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SENTIERI ILLUMINATI
DALLO SPIRITO
Atti del Congresso
internazionale di mistica
Abbazia di M iinsterschwarzach
Edizioni OCD
ISBN 88-7229-215-8
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Nel 1923, Gerda Walter, dscepola di Husserl, pubblica una Phnomenologie der Mystik4 in cui centra la sua attenzione sul fenomeno originario dei vis
suti mistici, come esperienza reale e immediata, anche se non adeguata o com
pleta, di Dio in persona. Pi di recente, N. Pike elabora u n testo sullunione
mistica, Mystic Union. An Essay in th Phenomenology o f Misticism5 che, come
preciser in seguito, offre una fenomenografia, in quanto il saggio basato pi
sugli scritti che descrivono il fatto dellunione, che sullosservazione del fatto
stesso. Il libro intende dim ostrare che l'esperienza mistica possiede una strut
tura simile a quella della percezione e che in quella, Dio sarebbe percepito
come oggetto dei sensi spirituali.
Lintento di questa relazione si distingue da questi modelli, non solo per
le sue conclusioni, ma per la concezione stessa del compito e del m etodo uti
lizzato. La fenomenologia della mistica che propongo si inscrive nel quadro
della fenomenologia della religione e opera con un m etodo proprio. noto
che la fenomenologia della religione stata sviluppata, nel corso dellultimo
secolo, seguendo tre modelli principali.
Il prim o consiste nello studio filosofico della religione, secondo il m etodo
proprio della fenomenologia husserliana, come hanno fatto Max Scheler,
Edith Stein e altri discepoli di Husserl. Lopera del primo, De lo eterno en el hombre [tr. it. Leterno nelluomo, Fabbri, Milano 1972], il modello di questo tipo
di fenomenologia della religione, che certam ente costituisce una forma pecu
liare e sicuram ente interessante di filosofa della religione.
Il secondo modello ha inteso la fenom enologia della religione com e sto
ria com parata delle religioni, una form a peculiare di storia, che evidenzia gli
elem enti comuni, le somiglianze, le convergenze e le peculiarit delle religio
ni, in stretto contatto con le circostanze culturali di ciascuna di esse. I rap
presentati di questi modelli sono autori di nazionalit e tendenze distinte,
come, tra gli altri, B. Christensen, E. O. James, R. Pettazzoni, G. W idengren
e N. Smart.
Il terzo modello intende la fenomenologia della religione come scienza
sistematica o scienza integrale delle religioni e nasce dallapplicazione ai dati rac
colti dalla storia delle religioni di alcuni elementi del m etodo fenomenologi
co, specialmente il ricorso alla comprensione come forma per captare nei fatti il
significato particolare che autorizza la loro iscrizione in un m ondo um ano
11
specifico, nel nostro caso, il m ondo del sacro. Questa corrente ha i suoi ante
cedenti in Fr. Schleiermacher, W. Dilthey, N. Sderblom e R. Otto; e i suoi rap
presentanti pi famosi in J. Wach, G. van der Leeuw, Fr. Heiler, G. Mensching,
C. J. Bleeker, J. W aardenburg e, in una certa misura, M. Eliade.6
La fenomenologia della mistica, che riassumo in questo contributo, si
inscrive nel solco della fenomenologia della religione elaborata secondo il ter
zo modello. Per svilupparla, comincer con lesporre il cam mino seguito da
noi che la coltiviamo a partire dalla fenomenologia della religione; in seguito,
esporr il suo statuto epistemologico e il m etodo di studio che comporta; infi
ne, riassumer i suoi risultati pi im portanti.
6 Per ulteriori dettagli riguardo alla fenomenologia della religione, i suoi rappresentanti, la sua storia, il meto
do e le principali correnti, mi permetto di rimandare ai miei studi, Introduccin a la fenomenologia de la religin, Cristiandad, Madrid 61997, e Fenomenologia de la religin, in M. Fraij, Fibsofia de la religin. Estudios y textos, Trotta,
Madrid 1994, 57-87.
7 A questo fa esplicito riferimento l'opera pionieristica di Fr. Von Hiigel, The Mystical Element of Religin, as
Studied in Saint Catherine o f Genoa and her Friends, J. M. Dent, London 1908, 2 vols.
8 Dati per la storia del termine in H. De Lubac, Corpus mysticum, Aubier, Paris 21949, spec. le pp. 47ss.; anche
L. Bouyer, Mystique: essai sur histoire dun mot, in Supplment la vie spirituelle, 3 (1949), pp. 3-23.
9 Testo casigliano di questa opera in Pseudo-Dionigi, Obras completas, Ed. preparata da T. H. Martin, BAC,
Madrid 1990, pp. 371-380.
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scenza puram ente razionale, elaborata in base a dei concetti generali e che
caratterizza la teologia speculativa.
Solo nella prim a m et del XVII secolo si comincia ad utilizzare la parola
mistica come sostantivo, per riferirsi alle persone che coltivano questa forma
di conoscenza (in precedenza le si chiamava spirituali o contemplative) e a tu t
to ci che riguarda la form a mistica della vita, isolato e fatto oggetto di parti
colare attenzione.10 Cos, l'apparizione del sostantivo mistica, proprio in que
sto m om ento della storia del cristianesimo e della riflessione sul fenomeno
religioso, m ostra la configurazione di una regione, di alcuni oggetti, itinera
ri e linguaggi propri, nel complesso della vita sociale. A partire da questo
m om ento, uno spazio delimita u n m odo di esperienza, una classe di discor
so, u n ambito di conoscenza, che in seguito, quando si svilupperanno gli stu
di che cercano di chiarirlo, dar luogo a quello che sar denom inato fenome
no mistico.
Un passo im portante nellisolamento del fatto mistico avr luogo quando
lo studio della storia delle religioni riuscir ad identificare in ciascuna di esse
una serie di manifestazioni, determ inate esperienze, fenomeni psicosomatici
straordinari, forme simili di linguaggio, forme di vita e itinerari spirituali
comuni, che perm etteranno di parlare della mistica come di u n elemento
allinterno di ciascuna religione. Da quel m om ento, si comincer a studiare le
varie forme di mistica religiosa, com e quella ind, la buddista, la taoista,
lebraica, la mussulmana e la cristiana.11 Cos il riconoscimento dellelemento
mistico nelle religioni ha perm esso lidentificazione di un fenomeno mistico
allinterno del fenomeno religioso. Infine, dopo la secolarizzazione della socie
t e della cultura, lapparizione di alcuni tratti caratteristici del fenomeno
mistico in fatti extrareligiosi condurr ad allargare le frontiere del fenom eno
mistico ben oltre le frontiere religiose, e si inizier a parlare del fenomeno
mistico com e di un settore del fenomeno umano, presente sotto forme reli
giose, m a realizzabile anche al loro margine in form e laiche o profane.12
10 Ha studiato questo fatto M. de Certeau, Mystique au XVIIe sicle. Le problme de langage mystique, in Lhomme devant Dieu.. Mlanges... H. De Lubac, Aubier, Paris 1964, voi. 2, pp. 267-291.
11 Riferimenti a tutte queste forme di mistica religiosa e alle monografe pi importanti su ciascuna in El feno
meno mistico, cit., pp. 131-250.
12 Questa forma di mistica stata studiata in dettaglio in M. Hullin, La mystique sauvage, PUF, Paris 1993. Rife
rimenti a numerosi esempi di esperienze mistiche al margine della religione e perfino di ogni credenza, in lingua fran
cese in E. Poulat, Vuniversit devant la mystique, Salvator, Paris, pp. 219ss. nota l'espressione di Nietzsche: Sono un
mistico e non credo a niente, rimettendo a quell'oltre che emerge nella parola. Unespressione quasi identica si tro
va in Flaubert: In fondo sono mistico, e non credo a niente, divenuta molto frequente oggi. Cfr. J. C. Bologne, Le
mysticisme athe, d. du Rocher, Paris 1995, e lo scritto di A. Comte-Sponville, Moi, athe, qui me dlecte des mystiques
(Actualit des religions, maggio 2001, p. 38).
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343, con ampi riferimenti agli studi teologici, filosofici, psicologici e comparati.
14
Dalla fine del XIX secolo, storici, sociologi ed antropologi, cultori delle
scienze delle religioni, psicologi e psichiatri, medici, studiosi del linguaggio,
filosofi e teologi hanno accumulato descrizioni, spiegazioni e interpretazioni
del fenomeno mistico che hanno fatto avanzare notevolm ente la sua cono
scenza, m a che, come succede con tu tto quello che attiene a quanto pi pro
priam ente umano, sono lontani dallaver conseguito una spiegazione adegua
ta e dallavere svelato tutti i suoi segreti. Probabilmente, uno dei risultati pi
im portanti di questi studi quello di aver superato la tentazione, frequente
agli inizi, di offrire una spiegazione adeguata a partire da ciascuna delle pro
spettive delle diverse scienze, superando cos le spiegazioni riduzioniste della
sociologia, psicologia e psichiatria degli inizi. Oggi, inoltre, sempre pi este
sa la convinzione che sia indispensabile uno studio interdisciplinare del fatto e
la ricerca dellarticolazione dei diversi sensi che ciascuna disciplina rivela. A ci
hanno contribuito le riflessioni sullo statuto di ciascuna disciplina, le limitazio
ni che il materiale stesso im pone a coloro che vi lavorano e i presupposti e gli
interessi che indirizzano perfino le riflessioni pi obiettive. Nel contesto di
queste discipline si situa la fenomenologia della mistica alla quale il titolo di
questo contributo rimanda.
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questo punto di partenza, qui solo accennato, il primo passo di una fenomeno
logia della mistica consister nella comparazione delle differenti forme in cui
appare.16
Ma possibile u n tale confronto? Quale contributo pu apportare alla
conoscenza della mistica? noto che lapplicazione del m etodo comparativo
alla storia e alla fenomenologia della religione, e conseguentem ente alla feno
menologia della mistica, incontra non poche difficolt che hanno dato origi
ne a num erose critiche sulla sua utilizzazione.
La prim a difficolt si riferisce alla selezione dei fatti oggetto di com para
zione. evidente che dai fatti selezionati dipende in buona m isura il risultato
della comparazione. Ma come procedere alla stessa, se, per definizione, al
m om ento della com parazione dei fatti ancora non si dispone di una nozione
di mistica che perm etta di discernere i fenomeni in cui si manifesta? La rispo
sta, puram ente pragmatica, a questa difficolt di principio consiste nellaccet
tare come mistici i fenomeni che la storia delle religioni e delle spiritualit ci
propone e che una nozione elementare, ampia e semplicemente euristica, per
m ette di identificare in principio come tali. Larricchimento che apporteranno
a questa nozione previa lo studio e la com parazione dei differenti fenomeni
selezionati grazie ad essa perm etter in seguito di esaminare i casi problem a
tici e di decidere ragionevolm ente la loro inclusione o esclusione come m ate
riali per la scoperta della struttura del fenomeno. Di fatto, num erosi lavori sto
rici, filosofici e fenomenologici procedono proponendo una nozione il pi
generale possibile di mistica che guida il loro sviluppo e che le investigazioni
successive andranno precisando. Cos, E. Underhill, in una delle opere pi
influenti dellinizio del secolo scorso, propone questa definizione introduttiva:
Mistica lespressione della tendenza innata dello spirito um ano alla comple
ta arm onia con lordine trascendente, qualunque sia la formula teologica con
cui si com prenda questo ordine.17 R. C. Zaehner inizia u n altro studio im por
tante a partire da questa definizione primaria: Mistica [...] significa la realiz
zazione o la presa di coscienza di ununione o di ununit con u n qualcosa
im mensam ente, infinitamente pi grande dellempirico.18 Da parte mia, a
stazioni delle religioni tradizionali, in special modo allo sciamanesimo, cos come alle frequenti forme di mistica lai
ca, non religiosa e perfino atea che, a partire dalla fine del XX secolo iniziano a diffondersi nelle societ occidentali
pi secolarizzate. Cfr. El fenomeno mistico, cit., pp. 97-129.
16 Gli studi comparati sulla mistica hanno i loro antecedenti nelle opere dei fenomenologi gi citati N. Sderblom, Fr. Heiler, R. Otto, R. C. Zaehner. Una recente e valida sintesi, in C. - A. Keller, Approche de la mystique dans
les religions occidentales et orientales, Albin Michel, Paris 1996.
17 Mysticism, Methuen, London 1911, p. XIV
18 Inde, Israel, Islam, DDB, Paris 1965, p. 273.
16
partire da una prim a considerazione dei fatti raccolti come mistici dalla storia
delle religioni e dai tratti che distinguono le persone che la storia della spiri
tualit presenta come tali, propongo questa descrizione introduttiva: Con la
parola mistica m i riferisco ad esperienze interiori, immediate, fruitive - le qua
li avvengono in un livello di coscienza che supera quello valido nellesperien
za ordinaria e obiettiva - dellunione, qualsiasi sia la forma in cui la si viva, del
lintim o del soggetto, del suo livello pi profondo, con il tutto, lassoluto, il
divino, Dio o lo spirito.
Lelasticit di questa nozione previa, che contiene una prima approssima
zione al tipo di relazione vissuta nellesperienza, e all'oggetto della stessa, per
m ette di scegliere, come manifestazioni del fenomeno che cerchiamo di descri
vere, la notevole variet di forme di mistica presenti nella tradizione cristiana,
tanto orientale che occidentale; le forme di mistica presenti nelle pi varie for
m e di religiosit: quella di livello arcaico, come lo sciamanesimo presente in
numerose religioni tradizionali; le religioni orientali di orientam ento mistico, le
monoteiste di orientamento profetico; fino a giungere alle spiritualit pensate
e vissute al margine di ogni tradizione religiosa o che mescolano in maniera sincretistica elementi di differenti tradizioni religiose e non religiose.
Pu sembrare che una nozione tanto vaga, applicabile a fatti tanto diffe
renti, risulti scarsamente operativa. Si potrebbe pensare di essere in una situazione simile a quella che si crea quando si adotta per la delimitazione dei feno
m eni religiosi una definizione di religione non sostanziale, vale a dire che non
fa riferimento alla realt che orienta e polarizza tutti gli elementi che configu
rano qualsiasi religione, m a che si accontenta di far riferimento alla funzione
che la religione esercita nella vita della persona o nel seno della societ, come
fanno num erose psicologie o sociologie della religione. In realt, per, la
descrizione proposta rim anda ad una form a di esperienza gi sufficientemen
te delimitata in opposizione a quelle che avvengono a livello della coscienza
ordinaria, e specifica notevolm ente la realt term ine di questa esperienza, desi
gnandola con parole che la situano oltre gli oggetti mondani, anche se ancora
non ne precisa la natura.
17
19 Cfr. P. Rodriguez Panizo, Tipologia de la experiencia religiosa en la historia de las religiones, in Experiencia religio
sa y ciencias humanas, PPC, Madrid 2001, pp. 111-143. Anche J. Martin Velasco, Las variedades de la experiencia religio
sa, in A. Dou (ed.), La experiencia religiosa, UPC, Madrid 1989, spec. pp. 36-38.
20 Visto che in seguito far riferimento quasi esclusivamente alle forme religiose della mistica, segnaler d
che mi sembra fondamentale mettere in evidenza riguardo alle esperienze di mistica profana. Anch'esse sono, a mio
parere, esperienze di trascendenza. In esse si produce lirruzione di un oltre rispetto al mondano che permette al
soggetto di percepire, sospettare o intravedere, a seconda dei casi, una realt che trascende lordine del mondo, o,
pi precisamente, dimensioni occulte, profonde della realt che fino a quel momento gli erano passate inosservate.
Tale irruzione allarga notevolmente il suo campo visuale, ponendolo nella disposizione adatta per adottare nuove
forme di relazione con se stesso e con il mondo. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, il soggetto non adotta una
decisione in relazione con questo oltre che gli si annuncia. Non realizza unopzione personale nei suoi confronti. Le
esperienze religiose, in cambio, si incentrano proprio sull'opzione, con la quale il soggetto riconosce ed accetta la
realt di un altro ordine che gli si fatta presente, con la conseguente trasformazione radicale della forma di esisten
za e di vita. Le numerose antologie di racconti di esperienze religiose offrono anche esempi di queste esperienze di
trascendenza. Cfr. tra le altre, P. Miquel, Uexprience de Dieu, Beauchesne, Paris 1977; P. Weil, Anihologie de Vextase,
Albin Michel, Paris 1989; J. Otn Cataln, Vigias del bismo, Sai Terrae, Santander 2001.
18
dal buddismo theravada. N on credo sia necessario aggiungere che i confini tra
i differenti tipi non sono rigidi e che non mancano allinterno di ciascun grup
po forme di mistica im parentate con altre caratteristiche di gruppi differenti.
Senza entrare nella descrizione di queste differenti forme, che qui diamo
per supposta, ci soffermiamo nel precisare lobiettivo della descrizione del
fenomeno mistico, il m etodo seguito per conseguire questo obiettivo e i risul
tati a cui giunge.
19
24 Un esposizione pi dettagliata delle loro posizioni, in J. Martin Velasco, El fenmeno mistico, cit., pp. 37-38.
25 M. de Certeau, Mystique, in Enciclopedia Universalis, loc. cit., p. 522.
26 Riferimenti in El fenmeno mistico, cit., pp. 38-42.
20
lesperienza dopo che essa ha avuto luogo, m a nel corso stesso della sua realiz
zazione.
Lesperienza mistica, dice il principale teorico della nuova posizione [...] confi
gurata da concetti che il mistico porta allesperienza e che la configurano. Il pro
cesso di differenziazione dellesperienza mistica negli schemi e simboli di tutte le
tradizioni religiose stabilite esperienziale e non ha luogo soltanto nel processo
post-esperienziale consistente nel riferire ed interpretare la stessa esperienza.
Tale processo avviene prima, durante e dopo lesperienza.27
Le interpretazioni costruttiviste hanno posto in questione il principio del
le letture essenzialiste secondo le quali: Tutte le esperienze mistiche sono (in
fondo) la stessa o tra loro simili. Per il costruttivism o andato, a mio pare
re, troppo oltre. passato dall5affermazione del carattere condizionato di
ogni esperienza, alla riduzione dellesperienza a questo condizionam ento e
alla negazione dei tratti com uni evidenti che im parentano tra loro queste
esperienze, le rendono comparabili e perm ettono di identificarle sotto la stes
sa denom inazione di mistiche, entro linnegabile variet delle form e che rive
stono.
Tra essenzialismo e costruttivismo, il m etodo fenomenologico, quando si
lascia istruire dagli apporti delle scienze um ane e dalla variazione epistemolo
gica da loro introdotta, rende possibile una conoscenza del fenomeno mistico
che, pur non ignorando la variet che le differenti situazioni storiche e cultu
rali in cui si manifesta im pongono alle sue molteplici forme, fa a sua volta giu
stizia delle innegabili somiglianze che com portano, perm ettendo di ottenere
la descrizione di una struttura com une a tutte queste manifestazioni.
Il costruttivism o ha ragione quando afferma che ogni esperienza
unesperienza interpretata e, pertanto, dipendente dal contesto e influenzata
da esso. In effetti, ogni esperienza um ana vissuta nella mediazione di un lin
guaggio con tutto ci che questo com porta in term ini di pensiero, storia e
cultura. Ma questo non significa che lesperienza si esaurisca in ci che il sog
getto le apporta. Ogni esperienza um ana, secondo una felice espressione di
P. Ricoeur, una sintesi di presenza e interpretazione. vero che quanto vie
ne dato nellesperienza recepito in u n soggetto configurato da alcuni sche
mi di comprensione, abitudini di reazione, aspettative di desiderio, ambiti di
27 St. Katz, Language, Epistemology and Misticism, in St. Katz (ed.), Analysis, Mysticism and Phibsophical Analysis,
OUP, Oxford-New York 1978, pp. 26-27.
21
28 Ulteriori riferimenti in G. Lanczkowski, Begegnung und Wandel der Religionen, Diederichs, Dusseldorf 1971,
pp. 39-43.
