benché
non rivestite di un bono o approvato di sua mano contenente intera
mente in lettere la somma o la quantità della cosa. ( Cod. civ. art.
1326; cod. di com. art. 4 e5.) ( art. 1280 leg. civ.; art. 8‘ e 9 leg.
di eccez. )
C. G. F. Cass. 1 maggio r82o ( S... 20. r. 416. )

‘Ìlbatail’i’e @. geofflo‘q._

A 8 novembre 1807 , il sig. Bataille, mercante in Redel, e sua mo


glie, sottoscrissero , a favore del sig. Geofi‘roy, un biglietto così concepi
to: Noi sottoscritti Battista Bataille , e Nicola Sofia Magniè , mia spo
sa, ricondsciamo aver ricevuta dal sig. Berta Geofl'roy la somma di 4930
franchi, valuta che noi gli pagheremo nel coer di quattro anni, etc. »
Tal biglietto , scritto di mano del marito , è stato sottoscritto da lui e
da sua moglie; ma questa non vi à apposto il bono o 1’ approvato pre
scritto dall’ art. 1326 del cod. civ.
Il debitore di questo biglietto , sig. Bataille , è caduto in fallimento,
ed il creditore di lui Geofî'roy non avendo potuto ricevete che un a con.
to sulla somma del suo credito , gli restavano dovuti 2075 franchi.
Per ricuperar tal somma , diresse le istanze contro la femmina che
aveva sottoscritto il biglietto. Questa sostenne che il ,suo obbligo.era nul
lo per mancanza di bono o di approvato apposto in seguito della sua se
scrizione,
La sentenza di prima istanza e la decisione impugnata della corte di
Metz, non avendo avuto alcun riguardo a siffatta eccezione , àn di
SULL’ anrrcor.o 5. 385
chiarato valido l’obbligo sottoscritto dal tal femmina. L’ arresto e fon
dato su ciò che la signora Bataille « anteriormente al suo matrimonio
era mercantessa e faceva il negozio; che ,_ meritata con un commerciante,
à presa parte nel commercio di lui . . . . ;. che , non potendo aver altro
stato che quello di suo marito, col quale 3: continuato il negozio , si
trova precisamente nella eccezione enunciate: nell’art. 1526 relativa a’mer
catanti, etc, » - .
,L’a sig. Bataille è ricorsa in cassazione contro tale arresto ed a so
stenuto che esso faceva nella specie una fals’ applicazione della eccezione e
spressa nell‘ art. 13:16 del 9011. civ. ; che contravveniva alla disposizione
principale di tale articolo , come ancora agli art. 4 e 5' del cod. di com.
Il sig. Geoffroy à riprodotti e sviluppati nella sua difesa i motivi
della decisione impugnata.’ '

Annssro.

La corte, visto l’art. 1526 del cod. civ. e gli articoli 4 e 5 del
cod. di com. ' '
Considerando non esservi dubbio che la moglie segue la condizione
di suo marito , ma che in niun modo risulta da siffatto principio che la
professione del marito sia necessariamente comune a sua moglie; che,
dietro gli art.» 4 e 5 del cod. di com. , una moglie non è reputata mer
cantessa pubblica che allora quando esercita, col consenso di suo marito ,
un commercio separato da quello di lui ; Che la moglie Bataille, allorchè
è sottoscritto il biglietto di cui si tratta, non esercitava un commercio
di tal genere , .ma solamente che prendeva parte, come lo, dice l’ ar
resto , al commercio di suo marito: d’onda segue che non poteva esser
considerata come mercantessa , nè venir collocata nella eccezione contenu-_
ta nell’ art. 1526 del cod. civ. , e per conseguenza che l’ arresto impu
gnato à contravvenutq alla disposizione generale del med. art. ed alle leggi
qui sopra enunciate; cassa etc. ’

L. T. I. ’ 49
îY’I:-“

386 4 ,Dacrsron1
(i.
/
a

Il marito commerciante è tenu_to per le obbligazioni commerciali


contratta da sua moglie , allorché è notorio che quest’ ultima , senza
essere mercantessa pubblica, amministrava il commercio di suo marito.
( Cod. civ. art. 2171e 220; cod. com. art. 5 ) ( art. 206 e 209 leg.
civ.; art. 9 leg. di eccez. )
C. C. 25 F. riget.- 25 gennaio 182.1. ( S. .. 2x. 1. 177).

Quittezcty €a_ugy e compagni.

La signora le R’at, moglie del signor Quitteray,mercantessa droghicra


in Pont-Audemer, amministrava da venti anni il commmercio di suo
marito. ' ‘
In tale intervallo essa à sottoscritto un gran numero di effetti di com
mercio per la somma di circa 20,000 franchi, a favore del sig. Henry ,
altro mercante droghiere in Roucn.
Il sig. Henry, dopo aver negoziat’ i biglietti della signora Le Rat, è
caduto
clamatoinil fallimento.
pagamento Icontro
possessori di questi
il signor medesimi biglietti
Quitteray. I ne _àn’ re

