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Il libro nel mondo semitico e la nascita dellalfabeto

Lalfabeto

Le scritture mesopotamiche ed egizie giunsero a un notevole grado


di perfezionamento, e per pi di un millenio offrirono ai popoli che le
avevano adottate un valido strumento di comunicazione. Esse avevano per
alcuni limiti intrinseci:
- era difficile impararle: lapprendistato richiedeva parecchi anni di studio e
di esercizio.
- era difficile usarle: scrivere in geroglifico, disegnando bene uccelli,
animali, oggetti e figure umane non era certo operazione rapida;
probabilmente imprimere cunei sullargilla, per una mano esercitata, era pi
facile, ma anche qui si pensi che a volte una sillaba richiede 10-15 cunei,
ciascuno nellesatta posizione.
- cera sempre un margine di incertezza nella lettura, dovuto alluso di segni
con diverso valore, fonetico o ideografico.
- era difficile adattare la scrittura allindicazione di nuovi oggetti o di nuovi
concetti, proprio per suo alto grado di codificazione, che ne limitava la
flessibilit.
Per queste ragioni non esagerato sostenere che linvenzione
dellalfabeto costitu, nella storia dellumanit, un progresso comparabile
allinvenzione della stessa scrittura. I nostri bambini imparano a scrivere gi
allasilo, o al massimo nel primo anno delle elementari. Riusciamo a
scrivere, ad esempio in un dettato, quasi con la stessa velocit di chi parla.
La scrittura pi precisa della parola: si pensi ad esempio ad anno (tempo)
e hanno (voce del verbo avere), che non si distinguono nella voce, ma sono
diversi nella scrittura. La coniazione di neologismi infine facile perch la
scrittura si limita a rendere foneticamente il nuovo termine.

Gli egizi giunsero assai vicino alla scoperta dellalfabeto, ma non


fecero il passo decisivo per conservatorismo e corporativismo degli scribi
(ampliare)

Nellantichit si attribuiva la scoperta dellalfabeto ai Fenici e a un


personaggio leggendario di nome Kadmo. Questa convinzione rimasta
intatta sino agli inzi del secolo scorso, quando alcune scoperte
archeologiche hanno mutato completamente il panorama.

Sino agli inizi del Novecento liscrizione semitica pi antica che si


conoscesse era la stele di Mesha. Questo rendeva possibile mettere in
dubbio che gli ebrei allepoca di Mos conoscessero la scrittura.
Le iscrizioni sinaitiche

La prima scrittura di questo tipo fu rinvenuta da E. H. Palmer


nellinverno 1868-69 in un remoto e desertico territorio nel sud-est del
Sinai, dove sin da tempi lontanissimi gli Egizi avevano scoperto e sfruttato
miniere di turchese.1 Il luogo, a qualche chilometro dallattuale oasi di
Firan, comprende due localit: Wadi Magharah, dove si trovano le miniere,
a 2854 N 3322E, e Serabit el-Khadem () , pi a nord, dove
fu edificato un tempio in onore della dea Hator. Liscrizione di Palmer fu
pubblicata solo nel 1904, da un calco di modesta qualit. Curiosamente essa
non mai stata ritrovata in seguito, ed quindi nota solo dal calco.2 La
scoperta pass comunque inosservata sino a quando nel 1905 Flinders Petrie
condusse nella zona ricerche pi sistematiche, sia a Wadi Magharah, sia a
Serabit el-Khadem. Nel tempio vennero alla luce oggetti votivi, tra cui due
sfingi in pietra rosa, di fattura alquanto rozza,3 recanti delle iscrizioni. La
prima di esse, la meglio conservata, recava alcune scritte misteriose, sulla
parte anteriore; laltra recava due analoghe scritte sui fianchi, e sulla spalla
un quadrato con una dedica, in normali segni geroglifici, a Hator, signora
del turchese. Tra le zampe si leggeva inoltre il nome di Horus di Sneferu,
che era adorato dalla regina Hatshepsut. Petrie port la sfinge pi piccola al
British Museum, dove ancora si trova, e lasci in loco la pi grande. Nella
zona delle miniere Petrie scopr inoltre otto tavole di pietra, che riusc a
ricostruire dai frammenti, con segni molto simili a quelli delle due sfingi.

Le iscrizioni non erano leggibili, ma Petrie intu subito che un


gruppo di cinque segni ripetuto su quattro diversi monumenti non poteva
essere un nome di persona, ma some religious phrase.

Le conclusioni di Petrie erano assai persuasive:

How much can be concluded about this writing, while we are yet unable to
connect it with signs of known values?
1. It is a definite system, and not merely a scribbling made in ignorant imitation of
Egyptian wring by men who knew no better. The repetition of the same five signs
in the same order on the figure and on the sphynx from the temple, as well as on

1
La localit fu scoperta nel 1809 da Ulrich Jasper Seetzen, e scavata da Lepsius nel 1845.
Una mappa del sito fu realizzata dal British Ordnance Survey nel 1868-69.
2
La si legga ora in WILLIAM FOXWELL ALBRIGHT, The proto-sinaitic inscriptions and their
decipherment, Cambridge, Harvard University Press (Harvard Theological Studies, XXII),
1966, p. 17, testo 348.
3
Cos Petrie le descrive: A remarkable group of figures was found in the Temple, of a
ruder style than the regular Egyptian figures, and some bearing inscriptions in unknown
characters [...]. The general form is a usual type of Egyptian figure, but the style is very
clumsy, and the head rises up in too cilyndrical a shape (W. M. FLINDERS PETRIE,
Researches in Sinai, with chapters by C. T. Currelly, New York, Dutton, 1906, p. 129).

2
three of the tablets over the mines a mile and a half distant, show that mere fancy
is not the source of this writing.
2. Il is always associated with work of a style different to all the usual Egyptian
work here, a peculiar local style which was not followed by any one trained in
Egyptian methods.
3. The direction of writing was from left to right, contrary to later semitic and most
Egyptian writing.
4. It is used about the XVIIIth dinasty. The only indication of date that I could find
at the mine, L, was a bit of buff pottery with the red and black stripe which we
know to be characteristic of the time of Tahutmes III, and perhaps rather earlier,
but not later. [...]
I am disposed to see in this one of the many alphabets which were in use in the
Mediterranean lands long before the fixed alphabet selected by the Phoenicians.
[...] Some of the workmen employed by the Egyptians, probably the Aaamu or
Retennu Syrians who are often named had this system of linear signs which we
have found; they naturally mixed many hierogliphs with it, borrowed from their
masters. And here we have the result, at a date some five centuries before the
oldest Phoenician writing thas is known. [...] Common Syrian workmen, who
could not command the skill of an Egyptian sculptor, were familiar with writing at
1500 B. C., and this a writing independent of hierogliphics and cuneiform. It
finally disproves the hypothesis that the Israelites who came through this region
into Egypt and passed back again, could not have used writing.1

Queste supposizioni furono condivise da Alan Gardiner, che una


decina di anni dopo2 studi a fondo queste iscrizioni facendo uninteressante
scoperta. Egli osserv che alcuni di quei segni pittografici erano assai simili
a segni geroglifici. Attribuendo a ciascun segno il nome semitico della cosa
rappresentata dai due segni, protosinaitico e geroglifico (simili, ma in molti
casi quello geroglifico era pi chiaro) e prendendo la lettera iniziale di
questo nome (acrofonia), si otteneva la corrispondente lettera dellalfabeto.
Partendo da questa ipotesi, Gardiner riusc a leggere in una delle due sfingi
il nome l-blt, appartenente a Baalat, la signora, nome semitico della dea
Hator.

Gardiner identific nove lettere, ma non pot andare oltre, perch il


materiale disponibile era ancora scarso. Negli anni successivi una serie di
spedizioni esplor pi a fondo il sito: furono scoperte molte altre iscrizioni,
si fecero fotografie e calchi pi precisi, e gran parte del materiale, compresa
la sfinge pi grande, fu trasferito al Cairo.

Recentemente un sostanziale passo avanti stato compiuto grazie


agli studi di William Foxwell Albright, che nel 1966 ha pubblicato un breve
ma sistematico lavoro sul corpus delle iscrizioni. Albright ha potuto
utilizzare allo scopo sia i testi di Ugarit, nel frattempo scoperti e decifrati,
1
W. M. FLINDERS PETRIE, Researches in Sinai, op. cit., pp. 130-32. In questo libro, apparso
a breve distanza dalla spedizione, Petrie inser molte chare fotografie delle due sfingi e
delle iscrizioni, rendendo cos disponibile a tutti il materiale rinvenuto.
2
A. H. GARDINER, The Egyptian Origin of the Semitic Alphabet, Journal of Egyptian
Archaeology, n. 3, 1916, pp. 1-16.

3
sia le molte iscrizioni protocananee scavate in quegli anni in Siria e
Palestina. Albright elenca 27 lettere, e ne identifica 23. Pubblica inoltre,
traslittera e traduce 27 iscrizioni, due delle quali scoperte nel 1960 da
Georg Gerster a Wdi Nab.
Questa la tabella proposta dallAlbright:

Come si vede, dai tempi di Petrie la nostra conoscenza delle epigrafi


sinaitiche molto aumentata, anche se il problema non pu ancora dirsi del
tutto risolto. Ha scritto ad esempio Joseph Naveh,

4
Despite some readings which are indisputably correct, it would be premature to
state that the Proto-Sinaitic inscriptions have been satisfactorly deciphered.
However, these texts include quite a large number of pictographs which were
definitely identified as the original forms of the Phoenician letters. Thus the main
importance of this discovery is the contribution which these inscriptions make to
the origin and the early history of the alphabet.1

Se la natura alfabetica della scrittura protosinaitica generalmente


riconosciuta, molto pi difficile stabilire con precisione il suo posto
nellevoluzione dellalfabeto, anche perch circa 400 anni la separano dalle
prime iscrizione fenicie note.

