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Piemonte medievale
Tommaso III Marchese di Saluzzo 1396-1416

Tratto da Per un Repertorio dei regesti dei Marchesi di Saluzzo nell'Et di Tommaso III (1396-1416) / Aureliano Mostini; relatore
Rinaldo Comba. - Universit degli Studi di Milano: Facolt di Lettere e Filosofia, A.A. 2003/2004

La cancelleria Saluzzese nel primo Quattrocento


I Marchesi e i notai di Saluzzo in epoca pre-cancelleresca
Nascita e sviluppo della cancelleria
La cancelleria di Tommaso III: crescita e sviluppo

La cancelleria Saluzzese nel primo Quattrocento

La scarsit delle fonti narrative rende pi difficile ricostruire il sostrato culturale e le abitudini sociali del Piemonte tardo medievale
e, nel caso pi specifico, del marchesato di Saluzzo. Appare quindi inevitabile, quando le circostanze lo rendono possibile, affidarsi
alla produzione diplomatistica, la cui funzione originaria non era quella di illustrarci le tendenze culturali e le evoluzioni sociali del
tempo, ma il cui esame permette comunque di capire e di accumulare importanti informazioni, non solo riguardanti i processi storico-
giuridici, ma anche sulla struttura mentale e sociale del periodo al quale si riferiscono.

Come ci insegna Attilio Bartoli Langeli [..] Lassunto da cui si parte che i caratteri formali dei documenti pubblici, gli operatori
specializzati che li producono, la prassi che li determina il tutto pu essere rappresentato con lunica parola documentazione
dipendono dalla natura, organizzazione, concezione del potere esercitato dagli agenti politici [...][1]. Quindi, punto dinizio di ogni
ricerca storica su unarea come quella del Piemonte occidentale che si riferisce al periodo a cavallo tra 3 e 400 il quale, come detto
in precedenza, manca quasi totalmente di una documentazione dopinione, lo studio del notaio e soprattutto del suo prodotto, il
documento[2].

Il panorama delle esperienze documentarie offerto dai centri territoriali di potere in ambito subalpino caratterizzato da una
straordinaria ricchezza di esiti diversi che denunciano inevitabilmente una grande povert di comportamenti regolamentati in senso
propriamente cancelleresco. Vi una incostanza dei modelli adottati spesso non solo allinterno del centro stesso, ma addirittura nelle
produzioni di uno stesso scriba[3]. Le particolarit nascono, appunto, nel periodo signorile: a questo periodo, la cui datazione varia
a seconda della dominazione alla quale ci si riferisce, che risale una epocale trasformazione nei modi di procedere da parte di quella
frangia di notai alla quale il signore ricorrer per portare a termine i propri affari giuridici. Per molto tempo il rapporto fra autorit
di orientamento politico ed elemento notarile non era stato sentito come un incontro di due livelli giurisdizionalmente contraddittori,
anzi, la presenza notarile in campo semi pubblico appariva come perfettamente integrata e connaturata ad esso; in questepoca di
cambiamenti, gli equilibri creatisi in precedenza vengono ad incrinarsi[4].

I Marchesi e i notai di Saluzzo in epoca pre-cancelleresca

Nei territori dei marchesi di Saluzzo e di quelli del Monferrato, come nel resto dellattuale Piemonte, i comportamenti notarili, in
epoca pre-cancelleresca, sono perfettamente assimilabili a quelli tipici del notariato che agisce nellItalia centro-settentrionale dopo
la ripresa degli studi giuridici a Bologna. In particolare i marchesi di Saluzzo sin dalla seconda met del secolo XII mostrano una
matura comprensione dellimportanza del rapporto privilegiato da instaurare con il notariato attivo sul territorio, opportunamente
usato come canale prezioso per il radicamento e la legittimazione del proprio potere principesco. Nel secolo successivo poi alcuni
notai, quali Segnorinus e Thomas,paiono prestare con una certa continuit la loro opera di redattori presso i marchesi, seguendoli
durante i loro spostamenti nei diversi luoghi del marchesato al fine di documentarne lattivit politica e amministrativa. Alla fine del
XIII secolo i marchesi rinunciano allimpiego del notariato locale perch giudicano pi conveniente servirsi di notai con i quali
instaurare un rapporto privilegiato: in questo modo hanno sempre a disposizione, per i propri documenti, redattori appositi[5]. Nei
primi anni del 300 i marchesi non hanno ancora provveduto a creare una istituzione di tipo cancelleresco. La conseguenza che al
notaio rimane la possibilit di agire sia sul fronte privato che su quello pubblico, mentre il marchese, pur avendo instaurato rapporti
continuativi con alcuni di loro, pu contemporaneamente richiedere prestazioni a notai non usuali. La conoscenza dei metodi
lavorativi notarili un elemento fondamentale per capire come e in che periodo si sia sviluppata la cancelleria; solo grazie ad un
confronto accurato di documenti di epoche differenti che si possono notare processi formali che inevitabilmente riflettono la realt.

I marchesi, dal XII sec fino agli inizi del XIV, ricorrono ai servigi del notaio e ad essere rogato un instrumentum notarile privato la
cui validit attestata dal segno di tabellionato e dalla sottoscrizione del rogatario. Non la presenza del marchese a rendere valido
latto, ma la fides del notaio. Questultimo, infatti, stato riconosciuto degno di poter ricoprire un tale ruolo da una speciale
commissione e, dopo aver svolto anni di apprendistato e aver sostenuto alcuni esami, ora ha in s questo potere[6].

Nascita e sviluppo della cancelleria

Attraverso lanalisi delle sottoscrizioni notarili si pu notare come, dalla met del 300, alcuni professionisti a disposizione del

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marchese comincino ad associare il loro nome a titoli di tipo cancelleresco dimostrando che in via di definizione un ufficio
preposto alla redazione di atti riguardanti il marchese. Quello che successivamente sar lufficio cancelleresco, qui ancora
estremamente semplice e in fase embrionale dato che, probabilmente, comprende un gruppo di notai di base, uno scriba marchionale,
un giudice e un cancelliere [7]. Al suo interno non si determina un percorso che vede definita con chiarezza la successione nelle
cariche, ma il fatto che vediamo citati testimoni e notai aventi lo stesso cognome e luogo di provenienza ci fa pensare che siano
parenti [8]. Questo ci fa comprendere che la professione notarile diventata esclusiva di un certo numero di famiglie che la
trasmettono di generazione in generazione assumendo un ruolo specialistico allinterno della comunit [9].

Lestrema esilit della cancelleria saluzzese durante la dominazione di Tommaso II e Federico II dimostrata dal fatto che i notai,
pur avendo dei titoli di emanazione marchionale, non hanno un luogo fisico appositamente preposto a svolgere le funzioni che sono
state loro assegnate e che, soprattutto, il loro prodotto ha molto spesso le fattezze dellinstrumentum.

Di contro incominciano a intravedersi degli elementi che, nel momento in cui saranno utilizzati con una certa frequenza,
permetteranno a questa istituzione, ora in fase embrionale, di poter essere definita cancelleria senza riserve di alcun tipo; come
lintroduzione di formule stereotipate, luso del sigillum e lintroduzione di prodotti pi tipicamente cancellereschi quali le litterae.

Sembra importante ora descrivere le figure che fanno parte di questa istituzione per poi seguirne i cambiamenti che sono intervenuti
sotto Tommaso III.

Parlando del ruolo dello scriba, dai dati a disposizione non si capisce se avesse prerogative diverse rispetto agli altri notai dellufficio
cancelleresco e se gli fossero affidati compiti specifici dato che il contenuto degli atti rogati da questa figura dal momento in cui
assume il nuovo titolo, non diverge dai precedenti. Non si pu neanche sapere se il titolo di scriba prevedesse un maggiore compenso
economico o fosse solamente un riconoscimento di prestigio per differenziare un notaio pi esperto degli altri. Importante anche
sottolineare che in questo periodo non vi sono contemporaneamente pi notai con la funzione di scribae, ma sempre solo uno,
almeno in un primo momento, a ricoprire questa carica[10].

Oltre ai notai semplici e agli scribae, allinterno di questa cancelleria in via di formazione possiamo trovare il canzellarius che
compare per la prima volta nel 1371[11]. Anche per questa figura non possiamo avere una conoscenza completa delle caratteristiche
che la distinguevano, ma, da quanto possiamo ricavare dalle fonti documentarie, probabilmente un consigliere con lulteriore
incarico di portare con s il sigillo, forse aveva lonere di vigilare sullemissione degli atti pubblici e, successivamente agli anni 60
del XIV secolo assunse una fisionomia pi complessa unendo funzioni prettamente notarili ad altre di natura politica[12]

La cancelleria con la sovranit di Tommaso II e Federico II appare di struttura esile e indefinita in cui manca una netta divisione di
compiti tra i funzionari preposti allemissione di atti pubblici.

La cancelleria di Tommaso III: crescita e sviluppo

Come per il periodo immediatamente precedente, la presenza di professionisti del diritto a fianco di Tommaso III, in quanto facenti
parte di apparati di governo pi o meno formalizzati, pu essere attestata dalle sottoscrizioni negli atti giudiziari nei quali
intervenivano in qualit di redattori o testimoni. Questi personaggi, che agiscono da mediatori tra il marchese e i destinatari della sua
volont o dei suoi messaggi, sono poco studiabili dato che mancano del tutto fonti che parlano dei loro compiti e delle loro funzioni.
La cancelleria saluzzese difetta di tutta quella serie di documenti (disposizioni del signore sullorganizzazione della cancelleria,
elenchi di notai al servizio, registri dei funzionari marchionali, e conti della cancelleria) che invece Patrizia Cancian ha trovato nei
suoi studi della cancelleria del limitrofo stato sabaudo [13].

Nei primissimi anni del 400, pur riscontrando delle differenze dal periodo precedente, la cancelleria dei marchesi di Saluzzo deve
mantenere una struttura piuttosto semplice che comprende alcuni notai di base, due scribi e un segretario.

Il 1407 [14] vede per lultima volta la presenza della carica di scriba; al contrario, nel giro di pochi anni, la carica di segretario si
sdoppia e pu essere ricoperta anche da due professionisti contemporaneamente.

Nonostante la struttura di questa istituzione in nuce in pochi decenni subisca dei cambiamenti sensibili, rimangono pur sempre dei
caratteri generali che la accomunano a quella della dominazione precedente.

Questa mantiene esilit e semplicit in tutte le sue componenti, le famiglie che si trasmettono le cariche cancelleresche rimangono in
molti casi le stesse (Ravioli e de Anselmis) [15] e anche i notai al di fuori di questi gruppi, spesse volte, hanno gi servito il marchese
precedente. Quindi, possiamo dire, che rimane una certa continuit nel personale cancelleresco.

I professionisti a disposizione di Tommaso III, ma questo era avvenuto anche in precedenza e cos sar fino alla fine del 500, sono
molto spesso personaggi provenienti dal contado, da localit talvolta entro i confini del marchesato e, talvolta, ad esso estranee. Sotto
Tommaso troviamo numerosi personaggi di origine non saluzzese: alcuni approdano agli uffici marchionali come unici
rappresentanti della loro famiglia, mentre altri riescono a far inserire i congiunti al servizio continuativo del marchese. E il caso dei
De Anselmis i quali, pur essendo originari di Racconigi, sono al fianco dei marchesi per pi generazioni [16]. Fra i professionisti non
appartenenti a famiglie da sempre al servizio dei marchesi, troviamo diversi personaggi che comunque, grazie alle loro capacit
personali, riescono ad emergere conquistando ruoli di tutto rispetto. Sembra che la mancanza dellappoggio familiare e la
provenienza esterna non pregiudichino affatto le possibilit di ascesa allinterno degli uffici marchionali [17]. E il caso di Antonio

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Martine [18] che, originario di Dronero, assurge a ruolo di segretario. Ancora pi in vista il ruolo ricoperto da Bergadano de
Bonellis [19] proveniente dalla medesima localit. Pur non facendo parte di una famiglia nota agli ambienti marchionali, arriva a
ricoprire la carica di vicario [20].

La mancanza di un vero luogo fisico in cui svolgere i propri compiti non si discosta dalla situazione degli anni precedenti. Infatti, nei
documenti non si fa mai riferimento ad una sede appositamente preposta alla redazione, ma ogni volta si indica il posto scelto.
Questo poteva essere il castello del signore, nel qual caso si menziona la stanza utilizzata (dalla camera cubiculari [21] alla salla
[22] alla camera magna [23] ecc.), ma pu essere anche la casa del marchese stesso, che sita presso la piazza [24] o un
accampamento, nel caso di alcuni trattati di guerra [25] e cos altri luoghi che date le circostanze e il momento si ritengono essere i
pi opportuni. Anche presso i Savoia con principe Amedeo VIII (1383-1451), poi papa con il nome di Felice V, lufficio
cancelleresco, seppur appare ben strutturato, anche se privo di specializzazioni interne, non ha una sede sua propria: il cancelliere e i
suoi collaboratori svolgono la loro attivit, di importanza vitale per il principato, in qualunque luogo in cui si trovino, non solo
quando seguono il duca nei suoi spostamenti, ma anche quando si trovano a Chambry [26].

