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(
COMENTARIO
DEL
G()DICE DI COMMERCIO«
PER Lo REGNO DELLE DUE SIGILIE.
‘\ Ù;“603
"== W COMENTARIO
DEL
CODICE DI COMMERCIO
PER LO REGNO DELLE DUE SICILIE;
OVE il TROVANO ESPOSTI,
DOMENICO BALI. . _
VOLUME L
" NAP0L1
DALLATIPOGRAFIAVARA
Vico 5:. Filippo e Giacomo N. 13.
1825.
Gli ucmplari non muniti della cifra del compilalorc
debbonu' comidcrar contrafl'atti.
AVVISO.
.v: I
erano stati cavati dal testo della legge de’19. marzo 1801 (28
ventoso anno 9
Il Signor Trez'l/zard sostenne , che per tal ragione appunto
si rendevano inutili. .
Il consiglio di stato si appigliò al parere del Signor Treil/zard,
e tolse siffatti articoli
Ma quali sono adunque in tal caso le disposizioni anteriori
dal codice annullate , e quali quelle mantenute in vigore?
Esso abroga primieramente le antiche leggi, cioè le ordi‘
nanze del 1673 e del 1681 , quali non è più permesso d’invo
car come leggi, e che solamente si possono citar come autorità
per la'interpretazione di quelle disposizioni , che il codice à
adottate senza modificazione alcuna.
Inoltre il codice annulla tutte le disposizioni, qualunque
esse sieno , risguardanti materie sulle quali esso à disposto; vale
a,dire, sulle materie che à interamente contemplate e rego
late, e sulle quali nulla à rimasto a desiderare. .
All’ opposto il codice conserva le disposizioni, che si ri
feriscono a materie od a punti particolari,‘di cui non si è Ioccu-t
pato. Se n’è veduto poc’ anzi un esempio.
' Tali disposizioni formando in conseguenza in tal modo il
compimento del codice di commercio , ò dovuto rac00glierle e
ravvicinarle.
È agevole però lo scorgere che, un tale ravvicinamento ,
come pure quello delle disposizioni del diritto comune non p0
teva totalmente riescir vantaggioso senza che si fugsse eseguito per
(I) Processo verbale de’ 17 Gennajo 1807 dal n.° XLII. al n. XLVI.
‘L. T. I. - 2_
x PREFAZIONE
mezzo di confronto , e che indicasse non solo i legami esistenti
fra tali leggi ed il codice; ma che spiegasse ancora in qual
modo tal codice vi si rapporti e come in altre circostanze le
modifichi.
Altri elementi ancor Potevano aver luogo in un comentario
del codice di commercio. .
Non era tutto a crearsi nella legislazione commerciale. Ave
vamo su queste materie leggi assai sagge di cui gli autori del
codice si sono valuti, migliorandole , perfezionandole ed adat
tandole in fine alle attuali circostanze. * Molte disposizioni del
codice sono state dunque tratte pressoché dal testo delle ordi
nanze del 1673, e del 1681.
Intanto questi articoli, si spessamente e dopo si lungo
tempo applicati, si perfettamente conosciuti e dal generale as
sentimento ratificati , non erano suscettibili di discussione , e non
ne hanno di fatti sofferta alcuna. È quindi impossibile di desu
merne il comentario da’ processi verbali del consiglio di stato,
né da alcuno degli elementi che son serviti a preparare il co
dice. Ma la giurisprudenza e le luminose opere che son gio
vate a fissarla, riempiono abbastanza una tal lacuna.
Meritano tali opere molta applicazione; poiché sovente sono
state consultate dai compilatori del codice : il parere che in
esse si riscontra alcune volte _à determinato quello del consiglio
ed alcune altre è stato convertito in disposizione legislativa.
.
. I ‘ " «-r
' .n'- -_ - 'V
,;»‘23
_._..:\W
PnerAzidun
Se ne allontana in quantochè lo spirito del codice di
commercio semplicemente contiene un comentario di ciascun
articolo del codice, o piuttosto di ciascuna delle disposizioni,
che un’ articolo rinchiudegin vece che lo spirito del codice ci
vile presenta tutto insieme un trattato su ciascuna materia del
diritto civile ed un comentario sopra ciascun articolo: un
trattato perle sue divisioni teoriche, che distinguono le diverse
parti della materia , ne fanno ravvisare il nesso e le classificano
nell’ prdine loro naturale: un comentario in quantochè ciascuno
degli articoli collocato sotto queste divisioni, viene sviluppato.
Una tale diversità di sistema è il risultamento della diffe
renza esistente fra la natura della legislazione civile e quella
della legislazion commerciale.
Le leggi civili essendo leggi principali, riesce possibile di
ridurne ciascuna parte ad un sistema compiuto.
Le leggi di commercio essendo leggi di eccezione , che co
me ò già detto , ricevono il lor compimento dal diritto civile ,
non possono per se sole formare un sistema intero sopra quasi
niuna delle materie che vengono dalle medesime regolate. Quin
di è che di tali leggi si può formar con più facilità un co
mentario, anziché un trattato. .
La differenza che riscontrasi nell’ uso di queste due specie
di leggi, dovea pur-dar luogo ad una diversità nella forma del
lavoro che si sarebbe intrapreso sopra le une e sopra le altre.
Lo studio del diritto civile è concentrato in una determi
nata classe di persone che ne fanno la loro. principale occu
pazione , che vi si dedicano specialmente, che vi si son pre
parate per mezzo di altri studj , che ànno 1’ abitudine di me
DI Locrtfi. xnr
ditar sulla scienza delle leggi e la cui dottrina ed esperienza
vien consultata da quei che, dediti ad altre Professioni , le
ignorano, nelle rare occasioni in cui i loro interessi lo esigono.
Lo studio profondo del diritto commerciale è senza dubbio
parimenti necessario a’ magistrati ed ai giureconsulti , ma la
COn05cenza di questo diritto dev’estendersi assai più oltre. Non
vi è commerciante che non sia costretto ad internarsi nella co
gnizion della legge di commercio, come quella che li dirige
indistintamente ed in tutte le loro azioni. Niuno di essi può
con sicurezza far una vendita , una compera , una spedizione,
sottoscrivere un biglietto , formare una società ancorché mo
mentanea, negoziare o ricevere un effetto, nè finalmente eser
citar alcun’atto relativo al proprio negozio, senza la intelligenza
delle regole , che nel codice di commercio per tali Oggetti si
trovano stabilite. Egli è obbligato di conoscere ciocchè questo co
dice gli prescrive riguardo alla tenuta dei suoi libri, ’ alla for
mazione dell’ inventario annuale , nel caso cada in fallimento ed
ad una moltitudine di altri oggetti.
L’ obblìo di tali doveri lo espone a de’gramdi pericoli, riu
scendogli intanto impossibile di consultare i giureconsulti sopra
di atti che si ripetono , che si succedono senza interruzione e
che vengono eseguiti con una rapidità estrema.
È quindi nelle proprie cognizioni che il commerciante debbo
rinvenir la norma della sua condotta. '
Ma lo spirito del codice di commercio si ravvicina allo
spirito del codice civile in quanto al modo, con cui si‘ fa uso
degli elementi che lo compongono. Il metodo di Potkier nelle
sue pandette e quello di Domat nel suo libro delle leggi ci
XIV anruzmuz DI Loculi.
vili, sono stati alternativamente in questa opera seguiti ,° secondo
ché la natura del lavoro lo richiedeva. I passi di tali autori da
me rapportati per intiero , sono distinti da virgolette‘7 e quei
della cui sostanza solamente mi son valuto,si rattrovano rinchiusi
tra i seguenti due segni ==.
IV
AVVERTIMENTO
DEL SIGNOR PARDESSUS
(') Motivo del consiglio di stato sul progetto del codice di commercio.
XVI
AVVISO
DEL SIGNOR PARDESSUS
WWW
DISCORSO DI PARDESSUS
SIGIOII
(i) Histoire universelle, di una società di letterati inglesi, lib. I. , cap. 8. sez.z;
e cap. 9. se:: 2., p. 155 e 234 , ediz: in 4.“ -
(a) Plato de Leg. lib. , VIII. -Montesquieu, esprit des Ìois, lib. XX, cap: 18.
(3) Si possono consultare sullo stato del commercio e della industria de’ primi
imperi, i diversi libri della Bibbia , Erodoto , Strabone , Plinio; e presso i moderni
}inet, hisl: da commerce ; il‘professme Herrcn , Ideen ubcr clic politik der volker , ele- ;.
il Signor di Pastoret , Hisloire de la lègislalion.
(4) Ezechielle , cap. : 27. ‘
senza ucranzroue couurnciue. xx 1
La Grecia instruita dai Fenirj li superò ben presto nell’ arte della le
gislazione. Le leggi di Atene e di Corinto avcano prevetlutpc e regolato
con particolar cura tutte le specie di contrattazioni cui i-l commercio di
terra o di mare , la banca, la commissione e l‘ esercizio della industria
manifatturiera poteano dar luogo (I)
I Focesi portarono questi usi e siffatto leggi su’ lidi della Gallia,
allorché fondarono Marsiglia (a) , florida pel commercio, primachì: Roma
ne sospettasse la utilità; lungo tempo amica de’ vincitori del mondo; si
vantata dagl’ istorici e da’ filosofi (3) , e le cui instituzioni Cicerone tro
vava più agevole di ammirar che (1’ imitare
Rodi deve la immortalità del suo nome alla sua legislazione maritti
ma Confederata de’Romani innanzi di esser loro soggetta, ebbe la glo- _
ria di governare colla saviezza quelli che. col potere delle armi 1’ aveann
sottomessa. Le sue leggi àn formato l’ oggetto delle meditazioni di que’
immortali giurcconsulti. , i quali sotto il nome di prudenti, àn traman
dato il legato della loro scienza all’ universo (6) l Il più grande degli.
oratori le celebrava al cospetto del gran popolo(7); ed i Cesari , si go
lesi del potere supremo , nel proclamarle socrane del mare , aveano ad
essa attribuita una autorità uguale a quella delle loro proprio leggi (8).
Gli storici, più impegnati di raccontar le mcmorancli imprese gurr«
riere
popolio anziché
gli straordinari avvenimenti i qualie leàn-instituzioni,
distinta la esistenza
farne conoscere i costumi nulla ci dc’
iàt'lî
(i) Capz't. mm. 810, cap. 17. - De Guignes , Illèmoire cr't. p. 433 , 489.
(a) Il quadro del commercio de‘ Francesi, sotto le due prime razze, è stato far.
mate con estensione uguale alla verità dall’ abate Carlier nella sua dissertazione , co
ronata dall’accademìa di Amiens, nel 1752. Amiens e Parigi, 1753 1 vol. in u.
(3) Agatia, Histor. de rebus Juslim'ani Imperatori: , lib. I e IX, cap. 20 e 62.
Capit. general. lib. II", art. IO, n, 12.
(5) Ediot. Clotharii II. anno 6|5 , cap, 9.
(6) Carta Ludov. Pii, in Carpenterii Alphabel. tironian, cart. 3|.
(7) Gregor. Turon. , lib. III, cap. 34. >
(8) Capit. mm. 802, cap. 14 e li, mm. 812 , cap. 1],
L. T. I. 4
xxvl DISCORSO m P.mnnssUs
tori (i) ; a proteggere in fine , sta u... “fili alleanze (3) sia con misure
severe contro la violazion de‘ trattati 0 contro le ingiuste pretensi0ni, quei
de’ loro sudditi che negoziavano in paesi stranieri
I frammenti che rimangono de’loro editti contengono principj che la
nostra legislazion moderna non il punto sdegnato di adottare,
É in tal guisa che modificando il diritto civile nell’interesse del
commercio , essi dichiararono che il proprietario di una cosa rubata non
potea rivendicarla dal possessore che l’avca comperata di buona fede (4) ,
regola essenziale pel commercio , e che dopo dodici secoli di esperienza
i codici francesi àn conservata Questi medesimi codici (6) , non àn
fatto che rinnovellar le loro leggi sulle vendite accompagnate da caparra ,
e sulla proibizion di vendere i frutti pendenti \
L’obbligo imposto a’proprictarj che abitano lungo un fiume od
una riviera navigabile di lasciar su’loz-o fondi un passaggio (8) pe’
bisogni
Le penedella navigazione
ch’ essi aveano ,pronunziato
è attestato contro
da unla diploma
falsità edel1’ alterazion
558
delle monete; le loro precauzioni per assicurar la esattezza de’ pesi 'e
delle misure , si ritrovano nelle leggi che presentemente ci governa-‘
no (10); ed allorchè , a’ nostri tempi, si son dovute rafl'renar le usare
e le frodi di cui gli ebrei si rendevano colpevoli, è in un editto del 615
che si son attinti gli elementi della legislazione speciale su tal materia (Il).
(i) Adonis , Cron. , ann. Su. - Eginhart , Vita Caroli Maga. cap. 17.
(2) Gregor. Turon. lib. VI, cap. 2.
(3) Gregor. Turon. , lib. VIII , cap. 35. - Fredegarii Chronic. , cap. 68.
(4) Lea: ÎVisigolh. , lib. XI, lit. 3.
(5) Cod. civile, art. 2279 ( lcg. civ. , art. 2185
(6) Cod. civile , art. 1590, 1598. (Leg. civili, art. 1435 , 1443).
(7) Lea: Bavajariorum , mm. 630 , lit. 15, art. 10.- Capit. ann.Bog ,art. 16.
(3) Cod. civ. art. 650 (leg. civ. art. 572 _
(g) Ifistoire de l’Abaye de St.-Germain.-devPrés , un. 558; pezzi giustifi
calzvi, p. 2.
(lo) Cori. penale , art. 132 e 480 n. a (leg. penal. art. 263 , e 430 n. 6).
(H) Atto del Governo de’ 17 marzo 1808, relativo agli ebrei.
SULLA LEGISLAZIONE COMMERCIALE. XXVII
r, .'7
(i) Gregor. Turon. flirt. gest. Frane. , li6. VIII, cap. 35. -- Velley, Histo:'re
de France , tom. 4 p. 501.
(e) Greg. Turon., lib. IX. cap. '12. "I
(3) Carta del 629. Carlier entra nelle più mirtule circostanze sul? autenticità di
tal carta , pag. 67 e sega. della già citata dissertazione.
Carlier, Dr'ssert. cit. p. 185 e 186.
(5) Cleirac , Note sull‘ art. i, del Guidon de la maìr.-Savary. Pagf. negociant,
lib. lll. C. 3. '
stu..i' “LEGISLAZIONE COMMERCIALE . xx t 1:
della di lui ambizione; esse diedero una estensione sino allora sconosciu
' ta , alla industria ed alla navigazion de’ Francesi.
Persuaso che la stabilità delle leggi la il maggior beneficio cbe un
sovrano poss’ accordare a’ suoi popoli, e che il commercio spezialmente
non può prosperar in mezzo alle perpetue oscillazioni della legislazione,
Carlomagno fece eseguir le ordinanze de’ suoi predecessori , più ancora
delle nuove clr’ egli ne pubblicò.
Tutto ciò che essi aveano intrapreso od incominciato , egli loesegu‘x
0 lo mandò a fine nei suoi immortali Capitolari , che consolavano l’ Eu
ropa della perdita del corpo del diritto romano , la cui scoperta non ebbe
‘ luogo che molti secoli dopo di lui.
La Vigilanza de’ commissari ch’ egli inviava nelle diverse province ,
proveniva gli abusi; manteneva i giudici nell’ abitudine di osservar le
leggi, e faceva conoscere quanto era d’uopo supplire al di loro silenzio(t).
E perciò che furono aboliti o minorati i pedaggi 0 passi abusivi (a);
che il sistema monetale fu perfezionato (3); che in concorso della mo
‘neta effettiva, fu introdotta la moneta di cento (4), per immmodità dc’ com
mercrantr. ‘
Ognun crede essere a' tempi di Luigi XIV e di Colhert, allor
’(‘llè si leggono gli ordini che Car10magno dava a’ ministri , di tira
re a se i più abili operarj (5) ; di stipulare , co’ sovrani arabi ,
- convenzioni che assicuravano il libero commercio de’ suoi sudditi (6),
di costruire
Nel il famoso
vedere questo gran canale
Principecheesortar
doveai unire il Reno al e Danubio
commercianti, non trascu
rare la salute delle loro anime per un vile interesse, o per l’ amore di
un sordido guadagno; a proporsi, per norma di condotta, i principi del
(1) Capit. Ann. 779. cap- 21 ; Ann. 802. cap. 1. e 26. ed Ann. 807. cap. 7.
(a) Capil- Ann. 803. art. 6, ed Ann. 805, art. 14.
(3) Capit. Ann. 779 , 794, 805 e 808.
(4) L_eblanc, Traitè de: m0mwies p. 4 e seguen.
(5) Capit. Ann- 800. .
(6) Recueil de: flirt. de France, lom. V, passim.
(7) Mèmoire de Selxoephlin, HM: da P acad. de: interi tam. XVIII, p. 256.
xxx D1sconso m Pannnssus
la morale eVangelîca , ed il bene della società (I) , si prova non so qual
venerazione per la nobile semplicità di que’tempi vetusti , ove il legislato
re non temendo di ammettere il nome di Dio nelle sue leggi, parla piut
tosto da moralista che vuol persuadere e commuovere il cuore, cheda
autorevole sovrano che comanda e vuol essere ubbidito.
Ma Carlomagno non ebbe punto , ne’ suoi successori, eredi del suo
genio. I regni deboli e disgraziati che seguirono il suo; le guerre inte
stine; le invasioni de’ Normanni , immersero la Francia e l’Europa nel
duolo e nelle tenebre; e, secondo la espressione di Montesquieu, non si sep
pe più leggere, e scrivere
Il sistema feudale dismemhrò la monarchia , e l’ autorità reale , di
venuta un titolo vano, non offrì più protezione a’ popoli.
Pressocbè tutte le province addivennero la preda di una folla di
piccioli tirarmi; tutti i mari furono coverti di pirati; ed i diritti insen
;ati di nazzfpagio (3) , stabiliti sull’Oceano, allontanarono i navigatori
da un lido inospitale,
Il commercio tenuto a vile da' signori incessantemente occupati delle
loro guerre private divenuto impossibile ad un popolo reso servo, sen
za emulazione , perché era privo di speranza , senza coraggio , perché
privo di mezzi, il commercio quasi dappertutto fatto preda degli av
venturieri e degli ebrei, participò dell’odio che tali uomini inspira
vano , fu confuso con le usura , con i monopoli , e con tutt’i mezzi di
sonesti di acquistar danaro
q-- .« Àf i Y
(1) Placuit , ut admoneagtur, omncs qui negotiis aut mercationibus rerum invìgi.
la nt, ut non P] us terrena 1 ucra, q uam .
v1tan_x acm.P.1ant sem p.1ternam , . . . ne q ui|
supragrediatur terrenis , neque circqmveniat in negotio fratrem suum. Capit. ama. 809
ib. VI, cap. 299.
(a) Esprit da Lei: , 118. e, 11.
(3) Esprit des Lois, I. 21 , c. 17.
Guill. de Tyr , Risi. Hierosoly. , 1._I, c. 8.- ho. de Vitry, Hm, Occid_l
oap. 3.-Pascas-Ratbert, ad Lament. IeremwBib. Patr., tam. XIV, p. 817.
(5) Esprit de: Lo:':, I. al, e. no.
SULLA zzcrsmzionn COMMERCIALE. xnt
Perciò la legislazione non offre , in quei tempi deplorabili , che di
plomi relativi a’ pedaggi 0 passi che esigevano i signori, alle salVa-guardi6
ch’ essi vendevano; a’ furti che i sovrani mascheravano sotto il nome di
ri-fusione , cangiamento , innalzamento delle monete ; alle confiscazioni di
cui le usure degli ebrei o degli stranieri erano il pretesto, e che non avea.
no altro risultato che far cambiare di mano le somme rubate alla miseria
del popolo , senza procacciargli sollievo.
Un concorso di circostanze estraordinaric , pressoché tutte indipem
denti le une dalle altre , e sovente cziandio contrarie, servi a far rivivea
re il commercio che dovea ancora una volta incivilire il mondo.
’ Le città marittime del mezzo giorno della Francia e della Italia ave‘
vano , in mezzo alle tenebre ed al servaggio generale , conservate rela
zioni coll’ Oriente , dove Sempre colavano i tesori dell’India La loro
posizione , i mezzi di resistenza che loro ofl'erivano le ricchezze , frutti
del commercio, erano serviti a mantenere od a ricuperar la libertà loro ,
ed aveano elevata la loro marina mercantile e militare , ad un grado di
forza tale ch‘ esse si trovarono in istato , verso la fine dell’ undecimo se
colo, di somministrar la maggior parte de’ bastimenti da trasporto di
cui le crociate ebbero bisogno.
Da un’ altra parte , la saggia politica de’ Re della terza razza (2)
effettuò ne’beni del di loro patrimonio, e ben presto estese a que’de’loro
vassalli (3), l’ abolizione della servitù personale , da lungo tempo prepa
rata dalla religione v
Si formarono i comuni. Gli uomini che vi si riunivano , allettati da’
privilegi della cittadinanza e dalla protezione reale (5) ; affiancati da ser
(i) Si veggano, nelle ordinanze del Lovre, tam. I. 404 ; II, p. 158; IV,
p. 421, 668, iprivilegj per i mercanti di Belgr'co, di Portogallo, di Casli
glia, cc. >
(2) Carta del 115:, citata da Ducange, V.” flIarcha.-Lellere di Filippo
di Valois, del 1339.
(3) Disserlation sur 1’ origine de la Boussole del S:'g. Azuni. Parigi, 1809.
(4) Specialmente lo stabilimento di Consoli in paesi stranieri , dopo lo statuto
di Marsiglia ; lib. 1 cap. 18 e 19.
xxxv I DISCORSO m Pmnsssus
attenzione sull‘ epoca memorabile che vide tanti materiali preziosi riu
niti , presentar un sistema armonico e compiuto di legislazron com
merciale. .
La gloria 11’ era riserbata alla Francia , ed al Secolo di Luigi XIV.
Vincitore della Europa e degno di esser lodato da’ grandi scrittori ,
poiché seppe distinguerli ed onorarli , questo Re volle ancor meritare il
titolo di Grande , che la posterità gli à confermato, merci: le inslituzio
ni che debbono avere maggior durata delle sue conquiste.
Le ordinanze del 1675 e del 1681 , compilate sotto la influenza
del genio di Colbert, da’ giureconsulti i più celebri e da’ più abili
commercianti , produssero l’ ammirazione ne’ nemicii più istizziti del
monarca legislatore; e dopo un secolo e mezzo , esse formano il diritto
comune de’ popoli commercianti, rispettate e dettanti arresti sin nelle
corti di giustizia della gelosa Inghilterra '
Sarebbe stato naturale di assicurar la conservazione di un’ epoca si
bella , mediante un pubblico insegnamento nelle facultà di diritto , che
il medesimo principe avea di già ristabilite (a). In effetti, allorché una
parte della legislazione , difficile a trattarsi per la immensa Varietà delle
transazioni che essa abbraccia , e per la sua natura medesima che non_
le permette , che di essere una eccezione alle regole del diritto comune,
è addivenula l’oggetto di un codice speciale , la scienza esige un nuovo
genere di hanno; e necessario di ravvicinare i principi elementari san
zionati dal legislatore , i monumenti della giurisprudenza che li a pro
dotti e fissati, e di prevmire per mezzo della unità della dottrina , il
ritorno di quella libertà eccessiva di opinioni che rendeva tutte le qui
stioni problematiche.
Ma , sia che gli antichi pregiudizi sussistessero ancora nello spirito della
nobiltà, che occupava i tribunali superiori ; sia che le disgrazie che tra
vagliarono la fine del regno di Luigi XIV , abbiano impedite di etfettuar
(i) Una commissione fiz formata nel 1787 , per rivedere le leggi commerciali,
ed il suo travaglio, stampato forma un volume in 4.°
(a) I reami dei Paesi flussi, di Napoli, ed alcuni Slali di Alcmagna.
(3) Ordinanza de’ ott. 1320 , art. 1.
setta LEGISLAZIONE commncmm. ' xxx1x
(z)
(1) Idem
Codiceart.
di ,commercio,
n. 3. (leg. art.
di eccez.
586, n.0
art.a idem
( leg., di
n.° eccez.
3) 580 n.° 2
(3) Cod. di commer., art. 8 e seg. ( leg. di ceca. art. 16. e seguenti. )
Ì
xx. DISCORSO m P.mnrssrs
» teressamento de’ bu0ni ,‘ ed impongano a’ cattivi il rispetto che merita
» l’ onest’ uomo sventurato
>> Non esiste senza dubbio alcuna posizion nella vita , alcuna pro
» fessione, ove uom sia dispensato dalla probità; ma non è bastevole
» che quella di un commerciante sia intatta, fa d'uopo che essa sia
ai al coverto del più leggiero sospetto. Talvolta un’ onesto commercian
» te deve iriterdirsi ciocche la legge permette; perciò allorché il pri
» mo Cesare dispensò i debitori dal pagare una parte de’ loro debiti ,
» i Rodi non Vellero approfittarsi di Una tal concessione (a).
>> Respignete soprattutto ogni commercio illecito , non per lo timer
» delle pene, perchè colui che è diretto da questo unico sentimento è
» di già un cattivo cittadino , ma perchè nell’interno della vostra co
» scienza , l’interesse della vostra patria dev’ essere ad ogni altra cosa
» preferito , e perchè il commerciante il quale viola le leggi fatte per
a: proteggere la industria nazionale contro quella dello straniero, non è
» meno traditore del soldato che abbandona il posto, la guardia del quale
D gli è affidata! n
10 non perderò mica soprattutto di vista onde le mie lezioni sian di?
rette particolarmente a quella gioventù che deve dar giureconsnlti al foro ,
magistrati ai tribunali. Convinto che lo studio delle leggi commerciali sa
rebbe insufficiente, ed io non temo di dir, inutile, se esso non fusse ri
congiunto a quello del diritto civile; che, da un’altra parte, lo studio
delle leggi civili è incompiuto , se non vi si unisce quello delle leggi
commerciali, io collocberò nel primo luogo de’ miei doveri, la cura di
paragonar queste due legislazioni: indicherò ciocclrè esse àn di comu
ne, ed i motivi delle differenze che avremo osservate: da ciò le mie le
zioni potranno far ottenere il doppio vantaggio , di render compiut’i slu
di di coloro che di già conoscono l’ insieme della legislazione , e di sup
plire alla instruzion che gli altri non avrebbero ancora acquistata.
DI
PABDESSUS
_ AVVERTIMENTO
WWW
lf'
LII Avvanrmerrro m Pannzssos
antichi e moderni, francesi ed esteri, i quali àn creata e sviluppata la
scienza della economia politica, sìeno mal collocati nella biblioteca di
un giurcconsnlto; ma nel riconoscere tutto il loro merito , non si sa
prebbe negare ch’ essi sono di un debole soccorso per l’ avvocato chia
mato a risolvere le dillicoltà che possono sorgere da una quistione com
merciale , e pel magistrato incaricato a deciderla.
' Non ò compreso pur anche in questa bibliografia, le opere che trat.
tano del materiale delle operazioni commerciali, senza rapporto colle leg
' gi che le regolano. Se ne indovinano agevolmente i motivi. In una pa
rola, la mia unica intenzione è stata di far conoscere ciocchè trat
ta del diritto commerciale positivo , tal quale si studia nelle facoltà , si
mette in pratica ne’ gabinetti de’ giureconsultì , si applica ne’ tribunali.
Io non poteVa , tuttavolta , senza oltrepassare i limiti ragionevoli,
e senza comporre una bibliografia universale , ammetter le opere che àn
trattato di materie e di molti contratti comuni al diritto civile ed al
diritto commerciale, allorché esse non erano state composte in uno eco.
po di applicazione speciale a quest’ ultimo.
Non si troveranno dunque ne’ titoli delle obbligazioni in generale ,
della vendita , degli affitti, cc. , che le opere le quali , nello spiegare i
principi del diritto comune , li ànno presentati colle modificazioni che
la natura degli affari commerciali rende necessarj per decidere le qui
stioni che essi possono far nascere.
Limitandomi in tutto agli scritti che àn specialmente trattato l’insieme
'o certe parti della legislazion commerciale , avrei potuto rendere questa
biblioteca due volte più voluminosa inserendovi, per articoli separati, cia
scuna delle dissertazioni che si trovano in Ansamn, in Casaaecrs , in Savaar,
ed in altri autori , che o collocato fra’ poligrafi ; ma allora avrei com
posto meno una bibliografia , che una tavola di materie di ciocch’è stato
detto sul diritto commerciale.
Mi si rimprovererà forse di non aver almeno indicato le diverse disserta
zioni che si trovano sparse nelle Opere d’illustri giureconsulti e professori, per
esempio, di Boenmr.n , di Bavnn, di Brnxensoeck, di CRAMER, di Guesrnrn,
diHouuzn, di liceo, di Kr.em, di Knone, di Leorenucu , di Lersssn, dine
SULLA ninLroraca conneacraza» ' LUI
Luca, di Onanrcx, di Pauzow, di Parraunonr, di PUTTMAN, di Roana, di Scan
DEL, di Snncnow, di STRUBEN ; nelle decisioni delle Rote di Roma , di Firenze,
di Genova , o delle Corti di giustizia di Francia ,d’ Inghilterra , di Olanda ,
dc’diversi tribunali o facultà di Germania; od infine ne’dizionarj di diritto.
Io non ignoro tuttociò che questi vasti depositi contengono e po
trebbero ofi‘erir di prezioso; ma il travaglio che avrebbero richiesto le
ricerche , la indicazione , ed il riordinamento di que’materiali , sorpassava
le mie forze ed imiei mezzi. Per la maggior parte tali opere sono rare ,
difficili a proccurars’ in Francia. Quando anche sarei giunto a possederle
tutte, anni intieri non mi sarebbero stati sufficienti per estrarne tutto
quel che concerne il diritto commerciale; e non avrei potuto ancora ,
dopo superate queste difficoltà , lusingarmi di aver tutto scoperto , di a
ver fatto tutto conoscere.
Molto debbo alla immensa biblioteca di LIPENI'US , a quelle del Di
ritto di Cambio pubblicate da BESEKBE e da scusami , e non ò trascurato
le indicazioni che accompagnano gli elementi del diritto commerciale di
Musaeus , e di Maurans, di cui la perdita recente è si grande. Tali
soccorsi non sono stati così abbondanti per gli altri Paesi, come per
l‘Alemagna. Un gran numero di opere francesi, olandesi, inglesi, spa
gnuole , italiane , pare non essere state conosciute , ed almeno non essere
state citate da questi autori.
Qualunque esattezza che io 2) impiegata nelle mie ricerche, n0n
dissimulo che il titolo di un gran numero di opere il potuto sfuggirmi;
ne 6 anche omessi volontariamente alcuni. Allorché non è potuto proc
curarmi il titolo intiero di un libro , il luogo, e l’anno della stampa, 1’ ò
’ tralasciato; poichè la qualità la più essenziale di una bibliografia è, a mio
parere , che non indichi che opere sulla esistenza delle quali non possa cleq
versi dubbio alcuno. .
De’ 1700 e più articoli onde si compone la mia Bibliografia, ne
posseggo circa 1000 di cui molti son dovuti alla generosità del signor pro
fessore HAL‘BOLD di Leipsick. Perciò il maggior numero de’ titoli è sta
to verificato sugli esemplari. LQuando tal verifica mi è riuscita impos
sibile , ò fatto un rigoroso paragone de’ rischiaramenti proccuratim'ig
coll’ esame di tutte le bibliografie che 1’ indicavano; tali precauzioni "mi
LIv Amnrxnemo m Pannessus
permettono di credere che non vi siano scorsi altri errori che qne’ che
àn potuto occasionare il mio poco esercizio nella lingua alemanna, ed
i difetti quasi inevitabili de’ stampatori.
Del resto , riceverò con piacere tutte le osservazioni che mi sa
ranno dirette; e se il mio lavoro ottiene il favore di un’altra edizione,
non mancherò di valermene.
Non mi son permesso giudizio alcuno sugli autori. Ero privo de’ne
cessarj elementi; il mio piano istesso vi si opponeva. Non è che in una
biblioteca scelta , composta di un picciol numero di opere , che possono
spiegars’i motivi della di lei preferenza.
Mi sembrava indispensabile un ordine. metodico; ò adottato quello
della materia del mio corso di diritto commerciale.
0' creduto intanto dover destinare una division particolare per le 0
pcre che specialmente mi son sembrate relative al diritto ed agli usi lo
cali antichi od ancor esistenti di alcuni paesi. Le ò collocate nell’ordine
alfabetico de’Stati di cui fanno conoscere il particolar diritto commerciale.
La difficoltà di noverar ciascuna opera nella divisione o suddivi
sione che mi sembrava più convenevole , mi à spesso arrestato, poi
che un gran numero , e soprattutto le dissertazioni accademiche, trat
tano 1’ insieme della_materia di cui il di loro titolo indica soltanto un
punto particolare. .
Son lungi dal presumere, che l’ordine che le ò dato sia il migliore:
felice se si vuol credere che io ò travagliato per lo meglio che mi è
potuto riuscire. Una tavola alfabetica de’ nomi di autori renderà (1’ al_
tronde facili le ricerche. I
GIURISPRUDENZA COMMERCIALE.
PRIMA DIVISIONE
__I=O=I_"
PRIMA SUDDIVISIONE
DIZIONARI.
"’ Una nuova edizione di questo Dizionario, in 5 vol. in-f.° , era stata proposta
per soscrizione, nel 1769. Apparve il solo prospetto composto dall‘ abbaia lilorcllet.
Paris, 1769 , 1 vol. in-3.°
o: PARDESSUS. Lvn
SECONDA SUDDIVISIONE
TERZA S.UDDIVISIONE
SECONDA DIVISIONE
---gflc-n_
PRIMA SUDDIVISIONE
ne’couzuencraurx m censure.
118. Bucrmea (10.). De_his qui cambialiter se obligarc n0n possunt. Gìess.,
x 778, in-4.°
119. HEDLER (Jos.-Cl1r. Diss. de personis quae cambia dare’ possunt
vel non. Vi:temb. , 1751 , in-4.°
mo. Jorcnsa ( Geor.-Guill. De personis rigori _Cambiali subjectis.
Hemlst. , 1725 , in-4.‘
L. T. I. 9
LXVI . BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE
Snzrone L
De‘ minori.
Sezroun IL
SEZIONE III.
Deg li ecclesiastici.
SEZIONE IV,
Snzroxe V.
TERZA DIVISIONE
Sezione I.
SEZIONE II.
Delle monete.
Sezione III.
De’ Banchi.
190. Busca (J.-G. Traité des Banques , traduit de- l’allemand par Las
CA388; Trattato de’ banchi tradotto dal tedesco dal Las Cases. Paris,
1814 , 1 vol. in-8.°
191. Maarsncnn ( P.-J. Beschreibung der Banken und deren Rechte 3
(Descrizione de’ banchi e de’ loro diritti) Leipzig. , 1725, i11-4.°
192. MULLER (Jo.-Marc. Comment. de aerario mercatorum apud ve:
teres Romanos. Hamburgn , 1773, in-4.°
193. 01‘1‘0 (Everh.). Dissert. de Argentariis Veterum. Traj. ad Rlzen.,
1,59, in»4.° ‘ ‘
194. Scnunacx. Etwas fiber Geld und Banken; (Saggio sul danajo e sn’
banchi). Hamburg, 1796, in-8.° -
195. S11anna( Go.-Gottfr. Dissert. binae de Argentariis. Lipsiae, 1757 ,
et 1739, in-4.° -
Lxxn B1aL10rrc.tml Grumsrnuozxza couneaexau:
Sezxonr. IV.
5 r; z I o m: V.
S z z 1 0 n 1: VI.
L. T. I. ,‘ 10
Lxxiv Buzmoraca m Gwmsraunr:sz comunque
223. KL'LENCAMP (C.-J.) Grundstìtze dar Handwerker; (Principi di di
ritto sugli operarj ) , Marb., 1807 , in-8.°
'224. Maurzsr. (Erm-Jo.-Frid.) . Diss. de concilio Artificum. Rost. ,
1728 , in-4.°
225. Pmmrrr (Fr. De Collegiis Opificum. Vittemb., 17/|4, iii-4.”
226. PLATNER( Edou. Dissert. de Collegfis Opificum. Lipsiae,rBog, in-4.
227. Senauz (Jo.-Ge. Diss. de Opificum conditione. Argent. , 1709 ,
in-4.°
228. Suzvocr (J.-Pliil. ). Diss. de Mercatore falsum lcensum profitente.
Jenae , ryor , in-/|.° _
22g. Srauve (Gent.-Ad. De Opificibus. 7enae , 1684 , in-4.°
Sniroua VII.
Delle mani/'atlure.
SEZIONE VIII.
Sezione IX.
TERZA DIVISIONE.
PRIMA SUDDIVISIONE.
SECONDA SUDDIVISIONE.
Oraaszwm 111.1:cr111.
TERZA SUDDIVISIONE.
QUARTA sunmvxsxoa E.
501. Ev.u<s ( Wil.-David.). Essay on the action for monney hacl and rece
ives; (Saggio sull’ azione in ripetizione pel pagamento di somme non
dovute). London , 1802 in-8.° 4 _
30:. Kees (Jacob.-Freder, Quatenus Typothetae , vel bibliopolae inju
riarum socii habendi sint. LiPsiae , 1801 , in-4.°
303. Rechtlichg Eròrter. der Fr. oh. u. wie fern staaten Bank‘en und
privat Personen den durch Nachabmung von Papier geld, Bankcnzet
-teln. u. Handschriften, verursachten Schaden zu ersetzen schuldig sindf
(Risposta giuridica alla quistione: se i banchi pubblici e particolari son
obbligati di compensar il danno cagionato per la contraffazione della
parta monetata , biglietti di banco e firme ), ‘Leing, x802 , in-8.'
QUINTA SUDDIVISIONE.
SESTA SUDDIVISIONE.
PROVE COMMERCIALI.
QUARTA DIVISIONE.
PRIMA SUDDIVISIONE.
DELLE vaunmz.
SEZIONE I.
/_î« _'
LXXLVI BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE
SEZIONE II.
Vendite aleatorie.
SEZIONE III.
Ss.zrona IV.
Vendite di crediti.
SECONDA SUDD-IVISIONE.
Snzronr: 1.
n: PARDESSUS. LXXXIX
sian , etc.; (Del cambio Europeo , della sua origine , della scoperta
delle lettere di cambio , della natura del corso di cambio, Provvisi0ne,
cc. Nù'remb. , 1756 c 1757 , in-fol.
Snzxouu II.
Szzxonn III.
’448. LELONG (Isaac ). Vervolg v0u de Wissel Stil; (Sulla forma delle
azioni del cambio Amsterd. , 1729, in-8.°
'449. L1:Ysea (Aug, ). De Cambio. Helmst. , 1724, in-4.°
450. ansnn (Aug. ). Quaestiones ex Jure Cambiali. Helmst. , 1724,
in»4.° '
451. Lovm.ass ( Pet. The trader’s safeguard: or , a full , Iclear , and
familiar explauation of_the law concerning bills of Exchange; (Espo
sizione precisa , chiara e famigliare sulle lettere di cambio )- London,
1793, 1 vol. in-8.°
452. Luca (Hieron.). De Cambiis , Marcharumque diii'erentiis pro Lug
duno. Venet. , 1584 , in-4.o '
453. Maascuan. Traité des changes et rechanges; (Trattato de’ cambi e
de’ricambj Pai‘is, 1625 1 , vol. in-8.
454. Maaws (Jolm. Advice concerning bills ofExchange: (Avviso con
cemento le lettere di cambio London , 1670, 1 vol. in-8.“
455.b1.1ssou (Philib.-Ji>s. ) , Instrùzione sulle lettere di cambio. Blois ,
1736, 1 vol. in-12.
111 PABDBSSUS. xc1u
456. MAXWELLS (J.-J.). Pocket Dictionnary oftl1e law ofbills ol‘ Exclran
ge; (Dizionario da tasca, contenente le leggi sulle lettere di cambio
London, 1802 , 1 vol. in-12,
l|57. MEDINA (Je. de). Tract. de rerum dominio contractibus , cambiis,
usuris, etc. Colon , 1607 , in-fol.
458. MERENDA (Antonius De Cambio nundinali. Papiae, 1645, in-fol.
459. Marna (PNL-(Zar. Manual vom Gcbrauch und Reeht \Vech
sclbriefe ; Manuale del diritto e degli usi delle lettere di cambio
Vindobon, 1760 , iu»8.°
460. Monrmen. On bills of Exchange; (Delle lettere dicambio Dublirz,
1795, 1 vol. in-8.°
461. Mossr.ea. Handbucb die Cursachsich und Ilel; Hennebergischen
VVeclnselrechts; ( Saggi e lezioni sulle leggi di cambio Wittemb. ,
1800, 1 vol. in-8.“ '
46a. Nowacx (Joseph Einleitung in das Weebselrcht ; ( Introduzione
al diritto di cambio Vienna , 1799, in-8.°
463. Orro ( Daniel De Cambiis.Aurel. , 1687 , in-4.°
464. Pannrssus (J.-M. Traité du c_0ntrat et des lettres de change;
( Trattato del contratto e delle lettere di cambio Paris , 1809 , 2
vol. in-8.° .
v465. Perzor.n’r (Nic.-Hart.). De fundamento rigoris Cambialis. Gotting.,
1795. in-4-°
466. Pnoonsen Io. Wissel styl tot Amsterdam als mede Plakkaten ordi
nantien in ootv Algemen , etc. , verbotert door lsaac LEL0NG; (Leggi
ed usi di cambio di Amsterdam e delle principali piazze di Europa ,
aumentate da Lelong Rotterdam, 1755 , 2. vol. in-8.° -- Tradotte
in francese da Ricarde Rotterdam, 1715 , 1 vol. in 4°
467. Porn1en (Rob.-Jos. ). Traité du contrat de change; ( Trattato del
contratto di cambio Paris, 1763, 1 vol. in-la.
468- P0'1‘1‘12r (Enoch. Diss. de Cambiis Lugd. Batav. , 1710 , in-4.°
469. PUTTMANN ( J .-L. ). Grundz'àtze des \Vechselrechts; (Eleme1iti del di
ritto di cambio). Lez'pzig , 1805 , in-8.°
470. Racrws (Serapbinus ). De Cambio. Perus. , 1604 , in-4.°
471. Rerrz (Car.-Conr. Grondbeginselen van bel: Wisselrecht, etc.
XCIV BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE
Sezroue VL
Delle accettazioni.
Dell’ avalla.
Snz10ue VIII.
SEZIONE I.
S E z I 0 N E Il.
DEL DEPOSITO.
QUINTA SUDDIVISIONE
Snzroue I.
S E z 1 0 N 1: II.
SETTIMA SUDDIVISIONE.
QUINTA DIVISIONE.
OPERE CHE TÉÀTTAÉO PARTICULARMBNTE DEL DIRITTO MARITTIMO.
PRIMA SUDDIVISIONE.
l
SECONDA SUDDIVISIONE.
(") Motivi ,facili a giustficare, àn deciso mettere in questa divisione le_ ape.
re relative ali: pretensioni di _alcuni stati su certe porzioni di mare.
L. T. I. 15
CXIV BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE
TERZA SUDDIVISIONE.
N
751. A111301‘1‘ ( Che. ). Treatise of ilie law relative to merchant ships. and
seamen; (Trattato sulle leggi relative a’ bastimenti mercantili ed ai
marinai London , 1808 , in-8.° -- Traduzione di tal opera in por
toghese. LiverPool, 1819, 1 vol. in-8.“ '
752. Amse1. (10.). De singularihus juris maritimi. Regi0m. , 1722 ,in-4.°
755. Bare (Lazar.). De re navali commentarius. Basileae, 1537,in-12.
754. Boucmm (P.-B. Institutions un droit maritime; ( Istituzioni al
dritto marittimo Paris, 1803, 1 vol. in-4.° '
755. POULAY-PATY (P.-S. ). Cours de Droit commercial maritime, d‘a
pr‘es les principes et suiVant l’ordre da Code de Commerce; (Corso di
dritto commerciale marittimo , dietro i principi e secondo l’ordine del
codice di commercio). Renne: , 1821 , 4 vol. in-8.’
DI Ptnnlsssu’s. cxvu r
QUARTA SUDDIVISIONE
QUINTA sunn_rvrsrour.
De’ nasrmenr1.
SESTA SUDDIVISIONE
L. T. I. 16
cxxn Brnmoraca m Gwmsraunrnza COMMERCIALE
SETTIMA SUDDIVISIONE.
CONTRATTI DI assicunazwnr.
NONA SUDDIVISIONE.
925. ASSEIL (Car. Dissert. de jure , quod est civi in bello mediae, cui
pro pecunia trajectitia navis hypothecae obbligatae in ipsam navem
quae in itinere , cujus causa contractus est initus ab hoste capiatur.
Amstel. ,_ 1799 , in-8.°
92.6. Barassr.nom (A). Trattato del cambio marittimo. Firenz'e , 1802 ,
1 vol. in-4.” . ‘
927, Bonn: (Henr. Diss. de Bodemeria. Hal, 1697 , in-4.“
928. Bomman (Seb.-Fr. De Foenore nautico. Argent. , 1715 , in-4.°
gag. Boncnorxr ( Jo. ). De nautico Foenore. Helmst. , 1704, in-4.°
930. Coccmus (Henr, Dissert. de Bodemeria. .Heidelberg, 1683,in-4.°
931. EULHARD'I’. De credito navali. Gotting. , 1809,‘in4.°
939. Fax.rz ( Jo.-Henr. De Foenore nautico. Argent, , 1701 , in-4.°
935. mexrn (Nicol.-Chret. ). Besolut. de Bodemeria , sive foenore nau
tico. Jenae , 1679, iii-4.“ ,
93,4. LUDWEL (Guill. De usuris , fructibus, mora et foenore nautico.
Bresl. , 1.680 , in-4.°
‘ 935. Man. (J. Hub.-Van. ). de femore nautico. Lugd.-.Bat , 1718,
in-4.° -
936. Ponna (Jac. de Diss. de nautico foenore. Basil., 1665, in-4.°
937. Zmzantmc (J ust.). Opinationes variorum de vero intellectu, leg.5,
de nautico foenore. Lugd. , 1614 , jg-4_°‘
éxxx B1111101‘1:c.1 111 GIURISPRUDENZA conmancmus
DECIMA SUDDIVISIONE
Panna 1111111111111.
938. Anno (11’ Tratado politico sobre los Presos marit. ; (Trattato p0
litico sulle prede marittime). Cadiz , 1746, in-4.°- Tradotto in fran
cese da Pouc1rr 01: LA Gana, 2.‘ edizione , accresciuta di note dal
signor Bommmsur. Paris, 1802 , 2. vol. in-12.
939. Azum (D.-A. Recherches pour servir ‘à l’Histoire de la Pirate
rie , avec un précis des moyeus propres à l’exlirpation des pirates
barbaresriues; (Ricerche per servire all’ istoria della pirateria , con un
compendio de’mezzi propri ad esterminare i piratibarhareschi Génes ,
1816 , in'8.° .
940. Bannùnn (Bertrand). La libert_é de mers; (La libertà de’ mari ).,
Paris , 1798 , in-8.°
941. Becnnauu (Jo.-Volckm. ). Dis.'de Belli commerciis. Jenae, 1687,
in-4.° .
942. Bscnnorr (Walther). Difl‘erentia Juris naturae et gentium in liber
tate navigationis commerciorum causa institutae. Lipsiae, 1748, in-4.°
943. Be11men (Jo.-Elxrenr. Observations da Droit de la nature et des
gens , touchant la capture et la détention des Vaisseaux et elfcts neu
tres , en temps de guerre ; (Osservazioni del dritto di natura e delle
genti, relative alla presa e detenzione dei vascelli ed effetti neutrali,
in tempo di guerra Hambourg. , 1771 . in-8.°
944. DE Bonus (Canut.-Henr.-Lib.). De libero commercio nationum belli
baud sociarum. Lipsiae, 1802 , in-4.°
945. C110111: (Alex. ). Remarks 011 M. Schlegel’s work upon the visita
tion of neutral vessels under convoy; ( Osservazioni sull’ opera del si«
gnor Schlegel, relativa alla visita de’ vascelli neutrali sotto scorta ).
