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avevo indirizzato al prof. Lombroso e che fu letti in quest'aula: ma al di sopra della fede formulata e codificata vi
sono i combattenti, che, sotto bandiere un po' diverse dalla
mia, lottano eroicamente nell'interesse della umanit, e a
cui io, pur non conoscendoli che di nome, mi onoro di stringere la mano con affetto fraterno in un momento, in cui le
galere del mondo civile minacciano di inghiottirli disonorandoli.
luogo questo di pensare a distinzione di scuole, e anatemizzare i fratelli anarchici, mentre la reazione imperversa
e tenta di sopprimere e disonorare noi e loro?
Abbiti la mia parola di pace e di solidariet, o pericolosissimo e scomunicato Guli e valgano i comuni dolori a unire i militi sinceri delle varie scuole del socialismo.
Ed ora andiamo alla difesa; poich il rito o il bisogno lo
vuole, unir pure la mia debole parola e quella dei miei compagni, per tentare di distruggere le accuse che pendono sulle nostre teste. La splendida dimostrazione giuridica della
nostra innocenza, fatta dal compagno e amico De Felice, darebbe a noi il diritto di non prendere piti in esame il tirocesso; si dovrebbe attendere e con la massima serenit la
sentenza. Ma le ombre dei poveri morti della Sicilia turbano
ancora il sonno dell'Italia e, fors'anche. dell'intero mondo
civile, e impongono a ognuno d noi l'obbligo di sforzarsi a
mettere in evidenza le prove della propria integrit morale,
nascoste in un grosso zibaldone di carta sporca con raffinatezza inquisitoriale. Nella vita ordinaria vi sono casi, in cui
l'incoerenza giuridica non dice nulla intorno all'integrit morale dell'imputato, anzi non rare volte svela purtroppo l'iniquit dei giudici che colpiscono con predilezione i vinti, e
l'arte profonda dei pi vili delinquenti a danneggiare impunemente il proprio simile, sotto l'usbergo delle insegne della classe dominante. Nel caso nostro l'incoerenza giuridica
suppone per s stessa l'integrit morale, molto pili quando
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la statistica ha in certo modo dimostrato l'influenza moralizzatrice dei Fasci. Ma la specialit del caso rende utile e
necessario ogni piccolo sforzo, che tende a mettere sotto luce meridiana la nostra condotta. I gaudenti sentono dalle
profondit misteriose della storia salir su un coro di voci
poderose, che reclamano diritti, e le credono selvaggie, preumane, anelanti lo sfacelo sociale e il caos. Noi socialisti nella fede cieca, che fa sollevare le plebi col talismano dei ritratti dei Sovrani, scorgiamo un pericolo per l'evoluzione,
temiamo che il feticismo sia di ostacolo al cammino dell'ideale.
La severa ragione sarebbe sufficiente a tranquillizzare
tutti, se le nostre passioni d'ogni giorno non la indebolissero deformandola sconciamente. Essa, l'austera Dea, insegnerebbe al gaudente che il suo benessere aumenter sempre
pi, a misura che le masse s'innalzano e tendono a diventare
umane, e che le esplosioni venenti dall'incosciente-collettivo
sono indipendenti da ogni sobillazione; al socialista insegnerebbe che soltanto le buone condizioni della vita, cio l'aria,
il buon nutrimento e il lavoro non esauriente, possano rendere efficace tutto ci che si esprime con la parola educazione, e mettere in un'altra via la funzione psichica che ha
creato e continua a creare il feticcio e le tirannidi. Ma, attraverso il velo funebre elei morti di Giardinello, di Lercara,
di Pietrapersia, di Gibellina, di Marineo e di S. Caterina Villarmosa, la percezione dei rapporti di causalit, viene profondamente alterata, e, malgrado la nostra innocenza giuridica, la condanna sar inevitabile, se i nostri giudici non
avranno la rara ed eroica attitudine di dimenticare s stessi, trasportandosi con l'immaginazione in un'altra societ,
dove le passioni umane, pur continuando a funzionare, avranno diverso contenuto.
