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Ed eccoci al terzo giorno della sfida 2000 parole al giorno per 21 giorni consec

utivi. Come nei due precedenti post, pubblicati in maniera aperiodica perch sono
pigro, ti invito a sorvolare su eventuli errori grammaticali, di sintassi e di l
essico. Sono tutti non voluti, considera che sto scrivendo di getto lasciandomi
andare. Questo dovresti saperlo gi avendo letto, credo, i due precedenti post. Da
l mio punto di vista sempre meglio ribadire il concetto.
E' come quando leggi il foglietto illustrativo dei farmaci: Ci sono le modalit d'
uso che devi seguire; la composizione chimica, dove di solito io non ci capisco
un gran ch; infine le avvertenze con gli eventuali effetti collaterali sulla salu
te. Ti piacerebbe prendere subito la pillola e non pensarci pi, vero? No, non si
pu. Devi sapere cosa stai facendo e cosa meglio non fare.
In questo momento si sta verificando un problema mentre scrivo: ho avuto un atti
mo dove non avevo la pi pallida idea di cosa scrivere. Conosco la soluzione a que
sto problema, solo che voglio risparmiarti di farti leggere ripetutamente la par
ola "tavolo", "sedia", "stampante" e altro ancora per sbloccarmi. Nel caso non l
o sapessi ti ho appena descritto un piccolo esercizio che ho trovato dentro un m
anuale per migliorare la voce.
L'esercizio consiste di parlare e parlare di continuo, senza fermarti per un tot
di minuti che hai prestabilito. Non ha importanza quello che dici o che abbia s
enso. L'importante continuare a parlare ininterrottamente per tutto il tempo che
vuoi, magari alternando tono, ritmo, volume e velocit della voce. Non bisogna ri
petere ad alta voce un testo, sarebbe come se parlasse un robot e non una person
a.
Nel momento in cui non sai che cosa dire, inizi a descrivere l'ambiente intorno
a te, ripetendo pi volte i nomi degli oggetti. Oltre a questo, per continuare a p
arlare, puoi iniziare dicendo come ti senti, come sei vestito, quello che hai fa
tto in passato e quello che vorrai fare. Ci sono molte combinazioni a cui ti puo
i dedicare mischiando pi fattori nell'esecuzione di questo semplice ed efficace e
sercizio.
Allo stesso modo sto facendo io con tutto questo. Scrivere senza sosta fino ad u
n certo limite, 2000 parole al punto, per apprendere l'abitudine che desidero e
sbloccarmi del tutto nel processo creativo. Infatti noterai che durante l'esecuz
ione dell'esercizio riuscirai a parlare trovando sempre argomenti nuovi. E' un p
o' come per la bicicletta: quando impari a pedalare lo potrai fare per sempre. N
on ho mai sentito di qualcuno che aveva dimenticato come si va in bici!
Ed ecco che di nuovo fa capolino da me questo mostriciattolo chiamato "blocco de
llo scrittore". Sto cercando di evitare di continuare il racconto di ieri, sento
che ancora presto per farlo. Mi deve venire un'idea per come proseguire.
Mmm...
Sto pensando...
Oggi il 6 agosto 2016 e sono indeciso tra proseguire un racconto o scrivere altr
o...
...Continuo le peripezie di Torrisi.
Quello che successe alla tenuta Arene
Non riusciva proprio a capacitarsene.
S, faceva un caldo torrido. S, c'era l'emergenza siccit in buona parte dell'isola.
E s, molti insetti esotici stavano rovinando il lavoro a molti come lui. Senza co
ntare i numerosi incendi dolosi del periodo.
Ma proprio non sapeva come spiegarsi il motivo per cui tutti gli alberi d'arance
fossero diventati cos avvizziti, scuri, spogli e senza frutti. Era come quando i
n autunno cadono le foglie e mentre cammini ne vieni sommerso fino alla caviglia
. Queste non erano gialle, erano ancora verdi.
Il vecchio Arene prese una foglia verde chinandosi per esaminarla molto da vicin
o. La port proprio davanti agli occhi per controllarla. Con il naso la odor per se
ntirne il profumo, non emanava odore.
Allo stesso modo i frutti. Non emanavano odore. Erano sempre consistenti e molti
ancora verdi. Ne tagli uno per vederne l'interno: non era n marcio n avvizzito, ep
pure non emanava alcun odore.
Signor Arene, ci sta quella vecchia pazza di Santina che le vuole parlare. gli dis

se uno dei suoi pochi lavoranti registrati indicando il cancello d'entrata.