London , 1801 , in-8.°
946. Caosws (Jacq.-Hen. ). De e0 quod instum est circa captivorum re
demptioncm. Jenae , 1690 , in 4.
Di PAnnrsses. cxxxx
947. Durmcua-Foummns (F.-N Code des Prises maritimes et du Com
merce; ( Codice delle prede marittime e del commercio). Paris, an.r3,
2 vol. in-4.°
948. 6101.11111 (Franc.). Dei Doveri dei Principi neutrali verso i Prin
cipi che sono aggiunti, e di questi verso i Principi neutrali. Napoli,
1782 , 1 vol. in-8.°
949. Gnrrrxr.is (Alberìc. ). Quaestiones maritimae secundum Jus gentium.
Amstelod., 1561 , in-rs.
950. Gronews. Versusch e. Darstellung des Lizenzgesch. eine Bittschrit‘t
au die zu1n Wohl Europì’s Verbiind'eten Monarchen um abstell. der
Seekaperey-; (Saggio storico sulle licenze , seguito da una dimanda ai
sovrani riuniti per la felicità del mondo, onde arrestare i risultam_enti
della pirateria 3Jenae, 1814, in-8.°
951. Gnoum‘. Indication des ouvrages et pièces de législation relatifs à la
saisie des bfitiniens neutres; (Indicazione delle opere di legislazione
relative al sequestro de’ bastimenti neutrali Pari: , 1780 , in-8.°
952. Gurcuaan. Code des Prises maritimes et Armemens en course;(Co
dice delle prede marittime e degli armamenti in corso). Paris, 2 vol. in-m.
953. _IIANKEIL Die Rechte und Freyheiten des handels der Wòlker
nach dem Volkerrecht und nachder Moral; (I dritti e le franchigie
delle nazioni commercianti, dietro i principi del dritto delle genti e
della morale Hamburg, 1782 , i11-8.°
954. Hnmaccms (Jo.-Gottlieb.). De Navibus ob vecturam mercium ve
. titarum commissis. Halae, 1721 , in-4.° »- Tradotto in Olandese dal
P. Scarsa. Amsterdam , 1757 , in-8.°
955. Humuin. De la saisie des bàtimens neutres; (Del sequestro de’ basti
menti neutrali La Haye, 1759, 2. vol. in-n.
956. 1400351111 (F.-J. Handbuch 1‘iber das praktische Secrecht der En
glànder und Franzósen in Hinsicht auf das von ihnen in Kriegszeiten
angehaltene neutrale Eigenthum; (Manuale del dritto marittimo pra
ticato dagli Inglesi e Francesi, relativamente a’ beni delle potenze neu
trali arrestati da essi in tempo di guerra Hamburg, 1805 , i‘h 8.°
957. KEMMERICH (Dictrc.-Hérm. ) Progr. de libertate commerciorum tem-‘
pere belli restricta. Jenae, 1775 , in-4.° "
CIXXIÌ BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE
SE'S TA DIVISIONE.
SETTIMA DIVISIONE.
PRIMA SUDDIVISIONE.
' L. T.‘.I. 18
cxxxvin B1nmo'reca m Gruaisraunnnu connancr.u.a
SECONDA SUDDIVISIONE.
TERZA SUDDIVISIONE.
--cmm#twb-e
S 11 z 1 0 N E I.
Se z1 0111: II.
S E z 1 0 N 1‘. III.
S a z 1 0 N E IV.
De’ concordati.
1094. ALLEIM (Abr.). De pacto partis debiti remissorio maioris partis '
creditorum. Giess. , 1736 , in-4 °
1095. Bacrmamv (Jo.-Wolckm. ).’ Dc Pacto reinissorio. Jenae , 1685 ,
in-4."
1096. Ber-mura (Just.-chniug. De Pacto remissorio, moto_concursu,
Ha]. , 1735 , in-4.° '
1097. Bncuume (Ch.-Henr. Diss. an debitor transigens cum credito
1ibus fruatur bencficiis eius , qui bonus cessit , in fiuienda locatione?
Lipsiae , 1771 , in-4.°
1098. Laurrnnacn (Wolf,Adam Dissert. de preiudicizfli pacto mai_oris
partis creditorum. Tubing. , 1667 ,’ int-4.°
1099. Lemmi (Paul.-Chr.-Nic. Dissert. inauguralis de pacto remisso
rio quoad creditorem non consentientem. Jenae , 1784 , in 4.°
1100. Srnaccna (Bencv. De creditorum et debitorum pactis. In eius
Tract. (Vid. n. 107.) \
1101. Vorr.marmonr (Carl.-Fred.-Wil. )’. Etwas von Nachlassvertràgen;
( Saggio sopra i concordati ). Erlang, 1788 , in-8.° .
1102. WAGLER (Paul.-Tob. ). De pactis remissoriis cum debitore oboe‘
rato. Altdorf. , 1785, iu-4.°
axo3. Wenennano (W.-C. Pactum remissorium maioris partis Chirogra
phariorum in concursu creditorum non esse Juris romani. Halae, 1729,
in-4.° ‘ , -
1104. W1esann (Georg.-Steph. ). De Pacto remissorio. ’Vittemb., 1773,
in-4.°
CLCXV BIBLIOTZCA DI GIL'RISPIIL'DENZA COMMERCIALE
S E z 1 0 N 11 V.
Delle rivindicaziom'.
Sazroue VL
DI Pannnssus. cxux
‘1172. HnLLW1G (Joach.-Andr. 'Disp. de Sumptibus concursus credito
rum. Gryph. , 1732 , in-4.° _
1173. “ENNE (Rud.-Chr. Progr. de privilegio personali creditoris ad
rem emendam muluum dantis. E:ford. , 1770 , in-4.° '
1174. Honrnxsn (Jo.-Ernest.). Diss. dc collocatione usurarum in con
cursu creditorum. Giessae, 1754 , in-4.° '
1175. Jassau (Matth.). Diss. de praerogativa creditorum in pignore.
Jenae, 1680, in-4.° _
1176. K.uvm; (Cli.-Car. De compensatione et retentione in concursu
creditorum locum habente. Lipsiae, 1779 , in-4.° _
1177. K0011 (Joh.-Christoph. De concursu hypothecae specialis et ge
neralis. Giessae , 1782 , in-4.° '
1178. Kocn (J.-Ch.). De pecunia ad emendum eredita privilegiata et
non privilegiata. Giessae , 1772 , in-4.°
1179. Kournocr (Franc.-Ju_st. De Jure salarii advocatorum in con
cursu creditorum. Giessae , 1770 , in-4.°
1180. Lance (Ern. Diss. de Protopraxia creditorum. Basil. , 1620 ,
in-4.° '
1181. LAU'I‘ERBACH (YVolfg.-Adam. Diss. de privilegio creditorum per
sonali simplici. Tubz'ng. , 1662 , in-4.°
1182 Laorsmaacn Wolfg.-Adam.-). Diss. de immissione in bonorum pos
sessionem et creditorum praelatione. Tubing. , 1655 , in-4.°
1185. L12111 (lo. Tract. de prioritate creditorum. Cobur . , 1694 ,
1n-12. ‘ <
1184. Le R00x (Jo.»Jac.-Franc.). Diss. de concursu et ordine credito
rum. Argent. , 1785, in-4.°
1185. Lnysrzn (Aug. Diss..de Creditoribus , concursui creditorum 11011
immiscendis. Helmst., 1728-, in-4.“
1186. Lms'an (Aug. De concursu creditorum in genere. Helmst. ,
1728Lerssn
1187. , in-4.°(Aug.). De Seyla et-Charibdi vin concursu creditorum. '
1731 , in 4.°
1228. Scnxacas (Elia). De concursu creditoru'm in foro civili_formando.
Brunsw. , 1718 , in-4.°
122g. Scuxout. (Joach. Diss. de prioritate creditorum. Rostoch. , 4
1645 , in-4.°
1230. Scuoerrr (Adam.-VVolfg. Diss. de iure praeclusionis creditorum
a indieio concursns. Tubing., 1732, in-4.°l ,
1231. Scuoerrr (Wolfg.-Adam. Diss. de creditorum concursu particu
lari. Tubing. , 1753 , in-4.° ,
1232. Scuorau' (Bernh. Disp. de concursu creditorumv et eorum pri
vilegiis. Lugd.-Bat., 1645, in-4.°
1233. SCHROETER (Ern.-Frid.). Disput. de Protopraxia creditorum. 'Je
nae , 1665 , in-4.Q
1254. SITI-IMANN ( Jo. ). Diss. de prioritate siveiure praclationis creditorum
in concursu. Seri. , 1652 , in-_4.° _
1255. SMERHEM (Henr. De concursu et ordine creditorum. HelsmsL ,
16511 , in-l|.°
1236. Srnmosrm.n. ( Georg.-Ilenr. De concurrentium creditorum prae
rogativa. , 1638 , in-4..° ,
1137. Summa (Henr. Diss. de iudicio concursus universali. Tubz'ng.,
1661 , in-4.°
1238... STEPHAN (Petr.). De concursu creditorum. eorumque privilegiis.
Gr_yph. , 1653 , in-4.°
bi PAnnEsses. cr.1ii
1259. 515111111 (Mattlr.). Com. de privilegiis creditorum et eorumdem
ordine in concursu. Lipsiae , 1752, in-4.° v
1240. STE1=HAN ( Mattli. Diss. de prioritate creditorum. Gryph. ,
,1637 , in-4.° ' ' - '
1241. STRAUSS ( Jo.-Val. Diss. da concursu creditorum , eorumque pri
vilegiis. Mog. , 1729 , iri-4.o . '
1242. STREBEL (Laur.-Fred.). Disp. de prioritate creditorum. Altd. ,
1651 , in-4.° ‘
1243. S1‘mfvs (Bare-CML). Struvius non errans , sive vindicatio senten
t'iae Strnvii de concursu creditorum adversus Ant’. A. Mara , sive
Eliam Senegas. Colon , 1691, i1v4.° ,
1244. Suav (Gottl‘r. Diss. De concursu et praelatione creditorum.
Viltemb. , 1651 , in 4°
1245. 611511 (Io. Dissert. de concursu creditorum eorumque praelatione.
Jenae , 1625 , in-4.° _'
1246. Tanzm. (Erriest), De decreto distributionis in concursibus credi«
torum nonnullibi recepto. Erford. , 1729, in-4.°
1247. Tana Toonrm (Lucas ).‘ De beneficio Protopraxiae et concursu cre
ditorum. Franequerrae', 1676 , in-4.°
1248.
1698Tnacnsm.
, in-4.° (Jos.-Mart. ). Positiones deprivilegiis
I creditorum.
. Alld.,
S 1 z 1 0 N a VII.
QUARTA SUDDIVISIONE
QUINTA SUDDIVISIONE
DELLE BANCAROTTE .
Y-._, v-"
-'
OTTAVA DIVISIONE.
f .\
"
OPERE RELATIVE ÀLLÀ GIURISDIZIONB COMMERCIÀLI:
‘ ,
PRIMA SUDDIVISIONE .
>
\
L. T. I. 21
CLXII BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE
SECONDA SUDDIVISIONE.
DEGLI ARBITRATI.
TERZA SUDDIVISIONE.
4
QUARTA SUDDIVISIONE
QUINTA SUDDIVISIONE(
NONA DIVISIONE _
\ DRITTO COMMERCIALE PARTICOLARE
r-°WP‘
PRIMA SUDDIVISIONE
Incnrzrsnna.
ditor; (Piano di una nuova legge su’ rapporti del debitore e del cre«
ditore London , 1806, 1 vol. in-8.° .
1525. Baowne. The Laws against ingrossing forstel ling regreting et mo
nopolizing; (Delle leggi contro il monopolio Sulle derrate ). Lon
don , 1765 , in-8.° ‘
1526. Boncss (J.*B. considerations on the Law of insolvency , with
a proposal for a reform; (Osservazioni sulla legge relativa a’ de
bitori che non possono pagare, e progetto di riforma London ,
1783 , 1 vol. in»8.° .
1527. BURN ( J.-J. ). Treatise or Summary of the law relating to stock
gobbing; ( Trattato o compendio sulla legge del_trallico usurajo dei
viglietti caduti in discredito). London, 1803 _, 1 vol. iii-8.°
1528. 'Buanow (Jac. The Questions concerning litterary Propriety_ de
termined by the court of King’s bench; (Q0isticni relative alle proprie
tà letterarie , risolute dalla corte del Banco del Re London , 1773 ,'
in_8.0 _ . '
152g. Cremeno (Wil..). Every Bankrupt'er, his own lawyer or the tra
der complet assistant in matters ofhankrupts; Il bancarnttiere , suo
proprio avvocato , o il commerciante istruito negli affari di bancarotta).
London , 1783 , in-8.° _
1530. (11.1.1111: ( Frane. Praxis Curiae Admiralitatis Angliaè. Londim',
_1667', in-8.°
11531. CONCANNON(MMÙL P1311 for the efl‘ectual distribution ofbancl1
ruPter cstates; (Piano per la distribuzione reale de’ beni di un fallito
London , 1801 , 1 vol. in-8.°
_1532. Cooxn ( Will. -Bankrupt Law; (Legge sulle bancarotte Lon
don, 1814, 2 vol. in.8.°
1535. CULLEN (Arch. Principles of the Bankrupt Law; (Principii sulla
legge delle bancarotte London, 1801 ,11 vol. in-8.°
1554. CUNNINGHAM (Th. Law upon bills of exchapges , promissory 110
tes .,‘ banknoles and insurances; (Legge sullelettere di cambio , ob
bligazioni , biglietti di banca , e di assicurazioni °London , 1778 ,‘
1 vol. iii-8.° . -
m Pannzssus. (‘133?
1535. 13h":1‘.sv (Thom. Laws relating to Bankrupts Witli several spe<ial
cascs; (Leggi relative alle bancarelle e ad alcuni casi speciali). LOIZ‘
don, 1746 , 1 V0l. in-i'ol. .
1556.. Exrou (I. The maritime Dicoeologic or Seajuridiction of In
gla_nd 3; ( La giurisdizione marittima in Inghilterra London , 1664 ,
1 vol. in-fol.‘ I ’ .
TERZA SÙDDIVISIONE.
QUARTA sunnrvrsroru:
Banana.
QUINTA SUDDIVISIQNE
Bnoxswrcx .
SESTA" SUDDIVISIONE.
DANIMARCA.
SETTIMA SUDDIVISIONE
SPAGNA.
o'r'rava (SÙDDIVISIONE.
‘
sra;rr ROMg.m su a;urm Pyncrparr D’ITA1.1,L. -
1606. Statuti della Corte. dei blorcata1iti della città 'di Lucca. Lucca ,
__tM _15f,7 , in-4.° 4
Collezione degli Statuti di Mercanzia di Firenza e di Livorno; Li
vorfio , 1798 , 1. vol. in-4.°
.
.
a:
101 PARDESSUS. cuxxur
NONA SUDDIVISIONE
STATI-UNITI Di AMERICA.
DECIMA SUDDLVISIONE
F .
Macneunounc.
Nuom. _
PAESI BASSI.
m PARDESSUS. cr.xxxv
DECÎMA TERZA SUDDIVISIONE
PORTOGALLO.
Prenssen; (, Introduzione
Regiomont 1731 . i11-8.° al dritto marittimo del regno di Prussia
RUSSIA.
.' SASSONIA.
SveZIA.
SVIZZERA.
1_736 , in-4.°
1677. Bamnasarr (Aug. de Collatio Juris communis cum Jure Saxo
nico , Lubecensi et Mecklenburg'rco , speciatim Comerianico in c'oncursu
creditorum. Griphz'w. , 1787 , in-4.° ’ 7
1678. Buon (Theod. Dio franzòsischc \Veclnselordnung verglichen mit
den \Vccltselorclnungen Bremens u. Hamburgs, nebst einer bistoriscli.
n: PAnnnssus. CLXCI
dogmatisch. Enleitung; (Regolamenti francesi sul cambio paragonati
con quei di Brema e di Hambourg , ed introduzione istorica e dog
matica ). Bremen , 18|: , in-8.° _
167g. Bucuuom‘z. De limitibusl actionis Paulianae revocatoriae , maxime
1701 . MISLER- ( freres Essai sur le Droit de Hambourg touchant les Fail
»litcs; (Saggio sul dritto di HambourgI riguardanlei fallimenti). Ge
neve et Paris , 178: , iii-12. ' . '
1702. 'l\IISLER (JO.-Gottfr. ).' Diss. de quàerel'a‘et exceptione non nu
meratae pecuniae in cambiali negolio maxime-ad Jura Hamburgensia
. ‘Bpplicata. Giess.- , ‘1747, iii-4.3
DI Pannnssvs. c1.xcm
1703. ORTE (Ph.-Fred. ). Von den zwey Francki'urter Reichsmessen ,
(Delle due fiere di Francforte Franck. , 1765 , in-4.°
1704. POST ( de ). ( De cura civitatis Bremensis circa rem nauticam. Got
ting., 1780.
1705. Qursronr (Io.-Chr.,). Diss. de foemiua mercatrice , ad tit. VIII
. Iuris Hamburg. Buzow. , 1799, in-4.°
1706. 1111111ch Quando Jure Hamburgensi in causis mercatoriis
aditus ad suprema Imp. tribunalia pateat. Gottìng. , 1796, in-8.°
'1707. Barman (GaSp.). De Statutis Bremen'sibus ad Mercaturam compo
sitis. Bremae, 1724, i11-4.°
1708. Romano (R. ). Dissertation sur le Réglement des assuranees de
Hambourg. ( Dissertazione sul regolamento delle assicurazioni di Ham
bourg ), Hamburg., 1630 , in-12.
'1709. SIEVERS (Iac. De sapientia conditorum Iuris Lubecc'nsis in ae
quilibrio.inter iura et obligationes foeminarum , praecipue habita com
mercii‘ratione. Jenae, 1803 , in 4.°
1710. Susvaar (Ioan.-Iac. De Contractu pignoratitio Hamburgen5i.
Ienae, 1769 , iii-4.° ‘ V_
1711. SPAN (J.-Lud. Der heil. Reichs-Stadt. Franckfurt VVecl15elrecht;
(Dritto di cambio della città di Francforte sul Meno Franckf. ,
1752 , in-4.”
1712. SPANGENBERG (D.), Ideen fil). Nothw-endigkeit u. Organisation
eines Handelsgerichts in Hamburg; (Alcune idee sulla necessità di un
tribunale (di commercio in Hambourg Hamburg. , 1814 , lII-8.‘
1713: Srancrc (Carol.-Frecl. De Commerciorum favore in Iure tam pu.
blico quam privato Francofurtensi conspicuo. Gotting. , 1796, in-4.’
1714. TANCK‘( Ioach.-Lud. Diss. inaug. de navi oppignorata ad art.6,
tit. IV. lib. III Iuris Lubecensis. Gotting. , 1776.
1715. VVE1111107 (Io. Diss. de Iudicio admirahilitatis Hamburgensis.
Helmstadt, 1709 , in-4.° _ ,
1716. WIBEL (Tob.-\’ie. 'De laesione enormi in negotiis Mercatoriis
Hamburgensium. Jenae, 1794 , in-4.° I '
L. T. I. 25
CLXCIV BIBLIOTECA DI GIURISPRUDENZA COMMERCIALE
VIRTEMBERGA.
FINE.
SPIRITO
CODICE DI COMMERCIO")
DI
G. G. LOCRÈ.
LIBRO I.
DEL COMMERCIO"'IN GENERALE.
W
TITOLO I.
DE' COMMERCIANTI.
uesfo titolo è stato presentato al consiglio di stato dal signor Regnaud (de Saint
J'ean-rl’Angely ), in nome della sezione dell’ interno, discusso ed adottato nelle sc
dule de’4 , 8 , 11 , 15, 18 , 22 , 25 e 29 novembre 1806 5 3_, 6 e 10 gennajo 1807;
14 e 26 fibbraja susseguente.
Comunicato qficiosamcnte al lribunato il 5 marzo ;
Rapportato di nuovo al c0ns1'glz'o di stato , dopo la comunicazione, ed adottato
il 5 maggio;
Riletto ed adottato dg'[flnitivamente il (l‘1 8 agosto ;
Presentato al corpo legislativo il 1 settembre, da’ signori Regnaud (de\ Saint
Jean - d’ Aògely ), Réal e Jaubert, parlando in nome di essi il signor Regnaud;
Comunicato ufficialmente dal corpo legislativo al trr'bunatu il 2 ;
(a) Nella Sicilia citeriore il codice di commercio fu messo in esecuzione dal 1.° Gen
naj0 1809 ( Decreto del 9. novembre 1808 )-, dalla cui epoca ce_ssarono di aver forza
di legge nelle materie commerciali le antiche leggi, usi, e consuetudini.
L. T. I. 1
2 LIB. I. del Commercio in generale
Discusso 'nel corpo legislativo il 10 , fra gli oratori del consiglio di stato ed i
ci'gnori Jard-Panvillier , Koch, Mullarm‘e e Favard, oratori del tribunale , parlando
in nome di tutti essi il signor Jard-Panvillier; ‘
Decretato nel giorno medesimo ;
Promulgato nel di 20.
ARTICOLO I. 2.
(1) Il sig. Iaubert processo verbale del 4novembre 1806 ,» n. 111.; Il sig. Béren'
ger, idem 11. VI.
(2) Il Principe Arcicancelliere ibid. n. VIII. ', il sig. Bérenger ibid.i 11. VI.
cl1e s‘ introduce nel commercio sfornito di quelle cognizioni che per poterle utilmente
esercitare , son necessarie.
Il conte Verri (meditazioni sulla economia politica) mette in veduta tutt‘i maliche
sorgono da siffatte corporazioni.a La idea , egli dice , di radunare ogni arte ed ogni
mercatura in un corpo, edi dare a questo eorpoi suoi statuti :, prescrivere il tirocinio,
l‘esame e la qualità requisita per esservi annoverato, prevalse in ogni nazione ,‘ e lut
tavia sussiste nella maggior parte. Essa porta con se un‘ apparenza di saviezza, e di
prudente circospezione. Sembra che si assicuri in tal guisa il buon servizio del pub
blico , la perfezione de’mestieri , e la fedelt‘a nella contrattazione, e che s’impedisca
che gli uomini senza costume , e senza pratica possano defraudare i cittadini , e sere.
ditare le produzioni interne presso gli stranieri.
11 Chiunque però si Volgera ad esaminar da vicino queste institnzioni , troverà che
gli efietti ordinari di esse, sono di rendere difficile l’industria de’ cittadini; di-costipare
nelle mani di pochi le arti, ei diversi rami del commercio; di soggettare i manofattori,
e i mercanti a' pesi di diverse tasse , e di tenere sempre al livello della mediocrità ,
e talora anche al di sotto ogni manifattura. Liti incessanti fra corpo e corpo, e fra
corpo e membri; spese voluttuarie e vane fatte dalla cassa comune, le quali ricadono
a peso di ciascun individuo; perdite di tempo per inutili formalità e capricciosi uffici;
capilazione talvulta de‘ piccioli magistrati di quelle corporazioni; rivalità , odi , guerre
contro chiunque ardisca di essere più esperto , o più indu'strioso. Tal‘è la scena, che
rappresentano ordinariamente questi corpi, esaminati che siano da vicino. Uno spi
‘rito di lega e di monopolio gli anima, per cui tendono a stringere nel minor ceto
che possono l’utile del loro_ commercio; ed ecco come anche dagli effetti si trovi ,
quanto vane fossero le speranze che si ebbero nella loro instituzione.
» L‘ esame , ch‘essi l'anno degli alunni, si riduce a un tributo ordinariamente, dal
che un abile e povero cittadino viene ridotto 0 ad abbandonare la patria , o a ri
Volgersi ad altro partito; nè questo esame guarantisee il pubblico dall‘ aver de’ pes
simi operai'approvati da queste maestranze , di che l‘ esperienza può conoscersi in
ogni paese, e quello che dico dell’ abilità; si può estendere anche alla buona fede
ch‘ e dagli uomini trattata nella stessa guisa, siano essi arrolati in corpi, siano essi
1capoli , testo che l‘invito al guadagno sia in essi più forte de1 loro principi morali.
» L‘ eiletto solo adunque, che questi corpi producono , si -è quello di diminuire
il numero de’ venditori interni, conseguentemente acerescere il prezzo delle merci, di
Tu‘. I. de’ Commercianti. 7
getto alla giurisdizion commerciale "; ma uno non è commerciante che
quando del commercio ne fa la sua professione abitUale ; ed ‘cin tal caso
soltanto ch’egli è sommesso alle obbligazioni ed alle leggi particolari a
per ottenere altra matricola: dalle liti dispendiose . . . . . E quanti danni non ne
risentîvano i produttori, e quanti non ne ricadevano su i consumatori!
Non rincresca in fine di leggere questa idea che felicemente si trova nel seguente
paragrafo dall" autore del libro de“ delitti, e delle pene (vol. 1. f. 287
» Lo stringere ciascuna classe di artigiani in corpi separati che si eleggono capi
e direttori, l’ assegnare severi confini al travaglio di ciascuna classe, e alla industria
di ciascun individuo , il farne famiglie, società , fratellanza , confraternita contraddi
stinte d’ insegne e di livree semi-ecclesiastiche , e semi-secolari , creano pretensioni
sempre nuove e litigi , e discordie sempre rinascenti , tanto più aspre e dispendiose
quanto meno 5' appoggiano sul veri interessi, e sui veri bisogni delle arti stesse,
ma piuttosto sull’ avvicinamento e sul riscaldamento delle passioni degli uomini, che
sono più durevmli a misura che ùnno un‘ oggetto più vago è più indeterminato , non
già per lo fine che si propongono , ma per i mezzi che adoprano. Quindi codici par.
ticolari di ciascun‘I arte , custodi di tali leggi, patrocinatori e difensori stipendiati ,
che anno» interesse di riprodurre oiocchè gli alimenta. Quindi una parte di valore
che dovrebbe rappresentar travaglio ed azione riproducente parimenti valore, diviene
il cambio di carta , di parole , che rintuzzario e disperdono la forza dell’ interesse , e
pesano sull' industria degli uomini a. "
Ed in fatti quantunque con real decreto del 18 giugno 1817 (bul. 11. 760 ) fus
sero stati approvati i statuti dell’ arte de’ cappellari; e henehè non contenessero le
obbligazioni che per le antiche comunità erano prescritte , poichè era libero ogni in
dividuo di farvi o un parte (art. 75 , e 76 del citato decreto) ; pur tuttavolta ri.
1nasero aboliti col real decreto del 4 marzo 18r8 (bel. n. 1134.) per essersi ricono
sciuti pregiudizievoli a‘ progressi di questa parte (1’ industria.
(i) Processo verbale del 26. febbraro n. 1Xe X, art. 3.
(2) Osservazioni del Tribunale.
TIT‘. I. de’ Commercianti. 9
Queste riflessioni àn fatto sostituire alla parola principale la parola
abituale W\
ART. 1. n.
ART. 2. 1
Sono commercianti coloro i quali esercitano gatti di commercio, con farne la loro profeti
tiene abituale.
4
Y 1
Ogni penona capace di contrattare, cui la legge non divieti l' esercizio della marcatura;
.O
potrà commerciare .
ART. 1
E' vietato di esercitare atti di commercio , facendone professione abituale , afminisiri di stato;
11' magistrati, agl’iniendenli e sottintendenli , a' segretari generali e consiglieri d'intendenza.
(I) Secondo il diritto del Regno era proibito 11’ consiglieri ed ufliziali, di parti
cìpare o per se o per mezzo di altri a‘ cambi e ad altri contratti da farsi dalla
1egia corte ; di comperare i debiti della Corte , di esercitare il commercio diretta
mente ed indirettamente ne’ luoghi di loro giurisdizione Era vietato il com
mercio a‘ feudatari ne’loro luoghi , e territori (2) ; al segretario del regno, a’ mastro
datti, a’scrivani di mandamento , ed a tutti gli ofiziali maggiori e minori di qualsi
voglia tribunale , ed agli ofiziali della città di Napoli (3) ; a’ percettori nelle provin‘
cie di loro carico ; a‘ maestri portolani Era infine vietato agli ofiziali della
regia camera della sommaria di aver parte negli arrendamenti e ne” partiti da farsi colla
regia corte
Per diritto Romano era il commercio proibito agli ecclesiastici, come quei cui ‘e
turpe di framescolarsi negli afla«ri secolari (7) : a’militari (8); a‘nobili , per la ragione
addotta dagl’imperatori Onorio e Teodorio , che a‘ plebei non è si facile di commer
ciar co’ nobili e doviziosi , i quali assorbendosi per se soli il commercio, 10 impedireb
bero alla plebe (g);a’palatini o sia ofiziali del palazzo (10); agli amministratori
delle provincie (ti).
A nr.° 2. 6.
Qualunque minore emancipato, dell‘uno e dell' altro sesso, della età di diciotto anni
compiuti, che vorrà profittar della facoltà che gli accordal'art: 487 del codice civile (410 leg'
civ.), di fare il commercio, non potrà intraprenderne le operazioni, ne esser riputato maggiore,
in quanto alle obbligazioni da lui contratta per fatto di commercio, 1. re non sia stato preven
tivamente autorizzato da suo padre , o da sua madre , in caso di morte, d' interdizione o di as
senza del padre , o, in mancanza del padre e della madre ,. da una deliberazione del consiglio di
famiglia, omologato dal tribunale civile; a. se, inoltre, 1' atto che lo autorizza , non sia stato
registrato ed affisso al tribunale di commercio del luogo in cui il minore Vuol stabilire il suo
domicilio.
x.un al n.°xxvr );
Presentato ed adottato il 26 (vedete il processo verbale n. IX e 1: art. 4 );
Comunicato al lribunalo il 5 marzo;
Presentato , dopo la comunicazione ., ed adottato il 5 maggio ( vedele il processo
verbale , n. 1 e u , art. 4 ), ed il'zii 8 agosto(vlrdete il‘processo verbale n.° 1111
c mv, art. 2.
5. I.
Della facoltà di fare il commercio accordata al minore.
(I) Vedete Jousse nella nota sull’ art. 6, til. I dell’ ordinanza del 1673.
v (2) Ordinanza del 1673, lit. 1 , art. 6.
(3) Il signor Jaubert processo verbale del4 nov. 1806 n. XXVIII. ’
Ibid.
(‘) Si vegga il S. a; condiz. a.
14 LlB. I. del Commercio in generale
Si conveniva ciò non ostante che =qnon dovea il commercio essere
assolutamente interdetto al minore ’; potendo il di lui interesse esigere al
cune eccezioni : tale sarebbe , per esempio , il caso in cui egli fosse chia
mato al commercio di suo padre, supponendo intanto che non l'usse pre
feribile di ammetter l’uso delle fattorie , almeno allorché il figlioè ancor
troppo giovine o poco atto a sostenere lo stabilimento ch’eredìta=(t). Tale
sarebbe ancora=il caso in cui prendesse in moglie una donna che posse
desse uno stabilimento , e quello nel quale il padre volesse associarselo
o cedergli la sua casa di commercio = (a).
Il. Si facean valere, per l’ affermativa, le considerazioni e l’ autorità
della legge.
Le considerazioni:=da che era riconosciuto che l’interesse del minore
esigeva eccezioni , bisognava ammetterne e fissarle
Sarebbero tali eccezioni limitate a quelle testi: indicate ? _
Nò: :=questo sistema di eccezione era troppo ristrettivo = (4):era
necessario di stabilir tutte le eCcezioni che l’ interesse del minore nelle
differenti circostanze poteva reclamare. '
Ma = come prevederle e tutte anticipatamente determinarle, in
modo da provvedere a tutt’i suoi bisogni =-. (5)? L’ interesse del mi
nore poteva dunque trovarsi leso dalla insufficienza della legge.
Ncl sistema opposto, al contrario, questo interesse rimane col fatto per
fettamente al coverto. »« Per convincersenc , basta volger lo sguardo a
quel che sacccde: qualunque sia il capitale che possa un giovanelto im
piegar nel commercio , non avrà egli mai credito , se opera solo ,'giacchè
la confidanza dispare all’ aspetto della età giovanile. Non si può dunque
realmente in siffatta età commerciare se non 0 associandosi con un antico
negoziante, 0 sposandosi una vedova ( commerciante ), o succedendosi
5. n.
Delle condizioni sotto le quali è permesso al minore
di far il commercio.
I. CONDIZIONE
La emancipazione generale.
a. CONDIZIONE
L’ età di x8 anni,
(1) Il sig. Régnaud (de Saint Iean-d’Angely ), processo verbale del4 novembre
1806 n. XXXI. '
(2) Ibid.
(3) Il sig. Berlier, ibid., n. XXXV.
Trr. I. de‘ Commercianti ’ " ' 19
Esaminandosi la preposizione in se stessa, si è opposto ,
1- Che, sotto il regime della ordinanza (del 1673)., in cui la minore
età si estendeva sino agli anni venticinque , si accordava qualche cosa al
minore, allorchè si abbreviava di cinque anni ;=che oggi giorno, in cui
il minore acquista la sua età maggiore a ventuno anni, pressochè nulla gli
si verrebbe a concedere, se non gli si permettesse il commercio che nella
età di venti anni=(r); che in generale n vi sono molte persone alle quali
riuscirà meno vantaggioso di poter commerciare di pieno diritto dopo la
età di venti anni , che di poter esercitare più presto il commercio se la
loro famiglia ve le giudica capaci » (a). = Quindi, allorchè l’anticipa
zione della maggior età arreca utile al minore, fa (1’ uopo ben guardarsi
di frapporvi il menomo ostacolo .
2. Che l’interesse del minore può,.in alcune circostanze, esigere che
egli si dedichi al commercio prima che giunga alla età di venti anni.
n Non bisogna ,7 perché egli non il toccato questa età , chei suoi mae
stri, se scorgono in lui moralità e talenti, non possano, ricompensare
il di lui zelo associandoselo »
Rispondendo in seguito alla obbiezione che la dispensa da ogni pre
ventivo ammaestramex_xto toglieva la garantia la quale, sotto l’impero della
ordinanza, allontanava dal minore i pericoli della inesperienza, si èosser
vate che » coloro' i quali si applicano al commercio a minuto ànno rare
volte passata la loro prima gioventù ne’ collegj ; che per l’ ordinario sono
stati ben per tempo collocati presso de‘ mercanti n (5); che inoltre tal
,garantia è vantaggiosamente supplita dalla necessità di ottencr 1’ autoriz
zazione della famiglia « L’intervento di una famiglia attenta a pre
venir la ruiria del minore , darà sempre una maggior sicurezza , che
“
3. CONDIZIONE
La volontà del padre, della madre o della famiglia può sola ope
rarla emancipazione ordinaria , che , come l’ abbiam veduto , è una delle
condizioni imposte al minore per potersi dedicare al commercio. Ora , la
capacità del minore essendo stata già giudicata da coloro sotto la cui
autorità egli vive , era necessario di soggettarlo di nuovo al di loro esa
me , allOrchè egli voglia dedicarsi al commercio?
Le considerazioni seguenti àn fatto decidere l’ affermativa:
1. Gli errori che il minore può commettere nell’ amministrazione
de’ suoi beni, che la emancipazione ordinaria gli accorda , non compro
metteranno giammai le di lui sostanze cosi gravemente come le impru
denze che egli potrebbe commettere nella profession di commerciante;
a. L’ amministrazione di un patrimonio è meno difficile a dirigersi
di un commercio;
3. L’ autorizzazione di negoziare acc_ord’ al minore capacità assai più
estese della emancipazione ordinaria; perché , per esempio = i crediti
contro un minore commerciante non posson esser ridotti _= (3) come
quelli contro un minore emancipato (').
4. CONDIZIONE
5. 111.
Degli efi'èlti della facoltà di commerciare accordata al minore.
ARTICOLO 3. 6.
Questo arlicolo è stato Proposto dal tribunan ( vezlclc il processo verbale del:
maggio 1807, num Vi e Vin );
Presenlalo al consiglio di stato ed a:loltato li 5 ( vedete ilprocesso verbale n. I
e Il , art. 5 ) , ed 8 agosto ( vedete il processo verbale u- xnr e xiv art. 3. )
I
(i) Jousse, nota 4 sull‘art. 6 del lit. 1 dell‘ ordinanza del 1673.
(') Nota. Per giurlicar della d1flerenza , vedete lo spirito del cod. civ. tam. V.
pag. 273 e srg. sugli art. 430 a 484 e 487 del cod. civile ( art. 403 a 407 e 4|o
delle lcg. civ. )
24 LIB. I. del Commercio in ger'teralc
3. Questo articolo è stato aggiunto dietro la domanda del tribunato,
il quale osservò che ,, la disposizione dell’ articolo precedente protegge
va contro la di loro inesperienza i minori _ che volevano profittare della
facoltà di far il commercio; ma chela legge dovea estendere la sua pre
videnza su’ i minori che , senza consacrarsi a siffatta professione, po
tevano essere nel caso di fare alcuni degli atti reputati fatti di com
mercio_» (1).
W\
anrxcox.o 6. 2.5.
Qualunque minore emancipato sì dell'uno che dell' altro sesso, dell'età di diciotto anni
compiuti, vorrà profittam della facoltà di commerciare accordatagli dall'articolo file delle leggi
civili, 0 verrà fare alcuno degli atti enunciati nein articoli 3 e 4 delle presenti leggi, non po
trà dar principio a veruna operazione commerciale , né esser considerato maggiore , in quanto
alle obbligazioni da lui contratte per fatto di commercio,
1. Se non sia stato preventivamente autorizzato con atto autentico da suo padre", o in caso
di morte, d'interdizione o di assenza del padre , da sua madre; o in mancanza del padre e
della madre , da una deliberazione del consiglio di famiglia , confermata dal tribunale civile;
a. Se in oltre 1' atto che lo autorizza, non sia stato registrato ed affisso per lo spa:io di
due mesi al tribunale di commercio del luogo ove il minore intende di stabilire il suo_domicilio,
D fissarvi gnulche slabilimento commerciale.
’ ARTICOLO 4. 8.
La moglie non può essere MERCANTISBA tassi.ch su:sz Il. consumo 0! suo sunto.
g. I.
Necessità del consenso del inarito.
I. quxsrxouz.
a. qursrronr.
La necessità del consenso non esiste essa che per la moglie in comu
nione , od ancor si estende alla moglie separata di beni o maritata
sotto il regime dotale ?
3. QUISTIONE.
5.11. .. _
f
Quattro opinioni sono state esposte sulla forma , e sugl‘ indizi del
consenso.
La prima , clr’ era quella della sezione, tendeva ad esigere un con
senso formale da pubblicarsi , e d’al'figersi (I);
La seconda, a riguardar tacitamente autorizzata ogni donna marita
ta elfi esercitasse notoriamente il commercio (a);
La terza , a non supporre il consenso tacito del marito che allorquan
do risultasse da fatti evidenti, ch’ ein abbia avuto conoscenza , che sua
moglie esercitava il commercio (3);
La quarta finalmente , a non entrare in tutte queste spiegazioni ed
attenersi alla compilazione impiegata in tutte le consuetudini, eccetluute
quelle di Reims , e di Vermandois , e nell’ art. 220. del codice civile
( art. 209 leg. Civ. ) ' - . ‘--‘
Ripiglierò successivamente tali diverse proposizioni ; indicherò in se
guito la corrispondente soluzione che vi è seguita.
NUMEIH)" I.
Si allegava in fine, nell’ interesse dc’ terzi, a che non 'vi è inc0nva»
niente al avvertire il pubblico, e che vi è certàmente vantaggio hell’vimv. ' ,
pedirlo di essere ingannato a; _. .. - ‘ ' 1
\
s. . ' .
(l) Il sig. Beugnot, processo verbale slel 25 ndîembfc 1806, n. VII.
_ (3) Il sig. Ségur , ibid. n. IV -il sig. _Crém , ibid.; ‘n. VIII; -il sig. Regnaud
. (dc S,,‘€-nt-Jean.d‘ Angely ) , processo verbale del 3 senna/3,21607 , n. Vill.h
(3) lbid., n. \'I- ‘ (I J '
-! L. T. I. 5
34 LIB. I. del Commercio in generale
NUMERO“.
NUMERO III.
(l) Il sig. Treilhard, processo verbale del 25 novembre 1806, n. XeXV; -il sig.
Dciermon , processo verbale del 3 gennajo 180'), n. XVII.
7 (2) Il s"grtor Bigot-l’réameneu , processo verbale del 25 novembre, 1806 {1. V.
(3) Ibicl. , n. III; - il Principe Arcicancelliere, processo verbale del 3 'gennajo
' 1807 , n. VII ; -- il sig. Delermon , processo verbale del 6 gennajo, n. Xl.
(4) Il st'g. Reguaud ( de Saintjean-d’Angely ), processo verbale del 6 gennajo ,
n. IX. ,.
(5) Ibirl. , processo verbale del 25 novembre 18_06, 72. XIV e XX.
56 LIB. I. del Commercio in generale
co’ fondi'clic le somministra il complice de’ di»lei disordini, apiii‘e una
bottega , per proccurars’ i mezzi onde rovinar suo marito ? Non abbisogna che
una breve di lui assenza per far riuscire quest’ odioso maneggio =
Del l‘esto , la sezione abbandonava il sistema del consenso formale ,
purchè si prendessero altre misure non meno ellicaci per impedi'ralla mo
glie d’ intraprendere il commercio durante 1’ assenza di suo marito. La sezione
proponeva,in conseguenza , di non supporsi il consenso tacito che quando
venisse d’ allronde stabilito, dai fatti e dalle circostanze , che il marito a .qw;‘
,
.:i
(1) Il sig. Regnaud (de Saint-Jean-zl’ Angel_y ), procpsso verbale del 6 gennaio.
i807, n. IX.
(2) Ibid. , processo verbale del '15 novembre 1805, n. XIV ; del3 gennajo 1807
n. VIII e XXIV; del 6 gennaio , n. VII.
(3) Ibid. , processo verbale del 6 gennajo n. IX.
(4) Il sig. Defermon Ibid., n.
TIT. I. (M Commercianli 57
a vista edd saputa delmarito , si aprirebbe il varco alle frodi: il marito
potea , per esempio , stabilirsi in Marsiglia , e la moglie far il commercio in
Parigi; e se il commercio non riusciva felice, il marito soltraeva la comu
nione da’ valevoli obblighi, sostenendo che 1’ allontanamento gli avea im
pedito di sapere che sua moglie fusse pubblica mercantessa
. i .
NUMERO W
non esistenza del consenso , se mai per avventura una simile contestazio
ne , non ancor sino a questo momento suscitata, si elevassc=(4)
.P
./
'I
(I) Il sig.Treilluird, processo verbale del 4 germajo 1807 , n. X;- il:ig‘ Deform09,
procrsso verbale 'del 25 novembre l306, n. XVI.
(a) Il sig. Jaubert, processo verbale del 3 gennajo 1807 , n. XV. V _
(3) Il sig. Defermon , processo verbale del 6 gennajo 1807 , n. XlIla,
(4) Il sig. Treilhard», processo verbale del 3 gemmjo 180;, n. X.;-il sig. Deformon
proceno verbale del 6 gennajo n.XIII; - il sig. Jaubert, ibid. , n.lV;èil::'g. Bigot-Prér
mcneu , pmce.;so verbale del 25 novembre 1806, il. IX. ‘ ‘ '
38 LIB. I. del Commercio in generale
NUMERO V.
Soluzione,
f ‘ A \
ARTICOLO 8.
La donna maritata non può esercitare marcatura pubblica senza il consenso espresso o m
cito del marito.
Il marito , quando è in comunione di beni colla moglie , può riuocare il suo consenso con
una dichiarazione da registrarsi ed afliggersi, giusta la formalità prescritta riell' articolo 6.
Tale dissenso però non nuocerà a' diritti precedenti legalmente acquistati da terze persone.
Ma se la moglie non è in comunione , il marito dovrà esporre le ragioni del suo dissenso
.nl tribunale civile il quale potrà rivoeare l' autorizzazione giù data.
ARTICOLO 5. 9.
Se la moglie esercita luercatura pubblica , può, senza 1' autorizzazione di suo marito obbligarsi
per ciò che riguarda il suo negozio; ed in questo caso, essa obbliga anche il marito, se esista
tra loro comunione.
Non si reputa che essa eserciti pubblica mercatura , se il suo esercizio si restringe a ven
dere al minuto mercanzie del commercio di suo marito; ma solo quando faccia un commercio
seParato.
Questo articolo’, non è che la ripetizione del testo dell’ art. 220 del
codice civile ( 109 leg. civ. )
ARTICOLO 9. 5.
Se la moglie esercita marcatura pubblica , può senza l" autorizzazione del marito obbligani per
ciò che riguarda il suo negozio: ed in questo caso essa obbliga anche il marito, se esiste tra
loro communione. Non si reputa che essa eserciti pubblica marcatura , se il suo esercizio ai re
stringe a vendere a minuto mercanzie del commercio di tuo marito; ma solo quando faccia com
mercio separato.
' 1
anrrcopo 6. 7.
I mercanti , che lono minori . autorizzati come si è detto di sopra, rossono ouuon:
m lrorrcnu I zone un snuu.
Essr Possono arresi: u.munr , n ossuvnroo u rouur_n' IlllCll‘l'fl oacu nrrcou
45; i: seousnrr r:rz CODICI crvru ( art. 380 leg. civili ).
L1 deroga non riguarda adunque che la regola stabilita dall‘ art. 223 (il)
leg. civ. ),che non da effetti si estesi alle autorizzazioni generali; e qui tal deroga era
indispensabile, tanto a ragione della celerità colla quale si trattano gli affari di commer
cio, quanto a ragione del modo con cui essi si fanno; poiché le obbligazioni che ne ri
sultano non sono" stabilite da atti così solenni come negli affari ordinari : alle volte
esse non sono che verbali ; per provarle , son bastevoli i registri.
Le corti di appello hnno fatto diverse osservazioni su questo articolo, che era
slam presentato dalla commissione
Noi abbiam già osservato che le corti di appello di Rouen e di Monpellièr ri
chiedevano che la moglie , mereantessa pubblica, fusse dispensata dal farsi autorizzare
da suo marito per stare in giudizio ,ed abbiamo pur veduto perché questa proposizione
non è, stata ammessa (").
La corte di appello di Lione, lungi dal trovar la disposizione troppo estesa ,
voleva che si estendesse più oltre; essa diceva: « La moglie , pubblica mercantessa ,
deve obbligar suo marito , non solo allorchè vi è comunione di beni , ma ancor quando
essa non è uè separata di beni, nè godente i beni parafernali; in questi tre casi può
(i) Vedete il progetto del cod. civ. lib. 1 , tir. V. art. 68, pag. 41 e 4'L
(') Vedete pag. 493 e seg. dello spirito del cod. civ.
L. T. I. ' 6
’\
‘h
42 LIB. I. del Commercio in generale
Discussp ed emendam nella seduta del 10 ( vedete il processo verbale dal n. in
al VI 11 ) ;
Presentato ed adottato li 14 e 26 febbrajo ( vedete il processo verbale del 14,
n. x1x , art. 7, e n. xxvn ; ed il processo verbale del 26 , n. 1x e x, art. 7 );
Comunicato al lribunato il 5 marzo; ‘
il marito disporre de’ profitti ed anche de’ fondi di commercio di sua moglie , che ella
acquista per lui » e
La ragione di questa proposizione dispare innanzi agli articoli 1537( leg. civ. t.)
e 1576 , (leg. civ. 1389 ), nel titolo del contratto del matrimonio, e de’ diritti ri
spettivi de’ sposi: questi articoli negano al marito la disposizione ed il godimento
de’ beni della moglie, allorch’ essi sono parafernali o allorclx’ ella è separata di beni;
la facoltà di obbligar il marito è. dovuto adunque esser ristretta alla moglie , mercan
tessa pubblica , ch’ è in comunione di beni.
In fine , la corte di appello di Digione osserirava che » l’ articolo rimane inde
cisa una quistione sulla quale i ginreconsnlti non sono punto di accordo, quella cioè,
se la mercantessa pubblica ,. che obbliga il suo marito allorchè vi la comunione fra
loro , lo rende ancor soggetto all’ arresto personale , perle obbligazioni ch’ essa a con
tratto nel suo Commercio » (a).