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significato presente nella forma straordinariam ente varia delle religioni esisten
ti; si riferisce allora ad un insieme di elementi presenti nelle religioni, nelle for
m e proprie di ciascuna di esse, e organizzati in ciascuna di queste religioni in
una forma convergente. La parola religione non si riferisce, dunque, ad u n con
cetto univocamente realizzato nelle differenti religioni. Costituisce, piuttosto,
una categoria interpretativa, dotata di un contenuto preciso realizzato in for
m a analogica nelle differenti religioni.
Qualcosa di simile accade con il term ine mistica, con il quale designamo
lenorm e variet di fatti storici che costituiscono il fenomeno mistico. Tutte le
forme esistenti di mistica sono lincarnazione, in differenti culture, della real
t a cui fa riferimento la parola, realt che esiste solo incarnata e diversificata
culturalm ente, ma che rende presente, in m odo diversificato, un complesso di
costanti o di invarianti um ane che ciascuna cultura realizza a suo modo. Dac
cordo con la nostra proposta metodologica, la parola mistica non designa les
senza di unesperienza um ana unica, che le differenti mistiche realizzerebbero
in forma univoca, come se la variet e le differenze si originassero dagli sche
mi espressivi e interpretativi con cui i soggetti li formulano. La parola stata
coniata per designare unesperienza che appartiene alla propria tradizione e
che in questa riveste una o, meglio, varie forme differenti, anche se chiaramen
te identificabili come analoghe. A partire da questo uso nella propria tradizio
ne, lo studioso (nel nostro caso occidentale e cristiano) dei fenomeni religiosi
utilizza questa parola, che di fatto non esiste, e addirittura pu non avere cor
rispondenza in un solo term ine nel resto delle tradizioni religiose, per riferir
si ad esperienze correlative di altre culture, espresse in esse in equivalenti omeomorfici, vale a dire, parole che disimpegnano una funzione equivalente nei
sistemi ai quali appartengono.29 In altri termini, con la parola mistica designa
m o la struttura significativa del fenomeno mistico presente in tutte le manife
stazioni, a partire dalle quali abbiamo elaborato la comprensione di questa
struttura. Per struttura intendiam o il complesso di elementi presenti sotto for
m e distinte nelle differenti forme del fenomeno, lorganizzazione di tali ele
menti, le relazioni che li uniscono, il posto che ciascuno di essi occupa nel
sistema.
necessario avvertire, ancora, che la struttura non un dato che si incon
tra tale e quale al di sotto delle diverse manifestazioni e che la descrizione del
fenomenologo riflette in m odo speculare. La struttura una costruzione del
29 Cfr. R. Panikkar, La experiencia filosfica de la India, Trotta, Madrid 1997, pp. 106-110.
23
l'interprete, elaborata a partire dai fatti osservati e comparati, con il fine di ser
vire allinterpretazione dello stesso. Come tale, necessita di essere confronta
ta perm anentem ente con i fatti a partire dai quali si elabora e ai quali si appli
ca, perch questi verifichino o falsifichino la sua validit, come succede con le
teorie proposte dagli scienziati per la spiegazione dei fenomeni che studiano.
Ma allora, dopo aver posto tu tte queste premesse metodologiche, qual la
struttura del fenomeno mistico?
24
manifestazioni esterne e una realt interiore ed invisibile alla quale esse rim an
dano, nella relazione che questi due livelli m antengono. La fenomenologia del
la mistica vive di una duplice convinzione: quella che nel m ondo dellum ano
si manifesta una realt di u n altro ordine, a cui non si ha accesso con i mezzi
che valgono nellordine del mondano, e di cui pertanto non si pu parlare
(L. Wittgenstein). E la convinzione che questa manifestazione spinge a fa r par
lare ad ogni costo e ad indagare fino a quando questi elementi visibili, indizi
od im pronte dellinvisibile, non riescano ad offrire tutto il senso di cui si dimo
strano abitati. Gli elementi visibili del fatto mistico sarebbero cos, per la feno
menologia della mistica, ci che le ierofanie sono per la fenomenologia della
religione.30
Il linguaggio mistico
La com parazione dei linguaggi, com uni in m olti aspetti, delle tradizioni
mistiche, ha evidenziato una serie di tratti che li caratterizzano fino al punto
di poter parlare di un modus loquendi, di un linguaggio mistico o di un linguag
gio dei mistici.31 noto che questo linguaggio non si limita ad u n genere let
terario preciso. I mistici come tali parlano in form a poetica, in narrazioni auto
biografiche, in esortazioni e dichiarazioni con intenzione pedagogica, fino a
giungere a riflessioni di indole filosofica o teologica, nelle quali pongono in
rilievo le connessioni tra quello che vivono e il sistema di religione alla quale
appartengono, o manifestano come il vissuto in queste esperienze illumini il
senso e allarghi o approfondisca la visione del m ondo a partire dalla quale pen
sano.32 Naturalm ente, in ciascuno di tali generi si manifestano in form e diver
se i tratti propri del linguaggio mistico. Quali sono questi tratti e che cosa ci
dicono del lato misterioso del fatto mistico di cui fa parte questo linguaggio?
30J. Baruzi esprime d molto precisamente quando parla di questo duplice corpo della mistica che il linguag
gio e la storia: La mistica, in fondo, sfugge alla storia come sfugge al linguaggio. Ma storia e linguaggio costituisco
no il suo corpo e, se la proiezione fedele, ne pu essere indovinata lanima profonda [Introduction des recherches
sur le langage mystique in M. M. Davy (d.), Encyclopdie des mystiques, Paris, voi. 1, p. XLV1].
31 Sul linguaggio mistico, cfr., tra molti altri studi, M. Baldini, Il linguaggio dei misti, Queriniana, Brescia 21990;
A. M. Haas, Sermo mysticus. Studien zu Theologie und Sprache der deutschen Mystik, Universittsveriag, Freiburg, Schweiz
1979.
32 Per questo non strano, e mi sembra perfettamente legittimo, che lettori contemporanei di testi mistici di
altri secoli scoprano in essi veri tesori di riflessione filosofica, come nel caso di J. Baruzi, H. Bergson e G. Morel con
san Giovarmi della Croce.
25
33 Lespressione appartiene aj. Maritain, Distinguer pour unir ou les degrs du savoire, DDB, Paris 1932, p. 382.
34 A. M. Haas, op. cit., p. 32.
35 Ibid., p. 29.
26
vanni della Croce al Cantico spirituale: le sue canzoni, che vogliono esprimere
l'esercizio di am ore tra l'anim a e lo sposo Cristo, sono scritte con un certo
fervore di am ore di Dio; si riferiscono, cio, ad unesperienza di tale natura,
che neanche le anime che vi passano possono capire, n manifestare con paro
le. Perci devono ricorrere a figure, comparazioni e similitudini, con le qua
li preferiscono far com prendere parte di quel che sentono, e dallabbondanza
dello spirito spargono segreti misteri. La condizione simbolica di questo lin
guaggio fa s che non sia possibile tradurre n esprimere la larghezza e lab
bondanza di significato del suo contenuto. Solo raram ente, il linguaggio
um ano acquista la densit simbolica propria del linguaggio mistico. In esso si
realizza nella forma pi piena la condizione di metafora viva dei simboli auten
tici; questa condizione che molto pi di una figura stilistica, e com porta
uninnovazione semantica [...] una testimonianza a favore della virt creatri
ce del discorso (P. Ricoeur). La condizione simbolica del linguaggio mistico
lo situa in uno stato perm anente di trasgressivit che ha la sua radice nella ten
denza a portare il senso primario dei vocaboli fino al limite della sua capacit
significativa, facendolo orientare verso la terra promessa, e mai posseduta, di
una realt che mai finisce di svelarsi.
Il riferimento ad una realt che non si adatta a nessuno dei term ini di cui
luom o dispone spiega il ricorso constante dei mistici al paradosso, alTossimoro, allantitesi, alla negazione e alle espressioni apparentem ente contradditto
rie che sono state messe in evidenza da tutti gli analisti di questo tipo di lin
guaggio. Questo stesso riferimento spiega la presenza nel linguaggio mistico
di costanti allusioni allineffabilit di quanto cerca di esprimere, e la presenza
del silenzio come orizzonte e clima in cui il mistico inscrive le sue parole sem
pre inadeguate. Tutto avvolto nel silenzio (san Giovanni della Croce),36
aggiunto a tutti gli elementi del linguaggio, uneccellente maniera di espri
m ere linsoddisfazione del mistico nei confronti del suo linguaggio e la sua
incapacit a rinunciare ad esso.37
Se dovessi segnalare laspetto pi significativo di questa sommaria analisi
del linguaggio mistico, tesa a scoprire la struttura del fenomeno nel suo com
plesso, sottolineerei il riferimento perm anente ad unesperienza e la condizio
ne interam ente peculiare di questa esperienza rivelati dal resto delle propriet
di questo linguaggio. In definitiva, la condizione anagogica dellesperienza
36 Lett 8, 35.
37 A. M. Haas, op. cit., p. 26; J. Baruzi, loc. cit., pp. XX-XXIV
27
che alla sua origine ci che sostiene lanalogia, il carattere metaforico e sim
bolico, di tutti i term ini del linguaggio del mistico.
38 Sui criteri epistem ologici per una valutazione di tali interpretazioni restano valide le considerazioni di
J. Marchal sullopera di J.-H. Leuba, Un exemple d optimisme scientiste dans Vtude desfaits mystiques, contenuta in
tudes sur la psychologie du mysticisme religieux, Ldition Universelle, Bruxelles-Paris 1938, voi. II, pp. 385-407. E,
pi in genere, Science empirique et Psychologie religieuse, ibid. voi. I, pp. 3-62. Anche A. Vergote, Dette et desir, Seuil,
Paris 1978, spec. pp. 15-60.
39 Espressioni, ancora molto degne di essere tenute in considerazione, prese da E. Rcjac, Essai sur lesfondements de la connaissance mystique, Alcan, Paris 1897, cit. da . Poulat, Critique et mystique, cit., p. 260, nota 8.
28
40J. Gracin, cit. in P. Sainz Rodriguez, Espiritualidad espanola, Rialp, Madrid 1961, pp. 60-61.
29
suo sforzo, n sorgono come effetto della propria iniziativa. Di tutti questi
aspetti delle cosiddette esperienze mistiche parlano le descrizioni che, a parti
re dallopera pionieristica di W. James,41 vanno offrendo gli psicologi della reli
gione dei pi vari orientamenti.
Ma tutti questi aspetti rim andano in radice ad u n aspetto centrale che
accorda a tutte le esperienze il loro vero significato. il riferimento ad un ter
mine, quello dato nellesperienza, la realt con cui pone in contatto, che i sog
getti designano con i nom i pi diversi: il Tutto, lAssoluto, il Divino, il Tao,
Brahman, Dio, lo Spirito, m a che com porta in tutti i casi una serie di tratti
interam ente originali che conferiscono la loro ultim a peculiarit allesperien
za attraverso la quale il soggetto entra in contatto con quella stessa realt.
Si dice, a ragione, che questa realt non conosciuta se non si entrati in
contatto esperienziale con essa. Prima di questo, la si pu conoscere per sen
tito dire; si pu avere di essa unidea pi o m eno precisa. Unidea, tuttavia, che
lesperienza riduce a paglia, com e lesperienza mistica che san Tommaso al
term ine della sua vita avrebbe fatto con il Dio della sua teologia; o riduce a
cenere, come, secondo lesperienza narrata da Pascal nel Memoriale, il fuoco
fece con il Dio dei filosofi e dei sapienti. Ma necessario aggiungere, in segui
to, che solo la presa di coscienza della realt di cui si fatta esperienza spiega
la natura interam ente speciale dellesperienza in questione e perm ette di com
prenderla. Vale a dire che, senza la considerazione del suo oggetto, o, meglio,
del suo contenuto, le migliori analisi scientifiche o psicologiche a cui pu esse
re sottoposta m ancano di m olto la sua vera natura.42
41 The Varieties of Religious Experience (1902), trad. castigliana, Las variedades de la expriencia religiosa, Peninsula, Barcelona 1986.
42 In questo le critiche di tutti i fenomenologi del fatto mistico coincidono con quelle fatte dai teologi. Cfr.
A. Lonard, Recherches phnomnologiques autour de l'exprience mystique, in Le Supplment la vie Spirituelle, 23
(1952), p. 441. Allo stesso m odo i testi di teologi come H. De Lubac e L. Bouyer.
30
43 Per il senso pi preciso e il contenuto pi sviluppato di questa categoria, mi permetto di rimandare ai miei
studi sulla fenomenologia della religione citati sopra, nota 1 .
44 Cfr., per esempio, Position et approches concrtes du Mystre Ontologique, trad. castigliana, Aproximacin al misterio del ser, Encuentro, Madrid 1987, pp. 64ss.
31
damentale tra Dio, term ine di un atteggiam ento puram ente speculativo, come
quello che appare in determ inate teologie filosofiche che ricorrono all'idea di
Dio com e chiave di u n sistema esplicativo della realt, e il Dio m istero santo
delle tradizioni religiose e term ine delle esperienze mistiche. Il Dio mistero
santo appare ai soggetti religiosi come la realt trascendente nellim manenza
a cui ci stiamo riferendo, in atto perm anente di rivelarsi, di autodonarsi, ren
dendo cos possibile lo stabilirsi di una relazione con gli um ani nello stile del
la relazione interpersonale.
Riassunti questi tre aspetti, che il riferimento ai dati della storia delle reli
gioni e ai testi degli autori mistici arricchirebbe in m odo considerevole, pos
siamo concludere che l'esperienza religiosa e quella dei mistici, che costituisce
una form a peculiare di essa, rimandano, come proprio contenuto, term ine e
radice, a questa Presenza originante dellassoluta trascendenza intim am ente
presente al centro stesso della persona, intavolando con essa una relazione
assolutamente originale.
In effetti, lanalisi e la comprensione delle differenti forme rivestite dal
lesperienza mistica, m ostra che, con i nom i pi diversi (Dio, Brahman, Tao e
persino con il silenzio su questa realt come supremo mezzo espressivo), le
differenti religioni rim andano in tutti i loro elementi ad una realt che presen
ta questi tratti attribuiti al mistero santo. Ad una tale realt rim andano le dif
ferenti forme di esperienza mistica che sono al centro di tutti questi sistemi
religiosi. La sua condizione di Presenza originante, non data n aggiunta al
soggetto gi esistente, m a dante in quanto origine perm anente del suo essere,
spiega i tratti caratteristici desunti da u n prim o approccio fenomenologico
allesperienza. La sua condizione di assolutamente trascendente spiega come
la sua presenza si m antenga sempre misteriosa, elusiva, come non possa mai
giungere ad essere oggetto di nessuna facolt um ana e come appaia sempre
sotto la forma di una certa assenza. Spiega ugualm ente la condizione em inen
tem ente passiva deiresperienza attraverso la quale luom o entra in contatto
con la suddetta realt; spiega ancora il suo carattere di esperienza non obiet
tiva, e, pi in generale, la sua totale originalit rispetto a tutte le altre espe
rienze umane.
La religione, ogni religione, che si presenta com e u n sistema organizzato
di credenze, riti, pratiche, tradizioni, ecc., al servizio dellesperienza espressa
da tutti questi elementi, ha il suo centro in questa Presenza. Senza di essa lu o
m o non potrebbe n conoscere, n desiderare, n immaginare, n sentire la
mancanza di una realt che per definizione lo trascende assolutamente. Di
qui, tutta la religione e lesperienza di Dio, in quanto parte della stessa, ripo
sano su questo fatto originario che la Presenza originante del mistero.
32
33
riun naturale, pi che di vedere Dio, di Dio stesso. Della stessa Presenza origi
34
52 S. Kierkegaard, La enfermedad mortai ode la desesperacin y el pecado, Guadarrama, Madrid 1969, pp. 103ss.
53 Saggio di fenomenologia dellatteggiamento teologale nel nostro studio: La experiencia cristiana de Dios, Trot
35
con la quale luom o pu solo intavolare una relazione effettiva, nella misura
in cui la riconosce e la accetta com e centro della stessa. In tale atteggiamento
si produce, quindi, una vera inversione di intenzionalit. Come dice u n teolo
go contem poraneo: In verit, qui io non sono soggetto; sono oggetto. Altro
il soggetto. Altro agisce fondamentalmente. Lesperienza religiosa - noi
direm m o latteggiam ento teologale - richiede che io sia oggetto da parte di
Dio; qui io non sono pi coscienza intenzionale m a coscienza convocata.54
Latteggiamento religioso fondamentale, latteggiam ento teologale nel cristia
nesimo, pu essere vissuto e descritto come obbedienza, conformit, dono di
s. Nei casi in cui la Presenza che lo reclama vissuta in term ini chiaramente
personali, questo dono di s si presenta com e confidenza assoluta con la qua
le luom o, nello stesso tem po in cui trascende totalm ente se stesso, incontra
la sua ultim a e som m a possibilit di realizzazione, la sua salvezza definitiva.
La descrizione di questo livello profondo della risposta um ana alla Presen
za del mistero, ci m ostra che lesperienza del soggetto, persino quella che
abbiamo qualificata com e esperienza mistica, non costituisce la forma origi
naria della sua risposta. Questa ha le sue radici nellatteggiam ento religioso
fondamentale, vale a dire, nellatteggiam ento teologale, nel vocabolario cri
stiano e nei suoi omologhi in altre tradizioni religiose. Per questo, parlando in
term ini cristiani applicabili anche ad altre tradizioni, lesperienza religiosa,
persino nella sua modalit mistica, non avviene al margine della fede n
unalternativa ad essa. Non vi sono due form e di esercizio dellessere cristia
no: quella di coloro che vedono o hanno visto, e quella di coloro che, perch
non gli stato concesso di vedere, rim angono condannati al solo credere,
come a volte ha lasciato pensare una lettura inadeguata della Scrittura e, par
ticolarmente, del testo del Vangelo di Giovanni: Perch mi hai visto, Tom ma
so, hai creduto; beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno.55 In real
t, nessuno, se ci poniam o in ascolto della Scrittura, ha visto: Dio, nessuno lo
ha mai visto,56 perch luom o non pu vedere Dio e continuare a vivere.57
Come san Giovanni della Croce osserva a proposito dei testimoni della risur
rezione: Maria Maddalena, i discepoli e i discepoli di Emmaus non videro il
Signore e per questo credettero, m a credettero e per questo lo videro.58 Vale
54 J. Y. Lacoste, Exprience, vnement, connaissance de Dieu, in Nouvelle Revue Thologique, 106 (1984),
pp. 854-855.
55 Gv 20, 29.
56 Gv 1, 18.
57 Es 33, 20.
58 Cfr. 3S31, 8 .
36
a dire che lunica risposta adeguata alla Presenza originante del mistero la
fede, e nessuna esperienza, alta che sia, possibile al margine di essa n in
alternativa a quella dellatteggiam ento teologale.
Conviene, tuttavia, aggiungere con la stessa insistenza, se non si vuole
snaturare la natura della fede, che latteggiam ento teologale, la fede, contiene
unesperienza ed chiamato a svilupparsi in essa. In questo, lanalisi fenome
nologica porta alle stesse migliori conclusioni della teologia, le quali supera
no la tendenza a contrapporre fede ed esperienza, riducendo la fede ad una
forma debole di conoscenza e lesperienza a fenomeno psicologico pi o m eno
esoterico.59 In effetti, laccettazione della Presenza originante riguarda lessere
proprio della persona; avere assoluta fiducia non u n atto aggiunto allessere
gi realizzato, la form a pi realizzata dellesistere, di esercizio effettivo del
lesistenza, che si ripercuote e si esprime nella volont delluom o, nella sua
ragione, e trasform a tutto lesercizio della vita. A questo fanno riferimento le
tradizioni religiose quando parlano della conversione del cuore com e del pri
m o passo verso la risposta religiosa, che suppone una nuova nascita. Il nuovo
essere, sorto di l, vive in forma nuova. La ragione credente, pi che spiegare
la realt, si lascia illuminare dalla sua luce; la volont che risponde alla chia
m ata e allimpulso della Presenza, pi che dominare, riconosce e acconsente,
con u n riconoscimento che costituisce il culmine della libert umana.