Alla base della scala gerarchica cancelleresca rimangono i notai. Il loro compito quello di occuparsi della stesura degli atti e
garantire, con la loro sottoscrizione, la pubblica autorevolezza degli stessi. I notai semplici che agiscono per Tommaso si definiscono
con la formula publicus imperiali auctoritate notarius [27]. Questa sostanzialmente in linea con i canoni del tempo e a volte
accompagnata da altri elementi. E possibile trovare, infatti, la menzione del luogo di origine del notaio (de Raconixio [28], de
Saluciis [29]), la diocesi alla quale fa riferimento (diocesis Taurinensi[30]), alcune sottoscrizioni ricordano che, ad inizio documento,
stato apposto il consueto segno di tabellionato [31]. I rogatari al servizio del marchese si definiscono numerose volte solo come
notarius, ma, compiendo uno studio riguardante tutto il periodo di dominio di Tommaso, possibile fare delle significative
precisazioni. Accade spesso che un professionista, da tempo facente parte dellentourage cancelleresco, decida di qualificarsi, in
alcune occasioni, come semplice notarius [32]. Ci non comporta necessariamente un declassamento dalla carica precedentemente
ricoperta, ma probabilmente un modo pi semplice per definire la propria persona. E possibile trovare anche professionisti,
appartenenti a famiglie notarili e note per il loro fedele servizio al marchese, che, proprio perch alle prime esperienze con il
protocollo marchionale, non sono inseriti nella gerarchia cancelleresca; in pochi anni, per, entreranno a farne parte a tutti gli effetti
(anche nelle qualifiche)[33]. Quindi, escludendo i personaggi che in seguito appariranno o che in precedenza erano apparsi con titoli
di tipo cancelleresco, troviamo solo in rarissimi casi un notaio estraneo al servizio abituale e continuativo del marchese. Un esempio
significativo pu essere quello di Manolinus Cuitinus de Dragonerio che roga nella localit di Villa, per volont del marchese, ben
tre volte nel giro di due giorni.

Il primo atto uninvestitura, concessa il giorno 4 giugno 1399 [34] dallo stesso marchese ad Amedeo Falletti, del castello e del
luogo della Villa e di ogni altra cosa tenuta per conto del marchese. In questo atto ricorre allausilio di un certo Bernardo de
Donixio, anche lui semplice notaio. Il giorno successivo il medesimo notaio Manolinus impegnato a rogare, sempre affiancato da
Bernardo de Donixio [35], il giuramento di fedelt che lo stesso documento attesta essere stato prestato da Amedeo Falletti al suo
signore Tommaso di Saluzzo. Sempre il 5 giugno Manolinus, questa volta coadiuvato da un certo notaio Henrico Bussono [36],
redige una procura per la comunit di Villa.

Il notaio Manolinus Cuitinus comparir, per quanto riguarda la documentazione saluzzese, ancora due volte, il giorno 4 luglio 1413,
in qualit di testimone in una procura [37] e in una ratifica delle convenzioni stabilite tra Ludovico dAcaia e Tommaso III in seguito
alla guerra terminata il 22 giugno 1413 [38]. Nel primo caso, per, il nome appare storpiato in Mannuellino Quoytino e, oltre che
notaio, ha la qualifica di clavario di Carmagnola; nel giuramento di fedelt prestato dalla comunit di Carmagnola allAcaia, il nome
scritto in modo usuale e compare ancora la qualifica di clavario.

In questa situazione, molto probabilmente, lestrema necessit, favorita dalla lontananza dal centro del marchesato, ha spinto
Tommaso III ad affidarsi ad un notaio a lui estraneo e appartenente ad una famiglia a lui non nota; questo personaggio, comunque,
risulta essere importante localmente.

Troviamo evidenti differenze con il passato recente della cancelleria esaminando i professionisti che hanno un ruolo che va al di l
di quello di semplice notaio.

Per quanto riguarda i compiti coperti dallo scriba non abbiamo a disposizione fonti che ci danno importanti informazioni su queste
figure: il loro ruolo non codificato con precisione, come dimostra anche il fatto che pochi anni prima dellarrivo di Tommaso
avvenuto un cambiamento estremamente significativo. Fino al 1391 la carica stata coperta da un solo personaggio, ma da questo
momento, con la nomina di Giovanni Montemale (10 luglio 1391) [39] e quella di Lorenzino de Ecclesia (19 agosto 1391) [40], essa
pu essere ricoperta da pi personaggi contemporaneamente. Tutto ci diverr prassi sotto il governo di Tommaso III durante il
quale, non troviamo solo personaggi aventi la carica di scriba che agiscono nello stesso periodo, ma a volte anche nello medesimo
documento. Ci accade il 16 marzo dellanno 1402 [41] in una sentenza il cui decorso controllato dal marchese. In essa, a svolgere
la funzione di notai redattori sono due uomini del marchese, Ludovico de Pariseto e Henrietus Ravioli, i quali, nella sottoscrizione, si
definiscono entrambi nello stesso modo: scriba prefati domini Thome marchionis Saluciarum. Sotto Tommaso III i personaggi che
ricoprono questa carica sono solo tre. Il primo Domenico de Anselmis[42] nel 21 gennaio del 1398, in seguito comparir per due
volte con questa qualifica Henrietus Ravioli, mentre Ludovicus de Parriseto la utilizzer per ben cinque volte.

Se, in un primo momento, sembra che con Tommaso la carica di scriba venga utilizzata regolarmente da pi personaggi, a volte
anche contemporaneamente, proprio sotto la sua dominazione vediamo che, a partire dal 5 novembre 1407, questa non comparir

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pi, lasciando spazio ad un pi regolare utilizzo della qualifica di secretarius [43].

La figura del segretario di difficile interpretazione quanto le precedenti. Da mettere in evidenza il fatto che nasca proprio nel
periodo da noi trattato: infatti si pu considerare sicuramente una carica nuova nel nome, menzionata per la prima volta in un
documento del 21 ottobre 1397[44]; il segretario in questione un certo Anthonio de Ansermis condam Manfredi de Raconixio che
compare in qualit di testimone in una conferma di privilegi e immunit a favore della comunit di Dronero per ricompensarla del
ruolo svolto nella liberazione del marchese dalla prigionia durata ben 27 mesi. Il medesimo giorno comparir con la stessa qualifica
per testimoniare lavvenuta concessione di alcuni privilegi alle comunit della valle Maira[45], sempre in virt della fedelt
dimostrata nel periodo di prigionia del signore. Troviamo il titolo nuovamente il 27 febbraio 1400 associato al nome di Henrietus
Ravioli. Loccasione linvestitura dei castelli e dei luoghi di Pancalieri e Polangera concessa da Tommaso a Giovanni Biaggio e
Rizardo Provana: estremamente singolare il fatto che, oltre alla qualifica di segretario, Enrichetto si qualifichi nel contempo anche
come scriba[46]. Dopo questo giorno avremo una pausa di quasi sette anni: Ludovico de Pariseto se ne fregia il 2 dicembre 1407 in
un atto in cui Tommaso concede il territorio e la giurisdizione di Costigliole a Guglielmo[47]; quindi troviamo che la carica
detenuta ancora da Henrietus Ravioli l8 marzo 1410 in occasione di una tregua tra Tommaso e Ludovico di Savoia[48]. Negli ultimi
anni di regno di Tommaso III questa denominazione utilizzata con maggiore frequenza e, a parte una sola eccezione[49],
esclusivo appannaggio di Ludovico de Pariseto e Antonio Martine. Significativo il fatto che, contemporaneamente alla comparsa
di questa nuova carica, scompaia la qualifica di canzellarius.

Non avendo documenti che ci parlano direttamente di questa figura, non possibile definire con certezza quali fossero in origine le
prerogative del ruolo di segretario.

Invece, presso la corte dei Savoia abbiamo notizie pi certe sulle funzioni del segretario: insieme ai cancellieri fra 3 e 400 si trova ai
vertici della societ politica e a loro demandato il compito di comunicare la volont del principe, di autenticare con i sigilli gli atti
pubblici[50]. Sempre nella cancelleria sabauda, i segretari sono deputati a stendere e a spedire gli atti e agiscono in tutti gli apparati
sabaudi, pagati ad atto e non seguendo alcun modello di cursus honorum[51], ma nel momento in cui viene ad essere assente il
cancelliere vengono loro affidate ambasciate e missioni diplomatiche[52]. Anche a Milano sono scelti per svolgere funzioni
diplomatiche e, contrariamente a quanto accade in Savoia, sono un gradino al di sopra dei cancellieri[53]. Indicativo della fase
embrionale in cui si trova la cancelleria saluzzese il fatto che in apparati complessi come quello sabaudo e visconteo troviamo la
compresenza del canzellarius e del segretario, mentre a Saluzzo, questa prima figura lascia il posto alla seconda. Da quanto si pu
capire, questultimo deve essere un personaggio di spicco allinterno della cancelleria e che facilmente ha le possibilit di assolvere
anche compiti di rappresentanza e ambasceria. E un personaggio del quale il marchese si fida particolarmente, sia per i rapporti
personali intrattenuti, ma anche per il fatto che i personaggi aventi questo titolo sono solitamente appartenenti a famiglie da lunga
data al servizio della famiglia marchionale. Una spia del fatto che essi non sono dei semplici rogatari con un titolo onorifico che li
troviamo spesso come testimoni e non solo come scrittori particolarmente fidati e meritevoli. Una figura, questultima, che racchiude
in s tutti gli elementi che sono stati del notaio e dello scriba con la richiesta aggiuntiva di grandi capacit organizzative,
diplomatiche e rappresentative.

Nel periodo che riguarda Tommaso III abbiamo la presenza di ben cinque segretari e lunica evoluzione che possiamo cogliere in
questa figura il suo sdoppiamento. Infatti il 2 dicembre 1415[54] troviamo che Ludovico de Pariseto e Antonio Martine compaiono
entrambi con questa qualifica, anche se il primo in funzione di redattore e il secondo come testimone. In realt, gi in precedenza si
ha limpressione che esistano pi segretari nello stesso periodo, ma qui se ne ha la conferma definitiva. In seguito, spesso agiranno
insieme: in questi casi la regola (anche se non mancano delle eccezioni) che uno interviene come scrittore e laltro come testimone.
I personaggi che andranno a coprire questa carica fanno parte delle solite discendenze dei Ravioli e dei de Anselmis, ma possiamo
trovare anche rappresentanti di famiglie poco note agli ambienti cittadini, anche perch originarie del contado (non la prima volta
che il marchese richiama a s personaggi non originari di Saluzzo e in special modo di Dronero).[55].

Dalle considerazioni sin qui fatte, si pu notare come la cancelleria dei marchesi di Saluzzo abbia, rispetto alle cancellerie coeve, una
struttura estremamente esile. In verit, gi dagli anni 90 del 300, con la creazione di una doppia carica di scriba si intravede la
volont di sviluppare una maggiore specializzazione. Il 400 si apre con la nascita di una nuova importante figura, il secretarius,
personaggio preposto a fare le veci del marchese e utilizzato in missioni diplomatiche nel contado o in stati vicini; lo stesso secolo
vede scomparire il canzellarius che era stata una figura assai importante nella struttura della cancelleria di Federico II.

Nonostante i marchesi abbiano una storia plurisecolare non sono riusciti ancora ai primi del 400 a creare un ufficio cancelleresco
stabile, definitivo e con una struttura precisa. Il confronto con una realt come quella viscontea pu risultare imbarazzante. La
signoria milanese si afferma molto pi tardi rispetto ai Saluzzo, ma ha avuto le capacit di fare, in pochi decenni, della cancelleria un
luogo fondamentale nella gestione dei rapporti del principe, sia con le altre realt politiche europee, sia con le varie entit
istituzionali presenti sul territorio dello stato milanese. La triplice divisione che viene a caratterizzare la cancelleria milanese sta ad
indicare lalto grado di specializzazione raggiunto dalla stessa, mentre il corrispondente e coevo ufficio saluzzese ancora in via di
definizione. Questa profonda diversit risulta subito evidente analizzando la sproporzione numerica, per quanto riguarda il personale
impiegato, tra i due uffici dando conferma dellalta professionalit raggiunta in Lombardia, almeno nei confronti della povert
dellistituzione piemontese[56].

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[1] Bartoli langeli a., La documentazione degli stati italiani nei secoli XIII-XV: forme, organizzazione, personale, in Culture et
idliogie dans la gense delltat moderne, Collectione dellcole franaise de Rome, n. 82, Roma 1985, p. 36.

[2] Castelnuovo g., Ufficiali e gentiluomini. La societ sabauda nel tardo medioevo,Milano 1994, p. 81.

[3] Fissore G. G., Pluralit di forme e unit autenticatoria nelle cancellerie del medioevo subalpino (secoli X-XIII), in Piemonte
Medievale. Forme del potere e della societ. Studi per Giovanni Tabacco, Torino 1985, p. 146.

[4] Fissore G. G., Pluralit di forme...cit., pp. 163-164.

[5] Cancian P., Aspetti problematici del notariato nelle Alpi occidentali, a stampa in Bollettino storico-bibliografico subalpino,
XCIX/1, 2001, pp. 5-19.

[6] Come si legge nel saggio di Cancian p., Lorganizzazione della citt e del suo territorio: una societ in espansione e i modelli
culturali notarili, in Storia di Torino, Vol. I, Torino 1985, p. 558: [...] Il XII sec. rappresent la fase decisiva per il passaggio
allinstrumentum, il nuovo tipo di scrittura notarile la cui credibilit non era pi legata a formalit poste nella compilazione e
spedizione, ma era tutta affidata alla fides publica del notaio [...].