Nel giudizio che si dar in quest'aula avr certo grande
importanza la lealt del soldato, e noi appunto per questa
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lealt ci troviamo contenti che la nostra sorte stata affidata al tribunale militare. Ma disgraziatamente la psicologia
insegna che i nostri giudizi, specialmente nei fatti umani,
derivano in massima parte dall'incosciente. Mentre voi, o
Signori del Tribunale, studiate col massimo scrupolo tutti i
particolari pi minuti del processo per potere giudicare equamente, quella parte del vostro spirito che non arriva alla coscienza, ma che pur vive rigogliosa in ogni uomo, far
come il diavolo: s'insinuer tra le fila del vostro ragionamento, e, senza che voi ve ne accorgiate, dar gran peso a
quella parte che, in noi, a uno sguardo superficiale, rappresenta la negazione assoluta di tutto ci che bello e sacro,
non solo per voi, ma anche per noi.
La patria e la famiglia sono oggetti sacri per tutti; ma
siccome, voi, con molta probabilit, le ritenete una specie
immutabile, sar facile a quel diavolo, che si chiama incosciente, farvi credere che noi vogliamo distruggerle, mentre
vogliamo trasformarle. Noi vogliamo distruggere la patria c
la famiglia di oggi, con quegli stessi intendimenti e diritti,
con cui tutti i rivoluzionari, che la borghesia annovera tra
i propri martiri umani e divini, vollero distruggere la patria
e la famiglia greca e romana, che anche noi, iconoclasti impenitenti, ammiriamo attraverso le pagine immortali degli
scrittori di quelle due grandi razze, e le riteniamo anello sacro e glorioso dell'evoluzione della specie umana.
Potr il vostro spirito dimenticare per un momento le
forme dell'ideale, alle quali abituato, e vedere in noi non
solo la parte negativa, ma anche quella positiva delle nuove
forme dell'ideale, che la storia va inesorabilmente tessendo?
La vostra sentenza dar la risposta all'interrogazione,
che io vi rivolgo con la massima ansia. Se potete affermare
di avere trovato le colonne d'Ercole del progresso umano,
scagliate serenamente la vostra pietra sulle nostre teste.
Nell'atto di accusa si rileva che la rivoluzione dovette
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To, milite oscuro del socialismo, mi onoro di appartenere alla falange dei rivoluzionari, cio non credo che il fenomeno delle insurrezioni a mano armala possa evitarsi nella
pi grande e pi umana delle rivoluzioni della mia specie.
Qui il punto principale che divide me da Montalto, Bosco,
Petrina e Verro: essi credono che la rivoluzione socialista si
compir senza insurrezioni armate. Secondo me le distruzioni violente spariranno quando comincer ad esistere l'umanit. L'umanit non esistita mai e non esiste ancora: vi
sono stati degli individui umani, cio uomini che in tutto o
nella massima parte degli atti della loro vita, hanno mostrato di avere sentimenti altruistici solidamente organizzati:
ma l'umanit, come ente collettivo, incomincer ad esistere
il giorno, in cui l'uomo non sar pi costretto dai bisogni
della propria conservazione a fare una lotta da lupi col proprio vicino. Ammesso anche che la maggior parte degli individui delle nazioni civili sia oggi disposta per eredit e per
educazione a vivere umanamente, bisogna pure che essa si
adatti a vivere bestialmente, n pili n meno come l'altra
parte che non vi disposta, se non vuole esporsi al pericolo
di cadere tra i vinti e gli affamati; bisogna pure che ognuno
di noi si adatti a levare il pane dalla bocca altrui senza piet. Con le attuali organizzazioni sociali, sono destinate a perire quelle nazioni e quegl'indrvidui, che non si sforzano col
permesso dei codici, di rapire qualche cosa alle altre nazioni
e agli altri individui. Questa vecchia verit stata gi riconosciuta da non pochi conservatori; ma essi, confondendo la
biologia con la sociologia e applicando male le leggi darviniane, finiscono sempre col concludere che la lotta per la
vita legge naturale, che ha dominato e dominer perennemente tra nazione e nazione e tra individuo e individuo della stessa nazione.