Quindi, lesperienza mistica non altro che una form a peculiare di espe
rienza della fede, nel doppio significato di esercizio dellesperienza, che la
fede (genitivo soggettivo), e presa di coscienza della propria condizione cre
dente e di Dio com e radice della stessa (genitivo oggettivo). Questa forma
peculiare di esperienza sorge laddove una persona prende coscienza dellorigi
nalit dellatteggiam ento credente e lassume in form a personale. Per questo
la soglia del mistico consiste nella personalizzazione della fede. Per questo si
pu dire che dove questa personalizzazione si prodotta si fatto il prim o pas
so nellesperienza mistica e che, tra chi ha fatto questo passo e il mistico pi
elevato, c m eno distanza che tra lui e chi vive la religione come m era cre
denza e affermazione di verit, o sotto form a di semplice appartenenza ad
unistituzione ecclesiastica, o come m era pratica di alcuni doveri ed alcune
devozioni.
Sulla base di questi presupposti, lesperienza mistica appare come un
m odo peculiare di vivere concretam ente latteggiam ento teologale. Per modo
59 Cfr. A. M. Haas, Struktur der mystischen Erfahrung, in Sermo mysticus, Studien zu Theologie und Sprache der deutschen Mystik, Universittsverlag, Freiburg 21989, pp. 272ss.
37
60 Sulle propriet caratteristiche dell'esperienza mistica cfr. Elfenmeno mistico, dt., pp. 319-356. Altre caratte
rizzazioni in J. Sudbrack, Mystik. Sinnsuche und die Eifahrung des Absoluten, Primus Verlag, Darmstadt 2002.
38
61 Studio sistematico di questo tipo di esperienza in j. Marchal, op. cit., voli. I, pp. 65-122.
62 Sulla questione, con speciale riferimento alla dottrina sui sensi spirituali, cfr. El fenmeno mistico, cit.,
pp. 377-386.
63 Declan Marmion, A Spirtuality of Everyday Faith. A Theological Investigation o f th Notion o f Spirituality in Karl
Rahner, Peeters Press, Louvain 1998.
39
40
41
Conclusioni
Il risultato dello studio comparativo del fenomeno mistico che abbiamo
proposto stato la proposta di una struttura dello stesso che ci ha permesso di
enum erare i principali elementi che appaiono in tutte le sue forme, la relazio
ne che m antengono tra loro e il posto che ciascuno di essi occupa nellinsie
me. La struttura proposta dal nostro studio ci perm ette di delineare il profilo
del mistico nelle diverse religioni, colorato dai contenuti precisi che ciascuna
delle religioni conferisce ai diversi elementi: Presenza del mistero, atteggia
m ento teologale, m odi di vivere. Il mistico religioso sarebbe, secondo la descri
zione che abbiamo ottenuto, una persona che, nata alTinterno di una tradizio
ne religiosa, dopo aver vissuto in questa la sua relazione con il Dio di questa
tradizione sotto la form a dellappartenenza allistituzione che la regola, il com
pim ento di alcune pratiche religiose e laccettazione di alcune credenze - o, in
altri casi, dopo essere cresciuto al margine di tutta la relazione con il m ondo
del religioso - arriva a prendere personalm ente coscienza della sua Presenza,
la riconosce e la accetta in unopzione personale e radicale senza paragoni,
incarnando questo riconoscimento nellesercizio della sua ragione, della sua
volont e libert, vivendo a partire da questo m om ento tutta la sua vita alla
luce di questa Presenza.
N aturalm ente, tale forma di esistenza pu rivestire forme e gradi m olto
diversi; ma, daccordo con il profilo che proponiam o, la vita mistica comincia
quando un soggetto personalizza il m om ento centrale della vita religiosa che
chiamiamo atteggiam ento religioso fondamentale o atteggiam ento teologale
e lincarna nellesercizio delle sue facolt e nello scorrere della sua vita.
La descrizione della struttura che ho proposto non entra nel m erito del
valore della sua realizzazione nelle diverse religioni. realizzata a partire dal
le testimonianze che i differenti soggetti religiosi offrono di quello che vivono
e senza interrogarsi sulla realt effettiva, sul valore di verit di ci che afferma
no, n sullinterpretazione teologica che di questa verit si possa offrire. Sen
za uscire da questa limitazione imposta dal m etodo fenomenologico, lo stu
dioso pu riconoscere nei testi delle differenti tradizioni, nella loro qualit,
nelle loro somiglianze e, soprattutto, nella loro convergenza u n chiaro indizio
a favore della pretesa di verit che testimoniano.
La descrizione che ho proposto non entra nel m erito dei problem i teolo
gici posti dalla convergenza dei testi. Anche se riconosco che, probabilm en
te, la teologia cattolica posteriore al Vaticano II e la teologia cristiana in c e n e
rale sono le migliori condizioni per assumere il fatto e spiegarlo, rispetto a
42
quanto potevano fare le teologie dei prim i decenni del XX secolo. Daltra par
te, sono anche convinto che alcuni degli apporti delle scienze della religione
e, in concreto, della fenomenologia della mistica che ho riassunto possono
aiutare a rendere manifesta la debolezza di determ inate teologie, come quel
le di orientam ento esclusivista68 e alcune che si m uovono nel paradigma
inclusivista.
Ma al di l delle cautele m arcatam ente negative che ho appena detto, ter
m iner alludendo ad alcuni risultati positivi degli studi sulla religione e la
mistica in cui si inquadra quanto ho offerto in queste pagine.
Le loro conclusioni mi sem brano confermare la validit delle affermazio
ni dei teologi e uom ini di spirito che negli ultimi anni confermano che lo svi
luppo dellelem ento mistico del cristianesimo risulta imprescindibile per il suo
futuro, nelle circostanze critiche che sta attraversando soprattutto nei paesi
europei.69 Il superam ento di num erosi fraintendim enti che nel corso dei seco
li hanno caratterizzato le idee ricevute sul fatto mistico, superam ento a cui
pu collaborare la fenomenologia della mistica, pu offrire due servizi di note
vole im portanza. Il prim o la collaborazione allestensione e allapprofondi
m ento dellineludibile dialogo tra le religioni. N on diffcile constatare le dif
ficolt che il dialogo religioso incontra sul terreno delle istituzioni e delle teo
logie, incapaci fino ad ora di m antenere e giustificare la propria identit reli
giosa senza che questa affermazione com porti in m isura maggiore o minore
un certo disprezzo nei confronti della identit dei diversi.
Daltra parte, i sociologi e lesperienza di ogni giorno m ettono in rilievo
i due ostacoli posti ai credenti dalla situazione del pluralismo religioso: il dog
matismo fanatico e lindifferentismo. Difatti, il dialogo interreligioso sviluppa
to sul terreno della spiritualit e dellesperienza del mistero che pone in rilie
vo lo studio com parato della mistica e che da decenni vengono realizzando
monaci, uom ini di spirito e contemplativi di tradizioni differenti, sta manife
stando alcune opportunit, insospettate ad altri livelli, per eliminare questi
pericoli. Il dogmatismo: perch il mistico, a partire dalla scoperta personale
dellUnum necessarium nelle migliori condizioni per relativizzare le mediazio
ni razionali, cultuali ed istituzionali di tutte le religioni, senza che questo lo
68 Una delle teologie della mistica degli anni trenta del secolo passato affermava senza mezzi termini: Fuori
della Chiesa non c salvezza; in questo senso e allo stesso modo, fuori di essa non c mistica. A. Stolz, Theologie
derMystik (1936). Trad. francese, Thologie de la mystique, Chevetogne, 21947, p. 69.
69 K. Rahner, Elemente der Spiritualitt in der Kirche der Zukunft, in Schriften zur Theologie, voi. 14, Benziger, Einsiedeln 1980, p. 375. J. Sudbrack, Der Christ von Morgen, ein Mystikerf, in W. Wme, J. Sudbrack, (Hrsg.), Der Christ
von Morgen ein Mystiker, Echter Verlag, Wiirzburg 1989, pp. 99-136.
43
70 Sulla questione, J. Sudbrack, Mystik in Dialog. Christliche Tradition - Ostasiatische Tradition - Vergessene Traditionen, Wrzburg 1992; dello stesso autore, Mystik, cit., specialmente: Grundlage im Dialog der Religionen, pp. 103-144.
44
Nel corso del tem po si giunti a chiamare mistiche alcune esperienze cri
stiane. Tutte quelle che reputiam o tali hanno tra le loro caratteristiche quella
di essere ineffabili. Tutti i testi cristiani che possono adattarsi alla definizione
di mistici attribuiscono al loro oggetto questo carattere comune: l'ineffabilit.
Fin dai prim i tentativi di classificazione sistematica della mistica di W. James e
di Miss E. Underhill, si osserva lineffabilit di questa modalit della vita reli
giosa. Alle quattro caratteristiche da loro studiate (ineffabile, poetica, transito
ria, passiva), J. M artin Velasco2 aggiunge il carattere olistico o totalizzante, la
passivit (divina pathi, stato teopatico), lim mediatezza sui generis (visione, tat
to, tocchi), la fruizione (gioia, gusto, piacere, diletto), la semplicit, la certez
za e loscurit. In tutte le liste di note definitorie dellesperienza mistica incon
trerem o questa dellineffbilit ; m a non m eno certa la condizione dinamoge
nica segnalata da questultim o autore. Lesperienza mistica dinamizza le
potenzialit personali. Inoltre, una delle forze mobilitate dallesperienza misti
ca la forza del dire, la forza espressiva. Al mistico pare che sia necessario par
lare pur di non tacere, o anche confessare, convincere o semplicemente can
tare. Il mistico non solo sente e sperimenta in s, m a anche canta, prega, par
la, scrive, detta, produce comunicazioni di vari livelli.
Sembra che tu tti i mistici si trovino nel posto pi scomodo per parlare.
Devono parlare, non possono tacere, m a confessano di non riuscire a dire nul
la. E conoscono, soffrono e trasm ettono la scomodit della loro posizione,
cominciando gi dai prologhi ad affermare: Manca in genere il linguaggio,
Con difficolt si pu dire qualcosa intorno alla sostanza dello spirito, giacch
chi non possiede spirito interiore, male pu parlare di esso, Sia ben inteso
che tutto quanto dir tanto pi piccolo di quanto vi l, come il dipinto lo
rispetto alla realt.3 Cos, ad esempio, si esprime san Giovanni della Croce.
1 Per le citazioni delle opere di santa Teresa e san Giovanni della Croce sono usate le seguenti abbrevazioni
convenzionali nelle versioni italiane: santateresa di Ges, M = Castello interiore o Mansioni; V = Vita, san Giovanni
della Croce: CB = Cantico spirituale B; FB = Fiamma d amor vive B; N = Notte oscura; S = Salita del Monte Carmelo [n.d.t.]
2J. Martin Velasco, El fenmeno mistico. Estudio comparado, Trotta, Madrid 1999, pp. 319-356, cap. 5.
3 San Giovanni della Croce, FB, prol. 1
46
Il linguaggio mistico
Il mezzo pi elementare: linteriezione
47
5Ibid. 1, 2.
48
La metafora
49
La similitudine o comparazione
5 Le metafore mistiche di san Giovanni della Croce, ad esempio, sono solite essere topiche della poetica seco
lare o tradizionale: Quando giungono alla sua penna o, meglio, alla sua mente il loro significato simbolico era loro
gi tanto aderente, da costituire per lui una voce di un vocabolario spirituale di uso tanto naturale e spontaneo quan
to il linguaggio quotidiano (Emilio Orozco). Altre volte si osserva che il ciclo di una metafora, con le sue virtuali
t allegoriche, si compie e si chiude nel commento ad un solo verso. Le pi fortunate hanno il loro seguito in tutte
le sue opere maggiori e acquistano un successo tale da entrare per sempre nel vocabolario e nellanima dei lettori di
tutti i tempi e culture, compresi quelli che non ne condividono le convinzioni. Tra quelle metafore che hanno avu
to maggiore successo e che hanno un valore speciale nella lingua mistica, potremmo mettere in evidenza le seguen
ti: unione, unzione, cammino, smalti, vino-mosto, sete-fame, vuoto, nudit, sposalizio, sposo, caverne, splendori,
tocco, uscire, fuoco, fiamma, splendori, notte. Sono termini che, nati come altri nel proprio ambito vitale e lettera
rio, da metafore sono divenuti universali e dotati di significato proprio, nuovo e comune, anche se non fsso. Sono
ormai patrimonio di tutti.
50
pre chiare e di cose conosciute. Con esse, i mistici cercano solamente di chia
rire, spiegare e abbellire, cooperando, tuttavia, alla creazione di u n atmosfera
immaginativa e simbolica.
La proposta spirituale e teologica dei mistici rim ane biblica in tutto, vie
tandosi per principio altra fonte che non sia lesperienza. Come realizzare que
sto proposito di basare tu tto sulla Scrittura, inclusa la propria esperienza? La
tradizione cristiana lo ha fatto ricorrendo allallegoria come m etodo di inten
dere e di spiegarsi. Dellallegoria i mistici si serviranno con libert e gusto. La
loro testimonianza mistica vi riposa e acconsente a lasciarsi trascinare da que
sto m odo avventuroso di pensare ed insegnare. La tensione imposta loro dal
lesperienza ineffabile e simbolica cede davanti alla tentazione di trasm etterla
com odam ente a lettori che, come loro, sono imbevuti da questa form a mentis
simbolica.
Presa nel suo complesso, lallegoria com e sistema di vincoli indissolubili
eppure fragili tra im magini ed idee ha nelle dottrine mistiche diversi gradi di
consistenza e di aderenza allesperienza originale. Siccome lallegoria tende
sempre alla m onum entalit e al moralismo,7 ogni allegoria, considerata in se
stessa, u n gioco estetico, un abito medievale e barocco di valore variabile.
Le allegorie mistiche sono letterariam ente sempre impure, mescolando ele
m enti im maginari con elementi propriam ente astratti. La maggioranza delle
allegorie mistiche di origine biblica. Si introducono con protocolli simili a
quelli esegetici. La loro introduzione risulta a volte insolita, forzata, quando
non assolutamente arbitraria. La nostra m ente m oderna rimane sconcertata,
m a anche la sorpresa u n espediente che i mistici sanno impiegare per parla
re del loro strano mondo. Il loro m odo allegorico assolutamente arbitrario?
Mi sembra di no. Le associazioni indeterminate e le leggi segrete valide nel
regno dei simboli assumono qualsiasi maschera (allegoria, metafora o simili) riu
scendo ad organizzare surrettiziamente lo scorrere del testo mistico-didattico.
Alcuni mistici sono autoreferenziali nelle allegorie, poich riem piono la
loro prosa di tem i allegorici nati nei loro propri poem i o preghiere, in cui han
no vissuto una vita di puro simbolo e tersa poesia. In questo senso, san Gio
7 Cfr. Angus Fletcher, Alegoria. Teoria de un modo simbolico, Akal, Madrid 2002, pp. 346-350.
51
Il paradosso e Vossimoro
52
Linguaggio poetico
I mistici in tutte le culture ed epoche hanno creato un mucchio di espres
sioni, che hanno smantellato le frontiere della loro lingua. Quando il messag
gio si centra sulla propria elaborazione, diciamo che predomina in esso la fun
zione poetica (creativa) della lingua. Tutti i mistici, sotto la pressione della loro
esperienza e nello sforzo di offrire il loro messaggio, hanno creato un vocabo
lario, figure, nuovi generi, hanno poetato. proprio la loro pretesa di comu
nicare il loro vangelo che li porta a forzare la lingua e ad esplorare tutte le sue
possibilit tecniche, a poetare - in versi o in prosa lo stesso.
Del mistico possiamo dire che
soffre di uno straboccamento emotivo analogo a quello del poeta, anche se supe
riore per complessit ed elevatezza, straboccamento che per sua stessa intensit
lo spinge ad un espressione esaltata dei suoi sentimenti, desidera comunicare
quanto ha vissuto. In questo atteggiamento si identifica con il poeta vero. Esiste
un consenso generalizzato tra i critici specializzati in letteratura mistica, nellaf
fermare che lunico modo di esprimere lineffabile dato, proprio, dal linguag
gio poetico. Questo, in primo luogo, perch, data la natura delle esperienze
mistiche, il soggetto che cerca di esprimerle si vedr spinto, costretto, a modifi
care il linguaggio normale. E vi riuscir mediante un uso linguistico capace di
potenziare il ventaglio di libert linguistiche offertogli dal sistema a tutti i suoi
livelli. Il massimo sfruttamento di queste potenzialit coincide con quello che ne
fa il poeta. In tal modo, allora, mediante la parola poetica, il mistico giunge a
toccare il mistero nella sua straboccante pienezza e balbettare quello che pu
riguardo a questa esperienza... La poesia una penetrazione reale, sebbene par
ziale, del mistero. E il paradigma di tutti i misteri Dio.9
Per i mistici in generale, le esperienze mistiche possono plasmarsi solo
attraverso i ricorsi lirici e, quindi, esclusivamente in modo allusivo. La poesia
il veicolo espressivo del suo contenuto specifico: lesperienza mistica che
vuole comunicarsi con gioia a tutto il mondo.
9 M. Jesus Mancho Duque, PaUbras y simbolos en San Juan de la Cruz, Madrid 1993, pp 132-133.
53
senza poterle colonizzare. Un silenzio si distingue nel rumore delle parole. Que
sto silenzio il segno dellinnominabile Origine, che ha permesso la fondazione
poetica.10
I mistici - specialmente coloro che per giunta sono artisti della lingua nella loro poesia hanno riflesso unesperienza vitale, hanno lasciato trasparire
il pathos divino-umano che li turba, hanno esteriorizzato la parola interiore
che li abita; una parola segnata dalla fiamma di am or viva che arsa nel loro
cuore, una parola in definitiva pneumatica, m a piena di silenzi. Il testo misti
co , da quanto abbiamo detto, la oggettivazione in forma plastica del contem
plato, il segno visibile del contemplato. Parole di uomini, m a che, paradossal
mente, sono anche linguaggio di Dio che parla da dentro (FB 1, 6). I testi
mistici sono lucide rivelazioni di un altro mondo che, per rendersi intelligibile,
assume la via dellincarnazione, nel sensibile delle parole di questo mondo. La
figura dellesterno entra nel nostro m ondo assumendo la form a del negativo.
Proprio per questo inserimento, la negazione di sdoppia in affermazione posi
tiva.11 La poesia sar, dunque, la via pi adeguata per esprimere quanto di
sovrabbondante c stato nellesperienza12. Se lesperienza mistica esperien
za nelle tenebre della fede, nella nube del non-sapere, lunico linguaggio capa
ce di evocarla sar quello poetico, che chiaro-scuro e immaginativo e che,
al m odo dello stesso mistero dellincarnazione, rivela la sua verit velandola
nella carne e nel mondo.
10 T. Polo Cabezas, SanJuan de la Cruz: lajuerza de un decir y la circulacin de la palabra (valor teolgico del hablar
mistico), Ed. de espiritualidad Madrid 1993, p. 10 2 .
11 Cfr. ibid., p. 103.
12 Ibid., p. 88 .
54
Per questo hanno dovuto prendere le distanze dal linguaggio della cultu
ra dom inante e paradossalmente lo hanno fatto appropriandosi innanzitutto
dei mezzi poetici ed espressivi disponibili nellatmosfera culturale che li cir
condava - cultura di letterati o illetterati, di donne o di uomini, di alti o bassi
strati sociali - e, trascendendone inoltre i valori semantici propri, li hanno tra
sferiti verso una nuova sfera di significato: il registro mistico.
Hanno inoltre dovuto marcare il loro dominio e il loro modo di parlare sia
per opposizione dialettica, sia per presa di distanza dalla teologia allora vigente.
La teologia sar la loro mappa, m a non il loro territorio. N on hanno potuto n
voluto rassegnarsi al linguaggio della teologia comune per non tradire il conte
nuto trascendente della loro grazia limitandolo ai termini volgari e usati dalla sco
lastica.
