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6 febbraio 2018 - 13:39 > Versione online

“Alias” per studenti transgender:


all’università si può cambiare nome
“Alias” per studenti transgender: all’università si può cambiare nome : Anche le università della
Campania avranno il profilo “Alias” per gli studenti transgender. Il Consiglio regionale
partenopeo ha infatti approvato la mozione presentata dal consigliere Carmine De Pascale avente
ad oggetto “Attività di sensibilizzazione all’utilizzo della procedura cd Alias negli atenei della
Campania”, ossia una mozione che invita gli atenei campani ad utilizzare la procedura, per le
persone transgender che non hanno ancora i documenti confacenti alla propria identità di genere,
che prevede un secondo libretto con un nome elettivo. L’approvazione è avvenuta quasi all
‘unanimità, con un solo voto contrario, quello di un consigliere di Fratelli d’Italia. Un ulteriore
passo avanti in difesa dei diritti civili, in cui maggioranza e opposizione si sono unite per rendere
la Campania una regione ancor più inclusiva. Grazie al profilo “alias”, ora gli studenti trans
potranno richiedere ed attivare un profilo temporaneo per la gestione della carriera in cui sarà
riportato il nome che più corrisponde al genere percepito, pur non avendo ancora effettuato
interventi chirurgici per il cambio di sesso. Da alcuni anni a questa parte le università della
Penisola hanno messo in campo vari strumenti in direzione degli studenti trans: come la carriera
“Alias” o la il doppio libretto universitario. Ma non tutte. Fa specie il caso ad esempio della
Sapienza di Roma, il più grande ateneo d’Europa infatti è rimasto indietro sulla tutela dei diritti
dei transgender rispetto i colleghi. Il primo ateneo italiano a dare ai suoi studenti in transizione la
possibilità affiancare a quello “legale” – in cui c’è il nome anagrafico e può essere visto solo in
segreteria – un libretto pubblico da mostrare a docenti e colleghi – che riporta invece il nome
scelto in conformità al genere sessuale percepito – è stata, nel 2003, l’ Università di Torino,
seguito dall’Alma Mater di Bologna e dalla Federico II di Napoli. Ancora, la Statale e Bicocca –
e, più di recente, il Politecnico – di Milano e le Università di Padova, Verona, Bari, Catania,
Urbino, Pavia. Il rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, ha assicurato: “Ci stiamo lavorando con
l’obiettivo di risolvere la questione. Il problema è tecnico, non è legato alla volontà politica.
Appena mi propongono, mi auguro quanto prima possibile, una soluzione tecnicamente valida
procederemo”. Della questione si occuperà – è lo stesso rettore a comunicarlo ad HuffPost – una
Commissione istituita qualche settimana fa e formata da Giuliana Scognamiglio, Raffaella
Iovane, direttrice del Centro InfoSapienza, Giulietta Capacchione, direttrice dell’Area “Servizi
agli studenti” e da diversi funzionari che si occupano del sistema informatico. Ora che le
procedure si stanno informatizzando, si sta passando all’assegnazione di un’identità “provvisoria,
transitoria e non consolidabile per una carriera alias che resterà attiva fintantoché lo studente
proseguirà i suoi studi universitari”, spiega ad HuffPost Paolo Valerio, ordinario di psicologia
clinica alla “Federico II” di Napoli, presidente dell’Osservatorio nazionale Identità di genere. “È
quasi del tutto impossibile un sano e pieno sviluppo della propria personalità se una persona deve
continuamente affrontare discriminazioni e stigmatizzazione ogni qualvolta debba mostrare il
proprio documento di identità – sottolinea Valerio, che presiede anche la Fondazione Genere
Identità Cultura e dirige il Centro di ateneo SInAPSI, che offre servizi e iniziative per favorire la
partecipazione di tutti gli studenti alla vita universitaria – È impossibile concepire un pieno
sviluppo della salute mentale di una persona se essa deve rivelare la propria fase di transizione o
la propria condizione di persona transessuale o transgender ogni volta che ha bisogno di fare un
acquisto o cercare un lavoro”. Alla Sapienza invece sarebbero di più, ma per ora devono
aspettare. “Stando a quel che mi hanno riferito alcuni studenti che vivono la condizione di disforia
di genere e le associazioni che mi hanno sollecitato nel corso del tempo per l’istituzione del
doppio libretto, gli studenti che chiederebbero l’attivazione di una carriera alias nel nostro ateneo
sono poche decine – spiega Giuliana Scognamiglio, delegata alle Pari Opportunità dell’ateneo
romano – si tratta di una minoranza che deve essere comunque tutelata”.

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