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2 - SISTEMI DI ISOLAMENTO SISMICO: classificazione e

comportamento
Un sistema d’isolamento deve avere capacità di sostenere i carichi gravitazionali in condizioni di
riposo e in condizioni sismiche (funzione di appoggio), elevata deformabilità in direzione
orizzontale sotto azioni sismiche, buona capacità dissipativa, adeguata resistenza ai carichi
orizzontali non sismici (vento, traffico, ecc.), capacità di ricentraggio nel post-sisma, durabilità,
facilità di installazione, ingombro limitato, costi contenuti. Un isolatore può essere visto come un
dispositivo combinazione di elementi in parallelo a comportamento di base che può essere lineare,
isteretico, viscoso, attritivo.

LINEARE ISTERETICO VISCOSO

ATTRITIVO

Figura 2 – Comportamenti di base degli isolatori

Questi sistemi si distinguono in:

- Isolatori elastomerici, con eventuali dispositivi dissipativi;


- Isolatori a scorrimento.

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2.1 - ISOLATORI ELASTOMERICI

Sono costituiti da strati ridotti di materiale elastomerico alternati a strati di lamierini


metallici, solidarizzati mediante vulcanizzazione. Generalmente i lamierini sono più corti
rispetto agli strati di gomma, in modo da risultare completamente inglobati in questi
ultimi ed essere protetti dalla corrosione. Le caratteristiche della gomma sintetica
impiegata sono tali per cui si hanno capacità ignifughe, impermeabilità ai gas, è inoltre
meno incline all’invecchiamento rispetto alle gomme naturali. La gomma usata è
denominata Neoprene nei sistemi più moderni e si possono avere elastomeri ad alto
smorzamento (LDLRB, high dumping laminated rubber bearing) oppure a basso
smorzamento (HDLRB, low dumping laminated rubber bearing).

Gli isolatori elastomerici a basso smorzamento hanno comportamento sostanzialmente


elastico al crescere della deformazione e presentano uno smorzamento dell’ordine del 2-
4%, motivo per il quale si parla di isolatori a basso smorzamento. Questo tipo di isolatori
presenta molti vantaggi tra cui produzione semplice, bassi costi di produzione, proprietà
meccaniche indipendenti dalla temperatura e dall’invecchiamento. Lo svantaggio è il
basso valore dello smorzamento ed i non piccoli spostamenti per carichi azioni orizzontali
di esercizio (come il vento), motivo per il quale è opportuno aggiungere sistemi ausiliari.
Negli LDLRB il comportamento meccanico è indipendente dalla frequenza di
oscillazione e poco sensibile alle temperature, ma necessita di quelli che sono elementi
ausiliari di incremento della capacità dissipativa sotto sisma per evitare che si sviluppino
notevoli spostamenti sotto qualsiasi azione orizzontale di esercizio.

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Figura 3 – Isolatore a basso smorzamento

Gli appoggi in gomma armata ad elevato smorzamento sono ottenuti aggiungendo alla
mescola della gomma opportuni additivi (resine, oli, ecc.) che consentono di raggiungere
valori di smorzamento compresi fra il 10% ed il 20%, per deformazioni a taglio
dell’ordine del 100%. La natura della dissipazione di energia è in parte viscosa, ossia
quadratica con lo spostamento, ed in parte isteretica, ossia lineare con lo spostamento.
Tutto ciò implica una certa dipendenza dalla temperatura e dalla frequenza di oscillazione
per ciò che riguarda il comportamento meccanico. Sia il modulo a taglio che lo
smorzamento dipendono in modo significativo dalla deformazione a taglio (γ) applicata.

A bassi livelli di deformazione (γ < 10%) il modulo di taglio risulta piuttosto elevato,
anche di 5-10 volte maggiore di quello relativo ai livelli di deformazione raggiunti nelle
condizioni sismiche di progetto. All’aumentare della deformazione oltre tali livelli, il
modulo di taglio torna a crescere, a causa del processo di cristallizzazione della gomma.