E che cosa vuole quella? disse irato Non glieli do i soldi della sua paga dopo che
si lamentata del caldo. Digli che la pago il mese prossimo per le pulizie che ha
fatto.
Riferisco.
Non riusciva a sopportare di doverla pagare, sopratutto dopo che ha provato a sp
ingere altri suoi lavoratori in nero di chiedere d'esser registrati. Ma come? Io
ti faccio lavorare e ti regalo soldi e tu ti lamenti pure? Non possibile propri
o.
Una piccola manina inizi a tirare i suoi pantaloni beige Versace.
Pap, posso mangiare un'arancia? Ho fame.
No Pietro, non toccarle proprio fino a quando non te lo dico io. gli rispose con t
ono calmo. Avevo un particolare sguardo carico d'affetto mentre gli parlava. Ora
ti porto in cucina, ci sono dei gelati e te ne prendi uno.
Va bene, posso andarci ora?
S. si volt verso uno poco distante da lui che stava raccogliendo da terra il poco sa
lvabile delle arance Omar, vieni qua. Accompagna Pietro dentro e dagli un gelato.
S Signor Arene prese per mano il piccolo Pietro e andarono verso la tenuta.
Rimasto da solo il padrone di tutti quegli aranci spogli e mal ridotti inizi a pe
nsare. Che cosa successo dall'oggi al domani? Ieri erano verdi e rigogliosi. Ogg
i sono diventati cos, marci e morti.
Un senso di vuoto e sconforto lo invadeva. Non sapeva proprio da dove iniziare e
cosa pensare. Poteva essere una vendetta? Di solito bruciano tutto il campo opp
ure lo avvelenano e muore tutto. Ma qui non ci sono bruciature n tracce di veleno
, e lui lo sapeva bene perch da giovane lo faceva quando qualcuno non voleva segu
ire certi consigli.
Chi pu essere stato e, sopratutto, quanto ci ho perso pensava. Magari era una buo
na idea inscenare un incendio per l'assicurazione.
Signore, l'anziana Santina chiede ancora di lei disse l'uomo di prima.
Ancora lei? esclam arrabbiato digli a quella vecchia pazz che.... di colpo si ferm, im
paurito per quello che stava vedendo. Il suo lavorante era strano, respirava pro
fondamente facendo molto rumore, gli occhi suoi erano sgranati con lo sguardo fi
sso e cadeva un po' di bava dalla bocca.
Signore, l'anziana Santina chiede ancora di lei, signore ripet con fare meccanico.
S, ora ci vado. Digli di aspettarmi cinque minuti.
L'anziana Santina la vuole al cancello signore! url con una voce stridula che non e
ra la sua.
Arene divenne di colpo pallido. L'uomo che aveva davanti mut di colpo. Era divent
ato pi scuro di pelle, con un'espressione che non gli aveva mai visto, come se fo
sse carico di odio S, ora vado da lei... rispose con una voce flebile.
C'era qualcosa di strano. Non solo nei suoi alberi di arancio, n in quell'uomo ch
e conosceva da anni e che di colpo era diventato cos pauroso. No, era nell'aria.
Si accorse che il vento caldo di prima era sparito, cos come il suono delle cical
e. Un improvviso silenzio era calato su tutto il suo terreno.
Conosceva donne che potevano lanciare il malocchio. In particolare una a cui ave
va chiesto un servizio anni fa ed era andato come aveva chiesto. Gli era costato
parecchi euro e ne era valsa la pena, aveva eliminato un suo concorrente senza
sporcarsi le mani. Questo che stava succedendo era del tutto fuori dal normale,
non era concepibile. Che quella pazza della vecchia Santina fosse una che poteva
fare fatture? Nessuno glielo aveva detto.
Arrivato al cancello vide un gruppetto dei suoi lavoranti immigrati ai lati del
cancello. Anche loro erano diventati pi scuri di quanto lo erano gi, quasi neri. F
inse di essere sicuro di s e si avvicin a lei. Era come al solito vestita di strac
ci sporchi, sebbene quel giorno puzzava meno che in altri giorni.
Ciao Santina, come stai? gli chiese con il suo solito tono fermo.
Sto bene... padrone pronunci l'ultima parola con fare di scherno. Non l'aveva mai v
ista cos, sembrava un'altra persona seppure aveva ancora tutte quelle rughe, gli
occhi piccoli e i capelli argentati legati dietro. A pensarci bene era strano qu
ell'aspetto per una di cinquant'anni circa.
Che cosa vuoi? Ti ho gi detto che ti pag la settimana prossima.