Questa quisti0ne è stata presentata al consiglio di stato (3) , e la osservazione
della corte di appello di Digione vi è stata tenuta presente
Ecco in qual modo vi si sono spiegati gli effetti e la estensione , relativamente
alla comunione ed al marito , delle obbligazioni della moglie, nel caso di cui si muta;
vi si è detto che x la comunione de’beni rimane gravata in tutti i casi, de’ debiti che
contrae la moglie , mercantessa pubblica» (5); ma che « 1’ atto che produce arreflo
. personale, non vi assoggetta che la persona che l‘ il sottoscritto » (6)
pag. agi.
(4) Il srgnor Rénl , ibid.
(5) Il signor Tronchet , ibid. , p. 29|.
(6)]bide'm.
(') Vedete lo rpirito del cod. civ. di Locrè, ediz. in 8 pag. 506 o 509.
’ Tu: I. de’ Commercianti 43
Presentato, dopo la comunicazione, ed adottato il 5 maggio ( vedete _{\,oro
cesso verbale n. I. e u , art, 8 (e il di 8 agosto ) vedele il processo verbale n.
xur e xiv, art. 6
anrrcono 7. 6.
I mercanti di età minore autorizzati , come si è detto di sopra. possono per cagione del
loro commt‘rcio obbligare , ipotecare ed anche vendere i loro beni stabili senza alcuna delle
formalità prescritte dal dritto civile.
An;xqo;.o. 7. 1:.
Le donne . ch' esercitano mercatnrn pubblica sono o egualmente impegnare , ipotgcare , ed.
alienare i loro beni stabili.
MA 1 roso snn srnuufl oo'rnl , QnAlno non sono nnnr: sono un nulla oonu ,
non possono esser ipote0a1i né alienati, fuorché pe' casi determinati, c colle forme stabilite
dal Codice civile.
.. _. . v .
Ma non risulta egli dallo spirito del codice , che la_ regola generale
che esso stabilisce non si estenda alle mogli de’ negozianti ? _Non devesi
almeno per via d’induzione ammettere Una eccezione relativamentead esse?
Ecco le ragioni, che potrebbero determinare a crederlo
= Il codice civile a dichiarato inalienabili i beni dotali, onde as
sicurare i pesi del matrimonio e la sorte de' figli =
Nondimeno= quanto importante sia questa considerazione ,_ esso la fa
cedere a motivi di necessità e di giustizia ; ed in questa veduta esso
stesso stabilisce diverse eccezioni. Ora , nel numero di tali eccezioni ven
gono naturalmente ad annoverarsi gli affari e le obbligazioni di com
mercio= (5) ; percbè = il codice non accordcrebbe alle donne , che una
(1) Il sig. Simèon, processo verbale del lo, gennajo |807 , 11'. III.
(a) Il principe Arcicancelliere , proces:o verbale del 29 novembre 1806, n. V.
(3) Il sig. Simèon , ibid. , n. III. '
(4) Il sig. Simèon, processo verbale del lo gennajo 1807, n. III.
(5) Ibid.
(6) Il sig. Simèou , processo verbale del 29 novembre 1806, n. III.
('I Vedete la pagina 51.
54 L1B. I. del Commercio in generale
Permesso al marito ed alla moglie d’impiegarli al commercio »
2.° = La eccezione proposta avrebbe distrutto il contratto delle parti
e cangiato il loro stato. Il codice civile, nel titolo relativo alle conven
zioni matrimoniali guarentisee le intenzioni de’ contraenti, indicando le
regole delle convenzioni, ch'è loro permesso di stipulare: ora , i geni
tori, sulla fede di questa garantia , avranno meritata una figliuola sotto
la condizione che non si potrà porre mano alla di lei dote , e si per
metterebbe alla moglie , al marito , di derogare a questo patto di fami
glia , sotto il pretesto di commercio = (2)!
Quindi sotto tutti i riguardi, ='ognuno dovea intieramente riportarsi
al codice civile, e non ammettere che le eccezioni per le quali esso me
desimo limita il principio della inalienabilità della dote: (3).
Il codice civile non autorizza l’ alienazione de’ beni dotali che nel
solo caso in cui essa è necessaria al bene generale del commercio; nel caso
in cui vi à l’arresto personale , e niun altro mezzo che la dote per sod
disfar gli obblighi della femmina pubblica mercantessa.
Non era intanto possibile di conciliar tutto = nel dichiarar la donna,
maritata sotto il regime dotale _, incapace di fare il commercio: (4) ?
.= Si Sarebbe leso il codice civile in un’ altra maniera , cioè nella
wiisposizione onde esso accorda indistintamente a tutte le donne mari
tale la facoltà di negoziare = '
ECCO adunque il sistema cui conveniva di ridursi: bisognava che ,
come nello stato di cose allora esistentiî, c: la femmina esercente pubblica
mercalura» Che Si_è mafii‘ata sotto il regime della comunione de‘ beni, po
tesse alienare i beni che ella à ricevuti in dote ; che quella la quale si è
maritata sotto il regime dotale non .lo potesse, come il codice civile lo
ARTICOLO 11. 7.
Le donne maritate che esercitano mercatura pubblica, possono impegnare, ipote0are ed '
alienare iloro beni stabiliama i loro beni dotali non possono essere ipotecati né alienati, fuor
ché ne’ casi determinati a colle forme stabilite nelle leggi civili.
(a) Vedete l’avviso del consiglio di Stato nel n. 3 delle decisioni a disposi
zioni generali.
L. T. I. » 8
58 LIB. I. del Commercio in generale
La seconda tratterà de’ Contratti commerciali , diversi da que’ che
appartengono esclusivamente al commercio marittimo.
La terza, di tutto ciocchè al c0mmercio marittimo è relativo.
La quarta , delle società commerciali, qualunque sieno le opera
zioni per le quali sono esse formate.
La quinta de’ fallimenti e delle bancherotte.
La sesta , delle giuridizioni commerciali e delle procedure che vi
si osservano. ‘
PARTE PRIMA
DEL connencxo n ne’counnncranrr.
3.° Questa parte il per unico fine, come l’ abbiam indicato, di consi
derar le operazioni di commercio , indipendentemente dalle convenzioni
di cui questi atti sono 1’ oggetto.
Sarà essa divisa in cinque titoli. Nel primo noi daremo le nozioni
su quei che si chiamano atti di commercio (a); nel secondo tratteremo
delle regole sulla capacità richiesta per esercitar questi atti; nel terzo
spiegheremo in qual modo siffatto esercizio attribuisce la qualità di com
merciante; nel quarto , quali sono le obbligazioni. speciali imposte 11 co
loro che ànno questa qualità; nel quinto , farem‘ conoscere le in:tituzio«
ni create principalmente per la utilità del commercio.
(a) Il titolo |.' degli atti di commercio, cioè dal n. 4 al n. 54, sarà riportalo
dietro il comento del lib. IV. lit. a. del codice francese di commercio.
T11'. 'I. de’C0mmèrciahli 9
TITOLÙ 11»
Quali persone possono far alti di commercio.
CAPITOLO i.°'
' 756. I principi dci diritto civile sulla incapacità de’ minori e delle
donne maritate son conosciuti '; non entra punto nel nostro piano lo 0- mi! L- C- 1078-’
sviluppaili , nè anche di richiamarli alla memoria.
i}
(io LIB. I. del Commercio in generale
Non dobbiamo occuparci , in questo capitolo diviso in due sezioni 4,
che di far conoscare
‘ : 1. a quali condizioni un minore divien capace
di far atti di commercio , e di far conoscere altresì i loro effetti ; a." in
quali circostanze una donna meritata à il medesimo diritto , e le con
segucnze che possono avere questi atti. contro di lei e contro il di lei
marito.
SEZIONE 1.
Con. 3. L. E. G.
57. Perché un minore sia capace di esser commerciante ‘ , od ancora di
(30,... a. L. e. far solamente atti di commercio ' che l’obbligano come se fusse maggiore,
quattro condizioni son richieste.
Fa d’uopo che sia emancipato nelle forme legali, a meno che col
476' 399 matrimonio non abbia ricevuto in (una maniera tacita siffatta emanci
C. {477. L.C. { 400. pazione ".
478. 401.
Com. a. LE. 6. Egli deve avere la età di diciotto anni compiuti “ , quando anche fusse
stato emancipato prima di questa età , perchè noi vedremo che la qualità
di commerciante dà al minore una facoltà di obbligare i di lui beni e la
di lui persona ancora , assai più estesa della emancipazione.
È necessario che egli sia autorizzato da suo padre; ma in caso di mer
te , d’ interdizione , di assenza del padre o di privazione de’ diritti di fa
miglia, 1’ autorizzazione può essere data dalla madre; ed in quest’ultimo
caso, cioè dell’ assenza del padre, non sembra necessario ( Pardessuis di
ce ) che l’ assenza venghi dichiarata , la necessità in cui la madre si rat<
C. 141. L.C. l45.
i Pr. 863. L.Pr. 94|. trova di ricorrere essa stessa all’ autorizzazione del tribunale* prevenendo
tutti gli abusi. v
Allorché il minore non è ne padre , nè madre , o che essi sono nel
la impossibilità di manifestare la volontà loro , per interdizione ., assenza
o privazione dell’ esercizio de’ loro diritti di famiglia , bisogna una de
Com. a. L. E. 6.
Pr- 385. L. Pr-962. liberazione del consiglio di famiglia omologata dal tribunale civile '.
Trr. I. de’ Commercianti 61
L" autorizzazione del padre o della madre può esser data“ innanzi al
giudice di pace (nelle Sicilie attualmente detto’giudice regio), od in
nanzi ad un notajo,‘ ci sembra ancora ch’ essa potrebb’ esser data nella
cancelleria del tribunale di commercio: ma non dev’ esser fatta con atto
solto firma privata , poiclrè nulla guarantirebbe la voracità della firma o
della scrittura , si al pubblico come a’ funzionari incaricati di riceverne
il deposito e di farne la pubblicazione con cartello.
In fine , tale autorizzazione dev’ esser trascritta su di un registro,
nella cancelleria del tribunale di commercio del luogo in cui il minore
vuol stabilire il suo domicilio ", o se tal tribunale non vi esiste, nella can- Com, ,_ L, 6.
celleria del tribunale civile ". Deve formarsi atto di questa trascrizione con- Comma. L_ E, 6,8_
formemente alle leggi, ed alle instruzioni su’ doveri de’ cancellieri, e
l’autorizzazione deve essere aflissa sopra una tavola esposta nella udienza
del tribunale. La durata di tale allisso non è punto determinata : ci sem
bra che , per analogia del caso di cui parleremo nel n.° 91 (a) l’aliisso
deve durare un’ anno.
Ciocchò noi abbiamo or detto è applicabile anche nel caso in cui il
minore non facesse che uno od alcuni atti isolati di commercio *. Com. 3. L. E. 6.
58. Le quattro condizioni che ora abbiamo enunciate debbono essere a
dempiute pria che al commercio si dia cominciamento ' , altrimenti le ob- Coni. L. E. 6.
bligazioni contratte avrebbero la sorte di quelle di un minore ordinario.
Tali quattro condizioni non possono esser supplite , ancor dal silen
zio che il padre; la madre, od il consiglio di famiglia serbassero su gli
atti di commercio fatti dal minore sotto i loro occhi 0 con participazio
ne loro. Intanto, siccome 1’ autorizzazione sola è che dev’ esser allissa, se
essa contenesse la falsa menzione di una emancipazione che realmen
te non avesse avuto luogo, il minore rimarrebbe validamente obbli
gato , poiché vi sarebbe un dolo manifesto , od almeno un quasi delit
to dalla sua parte 4 . . C. 1310 L. c. 1254
(a) Il n°. 91. sarà riportalo dietro il cemento del lib. i. (il. IV. del cod francese
di commercio.
62 LIB. I. del Commercio in generale
Tale autorizzazione n0n può essere rivocata isolatamente; ma sic
come il beneficio della emancipazione può esser ritirato ad ogni minore
C. 435- L- C- 408- che ne abusa‘ , e che non vi a eccezione a questa regola per colui che è
stato autorizzato a far atti di commercio, è evidente che la capacità di
fare il commercio 'sarebhe tolta per una conseguenza necessaria , al mi
nore che fusse primato della emancipazione. Sill'atta rivoca dovrebbe inol
tre esser resa pubblica nelle medesime forme della autorizzazione, e colle
precauzioni le quali la sentenza che rivocasse la emancipazione non
mancherebbe di ordinare in, tal caso.
, . 59. Il minore che riunisce le condizioni, di cui abbiam parlato ,
è riputato maggiore relativamente agli atti di commercio de’ quali ein è
c'gl4ggéìLcéxîà: stato autorizzato a far la sua professione, e relativamente agli atti isolati
vom {a} I E 6 pe’ quali 1’ autorizzazione gli è stata conceduta specialmente *. Esso pub,
, . 3 ,. . . senza autorizzazion novella o speciale, transigere, ,stare in giudizio, ipo
tecare ‘i suoi beni per sicurtà degli obblighi del suo commercio, 0 dell'at
Coro. 6. L. E. 7. to particolare ch’ egli à fatto '. I suoi diritti sono per conseguenza più
estesi di que’ di un minore emancipato che non può obbligarsi al di là
c_ 434_ L! C. 407_ delle sue rendite ’ ,e le obbligazioni del quale , anche allorché fusse
ro esse'commerciali per loro natura, degenerano sempre, a di lui riguardo,
Com. 114. L. E. t. in atti ’.
Tuttavia ben s’intende che tali obbligazimi non ligano che lui,
e nOn ridondano punto a danno di suo padre , e di sua madre o di al
tri che lo ànno autorizzato.
60. Intanto il favore del commercio non si estende sino a permet
tere che il minore , autorizzato come abbiamo già detto , venda i suoi
[immobili pe’ bisogni del suo commercio, 0 pel pagamento delle sue oh
bligazioni commerciali, senza che le formalità per l’ alienazione de’ beni
Cm_ 6_ L_ E, 7, de’ minori sieno osservate ‘.
I suoi creditori non avrebbero ne anche il diritto di provocar, in
virtù di un titolo e di unasentenza cagionata da credito commerciale ,
la vendita forzata de’ suoi beni , come a riguardo di un maggiore ,- sen
C. 2206. L. C. 210’)- za la discussion preventiva del mobile ‘, poiché relativamente ad essi ere
Trr. I. de' Commercianti 65
ditori è riputato maggiore per gli atti commerciali , che egli contrat
ta in tali circostanze.
61. Si è veduto, da quel che noi abbiamo or detto,che coloroi qua.
li negoziano con un individuo debbano verificar con cura se egli è mag
giore ’. Essi debbono, se non lo è, farsi presentar la pruova della regi- C. 130;. L. c. noi.
strazione e’degl’allissi della autorizzazione. In mancanza di queste fòr
malità , gli obblighi commerciali di un minore non son risguardati che
come convenzioni ordinarie , che posson sempre esser rescisse nel di lui
interesse , a norma delle regole e delle distinzioni che stabilisce il di
ritto civile, secondochè esso è o no emancipato ". L’autorizzazione poste (( C. 1305. L. C.1259\
Com. 114. L. E. i.
riore non li validarebbe; farebbe d’uopo che un ratificamcnto espresso di
questi medesimi atti fusse dato in virtù di tale autorizzazione , o che
dopo siffatta epoca essi fussero stati eseguiti da questo minore divenuto
capace di obbligarsi , di maniera a render non ammissibile una dimanda
per nullità ". _ C. 1338. I... e. ny;.
Del resto , coloro che si fussero obbligati con questo minore , od a
di lui favore , non potrebbero opporre eccezione di una incapacità che
non è che relativa e nel di lui interesse *. C-iiiîs_lflC.ì ):;g:
La semplice allegazione del minore ch’egli à la età o le autorizza
zioni richieste , non basterebbe per render valide le sue obbligazioni ", c. ,307. L, e. “si.
a meno che la sua condotta non annunziasse qualche misfatto o delitto :
per esempio , se egli avesse fatto registrare ed ailiggere una falsa auto
rizzazione; se avesse prodotto un falso atto di nascita per farsi conside
rar_come maggiore. . _
Ma questo principio dev’ essere sanamente inteso; 1’ applicazione non
deve fornir pretesto alla mala fede. Se_ un minore avesse fatto con qual
cuno negoziazioni di cui alcune sembrassero avvantaggiose, ed altre pre°
giudizievqli, non sarebbe permesso di profittar delle prime e di rifiutar
le seconde; la qualità in cui egli avesse contrattato sarebbe indivisibile l
nell’interesse di quello che il in tal guisa negoziato con lui. ,
Nulladimeno, i principj spiegati ne’ numeri precedenti, punto non
farebbero 0stgcolo all’ applicazion di que’ che forzassero un minore a ri
maner interessato in una società commerciale che suo padre avesse for
64 LIB. I. del Commercio in generale
maio, stipr;lando ch’essa continuasse co’ suoi eredi. Ma questo minore
non sarebbe riputato commerciante; se ein fusse tenuto al pagamento di
alcuni debiti, ciò non sarebbe che civilmente. Noi daremo le regole su
questo soggetto , nel traltar della società.
62. Perché gli alti de’ minori debitamente autorizzati abbiano la me-’
desima validità di que’ che farebbero le persone capaci ed usanti i loro
diritti, fa (1‘ uopo che essi concernino le operazioni del commercio che
loroè permesso. Se tali obbligazioni vi fussero estranee, per esempio , se
un minore si rendesse mallevadore di un debito , eziandio commerciale ,
il suo obbligo non sarebbe a coperto della nullità per difetto di capacità.
Questo non sarebbe il caso d’inrocar la presunzione di cui abbiam par
lato nel num. 51 (a), e seguenti che risulta dalla qualità dell’ obbligo.
\
Non solamente e necessario che il minore sia commerciante, fa ancor
d’ uopo che il suo obbligo sia per un fatto di commercio ch' ein è stato
(‘4 iifi;..L-C {.î Saulorizzato ad esercitare '. Cosi , allorcbè la causa dell‘ obbligo non è e.
spressa, non si deve presumere di pieno diritto che l'- obbligo e com
merciale, ed ancor meno supporre ch’nsso è relativo al commercio del mi
nore obbligato , allorchè il genere di commercio che gli era permesso e
stato determinato nell’ autorizzazione. La sola eccezione a questa regola
sarebbe il caso in cui l' obbligo fosse esso stesso di una forma commer
ciale, come per esempio, un biglietto ad ordine , una lettera di cambia,
un mandato negoziabile, cc.
SEZIONE II.
(a) Il 71. 5|. sarà riportata dietro il comenlo del .l.'b. IV. III. I]. del codice
francese di commercio. ‘
Tir. I. del Commercianti 65 218.
207
" ‘u e ' . . - . . . . i i 221.ÌL'C. 210
torrzzazzone della gwstma’. Gli atti di questa specie son colpiti da una C-lng. nll
. ‘ .
(il. lei. manto
.
, od 1. loro eredi,
. - g
i 22 . 212
nullrta
4
ch’ essa , 11 possono
V
IIIVOC8TC . '
215;L
1225
C { 214
‘ ' 3079
Coloro che avessero negoziato con'una donna non autorizzata da suo
marito o dalla giustizia , non avrebbero diritto di pretendere e di pro
var che la negoziazione di cui il dimanda'le nullilà , era vantaggiosa
a lei od al di lei marito; essendo siffatta. nullità fondata sù motivi di
ordine pubblico , differenti da que’ che àn fatto ammettere i Iùin01'i alla
restituzione in intero contro le di loro obbligazioni. '
La legislazione commerciale non à apportata modificazione alcuna a
questi principj , che sono talmente ligati all’ ordine pubblico , che gli
sposi non,possono derogarvi'. L’ autorizzazione del marito o della giustizia 0- ‘383‘ L' C‘ ‘34“
è dunque necessaria per ciascun obbligo commerciale che una donna vuol '
formare. Nuliadimeno , allor_chè essa è commerciante, un’ autorizzazion
particolare non è più richiesta per ciascuno degli atti di cui il di lei
commercio si compone; si presume ch’ essa ne à ricevuta una generale
per far tutti questi atti ’. lgÀm. 5.IL.E.'
Una donna non à la facoltà di divenire in tal guisa commerciante,
senza il consenso di suo marito’. Non vi à distinzione tra la donna in Con. 4. LE. 8
comunione e la donna separata di beni ; e noi non sapremo credere che
in caso di rifiuto del marito , possa quest’ ultima indirizzarsi alla
giustizia.
A mi sembra ancora , per una giusta conseguenza di ciocclr’è stato
detto nella precedente sezione , che se la donna è minore , fa d’ uopo ,
' oltre il consenso di suo marito , di essa abbia diciotto.anni, e che sia
autorizzata da suo padre o da sua madre , o dal consiglio di famiglia' , Com.n. L. E. 6.
nelle forme indicate nel num.° 57 , e seguenti, poichè altrimenti un '
marito potrebbe di sua propria autorità , dar a Sua moglie i mezzi di
obbligar i di lei immobili pria della di lei maggiore età , e’proccuiarsi i
mezzi di uno spogliamento frodolenle.
Tale censenso ,nen à bisogno di essere espresso e per iscritto. il
marito che è dalla legge la potestà sopra di sua. moglie, tollerando
eli’ essa faccia il commercio , è riputato di autorizzarvela; ma le circo
stanze debbono far giudicar la intenzione. Per esempio ,.dachè un ma
L. T. 1, .’ 9
66 LIB. I. del Commercio in generale
rito avesse dato a sua moglie un potere di condurre , o di amministrar
la comunione de’ beni, per quanto esteso fosse tal potere non se ne
potrebbe concludere ch’ essa abbia ricevuto il diritto (1’ intraprendere il
commercio. . '
Se il marito è minore , l’autorizzazione espressa della giustizia è ne
cessaria. . .
64. Il marito essendo sempre il capo ed avendo la potestà maritalc
sulla sua moglie, può rivocar il consenso espresso che egli avesse dato.
Esso può, dopo aver tollerato che sua moglie faccia il commercio, dichia
rar clt’ ei più non vi acconsenta: poiché essa non può esser commercian
te senza il consentimento di suo marito , deve cessar di esserlo allorché
questi cessa di acconsentire. Il marito avrebbe siffatto diritto , ancor quan
do la moglie si fusse maritata colla professione e col titolo di commer
ciante. Si obbietterebbe invano che un’ autorizzazion generale , per mez
zo del contratto di matrimonio , é valemle ed ancor irrevocabile. Essa si
limita , o se è più estesa si riduce all’ amministrazione , ed il fare il
commercio eccede i limiti di amministrazione.
Non potrebbe guari modificarsi questa regola che in favor della mo
glie separata giudiciariamente, di cui il marito rivocherebbe, senza va
lidi motivi, un consentimento che egli le avesse dato: essa potrebbe in
tal caso particolare diriggersi al tribunale. Questa eccezione sembra fon
data su ciocché la necessità cui il marito a per sua colpa ridotta la
moglie a dimandar la di lei separazione , può render sospetto , agli oc
chi della giustizia , il suo cambiamento di volontà.
In quanto agli effetti della rivoca a riguardo de’ terzi , i tribunali
debbono determinarli dietro le circostanze , la equità , e la buona fede
delle parti. Ninna legge à deciso a qual modo il marito debba appi
gliarsi perché il suo cangiamento di volontà fosse conosciuto. Si può ,
per analogia di quel che à luogo in altre circostanze preso a poco si
mili , consigliar l’ atfisso nel tribunale di commercio , e la inserzione
ne’ giornali.
65. Una donna non à la qualità di commerciante pel solo fatto che
essa esercita il commercio col consenso di suo marito. È necessario che
Trr. I. de’ Commercianti 67
questi non
moglie abbiasiaunegli stesso commerciante;
commercio o se'. lo è , fa d’ uopo-
distinto e separato I che la ’°3'_
_vv
(a) Vedete il cemento dietro il lz'b. IV, lit. II. del cod. francese di commercio.
(1)) Idem. '
7o LÌB. I. del Commercio in generale
CAPITOLO II.
SEZIONE I,
gistrati. _ ,
Fa d’uopo dirne altrettanto degli ecclesiastici, cioè de’ ministri della
religion cattolica , _ai quali le regole della_disciplir;a ed i canoni della
Chiesa interdicono il commercio. Il ristabilimento dell’ esercizio pubblico
di questa religione ,_ l’ art. 5 della carta constituzignaha che la di
chiara religion dello stato , _1’ art. 3.8 dell’ atto del 17 marzo 1808 il quale
prescrive [che tutt’i membri della università conformino il di loro insegna
mento ai precetti di essa , non lasciano alcun dubbio su questo soggetto (a),
(a) Fedele le osservazioni apposte all' art. 1 [del Corl- francese di mm. , relativo
a‘ cangiamenli delle leggi di eccez. per lo regno delle due Sicilie pag. io e ai ,
Trr. I. de’.Commercianti 7:
5 E z I 0 N r. u.
ps,zroua 11|.
(a) Vedete il contento del (il). I , -lr't. V del cod. francese di com.
(b) Vedete le osservazioni apposte al 1 art. del end. di com. relativo a“ clm.
giamcnli delle lpggi di eccezioni per lo regno delle due Sicilie pag. lo e n.
Tr‘r. I. de’Commercianzi . - 75
Ma è la professione, il trallico , che sono interdetti, e non gli atti
isolati e passaggicri che allontanarebbero ogni idea di speculazioni mer
cantili. Non sarebbe vietato loro di prendere parte in una commandita ,
in ima società per azioni; di fare assicurare le loro proprie derrate od effetti.
Se un’ agente di cambio traesse una lettera di cambio sopra il suo
debitore, o -ne prendesse una su di un luogo in cui ne il bisogno per i
suoi proprj affari; se nella medesima veduta egli ne facesse girata, non
sarebbe punto in contravvenzione. .
Del resto apparterrebbe al governo il valutarne ifatti ele circostanze
per ciocclrè riguarda le interdizioni fondate sulla decenza pubblica , ed ai
tribunali per quel ch’è relativo alle proibizioni pronunziate sotto determi
nate pene , e nell’interesse del commercio.
Egli è solamente importante di osservar che gli obblighi commer
ciali fatti in contravvenzione di tali proibizioni non sono nulli, e che essi
dan luogo si contro coloro che gli àn sottoscritti , che in di loro favore ,
alle medesime condanne come se fussero liberi di far il commercio , salva
1’ applicazion delle pene contro di essi pronunziate per aver violata la
legge,
74 LIB. I. del Commercio in generale
TITOLO III.
(a) Il n. 49 sarà riportato dietro il cemento del lib- IV lit._ll del cod. di comm.
(b) Vedete ibid.
Trr. I. de’ComMercianti 75
«petto magazzini ed altri luoghi di spaccio; quando, ne’casi previsti dalle
leggi di polizia o di amministrazione , essa il ottenuto le autorizzazioni richie
ste , od à pagate le contribuzioni che vi son relative , si deve per questo sola
mente, come abbiam detto nel n. 12 (a) , considerarla come commerciante.
Uno stabilimento non può giammai essere un’ affare fuggitivo e di
occasione; esso constituisce una professione abituale, perché presenta il
suo autore come abitualmente disposto ad agire. Il manifattore è in po
sizione di fabbricare , quantunque egli non fabbricbi lavori per man
canza di ordini o per mancanza di spaccio ; lo spacciatore , ne’ suoi ma
gazzini , è pronto a vendere anche allorchè non vende affatto: la oc.
casione può mancare all’ uno ed all’ altro; ma essi 1’ attendono e son sem
pre nello stato di profittarne. .
Se non vi esiste prova esteriore che parli così da se medesima , gli
obblighi che noi abbiam veduto, ne’ numeri 5 (b) e seguenti, esser atti
di
checommercio"
vi si dedica, non imprimono la, che
si frequentemente qualità
non divi commerciante
sia più dubbio che
sullaadicolui
lui Com. g;îlLl.
Vedete il n. in dietro il cemento del lib- IV. lit. -II. del end. di com.‘
(b) Ibid.
2
76 LIB. I. del Commercio in generale
commerciante. Colui che a interesse di far attribuire siffatta qualità al sua
avversario, deve appigliarVisi della stessa maniera con cui si prova la tale
o tal altra qualità in materia civile ; per esempio, come siproverebbe che
una persona il il suo domicilio di diritto in Parigi , quantunque essa risieda
da lungo tempo in Rouen , o ch’essa à fatto atto di erede, cc. La noto
rietà pubblica , la opinione generale, sarebbero di una grande influenza,
perché esse si formano di nozioni abituali. Si potrebbe ancora 'invocar
con successo la qualificazion del commerciante , presa da quello che la
nega , negli atti pubblici ; nella sua entrata in assemblee di commercianti;
negli atti privati ne’ quali ein avesse agito sotto questo titolo , eccetto
quando essi fussero suscettibili di esser contraddetti, come sottoscritti nella
intenzione di eludere le disposizioni delle leggi civili che vietano di sti
pulare l’arresto personale
Del resto, allorché uno è ricorso alle pruovc teflimoniali, è neces
sario che gli atti di commercio di cui l’ esercizio serve a fondar siffatta
pruova abbiano avuto luogo nel tempo in cui quello che gli allega à inte
resse di attribuir la qualità di commerciante al suo avversario , ed assai
frequentemente per costituire un abitudine. Se un’ uomo a avuto anterior
mente la qualità di commerciante , ed à cessato di esserlo, o se egli non
lo è divenuto che dopo 1’ atto che si tratta di qualificare, tali circo
stanze non possono servir contro di lui. .
Fa d’uopo , in fine , che quest’ abitudine di atti commerciali abbia
avuto luogo come mezzo di proccurarsi de’ profitti, e non di disimpe
gnare i suoi affari personali; altrimenti ciò non sarebbe una professione.
In tal guisa abbiam veduto , nel num. 28 e seguenti (b), che le lettere
di cambio erano atti di commercio , ed ancora che la profession di ban
chiere non consiste che in trarre , in accettare, in trasferire in altrui i suoi
diritti, ed in riscuotere : intanto , un’ uno che avesse la voglia di non
(11) Nelle due Sicilie è permesso di stipula: l’a‘rresto personale, art. 1931 , e 1932
leg. civ.
(h) Il 11. 28 sarà riportata dietro il cemento del til. Il lib. IV del codice fran
cese di com.
Tir. 1. de‘ Commercianti 77
eseguire i suoi affari che con questo genere di negoziazioni; che , per i
suoi prestiti, per far venire le sue rendite dalla provincia , per far sod
disfare il prezzo di compera di oggetti relativi al suo uso personale ,
traessc,faeesse girate giornalmente di lettere di cambio, non dovrebbe es
ser riputato commerciante ; questi atti commerciali isolati non diverreb
boro forti presunzioni contro di lui, che quando essi fussero stati fatti per
traffico, o per pagar cose destinate ad esser rivenduto.
In conseguenza di tali principi , è necessario tener per costante, che
sebben l’ abitudine di far atti di commercio dia la qualità di commerciante,
non debba dirsi lo stesso allorché questo esercizio abituale è un dovere
della funzione che uno adempie. _
fa
Così i contabili di danari pubblici non possono eseguire i di loro
pagamenti o movimenti di fondi che con rimesse da piazza in piazza , con
girate , con operazioni di banca ; intanto abbiam veduto che eglino non
erano commercianti.
Poco importa che essi contabili sieno in rapporto di conti correnti
co’ banchieri , o che si dedichino a negoziazioni di cambio : tutte tali
operazioni, quantunque commerciali per loro natura , e rendenti , pel di
10m adempimento , i contabili soggetti alla giurisdizione de’ tribunali di
commercio , non sono che atti comandati dalle loro funzioni.
Queste operazioni, a parlar propriamente , non sono speculazioni nel
di loro interesse , per conto loro , nella veduta di trarne un profitto per
sonale; ma bensì un modo adottato dal governo pel riscuotimento, e per
la distribuzione , dappertutto ove il bisogno lo richiede , delle rendite che
costituiscono la fortuna pubblica. '
80. La maggior parte delle nostre leggi si Servono indistintamente
delle parole commerciante , negoziante , o mercante, per disegnar le no 2’19
persone la cui profession abituale e di dedicarsi al commercio‘. Intanto, c, 626 mio
i329 L.C. mQ3
per una specie di errore di cui potrebbero abusar i spiriti sottili, 'vi si |330 uafij
aa;a ar;S
trovano qualche volta le espressioni commercianti , negozianti, mercanti,
impiegate insieme o distintamente, come se avessero esse distinti signi
1308 iafia
ficati". Sovente ancor a queste denominazioni generiche sono aggiunte al c‘lI4-c’“ 'Ué°o
cune che disegnano professioni speciali, come quelle di banchieri, di
fabbricanti , di manifattori , ce.
i. . 872 L'P. 950
l
’8 LIB. I. del Commercio in generale
Se nell’uso tali denominazioni portan seco significati più o meno ri
stretti ; se , per esempio , si distinguono que’ che fanno il commercio all’in
grosso da coloro che spacciano a minuto; se le qualificazioni di commerciante,
di negoziante , di mercante, si applicano esclusivamente , e secondo la impor
tanza delle operazioni, alle persone che rivendono ciocch’ esse àn comperato,
senz’ averlo cangiato di forma , o di natura; se i nomi di manifatlore o
di fabbricante dinotano que’ che danno alle cose comperate una forma e
sovente una nuov.a natura; tutte quest’ espressioni equivalgono , nel lin
guaggio del diritto o della legislazione , alla denominazion generica di
commerciante, che noi impiegherem sola per conservare la uniformità.
Civ. 1300. L.C. 1262. 81. La distinzione tra icommercianli e gli artefici' ci sembra
dover vie più fissar l’attenzione ., a causa degl’ inconvenienti che vi sa
rebbero nell'applicar agli artigiani tutte le obbligazioni che la legge im
pone a’ commercianti. '
È vero che il punto di separazione fra la qualità di commerciante
e quella di artigiano , fra il commercio ed il mestiere e sovente imper
cettibile: 1' abitudine può però farla agevolmente comprendere; perché
non bisognerebbe decidersi poi fatto che le leggi obbligano indistintamente
tutte queste persone a prender patenti. La patente è un dazio che à per
iscopo di far contribuire la industria a’ bisogni dello stato; se tale im‘
posta deve naturalmente toccare il commercio , essa tocca altresl le indu
strie non commerciali.
Le circostanze particolari sono di un gran peso. Senza dubbio non si
dà la semplice qualificazione di artigiano a colui che , colle materie com
perata e col soccorso di operai che egli impiega, fabbrica oggetti che
dà ai spacciatori, o che ticn’esposti in vendita in una bottega od in un
magazzino; in una parola , che fa lavorare anticipatamente per vendere
e spacciare ad ogni avventore.
Lo stesso deve dirsi di colui che , senza comperar materie per riven°
dcrle lavorate, tiene delle botteghe nelle quali egli occupa al fabrica
mento di quelle che i commercianti gli affidano, gli operai ch’ esso di
rige e salaria , e sul lavoro de’ quali egli fa una specie di speculazione.
Ma vi sarebbe più di sottigliezza che di ragione e di prudenza , nel
pretendere che il più od il meno non arrechi cangiamento alla quistione;
Tir. 1. de‘ Commercianti 79
che il principio dev’esser lo stesso a riguardo di colui che compera po
che materie primo per rivenderle lavorate, che a riguardo di quello che
ne compera grandi quantità , e che per conseguenza fabbrica e vende un
maggior numero di cose; a riguardo di colui che riceve ordini ch’ esso
esegue con uno o due operai , ed a riguardo di quello che ne occupa un
gran numero per fabbricare anticipatamente.
È dillicile di collocar nel numero de’ commercianti quello che , da se
stesso o collo aiuto di quel che si chiama lavorante o garzone di bottega,
fatica a formar de’ lavori consegnati immantinente a’ consumatori i quali
glieli ànno ordinati, e di cui il tempo o l’ opera val più delle materie
cl1’ esso somministra. È a questa specie di persone che la qualificazion di
artigiano conviene. '
Eglino ben possono e debbono anzi esser sommessi alla giurisdizion
commerciale allorché si tratta di perseguitarli in giudizio , relativamente
alle compere ch’ essi fanno delle materie prime destinate a fabbricar le
opere che loro sono state commissionate. Ma altra cosa è l’esser c0mmer
ciante , altra cosa è il poter essere citato innanzi al tribunale di com
mercio per lo eseguimento di alcune obbligazioni.
La qualità di commerciante colpisce tutto ciocche c0ncerne la per
sona; essa e generale; trae seco il sottoponimento a tutte le condi
zioni che le leggi impongono a’ commercianti; per lo fatto della loro
qualità. _
La sommissione alla giuridizi0n commerciale è limitata alle conte
stazioni che possono sorgere da certi atti determinati ; essa è sPeciale , e
può chiamarsi un’ accidente nella esistenza di un individuo. _
Così un commerciante che non avesse mai lite, e che per conseguenza
non fusse giammai nel caso di esser citato innanzi al tribunale di com
mercio , non sarebbe meno assoggettato a tutte le regole che risguardano
e che governano i commercianti. _
Quello al contrario ch’è semplicemente sommesso alla giurisdizion
commerciale per causa dc’suoi obblighi , non à che questo solo punto di en
mune col commercio; di maniera che, s'cgli non 21 mai liti che dan luogo
..-. - ...4-. . - -_.__..c.. .--n- _‘
I. (a) il n. 36 sarà riporla!0 dietro il cemento del lib. IV. (il. II del codicefmn
rese di commercio. - ‘
(b) Ibid.
Trr. I. de’Comm‘ercianti 8;
TITOLO iv.
Obbligazioni particolari imposte a’ commercianti.‘
82. Que’ che , dietro le regole che abbiam date nel titolo precedente,
inno la qualità di commerciante, sono assoggettati a certe obbligazioni che
non risguarclano affatto le persone ch’esercitano atti isolati di commercio.
Alcune di tali obbligazioni sono generali, nel senso che obbligano tutte
le specie dc’commercianti; le altre sono particolari , nel senso che esse non
sono imposte che a certe professioni. Noi le farem conoscere ne’ due ca
pitoli seguenti.
‘ C A P I T O L 0 I.
(a) La quarta p‘arte sarà riportata dietro il comento del lib. I. tit .III. del cod.
francese di commercio. A ,
Tu. I. de‘ Commercianti 85
Ma, c0nformemente all’art. 37 della legge del 22 ottobre 17g8( 1 bru
maio an. 7), nessuno può far demanda o somministrare alcuna ecce
zione , 0 difesa in giudizio , ne fare alcun atto , n notificazione per atto
estr‘agiudiciale per tutto ciò che sarebbe relativo al suo commercio , alla
sua professione od alla sua industria , senza che si sia fatta menzione , in
testa degli atti , della patente presa per ’l’ anno corrente , colla disegna
zione della classe, della data , del numero , e della comune ov’-essa
sarà stata rilasciata , a pena di un’ ammenda di fico franchi, tanto controi par
ticolari soggetti alla patente , che contro i funzionari pubblici che avessero
fatto o ricevuto i detti atti , senza far tali menzioni. La esibizione della
patente non può supplire la mancanza della enunciazione né dispensar
dall’ ammenda. -
La legge di già citata del 22 ottobre 1798, e gli articoli 56 , e se
guenti di quella del 25 marzo 1817 , formano lo stato attuale della le
gislazione su questa materia (a). '
C A P I T O L 0 II.
(a) La legge sulle patenti per la Sicilia citeriore fu pubblicata con decreto del
27 luglio 1810 ( bullet. n. 712). Non si presentano le disposizioni in esso corite- '
‘ mite né le modifiche fattevico’ susseguenli decreti , poiché quasi somiglianti a que’ della
legislazione francese, dacui furon tratte , e perché per effetto del real decreto del
10 agosto 1815 (bullet. n. 57 ) , rimasero le patenti interamente abolite. '
84 LIB. I. del Commercio in generale
sentar un- lavoro compiuto su di un punto che non è che lontani rap
porti Golia giurisprudenza commerciale , che per far conoscere lo spirito
nel quale sìfl‘dtte 0bblignzl0fll sono stateimposte , e per indicarle a coloro
che desiderano conoscer l’insieme di ciocche concerne i commercianti,
ne’ loro rbpp0rti colla legislazione.
98. La vicinanza delle frontiere potendo proccurar a quei che eser
citano manifatture ed altri stabilimenti di questo genere il mezzo di vio
lar le leggi sulle importazioni od asportazioni, gli articoli 37 , 38’ , 39 e
seguenti del titolo XIII della legge del 22 agosto 1791 vietano, sotto
pena di un’ammenda di 100 franchi, lo stabilimento, nella distanza di g
kilometri ( 2 leghe') dalle frontiere di terra , di ogni magazzino di depo
sito di mercanzie lavorate di cui la uscita è proibita , o di cui il diritto di
uscita eccede una certa proporzione.
Intanto, questa misura non si applica alle comuni ed a’ borghetti la
popolazione de’ quali è minore di 2000 anime; ciocche , seguendo il de
creto delz3 settembre 1795 ( I vendemmiajo an. 4 ), si deve intendere
nel senso che questa quantità di popolazione. deve trovarsi sopra il luogo
in cui si pretende stabilire i magazzini o depositi di mercanzie , senza
che la popolazione de’borghetti lontani o sparsi, quantunque collocati
sotto l’amministrazione del medesimo maire (sindaco), possa concorrere
a formar il numero di 2000 anime.
’L’ articolo 4: del titolo XIII della medesima legge del 22 agosto 1791
non permette lo stabilimento di grandi manifatture o fabbriche nella me
desima distanza, che dopo che il prefetto ed il direttore delle dogane àn
dato un parere con cui si provi che non risulteranno giammai mezzi di
frodare i diritti o la proibizione. Un’ atto del governo del 1 novembre
1805 10 brumajo anno 14), à applicato questa misura a’mclini ad
acqua ,' a vento ed ad altre usine (a).
La legge del la marzo 1803 , (a: ventose anno il) e l’ art. 76 di
quella del 30 aprile 1806, permettono a’ prefetti (' intendenti), salvo il
(a) Urina: stabilimento fatto per una fucina , una fabbrica di vetri , un molino,
e simili.
Trr. 1. de’ Commercianti es
ricorso all’ autorità superiore , di ordinar il rimovimenlo delle dette mani
fatture quantunque autorizzate, allorché risulta da una sentenza pro
nuuziata da’ tribunali competenti, che que’i quali l’esercitano àn favorito
il contrabbando, accordando però un termine di un’anno almeno per ope‘
rar siffatto rimovimento. In quanto a’ mulini, essi possano esser colpiti
d‘ interdizione dal prefetto, sulle sole pruovc risultanti da’prociassi verbali
di contravvenzione formati dalle autorità locali, o da'prevosti delle dogane.
Regole analoghe son qualche volta adottate per prevenir le frodi alle)
riscotimento di certe contribuzioni locali, come si vede nel decreto del di
n gennajo 1808 , relativo alle construzioni vicino le mura che circon
dano Parigi.
La libertà indefinita che ogni artigiano di arte meccanica ed altro
avrebbe di coniar medaglie potendo somministrare a’ contraffattori di mo_
note il mezzo di giunger al loro fine, lettere patenti del 98 luglio 1783
ànno obbligato gl’ intraprenditori di manifatturc, gli eretici, gli orologiaj,
gl’ incisori , gli spadaj , ed altri artisti ed operai che fanno uso di. sop
presse, di berte (a), di strettoj da ridurre in lamine un metallo, di tor
chi, di forbici di zecca , ec., ad ottener un’ autorizzazione aquest’efi‘ettoi
Un’atto del governo, del 24 marzo 1801 (3 germile anno 9) ri
chiamando la esecuzione di questa legge , attribuisce. , per la città di Pa
rigi , al prefetto di polizia, ai commissari generali di polizia per le città
in cui essi esistono , e per le altre comuni, ai maires del capoluogo del
circondario, il diritto di spedir tali concessioni. ‘
Quei che vogliono ottenerle debbono far elezione di demicilio, ed
unire. alla loro dimanda le piante figurate e lo stato della dimensione
di ciascuna delle macchine di cui essi si propongono di far uso; debbono
similmente unirv‘i certificati de’maires de’ luoghi ove son situate le loro
botteghe e manifattura, per attestar il bisogno ch’ essi anno. di tali
Jnacchine.‘
_.v:4
(a) Berta: macchina da ficcar pali, formata di un pesante pezzo di legno fer
rato in tesla , ed imperniato che liras’ in alto da robusti uomini, e si lascia cadet
sul capo del confino palo , che così maggiormente s‘inlema.
Q
86 LIB. I. del Commercio'z'n generale
L’atto del governo del 26 marzo 1804 ( 5 germile anno m.) in
ancor stabilite le precauzioni fino a vietare ad ogni persona , qualunque
siasi la professione ch’essa esercita, di coniare o di far coniare medaglie ,
gettoni , 0 monete di giuoco , di oro , di argento o di altri metalli, al
trove che nelle botteghe della zecca, ameno di esser munita di un’ autoriz<
zazione speciale.
99. La esecuzione delle leggi destinate a reprimere gli abusi della
libertà che la carta costituzionale accorda alla stampa per illuminar e
non per ingannare i cittadini, è principalmente assicurata-da’ regolamenti
sulla professione di stampatore e di libraio.
Conformemente alla legge del 21 ottobre 18r4 , ed all’ ordinanza del
' 24 , niuno può esser stampat0re o libraio, se non il ottenuto un brevetto
del re e se non à prestato il giuramento.
Questo brevetto può esser tolto a coloro che son convinti , per mezzo
di sentenza , di contravvenzioni alle leggi ed a’ regolamenti.
Ogni stamperia per la quale non è stato accordato permesso , o di
cui il permesso è stato ritirato, la interdetta come clandestina , ed i pos
sessori o depositarj son condannati ad un’ammenda di 10,000 franchi, ed a
rimaner imprigionati per sei mesi.
'Ogni stampatore è tenuto di avere un libro numerato e cifrato dal
maire della città in cui ein risiede, per iscrivervi con ordine di date e
con Una serie di numeri ,il titolo letterale di tutte le opere cla’ egli si pro
pone di stampare; il numero de’ fogli de’ volumi e degli esemplari, ed il
formato della edizione: questo libro dev’esser presentato , ad ogni richie
sta , agl’ inspettori della libreria ed a’ commissari di polizia , e da’mede
simi muniti di vista , se lo credono necessario.
, Niuno stampatore può cominciar la stampa di un’ opera senz’ aver
precedentemente fatta una dichiarazione conforme a questa menzione, sotto
pena di 1000 franchi di ammenda , e del doppio in caso di recidiva.
' ' Niun libro può esser messo in vendita , o distribuito, in qualunque
siasi maniera , prima che ne siano stati depositati cinque esemplari, in
Parigi, nel segretariato della direzione generale della libreria ; ‘ ne’ dipar
o
Trr. 1. de’ Commercianti 87
timenti nel segretariato della prefettura. In caso di contravvenzione , il
colpevole è punito di un’ ammenda di 1000 franchi.
Si può procedere al sequestro di un’opera ne’ tre casi seguenti : se
lo stampatore non presenta le riceVute della dichiarazione e del deposito;
se ciascuno esemplare non porta il vero nome e la Vera dimora dello
stampatore; se l’opera è dinunziata a’ tribunali pel suo contenuto
Oltre il sequestro dell’ opera, lo stampatore convinto di aver finto od
omesso il suo nome , è punito , pel primo caso , di un’ ammenda di 6000
franchi ; per lo secondo di franchi 3000 , senza pregiudizio dello imprigiona
mento che può esser pronunziato , ne’ casi preveduti dal codice penale”. Pen.4°5-L.P-43u.5.
Il libraio presso cui esemplari di somiglianti opere fussero rinvenuti , è
punito di un’ammenda di 2000 franchi , riducibile a 1000 , s’ein fa co
noscere lo stampatore.
Le precauzioni prese contro lo abuso che gli stampatori ed i librai
potessero far della loro professione , non son meno necessarie a riguardo
de’ giornalisti.
I giornali ànno il vantaggio , per loro natura ed oggetto, di esser
composti di cose sovente necessarie od utili, qualche volte ancora indi
spensabili , e quasi sempre capaci di eccitar la curiosità: essi ànno un
gran numero di lettori, infinitamente più considerevole di quello de’li
bri: gli ànno in tutt’ i giorni, nella medesima ora , in tutte le classi della
società , in tutt’i luoghi pubblici: sono divenuti lo alimento pressoché
necessario della conversazione di ciascun giorno;- essi agiscono in conse
guenza su di una più estesa massa di Persone, e più possentemente di
0gni altro genere di stampato , se ciò però non riguarda i cartelli e gli
allissi, che debbono a maggior ragione esser l’oggetto dello invigilare delle
autorità.