La loro maniera di esprimersi coincide nei temi teologici comuni, m a vi
in loro u n tanto di enfasi, trasgressione e affettivit intensa che supera ogni
ragione. Limitarli alla logica dello schema com une sarebbe per loro tradim en
to, non alla verit, m a allabbondanza di luce e am ore che in queste stesse veri
t teologiche - dallaspetto argentato - essi hanno trovato. N on la distanza
posta da u n eretico quando stabilisce una comprensione o interpretazione dif
ferente o alternativa,13 anche se dentro la stesso logica, m a invece la distanza,
aperta dai contemplativi, da una realt pi profonda. Per ci stesso cercano di
condurre il lettore, con i loro propri simboli, tem i ed espressioni, allincontro
- immediato, dicono - con lAmore abissale e incomprensibile, narrando e
cantando il loro proprio processo di incontro e trasformazione.
Come fossero un gioiello, queste distanze e costrizioni li obbligano ad esi
bire senza pudore, senza occultarle, le espressioni prim arie del linguaggio
(esclamazioni, struggim enti, pianti, gemiti, balbetti, sospiri e grida...) e,
rispettando la prossimit allesperienza, in u n secondo m om ento, a ricreare i
generi letterari propri della tradizione che essi stessi fondano.
Tutti questi generi mistici hanno il loro em brione nelle pratiche ed espres
sioni orali che qui non consideriamo direttam ente (la confessione, la confidenza,
il racconto di coscienza, la comunicazione fraterna, la conversazione o pratica di
parlatorio, il dettato di rivelazione, locuzioni e visioni, ecc.), ma che sono la
m atrice espressiva di queste formazioni testuali secondarie.
Sono caratteristici della tradizione mistica i seguenti generi letterari scrit
ti: la narrativa in form a di autobiografia, le storie dellanima, le relazioni della
vita e sul proprio m odo di procedere nella preghiera, le narrazioni di pellegri
55
56
Il linguaggio simbolico
Simbolismo e misticismo
16 E. Garrigou-Lagrange, Le langage des spirituels compare celu des theologiens, in Vie Spirituel, Supplment
41 (1936), pp. 257-276; Y. M. Congar, Langage des spirituels et langage des theologiens, in Situation et tches prsentes de la
thologie, Paris 1967, pp. 135-158; H. Urs von Balthasar, Espiritualidad, in Vermm Caro, Crstiandad, Madrid 1964, pp.
235-268; J. Baruzi, Introduction des recherches sur le langage mystique, in Recherches phlosophiques 1931-32, pp. 66-82; L.
M. Gondal, La mystique est-elle un lieu thologique, in Nouvelle Revue Thologique, 108 (1986), pp. 666-684; Henri
de Lubac, Prface a Andr Ravier, La mistica e le mistiche, San Paolo, 1996, pp. 13-36.
19 A. M. Haas, Sermo mysticus, Freiburg S., 1979; Max Milner, Asctismepotique et asctisme mystique, in Actualit deJean de la Croix, Paris-Bruges 1970, pp. 219-233; MaJesus Mancho Duque, Palabras y simbolos en sanJuan de la Cruz,
Madrid 1993, specialmente le pp. 129-156.
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58
e delle allegorie dei santi Padri, furono poste in circolazione collezioni di alle
gorie e interpretazioni canonizzate dalla ripetizione e dallautorit (la Sylva allegoriarum di Hieronimus Lauretus - Jernimo Lloret - edita nel 1570 un buon
esempio di questo genere), iniziando cos a fondare, in questaltro m om ento
della storia del linguaggio mistico, il problema della sua retta interpretazione e
pertanto della necessit di disporre di chiavi. Pro theologia mystica clavis, si chia
ma lopera di Sandaeus. Orm ai necessario spiegare quanto divenuto incom
prensibile.
Simbolico e mistico sono quindi qualificativi che si sovrappongono al lin
guaggio degli spirituali in quanto designano caratteristiche che si trovano sem
pre insieme nel gergo o neologia mistica. Designano un m odo di dire e di par
lare caratteristico di questo registro. Mistico e simbolico coincidono nel
lespressione dello spirituale. La sua epifania ha luogo, soprattutto, in occasiohi di vero coinvolgimento affettivo: Questa la causa per cui piuttosto che
spiegarlo con ragioni, esse preferiscono far com prendere parte di quel che sen
tono servendosi di figure, comparazioni e similitudini, e dallabbondanza del
lo spirito spargono segreti misteri.22
Il mistero cristiano si comunicato agli uom ini nella parola e nellincar
nazione del Figlio di Dio. Solo in base a questa affermazione si riesce a com
prendere che la ricezione di questo m istero deve realizzarsi nella struttura
aperta e limitata dello spirito incarnato degli uomini. Gi questa condizione
liminare dellum ano indica che solo il simbolo riesce ad essere lo strum ento
adeguato di comunicazione. Una forma ulteriore di accondiscendenza divina
(synkatabasis) luso del simbolo nella Sacra Scrittura, che ha il suo vertice nel
Verbo incarnato. Cos, quindi, tanto da parte delloggetto comunicato, come
del m odo di comunicarsi e del soggetto ricettore, lincontro con il simbolo
diventa un fatto praticam ente inevitabile.
In questa tensione che si stabilisce tra lessere costretti a dire e il non poter
dire si apre lo spazio per lapparizione di questaltra caratteristica della misti
ca cristiana. Essa simbolica, ricorre al simbolo, non p i/ancora al sacram en
to, m a al simbolo.23
59
riosa iscrizione in un corpo, una storia, una lingua, un sistema di segni, una rete discorsiva. Questa la legge. Leg
ge di mediazione. Legge del corpo. Per questo, la rivelazione, tanto quella cristiana quanto quella ebraica, si
potuta convertire in parola di Dio mediante il suo esodo in un corpo di scrittura (S. Brton, criture et rvlation,
Cerf, Paris 1979). Per trovare lo spirito bisogna aggrapparsi alla lettera, per incontrare il mistico bisogna aggrappar
si al simbolo (L.-M. Chauvet, Simbolo y sacramento, Herder, Barcelona 1991, p. 158).
24 l. Almeno a titolo di presupposto, fa riferimento alla fede come espressa nel Credo. Pi esattamente,
questa fede, con il suo contenuto, d che d all'esperienza descritta la sua strutturazione interna. 2 . Ha un modo
proprio di realizzarsi: non una semplice recensione, slegata dallesperienza che sta descrivendo, ma effettua una
specie di riattivazione di questa esperienza e in questo senso la prolunga. 3. Non la semplice ripetizione, a titolo
personale, del Credo, ma introduce alcune interpretazioni del linguaggio originario della fede (che quello della pro
clamazione e della predicazione) e, in questo senso, deve essere situato in prossimit del linguaggio della teologia.
Sebbene non abbia il carattere sistematico di questo, ne ha almeno il carattere interpretativo. 4. Comporta un aspet
to di testimonianza il cui valore si fonda sull'esperienza attestata dalle parole che la esprimono. una forma speci
fica di testimonianza, diversa da quella caratteristica della proclamazione della fede. 5. Infine, comporta un aspetto
di insegnamento pratico; d consigli, suggerisci metodi, indica una via da seguire, descrive le tappe da percorrere;
una parola, insegna ad orientarsi nella vita spirituale, attraverso la testimonianza di unesperienza particolare
(Jean Ladrire, La articulacin del sentido, Sigueme, Salamanca 2001, p. 324).
25Jean Ladrire, La articulacin del sentido, Sigueme, Salamanca 2001. Specialmente nel cap. 4: El Lenguaje de los
espirituaks, pp. 323-340.
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25 Cfr. Philip Wheelwright, The Buming Fountain: A Study in th Language o f Symbolism, eh. 5, University Press,
Indiana 1954, e Metfora y realidad, Espasa Calpe, Madrid 1979, soprattutto i capitoli 5 e 6: De la metfora y simbolo
e El simbolo arquetipico, pp. 95-153, introduzioni generali a queste questioni. Le introduzioni a dizionari come J. Chevalier - A. Gheerbrant, Diccionario de los simbolos, Herder 1985, pp. 9-37; o Maurice Cocagnac, Les symboles bibliques.
Lexique thologique, Cerf, Paris 1999; o Dom Pierre Miquel, osb - Soeur Paula Picard, osb, Dictionaire des Symboles
Mystiques, Le leopard d'or, Paris 1997; o J. E. Cirlot, Diccionario de simbolos, Circulo de Lectores, Barcelona 1998
[ed. or. 1958], pp. 17-59, danno unidea della vastit e complessit del concetto, anche limitandosi al solo campo cri
stiano.
61
27 Paul Ricoeur, Potica y simblica in: Iniciacin a la prctica de la teologia. T. I. Introduccin, Cristiandad, Madrid
1984, p. 49 e in La metafora viva, Ed. Europa, Madrid 1980 [ed. or. 1975], p. 321.
28Jos Maria Mardones ha offerto il suo contributo con La vida del simbolo. La dimettsin simblica de la religin,
Sai Terrae, Santander 2003.
29 Parti de la sensation, le mouvement symbolique nous a conduits jusqu la participation VEsprit-Saint. Leparcours
peut sembler onnant. Et pourtant, si, ds la premire dmarche de la conscience, une ouverture napparaissait, on ne voit pas
comment la vie spirituelle pourrait sauveguarder lunit de Vhomme. Sans confondre les ordres du sensibile et de Vinteligible, il
est ncessaire de reconnaitre entre eux une certame continuit. En ralit, un unique dynamisme vital porte la conscience vers le
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monde, vers les autres, vers les valeurs, vers Dieu. Le symbolisme nait de cette continuiti dans la diversit. Pour exprimer Velari
vers les valeurs ou vers Dieu, la conscience prend appui, pour les prolonger, sur les dynamismes familiers de la vie; alors apparaissent les grands symboles de la marche, de Vascension, de la lumire comme les symboles personnels qui seffbrcent d orienter
le mouvement vers la plnitude de Dieu. Une telle situation se trouve confrme et tendue par Vintervention de Dieu dans Vhi
stoire. S insrant dans la vie concrte des patriarches, des prophtes et du peuple lu, assumant la mentalit symbolique primi
tive, Vaction salvatrice et rvlatrice de Dieu confre la nature et Vhistoire la dignit de porter le mouvement de VEsprit. Avec
VIncarnation du Verbe dans Vhumanit de Jsus et son incorporation dans VEcriture, cette action divine regoit le sceau de la pl
nitude dflnitive. Tout devient signe, sacrement, symbole. Sans mlange ni conjusion, mais dans une union troite et admirable,
VEsprit-Saint se veut et se rend prsent toute chose. Il guide Vhistoire de Vhumanit comme il inspire les crivains sacrs. C'est
lui aussi quifait sa demeure dans le chrten. Grdce a lui le mouvement symbolique acquiert une densit spirituelle substantielle. U peut se dployer tous les niveaux. Le sensibile et la chair se sont accoutums porter VEsprit. (Cfr. A. Bernard, Thologie Symbolique, Tqui, Paris 1978, pp. 94-95).
30 J. Chevalier - A. Gheerbrant, Diccionario de simbolos, Herder 1985, p. 23. E continua: Secondo le parole di
Hugo von Hofmarinstal, allontana ci che sta vicino, avvicina d che sta lontano, in modo che il sentimento possa
captare luno e laltro. Il simbolo come categoria trascendente dellalto, dellultraterreno, dellinfinito, si rivela
alluomo intero, alla sua intelligenza come alla sua anima. Il simbolismo un dato immediato della coscienza tota
le, afferma Mircea Eliade, vale a dire, delluomo che si scopre come tale, delluomo che prende coscienza della sua
posizione nelluniverso; queste scoperte primordiali sono connesse in modo tanto organico al suo dramma, che lo
stesso simbolismo determina tanto lattivit del suo subcosciente quanto le pi nobili espressioni della vita spiritua
le. La percezione del simbolo esclude, quindi, latteggiamento del semplice spettatore ed esige una partecipazione
da attore. Il simbolo esiste solamente sul piano del soggetto, ma sulla base del piano delloggetto. Atteggiamenti e
percezioni soggettive ricorrono ad unesperienza sensibile e non ad una concettualizzazione. Il proprio del simbolo
il suo permanere indefinitamente suggestivo; ciascuno vede in esso quello che la sua potenzialit visiva gli per
mette di percepire. In mancanza di penetrazione, non si percepisce alcunch di profondo. Categoria elevata, il sim
bolo anche una delle categorie delTin-visibile. La decifrazione dei simboli ci conduce, parafrasando i termini di
Klee, fino alle insondabili profondit del soffio primordiale, in quanto il simbolo unisce allimmagine visibile la par
te dellinvisibile percepita occultamente.
63
ragioni naturali, come succede con l'acqua, simbolo della rigenerazione per la
sua relazione naturale con la vita vegetale, la sua apparizione e crescita; o su
ragioni storiche, come succede con la croce, simbolo del cristianesimo, in virt
del suo collegamento con la forma di morte del suo fondatore. Questa caratte
ristica del simbolismo spiega perch, per la comprensione del simbolo, sia inevi;
tabile il passaggio attraverso la realt naturale che serve da significante, e spiega
perch la schematizzazione eccessiva di questo, la sua evaporazione o riduzio
ne allegorizzante, metta in pericolo lefficacia del processo di simbolizzazione.31
La simbolica mistica
La simbolica mistica un oscuro insieme di creazioni culturali che ha con
dizionato e facilitato la comprensione e lespressione dellintera vita cristiana
di ogni epoca della Chiesa. La bibliografia su questo tem a abbondantissima,
il che indica con chiarezza linteresse crescente suscitato da questo aspetto del
la tradizione mistica, interesse mai cessato dagli inizi del XX secolo, tem po di
reazione culturale contro il razionalismo.
I simboli dominanti
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I simboli-schema32
Cos le opere dei mistici contengono chiaramente intere sezioni che rica
dono sotto il potere predom inante di certe esperienze mistico-simboliche: la
via, il viaggio, luscita o esodo e lesilio, con le loro radici bibliche, il monte e la
salita, la navigazione. E quelle opposte: il labirinto, strada senza fine, la cella o
la prigione, il chiostro e la clausura, il deserto come labirinto senza vie, il mare
procelloso, vera non-strada, tutti sono parte sostanziale dellespressione misti
ca universale. Le figure com plementari elaborate dalla mistica che portano in
s una proposta di mediazione: la porta, il ponte, la soglia, il canale, lacquedotto e
il tunnel..., luoghi di passaggio che funzionano da invito alla realizzazione di
s. La dom inante archetipica in questi luoghi com uni mistici il pellegrinag
gio, la ricerca delleroe che parte per realizzare la sua impresa e, in essa, la sua
persona e la sua vocazione. Sono questi veri archetipi o forme simboliche che
orientano lapparire del pensiero mistico, offrono possibilit ad ogni dire. Gli
schemi spaziali, come alto-basso, dentro-fuori, entrare-uscire, passare-salire, ascen
sione e discesa, camminare-riposare, cadere-levarsi, avanti-indietro..., sono lo sfon
do simbolico della tram a narrativa e interpretativa delle esperienze e delle
espressioni mistiche. Di tutte. Sono la tram a pi forte e nascosta del tappeto.
In questo non sono originali, n gli autori mistici pretendono di esserlo.
Nelle loro prossimit deve essere collocata tutta una costellazione di luo
ghi-meta che, in quanto tali, fanno parte del cammino: il centro, il cerchio, il
tempio-altare, il porto, il castello, il giardino, il paradiso, la fonte e il pozzo, la terra
32 Cfr. S. Breton, Symbole, schme, immagination. Essai sur Voevre de R. Giorgi, in Revue Philosophique de Lou
vain, 70 (1972), pp. 63-92.
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Simboli descrittivi
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m arcando il progresso nel cam mino mistico dell'unione con Dio per Cristo
nell'am ore.
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debole-povero-triste come Sansone attaccato alla mola (1S 7, 2). Nella versio
ne teresiana (1M) com paiono le im magini degli animalacci e bestie che sono
in cerca del castello (1M 1, 6), le bestiacce e i rettili; le prim e lotte sono con
tro queste dimensioni um ane pi basse, che solo alcuni animali riescono bene
a rappresentare. Queste descrizioni com portano l'esperienza correlativa della
dignit um ana e della sua bellezza: per opposizione al diamante, al vetro e alla
perla preziosa con cui si simbolizza il valore e non la rovina o la miseria. La
fenomenologia della miseria um ana non solo attinge dal bestiario spirituale
forgiato in precedenza dalla tradizione, ma, nel caso sanjuanista, lanalisi del
prim o libro della Notte oscura (capp. 2-7) apporta u n com plem ento di fenome
nologia della miseria delluom o religioso, dove la controfigura non pi il
bambino capriccioso, m a innanzitutto il fariseo ipocrita del Vangelo (IN 2, 1).
Appartiene ancora a queste prim e fasi del cam mino spirituale la simboli
ca delle armi e delle lotte presenti per ispirazione paolina (Ef 6,16) e che di qui
passa a m olte pagine della tradizione.
La trasformazione
La liberazione-uscita-elevazione il prim o passo. Ma c nella tradizione tu t
ta unalchimia mistica. La vita cristiana processo di purificazione, trasform a
zione e unione. I simboli parlano in questo caso di cura, delle ferite e dei loro
rimedi, della malattia e delle medicine e altre volte di lega di metalli, di forni e
fucine, di crogiuoli e di bozzoli di seta che occultano e rivelano il mistero inson
dabile della pasqua delluom o nuovo. Luom o non si ancora rivelato a se stes
so. Il suo bruco e la sua crisalide guardano la meravigliosa e inaspettata nuo
va vita alata. La metamorfosi mistica u n processo lungo, nel quale interven
gono pi che i simboli attivi (lotta, viaggio) quelli passivi: notte che avvolge e
rende ciechi, fuoco che entra nel legno, forno che fonde e unisce i metalli, amo
re che trasforma, unisce e assimila gli amanti. Forse la scuola mistica rim a
sta soggiogata, nel senso migliore e peggiore della parola, dal valore esplicati
vo o argomentativo di queste intuizioni; di fatto stata incapace di innovare,
di creare nuovi simboli. N on c pi alcunaltra lingua. Su quei simboli si ripe
tono le metafore fino a restarne lessicalizzate, fino alla loro m orte e sepoltu
ra nel gergo dei trattatisti della scuola degli epigoni della tradizione. La notte e
il fuoco condensano questo potere trasform atore della negativit e della passi
vit che la simbolica mistica completa con u n ampio im maginario della passi
vit.
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71
to con la visione o nel rapim ento non u n sacramento, non u n accesso diret
to alla pasqua, in un velo e in una rivelazione della pasqua futura, unem er
genza della grazia, un anticipo, im portante m a insufficiente. La fede pi cer
ta. Q uando questa grazia viene incarnata, prende la forma della carne e del
tem po concreto dove questi avvenimenti avvengono e raggiungono luomo,
arricchendolo, riem pendolo di vigore, m otivandolo, illum inando la sua
coscienza e smuovendone la volont in m odo da operare in m odo conforme
alla pasqua provata.
Solo il simbolo rende possibile il suo fulgore emergente. Ma prende m ate
riali dalla vita psichica e dalle sue forze, dal complesso di relazioni efficaci che
la costituiscono, dai diversi prodotti dellanima, sogni e archetipi. E anche dai
prodotti culturali di cui i mistici si approvvigionano: di questa carne si ricopre
per parlare del Dio incarnato e vivo. Il silenzio, il vuoto, loblio, il sogno e il son
no delle potenze, la clausura, il segreto, le forme passive della realt: vasi, seni,
caverne del senso, cera molle, terra aperta e donna nubile fanno sentire la loro voce
in questa fase del processo.
Simboli della passivit riem piono i loro racconti dellesperienza mistica
straordinaria propriam ente detta: il rapim ento, lestasi, lelevazione e il volo
parlano della veemenza della passivit, dellirruzione dellinevitabile. Tutta la
simbolica mistica dipende in questo dal testo del rapim ento paolino (2Cor 12,
2-4) e parla della passivit dellesperienza vissuta. N on frutto di uno sforzo
lestasi, lascensore di Teresina, il gigante che solleva (6M 5), Elia sollevato su di
u n carro di fuoco, luccellino cattu rato dalla grande aquila divina (V 20,
2.3.22.28). Il volo dello spirito giunge inaspettatamente, come u n falco...