Questi à preteso allora che la maggior parte de’ biglietti esibiti, non
erano stati sottoscritti da Le Rat sua moglie , che per compiacere Henry,
il quale non ne aveva giammai somministrata la valuta; che d’ altronde,
Quitteray non Poteva esser risponsabile delle 0bbligazioni' contratte da
sua moglie , senza che egli lo sapesse e senza che vi avesse prestato il
suo consenso.
Quattro prime sentenze in ultima istanza , del tribunale di com
mercio di Roucn de’ 17 febbraio, 1 e 8 marzo r8ig, accolsero tale
difesa del signor Quitteray relativamente ad alcuni biglietti in con
troversia. ‘
Dietro una nuova dimandav formata (1’ altri possessori de’ biglietti del_
la sig. ’Le Rat , innanzi al tribunale di Pont-Audemer, tre sentenze rese
SULL’ARTICOLO 5. ’ 387
nel giorno istesso 9 maggio 18r9, condannarono Quitleray a pagar la
somma de’ biglietti sottoscritti da sua moglie.
Ecco i motivi che servono di base a tali sentenzet _}
u Considerando, in ciocche concerne il signor Quitteray, il quale pref
tende non esser obbligato a pagar la somma de’ tre biglietti ad ordine in
quistione, perché tali biglietti sono sottoscritti da sua moglie , senza men
zione che ciò è per lo conto di lui, essenza enunciazione di sua procura,
.<< l. (111’ è di notorietà pubblica e riconosciuto dal signor Quittcray,
tanto nelle conclusioni fatte da lui quanto nelle arringhe del suo di
fensore , che , dopo il suo matrimonio contratto da più di venti anni,
la signora Quittcray si occupa sola quasi esclusivamente del commercio
di suo marito; il quale appena sa leggere e scrivere; ch’ essa è nell’abi
tudine di portarsi da’ mercanti e negozianti per comperar mercanzie;
che regola le fatture ,- che sottoscrive biglietti ad ordine ed accetta le let
tere di cambio tratte sopra suo marito: che tali biglietti e lettere di cam
bio sono state finora pagate indistintamente dal marito o dalla moglie‘
o da entrambi simultaneamente;
«2. Che la buona fede, che 'è'la base del commercio, non puo 112:
deve essere ingannata; che avendo il signor Quitteray _sempr'e pagate le
obbligazioni contratte da sua moglie , egli deve ancora soddisfare i tre
biglietti ad ordine la cui somma è richiesta, tanto più che , di sua pro
pria confessione si trova debitore del signor Henry , beneficiario di tali
biglietti, della somma di 3500 franchi per somministrazione di mcrcanzie,‘
le quali sono state saldate in parte; almeno tutto porta a crederlo ,- per
mezzo de’ biglietti esibiti; _ .
.<< 3. Che qùando ancora il signor Quitteray avesse osato di far vista
di non conoscere di aver ricevuto dal signor Henry le valute in mercan
zie , e dietro le commissioni fatte da sua 'moglie, i giudici non ne- re:
stereb_ber_o meno convinti ch’ esse sono state somministrate , poiclxè non
solamente è a loro conoscenza Personale , ma ancora di notorietà pubblica
_che la maggior parte delle mercanzie che il signor Henry spediva a suo
padre, dimorante a Pont-Audemer , erano consegnate da quest’ultinio per
333 DECISIONI
conto di suo figlio, al signore ed alla signora Quitteray , e Olle era que
sta che determinava o dava somme a conto o effetti di Commercio;
« Che , da tutti i fatti qui sopra enunciati e riconosciuti dal si»
gnor Quitteray , evidentemente risulta ch’ egli aveva conferito a sua mo
glie il potere di far tutti gli atti relativi al suo commercio, e che, se
poteva elevarsi qualche dubbio ragionevole sulla intelligenza di tal potere,
doveva determinarsi mediante quello che anteriormente è “Venuto;
« Considerando che il signor Quitteray non può trarre induzione al
cuna a lui favorevole dal non farsi ne’ biglietti sottoscritti da sua mo
glie menzione di sua procura, perchè se ci rapportiamo a’ veri prin
.cin della materia , sviluppati da Potliier nel suo eccellente Traite' da
mandat, rimarremo convinti che tal circostanza non può arrecar van
taggio che a’ terzi i quali àn trattato col mandatario , e che , in questo
caso , senza perdere la loro azione diretta contro il mandante, ànno una
azione utile contro il mandatario, il quale non a fatta menzione della
sua procura , allorcllè questo.mandatario è capace di obbligarsi personal
mente; che se , come nella specie , egli è incapace di obbligarsi per
sonalmente, allora i terzi non ànno più 1’ azione detta utilis institoria
contro di lui, ma conservano sempre l’ azion diretta contro il mandan
te ' . ’
« Considerandd che non si tratta affatto di decidere se la signoraQuit
teray è mercantessa pubblica, se come tale si è obbligata personalmenle ed
a obbligato suo marito , ma bensì di sapere se la moglie Quilteray à po
tuto ricevere un mandato da suo marito, se loà ricevuto in effetto; chela
prima di tali quistioni è risoluta mediante l’art. 1990 del cod. civ. (art.
1862 leg. civ. ) ; che la seconda la è mercè i fatti costanti nella causa
e la riconoscenza del signor Quitteray istesso.... »
Ricorso in cassazione per parte del signor Quitteray avverso a tali tre
sentenze. . _
Primo mezzo , violazione degli arti 217 e ano del codiciv. , iquali
prescrivono che la moglie non può obbligarsi nè obbligar suo marito ,"/
senza il concorso o l’ autorizzazione scritta di quest’ultimo , a meno che
non sia insiemamente mercantessa pubblica ed in comunione di beni.
Snr.r.’anrrqor.o 5. 389
Da questa impotenza legale della moglie, si diceva per lo attore, non
risulta che il marito sia costretto di disapprovar tutte le obbligazioni con
tratta per lui, sotto pena di mettersi per sempre sotto’la tutela di sua mo
glie; egli non può essere obbligato , ecco il principio , ma può eseguir
volontariamente ciocch‘e sua moglie a promesso, tutte le volte che lo cre
de convenevole., come lo potrebbe fare a riguardo di ogni altra persona
che avesse agito in suo nome, senza conferir per questo , nè a sua m0
glie, nò a questo terzo, il diritto di obbligarlo a seconda dell’interesse loro
-o del di loro capriccio.
Nella specie , è riconosciuto che la sig. Quittera’y non è mercantesse
pubblica; è riconosciuto ancora che non è in comunione di beni, poi
chè è maritata sotto l’impero della consuetudine di Normandia , che
esclude la comuni0ne; la signora Quitteray non poteva adunque nè obbli.
gar suo marito, nè obbligar se stessa.
Adottando i fatti tali quali sono stabiliti nelle sentenze impugnate ,
qual parte la signora Quitteray aveva al commercio di suo marito ? Ella
participava più o meno a’ lavori ed alle occupazioni di lui, adempiva
in tal modo a’ doveri, che la qualità di moglie le imponeva; poteva
ancora qualche volta amministrar per suo .marito , ed obbligarsi nel
suo proprio nome per gli affari del commercio di lui. Il sig. Quitteray
ratificava ordinariamente tutto ciò che aveva fatto sua moglie ma
dachè un marito a acconsentito ad eseguir ciocche sua moglie a promes
so, non ne segue che egli sia obbligato di pagar tutti i debiti che sua
moglie potrebbe avvisarsi di contrarre; essa non rimane meno sotto
l’ autorità maritale per potersi obbligar legalmente, ed a maggior ragione
per potere obbligar suo marito.... '
Secondo mezzo, violazione dell’art. 1985 del cod.civ. (art.1857 leg. civ.),
relativo al mandato. Il tribunale di PontAudemer, diceva l'attore, à desunto
dalla participazione della sig. Quitteray al commercio di suo marito, e dall’e
seguimento per parte del sig. Quitteray degli obblighi sottoscritti da sua mo.
glie , che quest’ ultima era sua mandataria. Ora , il mandato non poteva
esser dato che per iscritto o verbalmente. Non v’è dubbio, nella specie,
che il sig.Quitteray non è rilasciato alcun mandato in iscritto a sua moglie.
390 DECISiONI
Di più non le è dato un mandato verbale: ciò non risulta in alcun mo.
do _da’ fatti enunciati nelle sentenze : niuno d’ altronde lo 21 allegato nel.
la causa. Sarebbe merci: un mandato tacito che si pretendesse far na.
scerev la obbligazione imposta al sig. Quitteray di pagani debiti con
tratti da sua moglie? Mail mandato tacito ammesso nell’ antica giuri
sprudenza , è formalmente rigettato dalle nostre novelle leggi civili, co
me pericoloso nella pratica; l’art. 1985 ammette solamente 1‘ accettazio
ne tacita del mandato , ma suppone sempre che tal mandato sia stato ri
lasciato 0 verbalmente o in iscritto; nella specie , non vi era nè 1’ uno,
nè l’ altro di tali mandati ; le sentenze impugnate àn dunque supposto per
parte del sig. Quitteray un ligame obbligatorio che non esisteva ; esse àn
no quindi violata la legge.
Terzo mezzo, questo mezzo si divide in due parti; I.° Violazione
dell’art. 1353 del cod. civ. (art. 130? leg. civ. ) , che vieta di ammet
ter presunzioni oltre i casi in cui la pruova testimoniale è permessa , in
ciò che il tribunale di Font-Andamer si sarebbe fondato sopra presunzioni
per ammettere la esistenza di un mandato dato dal sig. Quitteray a sua
moglie. n.° Contravvenzione all’art. 1356_de1 med. cod. (art. 1310 leggi
civili) , relativo alla indivisibilità della confessione giudiziaria , in ciò
_che il medesimo tribunale avrebbe seisse le confessioni dell’ attore , poi
chè 'si sarebbe poggiato su tali confessioni per render validi a suo riguar.
de gli effetti sottoscritti da sua moglie, quantunque non avesse giam
mai dichiarato di averle accordato il potere di sottoscrivere effetti di com.
mercio per lui.