.La legge del 9 giugno 1819 à dunque prescritto ad ogni proprietario
ed editore di giornale o di scritto periodico consagrato , _in tutto ed in
‘parte a materie politiche, che si pubblica , sia a giorno fisso, sia
per distribuzioni ed irregolarmente , ma più di una volta per mese , di
fare una dichiarazione che indichi il nome di un proprietario o di un -cdi
t0re risponsabile, lalsua dimora , e la stamperia , debitamente autoriz
88 LIB. I. del Commercio in gener_ale
zala , nella quale il giornale o lo scritto periodico dev’essere stampato.
Egli deve inoltre fornire una m-alleveria che , ne’ ripartimenti della Senna,
della Senna ed Oisa e della Senna e Marna , dev’essere di 10,000 franchi
di rendita pe' giornali quotidiani, eidi 5000 franchi per gli scritti
che si pubblicano in termini meno prossimi; e, negli altri ripartimenti ,
di 3500 franchi per le città al di sopra di cinquantamila anime, e di 1500
per quelle al disotto. Questa malleveria può esser supplita dal deposito
nella cassa de’ depositi di una somma eguale al capitale delle rendite
qui sopra indicate. Essa e specialmente destinata al pagamento delle
condanne da cui gli editori potrebbero esser colpiti, sia verso lo stato ,
sia verso i particolari, tanto per contravvenzione alle leggi ed ai rego
lamenti, che per misfatti o per delitti verso il pubblico o verso gli in
dividui. Una ordinanza del 9. giugno determina la maniera in cui la
malleveria dev’ esser fornita.
Queste misure generali ed ordinarie sono indipendenti da quelle che
le circostanze potrebbero dettar contro la libertà di scrivere o di pubblicar
i giornali (a).
.x..u.»
1
(a) Onde desumere l’attuale legislazione delle due Sicilie relativamente alla stampa,
_‘e necessario presentar cronologicamente tutte le diverse disposizioni emanate per pro
muovere non solo una si utile invenzione , come per reprimer gli abusi cui la stampa.
dava luogo , poich‘e l’ eresia di Lutero sparsa per la Germania minacciando le altre
parti di Europa , obbligo i principi a regolar colle loro leggi l’uso della stampa non
che la immissione ne’ loro stati delle opere stampate _ne’ domini stranieri , emanando
all‘uopo molte prarpmatiche ed edilti.
Ì.’ imperador Carlo V. venuto in Napoli, Iconcedi: nel 1536 alla stampa , ed A
coloro che la professavauo grandi privilegi, e franchigie, facendogli esenti da qua
lunque gabella , dogana od altro pagamento , tentò per la carta bianca che serviva
per la stampa de’ libri e figure, quanto per tutte quelle cose abbisognavano per per
fezionarla ( Giannqne, i;toria‘ del regno di Napoli ediz. di Milano, del 1822 vol.
7. pag. 43. )
Pietro di Toledo vicerè di Napoli , ‘mentre regnava l' imperadbr Carlo V, ordinò
a 15 ottobre 1544 , che non si dovessero stampare, e stampati non si potessero ne
,tenere ne Vendere i libri di teologia e di sagra scrittura composti nuovamente da 25
Tir. 1. de’ Commercianti 89
Il timore che un gran numero di persone, assistenti alétture odarap
presentazioni di composizioni di teatro , non sia strascinato dalla ma
anni in qua, se prima non si mostrassero al cappellano maggiore e non si fussero dal
medesimo-ottenuti gli ordini di potersi dare alla luce; e che non si potessero in niun
modo vendere e tenere quei libri di teologia e di sagra scrittura che si fussero stampati
senza nome di autore; come ancora que’ libri, i cui autori fussero stati riprovati e
condannati; il tutto sotto la pena di perdere ilibri , oltre quelle ad arbitrio del vieerèî
( Pram. 1 de impr. lib.
Il medesimo e 30 novembre 1550 violò la stampa e la vendita di qualunque
siasi libro senza la licenza del vicerè, sotto pena di ducati 1000 ; ( pram. e idem.
Il duca di Ossuna a 20 marzo 1586 ordinò , che niuno del regno , od in esso
abitante potesse far stampare qualsivoglia opera nel regno o fuori senza licenza del
vicerè in seriplis, e senza che fusse prima riveduta , setto pena di anni 2 di rele
gazione al nobile, e di a anni di galera all’ ignobile ; (pi-4m. 3 idem. ).
Il conte di Olivares a di 31 agosto 1598 proib‘t a chi che sia di poter tenere stam
peria , ne casa per stampare , senza espressa licenza in scriptis del viecrè , sotto pena
a’ contravventori di 3 anni di galera; (pram. 4 idem.
Il conte Venavente a 5 luglio 1630 vietò di vendersi nel regno senza il permesso
in iscritto del vicerè, i libri stampati altrove , sotto pena di perdere tutt‘i libri, ed
altre pene corporali ad arbitrio del vicerè ; ( pram. 5 idem.
Il duca di Alcalìt a 14 novembre 1630 prescrisse, in esecuzione di ordini sovrani,
agli stampatori, di dover dare per ciascuna opera copie 20 al regio cancelliere, per di
stribuirle a diwrse persone nella pramn_aatica enunciate, ed inoltre ordinò a’ librai del
regno di non poter in alcun modo ricevere qualsivoglia libro che venisse stampato,
per venderlo nelle loro librerie , se non costasse prima di essersi consegnate le copie
indicate, sotto pena a’ trasgressori del doppio, oltre del valore de‘libri e di once no;
( pram. 6 idem. '
Il conte di Villamedianaa 3| giugno 1648 rinovò gli ordini contenuti nelle pram.
2 , 3 e 4 , Isoggiungendo che tutt’i libri, che si trovassero stampati senza essersi os
servati tali ordini, non si potessero nè vendere , nè tenere , ‘senza -l’ approvazione
del vicer‘e e del regio collateral, consiglio , sotto pena di 3 anni di galera ,
oltre la perdita de‘ libri; che niuna statppatore potesse stampar libri , ne stam
pati tenerli, se non fossero stampati con licenza in iscritto del vieer_è, e del
regio collateral consiglio: che gli autori , che' facessero stampare le loro opere
nel regno , o fuori, così sotto i preprj nomi, che sotto nomi finti , non po
tessero in alcun modo farli stampare senza la licenza del vieerè, nervata la forma
12
go LIB. I. del Commercio in generale
niera di rappresentare degli attori e dalla comunicazione de’ sentimenti,
. si facili in una grande assemblea , ad atti contrari all’ ordine pubblico ,
della prammatica del 1586, e stampati contro la forma suddetta non potessero nè immet
tersi, nè vendersi in Napoli e nel regno , sotto le pene suddette; che finalmente dopo
stampata l’ opera nel regno o fuori, non si potesse pubblicare, ne vendere se prima non
fus_se stata cdlazionata coll’ originale , da conservarsi dal cancelliere della regia giu
risdizione,
( pram. 7 sotto
ibid. pena a’ contravventori
- della perdita
I di tutt‘i libri, e di ducati 1000;
siasi natura , ma ne anche cominciar la composizione della stampa , senz’ aver prima
ottenuto le necessarie licenze; parimenti, dopo averlo stampato , non lo potesse far
uscire dalla sua stamperia , se unitamente al libro non avesse stampato le licenze
suddette , sotto pena a’contravventori di perdere tutt’i libri stampati , e di rimaner
chiusa la loro stamperia , e sotto altre pene ,corpor‘ali ad arbitrio del sovrano ; pre
scrisse perciò a‘ revisori de’ libri di scrivere la loro revisione ed esame sul manoscritto
originale dell’ autore , e non già sull’ esemplare preventivamente stampato;
3. Che non potessero gli stampatori consegnar i libri agli stessi autori, o ad altre
persone , se prima per effetto della prammatica 6 non avessero dato al cancelliere
della real giurisdizione il numero di esemplari prescritto , sotto pena della perdita
di tutti gli esemplari, estendendo tali “ordini per le opere_ristampate, in esecuzione della
prammatica del 25 marzo 1724 , prescrivendo che tali opere non si potessero ristam
pare senza il decreto di reimprimatur del delegato della real giurisdizione , a tenore
della prammatica 7;
4. Che , confirmando la prammatica del 24 maggio 1725 , ogni stampatore fusse
tenuto , oltre la licenza come sopra , apporre sul libro stampato il suo nome, la data
ed il luogo in cui venisse stampato, sotto le pene, in caso di falsit‘a , prescritte dalla
medesima prammatica; ( pram. 13 idem
Col real dispaccio del 1 gennaio 1757 stabili di stamparsi nella real stamperia
. palatintr tutte le leggi,_ bandi ed altri oggetti relativi al governo; ( pram. 14 idem
Ferdinando I. Borbone col real dispaccio del 28 febbraro 1769 proib‘r di potersi
tener pubblica stamperia senza reale licenza‘, il tenore delle regie prammaticlie ., e di
stamparsi le allegazioni senza il permesso del commissariodella causa(pranr. 15 ide'm) '.
_ Col real dispaccio del 4 marzo 1769 diè le provvisioni medesime per gli stampatori
delle provincia
Col real dispaccio del 19 settembre 1771 prescrisse di non Potersi presentare alla revi
sione le opere giii stampate, ma bensì i manoscritti; e dopo averne ottenuto l’ap
provazione , di non poterle pubblicare , senza esser prima state rivedute dallo stesso
revisore , ed ottenuto dal medesimo il concordat; (pram. 16 idem
Col real dispaccioydel 18 Settembre 1773 ordinò che le licenze per stampare
i libri non ancora stampati nel regno ,. e le privative a favore de’ librai, si dovessero
concedere dal re , e che la licenza di ristampare i libri altra volta stampati nel re
gno si dovesse accordare dal delegato della real giurisdizione.
Col real dispaccio del 2 agosto 1777 prescrisse che i cataloghi de’ libri , prima
g
“M \ .-k-»-\ ..
91 LIB. I. del Commercio in generale
L’ atto del governo del dì8 giugno 1806, determina le condizioni
necessarie perché siffatta autorizzazione sia accordata.
di stamparsi , fussero soggetti alle solite revisioni; che le librerie che i librai com
perano da’ particolari fossero sottoposte alla revisione , onde potesse il revisore segre
gare i libri non permessi di vendersi a chi che sia;che il reimprimalur si dovesse ac
cordare pe’ libri stampati altre volte nel regno , dopo le solite revisioni ; che ugual
mente i fogli volanti in materia di religione dovessero essere sottoposti alle revisioni
medesime; che pe’ libri perVenienti da Venezia dovessero osservars'i privilegi , con
rivedersi anche da’ librai deputati ne‘ luoghi destinati; che gli altri libri dovessero
essere trasportati nella dogana , d’onda accompagnati da un subalterno , si dovessero por
tare al regio revisore, perché potesse adempiere a’ doveri della sua carica; che tanto
de‘ libri di vendita come quei di nuova introduzione si dovessero formar con esattezza
le note, le quali firmate dal revisore, e dal presidente della real camera di S. Chiara,
si dovessero conservar da’ librai per di loro cautela , ond’ esaminare in ogni tempo,
se per tutt‘i libri vi è preceduto il permesso;( pro m. 17 de impressione lib.).
Colla prammatica del di 8 aprile 1786 rinovò gli ordini emanati a’ 28 febbra
io 1769 , relativi alla proibizione della stampa delle allegazioni forensi senza il per
messo del commissario della causa , e prescrisse le formalità medesime per le sup
pliche che nel corso della causa si volessero stampare , ed ove la causa non si tro‘
vaste ancora introdotta, enon vi fusse in conseguenza il commissario , o‘rdinò che le di
lui funzioni all’ uopo si dovessero disimpegnar dal giudice del quartiere, con doversi
tenere dagli incaricati di concedere tali licenze, un esatto catalogo di quelle che spedì.
rebbero, ond' evitar le frodi dein stampatori e soggettarli alla pena della carcere , in '
caso' di contravvenzione;( Pram. 18 , idem
Colla prammatica del 24 maggio 1786 richiamò in vigore tutte le prammatiche , e
Idispasci relativi alla stampa , sotto pena ai contravventori della immediata prigionia,
oltre delle altre pene precedentemente stabilite; ed ordinò inoltre di formarsi un catalogo
delle licenze accordate, perché non vi fusse luogo alle frodi; ( pram. 19, idem
Col real dispaccio del 9 gennaio 1797 prescrisse , che la materia relativa alla
stampa dovesse essere attribuita al ripartimento degli affari di stato , e che il dele
gato , e commissario generale de‘ librai , e stampatori dovess’ essere un ministro della
suprema particolare Giuntà delegata di Stato.
Con prammatica del 19 febbraio 1802 rinovò gli ordini relativi alla copia a do
versi dare alla real biblioteca di ciascun Opera stampata , o ristampato ;(pram. so idem).
Con prammatica del 6 aprile 1803 richiamò in osservanza tutte le prammatiche
dc impres. libror. e specialmente la prammatica 13.; ( pram. 26 idem
Colle prammatiche de‘24 febbraio 1696, 16 aprile i7ag, 30 maggio 1733, me al
1.
TXT. I. de’ Commercianti 93
Esso fra le altre cose decide che niuna composizione possa essere rap
gennaio 1737 , 15 settembre 1739,'3 agosto 1761 , 27 luglio 1765 , 11 dicembre 1768 , 2
giugno 1769 , 5 novembre 1770-, a giugno 1787 e 14 novembre 1789, furono proi
biti diversi libri, come contrari alla religione , alla morale pubblica , ed allo stato;
( pramntatz'ca. 1 a 13 de libris aucloritata regia proscrìptis
Con decreto del 28 febbraio 1806 il ministro di polizia rimase Provvisoria
mente incaricato a far i regolamenti per la stampa.
Con decreto del 9 marzo 1806 la stamperia del governo fu. restituita alla dipendenza
della segreteria di stato e casa reale. ‘
Cou decreto del 14 febbraio 1807 fu ordinato, che niun libro potesse stamparsi,
introdursi, e pubblicarsi nel regno senza il permesso del ministro di polizia.
Con decreto del 13 maggio 1807 fu organizzata la Stamperia. del governo.
Con decreto del 2:1 ottobre 1808 fu prescritto che il prefetto di polizia dovesse
far eseguire le leggi ed i regolamenti di polizia sulla stampa e sulle librerie Per tutto
ciocchè riguarda le offese recate a' costumi ed alla pubblica onestà.
Con decreto del 18 ottobre 1813 venne accordata alla tipografia del governo la
privativa di stampare il bullettino delle leggi, i codici, e tutti gli atti del governo.
Col real decreto del 16 agosto 1815, per la revisione Ide’ libri da pubblicar5i
di se’ solo il giudizio di qualche libro , dovesse avvisarne il capo della commessione
per determinarsi l' occorrente da tre almeno de’ revisori.
Col real decreto degli Il novembre 1815 venne proibito agli stampatori la ristampa
de‘ reali decreti , per doversi esclusivamente eseguire dalla stamperia reale. ‘
Col real decreto del 28 novembre 1815 fu ordinato che , in esecuzione del real
decreto‘ del 16 agosto detto anno, dovesse appartenere al ministro dell’ interno incari
cato_ della pubblica istruzione la economia degli ordini per la immissione de’ libri
esteri , per la impressione delle opere nuove e per le ristampe , con doversi però,
della esecuzione di tali ordini, dar notizia al ministro della polizia generale ,
percltè potesse impedirne la circolazione o la pubblicazione , giudicandolo necessa
rio per le regole della sua amministrazione; che ad ovviar il ritardo , che sifl'at
ta disposizione potesse eagionare alla immissione ed alla stampa de’ libri , i detti due
ministri si dovessero mettere di accordo , onde il simultaneo esercizio delle loro at
tribuzioni si eseguisse speditamente : che il permesso della stampa , ed immissione
delle cosi dette brochure: ( opuscoli di pochi fogli ), delle opere periodiche , ed
in generale di tutti gli scritti 0 carte volanti, dovesse dipendere esclusivamente dal
ministro di polizia.
Col real decreto del di 8 novembre 1816 fu disposto di dover essere delle attri
buzioni del solo ministro dell’interno tutto ciocchè riguarda la stampa de’ libri , e
la introduzione nel regno di quelli pervenenti dall’ estero, con rimaner vietato a
qualunque altro ministro di prendervi più ingerenza: di doversi dirigere le dimande
per ottenere il permesso della stampa de’ libri al I. presidente della G. C. di cassa
zione , dal quale dovesse direttamente commettersi la revisione ad uno de’ revisori da
S. M. nominati, il cui rapporto lo stesso presidente dovesse trasmettere al ministro
dell‘ interno , ed attendere per mezzo del medesimo le sovrane deliberazioni, in vista
delle quali la prima sezione della G. C. dovesse accordare 0 negare il permesso della
[stampa Il“ appartenere al ministro di polizia Soltanto il diritto di accordare il permes
_so della stampa de’fogli volanti , e delle cosi dette brochure: , per le quali s’ intendo
no gli opuscoli che non oltrepassano il numero di dieci fogli di stampa: di doversi
per la stampa delle allegazioni in giurisprudenza accordar il permesso da’ proccuratori
generali ' e regi delle rispettive corti e tribunali: di esser attribuita la revisione de’ li
bri che s’ introducessero dall‘ estero , alla commessione nominata col real decreto del 16
agosto 1815, a cura e rispomabilità della medesima , da doversi eseguire da uno de’revi
sori, e nel caso che questi non volesse addossarsi solo il giudizio di qualche libro, ne
dovesse avvisar il capo della commessione, per determinarsi l’occorrente da tre almeno dei
revisori ,di potersi dal ministro di polizia solamente comunicare al ministro dell’ interno
Tu. 1. de’ Commercianti v95
le notizie che crederebbe convenienti a tal riguardo: di essere esenti da ogni revisione
ilibri che dall’estero giungono in regno per solo transito ed unicamente ad oggetto di
spedirsi fuori del regno medesimo; in fine di rimaner rivucate tutte le disposizioni con
trarie a questo decreto.
Colla legge del 22 dicembre 1816 relativ‘ alla organizzazione del supremo con
siglio di cancelleria, si trova nell‘ art. 23 stabilito, di essere la camera delle finanze e
dell'interno dell’indicato supremo consiglio di cancelleria, incaricata per la stampa
de’ libri a pubblicarsi nel regno delle due Sicilie , osservando nell’ esercizio di tale in
carico le leggi che sono state, 0 che saranno all’ uopo dal sovrano emanate.
Col real decreto del a maggio 1817 fu attribuita alla real segreteria e ministero
degli all'ari interni la revisione de’ libri.
Col real decreto del 24 dicembre 1817 fu stabilito il numero delle copie a darsi
dagli editori delle opere.
Col real decreto del 13 aprile 1818 fu stabilita la real tipografia del ministero
di stato della cancelleria generale del regno, cui fu attribuita la stampa della colle
zione delle leggi e de‘ decreti reali, e di tutte le altre stampe relative alla real se
greteria e ministero di stato.
Coll'art. 313 delle leg. penali, fu stabilita la pena del primo al secondo grado di
prigionia o di esilio correzionale, e dell‘ ammenda correzionale a’contravventori de‘rc
golamenti di polizia relativi alla stampa, ed alla introduzione degli scritti stampati fuori
del regno; e coll’ art. 14 delle leggi suddette, si trova comminata, contro l’autore , gli
stampatori, ed i venditori a minuto, la pena della rilegazione , o del secondo grado
di prigionia e dell’ ammenda corresionale , secondo che la stampa de’ libri eseguita
contro i regolamenti attacca, la religione, la forma del governo od il governo istesso ,
0 vero i buoni costumi ; salvo le pene maggiori ne‘casi Previsti dagli articoli 110 e
140 , ove vi fusse l’ empio fine di distruggere cogli scritti la religione cattolica , o
si provo_cassero gli abitanti ad attentare contro la sacra persona del Re.
' Co’ decreti reali de‘ ‘26 Luglio e 9 settembte 1820 furono date varie disposizio
nirelative agli obblighi degli stampatori , ed autori , dipendenti dalla libertà della stampa,
rimaste di niun vigore, come conseguenza dell’ epoca del nom'mestre.
Col real decreto del 7 maggio 1821 furono vietati tutt’ i libri 0 fogli che trattas
ser0 ex jrrqfesso contro la religione, la morale ed rispettivi governi, sotto pena tanto
contro gli autori, quanto contro i venditori ,i comperatori ed i semplici detentori, del
la reclusione da uno fino a dieci anni, e della multa di ducati 50 sino a ducati zoom
secondo il grado delle persone.
56' LIB. I. del Commercio in generale
stere senza ottcnct‘ la mcdcsim’aulor-ìzzazione, che contenglxi ancora la dise
Col real decreto del 2 Giugno 1821 fu ordinato di dover essere arrestati nella regia
doganai libri proibiti provvenienti dall‘ estero, malgrado qualunque pretesto ditransito
o pure di proprietà particolare, per darsi dalla giunta di pubblica istruzione il pare
re sulla qualità de‘medesimi; di doversi pe’libri stampati nel regno, così daglistampatori
della capitale, che da que‘ delle provincie , nel termine di un mese dalla pubblicazio
ne del citato decreto, trasmettere alla sudetta giunta non solo le minute autografe ,
ma'eziandio un esemplare di tutte le stampe eseguite nelle loro tipografie dal 22 mag
gio 1815 in poi, sotto pena a’contra vventori della chiusura delle loro botteghe ;di esser
vietato lo spaccio de’libri per mezzo de’venditori a mano, e di que‘ che hanno botte
ghino nelle pubbliche strade, senza il permesso della giunta suddetta, munita del visto della
polizia , e senza malleveria di pubblico conosciuto libraio , sottoposto in caso di con
travvenzione ad una multa da 50 fino a 2000 ducati; di doversi da tutti pubblici li
brai e direttori de‘gabinetti di lettura presentare in essa giunta fra lo spazio di 8 giorni
i cataloghi de‘ libri esistenti non solo nella botteghe , che ne'magazzini di loro pertinen
za,- sotto pena della chiusura delle officine di vendita o lettura , e della confiscade’libri
non rivelati; di doversi formar dalla giunta, oltrei libri notoriamente perniciosi, un nuovo
indice delle produzioni degne del fuoco , tenendo presente tanto l’indice che la per ti
tolo: Inde:t' librorum prohibitorum sanctissimi Domini nostri Pii VII, quanto l‘opera
del sig. Peignot intitolata: Dietionnaire critique, lz'tleraire , e! bibliographique des prin
cipaux livres condamnès au feu, supprìmès , ou censure‘s; di aver la giunta il diritto
di cercar il braccio forte dalla polizia , e disporre la sorpresa , mercè‘ le visite domi
ciliari ne’magazini e nelle botteghe , de’libri contrari alla religione ed alla monarchia,
da dover rimaner puniti i detentori di tali libri colla reclusione di uno a dieci anni,
e colla multa di ducati 50 a 2000; di appartenere al solo sovrano il diritto di permet
tere i libri proibiti a qualche persona di particolar fiducia , che volesse intraprenderne
la confutazione, da non poterli però tener esposti giammai alla curiosità del pubblico
le de’giovani studenti.
Col real decreto del 1 agosto 1821 Avenne abolita la tipografia del ministero di.
pta_to della cancelleria generale del regno, istituita a'13 aprile 1818 , e furono restituite
le antiche privative alla stamperia realc.‘
Col real decreto del 4 dicembre 1821 fu ordinato che la commissione generale di po
lizia dovesse aver il diritto di permettere la immissione o la_stampa delle così dette bro
chure: di un solo foglio; e che per le altre di maggior estensione dovesse rimaner in‘
caricata la giunta di pubblica istruzione del pari che per tutti gli altri libri.
TIT. I. de’ Commercianti '9‘7'
gna,zione de’ circondarj ne’quali è a lei permesso di cscrcitar il suo me
stiere (a).
100. Il commercio delle armi da fuoco è stato sommcs,so a regole
speciali di cui la importanza non si saprebbe contrastare. ‘
Un decreto de16 luglio 1793 , richiamando in vigore iprincipj con
sacrati dalle antiche leggi, vieta a’ fabbricanti, a’ provveditori ed‘a’mer
denti di armi, di vendorne, consegnare o spedirne , senza averne prede
dentemente fatta la dichiarazione al maire del luogo della loro residenza; e
gli atti del governo del 23 dicembre 1805 ( a nevoso anno 1| ) e
del 12 marzo 1806, rinnovano la interdizione della vendita di ogni spe
cie di armi offensive e segrete (b).
Col real decreto del 12 settembre 1332 fu abolita la giunta permanente _di pub
blica instruzione , e le di lei attribuzioni furono conferite al presidente della univer
sitì degli studi. -
Col real decreto del 4 ottobre 1822 fu organizzata la stamperia reale.
Col real decreto del4maggio 1824 venne stabilito doversi dare dagli editori di libri
soli 9 esemplari, cioè uno alla biblioteca privata di S. _M. , due alla biblioteca reale
borbonica, uno alla regia università degli studi , due a quelle di S. Angelo a nilo ,
uno al presidente della regia università degli studj edella giunta della pubblica instru
zione, uno al regio revisore, ed uno all'oiiicio tipografico della guerra delle sole
opere riguardanti la matematica, la storia , il commercio , la fisica, la storia natura
le, la geografia , la. chimica ,.e tutto ciocchè può riferirsi all’ arte militare.
(a) La instituzione la più alta a promuovere la morale pubblica , e ad avviar gli
uomini verso le più utili abitudini, è senza dubbio quella de‘ teatri. Ma potendo essa
elevar il vizio in trionfo, abbisogna (1’ essere saggiamente diretta. Perciò fin da’ tempi
di Roma, provvide cure furono adottate all’ uopo , che serviron di esempio alle nazio
ni inoltrate nel viver civile. Quindi nel regno delle due Sicilie diverse utili disposizioni
si rinvengono , onde i teatri avessero per unico scopo la educazione del popolo , ne’
decreti de‘28 febbraro 1306 , 29 agosto 1807 , 24 dicembre 1808, 9 settembre 1809, 7
novembre .1811,11el real decreto del di 8 novembre 1816, e nell‘art. 5 del real decreto
del 24 agosto 1821. .
’ (b) Coll’art. 150 delle'leggi penali è vietata nel regno delle due Sicilie la fabbrica
zione e lo spaccio delle armi proibite , senza il permesso in iscritto della polizia.
’L. T. I. . 13
98. LIB. I. del Commercio in generale
Si possono collocar nel numero medesimo delle precauzioni dettate
per la sicurezza pubblica , i regolamenti relativi allo spaccio della polve
re da sparo , che non è permesso , dalla legge del 30 agosto 1797 ( 13
fruttidoro anno 5 ), dall’atto del governo del 12 febbraio 1805 (23 piovo
so anno 15) e dalla legge del 16 marzo 1819 , che forma 1’ ultimo sta
to della legislazione su questa materia , che a colòro i quali ànno una
cómrnessione speciale. La mancanza di spaccianti destinati in una comu
ne, ne anche è Un pretesto od una scusa in favor di que’che senza esserne
incaricati', ne facessero lo spaccio (a).
Le manifatture che tramandano odori insali1bri od esalazioni meiiti
che , potendo , per la loro vicinanza alle città , nuocere alla salute degli
abitanti , un’ atto del governo del 15 ottobre 1810 à stabilito diverse mi
sure; per l’applicazion delle quali esso le à distribuite in tre classi.
Quelle della prima classe , che in tutt’ i casi debbono essere allonta
nate dalle abitazioni, sono le manifatture che, per la essenza de’ loro pro
dotti tramandano un’ odore mefitico od insali1bre.
La seconda classe si compone di quelle che sono o non sono incomo
de , secondo i mezzi di operare de’ fabbricanti , e che conseguentemente
debbono o non debbono essere allontanate dalle abitazioni, secondo che le
autorità , dietro le convenevnli Verificazioni , Îgiudicano che arrecano più
o meno incomodità a’ vicini.
Infine , la terza comprende quelle che senza inconvenienti possono
esistere presso le abitazioni , ma che nulladimeno debbano rimaner sot
toposte allo invigilare della polizia.
(a) La vendita della polvere da sparo è nel regno delle due Sicilie esclusivamente
aflidata al.l’ amministrazione generale de’ dazi indiretti. Si possono leggere le diverse
prescrizioni all’ u0po emanate , 'ne’ decreti de’ 2 novembre 1807 , 11 gennaio 1808 ,
24 febbraio e 26 marzo 1809‘, 19 e 28 ottobre e 29 dicembre 1810 , 11 maggio e 26
dicembre 1811 , 12 marzo , 23 luglio , 20 agosto e 12 novembre 1812 , 24 febbraio
4 agosto e 8 dicembre 1814 , e ne’ reali decreti de‘ 29 giugno 1815 , 29 gennaio, 10
marzo e 30 luglio 1817 , 27 gennaio e 19 ottobre 1818 , 25 marzo e 5 aprile 1819,
bullettino N. 1554 e 1555, 15 gennaio 1820, 26 settembre 1821 , 23 maggio 1823 e
10 agosto 1824.
Tua I. de’ Commercianti. 99
L’ autorizzazione per lo stabilimento delle manifattura cemprcse nella
prima classe non può esser data che con ordinanza del re , dietro l’adem
pimento delle formalità seguenti. La diman'da dello impetrante dirctt’ al
prefetto ì: affissa nel raggio di cinque Kilometri (una lega ed un mezzo
quarto In questo frattempo, imaires ed ogni abitante o proprietario pos
sono formarvi opposizione. Il consiglio di prefettura dà il suo parere sul
merito di tali opposizioni, salvo l’appello al consiglio di stato: se non vi
è alcuna opposizione, vien accordato il permesso sull’ avviso del prefetto.
Per le manifatture comprese nella seconda classe , l’ intraprenditore
dirige la sua dimanda al sotto prefetto( sotto intendente ) del suo circon
dario , chi la trasmette al maire ,perchè egli faccia procedere alle infor
mazioni de comodo et de incomodo. Il risultamento è trasmesso al sotto
prefetto. La deliberazione che questi fa è sottomess’ all’approvamento del
prefetto; se vi e opposizione , il consiglio di prefettura dà il suo parere ,
salvo 1’ appello al consiglio di stato.
Per le manifattura della terza classe , è bastevole l’autorizzazione
del prefetto di polizia in Parigi, e de’ prefetti ne’ ripartimenti , salvo
il ricorso in caso di rifiuto.
Queste disposizioni sono state rinnovate per mezzo di una ordinanza
del 14 gennaio 1815, che contiene inoltre la nomenclatura delle manifat
ture comprese in ciascuna classe. Una instruzione del ministro dell’interno,
del 22 novembre 1810 , sviluppa le disposizioni del 1 di tali regolamenti.
La facilità colla quale i còmperatori di gioie o di altri lavori di oro
e di argento potrebbero essere ingannati da’ venditori sulla qualità delle
materie, à"fatto stabilire un marchio di garent-ia , che prevosti speciali
del governo vi appongono primacliè siano messe in commercio. La legge
del 9 novembre 1797 ( 19 brumajo anno 6 ) regola il modo da impie
garsi per 1’ appqnimento di tal marchio , e Contiene le disposizioni onde
prevenire e reprimere la frode e le’ contravvenzioni (a).
(a)‘Nel regno delle due Sicilie , non si trovano trascurati, onde ovviare alle frodi
che potrebbero aver luogo, i necessarj provvedimenti che si leggono ne’ decreti del 17
1|.
100 LIB. I.‘ del Commercio in generale
Fa ancora (1’ nepo- collocar nel numero medesimo le obbligazioni
imposte agl’intraprenditori di vetture pubbliche, di conformarsi ad un gran
numero di misure di precauzioni. determinate dall’atto del governo del 118
agosto 1808 , e dalle ordinanze de'n4 dicembre 1814 e 4 febbraio 1820;
di avere i registri particolari per anno-tarvi gli oggetti che vengono loro
C. Civ.v;85 L.C.1631 allidati'; agl’ incaricati di trasporti, di trascrivere su di un registro le
lettere di vettura degli oggetti che loro sono rimessi direttamente od in
Com' i |2Î}L.E.ilgî polizza di tratta‘; ai locandieri , di tener simili libri per annotarvii nomi
de’viaggiatori, e per adempiere alle 0bbligazioni che loro impone la polizia
Pen.4;s(L.r.4ei n.1igenel‘ale ,e locale',
Egli è egualmente ingiunto a’ particolari che , secondo quel che noi
abbiam detto nel num. 31 (a) fossero autorizzati dal governo a tener
Pan. 411. L.P.3rg case di prestito , di aver i registri per annotar cioccbè loro è dato in pegn0‘.
La infrazione a tali obbligazioni dà qualche voltaluog0 a pene in
dipendenti da’ danni ed interessi dovuti alle parti lese.
101. Quantunqne la libertà della industria sia solennemente riconosciuta
dalle nostre leggi , e sebbene ogni concessione del diritto di esercitarne
esclusivamente un certo ramo , sia incompatibile colla nostra organizza
zion politica , 1’ interesse pubblico reclama talvolta restrizioni , che di
'vengono legittime ,-allorchè la loro utilità è stata riconosciuta, ed allorché
esse sono state pronunziate dalla legge. - .
. Quindi, le leggi del9dicembre 1798 (19 frimajo anno 7) , e del 20
maggio 1799 ( 1 pratile anno 7 ) , attribuiscono ed assicurano a’ soli maestri
di posta incaricati dal governo il diritto di cavalli di ricambio sulle vie.
Cusi,i soli agenti di cambio ed i sensali nominati dal Re, di cui in
j?
dicembre 1808, 11 febbraio, 10 marzo e 4 aprile 1809 , ‘26 gennaio 1810, 4 Ben.
mio e 2:1 marzo 1811 , e4dicenibre 1812. e ne’ reali decreti degli 11 gennaio 1816,
26 agosto 1812 , e 30 aprile 1825 , e negli art. 282 a 186 delle leggi penali.
(a) Il 11. 31 sarà riportata dietro il contento del lib. IV. lit. II. del cod.fran
sere di commercio; nella part. I, lit. 1, cap. I, sez. III del corso di diritto com
merciale di Pardessus.
TIT. 1. de’ Commercianti 101
seguito parleremo (a), esercitano gli atti ' di senserìa che costituiscono la loro
professione , ad esclusione di tutti gli altri. -'
In egual modo , l’ esercizio della professione di speziale di medicina
non è accordato che a coloro i quali sono stati ammessi, dietro gli studi
e gli esami richiesti dalla legge del di 1 I aprile 1803( 21 germile anno 11
Questi principi àn diretto i regolamenti contenuti negli atti del go
verno , del 14 giugno 1805 (25 pratile anno 13) e del 1-8 agosto 1810 ,
relativi allo spaccio de’ rimedj segreti À
È ancora nella medesima veduta che si son fatti alcuni regolamenti
locali, i quali assoggettano coloro che esercitano il mestiere di macellaio
e di panettiere ad un preventivo ammaestramento ed a condizioni parti
colari. Diverse ordinanze sono state emanate a questo riguardo per un
gran numero di città del regno '
Lo stato si riserba anche talora 1’ esercizio esclusivo di un certo ramo
(1’ industria , allorchè il bene pubblico od i bisogni del tesoro rendono
questa misura necessaria.
Perciò, le leggi de’ 29 agosto 1790 , 21 settembre 1792 , 22 dicem
bre 1797 ( 2 nevoso anno 6) e 17 ottobre 1798 ( 26 Vendemmia
io anno 7 ) , ànn0 riserbato all’ amministrazione delle poste il diritto
esclusivo di tra5portare , da un luogo in un’ altro , le lettere , igiornali,
i fogli manuali, e le opere periodiche , del peso almeno.di un Kilogram
mo , eccettuate solamente le carte di processura, e quelle relative al servi
zio personale degl’intraprenditori di procacci Così la legge già citata del
(a) Vedete il comento del lib. I, tit. V, sez. II. del cod. francese di commercio;
part. I, tit. V, cap. III, sez. V del corso di diritto commerciale di Pardessus.
(b) Vedete gli art. 401- e 402 delle leggi penali , riguardanti le vendite di sostanze
medicinali in contravvenzione de’ regolamenti di pubblica amministrazione.
(e) Le disposizioni sul preventivo amma’estramento de‘macellaj e panettieri ess,endo
relative alle corporazioni di arti e mestieri, queste si troVano tutte generalmente abolite
nel regno delle due Sicilie per mezzo del real decreto de123 ottobre 1821.
(d) Vedete pel regno delle due Sicilie rèlativamenteualle poste ed a’procacci idecrizti
de‘16 marzo e 24 giugno 1806, 23 gennaio 1808, 24 febbrajo art. 135 e 136, Il
102 LIB. I. del Commercio in generale
30 agosto 1797 (13 fruttidoro anno 5) riserba ad un’ amministrazione
speciale il diritto di fabbricare e di spacciar la polvere da sparo; Nello
stesso modo , nello stato attuale della legislazione, tal quale risulta dalle
leggi de’ 24 dicembre '1314 , '28 aprile 1816 e 28 aprile 1819 , la com
pera, la fabbricazione e la vendita de’ tabacchi sono esclusivamente attri<
buite all’ amministrazione de’ dazi indiretti (a);
102. I stabilimenti di commercio ne’ quali un gran numero di asso
ciati contribuiscono i loro capitali, potrebbero non essere che insidie tese
alla credulità de’ cittadini; e per mancanza di uno esatto invigflare dei
direttori, o degli amministratori, gl’ interessati potrebbero esser vittime di
frodi o di perdite cagionato dalla semplice niuna previdenza di coloro che
avessero tali stabilimenti mal combinati nella loro origine, o mal ammini
strati nelle loro operazioni. Questi disordini e tali perdite potrebbero anco
ra , in qualche circostanza, alterar il credito generale e mettere in perico
lo la tranquillità pubblica , se alcune precauzioni contro gli abusi non
fossero affidate al governo.
Niuno stabilimento di tal genere può dunque esser formato, qua
lunque ne sia l’ oggetto , che in virtù di una ordinanza , dietro veri
Com. 37. L. 15.52. ficazioni e sotto condizioni che farem conoscere nella qUarta parte' (1))
marzo bullettini n. 315, 316, 317 e318e 22 marzo 1809 , 25 luglio e 29 novembre
1810, 30 gennaio e 23 aprile 1812 , 23 dicembre 1813 , 9 aprile 1814 , 24 ottobre
1815 , 7 e 28 agosto 1816, 24 dicembre 1817 , 30 marzo 1813 , 25 marzo bull. n.7
1534 e 1535, 27 maggio, 10 novembre bull. n. 1754, 1756e 1757 del 1819, 25 febbraio,
27 giugno e 23 ottobre 1820, 20 febbraio 1822, 18 novembre 1823, 18 maggio 1824.
(a) Nel regno delle due Sicilie la compera, la fabbricazione e lo spaccio de’ tabacchi
appartiene attualmente all’amministrazione de’dazi indiretti,potendosi leggere le diverse
disposizioni all’ oggetto emanate , nel decreto del 9 aprile 1808, nella legge del 18 ot
tobre 1810 , ne‘ decreti de‘ 23 ottobre 1810 , 21 febbraio, 19 maggio, 5 settembre e
16 dicembre 1811 , 12 novembre' 1812 , 25-febbraio 1813, 16 giugno , 14luglio e 8
dicembre 1814, 9 aprile 1816, 21 gennaio , 9 settembre e 24 dicembre 1817., 85en
naio, 14 maggio e 26 agouo 1822 e 24 marzo 1824.
(b) La quarta parte sarà riportata dietro il cemento del lib. I. tir. III. del
codice francese di commercio , par1. IV , 'til. Il, cap. 111, del corso di diritto con;
prercr’ale di Pardessus,
\
T1r. I. de’ Commercianti 105
I motivi medesimi àn condotto a non permetter punto che si formag
sero , senza la medesima, autorizzazi0ne , gli stabilimenti datti Tontine
o Casse di Risparmio (a), fondati sulla eventualità di sopravvivere, o sugli
accrescimenti di rendite , in cui un gran numero di persone sconosciute
le une alle altre fra loro , e d’ innumerevoli interessi dispersi ed ineguali,
son confidato ad amministratori, sulla fede di promesse spesse Volte fallaci,
‘senz’alcun mezzo di seguirne dietro o di verificarne 1‘ impiego.
'Un’ avviso del consiglio di stato, approvato nel 1 aprile 1809,
che non la fatto che rimettere in vigore i principj consacrati dagli arresti
del consiglio , {de’ 3 novembre 1787 e 27 luglio 1788 , richiamati in
un decreto del 24 agosto.l7g3, àdicliìarato che le società e gli stabilimenti
di questo genere, sotto qualunque denominazione fussero formate o che di
già esistessero , sarebbero sommesse alla necessità dell’ autorizzazion del
governo ilquale l’ accorda in vista de’ progetti de’ statuti della società ,
e che le impone condizioni tali, che gl’ interessi degli azionarj non si
trovino compromessi dall’ avidità, dalla negligenza o dalla ignoranza di
coloro cui essi avrebbero confidati i loro fondi.
Queste leggi , ed atti del governo sono motivati su ciò che gli stabili
menti di questa natura escono dalla classe comune delle transazioni tra
i cittadini, sia che si consideri la folla delle persone di ogni età che vi
prendono o che vi possono prendere interesse ;sia che si rifletta al modo
con cui queste aggregazioni si formano, modo che non suppone, fralle
parti interessate , né gli avvicinamenti , nè le discussioni necessarie per
caratterizzare un consenso dato con conoscenza; sia che siesamini la
natura di siil‘atti stabilimenti, che non permette a’ cointeressati alcun
mezzo efficace e reale dello invigilare , o che si consideri la loro durata ,
sempre incerta, che può prolungarsi. per un secolo.
Il Re è il protettore nato di tutti gl’ interessi collettivi che son senza
difesa , o che per la natura delle cose son ridotti a mezzi di difesa in
(a) Tontin'e: Nome che si è dato ad una spezie di censo vitalizio, fondato sul
1’ orario regio, con aumento di reddito alle persone: sopravviventi, e fu così detto
dal nome di_ Tonti, che ne diede il progetto.
104 LIB. I. del Commercio in generale
qualche maniera illusorj; e la influenza che arresta o previene le ingiu
stizie o le frodi, lungi- di essere un attentato alla libertà , n’è al con
trario , la protettrice la più necessaria e la salvaguardia la meglio sicura,
Importa ancor talvolta allo stato di ristringcie o regolar la facoltà
di formar gli stabilimenti di commercio in certi paesi ove la differenza di
religione , di costumi , e di viver civile comanda le più grandi precau
zioni. Perciò il tit. II della ordinanza del?) marzo 1781 , di cui un atto
del governo del 23 giugno 1803 (4 messidoro anno 11), à richiamato
le disposizioni in vigore, e ne à assicurato lo eseguimento , vieta a’francesi
di stabilir case di, commercio negli Scali del Levante, senza autorizzazion
precedente del Re.‘ I commercianti che vogliono 'far stabilimenti di tal
sorta debbono dirigersi alla camera di commercio di Marsiglia , ed otte
ner , col di lei mezzo, la necessaria autorizzazione.
Tali misure avendo soprattutto per oggetto di conservar alla Francia
la considerazione che essa godo n0’Suoi banchi del Levante, e questa dipen
dendo in gran parte dalla condotta che tengano icommcrcianti ivi sta
biliti , le medesime leggi rendono i capi di case di commercio rispon
sabili della condotta de’ loro agenti, amministratori e commessi, e gli
astringonoaiornir, a questo effetto, una malleveria alla camera di com
mercio di Marsiglia , il cui certificato è necessario per ottcncripassaporti.
Gli operaj , gli artigiani , che vogliono andare ad esercitar la loro .
industria negli Scali del Levante, debbono ottener ancora dalla camera di
commercio di Marsiglia un certificato , che non è rilasciato loro che dopo
che la loro condotta ‘e stata scrupolosamente esaminata , e la moralità loro rico
nosciuta. Non è che a vista di questo certificato che li si accorda il passaporto
L’ ambascialnre presso la Porta , ed i consoli ne’ diversi Scali , sono
autorizzati a far ritornare in Francia i commercianti_clte si portassero nel
Levante senz’aver ottenuto le enunciate autorizzazioni; ed ogni francese in.
tal modo rimandato non può più essere ammesso in alcuno Scalo._
Il francese il quale , ad onta di queste'disposizioni , sottraendosi al
lo invigilare delle autorità , si stabilissc nel Levante , perderebbe il dirit
to (1’ invocar la disposizione della legge civile. che conserva la qualità di
Civ. 17 L.C. '10 francese a colui che forma uno stabilimento commerciale in paese straniero“.
Trr. I. de’ Co'mmercianti - 105
v 1
T I T 0 L O V.
G A P I T 0 L 0 I.
\(a) La sesta parte sarà riportata dietro il cemento del tit. II. del lib. IV del
cod. francese di commercio.
L. T. I. I 14
106 LIB. I. del Commercio in generale
Noi or daremo alcune nozioni sulle instituzioni destinate a toccar questo
scopo, nello stato attuale della organizzazione ministeriale ed amministra
ÌÌVa del regno. . ' '
Nella prima sezione , parleremo del ministero‘e de’ consigli generali
di commercio e di manifatture; nella seconda, delle camere di commercio;
nella terza , delle camere consultive delle arti e de’ mestieri; nella quar
ta, degli uomini periti ( Prud hommes ).
SEZIONE lo
(a) La terza parte sarà riportata dietro il cemento del lit. VI. del lib. II. del
cod. francese di Commercio.
(s) Le usino-1 Sono gli stabilimenti fatti per una magone. o sia ferriera , per una
fabbrica di vetri, per un molino e simili.
è‘.
108 LIB. I. del Commercio in generale
L’ azione del ministero degli ‘affari esteri sul commercio ,» si esercita
principalmente, nelle convenzioni diplomatiche che, per le clausole eh’ es«
Se contengono, le reciprocaàioni che esse stipulano , le importazioni od a
sportaziòni che permettono o facilitano , ànno una si grande influen
za‘ sulla prosperità del commercio sul modo di spacciar i suoi prodotti e
Sulla estensione della industria. Noi abbiam visto che le basi di questi
trattati son preparati e discussi col ministero dell’interno.
Il ministro degli affari esteri assicura inoltre la protezione del re ed
un appoggio nef casi di negoziazione di giustizia e di ostacoli frapposti
a’ loro diritti, ad onta de’ trattati 0 delle regole del diritto delle genti,
ai francesi che, senza rinunciare alla loro patria àn formato stabilimenti
di commercio in paese straniero , o che il gusto de’Viaggi od il desiderio
d’ inslruirsi vi conduce.
E’ soprattutto in queste vedute, che indipendentemente da'_ suoi am
basciadori ed altri agenti diplomatici, sua Maestà mantiene nella mag
gior parte de’porti e delle città commercianti de’ paesi esteri, agenti cono
sciuti sotto il nome di consoli generali, consoli, viceconsoli , allievi di
viceconsoli ed agenti consolari.
Noi daremo; nella sesta parte (a) , nozioni estese sulla nomina , sul
carattere, sulle funzioni e sulle autorità di tali agenti.
Per conoscere più immediatamente ibisogni de’commercianti, preparare
per mezzo di utili travagli i miglioramenti nelle transazioni commerciali,
moltiplicar le sorgenti de’ prodotti , e facilitarne glispacci , è stato formata
presso del ministro ‘dell’ interno un consiglio generale di commercio. Le
sue funzioni indicate soltanto; ma senza una detérinimizion precisa , col
l’atto del governo del ='4 dicembre 1802 (3. nevoso annoar ), son re
. g01ate da una ordinanza del 23 agostoir-819.‘ ' ' '
Questo cosiglio è composto de’ commercianti i più ragguardevoli no
minati dal ministr0‘ dell’interno , sotto l’approvazione di sua Maestà.
I
îf
(a) La sesta parte sarà riportata dietro il comento del lit. Ill.. lib. IV. del,
codice francese di commercio, lit. VI , del diritto commerciale di Pardessus.
Tu. I. de’Conunercianli 109
Venti membri sono scelti direttamente dal ministro , gli altri lo sono in
numero eguale a quello delle camere di commercio, fra due candidati
presentati da ciascuna camera e presi nella estensione del suo circo n
dario. .