Si pu supporre che il racconto biblico della prigionia in Egitto


corrisponda alla testimonianza archeologica e che gli schiavi che lavoravano
nelle sperdute miniere del Sinai fossero proprio ebrei prigionieri. In tal caso
la scrittura protosinaitica rappresenterebbe lanello di congiunzione tra la
scrittura egizia e le scritture alfabetiche semitiche, tra cui lebraica, che si
affermarono assai pi tardi. Ma sarebbe anche la scrittura usata dagli Ebrei
(o da alcuni di essi) allepoca dellEsodo e di Mos, il quale potrebbe aver
impiegato proprio questa scrittura, o una scrittura simile, da essa derivata,
per registrare sulle Tavole della Legge i Dieci Comandamenti. Ma per ora
questa solo una suggestiva ipotesi.
C poi la possibilit che questo alfabeto sia da collegare agli
Hyksos, popolo semitico, che proprio in questi anni furono cacciati
dallEgitto (ampliare)..
Le iscrizioni protosinaitiche hanno un numero di serie Poich le 11
iscrizioni trovate da Petrie furono pubblicate da Gardiner e Peet nel 1917nel
volune The Inscriptions of Sinai dopo le iscrizioni egizie trovate nello stesso
luogo, ricevettero i numeri dal 345 al 355. Le iscrizioni trovate
successivamente hanno avuto i numeri dal 356 in poi. Si arrivati oggi al n.
380.
Sar inutile, in questa sede, descrivere minutamente tutte le
iscrizioni. Ne esamineremo solo una, a titolo di esempio.2

Il n. 345 la sfinge del British Museum, base 24 x 14, altezza 15


centimetri. La scritta in geroglifico chiaramente leggibile: il falco

racchiuso nel quadrato con un quadratino allangolo rappresenta il

1
JOSEPH NAVEH, Early History of the alphabet. An introduction to west semitic epigraphy
and palaeography, Jerusalem, The Magnes Press, The Hebrew University, Leiden, Brill,
1982, p. 24. Ancora pi drastico il giudizio del Garbini: il tentativo di decifrazione
generale compiuto da W. F. Albright generalmente respinto, tranne che dai suoi allievi.
Attualmente sono soltanto una dozzina i segni che possono ritenersi ragionevolmente
decifrati, mentre poco probabile che le iscrizioni note contengano tutti i segni alfabetici
della scrittura protosinaitica (p. 68).
2
Per uno studio particolareggiato di tutte le iscrizioni, si veda oggi Sass, pp. 14-50.

5
nome della dea Hator, tr; i due segni mry, significano amato da;

i segni (con il determinativo ,


minerale), fkt (ma la forma pi comune :

mfkt), corrispondono alla parola turchese:


quindi: amato da Hator, (signora del) turchese. La sfinge 345 il solo
oggetto trovato nel Sinai che abbia contemporaneamente scritte in
geroglifico e in protosinaitico.

Le scritte protosinaitiche sono formate, sulla parte destra della


sfinge, da sei segni, sulla parte sinistra da otto. La prima scritta leggibile
chiaramente, da sinistra a destra: mhbcl[t], ed stata tradotta dapprima con:
mh bcl[t], amato da Bacalat, in stretto parallelismo con la scritta
geroglifica. Albright ha per ritenuto di separare diversamente le parole, e di
leggere : m hb cl[t], swear to give a sacrifice.
La scritta del lato sinistro, pi danneggiata, pone invece problemi di
c
lettura. Albright suggerisce, sempre da sinistra: n b? lb lt, in order that
we may sacrifice to Baalath. E per dubbia la lettura n (si tratterebbe del
solo caso di con i due tratti verticali), e molti pensano che si tratti di un
unico segno, forse un kap. Il segno successivo assomiglia al waw, ma nel
Sinai il waw ha la forma di mazza, con il cerchio chiuso q. Pi
c
prudentemente il Sass propone la lettura xxxlb lt.

6
Le iscrizioni di Wadi el-Hol

Recenti scoperte archeologiche hanno per complicato il quadro. Nel


1992 John Coleman Darnell, professore di egittologia a Yale, e sua moglie
Deborah, esplorando lantica strada che da Tebe portava ad Abydos,
trovarono, a circa 45 kilometri a nord-ovest di Luxor, un tratto di strada
assai ben conservato, fiancheggiato da pareti di calcare. Su questa parete
erano chiaramente leggibili centinaia di antiche iscrizioni. Il sito era detto
Wadi el Hol, wadi del Terrore, e si trova circa a 25 95 lat Nord e
32 47 long. Est.1 Queste iscrizioni sono quasi certamente opera di soldati
egiziani, che avevano labitudine di incidere sulla roccia i loro nomi e titoli,
e occasionalmente delle preghiere o invocazioni agli dei, per essere protetti
durante il viaggio. Ritornato in seguito a Wadi el Hol, Darnell individu, nel
gran numero di iscrizioni ieratiche e geroglifiche, due iscrizioni di
particolare interesse, rispettivamente di 16 e 12 segni, assai simili a quelli
ben noti di Serabit el-Khadim. Le iscrizioni furono accuratamente
fotografate, e si cominci a studiarle.

Le iscrizioni non sono state ancora decifrate, ma molte supposizioni


sono verosimili. Allinizio si pens che queste iscrizioni fossero pi antiche

1
J. C. Darnell, Theban Desert Road Survey in the Egyptian Western Desert 1, Gebel Tjauti
Rock-Inscriptions 1-45 and Wadi el-Hol Rock Inscriptions 1-45, OIP 119 (Chicago:
Oriental Institute Press, 2002).

7
di quelle di Serabit. Lopinione oggi prevalente che essendo le iscrizioni
ieratiche e geroglifiche dello stesso sito ascrivibili al tardo Medio Regno
(XVIII sec.), anche le due iscrizioni alfabetiche siano da collocare nello
stesso periodo, e che quindi siano leggermente posteriori a quelle di Serabit.

Eforse possibile leggere rb allinizio della prima iscrizione come


rebbe, capo (cfr. ebraico rabbi) e l alla fine delliscrizione 2 come el,
Dio. Si notino anche nella prima iscrizione i due segni in forma di figura
umana. Luomo con le braccia alzate forse da identificare con il
geroglifico Gardiner A28 (uomo celebrante) laltra figura che sembra essere
in movimento potrebbe essere Gardiner A 17 (bambino) o Gardiner A 32
(danzatore). In ogni caso questi segni sembrano essere determinativi, non
segni puramente alfabetici: se questo fosse vero saremmo in presenza di una
scrittura pi simile al geroglifico rispetto a quelle di Serabit, che non hanno
determinativi. Si noti poi il segno corrispondente al res, una testa con
cappello: questo cappello di foggia cananea, e il segno non corrisponde al
segno geroglifico che indica la testa.

Queste iscrizioni sembrerebbero dimostrare che prima delle


iscrizioni sinaitiche, delle scritture puramente alfabetiche erano gi
impiegate in Egitto. Una possibile ipotesi che queste scritture siano state
sviluppate da semiti residenti in Egitto per varie ragioni (mercanti,
prigionieri, mercenari, lavoratori immigrati) per adattare i geroglifici alle
esigenze del proprio linguaggio, che richiedeva al massimo una trentina di
fonogrammi. In tal caso lalfabeto sarebbe nato nel seno stesso della civilt
egizia. Ci si chiede tuttavia attraverso quale meccanismo i semiti scelsero,
per esprimere la propria lingua, dei segni derivati parzialmente dai
geroglifici. E ci si chiede soprattutto attraverso quali vie lidea di alfabeto,
gi in nuce nel sistema egizio, sia giunto ai popoli semitici, che lo
svilupparono poi nelle loro particolari forme quasi mille anni dopo.

Le scritte pseudogeroglifiche di Byblos

A Byblos, lantica Gebal, dove evidentemente si avvertiva in modo


particolare la necessit di elaborare un nuovo sistema di scrittura, sono stati
trovati parecchi documenti scritti, risalenti al periodo del Medio regno
egizio (2100-1700).
Driver enumera dieci oggetti:
1. Una grossa lastra di pietra con 10 righe di testo
2. Una piccola lastra di pietra con 5 righe di testo
3. due frammenti di pietra provenienti dallo stesso monumento, uno con 4,
laltro con tre righe di testo, difficilmente leggibili
4. Un pezzo di pietra con quattro segni posti verticalmente
5. Una grande tavola di bronzo con 13 righe da una parte e due dallaltra

8
6. Una piccola tavola di bronzo con 22 righe da una parte e 19 dallaltra
7. Una piccola spatula di bronzo scritta da una parte con tre righe
8. Una piccola spatula di bronzo con quattro righe da una parte e tre
dallaltra
9. Una grande spatula di bronzo con 5 righe da una parte e quattro dallaltra
10. Una spatula di bronzo con quattro righe da una parte e tre dallaltra

In tutto 4 spatule, 2 tavole di bronzo e 4 lastre di pietra. Questo materiale fu


trovato da Maurice Dunand nel corso di scavi condotti tra il 1928 e il 1932,
e pubblicato nel 1945. E collocabile tra il XVIII e il XV secolo.
Le tevole di bronzo non sono realizzate graffiando il metallo, ma con
punzoni e martello.
Le dieci iscrizioni insieme contengono 1046 segni, divisibili secondo
Dunand in 114 tipi diversi, secondo Garbini in 90.
Molti segni sembrano derivare direttamente dal geroglifico e dallo ieratico.
Molti altri sono simili alle successive lettere dellalfabeto fenicio.
Sono stati fatti molti tentativi per decifrare questa scrittura (Dhorme, 1946;
Sobelman, 1961; Martin, 1962; Mendenhall 1985), ma nessuno di essi
davvero convincente.

9
Unulteriore lastra di pietra, sempre da Byblos, con linizio di tre
righe di testo, in una cornice rettangolare, pur appartenendo allambito della
scrittura pseudogeroglifica, ha particolari affinit con lalfabeto fenicio,
tanto che Grimme ha potuto leggervi allinizio della seconda seconda riga le
parole: b-gbl, in Gebal, e rb, padrone.

Commenta Driver:

The signs in the inscriptions on all the objects just described are clearly not
numerous enough for a pictographic or even for a syllabic script, but they are
equally clearly too numerous for an alphabet; in appearance most of them are
pseudo-hieroglyphic but some of them strongly recall various forms of the
Phoenician letters. In other E collocabile tra between the Egyptian hieroglyphic
script and the Phoenician alphabet, possibly an elaborated alphabet combined with
a certain number of signs having determinatives values. At the same time, their
script on the one hand shows no affinity to that of the Sinaitic inscriptions, and the
two systems must probably be regarded as parallel developments; on the other
hand many of the signs resemble those of the epigraphs found at Lachish, which
may be due to borrowing on the one side or the other, or perhaps rather to common
influences.1

E difficile dire se queste iscrizioni debbano essere associate agli


alfabeti proto-cananei, dato il loro carattere eminentemente pseudo-
geroglifico.

Le iscrizioni e la scrittura protocananea

Accanto alle iscrizioni trovate in territorio egizio, anche se opera di


popolazioni semitiche, da annoverare tutta una serie di iscrizioni, alcune
delle quali assai antiche, che documentano unestesa presenza della scrittura
lungo lintero arco del secondo millenio nei territori della Cananea: Siria,
Fenicia, Palestina.

1
Driver, p. 93-94.

10
Alcune iscrizioni, forse le pi antiche si sottraggono ancora ad ogni
tentativo di interpretazione.

I reperti pi antichi in assoluto provengono da Tuleilat el-Ghassul,


nella pianura di Moab, circa 5 chilometri a nord del Mar Morto.1 Il
Pontificio Istituto Biblico ha condotto sul luogo una serie di scavi tra il 1929
e il 1938, e poi ancora nel 1959-60, sotto la guida di Robert North, S. J., e
nel 1975-78. Gli scavi hanno portato alla luce molti oggetti con iscrizioni:
sassi incisi,2 sigilli, cocci. Queste incisioni sono molto rozze, quasi sempre
formate da linee diritte, e gli stessi segni si ripetono molte volte. Lipotesi
pi probabile che si tratti di marchi di propriet. Oggetti con iscrizioni
sono stati scoperti in gtutti gli strati del sito, che sono databili tra il XXV e il
XIX secolo.