Il simbolo riveste tutte queste e molte altre figure, tanto da poter afferma
re che la mistica cristiana non una mistica di ascensione, m a di assunzione. I
simboli mistici parlano non di quello che carpiamo o captiamo del divino, ma
di un potere che ci solleva, di una grazia che ci accade, di un fulmine che ci b ru
cia, una carezza immeritata, insperata che ci tocca, che non possiamo attribui
re alla suggestione; cosa che tuttavia conosciamo e per la quale diamo segnali
e avvisi perch nessuno faccia della propria esperienza e della sua propria e sola
coscienza m etro e misura della realt di Dio manifestata in Cristo, che sem
pre pi grande. Pi che un eroe alla ricerca di se stesso, il mistico finisce con
lessere sempre una sposa che riceve: il simbolo dellum anit una donna.
Assieme alla passivit si colloca tutta la simbolica della veemenza e dellir
ruzione, della rapidit e della fugacit della visitazione mistica: i bagliori, le
saette e i dardi infiammati, i raggi e i lampi di luce, le braci e i cauteri, tutti sim
boli che dicono che Dio un fuoco che consuma (FB 2, 4). Queste irruzioni
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del divino assumono la figura delle forze pi verticali e fulminee della natura:
fuochi, fiam m e e vampate, venti tempestosi, istinto feroce degli animali: orsa, cer
va, aquila... (CB 20-21). Qui parlano anche i simboli della visitazione, del terro
re, del silenzio e abissi di dolore, di assenze e apparente indifferenza.
La simbolica dellassenza
Altro complesso di simboli che si presentano abbondantemente con tutte
le loro varianti e le loro costellazioni quello dellassenza. Il vuoto, la nudit,
il deserto e lesilio, il distacco e la dimenticanza, labbandono e la melanconia, il
silenzio, la clausura e la solitudine, lassenza amorosa, e infine loscurit, sono le
figure e le forme con cui si rende presente la trascendenza di Dio e linadegua
tezza dei poteri e delle facolt delluomo per lunione con lui. La notte-tenebra
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I simboli dellincontro
Una costellazione di simboli biblici presiede a tutta la tradizione spiritua
le: lepitalamo del Cantico dei Cantici. Questo fornisce sufficiente materiale
simbolico per tutte le peripezie del progresso spirituale. Ma il Cantico non for
nisce solo le immagini, pi propriamente fornisce alla mistica la chiave di com
prensione dellalleanza come unione mistica. Se il libro svolge gi un ruolo chia
ve per la comprensione di tutta la storia di Israele, il simbolo nuziale si affer
ma in tutta la tradizione in quanto espressione della relazione dell'anima con
Cristo, figura oggettiva dell'amore di Dio, nella cui attivit simbolica si d
lepifania sensibile che cerca il vissuto dellincontro mistico.
I gesti del corpo, i simboli di comunicazione, le braccia e gli abbracci, i baci,
il volto e lo sguardo, la gioia e il gioco, tutti i gesti dellamore: la comunicazione
matrimoniale, le carezze, la consumazione del matrimonio, la verginit, la solitu
dine intesa come intimit, il segreto e il silenzio del talamo segnalano il punto
di arrivo del processo mistico. Il Cantico biblico ha dato accesso e libert a
queste esplorazioni, predisponendo, inoltre, tutto larmamentario di immagi
ni per le variazioni con cui la storia e le culture arricchiscono continuamente
il simbolismo nuziale. Tra i gesti, lo sguardo (occhi, guardare) e il segreto (tala
mo, hortus conclusus, nido, cella vinaria, grotta, camera nuziale, caverne) sono
quelli privilegiati. Tutta la simbolica dellintimit, del mondo inteso come
orto, paradiso e giardino chiuso, come palazzo abitato, ci narra una storia di
amore, ci indica che stiamo davanti ad una mistica radicalmente dialogica: non
culmina nella mera trasformazione, n nella fusione o dissoluzione, ma nel
lincontro.
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I protagonisti
I simboli dellidentit _
Insieme alla creazione di una simbolica propria per parlare del cammino
mistico, simbolica di base che genera un dialetto mistico entro la lingua eccle
siale, la tradizione ha m ostrato preferenza per alcuni simboli dellidentit.
Sono le metafore ricorrenti per parlare dei protagonisti del processo religioso
di unione teologale. Come chiama se stesso colui che parla? Che cosa conosce
e che cosa dice di s e del suo corrispondente? Come si descrive la genealogia
dellio mistico, del soggetto che si avventura e di questa voce che udiam o par
lare e tacere, soffrire e godere? I simboli raccontano la sua storia e parlano di
u n soggetto che sposa, amata, nave, casa che riposa, mansione o palazzo, orto,
pellegrino, eroe errante, avventuriero, viandante. I simboli di capacit: seni, caver
ne, vasi, ricettacoli del dato operano com e determ inante primario di questa
identit. I simboli aperti: spirito, sposa, pellegrino errante, volto e ferita, pietra in
caduta fino al suo centro funzionano come indicatori del suo atteggiamento
esistenziale di fondo. Poich amato, si intende, si conosce, si chiama e si iden
tifica nella risposta. Il suo io nasce dalla voce anteriore dellam ore di Colui che
si ricorda di lei. Lidentit, sappiamo, narrativa. I simboli sono il nucleo ger
minale di questa narrazione dram m atizzata che punta verso unavventura di
identificazione mediante una trasformazione dialogata o condivisa.34
Chi il portatore della passione? Quali figure prende il desiderio per pre
sentarsi, mascherato o nudo, davanti a Dio? Un fuoco ardente, una sete, unan
sia di possesso e di presenza, di visione e di compagnia. Cavit che deve svuo
tarsi e desiderio che deve purificarsi con la negazione sono il nom e e il cogno
m e del soggetto mistico.
La fonte di forme e i procacciatori di figure dellio nella tradizione misti
ca non sono solo la zona archetipica dei sogni, dellincosciente e delle sue pres
sioni e complessi, o le figure affettive primordiali che delimitano la costituzio
ne dellio, ma anche le formazioni culturali della tradizione biblica, i tipi por
tatori di esperienze simili in cui i nostri mistici trovano soddisfazione al loro
34 II dialetto teresiano preferisce qui parlare di diamante, castello, mansione e locanda, giardino, paradiso, albe
ro piantato lungo la corrente, orto da coltivare, pozzo, vaso, specchio e cristallo disposto alla transverberazione di
una luce elevata... Giovanni della Croce tesse la trama dei suoi racconti con una protagonista che si chiama Amata
(Sposa, Pastora errante, Cerva assetata, Tortorella desiderosa, ecc.), la stessa che nella Notte si chiama Abbandona
ta, Dimenticata, Lasciata, Addolorata, ecc. E, in seguito, Sposata, Favorita, Prediletta, ecc.
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Figure dellanima
La geometria dellanima e lanatomia dellio che questi mistici sono soliti
utilizzare parlano di fondo e superficie, centro e periferia, alto e basso, struttura
no sette mansioni, tracciano cartografe di citt e sobborghi, conoscono botteghe
e soglie, sottani e soffitte. A volte, lanima si riduce a cuore. C inoltre una vera
e propria architettura delluomo che aderisce alla sua proposta, che non solo
descrittiva, ma coinvolge in un continuo progresso di identificazione per la
relazione: nella realizzazione umana si avanza per amicizia teologale. I simbo
li non descrivono, indicano. Hanno valore non decorativo, ma etico ed esteti
co; educano al sentimento e alla percezione: esigono impegno.
In questa mappa delluomo nuovo c un punto speciale: lapice o il centro
dellanima, 1apex mentis, la scintilla, rifondo del pozzo.
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Conclusione
La simbolica mistica uno dei mezzi a nostra disposizione per parlare di
Dio. Il linguaggio primario sul mistero cristiano - canti, grida, preghiere, con
fessioni - trova nel simbolo lo stimolo coessenziale per la sua comunicazione.
Il linguaggio secondario usa il concetto e la analogia entis. La simbolica per
questo viene ad essere il dizionario primario che interpreta il libro della natu
ra mediante il libro della Scrittura. lo spirito mediante la lettera. Un campo
intermedio tra entrambi i libri. Allora il nostro intelletto, per acuto che sia,
non arriver mai a comprenderla [la bellezza e la capacit dell'anima], come
non potr mai comprendere Dio.35
Il mondo confuso e caotico, le emozioni e i sentimenti della coscienza
umana, innumerevoli e sfumati come i colori del bosco d'autunno, la presen
za-assenza del Mistero sono esperienze trascendentali che hanno bisogno del
simbolo per ordinarsi e apparire alla coscienza. Mediante i simboli che i mistici
creano e pongono in circolazione, tutti noi abbiamo la possibilit di accedere
alla nostra personale esperienza, ricreandola.
Tutti facciamo la nostra personale rilettura dei simboli allinterno della
tradizione mistica. Tuttavia non solo la simbolica mistica ha questo valore
interpretativo, ma anche costantemente aperta a nuove e continue interpreta
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zioni. Credo che sia meglio [...] lasciarli nella loro ampiezza, affinch ciascu
no ne approfitti a m odo suo e a misura del suo spirito.36 Con essi, a ciascuno
si aprono nuove esperienze che, altrimenti, rim arrebbero cieche ed enigmati
che, caotiche, impossibili. A ciascuno rivelano la sua grazia.
Vi in essi, oltre a questo potere rivelatore, esploratore ed euristico secon
do le parole di P. Ricoeur, u n valore integratore degli elementi umano-divini.
N on possibile vivere lam ore sponsale senza scoprire il valore trascendente,
divino, religioso e sacramentale dellamore; e, viceversa, non c esperienza
mistica che possa prescindere dal grande segno (sacramentum magnimi) del
lam ore umano. Integrare i livelli di lettura della tradizione mistica significa
fare giustizia alla presentazione simbolica in cui ci offrono il contenuto della
grazia mistica. In essi si condensano i diversi livelli e chiavi dellesperienza
totale del mondo, della coscienza e della grazia.
La simbolica mistica un grande insieme di potere orientativo e sanante,
che offre a chi si pone in contatto con essa un universo di senso, alcuni model
li di identificazione e alcune piste di sviluppo della propria identit. La forza
di trasformazione non sta nei simboli, m a nelle realt e queste, nelleconomia
di grazia, vengono comunicate dai sacramenti; m a lesperienza di queste real
t cristiane (lunione con Dio) accessibile solamente allintelletto ed esse,
solo se in forma e figura di simboli, riescono a muovere le emozioni, acquista
no la forza necessaria alla trasformazione dellenergia passionale. La propedeu
tica o la pedagogia spirituale non potr prescindere dai simboli. E non c
mistagogica possibile senza simboli, miti e riti.
Il sistema simbolico, offerto dalla tradizione mistica, fonda una com unit
di senso in cui luom o contem poraneo pu comunicarsi in maniera intima ed
esaustiva, proprio come necessita tutta la persona. L pu trovare un m ondo
di riferimenti sicuri, provati e profondi in cui riconoscersi, entrare in com unio
ne e realizzarsi come credente e cristiano. Un m ondo di riferimenti, dove le
realt m ondane recuperano il loro senso simbolico e sacramentale, si aprono a
sensi nuovi e recuperano il loro valore di mediazioni.
Perch questo accada, c bisogno innanzitutto che la comunit di simboli
mistici possa riorganizzare il suo spazio simbolico vitale dove gli individui si
inizino allesperienza dellillimitato, si lascino trasportare dal potere del sim
bolo fino alle dom ande inesprimibili, fino alla presenza-assenza di chi ci fon
da in m odo radicale. Per questo, per la personalizzazione dei m em bri di que
79
244
Intellettualisti e mistici
M entre per i grandi teologi dellapogeo della teologia scolastica (Tomma
so dAquino e Bonaventura), teologia e mistica erano indissolubilmente unite
nella vita concreta, dalla fine del secolo XIV5 6 cominci a profilarsi un divor
zio, tra la mistica, intesa come esperienza della fede, e la teologia, intesa come
scienza della stessa. Sotto linfluenza di unapplicazione rigorosa della dialetti
ca nel pensare teologico, si era originato u n processo di alienazione tra la teo
logia e la mistica. La teologia scolastica intellettualista e cavillosa dirottava la
riflessione dalla Sacra Pagina, il libro dellesperienza (san Bernardo da Chiaravalle), rivolgendola piuttosto verso le elucubrazioni del nominalismo con
3 Cfr. Otger Steggink, Een vrouw die niet zweeg in de Kerk: Teresa van Avila, vrouw, mystica en Kerklerares, in: Tussen hemel en aarde; naar nieuwe vormen van spiritualiteit. Frans Haarsma (Red.) Baarn, Annalen van Thijmgenoot-
Esperienza e teologia..
245
cettualista: cio verso le quaestiones e quaestionunculas, le disputationes e quodlibeta e i com m entari alle Sentenze. Fino a che punto fosse arrivata questa alie
nazione si pu constatare a partire dagli accenti antiscientifici e antiscolastici
che ritroviamo negli scrittori spirituali del XIV-XV secolo. Lautore dellImita
zione di Cristo, ad esempio, si sente obbligato a m ettere in guardia i suoi letto
ri contro i pericoli che la scienza teologica del suo tem po com porta per la vita
dellanima: Che vantaggio ci viene dalla curiosit di sapere cose oscure e
occulte, se non sapendole non saremo ripresi nel giorno del giudizio?... Q ua
le vantaggio ci viene dai generi e dalle specie dei logici?....7
Lalienazione tra la teologia intellettualista e la spiritualit affettiva si
manifestava in m odo palpabile nel volontarismo pratico caratteristico del
lorientam ento ascetico e antispeculativo della Devotio Moderna. La rottura tra
la scienza teologica e la vita spirituale nellautunno del Medioevo deve esse
re considerata com e il grande scisma del XV secolo.8
Il Gran Cancelliere dellUniversit di Parigi, Jean de Gerson (1363-1429),
marcava la rottura tra la teologia e la mistica distinguendo tra mystica theobgia
speculativa e mystica theologia practica. Detta distinzione comportava come conse
guenza che la letteratura religiosa perdeva il contatto con la teologia, m entre la
teologia scolastica, per mancanza di contatto con lesperienza di Dio, si conver
tiva in dialettica. Il certosino Vincenzo da Aggsbach nel suo trattato De mystica
theologia (1451-1459) confermava ci che il punto di vista di Jean de Gerson ave
va dimostrato, vale a dire che la teologia mistica e quella scolastica avevano a che
fare luna con laltra, tanto quanto larte della pittura con il lavoro di uno zappa
tore.9
Quello che nel XV secolo arriv ad essere una rottura, si svilupper nel
secolo seguente in antagonismo. Davanti alla situazione tragica di una cristia
nit divisa dalla riforma protestante, la teologia si eresse a difesa dellortodos
sia contro lesperienza soggettiva di protestanti e spirituali. Cos, a m et del
secolo XVI, nella Spagna del Re cattolico sorse il conflitto tra intellettuali
sti e mistici.10
246
Tale antagonismo tra uom ini e donne spirituali, da una parte, e i teolo
gi della scuola, loro censori, dallaltra, cre una profonda breccia nellambien
te teologico-spirituale del Secolo dOro spagnolo; una separazione fatale tra
esperienza e dottrina mistica - credo la chiamino mistica teologia, scrive Tere
sa di Ges11 - e la teologia della scuola, quella dei volumi di maestri e profes
sori cattedratici, che, nella loro funzione di qualificatori del Supremo Tribu
nale dellInquisizione, erano diffidenti nei riguardi della vita mistica degli spi
rituali, denunciandone le pratiche e gli scritti.12
Tempi tristi
Teresa di Ges viveva sulla sua propria carne questi sconvolgimenti della
sua epoca, concretizzatisi in processi e censure inquisitoriali m olto clamorose.
Le donne visionarie solevano costituire dei poli di attrazione, come oracoli
capaci di abbagliare persino uom ini im portanti.13 La pi famosa fu Maddale
na della Croce, di Cordova. I predicatori ne facevano lencomio perfino dal
pulpito, e lo stesso Inquisitore generale, Alonso Manrique, la onorava con
aperta venerazione. Alla fine si venne a scoprire lim postura e, il 1 gennaio
1544, Maddalena della Croce fu incarcerata nel SantUffizio di Cordova. La si
dichiar vhementer suspecta di eresia e la si condann a fare pubblica abiura de
vehementi, la qual cosa avvenne il 3 maggio 1546.14 Santa Teresa ricordava la
cosa con terrore: Siccome in quei tempi si erano scoperte delle donne che il
demonio aveva ingannato con delle grandi illusioni, cominciai a temere.15
N on manc u n uomo di autorit e predicatore che disse m olto male di lei,
com parandola a Maddalena della Croce, di Cordova.16
Il ricordo terribile delle donne visionarie, vittim e dellillusione o
dellinganno del diavolo, presente nel suo spirito e nei suoi scritti. Riferen
Esperienza e teologia..
247
17 V 38, 1. Qui fa allusione alla seconda Lettera di san Paolo ai Corinzi 12, 2 e 4, in cui l'Apostolo parla delle
grazie mistiche che ricevette dal Signore e delle miserie con cui il Signore ha voluto compensarle perch non gli fos
sero occasione di orgoglio. Allude anche alle lettere di san Girolamo che le infondevano coraggio in altre occasioni,
quando si trovava in situazioni tali da non sapere che cosa fare (vedi V 3, 7 e 11, 11). Ha potuto leggerle in volgare;
nel monastero di san Giuseppe in Avila, si conserva un esemplare dell'edizione del 1520, realizzata da Juan de Moli
na: Las Epistolas de SanJernimo con una narracin de la guerra de las germanias, Valencia 1520. Cfr. Victor G. de la Con
cila, El arte literaro de Santa Teresa, Editorial Ariel, 1978, pp. 54-55.
18 R 53, 6 .
19 CE 35, 2.
20 Monumenta historica Societas Iesu, Epistolae quadrimestres, t. 6, Madrid 1896, p. 354.
21 Vedi: A. Caballero, Conquenses ilustres, II, Madrid 1871, p. 597.
248
potessero pensare alcuni inginocchiati due ore davanti allaltare, e che lui non
riusciva a farlo.22 Come il suo confratello, M elchor Cano, fra Domenico da
Soto si convertito ad un tutiorism o esagerato. Nel m om ento in cui la rifor
m a protestante si affermava in Europa, questi teologi disillusi reagivano col
panico; in questi tem pi tanto confusi e oscuri scrive Domenico da S o to .23 24
Erano tem pi tristi, racconta la madre Teresa di Ges, e non strano che
esprimesse il terribile sospetto che potrebbero trovarvi degli appigli per
denunziarmi allInquisizione.25 E, oltre al fatto di essere donna e mistica,
dovette causare ancora maggiore tim ore lascendenza ebrea della m adre Tere
sa e di varie sue amiche, candidate allabito nella nuova fondazione di San Giu
seppe in Avila. La partecipazione dei cristiani nuovi al m ovim ento illumini
sta era notevole. Non certam ente una m era casualit - scrive Marcel Bataillon - che tutti gli alumbrados di cui conosciamo le origini familiari appartenes
sero a famiglie di cristiani nuovi.26
N aturalm ente allorecchio dei suoi confessori dovette giungere la fama
delle grazie che donna Teresa aveva ricevuto nellorazione, provocando in loro
u n atteggiam ento di som m a cautela. Seppi - annota lei - che gli raccoman
davano [al confessore] di stare m olto in guardia sul conto mio per non lasciar
si ingannare dal dem onio col credere alle mie parole.27 28
Esperienza e teologia..
249
gruppo di devoti avilesi - credo fossero cinque o sei,30 dice lei - uom ini di
buone intenzioni, tutti impegnati a smascherare il dem onio nelle esperienze
mistiche delle carmelitane.