Figura 4 – Isolatore ad alto smorzamento

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Un’altra tipologia di isolatore in gomma alla quale si fa riferimento è quella degli isolatori
in gomma armata con nucleo in piombo (LRB, lead rubber bearing) dove si considera
l’utilizzo di gomme a basso smorzamento con l’inserimento di uno o più nuclei in piombo,
disposti verticalmente per conferire la necessaria rigidezza ai carichi orizzontali di
esercizio, quali vento e/o frenatura nei ponti, oltre che una notevole capacità dissipativa
sotto sisma.

Figura 5 – Isolatore a nucleo in piombo

Il comportamento meccanico che compete a tali dispositivi è derivante dalla


combinazione di quello elastico lineare degli appoggi elastomerici e di quello elasto-
plastico del nucleo sottoposto ad azione tagliante.

2.2 - ISOLATORI A SCORRIMENTO

Il principio di funzionamento di tali elementi è associato alla limitazione della forza


trasmessa alla sovrastruttura mediante lo scorrimento tra due superfici a basso
coefficiente di attrito, ad avere anche una certa dissipazione di energia in ingresso. In
genere vengono usati materiali quali acciai inossidabili per i dispositivi e Teflon per le
superfici di scorrimento (coefficienti di attrito dinamico usati vanno dal 6% al 12%). Il
coefficiente di attrito dipende sostanzialmente dalla superficie di contatto, dalla velocità

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di scorrimento, dalla temperatura e dalla distanza totale percorsa dalle superfici a contatto.
Si distinguono isolatori a scorrimento unidirezionali (in genere usati nei ponti) e
multidirezionali (in genere usati negli edifici). Nella loro forma più semplice gli sliding
devices (SD) sono costituiti da due dischi di diverso diametro che scorrono l’uno
sull’altro. I materiali impiegati sono scelti in modo da poter sviluppare una bassa
resistenza d’attrito. Questi sono in genere associati a dispositivi ausiliari che richiamino
il ricentraggio della struttura al termine del sisma (es. isolatori elastomerici).
Un’alternativa sono gli isolatori a pendolo semplice (SFP, single friction pendulum) dove
si ha una superficie di scorrimento curva sulla quale scorre un elemento di forma
semisferica.

Figura 6 – Isolatore SFP

Il loro comportamento può essere sintetizzato nel funzionamento di un pendolo la cui


massa rappresenta la sovrastruttura. La superficie concava può essere rivolta verso l’alto
o verso il basso, in ogni caso si garantisce la possibilità di avere rotazioni relative tra
sovrastruttura e sottostruttura, il periodo di vibrazione di un isolatore a pendolo può essere
variato attraverso una opportuna scelta del raggio di curvatura della superficie di
scorrimento. Altro dispositivo a cui riferirsi è il sistema a pendolo doppio (DFP, double
friction pendulum) che presenta due superfici concave di scorrimento in acciaio, con
periodo di vibrazione valutato, stavolta, indipendentemente dalla massa della
sovrastruttura. A parità di forza laterale si ha spostamento orizzontale doppio.

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Figura 7 – Isolatore DFP

2.3 - COMPORTAMENTO MECCANICO E PARAMETRI CARATERIZZANTI


GLI ISOLATORI ELASTOMERICI, CON RIFERIMENTI NORMATIVI

Facendo riferimento alle indicazioni fornite dalle aziende produttrici di tali dispositivi, è
necessario individuare i parametri fondamentali che caratterizzano il singolo isolatore,
definendo le caratteristiche meccaniche che li contraddistinguono. L’elemento
fondamentale è la gomma che garantisce, in virtù del suo comportamento pressocchè
elastico, il ripristino delle condizioni iniziali sulla struttura prima del sisma, allora si
definisce:

- Gdin, modulo di elasticità dinamico trasversale che varia a seconda che si faccia
riferimento ad una mescola morbida, media o dura. Come si vedrà nelle schede

