La vita in s costituisce un mistero impenetrabile e sfugge ad ogni definizione. Dopo secoli di
tentativi infruttuosi per definirla o codificarla, esaltarla o avvilirla, catturarla o liberarla, allungarla o distruggerla, la vita resta sempre insondabile, inafferrabile, invincibile. E di fronte a questo mistero che riprendendo gli insegnamenti dei sapienti di tante epoche, di uomini e donne generosi e autentici, come Albert Schweitzer, Etty Hillesum, Rabindranath Tagore e altri possiamo affermare che la vita va vissuta con entusiasmo ed ottimismo cercando di coglierne sempre lintima bellezza, anche nei momenti pi tristi, riscoprendo la gioia autentica, la gentilezza, la lentezza, e provando profondo rispetto e responsabilit per tutto ci che vita. Luomo doggi sembra aver smarrito la vera essenza della vita. La vita allo stato liquido che caratterizza le societ di stampo occidentale impone invece velocit, chiusura egocentrica, indifferenza; dominata dalle scadenze e dallassillo del conferimento in discarica di tutto ci che nel ritmo frenetico degli eventi diventa obsoleto, diventa scarto. Sottoposto allincubo di non reggere il passo con i tempi, di non vestire allultima moda, di non possedere lultimo modello di automobile, di non avere lultima versione di smartphone, di perdere lultima occasione per ottenere quella determinata cosa che a lui mancava, lessere umano riduce la sua esistenza ad una frenetica corsa priva di meta. Possiamo definire questa vita? Ci che le manca per considerarsi vita non sono affatto le basi materiali dellesistenza, la libert di movimento e di partecipazione civile e politica, il rispetto dei pi basilari diritti; tutto ci appare quasi scontato per una parte del mondo (pur non essendolo sempre e per tutto). Ci che le manca la felicit autentica, la gioia da e del condividere, il senso profondo degli eventi: per effetto di vari fattori lesistenza cos vissuta si impoverisce sotto il profilo umano e spirituale fino a diventare sbiadita, sospesa, evanescente, una vita-non-vita, una sorta di sopravvivenza. Ma la sopravvivenza ben altro e non di rado e paradossalmente rivela vite pi autentiche e vitali di quelle sopra descritte. Allargare il nostro sguardo a tante situazioni presenti nel mondo dovrebbe farci riflettere su cosa voglia dire oggi vivere e sopravvivere. Sopravvivere vivere in condizioni di privazione a volte inimmaginabili: privazione delle basi materiali dellesistenza, dei mezzi di sussistenza minima, privazione della dignit del lavoro, privazione dei diritti basilari allistruzione, alla salute, alla giustizia; privazione della libert, a cominciare da quella di muoversi liberamente allinterno del proprio paese e fuori di esso; privazione dei diritti politici. Il mondo ci offre esempi evidenti di questa che possiamo chiamare sopravvivenza. Ma anche le nostre societ, che oggi erigono muraglie e barriere per respingere chi proviene da luoghi dove si sopravvive, per confinare chi dopo migliaia di pericoli sopravvissuto, anche le nostre evolute societ conoscono al loro interno situazioni di marginalit connotate da questi elementi di privazione: lo scarto prodotto dallattuale sistema economico mondiale dentro e fuori di noi; il sistema economico globale non produce vite di scorta, ma vite di scarto. Concedere dignit e diritti a queste vite cammino parallelo a quello di riscoprire in noi lessenza stessa della vita; strappare luomo alle condizioni di pi grave privazione significa rendere concreto e tangibile il rispetto e la responsabilit per tutto ci che vita (ed questo il precetto che avvicina etiche e religioni differenti); nel contempo per proprio il confronto con la marginalit, con lescluso, lo straniero, il sopravvissuto, con la profonda umanit di cui spesso portatore, ci offre la possibilit di ricondurre la nostra esistenza fluida nei suoi argini; occuparci dellaltro d valore al nostro tempo e ci consente di riappropriarcene; considerare ci che davvero conta nel vivere ci permette di non essere schiavi del Pil ma cercatori di felicit autentica, di riscoprire la gentilezza e la mitezza, lottimismo e il buon umore. Il banco di prova per tutto ci quindi la sfera delle relazioni umane, ed in particolare la convivenza con chi diverso da noi. Imparare a convivere con la diversit, significa fare i conti con le proprie paure, significa non ingabbiare la vita in pregiudizi o preconcetti, significa esercitare con intelligenza ed amore quel rispetto e quella responsabilit che connotano la vera vita. Esistono modelli differenti di convivenza o coesistenza tra uomini appartenenti a culture differenti, molti di questi si sono rivelati nel corso del tempo inefficaci e sono oggi sotto processo per aver prodotto esclusione e marginalit ed aver aperto il fianco agli estremismi. Siamo in cammino verso forme nuove di convivenza e di interazione che mettono in gioco i nostri valori pi profondi, ma lasciano aperti ampi spazi dazione alla nostra libera creativit e alla nostra capacit di costruire il futuro senza rassegnazione, ma con ottimismo ed entusiasmo.