Annes:o

la corte , sul primo mezzo , atteso, in diritto, che le femmine ben


chè maritate possono esser scelte per mandalarie;
Ed attesoclrè è stato riconosciuto nel fatto, per mezzo delle sentenze
impugnate , che Quittcray, attore in cassazione, aveva concesso a sua
moglie il mandato di amministrar esclusivamente e generalmente tutti gli
affari del suo commercio , e che essa gli ave\a di fatti in tal modo am
SULL’ART,IC0LO 5. , ’ 33):
ministrati dal tempo del matrimonio loro fino alla causa attuale, per circa
vent’ anni; che dopo questo , nel decidere che il detto Quitteray era sta
to , per tuttociò che 00ncerne il suo commercio , validamente obbligato
daysua moglie , non come mercantessa pubblica di. propria autorità di
lei, ma bensì solamente come sua mandataria, le medesime sentenzeîm
fatta una giustissima_applicazi0ne delle leggi sulla materia;
Sul 2.° mezzo, atte_sochè lungi dal dichiarar tacito il mandato in
quistione,i giudicilo ànno riguardato come espresso e formale , risultan
te dalle confessioni e da’moltiplici fatti dell’attore medesimo e spezial
mente dagli atti mediante i. quali 1’ attore , per la durata di venti anni,
aveva sempre ed indistintamente ratgficati ed eseguiti tutti gli obblighi
commerciali contratti da sua moglie; che per ciò il voto degli articoli in
vocati dall’ attore era perfettamente adempiuto;
Sulla prima parte del 3.° mezzo , attesochè da tuttociò che si è
stabilito ,'risulta che non è da‘semplici congbietture e presunzioni , ma
dalle confessioni e dai fatti formali e reiterati dell’ attore istesso , che i
giudici àn fatto nascere il mandato in controversia; .
' Atteso ,} inoltre , che in materia di commercio , ed in favore particoé
larmente de’terzi , la cui buona fede non deve essere ingannata, i giudi
ci possono provare le obbligazioni per mezzo di altri elementi diversi
dalla pruova in iscritto , tutte le volte che essa_non è espressamenre ri
chiesta dalla legge;
Sullaseconda parte del medesimo mezzo , attesocbè se la legge
vieta a’ giudici di scindere le confessioni delle parti, essa impone loro di
fissarne il vero senso , coordinandolo cogli altri elementi , fatti, e cir
costanze della causa; Rigetta etc.
392 Dudrsront

7.

Il marito è risponsabile delle obbligazioni contratta da sua moglie


senza sua autorizzazione espressa , allorché questa , senza esser mer.‘
cantessa pubblica, amministra abitualmente il commercio di suo marito,
col consenso di lui ., e che la obbligazione controversa sia relativa a
tal commercio. (’Cod. civ. art. 217; cod. com. art. 5 ) ( art. 206 leg.
Civ, art. 9 lcg. di eccez. , '
C. G. F. rigct. 3 aprile 1822 ( S . . .22. r . 369).

woulfleau3ez G. €Gi0‘lh

La signora Boullanger amministrava un’ albergo situato a Poix, di


cui suo marito , maestro di posta nella città medesima , era pr0prietar io.
A 1.° maggio 1808 la signoraBoullanger contrasse in favore della ve
dova Car0n un’ obbligazione della somma di 1000 franchi per valore ri
cevuto in mercanzie , pagabile in un anno.
Morta la signora Boullanger, la vedova Caron,forma innanzi al tri
bunale civile di Amiensl, contro il sig. Boullanger, una dimanda per lo
rimborso della detta obbligazione. '
Rifiuto di pagamento per parte di Boullanger.
Egli sostiene cbe sua moglie non era mercantessa pubblica , ch’ ella
non faceva che amministrar 1’ albergo di cui egli solo era proprietario ,
che per ciò, non aveva potuto validamente obbligarsi senza sua autorizza
zione, a’ termini dell’art. 217 del cod. civ.
A [1 marzo 1819 sentenza diilinitiva del tribunale civile di Amiens,
che c0ndanna il sig. Boullanger al pagamento.
« Atteso in dritto , che.a norma dell’art. 220 del cod. civile (leg.
civ. art. 209. ), a moglie mercantessa pubblica può , senza l’autoriz
zazione di suo marito , obbligarsi per ciò che concerne il suo negozio ,
ed in questo caso, può obbligar suo marito , se vi à comunione fra
loro. , ' .
SULL’ARTICOLQ 5. 393
« Atteso in fatto , che risultava dalle confessioni edichiarazioni eSpres
se alla udienza da Giovanni Boullanger, il quale mentre era maestro di po
sta di cavalli a Poix , aveva aperto un’ albergo; ch’ egli s’incaricava solo
del servizio dellaposta, e che lasciava esclusivamente a sua moglie tutta
l’amministrazione dell’ albergo; ch’ella sola comperava e pagava tuttociò
ch’ era necesmrio per l’ addobbo , per lo mantenimento e pel servizio del
I’ osteria;
biliva ch’ella sola
gli obblighi; che teneva la cassa
in effetto , le scritture
isi vedeva , sottoscriveva
nell’inventario, , e sta
eseguito do

po la morte di lei, sotto la pagina 38 , un grandissimo numero di note


di somministrazioni e comegnazioni sotto il solo nome di lei; che que
ste diverse circostanze , risultando dal dibattimento , rendevano applica
bile a Boullanger e a sua moglie ,la eccezione contenuta nell’ art. 220
delfoodice. ’ -
-_ “Ricorso in cassazione per parte del sig.’Bonllanger , per falsa appli
cazione dell’art. 220 del cod. civ. , e dell’ art. 5 del cod. di com. , e
violazione dell’ art. 217 del cod. civ. , per aver la sentenza impugnata
dichiarata valida una.obbligazione acconsentita da una femmina meritata ,
senza l’autorizzazione di suo marito , quantunque ella non fosse mercan
tessa pubblica.
L’ avvocato generale à concluso per lo rigetto."

Anaasro.

La corte, attesochè risulta dai fatti provati per mezzo della senten
za impugnata che la signora Boullanger _esercitava , col consentimento di
suo marito , il commercio dell’albergo appartenente a lui; che in con
seguenza ella à potuto obbligarlo per mezzo del suo fatto ; attesochè aven
do soscrit-to , nel suo proprio nome la obbligazione di cui si tratta, la
signora Boullanger si è personalmente obbligata , e che nel lcrmdannarla

in unione di suo marito , al pagamento di siffatta obbligazione , il tribu


nale civile di Amiens non a .violata alcuna legge; rigetta etc.
L. T. 1.7 50
3g4 “DECISIONI
'8.

Allorchéch moglie di un’ mercante illitterato e\ nell’ abitudine di


disimpegnare gli Wri di suo marito e di sottoscrivere per _lui , il
biglietto o la girata sottoscritta dalla moglie, per suo marito , obbliga
questi in favore de’ terzi possessori di buona fede. ( Cod. di com. art
658} cod. "civ. art.zao) ( art. 617 leg. di eccez.; art. 209 leg. civ. )
C. A. di Angers.-zy febbraio 18:9 ( S... 20. 2’. 148- )

weÎeeuwte 190.}116 @- QDÌOS/C’CO‘W.