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tecniche successive, questo modulo vale rispettivamente 0.4, 0.8, 1.4 (MPa) e si
può ritenere costante per deformazioni di taglio comprese tra 100% e 200%,
crescente invece per deformazioni di taglio al di fuori di tale range. Gdin è
valutato, secondo le NTC, attraverso compressione costante e pari a 6 MPa, o al
valore della tensione di compressione di progetto (con una tolleranza del ±20%)
se questa è superiore a 8 MPa, mediante prove cicliche sinusoidali alla frequenza
di 0,5 Hz e =1 ed in corrispondenza del 3° ciclo, con l’obbligo per Gdin di ricadere
nell’intervallo 0,35 1,50 MPa;

- Eb, modulo di compressibilità volumetrica della gomma valutato pari a 2000 MPa
se non valutato direttamente;

- Ec, modulo di compressibilità assiale della gomma che tiene conto di una aliquota
dovuta alla deformazione per taglio subita dalla gomma a causa dell’azione
confinante delle piastre metalliche.

Tutto ciò porta alla definizione dei due parametri fondamentali che contraddistinguono
gli isolatori elastomerici, i fattori di forma primario S1 e secondario S2.

S1 = A’/ L ≥ 12

S1 = D / 4ti

con D = diametro, nel caso di dispositivo circolare e ti = spessore singolo strato di


elastomero, A’ = area caricata comune allo strato di elastomero ed il lamierino ed L=
superficie laterale libera del singolo strato di elastomero;

S2 = D / te ≥ 3
con te = spessore totale elastomero.

A parità di diametro e altezza totale, il fattore primario cresce al ridursi dello spessore
degli strati di gomma, mentre per il fattore secondario si hanno valori più alti per isolatori
più bassi e larghi.

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Le NTC prevedono delle limitazioni in termini di carico verticale e in termini di
deformazione per taglio, inoltre fa riferimento alle massime tensioni ortogonali ai
lamierini di acciaio secondo le seguenti prescrizioni, rispettivamente:

Vmax ≤ Vcr / 2

con Vcr = (Gdin Ar S1 D )/ te , “Ar” area ridotta;

γ tot = γs + γc + γα ≤ 5

dove le tre aliquote sono rispettivamente relative alla deformazione di taglio relative allo
spostamento sismico totale, al rigonfiamento degli strati di gomma e alla rotazione
angolare tra le superfici di contatto dell’isolatore con sovrastruttura e sottostruttura
causata dalla flessione;

σs = 1.3V( t1+t2) / Ar ts ≤ fyk

con t1 e t2 spessori dei due strati di elastomero a diretto contatto con la piastra di spessore
ts.

La modellazione di un elastomero può avvenire secondo una modellazione di tipo lineare


se sono soddisfatte tutte le condizioni previste dalle norme per la sua applicabilità,
facendo riferimento ad una rigidezza efficace Keff, riferita allo spostamento totale di
progetto per lo stato limite di riferimento, di ciascun dispositivo facente parte del sistema
di isolamento, ed un coefficiente di smorzamento equivalente ξ ottenuto come rapporto
tra energia dissipata in un ciclo completo di carico (Ed) e 2πFd, dove quest’ultimo termine
è relativo alla energia che verrebbe dissipata da un dissipatore viscoso lineare nello stesso
ciclo.

ξeff = Ed / (2πFd)= Ed / (2 π Ke d2)

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con “d” spostamento massimo raggiunto dal dispositivo in un ciclo di carico ed “F” forza
massima raggiunta dal dispositivo in un ciclo di carico completo, ossia l’area racchiusa
dal ciclo in un diagramma forza – spostamento.