[7] Tesi di laurea di M. Lanzi, Per un repertorio dei regesti deimarchesi di Saluzzo nellet di Tommaso II e Federico II discussa
presso lUniversit di Milano nellanno accademico 2002-2003, p. 37.

[8] Ibidem, p. 37.

[9] Ibidem, p. 38.

[10] Ibidem, p. 41

[11] Si tratta pi precisamente di un documento del 1 dicembre 1371 in Iacobo Richicia de Cuneo con la carica di canzellario
menzionato tra i testimoni. Lo si trova edito in Muletti, Memoriecit., IV, pp. 96-100.

[12] Ibidem, p. 44.

[13] P. Cancian., La cancelleria di Amedeo VIII, in Amde VIII-Felix V premier duc de Savoie et pape (1383-1451), Colloque
international Rapaille-Lausanne 23-26 octobre 1990, Losanna 192, p. 143: [...] La storia e il funzionamento della cancelleria
sabauda si possono indagare sin nei minimi dettagli grazie due fonti poco utilizzate: i conti della cancelleria, di cui disponiamo dal
giugno 1344 e i protocolli camerali e ducali, compilati dai segretari dei conti di Savoia, conservati a partire dalla fine del secolo XIII.
Elementi che possibile integrare con i conti delle castellanie (dalla met del 200) e i conti dei tesorieri (dal 1297).

[14] Pi precisamente il 5 novembre 1407 lultima volta in cui compare la qualifica di scriba sotto la dominazione di Tommaso III.
Documento edito in Muletti, Memorie...cit., p. 304-309.

[15] La trasmissione delle cariche cancelleresche allinterno della stessa famiglia non una eccezione: Chittolini G. in Episcopalis
curiae notarius ci riferisce che presso la diocesi di Ferrara, il titolo di notarius curiae si trasmise ereditariamente dal XIII sec. al
1432 nella famiglia De Brinis.

[16]Dal 1341 al 1395 nei documenti saluzzesi sono menzionati otto de Anselmis provenienti da Racconigi, quattro dei quali possiamo
ritrovarli anche nel periodo di dominazione di Tommaso III (1396-1416)

[17] Questa non era la prassi in altre zone dellItalia centro-settentrionale; senza andare troppo lontano, in et comunale a Milano
esisteva una clausola per quanti volessero esercitare la professione notarile la quale esigeva: oltre ad avere 20 anni di et, ad essere
contribuente e ad esercitare la carica in prima persona, si richiedeva come fondamentale di essere cittadini: liva a., Notatariato e
documento...cit, p. 72.

[18] Vedi doc. originale pergamenaceo in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. 4, Investiture...cit., in cui Antonio Martine
compare come notaio nella stesura di una tregua tra Tommaso III, Teodoro di Monferrato e Giacomo dAcaia. Qui si definisce de
Dragonerio, publicus imperiali auctoritate notarius

[19] Edito in Muletti, Memorie...cit., il 15 giugno del 1398, Bergadano de Dragonerio.

[20] In un atto in cui Tommaso decide di riconfermare il privilegi e le libert di cui le comunit della valle Maira gi godevano, tra i
testimoni compare Bergadano de Bonellis licentiato in legibus , vicario marchionatus Saluciarum [],edito in Muletti,
Memorie...cit., pp. 227-229.

[21] Edito in Muletti, Memorie...cit., pp. 355-363, G. P. Moriondo, Monumenta Aquensia, Cod. Saluzzo II pag. 508 e in A. S. T. cat.
3, Testamenti ed altre dispsizioni dei marchesi di Saluzzo, mazzo 1, fasc. 12.

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[22] Copia rilegata in volume e autenticata singolarmente in A.S.T., Corte, Monferrato ducato addizione, mazzo 1, fol. 60; in A.S.T.,
Corte, Ducato di Monferrato, mazzo 1, fasc. 44 e copia autenticata rilegata in volume in A.S.T., Corte, Marchesato di saluzzo, cat 6
Scritture riguardanti le pretese del marchese di Saluzzo sul marchesato di Monferrato, mazzo 18, fasc. 138.

[23] Copia autenticata pergamenacea in A.S.T., 44-1-3 e regesto in tesi R. EANDI, doc. 29

[24] Edito in Muletti, Memorie...cit., pp. 232-235, documento del 16 febbraio 1398.

[25] 22, giugno 1413, due originali pergamenacei in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. 4, Investiture....cit., mazzo 5, fasc. 21;
copia cartacea tardo quattrocentesca ibidem.

[26] P. Cancian., La cancelleria di Amedeo VIII cit., p. 150

[27] Il 5 giugno 1399 Amedeo Falletti giura fedelt a Tommaso. A rogare un certo Manolinus Cuitinus che nella sottoscrizione si
definisce [...] de Dragonerio imperiali auctoritate notarius [...]. Copia cartacea in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. 4,
Investiture...cit., mazzo 9, fasc. 1.45, fol. 161.

[28] Edito in Muletti, Memorie...cit., pp. 232-235, documento del 16 febbraio 1398.

[29] Vedi documento del 15 giugno 1398 Edito in Ibidem pp. 235-39.

[30] Edito in ibidem, pp. 232-235, documento del 16 febbraio 1398.

[31] Da come si pu notare dal documento del 2 dicembre 1407 redatto dal segretario Ludovicus dePariseto in cui dice nella
sottoscrizione [] signumque meum apposui[], edito in ibidem, pp. 310-11.

[32] Vedi originale pergamenaceo in A.S.T., Corte, Marchesato, cat.4, Investiture...cit., del 13 luglio 1412. Qui il rogatario
Henrietus Ravioli che si definisce notarius, mentre in un documento del 27 settembre 1400 conservato in copia cartacea rilegata in
volume in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. 4, Investiture...cit., lo stesso notaio si definiva come secretarius et scriba.

[33] Un esempio potrebbe essere quello di Giorgio Ravioli che troviamo gi il 21 ottobre 1397 in qualit di notaio e il 21 febbraio
1413 riuscir a coprire la carica di secretarius.

[34] Copia cartacea rilegata in volume in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture, omaggi, giuramenti....cit., mazzo
9, fasc. 1.45, fol. 159.

[35] Copia cartacea rilegata in volume in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture, omaggi, giuramenti....cit., mazzo
9, fasc. 1.45, fol. 161.

[36] Copia cartacea rilegata in volume in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture, omaggi, giuramenti....cit., mazzo
9, fasc. 1.45, fol. 163.

[37] Originale pergamenaceo in A.S.T., Corte, Provincia di Saluzzo, mazzo 3, fasc. 15.

[38] Originale pergamenaceo in A.S.T., Corte, Provincia di Saluzzo, mazzo 3, fasc. 16.

[39] Originale pergamenaceo in A.S.T., ., Marchesato di Saluzzo, cat. IX, Scritture riguardanti interessi particolari dei Marchesi di
Saluzzo., m. 1, fasc. 18.

[40] Copia autentica cartacea cinquecentesca in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture, omaggi, giuramenti..cit., m 9,
fasc. 1.89, f. 253.

[41] Edito in D. Muletti, Memorie storico-diplomatiche cit., V, pp. 279-88, regesto in P. Camilla, Archivio storico, cit., riferimento
nel Camilla stesso alloriginale in A. C. S., cat. 12, mazzo 1, doc. 2 e regesto in tesi r. eandi, doc. 23.

[42] Copia rilegata in volume in A.S.T., Corte, Monferrato ducato addizione, mazzo 1, fasc.43 del 21 gennaio 1398.

[43] Ultima volta nel periodo di Tommaso; infatti il 12 febbraio 1417 Antonio Martine di Dronero in occasione dellapertura del
testamento di Tommaso III ne far nuovamente uso definendosi scriba di Ludovico II. Questa comunque fu uneccezione dato che
negli anni successivi questa carica non si trova utilizzata.

[44] Copia cartacea rilegata in volume in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. 6, Scritture riguardanti...cit., mazzo 18, fasc.
138.

[45] Edito in Muletti, Memorie...cit., pp. 227-229.

[46] Copia cartacea rilegata in volume in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. 4, Investiturecit., mazzo 9, fasc. 1.102, fol.
289.

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[47] Edito in D. Muletti, Memoriecit., V, p. 312.

[48] Originale pergamenaceo in A.S.T., ., Marchesato di Saluzzo, cat. 4, Investiturecit., mazzo 5, facs.16.

[49] Il 21 febbraio 1413 in occasione della ratifica da parte di Tommaso III della tregua tra lui medesimo, il marchese Teodoro di
Monferrato e il principe Giacomo dAcaia presente come testimone Giorgio Ravioli che si qualifica come segretario.

[50] Castelnuovo g., Ufficiali e gentiluomini.cit.,Milano 1994, p. 109

[51] A. Barbero, Il ducato di Savoia. Amministrazione e corte di uno stato franco-italiano, Roma-Bari 2002, a pag. 38 ci dice:
Limpressione che non si trattasse di un vero e proprio ufficio, vuoi perch ai segretari era consentita la pratica privata della
professione notarile, vuoi perch anzich godere di un salario fisso erano pagati ad acta, deve essere temperata dalla constatazione
che in tutti gli statuti dei conti e poi duchi di Savoia compaiono norme a regolamentare la loro posizione

[52] Castelnuovo g., Ufficiali e gentiluomini.cit., Milano 1994, p. 111.

[53] baroni M. F., La cancelleria e gli atti dei Visconti, signori di Milano dal 1277 al 1447, in Mnchener beitrge (zur medivistik
und renaissance-forschung), Mnchen 1984, p. 463.

[54] Copia cartacea autenticata rilegata in volume in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. 6, Pretese del marchese dicit.,
mazzo 1, fasc.51. Loccasione laffitto di una gabella concesso da Tommaso alla comunit di Verzuolo.

[55] La figura del segretario , cos come la si sta delineando, viene ad essere simile, in alcuni suoi aspetti, alla figura dellEpiscopalis
Curiae Notarius come delineata da Giorgio Chittolini in un suo saggio. Questa era una figura assai duttile, abilitata e competente a
svolgere funzioni molteplici trovavano fondamento nella caratteristica di persone publicae, titolari di pubblica fides. Vengono ad
essere i collaboratori principali del vicario generale. Per queste figure si intravede una condizione sociale non mediocre e soprattutto
la possibilit di avviare i figli, ma anche parenti pi o meno stretti, a impieghi curiali o a carriere ecclesiastiche. I notai della diocesi
rogavano anche per altre istituzioni e persone, ecclesiastiche e laiche, ma alcuni risultano impiegati continuativamente, in modo
pressoch stabile, con compiti differenziati (notai del tribunale, scribi del vicario, ecc). Il doppio ruolo (pubblico-privato), luso della
pubblica fides per convalidare gli atti, lindipendenza dallautorit pubblica, la provenienza dalla matricola cittadina, un compenso
non fisso, ma a cottimo, le funzioni molteplici che svolgevano, la condizione sociale non mediocre, la possibilit di inserire propri
familiari allinterno dellapparato amministrativo sono gli elementi che accomunano le due categorie.Chittolini G., Episcopalis
curiae notarius,

[56] baroni maria franca, La cancelleria e gli atti dei Visconti, signori di Milano dal 1277 al 1447, in Mnchener beitrge (zur
medivistik und renaissance-forschung), Mnchen 1984, pp. 456-483.

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I notai del Marchese


I Ravioli
De Ansermis
Ludovico de Pariseto
Conclusione

Sembra necessario, affinch il discorso non rimanga solamente su un piano teorico, fare alcuni esempi di funzionari cancellereschi e
descrivere, per quanto possibile, la presenza dei vari nuclei familiari che hanno avuto un rapporto duraturo con Tommaso e la sua
cancelleria. Al fine di dare un quadro pi completo possibile, si cercher di trovare una eventuale stabilit nei rapporti di dipendenza:
per questo si retroceder nellanalisi agli ultimi anni di principato di Federico II e si proseguir sino ai primi anni di governo di
Ludovico I. Questo ci permetter di capire se vi fosse una effettiva continuit, nei personaggi e nelle famiglie al servizio dei
marchese, attraverso le diverse dominazioni o se le circostanze o la volont portavano ad una certa selezione del personale impiegato.

Nellarco di quasi ventanni di sovranit, Tommaso III ricorre quasi sempre alle prestazioni di una ristretta cerchia di notai (i dati
sono ricavati dallanalisi delle sottoscrizioni) i quali appartengono ad un numero ancora pi ristretto di famiglie. Infatti molti
funzionari statali presentano lo stesso cognome e, pur non essendo sempre specificato il loro patronimico, possiamo presumere che,

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dal mestiere svolto, dalla provenienza, dalla classe sociale, questi fossero parenti e che allinterno dellentourage del marchese
vigesse una certa ereditariet delle cariche. Non era assolutamente una eccezione: ci accaduto per buona parte del 400 a Mantova
sotto Ludovico Gonzaga, anche se, a differenza di quanto accade a Saluzzo[1], lunicit di percorso e la tendenza a trasmettersi la
carica nellambito della medesima famiglia sono procedure meglio definite e delineate[2]. Notiamo anche che per la maggior parte
delle famiglie cancelleresche, nel periodo di passaggio del marchesato nelle mani di Tommaso, vi una certa continuit, anche se
questa regola non vale sempre per i singoli personaggi.