O
4

Il signor Rogeron era possessore di biglietti, sottoscritti “dal signor


Belleuvre figlio, negoziante , e muniti della girata , i.“ del signor Orge
rie patrigno di Belleuvre ; 2.° della signòra Belleuvre madre. ‘
‘È necessario di osservare che la signora Belleuvre aveva sottoscritto
coll’agéiunzione: per Mio marito; che il sig. Belleuvre padre non sapeva
affatto scrivere , che da più tempo aveva ancora perduta. l’ abitudine di
firmare , e che la signora Belleuvre firmava abitualmente 'perlui in tutti i
suoi affari , e spezialmente in quelli relativi al suo Commercio.
Alla scadenza protesto per mancanza di Pagamento.
Il signor Rog_eron cita i giratarii, cioè i signori Orgerie e Belleuvre
padre. ' " ' '
Per Belleuvre padre , si risponde clx’ egli non può esser obbligato
per mezzo della girata sottoscritta da sua moglie ; poichè non le à ri
lasciato mandato all’uopo; che d’ altronde nel supporre che l’ avesse
tacitamente ahtorizzata a firmar per lui, siffatta autorizzazione non po
teva estendersi che agli oggetti de’ quali egli aveva conoscenza; che al
meno tale autorizzazione doveva esser ristretta a’di loro aflari comuni
ed alle operazioni relative al suo commercio. ,-.
' Che nella specie , la signora Belleuvre nell’ apporre la girata al bi
glietto, non aveva agito nè nell’interesse della comunione , nè per una
operazione relativa al commercio di suo marito ; che per ciò ella aveva agi
SULL’LRTICOLO 5. 393
to oltre i termini del mandato , e che in conseguenza non'aveva potuto
ohbligar’ suo marito.
Nell’ interesse di Rogeron possessore, si sosteneva di esser di notorietà
pubblica che la signora Belleuvre faceva tutti gli affari di suo marito , e
che firmava abitualmente per lui; che a’ termini dell’art. 638 del cod.
di.co_mm. , ogni biglietto sottoscritto da un negoziante èreput_ato di drit
to fatto pel suo commercio , che per ciò a riguardo, del terzo possessore ,
la girata sottoscritta dalla signora Belleuvre doveva esser considerata co
me una operazione di commercio di suo marito , e che per conseguenza
era obbligatoria per lui. ‘.
A I giugno 1818 , sentenza, del tribunale di commercio di Angers
che condanna in solido Orgerie e Belleuvre padre al pagamento dc’bigliet
ti di Belleuvre'figlio , pe’ motivi seguenti: “
« Attesochè Belleuvre padre è mercante , non sa affatto scrivere ,
e da molti anni non firma; che egli e sua moglie_disimpegn°ano da venti
anni indifferentemente ed a vicenda i loro affari comuni e di commercio;
che questi fatti sono stati confessati da loro all’ udienza del 18- maggio;
che sono di notorietà pubblica , alla conoscenza personale de’ membri del
tribunale , e sono stati confermati da diverse case dicomtnercio diBaugè,
Sau'mi1r ed Ahgers; che ne risulta'clie Bellèuvi‘è' madre è'la 1n'aixdataria
abituale e generale di suo marito; che.per ciò sarebbe senza considerazione che
questiavesse o no sapute leobbligazioni contratta in suo nome, poiché il man
datario riconosciuto obbliga il suo Mandante n'ell’assenza e a non saputa di lui;
Che inoltre , essendo riconosciuto-dà Belleuvre padre e madre che la girata
di questa èstata,messa alla conoscenza della famiglia , tal condotta rigetta
'ogn’ idea ch’ essa 'sia stata fatta a non saputa " di suo marito; poichè in
questo caso gli altri ’figlimziggìori ed interessati non avreliloero' mancato
d’iStruìrne il loro padre, se 'fbssePoSsibile«di supporre che solo questo
ultimo ignoras'se‘ fatti patenti o notòrii ; attesochè« la 'femmiìmmerc‘antessa
-pnlgbllca in suo nome personale e speciàle’non può assomigliarsi a quella che
esercita ‘il commercio e disimpegna gli all'arididsuo marito,li'n _rimPiazzo
di questo ultimo}, al viètà ed' a saputa di tutti :la‘ Prima non può Αoblili'gar
suo marito che per ciò che concerne il negozio.di_lei ; ma la Seconda pu'ò
l ' ., '
396 Dacrsrour
contrattare per suo marito tutte leobbligazioni di cui egli stesso sarebbe
capace , poichè egli è che contratta per mezzo di lei; tuttocciò che e
gli farebbe, ella lo fa validamente: or un mercante fa spesse volte opera
zioni diverse da quelledel suo commercio propriamente detto ,. e quando
questo mercante non sa scrivere nè firmare , la persona che lo rimpiazza
naturalmente, è sua moglie , soprattutto quando, di notorietà pubblica ,
il marito il costantemente approvata la condotta della sua compagna; che
I un sistema contrario constituirebbe una continua insidia tesa alla buona fede,
e distruttiva di quella sicura fiducia che anima ed alimenta il commer
cio; attesochè le leggi che proibiscono l’ autorizzazione generale ad
una moglie non sono applicabili che in materia puramente civile; che la
natura medesima degli atti di commercio esclude in un agente, moglie di
mandante illilterato , ogni limitazionadi poteri , poiché nè suo marito ,
nè essa , nè il pubblico che deve contratlar coll’ uno o coll’ altra , non
saprebbero prevedere ,‘ specificare , distinguere anticipatamente quali ope
razioni produrrebbcr'o le circostanze, quali negoziazioni converrà di au
torizzare, di disapprovare o non riconoscere; attesochè la valuta dei
biglietti e stata ricevuta , se non per la malleveria, almeno per lo gua- _
rentito, ma sempre sotto fede della girata , a condizione espressa della
medesima , ed unicamente a causa della sicurezza che accordata; »
Appello per parte di Belleuvre padre.

ARRESTO.

La corte, considerando, in ciò che riguarda Rogeron, di esser


costante che la femmina Belleuvre firmava tutt’i biglietti i quali erano
necessarii per lo commercio di suo marito; ch’ essa praticava questo uso
a vista ed a saputa di tutti coloro che contrattavano con suo marito;
che questo uso è antichissimo, poicchè Belleuvre non sa scrivere, e che
da più tempo non può più firmare; che Belleuvre a sempre soddisfatti
li biglietti sottoscritti per lui da sua moglie; che questi fatti son confes
sati da tutte le parti;
SULL’ ARTICOLO 5'. 397
Considerando che gli efl'elti di cui Rogeron-è possessore anno la for
ma di biglietti commerciali; che gli sono stati trasmessi per mezzo di
girata; che Bogeron è estraneo alle disposizioni che possono essere state
prese tra Orgerie, e la moglie Belleuvre per suo marito ,il qualeà dovuto
considerar la girata della moglie Belleuvre per suo marito , come una
operazione del suo commercio, e che 1’ art. 638 del cod. di comrmglie
ne dava una legale presunzione;
Senza arrestarsi .all’ appello interposto da Balleuvre avverso la sentenza
_ resa dal tribunale di commercio di Angers a |.° giugno 1818 nella parte che
pronunzia in favore di Rogeron , la condanna al pagamento della somma dei
'} biglietti di cui si tratta, contro Orgerie , Belleuvre ed altri che àn firmati
idetti biglietti, Ordina che in quanto a ciò la detta sentenza sarà intera
mente eseguita , e condanna Belleuvre alle spese in favore di Rogeron.

9.

La moglie; la.quale à una procwa generale di suo marito, tra


sferisce validamente ad un terzo in virtù di tal procura la proprie
tà de’ biglietti commerciali appartenenti al marito , se detto trasferi
mento à luogo per lo pagamento di un debito di quest’ ultimo. In tal
caso il trasferimento non eccede i limiti di una segrplice amministra
zione ( cod. civ. 1988 ) ( art. 1860 leg. civ. )
C. A. di Brusselles. 2: dicembre 1809 ( S... 7. a. 988. )

JV(L 61.3140!“ %lùifi8iffd ©n mori“.

La signora Brembilla in virtù di una procura generale colla facoltà di


alienare che aveva ricevuta da suo marito trasferisce tre effetti commer
cieli. , .
Questo trasferimento è arguito di nullità da’debitori de’ biglietti; essi
dicono che l‘art. 225 del cod. civ. ( art. 212 leg. civ. ) non permetteva
398 D‘xersf0Nt
alla moglie di effettuarquesto trasferimento di tre biglietti fatti all’ordine
di suo marito , mediante una procura generale. _ -

Annesro.
I
O

Attesochè il negoziato di cui si tratta rientra , per sua natura , negli


atti di amministrazione de‘beni comuni, poichè è quistiong di un i>aga
niento fatto in biglietto di cambio ,x‘per soddisfar una- somma ricevuta a
prestito ciocchè deve equivalere ad un pagamento Tatto in,c_ontanti. Senza
a€er riguardo alla eccezione di nullità per insufficienza di poteri per par
te della moglie Bramhflla , ordina alle parti di litigare in merito. .

DECISIONI SULL’ ART. 7.

x.

" La'-ìfiòklîè 'mércantessa pubblica ’può, senza ahtorizìa‘ziofle, Ùertdgre


un immobile corizPerato , anche a rendita vitalizia, dal guadagno , o
dal prodotto del suo commercio. (Cod. di‘com. art. 7; cod.. civ. art.
‘220 )( art. 11 leg. di eccez.; art. 209 leg. civ. )
C. G. F. 8 settembre 1814; rigeh ( S... 15. 1.39. )

Montaniei %a66et.
n
I

Maria Benedetta Chazet non avendo notizia di suo marito, signor


Montanier, fe provare l’assenza di lui. Nel 1763 ottenne sentenza di se
p°arazione di beni, che 1’ auto'rizzò a fare il commercio , come suo ma»
.'l'itó lo faceva per lo innanzi. ‘ '.
Dai guadagni del. suo commercio la signora Chalet'oompro-una casa
a Saint-chamon‘t. Poi, a 30 frimajo anno 1_2.,1a rivend‘e al signor Bas
.set , mediante una renditaiyitalizià: . ‘ ' " '
.'