Le condizioni che si devono rispettare per poter sviluppare una modellazione lineare
equivalente sono:
a) la rigidezza equivalente del sistema d’isolamento è almeno pari al 50% della rigidezza
secante per cicli con spostamento pari al 20% dello spostamento di riferimento;
b) lo smorzamento lineare equivalente del sistema di isolamento è inferiore al 30%;
c) le caratteristiche forza-spostamento del sistema d’isolamento non variano di più del
10% per effetto di variazioni della velocità di deformazione, in un campo del ±30%
intorno al valore di progetto, e dell’azione verticale sui dispositivi, nel campo di
variabilità di progetto;
d) l’incremento della forza nel sistema d’isolamento per spostamenti tra 0,5ddc e ddc,

essendo ddc lo spostamento del centro di rigidezza dovuto all’azione sismica, è almeno
pari al 2,5% del peso.

e) il rapporto di rigidezza tra Kv del sistema di isolamento e Kesi deve essere maggiore
di 800.
L’energia dissipata dal sistema d’isolamento deve essere espressa in termini di
coefficiente di smorzamento viscoso equivalente del sistema d’isolamento ξesi, valutato
con riferimento all’energia dissipata dal sistema di isolamento in cicli con frequenza
nell’intervallo delle frequenze naturali dei modi considerati. Per i modi superiori della
struttura, al di fuori di tale intervallo, il rapporto di smorzamento del modello completo
deve essere quello della sovrastruttura nella condizione di base fissa. La rigidezza totale
equivalente orizzontale del sistema di isolamento, Kesi, è pari alla somma delle rigidezze
equivalenti dei singoli dispositivi.

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In un isolatore HDLRB sotto carico trasversale ed assiale, si ha uno spostamento
orizzontale ed uno verticale, allora l’accorciamento, o l’allungamento, in direzione
verticale, è dovuto anche alla rotazione degli strati centrali dell’isolatore, portando
deformazioni per taglio dovute alla componente parallela a tali strati deformati del carico
assiale. Quello che succede, valutato sperimentalmente, è che la rigidezza orizzontale in
questi tipi di isolatori decresce all’aumentare del carico assiale, mentre la rigidezza
verticale si riduce all’aumentare della deformazione laterale.

Nel caso in cui si adotti un modello non lineare, il legame costitutivo dei singoli
dispositivi del sistema d’isolamento deve riprodurre adeguatamente il loro
comportamento nel campo di deformazioni e velocità che si verificano durante l’azione
sismica, anche in relazione alla corretta rappresentazione dell’energia dissipata nei cicli
di isteresi. E’ possibile esprimere il legame non lineare impostando il legame forza –
spostamento, in direzione orizzontale (Fk-uk), in funzione del carico critico Pcr, mentre il

legame in direzione verticale (Pk-uv) si può esprimere in funzione di rigidezza di taglio


per unità di lunghezza e carico Euleriano in assenza di deformazione di taglio. Quest’
ultima si potrà riscrivere anche come una funzione del rapporto di rigidezza nominale
Kv/KH.

Per ciò che riguarda i dispositivi LRB sono simili ai LDRB, ma contengono uno o più
inserti di piombo, in un foro posto al centro dell’isolatore, a comportamento isteretico. La
funzione dell’inserto è dunque di dissipare energia mediante snervamento. Il regime
deformativo cui è sottoposto l’inserto è di tipo tagliante grazie al confinamento dovuto
alle piastre d’acciaio. Lo smorzamento viscoso equivalente associato ai cicli di isteresi
del dispositivo è compreso tra il 15% ed il 35%. Dal confronto fra i cicli di isteresi fatti
registrare per isolatori LRB e LDRB si nota come l’energia dissipata sia maggiore per il
primo, il quale mostra anche maggiore rigidezza.

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Figura 8 – Confronto LDLRB ed LRB su curva di isteresi

Il nucleo in piombo ha buona resistenza a fatica ed è in grado di ricristallizzare, tornando


alle condizioni iniziali, dopo un ciclo di deformazioni plastiche a temperatura di 20°C. Il
suo comportamento è elasto-plastico soglia di snervamento a taglio dell’ordine dei 10
MPa, abbastanza ridotto. L’incremento di rigidezza orizzontale consente di ridurre lo
spostamento alla base sotto azioni orizzontali di scarsa intensità e, raggiunto lo
snervamento (Fpy), la rigidezza laterale dell’intero isolatore LRB diventa confrontabile
con quella di un isolatore HDLRB.