Gi lAlbright nel 1966 era in grado di collocare le iscrizioni


sinaitiche in an evolutionary sequence of letter forms beginning in the 17th
century B. C. and extending down into the Iron Age.3 Ma nel 1966 solo
dodici iscrizioni erano note. Eccole nellordine cronologico proposto
dallAlbright:

1. Coccio di Gezer (XVII sec,)


2. Spada di Lachish (1600-1550)
3. Iscrizioni sinaitiche (1525-1475)
4. Prisma di Lachish (1435-1423)
5. Placca di Shechem 1450-1400)
6. Sigillo a cilindro di St. Louis (XIV sec.)
7. Frammento di Byblos (XIV-II sec.)
8. Vaso votivo di Lachish (c. 1235)
9. Anello doro di Megiddo (seconda met del XIII sec.)
10. Punte di freccia di El-Khadr
11. Sigillo di Revadim, con quattro lettere

1
Sullargomento si veda la voce di John B. Hennessy in Anchor, vol. II, con aggiornata
bibliografia.
2
Ciottoli incisi in epoca assai antica, con disegni regolari, sono stati trovati anche a Sidone:
ma si tratta probabilmente di pezzi appartenenti a qualche tipo di gioco. Cfr. Driver, p. 91.
3
p. 10.

11
12. Ostrakon di Beth Shemesh (XII-XI sec.)

Negli anni successivi il panorama cambiato notevolmente. Nel


1988 Benjamin Sass elencava ben 22 iscrizioni cananee collocabili tra il
Bronzo Medio e la stabilizzazione della scrittura nella Fenicia dellXI
secolo.
Esaminare tutte queste testimonianze esula dai limiti del nostro
lavoro e delle nostre competenze. Ci limiteremo a descrivere brevemente
alcune fra le iscrizioni pi importanti e famose.

Il coccio di Gezer un frammento rinvenuto nel 1929 a Tell Gezer,


che lAlbright attribuisce al XVII secolo, ma che potrebbe essere anche
molto pi antico o molto pi recente. Esso reca tre lettere incise prima della
cottura, e chiaramente leggibili: la prima un kaf, la terza un bet. La lettera
di mezzo dubbia, ed stata letta come nun, lamed o waw. Non sappiamo
comunque se le tre lettere corrispondano a una parola, a parte di una parola,
o a diverse parti di due parole.

Il coccio di Nagila fu trovato nel 1963 a tel Nagila, e conserva tracce


di incisione precedente la cottura. Risale al XVII secolo. Sass legge: n / n
h y . Si noti la seconda lettera della seconda riga, certamente un he,

12
che rappresenta un uomo con le mani alzate. Il segno separatore di parola,
una specie di puntino, il pi antico di cui ci sia testimonianza.

La spada di Lachish una lama rinvenuta nel 1934 da Starkey a


Lachish, nella tomba n. 1502, e dal contesto funerario andrebbe collocata
nel MB II B, cio nel XVII secolo. Sulla lama sono incisi quattro segni.
LAlbright vi legge le lettere r n z probabilmente un nome di persona,
Turranza, in lingua hurriana. Sass manifesta per molte perplessit
sullinterpretazione del primo e del quarto segno, non essendo il thet e lo
zayn identificabili nelle iscrizioni sinaitiche. Queste prime tre iscrizioni
sono molto pittografiche, e sembrano precedere, anche dal punto di vista
paleografico, quelle del Sinai, che sono pi schematiche.

La placca da Shechem un frammento di rilievo in pietra calcarea,


scoperto nel 1934. Esso la parte inferiore destra del rilievo, della cui
raffigurazione rimane una piccola parte; lincisione sembra essere
posteriore, incisa in maniera rozza: ne rimangono sette lettere complete e
parte di unottava. LAlbright vi legge le lettere b r m m r , e la data
alla seconda met del XV secolo, anche per ragioni paleografiche: essa

13
quindi sarebbe posteriore alle iscrizioni del Sinai. Sass la legge invece b d r
k d r sottolineando per che questa solo una delle molte alterrnative.
Si noti che la prima lettera, frammentaria, pu essere interpretata in molti
modi; la seconda pu essere alef o dalet; la terza e lottava sono certamente
res; la quarta potrebbe essere il palmo di una mano con un solo dito, che
Albright legge appunto ; le due lettere che Albright legge mem sono viste
dal Sass come il segno dellarco composto, tann in semitico, presente anche
nelle scritture protosinaitiche. Questo segno shin/ vale nel XV secolo,
secondo lAlbright, t oppure . In seguito assunse nel sud-cananeo il valore
.

Il vaso di Lachish fu scoperto, naturalmente in pezzi, in un deposito


di spazzatura vicino al Tempio di Lachish, ed assegnabile al XIII secolo.
Esso reca sulla spalla uniscrizione, da sinistra a destra, mescolata ad altri
disegni. Una parte delliscrizione, corrispondente alla lacuna del vaso che si
vede in altro a sinistra nella fotografia, mancante. I segni alfabetici sono
mescolati ad altri segni, pittografici, non si sa se aventi solo scopo
decorativo o anche un significato. Riproduciamo la parte scritta del vaso,
prima interamente, poi con i soli segni alfabetici.
Quasi tutti i segni sono leggibili con certezza:
da sinistra: m t n y [ ] t y t
La lacuna stata colmata da Cross nel 1954 con i segni l r b.
Liscrizione traducibile con: Mattan. Offerta alla mia signora Elat. Mattan
evidentemente il nome del donatore, e il dono sembra essere il vaso stesso
o ci che esso conteneva. Le tre lettere mtn potrebbero anche essere tradotte
con dono invece che con un nome di persona.
La quarta lettera ancora il segno dellarco composto, shin/t. La parola
quindi sy o ty che in Ugaritico vale offerta.

14
Lanello doro di Megiddo, trovato nel 1931 in una tomba, e databile
circa 1350-1250, di difficile interpretazione. Driver lo accosta ai testi
dellantica Byblos, ai cocci di Beth-Shemesh, e alliscrizione di Ahiram, ma
conclude affermando che the suggested interpretations of the text on these
lines make no sense.1 Sass lo considera addirittura una pseudo-iscrizione.2
Recentemente un tentativo dinterpretazione stato elaborato da Gordon
Hamilton.3

Punte di freccia di al-Khader. Queste cinque punte di freccia furono


trovate nel 1953 Ad al-Khader, una citt della Palestina a pochi chilometri
da Betlemme.4 Quattro hanno iscrizioni in colonne verticali, e una
uniscrizione orizzontale, da entrambe le parti. La scritta sulle prime quattro
pressoch identica, con minime varianti grafiche, ed leggibile h b d
l b t la freccia di Ablabiat. Liscrizione sulla quinta freccia si legge
invece b d l b t / b n n t, Ablabiat (figlio di) Benanat, senza le
lettere hs, freccia.
Queste frecce appartengono forse alla fine del XII secolo

1
Driver, p, 102.
2
The form of one of the signs is identical to the Proto-Canaanite vertical shin, [...] but
since the rest of the signs cannot be identified, there is no way of knowing whether this
resemblance is accidental or not. For this reason, I prefer to regard these signs as a pseudo-
inscription (p. 101).
3
Near Eastern Archaeology", 2002, p. 38b. Si veda anche, dello stesso autore, The origins
of the West semitic Alphabet in Egyptians Scripts, 2006 e Giovanni Garbini, Introduzione
allepigrafia semitica, 2006, p. 63 e Colless, Abr-Nahrain, 1996-97, 45-46; 1998, 33, 46.
4
Le prime tre frecce sono ira in tre diversi musei, a Gerusalemme e ad Amman; le altre due
soni in collezioni private.

15
Lostrakon di Beth Shemesh un coccio probabilmente dellinizio
del secolo XII, con una scritta a inchiostro nero gi molto sbiadita allepoca
del ritrovamento, nel 1930, e ora quasi del tutto scomparsa. La lettura del
testo presenta particolari difficolt.
Il retto presenta due colonne: n n / g m n. Si tratta
probabilmente di due nomi di persona, annun e Guman.
Nel verso la prima colonna, a destra (ma lordine delle colonne non
chiaro) va certamente letta: l . Le altre lettere sono di fatto
illeggibili, tranne lalef allinizio della seconda colonna. Come ha scritto
Sass, All agree on the identification of the letters and the reading of the
shorter text (the recto). As to the reading of the text on the verso, in contrast,
the number of different readings approximates the number of readers1

A questi documenti, conosciuti dallAlbright va aggiunta una recente


notevolissima scoperta, lostrakon di Izbeth Sartah. Esso fu scoperto
nellagosto 1976 da archeologi israeliani nel sito di un antico villaggio,
occupato tra il 1200 e il 1000, chiamato ora in arabo Izbet Sartah, due
miglia a est dellantica citt palestina di Aphek. Forse questo luogo

1
Sass, p. 64

16
identificabile con lantica citt di Ebenezer, citata dalla Bibbia. Questo
coccio, composto da due frammenti, contiene circa 80 lettere su cinque
righe. La forma delle lettere intermedia tra i tipi pi antichi di proto-
Cananeo e la scrittura lineare ebraica che si affermer in seguito. Tutte le
lettere sono leggibili abbastanza chiaramente, ma il loro insieme non d
alcun senso. Lipotesi pi plausibile che si tratti di un esercizio di scrittura
da parte di una persona semi-letterata, che tentava di scrivere un abecedario,
e che poi si stanc e si mise a scrivere delle lettere a caso, in forma piuttosto
rozza. Proprio in questo sta limportanza di questo coccio dallaspetto
modesto: esso indica che in unepoca assai remota, in pieno periodo dei
Giudici, poco dopo Mos e due secoli prima della Monarchia, in uno
sperduto villaggio della Palestina qualcuno stava cercando di imparare a
scrivere. Gli Ebrei arrivarono relativamente tardi alla scrittura, dopo altri
popoli che abitavano la mezzaluna fertile. Ma la Bibbia ci dice che allepoca
di Mos essi gi la conoscevano. Lostrakon di Izbet Sartah non cos
antico, ma comunque una testimonianza preziosa sullesistenza di una
cultura letteraria ebraica molto prima di Saul.

Queste (ed altre) scoperte hanno portano a sostituire il termine


protosinaitico con il termine pi comprensivo di proto-cananeo, che
abbraccia tutte le testimonianze di scrittura appartenenti al periodo 1700-
1100 ad opera di popoli semitici, in Palestina, in Egitto, nel Sinai.

Le caratteristiche dela scrittura proto-cananea sono le seguenti:


- fu inventata intorno al 1700 da Cananei che avevano qualche conoscenza
del sistema di scrittura egizio
- le lettere, tutte consonanti, erano in origine 27, che si ridussero a 22
intorno al XIII secolo.
- i segni erano pittogrammi, per la maggior parte con valore acrofonico, che
si trasformarono poi in lettere lineari
- trattandosi di pittogrammi era possibile scrivere in ogni direzione, da
destra, da sinistra, verticalmente o bustrofedico. La scrittura verticale spar
intorno al 1100.
- quando si stabilizza luso di 22 lettere, scompare la scrittura verticale, e si
perde ogni connotazione pittografica, a met dellXI secolo, non si parla pi
di scrittura proto-Cananea, ma di scrittura Fenicia.

