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San Liberio (Liverio, Oliviero) Venerato ad Ancona

27 maggio

Etimologia: Liberio = signific. chiaro

Secondo un'antica tradizione della Chiesa anconitana, riportata dai cronisti del luogo, Liberio condusse
vita eremitica, durante il sec. V, nei dintorni della citt d'Ancona, ove gi si indicava una grotta in cui egli
trascorreva il tempo nella contemplazione e nella penitenza. Fu sepolto nella chiesetta di S. Silvestro,
situata nel suburbio, e la sua tomba fu oggetto di venerazione e meta di pellegrinaggi.
Essendo la chiesetta, a cui era stato dato il titolo di S. Liberio, esposta agli attacchi dei pirati, il corpo fu
trasferito nella parte pi sicura ed elevata della citt, presso la chiesa di S. Lorenzo, ove sorge
attualmente la cattedrale di S. Ciriaco. Tanta importanza ebbe il culto di Liberio fin dall'antichit che il suo
corpo fu per secoli conservato nel famoso sarcofago paleocristiano, appartenente in origine al magistrato
imperiale Flavio Gorgonio. Successivamente, la figura di Liberio nei monumenti iconografici apparve
vicino a quella dei santi patroni locali, s. Ciriaco e s. Marcellino; ci spiega anche la fioritura di racconti
leggendari, che si ebbe nei tardi secoli del Medioevo e la confusione e le incertezze che questi hanno
creato intorno alla personalit storica del santo.
Gli Atti, che ne possediamo e a cui si sono ispirate anche le lezioni del Proprium anconitanum,
contengono, secondo il giudizio del bollandista Papebroch, elementi chiaramente favolosi e non risalgono
oltre il sec. XIII; non da accettarsi, peraltro, l'ipotesi dello stesso, che il santo sia un eremita o canonico
del sec. XIII. Basti ricordare che l'invocazione in onore di s. Liberio appare nei frammenti di alcuni "usi
liturgici" anconitani, certamente anteriori al mille; una chiesa in suo onore ricordata in un documento
del 1051 e la figura del santo appare accanto a quella di altri santi anconitani in una lastra graffita del
sec. XI-XII.
Una solenne ricognizione delle reliquie del santo avvenne nel 1756, sotto il vescovo Mancinforte, che le
volle in seguito esposte alla pubblica venerazione in un'urna marmorea della cripta dei santi protettori
presso la cattedrale di S. Ciriaco, ove si conservano attualmente.

Autore: Mario Natalucci

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