Questa scelta la rinnovata tutte le volte che un membro del consiglio
vien a terminar le sue funzioni , la cui durata non può prolungarsi al
di là di tre anni. '
I membri del consiglio generale di commercio non ricevono' stipen
dio alcuuo. Essi si riuniscono regolarmente una volta per settimana, in
dipendentemente dalle convocazioni estraordinarie. ‘Il ministro dell’ interno
lo presiede o lo fa presedere da un vice presidente di sua scelta , preso
nel consiglio, e rinnovato in ogni semestre.
Dopo cinque anni di esercizio , i membri possono ottener da sua Mae
stà il titolo di consigliere del re al consiglio generale del commercio.
Essi possono allora esser chiamati alle sedute del consiglio. di stato, per
prender parte alle quistioni che , dopo es5ere state agitato -nel consiglio
generale del commercio, vi fossero portate; ed in questo caso eglino àn
V006 deliberativa come i referendari (maltres de‘reguétes
Le attribuzioni del consiglio generale consistono nel dar i pareri si1
tutte le quistioni di legislazione o di amministrazione e sulle memorie e
progetti relativi al commercio che gli sono indirizzate dal ministro del.
l’interno. Tal consiglio rapporta' al ministro gli abusi che giungono alla
di lui conoscenza , propone i miglioramenti che crede utili alla esten
si0ne ed a’ progressi del commercio; ma, allorquandoi progetti che esso
presenta interessano le manifatture , una commissione mista formata dal
ministro dell’interno ,‘ e scelta metà fra i membri del consiglio generale
di commercio , e metà fra que’ del consiglio generale delle manifatture ,
di cui or ora parleremo, discute e propone un parere comune. Allorchè i
di lui pareri si danno su di una quistione proposta dal ministro la dcci
sione diffinitiva è trasèritta su i registri delle deliberazioni del consiglio.
_ Le manifatture formano attualmente uno de’ principali rami del com
mercio delle nazioni : nel medesimo t_empo c_l1’ esse occupano una parte
considerabile della popolazione , fan guadagnare allo stato coll’ asportazione
no LIB. I. del Commercio in generale
dei loro prodotti, tutti i profitti che risultano dalla ditl‘erenza tra il valore
delle materie prime e quelle degli oggetti lavorati; aprono nuove‘ strade
al commercio, proccuranoi mezzi più estesi di cambio e moltiplicano i rap
porti fra’ popoli. Per mettere l’amministrazione in grado di ponderar e
di bilanciare gl’ interessi della industria manifatttun'era, dell’ agricoltura
e del commercio interno od esterno , un consiglio generale è stato insti
tuito pres_so del ministro dell’interno , con atto del 26 giugno 1810.
_Una ordinanza del 23 agosto 1819 lo à organizzato sulle medesime
basi del consiglio generale di commercio: esso è composto discssanta ma
nifattori scelti fra tutt’i generi d' industria , e neminati dal ministro del
1’ interno ,' coll’ approvazione di Sua Maestà.
Questo consiglio a per oggetto di migliorar , per utili innovazioni ,
i metodi, ed i mezzi di travaglio delle manifatture , e (1’ indicare al go
verno gli abusi che potrebbero recar pregiudizio alla industria nazionale.
Le prerogative accordate? a’ membri del consiglio di commercio dalla
ordinanza che l’ organizza , son comuni a’melnbri del consiglio delle ma
nifatture.
5 E z 1 0 N E Il.
(a) Con leggedel IO marzo 1808 fu stabilita in Napoli una camera di commercio.
Con decreto del IO gennaio 18|i fu prescritto che i membri della camera di com
mercio dovessero cambiarsi per terzo in ogni anno, con quelle regolarità e condizioni
espresse nella legge del il marzo 1808.
Fu ordinato lo stabilimento in Napoli di una camera consultiva di commercio col
real decreto del di Il marzo 1817 , così concepito:
« Art. 1. Vi sarà in Napoli una camera consultiva di commercio. sotto la dipen
denza del nostro segretario di stato ministro degli affari interni.
2. Sarà essa composta di nove negozianti , oltre 1‘ intendente della provincia, che
ne sar‘a il presidente, e di un segretario perpetuo da noi nominato col soldo di ducati
quattrocento ottanta annui.
3. Il Consiglio provinciale former‘a in ogni anno una lista del triplo numero de1
negozianti che dovranno prescegliersi per membri di detta camera. Essi dovranno es
112 LIB. I. del Comme'rci'o in generale
SEZIONE III.
sere nostri sudditi naturali, o da noi naturalizzati , e che abbiano una casa attiva di
commercio in questa capitale.
4. Essi membri saranno cambiati per terzo in ogni anno. I membri che sortaho,
potranno
r essere detta
5. Avrà a nostro piacimento
carriera un vicerieletti.
presidente tra' suoi membri, il quale ‘ presederà in
assenza dell‘ Intendente. La sua elezione sarà fatta a voli segreti da essi membri in
ogni anno. Niuno potrà essere eletto , se non sia stato in essa camera almeno da un
anno prece‘dentemente. ‘
6. La predetta camera di commercio avrà la facoltà di proporre ciocchè crederà
conveniente alla prosperità del nostro nazionale commercio , oltre quegl’ incarichi che
le saranno dati da noi o da' nostri Ministri Segretarj di stato.
7. Pel bisognevole al mantenimento di essa camera , sarà percepito in tutte le
sentenze che profi‘erirà il tribunale di commercio residente in Napoli, un dritto gra
duale come siegue, escluse le sentenze il cui valore principale non ecceda ducati
dg: da ducati 50 fino a du'cati |00 , grana 20 : da ducati tot fino a ducati 200 ,
grana 40: da ducati dugentur'm -fino a ducati 600, grana 60 : da ducati 60 fino adu
cati nor , ducati |,ao '. da ducati 1200 , a ducati 200| , ducati a, 40: da ducati 1000
in sopra, ducati 3. ‘
8. Questo diritto si pagherà nelle mani del cancelliere del detto-tribunale nell‘atto
della consegna della spedizione; e da costui sar‘a passato in ciascun mese ad un can
siere , che la camera destinerì’a annualmente a voti segreti, il quale, terminata la sua
gestione , dovrlt renderne regolare conto. _
9. Il cancelliere di esso tribunale terra di questa esazione un separato registro
che in ciascun mese sarà verificato dal presidente del tribunale.
Con real decreto del 20 ottobre 1818 fu egualmente stabilita in Messina una ca
mera di commercio, econ real decreto del 27 luglio 1819 fu provveduto al di lei man
tenimento.
Con real decreto del |3 ottobre 1819 fu ordinato simile stabilimento in Palermo.
,Coti real decreto del la aprile 1_820 lo’l‘u per Foggia.
TIT. I. de’ Commercianti r13
ve delle manifatture. Il governo , per assicurar a tutte le professioni di
cui si compone il commercio i mezzi di andar di accordo , le 31 organiz
zato con un’ atto del 29 luglio 1803 ( 10 termicloro ànno Il ), reso
csecutorio dall’articolo 1.° della legge del 12 aprile ( 22 germile ) pre
cedente. _
Esse debbono essere composte di sei membri ‘e presedute dal maire;
ed in Parigi, dal prefetto, il quale , in caso di assenza , denota colui che
dovrà rimpiazzarlo. I ‘ '
' 5 E z 1 0 N E rv
108. Per assicurar una vigilanza locale delle leggi e de’ regolamenti
sulle manifatture esulle botteghe od officine, la legge del 18 marzo 1806
à autorizzato lo stabilimento de’ consigli di uomini esperti nelle città in
cui la industria manifiztturiefa, le fabbriche ed ollicine (ateliers) sono le
più considerabili. ‘
Questo stabilimento è creato da una ordinanza resa sulla dimandamo
tivata della camera di commercio 0 della camera consultiva delle manifat
L. I. 15 \
114 LIB'. I. del Commercio in generale
ture. Tale dimandei è .comunicata al prefetto , chi la trasmette , col suo
parere, al ministro dell’interno , il quale pria di proporre la ordinanza ,
si assicura se la industria che si esercita nella città è importante abba
stanza per giustificar la dimanda.
Le c0ndizioni della capacità di poter essere eletto, il modo di nomi
na , e la durata delle funzioni, son determinate dall’atto del governo _del
di 11 giugno 1809 , di cui ecco le principali disposizioni:
I mercanti fabbricatori , i capi di botteghe o di ollicine , i contro
maestri ( contro-maitrcs ) ( direttori e distributori de’ lavori ), i tin
tori od operaj muniti di patenti, possono soli essere eletti uomini esper
ti. Essi debbono avere trent’anni compiuti. I mercanti fabbricanti debbono
aver esercitato il loro mestiere da sei anni; ioapi di botteghe ed altri deb
bono saper leggere e scrivere. I fallitiegl’ individui che sono stati dichia
rati ritenilori di materie affidate loro per essere impiegate, non Possono
essere eletti. ‘
Il numero e la qualità de’ membri variano, secondo la estensione ed
il numero delle fabbriche e de’ luoghi. Ma la polizia delle manifatture e la
subordinazione dc’lavoranti verso i maestri essendo uno degli oggetti prin
cipali di siffatta instituzione , il numero di questi ultimi deve , in tutt'i
casi, ecceder quello de’capi di officine, de’ direttori o distributori di tra
Vagli ( contre-maîtres‘ ), de’ tintori e degli operai. _
Per surrogare gli uomini esperti.clte morisscro o che dessero la loro
dimissione, durante l’ esercizio delle funzioni loro , ciascun consiglio de
ve avere inoltre due supplenti , scelti 1’ uno fra’ mercanti fabbricanti,
e l’ altro fra’ capi di botteghe, etc,
Un segretario e addetto a questo consiglio; egli a cura delle scrittu
re e compila gli atti. È nominato dal consiglio, alla maggioranza assoluta
de’ voti ,' può esser rivocato ad arbitrio, ma soltanto da una maggioran
za di due terzi almeno di tutti gli uomini esperti.
Il locale necessario a’ consigli degli uomini esperti, per la tenuta del
le loro sedute, è fornito dalle città in cui essi sono stabiliti, come anche
le spese di primo stabilimento ed il costo delle legna da riscaldare,_de’lu
mi e delle altre spese minute. In conseguenza, il presidente del consiglio
q
(a) Le funzioni degli uomini esperti saranno esposte dietro il comento del
tit. III. lib. IV. del cod. francese di commercio. ' ‘
(b) Mairie: Luogo ove si radunano i sindaci, ed i decurioni.
'I
1i6 LIB. I. del Commercio in generale
Se il'consiglio è composto di cinque membri , non se ne rinnova , nel
primo anno , che un membro preso fra i‘ mercanti fabbricanti; nel secon
do anno si rinnova un mercante fabbricante ed un membro degli altri
stati; nel terzo anno , nell’istesso modo.
Se il consiglio è cum-posto di sette membri, si rinnovano, nel primo
anno , due mercanti fabbricanti ed un capo di bottega , un direttore o
distributore di travagli, ec.; nel secondo anno, due mercanti fabbricanti ed
un capo di bottega ,' nel terzo anno , nella medesima guisa.
Se il consiglio è di nove, si debbono rinnovar, nel primo anno , un
mercante fabbricante e due degli altri stati; nel secondo anno , due mer
canti fabbricanti e due degli altri stati ; similmente nel terzo anno.
Se il consiglio è composto di quindici membri, si rinnovano , nel
primo anno due uomini esperti mercanti fabbricanti, ed un’uomo esperto
capo di bottega, ec.; nel secondo anno, tre-uomini esperti mercanti fabbri
canti, e tre capi di bottega , ec ; egualmente nel terzo anno.
Il rinnovamento de’ due primi anni si fa a sorte , ed in seguito in
ragione dell’antichità di nomina. Gli uomini esperti ch’ escono d’impiego
possono sempre essere rielelti. I
I consigli degli uomini esperti, di cui qui non ci occupiamo che
sotto il rapporto amministrativo , sono incaricati di provar per mezzo dei
processi verbali, dietro le doglianze che sono loro rappresentate , e die
tro le visite che essi fanno presso i fabbricanti , i capi di botteghe , gli
operai e presso i lavoranti, coll’ assistenza di un giudice di pace, di un
commissario di polizia , o di un aggiunto del maire , le contravvenzioni
alle leggi _ed ai regolamenti concernenti le fabbriche, le sottrazioni di
materie fatte dagli operai, e le infedeltà commesse da’ tintori.
Sono eglino egualmente incaricati di vegliar lo eseguimento delle mi
sure conservatrici della proprietà , de’ marchi e delle impronte su’dilfe
renti prodotti delle fabbriche , e de’ disegnidi stoffe, di cui-parleremo in
seguito , tanto nell‘ interesse de’ Proprietari di tali marchi , secondo quel
che diremo nel capitolo seguente , che nello interesse dello stato, per
prevenire il contrabbando , conformemente alla ordinanza del di 8 ago
sto 1816.
Tir. I. de’ Commercianti 117
' Ciascun consiglio di uomini esperti tiene un registro esatto del nu
mero dc’ mestieri esistenti e del numero di operai di ogni genere impic
gati nelle fabbriche del circondario , dietro le dichiarazioni che iproprie
tarj di botteghe son tenuti di dar loro , e dietro le visite e le inspezioni
cb’ essi sono autorizzati a farvi due volte l’anno, per quest’ oggetto esclu
sivamente. Egli deve comunicare questi rischiaramenti alla camera dicem
mercio. .
La polizia municipale è, in conseguenza, tenuta di somministrar agli
uomini esperti tutti gli sebiarimenti e tutte le agevolmze che sono in suo
potere , per ell‘ettuar la loro ispezione. '
Gli uominiycsperti ànno ancor attribuzioni giudiziarie, che farem ce
noscere nella sesta parte (a), nel medesimo tempo ancora la processore che
innanzi di loro si osserva. .
Alcune città marittime possedono degli stabilimenti di questo genere ,
' sotto il nome di esperti uomini pescatori. Quello di Marsiglia, creato nel
1452 , e riconosciuto da un gran numero di editti e dichiarazioni
de’ Re , è stato conservato dalla legge del 12 dicembre 1790; gli avvan
taggi ne sonofslati ancora successivamente estesi a molte altre città, die
tro un atto del governo del 25 aprile 1812. . ‘
Oltre le loro funzioni giudiziarie di cui parleremo nella sesta parte,
questi uomini esperti sono incaricati d’invigilar la condotta de’ pescatori
nell’ esercizio del di loro mestiere; di far.;loro conoscere gli ordini e le
instruzùmi cui debbono'conformarsi ; di prevenir le contestazioni che po
trebbero elevarsi fra loro; 11’ informar l’ amministrazione della marina di
tutt’i fatti ed abusi contrari _al buon’ ordine, alla sicurezza pubblica , ed
allo interesse de' pescatori. ‘_ .
Essi son autorizzati a riunirsi tutte le domeniche, dopo l’ ull_i_zio di
vino , sotto la presidenza del capo del porto e di quello che questi 21 in
dica1o , per provvedere su’ miglioramenti di cui l’ esercizio della pesca è
' (a) La sesta parte sarà riportata sotto il comenlo del lit. II. lib. IV del co
dice francese di commercio.
118 LIB. I. del}Commercio ingenerale
suscettibile; per concertar i mezzi onde prevenir le-colpe ed i delitti di
ogni natura,e d’indicarsi scambiemlme'ntei Pescatori'su’ quali essi credono
dovdr particolarmente invigilare,
La riunione degli uomini esperti può chiamare nel suo seno i pe
scatori che essa crede a proposito di sentire e di consultare; di dare a quei
che fussero in questo caso ,_ i consigli di cui essi possono aver bisogno ,’
ed ancora am-monir que’ la cui condotta loro sembrasse ripreusibile.
CAPITOLO II.
109. Non è che nello stato di società, eda misura cliei bisogni reali
o fattizj danno allo spirito od alla industria le occasioni di diffondere
il frutto de’ loro travagli o delle scoperte loro , che si sente il bisogno di
guarentir le proprietà intellettuali.
Motivi che nOn è di nostro piano di sviluppare , ne di esaminare ,
ànno introdotto; a questo riguardo, regole assai più fondate sullo interesse
locale e sulla politica che su’ principi generali del diritto . di proprietà.
Esse suppongono che ogni inventore di scoperte od autore di opere che
le rende pubbliche; perde, per questo solo, il diritto di proprietà ch’egli
avea sulla sua opera prima di siffatta pubblicazione ; che ciascuno è li
bero d’ imitarlo , di copiarlo a suo profitto, come ciascuno è libero di
ripetere le parole ch’egli_à intese , e di profittarne. ' .
Ma solamente lo stato lo toglie da questa specie di abdicazione dei
suoi diritti,’ durante Un tempo più o meno lungo , allorchè egli à adem
piuto a certe condizioni; di tal maniera che è piuttosto il diritto ch’esso
à ricevuto dallo stato , che la sua proprietà primitiva , ch’è posto sotto
la guarentigia delle leggi.
_ Or faremo conoscere lo stato della nostra legislazione a questo riguardo,
" in due sezioni, di cui una tratterà di ciocche concerne i prodotti della.
industria , e la seconda , di quel che risguarda le composizioni letterarie
o scientifiche. ‘ '
Trr. I. de’Qommercianti I 19
s E z 1 0 N E I.
(a) Nel regno delle due Sicilie diverse disposizioni si trovano emanate sulle pri
vativc da accordarsi per le nuove invenzioni , o per“ le introduzioni di qualunque
genere d’ industria ,'per mezzo del decreto del 2 marzo 1810 , così concepito:
1. « Ogiii scoperta o nuova invenzione in qualunque genere (1’ industria appartiene
primitivameute al suo autore , e constituisce una sua proprietà. Glie n’ è perciò assicu-_
rato il pieno godimento , durante il tempo , e nel modo qu‘1 sotto stabilito. Saranno
egualmente considerati come proprietà tutti \que’ ritrovati che renderanno più perfetta.
una manifattura o un ramo qualunque d‘ industria.
2. A chiunque introdurrà il primo nel regno di Napoli una scoperta , o inven
Tu. 1. de’ Co'mmercianti 123
SEZIONE II.
zione che goda del privilegio di privativa nel paese nel quale è nata , saranno con
ceduti gli stessi vantaggi de’ quali godrebbe se ne fosse 1’ inventore , salve le condi
zioni contenute nell’ art. 10 del presente decreto. '
3. Chi vorrà conservare o assicurarsi una proprietà industriale del genere delle
sopraindicate , sar‘a tenuto;
1.° a dichiarare in iscritto all‘Inteudenza della rispettiva Provincia, se l' oggetto
ch‘ egli presenta , è d’ invenzione , di perfezione , o solamente d’ introduzione;
a.° a depositare sotto sigillo un‘ esatta descrizione de‘ principi , mezzi eprocessi
che costituiscono la scoverta , il perfezionamento , o l‘ industria che vuole introdurne,
come purei disegni in piani e spaccati ed imodelli relativi. Di questa descrizione e dei
disegni che le riguardano , dovranno esserne esibite duecopie , delle quali una re
starà presso l‘ Intendenza, e l’altra sarà rimessa al ministro dell’ interno , come sar‘a
prescritto qui appresso.
4.° Se l’invenzione o scoperta sia di una utilità generale, ma per la semplicità
dell‘ esecuzione , o perchè facilmente possa imitarsi , non dia luogo ad una specula
zione commerciale , o pure se l’ inventore per qualunque ragione preferisca di entrarev
direttamente in trattativa col Governo, potrà per mezzo degl’ Intendenti indirizzarsi
al Ministro dell‘ interno per confidare la sua scoperta, dimostrarne i vantaggi, e di
mandare una ricompensa su’fondi destinati all’ incoraggiamento dell’ industria.
5.’ La pr0prietìa ed il godimento temporaneo delle invenzioni industriali sarà as
sicurato per mezzo di una patente , giusta la forma unita a questo decreto, che verrà
rilasciata a chi ne sarà 1‘ autore. _
6.° Queste patenti saranno rilasciate dal Governo, sopra rapporto del Ministro del
1‘ interno dietro le. dimaude che a questo perverranno dalle Intendenze , agl’inventori,
perfezi0natori, o introduttorì'; e conferiranno loro il diritto di goderne per lo spazio di
cinque anni. Per eminenti ragioni di pubblica utilità potrà esserne prorogata la da.
rata sino ad anni dieci ed anche a quindici.
,7.° Le domande di patenti saranno rimesse dagl’Inteudenti al Ministro del
a;
_1-z4 LIB. I. del Commercio in generale
re , alle composizioni di musica , a’ pittori e disegnatori che fanno inci
dere quadri o disegni, in una parola, a tutti que’ a’ quali appartiene la
prima concezione di un’ opera di letteratura , di scienza e di belle arti ,
il diritto esclusivo, durante la loro vitae durante quelh delle loro Vedove ,
se le convenzioni matrimoniali di esse ne accordano loro il godimento ,
di vendere, di far vendere, di distribuire le loro opere nel territorio france
se, e di cederne la proprietà, in tutto ed in parte. I figli la conservano an
straniere durante il tempo della privativa concessa al primo inVentore , non potranno
essere prorogate oltre al termine prefisso alla privativa conceduta all' inventore del
paese ove i? nata la scopertaf
1 n.° Le patenti d’invenzione a chiunque vorrà eseguire o far eseguire nel regno oggetti
d‘industria sino allora sconosciuti, potranno essere concesse senza esame preliminare. Il
Governo però in questo caso non intende garantirne in modo alcuno nè la priorità ,
nè il merito , nè il successo dell’invenzione. Se gli oggetti pe’ quali si domanda la
patente, interessino la salute o la sicurezza pubblica, sarà indispensabile l’ esame pre
liminare. _ , '
n.° Le patenti saranno registrate nelle rispettive Intendenze del regno, me
diante l’ avviso che ne sarà dato dal Ministro dell' interno. Un registro poi generale
se ne qonserver‘a nel Ministero dell’ interno, nel quale saranno indicate anche le spe-_
cìlicazioni delle diverse patenti in attualità di esercizio. L‘ uno e l’ altro di questi re
gistri potr‘a' essere sempre consultato da qualunque persona demiciliata nel regno. Le
Tir. 1. de’ Commercianti 125
cora venti anni d0po la'morte dell’autor'e, gli altri eredi non la conserva
no che per dieci anni: se 1’ autore à venduto i suoi diritti nella totalità
dell’ edizioni, il 'cessionario conserva il diritto per venti o per 10 anni, secondo
che l’autore à lasciato, morendo , eredi iii linea retta o collaterale. Seorso
questo termine, ciascuno è libero di farne la stampa e lo spaccio, uniforman
descrizioni però non saranno comunicate, quando con una particolare disposizione l‘in
ventore abbia ottenuto dal governo che sieno tenute segrete. In questo caso potran
no esscre,'nominati dal Ministro dell’ interno de’ delegati che vigilino all’ esattezza
dell‘ esecuzione , dopo che avranno pienamente conosciuto i mezzi ed i processi con
tenuti nella descrizione , senza però che 1‘ autore cessi di essere in seguito risponsa- '
bile di una tale, esattezza. .
13-° Il proprietario di una patente godrà privativamente dell' esercizio e dell’utile
della scoperta, invenzione o perfezione. Potrà perciò dimandare il sequestro degli
oggetti contrafl‘atti , e chiamare i contrafi'attori innanzi, a‘ giudici e tribunali. Allorché
i contraffattori saranno convinti, verranno condannati, oltre alla confisca degli 0g»
getti in contravvenzione, a pagare agl’ inventori i danni ed interessi che avranno loro
causati colla contraffazione. Se la.denunzia di contraffazione risulti mancante di pruove,
ilsoffrire
denunziante sarà della
condannato a pagare al dinun_ziato i dannii che questi avrà potuto
per effetto dinunzia.
i4.° I proprietari delle patenti avranno il dritto di fare in tutta 1’ estensione del
regno stabilimenti che riguardino 1’ applicazione delle scoperte o introduzioni per le
quali sarà stata conceduta loro la patente , e di autorizzare altri particolari a farli
in loro vece: vale a dire, essi_pòtranno disporre della loro patente come di una pro
prietà mobiliare.
Gli acquistatori del dritto di esercitare una scoperta enunciata in una patente
avranno le stesse obbligazioni dell’ inventore: ed in caso di ccntraVvenzione la pa
tente sarà rivocata. la, scoperta sarà pubblicata, e ne sarà dichiarata di libero uso.
15.” Allorchè il proprietario di una patente avrà ceduto il suo dritto in tutto ,
o in parte , le_parti contraenti saranno tenute , sotto pena di nullità , di far registrare
questo trasporto“, secondo il modello annesso al presente decreto , nella rispettiva In
tendenza che ne informerà immediatamente il Ministro dell’interno, per'chè possa in
struirne le altre Intendenze.
16.° Ogni inventore decader‘a dalla patente, allorchè, dopo di averla ottenuta ,
sarà stato convinto di aver celato nella descrizione i suoi veri mezzi di esecuzione
126 LIB. I. del Commercio in generale
dosi a’regolamcnti particolari Sulla polizia della stampa e dell’arte del librajo.
Conformemente all’ atto del governo del 22 marzo 1805 ( I germi
o di aver mancato di dichiarare quelli che , durante l‘ esercizio, avr‘a potuto aggiu
gnere. Decad_er‘a similmente. dalla patente , quando dopo un anno , da contarsi dal
giorno nel quale si è ottenuta , non si sar‘a messa in esecuzione la scoperta che
ne costituisce il soggetto e non sarà stata legittimamente giustificata l’inazione; come
anche quando senza legittimi motivi sarà stata quell' esecuzione interrotta per un anno.
Finalmente decadere. dalla patente chiunque sarà convinto di averne presa una per la
stessa scoperta in paese straniere , o pure che la scoperta era già descritta in opere
stampate , e pubblicate.
17.° L‘invenzione , o introduzione apparterrà alla società , quando sarà spirato
il termine della patente. Allora ne sarà resa pubblica la descrizione ,' e ne sarà per
messo l’ uso in tutta l’estensione del regno, salvo il caso nel quale con un partico
lare decreto fosse stato prorogato il tempo della patente , Io ordinato il segreto per le
ragioni enunciate nell’ art. 12.
18.“ Tutti i privilegi per invenzioni od introduzioni ottenuti prima della pub
blicazione del presente decreto , dovranno, nel termine di i1uattro mesi, essere presen
tati alle rispettive Intend8nze che li rimetteranno al Ministro dell’interno, accompa
gnandoli col proprio voto consultivo. Saranno uniti a questi privilegi i disegni e le
descrizioni prescritte nell’ art. 3. Se saranno stati conceduti legittimamente, si con
vertiranno nel modo seguente in patenti.
Se il tempo che rimane per l‘ antica concessioneè minore di quello assegnato, nel
presente decreto , le patenti saranno concedute pel tempo che rimane: selè maggiore ,
l’ antica concessione sarà ridotta al massimo di questo tempo
ig.° I modelli annessi al presente decreto sono approvati » C).
Simiglianti prescrizioni si trovano nel real decreto del 24 marzo 1821 pe‘ domini
oltre il faro. ' '
Coll’ art. 322 delle leggi penali si trova prescritto di dover essere punito con un
ammenda non'minìore del terzo de’ danni ed interessi, nè maggiore del doppio di essi;
colla confiscazione degl‘ istromenti della fabbrica e de’ generi; e nel caso che il dan
no eccedesse ducati 500 , colla pena del primo grado diprigìonia o di confino , colui
che fabbricasse ‘, o vendesse o introducesse dallo straniero le mercanzie o‘le mani.
I fatture per le quali si trova accordata la privativa.
CAPITOLO III.
s E z I 0 N E I.
H3. La uniformità de’ pesi e delle misure , che le più antiche leg
gi della monarchia , e particolarmente un editto del mese di ottobre
1557 , avea prescritta , fu di nuovo ordinata dalla legge del 22 agosto
1970. Le prime basi ne furon stabilite da quella del 30 marzo x791 , e
fissate da un decreto del 1.° agosto 1793. .
Le leggi del 7 aprile 1795 (-18 germile anno 5 ), edel 23 settem
bre 1795 ( x.° vendemmiajo anno 4 ), àn regolate le denominazioni,
le divisioni o suddivisioni di ciascuna‘ delle unità principali le quali, suc
ccssivamente cangiate o modificate , sono state diliinitivamcnte determinate
dalla legge del 10 dicembre 1799 ( 19 frimajo anno 8 ), e da un’ atto
del governo del 4 novembre 1800 ( 13 brumajo anno 9 _
Un’altra atto del 12 febbrajo 1812 ordina ch’ esse saranno le sole ri
conosciute ed insegnate nelle scuole , impiegate nelle amministrazioni , nel
le piazze , nelle fiere e ne’ mercati , ed in tutte le transazioni commer
ciali particolari. Esso incarica il ministro dell’ interno di far formare , per
uso del commercio, gl’istrumenti di peso e misura che presentino,sia le fra
zioni , sia i moltiplici delle unità le più usitate , ed adattate a’ bisogni del
popolo , e che portino sulle loro diverse facce il paragone delle divisioni
e delle denominazioni legali con quelle che anticamente esistevano.
Il ministro dell’interno à pubblicato, in conseguenza, nel di 30 luglio
1812.; una‘instruzione su quest’ oggetto. _ ‘
Coloro che , nelle conscgnazibni o vendite delle mereanzie fatte ad altrui,
impiegasscro altri pesi e misure , son.puniti colla medesima pena colla quale ' I
lo sono
può direque’ che che
intanto consegnano ovendano a non
quest’assimilazione falsièpesi
stataedfatta
a false
che misure. “Si
nella vedu
(a) Il titolo I della. II parte, sarà riportato dietro di! comento del _tit. VII del
(a) Nella Sicilia Citeriore] con legge del 19 maggio 1811 fu stabilito il sistema
decimale de’ pesi e delle misure.
Co‘ decreti de’ 3r dicembre 1811 n. 1182 e 1183, 9 gennaio e 26 aprile 1812 ,
varie disposizioni furono date relativamente al tempo in cui dovea mettersi in vi
gore un tal sistema; ma col fatto, fra’ particolari, non è stato mai in uso.
Chi volesse conoscere i diversi ordini emanati, ond’ evitare le frodi, cui i pesi
e le misure poteano dar luogo, potrebbe leggere la praminat. 1 a 3 de’ 26 gennaio
1574, 30 aprile e 12 settembre 1609, de ponderilms et mensuris;ed il real dispaccio,
o sia pramm. 105 del 7 maggio 1768, de r_>flie. procuratoris _Caesaris etc.
Tir. I. de’ Commercianli. 133
Una fiera richiama i commercianti lontani , que’ ancora di paesi stra
nieri , ammette mercanzie di dnasi tutte le specie, non a luogo che,in
certe epoche dell’anno , e spesse volto la alta lln_laht è di più giorni.
L’ oggetto delle fiere ‘e de’ mercati essendo di trarre a’ luoghi desti
nati le derrate e le mercanzie, per lo comodo de’ venditori e del com
peratori , le diverSe considerazioni che possono determinare a stabilirne,
debbono esser ravvisate con una grande attenzione , ed i diversi interessi
locali debbono essere saggiamente regolati e bilanciati. Quindi lo stabili
mento de’ mercati e delle fiere è un’ atto di sovranità. Non solo i cittadini
non possono riunirsi in un medesimo luogo, per tenervi un mercato od
una fiera, senza incorrere nellepene pronunziate contro le illegali riunioni ’; Pen. 291 L. P. 305.
ma ancora gli amministrat0ri locali non possono stabilire , nè supprimerc le
fiere _oi meroati;nè cangiari giorni o la durata di que’che sono stati stabiliti
od autorizzati dal re. Questi principj della nostra più antica legislazione,
ndn conosciuti durante i primi disordini della rivoluzione,_furono richia
mati da un decreto del 9 ottobre 1793 (18 vendemmiaio anno 2), e
rimess’ in vigore dalla ordinanza del re del 26 novembre 1814.
Le autorità locali non ànno che il diritto di determinar i luoghi ove
si tengono gli enunciati mercati e fiere , conforme all’ art. 7 della legge
del: dicembre 1798 ( 11 frimaìo anno 7 ), e quello di far irego
lamenti che ne assicurano il servizio e la tranquillità, conformemente
all’art. 3 del tit. XI della legge del 24 agosto 1790.
È usando di questo diritto che , ne’ luoghi ove le mercanzie son
trasportate in una specie di magazzino di deposito, per esser dirette
verso il di loro destino, e dove le costruzioni e gli allitti de’ magazzini, e de’
luoghi da riporvii materiali da metters’ in opera riuscirebbero troppo diffici
li e di sovcrchio onerosi, l’amministrazione stabilisce i preposti sotto il
nome di guarda-porti od altri simili, di cui le funzioni, l’autorità, e la
risponsabilità son sempre fissate da determinazioni che creano queste cari
che , o dall’ atto che le istituisce (a). ‘
(a) Nel regno delle due sicilie è vietato di tener fiere 0 mercati senza la sowana
approvazione
j34 ‘ÌLI;B. I. del Commercio in generale.
"SEZIONI-1111.
sia per mezzo dell’asporta_tzionc all’estero , sia__per mezzo del consumo. Esse
sono , per una sorte di finzione, considerate come se non fussero ancora
entrate , come se fussero rimasto nel luogo donde son venute ; di tal maniera
che se diritti, non esistenti all’ epoca del di loro arrivo nel magazzino di
deposito , fusst:ro_stabiliti e sussistessero ancora al momento in cui quello che
ve le depone, le consegna per lo consumo, farebbe cl’ uopo pagar questi
diritti, come si pagherebbero su mercanzie novellamente giunte.
Si distinguono due specie dii magazzino di deposito: MAGAZZINO DI
DEPOSITO REALE , e MAGAZZINO DI naposno FITTIZIO. ‘
IL MAGAZZINO DI DEPOSITO REALE consiste nella facoltà che ànno
i‘_ proprietari o idetentori di mercanzie, dii_depositarle ne’ magazzini
della dogana, o in que’diqlla medesima indicati, durante un tempo deter
minato, senza essere soggettati a pagarne i diritti, eccettuato ilcaso in cui
_s-_
di Palermo , quasi colle regole medesime prescritte per la scala franca di Napoli,
e Nisila. ‘ I ,
_ Col real decreto del 15 dicembre 1823 sulle considerazioni, che la facoltà delle
riesporlazr'oni dalla scala franca di Napoli non serviva che di pretesto al contrabban
do , che le immissioni in detta scala franca non eccedevano, o che almeno per una
TIT. I. de’ Commercianti: 159
saggia economia non doveano eccedere i bisogni delle consumazioni; e che quindi il
commercio altro favore.non sentiva da una tale instituzione , che quello di soddisfare
i dazi con dilazione; e volendosi tale instituzione riformare , spogliandola da ogni iu
eonveniente, ed ampliar il favore della dilazione nel pagamento de’ dazi , fu sul)
pressa la scala franca ( art. 1 ), ed in luogo di essa vi fu instituito un deposito per
tutte le mercanzie di qualunque natura pervenienti dall’estero nel porto di Na
poli, e nell‘isola e porto di Nisila :, purchè nel manifesto e nella dichiarazione in det
taglio si esprimesse di essere igeneri destinati per lo deposita nella gran dogana
di Napoli; e fu inoltre prescritto , che i generi in tal modo immessi vi potessero ri
manere pel decorso di due anni (art. 4) ; che al termirmr del primo anno di deposito
dovesse pagarsi alla dogana la metà de’ dazi, e l’altra metà allo spirar del secondo ,
sempre con cambiali a 6 mesi data; e che spirato quest‘ ultimo termine , non potessero
le mercannic caS€l‘ più conserrmte ne’ magazzini di dogana , ma dovessero uscir fuori
( art. 5 e 6 ); che in qualunque tempo del periodo del deposito potessero estrarsi le
mercanzie da‘ magazzini della gran dogana , mediante però sempre il pagamento , con
cambiali a 6 mesi data, degl' interi dazi dOVuti sulle mercanzia che volessero estrarsi
( art. 7 ) ; che i dazi dovessero sempre stildisl'arsi in conformità delle tarill‘e in vi»
gore nel giorno in cui le mercanzie ed i dazi si lusseìo notati nel registro di depmito
( art. 10 ); che i generi già immessi per iscala franca, e que‘ che vi si trovassero
diretti,‘dovessero , per un termine stabilito in ragione delle distanze de’ luoghi da cui
pervenissero , seguitar a godere del benefizio della scala franca (art. 15).
Conreal decreto del 10 agosto 1813 la scala franca nella dogana di Palermo fu
convertita in deposito nello stesso modo, e colle regole medesime stabilite per Napoli col
citato real decreto del 15 dicembre 1823. .
Coll’ editto del 1728 fu accordato a Messina il privilegio diporto franco , e vari
dispacci si trovano emanati, per lo miglioramento di esso, negli anni 1789, 1795 ,
1796 , 1801, e 1804.
Col real decreto del 1 settembre 1817 , perchè il porto franco di Messina fusse
pienamente uniforme al fine che si ebbe nella instituzione,cioè la floridezza del commer
cio , e pe_rcltè facea d’ uopo di adottare delle misure per impedire il contrabbando ,
nel confirmarsi i privilegi conceduti a tal porto franco, alcune modificazioni vi fu
rono fatte , risguardanti solamente le sole mercanzie da spedirsi da’ domini al di quiz
del faro ( art.r Fu perciò stabilito che tutt'i generi che volessero esportarsi dalla
sicilia citeriore pel porto franco di Messina , dovessero esser sottoposti, nell' atto
della esportazione , al pagamento 'de’ diritti, nelle doganedi partenza, a norma delle
tariffe in vigore ( arti3 ); potendo essere abilitati però gli estraenti di tali generi a
pagare i dazi di esportazione nel corso di quattro mesi , salvo a pagarsi al momento
della vendita , ove questa nel porlo franco di Messina avvenisse prima di spirar l'enun
ciato termine ( art. 4 ); come con maggior precisione si trova ordinato nel regola
" ‘- » s ‘. s ._ elfi-W W
mento del 29 settembre 1817 , che serve per agevola! la esecuzione dell‘ennficiato real
decret0°
Col real decreto del 23 marzo 1819 fu confermato l’ enunciato real decreto del 29
settembre 1817 , e fu inoltre prescritto che il privilegio di porto franco si dovesse e
stendere a tutto lo spazio circondato dalle mura della città di Messina, da dover essere
considerato come un ammasso di magazzini ( art. 71 ); clic per la immessione delle
merci e derrate in quel porto franco si dovessero gl‘ imnrctte_nti uniformare, per le di
chiarazioni e pe‘manil'esti , alle disposizioni contenute nelle instruzioni del 1784, di cui
si trovano i modelli annessi al citato real decreto del 23 marzo 1819 ( art._7o ) ;
che i capitani, marinari, proprietari e raccommulnùnj delle mercanzia pervenienti in
' tal porto franco fussero esenti dall’ obbligo di presentare agl‘ impiegati delle dogane le
spedizioni di pervenienza , salvo ciocclrè si trova stabilito nel real decreto del 1 set
tembre 1817 relativamente alle derrate e meroamie pervsnienti dalla Sicilia citeriore
( art. 74 ),ed eccetto i generi indigeni che potessero pervenirvi dalle dogane di 51.
cilia ( art. 146 ): '
Che dovesse esser libera e non soggetta a verun dazio, ad eccezione, nel solo caso
che i generi fussero dichiarati pel consnî .o della città , dell’uno per 100 per diritto
di stallaggio (gabella che si paga per fermarsi colla nave in porto), la immessione in
Messina, non solo per‘mare , ma anche per terra, di ogni genere di merci e derrate, s‘1
estere che nazionali,eccettuati i sali pervenienti dall'estero;e chelibere dovessero essere
tutte le specie di contrattazioni commerciali ( art. 75, 76, 77 e 171 a 173 );
Che i generi-che da una dogana di Sicilia volessero destinarsi pel porto franco ,
dovessero pagare nella dogana di partenza il solo dritto di dogana , coll’ obbligo di
‘esibirsi, in un termine in ragione delle distanze, un certificato dell‘ arrivo de’_generi
nel porto franco ( art. 143 e 144); che i generi indigeni ’che s’ introducesserq in
Messina per la via di terra vi si dovessero liberamenteyimmettere senza ve_run paga
mento di dazio , eccetto quello delle gabelle civiche, qualora se ne volesse fare il con
sumo in città (art. 161 e 163'
Che la durata del beneficio del porto franco dovesse essere illimitata , potendo
si ivi tenere, per quel tempo che piacerà a’proprietarj , tutte le mercanzie im
messe (art. 79 ), eccettuat’i commestibili che non potendo esser conservati per
lungo tempo , si dovessero intendere consumati dopo 1‘ elasso di due anni, salvo però
ad ottenere una proroga dall’intendeute , dopo essersi questi convinto dello stato di
essi ( art. 79 ); che i generi esteri che dal porto franco si Volessero riesportue per
1' estero , previe le debite licenze da ottenersi dagli estrattori, non dovessero sog
giacere a verun pagamento di diritto ( art. 83 ); che ove tali generi si volessero
estrarre per consumo della Sicilia, dovessero essere sottoposti al pagamento di tutt’i
dazi d‘importazione nel luogo della destinazione, in quel modo che lo sarebbero pagati
se fossero immessi direttamente dall’ estero, meno però il 15 per tuo , onde vie più
‘-_
""‘_'-”‘°’” "’«MMT ’Ar
,._ m .
Trr. I. de’Commercianti. _ 141
favorire il commercio di Messina art. 977 e 98 Che se si destinassero per la Sici.
lia citeriore dovessero godere su‘ dgzj d‘ importazione il rilascio del 15 per 100, qua
'lora s’introducessero in una delle dogane d’immessione delle tre calabrie-; del 10 , in una
delle dette dogane delle altre provincie postes_ul Ionio e still’ adriatico; del 5, nella
dogane d'immessione delle provincie sul Mediterraneo , e dell’uno , qualora s’inimettes
sera nella gran dogana thapoli ( art. 133
_ Che i generi indigeni immessiin porto franco per la via di mare, volendosi asportare nel
l‘estero , dovessero soltanto esser soggetti al pagamento de‘dazj di estraregnazione, giusta
la tariffa in vigore; e che i generi indigeni immessi per la via di terra, fussero soggetti
al pagamento di tutt’i dazi ; ed oltre , in entramb‘ i casi, a quello del dritto della
tratta , ove sia dovuto (art.164 a 166); finalmente che non fussero permesse le estra«"
zioni de‘ tabacchi da Messina per tutt’i luoghi del regno‘delle due Sicilie, se non ai
soli padroni de’ bastiment_i , i quali prescntassero i contratti passati coll’amministra
zione generale de' dazi indiretti.
Da tutto ciò siegùe, ‘
1.’ Che il Porto franco "in generale è quello in cui i mercanti di tutte le nazioni
possono immettere le loro merci, venderle, e da cui possono ritirarle, senza limitazione
di tempo, e senza pagamento alcuno di diritto di entrata odi uscita , salvo le parti
colari restrizioni , che per maggiore utilità del commercio si crede da’ Sovrani di ap
portarvi. "
2. Che la Scala fran_ca è quel porto nel quale si possono scaricare le merci , e
da cui, in un tempo limitato, possono riasportarsi nell’ estero , Senza pagamento di
dazio alcuno, eccettuato quello calcolato sul peso de' colli
3. Che finalmente il Deposito consiste nel pagare tutt’i dazi con dilazione.
(1) «Le merci che entrate da un confine dello Stato escono dall’ altro, non tur
bano il movimento delle produzioni nazionali; quindi sembra a prima vista che il
_ commercio di transito dovrebbe andare esente da dazio. Egli ofli‘e altronde occasione
di guadagno 1.° ai proprietarj de’ magazzini e delle case , a.° ai venditori d’ ogni
oggetto di consumo , 3.° allo Stato che esige un’imposta sn’ consumi. Da ciò risulta
che si debbano torre tutti gli ostacoli che si oppongono alla celerità ed economia dei
transiti. Infatti i mercanti che tutto assoggettano a calcolo , cercano e ritrovano pre
sto altre. strade per ispedirvi le loro merci, da che le prime che praticavano si
rendono troppo dispendiose; e certo essi non pagherebbero il gravosissimo dazio che
il Re di Danimarca esige allo stretto del Sund , se potessero scendere al Ballico per
altre strade. In onta di questi riflessi il commercio di transito deve pagare un da.
I42 LIB. I. del Commercio in generale.
sia in comfienso , 1.° delle strade ch’egli consuma , e che sono mantenute dalla Sm
to; 2.° della jbrza armala che voglia per procurargli sicur_ezm. Da ciò risulta che
il dazio di transito non debb‘essere calcolato che sul peso de’ colli » GIOIA, nuovo
Prospetlo delle scienze economiche , vol. 5 pag. 218.7
. s
. .
’I- G D:
RELATIVE
AL LIB. I, T1T. 1,
DI!
CODICE DI COMMERCIO.
a
. r45
PREFAZIO‘JVE
DEL
COMPILATÙRE.
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CODICE DI COMMERCIO;
OVVERO
DECISIONI E DISPOSIZIONI
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N.° r.
a.
3.
l..
1 50 Decrsiom GENERALI.
Fu osservato che tali quistioni appartengono più alla giurisprudenza
che alla legislazione. Si aggiunse che bisognava lasciar procedere a’ tri
bunali; che se si fermasse una falsa giurisprudenza , la corte di cassazio
ne, la rettificarebbc; che sol quando il sentimento di questa corte non è
ammesso da tutte le corti reali, vi èluogo a ricorrere alconsiglio di stato.
Questa opinione è stata adottata ed à dato] motivo al seguente avviso
del 22 novembre 18:1.
Il consiglio di stato, che dietro il rimando ordinato dal gover
no, à inteso il rapporto della sezione dell’interno su quello del
ministro di tal dipartimento , tendente a provocnr la interpetrazione
di alcuni articoli del codice di commercio;
Vista la legge del 16 settembre 1807, relativa al modo aseguir.vi
per la. interpetrazion delle leggi; '
È di avviso che non vi è luogo , nello stato attuale delle cose ,
ad interpetrar gli articoli del codice di Commercio indicati dal min i<
stra dell‘ interno; ma che i tribunali di commercio debbano giudicar
le’ quislioni particolari che si presentano , secondo la loro convinzione
giusta i termini alo spirito del codice , ed in caso di sileenzio in esso,
giusta il diritto comune e gli usi del commercio; salvo l’applicazion
della citata legge del ‘16 settembre 1807 , ne’ casi Prevedutivi (a).
(a) Nel regno delle due Sicilie viè luogo ad interpelrazion di legge a‘ termini del
l’art. 131 della legge organica dell‘ordine giudiziario del 29 maggio 1817, così concepito :
Vi sarà luogo ad interpretazione di legge , allorché la corte suprema di giu
'stixia annullerà due decisioni, o sentenze in ultima istanza pronunziate sul medu
simo afl'are tra le parti medesime , e che aieno state impugnate co’ medesimi Motivi.
Questa interpretazione sarà data nelle forme prescritte dall’ articolo a della no
stra legge del 24 marzo 1817.
Questd interpretazione potrà essere dimandata dalla corte suprema di giustizia
prima di preferire la seconda decisione. Allorché la corte suprema non l‘ avrà di"
n_;andatu , essa dovrà rendere la seconda decisione 0 camere riunite. In. questo caso
sarà nelle facoltà del nostro segretario di stato ministro di grazia e giustizia di
presedt‘re alla mantovala corte suprema. Se ciò non ostante , una terza decisione I
o sentenza in ultima istanza, uniforme alle due annullate, fosse impugnata con ricor
Decrsrom GENERALI. 1 5 I.
4." ‘.
Le disposizioni del codice civile formano il diritlo comune per
le convenzioni fatte in materia di commercio , e non regolate da ili-.
sposizioni speciali. _ >
C. A. di Rouen. n dicembre 1806 ( S... 7. a. 10).
Jvecfezc e @ouddazì %oweigaiy.
ARRESTO.
5.
Annesro.
6.
e Mielie8 Primogeuite.
Annasro.