La scrittura proto-cananea fu impiegata esclusivamente nellambito


delle lingue semitiche, le cui caratteristiche sono:
contengono parecchi suoni inesisitenti nelle lingue europee
distingue tra vocali corte e lunghe
le radici consonantiche: le vocali hanno il compito di articolare le radici
le parole non cominciano mai con vocale
Le lingue semitiche si dividono in tre famiglie principali:

17
Nord: Ugaritico, Fenicio e Punico, Ebraico, Moabita, Edomita, Aramaico,
Nabateo, Palmireno, Samaritano, Siriaco
Est: Akkadico e derivati
Sud: Sabeo, Arabo, Etiopico (Gheez e Amharico)

Le iscrizioni e la scrittura fenicie

Lalfabeto fenicio

18
La scrittura fenicia deriva direttamente dalla scrittura proto-Cananea,
e comincia intorno al 1050. Si scrive da destra a sinistra, sempre
orizzontalmente. Ha 22 lettere.
I Fenici scrivevano soprattutto su papiro, che importavano
dallEgitto. Ma nel clima freddo e umido del Libano il papiro non si
conservato. Per questa ragione ci rimasto pochissimo della letteratura
fenicia: solo una dozzina di testi, tutti epigrafici, chiaramente leggibili, ma
non particolarmente significativi. Possiamo per ricostruire la religione e la
cultura dei fenici grazie ai testi di Ugarit, giuntici in gran numero perch
scritti su tavolette di argilla. La cultura fenicia e la cultura ugaritica hanno
infatti molte affinit, appartenendo entrambe al mondo cananeo.
Dal Fenicio derivano il punico e il neo-punico, che sono
sostanzialmente identici.
Iscrizioni fenicie cono state trovate ovunque nel Mediterraneo, anche
in Sicilia e in Sardegna (liscrizione di Nora, in sardegna, dellXI secolo).
Col tempo si perde anche luso di dividere le parole, che
mantengono invece ebrei (col punto) e aramaico (con la spazio).
Le ultime iscrizioni neopuniche sono intorno al 200 d. C. Poi la
scrittura cessa totalmente di esistere.

Le iscrizioni pi importanti

Liscrizione di Shifibaal. Esu pietra, sulla parete di una sorgente,


XVII-XV secolo. Essa traducibile: Muro costruito da Shifibaal, re di
Byblos, figlio di Elibaal, re di Byblos, per Baalat-Gebel, sua signora.
[Possa] Baalat-Gebel prolungare i giorni di Shifibaal e i suoi anni su
Byblos.

19
Iscrizione di Elibaal su una statua di Osorkon I (c. 924-895)
Sul busto della statua ci sono due iscrizioni incise: il prenome di Osorkon
(Sekhemkheperre-setepenre) con un cartiglio e un dedica fenicia:
Statua che Elibaal, re di Byblos, figlio di Yehimilk, [re di Biblo], fece [per]
Baalat-Gebel, sua signora. Possa Baalat-[Gebel] prolungare [i giorni di]
Elibaal e i suoi anni su [Byblos].

Albright sostiene che il re Elibaal di Biblo fu ovviamente quasi


contemporaneo di Osorkon I considerando che la dedica di una statua reale
egiziana ad una dea straniera in questo caso la dea patrona di Byblos
veniva posta quando il faraone regnava piuttosto che dopo la sua morte,
proprio come la statua di Sheshonq I - il predecessore di Osorkon I - che fu
portata in Libano durante il regno di Abibaal, sovrano di Byblos prima di
Yehimilk, padre di Elibaal.

20
Iscrizione sul sarcofago di Ahiram, circa 1000

Iscrizione di Abibaal su una statua del re egizio Shishak (Sheshonk) I (c.


945-924)

21
Sulla statua di Sheshonq I, trovata nel 1894, Il testo fenicio afferma
esplicitamente che il dono per il tempio di Baalat Gebel stato portato
dallEgitto dal re Abibaal in persona. Possiamo avere cosi una possibile
sequenza di sovrani:
Per inciso Abibaal re di Biblo non va confuso con Abibaal re di Tiro padre
di Hiram I, secondo Giuseppe Flavio.

Stele di Kilamu, re di Yadi, anatolico, ma in fenicio, fine IX secolo,


dimostra che il Fenicio ebbe dimensione internazionale.

Karatepe (Monte nero) si trova nel sud-est della Turchia, nella


zona dellantica Cilicia, vicino ai monti Tauro. Era un centro importante,
perch controllava il passaggio dallAnatolia alle pianure della Siria. Qui in
epoca neo-hittita (VIII secolo) il re Azatiwada fece costruire una fortezza,
che fu poi distrutta dagli Assiri tra la fine del VII e linzio del VI secolo. Il
sito fu scoperto nel 1947 dallarcheologo tedesco naturalizzato turco Helmut
T. Bossert. Furono trovate molte rovine, statue, due porte monumentali,
delle sfingi, dei leoni, e un gran numero di iscrizioni, in geroglifico luviano
e in fenicio. Allinterno delle porte, nel cuore della cittadella le pareti erano
abbellite da rilievi rappresentanti scene di caccia, di guerra e di vita
quotidiani.
Le iscrizioni sono in assoluto le pi lunghe giunte sino a noi, sia per la
scrittura luviana, sia per la scrittura fenicia.
Dei geroglific luviani e della loro scoperta parliamo in un altro capitolo.
Le iscrizioni fenicie sono classificate secondo la loro collocazione:
Phu/A (Phoenicia, Unteres Tor, North Gate)
Pho/B (Phoenicia, Oberes Tor, South Gate)
PhSt/C (Storm God statua con una lunga iscrizione sul dorso)

22
Pho/S.I. (South Gathe, separate inscriptions)1

Questa iscrizione sul fianco di uno dei due leoni (Phu /A IV, Portal
lion) precisamente quello allinizio della porta nord, il meglio conservato.
Diamo la sua traduzione in inglese:

That man those name is man! The name


of Azatiwada only may last for ever like the name
of the sun and the moon!2

E chiaramente leggibile il nome del sovrano, allinizio della seconda riga,


dalla terza lettera.

Alcuni testi sono presenti nella duplice versione, fenicio e geroglifico


luviano, e per questo sono in genere considerati bilingui. In realt le due
versioni non sono mai esattamente identiche, perch ciascuna di esse si
rivolge a un diverso lettore.

Ugarit

La scoperta di Ugarit e dei suoi archivi cuneiformi fu uno degli


avvenimenti pi straordinari dellarcheologia del Novecento. Nel marzo
1928, nella Siria settentrionale, a Minet el-Beida (Porto bianco), preso la
costa, un contadino che arava il suo campo trov casualmente una tomba.
Entrato in essa, e prelevati gli oggetti che conteneva, si affrett a venderli
sul mercato clandestino. La notizia tuttavia si sparse, e giunse alle orecchie
delle autorit. La Siria e il Libano erano in quegli anni controllati dai

1
HALET AMBEL, Corpus of Hierogliphic Luwian inscriptions, vol. II, Karatepe-Aslanta,
Berlin, New York, Walter de Gruyter, 1998.
2
Ibid., p. 55.

23
francesi, e a capo del servizio antichit era un noto orientalista, Charles
Virolleaud, che ispezion il luogo, raccolse alcuni cocci tralasciati dal
contadino, fece dei disegni, e mand il tutto a Ren Dussaud, conservatore
del dipartimento orientale del Louvre. Dussaud, ottimo conoscitore della
Siria, aveva gi il sospetto che Minet el-Beida corrispondesse al Leukos
Limn descritto dai geografi greci, un centro commerciale e un crocevia di
culture di grandissima importanza. Il ritrovamento conferm il suo sospetto.
Dussaud convinse lAcadmie des Inscriptions a organizzare una
spedizione, e nella primavera del 1929 gli scavi poterono iniziare. Capo
della spedizione fu nominato un giovane archeologo di Strasburgo, Claude
Schaeffer, che messosi al lavoro, subito riport alla luce i resti di unantica
necropoli, con un gran numero di oggetti, anche preziosi. In seguito
Schaeffer spost gli scavi di circa un chilometro verso linterno, su una
collina che sorgeva isolata tra due fiumiciattoli, e che faceva pensare ai Tell
mesopotamici. La localit era detta Ras Shamra. Si scopr subito che Minet
el-Beida era in realt la necropoli di una citt vasta e importante, dalla
lunghissima storia, che si trovava proprio sotto il Tell di Ras Shamra. Sul
pendio che guardava verso la baia, Schaeffer scopr i resti di un grande
edificio che era stato distrutto dal fuoco, e numerosi oggetti, tra cui statue
egizie, che permettevano di datare il ritrovamento al periodo in cui la Siria
era stata dominata dai Faraoni. Lungo il lato orientale di questo edificio, il
14 maggio, furono trovati parecchie stanzette, una delle quali, una
biblioteca, conteneva decine di tavolette dargilla. In quella prima stagione
di scavi le tavolette ritrovate furono circa 50; negli anni successivi il numero
crebbe notevolmente sino al 1953, quando lo stesso Schaeffer, scavando il
Palazzo reale, trov gli archivi principali della citt. Virolleaud esamin
subito le tavolette, che si rivelarono simili a quelle di Tell el-Amarna: scritte
in akkadico, si riferivano prevalentemente alle relazioni diplomatiche della
citt con i grandi Imperi che la circondavano, ma contenevano anche testi
lessicali, religiosi, legali, pi o meno come le altre biblioteche coeve di
Assiria e Babilonia. La maggior parte delle tavolette, scritte in cuneiforme e
simili alle altre tavolette akkadiche, si rivelava tuttavia illeggibile, scritta in
una lingua del tutto ignota, e con un sistema di segni formalmente
cuneiforme, ma profondamente diverso nella struttura dalle altre scritture
mesopotamiche. Virolleaud cap subito che la scrittura non impiegava pi di
trenta segni: si era dunque alla presenza di un vero e proprio alfabeto. La
scoperta era sensazionale: si pensava sino a quel momento che lalfabeto
fosse stato inventato dai fenici, agli inizi del primo millennio, e le scoperte
di Petrie nel Sinai non avevano modificato questa certezza. Ora si trovava
un alfabeto cuneiforme, circa tre-quattro secoli pi antico dei pi antichi
alfabeti conosciuti: dunque lalfabeto era stato inventato dagli scribi di Ras
Shamra. In seguito si sarebbero scoperte in Siria e in Palestina altre scritture
alfabetiche, ancora pi antiche: lalfabeto non fu quindi inventato a Ras
Shamra, ma era gi diffuso in una zona relativamente ampia, tra le
popolazione che con termine generico si definiscono cananee, intorno alla