I Ravioli

Il primo personaggio che troviamo nella documentazione inerente a Tommaso III Tommaso Ravioli. Il gruppo familiare a cui
appartiene arriva a Saluzzo ai tempi di Manfredo IV: nellinvestitura concessa dal marchese l8 febbraio 1309 a Pagliuccio Nucetto
interviene come notaio redattore un certo Enrico Ravioli di Saluzzo, che sembra essere il capostipite di questo casato. Egli scrive
anche un altro instrumentum, il 12 agosto 1336 ed presente tra i consiglieri deputati dal comune nellanno 1347 per richiedere a
Tommaso II la conferma degli antichi privilegi[3]. Nellarco di un secolo le posizioni ricoperte dai vari esponenti di questo casato
sono le pi disparate, ma molto spesso al servizio diretto del marchese. Nel caso specifico vediamo che Tommaso menzionato a
fianco di Bergadano de Bonellis iurisperitum, ed qualificato come castellanum Saluciarum. Il documento preso in esame, in cui
Tommaso agisce in nome dellomonimo marchese, il trattato di Ranzone del 15 ottobre 1395[4]: nelloccasione si devono stabilire i
termini per la liberazione del marchese tenuto prigioniero nel castello di Torino. Troviamo lo stesso Ravioli anche il 16 ottobre del
1390[5] come testimone in un documento di Federico II e nel 1394[6], il 18 agosto, incaricato dal marchese di trattare una tregua con
Amedeo principe dAcaia. Nonostante questo componente della famiglia Ravioli compaia solo per tre volte possiamo considerarlo
uno dei personaggi pi in vista nella corte saluzzese negli anni 90 del 300, come spiegare altrimenti limportante incarico di stabilire
una tregua con i Savoia, redigere un trattato per riportare in libert il suo signore e la qualifica di castellanum niente meno che della
capitale Saluzzo? La carica di castellano presente anche nelle coeve strutture amministrative sabaude. Nelle terre immediate,
direttamente soggette allautorit sabauda, il controllo amministrativo diviso tra funzionari principeschi e ufficiali locali nominati
dalle comunit: cariche municipali (Syndaci) e ufficiali principeschi si completano senza contrapporsi. I castellani rappresentano il
perno dellamministrazione territoriale sabauda e le loro funzioni sono molteplici: militari, finanziarie, giudiziarie e amministrative.
Controllano il castello, comandano le truppe locali, sovrintendono alla gestione del patrimonio principesco, riscuotono multe e
garantiscono lordine pubblico. Sono funzionari multi competenti e rappresentano la spina dorsale dellamministrazione sabauda,
sono lo strumento di raccordo fra il principe, lamministrazione e le realt territoriali.[7]

Il castellano[8] saluzzese, di nomina signorile, in un primo momento, un funzionario marchionale che, oltre a controllare il castello,
svolge contemporaneamente le funzioni di alto magistrato del comune, essendo in possesso di funzioni giudiziarie ed esecutive. In
seguito, tra il XIII e il XIV secolo, a Saluzzo questa figura sembra perdere il suo rilievo istituzionale limitando le sue funzioni a
compiti pi propriamente connessi allattivit militare e alla gestione del potere signorile dei marchesi[9].Anche se in questo
momento la carica di castellano non ha tutto il prestigio che aveva in precedenza, Tommaso sicuramente un personaggio in vista, lo
dimostrano gli incarichi a lui affidati, e non il primo nella sua famiglia svolgere una attivit di questo tipo: infatti un altro Ravioli,
Giorgio, nel 1371[10] ricopre la carica di castellano, ma questa volta a Verzuolo. Ritornando a Tommaso, dopo il 1395 scompare
dalla documentazione saluzzese, forse una morte improvvisa stronca una promettente carriera o, non da escludere, il cambio di
guardia del marchese pu aver portato ad un ricambio del personale impiegato. Comunque sia finita la collaborazione tra i due
Tommasi, continua il rapporto tra Ravioli e marchesi di Saluzzo. Per trovare un altro rappresentante della stessa famiglia
dobbiamo aspettare il 21 ottobre 1397[11]. Questo, di nome Giorgio, agisce come notaio in due documenti redatti nello stesso giorno.
Tommaso, per ricompensare la fedelt dimostrata dalle Comunit della Valle Maira che avevano svolto un ruolo attivo nelle trattative
per la liberazione dello stesso marchese, prigioniero del principe Amedeo dAcaia dopo la sconfitta che sub il 6 aprile 1394 a
Monasterolo[12], decide di riconfermare tutte le libert, i privilegi e le immunit di cui le comunit di questa valle gi godevano per
concessione dei precedenti marchesi. Il giorno stesso, come detto, Tommaso III, tramite un instrumentum redatto dal medesimo
Giorgio Ravioli, conferma e aumenta alcuni privilegi in favore della comunit di Dronero per ricompensare il ruolo di primo piano
svolto dalla stessa nella liberazione dalla prigionia del marchese, cattivit durata 27 mesi[13]. Il notaio Giorgio non sembra avere una
carriera molto brillante: pur essendo al servizio del marchese per svariati anni e redigendo per lui numerosissimi atti, non gli sono
mai affidati, se non in situazioni del tutto occasionali, incarichi di particolare importanza. Egli il 15 giugno 1398[14] ratifica, per
conto del suo signore, le franchigie, le libert e le immunit che la comunit di Manta aveva ricevuto dai predecessori del marchese.
Quindi ancora il 3 gennaio 1399[15] redige linvestitura di una parte di Dogliani a Giovannino di Saluzzo. La sua carriera sembra
essere del tutto mediocre (visto che negli anni successivi agisce s spesso al servizio della cancelleria, ma la sua qualifica sempre
ferma a quella di semplice notaio) se non fosse che il 21 febbraio 1413[16] presente tra i testimoni nella ratifica di una tregua tra
Tommaso III, Teodoro di Monferrato e il principe Giacomo dAcaia. Qui sicuramente svolge un ruolo di assoluto valore: lo
dimostrano limportanza dellatto al quale partecipa in qualit di testimone, ma anche e soprattutto il fatto che presente in veste di
solo ed unico segretario del marchese. Successivamente Giorgio rintracciabile ancora nella documentazione relativa a Ludovico I di
Saluzzo, figlio di Tommaso, nella quale compare per due volte, entrambe come testimone. Se nella prima, che risale al 12 febbraio
1417[17], il nome non seguito da alcun tipo di qualifica, il 20 luglio 1417[18] definito, insieme a Ludovico de Pariseto, segretario
del marchese.Il fatto che solo in due circostanze, in un momento in cui il titolo di segretario ha preso piede, venga a ricoprire questa
carica e il fatto che proprio nel periodo in questione questa sia coperta con regolarit da Ludovico de Pariseto e dal 1415[19] da
Antonio Martine, ci portano a pensare che allintitolazione non seguisse una reale preminenza allinterno della cancelleria.
Dobbiamo sottolineare che troviamo sempre Giorgio[20] impegnato a Saluzzo: quindi Tommaso non gli affida mai incarichi di
rappresentanza nel contado o al di fuori dal marchesato. Lultimo notaio di casa Ravioli Enrichetto. Il suo primo compito di
mettere per iscritto lattestazione di una avvenuta investitura concessa dal marchese Tommaso a Giovanni Biaggio e Antonio (27

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settembre 1400), figlio del defunto Rizardo Provana, delle parti che spettavano loro dei castelli e dei luoghi di Pancalieri, luogo in
cui redatto latto[21]. Nella sottoscrizione Enrichetto si definisce scriba et secretarius: la prima volta che troviamo una
combinazione di questo tipo, che risulta essere ancora pi singolare per il fatto che si tratta del suo primo incarico alle dipendenze del
marchese. Forse questo accostamento di titoli corrisponde ad una reale funzione allinterno della cancelleria, ma anche
lattestazione che troviamo di fronte ad un momento di cambiamento: dovranno passare altri sette anni prima di vedere ancora la
carica di segretario. Le successive sottoscrizioni risultano pi consuete. Da un atto del 19 ottobre del 1400[22] scopriamo che ad
estrarre il documento ad mundum fu PietroRavioli de Saluciis che si qualifica come fratello del defunto Enrichettodal quale aveva
ereditato i suoi inbreviamentis: documento importante dato che ci mostra direttamente che i registri delle imbreviature vengono
lasciati in eredit, quando possibile, ai parenti stretti. In questo caso il passaggio avvenuto in senso orizzontale e ci indica come
fosse importante il rapporto marchesi con alcune famiglie notarili e come queste, da parte loro, cercassero, attraverso lesercizio della
professione, di mantenere lo status raggiunto. Nel 1401, il 21 febbraio, vediamo Enrichetto che mette per iscritto nel viridario
domus illustris principis Thome, site in platea Saluciarum... gli estremi di una lite tra Saluzzo e Revello[23]: in questa circostanza si
qualifica come semplice notaio. Nel 1402 agisce insieme a Ludovico de Pariseto de Saluciis: entrambi sono incaricati di redigere una
sentenza riguardante i confini tra le due comunit predette. Sia Ludovico che Enrichetto si definiscono scriba del marchese[24]. Le
fonti ci dicono che nel 1410, pi precisamente l8 marzo, impegnato nella stesura di una tregua tra Ludovico di Savoia e lo stesso
marchese Tommaso della durata di cinque mesi alla quale si arrivati grazie alla mediazione di Giovanni detto Bouciqualt,
maresciallo di Francia e governatore di Genova[25]. Enrichettoqui ha un ruolo importante: riveste i panni del segretarioe deve
collaborare con il suo corrispondente di casa Savoia, il secretarius Anthonio Raveri. Comparir ancora un paio di volte, ma ormai il
suo momento felice sembra terminato; a coprire lambita carica di segretario marchionale sono, negli ultimi anni di vita del
marchese, il gi citato Ludovico de Pariseto e Antonio Martine e solo in un caso il suo consanguineo Giorgio.La collaborazione fra i
Ravioli e Tommaso III stata pi che proficua: molti di loro hanno svolto compiti politicamente attivi come quello di
castellano, portando la volont del signore al di fuori della capitale, mentre altri hanno messo a disposizione la loro esperienza
giuridica per poter raggiungere la prestigiosa carica di segretario. La famiglia Ravioli si vede notevolmente rappresentata anche nel
periodo di Federico II: Enrico (1342, 17 agosto Racconigi)[26], Ludovico(1 gennaio 1347 a Saluzzo)[27], Giovannino (19 marzo
1355 a Pisa in cui ricopre la carica di procuratorem negociorum gestorum di Tommaso)[28], Giovanni filius quondam Iohannis (a
Milano nel 1360)[29] e addirittura Leonardo Ravioli (priore del convento dei frati Predicatori di Saluzzo, compare come testimone
pi volte intorno agli anni 70 del 300)[30].Questo casato svolge unattivit rivolta per lo pi alla funzione notarile; da lungo tempo
ci li ha legati ai marchesi, ha favorito la loro ascesa e ha mantenuto il loro stato sociale che potremmo definire medio-alto. Cariche
di prestigio dunque, che la famiglia cerca di tramandare per via ereditaria. Se il risultato pi importante raggiunto da un Ravioli
uninvidiabile rappresentanza allinterno della cancelleria e dellamministrazione marchionale, la ricerca di prestigio li porta a
coprire altri importanti cariche, ma questa volta al di fuori dellambito statale. Ecco quindi che troviamo uno di loro che agisce in
qualit di priore dei frati predicatori di Saluzzo e un certo Ludovico che ricopre la carica di sindaco di Saluzzo il 15 gennaio
1400[31]. Mi pare di capire che nella seconda met del 300 i Ravioli avessero maggiori possibilit di ascesa sociale: infatti, uno di
loro presente addirittura a capo di una congregazione religiosa importante come quella dei frati Predicatori spingendoci a pensare
ad un atteggiamento chiaramente simile a quello della classe nobiliare, ma diversi altri esponenti di questa famiglia sono utilizzati, da
parte del marchese, in cariche non solo inerenti alla cancelleria, ma anche nellambito dellamministrazione politica. In tutto ci
aveva concorso il prestigio della famiglia e le capacit personali che avevano permesso loro di mettersi in luce agli occhi del
marchese. Tuttavia, allinizio del 1400 qualcosa sembra cambiare: non troviamo pi cariche alternative a quelle amministrative
(scriba, segretario) come in precedenza. Forse si tratta di un cambiamento dovuto ad una volontaria chiusura della classe dirigente
che, nonostante avesse estremamente bisogno dellelemento notarile, non ha intenzione di nobilitarlo, ma nel caso specifico pi
probabile che sia un problema di rapporti tra Ravioli e Saluzzo. I discendenti di questo casato non riusciranno a coprire ulteriori
cariche per conto del marchese e saranno relegati nel nobilitato urbano. Per le altre famiglie, il contatto con il marchese continua a
portare prestigio, infatti, con leditto del 1460[32], grazie alla carriera professionale e di servizio, molte di esse entreranno
nellaristocrazia del marchesato. I Ravioli, dopo essere stati al servitium dei Saluzzo per pi generazioni, non riescono, dopo il primo
quarto del nuovo secolo, a mantenere le posizioni acquisite, forse anche per una mancanza di discendenza.

De Ansermis

Nei documenti raccolti e regestati compresi tra il 1396 e il 1416 sono menzionati quattro de Anselmis o de Ansermis provenienti da
Racconigi (Racunixio) ma stabilitisi a Saluzzo.