La corte, - Visto l’art. 2 del tit. 1.° della legge del 21| agosto
1790 , cosi concepito : » Tutte le persone .che ànno il libero esercizio
» de’ loro ,diritti e delle loro azioni potranno nominare uno o più arbitri
» per pronunziar su’ di loro interessi privati, in tutt’i casi ed in tutte
» le materie senza eccezione ». _
,Visto 1’ articolo 1005 del codice di procedura civile '( art. r079
Decxswm cenensu. 173
di procedura civile ), che stabilisce: « Qualunque persona può compro
» mettere su’ diritti di cui la la libera disp05izione ».
Visto in fine l’ art. 1989 del codice civile ( art. 186: leg. civili ),
il quale dispone che « Il mandatario non può eccedere i limiti del suo
»» compromettere
mandato; che il>>.potere di far transazione non comprende quelloIl di
>> Le leggi e gli usi del commercio àn fatto sempre considerar una
società come una persona che à la libera disposizione de’suoi diritti ed
azioni, e'contro chi il pubblico à il diritto di esercitarne.
» Una società di commercio compromette della medesima maniera co‘
me compera, vende, riceve e dà in prestito, accetta o si sottomet
te ad obbligazioni ; essa é organizzata in modo che ciascuno dei
socii à il diritto diagir per tutti e di sottoscrivere sotto la ragione
sociale; o questo potere è riserbato ad Uno o ad alcuni degli ammini
stratori: nell’ uno o nell’ altro caso 1’ obbligo della sottoscrizion sociale
divien 1’ obbligazione di tutt’ i socii , che son solidarj per tutti gli ob
blighi. _ V
I Vi è tal società che à molti stabilimenti, o che da uno stabilimento
unico distacca socii , e destina in luoghi diversi, ove si estendono le sue rela
zioni; essa opera dappertutto; risiede e viaggia; é presente su tutt’i
punti del mondo c0mmerciante dove la sua sottoscrizione può esser data;
e se prova in alcuni paesi una dillìcoltà, è essa che, avendo la libera
disposizione dell’ affare di cui si tratta ,\ è presente per prender la via del
1’ arbitrato la più semplice, la più pronta , e la più ragionevole.
» Gli amministratori di una società generale di commercio ànno
dunque il diritto di sottoscrivere compromessi.
. I 7 ’ n ‘
De’ poteri de’liquidatori dl una soczeta generale.
7.
Non può esservi in una società beh organizzata che un solo potere
legislativo. Se ve ne fussero due , o le lòro volontà sarebbero conformi,
ed una di esse sarebbe inutile; o sarebbero contrarie", e scambievolmem
te si distruggerebbero , e vi sarebbe anarchia nello stato. Allorché dun
que si trova in una nazione un potere legislativo ben determinato, si deve
decidere che altro non ve ne sia. In Francia, il diritto di far leggi appar
tiene al corpo legislativo; esso non appartiene adunque a niun’ altra au
torità , e ne anche al popolo. Questi principi non sono punto contrari a
que’ ch’ erano in vigore in Roma , almeno nelle due epoche , durante la
repubblica, ed allorché l’ autorità degl’ imperadori fece disparire gli ulti
mi vestigi della libertà.
Ne’ tempi della repubblica , il popolo. esso stesso era il legislatore.
Quind’ importava poco che la sua volontà foss’ espressa o tacita; era ba
stevole ch’ essa fusse costante per esser legge , e per abrogar le leggi an
teriori. Non vi era sempre che un potere legislativo nello stato. Allorchè
il governo imperiale ebbe ridotto al nulla tutti gli avanzi del governo po
polare , si vide medesimamente la unità del potere legislativo consacrata
da una disposizione espressa. L’ imprerador Costantino decise per mezzo
della leg. 2 , al cod. quae sit lunga consuetudo , nell’ anno 519 della
nostra era, che la consuetudine non poteva derogare le leggi positive ,
ed in tal guisa l’ autorità risedè tutta intera nella persona del principe.
Non fu che nel tempo intermedio, cioè nel secondo secolo, che si vide
il giureconsalto Giuliano , che viveva frattanto in un’ epoca in cui il po
tere legislativo apparteneva agl’imperadori, scrivere che la consuetudine
r82 Decmom GENERALI.
era obbligatoria (1); ma si rammentava allora che in origine era il
popolo esso stesso che faceva le sue leggi, e si amaVa di persuaderlo
ch’egli aveva ancora qualche potere,mentrechè nel fatto più non ne aveva.
(i) V. la legge 32 il. de leg. , di cui il ginreconsulto Giuliano, che viveva sot
to 1’ Imperadore Adriano , è 1’ autore. - Collocando questa legge e la legge a al C.
quae si: longa conSuetudo , nel num. delle leggi romane , Giustiniano s rimasto a
dubitare s’ egli aveva adottato i principi di Costantino, o quei del giureconsulto. AL
cun‘ interpetri , in vero , àn preteso che non vi era punto di antinomia tra le due
le gi citate. Gli uni hnno asserito che la legge del digesto si applica agli stati rep ub
blicani , e la legge del codice agli stati monarchici ; altri àn mostrato che , nella pri
ma , si tratta di consuetudini lomli , e nella seconda , di usi generali; altri finalmen
105;
te ( e Giac. Gothofred.
fra essi , adGer.
si annovera leg. Noodt
un. cod.
, inTheodos.
pand. , de
de longo consuet. ,),cod.
leg.; Heinnec. in lit.
creduto
,
loro forza fino a che non sieno espressamente rivocate dal legislatore. I semplici usi ,
le opinioni de‘ giureconsulti , i pareri de‘ giudici , le ordinanze rese per casi parti
colari , non possono abrogare le leggi esistenti ;egualmente che non possono introdurne
delle nuove ». Code góne'ral pour les états Prussiens , introd., 63 e 64.
(a) Si noti che questa dissertazione fa scritta nell’ epoca( 1809) in cui le menti
in Francia erano molto esaltate.
(1) Tu. 3, art.2.
(2) Io, |9, 58, 59 e 60.
e . --.--_-- -._--_ .-_ _____w_._ _
I 84 Dr:msronx GENERALI.
cata. Da quando tempo esiste questa consuetudine di cui voi parlate ?
A qual’ epoca ò dovuto io conformarmivi? Qual’èil luogo ch’essa occupa
nel codice delle nostre leggi? Se voi non potete rispondere a tali qui
stioni, in qual modo potete pretendere di sommettermi ad una legge che io
debbo riguardar come immaginaria ? Io non sono che un punto nel corpo
sociale, lo so; ma sono uomo e cittadino , _i miei diritti sono così sacri
come que’ della nazione intera. Non ò contrattata la obbligazione che di
ubbidire alle autorità costituzionali,_non ubbidirò che ad esse sole. Che
si*riduca al nulla la Costituzione, se si giudica convenevole , vi accon
sento. Allora nominerò nuovi mandatarj , e per loro mezzo oda me stes
so esprimerò la volontà di essere sommesso o no alle leggi che il popolo
stabilirebbe capricciosamente. Ma quando risPettate l‘ atto fondamentale
dello stato, voi volete sottomettermi a doveri ch’ esso punto non m’ impo
ne! Voi mi togliete il diritto, nel con’servarlo , di dar il voto su’ carn
biamenti che pretemlete farvi , e volete obbligarmi a conformarmi a tali
cambiamenti ! Mi forzate _ad eseguire in un tempo istesso le regole chev
emanano da autorità superiori , e le regole arbitrarie che voi fate! No. Se
il maggior numero fa legge , ciò è allorché chiamato ad una pubblica
deliberazione , ciascuno à potuto liberamente pronunziar il suo voto. Qui
non vi è stata alcuna deliberazione. Io non ò potuto , nè dovuto dar il
voto sull’ abrogazione degli atti costituzionali, sullo stabilimento della
con5uetudine che voi dite di esistere. Poco m’ importa adunque che il
maggior numero si sia pronunziato; io ò per me le leggi fondamentali
del corpo sociale , e ne reclamo la esecuzione; Se contro il mio aspetla
mento, un tribunale qualunque mi forza di piegarmi ad-una volontà Clic punto
non conosco , dichiaro che mi appellerò al senato, ed a quello che esercita
il potere supremo percbè son concorso io stesso ad accordarglielo; li ci
terò , come miei mandatarj , a gnarentirmi l’esercizio de’ miei diritti; e
dovesse la mia voce perdersi nello spazio immenso che mi separa dal tro
no , farò vedere un semplice cittadino che reclama l‘ eseguimento delle
leggi dello stato, ed un tribunale che le conculca.
Noi ignoriamo ciocche potrebbe rispondersi a questo discorso. Sup
poniamo intanto che lo stabilimento di una consuetudine non sia punto
, Î_47 '
Drorsrom GENERALI. 1 85
contrario alle costituzioni; e vediamo se in questo caso medesimo , essa
dovesse aver forza di legge.
a.}° Che non può alcuno fondarsi su ciò che un uso e generale, per
' pretendere ch’ esso sia legge , perché è a presumersi che una parte
degl’ individui non fa che tollerarlo, senz’acconsentire positivamente af
,finch’ ess_o divenga obbligatorio.
Lr,.
1 86 ' Decrsronr GENERALI.
anzmnziando giammai la volontà di sommcttersi ad una-obbligazion positi
va , non possono servir di base ad un uso.
Invcro là non si Vede che una presunzione,ma essa è fondata sulla na
tura delle cose , su quel principio riconosciuto di tutt’i tempi, che l’uo
mo sieguc ynclle sue volontà le orme del suo interesse; essa non può es
ser distrutta che da una pruova contraria , e la natura della quistione
rende SilÎatt& pruova impossibile a somministrarsi.
Ma se si deve presumere che gl’ individui cui 1’ uso è contrario, lo
tollerano soltanto senz’ acconsentire allinchè esso divenghi obbligatorio ,
non si può punto dire che l’uso è generale; e se non si può dire che è ge
nerale non si può dire, ch'esso è legge, poiché, dietro il principio adot
tato dalla corte di cassazione, nel suo arresto del 25 brumaio anno II , un
uso non è legge che allora quando esso e generale. Quindi niuno può
valersi del silenzio de’ particolari , per pretendere che uso sia gene-L
mie, e che il voto della nazione sia ch’ esso divenghi obb igatorio.
Se, allOrchè non si eleva reclamo alcuno contro un uso , si deve
presumere che gl’ individui non acconsentano tutti a ciò, che esso abbia
forza di legge , a maggior ragione, questa presunzione dev’esser ammes
sa, allorché la esistenza e l’ autorità dell’uso son contrastato in giustizia.
Molto più , la presunzione si cambia allora in certezza; poiché, da que
sto solo che 1’ uso non è conosciuto da “[10 o più individui, ne siegue
evidentemente ch’ esso non e generale , che la Volontà di tutti non è che
esso diventi legge.
Questi principi sono egualmente veri, sia che si tratti di una con
suetudine che deroghi una legge positiva , sia che si tratti di una con
suetudine che abbia per oggetto di supplire al silenzio del legislatore su di
un punto determinato. Ma applichiamoli noi stessi alla specie sulla quale
‘ei intervenuto
Taluno siilè primo
valuto arresto della corte
( per sostenere chedigli
cassazione.
articoli 2 e 3 del] tit. IVÎ
dilla ordinanza del 1673 ,' erano caduti in disuzanza ) , della giurispru.
danza costante de’ parlamenti del regno. Ma, 0 si è considerata in se
stessagl’ autorità di queste corti di giustizia , 0 si son considerati i di
loro arresti come valevoli a stabilire il voto universale, della nazione.
I _ DECISIONI GENERALI. . 1 87
'Se si è considerata in se stessa I" autorità de’ parlamenti , non si
poteva dire ch’ essa aveva la forza di abrogare una legge: i parlamenti ,
che godevano del diritto (1’ interpretrar le ordinanze per via di regola
menti, non potevano dispensarsi di eseguirlo allorchè esse erano state re
gistrate, come 1’ era stata quella del 1675, altrimenti esse sarebbero state
inutili. D’altronde , le ordinanze traevano la loro forza obbligatoria dal
principe che 1’ emanava , e da’parlamenti che le registravano. La sola vo
lontà de’ parlamenti non poteva dunque abrogarle; Îera nece'ssaria ancora
la volontà del principe. -
Se si è considerata la giurisprudenza de’ parlamenti come valevole a
stabilir il voto universale della nazione, ci sembra che si è caduto in
Un errore manifesto. Come in ogni causa vi è un'attore ed un reo , ogni
giudicato condanna 1’ mio perché accorda diritto all’ altro.' Or , è presu
mibile che colui il quale era COndannat0 accouscntiva all’ abrogazione del
la ordinanza? ' .
Se cento arresti sono stati pronunziati c0ntro la disposizione di que
sta legge , è perchè cento persone ànno reclamata la esecuzione , e che
cento altre vi si sono opposte; che si aggiung’ a ciò l’incertezza in cui
si doveva essere sul voto degl’ individui che non si erano ancora pro
nunziati , e si vedrà ch’ era impossibile di provare che un uso generale
si fosse elevato contro gli articoli la cui disusanza è stata decisa.
Cioccb‘e noi abbiam ora detto si applica a tutte le leggi di cui si
volesse provare la disusanza. Qualche volta che un tribunale è occu
pato della quistione di sapere se una disposizione legislativa è abrogata dall’
uso, lo èperchè questa abrogazione è contrastata da un individuo. Or per
qual diritto lo privarebbe uno del beneficio di una legge esistente, per co
stringerlo ad eseguire una regola contraria , allo stabilimento della quale
egli non è eoncorso , nè per se stesso direttamente , nè per mezzo del po
tere legislativo suo mandatario ?
Ma, si dirà forse, 1’ uso generale esiste allorché i tribunali sono
stati di accordo per una lunga serie di anni nel consacrar tale o tal al
tra regola. Le di loro opinioni, unite a quella degli attori, forma il
maggior numero de’ voti, il quale constituìsce esso stesso la volontà della
E
188 DECISIONI GENERALI.
nazione. Dimostriamò, in conseguenza, che il concorso dell’ autorit‘a giu
diziaria alla formazione di un uso che abrogasse la legge o che stabilisse
novelle obbligazioni, e formalmente contraria alle nostre costituzioni.
J amen-30% C‘Idlwò.
> -À-_a._--lll_
_-“l___‘._ln_.n_- ._.__ 'A_fl
DECISIONI GENERALI. 191
tura o innanzi notajo , o sotto firma privata , e non sarà ricevuta alcuna
pruova testimoniale contro 0 oltre il contenuto nell’ atto di società , e
sopra ciocchè sarebbe allegato essersi detto innanzi, nel tempo o dopo
la compilazion dell’atto , ancorché si trattasse di una somma o di un va
lore minore di 100 lire ».
Arbaud non esibisce alcun atto scritto ,- provante la esistenza della
società.
Nondimeno, il 3: agosto 18.12 , il tribunale di Draguignad , consi.
derando che il signor Arbaud è stato socio di sua madre, le con
danna a conferire solamente la-metà delle somme ch’ egli à riscosse dal
suo commercio.
A’ 22 luglio 4816, arresto confirmativo della corte reale di Aix.
Ricorso in cassazione dalla parte de’ figli Emérigon , per violazione
dell’ art. -I , tit. IV dell’ ordinanza del 1673 , poichè , contro il testo for
male di tale articolo, 1’ arresto impugnato à riconosciuta la esistenza della
società , quantunque essa non fosse stata stabilita per mezzo di una pro-t
Va scritta.
ARRESTO.
V‘W‘MWM-vt,“ \w“
192 DECISIONI GENERALI.
- -‘ _-fl _ -*WM\M\_ ‘
I 96 Decrsrom GÈNERALÎ,
Appartiene al popolo, come sorgente di ogni autorità? Appartiene ai
parlamenti come esercenti una picciola porzione del potere legislativo ?
A quali segni distinguere l’uso che abroga la legge ? E alla perpetualz'là
della medesima cosa giudicata ? o basta egli che una innovazione sulla
giurisPrudenza medesima sia stata generalmente accolta ? Questa genera
lità di giurisprudenza esige essa uniformità di arresti in tutt’ i parlamenti?
o, per ciascuna provincia, basta la uniformità degli arresti del parlamento
che la regola?
Qual’ è la forza dell’uso ? Introduce egli un diritto positivo nuovo?
o non fa che render neutro il diritto ricevuto? È egli possibile di abro
gare una legge senza richiamare in vigore le altre leggi sulla materia ,
conseguentemente senza introdurre un nuovo diritto positivo?
In tutti questi punti, gran diversità di opinioni. Or, in questa di
versità di opinioni, come trovare una regola sicura ed infallibile?
E se fa d’uopo ancora di esaminare a qual punto l’uso e equo ed utile,
o ingiusto e pernicioso , non sarà egli il soggetto di discussioni eterne?
La regola de’ costumi dev’ esser chiara e sensibile : dev’ esser cono
sciuta da tutti. \ -
Perciò la legge è semplicemente un atto legislativo , solennemente
' pubblicato. .
Quindi, là dove non vi è un atto positivo e determinato; là dove
manca una pubblicazione solenne; là dove vi è l’istoria a studiare, la
giurisprudenza a consultare; là dove vi è lavoro penoso e risultamento
dubbio, non può esservi diritto obbligatorio per tutti, cioè nè legge , nè
uso che a forza di legge.
Ma se non vi e diritto obbligatorio pe’ cittadini; se vi è essenzial
mente oscurità , materia soggetta a dissensioni , sulla esistenza e su’ ca
ratteri dell’ uso invocato; se è necessario discendere ad una folla di det
tagli su’ fatti, come il tribunale di cassazione potrebb’ egli essere obbli
gato di esaminare se vi è , o nò uso che abroga la legge? Perciò, la
sciamole consultar sempre il libro della legge che li frà le mani, e non
le dimandiamo giammai di compulsarei monumenti sparsi e poco auten
tici dell’ uso. -
Il commissario Merlin à opinato_ che i terzi non erano obbligati ad
#Ww,_l-lfv_>
DECISIONI GENERALI. 197
esibir l’ atto di società. - Sulla quistione della disusanza ,' ein à»dct
to che si riduceva a sapere se l’uso può abrogare la legge.
La quistion6 così stabilita , egli à sostenuto che , presso tutte le na
zioni , la legge era essenzialmente la volOntà generale , espressa o pre.
sunta.- Presunta , allorché il potere legislativo è esercitato per mezzo
di rappresentanti elettivi o ereditari ; espressa , allorchègil popolo prende
una parte attiva nel potere legislativo.
Da che la legge non e altra c05a che la volontà generale , egli li
tirata la conseguenza che l’ uso adottato dalla volontà gen'erale aveva forza
di legge novella , e doveva abrogar 1’ antica; che perciò una legge po
teva cadere in disusanza. ‘
Sul punto di conoscere in qual modo il potere legislativo era eserci
tato in Francia prima della-rivoluzione, i monumenti son di accordo
colla teoria: tutti gli autori attestano che 1’ uso Poteva abrogar la legge.
Egli è possibile che si debba ricusare il carattere legislativo a tali e
tali altri usi, invocati come legitimi, e non' presentanti che segni equi
voci. Ma l’ uso ch’è stato egualmente adottato dal popolo e da’magistrati;
l’uso di cui niuno contrasta la generalità , la equità , la utilità , niun
dubbio che questo non abbia forza di legge.
Or , nella specie , vi la generalità di uso; tutti gli "arresti cono
sciuti sulla materia , specialmente un arresto del parlamento di Parigi,
del 21 luglio 1681 , rapportato da Brillon’, ànno deciso che la registra
zione dell’ atto di società non era necessaria. _
Non si contrasta che ciò non sia egualmente l’uso del commercio ,
e non si vede che si sia giammai alcuno doluto che quest’ uso fosse in"
giusto o funesto.
Quest’ uso adunque deve aver la forza di abrogar la legge contraria.
Dunque, la sentenza impugnata può allontanarsi dalla disposizione che
dichiarava nullo l’atto di società se non era stato registrato.- Egli è con
chiuso pel rigetto. '
A a a s s 'r o.
Il tribunale: » Attesochè l’ art. 1 , del itit. 4 dell‘ ordinanza del
1673 , che esige che le società siano formate per iscritto, non concerne
I 92 DECISIONI GENERALI.
che i soci tra loro , e ch’ esso non può essere opposto ad un creditore
che à contrattato sulla fede di una società pubblicamente riconosciuta;
» Attesochò la sentenza impugnata prova , che tra la vedova Normand
e suo figlio vi era società pubblicamente riconosciuta;
' » Àttesochè gli art. a e 3 del medesimo titolo, che dichiarano nulli
gli atti e contratti passati, tanto fra’ sociic he co’ loro creditori, per man
canza di registrazione e di pubblicazione degli atti di società , son ca
duti in disusanza, e sono stati abrogati dall’ uso generale del commercio;
Confermato dalla giurisprudenza costante de’ tribunali »;
Il tribunale rigetta la dimanda cc.
IO
ARRESTO.
ARRESTO.
Chi desidera sulla forza dell‘ uso dilucidazioni ulteriori e più diffuse , può leg
gere cioc'ch’è scritto nel repertorio di giurisprudenza di Merlin alla parola usage ,
ov'e al 1 è determinato il carattere dell'uso , distinto in Francia dalla consuetudi
ne , e dalla prescrizione. Vi è definita la consuetudine come regola introdotta da’costumi
de’ popoli , e che l'autorità legislativa a fatto ridurre in iscritto , l’ uso essere la re
- gola di cui non esista riduzione in iscritto ordinata od approvata dal legislatore, e la
, prescrizione essere il frutto di un possesso particolare a ciascuno 0 contro ciascuno ,
mentre l‘ uso risulta dal consentimento tacito di tutto il popolo. L’ uso , vi si legge ,
è stabilito per mezzo di atti ripetuti che in!erpretationem certam semper habuerunt,
L. 23, 33, 38 ,fl‘. de leèibus; L. 31 20. flide aedilitio edicto. I fatti ripetuti non
possono formare un uso se non riuniscono sei caratteri differenti , cioè ch" essi sieno
uniformi, pubblici, moltiplicati, osservati dalla generalità degli abitanti, reiterati
per lungo spazio di tempo , costantemente tollerati dal legislatore.
Nel paragrafo 2 è divisato il potere dell‘ uso ch’è quello d‘ interpetrare la leg.
ge , di aggiungere alle sue disposizioni, di correggerle o di abolirle , L. 37 e 38 ,
fl. de legibus , leg. 32 eodem. Vi si esamina la quistione se 1’ uso può abrogar
la legge, e dietro la L. 32 1 , de legibus, e la L. a, C. quae si! lunga con
:uetudo, che sembran contraddirsi, vi si rapporta il sentimento di Voet in pandect. lit.
de legibus.n. 37 , il quale' crede (benché erroneamente ) che la prima il luogo ne’ go_
verni democratici e la seconda ne‘ monarchici , poichè si nein uni come negli altri
l’ uso è approvato dalla tacita volontà del legislatore. Vi sì conchiude che nelle cose
indiii'erenti all’ ordine pubblico sul potere dell’ uso si deve distinguere, o l'uso che si
trova in opposizione con una legge è concentrato in una parte del territorio di qua.
Decrswm sum.’anrxcono r. 205
I.
Il tavernajo è commerciante.
ARRESTO
sta legge, od è comune a tutto questo territorio. Nel primo caso l’uso deve cedere
alla legge , perchè non avendo per se la volontà generale, non può vincere un’ atto
che non è che l’ espressione di questa stessa volontà, giusta gli arresti, del parlamento
di Parigi del 7 agosto 1779 , del Parlamento di Douvay del 2| novembre 1686, ela
giurisprudenza del Parlamento di Rennes ( comentarj sulle consuetudini di Bretta
gna , tom. 3 , pag. 845 A queste specie di uso pare che debba rapportarsi la citata
leg. 2, cod. quae si! lunga consuetudo.
'Nel secondo caso , cioè/quando 1’ uso che si trova in opposizione con una legge
è comune a tutto il territorio di questa legge , in tal caso la disposizione scritta del le
gislatore deve cedere all’uso, come è espressamente deciso dalla citata legge 32 1.
fi‘. de Iegibus: « tacito consensu omnium per de5uetudinem leges abrogantur ».
Questa distinzione , Merlin, detto 5. 2 n. 3, conchiude, è consacrata da un gran
numero di arresti della corte di cassazione che si trovano nel repertorio di giurispru
denza parola appei , su. 1 S. 5 , ove l’uso generale, ei dice , h vinto il testo
della legge contenuto nell’ art. 5 del tit. 14 dell‘ ordinanza di Luigi XIV del 1667,
in vigore di qual uso era stabilito potersi ammettere le opposizioni contro le sen
teme contumaciali, mentre quella ordinanza non ammetteva che l’ appello.
Lo stesso principio è divisato da Merlin nella sua raccolta di quistioni di diritto
206 Decrsrorst
il suo danaro , i suoi mobili ed effetti , in frode ed in pregiudizio de’ suoi
creditori, e specialmente di que’ che le avevano vendut’i vini, ch’ essa in
seguito aveVa rivenduti, parte all’ingrosso e parte a minuto; che questi fatti so
no stati riconosciuti costanti dalla corte speciale straordinaria sedente a Ca
sal; che nondimeno quella corte à dichiarata la detta Caterina Montano non
convinta del delitto di bancarotta fraudolenta,sul motivo che nè la di lei
qualità di tavernaja, nè per aver comperato alcuni carri di vini per riven
derli all’ingrosso , essa non poteva esser considerata come commerciante
nel senso della legge; che giudicando in tal guisa , quella corte à vio
late le disposizioni del codice di commercio , qui sopra citate le quali
dichiarano bancarottiere fraudolento ogni commerciante fallito che a sot
tratto qualche somma di danaro, qualche credito, mercanzie , der
rate od effetti mobili; ch’ essa à violate ancora le disposizioni del medef
simo codice che qualificano per commercianti coloro ch’ esercitano atti
di commercio e ne fanno la loro professione abituale, e che reputano
atti di commercio ogni compera di derrate e di mercanzie Per riven
der1e, sia in natura , sia dopo averle lavorate e messe in opera;
_ Per questi motivi, la corte cassa ec.
alle parole opposition aux jugemens par defaut , ove legg0nsi gli arresti della corte
di cassazione in Francia de’ 25 brumajo e 6 termidoro anno II. _
La stessa. distinzione leggesi sostenuta da Merlin in estese sue conclusioni, nelle
sue qnistioni di diritto parola sociéte' I , on in tre arresti de’ nemso e n Ines
sidoro anno 9e I3 vendemmiaio anno Io, la corte di cassazione in Francia conti
dirò che gli art. 2 e 3 del lit. 4 dell‘ ordinanza di Luigi XIV del 1673 sul coin
rrtcrcio , che dichiaran nulli gli atti e contratti passati tanto fra’ socii quan
to co‘ loro creditori per mancanza di registrazione e di pubblicazione degli atti.
di società, eran cadut’ in dissusanza ed erano stati abrogati dall’ uso generale del com
mercio, confermato dalla giurisprudenza costante de’ tribunali.
La distinzione medesima è sostenuta da Merlin istesso in lunghe sue conclu
sioni nel' suo repertorio di giurisprudenza, parola socie‘te', sez. 3, 5:2, art.r, n.3 e 4,
ov’ è l‘ arresto di cassazione in Francia de128 luglio 1808.
b‘m_‘h_uft- %4 -.v,
Sum.’anrxcono r. 207
3.
Il tavernàjo è commerciante.
C. A. di un
In conseguenza Treves. 19 aprile
tavernajo 1809di(S...9.
, debitore a. 408
un ebreo, non può Valersi
dell’ art. 4 del decreto del 17 marzo 1808 , per far astringere il suo cre
ditore , a provare ch’egli à somministrata la valuta Ìintera e senza frode;
esso è compreso nella eccezione fatt’al decreto (a) (*)
3.
Il caffettiere è commerciante.
@fouin Jvam8ect.
(a) Col citato decreto del 17 marzo 1808 che non a vigore nel regno delle due
Sicilie, perchè non vi son tollerati gli ebrei, onde opporre in Francia un' argine
alle frodi che si commettevano dagli ebrei, fu prescritto ch‘ essi erano assoggettati
a provare che la valuta, enunciate in un effetto di commercio adi lor favore ed a dan
no di persone non commercianti, si era da essi realmente e senza frode somministrata.
(‘2 Vedete la presente decisione , di cui qui non è riportata che la sola massi
ma , sotto il n. 8 delle decisioni sull‘ art. 1.
208 Decrsroup.
Lambert allega la incompetenza del tribunale di commercio, pel mo
tivo ch’ esso non è negoziante , e che a’ termini dell’ art. 636, del md.
di com. (615 leg. di eccez. ), i}tribunali di commercio debbano ri
mandar a’ tribunali civili, le contestazioni relative a biglietti ad ordine
sottoscritti da individui non negozianti.
A 1 aprile 1818 , sentenza del tribunale di commercio di Evreux ,
il quale decide che in generale i cafl’ettieri non possono esser considerati
come negozianti, ed in conseguenza rimanda le parti innanzi al tribunale
civile.
' Appello per parte del signor Plouin.
Egli sostiene che i caffettieri comperando per rivendere a minuto ,
fanno un vero commercio , e debbano come commercianti esser soggetti
alla giurisdizione de‘tribunali di commercio , a motivo de’ biglietti ad 01‘
dine da essi sottoscritti; che debbano assomigliarsi agli osti ed a’ mer
canti di bevande che son considerati come negozianti.
Annesro.
La corte , visto gli articoli 188, 631 , e 638 del codice di com
mercio (art. 188, 610 e 617 , leg. di eccez.
Considerando che il biglietto di cui'si tratta , à tutt’i caratteri co.
stituitivi di un biglietto ad ordine;
4
Ch’ è costante che il signor Lambert è un mercante caffettiere; che
esso à formato il biglietto all’ ordine ed a profitto del signor Plouin , e di
cui questi reclama il pagamento;
Che conformemente alle disposizioni del 2.° dell’ art. 638 del co
dice or citato , i biglietti sottoscritti da un commerciante son considerati
fatti pel di lui commercio, d’onde siegue che il signor Lambert, il quale
i: un commerciante, era soggetto alla giurisdizione del tribunale di com
mercio, e che non negando di esser debitore della somma che gli è di
mandata , egli deve esser condannato a pagarla anche coll' arresto’ perso-;
nale, il tribunale , facendo diritto all’appello, annulla la sentenza da cui
si è appellato.
.___.__
SULL’ saraceno -I .
4.
4 _r __,__\___
Secr.’ ARTICOLO 1 . 21 x
Il titolo cui si fa opposizione , aggiungeva il signor Villaume , non
5: , per la sua forma , alcun carattere di un effetto di commercio. Questo
non è nè un effetto che si può negoziare, né una lettera di cambio.
Esso non era e non poteva esser trasferito ad un terzo per mezzo di gi
rata. Era dunque una semplice obbligazione puramente civile, di coni
. petenza de’ soli tribunali ordinari.
-Il concorso delle due circostanze , indicate formalmente dal codice
per caratterizzare un effetto di commercio, e sommetterlo alla giurisdizione
commerciale non si trovano nella specie; dunque , come lo àn pronun
ziato i primi giudici, il tribunale di commercio era incompetente , e la
causa doveva esser rimandata innanzi ai giudici ordinari.
ARRESTO.
(Oeteme.
@aótei’fau.
La Corte, visto gli art. "4, 75 e8o_ della legge del 19 brumajo
anno 6, così concepiti:
Art. 74 « I fabbricanti e mercanti di oro e di argento lavoratio non
12 lavorati avranno , un mese al più tardi dietro la pubblicazione della
2) presente legge , un registro numerato e cifrato dall’ Amministrazione
» municipale , su cui ess’ iscriveranno la natura, il numero, il peso ed il
» titolo delle
» deranno, coimaterie
nomi e didimora
oro edidicoloro
argento ch’ essi
da’quali compercranno
le averanno e ven» I
comperato.
70
(C.3 C. di armatore
, Un’
613 Parigi.
leg. di 1eccez.
diagosto 1810 è negoziante
bastimenti 14. a. 146).
( art. 632. cod. di com.
m...;. efa.(,...a.
Il signor Morris, armatore di bastimenti era chiamato in giudizio
dal signor Legrand ch’egli avea interessato nell’ armamentodi un vascello.
Legrand portò la di lui azione innanzi al tribunale di commercio della‘
Senna , sostenendo che Morris era negoziante , nella di lui qualità di ar
mature di bastimento. Morris pretendeva al contrario che siffatta qualità
di armatore non lo rendeva soggetto alla giurisdizione de’ tribunali di con»
merció , sostenendo che un’ armatore di bastimento non è essenzial
mente negoziante. Sentenza ed arresto che condannano questa preten
srone.
O
Aaaasro.
Annnsro. +
9.
dvevaiffaut: €eubciec.
Aaaasro.
9.
._‘._.___ A-.
SULL’ARTICOLO I. 225
Uu’ ullizio di lotto , non poteva punto esser considerata come una pub
blica mereantessa. Essa non era , nel fatto, che un’ agente dell’ ammini
strazione del lotto. Ma una tale agente non si trova nella classe mercan
tile , poichè, in effetto, dietro la natura delle sue funzioni che sono pub
bliche, ella non fa vcrun atto di commercio, e d’ altronde non è sot-v
tomessa al diritto di patente. È invano perciò che il signor Baillcux
vorrebbe qualificar la femmina Billeheu mercantessa pubblica; essa non
aveva questa qualità: ein non può adunque trarne argomenti.
Difatti, la femmina Billcheu era in comunione di beni con suo marito;
Ciò non è contrastato. Non è contrastato ugualmente che i iaooo franchi,
che formavano la malleveria di cui si tratta, non fossero beni prove
nuti dalla comunione tra Billcheu e sua moglie. Ma allora questi 11000
franchi erano in conseguenza un capitale di siffatta comunione , che Bil
leheu , pe’ suoi cattivi affari , aveva alienati, per cosi dire , a’ suoi cre
ditori , e che il suo fallimento avea messi in (li loro potere. Come capo
e padrone della comunione egli avca potuto far una tale alienazione, ma
dal momento in cui egli era in fallimento , e ne’ dieci giorni che lo avea
no preceduto, non poteva più distaccar la più picciola parte di que
sta comunione , sulla quale non aveva più il menomo potere , avendolo
interamente trasmesso -a’ suoi creditori per effetto del suo fallimento.
Incontrastabilmente egli non lo poteva da se stesso ; ma non lo poteva ne
anche per lo mezzo di sua moglie , che nella specie , egli non avea fat
to figurare in nome nell’ atto di vendita , che per frodar i suoi creditori.
Ma si dice, ein l’aveva autorizzata; che importa ? tale autorizza
zione non fa che vie più provar la frode. In effetto, non potendo egli
più personalmente alienar un capitale della comunione , che più non era
in suo potere , era naturale che , per favorire le sue intenzioni fraudolen
ti , egli impiegasse il ministero di sua moglie , la quale , messa in una
circostanza particolare, e sembrava proprio mi efl‘ettuarle sotto la ma
schera?dell’autorizzazione. Ma del pari ch’egli non poteva più alienar da
se stesso un capitale di cui frattanto era stato il padrone,come capo della
comunione, più non poteva ancora autorizzare una tale alienazione. Il con-;
trario sarebbe assurdo, in quanto nulla di meno che si tratterebbe di alicnar
L. T. I. 29
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L4
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«‘___-q_.__.___:/’
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226 Decrstonr
un’ oggetto dipendente dalla comunione come nella specie; se ne fosse altri
menti, sarebbc troppo facile, in una moltitudine di fallimenti, d‘ingannar
i credilori, poiché la moglie del fallito , facendosene autorizzar dal mede
simo, potrebbe alienar, in pregiudizio de’creditori, tuttocciò che si trove
rebbe nella comunione.
Aannsro.
e dveiioutq€oid.
flàfr_vr‘.-N:_a-DQ*:_M ‘ _
SULL’ARTICOLO r. 229
Questa circostanza è sembrata decisiva al sig. Lecontour , sostituto
procuratore generale, ed egli à concluso per lo rigetto del ricorso.
Annesro.
11.
/\
230 Decxsxonr
Alla scadenza, protesto del biglietto, citazione innanz’ il tribunale di
commercio.
Il signor Moreau allega la incompetenza di questo tribunale , soste
nendo che Fouchard ed egli non sono punto mercanti; che la parola me!"
dante, dopo la sua firma., non è di suo carattere; che fosse egli mercante,
nella sua qualità di mulinaro , il biglietto non à per causa una operazion'
commerciale, e che per conseguenza il tribunale di commercio non è
competente per conoscere della controversia.
La moglie Moreau dimanda la nullità del biglietto a suo riguardo ’
attesorhè esso non è rivestito del bono richiesto dall’ art. 1326 del co
dice civile. art. 1280 leg. civ.
Sentenza che, rigettando la incompetenza,condanna solidariamente i
coniugi Moreau al pagamento del biglietto , ed il signor Moreau anche
coll’ arresto personale , attesochè egli à Confessato alla udienza che com
perava grani per rivenderli.
La moglie Moreau , in appello , sostiene che la qualità di mercante che
si attribuisce a suo marito , è senza effetto riguardo a lei, poichè non
risulta ch’ essa_ ancora sia mercantessa , nel senso del S. 2 dell’art-1526
del cod. civ.; ch’è ugualmente indifferente che suo marito sia obbligato
unitamente con lei , perché l’ art. 1326 non istabilisce , per questo caso,
una eccezione alla regola generale ch’esige, per la validità di un biglietto ,
il bono o l’approvato; cita un gran numero di arresti ( vedete la giu
risprudenza del xxx secolo alla parola Approbation).
Il signor Fouchard risponde , che la firma della signora Moreau, tal
quale essa è , l’ obbliga sufficientemente ; che le parole visto, e letto ,
scritte di carattere di lei, escludono ogni idea di sorpresa.
Egli pretende inoltre che il signor Moreau , indipendentemente dalla
qualità di commerciante, è mulinaro , e come tale , artigiano; che la di
lui moglie in necessariamente la medesima condizione, che perciò il bi
glietto da lei sottoscritto non è assoggettato alla formalità del bono o
dell’approvato, dietro la eccezione stabilita nell’art. 1326 a; che se la
giurisprudenza à deciso che i biglietti sottoscritti dalla moglie di un
mercante debbano , a pena di nullità, esser rivestiti del bono od approva
Suz1.’aancot.oa. ' a31
io , è ciò percbè dietro il codice di commercio, essa non è reputata mer
cantessa , mentre che la moglie di un artigiano è necessariamente col-
locata nella medesima classe di suo marito , e che vi è la medesima ra
' gione di decidere per essa e per suo marito, che il bono od approvato
non è necessario.
Si risponde per la moglie Moreau che l’ art. 1326 à collocati sulla
medesima linea i mercanti e gli artigiani; che la giurisprudenza aven
do consacrato il principio che i biglietti sottoscritti dalla moglie di un
mercante non sono dispensati dalla formalità del bono , deve siffatta re
gola applicarsi alla moglie dell’ artigiano; che in una parola la eccezione
stabilita nella disposizione finale dell’art. 1326 non è applicabile che alle
persone le quali, per la loro professione personale , sono comprese in
siffatta eccezione, senzachè nulla si possa indurre dalla professione del
marito , a riguardo della moglie.
Il signor Prevòt de la Chauveliére, avvocato generale, a concluso di
essersi ben giudicato , e sussidiariamente di dover essere il biglietto repu
tato principio di prova per iscritto cdi dover essere la pruova, tanto per
mezzodì titoli, che per mezzo di testimoni, ordinata contro di lei. Egli
si è fondato su di un recente arreslo della corte di cassazione del 2 giu
gno 1823. (Ved. tom. a3 , 1 , 294 , e la opinione del signor Toullier,
tom. 8
’Aaaasro.
rito; 3.° che 21 veduto formar il detto biglietto; 4.° che à preso con
tezza del biglietto prima di sottoscriverlo; e che perciò essa ne à avuta
la più perfetta Conoscenza;
- Attesochè tali fatti son contranevoli ed ammissibili, ordina che Fon.
clrard farà pruova innanzi cc. , riserbata la pruova contraria alla moglie
Mercati.
SULL’Ut‘HCOLO r. 235
m.
« Che l‘art. 420 del cod. di procedura 'civile (art. 6261eg. di eccez.)
dispone , che l'attore potrà citare a sua scelta i , cc. » 5 innanzi al tribu
nale nel circondario del quale il pagamento doveva essere efli-ttuato;
« Che questo tribunale e dunque , sotto il rapporto del domicilio ,
come sotto quello della materia, competente per conoscere della dimanda ;
e: Che in sostanza , nella specie , il reo non a punto negata la sua
firma ...; che la dimanda poggia su di un titolo non contrastato;
cc Che l’arresto personale, al quale egli è stato condannato, è auto
rizzato dall’art. I, tit. 2 della legge del 15 germile anno 6, così espresso:
« . . . L’ arresto personale avrà luogo in tutta l’ estensione della
Francia, i... 2... 3...
4. » Contro tutte le persone che sottoscrivcranuo lettere obiglietti di
cambio , quelle che vi metteranno la loro girata , che prometteranno di
somministrarne colla rimessa di piazza in piazza , cc. _
« Che la esecuzion provvisoria , cui è stato ancora condannato , ‘e
autorizzata dall’art. 459 del cod. di procedura civile » (art. 450 leg. di
eccez. ).
Appello per parte del sig. Pleflinger.
Annesro.
13.
Qcoffet.
14.
. ‘*\----.-_-.A__’- «- .
238 Dacrsrour
rature , o in altre opere del suo stato; in questo caso certamente egli
sarebbe commerciante , poiché rivenderebbe ciocche avrebbe comperato per
metterlo in opera. Ma non è punto questo il suo caso. Egli lavora. per
gl’ intraprenditori di bastimenti , o per le persone che si valgono della sua
opera pagandola, sia il pezzo, sia a giornata. In tal caso egli non ven-_
de che la sua industria , ovvero loca la sua opera : ora , locar 1’ Opera
e vendere l’industria , non è un commercio nel senso dell’articolo 632,
perchè non vi è affatto compera di mercanzie , e nè anche compera per
rivendere. Il sig. Giambattista Hervet non è dunque un mercante; egli
non è che un artigiano , un operaio.
Si è sempre riconosciuta una rimarcabile distinzione tra’ mercanti
ed isemplici artigiani; questo è ciocehè la corte reale di Torino à pro
clamato per mezzo di un arresto del 3 dicembre 1810. Esiste un arre
sto simigliante della corte reale di Treves , in data del 7 dicembre 1808.
Finalmente la corte di cassazione à'confermata questa giurisprudenza, mer
cè l’ arresto del 28 febbraio 181:, reso dalla sezione delle dimande, amp
porto del sig. Lamarque, e di cui il motivo è così concepito. « Attesochè il
codice di commercio, come le leggi precedenti ànno stabilita e c0nstante
mente conscrvata , una distinzione essenziale tra la classe degli artigiani,
come i panettieri ed altri, facendo sotto certi rapporti una specie di
negozio, e quella de’commercianti propriamente detti. . . . ».
L_,_.-I
240 Decrslour
Una circolare di S. E. ilpgran giudice , in data del 7 aprile 1811 ,
la resa questa dottrina all’avvenire incontrastabile. Egli era stato consul
tato‘ sulla quistione se l’ artigiano che fabbrica solamente per commissio
ne sia commerciante; rispose: cc Io sono stato consultato più volte
2) sul _senso ad applicarsi alla parola commerciante , ed È) sempre rispo
» sto che si dovrebbero senza dubbio considerar come tali tutt’i nego
» zianti , banchieri, fabbricanti e mercanti; ma che non sembrava
n che si dovesse collocar in questa classe il semplice artigiano che non
» lavora che a misura delle commissioni ch’ egli riceve giornalmente u.
10usse , nel sua comentario sul tit. 12 dell’ ordinanza del 1673, pag.
418, nota A, osserva, (i che non si debbono mettere nel numero dei mer
» canti tutti coloro che si mischiano nel negozio , e che comprano le
» mercanzie per rivenderla e guadagnarvi. Boerius, nel suo comentario
p sulla consuetudine di Bourges, lit. I , dello stato delle persone , alla pa, _
a» mia mercante pubblica , fa una giustissima osservazione sulla distin,
n zione che vi è tra _mercante ed artigiano. Egli dice che il primo com
_ » pra e rivende senza che la Cosa cambia di natura, mentrechè l’ arti
»
» giano
naturacompera le cose
e di forma D. , e non le vende che dopo A averle cambiate di
p.
,.
242 D e c r s i o n r
sommessi che di una maniera passaggiera , esolo per tali obblighi, e non
mai di una maniera permanente e personale; essi non saranno punto sot
toposti a’ doveri inerenti alla qualità di negoziante.
Stabiliti e riconosciuti questi principj , risulta , che i fatti imputa
ti al signor Hervet , e su’ quali poggia l’ accusa principale di cui egli
è 1’ oggetto, sono assolutamente innocenti. Si tratta di sottrazione di mo
bili, cff‘etti e mercanzie; ma questa sottrazione non il verun carattere
fraudolento; era permesso al signor Hervet di dar ai mobili che gli ap
partenevano, e che niuna istanza giudiziaria ne lo impediva , quella de
stinazione che egli giudicava convenevole. La criminalità di questi fatti
poggia unicamente sulla qualità di commerciante mai a proposito appli
cata al signor Hervet. Tutto dispare adunque dacbè il signor Hervet sta
bilisce che questa qualità non è la sua.
Ma il signor Conte Merlin, procuratore generale , à sostenuto che la
qualità di negoziante era stata giustamente applicata al signor Hervet , e
che con ragione la corte reale di Parigi lo accusava come fallito fraudo
lento. I
%ouveret , €au.
16.
“."“
....
e-Sa. Drcxsrozrr
di di cui aveva bisogno; ma questi non ‘erano da sua parte che fatti acci
dentali cagionati da una operazione unica , che , in se stessa , non era un
atto di commercio , e che non à avuta che una esistenza effimera. Non
si può dunque vedervi un esercizio costante di commercio, una professio
ne abituale. Non à giammai il sig. Deflers negoziato con banchieri, e
non à avuto mai c0nti correnti con essi: egli non à corrisposto con alcuna
piazza di commercio , non èstato ancora messo nel ruolo di quei che son
sottoposti a patente; non aveva altri libretti che quinterni di carta di
alcuni fogli, i quali non contenevano che semplici note , come lutt’i
particolari Son usi ad avere.
Il signor Dellers non era dunque commerciante, e perciò ’n0n si
è potuto dichiararlo in fallimento , perchèv le leggi su’ fallimenti non
f * ___>ÎM_____
254 Dsctsronr
Per lo gran numero di atti di commercio esercitati
dal signor Defler‘s:
óbllaù. G. crebitozi.
Anarsro.
'- 4,.
Snaz’anrreozo r.- n57
' ' ' 18'- 7
A a a e s r o.
19.
fÎa.utàcli @.Jvevg.
' ’îî;u;_
SULL’AKTWOLO r. 263
distinzione ;’ che isoli commercianti propriamente detti erano eccettuati dal
benefizio dell’ art. 4 ;.che questa dottrina era stata formalmente consacra.- '
ta da un arresto della corte di tassazione del 9.8 febbraio 1811 , dove
1’ applicazione era stata fatta in favore (1’ un fornajo; che si deve nel
lo stesso modo decidere in favore di un locandiere , perché è ugualmen
te vcro il dire che quantunque un locandiere faccia, sotto certi rapporti,
una specie di negozio, egli non è , sotto di altri rapporti, che un sem
plice artigiano , ciocchè basta perchè non debba esser riguardato come un
commerciante propriamente detto , e Perché possa in conseguenZa invo
car la disposizione dell’ art. 4 del decreto. , _
Sul secondo mezzo , Fautsch sosteneva che l’art. 4 del decreto del
17 marzo 1808 contiene una disposizione che si applica così agli atti
formati innanzi notai, che alle obbligazioni sotto firma privata; che il ter.
mine sottoscritto impiegato in questo articolo , dopo le parole biglietti ,
promesse , obbligazioni, è esso ancora una espressione generica che si
applica a tutte le specie di obbligazioni. La distinzione che si vuol fare ,
aggiungeva il convenuto , non è meno contraria allo spirito , che al testo
letterale del decreto. In effetto , questa legge straordinaria che. mette gli
ebrei di alcuni dipartimenti fuori del diritto comune, è fondata sulla pre
sunzione che tutti gli obblighi sottoscritti a di lor favore da individui
non commercianti, erano il frutto della frode e della usura. Questa pre
sunzione deve cedere alla prova centraria. Ma la prova contraria non ri
sulta da una obbligazione formata innanzi. _notaio che allorché 1’ atto pro
va e_Spressamente che la valuta della obbligazione è stata fornita , in mo
nete , a vista del notaio e de’ testimoni. Ancora il legislatore à fatto ,
per questo caso solamente, una eccezione alla regola coll’ art. 14.