24
met del secondo millennio. Nel 1929, di fronte a quelle tavolette
misteriose, ci si preoccup soprattutto di riuscire a leggerle: cosa
apparentemente non facile, perch lingua e scrittura erano entrambe
sconosciute. Scheaffer e Virolleaud non si preoccuparono di tenere per s le
scoperte. Gi nel 1929 una precisa riproduzione dei testi fu pubblicata sulla
rivista Syria, e messa disposizione degli studiosi. Il lavoro di decifrazione
fu singolarmente facilitato da un altro ritrovamento di Schaeffer. Proprio ai
piedi della scala che portava alla biblioteca era stato rinvenuto un gruppo di
ben 74 tra armi e utensili di bronzo. Cinque asce attirarono subito
lattenzione degli studiosi, perch su esse erano ben visibili delle scritte
cuneiformi, che avevano tutta laria di appartenere alla stessa lingua delle
tavolette. Sulle cinque asce ricorrevano spesso i medesimi segni. Sin dal
primo articolo su Syria, Virolleaud fu in grado di avanzare alcune ipotesi
che si rivelarono poi corrette. Innanzi tutto egli stabil che si era alla
presenza di una scrittura alfabetica, e in secondo luogo che le brevit delle
parole, composte in genere da tre o quattro lettere, escludeva che la lingua
fosse di tipo miceneo, greca o cipriota. Quanto alle scritte sulle asce,
Virolleaud cit una punta di freccia trovata a Sidone con uniscrizione
fenicia, in cui si leggeva hets addo, ovvero freccia di Addo. Era
possibile che anche sulle asce fosse presente una scritta di questo tipo: allora
la prima parola, quando era presente, doveva leggersi ascia, e la seconda,
presente su tutte le cinque armi era il nome del proprietario. Si era inoltre
trovata una tavoletta in cui era presente questo secondo nome, preceduto da
un singolo segno, probabilmente una preposizione: un tal caso il confronto
con lAkkadico poteva far pensare di essere alla presenza di una lettera, che
iniziava con la preposizione a e con il nome del destinatario.
Sulla base di questi dati si misero al lavoro tre studiosi: lo stesso
Virolleaud, padre Edouard Dhorme1 dellcole Biblique di Gerusalemme e
Hans Bauer,2 professore di semitico a Halle. I risultati non si fecero
attendere. Bauer ricevette larticolo di Virolleaud il 22 aprile 1930, il 27
aprile era gi riuscito a decifrare quasi interamente la scrittura, e il 28 dava
notizia della sua scoperta a Dussaud; il 15 maggio invi un articolo
preliminare, Das Alphabet von Ras Shamra, al quotidiano Vossische
Zeitung, che lo pubblic il 4 giugno3. Virolleaud lesse una relazione
allAcadmie des Inscriptions il 3 ottobre dello stesso anno, e la pubblic su
Syria lanno successivo. Dhorme pubblic due articoli4 nel 1930 e nel
1931. E di estremo interesse seguire, almeno nelle parti essenziali, i diversi
modi secondo cui i tre decifratori operarono.

1
Dhorme era esperto di crittografia, e durante la prima guerra mondiale aveva lavorato a Salonicco per i servizi
segreti francesi, guadagnandosi anche una medaglia.
2
Hans Bauer (1878-1937) era studioso sia di lingue orientali (cinese e malese), sia di lingue semitiche, e aveva
scritto grammatiche dellebraico e dellaramaico.
3
Un questo articolo Bauer si limitava a indicare i punti principale delle proprie ricerche; il lavoro principale
apparve lo stesso anno con il titolo Entzifferung der Keilinschriften von Ras Shamra, Halle, 1930.
4
E. DHORME, Un nouvel alphabet smitique, Revue Biblique, n. 39, 1930 e Premire traduction des textes
phniciens de Ras Shamra, ibid., n. 40, 1931.

25
Bauer, da linguista e semitista, prefer procedere in modo teorico.
Egli part dal presupposto che nelle lingue semitiche lettere singole possono
essere prefissi, suffissi o parole monosillabiche. Esaminando i molti testi di
Ras Shamra, egli stese un elenco dei segni che si presentavano appunto in
questa forma. Otto segni in particolare si trovavano usati come prefissi:
mentre sei erano usati come suffissi:
e infine quattro erano usati per parole monosillabiche:
. Come si vede benissimo, due segni, sono presenti nelle
tre classi, mentre tutti i sei segni della seconda classe sono presenti anche nella prima.
Esaminando tuttavia le ricorrenze, Bauer calcol che i due segni ricorrevano con
particolare frequenza. Come i lettori di Edgar Allan Poe ricorderanno, purch il testo sia
sufficientemente lungo, molto facile decrittare uno scritto in codice se il crittografo si
limitato a sostituire ogni lettera con un segno diverso, come fanno a volte i bambini per
gioco: in ogni lingua infatti la frequenza con cui ogni lettera ricorre ben determinata, e
basta calcolare le frequenze dei singoli segni per ottenere una chiave di decifrazione. Dalla
conoscenza delle lingue semitiche Bauer poteva affermare che i suoni pi usati nei prefissi
erano aleph, y, m, n, t, b, h, w, k, l; che i suoni pi frequenti nei prefissi erano h, k, m, n, t,
w, y; e che le parole monosillabiche pi usate erano l, m, b, k, w. Collocando queste
ricorrenze in una tabella, si poteva dedurre che i suoni usati con maggior frequenza nelle tre
classi sono w, m; e che i suoni usati con maggior frequenza nelle prime due classi sono n, t.
dovevano corrispondere uno al suono w,
La conclusione era ovvia: i segni
laltro al suono m; e i segni uno al suono n, laltro al suono t.
Il procedimento logico era assai elegante. Sfortunatamente solo la seconda delle
due conclusioni era esatta, e la prima totalmente sbagliata. Su queste basi Bauer prosegu
nella decifrazione, a volte con buoni risultati, altre volte accumulando errori su errori.
Virolleaud procedette in modo pi empirico, ma con risultati nettamente migliori.
Egli cominci con supporre che la lettera
, che nella tavoletta gi da lui esaminata
precedeva il nome presunto del destinatario della lettera fosse la preposizione a, in

ebraico , corrispondente, sia in ebraico, sia in fenicio, al suono l. Ora, due parole fenicie
contenenti il suono l che era probabile trovare nei testi scritti di Ras Shamra potevano
essere re, mlk, e il nome del dio Baal, bl. Virolleaud trov due parole trisillabe che
nella giusta posizione, rispettivamente al secondo e al terzo posto:
avevano il segno
e . Non solo, ma per la prima esisteva anche la forma
e per la seconda la forma . Si poteva supporre allora
che corrispondesse a mlkm, plurale di re e che il segno dopo la
parola bl fosse una t, per formare il femminile blt, signora, padrona. Questo
permetteva di leggere il bisillabo bt, casa (bath), oppure figlia (bayt), che
ricorreva spesso nei testi. E cos di seguito, ipotizzando e verificando le diverse possibilit,
sino a giungere a un sistema del tutto coerente.
Dhorme part invece dalle ipotesi di Bauer, che confront con le scoperte di
Virolleaud. Bauer aveva proposto come traslitterazione di ascia, ,
grzn, in cui la prima e la terza lettera erano sbagliate, ma la seconda e la quarta corrette
(grzn in effetti il nome ebraico per ascia, ma nel dialetto di Ras Shamra la parola suonava

26
invece hrsn). Dhorme cerc di leggere il nome del personaggio che quelle asce aveva
posseduto, e fece propri i valori di Bauer: per colmo di
fortuna, nel nome del proprietario erano presenti le due lettere indovinate dallo studioso
tedesco, ma non quelle su cui si era sbagliato. Questo nome era stato erroneamente letto da
Bauer rbwhnk. Delle sei lettere che lo formavano, Dhorme aveva a disposizione la prima (r,
da Bauer), la seconda (b da bl e da bt secondo Virolleaud), la terza (k da mlk), la quinta (n,
da Bauer) e la sesta (m, da mlk). Gli mancava solo la quarta; lesse allora rbk?nm, e suppose
di essere alla presenza di un titolo piuttosto che di un nome proprio: ipotizzando allora che
la lettera mancante fosse h, era lecito pensare che la parola fosse rb khnm, ovvero capo dei
preti.
Sar inutile proseguire con ulteriori dettagli. La decifrazione
dellalfabeto ugaritico, dopo i primi lavori di Virolleaud, Bauer e Dhorme,
presentava ancora qualche lacuna, ma ben presto ulteriori scoperte di
Scheffer misero a disposizione degli studiosi nuovi testi in quantit, molti
dei quali esercizi scolastici bilingui, e fu possibile leggere le tavolette senza
problema. Sar utile piuttosto sottolineare che la decifrazione dellugaritico
avvenne con una straordinaria collaborazione tra gli studiosi e senza
nessuna polemica tra essi, a tal punto che difficile dire a chi vada attribuito
principalmente il merito del lavoro.
Rimaneva aperto ancora un problema: a quale citt antica
corrispondeva Ras Shamra ? Schaeffer suppose dapprima, sul fondamento
di uniscrizione geroglifica trovata su una stele egizia dedicata al Baal di
Sapuna che Sapuna o Saphn1 fosse appunto il nome della citt. A questa
ipotesi si oppose W. F. Albright, che in una nota di un articolo2 pubblicato
nel 1931 sostenne per primo come altamente probabile lidentificazione dei
sito scoperto da Schaeffer con la citt di Ugarit, citata ben sei volte
nellarchivio di Tell el-Amarna. Poco dopo lipotesi fu confermata dal
ritrovamento di tavolette in cui ci si riferiva esplicitamente alla citt con il
nome di Ugarit, che da quel momento fu universalmente adottato.

Lalfabeto ugaritico di grande importanza sia per i testi che ci ha


trasmesso, relativi a unimportante civilt scomparsa allimprovviso nel
nulla intorno al 1200 (forse per un terremoto, pi probabilmente per
uninvasione dei Popoli del Mare), sia per la sua intrinseca struttura. Se lo si
esamina da vicino, esse sembra essere stato costruito secondo un disegno
estremamente razionale, con il preciso scopo di usare il minor numero di
tratti possibili (esattamente al contrario di quanto abbiamo visto essere
accaduto per il cuneiforme akkadico e per il geroglifici egizi). Trascriviamo
qui i trenta segni dellalfabeto (nella prime due colonne compaiono fonts
diverse del medesimo segno nel nostro testo abbiamo impiegato i caratteri
che compaiono nella seconda colonna, assai pi chiari, anche se meno simili
ai segni delle tavolette originali).

1
In realta Saphn il nome dellOlimpo presso i Cananei.
2
W. F. ALBRIGHT, The Syro-Mesopotamian God ulmn Emn and Related Figures, Archiv fr
Orientforschung, VII, 4, 1931.