' I
',1 v‘ '
|
Suzr.’ a_arrcono 7. . 399
La vendita è fatta senza autorizzazione né del marito'assente; nè
della giustizia: è fatta in virtù della doppia. qualità di mdglie separata ,
e‘ di mercantessa. ‘
Dopo la morte della signora Chazet , il signor Montanier suo figlio
à contesa la _vendita. Egli à richiamato allamemoria che a 30 frimajo
anno 12 , epoca della vendita,_ la signora Chazet sua madre non pote-.
va ,‘. secondo il dritto comune fare un atto di alienazione , senza esservi
autorizzata da suo marito o dalla giustizia. _.
Ciò non ostante à riconosciuto che secondo le regole speciali ,»+che
riguardano le femmine mercantesse pubbliche ,. sua madre in qualità'di ‘
mercantessa , aveva potuto obbligarsi per ciò che concerne ‘il suo ne»
gozio. » ." i -
Ma a sostenuto , che la Vendita di un immobile non era un atto di
negozio, e che d’altronde questa vendita era stata fatta senza relazione alcu
na col negozio di sua madre, che in conseguenza relativamente a tal vendita,
la madre aveva fatto più che obbligarsi per ciocclzè concerne il suo negozio.
Il signor Bafisset à risPosto che ai termini dell’art. 7 del cod. di
comm. , la femmina mercantessa pubblica a capacità senza autorizzazio
ne del marito o della giustizia per obbligare ed ipotecare i suoi immobi
li , almeno quei che non'sono colpiti d’ inalienabilità , come gli immo.
bili dotali.
Replica per parte del signor Montanier‘, x.° che il codice di com
mercio non esisteva nel tempo' della Vendita,2.° che (1’ attronde l’ art. 7‘,
nel combinarlo coll’ art. 5, denótava che la femmina mercantessa poteva
alienare , ma solamente per ciò che concerne il suo negozio. 01‘ , vende
‘ re a rendita vitalizia, ciò non è sicuramente vendere per ciocchè concer
ne il suo negozio. -
A 14 agosto 1811 sentenza del tribunale civile di San Stefano, -che
dichiara la vendita nulla , attesochè dagli articoli 5e7 del cod. di comm.
(\ art. 9 e li leg. di eccez. ), come dall’ art.nao‘ del cod. civ., risulta che
la femmina mercantcssa pubblica non può nè alienare, nè obbligarsi che.
per ciocehè concerne il suo negozio;
Che per ciò essa non può", senza autorizzazione, rendere un im‘
-I

a“.
fi00 Dacrsiour
mobile , soprattutto a rendita vitalizia, e per una causa evidentemente
straniera al suo commercio. '
A 22 dicembre 1812, decisione della corte di Lione la quale, dicendo
di essersi mal giudicato ,diclaiara la vendita valida , attesochè una fem
mina mercantessa pubblica è , per causa della sua qualità , capace di
vendere i suoi immobili senza autorizzazione.
« Atteso , vi si è detto , che, Secondo ladisposizione dell’art. 7del
codice di commercio , le femmine che son mercantesse pubbliche, posso
no dar in anticresi , ipotecare , ed alienare i loro immobili; che tal re
gola, è si saggiamente stabilita e cosi inerente alla situazione in cui si
trova collocata la femmina mercantessa , ch’;è evidente che , senza ciò ,
la femmina sarebbe stata privata de’ mezzi di esercitar un mestiere che
la legge inutilmente le avrebbe permesso , poiché per effetto di una ces
sione di beni e per mezzo di altre circostanze indipendenti dalla sua vo
loatà , tutte le sue sostanze commerciali potrebbero essere _ trasformate in
imm0bili e cessate di essere a sua disposizione; che l’ art._7 or citato
non stabilisce un novello dritto , poiché le leggi anteriori ammettevano
ugualmente le femmine a fare' il conimercio , affrancandole , per tutte le
convenzioni commerciali senza restrizioni, da tutte le proibizioni cui elle
no erano sommesse ne’ casi ordinarii; che questa pienezza di libertà es
sendo una condizione necessaria, inerente alla facoltà di esercitare il com
mercio, deve avere il suo effetto per i beni di ogni natura che provven
gono dal commercio e che vi sono entrati , e che non si può ammettere
per gl’ immobili una eccezione che non Si trova stabilita da alcuna legge
e che sarebbe non solo pregiudizievole agli interessi del pubblico , che a
quello delle femmine; ch’ è costante nel fatto , che Maria Benedetta Che
zet è stata separata di beni da Gio. Battista Montanicr , ed autorizzata a
fare il commercio in suo nome , mediante sentenza del 2 luglio 1763 ,
e ch’ella à comperato e pagato l‘ immobile in, quistione dal guadagno
del suo commercio; che quindi è potuto allenarlo senza autorizzazione.»
Ricorso in cassazione per parte del sig. lllontanier , per fals’intcrpe
trazione dell’art. 7, del cod. di com. per fals’applicazione dell’art. del
medesimo _cod. , e dell’ art. 220 del cod.lciv. -
SULL’ anrrcozo 7. 401
L’ attore insisteva su ciò che 1’ arr’esto impugnato non aveva in al
cun modo dichiarato nel fatto che la vendita fosse stata eseguita , per
ciò che concernech il negozio della venditrice; su ciò che l’ arresto
aveva consacrato per principio generale ch’ era bastevole ad una femmina
di essere mercantessa pubblica per avere capacità di vendere i suoi im
mobili senza autorizzazione, non importando per qual causa sarebbe
fatta la vendita.
Il sig. Lecoutour , avvocato generale , à; opinato che era dubbio se
una mercantessa pubblica , a causa della sua qualità, aveva capacità per
alienare i suoi immobili, ancora senza che la vendita avesse rapporto
al commercio di lei;
Ma allorché , come nella specie , l’immobile venduto è stato compe
»rato durante il commercio , l’immobile per ciò comperato à un rapporto
essenziale col negozio , perché comperato dai fondi del commercio ; esso
è reputato rivenduto per restituire i fondi al commercio: dunque in tal
caso 1’ alienazione non può essere reputata fatta altramente che per ciò
che concerne il negozio.
Conclusioni per lo rigetto.
La corte , considerando che risulta dell’arresto impugnato , che do
po il 1762, epoca della sparizione di Gio: Battista Montanier, Maria
Benedetta Chazet, sua moglie, aveva fatta pronunziare la sua separazione
di beni, e che posteriormente ella era stata autorizzata dalla giustizia a
fare il commercio per suo conto personale; che avev:x in seguito compe
rata e pagata la casa in quistione dai guadagni del suo commercio; che
quindi 21 potuto venderla , senza alcuna autorizzazione preliminare , e
che nel giudicare in tal modo la corte di appello non àcontravvenuto ad.
alcuna legge, rigetta etc.
402, chz,sxonr
2.

Il codice civile non permette che la donna maritata sotto il re


gime (IOÎÎII_C , possa alienare l’ immobile dotale per fatto di negozio.
(Cori. civ. art.2,azo; e 1554 a 1558; art. 7 del cod. di com.)( leg. cw.
art. 2,209; e 1367 a 1571;1eg. di eccez. art. 11.).

,C. C. F. 19 dicembre 1810; cass. (S. . . 11. I. 39

procurato: genezcrl’e e llî’iocztiu 2B)efoucfe e

Gadti“ou.