Purtroppo solo in alcuni casi possibile stabilire un certo legame di parentela cio nel momento in cui viene riportato il patronimico,
ma questo avviene esclusivamente per i casi di omonimia per evitare confusioni fra due persone.Tuttavia, questi personaggi, aventi lo
stesso cognome, hanno spesso in comune altri elementi come il ceto di appartenenza, la funzione sociale, la professione personale,
portandoci a credere che esistesse fra loro un legame di parentela[33].Dobbiamo premettere inoltre che le fonti a nostra disposizione
non sono solo quelle riguardanti il periodo sopraccitato, ma possibile spingersi al periodo precedente e notare, soprattutto per
questa famiglia, una notevole continuit nel servizio alla casa marchionale. Uno sguardo al passato sar soprattutto utile per delineare
con maggiore chiarezza i singoli personaggi e pi in generale la famiglia alla quale questi appartengono: sar importante per capire
in che modo si evolve il rapporto tra i marchesi e le famiglie al loro servizio.Il primo de Ansermis a comparire nella documentazione
di Tommaso III Dominicus. Il suo ruolo quello di semplice notaio in un atto del 19 maggio del 1397[34] redatto a Saluzzo.
Tommaso riconosce come proprietari di un podere incolto i fratelli Giorgio e Luigi de Ribis, podere che nel 1391 era stato
considerato abbandonato, per questo fatto estimare e dato in dono allospedale della casa della disciplina di Saluzzo. Con il
riconoscimento dei proprietari, il marchese lo acquista secondo il prezzo stabilito precedentemente dagli estimatori comunali e lo
rende nuovamente allospedale come gi fece prima di lui il padre Federico II[35].In realt troviamo gi Domenico de Anselmis,

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originario di Racconigi, al servizio di Federico II: infatti compare due volte nel 1394 con la funzione di notaio sottoscrittore.
Entrambi i documenti sono rogati a Verzuolo e sono emanati per conto del marchese. Anche se in entrambi egli si qualifica come
publicus imperiali auctoritate notarius, e quindi ufficialmente non risulta avere alcun ruolo nella cancelleria marchionale, sia latto
del 18 agosto[36], sia quello del 23[37] dello stesso mese, risultano essere tappe importanti per la storia del marchesato.Il 18 agosto
Federico fa una procura con la quale delega Giovannino di Saluzzo dei signori di Dogliani, Antonio Provana e Tommaso Ravioli per
entrare in Asti e per trattare una tregua con Amedeo di Savoia principe dAcaia.Il 23 agosto Amedeo di Savoia principe dAcaia e
Federico II di Saluzzo stabiliscono per mezzo dei loro rappresentanti una tregua (conseguenza della guerra scoppiata tra i suddetti
signori nel 1391) della durata di quattro anni.Lesperienza acquisita e la fedelt dimostrata nei confronti della famiglia marchionale
non passano inosservate: in un instrumentum del 21gennaio 1398[38] in cui Tommaso conferma le donazioni, le franchigie e i
privilegi concessi dai suoi predecessori alla comunit di Melle in val Varaita, Domenico si sottoscrive, oltre che come semplice
notaio, anche come scriba marchionale. Questo esponente degli Ansermis comparir per unultima volta il 16 febbraio[39] dello
stesso anno a Saluzzo, presso la casa dei marchesi. In questa occasione si redige un atto che conferma ogni patto, concessione,
donazione, franchigia, privilegio e immunit concessa dal marchese e dai suoi predecessori alla comunit di Sampeyre in val Varaita:
in questo caso copre il ruolo di semplice notaio e non pi di scriba marchionale. Questo professionista nel periodo di Federico
sembra avere sin dagli esordi una carriera di tutto rispetto: nonostante si qualifichi come semplice notaio incaricato di redigere un
atto di estrema importanza, lontano da Saluzzo e in compagnia di una delegazione che doveva difendere gli interessi del
marchese.Con Tommaso III il suo ambito di azione si sposta in citt e nel momento in cui la sua carriera ha un riconoscimento con la
promozione a scriba, scompare improvvisamente dalla documentazione.Domenico fa parte di un gruppo parentale di estrazione
notarile che aveva messo a disposizione dei marchesi le proprie competenze in materia e la propria credibilit e fedelt; in
contropartita i marchesi offrirono loro di poter far parte, seppur fossero di origine non saluzzese, di quella elite di famiglie con
funzioni cancelleresco-amministrative al loro servizio.Fra i de Anselmis che fanno fortuna presso la cancelleria marchionale di
Tommaso devono essere ricordati due fratelli, Giovanni e in modo particolare Antonio, figli di Manfredo. Entrambi li troviamo
spesso menzionati con il patronimico, con pi frequenza Giovanni a causa dellomonimia con Giovanni de Ansermis figlio di
Nicolino.Se Giovanni e Antonio sono al servizio di Federico II e Tommaso III, anche loro padre Manfredo era stato un fedele
servitore dei marchesi.Manfredo ricopr un ruolo fondamentale allinterno della corte marchionale e probabilmente fu soprattutto
grazie a lui che figli e parenti pi o meno stretti riuscirono a ricoprire cariche importanti allinterno dellamministrazione e della
cancelleria saluzzese. Troviamo Manfredo al servizio di Tommaso II gi in due atti del 28 febbraio 1342: in entrambi con la funzione
di teste.Il primo[40] una protesta da parte del marchese che si lamenta delle sue condizioni di carcerato presso il siniscalco regio e
il secondo[41] una donazione al figlio Federico di alcuni castelli e villaggi. Sempre Manfredo testimone il giorno successivo[42]
ancora di una protesta e dettata sempre dalle misere condizioni in cui si trovava il marchese Tommaso II. Poche comparse in realt ci
dicono molto: gi in questi anni doveva ricoprire un ruolo importante allinterno dellentourage marchionale se il suo nome
affiancato a quello di Petrino Faxolino, cancelliere dei signori di Milano e camerario del marchese, soprattutto in un momento
delicato e pericoloso per la vita del suo signore[43].Lo troviamo ancora qualche anno pi tardi, pi precisamente il 7 ottobre
1348[44]. E un atto fondamentale per capire il ruolo coperto da Manfredo: il marchese lo invia, definendolo suo vassallo, presso i
signori di Milano per rendere loro omaggio di tutto il marchesato. Veniamo cos a conoscenza che oltre ad essere vassallo anche
notaio (in quanto nella dispositio cos ulteriormente qualificato): due ruoli di tutto rispetto allinterno della corte.La posizione
raggiunta da Manfredo presso la corte gli permette di aiutare nellascesa allinterno dellentourage marchionale i suoi figli Antonio e
Giovanni, ma anche altri parenti che troviamo numerosi a ricoprire cariche nellamministrazione e nella cancelleria.Antonio sembra
essere, tra i de Anselmis di seconda generazione e al servizio nella cancelleria, quello che raggiunge maggiori soddisfazioni a livello
personale. La sua carriera lunga e inizia il 23 aprile del 1359[45] quando lo troviamo a rogare due documenti: in queste circostanze
per ancora giovane, non ricopre alcuna carica di tipo cancelleresco, anche perch agisce ancora nel suo paese natale, Racconigi, e
in una stipulazione tra privati.Nel 1362[46], forse anche grazie allintercessione del padre Manfredo, riesce ad entrare come semplice
notaio al servizio di Galeazzo, fratello di Federico II, per redigere una tregua di quattro mesi tra lo stesso Galeazzo e il Delfino di
Vienne.Antonio ricompare nel 1379[47] in un instrumentum emesso per conto del marchese: da questo momento egli sar impiegato
con maggiore regolarit. Importante risulta in particolare il documento redatto il 19 agosto[48] dello stesso anno, non tanto per la
materia trattata, che risulta essere un normale contratto di enfiteusi, ma in quanto la prima volta che Antonio si qualifica come
scriba marchionale. La sua carriera si protrae fino ai primissimi anni di principato di Tommaso III e le sue sottoscrizioni alternano il
titolo di scriba a quello di notaio imperiali auctoritate. Questultimo per, probabilmente, un modo pi semplice per definire la
propria persona, in quanto non ci risulta che nessunaltro ricopra nello stesso periodo la carica di scriba[49].Ai primi anni di
principato di Tommaso corrispondono gli ultimi anni di servizio di Antonio. Un servizio che non privo di soddisfazioni: il 21
ottobre 1397[50] infatti, in un atto redatto a Saluzzo presso la piazza, il marchese decide di riconfermare tutte le libert, i privilegi e
le immunit di cui le comunit della valle Maira gi godevano per concessione dei precedenti marchesi in quanto queste si sono
dimostrate fedeli e attive nella liberazione del marchese dalla prigionia presso il principe dAcaia. Qui Antonio compare come
testimone e si qualifica come secretario prefatis illustri domini marchionis.La carica nuova nel nome, poich la prima volta che
tale termine viene utilizzato dalla cancelleria saluzzese: con questo forse si voleva ricompensare un fedele
professionista distinguendolo da un semplice scriba.Ancora il 21 ottobre[51] Antonio compare come segretario in un documento
volto a confermare e aumentare i privilegi, ma questa volta per la comunit di Dronero.Nellanno successivo presente, spesso
affiancato al fratello o ad altri congiunti, sempre come testimone in quattro documenti distinti in quanto aventi destinatari differenti,
ma in cui Tommaso ha lunico scopo di confermare le donazioni, le franchigie e i privilegi concessi dai suoi predecessori alla
comunit di Melle[52], di Sampeyre[53], la Castellata e la comunit di Manta[54].Dal 15 giugno del 1398[55] il notaio non pi al
servizio di Tommaso, in quanto non pi rintracciabile in alcun documento marchionale, ma pu risultare interessante riscontrare
che nel 1402, il 21 febbraio[56], troviamo Antonio che redige sempre nel borgo superiore di Saluzzo, ma questa volta nella casa e per
conto del comune. Latto, in cui si sottoscrive scriba del comune di Saluzzo, una procura che incarica i due sindaci, Modino Vacca
e Antonio Elioni, di gestire la lite con Revello effettivamente lultimo documento in cui troviamo menzionato Antonio. La sua