Noi rivoluzionari, noi socialisti, invece, basandoci sulla
storia e sulla sociologia, crediamo che verr giorno in cui
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Yuomo non sar piti costretto dai bisogni della propria esiat^n'/.a ad armarsi di fucili, di cannoni e di rollici per fare il
ladro col cosidetto straniero, col proprio concittadino e non
rare volte coi genitori, coi fratelli e con le sorelle.
Saremo degli utopisti: ma non dimenticate che la bestia
uomo si distaccata dalle bestie ed giunta al punto in
cui per virt di utopie, le quali, prima di realizzarsi destarono disprezzi, ire, odi e persecuzioni contro i poveri sognatori. E la storia da un pezzo che va preparando la realizzazione alla ph bella delle utopie del cervello umano: il giorno, in cui nei codici si afferm che nell'interesse pubblico si
pu levare la propriet privata al cittadino indenizzandolo
con moneta, si fece un vero atto di socialismo incosciente;
un altro atto di socialismo incosciente pu chiamarsi il servizio militare obbligatorio p tutti gli uomini robusti, mentre i deboli e le donne ne vanno esenti, pur usufruendone l
dove il servizio militare vantaggioso, e tanti altri esempi
si potrebbero citare di socialismo incosciente.
La ripetizione di simili atti e un gruppo complesso di
fattori, che non qui il luogo di esaminare, hanno prodotto
la coscienza socialista, che oggi non pi un sogno, ma la
visione netta di una tendenza sorta da lungo tempo nelle societ umane e arrivata a tale grado di sviluppo da farci sperare che non lontana l'epoca in cui avremo le prime organizzazioni coscientemente socialistiche.
Qui ripeto ci che dichiarai nel mio interrogatorio: da
socialista ho tentato di contribuire alla pi umana, alla veramente umana delle rivoluzioni con tutti i mezzi che ho creduto necessari e che il codice della borghesia permette a tutti i cittadini italiani. T mezzi che il codice chiama reati, non
li ho adoperati, non gi perch li rigetti a priori, in s, ma
per la semplicissima ragione che ritengo non essere ancora
arrivato il tempo, nel quale simili mezzi saranno utili e dolorosamente necessari. E credo, forse a torto, che, se noi soe r
I / u l t i m a dicluarazSone *
Incomincio col dire che impossibile al povero predicare l'amore pel ricco; il povero non vi ascolterebbe. Se il ricco contro il povero, naturale che il povero debba essere
contro il ricco. Io non poteva predicare l'amore, perch non
sarei stato ascoltato ed avrei quindi lasciato affrettare quello
scoppio che io volevo allontanato. Allontanato e non scongiurato; perch io ritengo che sia fatale l'esplosione.
Non predicavo amore, dunque; ma non predicavo l'odio.
Educavo. Persuadevo dolcemente i lavoratori morenti di fame che la colpa non di alcuno; del sistema. Il lavoratore, se salisse in alto, sarebbe anch'egli un oppressore, dato
l'attuale sistema: di questo ho voluto persuadere il lavoratore. Perci non ho predicato l'odio agli uomini ma la guerra al sistema.
[...] Certo la nostra propaganda energica; fa rialzare
la testa. I contadini si lasciano crescere i baffi dice il
delegato.
ri vero: essi hanno acquistato la coscienza di essere uomini. Non domandano pi l'elemosina, - - chieggono ci che
diritto.
La menzogna svanita, svanita la loro vilt: colla
nostra propaganda s'innalzano. Non si appostano pi per uccidere il padrone a tradimento: lo guardano negli occhi e
domandano colla forza del diritto. - - E scioperano.
[...] Il socialismo procede appunto perch non senlimentalisrno: forza, pratico. Esso si fonda sulle leggi economiche. E qualunque cosa si faccia da noi, la borghesia dovrebbe esserci grata. Noi rendiamo le forze sociali meno temibili, meno disastrose.
* li socialismo difeso da Nicola
Guerra. Roma, 1895, pp. 15-16.
Barbato ai Tribunale
di
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