27
a a h j D G
e e T p p
u u y y x
b b k k Z
g g l l q q
d d m m r r
H h n n s C
w w S s c
z z c S t t
H o ` i D

E interessante notare che questo alfabeto non sembra essere il frutto


di una lunga evoluzione, ma piuttosto uninvenzione artificiale, opera di un
singolo scriba o di una classe di scribi, allo scopo di usare il comodo sistema
cuneiforme (impressione di segni su argilla molle, anzich tracciatura di
segni su un supporto) per un alfabeto. Da una tavoletta scolastica scoperta
nel 1949, in cui i segni ugaritici sono elencati secondo lordine dellalfabeto
fenicio (che in sostanza ancora il nostro), si deduce che nel momento in
cui lalfabeto ugaritico fu creato, intorno al 1400, era gi diffuso un alfabeto
di tipo fenicio o cananeo. E quindi da escludere, come alcuni studiosi
pensarono in un primo tempo, che lalfabeto sia stato inventato proprio a
Ugarit, ed forse pi esatto dire che gli scribi di Ugarit, con grande senso
pratico, presero il meglio da due sistemi esistenti, il modo di imprimere i
segni dai popoli mesopotamici, e lalfabeto dai Fenici e Cananei. Lalfabeto
ugaritico ha otto segni in pi rispetto allalfabeto fenicio e sette in pi
rispetto allebraico (in questo pi prossimo ad altre scritture semitiche, ad
esempio allarabo). In particolare lalfabeto ugaritico ha tre ulteriori segni
per laleph, con valore vocalico rispettivamente a, i u. Probabilmente i segni
supplementari , cos come il secondo segno impiegato per la s (del quale
non si conosce esattamente il valore fonetico) furono aggiunti in un secondo
tempo a un alfabeto iniziale di 27 lettere. La scrittura va da sinistra a destra,
nello stile akkadico (qualche tavoletta per scritta da destra a sinistra, alla
maniera cananea). Spesso le parole sono divise tra loro da un tratto
verticale. Non sappiamo perch ad ogni lettere sia stato attribuito un certo
segno: se cerchiamo di mettere i segni in un ordine logico, per complessit,
per numero di tratti, per forma, osserviamo che essi non corrispondono
allordine alfabetico. E possibile che i segni pi semplici da tracciare, con

28
un minor numero di tratti fossero anche i pi frequentemente usati, ma in
proposito non si pu dire nulla con certezza.
I testi che stato possibile leggere dalle tavolette di Ugarit si sono
rivelati di straordinario interesse. Prima degli scavi a Ras Shamra la
letteratura cananea e fenicia era considerata perduta per sempre, con
lesclusione di pochi frammenti citati da Eusebio.1 La conoscenza della
letteratura, dei miti, della religione cananee potevano invece rivelarsi
importantissime per comprendere lorigine di molti testi biblici tardi, come i
Salmi o il Libro di Giobbe. Ma anche il libri biblici pi antichi avrebbero
potuto attingere a fonti assai pi antiche, e alle tradizione dei popoli che
prima degli ebrei avevano popolato la Palestina. Quando fu possibile
leggere le tavolette di Ugarit, sembr che fosse possibile dare una risposta a
questi interrogativi, e alcuni studiosi, tra cui lo stesso Ren Dussaud, 2
ritennero che fosse ormai possibile identificare le origini dei principali
racconti biblici. Calmatisi gli entusiasmi, si pot stabilire che la letteratura
dei Cananei, senza essere la progenitrice della letteratura ebraica, aveva
comunque una notevole complessit, e che molti dei suoi temi furono ripresi
nella Bibbia. Come ha scritto Leo Deuel:

Da un punto di vista linguistico, la sua stretta affinit con lebraico prometteva di


far fare enormi progressi alla conoscenza del vocabolario biblico e di chiarire il
significato di parole ebraiche interpretate in modo erroneo o di significato ancor
dubbio. Alcuni passi dellAntico Testamento, di cui gli studiosi non erano mai
riusciti a penetrare perfettamente il senso, si rivelarono presi di peso da testi
cananei; lo stesso si dica per metafore, epiteti, allusioni mitologiche rimaste
sempre oscure, e adesso illuminate dai loro corrispondenti cananei. Nel caso di
emendamenti e sostituzioni introdotti da moderni critici e traduttori della Bibbia,
luso ugaritico funse pi volte da controllo; in alcuni casi in cui gli studiosi
avevano proposto ingegnose modifiche del testo o del significato, le fonti
ugaritiche dimostrarono che il testo tradizionale era pi vicino alloriginale. I testi
cananei, pi antichi e informati a una concezione politeistica, e le scritture
ebraiche, monoteistiche, sono strettamente imparentati e nello stesso tempo in un
rapporto di forte opposizione: la letteratura cananea influenz lebraismo e nello
stesso tempo ispir un antagonismo violento. 3

Purtroppo le tavolette di Ugarit ci sono giunte molto spesso allo stato di


frammenti, ed difficile ricostruire in modo organico la letteratura che
contengono. I testi pi importanti si riferiscono a storie di di, soprattutto
Baal (una decina di tavolette assai danneggiate) e di eroi. Tra questi ultimi,
la storia di Keret narrata da tre tavolette frammentarie del XIV o XIII
secolo, opera dello scriba Ilu-milku, e quella di Aqhat (o di Danel, nome di
suo padre) da tre tavolette, esse pure incomplete, scritte nel XIII secolo dal
sacerdote Elimelek.

1
Eusebio si riferisce a uno storico fenicio, Filone di Biblio, e sulla sua testimonianza cita un misterioso poeta
fenicio, Sancuniatone.
2
RENE DUSSAUD, Les Dcouvertes de Ras Shamra Ugarit et lAncien Testament, Paris, 1937.
3
LEO DEUEL, Testaments of Time, New York, 1965, trad it. Cacciatori di libri sepolti, Milano, 1968, pp. 228-29.

29
Fenicio, ebraico e aramaico

Come abbiamo gi visto, dalla scrittura protocananea nasce tutta una


serie di altre scritture alfabetiche. Intorno al 1300 prende forma la scrittura
protoarabica, da cui derivano la scrittura sud-arabica e poi letiopico. Pi
tardi, intorno al 1100 nasce da essa la scrittura greca arcaica, da cui
deriveranno poi le scritture greca e latina. Pi o meno nello stesso periodo,
tra il 1100 e il 1000 la scrittura proto-cananea perde gli elementi pittografici
che la caratterizzano, diventando lineare: nasce cos quella che definiamo
scrittura fenicia, da cui deriva, intorno al 900-800 il paleoebraico. Poco
dopo, tra l800 e il 700 nasce laramaico, che a sua volta dar origini alle
scritture pi importanti: il nabateo, da cui deriva larabo moderno, lebraico
quadrato, la siriaca, la palmirena, e molte altre usate in ambito
mesopotamico.

Ebraico

Conquista della Palestina nel XII secolo


Per due secoli gli ebrei scrivono in Fenicio (Cananeo)
- Il calendario di Gezer, il documento ebraico pi antico in sostanza in
Fenicio, per scrittura e per lingua
Stele di Mesha, re di Moab, IX secolo, il primo documento in cui lebraico
si stacca dal fenicio. Non esiste nulla di precedente

dallVIII secolo la scrittura si diffonde, anche con luso del papiro

particolarmente importanti gli oistraka.

Con la distruzione del Tempio e lesilio a Babilonia (587) gli ebrei vanno a
Babilonia. Babilonia poi conquostata dai Persiani di Ciro II nel 539. Si
diffonde lAramaico, e anche gli ebrei si convertono a questa lingua e a
questa scrittura.
Quando gli ebrei ritornano a partire dal 538 parlano ormai aramaico. Il
paleoebraico rimane solo presso i Samaritani, che lo usano ancora oggi.

30
Calendario di Gezer. Molto simile alle iscrizioni fenicie di Byblos. Nessun
carattere tipicamente ebraico distinguibile

Iscrizione del re Mesha di Moab. Del IX secolo. E la prima in cui siano


evidenti caratteristiche ebraiche.

31
Iscrizione nella galleria di Siloe, VIII secolo. Per rifornire dacqua
Gerusalemme in caso di un prevedibile assedio da parte degli Assiri,
Ezechia (725-697) fece costruire una galleria che portava lacqua dalla fonte
di Gihon, fuori dalle mura, sino alla cisterna di Siloam. Secondo liscrizione
gli operai iniziarono i lavori dalle due parti e si incontrarono a met ogni
uomo di fronte al suo corrispondente, ascia contro ascia. In realt le due
parti della galleria non coincidono perfettamente.
La galleria fu scoperta nel 1838 e studiata da molti archeologi
nellOttocento, ma liscrizione, nascosta da detriti, fu scoperta solo nel
1880. Nel 1891 liscrizione fu rimossa di nascosto dalla parete, e si ruppe in
frammenti, che gli inglesi riuscirono a recuperare, collocandoli poi al museo
archeologico di Istambul, dove ancora si trovano.
Liscrizione da collocare poco prima del 701, data in cui appunto
Gerusalemme fu assediata da Sennacherib. Si cominci a scavare la galleria
da entrambe le parti, perch si aveva molta fretta di finire il lavoro prima
che lasssedio cominciasse. Liscrizione celebra labilit degli ingegneri,
che riuscirono a incontrarsi pur procedendo da due lati opposti. Si noti che
la galleria non diritta, ma a forma di S, e che quindi limpresa fu notevole.
Arrivati a una cinquantina di metri luna dallaltra, le due squadre
apportarono una serie di correzioni al tracciato dello scavo, che infatti nella
parte centrale tortuoso, sinch arrivati a portata di voce, poterno
finalmente incontrarsi.

Allepoca dellesilio in Babilonia lantico ebraico (fenicio) sostituito


dallaramaico. I rabbini lo sostengono perch lo dicono introdotto da Ezra

La vecchia scrittura rimane come spunto nazionalistico e presso i samaritani

Qumran

Molte incertezze sulla scoperta, i racconti divergono.