A 7 fruttidoro anno 13 la signora Martin nata Baehelet, separata


di beni e mercantessa pubblica , si dichiarò , per mezzo di alto innanzi
notaio , debitrice del sig. Castillon, fabbricante, di una somma di 257':
franchi, per somministrazioni relative al suo commercio.
Inoltre , ipotecò per lo pagamento di questa somma una casa sita
in Hàvre , che faceva parte di sua dote ;( dote costituita giusta la con
suetudine di Normandia.
Per mancanza di pagamento della signora Martin , vi fu una pro
cessura per espropriazi0ne della casa ipotecata , e ciò alla richiesta del
sig. Beloncle , cessionario di Castillon.
Martin si è opposta a tale espropriazione , sostenendo che il suo ob
bligo non poteva aver eseguimento reale che sopra isuoi beni estradotali.
. In altri termini, essa à opposta in eccezione la disposizione della consue
tudine di Normandia, che vieta alle femmine d’ ipotecar la loro dote. Es
sa si è ancora prevaluta delle disposizioni del codice civile, che consacra
no 1’ inalienabilità dell’immobile dolale.
_ Per lo creditore ipotecario , si è sostenuto , 1.° che 1’ obbligazione
ipotecaria essendo stata sottoscritta dopo il codice civile , il suo effetto do
vea esser determinato dalle regole che il codice consacra ; n.° che il co
SULL’AIITICOLO 5. 4403
dice civile autorizza la femmina mercantessa pubblica ad obbligarsi , ed
ancora ad alienar la sua dote per causa del commercio.
A 15 gennaio 1807 sentenza del tribunale civile di Hàvre ,. che ,
adottando i mezzi di difesa del creditore , lo autorizza a continuar la e
spropriazione.
Appello. -
L’ appellante sostiene che la sorte della di lei dote deve esser rego
lata dalle leggi sotto 1’ imperodelle quali il suo matrimonio è stato con
tratto. Or, ella dice, in Normandia , la moglie non poteva ipotecar la
sua dote, nè ancora per affari di commercio , ( art. 126 e 127 del re
golamento del 1666
Che , d’altronde , e supponendo che il codice civile sia regola nella
specie , 1’ inalicnabilità dell’ immobile dotale è guarentita dalla disposizione
generale dell’articolo 1554 del cod. civ.; poiché non si è nel caso delle
sole eccezioni stabilite dagli articoli 1555 ,1556 1557 e 1558.
Inoltre 1’ appellante trovava la conformazione del principio generale
con5ervatore della sua dote , nell’ art. 7 del codice di commercio.
Il convenuto allogava la discussione nei termini del codice civile ,
valendosi degli articoli 220 e 1558. Ecco in qual modo egli ragionaiza:
» Ogni femmina mercantessa pubblica può obblz'garsi per ciocchè
concerne il di lei negozio , ( art. 220 ): ora , poter obbligarsi, equi-i
vale a poteripotecare tutti i suoi beni mobili, ed immobili ,| art. 2092
(1962 leg. civ- ) - In ogni caso, la femmina mercantessa pubblica che
si obbliga per causa del suo negozio , è sottoposta all’ arresto personale ,
( art. 3 , tit. 2. della legge del 15 germile anno 6. ) Dunque obbli
gandosi per lo suo negozio , essa si obbliga a pena (1’ imprigiouamcmto :
ma l’art. 1558 prescrive che la dote della femmina sia alienata, per
evitarla di essere in carcere. Per ciò , ed in due parole, il legislatore
mettendo in bilancia la,persona , e la dote della femmina dà la pre
ferenza alla persona; permettendo alla femmina di olabligar la di lei persona
per lo pagamento degl’ impegni commerciali di lei. Dunque , ed a mag
gior ragione , il legislatore permette alla femmina di obbligarvi ancora
la dote o l’immobile dotale di lei ». '
404 ’ Dacrsronx
A 16 luglio 1807 , decisione della corte di appello ,sedente aRoueh,
che dichiara di essersi ben giudicato , in ciò che l’immobile dotale e stato
dichiarato alienabile‘. V _
Il sig. Merliu , procuratore generale , à dimandata , nell’ interesse della
legge la cassazione di tale arresto,
Egli ha stabilito , .
l.-° Che la quistione avrebbe dovuta essere giudicata non colle regole
del codice civile, ma bensì secondo lo statuto matrimoniale: or 1’ an
tica giurisprudenza della Normandia non ammetteva che , per fatti di com
mercio, le femmine potessero alienar od ipotecare la loro dote.
2.° Che ancora , sotto 1’ impero del codice civile , la dote non era
in verun modo alienabile per fatto di negozio.
Discutcndo 1’ art. no , il sig. procuratore generale a fatto osservare
che in ogni contratto ipotecario bisogna accuratamente distinguere l’ ob
bligazi0ne della persona , e la ipoteca della cosa ( immobile Che
l’ obbligazione della persona può benissimo aver luogo in tutta la sua pie
nezza , senza che ne siegue necessariamente la ipoteca della cosa (immo
bile; ) che sempre e dappertutto si è distinta nelle obbligazioni sotto
scritte dalle femmine maritate , la validità dell’obbligazione e la esten
sione di eseguimento di cui essa era suscettibile; che attualmente per le
obbligazioni sottoscritte dalle femmine meritate con constituzione di dote,
gli arresti ne ànno ristretto lo eseguimento ai beni estradolali; d’onde
la conseguenza che l’articolo zz_o nulla assolutamente dice sulla inaliena
bilità della dote. .
Il signor procurat0re generale a opinato che in riguardo a ciò la re
gola generale era contenuta nell’ articolo 1554; che le sole eccezioni si
trovavano negli articoli 1555, 1556, 1557 e 1558. IEin à confermata
la sua teoria per mezzo dell’articolo 7 del codice di commercio.
Tuttavia il procuratore generale il dipoi Valutata la obbjezione’ ca
Vaia da ciò che l’articolo 1558 permette l’alienazione della dote, per
liberar la femmina di prigione. Ma egli à creduto che lacccezione dove!
va esser ristretta al caso per lo quale è fatta. Da ciò che il legisla
tore , à egli detto , autorizza i giudici a permettere l’alienazione del
Senz’axrxcor.o 5.. 405
l’immobile dotale per liberar la femmina di prigione , non “ne seguiva
in alcun modo che la femmina essa medesima possa , a piacere , alienar
l‘ immobile dotale per affari di negozio. Il procuratore generale à dun
que opinato che 1’ alto di, alienazione dell’ immobile dotale di cui si trat
ta nella specie , non era autorizzato dall’eccezione espressa nell’art. 1558 .'
che era in conseguenza riprovato dalla disposizionegcnerale dell’art. 1554.
Conclusioni per la"cassazione.

Annnsro

La corte; visto 1’ articolo 88 della legge del 27 ventose anno 8 , e


gli articoli 538 , 540 , 541 , 542 , 545 e 544 della consuetudine di Nor
mandia; gli articoli 126 , e 127 degli approvati del 1666; gli art. 2 ,
1554, 1555, 1556 , 1557 e 1558 del codice civile , e l’articolo 7 del
codice di commercio;
Attesochi: , secondo gli art. citati della consuetudine di Normandia ,
come ancora degli approvati del 1666, 1’ immobile dotale della femmina
marilata sotto 1’ impero di tal consuetudine, era inalienabile di sua
natura , e che dietro la giurisprudenza locale confermata dai più celebri
comentatori della medesima consuetudine, questo principio d’inaliena
bilità , non soffriva eccezione ancora in favore della femmina mercantessa
pubblica , la quale non poteVa ipotec_are il suo immobile dotale agli ob
blighi da lei sottoscritti a causa del suo negozio;
Attesochè , nella specie , la signora Martin , maritata sotto l’impero
del dritto Normanno, ed assai prima della pubblicazione del codice civi
le, era necessariamente sottomessa alle proibizioni espresse nella detta
consuetudine, in ciò che concerneva la disposizione dei suoi beni dotali,
poiché è sulla fede di tali proibizioni che avevano _avuto luogo le stipu
lazioni del matrimonio di lei, e che per ciò 1’ arresto impugnato, appli
candole, al contrario, le disposizioni del codice civile , à fatta una falsa
applicazione degli articoli di questo codice che vi son invocati, e viola
to direttamente l’articolo 2 del medesimo codice il quale prescrive che
la legge non à effetto retroatfivo;
406 Dr-cxsiour
Atteso_d’allrondo , che quando sarebbe possibile di applicar alla spe
cie la legislazion novella introdotta dal codice civile , l’ applicazione cr
youea che l’ arresto impugnato ne è fatta non ne sarebbe meno evidente;
che in effetto, l’art. 1554 consacra di una maniera non meno formale di
quei già citati della consuetudine di Normandia e degli approvati, il princi
pio della inalicnabilitir del fondo dotale; e che se gli art. 1555 , 1556,
1557 e 1558 stabiliscono eccezioni a questo principio , non si trova nel
num. di tali eccezioni il caso in cui la femmina mercantessa pubblica
vorrebbe ipotecare il suo immobile dotale agl’ impegni risultanti dal suo
commercio; che se l’ art. 220' del codice medesimo autogizza in generale
-.la femmina mercantessa pubblica ad obbligarsi per ciocche concerne
.il suo negozio , questa disposizione generale dev’essere coordinata colla
restrizione che si trova nell’art. 1554 , ed intesa per conseguenza in questo
senso che la femmina mercantessa pubblica può , a causa del suo nego
zio obbligare solamente la sua persona ed i suoi beni, diversi da _quei
di natura dotale; che questa maniera d’ intendere e di mettere quindi
in accordo i diversi articoli del codice civile, è inoltre confermata
dalla disposizione precisa del codice di commercio , di cui l’ art. 7 ,
nell’ autorizzar le femmine mercantesse pubbliche a cedere in anticre
si, ipotecare od alienare i loro immobili, aggiunge: tuttavia i loro
beni stipulati dotali , allorché esse son meritate sotto il regime do
tale , non possono essere ipotecati nè alienati che ne’ casi determinati,
e celle formalità prescritte dal codice civile.
Cassa etc.
Suzz’aa-rrcozo 5. lo;
5.