Alla fine il confessore, intontito, le disse che quei tali erano daccordo
nel dichiararm i vittim a del dem onio, per cui non dovevo com unicarm i tan
to spesso, m a distrarm i e non stare mai da sola.31 La povera m onaca era ter
rorizzata.32
C e ra o rm a i in g iro u n g ra n ch iacch iericcio da c o m a ri ch e g iu n se infine
al su o m o n a ste ro e c re u n g ra n d e scom p ig lio d e scritto da G iro la m o di san
G iuseppe:
Credendo di perdere onore e reputazione con quello che si diceva tra il popolo
sulla loro religiosa, alcune la guardavano con indignazione, altre con disprezzo,
giungendo perfino ad apostrofarla con parole molto pesanti: Ma chi che met
te donna Teresa in queste trovate? Perch queste esagerazioni e novit, tanta ora
zione e contemplazione, questo andare a nascondersi in ogni soffitta ed angolo
della casa?.33
Quello che donna Teresa sperimentava tra il 1558 e il 1559 non erano
visioni; erano piuttosto delle sensazioni certam ente provenienti da Dio,
mediante le quali piace al Signore manifestarsi.34 Riceveva inoltre delle
comunicazioni, com e se le si confidassero delle cose; senza udire parole, le si
parlava dentro, e queste cose rimanevano incise nellanima; essa confider al
riguardo: i nostri sforzi in contrario non riuscirebbero a nulla.35 Inoltre
avverte: Quando mi proibirono lorazione, mi parve che [il Signore] si
mostrasse disgustato, e mi disse di far loro sapere che era una tirannia. Mi sug
geriva poi delle ragioni per farmi capire che non era opera del demonio.36
Nel 1559, il panico dovuto allinfiltrazione protestante si era trasform ato
in delirio. In Valladolid si celebrarono i prim i autodaf. LInquisitore generale,
don Fernando de Valds, pubblic un Indice de libros prohibidos, in cui si inclu
30 V 25,14; sarebbero Gaspar Daza, Gonzalo de Aranda, Francisco de Salcedo, Hernandlvarez e Alonso Alvarez Dvila.
31 V 25, 4.
32 V 23, 13; cfr. Efrn della Madre de Dios ocd - Otger Steggink O.Carm., Tiempo y vida de Santa Teresa, 3a ed.,
B.A.C., Madrid 1996, pp. 166-167.
33 Historia del Carmen Descalzo 2, cap. 18, n. 7, pp. 437-438.
34 V 27, 4.
35 V 25, 1; Forse perch uno spirito si sente in contatto con un altro (V 25,10).
36 V 29, 6 ; cfr. Domenico Bnez, in: Informe, B.M.C., t. 2, p. 147.
250
devano alcuni dei libri che donna Teresa soleva leggere in volgare. La solitu
dine spirituale si fece spaventosa, in quanto neanche pi i libri la potevano con
solare. Allora intese la solita voce: Non affliggerti, perch io ti dar u n libro
vivente.37 Alcuni giorni dopo, il 29 giugno, festivit dei santi Pietro e Paolo,
ebbe per la prim a volta una visione: si trattava di una visione intellettuale. In
seguito dovette offrirne un resoconto dettagliato al confessore. Concisamente
descrive lanimato dialogo che intervenne tra i due: Mi dom and in che for
m a lo vedevo. Io gli risposi che non lo sapevo, m a che non potevo dubitare che
Egli mi fosse vicino perch lo sentivo e vedevo chiaramente [...] Allora il con
fessore mi domand: Ha detto di essere Ges Cristo?. Egli me lo dice m ol
te volte, risposi [...].38 Ed una testimone aggiunge che il confessore la m an
d via con fare rude, m ostrando di non crederle.39
Ma la cosa non fin l ed ebbe una simpatica conclusione:
In seguito, m entre il confessore stava nella sua cella, alzando la testa vide Cristo
N ostro Signore [ ...] Al m attino venne a parlarle dicendole quello che aveva visto.
Ella [Teresa] gli disse: Non ci creda, Padre. Perch Cristo dovrebbe apparire a
Vostra Paternit? N on sar Cristo. L o guardi meglio. E lui [Balthasar Alvarez] le
diede m olte ragioni per le quali si capiva che si trattava proprio del Signore. Ma
ella rispose: Bene, Padre. E com e a Vostra Paternit ci appare sicuro, cos lo
anche agli altri che vengono a raccontarle le stesse cose.40
37 V 26, 5.
38 V 27, 3; cfr. Tiempo y vida de Santa Teresa, pp. 167-168.
39 Isabel de Jess, Proc. Salamanca 1610, 4 , che l'aveva udito dire direttamente dalla madre Teresa di Ges.
40 Ibid. La dichiarante aggiunge di aver sentito dire dallo stesso Padre confessore che, per mezzo della santa
Madre, aveva ricevuto una grande grazia, e che si trattava proprio di questa.
41 V 28, 8.
Esperienza e teologia..
251
nemico.42 Queste ed altre ragioni m olto sensate dava donna Teresa ai censori.
Pur essendo tanto chiare, producevano in essi effetti contrari. Non potevo
credere - avvertiva - che, se il dem onio faceva questo per ingannarm i e por
tarm i all'infermo, lo facesse con un mezzo tanto contrario come era quello di
levarmi i vizi e donarm i virt e forza [.. ,].43 L'esasperazione dei giudizi diven
tava parossistica, come se la vedessero perduta davanti ai loro occhi e con lei
anche il confessore che le credeva. Gli dicevano di guardarsi dalla monaca, di
non farsi ingannare dal dem onio credendo a tali finzioni; il confessore cerca
va di replicare, m a siccome il Signore non lo portava per questo cammino
non aveva fiducia in s e, incapace di persuadere gli amici, si lasciava domina
re da loro.44
Erano tim ori deliranti; si giunse al punto che la m onaca addolorata non
riusciva a trovare qualcuno disposto a confessarla; tutti la fuggivano; e lei pian
geva continuam ente.45 Le sue parole sono amarissime: Mio scopo nel dire
questo far com prendere le sofferenze di un'anim a su questo cam m ino spi
rituale quando non si ha una guida sperim entata. Per conto mio, se Dio non
m i avesse aiutata, non so com e sarei finita, perch con tante contraddizioni
c'era da perdere la testa [,..].46 Ma quegli uom ini si chiudevano sempre pi
nelle loro posizioni. Erano tanto sicuri che fosse il demonio, che alcuni la
volevano esorcizzare.47 Lei, da parte sua, vedeva chiaram ente che non la capi
vano;48 si divenne cos sospettosi che, siccome le visioni andavano crescendo,
uno, con cui soleva confessarsi quando non poteva il padre Balthasar Alvarez, cominci a dire che si trattava chiaram ente del dem onio e le ordin che
giacch non v 'era m odo di resistere, ogni qualvolta avesse queste visioni si
segnasse con l'acqua santa e facesse gli scongiuri, e si convincesse che si trat
tava del dem onio''.49 50 51
42 V 28, 10 .
43 V 28, 13.
44 V 28, 14; cfr. Tiempo y vida de Santa Teresa, p. 169, n. 226.
45 V 28, 14.
46 V 28, 18.
47 V 29, 4.
48 V 30, 1.
49 Lett. Diese higas. Sebastin de Covarrubias descrive la higa cos: un gesto di disprezzo che facciamo ser
rando il pugno e mostrando il pollice tra lindice e il medio; unoscenit camuffata. La higa antica era in realt una
riproduzione del membro virile, ottenuta estendendo il dito medio e contraendo contemporaneamente lindice e il
mignolo (Tesoro de la lengua, p. 689, a, 30). Questo costume, di origine araba, diverr comune in Spagna.
50 Isabel de Santo Domingo, Proc. Avila 1610, 12.
51 Cfr. Tiempo y vida de Santa Teresa, p. I (Teresa de Ahumada), p. 170, n. 228. Si tratta molto probabilmente di
un Padre gesuita: cos fanno pensare le parole della Santa. E il padre Ribera dice apertamente che era un altro Padre
dello stesso collegio dei gesuiti di Avila (Vida de Santa Teresa, 1, cap. 11).
252
La Santa dice che obbediva a chi era al suo [di Cristo] posto supplican
do per che Cristo non la incolpasse per questo, poich erano i ministri che
Egli aveva posto nella sua Chiesa.52
Per quella sottomissione la sua anima fu ricompensata: giorno dopo gior
no aumentavano i suoi im peti damore. E tra questi fu celebre la grazia del
dardo: la famosa visione della Transverberazione.53 54 Conviene respingere
innanzitutto lidea che quella della visione menzionata fosse una ferita fsica:
la realt principale, la vera grazia del dardo, era di ordine spirituale, m entre
leffetto sul corpo sarebbe indiretto, per la risonanza dellanima.55 56
In realt non erano corporei n langelo, n il dardo, n il fuoco, n la feri
ta. Erano solo forme visibili con cui lim maginazione traduceva grazie misti
che ineffabili.57
Poi ci fu un'altra novit, la pi pericolosa, i rapimenti, che la staccavano da
s, -la lasciavano rigida e la levavano dal suolo, a volte davanti ad altre perso
ne e in qualsiasi luogo. La poveretta tremava ogni volta che iniziava il rapim en
to; cercava di evitarlo con tutte le forze, m a inutilmente; era, secondo la sua
espressione: come chi com batte con u n poderoso gigante.58 Q uando torna
va in s rimaneva smarrita; avrebbe voluto essere inghiottita dalla terra e non
essere vista da nessuno.59 60 61
Da fuori si scagliavano contro la m onaca visionaria mille giudizi contrad
dittori. La consideravano unindemoniata. Essa replica serena: Non posso cre52 V 29, 6.
53 Vedi: Pierre Adns, Transverbraton, in DS 15, pp. 1174-1184, particolarmente pp. 1178-1180: Uexprience th
rsienne - La doctrine sanjuaniste; Andr Derville, Plaie, in DS, p. 1794; A. Cabassut osb, Blessure d amour, in DS 1,
pp. 1724-1729.
54 Cfr. Gabriel de Ste. Madeleine ocd, Ucole thrsienne et les blessures de Vamour mystique, in tudes carmlitaines, oct. 1936, pp. 208-242.
55 Essa riconosce di aver sperimentato dolore e gioia corporali: Vi partecipa un poco anche il corpo, anzi mol
to (V 29, 13). La somiglianza della descrizione che fra Giovanni della Croce fa della ferita d'amore con la visione avu
ta da Teresa di Ges sorprendente. Il Dottore mistico scrive sulle conseguenze dellesperienza mistica: A causa
della sua unione con lo spirito, da questo bene dellanima ridonda talvolta nel corpo lunzione dello Spirito Santo; tut
ta la sostanza sensibile e tutte le membra, le ossa [...] con un gran sentimento di diletto e gloria, che si sente fino
alle estreme congiunture dei piedi e delle mani [...] e poich tutto ci che si pu dire intorno allargomento infe
riore alla realt, perci basta affermare sii rispetto al corpo che allo spirito che sa di vita eterna (FB 2, 22; cfr. ibid.
2, 9). Vedi: Otger Steggink O.Carm., Experiencia de Dios y afectividad: jCun afectiva es la mistica? Y jCun mistica es la
afectividad en Teresa deJesus?, in: Actas del Congreso Internacional (Salamanca, 4-7 octubre 1982), voi. II, Salamanca 1984,
pp. 1058-1064.
56 R 54, 14.
57 Noticias, B.M.C. t. 2 , p. 106.
58 V 20, 4.
. 59 V 31, 12.
60 V 31, 13; tale altro monastero era quello dellIncarnazione in Valenzia; cfr. Otger Steggink, La reforma del
Carmelo espanol, 2 a ed., Avila 1993, pp. 38-39.
61 V 31, 14; R 1 , 23.
Esperienza e teologia..
253
dere che il dem onio abbia cercato tanti mezzi per guadagnare la mia anima,
per poi perderla: non lo ritengo tanto sciocco.62
Si comprende, quindi, perch si mantenesse diffcilmente calma davanti a
quella ossessione psicotica dello spirito maligno. Teresa difende costantem en
te la pratica dellorazione mentale e delle esperienze mistiche, senza badare ai
sospetti: Non capisco le paure di chi grida: demonio! demonio! m entre
potrebbero gridare: Dio! Dio! e riempire linferno di spavento [...] per conto
mio ho pi timore di chi ne ha tanta del dem onio che non del dem onio stes
so, perch questi non mi pu far nulla, m entre quelli, specialmente se confes
sori, gettano lanima nellinquietitudine.63
Davanti a tale diffidenza diffusa contro le donne che si dedicavano alla vita
di orazione, naturale che Teresa di Ges dovette ricorrere a prove.
254
68 CV 31, 5: So di una persona a cui spesso il Signore concedeva questa grazia. Non sapendola spiegare, si
rivolse a un grande contemplativo e questi le disse che era cosa possibile e che anch'egli vi andava soggetto. Que
sta persona era in realt la Santa che and a consultare san Francesco Borgia, come lei stessa annota nel codice di
Toledo: Era il padre Francesco, della Compagnia di Ges, che era stato Duca di Gandia e aveva una grande espe
rienza. In R 58, 5 si conferma: Domandai al padre Francesco se questo fosse possibile - cio che, in questa orazio
ne che chiamano sonno delle potenze", Maria e Marta vadano insieme - perch mi sembrava un inganno; e mi
rispose che era un fenomeno molto frequente.
69 CV 31, 5.
70 Cfr. Otger Steggink O.Carm., Quitude, in Dictionaire de Spiritualit, t. XII (Paris 1986), cols. 2842-2850.
71 V 30, 4.
72 Testimonianza di Pedro de Castro nel Processo di Segovia, si veda: Fray Andrs de la Encarnacin, Memorias
historiales II, Direccin y coordinacin: M.aJesusMancho (Junta de Castilla y Leon 1993), Ms 13483, R. n. 117, p. 143.
73 V 30, 5.
74 V 30, 6 .
75 V 30, 7.
76 V 30, 7.
77 Rapporto del padre Domenico Bnez, in Procesos de beatificacin y canonizacin de Santa Teresa de Jesus, ed.
P Silverio de Sta. Teresa, Burgos (3 vols., 1934-1935), voi. 2, p. 149.
Esperienza e teologia..
255
78 V 30, 7.
79 V 40, 8 .
80 Cathalogus librorum qui prohibentur mandato illustrissimi et Reverend. D. D. Ferdinandi de Valdes Hispalensis Archie
piscopi, Inquisitionis Generalis Hispaniae, necnon et Supremi Inquisitionis Senatus, Pinciae, 1559; esiste una riproduzione
in facsimile, pubblicata dalla Reai Accademia Espanda: Tres indices expurgatorios de la Inquisicin espanola en el siglo
XVI, Madrid 1952, pp. 37-51; cfr.: Melchiades Andrs, La teologia espanola en el siglo XVI, t. II, B.A.C., Madrid 1977,
<-pp. 612-636: cap. XXII: El Indice de libros prohibidos de 1559.
81 Vedi: Melchiades Andrs, op.cit., pp. 627-629, dove lautore tratta della reazione dei mistici.
256
suo intim o la voce del Signore: Non affliggerti perch io ti dar un libro
vivente. Ed aggiunge: [...] il Signore m istruiva con tanta tenerezza e in cos
varie maniere che quasi non ebbi pi bisogno di libri o almeno di poco. Allo
ra per apprendere la verit non ebbi altro libro che Dio. E benedetto quel libro
che lascia cos bene impresso quello che si deve leggere e praticare da non
dimenticarsene pi!82
Tuttavia essa continua a sentirsi ancora em arginata e discriminata come
donna e mistica. L'offende l'esclusione radicale della donna dai compiti eccle
siali; e, soprattutto, le d fastidio la prevenzione rigida di teologi e inquisitori
contro le donne contemplative.83 84 85
Anche se la sua posizione di donna e la sua opzione cosciente per la vita
contemplativa, allinterno del contesto sociale ed ecclesiastico, sem brano con
dannarla ad una vita senza voce, in totale clausura, ella continua a lottare a
difesa della libert spirituale della donna.
Nel suo prim o scritto dottrinale Cammino di perfezione pi volte prende
posizione contro i teologi ed inquisitori antifemministi, appellandosi espressam ente allatteggiam ento di Ges nei confronti delle donne che lo seguivano.
Il suo perentorio grido accorato suona come una pubblica difesa della donna
contemplativa sotto form a di dialogo con Cristo:
No, o Creatore mio. Voi non siete ingrato, e sono sicura che esaudirete le loro
domande. Quando eravate su questa terra, lungi daver le donne in dispregio,
avete anzi cercato di favorirle con grande benevolenza. Avete trovato in esse tan
to am ore e fede86 pi grande che negli uomini, essendoci la vostra Madre Santis
sima, per i meriti della quale - e portando noi il suo abito - m eritiam o quello
che abbiamo dem eritato con le nostre colpe. Non basta, Signore, che il m ondo
ci tenga rinserrate, incapaci di fare qualcosa per voi in pubblico che valga qual
cosa, n osiamo trattare di certe verit che piangiam o in segreto; m a avverr per
giunta che non abbiate ad ascoltare domanda cos giusta? Io non lo credo, Signo
re, dalla vostra bont e giustizia, perch Voi siete giudice giusto, e non com e i
82 V 26, 6 .
83 La frase teresiana appare cancellata come anche la nota al margine, vedi anche: Reproduccin fotolitogrfica
yfeles traslados impresos del Camino deperfccin..., publicados por dr. D. Francisco Herrero Bayona... Valladolid
1883, p. 122.
84 CE 73, 1 .
85 Vedi: Santa Teresa de Jesus, Obras Completas, 5a ed., E.D.E., Madrid 2000, p. 644, nota.
86 II passo da qui fino a quantunque siano di donne fu cancellato dalla censura, e per questo non pass al
Cammino di perfezione (Valladolid); una dura critica contro latteggiamento della Chiesa ufficiale (gerarchia-teologiinquisitori) nei confronti della posizione ecclesiale delle donne.
257
Esperienza e teobgia..
giudici della terra, i quali, figli di Adamo come sono e in definitiva tutti uomini,
non vi virt di donna che non tengano in sospetto.87
Ella reclama, soprattutto, il diritto a poter apportare, come donna e misti
ca, la sua esperienza contemplativa. In m odo inequivocabile esprime tale aspi
razione come uno dei motivi che la spinsero a scrivere la sua autobiografa:
Questo uno dei motivi che mi hanno m olto incoraggiata ad obbedire al
com ando di com porre questo scritto, nonostante la mia incapacit, e di dar
conto della mia misera vita e delle grazie che il Signore mi ha fatto [...] vorrei
avere grande autorit per essere creduta [,..]88 89 90
87 CE 4,1.
88 V 19,4.
89 Vedi larticolo di Adriana Zarri su questo argomento in Concilium, rivista internazionale di teologia, feb
braio 1970; cfr. Seelaus, Vilma ocd, The Femmine in Prayer in th Interior Castle, in Mystic Quaterly, 13 (1987), pp.
203-214.
90 V 8, 5.
91 V 30, 19; vedi: Gv 4, 15. Nella casa paterna di Teresa de Ahumada cera un quadro di grandi dimensioni, in
stile rinascimentale, raffigurante quella scena evangelica. Dopo la morte di suo padre (26 dicembre 1543, praticamente gi 1544), questo dipinto fu portato al monastero dellIncarnazione, dove allora viveva donna Teresa; l si con
serva fino ad ora. Una riproduzione fotografica si pu vedere in: Nicolas Gonzlez y Gonzlez, Historia del Monasterio de la Encamacin de Avila, Avila/Madrid 1995, la sesta pagina (non numerata) di illustrazioni, dopo pagina 256.
258
92 P 7, 6 .
93/ind.
94 V 30, 19.
95 P 7, 3; cfr. CV 31, 5; 7M 4 tit.
Esperienza e teologia..
259
a meno che non le si dica di non farlo (Tiempo y vida. de Santa Teresa, 3a ed., B.A.C. - Mayor 52, Madrid 1996, p. 190);
cfr. R 1, 14.
98Jernimo de S. Jos, Historiadel Carmen Descalzo, lib. I, 3, cap. 2, p. 511; cfr. Francisco de Ribera, Vida de San
ta Teresa de Jesus, lib. 1, cap. 13 (ed. Barcelona, 1908), pp. 152-154.
99 Valladolid, Archivo de las MM: Carmelitas Descalzas, ms. 42: Relacin que la madre Maria Baptxsta..., Carmelita descalza, dej esenta de su llamamiento a la religin..., f. 282 r.