In fine, sul terzo mezzo di casSazione cavato da una pretesa cori
travvenzione a questo art. 14 , il conVenuto sosteneva che l’ atto del 24
febbraio 1808 non corrispondeva al voto della disposizione invocata.
In effetto , egli diceva , il notaio non il attestato che l’ ebreo abbia
fornita la_somma in monete , come lo prescrive il decreto; ed i termini
di cui esso si è valuto, non esprimendo chiaramente questa idea , la corte"
di Colmar à potuto' imporre all’ ebreo l’obbligo di far la pruova prescrit
264 Decrsrout
ta coll’ art. Le espressioni sborsata contante e numerata a vista del
. . 1 . - . .
natale e de’ lestzmom , che su osservano nella obbligazione , non sono
esclusive , egualmente come lo dice la corte reale , di un pagamento in
biglietti, od in altri effetti. Se nel linguaggio ordinario l’ espressione con
tante significa un pagamento in numerario metallico, esso può signifl.
care anc_ora ogni pagamento cflèttivo , fatto in merea'nzie , biglietti di
banca , od altri effetti. La parola monete impiegata nel decreto , al con-.
trario esclude ogni altro pagamento che in numerario metallico. L’ ar
resto dellafcorte dicassazione, del 15 novembre 1812 , invocato dallo
attore , non è contrario a questi principii. Si trattava là di una obbli
gazione formata innanzi notaio , che provava espressamente che l’ ebreo
avea fornito il totale della obbligazione in_inoniete sonanti. Non si po
teva equivocare sul senso di tali espressioni, ch’ erano le medesime di
quelle della legge , mcntrech-è , nella causa attuale , il notaio avendo
impiegato termini che potevano ricevere diverse interpetrazioni , la corte
reale a potuto , Senza violar alcuna legge , spiegare e ,determinar il senso
dell’ atto,
Il signor Henry Larivière , avvocato generale a conclaiuso pel ri
getto,
'- A n n n' s 'r o.
20.
Kautx,
Annesro.
Attesochè 1’ art. 141 del cod. di com. (art. 140 leg. di eccez. ) , di
chiara che il pagamento di' una lettera di cambio , indipendentemente
dall’accettazione e dalla girata, può esser guarentito per mezzo di un
avallo; ma tale articolo, ne alcun altro del detto codice non da il formolario
di tale garantia mentrechè l’art. 122 ( art. 1 21 leg. di eccez. )prescrive che
l’accettazione di una lettera di cambio sia espressa per mezzo della parola
aCcettato; in conseguenza il legislatore, a riguardo dell’avallo, nulla a voluto
innovare nell’uso ricevuto, che ‘e attestato da tutt’i pratici del commercio,
e da’ primi giudici stessi, che l'avallo risulta dalla soscrizione isolata di
un terzo in piedi di quella del traente , come se il terzo avesse impie
gato le parole avalla o per avalla; interamente come tal soscrizione iso
lata caratterizzcrebbe una girata , se si trovasse al dorso di un effetto di
commercio.
Atteso ( in ciocclni: riguarda l‘ arresto personale) che Kautz,‘ non
avendo altro stato che quello di calzolaio, non è commerciante propria
mente detto; che in ogni caso, nella giustifica che egli abbia messo il
suo avallo in piedi dell’eiletto di cui si tratta , a causa dell’interesse
del suo mestiere; che perciò , è con ragione che i primi giudici si son
rifiutati di accordare l’arresto personale contro di lui dimandato; quindi
\
la sentenza e secondo la legge sotto tutt’irapporti , e viè luogo a con
fermarla.
Per tali motivi, la certe annulla l’appello, coll’ ammenda, ele spese.
_H‘ i..__f_»_-ù___._
h îf ______
Suar’anrrcon0 r. 267
21'.
ARRESTO.
(I) V. N. 14. V. l’art. 632 cod. di commercio ( art. 3, 612 leg. di eccez. ),
sulle intraprese, le quali sono della competenza del tribunale di commercio.
" n
276' DECISIONI
23.
ÎÌiinii’fiet. @. gesseiîia.
ARRESTO.
Aanssro.
25.
-b__-‘_ Wùd_
’ -W- --_- ‘\..‘ __ ____,îfi.
‘ΑJ’Iaxf _ _
SULL’ARTICOLdL 281
Il signor Pascal, creditore per una somma di 500ò0 franchi, avendo
fatta opposizione fralle mani del signor Narjot , allo eseguimento di tal
contratto di cessione , i sindaci, in nome di coloro pei quali procedono,
10 anno citato per la omologazione.
A 25‘ luglio 1811 , sentenza resa nella prima camera del tribunal ci
vile del dipartimento della Senna, per mezzo della quale: « attesochè nel
n considerar l’ atto di cui si tratta come contenente una cessione volom
» taria , esso deve essere approvato da tutti i creditori; che nel riguar
» darlo come un contratto di dilazione , un contratto di tal natura non
» può essere omologato tra un debitore. non negoziante ed i suoi credi
» tori che si rifiutano; il tribunale rigetta le dimande _della parte di
Tripier.
I sindaci dei creditori Hubert ànno appellató , ed ànno riprodotto
innanzi alla corte , il sistema di difesa che era già soggiaciuto in prima
istanza.
Su che doveva portarsi la decisione dei primi giudici, diceva il sig.
Tripier per gli appellanti? Ciò era insiemamente, e sulla omologazione dello
atto del di 1 1 novembre 1808, e su quella del contratto del 4settembre i809,
poichè la dimanda di cui è oggetto riguardavaegualmente l’uno e. l’ altro
capo. Nel caso in cui l’atto del settembre 1809 non sarebbe omologato,
era stato formalmente concluso per la omologazione di quello deldl il no
vembre 1808. Questi due atti differiscono essenzialmente e per la loro
natura , e per 1’ oggetto loro. L’ atto del di 11 novembre 1808 non è
che un contratto» di accordo fra’ creditori ; questo è un patto che non inter°
viene che tra di essi, ed in cui il signor Hubert per lo fatto è stato estra
neo; mentreclxè il contratto del 4 settembre 1809 è un patto che obbliga
nel tempo istesso il debitore, cdi creditori. Irimproveri che si son fatti a
questi ultimi non saprebbero diriggersi all’altro , e la di loro esistenza
non è nè comune nè dipendente. Che sia vero o falso che il contratto
di dilazione non può aver luogo fra un debitore non negoziante edisuoi
creditori; che questa sia qui o nò la vera quistione della causa , non ri
vmane.rneno incontrastabile che il contratto di accordo del di u novem
- bre 1808'n0n è un contratto di dilazione , e che la qualità del signor
L. T. I. 56
.c \.
a82. DECISIONI
\
Hubert non a potuto in alcun modo ligar le mani dei suoi creditori ,
toglier ad essi il diritto di provvedere a’ di loro interessi , e di riunirsi
amichevolmente per procedere in nome collettivo onde evitar gl’imbaràzzi,
le lentezze e le spese di una contestazione giudiziaria. Perciò, niun mo
tivo per parte dei primi giudici, che possa autorizzar la riprovazio ne
del contratto del di 11 novembre 1808. La omissione che essi àn com
messa è manifesta. Essa sarà corretta dalla sagezza suprema della corte.
Così, quando ancora ( ciocche non saprebbe supporsi ) l’atto del 4 set
tembre 1809 venisse giudicato in appello colla medesima severità come
innanzi ai primi giudici, la riforma della sentenza non saprebbe esser
dubbia.
Ma , da un altra parte, il di loro errore al soggetto dell’ atto del 4
settembre 1809 infrange tutt’i principi.
Egli è certo che tal contratto non può esser considerato come un
contratto di dilazione. Le parti che lo ànno formato non gliene àn dato
il nome; esso ma ne à il carattere , e non saprebbe averne gli effetti.
Il contratto di dilazione suppone il carattere commerciale nel debitore che
lo approva; or, nella specie , il debitore era 'un semplice particolare. Il
contratto di dilazione esclude la idea di un, abbandono generale nesso à
per oggetto di frenar le persecuzioni dei creditori, di sommettere 1-’ esi
gibile dei loro diritti ad un termine più prolungato , o d’ imporre ai ere»
ditori la cessione di una parte dei loro diritti. Infine , fa d’uopo che si
possa credere , per l’espressioni ancora del contratto, che la intenzione
delle parti è stata realmente di accordar la dilazione. Nulla di tuttocciò
si ritrova nella specie. Riteniamo adunque che l’atto del 4 settembre 1808,
in luogo di essere un contratto di dilazione , è un contratto di abbandono
volontariamente fatto dal debitore , e volontariamenteaccettato dal mag
gior numero dei creditori. Questa è una Vera cessione volontaria; assoluta
mente indipendente da ogni carattere commerciale , da ogni dilazione
accordata, e non esprimendo altra idea che quella della rinunzia as
soluta della totalità dei beni.
Noi dobbiamo adunque esaminare unicamente se tal atto di ces
SULL’ anrrcono r. 283
sione volontaria e stato valido; poi proveremo che il contratto di accordo
è stato regolare.
Primieramente è certo che il diritto di far cessione di beni appar
tiene ad ogni debitore , sia commerciante , sia non commerciante , che
non si trova in uno de‘ casi di esclusione che la legge determina.
Nell’ antica giurisprudenza , era. riconosciuto da tutti gli autori e per
mezzo di arresti, che un debitore , quantunque non negoziante , poteva
far un abbandono volontario a’ suoi creditori , e che questi potevano ac
cettarlo, allorché componevano, colla loro riunione , i tre quarti in som
ma; in tal maniera che siffatto abbandono era valido , ed obbligatorio
ancora a riguardo de’ creditori che si rifiutavano , a carico degli accet
tanti, o del debitore cedente , di far omologare il contratto.
Tale è La dottrina espressa da Luigi Héricourt , nel suo trattato del
la vendita degl’ immobili per, mezzo di sentenza , cap. ultimo, n. 11
pag. 364: « Per accordare maggior autenticità a tali atti, egli dice , si
» fanno omologar dalla giustizia. Se vi à qualche opposizione alla omo
v >_ logazione, il giudice deve esaminare quello che {è più vantaggioso ai
» creditori; poiché non si deve tollerare che una delle parti interessate ,
» pregiudichi tutte le altre per un puro effetto di malizia... La regola genera
» le in tal caso, è di obbligar gli opponenti a seguir la legge che il
». maggior numero de’creditori si è imposta. L. majorem, de pactis.
3 Tal maggior numero si calcola per rapporto alla quantità delle somme
V
U che son dovute; perché E giusto che coloro i quali ànno un maggior
V J interesse in tali accordi, abbiano ancora maggiori poteri a decidere n.
Nel medesimo capitolo , Hèricourt dichiara che l’ abbandono avendo
per oggetto di evitar i sequestri, sia dei beni mobili , sia degl’ immobi
li , può esser fatto da ogni persona. '
Gli autori dell’ antico repertorio di giurisprudenza tengono il mede
simo linguaggio alla parola abandonnement ed alla parola cession de
biens. _Si legge in quest’ ultimo articolo che la cessione de‘ beni è ammes
sa in favore dei non negozianti. Il motivo che 1’ autore ne dà , si è che
l’ ordinanza del 1673 , art. I tit. lo , nel prescrivere le misure partico
lari pe’ mercanti e negozianti che fanno cessione di beni, indica abba
I.
.-_..-\ - \ W‘A‘Wv;f4
-_._-__
«M- _’<__,,vl:
284 "DECISIONI
stanza che altri che i mercanti possono esservi ammessi. Il legislatore non
avrebbe senza ciò imposte ai negozianti formalità particolari.
Dal principio che la cessione 21 un beneficio di cui posson valersi
tutti i debitori di buona fede , risulta che l’ abbandono debba loro anco
ra competere , poicbè l’abbandono non è che una cessione : da un altra
parte , dice l’autore dell’ articolo abandonnement , dell’antico reperto
rio , « l’oggetto del debitore il quale abbandona i suoi beni ai credi
» tori suoi essendo di ottener da essi condizioni vantaggiose, è neces
» serio, perché l’abbandono abbia il suo effetto, che esso sia accettato al.
» meno dei tre quarti in somma dei creditori, e che sia omologato in
» giustizia con quei che rifiutano di accettarlo.»
La dottrina medesima è seguita da Jousse , prefazione del titolo [0
dell’ordinanza del 1673 , e dagli autori del nuovo Denisart , V. Cession
de biens, S. 2‘, che in ciò si uniscono agli autori del Repertorio , mal
grado la opposizione abituale delle loro idee.
Niun autore a consacrata la distinzione , tra i negozianti ed i non
negozianti, nèàrifiutato agli uni il diritto , che si accorda agli altri, di
far cessione di beni amichevolmente 00’ tre quarti in somma dei loro cre
ditori. Le leggi romane andavano più oltre , e dichiaravano l’abbandono
obbligatorio per tuttiicreditori, nel caso ancora in cui non si fosse ottenuta
1’ adesione che di un semplice maggior numero in somma. Etsi quidem unus
creditor omnibus aliis gravior, in summa debiti inveniatur ipsius
sententiaobtineat , sive indulgere tempus, sive cessionem acciperc
desideret sin verò aequalitas emergat ..a. , lune eas antepom' qui
ad humaniorem declinant sententiam. Questo è ciocchè prescriveva il re
scritto dell’ imperadcir Giustiniano, conservato nella ‘le‘g.8 , Cod. Qui bo
m's cedere passant , lib. 7 , tit. 72.
Perciò , nell’antica giurisprudenza , del pari che dopo le leggi ro
mane , ogni persona poteVa far cessione di beni , ed ogni cessione dibeni
era valida ed obbligatoria per tutt’i creditori come cessi0ne volontaria ,
allorché era accettata da una parte considerabile dei creditori.
Tali principii sono stati cambiati dalle leggi novelle? No, certa
mente: è lungi che si possa citar alcun testo derogatorio , tutto il si
SUÈL’ÀR'I‘ICOLO r. 285
stema generale della nostra giurisprudenza è conforme su questo punto
alle antiche idee. . _
L’art. 1265 del cod. civ. ( art. rar8leg. civ. ), consacra la cessione
dei beni nel numero dei mezzi di estendere le obbligazioni. Esso ne ri
conosce due specie , la cession volontaria e la CCSSÌOIIB giudiziaria; e
senza distinguere se il debitore esercita o no il commercio , accorda ad
ogni debitore disgraziato e di buona fede, la facoltà di ricorrervi.
La legge non dice che , per la cessione volontaria , il consensoin
dividuale sarà necessario. È solamente detto : La cessione volontaria è
quella che i creditori accettano volontariamente. Ma non è detto:
ciascun creditore dovrà individualmente acconsentire, ed il suo ri
fiuto isolato impedirà agli altri di assicurar i loro interessi. Una
tale disposizionesarebbe necessaria , perché si potesse supporre che è
stato nella intenzione dei legislatori moderni di cambiar i principii dello
antico diritto.
Si deve dunque credere che la cessione volontaria fra tuttièvalida ed
obbligatoria per tutt’i creditori, quantunque essa non sia stata accettata
che dal maggior numero in somma. Sarebbe di fatti ingiusto,come lo dice
Héricourt in conformità della legge romana , di far dipendere la sorte
di un debitore disgraziato e di bu0na fede , e quella dei suoi creditori,
dal-capriccio di un solo fra essi, che potrebbe cercare di soddisfar l’odio
nell’ abusare del debole interesse che lo ricongiunge al fallimento del
debitore. Si deve credere che un partito adottato da quei creditori che
sono maggiormente interessati, è il più favorevole a tutti.
La legge dice accettata volontariamente dai creditori. Esigere l’as
senlimento individuale da ciascuno di essi, sarebbe esiger la cosa impose
sibilo , poicbè nulla è più difficile che di riunir molti uomini in una me
desima opinione. Ma del pari che la legge e la ragione considerano come
volontà di una assemblea la volontà del maggior numero dei suoi mem
bri , non della universalità, similmente ancora si dovrebbe risguardare
il voto del maggior numero degl’interessati come il voto di tutti. Questo
è il voto di tutti, per quanto sia dato alla ragione umana di poterlo
ottenere.
286 Decrstour
Ma d’ altronde tali distinzioni divengono interamente superflue , al»
lorchè si considera che l’abbandono acconsentito dal signor Hubert non
è stato semplicemente accettate dal maggior numero dei creditori in som
ma, ma dal maggior numero di un corpo di creditori riuniti sotto la ‘
fede di un patto comune ed obbligatorio per tutti, il quale stabiliva
espressamente che nelle deliberazioni relative agl’interessi del fallimento
del signor Hubert , il voto del maggior numero in somma sarebbe consi
derato come il voto_di tutti.
La corte si rammenta in effetto , continuava il signor Tripier , che
vi esistono due convenzioni successive fra’ creditori del signor Hubert.
Nella prima, quella del 12 novembre 1808 , il signor Hubert pro
pose a’ suoi creditori l’ atto di cessione, che poi è stato effettuato. Le sue
offerte non sono nè accettate nè rifiutate. Solamente i creditori adottano
misure per guarentire i di loro interessi con minori Spese possibili. In
questa veduta, essi dichiarano di riunirsi per agire in nome collettivo
mediante il ministero dei sindaci.
Una volta riuniti in corpo di creditori merce un tal atto , i credi
tori del signor Hubert ànno accettato le di lui offerte il 4 settembre
1809. Tale accettazione e stata interamente libera e volontaria dalla parte
dei creditori riuniti.
Che nella deliberazione del l2 novembre 1808 ed in quella del 4
novembre 1809 , i creditori del signor Hubert sieno stati o .no in un
mero maggiore , ciò non è che dipoco interesse. Son bastevoli due
cose; ‘r.° che le deliberazioni non siano state prese che seguendo il
voto del maggior numero in somma; a.° che tutti i creditori siano stati
individualmente convocati. Ecco due circostanze che gli avversari non
oseranno di contrastare. Ammettendo i principi dell’antico diritto , la
maggioranza in numero non è di alcuna considerazione, allorcbè vi _è
stata la maggioranza per ragion di somme.
Nell’ esaminare la discussione attuale sotto un’ altro rapporto , le mi
sure prese tra il signor Hubert ed i suoi creditori dovrebbero ancora es
ser mantenute , se non come cessione volontaria, almeno come cessione
SULL’ anrxcor.o 1. 287
giudiziaria. La giustizia e la necessità ne sono assai evidenti; il voto
della maggioranza in somma n‘ è una pruova. 7
Gli avversari convengono che , se il sig. Hubert era negoziante , il
contratto di abbandono sarebbe validamente accettato. _Ma dove si trova
mai una simile distinzione? Il codice civile ed il codice di commercio con
tengono sulla cessione vo10ntaria principi assolutamente identici. Perché
non estendere alle circostanze indicate dal codice civile , le regole con
sacrate dal codice di commercio , regole che, per la natura delle cose,
non sono destinate ad essere ristrette a’soli commercianti; regole in fine
che , lungi d’ essere una istituzione arbitraria , non sono che la e5pressio
ne della ragione inspirat‘a dalla necessità ?
Noi non veniamo a pretendere che 'un particolare non commerciante
possa cadere in istato di fallimento , e che si debbano-applicare alla di lui
ruina , la quale non è che un avvenimento civile, iprincipi assolutamem
te di eccezione. Conveniamo che il signor Hubert non è fallito , ma che
solamente è caduto in mina: perciò non è sottoposto alle leggi commer
ciali; ma egli à diritto al beneficio della cession volontaria stabilita dal co
dice civile; ed a potuto contrattar colla maggioranza de’ suoi creditori in
somma , come senza dubbio lo avrebbe potuto sotto 1’ antica giurispru
denza , come lo potrebbe oggidì il commerciante , perché imedesi'mi mo
tivi debbono guidare alla medesima cdnseguenza ; che niuna legge attua
le è contraria , e che le antiche leggi erano conformi,
Il signor Berry'er rispondeva pel signor Pascal, intimato , opponen
te alla omologazione , che i due atti del 1'2 novembre 1808 _ e 4 settem
bre 1809 , eran fatti 1’ uno e l’altro in contravvenzione a tutte le leggi
della materia, e non potevano sostenere i sguardi della giustizia;
Primieramente le convenzioni contenute in tali due atti sono onerose
per tutt’i creditori. Il signor Hubert à -ceduto a’ suoi creditori i suoi
beni immobili , e l’esercizio de’suoi diritti mobili, ma non a ricevute in
cambio lo sgravamento di tutte le processore ? non si èriserbato un mo
bile di più di 50,000 franchi , un credito di 74,000 franchi ecento azio
ni nella cassa Lafarge ? Questa non è una cessione di beni che Hubert
à fatta a’suoi creditori; egli non si è Valuto del beneficio introdotto
238 Dsclsrour
dalla legge civile, ma la l'atto un vero accordo. I caratteri della cessione
sono invariabili, il debitore deve cedere tutt’i suoi beni; le più picciole
riserve impedirebbero alla cessione di essere intera. Il concordato che à
voluto fare , che a fatto il signor Hubert , è contenuto insiememente ne‘
due atti ; in quello del 12- novembre 1808, in quello del 4 settembre
1809; e benchè tal concordato sia irregolare e nullo a’ termini di tutte
le leggi, non si saprebbe non ravvisare per ciò l’oggetto che le parti
contraenti avevano in mira , allorché soprattutto l’applicazione alla spe
cie , della maggioranza in somma , n0n saprebbe lasciarti alcun dubbio
su tal punto.
Ciò posto, il concordato è una misura consacrata dalle leggi com
merciali , e di cui le foimole son da esse determinate ; il concordato è
una misura alla quale il fallito solo può ricorrere , poiché gli atti che lo
àu prodotto , le formalità che lo accompagnano , e gli effetti che la leg
ge gli assegna non potrebbero ,' senza stravaganza, essere applicati ad
altri che al fallito.
Un particolare non negoziante può egli cadere in fallimento? No ,
senza dubbio; tale avvenimento è particolare al commerciante. Questa è
una verità cui l’avversario istesso è stato costretto di rendere omaggio ;
questa è una verità che gli arresti della corte , e specialmente di questa
camera , àn sempre proclamata. Se era necessario ‘ di stabilir ciocche è
stato confessato dagli appellanti , si potrebbe citar l’ arresto reso dalla
corte nella causa tra’ creditori Bardet , quello della corte di cassazione
( rapportata nella nostra raccolta tom. 3 , anno ti , secondaparte, pag.
313 ), che cassa un arresto della corte di appello di Monpellier, al
soggetto della ruina di Giovanni L0ebe; finalmente l’arresto del tribu
nal di appello di Parigi del la fruttidoro annogrr , nella causa dei
creditori del notajo Leroy , in detta raccolta, anno 1811 , tom. II ,
seconda parte , pag. 278. Questa dottrina è quella di tutti i giurecon
sulti , e si trova stabilita in una dissertazione , inserita nella enunciata
raccolta , tom. u , seconda parte , pag. 275.
Se si riconoscesse che il signor Hubert non a potuto cadere in fallimen
to, si dovrà coachiudere che egli non a potuto formare concordato valido.
Suza’aarrcozo 1. 189
‘ Ma nell’ accordare all’avversario il suo sistema favorito, consideran
do come una concessione volontaria le convenzioni dei in novembre 1808
e 4 settembre 1809 , le pretensioni degli appellanti non sarebbero più
legittime. . '
Che si siano avuti altre volte dubbi sulla quistione della maggio
ranza de’créditori in somma , relativamente alle cessioni civili; che alcuni
autori abbiano professata all’ uopo, una dottrina più o mena esatta , ciò
non sarà soggetto ad esame; egli è bastevole il ricordarsi che oggîdl tali
dubii non saprebbero più esistere; il perfezionamento della legislazione
à precisate le idee, à risoluti i dubbi su tali materie, e non si può più
ravvisare eiocchè non ancora era stato che veduto appena ; non si può
' più non iscorgere questa distinzione tra la cession de’ beni ed il concor
dato, tra la mina ed il fallimento , tra il semplice cittadino ed il ne
goziante. La vita commerciale à le sue leggi come la vita civile , e non
si saprebbe supplire al preteso silenzio delle leggi civili , per mezzo delle
analogie tratte dalle leggi commerciali, perchè 1’ eccezione deve esser ri
stretta al_suo caso. Le leggi civili son la regola generale; le leggi com
merciali formano la eccezione.
Il codice civile , nell’ ammettere la cession volontaria de’ beni, volle
che essa sia accettata dai creditori. Non è egli evidente che è necessario
che tutti i creditori acconsentino , e che colui il quale rifiuti la sua ade
sione non potrebbe essere ligato dalle convenzioni altrui, perché a suo
riguardo la cessione non sarebbe volontaria ? Una maggioranza qualun
que non può obbligar la massa che nei casi preveduti dalla legge, e que.
sto non è il caso della cession volontaria Finalmente, il signor Hubert
non ha ottenuto che l’adesione di 60 creditori sopra 140 ; perciò la
maggioranza ne divien abbastanza sospetta.
» La quistione che ci occupa , diceva 1’ avvocato generale Joubert,
parlando in questa causa , si riduce a sapere se gli atti dei 12 novem
bre 1808 e 4 settembre 1809, contengano un contratto di dilazione o
un coMratto puramente volontario. Noi indagheremo di poi se , nel
1’ uno o nell’altro caso ,_ la omologazione ne deve essere giudiziaria
mente ordinata coi creditori che si rifiutano.
L. T. I. 37
\
290 Decxsronx
» I due atti di cui e parola non ne formano che uno in due par
ti ; 1’ uno non è che il principio ed il preparamento dell’ altro.
L’ atto del 12 novembre_ organizza la unione dei creditori, e sta
bilisce che la maggioranza faccia legge ai creditori che si ricusano; so
spende tutte le processure , ed ordina la nomina dei sindaci; finalmente
prepara l’ abbandono che l’atto del 4 settembre non fa più che _ese
guire. Ciò posto ., è fuori di dubbio, che se noi ci arrestiamo al ti
tolo di tali atti, questo è un contratto di abbandono volontario. Ma
non è già il titolo , bensì la natura dell’ atto; non è ciocche le parti
àn detto, ma quello che esse àn fatto , che deve colpirci.
» Si chiama contratto di dilazione , dicono i nostri autori , una
specie di accomodarflento mercè il quale uddebitore ottiene dai suoi
creditori un.termine per pagare , e talvolta la rimessa assoluta di una
parte delle somme che loro deve.
»L’atlo del 4 novembre contiene, ela dilazione nella sospensione a
tutte le processure fin dopo la vendita de’ beni , e la rimessa di una
parte nel debito nella quitanza generale che i creditori iquali àn firmato,
accordano al di loro debitore.
« Non vi è alcun dubbio che , se il prezzo dei beni avesse potuto
essere bastevole al pagamento dei crediti, Hubert non ne avrebbe fatto
1’. abbandono. É perchè vi era insufficienza assoluta' che egli è ricor
so a tal mezzo , e che alcuni creditori àn rifiutato di aderire a questo
atto. Egli contiene adunque una rimessa assoluta. del debito , e riunisce
insiemamente tutti i caratteri della dilazione.
» Or , egli è della giurisprudenza costante nella corte , e diversi
arresti àn deciso sulle nostre conclusioni che la dilazione è un favore
il quale non appartiene che ai negozianti. Questo è un soccorso che
la legge accorda ai debitori disgraziati, per salvarli dal naufragio cui
gli espone il mare burrascoso del commercio. È un giusto compensa
mento del rigore col quale la legge tratta i negozianti , quando trova
che essi àn meritato la loro disgrazia anche per una semplice impru
denza. Poiché essa prende si grandi precauzioni, e li sottomette a
_ pruove così dure, per assicurarsiclxe essi àn Sempre seguita la stra
SULL’ ARTICOLO 1. 291
» da , disegnata alla probità , deve trattarli con dolcezza , allorché ne
» acquista la consolante convinzione... _
» Se fosse bastevole ad un pr0prietario sconcertato di riunire al
cuni creditori, 'e difargli acconsentire , mediante un abbandono qualun
que apparente e di segrete indennizzazioni, ad una quitanza generale dei
loro proprii crediti, e de’creditì altrui, si eluderebbero troppo facilmente
le leggi e la giurisprudenza che non accordano il beneficio della dilazio
ne che a’ negozianti onesti e disgraziati. Non vi bisognerebbe , per lo
successo di tal manovra , cheycambiare il titolo , e chiamarlo atto di ab
bandono, piuttosto che contratto di dilazione; in luogo di pagar in nu
merario le picciole porzioni di cui obbligberebbe icreditori di contentarsi,
basterebbe di pagarlc in natura per mezzo della consegnazione' degl’ im
mobili, e di aumentar in tal guisa e la loro perdita ed il loro imbarazzo.
» Questa specie di frode sarebbe troppo facile ed assai pericolosa ,
perchè la giustizianon si afl‘retti di arrestar i suoi primi progressi. '
» La omologazione richiesta à dovuto adunque esser rifiutata , per
questo solo che l’ atto del 4 settembre 1809 aveva tutt’i caratteri della
dilazione, perché se li voleva farne produrre tutti gli effetti , e che il
debitore che ne reclamava il beneficio non era negoziante.
» Ma , ciò non ostante , si vuole che tal’ atto contenghi una cessione
Volontaria? La omologazione sarà sempre impossibile co’creditori che si ri
fiutano. Primieramente , si conviene che il vero carattere della cessione
giudiziaria, di quella che la giustizia è obbligata di riconoscere, e di
cui essa ordina lo eseguirnento contro i creditori che si rifiutano , è di
non liberare il debitore che fino alla concorrenza del valore de’ beni che
egli abbandona. Si Sarà obbligato di convenire ancora che la giustizia
non ordina tal eseguimento forzato , di una maniera che lascia i- credi
tori nell’uso di tutt’i di loro diritti per l’avvenire, che allorché è di
mostrato che il debitore non à meritata la sua disgrazia per alcuna grave
imprudenza.
» Qui , si vuol far omologare una cessione che accorda sgravamento
totale de’ crediti , che interdice ogni specie di ripetizione a’ creditori nel
caso in cui il di loro debitore riacquistarebbe uno stato più felice, e si
*
292 Decrsi0nr
ne crede ancora dispensato di oflèrir le pruove di buona fede richieste
da’ debitori ordinarii che ricorrono alla cessione giudiziaria de’ beni ....
Tutto è convenuto , tutto è deciso, si dice , fralle parti contraenti ;
questo è un contratto di cessione volontaria. Un contratto di cessione
volontaria Eh! perchè dunque questa omologazione forzata che voi
dima-ndate? Sitfatta azione ed il titolo che voi date al vostro contrat
to implicano contraddizione... Tal Volta si è obbligato di ricorrere alla
giustizia per far eseguire un contratto liberamente aconsentito; ma allora
non è questa una omologazione che si reclama , bensì uno eseguimento V
forzato. Per la omologazione , si vuol’ essere dispensato da una soscrizione
e da un consentimento: per 1’ azione per la esecazione , si vuole far sta
bilire e riconoscere tale consentimento. La dimanda di omologazione pro
va che non si è dato nè soscrizione nè consentimento all’ atto , e che per
conseguenza esso non saprebbe essere un contratto consensuale e volontario.
» Si pretende che il consentimento de’ creditori è validamente sup
plito da quello della maggioranza in somma , e che il voto della mag
gioranza deve essere reputato il voto di tutti. Ma primieramente questa
pretesa maggioranza , eome'si è essa ottenuta2 per mezzo di un con
tratto di unione; ma un contratto di unione , cioè l’atto per lo quale
. un debitore è obbligato di ricever la legge da’ suoi creditori , e di ve
dersi rappresentato da sindaci che egli non ù nominati, e che pos
sono non meritare la fidanza di lui, un tal contratto non‘è autoriz
zato nelle nostre novelle leggi che in favore del commercio , e non può,
come la dilazione , essere invocato che dai negozianti..... Tutte le conse
guenze di una tale unione debbono esser sottomesse alla giustizia; questo non
‘e che un’ atto giudiziario, ed è mostruoso di pretendere di trovarvi un
atto consensuale. Si chiamano consensuali i contratti i quali son’ origi
nati dalla volontà libera e Sp0ntanea di tutte le parti, e che sono oh.
bligatorii per essi; ma tutte le volte che in caso di rifiuto dalla loro
parte di volere e di acc0nsentire, la giustizia è invocata a volere e ad
acconsentir per essi, questi non sono più atti volontarii , ma sono atti
giudiziarii. Allorché 1’ atto di cessione di cui si tratta non ‘e ne accon
sentito nè soscritto da tutti c010r0 ai quali si oppone; poiché si vuol sup
Suza’anrrcozo I. 293
plire a questa soscrizione , ed a questo consentirnento per mezzo di una
omologazione giudiziaria, tal cessione, in luogo di esser volontaria è
puramente giudiziaria a riguardo de’ creditori che si rifiutano. Ma ,
come cessione giudiziaria, noi abbiamo già detto cb’ essa mancava della
principale condizione richiesta dalla legge.
a: In quanto alle autorità rapportate dagli appellanti , basterà di os
servar che tali autori ànno scritto in un tempo in cui i principii della
dilazione e della cessione poggiavano meno su leggi positive che su di
una giurisprudenza incerta; in cui i caratteri distintivi del fallimento e
delle bancarotta erano appena conosciuti, ed in cui il proprietario, ed
il negoziante potevano ugualmente ricorrere al concordato . . .Oggidì , al
contrario , tutti questi caratteri son determinati con saggezza e precisione.
Nulla di più chiaro della distinzione ch’ esiste nel codice di commercio
tra il fallito , il bancarottiere semplice ed. il bancarottiere frodolente.
Poiché questo codice à collocato fra’ bancarottieri semplici, e non il vo
luto far participare al beneficio della cessione i negozianti che avessero
fatte spese eccessive o speculazioni rischiose , come non avrebbe egli volu
to escludere necessariamente il proprietario , che non va soggetto ad. al
cun registro , ad alcuna formalità, c'h’ò impossibile d’ invigilarlo, e che ,
non essendo esposto ad alcuno de’ rischi del commercio , non può attri
buir la di lui disgrazia che alle sue imprudenze?
» In fine , nell’applicar ancora le leggi commerciali a questa pretesa
unione , si trova essa colpita di una nullità fondamentale. Tale assemblea
di creditori , che il data origine alla unione, creato i sindaci,deterininati i
di loro poteri, ed acconsentite le dilazioni, avrebbe dovuta esser prece
duta dall’ affermazione e dalla verificazione de’ crediti. I creditori verifica.
ti potevano solamente constituire una unione legale , nominare i sindaci
diifinitivi, e prender le deliberazioni obbligatorie pel numero minore.
Niun’aifrrmazione, niuna verifiòazione è stata fatta per parte de’cre
ditori Hubert ; in modo che è dubbio per la giustizia se tutt’i soscrittori
o aderenti son realmente creditori. »
In tali circostanze, 1’ avvocato generale sig. Joubert conchiudcva
per la confermazione.
394 DECISIONI
Annssro.
' 26.
moefliec Bououi.
ARRESTO.
Annesro.
28.
g?tévot @. @etèzzd.
Aannsro.
29.
@zèvot: Keióec.
.
' Visto 1’ art. I. del decreto del 29 dicembre t810, mediante il qua
le la vendita del tabacco all’ingrosso ed a minuto è esclusivamente at
tribuita all’ amministrazione ; _ '
Visto l’art. 49, tit. 5 del decreto del 12 gennaio 1811 , in cui i
venditori di tabacco sono qualificati preposti dell’ amministrazione;
Ed attesochè le pippe ed acciarini che essi son in uso‘ di vendere,
son talmente considerati far parte del di loro spaccio , che per tali og
getti essi non sono almeno di fatto sottoposti alla patente;
La Corte dichiara di essersi incompetentementla giudicato ; rimanda
le parti innanzi a chi di diritto. ’
30.
dÎaveueau-Qbaum-out goix.
%citecs Scfiaffe.
Aanssro.
J«ouzbet lfl'eliozgne.
Annesso.
Gli eredi non negozianti sono essi soggetti alla giurisdizione del
tribunale di commercio , per i debiti commerciali del negoziante di
cui si son dichiarati eredi?
C. G. F. Cass. 20 frim. an. 15. ( S... 5. I. 76
@iieuaid @oaté.
ARRESTO.
34.
Il proprietario che tiene indeposito i vini di suo proprio ricolto,
the vende tali vini e ne compera altri per suo consumo ,- non fa per
questo un’ atto di commercio; egli non può essere assomigliato 41’ mer
canti all’ingrosso di cui parla l’ art. 98 della legge del 28 aprile
1816 : non e perciò soggetto ad ammenda , per mancanza di licenza ,
v 0 di dichiarazione all’ amministrazione ( cod. di com. art. I e 632 )
' C.
(leg.
G. di
F. eccez.
riget. 14
art.gennaio
a e 3, 1820
612 20. I. 190 ).
118 litri di vino che aveva ceduti al signor Fleury‘ suo genere non erano
bastevoli per costituirlo mercante , e che il vino che in seguito aveva
comperato dal signor Janvicr serviva unicamente per suo uso. .
A 3 dicembre I8|7 , sentenza che dichiara mal fondata l’amministra
zione nelle sue processore ed assolve il signor Rouilly dall’azione contro
di lui intentata. ' ' 4
_Sull’ appello , arresto della corte di Orleans che conferm'a la sentenza
di prima istanza. '
Ricorso in cassazioae per parte dell’ amministrazione , per violazione
dell’art. 98 della legge del 28 aprile 1816, cosi concepito : 12 sarà con
» siderato come mercante all’ingrosso ogni particolare che riceverào spe
» dirà , sia per suo conto , sia per conto altrui, de’ vini non meno di
>> 100 litri"... n Evidentemente ,_si diceva per l’amministrazione , questo
articolo il avuto per oggetto di colpir coloro , i quali per rendere age
vole la frode de’ spacciatori di vini, introdurrebbero presso di essi una
quantità di tali vini più considcrabile di quella che il di loro bisogno
presunto richiede; la legge a in questi casi assomigliati i semplici parti
colari a’ mercanti all‘ ingrosso , e gli à sottoposti alla dichiarazione e ad.
ottener le licenze relative a’ mercanti ordinari. Or Un proprietario che
raccoglie vini in quantità assai maggiore del di lui consumo , che ne cede
San.9 anrrcor.0 r. 317
ancora ad altri particolari, e che ne compera in seguito da un podere
estraneo , deve necessariamente esser messo nella classe de’ mcrcantiyal
1’ ingrosso indicata per mezzo dell' art. 98- della legge del 28 aprile;
egli è dunque incorrtravver:zione manifesta allorché esercita un tal com‘
mercio senza licenza , e senza aver fatto le dichiarazioni prescritte dal
l’art. 97 ; è in conseguenza sottoposto alle ammende e confiscazioni pro
QPeuet moscata.
Annesro.
La Corte , sul mezzo cavato dalla violazione dell’ art. 424 del cod.
di proc.i atteso che a’ termini dell’ arresto , l’ attore si e qualificato ne
goziante , e che nelle qualità alle quali non à formata apposizione , egli
è qualificato mercante di legname; che perciò , nel giudicar che il tribu
nal di commercio era competente , l’arresto non à violato ne il detto ar
ticolo 424 , ne alcun altro; '
Sul mezzo tratto dalla violazione dell’articolo 2063 del codice civile
articolo leg. civ. ) e dell’art. 637 del cod. di com. , in ciò che ' l’ar
resto personale sarebbe stato pronunciato contro l’ attore; attesochè tal
' mezzo trova una sufficiente risposta nel motivo dato sul primo mezzo.
Rigetta cc.
Sei.1.’aar_icor.o I. 321
56..
gle‘5ciieue 540.111403
ARRESTO.
Annasro
Considerando, 1.“ che quantunque l’art.3 della legge del 15 agosto |793
e quella del 1.° frutlidoro anno 3 attribuiscono alla sola amministrazione
delle dogane, la processura della confiscaziene delle mercanzie fatta anche da
altri funzionarii , o da semplici cittadini francesi; che benché la legge del
10 brumajo anno 5 e quelle del 9 fiorile anno 7 e 11 pratile del me
desimo anno sembrano supporre , ed anche insinuare che il diritto del
la processura appartenga agli amministratori delle dogane, ciò non ostan
te , non è possibile di attribuir tal diritto esclusivamente all’amministra
zione ne’ luoghi di qui: di cinque chilometri dalla frontiera in cui non vi
sono ullizj di dogane e proposti rivestiti dalla leggedellequalità necessarie
per fare le processure , soprattutto se si considera che seguendo l’art. I
della legge del di n pratile anno- 7 , si deve osservare una celerità di pro
cessura incompatibile colla necessità di un potere dell’ amministrazione e
che nulla vi à di più convenevole e di più sicuro che di accordar il di‘
ritto della processura a coloro che fanno il sequestro, interessati per legge
a’ successi de’sequestri ed alla confiscazione.
Sezz’zarrcozo’r. 331
2. Considerando che benché le balle di mussolina reclamato dall’ art.
tare, non siano della ‘specie delle'mercanzie reputate inglesi coll’art.5 della
legge del 10 brumajo anno 5, tali balle son però della classe delle mercan
zie straniere le quali, secondo l’art. 15 della legge medesima, non debbono
essere ammesse nell’interno , che mercè certificati comprovanti che es
se sono state fabbricate ne’ paesi co’ quali la Francia non è in istato di
guerra , e che la contravvenzione a questa parte di legge , dà luogo ,
a norma dell’art. 15, alla traduzione del contravventore innanzi al
tribunale di polizia correzionale , d’ onde segue che questo tribunale
era competente a prenderne conoscenza:
3. Censiderando che la disposizione degli art. 2 e 7 della legge del
9 fiorile anno 7 , che ordina il trasporto delle mercanzie sequestrate al
più vicino uflizio delle dogane , e quella dell’art. 6 della medesima leg
ge , che ordina 1' affisso del processo Verbale alla porta dell’ ullizio , non
' sono applicabili alla specie , ove il sequestro à avuto luogo , come in
questo caso, fuori del recinto ove son collocate le dogane e gli uliizj loro ;
4. Considerando che se le mercanzie proibite non possono esser se
questrate nell’interno di quà della linea del miriametro presso le fron.
tiere, tal regola soffre eccezi0ne , a riguardo delle mercanzie provegnenti
dall’ estero per la strada che dall’ estero conduce nell’interno , sequestrate
sulla vettura medesima , o al momento del di loro scaricamento,a condizio
ne , che i proposti ( ciocchè comprende gli altri autorizzati a sequestra
re ) le abbiano vedute entrare , e le abbiamo seguite senza interruzione, ai
termini dell’ art. 35 del tit. 15 della legge del 22 agosto 1792; soprat
tutto se si osserva che il reclamante non à potuto ancora indicare il
conduttore della vettura, che la direzione di lei smentiva l’ asserzione di
colui che reclama , e che tutto concorreva a far presumere che essa aveva frau
dolenterhente evitati gli.uilizj della frontiera, eioccbè è il caso dell’ art. 17
delle leg. del 10 brumajo anno 5;
Considerando inoltre , da una parte, ch’è stato giudicato nel fatto
che il reclamante non è proprietario delle due balle, che per conse
guenza non è ammissibile la dimanda di lui, e che questo fatto giu«
dicato deve eser tenuto per costante dal tribunale; da un’ altra par‘
1 U
352 DECISIONI
te , ch’ egli non aveva patente , benclnè avendo , nel suo sistema , com
perate le due balle per venderle nel medesimo stato, fosse reputato
mercante all’ingross'o , a norma dell’art. 30 della legge del 1 brumajo
anno 7 , ed in siffatta qualità sottomesso al diritto di patente;
Per tali motivi il tribunale rigetta il ricorso , cc.
39.
ARRESTO.
Annnsro.
41.
Annesro.
42.
DECISIONI SULL’ARTICOLO a. e 3.
I.
Eiiutot @. Bucliet.
Annssro.
Anna sro.
1.
dvefévza €- @iubt.
Inv0caVa in seguito 1’ art. 187 del cod. di comm. ( art. 18'] leggi di
eccez. ) il quale prescrive che per la obbligazione solidaria, per la girata,
e per l’ cavallo di un biglietto ad ordine , fa d’uopo seguir le medesime
regole prescritte per una lettera di cambio , cioè le regole commerciali.
Provava siffatta teoria coll’ autorità dell’ arresto a favore di Chabaud del
25. gennajo 1814, a rapporto del signor Chabot. Mediante tale arresto , la
corte annulla una’decisione della corte di Limoges per aver giudicato che
un’ avalla apposto sopra un biglietto ad ordine , senza bono od approva
to , era nullo. ( V. mm. 14, 1 part. p.62 ) Deserviamo, egli diceva, che
Per tale arresto la corte ‘regolatrice dichiara espressamente « che l’art.
» 1326 del cod. civ. non riguarda che le materie puramente civili ; che
»-pe’ biglietti ad ordine e per le lettere di cambio , tuttocciò che è ga
» rantia è sommesso a.regole_ particolari, come lo indica l’ art. 187- del
2: cod. di comm. » se dunque, diceva il convenuto , si trattasse dèll’ a
valla , o della garantia di un biglietto ad ordine , l’art. 1526 non sareb.
be applicabile dietro l'arresto Chabaud. Bisognerà mai credere che l’ obbli
gazione solidaria di un biglietto ad ordine è sottoposta ad altre regole di
verse da quelle prescritte per un avalla o per una girata , per essere u
na obbligazione principale, e non una obbligazione accessoria? Ma sareb
be assurdo 'il pretendere che una tale soscriziond che sarebbe valida aldor
so di un biglietto ad ordine. è nulla perché vi è messa in piedi. D’altronde
SULL’ ARTICOLO 4. 351
l’avallo , la girata e la obbligazione solidaria di un biglietto ad ordine sono
sommesso alle medesime regole, clietro.l’art. 187 del cod. di commercio. Dun
que, poiché la corte a dichiarata Valida la girata di un biglietto ad ordine,
quantunque non vi fosse che una semplice soscrizione senza bono o appro'
vato , essa deve ugualmente dichiarar valida una obbligazione solidaria.
Questa teoria poteva essere combattuta per mezzo dell’art. 1 13 del cod. di
comm. ( art. rr3lcg. di eccez. ) il quale prescrive che cc la soscrizione delle
» donne maritate , e delle zitelle non negoziantio mercantesse pubbliche ,
n su lettere di cambio , non Vale , a loro riguardo, che come semplice
» promessa ». L’attore aveva sostenuto che una soscrizione di femmina ,
non mercantessa pubblica , su di un biglietto ad ordine 0 lettera di cam
bio , era reputate soscrizione sopra semplice promessa. Ma non è questo
il senso dell’ art. 113 del cod. di commercio. Il legislatore à voluto che
una tale soscrizione non rendesse la femmina sottoposta all’ arresto per
sonale , come se ella avesse fatto un atto di commercio.. Ma non a
voluto che la soscrizione della moglie su di un effetto di commercio ven
ghi reputata nulla per mancanza di bono od approvato. Una lettera di
cambio scritta da una femmina sarebbe valida , ma non valerebbe che
come semplice promessa, se la femmina non fosse mercantessa pubblica.
Dunque , secondo 1’ art. 113 del cod. di com. , che la obbligazione della
femmina, per effetto di commercio, sia scritta , o semplicemente soscrit-s
ta , essa val sempre ugualmente , non come obbligazion commerciale_,
ma come obbligazione civile. Perciò l’ art. 113 distrugge la obbjez‘
zione anziché servirle di appoggio.
Inoltre l’ arresto a favore di Chabaud è contrario ancora 'ad un tale
sistema. In effetto , il giratario del biglietto non era mercatante; la sua
soscrizione al dorso di 'un biglietto ad ordine era adunque della me
desima natura della soscrizione di una femmina non mercanlessa; così lo
prescrivono gli art. 636_e 637 del cod. di com. ( art. 615e616 leg. di
eccez. Or, l’arresto Chabaud decide, che la soscrizione di un particola‘
re non mercatante al dorso di un biglietto ad ordine è valida, benché non
354 D 11 e 1 s r o n t
vi sia né bono né approvato; dunque deve esserne lo stesso della soscri
zione diiina femmina.