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una lunga carriera e se probabilmente riuscito a far parte della cancelleria marchionale grazie alla posizione ricoperta da suo
padre Manfredo presso la corte di Federico II, le sue capacit personali gli hanno permesso di coprire le cariche pi importanti
allinterno della cancelleria stessa. Antonio supera il padre Manfredo per il grado raggiunto nella carriera notarile, ma non riesce ad
entrare a far parte dei familiares dei marchesi n ad ottenere una concessione di un titolo di corte come era accaduto a suo padre. Nei
documenti inerenti a Tommaso III possiamo trovare anche il fratello di Antonio, Giovanni. Anchegli, come detto in precedenza,
figlio del vassallo Manfredo e di lui abbiamo sempre specificato il patronimico in quanto nello stesso periodo praticava un Giovanni
de Ansermis condam Nicolini e per due volte nel 1379[57] e nel 1381[58] nella documentazione saluzzese compare un altro
omonimo, questa volta per figlio di un certo Tommaso de Ansermis.Sicuramente la carriera di Giovanni meno brillante di quella
del fratello Antonio. Infatti possiamo trovarlo come testimone in un atto del 21 ottobre 1397[59] in cui il marchese riconferma e
aumenta tutti i privilegi in favore della comunit di Dronero per ricompensare il ruolo svolto dalla comunit stessa nella liberazione
di Tommaso, prigioniero per 27 mesi presso il castello di Torino.Giovanni, che nellatto compare a fianco del fratello Antonio, oltre a
specificare di essere figlio di Manfredo, si qualifica come procuratore fiscale del marchese. Anche questo de Ansermis , forse anche
grazie alle credenziali fornite dal padre Manfredo, riuscito ad entrare al servizio del marchese, anche se nel campo amministrativo e
non cancelleresco. Purtroppo non abbiamo molto materiale a disposizione riguardante Giovanni: sotto Federico non viene mai
menzionato e con Tommaso compare solo in questa occasione.Anche se la documentazione in cui menzionato estremamente
ridotta, non per questo risulta essere meno importante: un solo atto dice che anche questo ramo della gestione del marchesato tende a
rimanere nelle mani della famiglia de Ansermis. La carica di procuratore fiscale, infatti, rivestita, appena dopo Giovanni di
Manfredi, da Giovanni di Nicolino. Al contrario del suo predecessore e probabilmente congiunto, i suoi movimenti sono
rintracciabili anche nel passato, al servizio di Federico II.Giovanni de Ansermis, figlio di Nicolino, anchegli originario di
Racconigi. Sotto il dominio di Tommaso, il primo atto in cui ricordato risale al 21 gennaio del 1398[60] come testimone. Questo
documento, in cui Tommaso conferma le donazioni, le franchigie e i privilegi concessi dai suoi predecessori alla comunit di Melle,
redatto a Saluzzo e lo vede agire a fianco di due suoi congiunti: Antonio de Ansermis compare senza alcuna qualifica tra i testimoni e
Domenico compare invece come notaio redattore e nello stesso tempo scriba del marchese Tommaso.In realt, gi in precedenza era
stato presente nella documentazione saluzzese, ma in quella riguardante Federico II, e il suo ruolo a corte era stato tuttaltro che di
secondo piano. Nicolino, suo padre, lo possiamo trovare menzionato a fianco di Manfredi, Tommaso e Guglielmo (tutti de Ansermis)
nel 1352 in occasione della compilazione dellestimo hominum popularioum Racunixii[61] cosa che ci permette di scoprire a quale
parte politica cittadina questa famiglia appartenesse[62].Nicolino, da parte sua, non sar mai presente nella documentazione
marchionale; ci ci porta a credere che anche Giovanni, figlio di Nicolino, sia stato introdotto nellamministrazione comunale grazie
allintercessione del solito Manfredo. Questultimo, infatti, a fianco di Nicolino nellestimo del 1352 e quasi sicuramente anche
suo parente.Il 10 giugno 1377[63]troviamo Giovanni presente come testimone ad una investitura di Federico, pi precisamente della
motta di Fortepasso in favore dei fratelli Antonio, Domenico, Tommaso, Giovanni Pietro e Giacomo Roero, in cui denominato
come Ioanne de Ansermis de Racunisio filio condam Nicolini domicello prefati illustri domini marchionis. Queste poche righe ci
dicono due cose molto importanti. Innanzitutto che Giovanni figlio di un Nicolino e anche lui originario di Racconigi; in secondo
luogo che la funzione da lui svolta quella di domicellus del marchese, cosa che lo inserisce nellambito della corte e fa presumere
che appartenesse ad una aristocrazia formata da funzionari marchionali. Nel 1381 lo troviamo sempre come testimone in due atti
redatti a Verzuolo entrambi risalenti al 20 agosto[64]. Insieme a Giovanni, presente come notaio redattore, Antonio, scriba
marchionale e suo congiunto; purtroppo, per entrambi, non viene specificato il loro ruolo allinterno della corte.Con Tommaso il suo
ruolo cambia: infatti lo troviamo dal 5 giugno 1398[65] che ricopre, in occasione del riconoscimento delle precedenti franchigie e
libert alla comunit della Castellata, il ruolo di procuratore fiscale del marchesato di Saluzzo. Non una carica temporanea, dato
che lo troviamo dieci giorni dopo con la stessa funzione di testimone e con la stessa carica in un atto simile al precedente, ma questa
volta in favore della comunit di Manta[66]. Giovanni ancora presente, con le stesse mansioni e qualifiche, il 3 gennaio 1399[67]
allinvestitura di Giovannino di Saluzzo di alcune porzioni di Dogliani.Lultimo atto in cui presente (che coincide con lultimo
documento in cui appare un de Ansermis nellepoca di Tommaso III) risale al 15 gennaio del 1400[68]. Il suo ruolo sempre quello
di testimone, la sua qualifica rimane quella di procuratore fiscale e latto il riconoscimento, questa volta a favore della comunit di
Saluzzo, delle franchigie e delle immunit concesse dai suoi predecessori.Pur di provenienza extraurbana, i de Ansermis sono riusciti
fin dalla met del 300 , non solo a entrare al servizio del marchese, ma anche a far parte del suo entourage diventando, alcuni, suoi
vassalli. Protagonista di una repentina ascesa sicuramente Manfredo, la figura di riferimento per la famiglia de Ansermis, che, oltre
ad essere nominato vassallo, presente come testimone in atti importanti per le sorti in guerra di Tommaso II e in un momento
fondamentale per il futuro della dinastia marchionale saluzzese dilaniata da un periodo di lotte intestine.Il legame tra la famiglia e i
marchesi si rinnova con la generazione successiva; infatti due sono i figli di Manfredo impiegati a corte: Antonio svolge unattivit
di tipo notarile-cancelleresco, mentre Giovanni lavora nellamministrazione con lincarico di procuratore fiscale. La presenza di una
figura influente a corte basta non solo a garantire un impiego ai propri discendenti diretti, ma probabilmente daiuto anche a
personaggi appartenenti a rami collaterali della famiglia.Come accaduto per i Ravioli, sembra di capire che nella seconda met del
300 i funzionari e i collaboratori statali avessero maggiori possibilit dascesa sociale. E in questo periodo che Manfredo e
Giovanni di Nicolino ricoprono cariche che vanno al di l del semplice impiego funzionariale. Con la fine del secolo e linizio del
400 le cose cambiano: nonostante il prestigio acquisito dalla famiglia e lestrema professionalit di alcuni suoi elementi, non
troviamo pi cariche alternative a quelle amministrative (scriba, segretario, procuratore fiscale) come invece era accaduto nei
decenni precedenti. Anzi, dopo i molteplici incarichi ricoperti dagli esponenti di questa famiglia allinizio del secolo, i de Anselmi
sembrano scomparire dalla documentazione marchionale. Questi, per, dopo essersi inseriti con mansioni differenti tra gli ufficiali
marchionali e le strutture ecclesiastiche, e una volta ritiratisi da entrambi i settori, sono riusciti a mantenere il prestigio acquisito,
ottenendone il riconoscimento ufficiale nelleditto del 1460 che li eleva allo status nobiliare[69].

Ludovico de Pariseto

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Fra i personaggi che trovano fortuna presso la corte marchionale, va ricordato in modo particolare Ludovico de Pariseto.Questo
professionista, originario di Saluzzo, riesce a ricoprire le pi alte cariche cancelleresche, sebbene non possa contare sullappoggio di
famiglie al servitium di Tommaso o di esponenti dellentourage marchionale. Nella documentazione saluzzese, che parte dalla met
del 300 e arriva ai primi decenni del 400, possiamo trovare solo pochi personaggi che di cognome fanno de Pariseto. Nonostante
non ci siano sicure notizie su un loro possibile grado di parentela, a causa della mancanza del patronimico, sembra opportuno
analizzare le tracce lasciate da ognuno di loro per capire se vi fosse o meno qualche tipo di rapporto; un lavoro che servir per
definire meglio la figura di Ludovico. Il 25 aprile del 1379[70] il marchese Federico II concede agli uomini di Saluzzo la conferma
delle franchigie e della immunit come aveva gi fatto il suo avo Manfredo nel 1324. Concede, inoltre, in enfiteusi perpetua la
medesima comunit tutte le gabelle e gli altri tipi di imposte in cambio di un canone annuo di 200 franchi doro.Tra i consiglieri di
Saluzzo, presente, tra gli altri, un certo Nicolino de Pariseto il quale sar menzionato una seconda volta alla fine del secolo, il 19
maggio 1397[71]. In questultima occasione non svolge un ruolo attivo nella comunit, ma un suo possedimento risulta confinante ad
un podere oggetto del documento. Menzionarlo, quindi, risulta indispensabile per inquadrare geograficamente il terreno in questione.
Purtroppo, a parte il cognome, non abbiamo altri elementi che lo leghino al ben pi illustre Ludovico.Il 25 maggio del 1380 a
Saluzzo viene redatto un contratto di enfiteusi tra Federico II e il sacerdote di Melle, Oberto Maria da Cesana[72]; tra i testimoni
interviene Luysio de Pariseto. Molto probabilmente si tratta dello stesso Ludovico che negli anni a seguire servir, nelle vesti di
notaio, ben tre marchesi. Curioso che questo personaggio, solo nel momento in cui incaricato di mettere per iscritto la
documentazione marchionale, tralascia questo tipo di iscrizione del nome (alla francese). La sua collaborazione con lentourage di
Federico, gi prima di essere promosso a notaio, non saltuaria come quella di Nicolino; oltre al gi citato atto del 20 maggio,
ricompare il 20 agosto dellanno successivo a Verzuolo, sempre nelle vesti di teste in un contratto di enfiteusi concesso dal
marchese[73]. Quindi presente, sempre presso il castello di Verzuolo e sempre come testimone, il 17 febbraio 1382[74]. Anche in
questo caso si tratta di una concessione marchionale di un affitto della durata di 25 anni alla comunit di Paglieres delle gabelle del
teloneo dietro il versamento di un canone annuo di 26 franchi doro.Lultimo atto in cui menzionato, con il nome di Luysio, risale
all8 maggio 1386[75]. Come i precedenti due, redatto presso il castello di Verzuolo e tratta della concessione in affitto per 25 anni
alla comunit di Brossasco di un mulino, mediante canone annuo di 6 moggia di segale da consegnarsi al clavarius marchionale alla
festa di san Martino.Bench a Luysio non venga in questi anni mai affiancata una qualifica che lo leghi al marchese, probabilmente
tra i due doveva sussistere comunque un qualche tipo di legame di natura professionale. Risulterebbe strano, altrimenti, che questo
intervenga sempre in atti di natura economica e per di pi che riguardano sempre contratti di tipo enfiteutico o di affitto in genere. A
partire dal primo instrumentum da lui redatto per conto del marchese, il nome Luysio completamente accantonato: latto risale al 14
agosto del 1386[76] ed una tregua che Federico II concorda con il conte Amedeo di Savoia. Da parte sua, Ludovico, pu contare
solo sulla sua ambizione e sulla sua preparazione: egli non ha la fortuna di far parte di una famiglia che ha fatto della pratica notarile
al servizio dei marchesi un mezzo di ascesa sociale.Eppure deve essere un professionista estremamente capace se, non solo, in
seguito, lo vedremo ricoprire le pi alte cariche cancelleresche, ma soprattutto le rivestir per diversi anni e al servizio di ben tre
marchesi.La sua carriera, in qualit di notaio marchionale, inizia nel 1386 per finire nel 1418. Con Federico, compare in queste vesti,
solo due volte e in entrambe ha il compito di mettere per iscritto le tregue conchiuse tra lo stesso marchese e il conte Amedeo di
Savoia, definendosi semplice notaio. Il documento del 31 agosto 1394[77] redatto a Verzuolo ci pu dire qualcosa di pi; prima di
tutto dobbiamo sottolineare che si tratta di una littera[78] sulla quale si trova un sigillo pendente in cera rossa, tondo sorretto da una
fettuccia di pergamena e recante una legenda circolare in cui leggibile solo la parola Saluciarum in lettere gotiche. Al centro
raffigurato un cavaliere corazzato su un palafreno bardato e al galoppo, rivolto verso destra. Luomo a cavallo impugna nella mano
destra la spada e con la sinistra regge lo scudo. Nellescatocollo la sottoscrizione preceduta dallordine del marchese di apporre il
sigillo. Sopra la plica, sul lato destro del documento, riportato il nome del responsabile della sigillazione che lo stesso Ludovico
e, dalla parte sinistra, c scritto per dominum marchionem a riprova che Ludovico aveva agito per conto ed incarico del proprio
signore[79].Questo un metodo di autenticazione usato anche successivamente sotto Tommaso III: il 28 dicembre del 1401,
Ludovico ha, come era accaduto in precedenza, il ruolo di redattore e sigillatore. Possiamo quindi dedurre che anche a Saluzzo
esistito, almeno a partire dalla fine del 300, un notaio preposto a conservare il sigillo marchionale e responsabile della sua
applicazione sui documenti[80].Con il marchese Tommaso, la presenza di Ludovico presso la cancelleria sar pi regolare; con
laprirsi del nuovo secolo sar anche promosso a scriba. Infatti, troviamo che unisce questa nuova intitolazione alla vecchia
denominazione di notaio il 14 febbraio del 1400[81] in occasione di una procura; Tommaso chiede ad Antonio Provana di agire a suo
nome contro Amedeo Falletti, signore di Villa, in quanto resosi reo di tradimento nei confronti dello stesso Tommaso, suo signore
feudale. Lutilizzo di questa carica sar regolare fino al 1407, anno in cui promosso a segretario marchionale. Il 2 dicembre[82],
infatti, sottoscrive un atto in cui Tommaso concede a Guglielmo il territorio e la giurisdizione di Costigliole definendosi: notarius
publicus imperiali auctoritate secretariusque prefati illustri domini marchionis Saluciarum.Negli anni seguenti user sempre
qualificarsi con questultimo titolo, a parte in un paio di occasioni nelle quali troviamo la semplice nomina notarile; sembra, per,
solo un modo di definire pi semplicemente la propria persona e non un declassamento dalla posizione di segretario.Gli ultimi anni
in cui governa Tommaso e quelli immediatamente successivi alla sua morte vedono spesso Ludovico collaborare con un certo
Antonio Martine, anchegli avente la qualifica di secretarius. Agiscono insieme per la prima volta a Saluzzo, il 2 gennaio 1415.
Questatto ci d la definitiva conferma della sdoppiamento della carica segretariale.Il rapporto di collaborazione con Antonio Martine
continuer anche dopo la morte del marchese, per, solo fino al 28 gennaio 1418[83], ultimo atto in cui troviamo Ludovico. Con la
morte di Tommaso, nei pochi anni di lavoro che gli rimangono presso la cancelleria, egli deve fare riferimento alla marchesa
Margherita, in quanto reggente del figlio Ludovico; nelle sottoscrizione si presenta, infatti, come notarius publicus secretariusque
prefate domine comitisse.Durante gli anni in cui Ludovico svolge la sua funzione di segretario, troviamo un altro de Pariseto,
anchegli impiegato presso la corte, ma nel ramo amministrativo.Dal 22 gennaio 1415[84], infatti, presente spesso tra i testimoni un
certo Costanzo che ha la qualifica di procuratore fiscale per il marchesato di Saluzzo. Questo personaggio ha dimora sulla platea, il
cuore politico e commerciale della capitale, e unalleanza matrimoniale nel medesimo ambiente notarile (aveva sposato una
Elioni)[85]. Spesso Costanzo e Ludovico agiscono negli stessi atti, seppur il primo come teste e il secondo come redattore. Entrambi

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sono nominati nel testamento di Tommaso III, indice di una sicura importanza allinterno dellamministrazione del
marchesato.Anche se per questo de Pariseto non possediamo alcun documento in cui il suo nome compaia accompagnato dal
patronimico, possiamo presumere che sia parente di Ludovico e proprio grazie a questultimo sia riuscito ad entrare al servizio del
marchese. Anche Costanzo continua la sua carriera nellamministrazione dopo la morte di Tommaso e sempre nelle vesti di
procuratore fiscale.La carriera notarile di Ludovico sicuramente molto brillante; iniziata alle dipendenze di Federico per il quale
redige pochi atti, ma di assoluta importanza riesce nel contempo, pur qualificandosi solo come notaio, a diventare sigillatore.Con il
nuovo marchese mantenendo sempre questultima qualifica, riceve una promozione a scriba. Nel 1407 incomincia a ricoprire con
regolarit limportante carica di segretario, assumendo un ruolo di assoluta preminenza allinterno della cancelleria.Il suo servizio si
svolge soprattutto presso Saluzzo, ma non raro il caso che venga mandato in altre zone del marchesato per rappresentare il proprio
signore (Verzuolo, Dronero, Carmagnola). E lui che redige, in collaborazione con il collega sabaudo, il fondamentale trattato del 22
giugno del 1413 carico di conseguenze per il piccolo marchesato piemontese. La sua attivit pubblica quella che assorbe le sue
maggiori energie, svolge lattivit notarile anche in ambito privato. Loccasione la vendita di un pezzo di vigna nel territorio di
Saluzzo, fatta da Antonio Mascul a Guglielmo Alioto, entrambi di Saluzzo, dietro il pagamento di 65 lire astesi[86]. I de Pariseto,
soprattutto con Costanzo e Ludovico, hanno unesperienza di servizio, uno presso lamministrazione e laltro nella cancelleria, pi
che positiva, ma che si conclude in breve tempo nel silenzio documentario, forse per la mancanza di discendenza dei protagonisti.