L’articolo 220 del codice civile, il accordata alle femmine ma


ritate sotto un regime dotal'e ‘la facoltà d’ipotecar la loro dote per
mezzo di obbligazioni sottoscritte in qualità di mqrcantesse pubbliche?
Bis. a/fer. ( Art.zzo, 1103, 1108, 1128 cod. civ. ) ( art. 209 , x057,
1082 leg. civ. )
_ ‘G. A. di Roucn. 16 luglio 1807 ( S... 7. a. 191

€adtifl’ow fa. dignoza. martin.

Che una femmina divenuta mercantessa pubblica possa Validamente


obbligarsi senza l’ autor'zzazione di suo marito , ciò si trovzx deciso per
mezzo del testo dell’art. 220 del codice civile: la facoltà accordata dal
marito a sua moglie di stabilire un. commercio pubblico, è un’ autoriz
zazione tacita per tutti gli atti del negozio: cosi lo esigeva la fede pub
blica , il bisogno del commercio. Ma poicltè il marito a tacitamente auto
rizzato tutti gli atti del negozio che farà sua moglie , ne segue che
tali atti, Validi in se , sotto il rapporto della capacità personale , debba
no aver efletto su’ beni inalienabili, a’ termini del contratto di matrimo
nio , o dello statuto sotto la cui fede il matrimonio si è contratta-lo ?
Tale era la quistione a giudicarsi' nella specie.
A 7 fruttidoro anno 15 (25 agosto 1805 ), obbligazione con atto
rogato da notajo della signora Martin ( civilmente separata ), a favore
_ del signor Castillon , per la somma di 2572 franchi, pagabile in sei me
si. Per lo pagamento di tal somma, la signora Martin ipoteca una casa
situata nella comune di Hàvre. L’ ipoteca fu iscritta; e per mancanza di
pagamento il signor Castillon à intentato giudizio di espropriazione della
casa ipotecata; la signora Martin si è "opposta: una sentenza di prima
istanza à ordinato di proseguirsi la espropriazione.
È necessario osservare che la signora Martin si era meritata sotto.
1’ impero della consuetudine di Normandia, le cui disposizioni non per
mettono giammai che la moglie rimanghi priva della dote , e 1’ autoriz»
‘408‘- Decrsrour
zano a ripigliarla dal compratore di essa, se ella non la ritrova ne’ beni
di suo marito. D’altronde gli art. r26 e 127 degli approvati, avendo
forza di legge , proibîvano espressamente l' ipoteca della dote.
La Signora Martin a proposto il mezzo di nullità d’ipoteca, a so
stenuto che anteriormente alla pubblicazione del cod. civile, e sotto l’im
pero della consuetudine di Normandia , la quistione non avrebbe presentata
difficoltà alcuna: che non doveva esservene ancora sotto l’impero del cod.
civ. che à ugualmente stabilito il regime dotale, il quale in consegue n
za non à voluto distruggere , per i matrimonii anteriori, l’ effetto delle
leggi dotali , sulla fede delle quali questi matrimonii si sono contratti.
Per parte del signor Castillon si è detto , che. la ipoteca in qui-_
stione è stata data sotto l’impero del codice civile; che la sua validità 0
nullità non dipende in conseguenza all'atto dalle regole stabilite per mezzo’
degli antichi approvati di Normandia; che la sola _regola a seguirsi è l’ar
ticolo 220 del codice civile, il quale dichiara valide generalmente e senza
distinzione tutte le obbligazioni della femmina mercantessa pubblica.
Il proccuratore generale si è pronunziato in favore della femmina e
per lo conservamento della dote, cioè per la riforma della sentenza di
prima istanza.
Egli à detto che l’art. 220 del cod. civ. non aveva altro effetto che
di dispensare la femmina mercantessa pubblica dall’autorizzazione mar-ila,
le; che non riguardava in alcun modo tutte le altre regole generalmente
prescritte per la validità delle obbligazioni , nè l’effetto di tali obbligazioni.
L’art. 1108 del cod. civ., che regola la validità delle obbligazioni,
esige , oltre la capacità di contrattare, tre altre condizioni, una delle
quali, spiegata dall’ articolo n28 , prescrch che le cose le quali formano
l' oggetto della convenzione, siano in commercio. Dovevasi adunque osa-
minare se la casa della signora Martin era legalmente suscettibile di es
Sere ipotecata , ancorché fosse un’effetto dotale. _
Or, la quistione di sapere se l'oggetto dotale è o no alienabile, de
we esser decisa mercè le le gi sotto l’impero delle quali il matrimonio
fu contratto: senza ciò rimarrebbe ingannata la fede dellcfamiglie coMraen
tt; il codice civile non à più voluto alterar l’effetto delle antiche consuetu
Sezz’aarxcozo 7. 409
dini sulle doti antiche, come non è voluto esporre le femmine , marital'e 4
sotto la fede del regimento dotale stabilito dall’art. 1540 e seguenti, a per- 4
dere un giorno la loro dote , se accadesse che novelle leggi venissero ul'
teriormenle ad abolire il regiment0 dotale , attualmente stabilito -per la
Francia intera.
La corte di appello non si è uniformata all’ avviso del procuratore
generale. Ha ordinato di procedere oltre alla espr0priazione della casa
dotale.

inass'ro.

Visto 1’ articolo 220 del codice civile , che si spiega in termini for
mali e senza alcuna eccezione,il quale è cosi concepito: << la moglie, e
sercitando pubblicamente la mercatura , può senza l’ autorizzazione del
marito contrarre obbligazioni per ciò che concerne il suo negozio e nel
detto caso ella obbliga ancora il marito , se vi è comunione fra loro;
Considerando clie la obbligazione contratta dall’appellante, è posteriore
alla promulgazione di questo articolo; che deve in conseguenza avere il suo
effetto sull’ immobile ch’ ella vi aveva ipotecato dietro la l'acultà che ne
aveva come mercantessa pubblica;
Considerando che , dietro il medesimo articolo , non si può ragione
volmente trarre argomento dall’antica giurisprudenza consacrata negli art.
126 e 127 del regolamento del 1666; che non si possono inoltre invocare
le disposizioni del codice relativo al regime dotale , poichè esse non deb
bono avere alcuna applicazione a riguardo delle femmine mercantesse pub
bliche, la cui capacità è regolata dall’ articolo 220.
La corte, intese le parti, etc., senza arrestarsi al nuovo _mezzo im
piegato in appello , dichiara di,essersi ben giudicato , etc.

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g.
/nfi

"INDICE
DELLE MATERIE

CONTENUTE NEL PRIMO VOLUME

MȈHMHWM-m

DEDICA A S. M. FRANCESCO I.° . . . . . . . . .