Relativamente all’ arresto Bardin-Boi‘ngelin reso [dalla corte a 8 ago‘
sto 1815 , a rapporto del sig. Zangiacomi , il convenuto faceva osservare
che nella specie allora giudicata , l’ arresto cassato di Parigi, non aveva
deciso che una quistione affatto differente , quella cioè se l’art. 1356 e
ra ancora applicabile allorchè la soscrizione non era arguita di frode:_ or
questo non è in niun’modo ciocche à giudicato ll arresto di cui attuale
mente si tratta. ‘ ’
L" avvocato generale 21 concluso per la cassazione,
Annzsr-o.
scrizione senza bono 0 approvato ( fuori il caso della eccezione ),- _è nev
cessario distinguere la natura delle obbligazioni, ed il sesso di coloro che
le 2111 sottoscritte; valevole , se il biglietto 0 la promessa è un biglietto ad
ordine o una lettera di cambio, e se la soscrizione è di uu uomo: non va
lev0le , se il biglietto o promessa è un biglietto civile , 0 una semplice
promessa, e se la soscrizione è di una femmina. Bisognarebbe ancora
far distinzione tra una obbligazion principale, per dichiararla nulla ,
ed una obbligazione accessoria pef_dichiararla valida ? Sifl’atta distinziq,
ne, proposta alla occasione dell’ arresto Cbaband non fu accolta.
354 Decrsroaj
a.
I
\
« Atteso , vi è detto , che , dietro 1’ art. 1923 del codice civile (art.
1795 leg- civ. ), il deposito deve esser provato solamente per mezzo di
scrittura; che queste specie di atti non son sottoposti ad alcuna formola ;
che l’art. 1326 del medesimo codice non è applicabile al caso; che ove lo
fosse , la femmina Changarnier si troverebbe nella eccezione contenuta in
tale articolo, poichè suo marito “Scudo mercatante , ella segue la con
dizione di lui; ‘ r
». Atteso , a riguardo della regolarità dell’atto di deposito di cui si tratta,
che quantunque la moglie non abbia potuto obbligar suo marito senza una
autorizzazione formale, risulta dalle disposizioni dell'artrng del medesimo
codice ( art. 17981eg. civ.) che essa la potuto obbligar se stessa;che mercè
la legge della equità , se ella oggidì esistesse , non potrebbe sottrarsi alla
dimanda che se le farebbe della restituzione de’ 668 franchi espressi nella
scrittura di cui si Valgono gli attori ,' che avendo instituito érede suo marito',
egli è soggetto a tutte le azioni che si potrebbero dirigere contro di lei;
che sebbene non se ne potesse far la revindicazione di tal deposito , vi
in luogo ad azione per la restituzione dello stesso , essendo ridondato
a vantaggio del depositario; che tali principi si trovano stabiliti dei
più abili giureconsulti , e spezialmente da Pothier, ine’ suoi trattati dei
contratti di beneficenza e delle obbligazioni; d’ onde Segue che questo è
il caso di rigettar le eccezioni del reo convenuto. »
» Ma attesocbè questi dichiara non poter riconoscere la sottoscrizione di
sua moglie, ciò sarà il caso di adoperar gli esperti per verificarla. »
Ricorso in cassazione, I.' per contravvenzione all’art. 1326 del cod.
civ. ; a.“ per violazione degli art. m7 e 225 art,zofieao4 leg. ciy, .),
e fals’ applicazi0ne dell’ art. 1926.
' Per primo mezzo, l’attore, diceva che l’art. 1396 del cod. civ. prev
scriveva come una formalità essenziale delle obbligazioni unilaterali sotto
firma privata, che esse fossero scritte di mano del soscrittore, o che con
i e
356 ' DECISIONI
fosse di mano di colui che le à sottoscritte], un bono o un’ approvato
contenente interamente in lettere la somma o la quantità della. cosa.
che si può valutare in danajo.
La disposizione di questo articolo e assoluta: essa riguarda tutte le
specie di contratti unilaterali, e tutte le persone diverse da quelle indicate
nella seconda parte: cioè: i mercanti, artigiani, lavoratori, legna
juoli, giornalieri o servidori. '
Nel fatto, la signora Changarnier era sola obbligata per mezzo dell’at
to del Irmaggio 18og.‘ ella non lo aveva scritto, nè vi aveva apposto
di sua mano un bono o approvato. Non si trovava in alcuno de’ casi
della eccezione prevedqta dalla legge; dunque la sua obbligazione era
nulla ; il tribunale non poteva dispensarsi di pronunziarne la nullità.
Ma questo tribunale à Considerato , I.° che 1’ art. 1326 non è appli
cabile che a’ semplici atti di prestito, e non agli atti di deposito, i quali
a‘ termini dell’ art. 1923 del cod. civ. , debbono esser provati mediante
scrittura , ma non sono assoggettati ad alcuna formola speciale;
2.° Chriammettendo che questo articolo sia applicabile agli atti di
deposito , la signora Chang’arnier era in uno de’ casi di eccezione che tale
articolo prevede , quello di mercantessa , poichè ella segue la condizione
di suo marito il quale esercitava tal professione.
Confutazione del I." motivo._ E primieramente l’art. 1923 non con»
tiene alcuna derogazione al dritto comune: esso al C0ntrario non è chela
espressione del principio, che in materia civile, ogni obbligazione deve esser
provata per mezzo di scrittura, allorché oltrepassa 150 franchi. Or, si
può ragionevolmente pretendere, che, dall’ avere il legislatore richia
mato nel titolo del. deposito questo unico principio comune a tutte le
specie di convenzioni, lo abbia dispensato dalle condizioni e formole al
trove prescritte ?
A simiglianza di ciò, bisognerebbe dire che l’art. I325 del medesimo
cod. , che richiede ne’ contratti Sinallagmatici un numero di originali rigua
le a quello delle parti , colla menzione espressa in ciascuno di essi dello
adempimento di tal formalità , non è applicabile al contratto di vendi
ta , poiché nel titolo che gli è relativo , la] legge non fa dipendere la
sua validità dalla esistenza di siffatta condizione.
SULL’ARTICOLO 4. 357
Inoltre, l’ art. 1326 sottopone alla necessità del bono o approvato,
senz’alcuna distinzione , n i biglietti o promesse sotto firma privata, median
te i quali una sola parte si obbliga verso 1’ altra a pagargli una somma
di danajo , etc., etc. ».
Poco importa che i biglietti o promesse siano atti di prestito 0 di de‘
posito. L’essenziale è che l’atto contenghi obbligazione di pagareodi rim
borsare una somma in danajo; e qui tale obbligazione esiste evidentemen
te. La signora Changarnier à detto: » lo tengo in deposito la somma di
668 franchi del signor Delano'é »; merci: tale atto ella si è obbligata di
pagare o di rimborsare simil somma al signor Delanoè'. ‘
Questo atto non è ancora che un contratto di prestito , perchè non
pubesistere vero deposito che solo quando la cosa depositata è stata indi
cata per mezzo de’ suoi elementi _materiali , da dovere essere restituita in
natura ( art. x932 cod. civ. ) ( art. 1804 leg. civ'. ); ma il deposito di
una somma di cui non si determinano le specie , allorché questa somma
non è inviluppata , nè suggellata , non dando luogo che alla esibizione
del valore , e non già delle cose identiche ed in natura , nel fatto non
è che un semplice prestito.
I motivi della legge sono d’altronde i medesimi, tanto pel deposito,
che per lo prestito; il bono o l‘ approvato sono unicamente richiesti per
prevenir gl’ inganni , gli abusi della sottoscrizione in bianco , sempre fa
cili ne’ contratti unilaterali. _
‘ Perciò , nello spirito come nella lettera della di5posizione del codice,
la obbligazione unilaterale , nulla importando la varietà delle sue fermo
le , è sempre regolata dall’ art. 1326.
Già la quistione è stata presentata alla corte di cassazione in una
specie simile , sotto l’impero dell’ editto del ‘22 settembre 1753, La
signora Ducbalard reclamava la somma di 12000 lire , in virtù di una
scrittura di obbligo di deposito Sottoscritta da Luigi Girard. Il debitore
adduce in eccezione lamancanza di approvazione: si risponde che l’edit
to del 1753 non è- applicabile che a’ biglietti o promesse , e non agli atti
di deposito. Il tribllnale civile di Vannes e le corti imperiali di Poitiers
decidono che la scrittura di obbligo è nulla; e la corte di cassazione con
558 DECISIONI
ferma tal decisione mediante arresto del di u ‘brumajo anno 12. Vi è
la stessa ragione di decidere sotto l’impero del codice , come sotto quello
aar editto del 1735, _ "
Confutazione del 2.‘ motivo, Secondo il tribunale di Autunia , la
femmina il cui marito è'mercatante , siegue' la condizione del marito.
Ma ove egli è scritto che la femmina siegue la condizione. del marito ,
nel senso ch’ ella Sia soggetta alle medesime azioni di lui? Dovrà in con.
seguenza la femmina che a sottoscritti biglietti ad ordine, se suo marito
è mercante , esser reputate ancora essa stessa mercautcssa , e come tale ,
soggetta all-’ arresto personale? Ilcontrario è scritto nell’ art. no del cod.
civ. ( art. 209 leg. civ. ), il quale dispone che la femmina è mercan
tessa pubblica sol quando fa un commercio particolare e separato da quello
di suo marito; nell’ art. 3 del tit. a della legge del _15 germile ann06 ,
il quale non sottomette la femmina maritata all’arresto personale che.
quando a; ella fa un commercio distinto e separato da quello di suo
marito ; fiinalmente negli articoli 5 e 113 del’cod. di comm. ( art.9 e
1131eg. di eccez. Or_,taie non è la Specie in controversia, Non è stato
verificato per mezzo della sentenza, nè ancora allegato dagli eredi Dela.
noé , che la signora Changarnier facesse un commercio particolare; eua
non si trovava adunque collocata nella eccezione dell’ art. 1326.
A dir vero, innanzi alla Corte è stato allegato , che il signor Cbam
garnier era illitterato , e che sua moglie era agente di lui. Ma tale cir
costanza , astrazione fatta da ciò che essa _,non era stata valutata da’ primi
giudici, era in _se stessa indifferente; poicbò secondo gli art. 220 del cod.
civile e 5 del cod. di comm. , n la femmina che non fa che vendere a
minuto le mercanzie dei commerciodi suo marito , non è mercantessa
pubblica >;. _ ‘ ‘
I L’ attore giustifieava in poche parole il secondo mezzo della sua di
sul motivo delle sue eccezioni', e si rimarrà convinto che nel supporre
ancora unilaterale la obbligazione della femmina Changarnier, il tribunale
h fatta una giusta applicazione di tale articolo. In effetto il significato
dell’ art. '1326 è fondato su ciò che in generale, i mercanti, gli artigiani,
etc. sanno firmare senza sapere scrivere , e per le espressioni mercanti,
artigiani etc ,il legislatore comprende il marito e la moglie , soprattutto
allorché il marito fa un commercio di poca importanza , oesercita un me
stiere , che suppone una educazione poco accurata; si sa che allora quasi
sempre, è la moglie che fa il commercio a nome del marito , e che
ciò qui si verificava. Il signor. Changarniazr era affatto illitterato , la mg.
glie era lq. sud agente , dirigeva la sua{casm , e teneva la scrittura;
t-lla poteva adunque esser considerata come mercantessa; e gli atti che
faceva; dovevano esser sottoposti alle medesime" regole di quei del mercan
te. Posto ciò . aggiungeva il convenuto, si confuta il n.° mezzo di cas
saZi0n8; l’ atto essendo valido nella forma il tribunale à potuto condan
nare, a norma delle disposizioni dell’ art. 1312 e 1926 del cod. civ. , il
signor Changamier , nella qualità di erede di sua moglie , a rimborsare
agli eredi Delanoè' la somma di 668 franchi, da cui la'signora Changarnier
aveva tratto' profitto. La sua incapacità-cesena per effetto dell’impiego
utile, ch’essa aveva fatta, della somma depositata. Tnoltre non imparta che
l‘ atto sia valido o nullo nella forma , essendo la disposizione dell’art. 1926,
fondata sul principio di equità. , che (temo potest fieri -locupletion
cum jactura alterius, ‘ ’
Il signor Jourcle , avvocato generale, 21 concluso per lo rigetto del
ricorso.
SULL’ARTICOLO 4. 36:
ARRESTO.
5.
Annesró.
4.
546310,“) @- ÌFeueuiffe.
5.
La moglie può esser mercantessa, pubblica senza l‘ autorizzazione
espressa di suo marito: è bastevole per _reputarla tale ch’ ella faccia
il commercio a vista ed a saputa di suo marito e senza ch'ein vi si
opponghi. ( Art.azo cod. civ.; 4 , e 8 cod. di com.) ( art. 209 leg.
civ. art. 809 leg. di eccez.
C. C. F. riget. 14 novembre 1820 (S. . . 21. I. 512). _
di mercanzie. ' .
A 4 luglio 18r75 dopo la scadenza del biglietto e mancanza di pa
gamento , Getten ottenne contro Mora , una sentenza in contumacia , del
tribunale di commercio di Dax , che la condannò , con arresto personale,
al pagamento di 1.000 franchi capitale del biglietto, ed agl’ interessi
‘ scaduti. '
A 9 agosto 18|7 opposizione a tal sentenza per parte della signora
Mora pe’ seguenti motivi. - ‘
SULL’ARTICOLO 4. i 367
368 Decxsronr
Appello da tal «Sentenza per parte di Mora; ella allega per querela,
oltre la incompetenza del tribunale di commercio che è reso la sentenza,
diverse irregolarità commesse nella informazione che a avuto luogo in pri
ma istanza , e riproduce soprattutto i mezzi gia sviluppati innanzi ai
primi giudici, tendenti a provare ch’ essa non era mercantessa pubblica,
non avendo giammai ricevuta autorizzazione espressa o tacita a tale ef
fetto, da suo marito; che in tutt’i casi e supponendo_ che ella potesse
esser considerata come mercantesse pubblica , il biglietto di cui si tratta
nella causa , non aveva per oggetto un fatto di suo negozio.
A 23 marzo 1819 , arresto della corte reale di Parigi, che confer<
ma la sentenza da cui è appello pe’ motivi seguenti:
» Considerando . . . . sulla incompetenza del tribunale, riguar
data sotto il doppio punto di vista , che la» signora Mora non era
mercantessa pubblica , e ch’ essa aveva bisogno dell’ autorizzazione disuo
marito per venir reputate pubblica mercantessa , che la incompetenza pro
posta sotto il primo rapporto non può essere ammessa , poiché risulta in
effetto dalla sentenza che Mora' faceva un commercio , ch’ella era adun
que mercantessa pubblica; Considerando sotto il secondo rapporto , che
la legge non richiede una autorizzazione del marito perchè la moglie
' possa esser reputate mercantesse pubblica ; ma solamente il consenso" di lui,
e che il marito è reputato di acconsentire allorché la moglie si dedica al
commercio senza opposizione di suo marito; Considerando che i primi giu
dici àn fatta una giusta applicazione della legge nell’ordinar l’arresto
personale . . . . , senza arrestarsi alla nullità proposta da’ coniugi Mora ,
nè alla incompetenza da’ medesimi opposta , nè ad alcuna delle altre 10_
I m conclusioni, dichiara essersi regolarmente proceduto , competentemen
te e ben giu'dicato, in conseguenza , di essere illegittima la dimanda dei
medesimi , etc. ' '
Ricorso in cassazione per parte de’ conjugi Mora.
Il di loro 1.° mezzo , cui la corte regolatrice non a creduto doversi
arrestare , era cavato dalle irregolarità commesse nella informazione che
aveva avuta luogo in prima istanza , cdi cui i giudici di appello ( sc
r
Sunn’aarreozo , a69
condo gli attori ) si erano appropriati i vizii , nel confirmar per mezzo
della di loro decisione la sentenza de’ primi giudici.
Un 2. mezzo di cassazione proposlo dagli attori , poggiava sulla fal
sa applicazione dell’ art. 4 del cod. di com. e dell’art. 220 del codice
civile.
Col primo di tali articoli si prescrive che , » la moglie non può
essere mercantessa pubblica senza il consenso di suo marito. »
Col secondo che, » la moglie , se è mercantessa pubblica può , sen
za l’ autorizzazione di suo marito, obbligarsi per ciò che concerne il suo
negozio: ed in tal caso , essa obbliga ancora suo marito , se vi à comu
nion di beni fra di loro. Essa non è reputata mercantessa pubblica , se
non fa che vendere a.minuto le mercanzie del commercio di suo marito;
ma solamente quando fa un commercio separato. »
L’art. 5 del cod: di com. , richiama i medesimi principii ne’ ter.
mini medesimi. .
Or dicevano gli attori, risulta egli da tali articoli che. la donna
maritata debba esser reputate mercantessa pubblica solamente perch’ ella
fa atti di commercio.
Non vi in dubbio per la negativa; la donna meritata non è reputata
mercantessa pubblica che allorquando è autorizzata da suo marito , ed al
lorcliè fa un commercio separato.
Per condannar una donna maritata come pubblica mercantessa, fa
d’uopo prova due cose: che suo marito l’abbia autorizzata a far il come
j.mercio , e che essa faccia in effetto un commercio separata: poicbè fino
a quando questo punto di fatto sia stabilito e giustificato, essa è presun
ta di agire , se fa atti di commercio , per suo marito ,vendere a minuto
le mercanzie di lui, in una parola essere proposta di lui. '
Poco importa ancora che, nel fatto , la moglie amministri sola il
commercio, della casa ,. che‘esegua le compere , le vendite, i pagamen
ti, che in'una parola il marito riponglri interamente su di lei l’ammi
nistrazione de’ suoi affari , ch’egli non se ne mischia in alcun modo;
non risulta da ciò necessm-iamente , che la donna debba esser reputata_
‘mercantessa pubblica: essa non è affatto considerata contrattar per se
L. T. I. . 47
570 DECISIONI
stessa , non si obbliga personalmente , essa non fa che agire; in tutti
questi casi è reputata agire per conto ed a nome di suo marito , il quale
è considerato contrattare per mezzo del ministero di lei.
Or, nella specie , non si prova che la signora Mora sia stata giam
mai autorizzata da suo marito a fare un commercio separato; non si ri
conosce , d’altronde la qualità di mercantessa pubblica in una donna , che
allorchè essa à patente sotto il suo nome individuale , o qualunque altro
titolo attributiro, secondo la legge, della qualità di mercante. Nella
specie, è provato che la signora Mora non à patente, che niun titolo le
attribuisce la qualità di mercantessa pubblica; che al contrario , è il sig.
Mora istesso , marito di lei, ch’ era patentato all’epoca della soscrizi<me
del biglietto. Dunque la corte di appello di Pan non poteva , senza vio
lar la legge , dichiarare che la signora Mora era mercantessa pubblica ,
csercitante un commercio separato da quello di suo marito; dunque essa
doveva dichiarar , a’ termini dell’art. 113 del cod. di com. articolo
113 legge di eccez. ), che il biglietto di cui si tratta nella causa,
non valeva che come semplice promessa , e _rimandar le parti innanzi ai
tribunali civili.
Annesro.
Aannsro.
7.
La moglie la quale per mailevar suo marito , accetta una lettera
di cambio , è suflîcientcmente autorizzata ad obbligarsi , allorché la
lettera è tratta dal marito medesimo.
C. A. di Caen. 2 agosto 1814 ( S... 14. a. 399. )
( V. art. 5 cod. di comm. ; art. 217 cod. civ. ) art. 9 leg. di eccez.,
( art.n.06 leg. civ. )
Lacauve aveva tratte sopra sua moglie, a favore di Lamotte, due let
tere di cambio che ella aveva accettate. Lamotte aveva voluto aver la
maglie per malleveria del marito.
Tal mallcveria sarebbe stata nulla anteriormente al cod. civ., a causa
del senato consulto Vellejano in vigore nella Normandia, luogo del do
micilio de’ coniugi.
Alla scadenza , la moglie , la quale non poteva più invocare il Vel
lejano , à sostenuto che la sua obbligazione era nulla perchè priva di au
torizzazione di suo marito , ed il tribunale di commercio di Baieux. 1’ 31
così giudicato , a ‘22 giugno 1813.
Lamotte à appellato.
Si trattava di sapere se la moglie era regolarmente autorizzata. L’art.
317 del cod. civ. esige il concorso del marito nell’ atto , o il consenso
di lui in iscritto. L’ accettazione della moglie sulla lettera di cambio , era
soscritta da lei sola; e poichè tale accettazione formava uri-contratto di
stinto dalla tratta ,' è evidente che la moglie non poteva esser reputate au
torizzata dal concorso del marito nell’ atto.
374 D n c r s r o r: r
Rimanere a sapersi se il consenso in iscritto risultava da' questi
termini diretti dal marito alla moglie, vi piacerà pagare, contenuti
nella tratta. _ _
La moglie si ristrigneva a sostenere che una lettera di cambio , trat
ta dal marito sopra sua moglie , allorohè il domicilio loro è lo stesso, al
lorchè non vi sono due case di commercio, non è che un ordine tratto dal
marito sulla sua cassa ; che l‘accettazione della moglie o di un commesso
non gli obbliga per lo traente : che la loro soscrizione si confonde colla
sua, e non gli obbliga al di la de’fondi, di cui essi potrebbero esser de
positarii‘ per lui.
Ma era evidente , per le circostanze del fatto , che la moglie aveva
voluto mallevar suo marito.
A e a E s T o.
I.‘
Queziu @. Saturnin.
Anacsro.
2.
a'nnesro.
3.
%€0MBCQUL @- €azcib.
ARRESTO.
.i
382 Decrsior:1
4.
La moglie la quale fa esclusivamente il commercio di suo mari
to , non a , come la mercantessa pubblica , il diritto , solamente per
questo , di formar lettere di cambio che obbligano il marito , ancor
clzè 'vi sia comunion di beni tra loro , se d‘ altrona’e suo marito
non ve l’à espressamente autorizzata , e se non è provato né che le
lettere di cambio abbiano avuto luogo per fatto del commercio eserci
tato dalla moglie, né che la comunione ne abbia fatto guadagno. ( Cozl.
civ. art. 220 , cod. di com. art. 4 e 5 ) ( leg. civ. art. 209 ) (_le°u
di eccez.
C. A. di Brussellcs.
art. 8 e 9 27 febbraio 1809 ( S... 9. 2. 209.
@Îl€flttó q)etguelteu_
A n R E s 'r o.
.
Attesoclnè, secondo gli art. 220 del cod. civ. , 4 e 5 del cod. di
comm. , la moglie non si obbliga e non obbliga suo marito che quando
è mercantessa pubblica mercè 1’ autorizzazione di questi, e per ciocchè
concerne solamente il negozio di lui;
Ch’ ella n0n è mercantessa pubblica , se non fa che vendere a minu
to le mercanzie del commercio di suo marito , e che non è reputata tale
che allorchè fa un commercio separato; k
Altesochè il commercio di gesso e calcina , il solo che esercitano
Reyns e sua moglie , si fa sotto il nome ed in virtù della patente del
marito; in modo che , quando Chiara Stroef ., moglie di Reyns si fosse
mischiata in tal commercio , essa non poteva esser reputata mercantessa
pubblica , poiché non aVrebbe fatto un commercio separato;
Attesochè , quando si potesse supporre che Chiara Stroef avesse fatto
più che di. vendere le mercanzie del commercio di gesso e calcina , ed
indurne che sia stata almeno tacitamente preposta (a tal commercio
da suo marito , non avrebbe potuto obbligar suo marito nel soscrivere
lettere di cambio ., a meno che non vi sia stata spezialmente autorizzata ,
o che tali lettere di cambio non sieno state formate per lo negozio di
gesso e calcina , ciocche Verbueken , convenuto , non à nè provato, nè
offerto di provare; , '
I Per tali motivi, la corte annulla 1’ appello , e quello da cui si è ap
pellato; emendando , rigetta le conclusioni di Verbueken' fatte innansi
a' primi giudici, lo condanna alle spese tanto della causa principale,
che dell’ appello.
584 ‘ Decrsros__r
5.
‘Ìlbatail’i’e @. geofflo‘q._
Annssro.
La corte, visto l’art. 1526 del cod. civ. e gli articoli 4 e 5 del
cod. di com. ' '
Considerando non esservi dubbio che la moglie segue la condizione
di suo marito , ma che in niun modo risulta da siffatto principio che la
professione del marito sia necessariamente comune a sua moglie; che,
dietro gli art.» 4 e 5 del cod. di com. , una moglie non è reputata mer
cantessa pubblica che allora quando esercita, col consenso di suo marito ,
un commercio separato da quello di lui ; Che la moglie Bataille, allorchè
è sottoscritto il biglietto di cui si tratta, non esercitava un commercio
di tal genere , .ma solamente che prendeva parte, come lo, dice l’ ar
resto , al commercio di suo marito: d’onda segue che non poteva esser
considerata come mercantessa , nè venir collocata nella eccezione contenu-_
ta nell’ art. 1526 del cod. civ. , e per conseguenza che l’ arresto impu
gnato à contravvenutq alla disposizione generale del med. art. ed alle leggi
qui sopra enunciate; cassa etc. ’
L. T. I. ’ 49
îY’I:-“
386 4 ,Dacrsron1
(i.
/
a
Questi à preteso allora che la maggior parte de’ biglietti esibiti, non
erano stati sottoscritti da Le Rat sua moglie , che per compiacere Henry,
il quale non ne aveva giammai somministrata la valuta; che d’ altronde,
Quitteray non Poteva esser risponsabile delle 0bbligazioni' contratte da
sua moglie , senza che egli lo sapesse e senza che vi avesse prestato il
suo consenso.
Quattro prime sentenze in ultima istanza , del tribunale di com
mercio di Roucn de’ 17 febbraio, 1 e 8 marzo r8ig, accolsero tale
difesa del signor Quitteray relativamente ad alcuni biglietti in con
troversia. ‘
Dietro una nuova dimandav formata (1’ altri possessori de’ biglietti del_
la sig. ’Le Rat , innanzi al tribunale di Pont-Audemer, tre sentenze rese
SULL’ARTICOLO 5. ’ 387
nel giorno istesso 9 maggio 18r9, condannarono Quitleray a pagar la
somma de’ biglietti sottoscritti da sua moglie.
Ecco i motivi che servono di base a tali sentenzet _}
u Considerando, in ciocche concerne il signor Quitteray, il quale pref
tende non esser obbligato a pagar la somma de’ tre biglietti ad ordine in
quistione, perché tali biglietti sono sottoscritti da sua moglie , senza men
zione che ciò è per lo conto di lui, essenza enunciazione di sua procura,
.<< l. (111’ è di notorietà pubblica e riconosciuto dal signor Quittcray,
tanto nelle conclusioni fatte da lui quanto nelle arringhe del suo di
fensore , che , dopo il suo matrimonio contratto da più di venti anni,
la signora Quittcray si occupa sola quasi esclusivamente del commercio
di suo marito; il quale appena sa leggere e scrivere; ch’ essa è nell’abi
tudine di portarsi da’ mercanti e negozianti per comperar mercanzie;
che regola le fatture ,- che sottoscrive biglietti ad ordine ed accetta le let
tere di cambio tratte sopra suo marito: che tali biglietti e lettere di cam
bio sono state finora pagate indistintamente dal marito o dalla moglie‘
o da entrambi simultaneamente;
«2. Che la buona fede, che 'è'la base del commercio, non puo 112:
deve essere ingannata; che avendo il signor Quitteray _sempr'e pagate le
obbligazioni contratte da sua moglie , egli deve ancora soddisfare i tre
biglietti ad ordine la cui somma è richiesta, tanto più che , di sua pro
pria confessione si trova debitore del signor Henry , beneficiario di tali
biglietti, della somma di 3500 franchi per somministrazione di mcrcanzie,‘
le quali sono state saldate in parte; almeno tutto porta a crederlo ,- per
mezzo de’ biglietti esibiti; _ .
.<< 3. Che qùando ancora il signor Quitteray avesse osato di far vista
di non conoscere di aver ricevuto dal signor Henry le valute in mercan
zie , e dietro le commissioni fatte da sua 'moglie, i giudici non ne- re:
stereb_ber_o meno convinti ch’ esse sono state somministrate , poiclxè non
solamente è a loro conoscenza Personale , ma ancora di notorietà pubblica
_che la maggior parte delle mercanzie che il signor Henry spediva a suo
padre, dimorante a Pont-Audemer , erano consegnate da quest’ultinio per
333 DECISIONI
conto di suo figlio, al signore ed alla signora Quitteray , e Olle era que
sta che determinava o dava somme a conto o effetti di Commercio;
« Che , da tutti i fatti qui sopra enunciati e riconosciuti dal si»
gnor Quitteray , evidentemente risulta ch’ egli aveva conferito a sua mo
glie il potere di far tutti gli atti relativi al suo commercio, e che, se
poteva elevarsi qualche dubbio ragionevole sulla intelligenza di tal potere,
doveva determinarsi mediante quello che anteriormente è “Venuto;
« Considerando che il signor Quitteray non può trarre induzione al
cuna a lui favorevole dal non farsi ne’ biglietti sottoscritti da sua mo
glie menzione di sua procura, perchè se ci rapportiamo a’ veri prin
.cin della materia , sviluppati da Potliier nel suo eccellente Traite' da
mandat, rimarremo convinti che tal circostanza non può arrecar van
taggio che a’ terzi i quali àn trattato col mandatario , e che , in questo
caso , senza perdere la loro azione diretta contro il mandante, ànno una
azione utile contro il mandatario, il quale non a fatta menzione della
sua procura , allorcllè questo.mandatario è capace di obbligarsi personal
mente; che se , come nella specie , egli è incapace di obbligarsi per
sonalmente, allora i terzi non ànno più 1’ azione detta utilis institoria
contro di lui, ma conservano sempre l’ azion diretta contro il mandan
te ' . ’
« Considerandd che non si tratta affatto di decidere se la signoraQuit
teray è mercantessa pubblica, se come tale si è obbligata personalmenle ed
a obbligato suo marito , ma bensì di sapere se la moglie Quilteray à po
tuto ricevere un mandato da suo marito, se loà ricevuto in effetto; chela
prima di tali quistioni è risoluta mediante l’art. 1990 del cod. civ. (art.
1862 leg. civ. ) ; che la seconda la è mercè i fatti costanti nella causa
e la riconoscenza del signor Quitteray istesso.... »
Ricorso in cassazione per parte del signor Quitteray avverso a tali tre
sentenze. . _
Primo mezzo , violazione degli arti 217 e ano del codiciv. , iquali
prescrivono che la moglie non può obbligarsi nè obbligar suo marito ,"/
senza il concorso o l’ autorizzazione scritta di quest’ultimo , a meno che
non sia insiemamente mercantessa pubblica ed in comunione di beni.
Snr.r.’anrrqor.o 5. 389
Da questa impotenza legale della moglie, si diceva per lo attore, non
risulta che il marito sia costretto di disapprovar tutte le obbligazioni con
tratta per lui, sotto pena di mettersi per sempre sotto’la tutela di sua mo
glie; egli non può essere obbligato , ecco il principio , ma può eseguir
volontariamente ciocch‘e sua moglie a promesso, tutte le volte che lo cre
de convenevole., come lo potrebbe fare a riguardo di ogni altra persona
che avesse agito in suo nome, senza conferir per questo , nè a sua m0
glie, nò a questo terzo, il diritto di obbligarlo a seconda dell’interesse loro
-o del di loro capriccio.
Nella specie , è riconosciuto che la sig. Quittera’y non è mercantesse
pubblica; è riconosciuto ancora che non è in comunione di beni, poi
chè è maritata sotto l’impero della consuetudine di Normandia , che
esclude la comuni0ne; la signora Quitteray non poteva adunque nè obbli.
gar suo marito, nè obbligar se stessa.
Adottando i fatti tali quali sono stabiliti nelle sentenze impugnate ,
qual parte la signora Quitteray aveva al commercio di suo marito ? Ella
participava più o meno a’ lavori ed alle occupazioni di lui, adempiva
in tal modo a’ doveri, che la qualità di moglie le imponeva; poteva
ancora qualche volta amministrar per suo .marito , ed obbligarsi nel
suo proprio nome per gli affari del commercio di lui. Il sig. Quitteray
ratificava ordinariamente tutto ciò che aveva fatto sua moglie ma
dachè un marito a acconsentito ad eseguir ciocche sua moglie a promes
so, non ne segue che egli sia obbligato di pagar tutti i debiti che sua
moglie potrebbe avvisarsi di contrarre; essa non rimane meno sotto
l’ autorità maritale per potersi obbligar legalmente, ed a maggior ragione
per potere obbligar suo marito.... '
Secondo mezzo, violazione dell’art. 1985 del cod.civ. (art.1857 leg. civ.),
relativo al mandato. Il tribunale di PontAudemer, diceva l'attore, à desunto
dalla participazione della sig. Quitteray al commercio di suo marito, e dall’e
seguimento per parte del sig. Quitteray degli obblighi sottoscritti da sua mo.
glie , che quest’ ultima era sua mandataria. Ora , il mandato non poteva
esser dato che per iscritto o verbalmente. Non v’è dubbio, nella specie,
che il sig.Quitteray non è rilasciato alcun mandato in iscritto a sua moglie.
390 DECISiONI
Di più non le è dato un mandato verbale: ciò non risulta in alcun mo.
do _da’ fatti enunciati nelle sentenze : niuno d’ altronde lo 21 allegato nel.
la causa. Sarebbe merci: un mandato tacito che si pretendesse far na.
scerev la obbligazione imposta al sig. Quitteray di pagani debiti con
tratti da sua moglie? Mail mandato tacito ammesso nell’ antica giuri
sprudenza , è formalmente rigettato dalle nostre novelle leggi civili, co
me pericoloso nella pratica; l’art. 1985 ammette solamente 1‘ accettazio
ne tacita del mandato , ma suppone sempre che tal mandato sia stato ri
lasciato 0 verbalmente o in iscritto; nella specie , non vi era nè 1’ uno,
nè l’ altro di tali mandati ; le sentenze impugnate àn dunque supposto per
parte del sig. Quitteray un ligame obbligatorio che non esisteva ; esse àn
no quindi violata la legge.
Terzo mezzo, questo mezzo si divide in due parti; I.° Violazione
dell’art. 1353 del cod. civ. (art. 130? leg. civ. ) , che vieta di ammet
ter presunzioni oltre i casi in cui la pruova testimoniale è permessa , in
ciò che il tribunale di Font-Andamer si sarebbe fondato sopra presunzioni
per ammettere la esistenza di un mandato dato dal sig. Quitteray a sua
moglie. n.° Contravvenzione all’art. 1356_de1 med. cod. (art. 1310 leggi
civili) , relativo alla indivisibilità della confessione giudiziaria , in ciò
_che il medesimo tribunale avrebbe seisse le confessioni dell’ attore , poi
chè 'si sarebbe poggiato su tali confessioni per render validi a suo riguar.
de gli effetti sottoscritti da sua moglie, quantunque non avesse giam
mai dichiarato di averle accordato il potere di sottoscrivere effetti di com.
mercio per lui.
Annes:o
7.
woulfleau3ez G. €Gi0‘lh
Anaasro.
La corte, attesochè risulta dai fatti provati per mezzo della senten
za impugnata che la signora Boullanger _esercitava , col consentimento di
suo marito , il commercio dell’albergo appartenente a lui; che in con
seguenza ella à potuto obbligarlo per mezzo del suo fatto ; attesochè aven
do soscrit-to , nel suo proprio nome la obbligazione di cui si tratta, la
signora Boullanger si è personalmente obbligata , e che nel lcrmdannarla
ARRESTO.
9.
Annesro.
I
O
x.
Montaniei %a66et.
n
I
' I
',1 v‘ '
|
Suzr.’ a_arrcono 7. . 399
La vendita è fatta senza autorizzazione né del marito'assente; nè
della giustizia: è fatta in virtù della doppia. qualità di mdglie separata ,
e‘ di mercantessa. ‘
Dopo la morte della signora Chazet , il signor Montanier suo figlio
à contesa la _vendita. Egli à richiamato allamemoria che a 30 frimajo
anno 12 , epoca della vendita,_ la signora Chazet sua madre non pote-.
va ,‘. secondo il dritto comune fare un atto di alienazione , senza esservi
autorizzata da suo marito o dalla giustizia. _.
Ciò non ostante à riconosciuto che secondo le regole speciali ,»+che
riguardano le femmine mercantesse pubbliche ,. sua madre in qualità'di ‘
mercantessa , aveva potuto obbligarsi per ciò che concerne ‘il suo ne»
gozio. » ." i -
Ma a sostenuto , che la Vendita di un immobile non era un atto di
negozio, e che d’altronde questa vendita era stata fatta senza relazione alcu
na col negozio di sua madre, che in conseguenza relativamente a tal vendita,
la madre aveva fatto più che obbligarsi per ciocclzè concerne il suo negozio.
Il signor Bafisset à risPosto che ai termini dell’art. 7 del cod. di
comm. , la femmina mercantessa pubblica a capacità senza autorizzazio
ne del marito o della giustizia per obbligare ed ipotecare i suoi immobi
li , almeno quei che non'sono colpiti d’ inalienabilità , come gli immo.
bili dotali.
Replica per parte del signor Montanier‘, x.° che il codice di com
mercio non esisteva nel tempo' della Vendita,2.° che (1’ attronde l’ art. 7‘,
nel combinarlo coll’ art. 5, denótava che la femmina mercantessa poteva
alienare , ma solamente per ciò che concerne il suo negozio. 01‘ , vende
‘ re a rendita vitalizia, ciò non è sicuramente vendere per ciocchè concer
ne il suo negozio. -
A 14 agosto 1811 sentenza del tribunale civile di San Stefano, -che
dichiara la vendita nulla , attesochè dagli articoli 5e7 del cod. di comm.
(\ art. 9 e li leg. di eccez. ), come dall’ art.nao‘ del cod. civ., risulta che
la femmina mercantcssa pubblica non può nè alienare, nè obbligarsi che.
per ciocehè concerne il suo negozio;
Che per ciò essa non può", senza autorizzazione, rendere un im‘
-I
a“.
fi00 Dacrsiour
mobile , soprattutto a rendita vitalizia, e per una causa evidentemente
straniera al suo commercio. '
A 22 dicembre 1812, decisione della corte di Lione la quale, dicendo
di essersi mal giudicato ,diclaiara la vendita valida , attesochè una fem
mina mercantessa pubblica è , per causa della sua qualità , capace di
vendere i suoi immobili senza autorizzazione.
« Atteso , vi si è detto , che, Secondo ladisposizione dell’art. 7del
codice di commercio , le femmine che son mercantesse pubbliche, posso
no dar in anticresi , ipotecare , ed alienare i loro immobili; che tal re
gola, è si saggiamente stabilita e cosi inerente alla situazione in cui si
trova collocata la femmina mercantessa , ch’;è evidente che , senza ciò ,
la femmina sarebbe stata privata de’ mezzi di esercitar un mestiere che
la legge inutilmente le avrebbe permesso , poiché per effetto di una ces
sione di beni e per mezzo di altre circostanze indipendenti dalla sua vo
loatà , tutte le sue sostanze commerciali potrebbero essere _ trasformate in
imm0bili e cessate di essere a sua disposizione; che l’ art._7 or citato
non stabilisce un novello dritto , poiché le leggi anteriori ammettevano
ugualmente le femmine a fare' il conimercio , affrancandole , per tutte le
convenzioni commerciali senza restrizioni, da tutte le proibizioni cui elle
no erano sommesse ne’ casi ordinarii; che questa pienezza di libertà es
sendo una condizione necessaria, inerente alla facoltà di esercitare il com
mercio, deve avere il suo effetto per i beni di ogni natura che provven
gono dal commercio e che vi sono entrati , e che non si può ammettere
per gl’ immobili una eccezione che non Si trova stabilita da alcuna legge
e che sarebbe non solo pregiudizievole agli interessi del pubblico , che a
quello delle femmine; ch’ è costante nel fatto , che Maria Benedetta Che
zet è stata separata di beni da Gio. Battista Montanicr , ed autorizzata a
fare il commercio in suo nome , mediante sentenza del 2 luglio 1763 ,
e ch’ella à comperato e pagato l‘ immobile in, quistione dal guadagno
del suo commercio; che quindi è potuto allenarlo senza autorizzazione.»
Ricorso in cassazione per parte del sig. lllontanier , per fals’intcrpe
trazione dell’art. 7, del cod. di com. per fals’applicazione dell’art. del
medesimo _cod. , e dell’ art. 220 del cod.lciv. -
SULL’ anrrcozo 7. 401
L’ attore insisteva su ciò che 1’ arr’esto impugnato non aveva in al
cun modo dichiarato nel fatto che la vendita fosse stata eseguita , per
ciò che concernech il negozio della venditrice; su ciò che l’ arresto
aveva consacrato per principio generale ch’ era bastevole ad una femmina
di essere mercantessa pubblica per avere capacità di vendere i suoi im
mobili senza autorizzazione, non importando per qual causa sarebbe
fatta la vendita.
Il sig. Lecoutour , avvocato generale , à; opinato che era dubbio se
una mercantessa pubblica , a causa della sua qualità, aveva capacità per
alienare i suoi immobili, ancora senza che la vendita avesse rapporto
al commercio di lei;
Ma allorché , come nella specie , l’immobile venduto è stato compe
»rato durante il commercio , l’immobile per ciò comperato à un rapporto
essenziale col negozio , perché comperato dai fondi del commercio ; esso
è reputato rivenduto per restituire i fondi al commercio: dunque in tal
caso 1’ alienazione non può essere reputata fatta altramente che per ciò
che concerne il negozio.
Conclusioni per lo rigetto.
La corte , considerando che risulta dell’arresto impugnato , che do
po il 1762, epoca della sparizione di Gio: Battista Montanier, Maria
Benedetta Chazet, sua moglie, aveva fatta pronunziare la sua separazione
di beni, e che posteriormente ella era stata autorizzata dalla giustizia a
fare il commercio per suo conto personale; che avev:x in seguito compe
rata e pagata la casa in quistione dai guadagni del suo commercio; che
quindi 21 potuto venderla , senza alcuna autorizzazione preliminare , e
che nel giudicare in tal modo la corte di appello non àcontravvenuto ad.
alcuna legge, rigetta etc.
402, chz,sxonr
2.
Gadti“ou.
Annnsro
inass'ro.
Visto 1’ articolo 220 del codice civile , che si spiega in termini for
mali e senza alcuna eccezione,il quale è cosi concepito: << la moglie, e
sercitando pubblicamente la mercatura , può senza l’ autorizzazione del
marito contrarre obbligazioni per ciò che concerne il suo negozio e nel
detto caso ella obbliga ancora il marito , se vi è comunione fra loro;
Considerando clie la obbligazione contratta dall’appellante, è posteriore
alla promulgazione di questo articolo; che deve in conseguenza avere il suo
effetto sull’ immobile ch’ ella vi aveva ipotecato dietro la l'acultà che ne
aveva come mercantessa pubblica;
Considerando che , dietro il medesimo articolo , non si può ragione
volmente trarre argomento dall’antica giurisprudenza consacrata negli art.
126 e 127 del regolamento del 1666; che non si possono inoltre invocare
le disposizioni del codice relativo al regime dotale , poichè esse non deb
bono avere alcuna applicazione a riguardo delle femmine mercantesse pub
bliche, la cui capacità è regolata dall’ articolo 220.
La corte, intese le parti, etc., senza arrestarsi al nuovo _mezzo im
piegato in appello , dichiara di,essersi ben giudicato , etc.
"INDICE
DELLE MATERIE
MȈHMHWM-m
LI nn o I .°
TIT. I. Dz’commncuun . . À. . . . . . . f .
ART. 1 .- . . . . . . i. . . . . . . . . ‘ .
Legislazione delle Due Sicilie sull’arl. t . . . .
‘ART. 2 . . . e . . . . . . . . . . . . . .
Amar. 3 . . . . ,. . . . . . z . . . . ; . .
412
Legislazione delle due Sicilie sugli articoli 2 e 3 . . pag. 94
Anr. 4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
Legislazione sull’ art. 4 -._ . . . . . . . . . 38
Anr. 5 . . . . . . . . . . . . . . -. . .' . 39
Legislazione Sull’art. 5 . . . . . . . . . . 40
AN. 6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
Legislazione sull’ art. 6 . . . . . . . . . . 48
ART. 7 . . .l . . . . . . . . . . . . . . . 49
Del commercio . . . .‘ . . . . . . ._ . . o7
De’ commercianti . . . . . . . . . 1 . . . 58
TIT. Il. Quali persone possono far atti di commercio (1) . 59
(Jar. I. Quando i minori 0 le donne maritate possono far .
atti di commercio . . . . . . .. . . . . . . ibid.
Sez. 1. De’ minori che possono far atti di commercio . . 60
Su. Il. Quando una donna maritata può far atti di
commercio . . . . . . . . . . . . . . . 64
CAP. 11. Delle persone capaci di contrattare alle quali il
commercio è interdetto . . . . . . . . . . . 7o
Sez. I. In quali casi le convenienze sociali àn fatto inter
dire il commercio a certe persone . . . . . . . . ibid.
Sez. II. Proibizioni fondate sullo interesse del commercio. _ 71
Sez. III. Effetti della violazione di tali proibizionii . . , 72
'I‘IT. III. Qual’ individui sono commercianti . . . . . 74
(1) Il lit. I si trova dietro il cemento del lib. IV (il. 2 del codice francaè di
commercio. ' ‘
Lanzilli Michele, verificatore del registro e bello in Terra diLavm-o
Lauro Pietro '
Lentini Giovanni
Letizia Gregorio , Cavaliere Gran Croce , vice presidente della S. C.
di giustizia, presidente della G. C. Civile di Napoli "Huutn
Liccioli Giovanni
Lomeuaco Francesco Andrea
Lucà Vincenzo
Lucarelli Raffaele
M
Magliocco Giosuè HHHHHH
Malpica Cesare
_ Maiorino Francesco, cancelliere del regio gÎudicato in Capaccio
Mangieri Domenico impiegato nel real Ministero dell’ interno
Marchese Vincenzo, Commessario di Polizia
Maria , de , Michele ' ‘
Maran 0 Vanspandocb, librai tipograii 20
Marsico Domenico
nHm@HÙnH
"Ians-cht
Martini ,‘ de , Giovanni , segretario generale dell’amministrazione del
registro e bollo
Martini , de , Giuseppe , giudice supp. del circondario Vicaria
Martino , di , Federico
Mastelloue Filippo
Mazza Filippo
Mazza Tommaso
Miceli Felice, ulliziale di carico nel ministero di Grazia e Giustizia
Minasi Domenico >
Minervini Felice Antonio
Minieri Francesco Antonio
Molinari Giuseppe, impiegato nella cancelleria della G. C. C. di Trani
Molignani Gio: Antonio .
Monte-ano Giambattista
Monticelli Giovanni
Mottola Antonio
N
Napoli, di, Giuseppe '
Nicodcmi Carlo Antonio . - HO
15;
4x8
U'l \l
M
Taolillo Biaggio , HHHHHHHH
Parrilli Felice , Barone , già consigliere della S. C. di giustizia.
Patella Francesco
Paternò , Cavaliere
Tatini Francesco
Terrone Ferdinando
Pesce Mariano 7
Teschi Giuseppe, giudice supplente del tribunale di commercio di Fonmia
Tbilippis , de, Donato Antonio, verificatore del registro e bollo°°in
Salerno HHÙ‘H
Pica Luigi
Tollastrelli Domenico
Tortanova Filippo
Tosilano Gio: Angelo
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-' ’ Copia ec. =-:')1. S. E. = Il Presidente della Pubblica
Istruzi0ne. = [Matteo Vara supplieando 'espone’all’li} V.
come desidera di stampare il Come'ntttri0 di Commercio ,.
Compilate dall’ avvocato signor D. Domenico Bali prega per-‘
ciò 1’ E. V. benignarsi destinarin un regio Revisore e l’avrà
.ec‘.‘=’Presidenza della Giunta per la Pubblica Istruzione ;
‘A di 7 luglio 1825 = Il regia Revisore signor D. Loreto
J4pruzzese avrà la 00mpiacenza di rivedere l’opera sopra
scritta , e di osservare se vi sia cosa contra la Religione , ed
i dritti della Sovranità = Il Deputato per la revisione dei
libri = Canonico Francesco (Rossi.
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