No, tu mi paghi ora divenne di colpo arcigna, alzando la voce e voglio anche di pi.
Di pi? Ringrazia che in tutto questo tempo ti ho preso a lavorare da me e ti ho da
to tutti quei soldi.
Ne parli come se mi avessi fatto un favore, sciacallo! inizi a gridare. Apri e attr
avers il cancello.
Che cosa stai facendo? Non ti permettere di entrare strega! troppo tardi per ferma
rla, ormai era dentro nonostante fosse stato chiuso a chiave.
Strega a me? Dammi i miei soldi! Ladro!
Ladro a me? Lurido cadavere ambulante, vattene fuori! si volt verso i suoi lavorant
i che fate fermi l? Cacciatela via! Buttatela fuori!
Non si mosser di un millimetro. Erano come statue, immobili, sembrava che non res
piravano nemmeno. Realizz in quel momento che quelli dovevano essere d'accordo co
n lei fin da prima, infatti erano gli stessi che aveva convinto ad appoggiarla p
er essere registrati tutti.
Pagami, dammi i miei soldi! Altrimenti so io che cosa ti faccio Arene il bruciato
re di campi!
Una smorfia di sorpresa mista a rabbia si disegn su di lui, come faceva a saperlo
? Come ti permetti di dire queste cose, maledetta! Come osi minacciarmi dopo che
ti ho dato il pane. Ingrata. Sono io che te la faccio pagare a te! divenne tutto
rosso come quando urlava fino a perdere la voce.
E che cosa vuoi fare? Vuoi chiamare i tuoi campari nei nebrodi? Oppure chiedere a
iuto a Rizziconi dopo che gli hai leccato i piedi per cinque anni? Dimmi! gestico
lava in modo veloce sbracciandosi tutta.
Ti ammazzo! Strega maledetta! Morta di fame che non sei altro! Ti ammazzo a te e
tutta la tua famiglia! Te la faccio pagare!
No, lecchino, sono io che te la faccio pagare, vedrai! A te e tutta la tua famigl
ia! Dicendo questo infil una mano dentro il suo vestito logoro dal collo, ne estra
sse una collana d'argento con pallini neri tutti diversi.
E cosa vuoi farmi? Una fattura? Non ci credo a queste cose lurida pazza che non s
ei altro! vattene via! alzo di scatto il braccio destro e con il dito indice indi
cava il cancello ancora aperto.
Te la sei cercata, infame e fasullo. Muori tu e tutta la tua progenie gli diede le
spalle e si incammin. Era diventa all'improvviso calma, come se non avesse litig
ato.
Arene la guardava allontanarsi. Dalla rabbia che aveva non si accorse che Santin
a stava bisbigliando delle parole alla collana.
Lurida pazza. E voi guard i suoi lavoranti con occhi pieni di furia Che cosa vi pago
a fare se non fate quello che vi ordino? Stupidi! Che cosa avete al posto del c
ervello? Acqua di mare che vi entrata dalle orecchie quando siete caduti dal gom
mone? Allora?
S accorse solo in quel momento che Pietro era l vicino. Aveva assistito a tutta la
scena ed era rimasto zitto.
Pietro vai dentro ora che... ahhh! all'improvviso uno degli immigrati lo aveva col
pito con una pietra ma ti sei bevuto il cervello? Ve la faccio pagare questa! si s
cagli sopra quello che aveva lanciato il sasso.
Signor Arene, fermo. Lo lasci l'uomo che aveva portato dentro Pietro prov a divider
li senza riuscirci.
Vai a chiamare Mario e Antonio. Digli di portare le pistole, subito! gli ordin ment
re teneva per il collo l'altro.
Signor Arene no, la prego, si fer... un'altro immigrato, totalmente nero e con una
strana smorfia nel viso, spacc il suo cranio usando un'enorme pietra. Caduto a t
erra continu a colpire fino a far la testa una poltiglia grigia.
Arene impaurito lascio andare l'altro. Inizi a correre verso Pietro quando un'alt
ro si lanci sulle sue gambe facendolo cadere Pietro scappa, scappa! Vai via! Via!
Il ragazzino non se lo fece ripetere due volte e scapp nella direzione opposta, v
erso l'altra entrata usata per i camion.
Il padre cerco di divincolarsi senza successo. Altri lo preser per le braccia e l
o tenevano fermo. Non erano quelli che sfruttava ogni giorno questi, erano altre
persone.
L'ultima cosa che il padrone vide fu l'enorme pietra che cadeva ripetutamente su

di lui.
Conclusione
Durante la scrittura di questo breve racconto, collegato a quello che ho scritto
ieri, ho avuto un po' di brividi. Un libro dalla libreria era caduto. L'avevo m
esso male, ok, e comunque mi ha fatto spaventare visto che adesso sono le 22:22
mentre sto battendo a macchina.
Un dubbio mi assale ora: Sono io che scrivo il racconto? Oppure il racconto che
si fa scrivere?
Alla prossima.

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