Conclusione

Il Quattrocento un secolo dimportanti trasformazioni in campo cancelleresco, sia per il marchesato di Saluzzo che per altri stati
principeschi; infatti, al consolidarsi del potere signorile, si vuole di conseguenza stabilizzare le forme della sua manifestazione. Se la
cancelleria [...] lufficio in cui si svolgono tutte le pratiche inerenti allemanazione dei documenti di pubbliche autorit [...] e se
[...] il fondamento dellautenticit del documento pubblico risiede appunto nella sua emanazione da parte della cancelleria,
strumento e simbolo della volont assoluta dellautorit da cui dipende, in quanto esercita totalmente ed esclusivamente ogni facolt
di documentazione e certificazione propria di quella autorit.[87] logico e comprensibile che un signore, per prima cosa, cerchi di
costituirne una in modo da attestare il suo potere su altre eventuali forze politiche in gioco e sostituire la precedente fonte di
autenticit con la propria. Gi nel periodo comunale, infatti, i notai, grazie alla loro scrittura documentale, danno, allo stesso tempo,
consapevolezza e fondamento alle strutture del potere, agli organi di autogoverno cittadino e al raccordo fra le varie componenti
politiche[88].Un esempio fornito dalla signoria viscontea di Milano che si sovrappose ad una precedente istituzione politica ben
consolidata ed efficientemente organizzata, quella comunale, che ha compiuto una certa evoluzione nella stesura dei propri atti. I
Visconti, nel primo periodo della loro signoria, devono affidarsi alla fede notarile poich la loro autorit non ancora ben consolidata
e universalmente riconosciuta e, altrimenti, i documenti da loro emanati rischiavano di non essere credibili per la mancanza di
pubblica autorevolezza. Solo nel 1335, dopo cinquantanni di governo, i signori di Milano, sotto Azzone, possono organizzare il
primo embrione di cancelleria e, infatti, proprio in questo anno appare la qualifica di cancellarius domini e gli atti evolvono dalla
forma notarile a quella cancelleresca[89]. la testimonianza che, da questo momento, lautorit dei Visconti pubblicamente
riconosciuta tanto da rendere validi i documenti da loro emessi. Anche i Saluzzo, nello stesso periodo, intraprendono unopera
analoga, anche se la loro non una signoria nuova, appena affermatasi come quella viscontea, poich il potentato saluzzese
molto antico e affonda le sue radici nel periodo della scissione della marca piemontese e dellaffermazione, in quellarea, della stirpe
dei marchesi del Vasto, antenati dei marchesi di Saluzzo.Verso la fine del Trecento e linizio del Quattrocento, con il progressivo
affermarsi degli Stati regionali e delle signorie, si ha la cosiddetta eclisse del notariato, nel momento in cui si spezz il monopolio
notarile sulla documentazione pubblica e la fides del notaio viene sostituita dal pi diretto e unitario principio di autorit/autenticit
del signore.Purtroppo, il marchesato di Saluzzo, pur vantando a inizio 400 una storia bisecolare e un territorio omogeneo, per lo pi
situato in una zona strategicamente importante, non in grado di creare un apparato, burocratico, centralizzato ed efficiente, e di
conseguenza una cancelleria con analoghe caratteristiche. Ancora a inizio del 300 la redazione dei documenti marchionali avviene
tramite laiuto di notai privati, i quali agiscono come se il marchese fosse una persona qualunque: lautenticazione dellatto avviene
quindi tramite la fides del rogatario stesso. Con la met del 300, prendendo spunto soprattutto dalla signoria sabauda, si cerca di
rifondare, anche a Saluzzo, una oraganizzazione statale ormai sorpassata, basata su rapporti tipicamente feudali, e, nel tentativo di
dare un apparato statale meglio organizzato, rientra anche la fondazione di un ufficio cancelleresco. Ancora 50 anni pi tardi, per,
con la dominazione di Tommaso III, lufficio cancelleresco non ha una struttura stabile, definita e precisa. Infatti, se in un primo
momento abbiamo un gruppo di notai di base la cui attivit coordinata da uno scriba al di sopra del quale troviamo un canzellarius,
nel 400 le cose cambiano. La carica di scriba si sdoppia e la fiugura del cancelliere sostituita da quella del segretario. Con il 1407
scompare anche la carica di scriba e nel giro di pochi anni, la carica di segretario si sdoppia e pu essere ricoperta anche da due
professionisti contempoarneamente. Questi continui cambiamenti non indicano stabilit e organizzazione; il numero del personale
impiegato nella cancelleria, estremamente esiguo, dimostra, insieme alla mancanza di un vero e proprio cursus honorum per poter
migliorare la propria condizione allinterno dellufficio, cosa che sembra dipendere, invece, dal rapporto di fiducia che il singolo
professionista riusciva ad instaurare con il marchese, e soprattutto dallimportanza della famiglia dorigine, che lufficio ha ancora
una struttura elementare, soprattutto se messo a confroto con quello della signoria viscontea o quello del limitrofo stato sabaudo.Con
questo studio si voluto fornire del materiale per future ed ulteriori analisi atte ad approfondire le conoscenze sulla cancelleria
marchionale, anche per poter definire meglio lambito in cui vanno collocati gli studi sulla diplomatica saluzzese, senza la pretesa di
essere un trattato organico sullargomento, dato il ristretto campo di ricerca in quanto estremi temporali e al reperimento delle fonti.

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[1] Tesi di laurea di M. Lanzi, Per un repertorio dei regesti deimarchesi di Saluzzo nellet di Tommaso II e Federico II discussa
presso lUniversit di Milano nellanno accademico 2002-2003, p. 37.

[2] I. Lazzarini, Fra un principe e altri stati, relazioni di potere e forme di servizio a Mantova nellet di Ludovico Gonzaga, Roma
1996, pp. 183-184. A Mantova infatti, pur senza avere la carica alcun carattere esplicito di ereditariet, era prassi consueta che un
figlio o un nipote subentrassero allanziano parente al momento della sua morte o del suo ritiro. Un percorso cos netto a Saluzzo non
si defin.

[3] D. Muletti, Memorie storico-diplomatiche cit., IV, pp. 101-102

[4] Copia cartacea in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture, omaggi, giuramenti....cit., mazzo 5, fasc. 6.

[5] Originale pergamenaceo in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture, omaggi, giuramenti....cit., mazzo 9, fasc.
1.26, fol. 141.

[6] Originale pergamenaceo in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture, omaggi, giuramenti....cit., mazzo 5, fasc. 3.

[7] castelnuovo g., Ufficiali e gentiluomini. La societ sabauda nel tardo medioevo,Milano 1994, pp. 121-125.

[8] L. Provero in Un potere sotto tutela: marchesi e signori a Manta (sec. XII-XV) in Manta nei secoli di De Angelis-Gattullo, Cuneo
1998, p. 20: Lintervento di un castellano appare necessario a legittimare tutte le deliberazioni consiliari si pone come fondamentale
punto di collegamento tra il potere e la comunit. La comunit trova nel castellano, ovvero il rappresentante signorile, il braccio
esecutivo per provvedere alla riscossione e alle requisizioni che si rendevano necessarie

[9] L. Provero in Linvenzione di una citt: Saluzzo da Castello a capoluogo del marchesato (secoli XI-XIII) in Nuova Rivista
Storica, Gennaio-Aprile 1995, p. 15

[10] Copia autentica cartacea cinquecentesca in A.S.T., ., Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture, omaggi, giuramenti cit., m. 9,
fasc. 1.25, f. 139.

[11] Edito in D. Muletti Memorie...cit., pp. 227-229, riferimento nello stesso saggio alloriginale nel Libro degli statuti della Val di
Macra, p. 74 e 75 e regesto in Manuel di san giovanni, Memorie storiche di Dronero e della Val di Maira, p. 149, Torino, 1868, il
quale si rimanda ai Capitula et ordinamentis valli Mayranae, ecc., p. 74.

[12] Vedi D. Muletti Memorie...cit., p. 216.

[13] Copia rilegata in volume e autenticata singolarmente in A.S.T., Corte, Monferrato ducato addizione, mazzo 1, fol. 60, in A.S.T.
Corte, Ducato di Monferrato, mazzo 1, fasc. 44 e copia autenticata rilegata in volume in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. 6
Scritture riguardanti le pretese del marchese di Saluzzo sul marchesato do Monferrato, mazzo 18, fasc. 138.

[14] Edito in D. Muletti Memorie...cit., pp. 235-239 e riferimento nello stesso saggio agli archivi del sig. Michele Antonio Saluzzo,
conte di Verzuolo, Manta, ecc.

[15] Edito in ibidem, pp. 241-243.

[16]Originale pergamenaceo in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. 4, Investiturecit., mazzo 5, fasc. 17.

[17] Edito in D. Muletti Memorie...cit., p. 2, libro XIII.

[18] Ibidem, pp. 10-13, libro XIII.

[19] Ibidem, pp. 337-340, regesto in P. Camilla, Archiviocit., e nello stesso Camilla riferimento alloriginale in A.C.S., cat. 2,
mazzo 2, doc. 1 e regesto nella tesi di R. Eandi, doc. 28.

[20]Nel periodo di principato precedente a quello di Tommaso, troviamo un Giorgio Ravioli, ma quasi certamente si tratta di un caso
di omonimia che non possibile confermare data la mancanza del patronimico in entrambi i casi. Anche questo Giorgio notaio, ma
svolge la sua professione lontano da Saluzzo. Ricopre inoltre la carica di castellano a Verzuolo. I quindici anni di silenzio delle fonti
per quanto riguarda il nome di Giorgio Ravioli, una carriera, che se si trattasse di una sola persona, risulterebbe troppo longeva, i
differenti ambiti di azione (sia nella professione che geograficamente), ci portano a credere che siano due persone distinte.

[21] Copia cartacea rilegata in volume in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture, omaggi, giuramenti...cit., mazzo
9, fasc. 1.102, f. 289.

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[22] Edizione in D. MULETTI, Memorie storico-diplomatiche cit., V, pp. 258-62.

[23] Edizione inibidem, IV, pp. 272-74, e regesto nella tesi di R. Eandi, doc. 22.

[24] Edizione inibidem., IV, pp. 279-88, regesto in P. Camilla, Archivio....cit., riferimento nello stesso Camilla alloriginale in A.C.S.,
cat. 12, mazzo 1, doc. 2 e regesto nella tesi di R. Eandi, doc. 23.

[25] Originale pergamenaceo in A.S.T. Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture, omaggi, giuramenti...cit., mazzo 5, fasc.
16.

[26] Copia autentica cartacea cinquecentesca in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture, omaggi, giuramenticit., m. 9,
fasc. 1.97, f. 273.

[27] Copia autentica pergamenacea in A.S.T., Marchesato di Saluzzo cat. IV, Investiture, omaggi, giuramenticit., m. 2, fasc. 8.

[28] Copia autentica pergamenacea in A.S.T., Marchesato di Saluzzo cat. IV, Investiture, omaggi, giuramenticit., m. 9, fasc. 1.81, f.
434.

[29] Copia pergamenacea del 1368 in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, cat. I, Diplomi imperiali, m. 1, fasc. 8.

[30] Edito in D. MULETTI, Memorie storico-diplomatiche cit., IV, pp. 134-138: documento del 19 dicembre 1378.

[31] Edizione inibidem, p. 247.

[32] Edizione in D. Muletti, Memorie storico-diplomatiche cit., V, pp. 95-97.

[33] Tesi di laurea di M. Lanzi, Per un repertorio dei regesti dei marchesi di Saluzzo nellet di Tommaso II e Federico II discussa
presso lUniversit di Milano, anno accademico 2002-2003 p. 55.

[34] Edito in Muletti, Memoriecit., pp. 220-223.