2.4 - COMPORTAMENTO MECCANICO E PARAMETRI CARATERIZZANTI


GLI ISOLATORI A SCORRIMENTO, CON RIFERIMENTI NORMATIVI

I sistemi a scorrimento, relativamente ad un SFP, derivano dalla combinazione di un


comportamento lineare associabile al pendolo che ne descrive il funzionamento e di un
comportamento attritivo relazionabile allo scorrimento delle diverse superfici a contatto.

Lo schema di funzionamento è possibile individuarlo in un sistema di questo tipo:

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F = forza orizzontale agente

Ff = forza d’attrito

d = spostamento di progetto

W = carico verticale

N = reazione normale

Le equazioni di equilibrio in direzione verticale ed orizzontale sono:

− + =0
− − = 0
che riformulate e sommate membro a membro diventano:

− − + =0

− − =0

− + − =0

ad avere:

+
= ≈ +

∗( )
= = + → = = + = → =
∗ ∗ ∗

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=2 = 2
+

Quindi il periodo di isolamento dipende soltanto dal raggio di curvatura R del dispositivo
di isolamento, e dal coefficiente di attrito μ, ma non dipende dalla massa della struttura.
Un vantaggio di questi dispositivi è l’elevata capacità portante in direzione verticale che
porta la riduzione del periodo fondamentale in quella direzione, così come
l’amplificazione spettrale e dei carichi. Questa rigidezza, inoltre, si mantiene anche al
variare dello spostamento orizzontale, differentemente da quanto avveniva per gli
isolatori elastomerici dove a deformazione crescente corrispondeva riduzione di
rigidezza.

= = ( ) =

Il coefficiente di smorzamento viscoso equivalente deriva dal considerare un


comportamento come nella figura successiva, somma di un legame lineare (retta per
l’origine) ed un legame rigido-plastico funzione del coefficiente di attrito.

Figura 9 – Legge bilineare SFP

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= , forza d’attrito;

=4 =4 , energia elastica di deformazione relativa allo


spostamento di progetto;

( )
= ∗ = , energia racchiusa dal ciclo di isteresi;

( )
= ∗ = , forza di progetto.

L’inclinazione della retta congiungente i due punti di spostamento massimo, nel grafico
sopra, è la rigidezza efficace del sistema di isolamento, esso si comporta rigidamente fino
a che la forza orizzontale ad esso applicato non raggiunge la soglia di attrito per poi
comportarsi secondo un ramo lineare incrudente a pendenza W/R.
Lo smorzamento viscoso equivalente aumenta all’aumentare del coefficiente di attrito e
si riduce con l’incrementarsi dello spostamento, ma è anche importante che l’attrito non
sia eccessivo, altrimenti il sistema si blocca prima di poter tornare al centro
automaticamente. E’ infatti necessario verificare la capacità ricentrante garantendo che
uH/R ≥ μ , con “uH” spostamento orizzontale. Questo comportamento può essere un
problema se si hanno periodi di isolamento elevati, quindi raggi di curvatura elevati
perché cresce lo spostamento di progetto e di conseguenza le dimensioni dell’isolatore.
Per contenere le dimensioni dell’isolatore è possibile usare isolatori DFP, la cui risposta
si ottiene come disposizione in serie di due sistemi SFP, quindi due raggi di curvatura e
due valori di attrito relativi alle due superfici di scorrimento. In seguito ad uno
spostamento la forza ricentrante è data dalla relazione:

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=
+ −ℎ −ℎ

La forza d’attrito è invece data da:

=
+ −ℎ −ℎ

Secondo le NTC08, detto d2 lo spostamento massimo di progetto in un dispositivo,


corrispondente allo SLC (stato limite di collasso), gli isolatori a scorrimento devono
essere in grado di sopportare, sotto spostamento massimo impresso pari a 1,2 d2, almeno
10 cicli di carico e scarico. I cicli si riterranno favorevolmente sopportati se il coefficiente
d’attrito, nei cicli successivi al primo, non varierà di più del 25% rispetto alle
caratteristiche riscontrate durante il terzo ciclo.

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