100 Alle monache dellIncarnazione, e pi in particolare a donna Teresa de Ahumada, tanto amica dei buoni
libri, era ben noto il testo della Istituzione, perch nel suo monastero c'era una copia manoscritta del trattato, in lati
no e volgare, allegato alle antiche Costituzioni dellOrdine, contenuta in un codice della met del secolo XV; vedi
Otger Steggink, Experiencia y realismo en Santa Teresa y San Juan de la Cruz, E.D.E., Madrid 1974, pp. 110-120.
260
Esperienza e teologia..
261
recente e avevano bisogno e amore di tutti, non si arrischiavano ad intromettersi molto in questo, per non rendersi
odiosi e perdere tutto (Historia del Carmen Descalzo, lib. 3, cap. 4, p. 533).
113 V 33, 6 .
114 Cfr. Tiempo y vida de Santa Teresa, 3a edicin, B.A.C.- Mayor 52, Madrid 1996 I, cap. 9, p. 187.
115 II testo del Dictamen, ibid., pp. 189-191; cfr. Dichiarazione di Teresa di Ges (la nipote), in Proceso de Avila,
1610, art. 17.
116 V 32, 17.
117 Vedi il testo del Dictamen, in Tiempo y vida de Santa Teresa, pp. 189-191.
118 V 33, 4.
119 Cathalogus librorum qui prohibentur mandato Illustrissimi et Reverend. D. D. Ferdinandide Valdes..., Pindae, 1559;
esiste una riproduzione in facsimile, pubblicata dalla Reai Academia Espanola: Tres indices expurgatorios de la Inquisicin espanola en el siglo XVI, Madrid 1952, pp. 37-51.
262
120 Vedi: Tiempo y vida de Santa Teresa, 3a ed., B.A.C.-Mayor 52, Madrid 1996, pp. 32-33.
121 V 28, 6 .
122 V 16, 6 .
123 V 40, 3.
124 4M 1, 5.
125 V 13, 16.
5M 1, 7.
127 F 23, 1.
128 F 19, 1.
129 F 19, 1.
130 F 19, 1.
131 V 13, 17.
132 V 13, 18.
133 F 19, 1.
134 5M 1, 8 .
Esperienza e teologia..
263
135 V 5, 3.
136 CV 5, 3.
264
Ella si rende perfettam ente conto che la sua esperienza mistica di donna
significa anche un apporto - come scienza di am ore - alla teologia degli uom i
ni; e non si stanca di rendere partecipi delle sue esperienze nel cam mino del
l'orazione i teologi consultati per assicurarsi dell'autenticit delle stesse, dan
do cos prova di un prudente atteggiam ento di realismo politico nei confronti
dellInquisizione. Essa chiede sempre consiglio; m a facendolo passa ad inse
gnare con una form a tipicamente femminile di insegnamento. Si rim ette
incondizionatam ente al giudizio dei migliori teologi rendendoli spesso parte
cipi della sua spiritualit; in tal m odo li pone sul cammino dellorazione con
templativa: la strategia di una m adre spirituale intelligente, dotata di una
grande m aturit come donna e mistica.
Questo accadde con uom ini di grande scienza, come lo erano fra D om e
nico Bnez, fra Pedro Ibnez e fra G arda de Toledo, i tre domenicani e con
fessori della m adre Teresa di Ges. Dove questo accostamento ai teologi appa
re m olto chiaro nella sua autobiografia, opera che riflette il clima di antago
nismo tra la teologia ufficiale e lesperienza mistica. Attraversa queste pagine
il costante desiderio di rendere partecipe delle sue esperienze colui che la diri
ge. Ella gli rivela il suo profondo desiderio di comunicargli le sue esperienze
perch ne tragga benefcio: E dir quanto m i accade, perch, nel caso succe
da anche a Vostra Grazia, lei possa trarne u n certo profitto.143
Trattando dellorazione di quiete, il suo eros pedagogiais nei confronti dei
suoi teologi-direttori la ispira ad accentuare la parte degli atti amorosi e a ridur
re quella dellintelletto: In questo caso valgono di pi alarne pagliuzze poste
con umilt, che non molta legna messa insieme da ragioni m olto dotte. E non
tem e di aggiungere: Questo avviso m olto utile per quei dotti che mi hanno
comandato di scrivere, perch, con laiuto di Dio, tutti arrivano sin qui [...]; se
la dottrina di grande aiuto prima e dopo lorazione, m entre si prega mi pare
che non debba m olto giovare se non per infiacchire la volont [...]; in questi
istanti di quiete bene che anche i dotti lascino lanima in pace e m ettano da
parte ogni sdenza.144
Nei confronti di G arda de Toledo ella si rivolge con parole di tenerezza
m aterna: Figlio mio, che mi ha ordinato di scrivere e che nella sua umilt
desidera che cos la chiami. Allo stesso tempo, ella si professa come diretta da
lui: Vostra Grazia che mi padre e figlio, nonch mio confessore, e a cui ho
143 V 10, 8 .
144 V 15, 7-8.
Esperienza e teologia..
265
145 V 16, 6 .
146 V 22, 7.
147 V 34, 10-11.
148 V 34, 13.
149 Ibid.
150 V 32, 16.
151 R 4.
266
contro la Sacra Scrittura e che ne pensava del tutto.152 Allo stesso tem po pen
sa di renderlo partecipe del proprio cam mino di orazione quando scrive sulle
quattro maniere di irrigare: Piaccia a Dio che riesca ad esprim ermi in m odo
da giovare a uno di quelli che mi hanno ordinato questo scritto. Il Signore gli
ha fatto sorpassare, in quattro mesi, il punto a cui io ero giunta in diciassette
anni.153
N on v dubbio che anche fra Pedro Ibnez traeva benefcio dallinsegna
m ento esperienziale della sua penitente. Nel suo famoso Dictamen in favore
dello spirito buono di donna Teresa de Ahumada, confessa: E dico per certo
che [ella] ha aiutato m olte persone, e io sono una di queste.154 La m adre Tere
sa, da parte sua, scrive: Egli mi diede m olta sicurezza e, a mio parere, ne fece
m olto proftto; perch, anche se lui era gi m olto buono, da allora si diede
m olto pi allorazione e si ritir in un m onastero del suo Ordine, dove c m ol
ta solitudine, per meglio potersi esercitare in questo;155 e riferendosi al suo
progresso spirituale segnala: Colui che in precedenza mi fortificava e conso
lava con la sola sua scienza, ora lo faceva anche con lesperienza di spirito, che
ne aveva m olta riguardo alle cose soprannaturali.156
Anche fra Domenico Bnez, a quei tem pi presentato del suo Ordine e let
tore di teologia in San Tommaso dAvila,157 faceva parte del gruppo di dotti
domenicani ai quali la m adre Teresa faceva riferimento. Questi si rendeva per
fettam ente conto che lei, comunicando le sue esperienze spirituali, tentava di
farsi conoscere dai suoi confessori e di farsi istruire da loro; e allo stesso tem
po di far affezionare alla virt coloro che leggevano le misericordie che Dio
aveva usato per lei.158 159 Anche se non possediamo dati concreti sullinfluen
za da parte della n\adre Teresa di Ges sulla vita spirituale del teologo dom e
nicano, il tono aperto e confidenziale delle lettere inviategli da lei e le dichia
razioni di questi al Processo di beatificazione ci confermano una com penetra
zione perfetta tra lesperienza della donna e mistica e la dottrina del maestro
in teologia e cattedratico salmanticense. Di certo, un caso eccezionale in quei
tempi tristi, in cui in Spagna prevaleva un clima di antagonismo tra mistica
e teologia, tra mistici e teologi.
152 V 33, 6.
153 V 11, 8 .
154 Vedi il testo in Tiempo y vida de Santa Teresa, 3a ed., B.A.C.-Mayor 52, Madrid 1996, p. 190. n. 29.
155 II padre Pedro Ibanez si ritir nel convento di Trianos (Leon), di domenicani contemplativi; cfr. V 33, 6 .
156 Ibid.
157 Proceso de Salamanca de 1592 (Biblioteca Mistica Carmelitana, t. 18, 6).
158 Ibid. p. 9.
159 Ibid.
Esperienza e teologia..
267
268
162 Cos al margine del foglio 72v dellautografo teresiano del Cammino di perfezione (Escoriai); vedi Reproduccinfotolitogrfico yfieles traslados impresos del Camino deperfeccin y el Modo de visitar los conventos, publicados por Fran
1 Per le citazioni delle opere di santa Teresa e san Giovanni della Croce sono usate le seguenti abbreviazioni
convenzionali nelle versioni italiane: santa Teresa di Ges, V = Vita; R = Relazioni spirituali; CE / CV = Cammino di
perfezione nelledizione rispettivamente ddl'Escorial e di Valladolid; M = Castello interiore o Mansioni; P = Cost. =
Costituzioni; E = Esclamazioni delVanima a Dio; F = Fondazioni. San Giovanni della Croce: CB = Cantico spirituale B
[n.d.T.].
270
u n m ondo totalm ente diverso dal suo. Tre domande possono servire da filo
conduttore, rim anendo aderenti alla Santa e alla nostra attualit.
271
sotto forma di ricerca, di grido dalla profondit della sua miseria (cfr. V 9, 1);
sia sotto forma di irruzione estatica in cui tutto le dato di sorpresa e senza
m isura (cfr. V 38, 17); o anche attraverso la via delle mediazioni esteriori. Il
fatto stesso di scrivere , di volta in volta, per lei occasione di incontri im m e
diati con Sua Maest, con il vero amico, con lo Sposo. Ges il suo cen
tro, la sua vita. La leggenda di Ges Bambino, che si perde nel chiostro del
m onastero dellIncarnazione e che a Teresa, che gli dom anda il suo nome,
risponde: Sono il Ges di Teresa, pi che una simpatica storiella di m ona
che. Credo, piuttosto, che racchiuda in s tutta quella verit che R. Guardini
vede nelle leggende, la verit che sta pi in l delle parole e dei fatti verifica
bili. Ges si fa di Teresa, cio, ella lo riconosce come Colui che sta sempre con
lei, che e sta per lei.
Teresa vive questa relazione come nucleo di tu tta la sua esistenza, e ci inse
gna a dare u n valore secondario a tutto il resto. Le circostanze concrete della
sua vita, il suo essere monaca, fondatrice, scrittrice, m aestra e madre, non sono
che delle conseguenze, o campi dove questo am ore fruttifica, e non appaiono
mai in prim o piano. sempre lo stesso amore, lo stesso Signore, lo stesso Dio,
ed la povert e la gioia della risposta di Teresa che forma la tram a del suo esi
stere nel corso degli anni. La Santa sperimenta in m odo carismatico e profeti
co per la sua famiglia carmelitana l'unico amore: a Dio e al prossimo. Quando
si dice che la Santa ama Ges, si deve sempre intendere che, con lui, ama tu t
to ci che Ges ama. questo lunico am ore che le fa trovare le forme con cui
amare il prossimo, la Chiesa e lum anit nel suo m om ento storico. N on si chiu
de in se stessa, a causa della sua intima relazione con Ges, come uno che si
sottrae dalla battaglia per potersi dedicare con calma e tranquillit a coltivare
le proprie fantasie religiose: qui, figliuole mie, in m ezzo alle occasioni, che
si deve dar prova dellamore, non nei nascondigli (F 5, 15). Fin dalle prime
esperienze mistiche nella sua vita di monaca, capisce che la sua via sar pro
prio quella che percorse Cristo: via di donazione della vita per i fratelli, per
amore del Padre. La forma che diede alla sua opera, o il m odo di rendere altri
partecipi del suo carisma, fu la fondazione del m onastero di San Giuseppe, al
quale seguirono poi altre fondazioni e le prim e case dei frati carmelitani scal
zi. La risposta ai torrenti di am ore che inondano il cuore acconsentire a vive
re infuocata dalla fiamma dellamicizia con questo divino Amante. E lamici
zia richiede lintimit, la condivisione tra i due amici, il tenere per propri i desi
deri dellamico, vivere per lo stesso scopo, bram are le stesse cose.
Teresa vive in u n oceano divino. La barca della sua vita, fragile come ogni
vita um ana, sostenuta nella rotta assegnatale, e solo a questa deve acconsen
272
tire. Questo per non significa una com oda passivit da parte sua, un conside
rare risolta la vita, lasciandosi portare senza sforzo dalla corrente. Ella invece
porta nella sua barca tu tto ci che appartiene ad unesistenza um ana in tu tti i
suoi aspetti: le proprie qualit e debolezze (fascino e talento per la relazione,
le sue insicurezze e ignoranze, le sue ambiguit, ecc.), le grandezze e meschi
nit della convivenza umana, il genio della propria creativit e sforzo, il ftto
tappeto delle relazioni um ane di ogni tipo con le sue intime soddisfazioni e le
proprie profonde delusioni. E, soprattutto, porta il profum o di uninfinita
nostalgia che non si sazia se non con la presenza e la figura (cfr. san Giovan
ni della Croce, CB 11), m a si trasform a in presenza e gioia gi da ora, attra
verso lam ore al prossimo e labbandono alla volont di Dio. In una delle sue
Relazioni, quando le manca appena un anno per morire, esprime questo stato
di gloria anticipata:
Oh, potessi farle conoscere la pace e la tranquillit in cui ora lanima mia [...]
mi pare di aver sempre innanzi la visione intellettuale delle tre divine Persone e
dellUmanit di nostro Signore [ ...] Senza energia sono pure i desideri di patire,
di subire il martirio e di vedere Dio: anzi, in via generale, non posso nem m eno
formularli. tanto m aggiore invece la forza che mi spinge a desiderare che si fac
cia la volont di Dio e che sia tutto a sua m aggiore gloria [ ...] Vi sono talmente
sottomessa che non desidero pi di vivere che di m orire. Se bram o la m orte
solo in quei brevi istanti in cui sospiro di vedere Dio. Ma sparisce anche la pena
di questa lontananza appena mi si affacciano le tre divine Persone che porto in
m e cos al vivo. E lanima mia torna a bram are di vivere, se cos piace al Signo
re, per poterlo servire un po di pi. Se potesse contribuire in qualche cosa per
farlo am are e lodare da unanima, anche solo per poco tem po, le sembrerebbe
assai pi im portante che di essere gi nella gloria (R 6, Palenda 1581).
E m i come viviamo?
273
274
Qui le tre Persone si com unicano con lei [ ...] e le fanno intendere le parole con
cui il Signore disse nel Vangelo che Egli col Padre e con lo Spirito Santo scende
ad abitare nell'anima che lo am a ed osserva i suoi com andam enti [...] O Dio! Che
differenza udire e credere a queste parole dalTintenderne la verit nel m odo che
ho detto [ ...] le vede risiedere nel suo interno e sente la loro divina compagnia
nella parte pi intima di se stessa com e in un abisso m olto profondo che per
difetto di scienza non sa definire [ ...] si trov migliorata in ogni cosa, persuasa
che lessenziale della sua anima non si muovesse pi da quella mansione, per
pene ed affari che avesse [...] (cfr. 7M 1, 6-10).
275
276
277
278
E noi?
A fondamento della vocazione al Carmelo sta lincontro con Ges. Deve
essere accaduto qualcosa tra la persona e Ges, un incontro, un contatto che
lasci unim pronta indelebile nel cuore, anche se la persona non riesce a razio
nalizzarlo in forma oggettiva e irrefutabile. Questa convinzione esperienziale
di essere inabitata dallo Spirito di Ges e che questi ci attrae fin dentro noi
stesse e fino al centro di tutta la realt, la fonte da cui esce tutto il resto, che
forma anchesso parte della vocazione: linclinazione verso la solitudine, il
silenzio, la preghiera interiore, il m odo di vivere lamicizia in una vita sobria e
fraterna avvicinandosi alla povert evangelica. Questi tratti della vocazione
sono gli stessi del tem po della Santa; e di qui deve prendere le mosse la form a
zione iniziale e perm anente.
Se nelle formatrici a fondamento della loro personalit non c esperien
za di Dio, tutto il resto ambiguo, poco efficace e di poca profondit. Cono
279
280
281
una vita dedicata alla preghiera interiore e alla fraternit. Inoltre siamo chia
m ate a preparare o appoggiare i desideri delle nostre sorelle di ricevere una
formazione che le renda capaci di dare testimonianza personale dello stile di
vita di Teresa, servendosi delle possibilit di formazione aperte alle donne. I
buoni libri e i letterati di allora possono essere oggi gli studiosi universita
ri di teologia, filosofa, psicologia, ecc.
La Santa u n genio. E anche se nel corso dei secoli gli studi e i com m en
tari sui suoi scritti sono stati fatti quasi esclusivamente da uomini, mai il genio
femminile si spento nellOrdine. E m olto im portante che condividiamo tra
noi la nostra lettura e sintonia con la Santa Madre, perch le donne intendo
no meglio il linguaggio delle altre donne [...] (M prol 4). Per questo mi sem
bra m olto necessario che noi carm elitane possiamo accedere personalm ente
agli studi, esattam ente come i nostri fratelli, per vivere con m aggiore intensi
t la nostra vocazione e poter in seguito testimoniare, a partire dalla nostra
vita, la freschezza e lattualit del carisma per il nostro tempo, trovando nuo
vi stimoli per ravvivare sempre pi lam ore che abbiamo per lo Sposo
(cfr. Cost. 7). Noi, frati e monache, dobbiamo percorrere lo stesso cammino
carismatico con caratteristiche complementari. La sfida consister nellauten
ticit personale di ciascuna donna carmelitana. La dimensione specificatamen
te femminile nel m odo di vivere il carisma teresiano avr a che vedere sempre
con la capacit di scoprire e abitare il nostro castello di cristallo tersissimo
(1M 1, 1), con linteriorit, con la tendenza alla solitudine per stare con lAmi
co da sole e donarci a lui. Tuttavia, deve essere compatibile con una formazio
ne personale che non sia condizionata dallemarginazione della donna nella
societ e nella Chiesa, cos come la dovette vivere la Santa.
Per quali vie dovremm o camminare? Penso che la prim a cosa sia di ascol
tare con la preghiera ci che dice lo Spirito a ciascuna di noi, come vuole con
durci nellavventura della propria vocazione. Come gi dice la Santa, si posso
no avere chiamate distinte, tu tte per il Carmelo, m a non tu tte con la stessa
intensit di talento contemplativo, o di consiglio, o di intelligenza, anche se
tutte sono chiamate a giungere alla fonte di acqua viva che la com unione
con Dio nella contemplazione, che sempre puro dono (cfr. CE 27-29; 33, 1).
N on pu darsi, allora, che alcune sorelle si sentano chiamate, dal centro della
loro vocazione particolare, a seguire degli studi accademici, a vivere u n aspet
to del carisma che la Santa non pot vivere, m a a cui anelava con tutta lani
ma: dar voce allam ore... e cos aiutare altri a dare, attingendo da questa
m iniera di am ore (cfr. V 6, 8)? Questo cambierebbe notevolm ente lo stile del
le nostre comunit. Siamo preparate?
282
Che forma di comunit femminile crea Teresa al suo tempo, come inten
de questo collegio di Cristo?
La nuova com unit che Teresa m ette in m oto in San Giuseppe manca
totalm ente del carattere di ribellione al m onastero di origine, quello dellIn
carnazione. Mi sembra m olto im portante sottolineare questo fatto, in quanto
non poche volte si prende Teresa ad esempio di innovazioni di tipo contesta
tario. Ella stessa assicura in diversi passi che non lascia la sua com unit per
m alcontento, m a perch com prende che Dio le affida una missione entro la
famiglia del Carmelo. Quando la Santa riporta le tentazioni che laccompagna
rono proprio quando giunse a fondare il m onastero di San Giuseppe, dice: Il
demonio inoltre mi faceva presente che [...] non [...] avrei potuto sopportare
penitenze cos austere venendo io da un m onastero spazioso e dilettevole dove
avevo tante amiche e dove m i ero sempre troovata bene [...] E se le nuove com
pagne non mi fossero piaciute?... (V 36, 8). E in una lettera al padre Jernim o
283
(V 32, 8).