Nel 1946-47 la data esatta ignota tre giovani beduini che
pascolavano pecore o capre nella zona tra la sponda occidentale del mar
morto e le colline della Giudea, un luogo assolutamente desertico, uno dei

32
tre scopr una caverna sembra inseguendo una capra. Guard dentro
dallalto e vide delle giare. Ritronato cin i compagni e vinta la paura degli
spiriti (che come noto di solito sono rinchiusi appunto in giare), entr nella
caverna, vide che le giare erano 10 e ne apr una trovandovi cinque oggetti,
alcuni dei quali avvolti in tela. Tornati al campo aprirono i pacchi e
scoprirono che essi erano formati da lunghe striscie di pelle ricoperte di
scrittura. questi non avevano per essi alcun uso e se le portarono con s
parecchio tempo, sino a che, giunti a Betlemme, le vendettero ad un
rigattiere, certo Khalil Iskander Shahin, detto Kando. Questi aveva anche
una bottega di ciabattino, e probabilmente li acquist per riparare scarpe.
Ma in giorno, incuriosito dalla scrittura, li port al Monastero di san Marco,
appartente alla Chiesa Siriaca, il cui metropolita, Mar Athanasius Yeshua
Samuel, fu molto interessato. Forse insieme si recarono sul sito, e trovarono
altre rotoli, che diventarono in tutto 7. Il Metropolita ne acquist 4 acquist
per 24 sterline, senza ancora sapere di cosa si trattasse. A questo punto
Kando contatt un professore dellUniversit ebraica di Gerusalemme,
Eleazar Sukenik, che nel novembre 1947 si rec a Betlemme e comper gli
altri tre rotoli, cercando iinutilmente di comperare anche gli altri 4 propriet
del Metropolita. Nel frattempo il Metropolita fece esaminare i rotoli
dallAmerican School of Archeological Research, nella parte giordana di
gerusalemme. I rotoli furono fotografati da un giovane studioso, John
Trever, e si cominci a sospettare che fossero molto antichi, anche perch
essi erano molto simili al famoso papiro Nash. Alla fine fu consultato
Albright a Baltimore, il quale conferm limportanza della scoperta: i rotoli
appartenevano al periodo di Giuda Maccabeo e di Erode, che era anche il
periodo di Ges.
Il metropolita port i suoi rotoli negli Stati Uniti, e li mise in vendita
con un annuncio sul Wall Street Journal nel 1954. Li comper
anonimamente lappena nato steto di Israeli, e li riun cos agli atri tre di
Sukenik. Questi sette rotoli furono pubblicati abbastanza in fretta, e sono ora
visibili al Museo di Gerusalemme.
Nei dieci anni successivi si scaten la caccia alle grotte e ai
manoscritti. Esse erano ormai in territorio Giordano.
Furono scoperti circa 800 tra manoscritti e frammenti, in ebraico,
aramaico e greco, da ben 11 grotte, situate tutte nella zona, non lontano da
un sito archeologico noto come Qumran.
I rotoli di Q1 subito pubblicati:
- due rotoli di Isaia
- una guida per la vita in comune
- una parafrasi di parte della Genesi
- un commentario su Habakkuk
- il racconto della guerra finale tra figli della luce e figli della tenebra
- una raccolta di inni.

33
Ci misero molto tempo a pubblicarli, e questo ha dato origine a
polemiche e sospetti.
La pubblicazione avvenuta tra 1988 e 1991, la traduzione in
inglese nel 1994.
Ma tutto ??

Nella grotta 3 stato trovato il famoso rotolo di rame dei tesori, ora
ad Amman.

\Molti dei rotoli sono ora al Museo ebraico di Gerusalemme, ma


molti frammenti sono dispersi un po ovunque, anche in collezioni private.

Lorigine dalla Bibbia

Tre domande dobbiamo porci a questo punto:

Chi scrisse i vari libri della Bibbia e quando?


Come materialmente sono stati scritti (lingua, scrittura, supporto, forma
ecc.)?
Attraverso quali vie e in quali modi questi libri sono pervenuti sino a noi ?

Sono tre domande estremamente ardue, per rispondere alle quali sono state
scritte intere biblioteche.

Cominceremo dal primo problema, precisando che non essendo


questo un trattato di Filologia biblica, ma una semplice manuale di
Bibliografia, ci limiteremo ad affrontarlo allo scopo di dare una
collocazione temporale e geografica ai vari testi biblici, ripercorrendo al
tempo stesso le tappe attraverso cui si pervenuti a questa collocazione. Va
anche sottolineato che gli studi biblici sono in continua evoluzione, e che le
ipotesi a cui noi ci atteniamo, condivise dalla maggior parte degli studiosi,
sono state, anche recentemente, poste in discussione.1

I cinque libri del Pentatueco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e


Deuteronomio) sono sempre stati dalla tradizione attribuiti a Mos, anche se
in nessun luogo della Bibbia questa attribuzione compare in modo esplicito.
Datare il periodo in cui visse Mos equivale a datare lesodo, ossia la
fuga del popolo ebraico dallEgitto. Su questa datazione le opinioni non
concordano: alcuni pensano agli anni che immediatamente seguirono la
cacciata degli Hyksos, quindi alla met del XVI secolo, altri ad un periodo
1
Ci siamo attenuti principalmente alla voce Torah (Pentateuch) redatta da RICHARD
ELLIOTT FRIEDMAN per il monumentale Anchor Bible Dictionary edito da DAVID NOEL
FREEDMAN, New York, Doubleday, 1992, vol. VI. Ma nello stesso dizionario le voci
dedicate ai singoli autori, ad es. Yahvist (J) source, redatta da ALBERT DE PURY,
riflettono opinioni diverse.

34
pi recente. Unipotesi sostenuta da molti che il faraone biblico fosse
Ramesse II (XII secolo), perch nellEsodo si dice esplicitamente che gli
ebrei lavorarono alla costruzione delle due citt da lui fondate nel Delta del
Nilo, Pithom e Rameses. Altri pensano ad un periodo ancora pi tardo, e
fanno coincidere lesodo con gli attacchi a cui lEgitto fu sottoposto (circa
1175) durante il regno di Ramesse III da parte dei popoli del mare (i
Filistei). Qualunque ipotesi si accetti, Mos va collocato ad una data
piuttoso antica, nel secondo millenio.
A questa data gli ebrei conoscevano la scrittura ?
Il problema va approfondito.

Lattribuzione dei cinque libri del Pentateuco a Mos tuttavia


contraddetta da una serie di dati, primo fra tutti il fatto che al termine del
Deuteronomio narrata la morte di Mos stesso. Si not inoltre abbastanza
presto che il testo del Pentateuco presenta molte contraddizioni interne, e
che in esso si parla di cose che Mos non avrebbe potuto conoscere. I
commentatori della Bibbia, sia cristiani (ad esempio Origene), sie ebrei (ad
esempio Rashi e Nachmanides) difesero tuttavia lidea del Pentateuco
interamente scritto da Mos e studiarono spiegazioni, a volte ingegnose, a
volte arzigogolate, per giustificare i passi che potevano far nascere dubbi.
Negli anni del tardo Medio Evo e del Rinascimento molti studiosi
cominciarono per a sottolineare queste contraddizioni. Alcuni, come
Abraham ibn Ezra, nel XII secolo, conclusero semplicemente che era
meglio non parlare della cosa, altri (Andreas van Maes, Pereira, Bonfrre)
pensarono invece ad interpolazioni e a modifiche delloriginale testo
mosaico ad opera di editori pi tardi.
Per primo, nel Seicento, Thomas Hobbes neg decisamente che
Mos fosse lautore del Pentateuco, elencando molte frasi che rendevano
impossibile questa attribuzione. Le sue orme furono seguite da Isaac de La
Peyrre e dal grande Spinoza, il quale afferm decisamente che i cinque
libri dovevano essere opera di un autore vissuto molto tempo dopo Mos.
Negli stessi anni Richard Simon, partendo dal problema della cronologia,
diede inizio ad un esame critico dellintera Bibbia, affermando che gli autori
del Pentateuco avevano scritto la loro storia assemblando fonti pi antiche.
Questa idea di Simon fu giustificata dalla costatazione che molte
storie bibliche sono narrate due volte, spesso in termini diversi. La risposta
dei tradizionalisti, che questi doppioni erano complementari, e che le
contraddizioni erano solo apparenti, apparve sempre meno soddisfacente.
Tre studiosi del Settecento, indipententemente luno dallaltro (Henning
Bernhard Witter in Germania, 1711, Jean Astruc in Francia, 1753 e Johann
Gottfried Eichorn ancora in Germania, 1780) cominciarono ad indivuduare
nel testo due diversi autori, uno che usava per la divinit il nome Yahveh,
laltro il nome Elohim (Dio).
NellOttocento si fece unulteriore osservazione: in molti casi la
stessa storia non era narrata due volte, ma tre. Inoltre un tedesco, W. M. L.

35
De Wette, scopr che il Deuteronomio linguisticamente assai diverso dai
quattro libri che lo precedono. Con questo gli autori del Pentateuco
diventavano ben quattro. Il problema era identificarli e definirne lapporto.
Si cominci con lattribuire a ciascuno di questi autori una sigla: J
contrastingue le parti di colui che usa per Dio lappellativo Yahveh (Jeovah
in tedesco); E quelle dello scrittore che lo chiama Elohim; P contrastingue
le parti del terzo autore, le pi ampie (P sta per Prete, Priest, essendo
questo autore particolarmente interessato a problemi liturgici e alle leggi);
lautore del Deuteronomio fu contraddistinto dalla lettera D. Colui che mise
insieme tutti questi scritti, il redattore, fu unfine contraddistinto con la sigla
R.
Due studiosi, fortemente influenzati dallidea hegeliana dello
sviluppo storico delle religioni, confrontarono tra loro la serie dei testi e
cercarono di mettere in ordine cronologico i quattro autori. Karl Heinrich
Graf stud soprattutto le dipendenze interne dei testi, mentre Wilhelm Vatke
cerc di determinare a quale stadio di sviluppo della religione ciascuno di
essi apparteneva: J ed E rispecchiavano uno stadio pi antico, una religione
della natura e della fertilit, D uno stadio medio, una religione di tipo etico-
spirituale, P infine uno stadio tardo, una religione fondata sui riti e sulle
leggi. Alle stesse conclusioni arrivava anche Graf, ed entrambi collocavano
i quattro autori in unepoca molto posteriore a Mos.
Queste idee furono rielaborate e trasformate in unipotesi coerente e
ben costruita da Julius Wellhausen (1844-1918), che nel suo famoso libro
Prolegomena zur Geschichte Israels, 1885, propose quella che da allora
nota come ipotesi documentaria. Wellhausen riprese tutti gli studi
precedenti, e li ricompose in una forma solida e scientificamente fondata,
che da allora rimasta strettamente legata al suo nome.
La critica biblica fu per molti anni avversata dalle istituzioni
religiose. Spinoza fu espulso dalla cominit ebraica, William Robertson
Smith, divulgatore di Wellhausen in Inghilterra, perse la propria cattedra ad
Aberdeen, le opere di Richard Simon furono bruciate, Wellhausen stesso
abbandon linsegnamente temendo che le sue idee potessero minare la fede
degli allievi. Recentemente il panorama completamente cambiato.
Lenciclica Divino afflante spiritu di Pio XII, nel 1943, ha esplicitamente
incoraggiato gli studiosi a determinare le circostanze in cui le Sacre
Scritture furono composte, il contributo di ciascun autore, le fonti a cui essi
attinsero. In effetti, come ha ben dimostrato Richard Elliott Friedman
nellultimo capitolo del suo libro Who wrote the Bible?,1 sapere che il testo
biblico opera di diversi autori, che lavorarono in tempi e modi diversi,
assemblando a volte documenti preesistenti, non impedisce affatto, se lo si
ritiene, di leggere la Bibbia come opera ispirata da Dio e portatrice di una
verit religiosa trascendente.

1
RICHARD ELLIOTT FRIEDMAN, Who wrote the Bible?, San Francisco, Harper, 19972, pp. 234 e segg.

36
Con ogni probabilit J apparteneva al regno di Giuda, probabilmente
con luso di fonti pi antiche. Caratteristiche di J sono una visione
antropomorfa della divinit, e il maggior rilievo dato alle storie e ai
personaggi che in qualche modo sono legati al regno di Giuda; per contro
non mancano allusioni negative ai personaggi della storia di Israele: ad
esempio lacquisizione della citt di Shechem, costituita da Jeroboam
capitale del regno del Nord, avviene attraverso il massacro dei suoi abitanti,
mentre secondo E essa semplicemente comperata, in modo pacifico. J
ignora la caduta del regno di Israele, ed quindi collocabile prima del 722.
Per contro riflette la divisione tra i due regni, e quindi da collocare dopo la
morte di Salomone, nel 922. La storia di Giacobbe ed Esa dimostra inoltre
che J conosce lindipendenza di Edom, avvenuta durante il regno di
Jehoram (848-42). Di conseguenza il termine a quo potrebbe essere
abbassato all848.