Avvxso DEL DEL
PREFAZXOhE COMPILATORE . . .. i..
SIGNOR Logmà .. .. .. .. .. .. .'. ..‘ .
VII
Avvanrmmwro DEL sxcuon PARDESSUS premesso alla prima edi
zione................. xv
Avvxso DELLO STESSO sulla seconda edizione . , . ’XVI
lhsconso sulla origine e su’ progressi della legislazione e' del
la giurisprudenza commerciale . . . . . . . . . . XVII
Buauorsu di giurisprudenza commerciale . . . . . . . xux

SPIRITO DEL comma DI COMMERCIO DI LOCRÉ.

LI nn o I .°

Del commercio _in generale

TIT. I. Dz’commncuun . . À. . . . . . . f .
ART. 1 .- . . . . . . i. . . . . . . . . ‘ .
Legislazione delle Due Sicilie sull’arl. t . . . .
‘ART. 2 . . . e . . . . . . . . . . . . . .
Amar. 3 . . . . ,. . . . . . z . . . . ; . .
412
Legislazione delle due Sicilie sugli articoli 2 e 3 . . pag. 94
Anr. 4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
Legislazione sull’ art. 4 -._ . . . . . . . . . 38
Anr. 5 . . . . . . . . . . . . . . -. . .' . 39
Legislazione Sull’art. 5 . . . . . . . . . . 40
AN. 6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
Legislazione sull’ art. 6 . . . . . . . . . . 48
ART. 7 . . .l . . . . . . . . . . . . . . . 49

Legislazione sull’ art. 7 . . . . . . . . . . 55

CORSO DI DRITTO COMMERCIALE DI PARDESSUS DA SERVIRE


DI COMENTAIIIO AL TI'I‘. 1.

Del commercio . . . .‘ . . . . . . ._ . . o7
De’ commercianti . . . . . . . . . 1 . . . 58
TIT. Il. Quali persone possono far atti di commercio (1) . 59
(Jar. I. Quando i minori 0 le donne maritate possono far .
atti di commercio . . . . . . .. . . . . . . ibid.
Sez. 1. De’ minori che possono far atti di commercio . . 60
Su. Il. Quando una donna maritata può far atti di
commercio . . . . . . . . . . . . . . . 64
CAP. 11. Delle persone capaci di contrattare alle quali il
commercio è interdetto . . . . . . . . . . . 7o
Sez. I. In quali casi le convenienze sociali àn fatto inter
dire il commercio a certe persone . . . . . . . . ibid.
Sez. II. Proibizioni fondate sullo interesse del commercio. _ 71
Sez. III. Effetti della violazione di tali proibizionii . . , 72
'I‘IT. III. Qual’ individui sono commercianti . . . . . 74

(1) Il lit. I si trova dietro il cemento del lib. IV (il. 2 del codice francaè di
commercio. ' ‘
Lanzilli Michele, verificatore del registro e bello in Terra diLavm-o
Lauro Pietro '
Lentini Giovanni
Letizia Gregorio , Cavaliere Gran Croce , vice presidente della S. C.
di giustizia, presidente della G. C. Civile di Napoli "Huutn
Liccioli Giovanni
Lomeuaco Francesco Andrea
Lucà Vincenzo
Lucarelli Raffaele
M
Magliocco Giosuè HHHHHH
Malpica Cesare
_ Maiorino Francesco, cancelliere del regio gÎudicato in Capaccio
Mangieri Domenico impiegato nel real Ministero dell’ interno
Marchese Vincenzo, Commessario di Polizia
Maria , de , Michele ' ‘
Maran 0 Vanspandocb, librai tipograii 20
Marsico Domenico
nHm@HÙnH
"Ians-cht
Martini ,‘ de , Giovanni , segretario generale dell’amministrazione del
registro e bollo
Martini , de , Giuseppe , giudice supp. del circondario Vicaria
Martino , di , Federico
Mastelloue Filippo
Mazza Filippo
Mazza Tommaso
Miceli Felice, ulliziale di carico nel ministero di Grazia e Giustizia
Minasi Domenico >
Minervini Felice Antonio
Minieri Francesco Antonio
Molinari Giuseppe, impiegato nella cancelleria della G. C. C. di Trani
Molignani Gio: Antonio .
Monte-ano Giambattista
Monticelli Giovanni
Mottola Antonio
N
Napoli, di, Giuseppe '
Nicodcmi Carlo Antonio . - HO

Nunz1ante Giovanni, ricevitore del registro e bello in Sarno


Pacifico Sergio
Palombo Francesco
Panico Giovanni

15;
4x8
U'l \l
M
Taolillo Biaggio , HHHHHHHH
Parrilli Felice , Barone , già consigliere della S. C. di giustizia.
Patella Francesco
Paternò , Cavaliere
Tatini Francesco
Terrone Ferdinando
Pesce Mariano 7
Teschi Giuseppe, giudice supplente del tribunale di commercio di Fonmia
Tbilippis , de, Donato Antonio, verificatore del registro e bollo°°in
Salerno HHÙ‘H
Pica Luigi
Tollastrelli Domenico
Tortanova Filippo
Tosilano Gio: Angelo

Reale Antonio , libraio H'Q


Robertis , de , Giuseppe
Romano Gaetano
’RossiCGiovenale, già segretario generale degli Ospizii in Principato
itra
Bossi Antonio
Russo Galeota Vincenzo
S
Sagarriga Volpe Giuseppe , Cavaliere
Salvatore Pasquale, regio giudice di Marrone UI r-n u n un v-a"
Saponara Felice, Cavaliere , già consigliere della S. C. di giustizia
Saracini Nicola
Sarli Saverio
Satriani Nicola , Cavaliere
Scafati Nicola
Scippa Michele
Sessa Raffaele
Sildoerio Emmanuele
Squillante Andrea, Sacerdote
Spena Marcello
Starace Francesco
Stasio , di , Vincenzo
Suglia Nicodemo
T
Taglialatela Vincenzo
Taraschi Gio: Francesco, già Giudice della G. C. Crim.
Tenerelli Francesco H!!

206

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Tortora Antonino capo di ripartiment0_ nel ministero di grazia e giu- '
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Trizio Nicola 2
Tufari Francesco i
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Vaglio , del , Domenico i
Vestini Gaetano, Cavaliere, già Intendcnte in Calabria ìr
Visconti Sabbalo I
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-' ’ Copia ec. =-:')1. S. E. = Il Presidente della Pubblica
Istruzi0ne. = [Matteo Vara supplieando 'espone’all’li} V.
come desidera di stampare il Come'ntttri0 di Commercio ,.
Compilate dall’ avvocato signor D. Domenico Bali prega per-‘
ciò 1’ E. V. benignarsi destinarin un regio Revisore e l’avrà
.ec‘.‘=’Presidenza della Giunta per la Pubblica Istruzione ;
‘A di 7 luglio 1825 = Il regia Revisore signor D. Loreto
J4pruzzese avrà la 00mpiacenza di rivedere l’opera sopra
scritta , e di osservare se vi sia cosa contra la Religione , ed
i dritti della Sovranità = Il Deputato per la revisione dei
libri = Canonico Francesco (Rossi.
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Eccellenza Reverendissima == Ho1 letta l’ Opera intitolata


Corneritario del Codice di Commercio per lo Regno delle due
Sicilie , in cui D. Domenico Bali ha saputo riunire le opere
diLocrè e di Pardessus, e le analoghe decisioni rapportate da
Sirey, illustri giureconsulti Francesi,‘ non clze le decisioni
delle nostre Corti, ed il confronto della nostra Legislazione
colla Francese, e colle leggi Romane , e colle antiche leggi
patrie, che vi si rapportarioge lungi di esservi cose contro la
Religione ed i dritti della Sovranità , vi s’incontrano dei
tratti da cui risulta sommo rispetto per essi ; per cui son di
parere, che l’ indicata Opera possa stanzparsi, per essere
pure di grande utilità per la intelligenza delle leggi di Com
mercio. = Napoli I agosto 1825. = Loxuaro Arnuzzesa reg.“
revxsore.
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