Teresa vede la sua opera com e il contributo che lei e le sue amiche posso
no dare a quel m om ento storico della Chiesa e del m ondo che stanno viven
do. Un gruppo di donne, che non fossero pi di tredici e poi di venti, che vivo
no una com unione dove tutte devono essere amiche, tutte devono amarsi,
tutte devono aiutarsi [...] (CE 6, 4), im pegnate a dispiegare le loro capacit di
ogni tipo nell'am ore a Ges, seguendo i consigli evangelici, condividendo la
vita tra loro in amicizia, era per Teresa il mezzo che si offriva loro per fare qual
cosa in quel tem po di grandi sfide e di m om enti m olto bui nella Chiesa e nel
la societ. Questo qualcosa consisteva nell'impegnarsi totalm ente nella pre
ghiera interiore, ponendosi a disposizione dello Spirito Santo, perch facesse
284
con loro quello che voleva. Per Teresa questo si pu vivere solo a partire dal
mistero dellIncarnazione in Ges di Nazaret. La sua idea fissa Ges, la sua
unica occupazione farlo conoscere ed essere testimoni di lui, la sua unica
gioia stare con lui e che tutti stiano con lui, lunica ragione di tu tto quello
che fa e dice lui (cfr. CE 42, 4; V 40, 1-3).
La com unit di Teresa ha come modello la com unione trinitaria e il suo
am ore la partecipazione a questo mistero. In R 16 parla della sua visione
intellettuale del m istero della Trinit e che com e effetto le rimaneva la carit
e saper patire con gioia (cfr. 7M 1, 6). Forse lEsclamazione VII esprime, in sin
tesi, tutto quello che nel corso delle sue opere Teresa vuole manifestare come
nucleo essenziale della comunit, il nudo dellam ore che non si scatena nean
che nella stessa vita trinitaria, quel luogo in cui si fa continuam ente lunione
tra Dio e la creazione, nelluom o Ges, esaltato alla destra del Padre:
Rallegrati, anima mia, per esserci chi ama il tuo Dio come si merita; rallegrati
per esserci chi conosce la sua bont e potenza, e ringrazialo per aver Egli invia
to sulla terra il suo unico Figliuolo che cos bene lo conosce, con la protezione
del quale puoi avvicinarti al tuo Dio e pregarlo. Se Egli trova in te le sue delizie,
non permettere che le cose della terra t impediscano di trovar in lui le tue e di
rallegrarti nelle sue grandezze. Giacch tanto merita di essere amato e lodato,
pregalo che ti dia di contribuire almeno un poco nel far celebrare il suo nome,
onde tu possa dire con verit: La mia anima loda ed esalta il Signore (E VII).
Qui Teresa radica la ragione ultim a per fondare una nuova comunit: ren
dere partecipi delle lodi degli altri, che un desiderio che com prende lam ore
di Dio e del prossimo.
Il m odo di vivere esplicito del mistero di am ore che ci inabita la cosa pi
semplice, m a anche lunica cosa che im porta nella vita della Scalza. Teresa,
nelle Fondazioni, parla alle sue fglie della preghiera, ricordando cose che sono
gi scritte nel Cammino di perfezione, m a per Teresa im portante ripeterle
costantemente:
[...] il profitto dellanima non consiste nel molto pensare ma nel molto amare.
Ma come si acquista questamore? determinandosi ad operare e a patire, discen
dendo poi alla pratica quando se ne presenti loccasione. sempre vero che lani
ma acquista le sue determinazioni pensando al molto che dobbiamo a Dio, chi
Egli sia e chi siamo noi: ci assai meritorio e molto utile ai principianti, purch
non manchino allobbedienza o all'utilit del prossimo. Ecco che uno di questi
due doveri viene a reclamare il nostro tempo, quel tempo che cos ardentemen
te desideriamo consacrare a Dio: vale a dire - a nostro modo di vedere - col
285
restarcene in solitudine per pensare a lui e godere le delizie che ci dona. Ma sacri
ficare questo tem po per qualunque di quei doveri far contento il Signore e lavo
rare per lui, secondo le sue stesse parole: Quello che farete a uno di questi pic
coli lo farete a me. Quanto poi allobbedienza, non pu certo valere che unani
m a sua amante vada per una strada diversa dalla sua (F 5, 2-3).
E noi?
Fino al Concilio Vaticano II, per lo m eno in Spagna, le com unit si asso
migliavano tutte tra loro, come gocce dacqua. Le Costituzioni, il Cerimoniale
e, in m isura minore, le opere della Santa e del Santo erano gli strum enti con
cui si modellavano le comunit. A posteriori, posso affermare che, fino agli
anni 60, le com unit carmelitane avevano nel proprio funzionam ento ester
no, nei propri costumi giornalieri, un marchio chiaramente post-teresiano,
cio vi erano m olti elementi della pratica della vita com une che avevano m ol
to pi a che vedere con influenze doriane e posteriori che con la stessa Santa:
per esempio noi novizie, durante la notte, restavamo m aterialm ente chiuse a
chiave nellala del noviziato; si facevano m olti esercizi artificiali di penitenza,
m a dentro questo apparato esteriore, tacitam ente accettato dalle monache
come stile teresiano, anche se in realt non lo era, continuava ad ardere viva
la fiam ma dello spirito della Santa.
Oggi non possiamo far riferimento a santa Teresa per m antenere intatte
tutte le caratteristiche e le norm e che reggevano le nostre com unit fin dal
linizio dellopera della Santa. Vi sono circostanze storiche, a cui ella fa riferi
m ento e viveva come perenni, che oggi non esistono pi con la stessa durez
za o inamovibilit e che non possono essere pi per noi una scusa per non crea
re ora lam biente di una com unit teresiana. Tutto il tem a che le donne non
possono far altro che piangere in segreto e pregare (anche se solo in m odo
vocale), perch sono le difensore della Chiesa radicalmente cambiato al
nostro tempo. Le esclamazioni della Santa, su quello che lei avrebbe fatto se
le fosse stato permesso, essendo donna, non possono rim anere com e u n gri
do perpetuato e consacrato attraverso i tempi. Oggi, nelle nostre culture, la
donna pu fare quanto alla Santa non fu possibile. Noi carmelitane siamo
chiamate non a perpetuare il carisma, bens a svilupparlo, svolgerlo e manife
starlo ben oltre quanto Teresa poteva realizzare e neanche sospettare. Ella
potatrice del carisma fontale, m a non era cosciente, n poteva esserlo, di tu t
to il com pito che pu avere il dono dello Spirito che le fu affidato. Oggi, noi
monache siamo chiamate ad unire le nostre forze e capacit per poter conti
286
nuare ad essere com unit vive, capaci di trasm ettere il carisma alle nuove
generazioni. Gli ultimi dieci anni sono stati segnati dalle discussioni sulla ri
strutturazione e ri-fondazione delle nostre comunit. Le difficolt di dialogo,
di m utua comprensione sono state grandi in m olte parti. Abbiamo fatto pochi
passi in avanti. Abbiamo toccato con m ano gli enorm i problem i frutto delliso
lam ento e della eccessiva autonom ia di m olte comunit, della clausura mal
intesa. Tutto ci ha contribuito a far s che m olti tra i nostri m onasteri sono
rimasti sotto linfluenza intensa e determ inante di diversi settori della societ
e della Chiesa, m entre divenivano com pletam ente em arginati da qualsiasi
comunicazione con le sorelle degli altri Carmeli.
Mi azzardo a dire che ciascuna di noi deve vivere oggi qualcosa di quello
che la Santa visse negli anni 1560-1562, quando il Signore, a partire dalla pre
ghiera interiore e a partire da quel m om ento storico, la chiam a: fare quel
poco che era in mio potere, cio seguire i consigli evangelici con tutta la per
fezione che potevo e che queste poche che stanno qui facessero lo stesso (CV
1, 5). La riflessione e lascolto interiore ci faranno discernere quegli aspetti dei
consigli evangelici che devono risaltare nelle nostre com unit inserite nella
societ concreta. La povert dello spostamento, del disinteresse e dello sradi
cam ento hanno u n posto im portante nella nostra contemplazione vissuta,
giorno per giorno. E unopportunit non solo per salvare la presenza del Car
melo nella Chiesa nei nostri paesi e regioni occidentali, m a anche per sonda
re le profondit insospettate del carisma teresiano e sanjuanista. La Santa vol
le erigere fortezze spirituali, dalle quali aiutare coloro che com battono per Cri
sto. Oggi queste fortezze, le nostre comunit, hanno certam ente un aspetto
fragile e debole, m entre la vita di ciascuna di noi pu essere una fortezza ine
spugnabile per una vita rinnovata e intensificata dal disprezzo e dallumilt,
che sono i pilastri dellam ore che lo penetra tu tto e tu tto lo vivifica, nonostan
te le apparenze. Gi vi sono carmelitane scalze europee che hanno term inato
i loro giorni in una struttura per anziani, condividendo la vita con altri religio
si e religiose. Hanno sperimentato, con la loro identit di carmelitane scalze,
nuove forme di fraternit, di nudit, di notte, di solitudine e silenzio e abban
dono fiducioso allAmato. Sono sicura che queste sorelle sono seme efficace
di vita nuova per molti.
Le nostre com unit attuali vivono sempre pi come parte di una com uni
t pi ampia, la federazione o associazione. La mancanza di nuove vocazioni
e linvecchiamento della popolazione ci costringono a fa r quadrato, a sostener
ci a vicenda (cfr. V 7, 22). Questo non un elem ento nuovo, visto che la San
ta Madre lo visse intensamente, anche se per motivi differenti. Nellambiente
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4 Mansioni/dimore (n.d.T.).
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Qual per Teresa la sua via dalla solitudine e silenzio al ritorno in pubbli
co, al mercato, la via della compassione e della comunione con i fratel
li e le sorelle del mondo?
Le esperienze mistiche pi grandi sono im merse nel concreto pi intenso
della vita quotidiana, con le sue innumerevoli relazioni umane, i suoi compiti
e progetti, le sue gioie e stanchezze. Penso che Teresa sia chiamata a testim o
niare la Umanit Santissima di Ges non solo con la sua teologia mistica,
sapendo comunicare agli altri quello che sperim enta e comprende, m a anche,
e non come magistero secondario, con tu tta la sua persona, lessere donna,
m onaca e mistica. Lum anesim o di Teresa si manifesta talvolta nella simulta
neit con cui vive il mistico e il quotidiano. Lepoca in cui scrive il Castello inte
riore, tra giugno e novembre del 1577 a Toledo, un buon esempio di questa
simultaneit (cfr. Lett. a M. di S. Jos, 28/06, 11 /07 e a Filippo II, 13/09. A que
sto periodo precedette una grave crisi di esaurim ento agli inizi dello stesso
anno).
La compassione di Teresa consiste nel desiderio ardente che tutti gli uom i
ni possano vivere la ricchezza che lei vive, il dono di Dio. E questo desiderio
forma parte indissolubile del desiderio di Dio. La mistica della Santa Madre
non u n ripiegamento su se stessi in sfere divine lontane dalla quotidianit e
dalla miseria della condizione umana. Allo stesso tempo, lum anesim o di Tere
sa non in prim o luogo una sensibilit che si rende conto e conosce profon
dam ente lessere um ano nella sua contingenza e nella sua necessit di com
prensione e compassione, m a il suo um anesim o lesperienza essenziale che,
grazie allIncarnazione, il divino e lum ano non si possono mai pi separare,
n concepire, n amare separatamente.
Penso spesso, Signor mio, che, se quaggi vi pu essere qualche cosa che aiuti a
vivere lontano da voi, questa non sia altro che la solitudine, avendo lanima in lei
la possibilit di riposare col suo riposo [...] Che cos questo, Signor mio? Possi
bile che il riposo stanchi quando lanima non desidera che di contentarvi? [...]
Ges mio, come grande lamore che portate ai figli degli uomini, se il miglior
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servizio che vi si possa rendere abbandonare voi per attendere ad essi e al loro
profitto. In tal modo vi si viene a possedere pi interamente. Bench la volont
non ne goda tanto, felicissima l'anima di contentarvi [...] (cfr. E 2).
Questi desideri restano condizionati dalla realt sociale che la circonda.
Vorrei poter andare a predicare, essere missionaria, chiamare la gente alla fon
te viva della preghiera interiore, dar voce (cfr. V 20, 35) perch tutti si ren
dano conto della ricchezza di Dio che portiam o nella nostra vita.
Il suo cam mino di m onaca scalza retto dalla dinamica della relazione:
amicizia con Dio e amicizia con le persone (cfr. V 8, 5; CE 6, 4). La traiettoria
di Teresa la conduce a partire dalle sue esperienze mistiche con i loro fenome
ni straordinari, verso u n esistenza serena, che si abbandona a quanto ogni
giorno presenta, una sintonia con la povert evangelica nel senso della natu
ralezza con cui la Santa lavora per il Regno, in quello che la vita le ha presen
tato, cosciente che lo splendore della Presenza che sempre la colma si va facen
do pi intimo, pi sottile. La stanchezza, le malattie e le crescenti difficolt
esteriori nella consolidazione della sua opera non intaccano questo splendore
interiore, m a lo affinano in m odo che Teresa term ina la sua esistenza in com
pleta povert: disfatta dalla m alattia e dalla stanchezza, incompresa da alcune
delle sue figlie e da m olti dei suoi figli carmelitani, perseguitata dallInquisi
zione, nel bel m ezzo del cam mino da Medina ad Alba per eseguire un compi
to impostole da u n frate abbastanza im portuno e sciocco: andare a consolare
la duchessa di Alba che sta per avere un figlio.
La statua che attualm ente sta davanti al m onastero dellIncarnazione rap
presenta m olto bene lo stile della mistica di Teresa: una donna forte, nellatto
di camminare, avvolta dal soffio dello Spirito, il volto aperto e illuminato da
dentro, dove sta la radice e la fonte di tu tto il suo essere. Invisibile, dietro la
Santa, il Signore che la chiama a tornare a casa: Di che temi? Q uesto gi fat
to. Te ne puoi andare benissimo (cfr. F 31, 49). Se ne and lasciando quindi
ci m onasteri disseminati tra la Castiglia e lAndalusia.
E per noi?
Oh, sorelle mie! Come deve trascurare il proprio riposo l'anima che vive cos uni
ta al Signore! [...] S, se ella sintrattiene spesso con lui, come sarebbe doveroso,
finisce col dimenticare se stessa per esaurire ogni sua preoccupazione nel cerca
re di maggiormente contentarlo e nel conoscere in quali cose e per quali vie pos
sa mostrargli lamore che gli porta. Questo il fine dellorazione, figliuole mie.
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vario. Santa Teresa Benedetta della Croce oggi svolgerebbe la sua opera come
teologa filosofa senza gli impedimenti di una clausura intesa solo materialmen
te. La possibilit di scrivere fa parte del carisma teresiano e fu esercitata fin dagli
inizi dalla Santa Madre a favore delle sue figlie. La tradizione letteraria ricca
e varia in molte comunit. Tuttavia, mi pare che anche in questo ci troviamo
in un m om ento diverso. Dobbiamo ascoltare gli inviti e le invocazioni di aiuto
che ci pervengono dalla societ e corrispondere, non solo accogliere. Voglio
dire che il luogo fsico del Carmelo non deve essere un assoluto per rincontro,
anche se rimane sempre un luogo concreto e reale, uno spazio fsico dove
chiunque possa attendere ad una vita votata alla trascendenza.
Il contatto con i laici non dovrebbe essere solo questione di visite o di
scambio epistolare. Oggi vi sono donne che desiderano veram ente condivide
re la nostra solitudine, il nostro silenzio e la fraternit, senza che per questo
perdiamo nulla del nostro carisma. Lo stesso disprezzo di s, l'essenzialit in
cui viviamo la vita di ogni giorno, tutta orientata verso la preghiera interiore,
senza altri fronzoli n complicazioni, ci rende capaci di aprirci a partire da que
sto clima interiore alla presenza di donne che chiedono di addentrarsi nello sti
le di orazione teresiana, senza per questo optare per la vocazione al Carmelo.
Sono sempre pi le donne, sposate, vedove o singles, che hanno scoperto la
miniera dell'orazione e vorrebbero im parare questo stile di vita, anche se per
realizzarlo in seguito in una situazione concreta distinta.
La permeabilit della com unit possibile se c' un radicam ento forte e
solido di ciascuna sorella alla propria vocazione. Quando ciascuna sorella ha
trovato veram ente il filo conduttore della sua vita, che la conduce sicura e sen
za dubbi attraverso il carisma teresiano, questa permeabilit comunitaria non
pu essere mai unoccasione di perdita di identit. In cambio pu essere una
finestra aperta a scoprire aspetti del carisma della Santa che isolate e rinchiu
se non ci si rivelerebbero.
Tornare in pubblico. N on deve essere unintenzione marginale al fine del
la nostra chiamata alla solitudine e allorazione, m a piuttosto il frutto di quest'ultim a, non perseguita come fine, m a meglio ricevuta come dono di Colui
a cui ci doniamo. un eccesso - Vermessenheit - se facciamo nostre le parole
della Santa?
Mentre stavo riflettendo se avevano ragione coloro che ritenevano un male che
io uscissi a fondare, e che avrei fatto meglio a mettermi a pregare, intesi: Men
tre si vive, il guadagno non sta nel cercare di godermi di pi, ma nel fare la mia
volont. Mi pareva che, poich anche san Paolo parla della clausura delle don
ne - me l'hanno detto poco tempo fa, ma l'avevo gi sentito in precedenza - que
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sta fosse la volont di Dio. Ma Lui mi disse: Di' loro che non seguano solo una
parte della Scrittura, ma ne guardino altre, e che ci provino a legarmi le mani
(cfr. R 19).
Da anni ci troviamo su di una soglia, e attraversarla infonde timore e
rispetto. Fa proprio al caso nostro quanto Teresa dice sulla preghiera interiore:
Prendete in acconto, o Signore, tutto ci che la nostra ignoranza ci fa soffrire in
questo cammino! Il male deriva dal credere che non si debba far altro che pen
sare a voi, per cui non osiamo interrogare i dotti, n conosciamo di che cosa
abbiamo bisogno. E cos, per non intenderci, sopportiamo terribili sofferenze,
credendo alle volte che sia grave peccato, non solo il cattivo, ma persino il buo
no (4M 1,9).
Siamo in un m om ento storico in cui torna di grande attualit quel para
grafo di CE 4 che rimase illeggibile nel corso dei secoli:
Non basta, Signore, che il mondo ci tenga rinserrate [...] che non facciamo nul
la per voi in pubblico che valga qualcosa, n osiamo trattare di certe verit che
piangiamo in segreto; ma avverr per giunta che non abbiate ad ascoltare
domanda cos giusta? [...] Perch vedo tempi siffatti che non ragionevole riget
tare animi virtuosi e forti, quantunque siano di donne (CE 4, 7).
Gli im pedim enti che provengono dalla nostra mediocrit e dalle gerarchie
esistenti tra noi stesse e da quelle ecclesiastiche, rendono diffcile il progresso
e la ri-fondazione. Le federazioni e le associazioni, i gruppi di riflessione e stu
dio tra noi possono apportare un contributo im portante in questo campo. For
se la semplice presentazione di cammini che andiamo trovando, per tentativi,
nelle diverse regioni del mondo, esperienze concrete di ri-fondazione, pro
prio quanto ci manca in questo m om ento. Credo che ci che ci pu portare
un po di luce nel cam mino non siano tanto tem i astratti o riflessioni teologi
che su verit che nessuno pone in discussione, m a il condividere passi concre
ti, realizzazioni fatte da federazioni o comunit.
In m ezzo a tu tto questo, la cosa irrinunciabile continua ad essere la via e
la dim ora dove rifugiarci sempre, tanto innam orate da fare da parte nostra
quello che possiamo. Ma se invece si trascura sino a porre le sue affezioni
sopra altro oggetto che non sia Lui, perde ogni cosa [...] anime cristiane che
Dio ha condotto fin qui, vi prego per am or suo di non mai trascurarvi [...]
(5M 4, 4-5). In Ges, con Ges e per lui, stiamo allo stesso tem po in Dio e nel
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Carmelo di Matar