[35] Con la stima commissionata da Federico II nel 1391 del podere noto come delle Casane per mezzo di estimatori pubblici del
comune, veniamo a conoscenza che almeno dallanno 1391, anno a cui la stima si riferisce, il comune di Saluzzo era provvisto di un
ufficio di estimatori pubblici e Muletti, in Memorie storico-diplomatiche.cit., p. 224 ci riferisce che negli statuti questi entravano
nel numero degli ufficiali del comune e godevano di un determinato stipendio.

[36] Originale pergamenaceo in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture, omaggi, giuramenticit., m. 5, fasc. 3.

[37] Copia autentica pergamenacea in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture, omaggi, giuramenticit., m. 5, fasc. 4.

[38] Copia rilegata in volume e autenticata singolarmente in A.S.T., Corte, Monferrato Ducato Addizione, mazzo1, fasc. 43 e copia
rilegata in volume e autenticata singolarmente in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. 6, Scritturecit., mazzo 1, fasc. 58.

[39] Edito in Muletti, Memoriecit., pp. 232-35

[40] Originale pergamenaceo in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, cat. VII, Trattati ed altre scritture tra i marchesi di Saluzzo e i re di
Sicilia conti di Provenza, m. 1, fasc. 8.1.

[41] Copia autentica cartacea cinquecentesca da copia del 23 settembre 1354 in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture,
omaggi, giuramenti di fedelt.cit., m. 9, fasc. 1.100, f. 284.

[42] Originale pergamenaceo in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, cat. VII, Trattati ed altre scritture tra i marchesi di Saluzzo.cit., m.
1, fasc. 8.1.

[43] Vedi tesi di M. Lanzicit., p. 56.

[44] Originale pergamenaceo in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, cat. I, Diplomi imperiali, m. 1, fasc. 5; citazione in Muletti, Memorie
storichecit., III, p.354.

[45]Tesi di laurea di M. Lanzi cit., p. 66.

[46] Originale pergamenaceo in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture, omaggicit., m.2, fasc. 14.

[47] Il documento in questione un affitto di una gabella per 29 anni alla comunit di Dronero. Il documento risale al 3 marzo del

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1379 ed un originale pergamenaceo conservato in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, Protocolli dei segretaricit., vol. 1, Anselmo di
Racconigi, fol. 10-13; edizione in Manuel di San Giovanni, Memorie storiche di Dronero-Cartario..cit., III, pp. 133-134, n. doc.
XXXVI; citazione in Manuel di San Giovanni, Memorie storiche di Dronerocit., I, p.122.

[48] Originale pergamenaceo in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, Protocolli dei segretaricit., vol. I, Anselmo di Racconigi, fol.
28-32.

[49]Vedi tesi di M. Lanzicit., p. 68.

[50] Edito in Muletti, Memoriecit., pp. 227-229 e regesto in Manuel di San Giovanni, Memoriecit., p. 149.

[51] Copia rilegata in volume e autenticata singolarmente in A.S.T., Corte, Monferrato Ducato addizione, mazzo 1, fol. 60, in A.S.T.,
Corte, Ducato Monferrato, mazzo 1, fasc. 44 e copia autenticata rilegata in volume in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. 6,
Scritture riguardanti le pretese del marchese di Saluzzo sul marchesato di Monferrato, mazzo 18, fasc. 138.

[52] Copia rilegata in volume e autenticata singolarmente in A.S.T., Corte, Monferrato Ducato addizione, mazzo 1, fasc. 43 e copia
autenticata rilegata in volume in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. 6, Scritturecit., mazzo 1, fasc. 58(documento del 16
febbraio 1398)

[53] Edito in Muletti, Memoriecit., pp. 232-35.

[54] Regesto e in parte edito in C. allais, La Castellata. Storia dellalta valle di Varaita, p. 139, Saluzzo 1891.

[55] Edito in Muletti, Memoriecit., pp. 235-39.

[56] Edito in ibidem, pp. 274-72 e regesto nella tesi di R. Eandi, doc. 22.

[57] Il primo documento risale al 3 marzo 1379 edito in Manuel di San Giovanni, Memorie storiche di Dronero, pag. 122 e Manuel
di San Giovanni, Memorie storiche di Dronero-Cartario, III, pp. 133-134, n. doc. XXXVI; per il secondo del 1 novembre 1379 c
loriginale pergamenaceo in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, Protocolli dei segretari, vol. I, Anselmo di Racconigi, fol. 23 e 26.

[58] Conservato in originale pergamenaceo in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, Protocolli dei segretaricit., vol. I Anselmo di
Racconigi, fol. 61.

[59] Copia rilegata in volume e autenticata singolarmente in A.S.T., Corte, Monferrato Ducato addizione, mazzo 1, fol. 60, in A.S.T.,
Corte, Ducato Monferrato, mazzo 1, fasc. 44 e copia autenticata rilegata in volume in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. 6,
Scritture riguardanti le pretese del marchese di Saluzzo sul marchesato di Monferrato, mazzo 18, fasc. 138.

[60] Copia rilegata in volume e autenticata singolarmente in A.S.T., Corte, Monferrato Ducato Addizione, mazzo 1, fasc. 43 e copia
rilegata in volume e autenticata singolarmente in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. 6, Scritturecit., mazzo 1, fasc. 58.

[61] A.C. Racconigi, estimo 1352 (gennaio-febbraio).

[62] Vedi tesi di M. Lanzicit., p. LVII.

[63] Copia autentica cartacea cinquecentesca in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture, omaggi giuramenticit., m. 9,
fasc. 1.25, f. 139.

[64] Il primo una concessione in enfiteusi perpetua alla comunit di Villanova di 100 giornate di beni dietro il pagamento di un
affitto annuo di 200 staria di frumento e altri 200 staria di vino; mentre il secondo la concessione in affitto, da parte di Federico II,
alle comunit di Melle, Frassino, Venasca e Brossasco della gabella del teloneo.Il primo conservato in originale pergamenaceo in
A.S.T., Marchesato di Saluzzo, Protocolli dei segretari..cit., vol. I, Anselmo di Racconigi, fol 63-67, citazione in Muletti, Memorie
storio-diplomatichecit., vol. IV, p.157; mentre il secondo conservato in originale pergamenaceo in A.S.T., Marchesato di
Saluzzo, Protocolli dei segretari..cit., vol. I, Anselmo di Racconigi, fol 56-60, citazione in Muletti, Memorie storio-
diplomatichecit., vol. IV, p.156-157.

[65] Regesto e in parte edito in C. Allais, La Castellata. Storia dellalta valle di Varaita, p. 139, Saluzzo, 1891.

[66] Infatti latto del 15 giugno 1398 ed edito in Muletti, Memorie storio-diplomatichecit., pp. 235-39.

[67] Latto edito in Muletti, Memorie storio-diplomatichecit., pp. 241-43.

[68]Latto edito in ibidem, pp. 246-50, regesto in CAmilla, Archivio storico del comune di Saluzzo (inventario-regesto 1297-1882)
con riferimento alloriginale conservato in A.C.S., cat 18, mazzo 1, fasc. 7 e regesto in tesi di laurea di R. Eandi, doc. 20.

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[69]L. C. Gentile, Ludovico I e il processo di definizione e chiusura dellaristocrazia saluzzese. Note a margine del decreto del 20
agosto 1460, a cura di R. Comba, Societ per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, Cuneo 2003, pp.
177-78.

[70] Originale pergamenaceo in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, Protocolli dei segretari, vol. I Anselmo di Raccanigi, fol. 2-8;
(originale A.C.S., cat. X, m. 1, doc.1); regesto in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, Documenti ceduti dalla Francia nel 1949, Requeil,
m. 1, n. 121; edizione in Muletti, Memorie storico-diplomatiche cit., IV, pp. 148-153.

[71] Edito in Muletti, Memorie storico-diplomatichecit., pp. 220-223.

[72] Il sacerdote riceve una casa nel borgo di Melle con canapale posto sotto la chiesa, mediante laffitto annuo di 11 libbre e 2 once
di candele di cera. Federico riceve inoltre immediatamente 50 franchi doro; conservato in originale pergamenaceo in A.S.T.,
Marchesato di Saluzzo, Protocolli dei segretari, vol. I Anselmo di Raccanigi, fol. 39 e 41.

[73] Federico II concede in enfiteusi perpetua alla comunit di Villanovetta 100 giornate di beni situati sul suo territorio, mediante
laffitto annuo di 200 staria di frumento e altri 200 staria di vino da consegnarsi il 14 ottobre di ogni anno a Villanovetta e da
trasportarsi, a spese della comunit, presso il castello di Verzuolo; conservato in originale pergamenaceo in A.S.T., Marchesato di
Saluzzo, Protocolli dei segretari, vol. I Anselmo di Raccanigi, fol. 63-67 e citazione in Muletti, Memorie storico-diplomatichecit.,
IV, p. 157.

[74] Originale pergamenaceo in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, Protocolli dei segretari, vol. I Anselmo di Raccanigi, fol. 78 e 80;
copia autentica pergamenacea del 1533 in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, cat. V, Investiture, trattati e altri contratticit., m.1, fasc.
18; tre copie secentesche, ibidem; copia autentica cartacea secentesca in A.S.T., Ducato di Monferrato. Scritture riguardanti il
ducatocit., m 1, fasc. 23, prima addizione; citazione in Manuel di San Giovanni, Memorie storiche di Dronerocit., p.126.

[75] Originale pergamenaceo in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, Protocolli dei segretari, vol. I Anselmo di Raccanigi, fol. 93 e 95.

[76] Originale cartaceo in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, Investiture, omaggi, giuramenticit., cat. IV, m. 3 fasc. 6; originale
pergamenaceo in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, Investiture, omaggi, giuramenticit., cat. IV, m. 4, fasc. 5; copia semplice
pergamenacea coeva, ibidem; citazione in Muletti, Memorie storico-diplomatichecit., IV, p. 166.

[77]Originale pergamenaceo in A.S.T., Marchesato di Saluzzo, cat. IV, Investiture. Omaggi, giuramenticit., m. 5, fasc. 5.

[78] Le litterae cos chiamate per la loro impostazione ad epistola, sono un prodotto pi prppriamente cancelleresco, ma, in ogni
caso, venivano redatte dagli stessi notai che sottoscrivevano gli instrumenta.Le litterae avevano anchesse una struttura
estremamente semplice e standardizzata: lintitulatio riportava il nome del marchese (nel nostro caso Thomas) seguita nellordine
dal nome del destinatario, dalla narratio, quindi lespositio, la data topica e quella cronica, come negli instrumenta, nello stile della
nativit.Questo, pur essendo un prodotto cancelleresco, presenta ancora la completio del notaio il quale rimaneva responsabile della
convalidazione dellatto. Come dice Gian Giacomo Fissore si coglie la coesistenza di due procedure documentarie di cui una, la
cancelleresca, assorbita con sapiente naturalezza entro la prassi notarile che ne costituisce il supporto e insieme si caratterizza come
dominante (G. G. Fissore, Pluralit di forme e unit autenticatoria nelle cancellerie del medioevo subalpino (secoli X-XIII), p.
155.) Sebbene le litterae siano state introdotte alla fine del 300, ancora nel secondo decennio del secolo successivo la
documentazione redatta e convalidata grazie alla presenza notarile. Linstrumentum rimane sotto Tommaso III il prodotto principale
della cancelleria e, nel caso venga redatta una littera, la sua validit attestata in primis dalla sottoscrizione notarile e, solo in
minima parte, dalla presenza del sigillo marchionale. Secondo Fissore G. G. come scrive in Pluralit di forme...cit., p. 153, nota 7:
[...] il grave ritardo dellorganizzazione della cancelleria rispetto alloltralpe da imputarsi allorganizzazione notarile in grado di
gestire larga parte delle esigenze documentarie dei centri minori di potere sia laici che ecclesiastici [...].

[79] Vedi tesi di M. Lanzi.cit. p. 40.

[80] Ibidem, p. 40.

[81] Copia cartacea rilegata in volume in A.S.T., Corte, Marchesato di Saluzzo, cat. 4, Investiturecit., mazzo 9, fasc. 147.

[82] Edito in Muletti, Memorie storico-diplomatichecit., IV, p. 312.

[83] Citazione in ibidem, tomo V, p. 15.

[84] Edito in Muletti, Memorie storico-diplomatichecit., IV, pp. 337-340; regesto in CAVILLA, Archiviocit., con riferimento
alloriginale conservato in A.C.S., cat. 2, mazzo 1 e regesto nella tesi di R. Eandi, doc. n. 28.

[85] Saggio di L. C. Gentile, Ludovico I e il processo di definizione e chiusura dellaristocrazia saluzzese. Nota a margine del
decreto del 20 agosto 1460, p. 183, nota 90, in Ludovico I marchese di Saluzzo. Un principe tra Francia e Italia (1416-1475), a cura
di R. Comba, relazioni al Convegno: Saluzzo, 6-8 dicembre 2003, Cuneo 2003.

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[86] Originale in A.S.T., Corte, Paesi per A e B, Saluzzo, mazzo 4, fasc. 2.

[87] A. Pratesi, Genesi e forme del documento medievale, Roma 1999, p. 39.

[88] A. Bartoli Langeli, La documentazione degli stati italiani nei secoli xiii-xv: forme, organizzazione, personale in Culture et
idologie dans la gense de ltat moderne, Collection de lcole franaise de Rome, n. 82, Roma 1985, p. 40.
[89] M. F. Baroni, La cancelleria e gli atti cancellereschi dei Visconti, signori di Milano dal 1277 al1447 , in Landersherrliche
Kanzlein im Spatmittelelter, Monaco 1984, pp. 455-485.

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