E sembra invece appartenere al regno di Israele, tra il 922 ed il 722.


Difficile essere pi precisi. E sottolinea la comunicazione di Dio con luomo
attraverso angeli e sogni, e d rilievo alle profezie. Probabilmente legato ai
gruppi dei preti di Shiloh, discendenti da Mos (mentre i sacerdoti di
Gerusalemme discendevano da Aronne), dedica pi spazio a personaggi e
vicende legati alla storia delle trib del Nord, polemizza con Salomone a la
sua politica accentratrice, considera particolarmente importante Mos e
sminuisce il ruolo di Aronne. Mos era considerato lantenato dei sacerdoti
di Shiloh, nel Nord, la citt in cui prima di Salomome erano conservati Arca
e Tabernacolo, la citt di Samuele, la citt di Abiathar, il sacerdote che a suo
tempo aveva sostenuto Adonijah contro Salomone ed era stato per questo
esiliato. I sacerdoti di Gerusalemme discendevano invece da Zadok, rivale
di Abiathar, che a sua volta discendeva da Aronne.

Quando, nel 722, il regno di Israele fu conquistato dagli Assiri la


popolazione sopravvissuta ai massacri e alle deportazioni cerc rifugio a
Gerusalemme, portando probabilmente con s i propri libri sacri, nella
fattispecie il testo di E. I sacerdoti di Gerusalemme si trovarono allora alle
prese con due diverse versioni di ununica storia: in certi punti queste
versioni coincidevano, in altri si completavano, in altri differivano, ma non
in modo drammatico. Privilegiare J poteva condurre allemarginazione degli
immigrati dal Nord, che invece era opportuno inserire nel regno di Giuda.
Lasciare entrambi i testi, paralleli, poteva sancire la separazione definitiva
tra le due comunit, ciascuna con un proprio libro sacro. Ciascun testo
avrebbe poi inevitabilmente sminuito lautorit dellaltro. Daltra parte certi
episodi (ad esempio la storia del vitello doro) erano presenti solo nella
versione di Israele, ed appariva difficile ignorarli. Si decise cos di fondere i
due testi in ununica narrazione, semplicemente giustapponendo i passi che
si riferivano alla stessa vicenda. In questo modo il racconto era pi
completo; per contro le ripetizioni e le discrepanze non sembravano dare

37
particolare fastidio, nellambito di una cultura abituata alla ridondanza
letteraria.

Nel 622, durante il regno di Josiah, il gran sacerdote Hilkiah scopr


nel Tempio un vecchio rotolo. Secondo De Wette si tratt di una messa in
scena: Josiah intendeva avviare una politica di profondo rinnovamento
religioso, e questo ritrovamento poteva fornirgli un eccellente aiuto.
Lipotesi di De Wette non per convincente. Nel 1943 Martin Noth
ha dimostrato che il Deuterononio e i sei libri successivi (Giosu, Giudici,
Samuele 1 e 2, Re 1 e 2) sono stilisticamente e linguisticamente affini. I
sette libri formano insieme una storia coerente, dallarrivo degli ebrei nella
terra promessa alla caduta di Gerusalemme. Il Deuteronomio la premessa
religiosa e legale agli altri libri, che hanno un carattere pi specificamente
narrativo.
La storia deuteronomica ha per una difficolt: il covenant davidico.
Dio promette a Davide, pi volte, che un suo discendentente sieder sempre
sul trono di Gerusalemme. E un patto incondizionato, indipendente dal
fatto che ciascun discendente si comporti bene o male. Ma se lautore scrive
dopo il 587, questo evidentemente un assurdo: non esiste pi un trono a
Gerusalemme, e non esiste nemmeno Gerusalemme. Dunque il patto non
stato mantenuto.
Si suppone perci (Frank Moore Cross, 1973) che D vada sdoppiato
in due editori Dtr1 e Dtr2, che appartengono allo stesso gruppo o addirittura
sono la stessa persona. Dtr1 scrive durante il regno di Josiah: ottimista,
appoggia le riforme del re, ritiene che egli abbia dato un nuovo indirizzo al
regno, e che questo possa durare per sempre. Dtr2 ha visto il regno dei
successori di Josiah (morto nel 609 a Megiddo, trafitto da una freccia
egiziana) ed il disastro del 587. Modifica perci il vecchio testo, pur
lasciandolo quasi totalmente intatto, aggiunge la parte sugli ultimi 35 anni,
ed inserisce in vari punti riferimenti al vecchio covenant mosaico. In questo
covenant, Dio promette a Mos che i suoi discendenti prospereranno, se si
manterranno a lui fedeli e non cesseranno di adorarlo. Altrimenti sanno
puniti e distrutti. E dunque un patto condizionato, seguito da gravi minacce.
E chiaro che il primo patto rende vano il secondo: sul trono di
Gerusalemme ci sar sempre un discendente di Davide, se questo trono
esister. Nel caso specifico le colpe di Manasseh e di Amon sono state cos
gravi che nemmeno la piet di Josiah, loro successore, riuscita ad
equilibrarle.
Baruch Halpern, nel 1974 ha dimostrato che i capitoli sulle leggi nel
Deuteronomio non possono essere ispirati da un Re, perch limitano il suo
potere in vari modi. Sembrano piuttosto corrispondere agli interessi dei
Leviti, e riflettere addirittura una societ premonarchica. Probabilmente
furono scritti in un periodo qualunque durante la divisione dei due regni,
molto prima del 622, da uno dei sacerdoti di Shiloh, come dimostra in loro
atteggiamento negativo verso Aronne.

38
R. E. Friedman attribuisce tutto D a Geremia o al suo scriba Baruch.
Il lavoro di Dtr2 stato a suo avviso una riformulazione della stessa storia,
tenuto conto della conclusione tragica, la morte di Josiah in battaglia, e della
caduta di Gerusalemme. Il codice delle leggi, nel Deuteronomio, sarebbe
davvero il testo molto antico scoperto nel 622, e la revisione dei sette libri,
cio lopera di Dtr2, dovrebbe risalire allesilio di Geremia in Egitto, dopo il
587.

Pi complesso identificare P, il pi importante di tutti gli autori,


perch la sua opera equivale a quella degli altri tre messi insieme.
Per molto tempo, soprattutto in seguito alle affermazioni di Eduard
Reuss, di Karl Graf e di Wellhausen, si ritenuto che i profeti non citassero
mai P, e che di conseguenza P divesse essere posteriore ai Profeti,
collocabile quindi nel periodo del secondo Tempio. Questo significava
attribuire il complesso sistema dei rituali e delle leggi ebraiche ad un
periodo assai tardo, posteriore al ritorno dallesilio. Poiche il Tempio non
mai citato in P, si pens che i riferimenti al Tabernacolo (la tenda che
custodiva larca durante il periodo del viaggio nel Sinai, e che fu poi
collocata nel primo Tempio) dovessero intendersi come in realt indicanti il
Tempio. Il Tabernacolo sabbe stato da intendersi come una finzione, come
simbolo del Secondo Tempio. Secondo questa visione la centralizzazione
dei sacrifici nel Tempio non presente in J ed E, perch in quei tempi
lontani ognuno sacrificava dove voleva; richiesta in D, che risale allepoca
di Josiah e alla sua riforma religiosa, appunto rivolta a centralizzare i
sacrifici nel solo Tempio di Gerusalemme; non se ne parla pi in P, perch
ormai la centralizzazione diventata fatto acquisito, in una Gerusalemme e
in un Regno assai pi piccoli.
Studi recenti hanno per messo in dubbio questa teoria. P
certamente un sacerdote, della stirpe di Aronne, attivo nel Regno di Giuda,
con ogni probabilit a Gerusalemme, profondo conoscitore dei testi di J ed
E. Come si gi visto, E fu portato a Gerusalemme dopo la caduta di
Israele, nel 722. Ma il testo di E fortemente filomosaico, e sminuisce o
addirittura critica il ruolo di Aronne.
P decise dunque di riscrivere lintera storia, rivalutando Aronne a
scapito di Mos, rivalutando la classe dei sacerdoti a scapito dei profeti,
eliminando gli accenni ad un Dio antropomorfo, agli angeli, ai sogni, ai
miracoli, tutti gli elementi insomma che risalivano ad uno stedio primitivo
della religione ebraica.
Quando accadde questo? Friedman sottolinea che in pi punti D,
filomosaico, sembra polemizzare con P. Geremia addirittura accusa di
menzogna gli scribi della Torah. Questo induce a collocare P tra il 722 ed il
609, morte di Josiah, probabilmente nellepoca di Re Ezechia.

P si pone dunque come alternativa a JE, che intende sostituire. D


polemizza con P e rivaluta Mos. Ma paradossalmente qualche tempo dopo

39
un quinto scrittore decise che occorreva mescolare tutti questi testi, ed
unificarli. Questo scrittore defino R, redattore. Egli non scrisse quasi nulla
di proprio, ma si limit a riarrangiare i quattro testi che aveva a disposizione
in una storia omogenea. Era anchegli con ogni probabilit un sacerdote
discendente di Aronne, e quasi sempre assegna un ruolo privilegiato al testo
di P (ad esempio le prime parole della Genesi). Egli utilizz anche altre
fonti, ad esempio il Libro delle Generazioni, spezzandole e mescolandole
agli altri testi.
Alcuni (Cross) pensano che P e R siano la stessa persona, o almeno
persone appartenente allo stesso gruppo. Altri (Friedman) collocano R ad un
periodo pi tardo, e lo identificano con Ezra, il profeta che riaccompagn in
Patria gli Ebrei portando con s i rotoli della Torah. Questa ipotesi,
collocando R negli anni del Secondo Tempio, recupera anche in parte le
teorie tradizionali sulla collocazione tarda di P: P risale ai tempo di Ezechia,
ma la sua versione finale, opera di R, effettivamente successiva al ritorno
dallesilio.
R concilia le diverse versioni e le riporta senza preoccuparsi delle
loro contraddizioni. Inserisce anche il Deuteronomio ed i sei libri successivi,
costruendo cos una narrazione ininterrotta dalla creazione sino alla caduta
di Gerusalemme ed al ritorno dallesilio. La versione del Pentateuco che
oggi leggiamo opera sua.

Gli ulteriori libri della Bibbia furono scritti ....

Le lettere dellalfabeto

40
Aleph
deriva da eleph, bue

Bet
deriva da bayt, casa

Gimel
deriva da gamal, cammello

Dalet
deriva da delet, porta

He
deriva da he, uninteriezione che significa ecco, oppure certo

Waw
deriva da waw, uncino

Zayn
deriva da zayn, arma

Het
deriva da barriere, chiusura, cancello

41
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